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In questo numero: La Filctem Lombardia c’è pag. 2 Ricordo di Lorenzo Cantù pag. 2 CCNL Unionchimica Confapi . . . . . . . . . . . . . . .pag. 2 Intervista a Nino Baseotto pag. 3 Un esempio illuminante . . .pag. 4 La Lombardia si mobilita per l’acqua . . . . . . . . . . . . .pag. 4 Pianeta Donna . . . . . . . . . .pag. 5 La piramide del gas . . . . . .pag. 6 Sicurezza e Ambiente . . . .pag. 6-7 Buongiorno Padre . . . . . . .pag. 7 NMS ancora in difficoltà . .pag. 8 Rinnovo contratti artigiani pag. 8 La contrattazione dei tessili in Lombardia . . . . . . . . . . .pag. 9 Dal fronte della crisi . . . . .pag. 9 Utili in Breve . . . . . . . . . . .pag. 10-11 Redazione: C. Pecchioli, N. Carapellese, G. Augurusa, M. Balzarini, S. Capuccio, F. Colleoni, R. Cicero, F. Fedele, R. Maietta, P. Prevedoni Hanno collaborato a questo numero: F. Acquati, R. Fumagalli, D. Marcucci, D. Nardone, G. Ornati, M. Tatò, M. Urso La Redazione - Continua a pag. 2 Franco Fedele - Continua a pag. 2 n. 13 - settembre 2010 Intervista a Rosalba Cicero Rosalba Cicero, è stata eletta lo scorso 28 giugno, nuovo Seg. Gen. della Filctem Cgil Lombardia, come Redazione le abbiamo rivol- to alcune domande, sulle questio- ni generali e sulle priorità da affrontare nella categoria. Questa categoria organizza circa 55.000 lavoratrici e lavoratori di settori strategici come il chimico, l’energia, il tessile. Quale messag- gio vogliamo dare all’interno delle nostre strutture? Questa categoria può dare il suo contributo, in una fase della vita del Paese così fortemente a rischio per la tenuta della coesione sociale e del tessuto produttivo, non perdendo mai di vista, l’obiettivo di tenere insieme ruolo di categoria e ruolo confedera- le, inteso come rifiuto di ogni logica corporativa, mettendo al centro l’inte- resse generale. Per questo occorre che nel dibattito interno prevalga l’unità della categoria. Credo dobbiamo guardare al futuro della Filctem, riprendendo e valoriz- zando il pluralismo con rispetto della dignità di ciascuno, sia che riguardi aree organizzate che singoli compagni con idee e posizioni diverse. Mi piace pensare che qualche volta si possa anche cambiare opinione, senza che ciò sia vissuto come debolezza, ma come capacità e forza di non avere paura di contaminarci a vicenda. Se dovessi indicare una priorità per il lavoro della nuova categoria in Lombardia? Giornale della Filctem Cgil Lombardia Giornale della Filctem Cgil Regionale Lombardia Direttore Responsabile Cristina Pecchioli _________________________________ Supplemento al Notiziario “@cgil.lombardia.it” Aut. Trib. Milano n. 480 del 6.9.2007 È morto Cantu’ prestigiosa figura del Sindacato, delle ACLI e della Pastorale del Lavoro di Milano. È morto, lo scorso 2 settem- bre nell’ospedale di Vimercate, Lorenzo Cantu’, persona straordinaria, figura di spicco dell’associazionismo cattolico milanese che ha dedicato tutta la sua vita per la causa dei lavo- rati e delle classi sociali piu’ deboli: anche la FILCTEM CGIL della Lombardia inchina le sue bandiere. Addetto nel laboratorio ricerche di elettronica alla Magneti Marelli, Lorenzo Cantu’, inizia l’at- tività sindacale nella “Libera CGIL” e successi- vamente nella CISL, agli inizi degli anni ’50. Diviene il primo Presidente della Commissione interna iscritto alla CISL. Da quel momento per Lorenzo inizia un eccezionale impegno socia- le. Già in fabbrica si capiva di che pasta era fatto: gli impiegati avevo uno spazio a loro riservato nella mensa, ma lui mangiava con gli operai nell’evidente imbarazzo dei dirigenti. Nel 1968 entra nella segreteria della FIM di Milano su proposta di Pierre Carniti e sotto la direzione generale di Sandro Antoniazzi. Partecipa a quell’Autunno Caldo che ha Ricordo di Lorenzo Cantù Con la ripresa autunnale abbiamo rivolto alcune domande a Nino Baseotto, Segretario Generale della Cgil Lombardia. In settembre restano aperti, anzi sem- brano accentuarsi, tutti i problemi dei mesi scorsi, con l’aggravante che il quadro politico instabile non garanti- sce la necessaria azione per favorire la ripresa o almeno il contenimento degli effetti negativi della crisi, che si fanno ancora sentire pesantemente. Quali sono le conseguenze sul lavoro e lo sviluppo? La crisi non è finita. A luglio i dati in nostro possesso ci dicono di un rallenta- mento nel ricorso agli ammortizzatori sociali, ma ciò non deve indurre a facili ottimismi. Non dobbiamo dimenticare, ad esempio, che il minor ricorso alla cassa ordinaria avviene dopo il diluvio di ore uti- lizzate in precedenza, e che nel periodo estivo incide anche un più massiccio uti- lizzo delle ferie. La Lombardia resta, come diciamo da tempo, una delle regio- ni più esposte agli effetti della crisi, soprattutto sotto il profilo occupazionale e sociale. La crisi politica che sta dilanian- do la maggioranza di Governo di certo non aiuta, anche se l'Esecutivo si è distinto per l'assenza di un'azione effica- ce di contrasto alla crisi. Il Ministro Tremonti appare come un potentissimo ragioniere, incapace però di uscire dalla logica arida e perdente della quadratura dei conti. Purtroppo non servirà a molto questa politica dei tagli: forse porterà qualche esito effimero sull'equilibrio di bilancio, ma al prezzo di aver costretto il Paese a rinunciare a qualsiasi investi- mento di carattere strategico e, quindi, condannando l'Italia ad un ruolo margina- le il giorno che la ripresa arriverà in modo stabile e consistente. In Europa, ad esempio, i nostri partner hanno investito in scuola, ricerca e formazione, il nostro Governo invece ha tagliato risorse al sistema scolastico e formativo pubblico: Intervista a Nino Baseotto La Filctem Lombardia c’è La Redazione - Continua a pag. 3 Capua Ancora 3 morti in una cisterna Vedi Sicurezza e Ambiente pagg. 6-7 11 settembre Caserta Sono morti Giuseppe Cecere, 53 anni, Antonio Di Matteo, 63 anni, e Vincenzo Russo, 43 anni, tre operai sono morti in un inciden- te sul lavoro avvenuto a Capua in provin- cia di Caserta. I tre lavoratorii stavano lavorando alla bonifica di una cisterna dell'azienda farmaceutica ex Pierrel, ora "Dsm", e sarebbero morti per esalazioni tossiche. Due vittimei sono già stati recu- perate mentre la terza giace ancora nella cisterna.. La Dsm ha più di 200 fab- briche nel mondo ed è presente in 49 paesi con quasi 30mila dipendenti. Secondo le prime informazioni i tre ope- rai erano di una ditta di Afragola e sono stati investiti dalle esalazioni provenienti dal silos, probabilmente dovute ad un processo di fermentazione che si è inne- scato quando l'hanno aperta.Sul poltre ai carabinieri è giunta anche una squa- dra di specialisti Nbcr (Nucleo batteriolo- gico chimico radioattivo) per i rilievi. Nell'ex stabilimento Pierrel, attivo da trent'anni, lavorano quasi un centinaio di dipendenti. Agosto 2010. A Dacca, in Bangladesh, migliaia di operaie ed operai di fabbriche di abbigliamento sono scesi nelle strade a manifesta- re la loro rabbia, scontrandosi dura- mente con le forze dell’ordine. Le proteste sono esplose dopo che il Governo ha annunciato un aumento del salario minimo (fino ad allora 1.662 taka, circa 18 euro) a 3.000 taka al mese, pari a 34 euro, a parti- re da novembre 2010. Salari tra i più bassi e nelle condizioni di lavoro tra le più insalubri e insicure del mondo. Le organizzazioni sindacali locali coordinate dal BNC (Bangladesh National Council of Textile Garments and Leather) hanno richiesto che l’aumento sia immediato, che arrivi almeno a 5.000 Taka (55 euro) e che il reddito minimo sia accompagnato da un ulteriore sostegno o integra- zione per i pasti (come riso e cerea- li), l’alloggio, la sanità e l’assistenza ai bambini. Il Bangladesh conta oltre 4mila fabbriche, in cui lavorano circa 2 milioni e mezzo di addetti, per lo più donne. L’abbigliamento costitui- sce l’80% dell’export totale. Le prin- cipali destinazioni sono l’Europa e gli Stati Uniti. Molti degli abiti fabbricati in Bangladesh sono poi rivenduti da gruppi internazionali come Wal- Mart, Tesco, H&M, Zara, Carrefour, Gap, Metro, JCPenney, Marks&Spencer, Kohl's, Levi Strauss e Tommy Hilfiger. La Federazione sindacale internazio- nale ha espresso piena solidarietà ai lavoratori ed ai sindacati del Bangladesh, ha chiesto al Governo di garantire il rispetto dei diritti e delle libertà sindacali ed ha solleci- tato i grandi marchi affinché le imprese locali aumentino i salari e rispettino i diritti del lavoro. La Redazione Bangladesh: Gli schiavi del Tessile Fermiamo la lapidazione di Sakineh! La CGIL sostiene la mobilitazione per salvare Sakineh. Questa ingiustificata violenza va assolu- tamente fermata, così come in Iran vanno condan- nate le continue violazioni dei diritti politici e sin- dacali, la discriminazione nei confronti delle donne, delle minoranze religiose ed etniche: diritti repressi con la violenza e l’arbitrio.

n. 13 - settembre 2010 La Filctem Lombardia c’è...Agosto 2010. A Dacca, in Bangladesh, migliaia di operaie ed operai di fabbriche di abbigliamento sono scesi nelle strade a manifesta-re

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Page 1: n. 13 - settembre 2010 La Filctem Lombardia c’è...Agosto 2010. A Dacca, in Bangladesh, migliaia di operaie ed operai di fabbriche di abbigliamento sono scesi nelle strade a manifesta-re

In questo numero:La Filctem Lombardia c’è pag. 2

Ricordo di Lorenzo Cantù pag. 2

CCNL Unionchimica Confapi . . . . . . . . . . . . . . .pag. 2

Intervista a Nino Baseotto pag. 3

Un esempio illuminante . . .pag. 4

La Lombardia si mobilitaper l’acqua . . . . . . . . . . . . .pag. 4

Pianeta Donna . . . . . . . . . .pag. 5

La piramide del gas . . . . . .pag. 6

Sicurezza e Ambiente . . . .pag. 6-7

Buongiorno Padre . . . . . . .pag. 7

NMS ancora in difficoltà . .pag. 8

Rinnovo contratti artigianipag. 8

La contrattazione dei tessiliin Lombardia . . . . . . . . . . .pag. 9

Dal fronte della crisi . . . . .pag. 9

Utili in Breve . . . . . . . . . . .pag. 10-11

Redazione: C. Pecchioli, N. Carapellese,G. Augurusa, M. Balzarini, S. Capuccio, F. Colleoni, R. Cicero, F. Fedele, R. Maietta, P. Prevedoni

Hanno collaborato a questo numero: F. Acquati, R. Fumagalli, D. Marcucci,D. Nardone, G. Ornati, M. Tatò, M. Urso

La Redazione - Continua a pag. 2

Franco Fedele - Continua a pag. 2

n. 13 - settembre 2010

Intervista a Rosalba Cicero

Rosalba Cicero, è stata eletta loscorso 28 giugno, nuovo Seg.Gen. della Filctem Cgil Lombardia,come Redazione le abbiamo rivol-to alcune domande, sulle questio-ni generali e sulle priorità daaffrontare nella categoria. Questa categoria organizza circa55.000 lavoratrici e lavoratori disettori strategici come il chimico,l’energia, il tessile. Quale messag-gio vogliamo dare all’interno dellenostre strutture? Questa categoria può dare il suocontributo, in una fase della vita delPaese così fortemente a rischio perla tenuta della coesione sociale e deltessuto produttivo, non perdendo maidi vista, l’obiettivo di tenere insieme

ruolo di categoria e ruolo confedera-le, inteso come rifiuto di ogni logicacorporativa, mettendo al centro l’inte-resse generale. Per questo occorre che nel dibattitointerno prevalga l’unità della categoria.Credo dobbiamo guardare al futurodella Filctem, riprendendo e valoriz-zando il pluralismo con rispetto delladignità di ciascuno, sia che riguardiaree organizzate che singoli compagnicon idee e posizioni diverse. Mi piacepensare che qualche volta si possaanche cambiare opinione, senza checiò sia vissuto come debolezza, macome capacità e forza di non averepaura di contaminarci a vicenda.Se dovessi indicare una prioritàper il lavoro della nuova categoriain Lombardia?

Giornale dellaFilctem Cgil Lombardia

Giornale della Filctem CgilRegionale Lombardia

Direttore Responsabile Cristina Pecchioli_________________________________

Supplemento al Notiziario “@cgil.lombardia.it”Aut. Trib. Milano n. 480 del 6.9.2007

È mor to Cantu’ prestigiosa figura delSindacato, delle ACLI e della Pastorale delLavoro di Milano. È morto, lo scorso 2 settem-bre nell ’ospedale di Vimercate, LorenzoCantu’, persona straordinaria, figura di spiccodell’associazionismo cattolico milanese che hadedicato tutta la sua vita per la causa dei lavo-rati e delle classi sociali piu’ deboli: anche laFILCTEM CGIL della Lombardia inchina le suebandiere.Addetto nel laboratorio ricerche di elettronicaalla Magneti Marelli, Lorenzo Cantu’, inizia l’at-tività sindacale nella “Libera CGIL” e successi-vamente nella CISL, agli inizi degli anni ’50.Diviene il primo Presidente della Commissioneinterna iscritto alla CISL. Da quel momento perLorenzo inizia un eccezionale impegno socia-le. Già in fabbrica si capiva di che pasta erafatto: gli impiegati avevo uno spazio a lororiservato nella mensa, ma lui mangiava con glioperai nell’evidente imbarazzo dei dirigenti.Nel 1968 entra nella segreteria della FIM diMilano su proposta di Pierre Carniti e sotto ladirezione generale di Sandro Antoniazzi.Par tecipa a quell ’Autunno Caldo che ha

Ricordo di Lorenzo Cantù

Con la ripresa autunnale abbiamorivolto alcune domande a NinoBaseotto, Segretario Generale dellaCgil Lombardia.In settembre restano aperti, anzi sem-brano accentuarsi, tutti i problemi deimesi scorsi, con l’aggravante che ilquadro politico instabile non garanti-sce la necessaria azione per favorirela ripresa o almeno il contenimentodegli effetti negativi della crisi, che sifanno ancora sentire pesantemente.Quali sono le conseguenze sul lavoroe lo sviluppo?La crisi non è finita. A luglio i dati innostro possesso ci dicono di un rallenta-

mento nel ricorso agli ammortizzatorisociali, ma ciò non deve indurre a faciliottimismi. Non dobbiamo dimenticare, adesempio, che il minor ricorso alla cassaordinaria avviene dopo il diluvio di ore uti-lizzate in precedenza, e che nel periodoestivo incide anche un più massiccio uti-lizzo delle ferie. La Lombardia resta,come diciamo da tempo, una delle regio-ni più esposte agli effetti della crisi,soprattutto sotto il profilo occupazionale esociale. La crisi politica che sta dilanian-do la maggioranza di Governo di certonon aiuta, anche se l'Esecutivo si èdistinto per l'assenza di un'azione effica-ce di contrasto alla crisi. Il Ministro

Tremonti appare come un potentissimoragioniere, incapace però di uscire dallalogica arida e perdente della quadraturadei conti. Purtroppo non servirà a moltoquesta politica dei tagli: forse porteràqualche esito effimero sull'equilibrio dibilancio, ma al prezzo di aver costretto ilPaese a rinunciare a qualsiasi investi-mento di carattere strategico e, quindi,condannando l'Italia ad un ruolo margina-le il giorno che la ripresa arriverà in modostabile e consistente. In Europa, adesempio, i nostri partner hanno investitoin scuola, ricerca e formazione, il nostroGoverno invece ha tagliato risorse alsistema scolastico e formativo pubblico:

Intervista a Nino Baseotto

La Filctem Lombardia c’è

La Redazione - Continua a pag. 3

CapuaAncora 3 morti in una cisterna

Vedi Sicurezza e Ambiente pagg. 6-7

11 settembre Caser ta Sono mor t iGiuseppe Cecere, 53 anni, Antonio DiMatteo, 63 anni, e Vincenzo Russo, 43anni, tre operai sono morti in un inciden-te sul lavoro avvenuto a Capua in provin-cia di Caserta. I tre lavoratorii stavanolavorando alla bonifica di una cisternadell'azienda farmaceutica ex Pierrel, ora"Dsm", e sarebbero morti per esalazionitossiche. Due vittimei sono già stati recu-perate mentre la terza giace ancoranella cisterna.. La Dsm ha più di 200 fab-briche nel mondo ed è presente in 49paesi con quasi 30mila dipendenti .Secondo le prime informazioni i tre ope-rai erano di una ditta di Afragola e sonostati investiti dalle esalazioni provenientidal silos, probabilmente dovute ad unprocesso di fermentazione che si è inne-scato quando l'hanno aperta.Sul poltreai carabinieri è giunta anche una squa-dra di specialisti Nbcr (Nucleo batteriolo-gico chimico radioattivo) per i rilievi.Nell'ex stabilimento Pierrel, attivo datrent'anni, lavorano quasi un centinaio didipendenti.

