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Università degli Studi di Perugia A.A. 2016-2017 ECONOMIA INDUSTRIALE MONOPOLIO E REGOLAMENTAZIONE Prof. Fabrizio Pompei ([email protected]) Dipartimento di Economia

MONOPOLIO E REGOLAMENTAZIONE Prof. Fabrizio Pompei

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Page 1: MONOPOLIO E REGOLAMENTAZIONE Prof. Fabrizio Pompei

Università degli Studi di PerugiaA.A. 2016-2017

ECONOMIA INDUSTRIALE

MONOPOLIO E REGOLAMENTAZIONEProf. Fabrizio Pompei

([email protected])Dipartimento di Economia

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MONOPOLIO E REGOLAMENTAZIONE

Argomenti Trattati

u Richiami sul Monopolio (Ricavo marginale, massimizzazioneprofitti, regola elasticità)

u Inefficienza allocativa

u Imprese dominanti e domanda residua

u Monopolio e Regolamentazione

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Richiami sul Monopolio

• Il monopolista fa il prezzo (price maker), ovvero è in grado di influire sul prezzo del proprio prodotto modificando il volume di produzione

• Questa impresa quindi affronta una curva di domanda inclinatanegativamente (coincide con la curva di domanda del mercato), per vendere un’unità addizionale del bene il monopolista deveabbassare il prezzo

• Se il monopolista abbassa il prezzo per vendere un’unità in più, isuoi ricavi possono aumentare o diminuire, tutto dipende da se l’incremento di quantità sovracompensa la diminuzione del prezzo o no

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Richiami sul Monopolio (2)• Fissando indifferentemente quantità o prezzo, il monopolista

massimizza i profitti quando MR=MC

• E’ noto dalla microeconomia che il monopolista fissa il prezzo al di sopra del costo marginale, e la differenza tra il prezzo ed ilcosto medio è il profitto netto che deriva dalla sua posizionedominante e che permane anche nel lungo periodo

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Richiami sul Monopolio (3)• Nel punto di equilibrio, in cui massimizza i profitti, avremo

p>MR=MC• l’entità del ricarico sul costo marginale è ottenuta attraverso la ben

nota Regola dell’Elasticità

dove p è il prezzo, MR è il ricavo marginale, MC il costo marginale e ε l’elasticità della domanda rispetto al prezzo.

• Quindi un monopolista dovrebbe fissare un margine di profitto unitario tanto più grande quanto più piccola è l’elasticità rispetto al prezzo.

L’intuizione è che se la domanda è poco reattiva ad aumenti di prezzo (diminuisce in modo meno che proporzionale) il monopolista può permettersi di fissare prezzi molto al disopra dei costi unitari

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Richiami sul Monopolio (5)• Graficamente la Regola dell’Elasticità si può rappresentare nel modo

seguente

Tale espressione rappresenta l’indice di Lerner e consente di misurare il potere di mercato

Inquesto caso MCsono costi marginali costanti edequivalgono alprezzo diconcorrenza Pc

Vendendo laquantità che famassimizzare il profitto qM (doveMC=MR)il monopolista condomanda inelastica D1,fissa unprezzo più alto

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Richiami sul Monopolio (6)• Regola dell’elasticità e mark-up

• Dalla stessa regola dell’elasticità espressa in questo modo

Dopo alcuni passaggi algebrici otteniamo

Se chiamiamo

Vediamo chiaramente come più piccola è l’elasticità e maggiore sarà il mark-up

m è quindi il mark-up, vale a dire il ricarico che fa il monopolista sul costo marginale

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Inefficienza AllocativaIl monopolio comporta inefficienza allocativa: se il monopolistaproducesse una maggiore quantità del bene abbassando il prezzo, ilsurplus totale nell’economia aumenterebbe• Ripartiamo dal profitto del monopolista e da quantità e prezzo che

fanno massimizzare il profitto• Ora esprimiamo il prezzo come una funzione di domanda lineare

inversa

• Il profitto sarà• Ponendo le condizioni di primo ordine (FOC) troviamo quantità (q*)

e prezzi (p*) di equilibrio e profitto massimo

Profitto dimonopolio.Loconfronteremo nel seguitoconi profitti daduopolio

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Inefficienza AllocativaIl monopolista realizza un profitto p vendendo una quantità inferiore di prodotto (qm) ad un prezzo più alto (pm)

Rispetto ad una situazione di concorrenza perfetta il surplus del consumatorediminuisce, ma questa diminuzione non viene tutta recuperata dai profitti del monopolistaIl triangolo in blu rappresenta l’efficiency loss vale a dire la perdita di efficienza dell’economia causata dal monopolio

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Inefficienza/Efficienza Produttiva e Dinamica

Esistono altre due forme di efficienza/inefficienza che ci interessano quandoparliamo di monopolioEfficienza ProduttivaEfficienza Dinamica

