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MODELLI PILOTA DI GESTIONE E SVILUPPO NELLA ZONA UMIDA DI TORRE GUACETO

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IL PROGETTO PIC INTERREG IIIBCADSES (2000-2006) WETLANDSII GESTIONE INTEGRATADELLE ZONE UMIDE

Negli ultimi 200 anni la convinzione che lezone umide di transizione non fossero neces-sarie all’uomo, non essendo una superficie uti-lizzabile in agricoltura e che, soprattutto, fosse-ro veicolo di malattie quali la malaria, ha por-tato ad una perdita e una degradazione signi-ficativa di tali ambienti nel Mediterraneo. Lascomparsa di tali ecosistemi continua ancoraoggi, con perdita conseguente delle importan-tissime funzioni ecologiche, della biodiversitàe del potenziale per lo sviluppo sostenibile.Con il compito di frenare la perdita di tale patri-monio ecologico, il 2 febbraio 1971,a Ramsar, inIran, un primo gruppo di Paesi, istituzioni scien-tifiche ed organizzazioni internazionali indice-va la “Conferenza Internazionale sulla conserva-zione delle Zone Umide e degli uccelli acquati-ci”. Risultato di quella Conferenza è la sottoscri-zione della “Convenzione internazionale relati-va alle Zone Umide di importanza internazio-nale, soprattutto come habitat degli uccelliacquatici”, meglio conosciuta comeConvenzione di Ramsar.Essa è uno strumento a carattere internaziona-le per la tutela delle Zone Umide; queste sonoriconosciute come habitat fondamentali per lavita degli uccelli acquatici, che devono percor-rere le rotte migratorie attraverso vari Stati eContinenti, per raggiungere i diversi siti di sver-namento, nidificazione e sosta.Il progetto WETLANDS II, finanziato dall’UnioneEuropea, dal FESR – Programma di IniziativaComunitaria INTERREG III – CADSES e dalloStato Italiano, si pone come obiettivo il ricono-scimento dell’alto valore ecologico delle zoneumide e dell’occasione di sviluppo del territo-rio che esse rappresentano,se gestite con crite-ri adeguati.La difesa dei valori ecologici, però, deve essere

adattabile ai bisogni legittimi della popolazio-ne, visto che il coinvolgimento degli stake-hol-ders nelle politiche di conservazione non puòche essere una variabile a favore del processodi conservazione.Il Progetto WETLANDS II è l’ideale prosecuzionedel progetto WETLANDS.Le azioni intraprese dal progetto sono finalizza-te all’individuazione e applicazione di forme digestione integrata, attraverso gli strumentidella progettazione partecipata, della comuni-cazione e della formazione continua, che porti-no allo sviluppo socio-economico sostenibilenelle aree intorno alle zone umide.L’iniziativa coinvolge sei diverse realtà interna-zionali: gli Enti Parco Regionale del Delta del Podel Veneto (partner capofila) e dell’ Emilia-Romagna, la Riserva di Biosfera “Paesaggio flu-viale Elba Centrale” nella Sassonia-Anhalt, cheva da est di Dessau fino a Havelberg nel nord, laRegione Puglia - Assessorato all’Ambiente-Ufficio Parchi e Riserve Regionali, con le suezone umide costiere di Lesina, Torre Guaceto eUgento, l’Associazione BIOS per la Protezionedella Natura nel Parco Paesaggistico diStobrawa, nel Voivodato di Opole in Polonia, edinfine il lago di Scutari nell’Albania del nord, ilcui sviluppo sostenibile viene monitoratodall’Agenzia per lo Sviluppo Economico locale(TEULEDA).La Regione Puglia, viste la grande diversità diaspetti ambientali e socio economici, oltre lapresenza della ZPS e pSIC,ha scelto il Consorziodi Gestione di Torre Guaceto come attuatoredei seguenti interventi:- Gestione della metodologia di progettazio-

ne partecipata per la definizione degli obiet-tivi del piano di sviluppo;

- Elaborazione del piano di sviluppo socioeconomico e gestionale dell’area della riser-va di Torre Guaceto;

- Elaborazione dello studio sulla possibilità diimpiantare colture aride sui terreni agricolidella riserva.

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LA RISERVA NATURALEDELLO STATO DI TORRE GUACETOLe prime azioni a tutela di Torre Guacetorisalgono al 1970 quando la marchesa LuisaRomanazzi Carducci dalla sua entrata neldirettivo nazionale del W.W.F. Italia, fece sìche l’associazione prendesse a cuore que-sto territorio.Sventati negli anni successivi ipotesi di realizza-zione di una centrale nucleare e di una lottizza-zione a fini turistici, il 18 maggio 1981 ilMinistero dell’Agricoltura e delle Foreste,visto ildecreto del Presidente della Repubblica del 13marzo 1976 recepente la convenzione interna-zionale di Ramsar del 2 febbraio 197, dichiaraTorre Guaceto zona umida di interesse interna-zionale.Nel 1987 il W.W.F. Italia,su incarico del Ministerodella Marina Mercantile, realizza il piano di fatti-bilità per l’istituzione di una riserva marina aTorre Guaceto che diventa realtà il 4 dicembre1991 con decreto ministeriale dello stessoministero. L’area marina protetta è affidata allaCapitaneria di Porto di Brindisi che svolge inquegli anni un prezioso lavoro di tutela del ter-ritorio.Nell’ambito del programma comunitario“Natura 2000” e del relativo programma italia-no “Bioitaly”, la Regione Puglia ai sensi della Dir.92/43 CEE “Habitat” propone Torre Guacetocome Sito d’Importanza Comunitaria (pSIC)denominandolo Torre Guaceto Macchia SanGiovanni (sigla IT9140005). Sempre la RegionePuglia individua la zona umida di TorreGuaceto come Zona di Protezione Speciale(ZPS) (sigla IT9140008) ai sensi della Dir. 79/409CEE “Uccelli”.Per quanto sopra detto il Ministero dell’Am-biente con Decreto Ministeriale del 4 feb-braio 2000 istituisce la Riserva Naturale delloStato di Torre Guaceto. Il decreto istitutivo indi-vidua all’art. 4 l’organismo di gestione in unconsorzio misto fra l’Amministrazione Comu-

nale di Brindisi, l’Amministrazione Comunale diCarovigno e l’associazione protezionisticasenza fini di lucro World Wildlife Italia-W.W.F.Italia. Sempre nello stesso articolo il decretoindividua nello stesso Consorzio l’organismo digestione della riserva naturale marina di TorreGuaceto.La Riserva Naturale dello Stato di Torre Guacetosi estende per circa 1.200 ha presentando unfronte marino che si sviluppa per 8.000 mt.I sistemi che si sviluppano a monte e a valledella strada statale SS 379 sono profondamen-te diversi. A monte permane un sistema agrico-lo tipico della zona, posto in continuità con lacopertura vegetale esterna alla Riserva.Grandi oliveti secolari attentamente mantenutidivisione degli appezzamenti e limitazionedelle strade realizzate con muri a secco di pie-tra locale sono il paesaggio rurale tipico di que-sta zona.Nell’area posta a valle della superstrada i terre-ni hanno una connotazione più naturale.La successione spaziale ed ecologica spiaggia,duna, macchia mediterranea rappresentaun’interessante fotografia dell’evoluzione natu-rale del paesaggio; la presenza della zonaumida costiera accresce la ricchezza naturalisti-ca di Torre Guaceto.

LA ZONA UMIDA DI TORRE GU ACETOLa zona umida di Torre Guaceto è alimentata dapolle sorgive d’acqua dolce; il suo stesso nomederiva dalla parola araba GAW SIT, che vuol dire“luogo dell’acqua dolce”. Essendo posta lungola costa, però, la zona umida è ormai d’acquasalmastra. La presenza a Torre Guaceto dellazona umida e le conseguenti relazioni che sivengono a creare con gli ambienti limitrofi, rap-presentano la caratteristica naturalistica tra lepiù importanti dell’area.Da una visione area della zona umida che siestende alle spalle del promontorio della Torredi Guaceto, si notano i segni lasciati dall’uomo,

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che da sempre ha cercato di convivere con lapalude.La zona umida che si sviluppa alle spalle delpromontorio della Torre di Guaceto è stata inte-ressata, in passato,da una bonifica dei terreni dicui rimane traccia nei segni lasciati dai canali.Tale bonifica servì a far defluire le acque che siaccumulavano in questa zona a causa dellaridotta acclività del terreno e all’affioramentodella falda di acqua dolce. Ciononostante, unaparte dell’area è sempre rimasta umida.Una volta abbandonato l’uso agricolo dei terre-ni bonificati, le acque hanno nuovamente alla-gato interi settori, creando specchi d’acquapermanenti. Successivamente la crescita deicanneti ha chiuso parzialmente le superficilibere delle acque.Questo è un ambiente ad elevata produttività ead alta biodiversità perché, nonostante l’imma-gine che si ha di una palude,in cui tutto è fermoe immobile, le zone umide sono sede di interes-santi fenomeni.Un primo elemento che ci permette di spiega-

re questo elevato dinamismo, è la presenza digradienti di temperatura e salinità che, indivi-duano veri e propri “settori” all’interno dellastessa zona, che possono essere popolati danumerose specie di vegetali e animali.Altro elemento importante sono i punti di con-tatto tra il mare e l’acqua della zona umida. Inquesti punti l’incontro tra acque di differentetemperatura, salinità e densità provoca deirimescolamenti, che interessano soprattutto isedimenti; in tal modo sono rimessi in circoloelementi organici e inorganici che, in condizio-ni normali, sarebbero rimasti intrappolati nelsedimento.Grazie a questi rimescolamenti i sedimenti ven-gono ossigenati, cosa che favorisce la funzionedei decompositori, molto attivi in questoambiente; il classico puzzo di uova marce,carat-teristico delle paludi,altro non è che una conse-guenza della decomposizione.La zona umida di Torre Guaceto rappresenta unimportante sito di ricerca, sia dal punto di vistaecologico, sia da quello faunistico.

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GESTIONE DELLA METODOLOGIADI PROGETTAZIONEPARTECIPATA PER LADEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVIDEL PIANO DI SVILUPPO

INTR ODUZIONEAl fine di individuare un modello di sviluppocondiviso che garantisca il miglioramento del-l’economia locale senza penalizzare il patrimo-nio naturale, è stato organizzato un incontrotipo EASW – laboratorio di simulazione per laprogettazione partecipata - con la presenza deiprincipali attori sociali che, a vario titolo, risulta-no portatori di interesse.Tale metodologia permette di promuovere lapartecipazione dei residenti e degli operatorieconomici che insistono nell’Area Protetta sultema dello sviluppo socio/economico/ambien-tale della Riserva, ricca di risorse naturali e dipotenzialità, raccogliendo la sfida della sosteni-bilità ecologica. La progettazione partecipataparte dal presupposto che tutti i cittadini sianoesperti in quanto,operando sul territorio,cono-scono sia le potenzialità sia gli ostacoli al cam-biamento; essendo coinvolti nella scelta posso-no modificare i loro comportamenti, garanten-do l’efficacia degli interventi e la qualità deirisultati. Per arrivare al laboratorio, sono statieffettuati incontri preparatori e di coinvolgi-mento degli stakeholders: tra cui un incontropubblico di presentazione delle attività(18/12/03); un’escursione nel Parco Nazionaledel Gargano (1-2/02/04); un incontro pubblicovoluto dagli operatori agricoli di Torre Guaceto(22/02/04).La partecipazione all’incontro EASW è stataestesa a tutti quei soggetti ritenuti di particola-re interesse, quali i rappresentanti degli EntiLocali e delle Istituzioni in generale. Sono statisollecitati i rappresentanti del gruppo under25, associazioni locali (i due gruppi degli sban-dieratori di Carovigno) e l’Istituto Agrario diOstuni.

I lavori hanno visto l’alternarsi di sessioni plena-rie e lavori di gruppo, con utilizzo di metodolo-gie tipo role play.Obiettivo delle attività è stato quello di indivi-duare, in rapporto al tema assegnato, il “Cosafare, Chi, Con quali risorse”. Nell’assemblea ple-naria tra le 25 azioni presentate sono statevotate le 5 ritenute prioritarie e con un altogrado di fattibilità, proposte dai cittadini airesponsabili del governo locale.La metodologia adottata ha avuto la finalità dicostruire le basi per un accordo condiviso su unprogramma di sviluppo locale.