Agosto 2010. A Dacca, inBangladesh, migliaia di operaie edoperai di fabbriche di abbigliamentosono scesi nelle strade a manifesta-re la loro rabbia, scontrandosi dura-mente con le forze dell’ordine.Le proteste sono esplose dopo che ilGoverno ha annunciato un aumentodel salario minimo (fino ad allora1.662 taka, circa 18 euro) a 3.000taka al mese, pari a 34 euro, a parti-re da novembre 2010. Salari tra i piùbassi e nelle condizioni di lavoro trale più insalubri e insicure del mondo.Le organizzazioni sindacali localicoordinate dal BNC (BangladeshNational Council of Textile Garmentsand Leather) hanno richiesto chel’aumento sia immediato, che arrivialmeno a 5.000 Taka (55 euro) e cheil reddito minimo sia accompagnatoda un ulteriore sostegno o integra-zione per i pasti (come riso e cerea-li), l’alloggio, la sanità e l’assistenza

ai bambini. Il Bangladesh conta oltre4mila fabbriche, in cui lavorano circa2 milioni e mezzo di addetti, per lopiù donne. L’abbigliamento costitui-sce l’80% dell’export totale. Le prin-cipali destinazioni sono l’Europa e gliStati Uniti. Molti degli abiti fabbricatiin Bangladesh sono poi rivenduti dagruppi internazionali come Wal-Mart, Tesco, H&M, Zara, Carrefour,Gap, Metro, JCPenney,Marks&Spencer, Kohl's, LeviStrauss e Tommy Hilf iger. LaFederazione sindacale internazio-nale ha espresso piena solidarietàai lavoratori ed ai sindacati delBangladesh, ha chiesto al Governodi garantire il rispetto dei diritti edelle libertà sindacali ed ha solleci-tato i grandi marchi affinché leimprese locali aumentino i salari erispettino i diritti del lavoro.

La Redazione

Bangladesh: Gli schiavi del Tessile

Fermiamo la lapidazione di Sakineh!La CGIL sostiene la mobilitazione per salvareSakineh. Questa ingiustificata violenza va assolu-tamente fermata, così come in Iran vanno condan-nate le continue violazioni dei diritti politici e sin-dacali, la discriminazione nei confronti delledonne, delle minoranze religiose ed etniche: dirittirepressi con la violenza e l’arbitrio.

Page 2: n. 13 - settembre 2010 La Filctem Lombardia c’è...Agosto 2010. A Dacca, in Bangladesh, migliaia di operaie ed operai di fabbriche di abbigliamento sono scesi nelle strade a manifesta-re

Il lavoro della Filctem regionaledeve avere come priorità lagestione delle crisi con tutte leripercussioni che questa ha sullecondizioni materiali delle lavora-trici e dei lavoratori. Al tempostesso deve anche provare a svi-luppare una proposta di gover-nance regionale e territoriale chedelinei le vie attraverso cui usciredalla crisi stessa. Si tratta cioè ditenere insieme i temi della crisi,della crescita, dei diritti, per unosviluppo caratterizzato dallasostenibilità ambientale, econo-mica e sociale.Arriviamo da momenti di lotteimportanti, anche inLombardia, che hanno eviden-ziato tutta la nostra contra-rietà per una manovra econo-mica sbagliata, iniqua, chedeprime lo sviluppo, che inve-ce di fare pagare a chi ha dipiù, tassando le rendite e igrandi capitali, penalizza i red-diti medio bassi. Quali rischisi vedono nell’immediato per isettori rappresentati dallaFilctem?In questo quadro viviamo unasituazione piena di contraddizio-ni, s’intravedono timidi segnali diripresa produttiva in alcuni setto-ri ma che, di fatto, non segnanouna inversione di tendenza strut-turale. L’elemento più preoccu-pante è che anche, seppur par-ziale, l’incremento di produzio-ne, in parte funzionale all’incre-mento di magazzini vuoti, o per-ché sono produzioni che rispon-dono a nicchie di mercato, nonsi traduce in una crescita di pro-duzione. Anzi, dopo più di dueanni di ammortizzatori sociali, ilrischio di chiusure di aziende èsempre più forte. L’Italia cheuscirà dalla crisi avrà una baseproduttiva più ristretta e menooccupazione. Secondo i dati for-niti dal ministero dello sviluppoeconomico, sono più di 130.000i lavoratori a rischio dei settoriche compongono la nostra cate-goria, e più di un terzo riguardaquesta regione. In questa situa-zione il rischio è che sarà lascia-ta fuori dal mercato larga partedelle nuove generazioni, perchéultimi assunti o perché con con-tratti precari, mentre cresce l’a-

rea del lavoro nero. Tutto questopeserà ancora di più nella ripar-tizione del reddito creando fortilivelli di disuguaglianza sociale. La situazione che si è creatadopo l’accordo separato diPomigliano e rispetto anchealle ultime tensioni di questigiorni, rischia di avere impli-cazioni per tutto il sindacato eper il paese, qual è la tua opi-nione?I rischi di una involuzione dellerelazioni industriali anche per lecategorie di grande tradizioneunitaria e con forti relazioni conil sistema delle Associazioniindustriali e artigiane, ci sonotutti. Dobbiamo fare il possibileper evitarlo. Ciò che deve preva-lere è cosa è meglio fare nell’in-teresse dei lavoratori, per il futu-ro del lavoro. Questo è lo spiritoche ha prevalso durante il rinno-vo dei contratti nazionali, sperosia questo, lo spirito con cuiandremo nei prossimi mesi adaffrontare la contrattazione inte-grativa di secondo livello. Perquanto riguarda i punti di meritoche solleva la vicenda Fiat, gliunici aspetti positivi emersi, pas-sati in secondo piano, nel senti-re comune in questi anni diimpatto con la globalizzazionesono: il bisogno di governare iprocessi, derivati dalla mondia-lizzazione dell’economia, nonsolo a livello aziendale, territo-riale e nazionale, ma anche alivello europeo e internazionale;l’importanza del lavoro operaio edella dignità del lavoro nelgoverno delle trasformazioni. Per il resto, quanto propostodalla Fiat è irricevibile per chiun-que faccia contrattazione, cosìcome è altrettanto evidente chela determinazione del suo ammi-nistratore delegato di continuarein un atteggiamento provocato-rio, trova copertura e supportoideologico nelle azioni di ungoverno che non ricompone econtinua nell’obiettivo di isolarela Cgil. La situazione anche dopola disdetta del contratto, da partedi Federmeccanica, si complicamentre ci sarebbe bisogno,come dice Epifani, di abbassare itoni a cominciare da chi rivesteruoli di responsabilità. Il Governo

che ha lavorato a dividere il sin-dacato e isolare la Cgil devesmetterla e impegnarsi, invece,ad affrontare i problemi reali del-l’economia e del sociale.E’ urgente ripristinare corretterelazioni sindacali per contribui-re a bloccare da subito tutte leforme di manifestazioni violentee provocatorie come accadutonell’aggressione di Bonanni aTorino che condanno senzaalcuna indulgenza.E se si rendesse concreta lascelta di accordi solo conderoghe al CCNL?Innanzitutto vorrei sottolineareche occorre riconfermare il valo-re del ccnl, così come propostodal Segretario generale dellaCgil, Guglielmo Epifani, puntan-do a ridurre il numero dei con-tratti e ad estendere diritti dicarattere universale. Obiettivoperseguito dalla nostra catego-ria nel passato. Secondo, sareb-be una scelta sbagliata, quelladelle deroghe, che se portataavanti da Confindustria e dallealtre organizzazioni sindacali,segnerebbe una involuzione nelsistema di relazioni industriali enella gestione dei processi dicambiamento. Il timore è cheprevalga la logica secondo laquale l’unico modo per compe-tere nella globalizzazione e peravere occupazione sia un inde-bolimento complessivo del siste-ma di diritti. Da qui la messa indiscussione del ccnl e la suaderogabilità. Al contrario, serveconsenso per gestire la com-plessità, l’innovazione, la qualitànon solo nella produzione, maanche nelle relazioni sindacali,che devono essere avanzate epartecipate. Per questo, il com-pito che abbiamo come sindaca-to, è quello di dimostrare che c’èun altro modo di gestire l’impre-sa nella globalizzazione: mette-re al centro la contrattazione, lasua estensione e qualificazionea tutti i livelli, in tutte le imprese,nelle filiere, che tenga insiemediritti e competitività, lavoro ecrescita. Di fronte a investimentiche guardino a come migliorarela produttività, l’efficienza del-l’impresa e l’occupazione, l’im-pegno delle parti deve esserequello di ragionare per tempoattraverso una contrattazioned’anticipo per governare cam-biamento, rischi e opportunità.Da ultimo rivendico la necessitàdi accelerare il percorso per unalegge sulla rappresentanza. Fiatdimostra che il ritardo su questalegge è grave per tutti. Quale messaggio alle asso-ciazioni di settore in

Lombardia?In Lombardia si tratta di lanciareall' intera rappresentanzaimprenditoriale di tutti i nostrisettori un richiamo al bisogno difare sistema, affinché il sindaca-to abbia un ruolo sulle prospetti-ve occupazionali, la tenuta delleimprese e delle filiere; fare siste-ma perché attraverso la contrat-tazione e le politiche si affermi ilruolo strategico di questa regio-ne nel determinare qualità nellerelazioni, nel tessuto produttivo,nei servizi, sul piano nazionaleed europeo.Ciò oggi è quanto mai necessa-rio rispetto al processo di tra-sformazione e riorganizzazionein atto nella regione, che avvie-ne anche in presenza di crisi,perché crisi è anche cambia-mento. Crescono le reti d’impre-sa e avanza un processo dideindustrializzazione, che neltempo metterà a rischio anche ilsistema strutturato dei servizi,dei compar ti di eccellenza,importanti anche a livello inter-nazionale. Così pure sul frontedei processi di cambiamentoorganizzativo che investono isettori elettrico e del gas, sideve assumere un orientamentoche punti a qualificare le riorga-nizzazioni e collegare gli investi-menti sulla formazione e sullaricerca con un’idea di sviluppodel territorio.Occorre cogliere la sfida che èanche culturale, in grado diconiugare la qualità delle pro-duzioni, dei servizi e delle infra-strutture con la dignità del lavo-ro e del suo ruolo per migliora-re le condizioni di vita di unacomunità.Questa è una delle ragioni difondo che vedono questa cate-goria sostenere convinta unabattaglia per difendere l’acquacome bene pubblico e contro lasua privatizzazione. Dobbiamosfidare la Regione, gli Enti localisui temi dell’efficienza del servi-zio, sulle infrastrutture e la qua-lità della rete di distribuzionepubblica. Alle altre organizzazioni sinda-

cali chiedo di guardare insieme,al futuro dei nostri settori e alloro impatto territoriale, peressere protagonisti di una nuovae importante stagione di iniziati-va sindacale.Mi sembra ci sia condivisionecon gli obiettivi del congressodi Pesaro. Sì, con l’attenzione al fatto chenon tutto si riuscirà a governaredal centro, dal livello nazionale.Dai territori deve partire un’ideadi governance, che è il modoper rispondere a una culturacorporativa che ha permeato irappor ti dentro l’ impresa ecaratterizzato la relazione franoi e i lavoratori. Dobbiamocogliere la sfida che per laFilctem è un’oppor tunità dicaratterizzazione per fare analisie avanzare proposte con conte-nuti e messaggi capaci di aggre-gare e unire.Al congresso è stata lancia-ta la proposta di aprire tavo-li nei territori, esperienzache in una prima fase dellacrisi ha avuto qualche rispo-sta da parte delle istituzioni,oggi occorre un salto diqualità nell’iniziativa. Cosaproponi?Nei territori occorre andareoltre le lodevoli esperienzedegli accordi sugli ammortiz-zator i social i e pol i t iche asostegno del reddito dei lavo-ratori. Sono accordi importantiche hanno evidenziato lacapacità del sindacato di farefronte all’emergenza dei pro-blemi posti dalla crisi. Da oggioccorre coniugare quest iaccordi, che hanno bisogno diuna riforma di ammortizzatorisociali per affrontare il difficileautunno, con la conquista ditavoli di confronto sulle politi-che industriali. Per noi sonourgenti politiche per il rilanciodi tutti i nostri settori, decisiviper contribuire alla ripresa eallo sviluppo economico dellanostra regione e del Paese.

La Redazione

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Segue da pag. 1

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segnato la storia milanese enazionale e vive drammatica-mente l’epoca del terrorismo. Ilcapo del personale dellaMagneti Marelli, Renato Briano,venne assassinato poco dopola chiusura di una importantevertenza della quale Lorenzo fuprotagonista.

Cantu’ ha sempre lavorato inforte rapporto con la CGIL, inquegli anni fianco a fianco adAntonio Pizziniato, costruendoun’amicizia che si è rafforzatanegli anni. Esce dal sindacatonel 1984 chiamato dalCardinal Mar t in i per unaresponsabilità nella Pastoraledel Lavoro, dal 1987 al 1996 èanche Presidente provincialedelle ACLI. Alla Pastorale delLavoro rimane fino all’iniziodella malattia che lo ha porta-to via.Lorenzo Cantù appartiene aquelle figure di massimo esem-pio, come hanno ricordato leACLI milanesi, di “disinteressepersonale e di serietà per tutti iresponsabili politici e sindacali”,per noi lo è stato e non lodimenticheremo mai.

