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Progetto di valorizzazione della rocca di Maiolo (RN)
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Website http://asscultminerva.altervista.org/index.html
Montefeltro di Pietra
Progetto di Valorizzazione del Patrimonio Culturale del
Comune di Maiolo (RN)
Figura 1: Maiolo tratto da: Città e Castella (1626) tempere di Francesco Mingucci.
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Direzione Scientifica affidata al Dott. Enrico Ravaioli
Progetto a cura di: Dott. Tommaso Saccone
Dott.ssa Cristiana Margherita
Con il patrocinio Gratuito di:
Comune di Maiolo
Provincia di Pesaro
Provincia di Rimini
Comunità Montana dell’Alta val Marecchia
Diocesi di San Marino e Montefeltro
Associazione culturale L’Umana Dimora
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Fortificata sull'omonimo monte, la Rocca di Maiolo domina la Valle del
Marecchia ed i percorsi che conducono a San Leo, comune della provincia di
Rimini, in Emilia Romagna.
A forma piramidale, l'altura si affaccia a strapiombo su un lato, mentre dall' altro la rocca ne
occupa tutto il ciglio superiore.
Sull' unico lato accessibile, la fortezza e' ben protetta dalla ripidità del pendio roccioso (Fig. 4).
STORIA
Le prime notizie storiche si hanno nell' 885, quando Maiolo e' sotto l'influenza della Santa Sede,
al centro di una contesa tra il vescovo di Rimini e l'abate di San Marino.
Nel 1150 Federico Barbarossa conferma il possesso della Rocca ad Antonio di Carpegna.
(Documento probabilmente falso).
Nel 1181 Maioletto e' soggetto alla famiglia dei Maiolo.
In una relazione di Rimondini e Palloni scrivono che l'abitato era cinto di mura con un castello-
torre in funzione di rocca.
Nel 1193 Maiolo viene ceduta ai Camaldolesi ed in seguito alla Chiesa Feretrana, subito dopo,
nel 1215 Maiolo e' governata dal figlio di Guglielmo di Maiolo.
Nel 1220 la rocca ed il suo borgo passano direttamente sotto la protezione di Papa Innocenzo
III.
Nel 1233 Guglielmo di Maiolo si sottomette al comune di Rimini inseritosi a suo favore nella
guerra tra Urbinati e Feltreschi.
Nel 1259 Guido e Guglielmo, nipoti di Guglielmo di Maiolo, allacciano rapporti d'affari con i
Malatesta.
Nel 1308 terminata l'alleanza tra il Comune di Rimini e Maiolo, il monastero di San Donato di
Gubbio cede la Rocca di Maiolo a Uguccio Rondazio ed a Paolozzo dei Faggiolani di Casteldelci;
Uguccione della Faggiola rinforza la Rocca. Di questo intervento probabilmente è superstite il
muro adiacente alla torre Nord Est, caratterizzato dalla mancanza di scarpa, secondo la
tipologia costruttiva tipica degli inizi del XIV sec.
Ad Uguccione segue il figlio Nerio; la Rocca in seguito passa nelle mani del vescovo feretrano,
Claro Peruzzi che la perderà in favore del conte di Montefeltro.
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Papa Innocenzo VI nel 1359 assegna al Cardinal Egidio d' Albornotz l'incarico di riconquistare le
terre di dominio Pontificio e la Rocca torna ad essere amministrata da un vicario vescovile.
Nel XV sec. scoppiano tumulti tra i Feltreschi ed i Malatesta, e Maiolo passa sotto l'ala dei
Malatesta che la rafforzeranno ulteriormente: a questi interventi risalgono le due torri
pentagonali e l'aggiunta di una cortina muraria a ridosso di quella precedente. Resterà' sotto il
dominio Malatestiano fino alla metà del XVI sec.
Nel 1463 con l'intervento di Papa Pio II e del Re di Napoli, Federico da Montefeltro riconquista
Maiolo.
Federico esegue dei lavori di rafforzamento della Rocca, dotando di cannoniere la torre Sud
Ovest.
Maiolo diventa uno dei castelli più forti e popolosi del Montefeltro e sotto il Ducato di Urbino si
trasforma da vicariato a podesteria.
Alcune fonti di questo periodo fanno supporre la presenza di un palatium, possibile residenza
della famiglia signorile.
Nel 1502 il territorio viene preso a tradimento da Cesare Borgia, che la restituisce al Duca
Guidobaldo da Montefeltro.