Efficienza Produttiva: produzione di una data quantità di output al costo piùbasso possibile, data una tecnologia disponibile. Quindi evitando sprechi di inputs

Efficienza Dinamica: possibilità di utilizzare le rendite monopolistiche come investimenti per sviluppare nuovi prodotti e/o processi che permettono la sopravvivenza dell’impresa nel tempo e determinano un effetto efficienza del monopolio

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Imprese Dominanti

• I casi di monopolio puro (ossia esiste solo un’impresa chedetiene il 100% del mercato) sono piuttosto rari

• È più realistico trovare casi con industrie in cui una solaimpresa detiene una quota di mercato del 50% o anchemaggiore e un insieme (frange) di imprese piccole cheoperano come in concorrenza si dividono il resto del mercato

• Supponiamo che queste piccole imprese abbiano una capacitàproduttiva limitata pari, nel totale, a K

• Quindi questo significa che l’impresa dominante avrà unadomanda residua (DR) ottenuta spostando la domanda dimercato totale (D) verso sinistra di K unità

d(p) = D(p) - K

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Imprese Dominanti (2)

L’insieme delle piccole imprese fissa un prezzo leggermente più basso della dominante,avendo capacità produttiva limitata la quantità complessiva che offrono non superaK

Il prezzo dell’impresa dominante (pD) non è molto diverso dal prezzo di monopolio puro(pM )

pD

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Imprese Dominanti (3)

• Non è detto che una situazione con impresa dominante dialuogo a maggiore efficienza allocativa di una situazione dimonopolio puro

• Il risultato dipende dall’elasticità della domanda (ε)

• Una situazione di monopolio puro con ε alta, da luogo a (P-MC)/P inferiore a quello che si avrebbe con impresadominante e domanda più rigida

• Quindi: più delle quote di mercato controllate dalle impresecontano le caratteristiche della domanda (ε) e ilcomportamento (di prezzo e non di prezzo) delle imprese

• Risultato analogo si verifica in oligopolio

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Monopolio naturale

Un monopolio si dice naturale quando data una certa quantitàdi output q, è più conveniente produrre tale output con una solaimpresa anziché con 2 o più.In presenza di monopolio naturale la tecnologia ha funzione dicosto sub-additiva rispetto una data quantità di output q

Si ha una funzione di costo sub-additiva quando

Vale a dire che fin quando la quantità domandata è qD <qconviene produrre tale output con una sola impresa anziché con2Nel tratto tra 0 e q il monopolista ha un costo medio decrescente

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Monopolio naturale (2)Caratteristiche• rendimenti di scala crescenti che, nell’ipotesi di prezzi

costanti dei fattori, si traducono in una riduzione del costomedio del bene al crescere del livello di produzione

• elevati costi fissi necessari per intraprendere l’attività el’“irrecuperabilità” dell’investimento (sunk costs)

• Esempi di monopoli naturali

- Servizi infrastrutturali (“servizi a rete”, public utilities):telecomunicazioni, elettricità, gas, acqua, ferrovie, porti,aeroporti

Da notare che in presenza di monopolio naturale abbiamo quindi una sorta di trade off: da un lato l’efficienza produttiva (funzioni di costo sub-

additive), dall’altro rimane l’inefficienza allocativa

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Monopolio naturale (3)Attenzione:

Ø In molti settori il cambiamento tecnologico e lo sviluppo delladomanda hanno modificato e/o stanno modificando le condizioni dicosto:

- telecomunicazioni: grazie all’aumento della capacità trasmissivadelle reti terrestri e allo sviluppo della telefonia cellulare non si puòpiù ritenere che esistano diffuse economie di scala se non in segmentiparticolari delle telecomunicazioni

- elettricità: le condizioni di monopolio naturale permangonoessenzialmente nel trasporto ad alta tensione

Ø Ciò spiega la crescente attenzione nei confronti dellaregolamentazione dell ’ accesso alle reti (reti telefoniche, retiferroviarie, linee di trasporto gas, elettricità) come strumento perfavorire la concorrenza nei segmenti non caratterizzati da condizionidi monopolio naturale

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La regolamentazione del monopolio

• Il costo sociale del monopolio non sta tanto nel profitto delmonopolista quanto nel fatto che il monopolista sceglie dicollocarsi a un livello di produzione inferiore a quello chemassimizza la rendita totale dato che pratica un prezzo superioreal costo marginale

• Se esiste solo inefficienza allocativa la cosa migliore sarebbecontrastare il monopolio con una normativa antitrust e stimolarela concorrenza

In presenza però di settori con elevati costi fissi, economie di scalarilevanti, funzioni di costo sub-additive (monopolio naturale), ènecessario fronteggiare il trade-off tra inefficienza allocativa edefficienza produttiva del monopolista

