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Savona
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..r.3u|., questi era debitore verso il
comune di L. 364. 12 per battitura di libbre 1823 di pezzi da tre denaria ragione di soldi due caduna per diritto di signoraggio, pi L. 56. 13
per l'eccedente nella tolleranza sul loro peso, e L. 92. 8 per la decienza
di ne riconosciuta su di essi dagli otciali deputati alla zecca, che erano
Paolo de' Guasconi, Giraldo Richelmi e Pietro Sassi. ,
Le Zecca pare che continuasse per vari anni.in questa ofcina, poich
a tenere distromento regate al notaio Antonio Grosso nel 1457 (3), siport nel 1459 debitore di L. 4,000 savonesi per le monete che ha
emesso ed emetter in tre anni.
Si vede da ci che vi lavorava ancora quando Savona pass nel 1458
sotto Carlo VII re di Francia, ma anche questa volta, stante lo scarso
numero di quelle uscite da questa zecca che nora ho potuto conoscere,
ahbench da quarantanni indelessatpente attenda a raccogliere le nostre
antiche monete, devo confessare che nessuna potei scoprire che possa
attribuirsi a questo sovrano, il quale essendo mancato ai vivi nel 1461,
lasci il treno a Lodovico XI, e da questo cominciamo ad avere tali pezzi, _
che pi facilmente pessono classicarsi.
(1) Manoscritto BBLLOBO. Registro 1448, p. 279. Atto regalo al notaio Matteo de' Guglielmi.
(2) Idem.()'In casa di questo Melchiorre Zecca fu alloggiato e ricevuto dalla moglie sua Teodora
Pavese, forse per lassenza del marito, li 24 giugno 1461 Renato dAngi re di Sicilia, che
parlava per Savona con alcune migliaia di [ami e di cavalli, collo scopo ti impadronirsi per
Francia di Genova, e fu dal municipio regalato di quattro rubbi di cera tra torcl1ie , ln'am
doni, ceriotti e candele, di trenta barili di vino, di gran quantit di con/etti e di carne, come
trov il Belloro in registro degli ordmi del comune dal 18 febbraio 1461 aUi 26 aprile 1470.
(3) Idem.
33Senza sapere se abbia fatto coniare monete doro, il pi grande suo
pezzo conosciuto nuovamente il grosso (T. III, N. 24), e questo ha
nel diritto il campo inquartato 1 e 4 dellaquila collali aperte, ma forse
per ignoranza dellintagliatore del conio, non pi coronata e rivolta alla
sua destra come avrebbe dovuto essere, e 2 e 3 di un giglio per segno
della signoria francese, con attorno E L . (Ludovicus) IIEX . FRAN
COIIVM . DNS . SAONE . Nel rovescio vedesi una gran croce patente
colla leggenda 1% MONETA . CIVITATIS . SAONE . Pesa come i grossi
genovini denari 2. 6, ma non pi dargento ne come quelli, conte
nendone appena denari 12 per oncia.
Pezzo da tre denari od ottenne (T. III, N. 25) collaquila savonesee cella leggenda CIVITATIS . SAON . preceduta da un giglio da un lato,
e dall'altro con una croce accantonata superiormente da un giglio ed alterne
pure un giglio indi COMVNIS . SAONE . E del peso di grani 11 e pare
un pe inferiore a den. 2.
Denaro piccolo (T. III, N. 26) cellaquila suddetta, per volta alla sua
sinistra e preceduta da un giglio la leggenda CIVITATIS . SAONE . da
una parte, e. dallaltra una croce ed in giro dopo un giglio COMVNIS .
SAONE. Questo piccol pezzo pesa grani 7 e vedesi a bassissimo titolo.
A proposito di queste leggende e a notarsi la variazione in esse suc
ceduta, che vediamo nelle prime monete dargento il nudo nome della
citt Saona,ndi verso il ne del secolo XIV mettersi Comuni: Saune,
e alla seconda met del secolo susseguente introdursi il Civita: Saune,
che conservossi sino alle ultime.