Nel 1508 con la morte di Guidobaldo si estingue la famiglia dei Montefeltro e la rocca passa a
Francesco Maria Della Rovere.
Con l'elezione di Papa Leone X il possedimento va a Lorenzo, investito Duca d'Urbino e Conte di
Montefeltro, ma nel 1527 il territorio torna a Francesco Maria Della Rovere.
Nel 1631 con l'estinzione dei Della Rovere il Montefeltro torna sotto il potere della Santa sede.
A capo del Ducato viene posto Lorenzo Campeggi, nobile Bolognese, che rifortifica Maiolo e San
Leo.
Nel 1647 un fulmine colpisce il magazzino della polvere pregiudicando la struttura.
Nella notte del 29 maggio 1700 una frana fece crollare gran parte della fortificazione addosso al
borgo che venne praticamente distrutto.
La popolazione venne così ridistribuita tra le frazioni di Maioletto, Poggio e Serra di Maiolo.
Maiolo perde così la propria forza militare e politica, diminuendo di importanza nel parlamento
della provincia.
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Pag. 4
L' EVOLUZIONE DELLE STRUTTURE MURARIE DELLA ROCCA DI MAIOLO
1.Obiettivi e metodo
Questo studio e stato condotto nell'estate del 2004 in occasione dei restauri della rocca. Le
indagini erano indirizzate all'individuazione dei diversi interventi costruttivi che determinano
l'attuale fisionomia della rocca.
Sono state eseguite una serie di attività che si avvalgono della metodologia archeologica degli
elevati:
1) analisi stratigrafica muraria;
2) definizione delle tipologie murarie.
2.Analisi stratigrafica.
La rocca di Maiolo è costituita da una cortina muraria PP2 che procede in direzione nord/ovest-
sud/est, delimitata da due torrioni a pianta poligonale, con alta base a scarpata.
Nell'angolo nord si è conservata la parete PP13 che si collega al torrione T1.
A difesa del lato nord rimangono resti di ambienti posti sul crinale e poco più sotto vi è un' altra
piccola struttura difensiva.
A sud/est si conserva un tratto di muro, PP6, posto a destra del torrione T2, che in origine
proseguiva completando la difesa del sito.
Fase I ( XII-XIII sec. )
Della fase più antica rimane un
frammento di muro all'interno
del torrione T2, nel lato
nord/est della casamatta
inferiore ( PP14 ).
Fig. 2: Evoluzione delle fasi murarie
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Detto muro si appoggia direttamente sulla roccia ed è caratterizzato dalla presenza di conci ben
squadrati e di medie dimensioni, sistemati in filari orizzontali e paralleli. A destra di questo
tratto murario, si trovano conci che dovrebbero appartenere al muro che si è conservato nel
lato sud, all'esterno del torrione PP6, e i quali si appoggiano al muro di prima fase.
Quest'ultimo è coperto dalla parete e dalla volta del torrione, a sinistra e nel lato superiore.
Fase II ( prima metà del XIII sec. ? )
Ad una fase successiva, si possono datare la parete situata a destra del torrione T2 e molto
probabilmente il setto murario a destra del torrione T1. Quest'ultima USM, però non si trova in
rapporti stratigrafici diretti con il muro della fase precedente, la lavorazione del materiale da
costruzione lo accomuna all'USM 94 (tipo 2a 2b).
I conci appaiono ben squadrati in entrambe le pareti, anche se le pietre del muro a destra della
torre T2 siano state erose dagli agenti atmosferici.
A questa fase dovrebbero risalire, diverse buche ricavate nell'arenaria, che si trovano in
posizione S/E della rocca, in prossimità di alcuni gradoni, a cui si ancorava l'estremità del
fortilizio esistente ancora nel '600.
A ridosso della cortina muraria centrale si trovano nella roccia altre buche, utilizzate come
punto d'appoggio delle impalcature realizzate per la costruzione del muro, ma in questo caso,
vista l'esistenza del doppio paramento è difficile stabilire a quale dei due interventi risalgano.
Fase III ( XIV secolo )
Questa fase è caratterizzata dal muro a scarpata che chiude il lato N/O della rocca, e prosegue
all'interno del torrione. Da qui il muro è verticale e continuava in direzione S/E per raccordarsi
con la parete della fase II.
Il tipo murario è meno accurato dei tipi murari precedenti, in quanto è realizzato con pietre in
arenaria sbozzate, di piccole e medie dimensioni, disposte su filari orizzontali e poco regolari. È
frequente lo sdoppiamento dei corsi e l'inserimento di zeppe litiche nei letti ( tipo murario 3 ).