Impresa pubblica: si massimizza il benessere collettivo anziché ilprofitto

Regolamentazione: l’impresa monopolista è privata ma siregolamenta il prezzo

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Problemi di regolamentazione: prezzo uguale al costo marginale

Anche se il monopolio naturale è efficiente dal punto di vistaproduttivo, rimane l ’ inefficienza allocativa: l ’ attività diregolamentazione si deve porre l’obiettivo di ridurla al minimo

Una prima soluzione è:

1) Imporre pR = MC (dove pR è il prezzo regolamentato)- si annullerebbe la perdita di efficienza allocativa, ma ilmonopolista produrrebbe in perdita, dati gli elevati costi fissi checaratterizzano il monopolio naturale- in presenza di costi fissi, l’area del profitto si riduce ed esisteun profitto lordo (o surplus del produttore) ed un profitto netto

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Problemi di regolamentazione (2): prezzo uguale al costo marginale

- in particolare, la parte di surplus del produttore (ABCD)definita dall’area ECDF copre i costi fissi ,e i profitti delmonopolista sono dati dall’area ABFE- imponendo pR = MC il monopolista incorrerebbe in una perditapari all’ammontare dei costi fissi

A

AC

B

E F

C D MC

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Problemi di regolamentazione (3): prezzo uguale al costo marginale

2) Imporre pR = MC e fornire sussidi al monopolista per coprire laperdita, ma:

- richiede il finanziamento del sussidio (ad esempio attraverso latassazione), con conseguenti effetti negativi in termini di efficienza(riduzione del surplus del consumatore)

- rischio di “regulatory capture”, ovvero rischio di influenzabilità delregolatore dall’attività di lobbying, che per di più ha rilevanti costisociali

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3) Average cost pricing (pR = AC = D)

AC

MC

pR

qR

• In questo modo il monopolista riesce a ripagare i costi fissi• Il surplus del produttore è esattamente uguale ai costi fissi

Problemi di regolamentazione (4): prezzo uguale al costo medio

Questo è unottimo disecondbestLaquantità prodotta noncorrisponde aquella dell’ottimosociale

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Problemi di regolamentazione (5): prezzo che consente di corrispondere un tasso di rendimento equo

• I prezzi sono fissati in modo da consentire all’impresa un tasso direndimento “equo” sul capitale investito (ROR - Rate Of Return)• Il meccanismo è simile alla regolamentazione attraverso prezzo pubblico (p = AC), coincide con esso se c’è un solo fattore produttivo, il capitale)

Se in

p e Q sono fissi e la differenza tra il ricavo ed i costi del lavoro deve essere al max uguale ai rendimenti sul capitale, L* e K* possono non essere le quantità ottimali• Problemi:–Inefficienza nel mix di input impiegati (K/L distorto)– Se l’impresa riduce i costi, il prezzo fissato ex-post dal regolatore sarà abbassato immediatamente (salvo il ritardo di regolamentazione), lasciando all’impresa lo stesso tasso di rendimento ! non da incentivi alla riduzione dei costi

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Problemi di regolamentazione (6)

4) Price cap

• Si fissa un prezzo che copra AC e non lo si varia (se non alunghe scadenze), incentivando incrementi di produttività,oppure si incorpora in pR un esplicito incentivo in funzionedi aumenti di efficienza

• Teoricamente fornisce al monopolista forti incentivi adaumentare l’efficienza durante il periodo in cui i prezzi sonofissati

Problemi:• quanto deve essere lungo il periodo di fissazione del prezzo?

(se troppo corto si torna al caso del tasso di rendimento equocon ritardo del regolamentatore)

• come assicurare la qualità del prodotto/servizio?

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PRICE CAP• Il metodo del price cap è attualmente largamente utilizzato nella

regolamentazione delle public utilities• Lo schema è il seguente:

• Pt = Pt-1 * (RPI-X)

La tariffa da imporre al tempo t è un aggiornamento di quella al tempo t-1, tenendo conto del Retail Price Index (RPI, indice dei prezzi al consumo, vale a dire l’inflazione) e dei guadagni di produttività (fattoreX)Con tale meccanismo il soggetto regolato può liberamente aggiornare la tariffa precedente (Pt-1 ), purchè la nuova non superi la differenza (RPI-X)L’attività di regolamentazione stabilisce così un tetto massimo entro ilquale è possibile per il soggetto regolato variare la propria politicatariffaria

Si noti che X rappresenta i guadagni di produttività che l’aziendatrasferisce al consumatore sotto forma di sconto tariffario

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PRICE CAP E REGULATORY LAG• Ovviamente rimane il problema di determinare la durata

del periodo (regulatory lag) entro il quale aggiornare ilprice cap

• Esiste un trade off tra efficienza allocativa ed efficienzaproduttiva.

