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Alle origini dell’Alleanza cooperativa: i gruppi dirigenti europei e l’International Co-operative Alliace (1895-1913) Università LUMSA, Roma 24-25 febbraio 2015 Mutualismo e cooperazione Influenze e suggestioni internazionali attraverso le pagine della Cooperazione italiana Gianni Silei [trascrizione della comunicazione priva di note e riferimenti bibliografici da non citare senza il consenso dellautore] Il 24 gennaio 1913, la prima pagina della Cooperazione Italiana riportò in grande evidenza il testo della prima relazione del Comitato Esecutivo dell’Alleanza Cooperativa Internazionale : «Questa nota» si leggeva nel corsivo riportato in calce al testo «porta in sé l‟impronta di un documento di alto valore storico […]. [Essa] è come la voce del nuovo stato in formazione; i primi atti ufficiali del futuro governo che, dalla sede centrale invia i suoi messaggi al popolo e a lui traccia le vie da battere». Una visione internazionale, anzi internazionalista dell‟Alleanza quella contenuta in queste poche righe di accompagnamento che rappresentava il punto di approdo di un lungo percorso che l‟organo della Lega Nazionale delle Cooperative e della Federazione Nazionale delle Società di Mutuo Soccorso aveva da sempre seguito con attenzione. Questo mio intervento intende allora ricostruire, sia pure nelle sue linee generali e rimandando agli atti per una versione più ampia ed approfondita, alcune delle tappe principali di questo percorso evidenziando le suggestioni e i riflessi provenienti da fuori i confini nazionali sulle pagine del foglio del cooperativismo e del mutualismo italiano dalla sua nascita, nel 1887, fino alla vigilia della Grande guerra mettendo a confronto le direzioni di Romussi (1887-1895) Maffi (1895-1912) e Vergnanini (1912-1913). La Cooperazione di Romussi «La cooperazione ha finalmente anche in Italia un giornale che ne propugnerà i molteplici interessi, che ne accoglierà le forze sparse, che sarà il tramite delle associazioni per comunicare tra loro, per aiutarsi…». Così il primo numero della Cooperazione italiana. Quello che sarebbe stato un continuo richiamo alle esperienze provenienti da fuori Italia fu ribadito dalla pubblicazione, in quello stesso numero, di due articoli di saluto firmati da Wansittart Neale [scritto con la doppia V]e da Giorgio Holyoake, padri fondatori del movimento cooperativo. A seguire, nei numeri immediatamente successivi, ulteriori contributi di plauso da parte di esponenti della Federazione Internazionale, a cominciare da Auguste Fougerousse e dallo stesso George Holyoake. La presenza di contributi di cooperatori stranieri (oltre ai sopra citati ricordo su tutti Charles Gide) avrebbe rappresentato una costante sin dai primissimi numeri. Sul periodico diretto da Romussi apparvero inoltre con regolarità articoli, alcuni scritti dai redattori altri semplicemente ripresi da giornali

Mutualismo e cooperazione Influenze e suggestioni internazionali attraverso le pagine della Cooperazione italianasa

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trascrizione della comunicazione (priva di note e riferimenti bibliografici) presentata al Convegno di Studi"Alle origini dell’Alleanza cooperativa: i gruppi dirigenti europei e l’International Co-operative Alliance (1895-1913)"Università LUMSA, Roma 24-25 febbraio 2015

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  • Alle origini dellAlleanza cooperativa: i gruppi dirigenti europei e lInternational Co-operative Alliace (1895-1913) Universit LUMSA, Roma 24-25 febbraio 2015

    Mutualismo e cooperazione Influenze e suggestioni internazionali attraverso le pagine della Cooperazione italiana

    Gianni Silei

    [trascrizione della comunicazione priva di note e riferimenti bibliografici

    da non citare senza il consenso dellautore]