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Fase IV ( XV secolo )
Le alte basi a scarpata dei due torrioni appartengono ad una fase successiva. Sono fornite da
caditoie con foro stretto e alto, soprattutto nel T1, e di una bombardiera con apertura circolare.
Le torri sono suddivise in casematte coperte con volte a botte provviste di aperture interne
fruibili, in origine, attraverso scale di legno. A questa fase si riscontrano due tipi murari: il primo
con filari leggermente più regolari, riscontrati nella T1 e nelle zone inferiori alla scarpata del T2;
l'altro tipo con filari meno regolari, ed è presente nelle parti superiori non restaurate del
torrione T2. Questa differenza indica due diverse fasi di cantiere appartenenti allo stesso
intervento costruttivo, infatti il limite dei due pannelli murari non è caratterizzato da un taglio
ma segue il piano di posa del filare in cui si trovano anche le buche pontaie.
I torrioni si poggiano alle strutture di fase I, II e III, anche se per quanto riguarda la fase III si
notano alcune caratteristiche comuni, come il tipo murario e la disposizione a scarpata dei
muri.
L'ESPLOSIONE DELLA POLVERIERA DEL 1644
Viene spesso ricordato un incidente, stimato da Anton Maria Zucchi nel 1639 e da Filippo
Ugolini nel 1647; un fulmine colpì il magazzino delle polveri provocando rilevanti danni alla
fortezza.
In realtà avvenne il 28 agosto 1644, ne venne subito informato sua Eminenza da lettere inviate
dal castellano della rocca Federico Travagli, dal podestà di San Leo Francesco Maria Saginati e
dal commissario del Montefeltro Cesare Atti. Il fulmine distrusse “il palazzo”, edificio
contenente la polveriera, “una buona stanza grande” ed una cappella; danneggiò un tratto della
muraglia ed il palazzo del castellano. Si provvide subito ad aumentare il numero dei soldati ed a
iniziare le ricerche degli oggetti dispersi tra cui tutte le armi. Si provvide inoltre alla costruzione
di un capanno per i soldati, rimasti senza riparo a seguito dell'esplosione; sappiamo da una
lettera del commissario datata 5 ottobre 1644 che a questo scopo venne riutilizzato un
torrioncello attiguo al luogo dell'incidente che aveva conservato tre piedi di elevato.
E' stata inoltre rinvenuta una lettera del castellano di San Leo, Piersimone Azzolini, datata 10
settembre 1649 con importanti informazioni sul progetto di restauro e sulla funzione militare
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della rocca (Fig.5). Vi è inoltre allegata una planimetria con cui si possono individuare i luoghi
danneggiati e l'ubicazione del palazzo. Vi è infatti rappresentato un torrione pentagonale, con
ogni probabilità quello sud-est, il palazzo doveva quindi trovarsi ad est del suddetto torrione ed
occupare la parte estrema del pianoro. Vengono inoltre indicati forme e dimensioni del palazzo,
triangolare e di passi 10 per 16, e del cortile situato tra il palazzo e la fortificazione, trapezoidale
con basi di 10 e 13 passi ed ampiezza 14.
Restano da collocare la casa del castellano, situata non lontano dal palazzo dato che venne
danneggiata dai massi scaraventati dall'esplosione, ed il quartiere dei soldati probabilmente
situato nei pressi della torre nord-ovest.
OSSERVAZIONI GEOLOGICHE SULLE FRANE A MAIOLO
Circa 35 milioni di anni fa, durante i movimenti orogenetici di sollevamento della crosta
terrestre, dall'oceano della Tirrenide, al largo dell'attuale porto di Livorno, si sollevò un fondale
di calcare zoogeno, formato da infiniti depositi di animali marini, vissuti circa 30 milioni di anni
prima. Questa scogliera si mosse lentamente verso oriente, quasi galleggiando su un'immensa
coltre d'argilla scagliosa.
L'argilla è di natura vischiosa quando è imbevuta d'acqua e quindi favorisce lo slittamento dei
corpi più solidi, come i massi calcarei. Lo spostamento verso est fu indotto per inerzia dal
movimento di rotazione della Terra. Nella sua migrazione questo fronte si spezzò in vari
frammenti che si fermarono in maniera sparsa nella zona del Montefeltro. Ecco l'origine della
penna della Verna, della penna dei Billi, dei tavolati dei Sassi Simone e Simoncello, del masso di
San Leo, delle tre penne di S. Marino.