Franco Fedele

Ricordo di Lorenzo Cantù

La Filctem Lombardia c’è

CCNL Unionchimica-Confapisiglata l’ipotesi di accordo che definisce i minimi

tabellari: L'incremento a regime nei tre anni è di 118 €

Con la definizione dei minimi tabellari èstato completato il contratto unico Confapiche raggruppa le piccole e medie impresedella chimica, della gomma-plastica, delvetro, della ceramica e degli abrasivi(60.000 circa gli addetti).Nella tarda serata di ieri infatti è statasiglata a Roma tra Unionchimica-Confapie i sindacati del settore Filctem-Cgil,Femca- Cisl, Uilcem-Uil l'ipotesi di accor-do che prevede a regime un incremen-to medio nel triennio 1 gennaio 2010 –31 dicembre 2012 di 118 euro (parame-tro D).

In sostanza nel triennio entreranno nellebuste paga dei lavoratori 2820 euro in più,montante questo “che – commenta soddi-sfatta Stefania Pomante, della segreterianazionale Filctem-Cgil – rappresenta unaconcreta, sia pur parziale, risposta ai lavo-ratori di questi settori, messi a dura provadalla crisi in atto”.Previsto inoltre un incremento dell'1,30%sulla previdenza complementare.L'intesa è stata sottoposta al giudizio dellelavoratrici e dei lavoratori.

Massimo Balzarini

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non ci vuole un raffinato economista percapire che al dunque saranno gli altri adessere meglio piazzati nella competizio-ne globale. Se poi pensiamo alla mano-vra economica correttiva, il giudizio èancora più negativo: un mix di iniquitàsociale, tagli dissennati e assenza di pro-spettiva. Hanno fatto macelleria socialecon i più deboli, creato un conflitto istitu-zionale senza precedenti con Regioni edAutonomie Locali, ignorato, anzi penaliz-zato, qualsiasi prospettiva di rilanciodello sviluppo. In questo contesto, le con-seguenze sul lavoro sono pesanti. Miverrebbe da dire “non di sola cassa inte-grazione vivono le imprese”. Nel sensoche, e questo vale anche per il confrontocon Regione Lombardia: siamo in quellafase della crisi nella quale è fondamenta-le affiancare al finanziamento degliammortizzatori, idee e risorse per il rilan-cio dello sviluppo. Questo è il tema che,assieme a CISL e UIL, abbiamo conforza posto ai tavoli regionali ed alPresidente Formigoni in primo luogo. Esul tema dello sviluppo, voglio dire unaparola chiara a Confindustria e alle altreAssociazioni datoriali lombarde: ci vuolepiù coraggio, più determinazione e menoattendismo; certi silenzi quando si parladi strategie per lo sviluppo non sono piùaccettabili. Le nostre controparti hannouna responsabilità sociale ineludibile e ladebbono esercitare. Altrimenti ne vaanche della qualità del rapporto con ilSindacato: se si dovesse pensare di con-certare con noi l'uso degli ammortizzatorie di eludere il confronto sullo sviluppo, loscontro con il Sindacato confederalesarebbe inevitabile.In questo contesto, che peso puòavere sul futuro delle relazioni sinda-cali lo scontro in atto alla FIAT? Nelmomento in cui si chiedono impegnivincolanti per garantire gli investi-menti, non è sempre più necessariorilanciare la proposta di legge sullarappresentanza? Fiat ha intrapreso una via pericolosa edannosa: per se stessa e per il sistemadelle relazioni sindacali più in generale.La pretesa di scambiare investimenti elavoro con diritti è un non senso fuori daltempo che la CGIL non potrà mai accet-tare. Altro conto è una trattativa seriasull'organizzazione del lavoro, finalizzatainnanzitutto alla realizzazione di cospicuiinvestimenti e strategie produttive per ilfuturo, con benefici per il mantenimentoe l’incremento dell'occupazione. Ad unconfronto di quel tipo nessuno può edeve sottrarsi. Ma cosa ha a che farequesto con il diritto di sciopero o il tratta-mento di malattia? Ci sono degli abusi?Li si combatta con coerenza e attraversogli strumenti contrattuali esistenti: noisaremo in prima fila nel farlo. Ma perse-guire i furbi è efficace se lo si fa in uncontesto nel quale l'ancoraggio ai con-tratti, agli accordi e ai diritti individuali ecollettivi resta saldo e fuori discussione.Anzi, è proprio la cultura dei diritti e delrispetto delle regole condivise che aiutaad estirpare malcostumi o abusi. Questovuol dire partire dal rispetto delle perso-ne e della loro dignità: l'atteggiamentodella Fiat verso i tre lavoratori di Melfilicenziati e reintegrati per ordine del giu-dice, va nella direzione opposta. È inne-gabile che su queste vicende si sianoregistrati scelte e orientamenti profonda-mente diversi tra la CGIL da una parte,e CISL e UIL dall'altra. Un'ulteriore lace-razione in rapporti resi già molto difficilidalla scelta di firmare l'accordo separato

sul modello con-trattuale prima e ilCCNL dei meccani-ci poi. Ora, a mepare evidente chela risposta a que-ste profonde diffi-coltà unitarie nonstia solo nel pattui-re tra di noi regoledemocratiche certeper l 'attr ibuzionedel mandato e l’ap-provazione degliaccordi e dei con-tratti. Ma questo èun terreno fonda-mentale, indispen-sabile, è il punto dacui partire se dav-vero si vuole tenta-re di porre le basiper ricucire rapporti unitari duraturi.Ecco perché noi continuiamo ad affer-mare la necessità di regole democrati-che certe, da consolidare con una leggesulla rappresentanza. Brandire lo stru-mento del referendum solo quando con-viene non è una soluzione. Tanto menolo è intraprendere la scorciatoia dellederoghe ai contratti. Così non solo siliquida la primazia del CCNL, il suo valo-re universale di riferimento e di garanziaper tutti, ma si lede la stessa autoritàcontrattuale e la legittimità delle parti.Perché chiunque capisce che, nel casodi un contratto sottoscritto, se uno qua-lunque dei contraenti lo disdice e/o loderoga a suo piacimento, questo mettepesantemente in discussione il ruolo e ilvalore stesso di quel contratto. Ciò valeper il Sindacato, ma anche per le nostrecontroparti: la reciproca legittimazionenon più fondata sull'esercizio contrattua-le, o basata su una forma monca eincerta dello stesso, è inevitabilmentedestinata a non avere futuro. Se Fiat sifacesse il contratto per conto suo e sce-gliesse pure con chi far lo, ancheConfindustr ia e la stessaFedermeccanica sarebbero più deboli eoggettivamente delegittimate. Ecco per-ché per la CGIL difendere e ribadire ilvalore e il ruolo del CCNL è un fatto irri-nunciabile, in primo luogo nell'interesseprimario di coloro che rappresentiamo.E sulla questione sempre più apertadei diritti?Quello per noi resta uno dei punti irri-nunciabili e in quanto tale, una dellepriorità della contrattazione. Ne è unesempio la lotta che stiamo conducendoa fianco dei lavoratori della cooperativache opera presso il magazzino GSCarrefour di Pieve Emanuele. La nega-zione del diritto al salario e al reintegrodei lavoratori licenziati, così come sanci-to per ben due volte dalla Magistratura,ci dice che siamo all’imbarbarimento deirapporti di lavoro, ben al di là del con-sentito. Così come trovo grave il silenziodelle Associazioni datoriali di Categoriae della stessa catena di distribuzione: ilcomportamento di quelle cooperativenuoce anche a carrefour perchè farcarta straccia dei contratti in esseresignifica irridere al ruolo stesso delleparti sociali e non del solo sindacato.Giudico poi altrettanto irresponsabileporre in atto comportamenti che provo-cano un innalzamento delle tensionisociali in una situazione di crisi comequella che stiamo vivendo.In questo autunno, che si annunciaduro, come possono tornare centrali i

temi del lavoro edello sviluppo, sepermane questaprofonda divisio-ne tra i sindaca-ti? Che ruolopuò avere laLombardia inquesta fase?Delle grandi diffi-coltà a livello uni-tario ho già detto.È davanti agliocchi di tutti chequeste divisionigravano a livellonazionale e sututte le strutturesindacali, nessunaesclusa. Per tutto ilSindacato confe-derale la

Lombardia ha il peso che le deriva dallarilevanza dell'insediamento organizzati-vo e dall'importanza del contesto econo-mico e sociale nel quale siamo chiamatitutti ad operare. Per questo sarebbesciocco attendersi che in Lombardia nonvi fosse, in tutte e tre le Organizzazioniconfederali, un forte senso di responsa-bilità e di lealtà verso le scelte nazionalidi ciascuna Confederazione. Non dimeno, abbiamo tutti la responsabilità e ildovere di corrispondere al meglio allesfide e ai problemi che la situazione eco-nomica e sociale lombarda ci pone. Noiabbiamo scelto una strada che intendia-mo continuare a percorrere: quella delconfronto di merito sui problemi e delcontrasto alla crisi, con azioni il più pos-sibile condivise ed unitarie. Da qui sonoderivati accordi positivi con RegioneLombardia che hanno contribuito a miti-gare gli effetti tremendi della crisi suoccupazione e condizione sociale dilavoratrici e lavoratori, pensionate e pen-sionati. Non abbiamo nemmeno esitatoa marciare per il lavoro e contro la crisiinsieme ad Acli, Arci e CISL, sulla basedi parole d'ordine che insieme abbiamocondiviso. Questo è anche quello che èsuccesso e succede in grandissimaparte dei territori e delle aziende dellaregione, dove insieme ci si è mobilitatiper difendere il lavoro e l'occupazione.Ora insieme, come ho detto prima,rivendichiamo politiche per lo sviluppo. Ecredo che non esiteremo a decidere ini-ziative unitarie di mobilitazione per que-sti obiettivi, se sarà necessario. Pensoche questo sia il modo migliore di dareun contributo per la ricostruzione di rap-porti unitari più complessivi.I nostri temi, quelli dell’energia e del-l’acqua, del sistema moda Italia, dellaricerca e della chimica, sono semprepiù all’attenzione generale. Non ritieniche possono avere un ruolo fonda-mentale per dare fiducia al paese euscire dalla crisi?Certamente sono temi importanti che,pur nelle loro specificità, sono legati piùdi quanto possa sembrare nell’immedia-to; soprattutto potrebbero essere trai-nanti verso l’uscita dalla crisi se solosupportati da politiche pubbliche piùdeterminate ed efficaci, capaci di desti-nare risorse importanti per orientare laricerca e sostenere, accompagnandole,le scelte dell’impresa, traghettando cosìla nostra economia dalla crisi attualeverso uno sviluppo più sostenibile dalpunto di vista ambientale e sociale. Sitratta di favorire un uso più sensato delleenergie e delle risorse primarie, come

l’acqua, e non di meno, di svilupparenuove energie rigenerabili mettendoall’opera quelle capacità di invenzione etrasformazione, attraverso ricerca elavoro, che abbiamo già conosciuto nelpassato e che hanno fatto crescere econoscere a livello internazionale ilnostro Paese. Basti pensare al sistemamoda, alla sua capacita di far lievitare ilmade in Italy, frantumato e parcellizzato,tanto da affermarlo simbolicamente ematerialmente in molti Paesi del mondo,o alle novità che in fatto di fibre per i tes-suti, la chimica può riservare. Sono tuttescommesse importanti che sull’onda diuna tradizione consolidata di invenzionee abilità, possono caratterizzare il ruolodel nostro paese nell’economia interna-zionale. Un’ultima domanda sulla nostranuova categoria: dopo la FILCEM ènata la FILCTEM. Che cosa ti attendida questa nuova organizzazione dicategoria che raggruppa una partetanto significativa del mondo dellavoro industriale?La costituzione della Filctem è un fattoimportante per la CGIL e per tutto ilmondo del lavoro. Possiamo dire di esse-re tutti più forti, perché è nata una realtàorganizzata dell'industria che ha basi soli-de e una rappresentatività capillare.Ancora più significativo che a dirigerla inLombardia sia stata chiamata una com-pagna, Rosalba Cicero, che torna adoperare nella nostra Regione dopo un'e-sperienza molto positiva a livello naziona-le. Con Anna Bonanomi, segretario gene-rale dello SPI regionale, Rosalba è laseconda donna a dirigere una nostraCategoria regionale: un passo avantiimportante nel percorso di promozione diquadri femminili ai massimi livelli di dire-zione; un percorso che vogliamo conti-nuare e arricchire. La Filctem porta a sin-tesi tre esperienze sindacali e contrattualidiverse, ma ugualmente importanti, quel-la dell'energia, dei chimici e dei tessili. Laloro sintesi e la loro valorizzazione nonpossono che far bene alla CGIL. Noiabbiamo tutti bisogno di riprendere, conmaggiore lena che nel passato, l'azione ela riflessione sulle politiche contrattuali.Sono certo che la Filctem saprà dare ilproprio contributo e che sarà un contribu-to impor tante. Come CGIL dellaLombardia dedicheremo non a caso ilsecondo appuntamento dei nostri StatiGenerali alle politiche contrattuali. Dal 6all'8 ottobre faremo una riflessione a tuttocampo con l'insieme del nostro gruppodirigente regionale e con l'apporto deicontributi di dirigenti, studiosi e persona-lità di livello nazionale. Del resto, la con-trattazione è il cuore della nostra attività ela nostra stessa principale ragion d'esse-re. La CGIL è un grande Sindacato confe-derale anche perché ha sempre saputo esa valorizzare e portare a sintesi tradizio-ni contrattuali anche differenti, sicuramen-te peculiari e coerenti con le specificitàdei settori e dei comparti ai quali si appli-cano. E questo è anche il tratto più signifi-cativo della costituzione della Filctem.Sono molto fiducioso che sarà unaCategoria all'altezza dei compiti e delleattese. Per questo, colgo l'occasione diquesta breve chiacchierata per fare, dallecolonne di Zefiro, gli auguri più sinceri dibuon lavoro a Rosalba, alla segreteria, atutto il gruppo dirigente ed ai militantidella nostra Filctem lombarda.

La Redazione

Intervista a Nino BaseottoSegue da pag. 1

La Segreteria Filctem Cgil Lombardia e la redazione di Zefiro,

esprimono il più sincero e sentito cordoglio, per la tragica e prematura scomparsa

di RICCARDO SARFATTI, un uomo giusto animato da un’autentica passione

politica e civile, un vero democratico.

Per avere maggiori e puntuali informazioni sulla categoria visita il nuovo sito web

della FILCTEM CGIL www.filctemcgil.it

News, Contratti, Settori, Tematiche

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Il tema della gestione pubblica dell’acqua inLombardia - così come in tutta Italia - si fa semprepiù scottante.Ad agosto, appena terminata la raccolta firme a soste-gno del Referendum nazionale - che in Lombardia haottenuto ben 237 mila firme su 1,4 milioni raccolte alivello nazionale (www.acquabenecomune.org) - iComitati lombardi per l’acqua pubblica sono subitoscesi sul piede di guerra contro il progetto di leggecon cui la Regione Lombardia vorrebbe applicare ilDecreto Ronchi che, di fatto, obbliga a cedere ai privatila gestione dei servizi idr ici. I l r ischio è che inLombardia le efficienti gestioni pubbliche venganodismesse, a favore di poche imprese private, italia-ne o straniere, interessate solo a fare profitto. In talsenso Formigoni e i suoi sembrano avere le idee chia-re: svendere le gestioni degli acquedotti pubblici (realiz-zati coi soldi dei cittadini/utenti) per consegnarle adA2A, la multiservizi che nasconde, nel ginepraio delproprio capitale azionario, la Suez, la più grande multi-nazionale al mondo dell’acqua privata. Ricordiamo cheA2A (che ha già conquistato gli acquedotti di Brescia,Bergamo, Como, Monza, Sondrio, Varese ed è alla cac-cia di Lecco), vorrebbe mettere le mani anche sui reddi-tizi acquedotti di Milano - città e provincia - tra i megliogestiti a livello europeo; non a caso anche la Morattidifende la gestione pubblica del proprio acquedotto.