ATTIVITÀ DEI GR UPPI: ELABOR AZIONEDELL A VISION, O TERRENO C OMUNE- Turismo sociale (erogazione servizi di assi-

stenza per anziani e disabili);- Stage per formazione giovani imprenditori

locali del settore agricolo e turistico;- Reintroduzione specie e varietà autoctone;- Raccolta differenziata, recupero scarti agri-

coli, recupero potatura olivi;- Promozione uso energia alternative (solare

termico, fotovoltaico, recupero acque piova-ne);

- Affidamento dei servizi ad imprese localigiovanili con creazione di microcoperativeper spostamenti mirati e servizi legati al turi-smo (guide, servizi navetta, taxi);

- Miglioramento dei servizi sociali della zona(posta, farmacia, punto di primo soccorso,carabinieri, attività commerciali, bancomat,autobus);

- Potenziare la rete idrica consortile,recupera-re le acque meteoriche, potenziare i sistemidi depurazione delle acque da impiegare afini irrigui, al fine di ridurre l’emungimentodi acqua di falda dai pozzi;

- Centro servizi informativi ed assistenza tec-nica per i residenti ed i proprietari;

- Progettazione partecipata ed impegnodegli amministratori e dei cittadini a portarea termine i progetti condivisi.

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LE 5 IDEE MAGGIORMENTE VOTATE

- Ripristino e miglioramento dei servizi- Formazione e stage per giovani imprenditori- Ludospiaggia a Penna Grossa- Riqualificazione e recupero immobili rurali- Servizi integrati per lo sviluppo

IDEA N. 1 MIGLIORAMENTO DEI SERVIZI

L’idea riguarda il ripristino e il miglioramento dei servizi essenziali della zona per residenti e frui-tori dell’area con la riapertura della stazione ferroviaria, l’attivazione di un ufficio postale, l’apertu-ra di una stazione dei carabinieri, di una farmacia, ecc.Tale idea si propone di migliorare la qualità della vita di coloro che abitano in questa zona e percoloro che vi giungono per trascorrere dei brevi periodi di vacanza; si potrebbe, inoltre, garantireuna maggiore sicurezza del cittadino a fronte dei problemi di microcriminalità presenti nella zona.Naturalmente, tutto ciò comporterebbe un aumento di occupazione ed una positiva ricaduta nelsettore turistico.

IDEA N. 2 FORMAZIONE DI GIOVANI IMPRENDITORI

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COSA CHI CON QUALI RISORSE VALUTAZIONE

Ripristino e miglioramentodei servizi essenziali dellazona per residenti, proprieta-ri e fruitori dell’area:Stazione FS; Ufficio PostaleSerranova; Farmacia;Carabinieri; Attività commer-ciali; Altro

Amministrazio-ne Comunale

Consorzio

Privati

Stato

Ente Locale

Risorse Regionali

Risorse statali

Privati

Fattibilità completaTempi medio-lunghiInvestimenti cospicui pre-valentemente pubbliciImpatto ambientale sottocontrolloOccupazione cospicuaDurata a tempo indeter-minato

COSA CHI CON QUALI RISORSE VALUTAZIONE

Attività di formazione constage per creare giovaniimprenditori turistici edagricoli

ScuoleConsorzioEspertinel settore

Comunità EuropeaStatoRicaduta dal turi-smo

Immediatezza nellarealizzazioneInvestimenti PubbliciOccupazione nel set-tore della formazionee dei docentiNessun impattoambientaleProgetto di durata plu-riennale

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L’idea riguarda l’istituzione di corsi di formazione e stage per giovani imprenditori per ampliare lecompetenze tecniche in ambito turistico e agricolo.Il progetto consente l’acquisizione delle conoscenze necessarie per operare in modo competen-te nelle attività oggetto di proposta.Crea opportunità di acquisizione di nozioni fondamentali pergiovani che si vogliono avvicinare, in qualità di imprenditori, al mondo del lavoro.Tale attività consente, inoltre, di tramandare le tradizioni locali e di non disperdere le informazioniindispensabili per lo svolgimento di attività nel settore turistico e agricolo.Si è giunti a proporre tale progetto partendo dall’esigenza di personale specializzato che opericonsapevolmente e in modo competente nel settore turistico e agricolo all’interno della Riservadi Torre Guaceto.

IDEA N. 3 LUDOSPIAGGIA A PENNA GROSSA

La ludospiaggia fa riferimento alle vecchie colonie estive che avevano luogo anche nella borgataSerranova che, tra le altre cose, avevano il fine di creare un senso d’indipendenza ed autogestionenei bambini dai sei ai dodici anni.I genitori che si apprestano a fare un periodo di ferie vorrebbero poter godere di alcune ore gior-naliere da dedicare a sé stessi in un ambiente naturalisticamente rilassante come la spiaggia emare della riserva di Torre Guaceto. I bambini sarebbero affidati ad assistenti in grado di sorveglia-re la sicurezza degli stessi. Questi ultimi, oltre al piacere di passare qualche ora con i loro coetanei,impareranno pian piano ad allontanarsi dai genitori ed autogestirsi.La piccola spiaggia di Penna Grossa, delimitata da frangiflutti da un lato e da una scogliera dall’al-tra, è ideale e funzionale allo scopo.

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COSA CHI CON QUALI RISORSE VALUTAZIONE

Ludospiaggia a PennaGrossa; esiste una piccolabaia da destinare esclusi-vamente ai bambini poi-ché assomiglia alle colonieestive, ma sarebbe fruibilesolo per 6-8 ore giornaliere

Assistenti ebagnini

Dipendenti delconsorzio

Le risorse economi-che sono fornitedai genitori

Risponde pienamen-te a tutti i criteri divalutazione

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IDEA N. 4 INVESTIRE NEL TURISMO

L’idea mira alla riqualificazione degli immobili rurali da destinare ad attività turistiche. Questoprimo intervento deve essere integrato da una banca dati dove far incontrare domanda e offerta.Importante sarà attivare una certificazione dei servizi al fine di realizzare un pacchetto di offerteomogeneo e appetibile.Tale sistema è propedeutico all’allargamento dell’Area Protetta.Il progetto, dunque, ha come finalità la rivalutazione della natura e del territorio, crea svilupporispettando il territorio, rivaluta la zona. Gli ostacoli sinora sono individuabili nella mancanza diinformazione e comunicazione e nelle difficoltà economiche.

IDEA N. 5 LA QUALIFICAZIONE DEI SERVIZIQuesta idea riguarda la creazione di un parco naturalistico, l’introduzione di nuovi servizi (comead esempio nuovi mezzi di trasporto e nuove strutture a Serranova), l’affidamento degli stessi ad

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COSA CHI CON QUALI RISORSE VALUTAZIONE

Parco naturalisticoIntroduzione di nuovi servizi(mezzi di trasporto e nuoveinfrastrutture a Serranova)Affidamento dei servizi adimprese locali giovaniliIstituzione di un parco mari-no con guide e strutture ade-guateMuseo - centro multimedialeIndividuazione di percorsitematici (olio, vino …)Ampliamento dei servizi diTorre GuacetoRaccolta differenziata

Amministrazione localeImprenditori giàinseriti nelcampoPopolazioneConsorzio

Volontà personaleFinanziamenti pub-bliciCreazione di micro-cooperativeRisorse privateFondi statali

Gioverebbe al turi-smo, ai giovani e a chiha bisogno di un lavo-roGarantirebbe un futu-ro a difesa dell’am-biente e stimolerebbei giovani a rispettarloNessun impattoambientaleValorizzazione deiprodotti tipici locali

COSA CHI CON QUALI RISORSE VALUTAZIONE

Realizzare banca dati perdomanda/offerta di ospitali-tà e certificare la qualità deiserviziRiqualificazione edifici ruralida rendere idonei all’attivitàturistica collegata al sistemainformatico di cui sopraAmpliare l’Area Protetta

consorzioprivatiproprietaripubblico

Misti pubblico pri-vato e finanzia-menti europei

Recupero edilizioIntegrazione redditoproprietari occupazio-neMiglioramento dellaqualità dei serviziAumento delle presen-ze turisticheRiqualificazione del ter-ritorioRecupero della residen-zialità

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ELABORAZIONE DEL PIANODI SVILUPPO SOCIO ECONOMICOE GESTIONALE DELL’AREADELLA RISERVADI TORRE GUACETO

INTR ODUZIONEIl Piano di Pluriennale Economico e Sociale dellaRiserva Naturale dello Stato di Torre Guaceto,tiene conto dello spirito della Legge Quadrosulle aree protette (L.394/91),ß che pone tra gliobiettivi da perseguire in un’area protetta, oltreche la tutela e valorizzazione delle aree a spicca-ta valenza naturalistica, anche il suo svilupposocio-economico, prevedendo la presenza di

“aree di promozione economica e sociale (quellepiù estesamente modificate dai processi di antro-pizzazione)… nelle quali sono consentite attivitàcompatibili con le finalità istitutive e finalizzate almiglioramento della vita socio-culturale delle col-lettività locali e al miglior godimento da parte deivisitatori”.All’interno di questo obiettivo generale e diquello di costruzione di una sostenibilità econo-mica, il PPES, cerca di definire due linee strategi-che orientate a differenti proiezioni temporali:una di breve-medio periodo, volta principal-mente alla realizzazione degli interventi consi-derati più urgenti rispetto agli obiettivi di tutelaambientale, e una di lungo periodo, mirante aavviare nell’area una sinergia tra le attività eco-nomiche insediate, e considerate risorse dell’a-

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imprese locali giovanili, l’istituzione di un museo e un centro multimediale, l’ampliamento dei ser-vizi di Torre Guaceto e il potenziamento della raccolta differenziata.È un’idea risolutiva perché gioverebbe al turismo, ai giovani e a chi ha bisogno di un lavoro egarantirebbe un futuro a difesa dell’ambiente.L’elevata disoccupazione giovanile e la situazione di stallo nello sviluppo dell’intera zona, nonchéla necessità di salvaguardia delle zone umide ha stimolato l’elaborazione della proposta, che nonè stata finora attuata per il mancato stimolo da parte delle Amministrazioni Locali e deicittadini.RISULTATIDal punto di vista delle attività di pianificazione, sono emersi due aspetti:- la necessità di operare per il miglioramento della qualità della vita dei residenti (nella borgata

di Serranova, nelle abitazioni rurali), potenziando e riqualificando i servizi di base;- l’affermazione del modello di sviluppo che privilegia le risorse locali, attraverso la volontà di

implementare il turismo rurale a carattere diffuso, in rete con le attività agricole e zootecniche;ciò anche attraverso elementi di innovazione creativa (es. la ludospiaggia a Penna Grossa), cheguardano ad esigenze diffuse, ma non ancora focalizzate e soddisfatte.

La maggior parte dei partecipanti ha ritenuto che la realizzazione dei progetti prioritari non com-porti radicali cambiamenti,anche se non sono pochi gli ostacoli da superare,primi fra tutti la men-talità dei residenti (ovvero l’ostacolo culturale), le lungaggini burocratiche e la mancanza di volon-tà politica.L’ostacolo culturale è stato in qualche modo affrontato dai partecipanti al workshop, attraverso laproposta di creare un Bollettino della Riserva, alla portata di tutti i residenti; a questo si aggiungo-no le varie proposte formative, mirate ai giovani e che coniugano le peculiarità locali alle poten-zialità di sviluppo.Tutti e 5 i gruppi hanno sottolineato come gli interventi debbano avvenire soprattutto a livellolocale, con il coinvolgimento di più istituzioni, anche se la funzione trainante è stata riconosciutaagli Enti Locali.

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rea, e il sistema ambientale della Riserva.L’introduzione della seconda dimensione tem-porale appare necessaria nel convincimento didover avviare,nel territorio in questione,un pro-cesso di gestione che faccia leva su risorse inter-ne e che sia capace di avvalersi di quelle oppor-tunità,soprattutto ambientali e sociali,che il ter-ritorio stesso è in grado di produrre o di conso-lidare al proprio interno. Rispetto a questoobiettivo appare rilevante la necessità di far cre-scere, specie negli operatori privati, una visionedel parco come risorsa economica.Questa visio-ne potrebbe,nel lungo periodo,garantire anchela auto-sostenibilità economico-finanziariadella Riserva e, al fine di costruirla, è necessariogià nei prossimi anni avviare una lunga attivitàdi concertazione tra gli enti istituzionali digoverno del territorio e gli attori privati che vioperano o che sono potenzialmente interessatiad operarvi.All’interno delle due suddette dimensioni tem-porali, il PPES viene delineato attraverso:a) la strutturazione delle criticità presenti nel

contesto territoriale e nel sistema di relazionie interazioni con le attività antropiche che inesso si svolgono al fine di dedurre un sistemadi obiettivi articolato in obiettivi strategici eobiettivi operativi (ovvero categorie di inter-venti);

b) il censimento delle attività di programma-zione che interessano l’area e gli attori coin-volti e/o eventualmente coinvolgibili nellagestione e valorizzazione del territorio dellaRiserva;

c) l’analisi delle opportunità di finanziamen-to (senza trascurare, anche per il breve-medio termine,un approccio di collaborazio-ne tra pubblico e privato).