• Un regulatory lag molto breve consente di far aderire iprezzi alla nuova struttura dei costi con frequenza così da garantire sempre una certa vicinanza all’efficienzaallocativa

• Il rovescio della medaglia però, è che l’impresa regolata ha pochi incentivi ad abbassare i costi, perché con regulatory lag molto breve, il vantaggio è subito trasferito aiconsumatori

• Con regulatory lag molto lungo è garantita l’efficienzaproduttiva, meno quella allocativa, perché per molto tempo l’impresa si avvantaggerà degli extra-profitti provenientida una tariffa che rimane costante mentre I costi per l’impresa si sono abbassati

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Problemi di regolamentazione (7)Un esempio di price cap

• Autostrade S.p.A gestisce il 61% (3400 km circa) dellarete autostradale a pedaggio italiana e il 18% di quellaeuropea• 90% del fatturato deriva da pedaggi• Concessione fino al 2038

• Regolamentazione: price cap aggiornato ogni 5 anni

• Dinamica della tariffa fissata ex-ante = I – X + QI = tasso di inflazione programmato

X = recupero di efficienza al quale viene obbligato ilmanagementQ = contributo in caso di miglioramento della qualitàdel servizio

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Monopolio naturale, essential facilities e canoned’accesso

• No monopolio naturale => Favorire la concorrenza• Tecnologia favorisce lo stabilirsi di monopolio naturale (costi

irrecuperabili, funzioni di costo sub-additive) => regolamentare ilmonopolio naturale (trade-off inefficienza allocativa/efficienzaproduttiva)

• Cruciale capire in quali casi si tratta di monopolio naturale o no• Soprattutto nei casi in cui solo un segmento della filiera presenta

tali caratteristiche

Le condizioni di monopolio naturale potrebbero riguardare soltanto una dellefasi della produzione" Es. Energia Elettrica: Generazione => Trasmissione => Distribuzione => VenditaIl monopolio naturale riguarda la rete di trasmissione e di distribuzione, sidice che la rete è un mezzo di produzione essenziale (“essential facility”)" Es. la Telecom è proprietaria di un mezzo di produzione essenziale (la retetelefonica locale) e compete nel mercato delle telefonate interurbane. Essa puòquindi usare il suo potere di mercato per espandersi a valle impedendo ai suoiconcorrenti l’accesso al mercato" Altri esempi: le linee ferroviarie, gli aeroporti, ..." In questi casi il monopolista (a monte o a valle) rappresenta un collo di bottiglia

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Monopolio naturale, essential facilities e canoned’accesso (2)

• In tutti i casi in cui alcuni segmenti del settore si possonoliberalizzare ed altri no

• abbiamo il problema dell’impresa monopolista, che quando è a monte (es. Rete elettrica, rete telefonica locale, impresa che gestisceun aereoporto) fornisce essential facilities

Senonesistono guadagni diefficienza dall’integrazione verticale lasoluzione migliore è escludere il monopolista dalla competizione avalle

Seinvece si realizzano efficienze dall’integrazione verticale convienepermettere almonopolista dicompetere avalle acondizione che nondiscrimini lealtre imprese,regolamentazione dei canoni diaccesso allereti

Tutte le direttive europee sulla liberalizzazione dei servizi a retehanno adottato il principio del Third Party Access (TPA): consentirel’accesso alla rete infrastrutturale ad altre imprese concorrenti

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Monopolio naturale, essential facilities e canoned’accesso (3): Efficient Component Pricing Rule

• Prendiamo 2 imprese che operano nella telefonia, impresa 1 èproprietaria della rete locale, ma opera anche nel mercato a valledelle chiamate, mentre impresa 2 è solo un operatore telefonicodelle chiamate

• La regola del prezzo efficiente delle componenti afferma che ilcanone d’accesso che l’impresa integrata (1) dovrebbe far pagareall’impresa 2 che compete a valle dovrebbe essere

w2 = p1 – c1, • dove p1 è il prezzo delle telefonate praticato nel mercato a valle

dall’impresa 1 e c1 è il suo costo marginale

• Il margine di profitto di impresa 2 è• p2 – (c2 + w2)= p2 – c2 – p1 + c1= (p2 – p1) + (c1– c2)

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Monopolio naturale, essential facilities e canoned’accesso (4): Efficient Component Pricing Rule

• margine di profitto di impresa 2 = (p2 – p1) + (c1– c2)

Affinchè l’impresa 2 sia competitiva è necessario che p2 = p1

e c2 < c1

Quindi tale regola incentiva l’efficienza produttiva, ma non l’efficienzaallocativa

Perché se impresa 1 pratica un prezzo di monopolio pm, impresa 2 siallineerà a tale prezzo che non fa incrementare la domanda

Pertanto rimane il problema dell’inefficienza allocativa