A questo punto, solo la mobilitazione dei cittadini potràsottrarre l’acqua dalle grinfie del mercato e ricondurlasotto la sfera del diritto umano, come ha finalmentesancito lo scorso luglio l’Assemblea dell’ONU.Ricordiamo che proprio in Lombardia, negli scorsianni, si è attivata una vasta mobilitazione popolarecontro le precedenti Leggi Regionali in materia diservizi idrici, che imponevano la privatizzazione del-l'acqua. A sostegno di tali mobilitazioni si sono attivati iComuni; nel 2007 ben 144 Consigli Comunali lom-bardi hanno deliberato contro la L.R. 18/2006, otte-nendone la cancellazione e la sostituzione con unanuova legge che reintroduceva la possibilità dell’affida-mento diretto ad aziende totalmente pubbliche. Anchequesta volta i Comuni (che già come Anci Lombardiahanno preso posizione contro il progetto di legge dellaGiunta Formigoni) si devono mobilitare: oltre cheessere costretti alla svendita ai privati, i municipirischiano infatti di perdere le competenze in materiadi acqua, visto che la Regione, riprendendo la normanazionale che sopprime gli A.T.O. (Ambiti TerritorialiOttimali), vorrebbe affidare la materia alle soleProvince, alla faccia del tanto sbandierato federalismocomunale.

Roberto Fumagalli www.contrattoacqua.it

La Lombardia si mobilita per l’acqua

Sono tornato da poco da Amsterdam,una città famosa in tutto il mondo per icanali, i coffee shop, il distretto a lucirosse e per le biciclette. Le biciclettesono ovunque, sono centinaia di migliaia(accompagnate anche da uno stuolo diciclomotori) così come sono centinaia ichilometri di piste ciclabili che fiancheg-giano le strade e i canali, piccoli e gran-di, di Amsterdam. Le automobili ci sono,ma sono parcheggiate lungo i canali e lestrade e l’utilizzo mi è sembrato piuttostoscarso anche se gli abitanti della città nelamentano un aumento. Nel centro cittadino non circolano gliautobus, che vengono impiegati per ipercorsi destinati alla periferia o ai per-corsi extra-urbani, come i treni, estre-mamente puntuali e completamenteintegrati nel sistema della metropolitanacittadina, che è in espansione. I tram apiù vagoni sono gli unici mezzi pubbliciche percorrono le strade del centro,oltre ad una serie di battelli che solcanoi canali. La dimensione delle carreggiatedelle strade cittadine è relativamenteridotta, fatte le debite eccezioni, ed

paragonabile a quella di Milano senzaalcuno sforzo, mentre le case sonogeneralmente più basse di un paio dipiani. Ad Amsterdam, che è una cittàlocalizzata su di un braccio di mare“interno” vicino al Mare del Nord, vivonocirca 750.000 persone, circa un terzo inmeno dei milanesi. “Sarà per questoche l’aria mi sembra più pulita che aMilano? La domanda me la sono postaintanto che pedalavo nel convulso traffi-co ciclistico del mattino. Poi ho visto,viaggiando su di un treno che mi porta-va all’aeroporto, a circa 3 km dal centrodi Amsterdam, un impianto che mi ricor-dava una centrale termoelettrica: alticamini che sputavano pennacchi impo-nenti di fumo bianco, una ser ie dicapannoni, depositi e binari ferroviarioccupati da vagoni che sembravanoquelli utilizzati per trasportare il carbo-ne, ma piuttosto piccoli. Il tutto circon-dato da pale a vento alte decine dimetri. Qualcosa non mi tornava; gliolandesi, che sono attentissimi alle que-stioni ecologiche, installano un ecomo-stro “dentro la città”? Mi è bastato digitare in internet la parola

chiave “Amsterdam powerplant” peravere la risposta. Amsterdam possiededal 1919 un impianto per lo smaltimentodei r i f iuti: un inceneritore. Questoimpianto è stato ricostruito 3 volte, l’ulti-ma nel 1993, dalla società per lo smalti-mento dei r i f iuti, di propr ietà dellaMunicipalità. Si tratta di un impianto a ciclo combinatoche tratta circa 1,4 milioni di tonnellatedi rifiuti all’anno, con un rendimento dicirca il 32%. Il sistema di incenerimentoè pensato in maniera tale che non esisteproduzione di diossine e oltre il 64% deirifiuti viene riciclato all’inizio o alla finedel processo, ad esempio i metalli. Ilresiduo finale è inferiore al 2%, cheviene inviato in Germania per esserestoccato nelle miniere di sale esauste. La raccolta differenziata in Città riguardasolo il vetro e la carta perché l’aziendaha stimato che i costi-benefici comples-sivi per la raccolta e il riciclo reale dellaplastica non valgono la perdita di massacombustibile rappresentata da questo

materiale, ma sono previsti una serie diprogrammi a lungo termine per il recu-pero “reale” di alcuni tipi di plastica.L’impianto produce inoltre 300.000gigajoules di calore che riscaldano lecase del centro di Amsterdam per 8mesi al l ’anno, oltre a 1 mil ione diMegawatt per il sistema dei trasporti eper i consumi elettrici pubblici.Anche in Lombardia esistono esperien-ze consolidate e virtuose su questo ver-sante, ma Milano continua a latitare.Sarà a causa di una mentalità che rele-ga “a stato di progetto” o a “polemica”qualsiasi seria opzione per modificare ilsistema di approvvigionamento energeti-co e dei trasporti della seconda areaurbana italiana? Sarà a causa di unamentalità che abbraccia il “privato” ormaida 20 anni, che questi problemi e quellidello sviluppo urbanistico continuano anon essere integrati? Il sindacato anchein questo caso ha molto da dire e daproporre, non perdiamo l’occasione.

Flavio Acquati

Un esempio illuminante

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Con questo ar ticolo nella rubr icaPianeta Donna, ha inizio la collaborazio-ne con Zefiro di Silvana Cappuccio -Dirigente della Fitthc, la Federazioneinternazionale dei lavoratori tessili, del-l’abbigliamento e del cuoio, aderentealla Confederazione sindacale interna-zionale. Autrice di "Glokers. Viaggio nelmondo alla ricerca del lavoro dignitoso",Ediesse 2008

E’ da qualche anno che la violenta crisimondiale, originata dal settore finanzia-rio, continua a generare pesanti effettisul piano sociale, economico e politico.Sono numerose le analisi e le previsioniavanzate ed in corso, poche e certa-mente inadeguate le soluzioni ad oggiadottate per tutelare le persone ed ilmondo del lavoro. Autorevoli economisti,provenienti da scuola tradizionale ediversa formazione, hanno ripetutamen-te sottolineato un aspetto che è statotrascurato nel dibattito generale: quandosi parla di disastri causati dalla finanza,ci si riferisce esclusivamente ad opera-zioni poste in essere da uomini e in con-testi in cui la presenza di donne è deltutto marginale. Su base internazionale, i dati mostranoche le donne sono ampiamente sotto-rappresentate non solo nella finanza,ma in tutte le sfere decisionali, dalla poli-

tica all’economia. Ad esempio, in medianei parlamenti nazionali dell’UnioneEuropea (UE) le donne sono solo il26%. Questa sottorappresentanza èun’evidente ingiustizia sul piano demo-cratico, perché dimostra che la composi-zione delle assemblee legislative nonriflette la composizione della popolazio-ne. L’adeguata presenza di donne inpolitica potrebbe invece contribuire allosviluppo di legislazioni più attente allecondizioni di altre donne, bambini, fami-glie, anziani, disabili e quindi a sceltediverse a partire dalle priorità di bilanciosu istruzione, sanità, ricerca, politichesociali, formazione e lavoro. Relegare ledonne ai margini della vita politica edegli organi di governo non “solo” rap-presenta uno squilibrio sul piano dellademocrazia, ma impedisce anche lo svi-luppo della società nel suo complesso.Nell’attuale contesto di crisi, gli studi piùautorevoli effettuati su base europea einternazionale concordano sul fatto chel’uguaglianza di genere è un fattore chia-ve per la ripresa e per una crescita eco-nomicamente sostenibile. Tra tanti, citia-mo tre riferimenti. Secondo recenti stimedell’Ocde (l’Organizzazione per la coo-perazione e lo sviluppo economico) benun quarto della crescita annuale euro-pea dal 1995 ad oggi è da attribuirsi allariduzione del divario occupazionale tra

uomini e donne. Secondo: in base adelle ricerche fatte dalla presidenza sve-dese UE nel 2009, il prodotto internolordo potrebbe crescere in manieraimportante (almeno del 27%) se si elimi-nassero le disuguaglianze nel mercatodel lavoro (cioè a pari posti, salari, formedi flessibilità etc). In altre parole, sarem-mo più ricchi. Terzo: un’inchiesta parla-mentare nel Regno Unito ha preso inesame la crisi bancaria e gli ostacoli alsuo superamento. Da qui è partita un’al-tra inchiesta “Women in the City”, i cuirisultati mettono l’accento sull’assenzadi donne in posizioni senior, su disegua-glianze retributive, sui lavori ‘flessibili’ esulla prevalenza di una cultura sessista.Le donne sono circa il 50% della forzalavoro UE e la maggior parte dei laureati(59%). Ciò nonostante, guadagnanomediamente il 18% meno degli uomini (-30% in alcune aree), svolgono lavori diminore qualità e più precari. E’ uno spre-co di talenti e di risorse, oltre che unostacolo allo sviluppo. Scienza, ricerca esviluppo tecnologico sono elementi fon-damentali per l’innovazione e la compe-titività del futuro europeo. Anche in que-sto campo, la maggior parte dei laureatisono donne. Ma solo il 18% sono ricer-catrici senior. Percentuali ancora bassee penalizzanti troviamo ai vertici dellapubblica amministrazione, delle supre-

me corti giurisdizionali, come ordinariedi cattedre universitarie, nella rappre-sentanza europea delle parti sociali (sin-dacati e associazioni imprenditoriali). Su base mondiale, l’Italia è collocataparticolarmente male su occupazionefemminile (87mo posto) e anche su par-tecipazione politica (72mo). Nell’UE a 27è - dopo Malta – il Paese con i più bassilivelli di occupazione femminile. Dal2003 ad oggi il divario nord-sud si èaccentuato, delineando due realtà distin-te: il centro nord, con disuguaglianzesimili alla UE, e il Mezzogiorno, cui sisommano drammatiche carenze nei ser-vizi di assistenza e tassi di disoccupa-zione tra i più elevati dell’UE. E’ una con-traddizione non più accettabile né moral-mente né economicamente e socialmen-te. La parità tra donne e uomini è unodegli obiettivi dell’Unione Europea. Edovrebbe essere al centro di tutti i pianiprogrammatici. Ad oggi invece nessunpiano di ripresa europeo o a livello diG20 riconosce ed affronta le conse-guenze di genere della crisi. La reces-sione economica non può essere unpretesto per colpire i soggetti già in statodi debolezza. Al contrario, la consapevo-lezza di queste discriminazioni esigeche siano le donne al centro della ripre-sa, con il loro lavoro e la loro valorizza-zione in ruoli di responsabilità.

Donne in economia e politica altempo della crisi: la falsa parità

Pianeta Donnaa cura di Silvana Cappuccio

La Federazione internazionale deilavoratori del tessile, dell’abbiglia-mento e del cuoio (FITTHC) acco-glie positivamente l’annuncio diLevis e H&M di eliminare la sabbia-tura nella produzione mondiale dijeans. « E’ la giusta decisione, perproteggere la salute dei lavoratori.H&M e Levis – tra i leaders mon-diali di jeans - indicano qual è lagiusta strada da percorrere in que-sto campo adottando un comporta-mento socialmente responsabile»dichiara Patrick Itschert, segretariogenerale della FITTHC.La posizione dei fabbricanti coin-cide con il pressante appello dellaFITTHC, lanciato due anni fa, dieliminare dappertutto nel mondol’util izzo della sil ice cristall inanella sabbiatura dei capi di abbi-gliamento. Studi scientifici hanno dimostrato ilnesso tragico tra sabbiatura e sili-cosi, una delle peggiori malattiepolmonari. E’ un risultato importante per lasalute dei lavoratori. L’Agenziainternazionale per la ricerca sulcancro riconosce la silice cristallinacome cancerogena per l’uomo.“Chiediamo alla Commissioneeuropea di classificare questasostanza come tale. La sabbiaturaè già di fatto proibita in molti Stati

dell’UE ed è tempo di armonizzarele legislazioni dall’alto, sapendoche attualmente le protezioni cheesistono non eliminano totalmenteil r ischio di sil icosi” aggiungeSilvana Cappuccio, Direttrice delDipartimento per la salute e la sicu-rezza al lavoro della FITTHC, “esi-stono delle alternative”. La FITTHC continuerà la sua cam-pagna, sollecitando anchel’Organizzazione Internazionale delLavoro (OIL) e l’OrganizzazioneMondiale della Salute (OMS) a eli-minare definitivamente la sabbiatu-ra in tutto il mondo.

Jeans: Verso il non utilizzo della silice

La Federazione internazionale dei lavoratori deltessile, dell’abbigliamento e del cuoio conta 220organizzazioni affiliate in 110 Paesi e rappresentapiù di 10 milioni di iscritti.

Un risultato importante per la salute dei lavoratori Tessili

LA FILCTEM CGIL LOMBARDIAorganizzaLunedì 4 ottobre 2010Sala Buozzi - Camera del Lavoro MetropolitanaCorso di P.ta Vittoria, 43 - MILANO

LA GESTIONE DELL’ACQUA

IN LOMBARDIA

Decreto Ronchi e legge regionale tra referendum

e riforma

PROGRAMMAOre 9.30 INTRODUZIONE ROSALBA CICERO

Seg. Gen. FILCTEM CGIL Lombardia

RELAZIONE NATALE CARAPELLESESeg. FILCTEM CGIL Lombardia

Ore 10.10 INTERVENTI DI: GIANNI MATTIOLIDocente di fisica all’Università La Sapienza di Roma