Ceduta nel 1464 dai Francesi la citt al duca di Milano Francesco
Sforza, la zecca continu ad essere aperta durante i due anni che questi
ancor visse, per una sola la moneta che mi sia di esso pervenuta, ed
un grosso consirpile a quello di Lodovico XI, ed ha (T. III, N. 27) il
campo del diritto partito.dalla solita aquila e dalla hiscia de Visconti,
con attorno 0% FRA . SFII . DVX . M . DNS . SAON . , cio Franciscaw
Sfortia Due Mcdiolani I)ominus Suona, e. nel rovescio una croce patente
con 1f1 ItIONETAS . (sic) CIVITATIS . SAONE . Pesa come il suddettodenari 2.6, ma pare a soli denari 5 di ne.
Morto il duca Francesco nel 1466, gli successo il gliuolo Galeazzo
Maria, che tenne Savona sino al 1478, quando pass ai Genovesi, sotto
il dominio de' quali rimase sino al 1487, nel qual anno ritorn in potere
delli Sforza che la signoreggiareno sino al 1499. Durante questi ventun
s
34anni non conosco monete, n trovo memon'e della nostra zecca, che quando
se ne fossero coniate, per essere questo spazio di tempo assai ragguar
dcvole, e per essere Iepocapi a noi prossima, certamente qualcheduna
sarebbe sino a noi pervenuta, onde abbiamo ragion di credere che per
quelli anni questollicina non lavorasse.
Cacciati nel 1499 gli Sforza dalla Lombardia da Lodovico XII re di
Francia, Genova e le due riviere cedettero presto alle sue armi, e a lui
rimasero soggetti sino al 1512, quando Savona venne occupata dallarmata
della lega che contro di esso erasi formata, come sopra abbiamo veduto.
Dal 1499 al 1507 non trovai notizia che siasi lavorato in questa
ollicina, e solamente in quest' anno abbiamo un contratto passato li 22
ottobre () con un Costantino Gaia per la battitura di monete durante
otto anni , e mediante L. 2725 da pagarsi ripartitamente al comune,
convenzione che fu poi ridotta ad un annui), ma sempre senza specicare
quali fossero le specie da lavorarsi.
Quattrzinni dopo, cio nel11511, abbiamo un nuovo maestro in Bal
dassare Lenza savonese (3, che tenue la zecca sino al 1528, cio sino
a quando fu denitivamente chiusa, e questi in autorizzato a battere ducati
d'oro larghi del peso e bont dei genovini d'oro, testoni e mezzi alla stessa
legge di quelli di Milano, pi aquile e mezzo alla stampa del comune.
Ora varie sono le monete delle suddette specie che conosciamo, le
quali abbench pel loro tipo e forma delle'lettere al primo aspetto si
vedano appartenere a questi anni, e pei gigli impressivi spettare ai re di
Francia, tuttavia per non trovarsene nessuna coi nomi di Lodovico XII e di
Francesco I, cio dei due sovrani che a questepoca ebbero il possesso di
Savona, rimane molto ditcile la loro classicazione; per procureremo
di distinguere alla meglio quelle coniate dal primo dalle altre del secondo.
Come appartenenti al re. Lodovico crediamo di poter collocare con certezza
i pezzi nei quali evvi la Madonna seduta ed accostata da due gigli, quelli
nei quali da ambe le parti veggonsi le leggende precedute da un giglio,
e due che hanno pure la Madonna suddetta, ma che per il loro pi
ristretto diametro quei eri non si poterono improntare, e questo per leragioni che in seguito vedremo.
Di queste monete la prima un Doppio ducale largo (T. III, N. 28)
(1) Archivio civico. Registro dellAmministrazione del Comune nel 1507, pag. 163.
(2) Idem, pag. 313.
(3) Manoscritto BELLORO.
35colla solita aquila nel campo del diritto e la leggenda CIVITATEM .'SAVONE .
preceduta da un giglio, e nel rovescio la protettrice principale della citt
e titolare della cattedrale, cio la Madonna seduta col bambino Ges in
braccio ed accostata da due gigli con in giro 0% VIRGO . MARIA . PRO
TEGE. del peso di den. 5.6. 12, ed almeno a carati 23. 21, dalche si conosce essere di quelli sopra prescritti.
Si noti che le leggende di tutti questi pezzi doro e dargento colla
Madonna hanno le leggende intercalate da rosette.