METODOLOGIA: L’ANALISI SW OTL’analisi SWOT (STRENGTHS, WEAKNESSES,OPPORTUNITIES AND THREATS, cioè FORZA, DEBOLEZZA,OPPORTUNITÀ E RISCHI) è una delle metodologie divalutazione attualmente più diffuse a sostegnodelle decisioni di soggetti pubblici e privati. Si

tratta di un procedimento di tipo logico,mutuato dall’economia aziendale, che consen-te di rendere sistematiche e fruibili le informa-zioni raccolte circa un tema specifico e fornisceinformazioni fondamentali per la definizione dipolitiche e linee di intervento. L’analisi SWOT èun vero e proprio strumento di pianificazionestrategica, attraverso il quale è possibile analiz-zare la situazione attuale e quella prospetticadel contesto oggetto di studio; inoltre, indivi-dua la direzione verso la quale muoversi e svi-luppare i mezzi per raggiungere gli obiettivi.Occorre evidenziare i punti di forza e di debo-lezza, opportunità e rischi al fine di far emerge-re quelli che vengono ritenuti capaci di favori-re, ovvero ostacolare o ritardare, il persegui-mento di determinati obiettivi. Nell’analisiSWOT si distinguono:- FATTORI ENDOGENI: tutte quelle variabili

che fanno parte integrante del sistema stes-so, sulle quali è possibile intervenire diretta-mente per perseguire obiettivi prefissati. Sidistinguono in punti di forza e di debolezza

- FATTORI ESOGENI: variabili esterne al siste-ma che però possono condizionarlo siapositivamente che negativamente. In que-st’ultimo caso non è possibile interveniredirettamente sul fenomeno ma è opportu-no predisporre strutture di controllo cheindividuino gli agenti esogeni e ne analizzi-no l’evoluzione al fine di prevenire gli even-ti negativi e sfruttare quelli positivi. Si distin-guono in opportunità e rischi .

L’ANALISI SW OT

IL TERRITORIO COME PRODOTTOSecondo le tendenze più attuali in materia disviluppo sostenibile e marketing territoriale, lecondizioni territoriali per lo sviluppo sono inte-se come articolate su livelli e scale di diversacomplessità, che presuppongono una com-prensione profonda della natura del territorio,in grado di far emergere identità, confini, valori

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e risorse. I fattori di successo di un territoriosono di diversa natura: presenza di risorse terri-toriali, culturali ed umane, di infrastrutture, dis-ponibilità di incentivi,collegamenti ad universi-tà e centri di ricerca, presenza di una aggiorna-ta cultura d’impresa e know how, di serviziavanzati, di relazioni tra i vari attori, efficienzadei servizi pubblici, disponibilità di aree attrez-zate, qualità delle risorse ambientali.Le dinamiche competitive che vedono coinvol-ti i territori pongono questi ultimi di fronte allanecessità di ricercare vantaggi competitivilocali nelle risorse territoriali e di essere ingrado di competere a livello globale . Si pre-senta, quindi, l’esigenza non solo di realizzarestrategie che rafforzino le vocazioni territoriali egli assets del territorio, ma anche quella diorganizzarsi secondo strategie di rete, ester-ne ed interne. L’offerta del territorio deve tenerconto delle sue specificità,dei suoi insediamen-ti ed insediati, valorizzando le componentimateriali ed immateriali, che costituiscono glielementi di differenziazione dell’offerta di fron-te ai concorrenti.

FORZA,DEBOLEZZA, OPPORTUNITÀE RISCHI DELLA RISERVA NATURALEDELLO STATO DI TORRE GUACETOL’analisi statica del territorio permette di identi-ficare e valutare i fattori attrattivi in un contestonon competitivo. Dall’analisi relativa allaRiserva, questi sono gli aspetti rilevanti emersi:

PUNTI DI FORZ AISTITUZIONE DELLA RISERVA- Numerose opportunità di sviluppo, legate

soprattutto al settore del turismo naturalisti-co, balneare, rurale, gastronomico e al soste-gno della produzione e marketing di pro-dotti locali

POTENZIALITÀ PER IL SETTORE TURISTICO- Forte vocazione naturalistica della Riserva;- Forte vocazione di turismo rurale;- Presenza del “Sistema della Riserva ”:riserva

marina, oasi di Baccatani, castello diSerranova, ecc., che costituiscono diversipunti di attrazione dell’area di diversa tipo-logia (naturalistiche,storiche,archeologiche,culturali);

OPPORTUNITÀ PER IL SETTORE AGRICOLO- Riconoscibilità sul mercato delle produzioni

di qualità, attraverso la creazione di un mar-chio;

- Maggiore disponibilità di finanziamentiper le imprese site in aree protette;

- Potenzialità offerte dalla presenza di produ-zioni di qualità , quali l’olio DOP Collina diBrindisi ed il vino DOC Ottavianello.

INFRASTRUTTURE PRESENTI- Presenza della linea ferrata, con possibilità

di fermata, in prossimità della Riserva;- Buon collegamento stradale della Riserva

con il contesto;- Know-how e spirito di intrapresa della

comunità locale;- Buon livello di istruzione del campione

della popolazione presente/residente inter-vistata, che prevalentemente ha frequenta-to la scuola dell’obbligo. Una buona percen-tuale possiede il diploma di scuola mediasuperiore;

- Buona presenza e diffusione di know-how espirito d’intrapresa della popolazione pre-sente/residente intervistata;

SERVIZI PRESENTI- Servizi offerti ad Apani per i fruitori : lidi con

bar e servizio noleggio ombrelloni,camerini,toilettes, bar tabacchi e servizio depositobarche;

- La cooperativa Thalassia gestisce all’internodella Riserva attività di fruizione :escursionia piedi ed in bicicletta, snorkling;

- Organizzazione da parte del Consorzio dieventi di grande successo e richiamo (es.Naturalia);

- Presenza di uno spaccio-bar nel borgo rura-le di Serranova;

- Presenza di un bar ambulante e di un par-

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cheggio custodito sulla spiaggia di PuntaPenna Grossa;

PUNTI DI DEBOLEZZ AMANCANZA DI SICUREZZA- Mancanza di sicurezza personale e sociale ;- Il parcheggio ove parcheggiare le auto dei

bagnanti è custodito solo in alcuni mesi del-l’anno, nei restanti mesi le auto sono arischio;

CARENZA DI SERVIZI- Mancanza di servizi minimi per la comunità

locale;- Mancanza di mezzi pubblici che assicurino

collegamenti tra la Riserva ed i comuni limi-trofi ed all’interno della Riserva;

- Mancanza di servizi minimi per i fruitori: diservizi (toilettes, bar, punto ristoro, ecc.) adisposizione della spiaggia di Punta PennaGrossa;

DEBOLEZZA ECONOMICA- Basso livello di sviluppo economico;- Mancanza di differenziazione produttiva :

unica attività quella strettamente agricola;- Assenti nella Riserva (ma anche nel comune

di Carovigno) attività recettive di tipo rurale,nonostante la crescita della domanda;

- Crollo della attività zootecnica nell’ultimodecennio;

- Assenza di un marchio di qualità per i pro-dotti agricoli e zootecnici della zona;

- Disoccupazione e spopolamento dellecontrade rurali;

- Difficoltà di promozione delle produzionilocali;

OSTILITÀ VERSO L’ISTITUZIONE DELLARISERVA- Atteggiamento di ostilità /chiusura da parte

di una parte della comunità locale nei con-fronti della istituzione della Riserva;

OPPOR TUNITÀLA PRESENZA DI INFRASTRUTTUREFAVORISCE I COLLEGAMENTI- L’indice di dotazione di infrastrutture per la

provincia di Brindisi è pari a 94,7. Buona la

dotazione infrastrutturale della rete stradalee quella ferroviaria a livello regionale.Presenza dell’aeroporto e del porto aBrindisi, nodo importante sia per il trafficomerci che passeggeri;

INCREMENTO EXPORT- Crescita dell’export pugliese nel periodo

1995-2001. Nello stesso intervallo, a Brindisi(+71,3%) e Foggia (65,03%) gli incrementipiù sostenuti, con l’incremento del mani-fatturiero in generale e soprattutto l’anda-mento del comparto agro-alimentarepugliese (+16,2% nel 2001) .

INTERVENTI DI SUCCESSO IN AGRICOLTURA- Riconversione aziendale in agricoltura a

Brindisi. Le colture orticole, più redditizie,hanno sostituito la vite, i fruttiferi e i pascoli;

- La Riserva è inserita all’interno del compren-sorio dell’Alto Salento , che ha attivato datempo una serie di iniziative per lo svilupporurale, basate sulla qualità delle produzioni eil turismo rurale;

INCREMENTO DEL SETTORE DEI SERVIZI- Sotto il profilo settoriale, aumento in ambito

regionale e provinciale dei servizi tra i qualigli alberghi, ristoranti, il credito e le attivitàimmobiliari;

POTENZIALITA’ RIGUARDANTI IL TURISMO- Trend in crescita a livello nazionale e regiona-

le della domanda turistica, in particolare diturismo rurale e naturalistico ,con preferen-ze per le mete marine ed artistico-storiche ;

- Maggiori tassi di crescita per agriturismi,campeggi ed ostelli e villaggi turistici.

- Crescono gli ospiti stranieri in Puglia,attrattisoprattutto dai siti del patrimoniodell’Unesco. I tedeschi rappresentano la per-centuale più consistente di stranieri e gli stes-si prediligono soprattutto le strutture extraalberghiere;

- Nella provincia di Brindisi è cresciuta costan-temente la presenza turistica che è giuntatoccare 1.200.000 presenze nel 2001. Il 96%dei 18.866 posti letto della provincia di

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Brindisi è offerto tra Fasano, Ostuni,Carovigno e Brindisi;

- Carovigno offre 1/5 del totale posti lettoprovinciali , soprattutto in strutture extra-alberghiere (campeggi e villaggi turistici);

- Itinerari tematici già presenti nel contestoesterno alla Riserva,che collegano il territoriodella Riserva con aree limitrofe di interesseturistico;

- La Riserva è inserita all’interno di un contestoche è il più dinamico della provincia dalpunto di vista turistico (comprensoriodell’Alto Salento );

- Disponibilità di finanziamenti per il periodo2000-2006 per colmare il gap infrastrutturale;lo sviluppo rurale, la creazione di marchi diqualità, lo sviluppo delle filiere produttive(POR, Leader plus); disponibilità di altri finan-ziamenti disponibili esclusivamente per learee protette (POR, Ministero dell’Ambiente).

MINA CCESETTORE AGRICOLO IN REGRESSO- In agricoltura, soprattutto nell’ultimo decen-

nio, oltre che a livello regionale e provinciale,anche nei comuni di Carovigno e Brindisi si èosservata una ulteriore contrazione deglioccupati ;

- Forte è il regresso in termini di valore aggiun-to (v.a.) del settore agricolo della provincia diBrindisi. Sono praticamente spariti , inoltre, ipascoli e i vigneti. Nell’intervallo 1982-2000sia a Brindisi che a Carovigno si è assistito adun vertiginoso crollo del settore zootecnico;

- Effetto è il progressivo esodo dalle campagnee trasformazioni del paesaggio agrario tradi-zionale.

CALO DEL TASSO DI CRESCITADELLE IMPRESE- In ambito locale,nel biennio 2000-2001, dimi-

nuisce il tasso di crescita delle imprese ; aCarovigno la diminuzione è stata del 2,91%(soprattutto nel settore agricolo); mentrela diminuzione è impercettibile a Brindisi(-0,06%).

ALTO TASSO DI DISOCCUPAZIONE- C’è elevata disoccupazione ,ovvero lo svilup-

po economico dell’area non è ancora riuscitoa dare risposte forti per contrastare dinami-che esplusive dal mercato del lavoro o gran-di barriere d’accesso ad esso.

BASSO LIVELLO DI QUALITÀ DELLA VITA- Rispetto all’indice della qualità della vita, la

provincia di Brindisi nel 2001 si posiziona al74° postosu 103 province italiane.

DEFICIT DEL SALDO MIGRATORIO- Rispetto alla popolazione,aumenta,nell’inter-

vallo 1991-2001, il tasso di anzianità sia aBrindisi che a Carovigno (rispettivamente+3,71% e +3,1%); è aumentato anche, nel-l’ultimo decennio l’indice di vecchiaia arri-vando ad essere +38,7% a Brindisi e +35,6%a Carovigno.