MARCELLO RAIMONDIAssessore Ambiente Energia e Reti - Regione Lombardia

NINO BASEOTTOSeg. Gen. CGIL Regionale Lombardia

MAURO GUERRACoordinatore Nazionale ANCI Piccoli Comuni

GIORGIO OLDRINISindaco di Sesto S. Giovanni VicePresidente ANCI Lombardia

ONORIO ROSATISeg. Gen. CGIL CdLM Milano

ROBERTO FUMAGALLIComitato italiano Contratto mondiale dell’acqua

ALESSANDRO RAMAZZOTTIPresidente di CAP Holding

Ore 12.50 CONCLUSIONI GABRIELE VALERISeg. Nazionale FILCTEM CGIL

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Recentemente è stato pubblicato daMondadori un interessante e originaletesto che interpreta in modo efficace esintetico oltre 60 anni di vicende indu-striali, rapporti, intrecci politici ed econo-mici nelle aziende del settore energia ein particolare della distribuzione del gasin Italia. Abbiamo r ivolto all ’autoreFrancesco Samorè 5 domande.Innanzitutto, un apprezzamento per illibro “La piramide del gas” a partiredal titolo. Il volume di facile lettura,riesce a trattare con brevità, unanotevole quantità di contenuti in uncontesto storico veramente ampio.Come è nata l’idea di scrivere untesto sul tema così specifico delladistribuzione gas in Italia?Nasce dall’incontro tra ragioni biografichee accademiche. Nell’immediato secondodopoguerra mio nonno - fino ad allora pro-gettista, per la Siry Chamon, delle cosid-dette «officine del gas» - ebbe l’intuizionedi costituire un’impresa il cui core busi-ness era per l’epoca quasi del tutto inedi-to: la distribuzione di metano puro (quindinon il tradizionale gas «manifatturato») inalcuni comuni del milanese. Non eraancora nata l’Eni, e l’utilizzo su larga scaladi gas naturale era consuetudine solonegli Stati Uniti. Mio padre, quindicenne,fu «arruolato» nell’azienda, poi municipa-lizzata negli anni ottanta. Senza la suatestimonianza, difficilmente mi sarei resoconto che la storia di un segmento nodaledella filiera energetica italiana – la distri-buzione del gas naturale per il sistemaproduttivo e per usi civili - non era ancorastata scritta. I miei studi di storia economi-ca e lo scavo archivistico nelle principaliimprese del settore hanno fatto il resto. La metanizzazione del paese haaccompagnato lo sviluppo economi-co, ma ha cambiato in molti casi i rap-porti di forza tra i soggetti in campo:centinaia di aziende private e munici-pali nate nel dopoguerra all’ombradell’ENI di Mattei e della Snam, i qualihanno saputo incrementare neglianni la presenza monopolista o, sevogliamo, il potere del vertice dellapiramide, salvo alcune aree geografi-che e grandi Comuni. Non è così? Se al vertice della «piramide» abbiamoEni - impegnata a procurare il gas natu-

rale - e Snam per le dorsali di metano-dotti, «a valle» troviamo molti più sog-getti: centinaia di imprese distributrici,eterogenee per dimensioni e proprietà; iComuni, dai quali le prime ricevono laconcessione di distribuzione; i consuma-tori e le associazioni di rappresentanza.Con alcuni case studies - ad esempioAsm Brescia - ho mostrato che lo scena-rio di oggi (aggregazioni di multiutilitesquotate in borsa) ha precedenti impor-tanti: gli attori decentrati pensarono,quarant’anni fa, di approvvigionarsi auto-nomamente dall’estero (il progetto di unpool di municipalizzate per importaredalla Russia) e di realizzare fusioni oltrei tradizionali confini comunali; tutto que-sto anche, o soprattutto, per svincolarsidal monopolio Snam. All’ombra delletecnostrutture che resero grande Eni,dunque, crebbero culture radicate sulterritorio ma capaci di disegni ambiziosi,ereditati oggi da A2A, Iren, Linea GroupHoding, ecc. Ho provato a descriverne ilpercorso evolutivo.Nell’ultimo capitolo – “Gas e potere.Note sul caso milanese dal primo cen-trosinistra alla fusione tra Aem e Asm”;viene trattato ampiamente il casodella ritardata municipalizzazione eancora più successiva metanizzazio-ne di Milano. La municipalizzazioneinizialmente voluta dalle forze politi-che cittadine e richiesta dalleOrganizzazioni sindacali di categoriafin dagli anni 50, pur in presenza didelibere attuative del 1959-60 si rea-lizzò soltanto nel 1981, 21 anni piùtardi. Quali forze economiche e politi-che hanno impedito e ritardato que-sta scelta. Perché?Sergio Fiorini ha descritto le prime fasidella vicenda nella sua ricerca su Il poterea Milano, anch’essa edita da BrunoMondadori. Permettimi una valutazionesintetica: nonostante Piero Bassetti, inquegli anni giovane promessa della Dcmilanese, avesse raggiunto con Mattei unaccordo per la fornitura di metano aMilano; e nonostante una nuova alleanzadi governo locale (anticipatrice del centro-sinistra nazionale) l’avesse sancita con ilvoto in consiglio comunale, la conversionedella città al gas naturale non si realizzò, edi fatto «vinse» la destra economica rac-

colta attorno a Edison e adAssolombarda; che da allora cominciòperò a cercare rappresentanza politicafuori dalla Dc. Dopo la nazionalizzazionedell’energia elettrica, lo straniamento deipartiti rispetto ai nuovi equilibri di potere liindusse a concentrarsi sul piede di casa:un processo involutivo di lunga durata. E’ originale trattare il tema dell’ener-gia in Italia, partendo dal territorio,dalle sue esigenze di sviluppo in uncontesto sempre più globale. Bassettinella postfazione del libro prospettala necessità di un nuovo modello, unanuova governance per le grandi aggre-gazioni nate da superamento delle exmunicipalizzate locali (a2a, Iren, Hera,Acea, Linea Group etc.) Con qualemodello societario si può mantenereinsieme la loro vocazione iniziale natadal territorio, con la necessità di farfronte ad un mercato sempre più glo-bale?Bassetti, che anima l’associazioneGlobus et Locus, ha valorizzato unaspetto del mio libro cui tengo molto: icambiamenti che oggi vedono protagoni-ste le imprese energetiche sono paradig-matici del rapporto tra globale e locale,perchè le utilities che producono o distri-buiscono energia si collocano al croceviatra territorio (il livello municipale) e retipiù ampie, transregionali e transfrontalie-re. Richiamo anche la prefazione diGiulio Sapelli, il quale ci insegna che nontutto può essere spiegato restando solonel recinto dell’economia. Il punto non ètanto come allocare i diritti di proprietà(può essere privata o addirittura di carat-tere cooperativo) ma come soddisfare ilbisogno dei consumatori senza aggravidi costi. La situazione è fluida, ci sonomargini di sperimentazione. Nel 2007 laFondazione per la sussidiarietà ha ripro-posto l’idea di affidare le utilities a fonda-zioni non profit: infrastrutture gestite concriteri manageriali e utili reinvestiti nellarete o distribuiti tra i soci sotto forma disconti tariffari; coinvolgendo nel Cda rap-presentanti degli enti locali, dei residentie degli utenti industriali (ecco tornare labase della «piramide»). La filiera energetica e i perimetri delleutilities sono profondamente cambiatiin questi ultimi 10 anni, le incertezzenormative e il quadro economicocomplessivo ci dicono che siamo allavigilia di un ulteriore grande cambia-mento di questo settore strategico.

Dal tuo punto di osservazione cosaprevedi?Vedo il rischio di passare dalla polemicaquarantennale sulla «rendita metanife-ra» di Eni e Snam – agitata dagli entilocali per rivendicare il diritto di deciderequanto metano utilizzare e con qualipriorità – a una rete di rendite comunalibasate sui canoni di affidamento del ser-vizio; non è chiaro il beneficio per l’uten-za. La «corsa al gas» guiderà ancora lestrategie degli attori internazionali, e inItalia dovrebbe consolidarsi un assettoimperniato su alcuni grandi gruppi multi-servizio – la cui operatività già oggi tra-valica i confini - e su un numero maggio-re di medie imprese (comunque accor-pate ben oltre i tradizionali recinti). Essegarantirebbero da un lato i legami «amonte», con i grandi gruppi, e dall’altrol’ancoraggio con i beneficiari dell’energiasul territorio. Un’ultima suggestioneverso scenari futuri, ma già intravedibili:se a livello europeo si affacciano lemacroregioni – fondate sull’idea di «fun-zione» e sulle reti infrastrutturali – èimmaginabile un ruolo sempre maggioredelle macro-utilites, proprio in ragionedella vocazione glocal di cui abbiamoparlato.

Natale Carapellese

La piramide del gas

La piramide del gasDISTRIBUIRE ENERGIA

AL TERRITORIO (1945-2009)di Francesco Samorè

Bruno Mondadori, 2010 17 euro, 174 pagine

Prefazione di Giulio Sapelli Postfazione di Piero Bassetti

Sicurezza e Ambiente a cura di Massimo Balzarini e Domenico Marcucci

Con la seconda proroga è stata recente-mente fissata la scadenza per effettuarela valutazione del rischio stress lavorocorrelato. Obbligo definito nel Testo Unicodella sicurezza (D.Lgs. 81/08 art.28) daassolvere entro il 31 dicembre prossimo.Questa vicenda ha avuto un iter contra-stato ed ha visto vari tentativi di nettacontrarietà ad affrontare la questione.Quindi emerge un primo aspetto politico:occorre un impegno sindacale specificonell’esigere che le aziende si attivino intal senso e che la valutazione porti ad unmiglioramento della situazione.I dati fornit i dall ’Agenzia Europea(European Agency for Safety and Healthat Work) ci informano che questa è unadelle principali cause di malattia lavorati-va, che circa un terzo dei lavoratori euro-pei segnalano sintomi riconducibili allostress lavoro collegato e che tale feno-meno è causa del 50% dell’assentei-smo. Già da questi dati comprendiamola rilevanza della questione e la neces-sità di non sottostimarla, ma di sviluppa-re una attività sindacale adeguata, cheparta dal lavoro degli RLS(SA) ma chesia condivisa da tutta la RSU.Innanzi tutti va chiarito che lo stress non è

una malattia, ma ne può esserne fattorescatenante. Nella analisi più precisa biso-gna distinguere tra stimolo positivo, che cispinge a fare, da quello negativo che ciconsuma e scaturisce da una condizionedi continua esposizioni a fattori stressanti.Il NIOH definisce lo stress nel seguentemodo:“Lo stress correlato al lavoro puòessere definito come un danno fisico euna risposta emotiva che interviene quan-do le caratteristiche del lavoro non corri-spondono più con le capacità, risorse obisogni dei lavoratori”.Quindi lo stress può essere paragonatoad uno sbilanciamento tra le richiestelavorative e la risposta che riesce a dareil lavoratore. Lo stress ha precisi mecca-nismi fisiologici di attivazione, per sempli-cità diremo che la produzione di adrenali-na è la risposta ad una condizione distress acuto, mentre il cortisolo viene pro-dotto quando la risposta si prolunga neltempo. Questi ormoni sono indispensabiliper permetterci di rispondere allo stimolo,ma il problema si presenta quando la loroproduzione diventa costante, determinan-do tutta una serie di problemi.Per esempio l’adrenalina genera tachi-cardia, vasocostrizione periferica, acce-

lerazione della respirazione, vasodilata-zione cuore e cervello, bronco dilatazio-ne, ecc. fenomeni tipici di chi deve lotta-re o fuggire di fronte ad un pericolo.L’essere umano, difatti, per centinaia dimigliaia di anni ha dovuto fronteggiarepericoli mortali, e la sua vita dipendevadalla capacità di essere in grado di fron-teggiarli: immaginiamo l’uomo preistori-co alle prese con dei predatori. Noi ere-ditiamo questi meccanismi. L’uomomoderno quindi deve gestire questiautomatismi e saper evitare che causinodanno. Difatti la presenza di adrenalinao cortisolo possono generare una seriedi patologie: problemi cardiovascolari,malattie metaboliche, problemi gastroin-testinali, sclerosi multipla, artrite reuma-toide, allergia e depressione.La valutazione di tale rischio è da condur-re mediante un approccio partecipato, nelquale siano coinvolti i lavoratori el’RLS(SA), e non appaltato ad espertiesterni. Questi potrebbero essere un vali-do aiuto al RSPP e Medico Competente. Sono state elaborate dalla RegioneLombardia delle linee guida, alle qualiabbiamo partecipato come sindacatoalla stesura, che permettono di condurre

una valutazione adeguata e di qualità.Segnaliamo alcuni indicatori generalirelativi allo stress: alto tasso di assentei-smo, alto livello di infortuni, elevata rota-zione del personale, frequenti conflittiinterpersonali, lamentele da parte deilavoratori, ferie non godute, procedimen-ti disciplinari e richieste di visite medichestraordinarie. Alcuni ambiti da presidiaresono: gestione e organizzazione dellavoro, condizioni di lavoro e ambientali,comunicazione, fattori soggettivi.La domanda da porsi è: sono oggi ingrado i Rappresentanti dei Lavoratori perla Sicurezza (Salute e Ambiente) di affron-tare il tema dello stress lavoro-correlato ?Per dotarli di uno strumento specifico stia-mo predisponendo un volume divulgativosu questi aspetti, una guida per aiutare nelconfronto e partecipazione con l’azienda,a partire dalla valutazione di questo pro-blema, sino agli interventi di miglioramen-to. Con semplicità e chiarezza si pone l’o-biettivo di rivolgersi a quei soggetti nonesperti, che comunque sono attivi nell’af-frontare la questione dello stress lavoro-correlato, come appunto gli RLS(SA).

Domenico Marcucci

Stress lavoro correlatoDefinita la scadenza per la valutazione del rischio stress lavoro correlato al 31 dicembre

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Ricordi quando non arrivavo alla cintoladei tuoi pantaloni blu? Ti salutavo primache tu entrassi in fabbrica per il turno dinotte e ti guardavo mentre preparavi iltuo panino. Era la cena che poi avresticonsumato in un reparto saturo di polve-re e miasmi di solventi e ammine perchéle logiche della produttività non consen-tivano che tu ti allontanassi dal tuo postodi lavoro. Rammenti quando ti chiedevoperché fuori dalla tua fabbrica piovesse,anche se il cielo era azzurro e tu midicevi di fare una strada diversa perandare a giocare? All’epoca superavo dipoco la cintola dei tuoi pantaloni blu.Padre sono sicuro che ricordi quandouna mattina si sentì in paese un boatotremendo provenire dalla fabbrica e siseppe che due ragazzi erano morti car-bonizzati mentre lavoravano, a queltempo arrivavo a malapena al taschinodella tua camicia blu e intuivo che qual-cosa non era giusto ma non capivoancora bene cosa fosse. Padre ricordoche riuscivo a guardarti quasi negli occhiquando un pomeriggio arrivasti a casacon una lettera in cui c’era scritto che iltuo rapporto di lavoro con la fabbricapoteva ritenersi concluso, solo perchéavevi avuto l’ardire di dire in un consigliodi fabbrica che i compagni mangiavanoamianto. Ero sempre con te quando li

vedevamo manifestare davanti al comu-ne perché la fabbrica non chiudesse,erano in 200! Padre ero quasi un uomo,quando andammo insieme ai funerali deituoi compagni di lavoro che erano mortiperché, come dicevi tu, avevano man-giato pane e amianto e respirato ammi-ne. Caro padre ne è passato di tempodal 1979. Adesso anch’io lavoro in unafabbrica chimica. Ora abbiamo strumentiche combattono e diminuiscono gli inci-denti sul lavoro, ce lo dicono i nostripadroni, ma anche leggi. Uno di questi èil near-misses (quasi infortunio o inci-dente in americano) serve per il miglio-ramento della sicurezza nel luogo dellavoro. Analizza i cosiddetti “ mancatiinfortuni” perché i quasi infortuni accado-no sempre. Se un cacciavite cade dauna scala, è un quasi infortunio, perchéqualcuno poteva essere colpito e allorasi investiga su ciò che è accaduto e se siriesce ad imparare il perché è successoallora, si può pensare di prevenirlo.Adesso ci siamo attrezzati ed abbiamostrutture di intervento che si chiamano “squadre antincendio e primo soccorso”dove i compagni sono addestrati all’usodi manichette ed estintori e vengonoistruiti a dare le prime basilari curemediche. Questi compagni (che nonsono dei volontari) devono correre versoil fuoco mentre gli altri si mettono alsicuro, perché i dottori del governohanno fatto delle leggi, la direttivaSeveso e la 626, in cui i padroni ci devo-no dare i mezzi per evitare danni a noi ealla comunità e dato che non guasta,salvaguardare i macchinari del padrone.Sai padre ci fanno fare delle simulazioniper addestrarci nelle situazioni di emer-genza e poi vengono dei funzionaridell’ARPA e dei vigili del fuoco a control-lare che tutto sia stato assimilato e com-preso. Noi ci impegniamo perché sap-

piamo che è importante. La fabbrica ècambiata rispetto a quando lavoravi tuanche nel nome, adesso la chiamanoditta o sito, ma è cambiata anche nell’a-spetto, devi saper che ci sono delle usci-te di emergenza che devono sempreessere libere e sgombre da ostacoli perfar scappare le persone in caso di peri-colo e sul pavimento ci sono delle stri-sce che disegnano dei camminamentiche ti indirizzano verso le uscite. Anchel’acqua che cade dal cielo viene control-lata e non finisce subito nelle fogne delpaese ma viene convogliata in vaschesotterranee, dove viene analizzata primadi rilasciarla in fogna.Sai padre che il rosso è il colore di tutti isistemi antincendio che abbiamo in ditta,nei magazzini in reparto e nelle tettoieesterne di stoccaggio dei materiali, tuttodeve essere protetto da questi sistemiantincendio. Tubi pieni di acqua e schiu-ma che si attivano appena ci sono prin-cipi di incendio e se c’è qualcosa fuoriposto, i vigili del fuoco fanno una bellamulta al padrone, lo so che per te e piùgiusto che finiscano in galera invece dipagare dei soldi, ma per i padroni i soldisono importanti, lo sai. Adesso nonrespiriamo più l’aria malata che respiravitu, infatti, i fumi e vapori delle lavorazionivengono aspirati e convogliate verso unbruciatore che li passa a migliaia digradi, lo chiamano termo-combustore enon può rimanere spento per più di dueore al mese pena la solita multa. Inreparto dobbiamo indossare guanti cheresistono agli agenti chimici e dobbiamotenere per otto ore casco e occhiali e seci sono sostanze particolarmente perico-lose ci danno anche la maschera anti-gas.Inoltre ogni anno mi fanno le visite medi-che e gli esami del sangue e se guido ilmuletto anche quelli per vedere se fumole canne, insomma sono più controllatodi quando vivevo con te, ma non capiscose è perché ci tengono alla mia salute ose è per evitare che un domani se mi

ammalo di qualcosa di grave, possorivalermi sulla ditta che mi ha dato tutti imezzi per proteggermi la salute.Comunque padre non stare in pensieroper me perché come vedi sono passatitrent’anni ma le cose sono cambiaterispetto a quando lavoravi te. I mezzi persalvaguardarmi ci sono, o almeno cosìmi raccontano. Mi dicono che le leggi cisono e che bisogna farle applicare aqualsiasi realtà piccola o grande che siae che se c’è un problema non va trattatosolo sul piano penale ma anche civile emorale dove tutti si sentano soggetti atti-vi e non oggetti passivi. Mi dicono chegli infortuni sul lavoro sono calati del9.7% rispetto al 2008, quindi non esserein pensiero per me. Adesso ti saluto per-ché devo ritornare a lavorare.