Segue il Ducato (T. III, N." 29) di minor diametro, ma di tipo uguale
al doppio, luorch non sonvi i gigli accanto alla Vergine e che la leg
genda da questo lato, per toccare la testa lorlo della moneta, non ce
mincia colla croce. Come met della precedente di den. 2.16, ed
anche allo stesso suo titolo.
Il testone, ossia pezzo da grossi otto (T. III, N. 30) ha da una parte
accostato dalle lettere S . M . per Savonac Moneta, lo "stemma civico del
palo collaquila nascente nel capo, ed attorno precedute da un giglio le
parole CIVITATEM . SAVONE . Dallaltra parte allatto simile al doppioducato, cio colla Madonna seduta col bambino accostata da due or
daliso. Pesa soli den. 7. 3, ma siccome alquanto corroso questo pezzo
si conosce che dovrebbe essere di den. 7. 12 come i buoni di Milano, ed
ad essi uguale nella bont, perch a den. 11.
Il Mezzo testone che abbiamo, e che credo di Lodovico XII, avendo
da ambi i lati nella leggenda il giglio, che cosl pi non trovasi nelle
monete di Francescol (T. IV, N. 31), uguale dal lato dello stemmaal suo intiero, ma con una rosetta nel campo sotto la lettera S, e dallaltro
sopra una mezza luna ha un busto nimbate di faccia della Vergine colle
mani giunte, accostato alla destra da unglobetto ed avente attorno dopo
un giglio . vmeo . MARIA . PROTEGE . E del peso di den. 3. 18,che corrisponde al legale del testone, cio 7. 12, ed al titolo di questo.
Pezzo da due grossi (T. IV, N. 32) uguale nel tipo al ducato, menoche nelle leggende in luogo delle rosette sonovi due punti perpendico
larmente posti. di den. 2. 2, e pare a denari 10 di ne.
Patacchino, 0 pezzo da denari sei (T. IV, N. 33), colla solita aquilaed attorno dopo il giglio CIVITATIS . SAONE . da una parte, e dal
laltra con una croce'patente accantonata da quattro gigli e colla leggenda
pure dopo delle ere COMVNIS . SAONE . Questesemplare di grani 18,
e deve essere a den. 3 di argento ne.
36Come abbiamo gi detto, avendo la lega cacciato nel 1510 di Savona
i Francesi, vi mise a governatore Guido Fregoso che vi risied sino al
1514, e durante questi quattro anni e vermimilmente anche nei due che
fu governata la citt a nome della nuova lega da un Simonetta dello stesso
rasato, cio dal 1526 al 1528, troviamo che dal Lanza si continu a
lavorare monete, delle quali le seguenti solamente ci pervennero.
Mezzo testone (T. IV, N. 34) simile allintiero col N. 30, ad ecce
zione che dove il testone ha dal lato dello stemma a capo della leggenda
un giglio, questo ha larme dei Fregosi, e nel campo ha . M . S -. in
luogo di S. M . Dallaltro lato poi accanto alla Madonna vennero can
cellati i due gigli, perch segno di dominazione francese. Pesa den.4,
e pare a den. 1 1.Altro mezze testone (T. IV, N. 35) uguale al precedente dalla parte
in cui havvi lo scudo dellarme di Savona, ma dallaltra ha un busto velato,
11imhato e volto a destra della Vergine, con sotto il sopradetto stemma
dei Fregosi e la leggenda attorno *I* VlltG0 . MARIA . PROTIIGE . Lesem
plare che descriviamo di den. 3.20, e di den. 11 incirca di ne.
Probabilmente si dovette anche emettere moneta minuta coll arme di
questo casato, ma nessuna per conoscendone, passiamo a descrivere quelliche crediamo debbano essere stati battuti sotto Francesco] dal 1515 al
1523, e che conosciamo. ,
Il pi grande di questi un testone (T. IV, N. 36) uguale a quellocol N. 3o sopra descritto, fuorch nel diritto le due lettere che accostano
.lo scudo sono dispo.=te cosl M . S . , e nel rovescio mancano nel campo
i due gigli accanto alla Madonna, il che minduce a collocare questi pezzi
allultima epoca della dominazione francese in Savona, perch i conii ora
usati, appare essere quelli che scrviron per le monete battute sotto i
Fregesi, essendo su di essi stati cancellati i gigli. Questo esemplare
di den. 7. 11, e pare come il sopradetto a den. 11.