STRATEGIE ED AZIONI P ER LOSVILUPPO SOSTENIBILEDELLA RISER VALe strategie ed azioni illustrate in questo capito-lo emergono dal processo conoscitivo attuatocon il presente studio, che ha portato alla rifles-sione su quello che è il patrimonio di risorse ecompetenze nella Riserva,l’individuazione di ciòche deve essere accresciuto e valorizzato e deivincoli, ai fini dello sviluppo socio-economico.Questo processo di conoscenza è avvenutoattraverso l’attuazione delle seguenti fasi:- ascolto dei cittadini e delle imprese residenti,

per la identificazione dei bisogni e deibenefici ricercati dagli stessi,per conoscere ilgrado di soddisfazione esistente nei confron-ti della Riserva,ed individuare aree critiche dimiglioramento;

- ricognizione delle risorse attuali dellaRiserva , materiali e immateriali: risorse terri-toriali,servizi, infrastrutture,know how,gradodi istruzione, spirito di intrapresa, ecc.;

- analisi SWOT , con l’individuazione di aree diforza, utili per la comunicazione dell’esisten-te, e di quelle di debolezza, sulle quali, prima

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di intervenire con un’attività di comunicazio-ne,è opportuno operare per un rafforzamen-to del “prodotto territoriale” oggetto di mar-keting.

Le strategie ed azioni di seguito illustrate pergrandi linee forniscono un primo contribuitoalla definizione degli obiettivi e delle strategieper il marketing territoriale della Riserva; essemirano alla valorizzazione delle componentimateriali ed immateriali che costituiscono glielementi che definiscono l’offerta e la diffe-renziano di fronte ai concorrenti , e tengonoconto dei vincoli posti agli obiettivi di sviluppo:

GARANTIRE LA SICUREZZAOBIET TIVI:- Accrescere il grado di fiducia della popola-

zione residente/presente;- Migliorare l’immagine esterna dell’area e

accrescere il grado di fiducia dei turisti epotenziali villeggianti;

- Migliorare la qualità della vita della popola-zione e l’offerta turistica.

AZIONI:- Servizio di vigilanza continua sul territorio,

svolta da guardie giurate. Pagamento a cari-co del Consorzio di Gestione. Si potrebbeprevedere un contributo di una piccolaquota a carico della popolazione residente epresente e degli imprenditori della zona;

- Stipulare accordi tra Consorzio e le forze dipubblica sicurezza per un maggiore con-trollo della zona ;

- Segnalare, con appositi cartelli, gli orari ed imesi in cui si effettua il servizio di custodiadei parcheggi.

MIGLIORARE I COLLEGAMENTI ESTERNIED INTERNI ALLA RISERVA

OBIET TIVI:- Potenziare i mezzi pubblici che favorisco-

no la comunicazione tra la Riserva ed il con-testo;

- Consentire alla popolazione di sentirsi inte-grata in un sistema più vasto, e ai fruitori diraggiungere più facilmente la Riserva.

Per l’attuazione di questa strategia vi sono delleopportunità offerte dai finanziamenti PORPuglia 2000-2006 per lo sviluppo delle vie dicomunicazione.

AZIONI:- Utilizzare al meglio la linea ferroviaria ,

ampliando i collegamenti ferroviari con icomuni vicini, le città di Brindisi,Bari e Lecce,garantendo più fermate nella stazione diSerranova e la possibilità dell’utilizzo multi-modale: treno + bici;

- Nei pressi della ferrovia attrezzare un centronoleggio bici, scooter e auto;

- Attivare servizi pullman o minibus tra laRiserva ed i comuni vicini;

- Previo accordo tra Consorzio e la società STP,introdurre le due fermate del porto ed aero-porto di Brindisi nel percorso del bus n. 4 ,l’unico che attualmente raggiunge il confinesud della Riserva, in modo da far coinciderele fermate con gli arrivi e le partenze di aereie navi. L’iniziativa avrebbe bisogno di ade-guata promozione;

- Attivare un servizio di bus navetta internoalla Riserva ;

- Organizzare un servizio taxi su chiamata(adottando il metodo del “car sharing”);

- Estendere il servizio scuola-bus anche airagazzi che hanno superato le scuole del-l’obbligo;

- Realizzare uno studio avente le seguentifinalità:- Definire nel dettaglio ed attuare itinerari

tematici che colleghino le risorse dellaRiserva al contesto esterno;

- Definire ed attuare azioni per il migliora-mento del collegamento della Riservacon il contesto esterno es.comuni limitro-fi,porto ed aeroporto di Brindisi,altre areenaturalistiche, strutture recettive ecc. sia

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per migliorare in generale l’accesso allaRiserva che in funzione degli itineraritematici;

- Potenziare la promozione pubblicitariadella Riserva, anche sulla base di quantoemerge ai punti precedenti.

MIGLIORARE I SERVIZI MINIMI DI BASEOBIET TIVI:- Intervenire nel breve periodo sui servizi

minimi di base che contribuiscono a miglio-rare la qualità della vita dei residenti e l’e-sperienza dei fruitori.

AZIONI:- Servizio postale;- Bar e ristoro (con orario continuato durante

il giorno);- Centri di aggregazione e per il tempo libe-

ro;- Creazione di punto vendita di farmaci;- Servizio bancomat.

SENSIBILIZZAZIONE/ANIMAZIONE/INFORMAZIONE/FORMAZIONE

OBIET TIVI:- Aumentare la fiducia della popolazione

locale nei confronti dell’istituzione dellaRiserva e del Consorzio;

- Informare la comunità locale su possibilimodelli di sviluppo sostenibile ed incenti-vi disponibili .

AZIONI:- Organizzare un viaggio presso altre aree

protette , a titolo gratuito per la comunitàlocale e a carico del Consorzio, a cui possapartecipare chiunque possa essere interes-sato.Lo scopo di questa iniziativa è quello didimostrare tangibilmente le ricadutepositive , anche economiche, derivanti dallaistituzione di un’area protetta;

- Continuare l’attività di sensibilizzazione/animazione intrapresa con il presente lavo-

ro,attraverso incontri con i vari membri dellacomunità locale;

- Fornire a titolo gratuito per la comunitàlocale, e a carico del Consorzio, un serviziodi consulenza sulle pratiche agronomi-che più compatibili nel settore agricolo,zootecnico,agrituristico, restauro degli edifi-ci, artigianato, servizi vari ecc.; sui finanzia-menti disponibili;adempimenti amministra-tivi; enti ed autorità da contattare; progettida allegare alla richiesta di finanziamento;ecc.

- Continuare l’attività di monitoraggio dellasoddisfazione dei fruitori dell’area ,avviatanel 2000 dalla cooperativa Thalassia;

- Organizzare attività di informazione/forma-zione tese all’accrescimento delle compe-tenze/know how degli operatori locali .

INCORAGGIARE IL TURISMO NELLARISERVA NEL RISPETTO DEI PRINCIPI DELTURISMO SOSTENIBILEOBIET TIVI:- il turismo sostenibile deve contribuire all’e-

conomia locale in maniera duratura neltempo, senza erodere le risorse fondamen-tali per la sua stessa esistenza.

AZIONI:- Pianificare a monte il massimo numero di

turisti accettabile in un’area ed assicurareun’efficiente gestione ambientale per evi-tare congestione, affollamento, degradoambientale, ecc.;

- Migliorare e potenziare risorse territorialiinterne : bellezze naturalistiche e paesaggi-stiche, emergenze storico-culturali, peculia-rità gastronomiche;

- Differenziare l’offerta dei servizi;- Destagionalizzare ;- Garantire la “qualità ”, intendendo quella

ambientale, estetica, dei prodotti, dei servizi;qualità della vita sia per chi è ospitato cheper chi ospita. Rendere la qualità leggibile e

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certificata;- Creare una rete di servizi e di imprenditori

turistici (sistema) improntata sulla reciprocavalorizzazione, per garantire un’offerta inte-grata di prodotti e servizi;

- Instaurare un rapporto di collaborazionetra operatori ed autorità locali (sistema) alfine di progettare e sviluppare un’offertaturistica composita;

- Sensibilizzare e formare gli operatori perimparare a lavorare “in sistema” e nelrispetto della qualità

INCORAGGIARE L’AGRICOLTURASOSTENIBILE E LA CREAZIONEDI FILIERE PRODUTTIVE NELLA RISERVAPer la strategie e le singole azioni da intrapren-dere nel settore agricolo e della trasformazionedei prodotti agro-alimentari si rimanda allarelazione agronomica.

AZIONI NEL SET TORE A GRIC OLO:- Incentivare la coltivazione con metodi di

agricoltura biologica o integrata e la trasfor-mazione e confezionamento di tali prodotti;

- Mettere a disposizione degli operatori delsettore un servizio di assistenza tecnica acarico del Consorzio;

- Qualificare gli operatori attraverso attivitàdi formazione su tecniche agronomichecompatibili, sui processi di trasformazionedei prodotti agricoli e zootecnici, secondodisciplinari di produzione, ecc.;

- Incentivare la realizzazione di punti venditaaziendali ;

- Pubblicizzare adeguatamente queste ini-ziative;

- Creare un marchio di qualità che dia visibi-lità ai prodotti della Riserva;

- Attuare azioni per il posizionamento suimercati nazionali ed internazionali dei pro-dotti agro-alimentari della Riserva (prodottofresco e trasformato);

AZIONI NEL SET TORE Z OOTECNIC O:- Incentivare e favorire forme di allevamento

estensive ;- Creare un marchio di riconoscimento per i

prodotti zootecnici (lattiero caseari e dicarni di qualità);

- Incentivare la trasformazione lattiero-casearia delle aziende zootecniche;

- Favorire l’adeguamento alle norme igieni-co-sanitarie nelle aziende per la realizzazio-ne di macellerie aziendali, che possano assi-curare uno sbocco commerciale alle produ-zioni di carni di qualità.

CREARE UN CIRCOLO VIRTUOSOTRA SETTORE TURISTICOE SETTORE AGRICOLOOBIET TIVI:- Trasformare quest’area in un punto di

eccellenza per la produzione agricola diqualità, legandola sia alla trasformazione deiprodotti agro-alimentari e zootecnici,sia allagastronomia tipica locale;

- Costruire una immagine della RiservaNaturale di Torre Guaceto che affianchi alturismo naturalistico le opportunità offer-te dalla presenza dell’ambito rurale dell’a-rea protetta,sia intermini di ospitalità che diacquisto diretto in azienda dei prodottiagricoli e zootecnici, che di occasioni legatealla gastronomia .

AZIONI:- Creare un sistema della ristorazione tipica

di qualità che utilizzi esclusivamente i pro-dotti agricoli dell’area;

- Incentivare l’allestimento di punti di promo-zione, degustazione e vendita in aziendadei prodotti agricoli;

- Attivare forme di turismo rurale nell’area,utilizzando le case della Riforma fondiaria ele masserie presenti.Data la grande disponi-bilità di case della Riforma fondiaria, seopportunamente ristrutturate, si potrebbe

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pensare anche ad una forma di recettivitàdiffusa , gestita da un Centro servizi che sioccupi dei servizi connessi all’ospitalità

REALIZZARE INTERVENTIDI RIQUALIFICAZIONE PAESAGGISTICANELLA ZONA AGRICOLAOBIET TIVI:- Riqualificazione paesaggistica nella zona

agricola, che oltre agli uliveti secolari e glialtri elementi citati come parti del “sistemadella Riserva”,non presenta particolari attrat-tive.

AZIONI:- Realizzare uno studio apposito che sia in

grado di individuare gli interventi piùopportuni di restyling paesaggistico nell’a-rea rurale, tenendo conto dei principi dell’e-cologia del paesaggio, con la realizzazionedi siepi ed alberature che utilizzino specieautoctone capaci di creare zone di rifugio eristoro per la fauna selvatica, ecc.

MIGLIORARE LA FRUIZIONE DELL’AREAMARINA PROTETTAAZIONI:Tenendo conto delle segnalazioni emerse inoccasione delle interviste ai fruitori dell’A.M.P.queste sono le azioni considerate importanti:- Puntuale e costante manutenzione delle

spiagge ;- Disponibilità di servizi ;- Presenza di personale qualificato a disposi-

zione degli utenti, di un centro informazio-ni, di figure che possano accogliere lesegnalazioni dei fruitori;

- Istituzione di un servizio navetta per acce-dere all’interno della Riserva;

- Possibilità di fare sport : nei pressi del borgorurale di Serranova potrebbe essere allestitaun’area sportiva a questo scopo.Anche que-sta andrebbe ampiamente pubblicizzata;

- Predisporre un tratto di spiaggia attrezza-to per i disabili ;

- Formazione del personale per l’erogazionedi servizi di qualità. I servizi citati in questoelenco, infatti, richiedono la massima atten-zione in termini di qualità.