P.S.: I dati dell’INAIL ci dicono che cisono stati nel 2009 ben 790.000 infortu-ni sul lavoro e 1.050 omicidi sul lavoroma mio padre è anziano, meglio che nonlo sappia. Comunque era dal 1993 chenon si registrava un calo così significati-vo. Lo so che questo calo è figlio dellagrave crisi che ha colpito il paese, se lemacchine sono ferme, è difficile pensaredi farsi male. Maggiormente penalizzati,sono stati i settori industriali. Il calo piùsignificativo si registra nel compartomanifatturiero (-24.1%) maggiormentecolpito dalla crisi economica, con uncalo di occupati rilevato dall’ISTAT pari al4.3 % nettamente superiore a quellomedio generale – 1.6%. Ma quelli che sioccupano di sicurezza sono contenti:calano gli infor tuni sul lavoro, no? Imezzi di informazione possono restaresereni: i morti sul lavoro sono meno del-l’anno scorso, possono continuare adoccuparsi di mostre canine, matrimonireali e vicende di letto dei politici, tantolo share aumenta comunque, del restose perdi il lavoro, puoi sempre rintanartidavanti alla televisione.

Massimo Urso

Buon giorno padre

L'INDIGNAZIONE di NAPOLITANOIl Presidente della Repubblica, GiorgioNapolitano, in una giornata funestata dapiù infortuni sul lavoro, a Pistoia e aCapua, nell'esprimere la commossa par-tecipazione al dolore delle famiglie edelle comunità colpite, raccoglie la diffu-sa indignazione per il ripetersi di inci-denti mortali causati da gravi negligenzenel garantire la sicurezza dei lavoratoriin operazioni di manutenzione nei silossimili a quelle che già più volte in prece-denza hanno cagionato vittime.Il Capo dello Stato confida nella rapiditàe nel rigore degli accertamenti da com-piere e nella definizione delle normativedi garanzia da adottare e far rispettare.

La mancanza di ossigeno (o lasua concentrazione inferiore al17%) comporta situazioni perico-lose che possono ve r i f i ca rs idovunque.La concentrazione di ossigeno nell'arianei luoghi di lavoro è indicata comeminima accettabile è: minimo al 17% (laconcentrazione atmosferica che respi-riamo è di circa il 20,8%).Se l 'organismo non ha suff icienteapporto di ossigeno la sua funzionalitàcala drasticamente, i processi vitalisono rapidamente debilitati, si perde lacapacità di agire in modo lucido e coor-dinato, si perde conoscenza ed infine simuore.

Capua: Morti sul lavoro

Sicurezza e Ambiente a cura di Massimo Balzarini e Domenico Marcucci

Italia, 2009: 90.000 infortuni, 1.050 deiquali mortali (177 solo in Lombardia).Costo intorno ai 30 miliardi di euro.Nella sola Lombardia, nel corso dei primisette mesi del 2010, si sono già verificati48 incidenti mortali. Dati del Consiglio diIndirizzo e Vigilanza dell'Inail. Proprio inquesti giorni, mentre andiamo in stampa,apprendiamo con tristezza e rabbia, lanotizia riguardante altri infortuni mortali ilpiù grave a Capua. Un costo puramenteeconomico, come se i lavoratori fosserosolo numeri a prescindere dalle soffe-renze che gli infortuni infliggono oltreche loro alle loro famiglie, un costo a cuisi dovranno aggiungere quelli che lericadute delle malattie professionalihanno sulla società. Sarebbe quindi fin troppo facile sottoli-neare l ’arroganza con la quale unMinistro della Repubblica ha definito la“626, un lusso che non possiamo per-metterci. Sono l'Unione Europea e l'Italiache si devono adeguare al mondo",ancor più facile sottolineare la sua igno-ranza in materia, visto l’aggiornamentolegislativo intercorso, per altro da attri-buire al precedente Governo Prodi.Ma il punto è che questa frase non sipuò ridurre al disprezzo per le condizionidi lavoro, di salute, quindi di vita di lavo-ratrici e lavoratori, ma è continua ad una“visione” del mondo del lavoro che vedela competitività come riduzione dei dirittiacquisiti, anche quando implica un prez-zo sulla “pelle” dei lavoratori, espressio-ne non metaforica in questo caso.Non una novità da par te di questoGoverno di cui non possiamo dimentica-re i precedenti tentativi nonché del pre-cedente Governo Berlusconi nel 2005 di

destrutturare la legislazione in materiadi sicurezza, tentando di scrivere unTesto Unico che lasciasse libertà all’im-prenditore “secondo la consuetudinelocale” di stabilire i livelli di sicurezza,tentativo respinto dalla conferenzaStato-Regioni ma dalla forte opposizio-ne delle parti sociali CGIL in primis.Siamo noi che sbagliamo quando ci scor-diamo che nel nostro paese sono state lelotte degli ultimi cinquant’anni delle lavo-ratrici e dei lavoratori e delle organizza-zioni sindacali che hanno ottenuto unalegislazione per la tutela della salute edella sicurezza nei luoghi di lavoro chemolti paesi, non solo europei, ci invidia-no. Una conquista di alto profilo sociale.Occorre quindi l’impegno di tutti: imprese,parti sociali, istituzioni, lavoratori, a ope-rare per consolidare la legislazione e farcrescere una cultura ‘non burocratica’ mafattiva della tutela della salute e sicurezzanei luoghi di lavoro. Tutt’altro che lusso!Lavorare in sicurezza è un diritto, in unasocietà moderna e democratica, ed è undovere dello Stato garantirlo, come sanci-to dall’art.41 della costituzione, che qual-cuno vorrebbe semplificare!Contro chi tenta di demolire i dirittiacquisit i a par tire dall ’ar t.41 dellaCostituzione, riportiamo il testo integraledi questo articolo, semplice e chiaro:“L'iniziativa economica privata è libera.Non può svolgersi in contrasto con l'uti-lità sociale o in modo da recare dannoalla sicurezza, alla libertà, alla dignitàumana. La legge determina i programmie i controlli opportuni perché l'attivitàeconomica pubblica e privata possaessere indirizzata e coordinata a finisociali.”

La sicurezza non è un lusso

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Di nuovo una battuta d’arresto per l’atte-so r i lancio di Nerviano MedicalSciences (NMS), il più grande Centro diRicerche Farmaceutico italiano, checontende il primato a Glaxo Verona,recentemente ceduto all’americanaAptuit salvaguardando le attività ed ilivelli occupazionali.La situazione è di nuovo complicata, per-ché, dopo il salvataggio del CentroRicerche nell’aprile dello scorso anno conl’intervento determinante di RegioneLombardia e l’entrata di fatto nell’orbitadella ROL (Rete Oncologica Lombarda)insieme ai più importanti istituti di Ricercasul cancro (Istituto Nazionale dei Tumoried Istituto Europeo di Oncologia in testa),la cassa è praticamente vuota e le attivitàdi nuovo arrancano, complice anche lacrisi economica con la conseguente dimi-nuizione delle commesse.Il problema predominante è la situazio-ne finanziaria, con una proprietà, laCFIC (ente di diritto vaticano che haacquisito NMS dalla multinazionalePfizer nel maggio 2004) che probabil-mente non vede l’ora di uscire da unaavventura industriale dimostratasi trop-po difficile da gestire con le proprieforze e le proprie competenze (soprat-

tutto Ospedali e dermatologia) nonavendo oltretutto ricercato nessun tipodi integrazione.La progressiva distruzione delle disponi-bilità finanziarie di NMS (Pfizer a suotempo lasciò una “dote” di 200 Il. €) ed imancati interventi governativi più voltepromessi ma mai realizzati, hanno fattosì che si accumulasse un enorme debitocon le banche, che è anche difficile dagestire con il ridotto flusso di cassa chele attività di Ricerca e Sviluppo e lesocietà operative di produzione presentiin NMS riescono a generare.La vendita dei prodotti oncologici studiatia Nerviano procede a rilento e l’unicoprogresso in questo campo è il memo-randum d’intesa per un nostro farmaco,la Nemorubicina, siglato da una aziendafarmaceutica cinese interessata al pro-dotto attivo nella cura del cancro delfegato, una patologia che colpisce conmaggior frequenza le popolazione dell’e-stremo oriente.La preoccupazione nostra e dei 600lavoratori di NMS è che se non arrive-ranno presto capitali freschi, si vada dinuovo ad una situazione di patrimonionetto negativo e si rischi nuovamente ilfallimento, come all’inizio del 2009.

Del resto non sembrano intravedersiall’orizzonte “capitani coraggiosi” italia-ni, disposti ad investire in Ricerca eSviluppo nel settore farmaceutico, chedimostra invece una certa vitalità al difuori dei nostri confini (vedi l’acquisizio-ne di Genentech da parte di Roche el’offerta di Sanofi-Aventis sull’americanaGenzyme per circa 20 Miliardi di dollari).L’altro aspetto che ci preoccupa forte-mente è la mancanza di un progettoindustriale per NMS, sia per la parte piùpropriamente di ricerca oncologica cheper le società operative costituite loscorso anno per operare e generare pro-fitti come aziende indipendenti ed esse-re, eventualmente, cedute, anche inparte, a terzi.Su questo terreno si sono registratiincomprensibili ritardi e di questo chie-deremo conto alla dirigenza ed alla pro-prietà di NMS nell’incontro che avremoal tavolo regionale, incontro richiestoprima delle ferie dai Segretari Generalidi categoria e fissato per il prossimo 22Settembre.La situazione rimane a rischio, con ilGoverno in altre faccende affaccendato,che ha delegato alla Regione il proble-ma NMS. Per noi ed il nostro settore haun valore ancora maggiore il monito alGoverno del Presidente Napoletano di

dotarsi di una politica industriale all’al-tezza della situazione, dopo che il setto-re Farmaceutico ha subito per decennile scorribande delle multinazionali chehanno portano ad ingenti perdite di postidi lavoro qualificati e messo in difficoltà ipochi Centri di Ricerca Farmacologiaancora presenti in Italia, come insegna-no i casi di Merck nel Lazio e di GSK nelVeneto.Non va poi dimenticato il valore diquello che la CGIL afferma da tempo,e cioè che la via di uscita dalla crisiper il nostro paese deve basarsi sulpotenz iamento d i R icerca eInnovazione, come in Germania onegli USA, invece di inseguire le eco-nomie emergent i in produzioni d ibasso profilo tecnologico, con il con-seguente abbassamento dei l ivel l isalariali e dei diritti, come a Melfi.Si gioca qui una partita cruciale per losviluppo del nostro paese e la nuovaFilctem deve sempre di più essere ingrado, per i settori che rappresenta, diavere una propria proposta da avanzarealle controparti, private ed istituzionali,anche su temi strategici fondamentalicome la Ricerca e l’Innovazione.

Giorgio Ornati Marco Tatò

Nerviano Medical Sciences ancora in difficoltàServe un progetto industriale

Il rinnovo in corso dei due contratti del-l'artigianato - Area Tessile Moda e AreaChimica – rappresenta un concretoesempio di razionalizzazione e diaccorpamento dei settori all'internodell'ambito applicativo. Nel tessile,abbigliamento, calzature, pelli, cuoio,occhialeria, lavanderie. Nel chimico:gomma-plastica, vetro, ceramiche edaffini.I l contesto di r ifer imento ha comecaratteristica comune quella di trovarsidi fronte a settori molto frantumati, madotati di forte dinamismo ed in pienosviluppo imprenditoriale.Ad oggi le trattative, sia per il tessile cheper il chimico, risentono della pausaestiva, sebbene i testi siano in una faseavanzata di stesura attraverso il recepi-mento, fino ad oggi, di gran parte delleosservazioni che come Filctem abbiamoformulato sui due tavoli.Per il chimico, un nodo posto dallecontroparti riguarda appunto l'ambito diapplicazione con la possibile estensio-ne di questo contratto anche alle picco-le e medie imprese proprio per coglierel'elemento di sviluppo che si sta mani-festando nel comparto.

Su questo delicato argomento il peri-colo è quello che si possa dare vita afenomeni di dumping contrattuale conaltri settori attraverso elementi sempli-ficatori che potrebbero venirsi a deter-minare. Per il resto l'impianto fino ad oggi defi-nito contiene tra l'altro: l'implementazio-ne della struttura degli Osservatori, ilsostanziale mantenimento di molti arti-coli contrattuali (es. contratto a tempodeterminato), la riscrittura dell'articolosulla bilateralità alla luce del recenteaccordo interconfederale, la confermadella previdenza complementare.

Per il tessile, la piattaforma presentatacome Filctem, non ha rinunciato adinserire richieste acquisitive che spo-stano in avanti le normative. E' il casodella convocazione delle assembleedove abbiamo posto l'esigenza di equi-parare la normativa a quanto previsto dalcontratto artigiani dell'area chimica o imiglioramenti già acquisiti sulla malattia.Ma il nodo principale resta quello dellaflessibilità dove le controparti hannoposto il problema di un incremento a112 ore (dalle 96 attuali). La nostra posi-

zione è quella di porre il problema alsecondo livello di contrattazione ondeevitare ripercussioni sui paralleli con-tratti dell'industria del settore.In questa fase non sono presenti pro-blemi sull'ambito applicativo (esiste uncontratto specifico per le PMI), mentrerimane ancora aperta la discussionesia sull'articolo relativo alla strutturadella bilateralità di settore che sullariscrittura nell'articolo generale sullabilateralità.Per entrambi i rinnovi, l'elemento eco-nomico rappresenta un nodo importantedove fino ad oggi le distanze registratesono sicuramente forti, anche in consi-derazione che l'unico contratto rinnova-to rimane quello del settore alimentareche si è chiuso a gennaio con un incre-mento di circa il 6,8%. Analogamenteper questi settori rimane il problema dicome far decollare la contrattazione disecondo livello, che vede, salvo rareeccezioni, al palo la gran parte delleRegioni.Il metodo di approccio seguito nei duerinnovi ha permesso fino ad oggi diimpiegare al meglio le esperienze nor-mative realizzate in modo da migliora-

re vicendevolmente entrambi gli impian-ti. Un metodo che ricalca una modalitàdi trasversalità che vogliamo riportareanche all'interno del modello organiz-zativo che stiamo costruendo comeFilctem e che vede la definizione di ununico coordinamento.Verso la fine di settembre è prevista laripresa per il rinnovo dell'area chimica,mentre non è stato ancora calendariz-zato l'incontro per il settore tessile.