Mezzo testone (T. IV, N. 37) simile allintiero, solamente che le due .lettere del campo del diritto sono cos 8 . M . questo pezzo di den. 3. 12
e pare a den. 11 di ne.
Cavalletto, ossia pezzo da tre grossi, moneta da questi anni solamente
ricercata, e che perci a questepoca attribuisce (T. IV, N. 38), pel quale si
adopr dalla parte del diritto il conio dell'avanti descritto testone col N. 30
nel quale ovvi lo stemma della citt, dallaltra poi, siccome su questa specie
di moneta comune in Piemonte, ivi usavasi sempre rappresentare un santo
3. guerriero a cavallo, anche esso si egi, ma mettendogli in mano un7a
freccia invece della lancia, e sotto una stella nel campo. L' iscrizione
attorno, che sugli altri ha il nome del santo ralliguratovi, in questo allude
alla santa Vergine, essendo cos VIRGO . MAltll\ . PROTEGE . Pesatone
alcuni esemplari, si trovarono di den. 3, cio un poco inferiori ai piemontesi, ma superiori a quelli di Milano, alla cui bont paiono, cio
a den. 6.
Altro cavallotto (T. IV, N. 3g) uguale al precedente, ad eccezione che
le lettere accanto alle scudo sono cosi M . S e che manca la stella nel
campo. La sua bont e peso sono quelli del primo.
Palacchina, ossia quarto di grosso (T. IV, N. 4o), avente da un lato
lo stemma sopra descritto della citt con attorno, dopo il solito giglio,
COMVNIS . SAONE, e dallaltro una croce gigliata ed in giro-lo stesso
ore indi CIVlTATIS . SAONE . Pesa grani 17, ma pare essere a soli
denari 2 di ne, per il che come inferiore allaltra col N. 33. credo
dover spettare a questultima battitura.
E cos siamo giunti al [528, anno che se tu felice a Genova perch
in esso riacquist la perduta autonomia, fu fatale alla povera Savona,
avendo con quello avuto ne la sua esistenza politica e perduto tutti i
suoi antichi privilegi, fra i quali certamente non era lultimo quello della
zecca, stata dalla sua signora e rivale ora denitivamente chiusa.
DOCUMENTI
Dallorigr'nnle rsr'slenle nellArchivio civico di Savona.
Ludovicns Dei gratia Bomanorum rex semper Augustus. Universis Sacri Romani lmperii delibus ad quos presentes pervenerint gratiam suam et omnebonum. Bano solum lmperialis Celstudo legem solempniter protetur, ut illosqui scmper luerunt promptitudine et obsequosa voluntate ipsi Sacro Imperio,
ncc non ipsius principibus, Bomanorum lmperatoribus et Regibns benivolentiusparuer'unt, et delitcr servierunt iuxta oicium caritatis respiciat privilegio
spccialis gratie et amoris. Cum igitur nostri et Sacri Romani lmperii delesdilccti cives civitatis Saone premissis prerogativis renitcre lucidius dinoscantnr.
lpsis et toti comuni civitatis predicte hanc gratiam facimus et concedimusspecialem, quod ipsi in civitate sua Saune preiatam monetam imperialern cu
iuscumquc conditionis, seu numismatis cudere potuerint et facere sicut etquando eis placuerit auctoritate nostra Regia eis presentibus tradita liberefabricari. Nulli ergo omnino hominum liceat banc nostram concessionis paginaminfringcl'e, aut. ci in ausu aliquo temcrario'contravenire sicut indignationem
nostram et gem nostre Celsitudinis oilensam et penam quam nostro arbitrio
ad hoc reservamus inigendam desiderat evitare. In cuius rei testimoniumresentes 'conscribi .et sigilli maiestatis nostre munimine iussimus communiri.I)atum Mediolani idus iulii decima indictione. Anno Dominimillesimo trecen
tosimo vigesimo septimo. Regni vero nostriianno teieodecimo.
40
Il.
Dnlloriginalz in pergamena con sigillo esirtente rul['rchivi0 civico di Savona.