INCREMENTARE LA PROMOZIONEDELLA RISERVA

OBIET TIVI:- Organizzare la promozione a livello dei

diversi nodi degli itinerari. Questi itineraripossono allargarsi all’Alto Salento,ma ancheall’intera regione Puglia e al bacino delMediterraneo.

AZIONI:- Introdurre la Riserva all’interno di un’of-

ferta turistica diversificata e di itineraritematici ;

- Organizzare un servizio di visita alla Riservache parta dal porto ed aeroporto diBrindisi;

- Realizzare uno studio finalizzato a definirenel dettaglio la promozione ed il marke-ting territoriale ;

- Promozione nei punti di maggiore afflussodi viaggiatori e turisti (aeroporto e porto diBrindisi, stazioni ferroviarie).

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ELEMENTI DI AGRICOLTURASOSTENIBILE E ARIDOCOLTURA

LA REALTÀ AGRICOLA DELL A RISER VADI TORRE GU ACETOLa Riserva naturale di Torre Guaceto risulta èestesa 1.114 ettari dei quali 716 ettari ricadentinel Comune di Carovigno e 398 ettari nelComune di Brindisi.La Superficie Agricola Totale (S.A.T.) presenteall’interno della Riserva risulta di ha 864 pari al78% a fronte dei 250 ha (22%) di area naturali-stica dell’area protetta.

GLI OLIVETI SECOLARIGli oliveti secolari insistono su di una superficiedi circa ha 260 (pari al 23% o 1/4 della superfi-cie dell’intera Riserva), ricadente in agro diCarovigno, e precisamente sotto le ultime pen-dici della zona collinare, a monte della MacchiaS. Giovanni.Le piante di olivo secolare appartengono allavarietà Ogliarola Salentina, con alcune apparte-nenti alla varietà Cellina di Nardò - volgarmentedette anche Olive di Vallone, utilizzate impro-priamente come varietà impollinatrici. Gli infit-timenti sono stati realizzati impiegando culti-var di recente introduzione tra le qualiPicholine, Cima di Melfi, Leccino e Nociara insie-me a qualche esemplare di Frantoio.L’area ubicata nel territorio di Carovigno è inse-rita nel Comprensorio della DOP extraverginedi oliva “Collina di Brindisi” e nella Stradadell’Olio extravergine di oliva n. 4 – “Collina diBrindisi”.

LE COLTURE PROMISCUEUn’area di circa 80 ha (7% della superficie dellaintera area protetta) ubicata nel solo agro diBrindisi è occupata dalla consociazione olivo-mandorlo-seminativo con giovani piante diolivo.Le varietà di mandorlo presenti corrispondonoalla Cegliese e alla Sannicandro (in gergo detta

Tondina). Sono presenti mandorleti messi adimora in seguito allo svellimento di vignetipreesistenti, impiantati con la ripartizione fon-diaria degli anni ‘50. Tali mandorleti sono con-sociati con olivi giovani, che negli ultimi annihanno sostituito progressivamente il vignetoun tempo consociato al mandorlo o ai semina-tivi.Nelle colture promiscue si segnala la presenzadiffusa di “frutticoltura minore”, tra cui fioroni,varietà locali di pera, fichi, percochi, gelsi, fichid’india e melograni, coltivati per lo più per l’au-toconsumo familiare. Al confine con l’area esi-ste un ciliegeto specializzato a sesti regolari eirriguo, realizzato da un paio di anni. La quasitotalità delle aziende agricole risultano irrigue.

I VIGNETIAll’interno del perimetro della Riserva sonopresenti alcuni vigneti, dei quali 3 risalgono acirca 50 anni addietro, impiantati in seguitoall’assegnazione dei lotti da parte dell’ERSAP.Leviti,della varietà Ottavianello,sono estesi circa 1tomolo cadauno (mq 8.500), sono ubicati nelterritorio di Carovigno è inseriti nel comprenso-rio a DOC Ottavianello e nella Strada del vinon.7 Appia dei Vini.Altri vigneti sono presenti,madi ridotta entità e coltivati solo per soddisfaci-mento del consumo familiare.

I SEMINATIVICirca il 50% della superficie della Riserva è rap-presentata da seminativi, che insieme all’olive-to secolare costituiscono elemento rappresen-tativo del paesaggio agrario a monte della S.S.379.Nelle aree occupate a seminativo vengonorispettate le rotazioni colturali con alternanzaannuale tra ortaggi, cereali e leguminose.Tra gli ortaggi i più diffusi sono:- pomodori da consumo fresco (varietà

Fiaschetto cv locale, sostituito negli ultimianni da ibridi F1 selezionati quali Faino e7071 detto Grappolino o Ciliegino);

- carciofi varietà Violetto di Brindisi a matura-zione primaverile;

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- melanzane; cocomeri; caroselli e meloni(con diverse varietà locali); sedano; cavolo-broccolo; cavolfiori; cicorie; zucchino; pepe-roni; finocchio e cime di rape, tutte prodot-te a carattere commerciale.

La zona orticola per eccellenza ricade a margi-ne dell’azienda agricola Vallone.Qui si coltivanosolo ortaggi in monocoltura specializzata.Esiste un mercato spontaneo nei pressi dellastrada che conduce a Punta Penna Grossa, ali-mentato dagli agricoltori che vendono diretta-mente i prodotti aziendali con bancarellelungo la strada per il mare.Tra i cereali emergono:- grano duro (varietà Simeto, Ofanto,

Arcangelo, Ciccio e Creso);- orzo e avena con l’utilizzo di varietà locali

(orzo distico ed avena sativa).Anche le leguminose come fave, piselli, lupini efagioli si alternano nella rotazione con ortaggie cereali. Tranne le produzioni “da baccello”(fave e piselli) destinate ai mercati locali per ilconsumo fresco, il resto delle leguminose è perlo più impiegato per autoconsumo.Le foraggere presenti nell’area sono prevalente-mente localizzate nei pressi del Canale Reale,lato destro e sinistro. Tra le specie coltivate, sisegnalano trifoglio incarnato, veccia e avena, inmiscuglio. La presenza di tali colture è da rela-

zionarsi alla presenza di due aziende zootecni-che: Masseria Baccatani e l’azienda Saponaro.

LE SIEPI FRANGIVENTOMolti sono le particelle che presentano lungo iconfini siepi frangivento con piante ad altofusto per l’elevata esposizione della zona aiventi marini. Le specie più diffuse sono cipressied eucalipti, impiantati in seguito all’assegna-zione dei lotti con la Riforma Fondiaria.Di note-vole importanza storico-naturalistica è un via-lone alberato che dal Castello di Serranovagiunge alla baia di Torre Guaceto, attualmentesbarrata dalla SS. 379. Lungo il suddetto vialesopravvive un frangivento composto dallamacchia originaria dell’area, con enormi esem-plari di olivastro, leccio, lentisco alaterno e filli-rea.Tale fascia relittuale, testimonia la presenza diuna fitta vegetazione a macchia che copriva l’a-rea a monte della SS 379. A seguito delle asse-gnazioni da parte dell’Ente Riforma, le impo-nenti opere di disboscamento (cosiddetti inter-venti di “bonifica”), trasformarono l’intera zonadenominata “Macchia S. Giovanni”, oggi indivi-duata da 10 poderi, estesi circa 10 ha ciascuno.

LA PROPRIETA’ FONDIARIAL’area della Riserva è caratterizzata da unaspinta parcellizzazione della proprietà fondia-

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Grafico 1, rapporto fra le colture agrarie all’interno della Riserva

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ria, originata dall’iniziale lottizzazione da partedella Riforma Fondiaria e perpetrata dal susse-guirsi di successioni ereditarie che hanno con-tribuito all’ulteriore frazionamento dei fondiagricoli in corpi minimi. La polverizzazionedella proprietà fondiaria ha generato unasuperficie media delle aziende di circa 2 ettari,rispetto ai 5 e/o 10 originari assegnati dall’EnteRiforma, considerati “minime unità produttive”atte a garantire un reddito equo per la famigliacontadina. Alla piccola proprietà si associanograndi aziende estese centinaia di ettari, dellequali l’Agricola Vallone risulta la più rappresen-tativa. I suoi terreni inclusi nel perimetro dellaRiserva sono estesi 290 ettari circa, occupandoil 26% dell’intera area protetta. La masseriaBaccatani è estesa 50 ettari; l’azienda Greco 12ettari; l’azienda agricola Saponaro ricade nellaRiserva per 12 ettari (1% ca). Nel complessoqueste aziende sommano 364 ettari all’internodell’area protetta, pari al 33% della stessa.Inoltre, si segnala la presenza di alcune pro-prietà ricadenti nella zona ERSAP che hannoconservato la maglia originaria dei poderiestesi 10-20 ettari, destinati prevalentementealle colture orticole.In una zona ben precisa della Riserva, in agro diCarovigno, a ridosso della SS 379, sono presen-ti un numero elevato di lotti (circa 50) estesiciascuno 1 ha, alcuni 2 ha. Parte di questi lottisconfinano nell’area naturalistica, a valle dellaSS 379. Tutte le aziende agricole sono irrigue,con l’approvvigionamento idrico che avviene,per la maggior parte dei casi, attraverso l’e-mungimento di acqua da pozzi privati e, inlimitati casi, mediante servizio consortile. Nelleimmediate vicinanze del casello ferroviario diMonte Stazzo, punta estrema della Riserva indirezione Brindisi, è collocata la vasca di accu-mulo dell’Ente Irrigazione. Da qui parte uncanale di distribuzione, unica fonte di approv-vigionamento irriguo a carattere collettivo,chefornisce acqua ad alcune aziende agricole.

LE TECNICHE COLTURALI ADOTTATENELLA RISERVA E LORO LIVELLODI IMPATTOLe diverse coltivazioni agricole svolgono sull’e-cosistema un diverso livello di impatto ambien-tale; le operazioni colturali, infatti,necessitano difabbisogni chimici, meccanici e idrici differentiper ogni tipo di coltura.Gli oliveti secolari, i seminativi occupati daforaggiere, presentano un basso impattoambientale.L’area a seminativo in cui si fa ricorso alla praticadell’avvicendamento colturale (graminaceealternate annualmente alle orticole) presentaun medio impatto ambientale dovuto al fattoche le orticole, come pomodoro e carciofo,richiedono ingenti quantità di acqua,fertilizzan-ti e fitofarmaci. Questo apporto chimico vieneattenuato in quanto tali colture, dette “da rinno-vo”,si alternano annualmente con le graminacee(grano, orzo) che richiedono esigenze idriche enutrizionali inferiori.Il problema,invece,sussiste laddove non vengo-no attuate pratiche di rotazione o avvicenda-mento colturale, con le orticole che seguono ase stesse (monosuccessione). All’interno dellaRiserva queste superfici sono collocate nelle piùimmediate vicinanze con l’area naturalistica,esercitando un impatto ambientale rilevante.Per conoscere le quantità di prodotti chimiciimpiegati (fertilizzanti, diserbanti, pesticidi)sono stati stimati i consumi ad ettaro per tipo dicoltura praticata.Da un indagine svolta in pieno campo attraver-so interviste effettuate agli operatori agricoli, siè ricostruito il livello di impiego dei prodotti chi-mici (pesticidi e fertilizzanti) e dei mezzi utilizza-ti per le diverse colture. Sulla base di tali dati(dosi/ha/anno di fertilizzanti e pesticidi – consu-mo di carburanti – fabbisogno di gg. lavorati-ve\anno) è stato definito – a livello indicativo –l’impatto ambientale esercitato dallediverse colture agrarie.