La struttura di Maiolo non ha la stessa origine, ma è legato allo stesso fenomeno di
spostamento, al pari dei rilievi del monte Pincio di Talamello e del monte della Perticara. Infatti,
tutte queste tre emergenze non sono di origine calcarea ma arenacea; siamo in un'epoca
geologica più recente ed il bacino si trovava grossomodo al posto dell'attuale Toscana. Tuttavia
anche queste grandi placche sono state coinvolte nell'immane fenomeno di spostamento
migratorio delle argille scagliose, talora mischiandosi ad esse, o galleggiando sulle stesse, talora
come a San Leo, addirittura sovrapponendosi alla roccia calcarea, a sua volta poggiante
sull'argilla. Ma a Maiolo questa molassa arenacea è a diretto contatto con l'argilla.
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Questi sono i motivi della sua instabilità sismica e l'origine delle sue numerose frane che nel
corso dei secoli hanno modellato questo monte, fino all'ultimo tragico sfaldamenti dell'anno
1700.
STUDIO DEL BORGO DI MAIOLO
Nel 1500 Maiolo è una delle terre più popolose del Montefeltro e grazie al suo sistema
fortificato, una delle più importanti.
L'insediamento militare e le terre circostanti sono inglobati da mura, ciò indica che le terre sono
di fondamentale importanza per la sopravvivenza del centro militare.
Infatti, l'efficienza della rocca dipende dalle infrastrutture del territorio e dalla solidità della
terra.
Non bisogna però pensare che la popolazione di Maiolo fosse concentrata tutta all'interno delle
mura; in questo luogo abbiamo un assetto urbano formato da piccoli nuclei abitativi sparsi per
il territorio. Dal pieno medioevo le famiglie rurali vivevano in piccoli gruppi, per necessità del
reciproco aiuto, sia nei lavori agricoli che per le esigenze di mutuo soccorso dei mesi invernali.
Di grande interesse è un acquerello, prodotto da un autore anonimo, che ritrae, in maniera
quasi fotografica, ogni edificio del nucleo fortificato di Maiolo prima che la frana lo
distruggesse.
Questo dipinto presenta una didascalia che consente di individuare con precisione quale utilizzo
era fatto di ogni edificio: abitativo, amministrativo o di culto.
Per eseguire uno studio dell'abitato e più precisamente per determinare il luogo quasi esatto
della collocazione dei vari edifici nello spazio, si metterà in relazione quest’opera con il rilievo
dell’insediamento in nostro possesso in modo da identificare quasi con certezza le evidenze ora
presenti a quale edificio appartenevano in passato. Quest’azione ci permetterà di scoprire dove
si trovavano i vari edifici e quindi poter scegliere su quali compiere un’indagine archeologica
approfondita ed appropriata.
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MAJOLO
Terra del Montefeltro, Stato d'Urbino, ora affatto rovinato sepolto con la maggior parte
d'abitanti per uno staccamento di terra dal monte superiore e rupina dalla parte inferiore,
seguito il 29 Maggio alle sei della notte seguente dopo un diluvio d'acqua che durò per lo spazio
di ore quaranta, l'anno del Giubileo 1700, regnante Innocenzo XII, anno IX del suo Pontificato.
1- Porta di Rochino – Majoletto
2- Casa di Rochino
3- Casa Lorenzini
4- Casa Fiotti
Fig. 3: Dipinto anonimo
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Pag. 10
5- Casa Monaldi
6- Casa Bartolini
7- Casa Gasperoni
8- Casa Comunale
9- Ospedale
10- S. Maria Chiesa Comunale
11- Casa Stacciarini
12- Casa Arigoni
13- Casa del Capo Poggi
14- Chiesa Pleb. Di San Biagio
15- Casa della Chiesa
16- Casa Bonsignori
17- Casa Zangolini
18- Porta di San Rocco
19- San Rocco (Fig. 6)
20- Casa Merluzzi
21- Porta di Sotto
22- Orti dei Merluzzi
23- Fenestrini del Pubblico
24- Porta di San Paolo
25- Chiesa Parrocchiale di San Paolo
26- Porta che conduce in San Paolo
27- Casa della Parrocchiale
28- Fonte e Lavello
29- Fonte della Pausatoia
30- Strada che porta alla Fortezza
31- Porta che porta al Forte
32- Fortezza
33- Casa Camagli
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MONTEFELTRO DI PIETRA: LA ROCCA DI MAIOLETTO
ANALISI E VALORIZZAZIONE DEL CASTELLO DI MAIOLO
La Rocca di Maioletto rappresenta un’emergenza monumentale nell’ambito della Valle del
Marecchia, intesa nel duplice significato del termine: emergenza come presenza significativa e
di rilevanza architettonica-paesaggistica, ma anche emergenza come necessità urgente di
valorizzare un monumento altrimenti ignorato dai consueti percorsi turistici, con il conseguente
degrado.
