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motocross.it febbraio 20'13 anno 43 - mensile 4,2O (in ltalia) ?, DhD Dakar Despres la guinta volta del francese ,ruffiUlilUffiXlfl tnn{ilniir

Motocross Feb 2013

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Motocross Magazine

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Page 1: Motocross Feb 2013

motocross.itfebbraio 20'13

anno 43 - mensile€4,2O (in ltalia)

?,

DhDDakar Despresla guinta volta

del francese

,ruffiUlilUffiXlfl tnn{ilniir

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PIÙ SUGGESTIVA. DAL 2OO1 AD OGGI NON C'E STATA ALTRA FORMA ESPRESSIVA

galleria piÌr importante, Alessandro Botturi. Ales-sandro Zanotti può ben figurare perché ha lottatocaparbiamente con evidenti problemi di gioventùdella TM Rally e perché non va piano, e gli altrl al-l'arrìvo compongono una piazza chiassosa ed ete-rogenea diautentici artisti non riconoscibili dalla cri-

tica convenzionale. Manuel Lucchese è il bohémiendella Dakar Dovrebbe lasciare la sua moto in Suda'merica, e riprenderla l'anno prossimo, perché I'anno

prossimo ripartirà da dove è arrivato quest'anno. Tra

mille difficoltà, Lucchese esprime il concetto del

dakariano antico, che per certi versi è almeno ana-

cronistico. Ma è obbligato. Potesse districarsi meglionel reperimento e nellbrganizzazione delle sue ri-

sorse, sono sicuro che quel talento da "africano" po-

trebbe regalargli una soddisfazione piir grande diquella, pur chiara e riconoscibile, di aver vinto unaguerra impossibile arrivando a Santiago.Fabio Mauri è l'espressione geniale del concetto con-

trario. Grande o Picco-la, la sua Dakar doveva esse-

re sottomessa all'imperativo di terminare con un suc-

cesso. Esperienza da "tosto" in altre gare impegna-

tive, lbrganizzazione di Franco Picco, che si è ritira-

to solo per garantire al suo pilota la migllore assi-

stenza possibile, e un "caratterino" da bambino cin-

quantenne con !e idee chiare che si fa ben volere dal-

la fortuna. La miscela è vincente. A metà gara Mau-

ri si è trovato davanti lo spettro della sconfitta' Gua-

sto il camion di assistenza di Picco, Fabio ha affron-tato il valico delle Ande senza la necessaria dotazio-

ne contro il freddo, che era rimasta sul camion a Ca-

lama. Picco gli ha spiegato la situazione senza na-

scondergli la criticità del contesto, e lo ha invitato a

riflettere sullbpportunità di proseguire. "lo vado!".

Ed è arrivato a Santiago.Camelia Liparoti. È la sintesi piùr bella della storia deiquad, vinta per la seconda volta dall'argentino Mar-

cos Patronelli, fratello di Alejandro che ha vinto duevolte anche lui. Camelia, livornese ma abitante a

Chamonix, ha finito la Dakar all5o posto, e non è ri-

uscita a stare nei dieci come gli ultimi due anni. La

tetra (nel senso di qualtro) Camplonessa del Mon-

do ha però scritto un'altra pagina memorabile del-

la storia della Dakar: Per la prima volta una donnain quad batte la migliore donna in moto, nella fatti-specie la Campionessa del Mondo di Trial Eulalia"Laia" Sanz.Geopardizzando la partecipazione italiana alla Da-

ka[ avremmo dovuto iniziare con i ragazzi di En-

durology. Sono notaie commercialisti milanesi con

tutte le qualità deifighettidella capitale lombarda,ma anche con una terrificante qualità: l'essenza deF

l'essere, quella forza d'animo che solo chi è dispo-

sto a tornare ai prìmordi può ritrovare. Partiti in tre,

si sono loro malgrado dovuti concedere alle rego-

le statistiche della Daka[ ed hanno perso per stra-

da ìl trenta per cento del team, Luca Viglio, sconf it-

to in battaglia da una caduta. Lorenzo Napodano e

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Manuel Lucchese
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Stefano Rampolla cisono rimasti disasso, quasi nonpotesse succedere e, per trasportare idealmente aSantiago anche Vigliq hanno rinunciato alla partelimitante dell'lo. ln perfetta celebrazione della co-munione, hanno portato a destinazione il simbolodella loro passione, Endurology. Resi logisticamen-te invulnerabili dall'esperienza monumentale deiBoano, e dei Jolly Team, sono irriducibili nel con-fronto con le awersità, che dimenticano per non ri-

sentirne. Tra iparametri della loro equazione vin-cente c'è anche la chiara visione degli obiettivi, cheriuniscono in un solq antitetico proclama. Molti par-tono per vincere, non ricordando che è un'espe-rienza che non si può condividere. Nella loro ban-diera interiore è stampato Arrivare Ultimi, sinossidi un duplice obiettivo. Non sono "ultimi" e man-cano I'obiettivo della quantità, ma è nell"'arrivare"che hanno trovato la qualità della loro Dakar. M

ll PAlazzO dell'ESpoSizlong ffi La Dakar, gatteria sontuosa deiquadridiquesta esposizione,è stata all'altezza delle opere e degli artisti che ha accolto. Come sempre o quasi.Ouattordici giorni, ottomila e tan-ti chilometri tra Perù, Cile, Argentina e di nuovo Cile.0ltre la metà di prove speciali. ll deserto di Atacama, nuovosimbolo di unAfrica sudamericana, alture vertiginose come i suoi paesaggi, il fesh'fesh che nasconde alla vista Ia