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La scala degli impatti è stata applicata alle diver-se colture agrarie secondo il seguente ordine(grafico 2):- BASSO IMPATTO - Coltura di riferimento: oli-

veto secolare estensivo- MEDIO BASSO IMPATTO - Coltura di riferi-

mento: vigneto consociato a mandorleto- MEDIO IMPATTO - Colture di riferimento:

frumento alternato al pomodoro- ALTO IMPATTO - Coltura di riferimento:

pomodoro in monosuccessione

DALL’AGRICOLTURA CONVENZIONALEALL’AGRICOLTURA SOSTENIBILEL’agricoltura tradizionale oggi è al centro di ungrande rinnovamento. Gli agricoltori sonodiventati protagonisti di un fenomeno di trans-izione e, cioè, del passaggio da un’agricolturaconvenzionale e produttivistica ad una sosteni-bile, ovvero compatibile, dal punto di vista nonsolo dell’economia, ma anche dell’ambiente.L’agricoltura ecocompatibile può invece, soddisfare presente e futuro. Sicuramente, fra i pro-blemi più urgenti che si dovranno affrontare, cisarà quello di riuscire a diffondere su larga scalail modello dell’azienda sostenibile, in modo che

essa ponga al centro del proprio sistema unnuovo modo di concepire la produzione.La ricerca di modelli agricoli ecocompatibilideve tener conto delle risorse, delle condizionie dello sviluppo socio-economico dell’area inoggetto. Il fine ultimo dell’uomo è quello dicreare una società, e non solo un’agricoltura,sostenibile,e di riuscire a coesistere con la natu-ra anziché sfruttarla.La sostenibilità è, dunque, una delle inevitabiliregole dell’attività economica e sociale.

POLITICHE IN A TTO PERL’AGRICOLTURA SOSTENIBILEL’agricoltura sostenibile deve rispondere a trefinalità indissolubili - economica,sociale ed eco-logica - ed orientare la produzione in modo datener conto degli interessi dei consumatori. Dalpunto di vista ambientale è evidente che qual-siasi iniziativa presuppone il rispetto della nor-mativa in vigore e si iscrive tra le finalità genera-li della politica comunitaria in materia diambiente , basandosi sulle disposizioni previstedalle riforme della PAC a seguito dell’Agenda

2000 1.Tali disposizioni riguardano,da un lato, le

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Grafico 2, ripartizione delle superfici agrarie con diverso grado di impatto ambientale

1 La Politica Agraria Comune (PAC), istituita nel 1957, ha dovuto adattarsi nel tempo per rispondere a nuove sfide e nuovi problemi. ConAgenda 2000, che rappresenta la riforma più radicale e globale della PAC dalla sua istituzione ad oggi, si creano le condizioni per lo svilupponell’UE di un’agricoltura comunitaria multifunzionale, sostenibile e concorrenziale.

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politiche dei mercati agricoli: le regole comunirelative al regime di sostegno diretto nel quadrodei mercati fanno obbligo agli Stati membri distabilire i requisiti ambientali che ritengonoappropriati, con la possibilità di subordinare ipagamenti al rispetto di tali requisiti (condizio-nalità ambientale ).D’altro lato, la politica dellosviluppo rurale (che nell’Agenda 2000 vienedefinita il «secondo pilastro» della PAC, sullostesso piano delle politiche dei mercati) com-porta misure incentrate in particolare sull’am-biente, le cosiddette misure agroambientali .Tali misure prevedono una compensazione indenaro per gli impegni assunti dagli agricoltoriche vanno oltre il semplice rispetto delle buonepratiche agricole e costituiscono uno strumentoprivilegiato in materia ambientale, in quantosono obbligatorie in tutti i programmi di svilup-po rurale,pur basandosi sull’impegno coscientee volontario degli agricoltori in favore di un’agri-coltura più «verde».In tale ottica l’ambiente nonè considerato come qualcosa «in più»,ma comeuna dimensione fondamentale dello sviluppoagricolo e rurale e della vita socioprofessionaledegli agricoltori. Questi ultimi costituiscono ilprimo anello della catena della produzione esono quindi investiti di una grande responsabi-lità, la quale deve essere valorizzata, sul pianodella corretta gestione delle risorse naturali.La politica dello sviluppo rurale, se compiuta-mente applicata, è un elemento chiave perporre le condizioni di un’agricoltura sostenibile.Attualmente, anche l’agricoltura convenzionalesi muove verso un modello di produzione abasso impatto ambientale, meno intensivo, cheprevede la sostituzione di sostanze chimichema anche il ripristino e la conservazione dellefertilità fisica, chimica, biologica e la salvaguar-dia della biodiversità. Nascono così diversemetodologie che prediligono un aspetto dell’a-gricoltura sostenibile e, in generale, puntano alimitare l’impiego di sostanze chimiche disco-standosi dal tipo convenzionale (Buone PraticheAgricole, agricoltura integrata, agricoltura biolo-

gica ).

AGRICOLTURA BIOLOGICAIl punto di partenza per parlare di agricolturabiologica è il Reg. CEE 2092/91, che ne rappre-senta l’attuale riferimento legislativo. Per taleregolamento la produzione biologica, a livelloaziendale, deve:- essere applicata su ogni appezzamento per

un periodo “di conversione” di almeno dueanni;

- comprendere il mantenimento o l’incre-mento della fertilità e dell’attività biologicadel suolo;

- prevedere una difesa dai parassiti, dallemalattie e dalle piante infestanti imperniatasulla scelta di specie e varietà adeguate,pro-grammi di rotazione appropriati, coltivazio-ne meccanica, protezione di nemici naturalidei parassiti grazie a provvedimenti ad essifavorevoli, eliminazione delle malerbemediante bruciatura, utilizzazione di alcuniprodotti di origine “naturale”elencati nell’al-legato II.

I Regolamenti comunitari di importanza per l’a-gricoltura biologica sono il Reg. 2092/91 , ilReg. 2078/92 e il Reg. 1804/99 .Per il settore biologico, tra i Regolamenti CEEche permettono agli operatori nel campo del-l’agricoltura biologica di avere aiuti finanziaric’è il Reg. 2328/91 , modificato dal Reg.3669/93 :è accessibile a tutte le aziende agrarieper il miglioramento delle strutture.Si hanno anche interventi specifici per aziendein zone svantaggiate e per l’istituzione di asso-ciazioni agricole, in particolare nei sistemi agri-coli alternativi.L’applicazione di tali Regolamenti è rimandataalla legislazione dei singoli Paesi e, con lenorme nazionali , per quanto concerne l’Italia,sono le Regioni a stabilirne le modalità.Infine, ogni regione possiede una normativaregionale .Un aspetto importante dell’agricoltura biologi-

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ca sono gli incentivi : essi costituiscono le fon-damenta per lo sviluppo di questo settore che,altrimenti, a causa delle eccessive spese, avreb-be un tornaconto relativamente basso, purrimanendo alti i prezzi.

BUONE PRATICHE AGRICOLEQuando si parla di agricoltura sostenibile siparla anche delle Buone Pratiche Agricole, defi-nite dal Reg. CE 1750/99 come “l’insieme deimetodi colturali che un agricoltore diligenteimpiegherebbe in una regione interessata”.Gli agricoltori che assumono impegni agroam-bientali ricevono un premio calcolato a partiredalla buona pratica agricola “normale” e sonotenuti a rispettare sull’intera azienda le buonepratiche agricole normali (BPAn ) anche se l’im-pegno è limitato a parte di essa (Reg. CE1750/99).Si sono individuati come metodi “buoni” i com-portamenti non soltanto rispettosi dellenorme, ma coerenti con queste.La pratica dell’avvicendamento tra coltureerbacee è un elemento centrale nell’ambitodell’ordinamento produttivo dell’azienda chesegue la BPAn. Gli effetti legati a questa praticaagronomica permettono di conservare un ade-guato livello di fertilità dei terreni, di limitare losviluppo di pericolose fisiopatie, di contenerel’erosione dei terreni.Sulla base di questa affermazione la BPAnammette una monosuccessione per non più di2 anni solo per i cereali. Non possono, invece,succedere a se stesse le seguenti colture: bieto-la, aglio, asparago, carota, cardo, cetriolo, coco-mero,melone,zucca,cavolfiore, insalate, trifogli,fagiolo, pomodoro, ecc.

LINEE GUIDA DI DIFESA INTEGRATAL’agricoltura integrata è un sistema di produzio-ne che privilegia tecniche colturali di tipo agro-nomico e di lotta guidata e mette come ultimarisorsa l’impiego di mezzi chimici. La lotta gui-data è un metodo che è andato a sostituire lapratica della lotta a calendario e si basa sul

parametro ‘soglia d’intervento’, ovvero s’inter-viene quando il danno è ancora, come valore,inferiore al costo d’intervento. La lotta guidatasi è evoluta in lotta integrata e, per quantoriguarda quest’ultima, vale l’uso di tecnichefitoiatriche alternative e/o integrative alla lottachimica. Infine si arriva alla lotta biologica e lebiotecnologie; lotta biologica significa sfrutta-re gli antagonismi naturali fra insetti, sfrutta-mento che implica anche conservazione del-l’antagonismo.Il termine “integrata”nasce da una ricerca conti-nua di integrazione, appunto, e sostituzioneprogressiva delle vecchie tecniche dell’agricol-tura cosiddetta convenzionale, basata sull’usodi mezzi chimici, con metodi biologici e natura-li.L’agricoltura integrata si prefigge i seguentiobiettivi:- impiego di tecniche o di strategie di difesa

in grado di garantire il minor impattoambientale, privilegiando quelle agronomi-che e/o biologiche nel quadro di una agri-coltura sostenibile;

- riduzione o contenimento degli apporti chi-mici;

- salvaguardia ecologica del territorio ai fini diun minor impatto verso l’uomo l’ambiente;

- garantire una produzione a livelli accettabili.La norma di riferimento è il Reg. CEE 2078/92.

EUREP-GAPTranquillizzare e garantire al consumatore cheun prodotto è sicuro e sostenibile è l’obiettivodella certificazione EUREP/GAP, che mira afavorire la commercializzazione di prodottiagricoli certificati, ottenuti adottando tecni-che unificate di agricoltura integrata .EUREP-GAP è un protocollo sottoscritto tra pro-duttori e distributori di frutta e ortaggi per l’ap-plicazione dei metodi di produzioni integrate,nel rispetto dell’ambiente e della sicurezza ali-mentare. Nasce nel 1997 come iniziativa dialcuni rivenditori appartenenti ad un gruppo: il

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Gruppo di lavoro dei Distributori Europei“EUREP” (Euro- Retailer Produce WorkingGroup) che si è posto l’obiettivo di definireuna direttiva per l’applicazione e l’estensionedelle Buone Pratiche Agricole (GAP- GoodAgricolture Practice) per i prodotti freschi (es.frutta, ortaggi, patate, quarta gamma, fiorirecisi e carni).Il protocollo EUREPGAP definisce la strutturaminima di buona pratica agricola accettatadalle più grandi catene di distribuzione euro-pee, basandosi sulla Produzione Integrata equindi sulla necessità di produrre in manieraeconomicamente ed ambientalmente soste-nibile.I vantaggi di EUREP-GAP sono:- Sviluppa una Linea Guida per le Buone

Pratiche Agricole, finalizzata ad uno stan-dard comune per tutti i prodotti freschi,favorendone la commercializzazione globa-le;

- Integra le regole della Produzione Integrataall’interno della struttura gestionale per laproduzione e commercializzazione di orto-frutta e di prodotti freschi in genere;

- Tiene in considerazione ogni standard diproduzione collettivo presente in tuttaEuropa;

- Definisce lo standard minimo accettabileper i maggiori gruppi della distribuzioneeuropei, che verrà utilizzato come terminedi paragone al fine di valutare le regoleattuali e di fornire indicazioni per gli ulterio-ri sviluppi.

PRINCIPI DI AGROECOLOGIAL’AGROECOLOGIA è l’ecologia del campo colti-vato, che ha per obiettivo lo studio delle rela-zioni esistenti nell’agroecosistema allo scopo dichiarirne la forma, le dinamiche e le funzioni.A partire dagli anni ‘70, il termine “agroecolo-gia” viene utilizzato in un’accezione più ampia:l’agroecologia indica lo studio di un’agricolturasensibile non solo ai criteri della produzione,

ma anche alla sostenibilità ecologica del siste-ma produttivo.In questo senso si possono evidenziare i princi-pi agroecologici che devono essere posti allabase di un sistema agricolo sostenibile:- Rapporti tra esseri viventi e tra questi e

l’ambiente : l’agricoltura deve influire suqueste interazioni in misura limitata ai realibisogni, e comunque privilegiando i mezzinaturali di intervento;

- Molteplicità, equilibrio, stabilità : la soprav-vivenza di specie vegetali ed animali diversi-ficate all’interno di un agroecosistema è sin-tomo di maggiore equilibrio e di maggiorestabilità;

- Ciclo delle sostanze, risparmio di materieprime : il rispetto del ciclo delle sostanze, lavalorizzazione di residui e di concimi azien-dali per il ripristino della fertilità del suolodeterminano un risparmio energetico edelle riserve di materie prime;

- Simbiosi e allelopatie : alcune interazionitra organismi viventi possono essere effica-cemente sfruttate nella gestione di unagroecosistema.