Delia Nardone

Rinnovo Contratti ArtigianiTra razionalizzazione e dinamismo imprenditoriale

Dal Territorio

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Anche il primo semestre del 2010 nonlascia spazio a dubbi, la crisi non molla. I180 milioni di ore di cassa integrazioneautorizzate (+90% sul 2009) ed i 27.000posti di lavoro in meno nella solaLombardia, confermano che, a dispettodei timidi segnali di ripresa dell’export, glieffetti sul sistema produttivo sono pres-soché irrilevanti, quando non addiritturaassenti: continui processi di delocalizza-zione e debolezza intrinseca conclamatadel sistema della sub fornitura nella pic-cola e media impresa locale, contribui-scono ad allontanare ogni previsione diauspicabile inversione di tendenza. Il dato sui settori di nostra pertinenzanon è più incoraggiante del dato genera-le: si passa dall’insostenibile picco dellacassa integrazione complessiva del+141% nel settore abbigliamento, aipreoccupanti dati di tessile, pelli, chimi-ca, petrolchimica e plastica, tutte oltre il+ 30% sull’analogo periodo del 2010. La dimensione quantitativa non è tuttaviasufficiente a rappresentare la “qualità”della crisi in corso: sempre più spessomolte crisi industriali sono accompagna-te (quando non addirittura precedute), dacrisi finanziarie da indebitamento chepoco hanno a che vedere con le opportu-nità di mercato, con le dinamiche deiconsumi, in altri termini, con i classici fat-tori della produzione e che, al contrario,molto dicono delle relazioni con il siste-ma del credito, della qualità delle sceltestrategiche e degli investimenti finalizzatia sostenerle, siano essi la dote dei gran-di fondi d’investimento, piuttosto chereperiti nel mondo sempre meno traspa-rente della strumentazione finanziaria. In tal senso il mondo della moda (manon solo), rischia, dopo il tessile, di rap-presentare il paradigma della nuova crisidi sistema. Il settore stretto tra l’incudinedell’esposizione finanziaria (c.ca metàdel suo valore), ed il martello della con-

correnza internazionale, in questi anni hagonfiato una bolla finanziaria sulla scortadel noto slogan “si vende ciò che sicomunica prima di ciò che si produce”che, tradotto in soldoni, ha significatoinvestimenti proibitivi per molte noteimprese del settore in location, campa-gne pubblicitarie, sfilate, acquisto dibrand di gamma, a sostegno del corebusiness. Investimenti che spesso hannocontribuito poco alla redditività e moltoalla costruzione del debito. Neppure l’en-trata in Borsa del settore, fenomeno rela-tivamente nuovo per il comparto e tutta-via apprezzabile ( il 3% c.ca della capita-lizzazione del mercato azionario), è dive-nuta occasione di comportamenti pru-denti. Salvo lodevoli eccezioni, non fossealtro per gli obblighi derivanti dalla quota-zione, il reperimento delle risorse sulmercato azionario ed obbligazionario, avalle dei molti progetti falliti (quando nondelle imprese fallite), finisce sempre piùspesso per allargare la platea dei credi-tori che negli investimenti produttivi. Nello specifico delle singole impresedella moda gli effetti di tali processi difinanziarizzazione sono tuttaltro che irri-levanti. Ne segnaliamo in particolare duea titolo esemplificativo (ma non certa-mente esaustivo), che presentano talicaratteristiche, su cui la categoria èimpegnata. Le segnaliamo per il rilievo intermini di occupati, per la vastità dell’in-dotto, per l’attenzione del sistema deimedia che necessariamente ha finito perrenderle vertenze simboliche. Il gruppo ITTIERRE in amministrazionestraordinaria (Legge Marzano), controllauna reticolo di 45 società tra Italia edestero, per complessivi 1260 dipendentiin Italia al momento della dichiarazioned’insolvenza, distribuiti tra Lombardia,Emilia, Toscana e Molise. Proprietariadei noti marchi Gianfranco Ferrè e Maloattualmente sottoposti a pubblica mani-

festazione d’interesse finalizzata allacessione dei complessi industriali. Leragioni della crisi sono ascrivibili essen-zialmente al livello insostenibile d’indebi-tamento obbligazionario conseguito aseguito dell’acquisizione del marchioFerrè, nonché alle successive scelteimprenditoriali che non hanno consentitodi assicurare al gruppo un’adeguata sol-vibilità (1,5MLD€ il debito accertato). Laprospettiva (anche per i c.ca 150 lavora-tori di Milano) è quella di separare le tre“divisioni”: moda, abbigliamento, produ-zione, da vendere separatamente.Attualmente si è fatto ricorso a massiccedosi di cigs nei settori di produzionementre le attività di maison e campionarisono sostanzialmente attive. La vicenda Mariella Burani coinvolgecomplessivamente oltre 2000 dipendentidistr ibuiti tra Lombardia, Emilia ePiemonte. La Società è posta in ammini-strazione straordinaria (Prodi bis), aseguito del crack finanziario dello scorsoinverno. La vicenda, allo studio delMinistero delle attività produttive, ha lasua complessità nell’articolazione socie-taria di controllo non interamente a capodella holding (peraltro fallita), ed alla con-temporanea presenza di Società in bonis

ed in default che impedi-scono l’adozione di ununico provvedimento,limitando di fatto il peri-metro d’intervento deglistrumenti legislativi. Delgruppo infatti, formato da40 Società tra Italia/este-ro, è stata ammessa adoggi solo la FashionGroup che impiega c.cail 10% della forza lavoro.Il problema in prima bat-tuta è quindi quello diassicurare al 90% deilavoratori le protezionisociali previste dall’A.S..La crisi è anche questavolta esclusivamentefinanziaria è va ricercata

nella disinvoltura con la quale sono statirealizzati negli anni gli imponenti investi-menti per la costruzione del gruppo,sostenuti da non meno disinvolti istituti dicredito. Entrambe le vertenze presentano tratticomuni: il default deriva dal debito e nondal mercato che, al contrario, riconoscepositivamente il prodotto realizzato; laquotazione in Borsa e l’uso cospicuo distrumenti finanziari da elemento di forzasi trasforma, nella crisi e soprattuttonelle future ipotesi di rilancio, in elemen-to di debolezza, in relazione all’evidentecontrasto d’interesse tra creditori e lavo-ratori; una serie di comportamenti emen-dabili in materia di reati patrimoniali eviolazioni sulle comunicazioni di Borsada parte delle rispettive proprietà, sotto-pongono entrambe le vicende all’atten-zione delle Procure della Repubblica. Uno spaccato poco edif icante cherischia di non essere l’eccezione di unapresunta, virtuosa, regola, bensì una tri-ste consuetudine dei processi di finan-ziarizzazione dell’impresa della modache, oltre a costare molto in termini dirisorse pubbliche e private, cancellaintere filiere produttive, da sempre veropunto di forza del made in Italy.

Non solo moda

La crisi, il cui sviluppo e i cui effetti conti-nuano ad essere colposamente assentidal dibattito politico e mediatico, nonaccenna a diminuire. Migliaia di posti dilavoro sono a rischio nel tessile, con rior-ganizzazioni, licenziamenti, aumento adismisura della cassa integrazione, mobi-lità e chiusure di stabilimenti. Una crisiche coinvolge tutto il sistema industriale.Uno “tsunami”, che il governo non è statofinora in grado di gestire con provvedi-menti tempestivi e adeguati, a cominciaredall'insufficienza degli ammortizzatorisociali. Ma se si vuole guardare al futuro,pensando a un sistema industriale e a unlavoro di qualità, occorre tenere insiemecompetitività, crescita, sviluppo, occupa-zione e diritti. La nostra sfida, dentro l’in-dustria, è anch’essa inedita, come nuovae inedita è la crisi che viviamo, con i cam-biamenti del mondo del lavoro, dell’impre-sa, dei consumi, delle culture. Alle carat-teristiche ancor più decisive nell’affronta-re le difficoltà del presente e le necessitàdi ridisegnare il futuro, è utile darsi l'obiet-tivo per il rilancio degli investimenti pro-duttivi e occupazionali in ricerca, innova-zione e formazione permanente.Dobbiamo immaginare una qualche spe-rimentazione in “progress”, nei distrettiindustriali, nelle filiere, nelle piccole, nellemedie e nelle grandi imprese. Perchéquesta battaglia si vince se è ampia, senon rimangono soltanto singole esperien-ze, ma se mettiamo in atto un vero cam-biamento di cultura e di pratiche sindaca-li. La cultura e la pratica della contratta-zione come funzione centrale del nostroagire quotidiano, con una continua spintaalla sua qualità, alla sua estensione ecapacità inclusiva. La partecipazione e ildialogo come prassi concreta e quotidia-na per misurare la capacità di costruireconsenso, di influenzare i processi realidel lavoro, dell’impresa, dello scenariosocio-economico generale. Apriamo una

nuova stagione di qualificazione dellacontrattazione, in modo coordinato, inte-raziendale, con chi vuole fare impresadeclinando la propria funzione verso losviluppo etico ed ecologico, verso la com-petitività sostenibile. Non una stagione illuministica, ma direale coordinamento e ricostruzione dellanuova catena di produzione del valore,dei cicli dei prodotti, delle imprese percome si stanno riorganizzando, di unarappresentanza che sia in contatto con iluoghi e le esperienze reali della vita dellelavoratrici e dei lavoratori. Occorre punta-re su qualificazione e qualità del lavoro,legando la formazione e la riforma dell’in-quadramento professionale al riconosci-mento salariale e all’avvio di nuove rela-zioni industriali basate su una maggiorepartecipazione. La qualificazione del lavoro deve contri-buire a rilanciare l’immagine del settore,capace di attrarre una nuova generazionedi giovani più istruiti e più qualificati, oltreche la forza di sperimentare soluzioni ori-ginali nel difendere i lavoratori e studiarel’evoluzione dell’impresa. Una capacitàche si è perfezionata negli anni, da unlato nelle relazioni industriali, il cui siste-ma informativo è diventato l’architravedella contrattazione, tanto da diventareun vero e proprio modello. Dall’orarioall’introduzione dei distretti industriali, perun nuovo modo di fare impresa nei luoghidi lavoro. La nuova sfida è: costruire unnuovo sistema di relazioni industriali diqualità, per battere concorrenza sleale edumping ed estendere i diritti. Fare siste-ma, che vuol dire soprattutto che alla poli-tica e all’impresa chiediamo responsabi-lità, perché i problemi che abbiamo difronte, non sono più divisibili fra lorocome una volta, ma sono sempre piùintrecciati. Spetta proprio a un sindacato,come il nostro, farsi carico dei tanti pro-blemi e lottare per la difesa e riconquista

del lavoro e dei diritti. La contrattazione disecondo livello dal mio punto di vistacambia le condizioni dei lavoratori in unmodo sostanziale. Estendere la contrattazione di secondolivello significa più cose. Un radicamento e una rappresentanzadel sindacato dentro i luoghi di lavoro,dentro le filiere produttive, che mettono incondizione il sindacato di avere una con-trattazione qualitativa e quindi i lavoratoridi avere una partecipazione più attiva aiprocessi produttivi, alle proprie condizionidi lavoro. L’estensione della contrattazio-ne di secondo livello serve anche adaumentare la possibilità per tutti i lavora-tori di avere una maggiore risposta sala-riale oltre che un riconoscimento miglioreall’impegno professionale, permette dispingersi con maggiore decisione versouna rappresentanza che meglio interpre-ta e risponde alle esigenze delle filiereproduttive, sapendo stare più vicini adove le persone vivono e lavorano.Quando si sta in un mondo globalizzatosi deve puntare, questo vale per tutti, manoi lo abbiamo dovuto fare per primi,sullo sviluppo sostenibile, sulla qualità diprocesso e di prodotto e soprattutto sullacapacità di stare sempre sul mercatointernazionale. Essendo poi il settore tes-sile, in particolare quello lombardo, unsettore di trasformazione, è evidente cheè cambiato anche il modello organizzati-vo delle aziende. Si dice oggi che “si produce sul venduto”,si produce quando si è già venduto ciòche si deve produrre. E da questo puntodi vista ci sono due caratteristiche nuove.Che il consumatore diventa l’elementocentrale e che i diversi mercati delmondo, con l’internazionalizzazione delsettore, sono fondamentali per il manteni-mento delle produzioni e la loro evoluzio-ne. In questo senso il settore tessile hadovuto affrontare per primo queste sfide,

ma in un mondo globalizzato con econo-mie interdipendenti questo vale semprepiù per ogni altro settore. Si sono raffor-zati gli strumenti dentro il contratto nazio-nale, attraverso cui estendere e qualifica-re la contrattazione di secondo livello; si èavviata una fase di vera innovazione nelpromuovere e qualificare le professiona-lità, con l'istituzione di un’indennità pro-fessionale che sarà riconosciuta ai lavo-ratori che esercitano determinate funzioniche andremo a definire e sperimentare inuna commissione mista di lavoro, chedovrà produrre risultati entro un anno. Siè istituito un elemento d’indennità di 200euro annui per le aziende che non fannocontrattazione aziendale. Anche questoinvoglia a fare contrattazione. Ancorasiamo gli unici ad aver stabilito il principiodella contrattazione di secondo livello peruna pluralità di aziende, con caratteristicanon territoriale, ma che può diventare difiliera puntando sulla sinergia tra le picco-le aziende così da spingerle a fare siste-ma. Saremo anche capofila, nella respon-sabilità, difficilissima, di cercare di speri-mentarla contrattazione dei sistemi territo-riali o di filiera. Non è una passeggiata. Seci crediamo sul serio, ce la facciamo, masi tratta di rimettere al centro per la Cgil,per il sindacato confederale unitario, maper la qualità del rapporto tra sistema isti-tuzionale, di rappresentanza delle impre-se e del lavoro, per il paese, l’innovazionedei sistemi di relazioni industriali parteci-pative.Relazioni partecipative, che comedice il nostro Segretario Generale Epifani,in merito alle affermazioni del presidentedi Confindustria, Emma Marcegaglia, cheauspica nuove relazioni industriali, rispon-de: “Giusto, ma per cambiare bisogna tro-vare un compromesso tra le esigenzedelle aziende nella competizione globalee la tutela dei diritti delle persone”.