ruota davanti, i compagni di viaggio e gli scenari, in Perù come altrove. La discesa nella conca geografica che in Ar-gentina ha accolto la Dakar come una culla, rovente e piovosa un giorno e un altro, fino alle stupende dunebianche di Fiambalà. ll Cile percorso ancora una volta in lungo e in largo, beh, piùr in Iungo che in largo, le sabbie diCopiapò e il loro Gran Premio delle dune, il Pacifico a destra e le Ande a sinistra. Lima e Santiago, più gente in Perùt

che in Cile, un mare in Argentina. 0uesto viaggio che non ha eguali è bello, ben organizzato e gestito con un altissi-mo livello di professionalità. Ha cambiato faccia, la Dakar. Non più cielo, sabbia e solitudine, ma cielo, sabbia e folla,con tutte le varianti specifiche che si possono andare a cercare in così tanti chilometri di qeografia, di terreno, diambientazione, di gente e filosofie di vita, di agi e di miserie. Non c'è un filo logico che leghi ancora il nome di unacittà a un evento che vive ormai stabilmente in un luogo quasi agli antipodi, e non c'è la possibilità che quel nomesia conservato per il giorno del ritorno in Africa. ll Sudamerica va bene alla Dakar, soddisfa pienamente i "dakaria-

ni" e rende un sacco di soldi aqli organizzatori e ai Governi che pagano ma poi, dicono, ricevono indietro con il turi-smo e il movimento di masse di appassionati. Un investimento, insomma. Non è più Ia Dakar della tenda e del sac-co a pelo, ora è l'era dell'aria condizionata e dei motorhome, e resta la Dakar dei bivacchi blindati e inaccessibili, e

più blindata di tutte l'ultima speciale-spettacolo riservata a pochi privilegiati, all'élite cilena e internazionale cheha un peso sulle decisioni dell'azienda AS0. Resta la Dakar del podio vietato ad un terzo dei partenti, quest'anno

183, più quasi quaranta quad, senza contare auto, camion, veicoli di assistenza, e la Dakar del "chi me lo ha fatto fa-re" o del "non tornerò mai piùt", salvo sapere benissimo chi e che cosa ha fatto scattare la molla e che lunedì 21

gennaio comincia la preparazione, fisica, mentale, organizzativa, affettiva per essere di nuovo della partita tra unanno, meno quindici giorni. C'è un motivo di marketing che lega il logo ad un luogo non piùr pertinente, ma forsequel nome vive legittimamente nella magia che rappresenta.

FUCfi dAll'fSpOSiZiOng ffi Una bella mostra disport e diDakar, affascinante come tuttigtianni.Ma quando esco, il primo pensiero non è per le citazioni avventurose della gara, non per gli affreschi di un'epopeasportiva che continua a vivere nei giorni nostri cambiando tutto e niente, e neanche un ricordo felice. ll pensiero

va a lhomas Bourgin, morto al chilometro 140 della Ruta 2Z sulle Ande, durante il trasferimento prima della Specia-

le di Salta. ll Z5enne di Saint Etienne era alla sua prima Dakar, si era preparato meticolosamente e la stava vivendocon l'entusiasmo che spinge verso questa corsa. Un misto di felicità mai raggiunta prima e di ansia, diluite in unaquotidianità dura e difficile, faticosa, ma appaqante come può esserlo solo l'avventura che si è sognato per tantotempo. Uno scontro sull'asfalto, ironia della sorte contro una camionetta dei "carabineros", e poi più nulla. ll

rimpianto degli amici, dei parenti, di tutti quelli che gli erano vicini. La tristezza, alla quale questa Dakar non ci ha

mai abituato e che si rinnova di fronte ad un evento già vissuto altre volte, e sofferto.

136 2.2013

AFFAR§ NO§TRI.Manuel Lucchese (98) eAlex Zanotti, i primi italia-ni arrivati a Santiago,

DAKAR2Ol§1. Desprcs K[M-F in43tt24'22"";

2. Faria KI-M-P a1043";3 Lopez

KIM-CHL 18'48"; 4. Jakes KIM-

SVrc 5. Pedrero KTM-E;6. Pain

YAM-F;7. Rodrigues H. HON-P;

8. Pizzolito HON-ARG; 9. Verhoeven YAM-NL; 10. Goncalves

R. HSOR fl . PrzySonski Kl-M-Pl-;

12. Gouet HoN-CHU 13. Van Nie-

kerk KTM-ZAF; 14. Faggotter

YAM-AUS; 15. Grabham KTM-

AUS; 16. Ullevalseter KTM-N;'17.

Barreda Bort HSQ-E;18. Metge

YAM-F; 19. Knuiman KTM-NL;

20. Prohens F. HON-CHL;...72.

Zanotti TMI; 86. Lucchese TM-

l; 9-7. Mauri YAM-I; 107. Napodano

HON-l; 108. Rampolla HON-1.

(Classificati 125)

AFRIf,AECORAEE27 112-9 11 Marocco/Maurita-nia/Senegal l. Fontyn KTM-B;

2. Martens G. KTM-NL;3. Arnoult HON-F;4. Palacios KTM-F;

5. Lesage KTM-B;6. Kinigad-

ner K. KIM-A;7. Bloeb KTM-A;8.

Conreau HON-F;..- 13. Procaccini

KTM-l; 15. Cusumano YAM-1.

(Classificati 19)

Manuel Lucchese
Manuel Lucchese
Manuel Lucchese
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