ARIDOC OLTURA ED ALTRE TECNICHE DIAGRICOLTURA SOSTENIBILE

IL RISPARMIO IDRICO IN AGRICOLTURALa siccità, che colpisce sempre più gravementele regioni meridionali, determina enormi pro-blemi sia di fornitura di acqua potabile ai citta-dini sia difficoltà od impossibilità di irrigare lecoltivazioni, con perdite economiche rilevantis-sime, specie a carico delle colture orticole efrutticole, che sono quelle che richiedono imaggiori quantitativi d’acqua e che rappresen-tano il comparto portante dell’agricolturanazionale.In Italia la domanda complessiva d’acqua è dicirca 50 miliardi di metri cubi, e circa il 60% èconsumata in irrigazione.Nella situazione attuale di siccità sempre più

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pronunciata risulta,quindi, indispensabile che ilsettore agricolo, quale maggior consumatoredella risorsa idrica, si indirizzi alla massima limi-tazione dei prelievi idrici,attraverso un uso ocu-lato della risorsa: irrigazioni di elevata efficienzae, possibilmente, con un consistente riuso delleacque reflue.Un uso più efficiente dell’acqua irrigua, oltreche permettere di irrigare maggiori superfici,comporta minori rilasci di nutrienti fertilizzantinei fiumi ed un importante risparmio energeti-co; infatti, tutta l’acqua distribuita è normal-mente sollevata più di una volta,con consisten-ti consumi d’energia.Le modalità e le tecniche per incrementare l’ef-ficienza dell’acqua e ridurre i consumi sononumerose; tra le azioni possibili di risparmioidrico, l’aridocoltura è quella più conosciuta econsiste in:- lavorazioni dei terreni utili al massimo accu-

mulo e tesaurizzazione dell’acqua nel terreno;- riduzione delle perdite di evaporazione;- uso di pacciamature e frangiventi capaci di

ridurre i consumi d’acqua;- scelta di ordinamenti colturali con specie e

genotipi aridoresistenti.Le strategie di gestione delle irrigazioni posso-no ulteriormente contribuire ad un uso più effi-ciente dell’acqua: irrigazioni effettuate conquantità ben dosate e distribuite in momenti dimassima efficacia per le piante, possono essereindividuate tramite specifici bilanci idrici e conl’attuale conoscenza della fisiologia delle colture.Anche l’uso di metodi e sistemi irrigui di ele-vata efficienza di distribuzione,o una gestionepiù efficiente e moderna di quelli già presenti,risultano capaci di far ridurre le necessità d’ac-qua salvaguardando le rese agricole. Il passag-gio a metodi irrigui più efficienti, ed in partico-lare all’irrigazione a goccia, assieme a piccolemodifiche delle tecnologie in uso hanno spes-so dimostrato la capacità di contenere vistosa-mente le necessità idriche.

LE PRATICHE DELL’ARIDOCOLTURAGli obiettivi fondamentali dell’ aridocolturasono:a) aumento delle disponibilità idriche per le

colture;b)riduzione delle perdite inutili di acqua;c) ottimizzazione dell’utilizzazione delle risor-

se idriche;

A. AUMENT O DELLE DISPONIBILITÀIDRICHE P ER LE C OLTURELa capacità di immagazzinamento e trattenu-ta dell’acqua di un terreno dipende dallastruttura, dalla tessitura e dallo spessore delsuolo attivo. Le possibilità pratiche per miglio-rare la tessitura sono molto limitate ed econo-micamente valide solo per piccole superficie/o per colture ad alto reddito.La struttura, invece, è migliorabile soprattuttograzie alla sostanza organica ma anche all’ap-porto di calcio e di altri ioni favorevoli alla floc-culazione. Una buona strutturalità regola uncomplesso di azioni fisiche, chimiche e biolo-giche responsabili della capacità di ritenutaidrica, della porosità totale e della permeabili-tà. Ai fini dell’aumento del volume del suoloattivo, ma soprattutto della penetrazione del-l’acqua nel suolo, un ruolo fondamentale rico-prono le lavorazioni del terreno che consento-no l’aumento della porosità totale dello stratoutile e la facilitazione degli scambi idrici e gas-sosi tra soprasuolo e sottosuolo. Inoltre, con-sentono di aumentare lo strato del terrenoesplorabile dalle radici e di ottenere una piùcompleta ed uniforme umificazione in unmaggior volume di suolo. La profondità dellelavorazioni e le modalità di esecuzione varia-no a seconda del clima. Quando gli apportiidrici sono molto limitati si consiglia la minimalavorazione, mentre le lavorazioni profondepossono essere effettuate prima delle piogge,per favorire l’immagazzinamento dell’acqua,soprattutto, nei climi mediterranei a piovositàautunno-invernale.

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Oggi viene sempre più accettata favorevol-mente un’innovazione tecnica, sulla base diricerche che hanno dimostrato il miglioramen-to della struttura e della permeabilità all’acquadi suoli lasciati non coltivati e sottoposti ad unminimo di lavorazioni superficiali . Infatti, neiclimi caldo-aridi, spesso poveri di sostanzaorganica, l’esposizione al sole e all’aria degliorizzonti più profondi,può portare ad una velo-ce mineralizzazione della sostanza organicaumificata e, quindi, ad un progressivo peggio-ramento della struttura del suolo e della suadotazione minerale. In tali condizioni, la lavora-zione indicata è del tipo scarificatura, ripuntatu-ra e aratura a due strati, in grado di provocarel’arieggiamento del sottosuolo, l’aumento dellaporosità e della permeabilità senza riportare insuperficie la sostanza organica.L’infiltrazione dell’acqua nel terreno può essereaumentata anche attraverso la pacciamaturacon paglia, o con residui della coltura prece-dente, che, evitando l’azione battente dellapioggia sul suolo, riducono anche fino al 50% ilruscellamento.Una delle pratiche più note e antiche che favo-risce l’immagazzinamento è il maggese, checonsiste nel lasciare il terreno libero da coltureper un anno intero praticando lavorazioniperiodiche superficiali, sia per liberarlo da infe-stanti che per favorire l’infiltrazione dell’acquapiovana e limitare le perdite di evaporazione. Intal modo in due anni si ottiene un unico raccol-to che dovrebbe beneficiare delle precipitazio-ne cumulate nei due anni. Attualmente talepratica tende ad essere abbandonata poiché,anche se consente superiori livelli di produtti-vità rispetto alla coltura continua di cereali, dicontro, causa la riduzione della sostanza orga-nica per gli elevati processi di mineralizzazione,soprattutto negli ambienti caldo-aridi. Per talimotivi il maggese viene sostituito vantaggiosa-mente con leguminose miglioratrici ed azoto-fissatrici.

B. RIDUZIONE DELLE P ERDITE INUTILIDI ACQUADopo aver favorito la costituzione di una riser-va idrica nel terreno, le successive pratiche diaridocoltura mirano a limitare le perdite inutilidi acqua dal terreno per diretta evaporazione eper traspirazione attraverso la pianta.Le perdite inutili di acqua si possono ridurreagendo:a) sui fattori climatici per ridurre l’evaporazio-

ne dal terreno, con pacciamatura e frangi-vento, e la traspirazione con ombreggia-mento e frangivento;

b)sulla copertura vegetale per ridurre la traspi-razione controllando le infestanti e aumen-tando la resistenza stomatica con l’uso diantitraspiranti;

c) sul terreno per limitare l’evaporazione diret-ta, riducendo l’afflusso di acqua liquidaverso la superficie del terreno,con lavorazio-ni superficiali.

La pacciamatura riduce l’evaporazione direttadal terreno, perché attenua la quantità di ener-gia solare che raggiunge la superficie del suoloe, soprattutto, il flusso di vapore dal terrenoall’atmosfera; tali attenuazioni variano in rela-zione al tipo di materiale adoperato, al calore,alla capacità di trasmissione della radiazionesolare e al tipo di barriera formata al flusso divapore. I materiali usati sono diversi (paglia,residui vegetali,pietrami, cartoni catramati,films plasticidi vario colore, emulsioni bitumi-nose, ecc.) e sono scelti in relazione agli obietti-vi da perseguire ed ai costi.In ambienti ad elevata domanda evapotraspi-rativa, la pacciamatura si dimostra particolar-mente valida durante le fasi di germinazione edi emergenza delle colture, quando l’umiditàdello strato superficiale del terreno è determi-nante per la buona riuscita delle stesse.L’evaporazione è un processo aerodinamico,aumenta all’aumentare della velocità del vento,in quanto vengono continuamente rimossi glistrati di aria più umidi che, altrimenti, si accu-

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mulerebbero sulle superfici evaporanti (suolo),diminuendo così la tensione di vapore dell’ac-qua e, quindi, l’evaporazione.I frangiventi, rappresentando degli ostacoli almoto d’aria, sono utili accorgimenti ai fini dellariduzione del processo evaporativo; possonoessere costituiti da muri, staccionate, reti dimateriale plastico, alberature. Queste ultimesono le più razionali e agronomicamente le piùvalide, perché consentono sia la deviazione delvento, sia la sua riduzione, ma, al contempo, ilpassaggio di una quota di esso attraverso labarriera,utile per altre funzioni vitali nel suolo enelle piante.Un aumento dell’evapotraspirazione è causatoanche dalla presenza di infestanti che causanouna riduzione della traspirazione della coltura,per effetto della limitazione della risorsa idricae dell’ombreggiamento. La forma classica dilotta alle infestanti è la sarchiatura, ovvero lelavorazioni superficiali (5-15 cm) utili anche permigliorare l’arieggiamento del suolo e nel favo-rire la penetrazione delle piogge.

C. OTTIMIZZ AZIONE DELL ’UTILIZZ A-ZIONE DELLE RISORSE IDRICHESCELTA DELLE COLTURELa scelta delle colture coinvolge due aspettifondamentali: il periodo in cui si compie il ciclocolturale e la resistenza alla siccità. Negliambienti a clima mediterraneo, ad estatecaldo-arida, le colture erbacee più indicatesono quelle a ciclo autunno primaverile, perio-do in cui la disponibilità di acqua di pioggia èmassima e la domanda evapotraspirativa del-l’ambiente è minima. Nell’ambito di queste col-ture, inoltre, è possibile scegliere cultivar arido-resistenti, in relazione anche all’ampiezza delciclo culturale.Le colture erbacee a ciclo primaverile-estivo,che meglio utilizzano le risorse idriche, sonoquelle ad apparato radicale espanso e profon-do, come sorgo, tabacco, cotone, girasole, ecc.Anche le specie arboree che si adattano meglio

a situazioni siccitose sono quelle caratterizzateda apparato radicale espanso e profondo,capa-ci di esplorare un notevole volume di terreno edi attingere acqua dagli strati profondi; speciein grado di sospendere l’accrescimento nellastagione asciutta e di assumere aspetto xerofi-tico in situazioni di limitazioni idriche. Tipichepiante arboree di ambienti siccitosi ad estatecaldo-arida sono l’olivo, la vite, il mandorlo, ilfico, il carrubo, ecc.; nell’ambito di ciascuna spe-cie, inoltre, la resistenza alla siccità varia con lacultivar e il portinnesto. Ad esempio, per l’olivouna maggiore resistenza all’aridità si riscontranella cv “Cellina di Nardò” rispetto alla“Coratina”, per la vite, invece, esistono notevolidifferenze tra i portinnesti del gruppo “riparia”equelli del gruppo “rupestris”, quest’ultimo grup-po presenta un apparato radicale ridotto e contendenza a svilupparsi in profondità.EPOCA DI SEMINANegli ambienti con estate caldo-arida, l’estre-ma variabilità dell’andamento pluviometricorende difficile l’individuazione dell’epoca disemina ottimale. Essa dovrebbe coincidere conl’epoca ottimale d’inizio del ciclo colturale dellaspecie considerata, e con uno strato idrico delterreno idoneo per preparare un buon letto disemina,per effettuare le operazioni di semina eper consentire una elevata germinazione delseme e una buona emergenza delle plantule.Generalmente, con l’anticipo dell’epoca disemina le colture sia a ciclo autunno-inverninoche primaverile-estivo, interessando con il lorociclo colturale un periodo più ampio della sta-gione delle piogge, riescono ad utilizzaremeglio le risorse idriche naturali.CONCIMAZIONEIn assenza di irrigazione la concimazione, rispet-to ad altre tecniche colturali, influenza le produ-zioni in modo più evidente ed immediato.La problematica della fertilizzazione minerale,coinvolge la definizione sia delle dosi che del-l’epoca di somministrazione delle sostanze fer-tilizzanti, ed in aridocoltura assume maggiore

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complessità, dovendo considerare, oltre allavariabilità pedologica, anche quella relativa alregime pluviometrico.In genere, gli elementi più carenti negliambienti siccitosi sono il fosforo e l’azoto. Laconcimazione fosfatica si dimostra efficace peri suoi effetti positivi sull’accrescimento delleradici e, quindi, sulla resistenza alla siccità. Lascarsa disponibilità di azoto nei terreni degliambienti siccitosi è legata alla limitata azotofissazione nei tubercoli radicali delle legumi-nose, in condizioni di carenza idrica, e all’entitàdel contenuto in sostanza organica. In questiambienti la velocità di decomposizione dellasostanza organica risulta attenuata a causa:della siccità estiva,dell’abbandono del magge-se, della riduzione delle colture sarchiate e delcontrollo chimico delle piante infestanti; gliapporti di sostanza organica, però, risultanocomunque minimi, problematici e legati prin-cipalmente all’incremento all’interramento deiresidui colturali, in quanto la pratica della leta-mazione è ormai desueta.Gli effetti della concimazione azotata sonomolto evidenti, anche se la dose ottimale varia,in relazione del contenuto di azoto del terreno,all’andamento pluviometrico e alla precessio-ne colturale.