Nos Bernabos et Galeaz fratres Vicecomites etc. Exposito nobis pro partecomunis et hominum cvitatis nostre Saone, quod tam per publica Imperatorum privilegia, quam etiam ex antiquissima eorum consuetudine licitum esteis in dieta eorum civitate facere, seu eri tacere zecham orenorum, et etiam
monete argentee. Et bumiliter supplicato ut ad maiorem roboris rmitatemet perpetuam fac_ti evidentiam licentiam l'aciendi zecbam predictam iuxta prefatam eorum consuetudinem concedere dignaremur. Volentes in hac parte prefatorum comunis et bominum cvitatis prefate Saone supplicationibus conde
scendere eisdem facicndi, seu eri faciendi zecbam predictam oreriorum etmonete argentea in dieta civitate Saone modo quo actenus ipsam facere con
sueverunt, et dummodo iuri alicuius maxime preiudcetur licentiam et facul
tatem liberam concedimus per presentes. 'ln quorum testimonium prescnteseri iussimns et registrati meorum sigillorum munimine corroborari. DatumMediolani millesimo tercentesimo quinqnagesimo quinto, die sextodecimo
octobris nona indicione.
Dallorx'ginalc uiltente nellArchivio civico di Savona.
In nomine sancte et individue Trintatis felieiter. Amen. Carolus IV divinafavente Bomanorum lmperator sempcr Augustus et Boemie Rex ad perpetuamrei memoriam. Etsi quedam generalitate imperialis dignitas votis quorumlibet
rationabilibus ut optatum sortiantur ell'ectum de innata sibi clementia dignaremur annuere, speciali tamen al'.lectu ducitur, ut illorum desideriis conde
scendat, qui claris fidei et virtutum operibus non sine magnis pericnlis sacroadhaeserunt imperio , et inter dubius rerum eventus persistentes immobiles.
Iamplioribus favoribus et graliis imperialibus se dignos reddideranL cum igifurpro parte dileclorum nobis fidelium civium civitatis et communitatis esame
Maiestati nostre supplicaverint humiliter et devote honorabiles viri Bernabos
de Gerardis licenlialus in legibus noster et imperii sacri fidelis et secretariusdilectus. et Franciscus Fuichcrius cives saonenses nuntii , seu procuratores
civitatis eiusdem. ut ipsis civibus et communitati iamdiu literas rescripta etprivilegia quas et que a dive rccordalionis Frcderico l et li quondam ro
manis imperatoribus, et Henrico olim romano rege avo noslro, nec non et ab
aliis romanis imperatoribus et regibus anteccssoribus nostris obtinuisse noscuntury auctoritate imperiali approbare, raticare, innovare, de novo concedere,
auclorizare, et de benignitate solita confirmare dignaremur gratioseg nosigitur intemcrate dei, constantiei et clare fidelitatis obsequia, quibus predicli
nostri cives et commune Saone vigilanti studio et operosa diligentia nobis et
nostris antecessoribus predictis et sacro romano imperio. non sine gravibus
personarum et rerum periculis astitiverant. ac honores et commoda eiusdem
sacri imperii fideli diligentia promoverunt. in nostre considerationis aciemadducenles, supplicationibus quoque predictorum Bernabovis cl francisci cum
de fonte rationis cmaneanL benignius annuenles, sepe dictis civibus et com
mune Saone omnia et singula corum privilegiay i rescripla, concessiones et
alias quascumquey que, seu quas a dictis Pridericis olim imperatoribus ,quam ab llenrico rege romanorum , et ab aliis romanis imperaloribus siveregibus antecessorihus nostris rite obtinuisse noscunlur, in omnibus suis ar
ticulis. contincntiis , sententiis , leuoribus, clausulis et punctis de verbo ad
verbum prout scripte, seu scripta sunt. ac si tenores omnium predictorum .men eomndem, presentibus specifice forent inserti seu inserle, et etiamsi
de his iure vel consuetudine deberet fieri mentio specialisi hec nos bona iura,iudicia, iurisdicliones ailas et bassas, merum et mixtum impcrium, et omnimoda alia iura et iurisdictiones cum gladii potestate. immunitates. liberlales,
gralias, consueludines, usus, dominia, et honores ipsorum, et quidquid dicticives aut commune in presenti possideant vel quasi, et futurum iustis et
rationabilibus modis et veris titulis prestante domino poterant adipisc, animodeliberato non per errorem aut improvide. sed ex certa nostra scienlia,
auctoritate imperiali , et de plenitudine potestatis imperialis , prout hec riteet rationabiliter processerunt, et sicut digoe possumus, approbamus, ratificamus, innovamus et de novo concedimus, auclorizamus, et benignitate solita
et innata nobis pietatis clementia gratiosins confirmamus sepe dictis et communi Saonensi et potestatibus. rectoribus per ipsum commune eligendis spe
cialiter. notanter et expresse in caslris, villis, et locis Vadi et Signe et Qui
liani merum et mixtum imperium et omnimoda iura, iurisdicliones, cum gladii
.potestateg et ex certa scientia et de plenitudine-caesaree potestatis sicutproinde possumus confirmamus et de novo concedimus, non obstantibus in
predictis vel aliquo predictorum aliquibus prescriplionibus, 'irrilationibus, veletiam odiosis de consuetudine aut de iure, cassantest nihiianles, irritantes.