    Il 24 gennaio 1913, la prima pagina della Cooperazione Italiana riport in grande evidenza il testo della prima relazione del Comitato Esecutivo dellAlleanza Cooperativa Internazionale: Questa nota si leggeva nel corsivo riportato in calce al testo porta in s limpronta di un documento di alto valore storico []. [Essa] come la voce del nuovo stato in formazione; i primi atti ufficiali del futuro governo che, dalla sede centrale invia i suoi messaggi al popolo e a lui traccia le vie da battere. Una visione internazionale, anzi internazionalista dellAlleanza quella contenuta in queste poche righe di accompagnamento che rappresentava il punto di approdo di un lungo percorso che lorgano della Lega Nazionale delle Cooperative e della Federazione Nazionale delle Societ di Mutuo Soccorso aveva da sempre seguito con attenzione. Questo mio intervento intende allora ricostruire, sia pure nelle sue linee generali e rimandando agli atti per una versione pi ampia ed approfondita, alcune delle tappe principali di questo percorso evidenziando le suggestioni e i riflessi provenienti da fuori i confini nazionali sulle pagine del foglio del cooperativismo e del mutualismo italiano dalla sua nascita, nel 1887, fino alla vigilia della Grande guerra mettendo a confronto le direzioni di Romussi (1887-1895) Maffi (1895-1912) e Vergnanini (1912-1913). La Cooperazione di Romussi La cooperazione ha finalmente anche in Italia un giornale che ne propugner i molteplici interessi, che ne accoglier le forze sparse, che sar il tramite delle associazioni per comunicare tra loro, per aiutarsi. Cos il primo numero della Cooperazione italiana. Quello che sarebbe stato un continuo richiamo alle esperienze provenienti da fuori Italia fu ribadito dalla pubblicazione, in quello stesso numero, di due articoli di saluto firmati da Wansittart Neale [scritto con la doppia V]e da Giorgio Holyoake, padri fondatori del movimento cooperativo. A seguire, nei numeri immediatamente successivi, ulteriori contributi di plauso da parte di esponenti della Federazione Internazionale, a cominciare da Auguste Fougerousse e dallo stesso George Holyoake. La presenza di contributi di cooperatori stranieri (oltre ai sopra citati ricordo su tutti Charles Gide) avrebbe rappresentato una costante sin dai primissimi numeri. Sul periodico diretto da Romussi apparvero inoltre con regolarit articoli, alcuni scritti dai redattori altri semplicemente ripresi da giornali

  • o fogli stranieri e tradotti in italiano (su tutti tratti dalle Cooperative News e Les Cooperateurs franais), che parlavano del movimento cooperativistico europeo o con intenti meramente descrittivi o per fornire indicazioni utili sul piano organizzativo e gestionale. A ci si aggiunsero articoli sulla legislazione inerente la cooperazione e il mutuo soccorso e i resoconti dei vari congressi nazionali delle societ dei cooperatori. I paesi maggiormente seguiti erano innanzitutto lInghilterra (con molti articoli sulle origini e lo sviluppo del movimento cooperativo e delle Trade Unions) e poi, a seguire, la Francia, la Germania (molta attenzione veniva ad esempio rivolta alla legge sul riposo festivo) e il Belgio (soprattutto per lesperienza delle banche popolari, delle case operaie e delle Case del popolo). A partire dal 1887 e fino al 1889, La Cooperazione pubblic a scadenze regolari, spesso in prima pagina, profili o aneddoti biografici di grandi figure del movimento cooperativo internazionale curati dalla propria redazione oppure, soprattutto allinizio, ripresi e tradotti da organi della cooperazione stranieri: Godin, Schulze-Delitzsch, Holyoake, Vansittart Neale. Significativi, per avere un quadro di chi fossero le figure di riferimento ideali fuori dai confini nazionali, sono inoltre anche i necrologi, taluni scarni, altri pi lunghi ed articolati (qualcuno anchesso tradotto da contributi pubblicati allestero). Si cominci nel dicembre del 1888 con Alfredo De Courcy, definito il pi valido propagatore dellassicurazione attraverso le Assurances gnrales e si prosegu con Jean (anzi Giovanni) Dollfus, fino al ricordo commosso di Edward Vansittart Neale, uscito in prima pagina nellottobre del 1892 e accompagnato da un suo articolo dedicato allItalia scritto nel dicembre del 1887. In questopera di apostolato dellidea cooperativa, volta a far conoscere ai lettori italiani le origini del movimento, si aggiunse la pubblicazione a puntate di alcuni contributi sulla storia della cooperazione fuori dItalia. Si cominci ovviamente con la storia dei probi pionieri di Rochdale di Holyoake pubblicata in compendio, a puntate, a partire dal 1890. E proprio la Storia dei probi pionieri, raccolta in un volume, avrebbe inoltre inaugurato la Biblioteca della cooperazione italiana. Sempre nel corso dei primi anni della rivista vennero pubblicate cronache con le impressioni di viaggio di alcuni corrispondenti del giornale in visita ad organismi cooperativi stranieri. Cito, tra queste, quelle di Luigi Buffoli a Ginevra, a Parigi e in Inghilterra, uscite nel 1888. Particolarmente interessante, sempre a proposito di corrispondenze, fu anche il sunto di Lorenzo Ponti sui lavori del Congresso internazionale delle societ cooperative di consumo tenutosi a Parigi nei palazzi del Trocadero nellambito delle manifestazioni dellEsposizione universale del 1889. Questa crescente opera di dialogo e confronto con le esperienze provenienti da oltre confine si and progressivamente organizzando. Per prime, a partire dal marzo 1890, furono sistematizzate le notizie sulla Cooperazione allestero che divennero da questo momento in poi una rubrica fissa: i buoni rapporti della nostra Federazione coi sodalizi esteri ci forniscono ogni giorno in maggior copia notizie di cui bene far tesoro recita la breve nota di presentazione che inaugurava questo spazio. Anche la rubrica Libri e giornali (successivamente periodici) inizialmente scarna e prevalentemente incentrata su documentazione interna inizi a popolarsi di contributi, in lingua o tradotti, provenienti da oltre confine. Si inizi nel 1890 citando, direi significativamente, Les banques populaires di Alphonse Courtois. Seguirono, nei mesi successivi, in una nuova rubrica intitolata Bibliografia, curata da Ercole Bassi, La richesse et le bonheur di Adolphe Coste. Tra i periodici stranieri, i cui sommari cominciarono ad essere citati per esteso con regolarit dal 1892, compaiono El Previsor di Barcellona e quindi Les Cooprateurs Belges di Bruxelles, Les Cooprateurs franais e Cooprateurs et Mutualistes Franais di Parigi, LEmancipation di Nmes, Le Devoir. Divenuta quindicinale nel 1892, lanno successivo La Cooperazione adott un nuovo formato editoriale a quattro colonne senza tuttavia modificare sostanzialmente le rubriche e limpostazione generale. Nel 1893, dopo un fase di pausa, inizi la pubblicazione, tratta dal Cooprateur Belges e tradotta da Lorenzo Ponti, dei profili dei Dodici apostoli della cooperazione. La rubrica cominci con Fourier, Vansittart Neal e