L’Associazione Culturale Minerva si propone di analizzare la Rocca di Maioletto ed il contesto
ambientale circostante tramite un approccio multidisciplinare, volto in prima istanza allo studio
conoscitivo del monumento, per giungere in un secondo momento alla valorizzazione del sito
destinata ad una futura fruizione turistica.
FASE DI INDAGINE SUL CAMPO
L’approccio dello studio sarà estremamente critico e tale sarà anche la documentazione da noi
redatta.
Rilievo strumentale plano-altimetrico delle strutture esistenti, mediante utilizzo integrato di
stazione totale e/o gps
La necessità primaria nello studio della Rocca di Maioletto è rappresentata dalla
documentazione accurata delle attuali condizioni di conservazione del sito, in modo tale
da “congelare” un’immagine del monumento prima che il degrado materico già in atto
comprometta la visibilità e la comprensione delle strutture.
L’intervento di restauro eseguito in tempi recenti ha contribuito a conservare la parte
sommitale della Rocca ed a preservarne l’integrità; tuttavia le strutture difensive
localizzate lungo il pendio settentrionale e costituenti l’ingresso originario versano in
condizioni conservative precarie, aggravate dall’azione della vegetazione spontanea.
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Pag. 12
L’intervento minimo auspicabile è quindi quello di documentare lo stato attuale di
conservazione con un rilievo topografico di tutte le strutture esistenti, allo scopo di
testimoniare l’entità monumentale della Rocca allo stato attuale e di perpetrarne la
memoria.
Creazione di modello digitale del terreno (DTM) e di modello virtuale tridimensionale della
Rocca:
La necessità di analizzare la Rocca in rapporto al contesto ambientale in cui si trova
necessita uno strumento capace di rappresentare al meglio il valore morfologico
dell’area, permettendo una visione d’insieme che coinvolga tutti gli elementi del
paesaggio, siano naturali oppure antropici. La modellazione digitale del terreno e la
ricostruzione tridimensionale della Rocca consentono di ottenere uno strumento
conoscitivo versatile, utile sia per lo studio del complesso monumentale sia per la
divulgazione turistica (Fig. 7).
Analisi stratigrafica degli elevati:
Prevede lo studio delle strutture murarie esistenti e l’analisi delle trasformazioni subite
dalle stesse nel corso del tempo, volta alla comprensione delle dinamiche che hanno
concorso all’aspetto attuale del monumento. Nella pratica si tratta di un’elaborazione
delle piante e dei prospetti precedentemente realizzati con indicazione di tutte le
attività distruttive e costruttive che nel tempo hanno interessato le strutture della
Rocca, allo scopo di ricreare la sequenza di vita della stessa.
Indagine geofisica con ausilio di georadar:
L’indagine geofisica, eseguita con tecnologia Ground Penetration Radar, è non invasiva
ed è volta alla conoscenza del sottosuolo, in particolare all’individuazione di strutture
sepolte e di eventuali ambienti sotterranei di cui s’intuisce l’esistenza, restituendo una
mappatura precisa dell’interno della Rocca (Fig. 8).
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Pag. 13
Scavo archeologico stratigrafico di alcuni saggi, individuati su indicazione delle suddette
indagini:
Al termine delle indagini non invasive, nel caso in cui si siano evidenziate anomalie nel
corso dell’indagine georadar, sarebbe opportuna l’apertura di alcuni saggi di scavo
archeologico all’interno della Rocca, per verificare situazioni che potrebbe essere
opportuno approfondire in previsione della futura valorizzazione del sito.
FASE DI ELABORAZIONE DATI
L'elaborazione dei dati di scavo potranno essere integrati mediante una piattaforma
Web Gis, in modo da poter essere consultata in maniera immediata con un risultato
sicuramente più efficace della documentazione cartacea.
Dove possibile l'associazione si propone di utilizzare software open-source, in modo da
annullare i costi dei programmi informatici stessi.
I materiali che verranno trovati saranno studiati e catalogati in maniera scientifica;
l'associazione si propone di far in modo che essi non lascino il territorio, cercando loro
una collocazione adeguata all'interno del Montefeltro.