Ferdinando Colleoni

La Contrattazione dei Tessili in LombardiaPer la difesa della filiera, per l’occupazione e i diritti dei lavoratori

Dal fronte della crisi a cura di Giuseppe Augurusa

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Utili in breve a cura di Natale Carapellese

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Energia, gas, trasporti, e reti internet:grandi manovre d’autunno a Pavia pergestire l’intero pacchetto delle utility (cicloidrico escluso che passerà alla Provinciadal 2011). Primo passo: mettere insiemele tre Asm di Pavia, Voghera e Vigevano.Secondo passo: riaprire un confrontosulle quote di Lgh.Linea Group Holding fornisce serviziessenziali a circa un milione di abitanti in250 Comuni nelle province di Brescia,Cremona, Lodi, Pavia e nella città diCrema. Nel prossimo futuro potrebbedeterminarsi un riassetto societario.L’obiettivo pavese sarebbe di costituireuna holding delle tre Asm: Pavia,Vigevano e Voghera. Le tre Asm provin-ciali potrebbero trovare strategie comuni.L’idea è quella della holding che metta inrete integrando le tre Asm pur lasciandoloro capacità operativa o di specializza-

zione nei tre territori. Recentementel’assemblea del gruppo LGH, presiedutada Andrea Pasquali, ha approvato l’au-mento di capitale da 128 milioni a 231milioni euro grazie alla cessione di ramid’azienda da par te di Astem Lodi,Cogeme Rovato e Aem Cremona. Dalloscorso luglio Lgh gestisce così anche larete gas, il cogeneratore e il teleriscalda-mento a Lodi; la distribuzione del gas inFranciacorta; la discarica di Augusta inprovincia di Siracusa; la rete gas, la luce,il cogeneratore, il teleriscaldamento, iltermovalorizzatore di Cremona. Lgh èdetenuta al 33% da Aem Cremona, al33% da Cogeme Rovato, al 14,1% daAstem Lodi, al 9,7% da Scs Crema. Ilrestante 10% è di Asm Pavia. Ma i nume-ri potrebbero cambiare, se nella scalataalle quote si presentasse la holding delletre Asm pavesi.

ASM Pavesi prova di fusione

Sono preoccupanti i risultati dell’ultimacampagna di studio sui pozzi dell’acquadisposta dall’Arpa, l’Agenzia per la prote-zione dell’ambiente, e dal Comune diBrescia: trentotto pozzi privati - collegatia cascine, abitazioni, industrie, scavatinella zona sud ovest della città - risultanoinquinati “in modo massiccio” da cromoesavalente e, seppure in misura minore,anche da trielina. Com’è noto, si tratta disostanze altamente cancerogene. Ne dànotizia il quotidiano “Brescia oggi”. “Una situazione davvero molto grave -scrive il giornale. - Anche se la qualitàdell’acquedotto è sicura, e i brescianinon corrono alcun rischio bevendo l’ac-qua che sgorga dal rubinetto di casa,resta il problema che i privati per anni

hanno magari abbeverato l’orto con iloro pozzi, consumando poi, ovviamen-te, le verdure cresciute a pochi metri dacasa. Per questo - prosegue l’articolo -l’assessorato all’Ambiente del Comune,retto da Paola Vilardi, ha deciso unaradiografia di tutti i duecento pozzicomunali. E indubbiamente c’è daaspettarsi tante altre chiusure”. Il recen-te verdetto dell’Arpa ne ha fatti chiudere18, ma un primo allarme sulla presenzaeccessiva di cromo esavalente nelleacque risale al maggio del 2008 con gliinterventi degli uomini del Nita (il nucleodi polizia giudiziaria che opera a tuteladell’ambiente) che misero i sigilli a un’a-zienda della zona, accusata di inquina-mento della falda.

Acqua inquinata a Brescia

Numerosi pozzi inquinati dal cromo esavalente

Ammonta a 860.000 euro il contributo che RegioneLombardia erogherà a 98 imprese della filiera chimicacon un apposito bando che fa riferimento al regolamentoeuropeo Reach, volto a rispettare la direttiva Ue sullaregistrazione e l'autorizzazione delle sostanze chimicheutilizzate. Il bando, cofinanziato da Regione Lombardia

ed Unioncamere, era finalizzato all'acquisizione di deter-minati servizi necessari per affrontare i complessi pro-cessi che accompagnano il regolamento europeosoprattutto in materia di formazione e comunicazione difiliera tra fornitori e clienti. Questi contributi saranno unsostegno alla competitività delle aziende lombarde, per

avere imprese in regola con le ultime direttive e garanti-re agli utenti, una maggiore sicurezza dei prodotti, cosache troppo spesso è minacciata dall'uso improprio disostanze pericolose o dall'invasione di prodotti prove-nienti da Paesi extra Ue che non controllano la lavora-zione, né garantiscono gli standard della sicurezza.

Reach: la Regione finanzia la chimica

Cosa sono i cosmetici? Cosa contengo-no? Come è garantita la loro sicurezza?A queste e a molte altre domande vuolerispondere il sito www.abc-cosmetici.it,promosso da Unipro per migliorare laconoscenza di questi prodotti che fannoormai imprescindibilmente parte dellanostra vita quotidiana. Basti pensareche solo la mattina prima di uscire dacasa, ne utilizziamo almeno 5 o 6 edurante la giornata ne impieghiamomolti di più. Concorrono al nostrobenessere e sono preziosi alleati dellanostra salute, basta pensare ai prodottiper l’igiene orale e per la protezionesolare. Conoscerlimeglio significa farne un uso consape-vole e un consumo informato. www.abc-cosmetici.it si apre nella homepage con lo spazio “Sotto i riflettori”, dedi-cato all’approfondimento di notizie d’at-tualità e si sviluppa in due macrosezioni:

Conoscere i cosmetici e un percor-so “guidato” al la scoperta deicosmetici - qual è la funzione di uncosmetico, come leggere l’etichetta,come viene garantita la sicurezza etutelata la salute dei consumatori, l’im-pegno nella ricerca da parte dell’indu-stria cosmetica e le innovazioni che nesono derivate, il quadro normativo eun “glossario” sugli ingredienti e i ter-mini cosmetici più utilizzati. Questitemi vengono inol t re i l lustrat i eapprofonditi, nell’area “Consigli degliesperti”, attraverso videointerviste adautorevoli esponenti del mondo medi-co-scientifico.Per saperne di più, l’approfondimento,per schede monografiche, di specificiargomenti quali - al lergie, animaltesting, colorazioni per capelli, cosmeticie bambini, dentifrici e fluoro, nanotecno-logie, prodotti solari.

Segreti di bellezzasvelati con un click per saperne di più nasce il sito www.abc-cosmetici.it

Si chiama “Provincia Eternit Free”, ed èuna importante campagna ideata e rea-lizzata da AzzeroCO2 con la collabora-zione di Legambiente per permetterel’installazione sul territorio italiano diimpianti fotovoltaici andando ad effettua-re interventi di sostituzione dei tetti ineternit. AzzeroCo2, rende noto che èLecce la prima Provincia Italiana “EternitFree” in virtù del fatto che ha aderitoufficialmente alla campagna che per-mette alle imprese presenti sul territoriodi andare ad installare gli impianti foto-voltaici dove ora ci sono i tetti in eternit;in questo modo si consegue tutelaambientale, riduzione di rischi per lasalute, abbattimento delle emissioni,risparmio energetico e, a regime, unritorno economico grazie agli attualiincentivi in Conto Energia del GSE, ilGestore dei Servizi Energetici, in vigorefino alla fine dell’anno. Secondo quanto

messo in risalto da AzzeroCo2 con uncomunicato, l’adesione della Provinciaalla campagna “Eternit Free” rappresen-ta una grande opportunità per le impre-se locali specializzate, di “sposare” leenergie rinnovabili andando nel contem-po ad effettuare una vera e propria ope-razione di bonifica sostituendo dai tettile coperture in amianto presenti neicapannoni ad uso industriale ed agrico-lo. La campagna “Provincia Eternit Free”è stata presentata nel corso delSolarExpo del maggio scorso, e si spin-ge nella direzione dell’abbattimentodelle emissioni di Co2 del 20% entro il2020 attraverso sia l’abbattimento deiconsumi energetici, sia con l’incrementodella quota di energia pulita prodottacon le fonti rinnovabili. Per saperne di più: www.azzeroco2.it/www.qualenergia.it/ http://www.legam-biente.it/

Provincia Eternit Free

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Utili in breve a cura di Natale Carapellese

Secondo i dati diffusi dall’ISTAT, dopo 12trimestri negativi, nel 2010 la tessitura(in questa accezione esclusi i tessuti amaglia), così come il comparto Tessilenel suo complesso, evidenzia finalmenteun’inversione di tendenza.Con riferimento alla produzione industria-le (corretta per i giorni lavorati) nel primotrimestre del 2010 la tessitura mette asegno un incremento tendenziale del+5,1%; il secondo trimestre viene archi-viato, invece, con un ulteriore rimbalzoche porta la crescita a rafforzarsi su untasso del +12,8%. Complessivamente,pertanto, la tessitura italiana chiude ilprimo semestre in area positiva, eviden-ziando un +9% su base annua.Le rilevazioni statistiche dell’ISTAT con-fermano, peraltro, i risultati dell’Indaginecampionaria svolta da SMI su un paneldi imprese rappresentativo del settore alivello nazionale:produzione e fatturato, ma anche gliordini raccolti evidenziano un cambio ditrend, entrando in area positiva proprio apartire dal primo trimestre 2010.L’inversione di tendenza viene conferma-ta anche dai dati di interscambio con l’e-stero relativi, in tal caso, ai primi cinquemesi dell’anno in corso. Da gennaio amaggio è tornato a crescere l’export ditessuti italiani, evidenziando un +4,2%(rafforzato da un +10,1% a quantità); lostesso import mostra un incremento ten-denziale del +10,5% (cui corrisponde un

+14% a quantità) indice di un primorisveglio della domanda interna.Nonostante ciò, il recupero dei livelli pre-crisi appare ancora lontano e complessoda colmare: sia l’import sia l’export siassestano infatti su valori correnti infe-riori a quelli raggiunti nei primi 5 mesidel 2006.Analizzando il dato dell’export sotto ilprofilo geografico, in questo primo scor-cio del 2010 si evidenzia un ritorno alla

crescita sia per i mercati intra-UE(+3,1%) sia soprattutto per le aree extra-UE (+5,5%). In particolare, nel mercatocomunitario la Germania (che si confer-ma primo mercato di sbocco dei tessutiitaliani) presenta una crescita del +4,9%,mentre l’export verso la Spagna si raffor-za di un +11,3%. Meno consistente inve-ce, ma pur sempre segnale importante,risulta la crescita che ha interessatoFrancia (+1,8%) e Portogallo (+2,2%).

Il primo semestre del 2010 segna, dun-que, il ritorno in area positiva per la tes-situra italiana. Tuttavia, come ricordato,permane ampio il divario rispetto alleattività pre-crisi e lo scenario risultaancora in chiaroscuro. Al gap produttivo,fa eco, del resto, una nota ancora nega-tiva relativa al mercato del lavoro.Secondo i dati diffusi dall’INPS, nel casodelle industrie tessili (di cui la tessiturarisulta un comparto preponderante) leautorizzazioni concesse per le richiestedi ore di CIG straordinaria e in derogasono cresciute su tassi molto sostenutinel corso del primo semestre del 2010,specialmente per la manodopera ope-raia. L’ordinaria, pur in flessione, mostracomunque un monte-ore non marginale.Sul comparto grava inoltre il trend deiprezzi delle materie prime tessili: l’indiceSMI (che combina i prezzi di cotone, lana,seta e fibre chimiche rilevati sui mercatiinternazionali) ha evidenziato, a giugno2010, un incremento pari al +2,9% rispet-to al mese precedente, mentre, se con-frontato con il giugno 2009, la crescita èrisultata ben più sostenuta (+46,6%).Proprio l’evento fieristico di MilanoUnica, importante momento di confrontotra gli operatori del settore e i buyerinternazionali, permetterà di disporre dinuovi elementi di valutazione relativa-mente alla tenuta e alla durata dell’inver-sione di tendenza cui si è assistito nelprimo semestre.

Il tessile italiano riparte

Sul fronte dell’efficienza energetica,negli ultimi 5 anni, l’Italia ha ottenu-to risultati particolarmente positiviper i consumatori e per l’ambiente,riuscendo a evitare il consumo dicirca 6,7 milioni di tonnellate equi-valenti petrolio e l’emissione dicirca 18 milioni di tonnellate di ani-dride carbonica (CO2).Questi valori, superiori agli obiettivinazionali per il quinquennio 2005-2009, equivalgono alla produzioneannua di una nuova centrale elettri-ca da oltre 750 megawatt o ai con-sumi annui di una città di quasi 1,8milioni di abitanti.A renderlo noto è l’Autorità per l’e-nergia che ha approvato un’ultimatranche di 215 milioni di euro difinanziamenti per la promozione del-l’efficienza energetica attraverso ilmeccanismo dei certificati bianchi.Gli incentivi erogati dall’avvio delmeccanismo (gennaio 2005) aoggi, raggiungono il totale di 531

milioni di euro che si sono tradottiin benefici da 5 a 10 volte superioriai costi.“L’impegno a favore di un utilizzosempre più efficiente dell’energia,attraverso il meccanismo dei certifi-cati bianchi - ha sottolineato il pre-sidente dell’Autorità, AlessandroOrtis - si sta dunque dimostrandopar t icolarmente conveniente,migl iore di ogni altra iniziat ivaattuata per contribuire a ridurre lanostra dipendenza dalle importa-zioni ed a contenere le emissioni diCO2. Va pure ricordato che ognidecisione pro risparmio energetico,anche per le nostre case, ha il van-taggio di dare ritorni immediati,riducendo subito la bolletta indivi-duale”.Ad esempio, una famiglia che inve-ste in tecnologie efficienti può otte-nere i seguenti vantaggi economici,valutati secondo ipotesi conservati-ve: 67 eruo l’anno di risparmio per

la sostituzione di scaldacqua elettri-co con scaldacqua a metano; 104euro l’anno di risparmio per l’instal-lazione di caldaia a 4 stelle di effi-cienza alimentata a gas; tra 109 e149 euro l’anno di risparmio perl’installazione di 5 metri quadri dicollettori solari per la produzione diacqua calda (in località con tempe-rature medie); tra 83 e 272 eurol’anno di risparmio per l’installazio-ne di pompe di calore elettriche adaria esterna in luogo di caldaie inabitazioni localizzate in una zonaclimatica con temperature medie.Considerata l ’ impor tanza degliobiettivi di efficienza energetica,l’Autorità, assieme alle ultime ero-gazioni di incentivi per i 67 operato-ri elencati nella delibera, ha avviatoanche procedimenti sanzionatorinei riguardi di tre operatori per nonottemperanza ad adempimentirichiesti dal meccanismo dei certifi-cati bianchi.

Il giacimento nascostorisparmiati 6,7 milioni di tonnellate di petrolio

Sono partiti i primi adempimenti perla maggiore concorrenzialità nel mer-cato del gas, tramite la realizzazionedi nuove infrastrutture di stoccaggio,come previsto dal decreto legislativonumero 130/10. Al fine dell’adesionealle misure previste dal decreto e nelrispetto della tempistica individuata,l’Eni ha presentato al ministero delloSviluppo economico, all’Autoritàgarante della concorrenza e del mer-cato e all’Autorità per l’energia elettri-ca e il gas, un piano per la realizza-zione di nuova capacità di stoccaggio,che ora sarà valutato dal ministero,per diventare vincolante per il sogget-

to proponente. Il piano propostoriguarda la realizzazione di oltre 4miliardi di metri cubi di stoccaggiincrementali - che vanno ad aggiun-gersi ai circa 10 miliardi di metri cubioggi disponibili per il sistema gas -attraverso undici progetti, a cuipotranno partecipare, quali investitori,i clienti industriali, le piccole e medieimprese e i clienti termoelettrici. Alriguardo al ministero dello Sviluppoeconomico sono pervenute oltre 270richieste non vincolanti di partecipa-zione da parte di importanti gruppiindustriali, di imprese caratterizzateda elevati consumi di gas (acciaierie,

cartiere, ceramiche etc.), di vari con-sorzi e aggregazioni di Pmi, nonchédai principali produttori di energiaelettrica tramite impianti alimentati agas. Dopo l’accettazione del Pianoquesti soggetti dovranno attestare ilpossesso dei requisiti previsti daldecreto legislativo n.130/10 per par-tecipare alle procedure concorsuali diassegnazione della nuova capacità distoccaggio. Tale assegnazione con-sentirà fin da subito un miglioramentodelle condizioni di fornitura del gas,dando un’opportunità per il migliora-mento della loro competitività sulmercato.

ENI - Piano per nuovi stoccaggi gas

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