PROPOSTE E SUGGERIMENTI P ER UNAAGRICOLTURA SOSTENIBILEIn funzione della compatibilità ambientaledelle colture presenti all’interno della Riserva, sisono individuate tre possibilità di interventosulle stesse, al fine di avviare un processo tecni-co-produttivo verso un’agricoltura sostenibile,indicata per una corretta gestione della Riserva.Gli oliveti secolari e i seminativi vengonoattualmente coltivati con metodi a bassoimpatto ambientale; pertanto, per le suddetteaziende sarebbe auspicabile mettere in attouna serie di misure miranti alla conservazionedi tali pratiche. Al momento, all’interno dellaRiserva, una sola azienda aderisce ai program-

mi agroambientali regionali in recepimentodella Misura A/1 “Sensibile riduzione dell’impie-go di concimi e fitofarmaci del Reg. Ce 2078/92.Inoltre, laddove fosse possibile, bisognerebbeproporre forme di conduzione agricola ancorapiù compatibili, attraverso la conversione almetodo di conduzione biologico o al metododi agricoltura integrata.Naturalmente, per gli oliveti secolari sarebbeopportuno garantire la conservazione dell’esi-stente, che merita di essere lasciato tal quale.Risulta interessante,allo stato attuale, la presen-za di un sistema di siepi ed alberature confunzione frangivento che delimitano appezza-menti generalmente coltivati a seminativo.Questo sistema svolge un’importante funzioneagronomica,paesaggistica ed ecologica. Infatti,qualora si volesse convertire la conduzione deiseminativi da un’agricoltura convenzionale aduna biologica, le siepi avrebbero un ruolo fon-damentale nel mantenere gli equilibri ecologi-ci, costituendo un habitat ideale per una seriedi insetti utili al controllo di fitofagi delle coltu-re agrarie (specie antagoniste).Per tali motivi, sarebbe auspicabile potenziarel’attuale sistema di siepi, estendendolo su tuttal’area agricola della Riserva e utilizzando specieautoctone. Questa struttura connettiva di siepipermetterebbe, inoltre, di collegare l’area natu-ralistica litoranea e quella agricola interna.Nell’area della Riserva dove si pratica un’agri-coltura semintensiva – a medio impatto - concolture promiscue arboree (mandorlo, vite,olivo giovane, fruttiferi) ed erbacee (ortaggi), èauspicabile attuare pratiche agricole chegarantiscano una maggiore sicurezza alimen-tare delle famiglie di agricoltori, attraverso l’at-tuazione di un’agricoltura integrata con unimpiego guidato e/o assistito di fitofarmaci abasso impatto.Occorre promuovere la coltivazione di fruttaantica , incentivando la produzione di fruttiminori (fichi, fioroni, melograni) che oltre adassicurare una tutela della biodiversità, si adat-

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tano alla coltivazione in aridocoltura (a bassoinput),non necessitando alcun tipo di forzaturaagronomica.Per quelle aree in cui le orticole vengono col-tivate in modo intensivo, senza alcuna rota-zione o avvicendamento colturale ,classificate“a forte impatto”,diventa fondamentale interve-nire con politiche di riconversione colturale.Risulterebbe difficile, in ogni caso, cambiare ladestinazione colturale data la vocazione dell’a-rea all’orticoltura (natura del terreno,aziende dipiccole dimensioni tutte con pozzo irriguo adisposizione), per cui sull’esistente bisognereb-be reintrodurre, laddove è possibile, varietàlocali tradizionali di pomodoro, melone, caro-sello, carciofo, che potrebbero essere promossidal Consorzio di Gestione attraverso la promo-zione di un marchio della Riserva. La valorizza-zione di “cultivar autoctone”comporterebbe unminor impatto ambientale, in quanto le stessepresentano minori esigenze idriche e nutrizio-nali, richiedono impiego di letame (disponibilein zona, considerata la significativa presenzaaziende zootecniche); tali colture, insomma,possono essere sostenute da un’agricoltura tra-dizionale che andrebbe recuperata.Ma a frontedi minori costi di produzione, la coltivazione ditali varietà tradizionali di orticole comportanoridotte rese produttive, con conseguente ridu-zione del reddito aziendale.Tale perdita di red-ditività potrebbe essere compensata attraversola costituzione e promozione di un “marchio aombrello”, che tuteli e valorizzi un paniere diprodotti tipici ottenuti nella zona.Tale marchiorappresenterebbe il vero valore aggiunto delsistema produttivo agricolo della Riserva.Di fondamentale importanza risulterebbe lastesura di un Manuale per la corretta prassi agro-nomica, annesso al Marchio, che sia da riferi-mento per il sistema agricolo della Riserva, inconsiderazione delle colture maggiormentediffuse conseguenti alla vocazione dell’area.Chi vorrà aderire al Marchio dovrà rispettareuna serie di indicazioni e consigli individuati

dal Manuale (tipo di fertilizzanti, antiparassitari,specie e varietà da coltivare, tecniche colturalida seguire, nella produzione, trasformazione econfezionamento, ecc) ispirato alle indicazioniper l’agricoltura integrata e/o biologica o alleNorme tecniche per le Buone Pratiche Agricole.

UN MARCHIO DI QUALITA’ PER I PRODOT-TI AGRICOLI DELL’AREAL’area della Riserva é ricca di prodotti agricoli,vero punto di forza per rivitalizzare l’economiadel settore agricolo.Numerose sono le aziende agricole condotte acarattere familiare, le cui produzioni solo rara-mente riescono ad affermarsi sui mercati. Lacausa della scarsa affermazione di tali produ-zioni é legata soprattutto alla loro frammenta-rietà e alla loro scarsa visibilità.La qualificazione dei prodotti locali tipici potràavvenire solo attraverso la definizione di speci-fiche norme, di disciplinari di produzione, tra-sformazione e confezionamento, adottati subase volontaria, nonché mediante l’adozionedi strumenti che favoriscano la visibilità e lariconoscibilità delle produzioni tipiche dell’a-rea, mediante un Marchio unico di qualità .Nella Riserva esistono produzioni agricole ido-nee a soddisfare la domanda sostenuta daquei consumatori esigenti per genuinità enaturalezza dei prodotti.Tra i prodotti tipici locali, particolare attenzio-ne dovrà essere posta all’olio extravergine dioliva, poiché la parte dell’area protetta rica-dente nell’agro di Carovigno, nella quale tro-viamo la totalità degli oliveti della Riserva, rien-tra nella zona delimitata dal Disciplinare diproduzione a DOP Collina di Brindisi. L’olioextravergine di oliva prodotto secondo lenorme del disciplinare della DOP, potrà, inoltre,fregiarsi anche del marchio unico della Riserva,che costituirà un ulteriore elemento di caratte-rizzazione del prodotto.Tale marchio attesterà che i prodotti sono statiottenuti utilizzando tecniche di coltivazione, di

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trasformazione e confezionamento tese aridurre l’impatto ambientale. Il marchio affian-cherà quelli aziendali, rappresentando un ele-mento di caratterizzazione dei prodotti e disostegno alla commercializzazione.Infatti, la possibilità di disporre all’interno dell’a-rea di un gruppo di prodotti caratterizzati da ununico marchio di qualità, permetterà di creareun’offerta aggregata di prodotti ben definitada comuni norme qualitative di produzione eprovenienza geografica.Oltre ai Marchi già istituiti presenti nell’area,quali il DOP Collina di Brindisi per l’olio di oliva, ilDOC Ottavianello e Rosso Brindisi per il vino, esi-stono altri prodotti che meriterebbero il ricono-scimento di un marchio di origine (DOP, IGP,IGT). Negli ultimi anni sono stati oggetto didefinizione le tecniche di produzione di alcuniprodotti tipici dell’area che hanno riguardato:- il melone giallo di inverno “Gialletto”,- i pomodorini gialli da serbo,- il Carciofo Locale di Brindisi.

Altri disciplinari di produzione potrebberoessere realizzati per altri prodotti dell’area,quali:- Pomodoro Fiaschetto- Frumento duro “Senatore Cappelli”- Fico “Dottato”- Fico “Fiorone di Carovigno”.

I SERVIZI DI ASSISTENZAALLE AZIENDE AGRICOLEAllo stato attuale, sarebbe alquanto aleatoriopensare di avviare in tempi brevi un processodi modifica dei sistemi di produzione agricolanella zona in quanto, le colture a maggior red-dito (pomodoro e ortaggi in genere) sono lestesse che producono maggior impattoambientale; pertanto, nella prima fase, sarebbepiù opportuno attivare una politica di interven-to basata sull’informazione agli agricoltori dellazona e sull’assistenza tecnica diretta; ad esem-pio sui vari Regolamenti che la ComunitàEuropea emana ogni anno in materia di agro-

ambientale come per i precedenti Reg. Ce2078/92 e 2080/92 (misure agroambientaliregionali) ed il Reg. Ce 528/99 e 1334/02 sullariduzione dell’impatto ambientale.Per l’implementazione delle misure a sostegnodi forme di agricoltura sostenibile e rivolte allavalorizzazione dei prodotti locali di qualità,oltre ai consueti incentivi economici che com-pensino l’agricoltore del mancato reddito inconseguenza della conversione in agricolturaintegrata o biologica, diventa importante assi-curare agli stessi un’assistenza tecnica sulcampo. Questa forma di affiancamento tecnicosul campo potrà essere assicurato da un grup-po di tecnici in grado di favorire una maggiorediffusione dei metodi di agricoltura biologica,permettendo al sistema agricolo della Riservadi dare avvio ad un processo di compatibilitàambientale.Il Consorzio di Gestione, per perseguire gliobiettivi di un’agricoltura sostenibile, dovràintraprendere forme di collaborazione con lerealtà produttive presenti nel circondario; ciò alfine di ottenere prodotti con standard qualita-tivi omogenei. All’uopo l’unico vivaio presentenella zona che fornisce agli agricoltori piantineorticole da trapianto ed altri mezzi tecnici,potrebbe sperimentare (insieme agli Istituti diRicerca di Bari e Lecce) la produzione di pianti-ne di varietà autoctone che richiedano basseesigenze idriche e resistenti alle malattie. Peralcune di esse, come ad esempio il Fiaschettoper il pomodoro ed il carciofo locale, il suddet-to vivaio, infatti, ha in corso collaborazioni diricerca e sperimentazione con diverse strutturedi ricerca universitarie e ditte sementiere.

FASI PROCEDURALI ATTUATIVEVolendo applicare nelle aree agricole dellaRiserva interventi di aridocoltura, diventa indi-spensabile dare avvio ad una serie di azioniprioritarie, propedeutiche a qualsiasi tipo dipolitica di sviluppo di forme di agricolturasostenibile. Tra queste, le analisi dei terreno e

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anche la formazione degli operatori del settoree l’assistenza tecnica dovranno essere avviateal fine di assicurare un buon esito dei Progetti.In sintesi le azioni propedeutiche all’adozionedi politiche di sviluppo agricolo sostenibile ed abasso impatto ambientale sono:

1) Analisi del suolo2) Analisi delle acque3) Definizione dei Disciplinari di Produzione4) Registrazione del Marchio5) Produzione di materiale divulgativo6) Incontri con i produttori7) Formazione degli operatori8) Redazione di Progetto Pilota9) Raccolta adesioni ai Progetto (dichiarazione

di intenti)10) Attuazione di Progetti Pilota11) Assistenza tecnica

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