  • Giorgio-Giacobbe Holyoake e quindi, nei numeri successivi, si parl di Buchez salvo poi interrompersi bruscamente. Si sarebbe tornati a parlare dei pionieri della cooperazione nel 1894, quando Enrico Bassi firm un sunto di una conferenza su Fourier di Charles Gide, e nellagosto del 1895 in un breve articolo dedicato a Roberto Owen. Il legame con il movimento cooperativo britannico restava assai forte. Inizialmente caratterizzato da una sorta di soggezione, esso si fece tuttavia man mano sempre pi articolato. In occasione del Sesto congresso dei cooperatori italiani di Milano il dibattito ruot proprio intorno al raffronto tra il caso britannico e quello italiano e pi in generale alla questione cooperazione, socialismo e lotta di classe e la relazione del segretario generale della Co-operative Union J.C. Gray accese un serrato botta e risposta tra che coinvolse, tra gli altri, Lazzari, Romussi e Gnocchi-Viani. Nel frattempo, dopo una lunga e laboriosa preparazione che aveva coinvolto le varie rappresentanze nazionali, erano maturati i tempi per la nascita dellAlleanza Cooperativa Internazionale. Un saluto [cito] ai cooperatori inglesi [...] che fino dal primo Congresso cooperativo italiano nel 1886 diedero il battesimo alle nostre prime armi, che attraverso a cinque Congressi ci seguirono venne cos indirizzato da Antonio Maffi in un breve intervento nel quale di informavano i lettori dei nomi dei delegati della Lega inviati a Londra. Un sunto delle deliberazioni, nel quale si dava notizia innanzitutto che le Associazioni e gli individui partecipanti avevano costituito la International Cooperative Alliance, continuando cos lopera iniziata dal compianto Edoard [sic] Vansittart Neale sarebbe poi stato pubblicato nellottobre successivo. La lunga direzione Maffi (1895-1912) Nel dicembre del 1895 La Cooperazione pass sotto la direzione di Antonio Maffi. In concomitanza con questo cambio di direzione, il periodico mut la veste grafica: restavano le quattro colonne che vennero tuttavia corredate delle pregevoli illustrazioni di Giacomo Campi (autore della celebre testata) e di Guido Bertini (autore dei fregi). Maffi riorganizz sin dai primi numeri le rubriche del giornale, rendendole pi individuabili graficamente grazie al ricorso alla titolazione illustrata. Dal gennaio 1896 ripresero le pubblicazioni, corredate dal ritratto a due colonne, delle biografie illustrate dei migliori e pi ferventi cooperatori dellItalia e dellestero raggruppate sotto il titolo Collana dei veri apostoli di civilt. Ad inaugurare la fortunata rubrica fu il profilo di Edoardo Vansittart Neale, seguirono poi, rimanendo ai personaggi stranieri, Jesse Clement Gray, Friedrich Schenck, John Mitchell, Eugenio Rostand, Henry Wolff, Giorgio Jacob Holyoake, Carlo Wrabetz, De Boyve, il conte di Chambrun, lolandese Elias, Charles Frdric Robert, Schulze-Delitzsch, Hntschke, Gide, Francotte, Mabilleau. Non mancarono gli articoli che accompagnarono la notizia della scomparsa di alcune grandi figure internazionali: ricordo qui quelli dedicati a Boycott, a Guglielmo Gladstone (al quale fu dedicato un ulteriore articolo di approfondimento dedicato al suo impegno a favore della cooperazione), a Guglielmo Liebknecht, a Herbert Spencer, fino ovviamente a George Jacob Holyoake, scomparso nel gennaio del 1906 e al quale fu addirittura dedicato uno speciale opuscolo di 64 pagine. Il censimento degli indici delle riviste estere, che aveva rappresentato una costante sotto la direzione di Romussi, scomparve. A partire dallaprile 1896 riapparve, riorganizzata nei contenuti e nella grafica lo spazio Bibliografia, curato da Ercole Bassi, che subito si popol anche di alcuni volumi (pochi per la verit) editi oltre confine. Anche questo spazio scomparve abbastanza rapidamente, sostituito a partire dai primi numeri del 1900 da una nuova rubrica Pubblicazioni utili (presto ribattezzata Libri nuovi) inaugurata significativamente da una nota sulla pubblicazione degli scritti di Marx, Engels e Lassalle.