Gli apparati difensivi saranno rilevati e confrontati, in maniera critica, con altri presenti
nel territorio feltresco, romagnolo e marchigiano, in modo da poter collocare le varie
fasi degli stessi in una linea cronologica attendibile.
FASE DI VALORIZZAZIONE DEL SITO
Per valorizzare l'intera area interessata dai lavori, proponiamo l'allestimento di un
percorso didattico-turistico, con adeguamento della sentieristica esistente e messa in
sicurezza della stessa, con la creazione di aree di sosta attrezzate e punti informativi-
panoramici.
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Pag. 14
Il percorso sarà caratterizzato con l'allestimento di una pannellistica illustrante la storia
del sito, le strutture visibili, le indagini svolte, il contesto ambientale ed il territorio
circostante.
LE TECNOLOGIE DIGITALI PER LA VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO CULTURALE DI MAIOLO
Il progetto Heritage On-Line nasce dal desiderio di alcuni laureati in Conservazione dei
Beni Culturali dell’Università di Bologna, che, dopo aver valutato con attenzione il
panorama culturale dell’Italia Centrale, hanno deciso di creare un sistema per la
gestione, l’archiviazione e ricerca delle informazioni culturali. Il sistema è utilizzabile da
qualsiasi Ente, Associazione o Individuo che lavora nel campo della ricerca, della
valorizzazione e della tutela del Patrimonio Culturale. Questa ricchezza purtroppo, in
Italia, viene spesso gestito in maniera inappropriata e a costi eccessivi; se questa
mentalità cambiasse avremmo a disposizione una risorsa inestimabile, da utilizzare per
rilanciare l’economia della Nazione.
Il progetto Heritage on-line nasce da una prima analisi del Patrimonio Culturale e da una
sua suddivisione in due grandi gruppi: il Patrimonio Tangibile e quello Intangibile.
Come Patrimonio Tangibile definiamo tutte quelle evidenze archeologiche,
architettoniche e museali che raccontano la storia di ogni territorio nel mondo,
mentre il Patrimonio Intangibile è costituito dalle infinite manifestazioni culturali come:
convegni, conferenze, concerti e mostre temporanee. Internet e le nuove tecnologie
digitali ci permettono di rendere queste manifestazioni accessibili a tutti e replicabili
infinite volte.
Abbiamo quindi creato un sistema che, grazie all’uso delle nuove tecnologie e delle
moderne metodologie di valorizzazione e comunicazione del patrimonio culturale, darà
la possibilità a qualsiasi Ente, pubblico o privato, di rendere fruibile, in modo concreto e
diretto, il Patrimonio Culturale e fare in modo che esso diventi realmente un bene
comune ed una risorsa per il Territorio.
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Pag. 15
Maiolo e il suo Patrimonio Culturale sarà una delle prime applicazioni di questa
metodologia per la comunicazione e la valorizzazione delle informazioni culturali. La
mappa satellitare (Fig. 9), ogni articolo relativo ai Beni Culturali del piccolo borgo e le
relazioni dei nostri lavori a carattere archeologico sono accessibili con qualsiasi Smart-
Phone grazie all’uso dei QR-Code. Se questi codici fossero posti all’esterno degli edifici
storici a cui si riferiscono si avrebbe un servizio estremamente utile ai turisti in visita. Al
momento è possibile visualizzare le informazioni solo in lingua Italiana ma, se la politica
dimostrasse un reale interesse al progetto possiamo proporre le stesse informazioni
anche in lingua Inglese.
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Pag. 16
Tavole del Progetto Montefeltro di Pietra
Fig.4: Foto delle aerea della sommità del monte.
Figura 5: Planimetria allegata alla lettera dell’Azzolini (Archivio Stato Pesaro n. 184
del 9 agosto 2007)
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Fig. 6: Oratorio di San Rocco
Fig. 7: Esempio Rendering 3D (La Basilica di S. Severo, Ravenna)
a cura del Dott. Massimiliano Montanari
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Fig. 8: Attività Geofisica sul campo
Fig. 9: Carta satellitare con alcuni punti di interesse usata per rappresentare le evidenze
archeologiche e storico artistiche
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Bibliografia
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Lombardi F. V., 1991, La tragica frana di Maiolo dell’anno 1700, in Persi P., Veggiani A.,
Lombardi F. V., Battistelli M., Renzi G., Allegretti G. (a cura di), Le frane nella storia della
Valmarecchia, Atti del 1. Convegno sulla difesa del suolo nella Valmarecchia "La memoria
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