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rcvocanlcs al cancellanles; immo cassa cl irrila auclorilate cesarea ci. nostra
rerla scienlia irrilanles omnia rescripla, privilegia, lileras el cnnnessiones perimporlunilalem polenlium, per falsas exposiliones, vere tacilurnilalcm aut alias
indebile oblentas CI. impelralas, seu oblenla et impelraia per lilarchions (leCarrello, seu aliquem ipsorum, scu quoscumque alios Marchiones , Duces,
Comiles, Barones et alios quoscumque si et quantum predictis vel alieni predictorum modo aliquo obviarenl: quibus non obslanlibus omnia in presenlibus
oxpressa plenum obtinere hic volumus et perpetuam mboris rmitalern'; eteliam non obslanlibus prediclis, vel aliquo prediclorum aliquibus verbis seu
Cl&usulis derogaloriis, sou aliis quibuscumque apposilis in 'his privilegiis seurescriplis aliorum , quibus omnibus inlclligatur esse specifico derogalum, nesi de ipsis in prescnlibus facla fuissel menlio specialiler el expresse. Vo
lentcs insuper dicle civilali Saune , incolis el. habilaloribus et civilmseiusdem ad hec praecipuc ul inler ipsos-el loca ipsis vicinia humana coer
cealur audacia, et inler _malos el improbos innocenl.ia sii. secura, graliamfacere, specialiler ipsis iurisdiclionem e! merum et mixlum imperium nucle
rilale imperiali concedimus' in mari per decem milliaria in tantum in quanlumfons polentie seu posse saonense se exlendit, et iurisdiclioncm et poteslalemiurisdicendi in quoscumque ibidem habeanl, et animadverlendi in facinorosos
homines alque malos. Volumus etiam ex singulari gralia diclis Saonensibus
concedimus, ul in civilale nostra Saonensi monelarn auri et argenti quam
cumque, bonam lamen lcgalem et dalivam sub guris et caraclcribus debiliscudi faccre, seu auclorilale cesarea libere [abricari valeal quanlumcumque ipsis
videbilur expediri noslris et imperii sacri et aliorum quorumlibel iuribus inomnibus el singulis premissis semper salvis. Nulli ergo omnino bominum cuius
cumque status, condilionis, dignilalis seu preerninentie existal, liceat contraliane nostre Maieslalis paginam quovs modo l'acere vel venire vel allentare
iure vel facto, aut allo quovs ingenio ve] colore quesito. Si quis anlem contrapremissa, vel aliquod premissorum temere facere vel allentare presumpseril,
indignalionem imperalem et pcnam gravissimam ad arbilrium proprium inigendam , et preserlim penam centum librarum auri puri, cuius medielatemimperiali sco, residuam vero partem iniuriam passis applicari slaluimus lolies
quolie contra predita atlenlalurn fuerit, se noveril irrcmisibililer inversarum,
preserlim sub imperialis nostre Maieslalis literarurn testimonio. Dalum Plageanno Domini millesimo lercenlesimo sexagesirno quarto, indiclione secunda,
X\lll kalendis ianuarii, regnorum noslrorum anno decimo nono; imperii verodecimo.
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Finito di sramparc in Sala Bolognese nel Dicembre
1985 presso la Arnaldo Forni Editore S.p.A.