  • Dal primo gennaio 1897, in esecuzione di Congressi di Roma e di Firenze, e soprattutto per rispondere a un bisogno vivamente sentito dalle Societ cooperative di tutta Italia La Cooperazione italiana era intanto diventata settimanale. In concomitanza con questo importante cambiamento, al quale si aggiunse sul piano grafico il periodico inserimento di immagini fotografiche, proprio le notizie provenienti dallestero furono raggruppate nella nuova rubrica Oltralpe e Oltremare. Qui i resoconti delle principali esposizioni internazionali, dei lavori dei principali congressi nazionali delle societ cooperative straniere, i temi trattati nei vari convegni e congressi di studio internazionali su questioni cooperative, mutualistiche e sociali e il panorama sulle caratteristiche del movimento cooperativo nei vari paesi furono trattati con crescente attenzione. Se fino agli anni 90 lattenzione era sostanzialmente rimasta focalizzata sulle realt pi vicine o tradizionalmente pi avanzate sotto il profilo numerico ed organizzativo (Inghilterra, Francia, Germania, Belgio, Svizzera, Stati Uniti, limpero austro-ungarico). Con larrivo del nuovo secolo, inizialmente attingendo ad articoli di altre testate poi con contributi curati da redattori interni, i lettori della Cooperazione italiana poterono invece contare anche su informazioni sempre pi ampie e dettagliate su molti altri paesi: la Russia (per la quale si manifest un interesse crescente, culminato in alcuni articoli a commento degli eventi della rivoluzione del 1905 contro la secolare autocrazia degli czars e nelle cronache del primo Congresso cooperativo del 1908), la Danimarca, la Svezia, la Norvegia, la Finlandia, lIrlanda, la Spagna, la Serbia, la Romania, la Bulgaria, perfino lAustralia, il Sud Africa, la Tunisia e lArgentina (ma in questi ultimi due casi, a dire il vero, linteresse molto aveva a che fare con la presenza di immigrati italiani), il Giappone e addirittura il Polo Nord. In un articolo del 1902 sul tema dei conflitti tra capitale lavoro, Maffi giunse a citare lesempio della legislazione neozelandese sullarbitrato obbligatorio che era riuscita a suo dire a portare la completa sicurezza nella vita economica del paese [], garantire agli industriali e agli operai lequo e controllato svolgimento delle loro singole energie. Con lavvicinarsi del nuovo secolo lattenzione si and intanto allargando anche al versante mutualistico-previdenziale, come testimoniarono i primi articoli sulla legislazione inglese sugli infortuni sul lavoro e sulle pensioni operaie francesi usciti in concomitanza con la convocazione del Congresso nazionale sulla previdenza di Milano del maggio 1900. Non si trattava evidentemente di un interesse isolato, di l a poco, proprio dopo quel Congresso, La Cooperazione italiana sarebbe infatti divenuta Monitore della Lega Nazionale e della Federazione Italiana delle Societ di Mutuo Soccorso. Con lavvio delle prime riforme sociali in et giolittiana, il dibattito sulle questioni previdenziali si fece quindi pi puntuale e anche il richiamo alle esperienze estere (in particolare quella inglese, francese, belga e ovviamente quella delle assicurazioni tedesche) che inizialmente era ruotato attorno ai principi generali (carattere libero o legale, cio obbligatorio della previdenza) si fece pi tecnico e specifico grazie anche ai resoconti dei periodici congressi nazionali ed internazionali su assistenza e assicurazioni sociali che si susseguirono in quegli anni, Cito, in particolare i Congressi Internazionali della mutualit e il suo Ufficio Internazionale permanente di studi e statistica nati nel 1905 e fortemente voluti proprio dai delegati italiani. Il 1906 rappresent un importante spartiacque per una serie di importanti eventi: per cia degli appuntamenti congressuali culminati nella stipula della Triplice Alleanza dei lavoratori e per il Terzo Congresso Internazionale della Mutualit innanzitutto, ma anche per lEsposizione internazionale milanese, con il fiore allocchiello del Padiglione della Previdenza [cito dalla Cooperazione Italiana] dalle linee eleganti e severe e linaugurazione del traforo del Sempione, entrambi monumento moderno alla tecnica e, come scrisse Maffi, apoteosi della laboriosit italiana. Cooperazione, mutualit, resistenza furono da quel momento le parole dordine declinate sul versante interno come su quello internazionale (con particolare attenzione ai giudizi seguiti alla stipula della Triplice), sulle pagine del foglio di Maffi.

  • Dopo il 1906 anche il confronto con le esperienze provenienti da fuori confine sembr cambiare di toni e di contenuti. Il ruolo di spicco nei Congressi internazionali della mutualit (culminata nella decisione di stabilire in Italia per tre anni la residenza della Federazione Internazionale della Mutualit) sembrarono conferire un maggiore vigore allazione degli organismi italiani. A conferma di ci, nel gennaio del 1907, giunse lannuncio della convocazione del Congresso dellAlleanza Cooperativa Internazionale di Cremona. Fino a quel momento gli articoli dedicati a questa organizzazione si erano generalmente concentrati in prossimit dei suoi principali appuntamenti congressuali ed erano stati assai stringati nei contenuti. Tuttal pi si era insistito sul carattere neutrale del sodalizio (lAlleanza non si occupa n di politica n di religione). Non erano mancate relazioni dettagliate dei lavori dei vari Congressi (soprattutto di quello di Delft) ma lattenzione era andata progressivamente scemando. Nonostante lampio numero di partecipanti, il pi alto registrato fino a quel momento, il Congresso di Manchester del luglio 1902, al quale parteciparono per lItalia Ponti, Maffi, Guasti e Luzzatti, era stato menzionato in poche righe. Con il Congresso di Cremona del 1907, voluto da Wolff in luogo della candidatura svizzera promossa da Hans Mller, il movimento italiano otteneva invece il suo pieno riconoscimento ed entrava definitivamente nel novero di quelli pi importanti del continente. In realt, in quella che La Cooperazione Italiana defin una Babele di idiomi, contraddistinta da un clima tuttaltro che sereno per via di numerose divergenze proprio tra Wolff (che usc da quellappuntamento dimissionario) e i delegati tedeschi, i risultati concreti ottenuti furono minimi. Bloccato da questioni pregiudiziali, il Congresso come si lament il giornale di Maffi sfior appena le due questioni su cui Garibotti e Vergnanini avevano impostato le loro relazioni. E cos - si chiosava - con mediocre soddisfazione dei congressisti, con scarsi risultati, e con poca solennit fin il settimo Congresso dellAlleanza Internazionale cooperativa. Le vicende dellAlleanza Cooperativa Internazionale continuarono comunque ad essere seguite sin delle successive riunioni dei suoi organi direttivi. Non sorprende tuttavia che ad Amburgo la delegazione italiana e le cooperative rappresentate fossero sostanzialmente ridotte ai minimi termini. La direzione Vergnanini (1912-1913) La morte di Antonio Maffi apriva una nuova e per certi versi difficile fase per il foglio della cooperazione e della mutualit. A partire dai numeri di novembre, quando le notizie provenienti da oltre confine cominciarono ad essere raggruppate in agili resoconti sotto la voce Nel mondo (contraltare della rubrica In Italia) nellambito di una riorganizzazione grafica che abbandonava la titolazione illustrata e che avrebbe riunito poi in un unico spazio le Notizie sul movimento della Cooperazione, della Mutualit e della Previdenza. Nel 1913 lazione di propaganda e di confronto con le esperienze internazionali riprese con ulteriore vigore tanto sul versante mutualistico-previdenziale (con un lungo articolo a puntate sullo stato delle assicurazioni operaie in Europa) quanto su quello cooperativistico. In questo ambito, si leggeva in un redazionale, il movimento cooperativo italiano versava ancora in uno stato di inferiorit e doveva perci ulteriormente modernizzarsi. Al progresso della cooperazione di consumo in Inghilterra ma anche in altri paesi (ad esempio in Germania) furono dedicati altri contributi. A sostegno dellazione cooperativa nello Stato futuro sarebbe inoltre giunto, in giugno, il testo di un lungo intervento di Sidney Webb. Era linizio di una riflessione, protrattasi per alcuni numeri, sullo stato e il futuro della nuova cooperazione in Inghilterra e pi in generale in Europa al quale partecip anche Alessandro Schiavi.

  • Gli appuntamenti congressuali delle principali organizzazioni europee ed internazionali ed i convegni internazionali furono seguiti con rinnovata attenzione, stavolta separando le notazioni critiche e i giudizi degli articolisti dalla documentazione ufficiale. Questo rilancio coincise con quello dellazione dellAlleanza Cooperativa Internazionale e cos allinizio del 1913, con la prima nota dellUfficio direttivo con cui ho aperto il mio intervento di oggi, non solo lAlleanza tornava sulle pagine della Cooperazione ma lo faceva nellambito di unampia trattazione che occup quasi interamente la prima pagina. Il Congresso di Glasgow fu dunque salutato in nome dellInternazionale cooperativo con una lunga serie di articoli a tutta pagina che ripercorrevano le principali tappe storiche dellAlleanza, descrivevano i lavori dellassemblea e commentavano le decisioni prese. Due pagine intere, corredate da fotografie ed illustrazioni, descrivevano inoltre ai lettori italiani le impressioni dei delegati nel visitare i luoghi di in quello che veniva descritto come un vero e proprio pellegrinaggio alla Mecca della Cooperazione. Era questo il segnale di un rinnovato impegno propagandistico che non soltanto dettato dalle imminenti elezioni politiche in Italia. Conclusioni Nel testo pubblicato sulla Cooperazione Italiana a commento della relazione del Comitato Esecutivo dellAlleanza Cooperativa Internazionale del 1913 con il quale ho aperto il mio intervento si leggeva: La sua intonazione cos sicura e serena ti asfonde unimpressione di fede irresistibile. Si sente in essa la rivelazione di una verit destinata a vincere tutti gli ostacoli; lannunzio di una fase storica che sta maturando i suoi destini e che gi si manifesta nel progressivo dilagare del pensiero e dellazione cooperativa. In mezzo allagitata vita economica e politica, che si svolge in una tumultuosa ridda di ingordigie, di sopraffazioni, di prepotenze, di ambizioni e di delitti; che si regge sul diritto della forza e delle armi gi si annuncia nel paziente lavoro di apostolato, spronato dal bisogno di purificare la societ dalle brutture della miseria e dello sfruttamento, il popolo della nuova civilt. Un auspicio e una visione, questi, che preannunciavano una stagione di ulteriore rilancio degli ideali di fratellanza, giustizia e di solidariet tra i popoli. Apprestandosi ad entrare nel suo 28 anno di vita, la Cooperazione Italiana chiudeva quel 1913 con un ultimo, forte richiamo: prepariamoci ad utilizzare nel miglior modo possibile lanno nuovo. Un richiamo questo destinato ad essere cancellato di l a poco, insieme al sogno di un internazionalismo cooperativo e mutualistico dallo scoppio del primo conflitto mondiale.