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POSTE ITALIANE spa - Spedizio- ne in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, CN/AN d a l C e n t r o G i o v a n n i P a o l o l l i n s e r t o g i o v a n i Preghiera di Benedetto XVI alla Madonna di Loreto Le Litanie Lauretane n. 3 - MARZO 2017

n. 3 - MARZO 2017 Preghiera di Le Litanie Lauretane · vino bevuto, aveva perso la testa per sua nipote ed aveva promes-so tanto, di fronte a tutti i suoi ... tate le Litanie Lauretane

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POSTE ITALIANE spa - Spedizio-ne in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, CN/AN

dal Centro Giovanni Paolo

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rto giovaniPreghiera di Benedetto XVI alla Madonna di Loreto

Le Litanie Lauretane

n. 3 - MARZO 2017

IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2017 IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2017

ORARI

Basilica della Santa Casaore 6.15-19.30 (orario legale)ore 6.15-19.00 (orario solare)La Santa Casa rimane chiusa tutti i giorni dalle 12.30 alle 14.30.

Sante MesseSabato e giorni ferialiore 7, 8.30, 10 ,11 (7.30 in S. Casa)ore 17 e 18.30 (orario legale)ore 16.30 e 18 (orario solare)Rosario: ore 18 (17.30 orario solare)Domenica e giorni festiviore 7, 8.30, 10, 11.30, 12ore 17, 18, 19 (orario legale)ore 16, 17, 18 (orario solare)

ConfessioniGiorni ferialiore 7.30-11.30ore 16.00-18.30 (orario legale)ore 15.30-18.30 (orario solare)Giorni festiviore 7.00-12.00ore 16.00-19.30 (orario legale)ore 15.30-18.30 (orario solare)

Adorazione eucaristica quotidianaLunedì - Venerdì: 9.30-18; Sabato: 9.30-12

Sagrestia BasilicaDalle ore 7 alle 12; dalle ore 16 alle 19.Prenotazioni Sante Messe, stesso orario.

Celebrazione BattesimoPrima domenica di ogni mese:ore 17 (Basilica Santa Casa).

Celebrazione CresimaPrimo sabato di ogni mese:ore 18 (ore 18.30 orario legale)Presentarsi un’ora prima per la regi-strazione dei documenti.

Celebrazione MatrimonioInformazioni presso il Parroco della Santa Casa: ore 10-12.

Congregazione Santa Casa-Negozio(a sinistra della facciata della basilica).Ufficio accoglienza pellegrini e informa-zioni, prenotazione guide turistiche, con negozio ricordi e stampe del santuario, abbonamento alla rivista e iscrizioni alle Messe Perpetue. Ore 8.30-12.30; 14.30-18.30 (15-19 giu gno-settembre).

U�cio Postale LoretoOrario: 8-13.30; sabato 8-12.30.

INDICAZIONI UTILI

[email protected]@delegazioneloreto.it

TELEFONI

Sagrestia Basilicatel. e fax 071.9747.155Parroco della Santa Casatel. 071.977130Congregazione Santa Casatel. 071.970104 - fax 071.9747.176Segreteria arcivescoviletel. 071.9747.173 - fax 071.9747.174Curia Prelatura Santa Casatel. 071.9747.242Rettore Basilicatel. e fax 071.9747.155Archivio-BibliotecaSanta Casatel. 071.9747.160Libreria Santa Casatel. 071.9747.178Casa accoglienzamalati e pellegrinitel. 071.9747.213Albergo Madonna di Loretotel. 071.970298 - fax 071.9747.218Museo-Antico Tesorotel. 071.9747.198.Da martedì a venerdì: ore 10-13; 15-18.Sabato e domenica: ore 10-13; 15-19.Guide turistichetel. 071.970104

QUOTA ASSOCIATIVA A“IL MESSAGGIO della SANTA CASA”

Ordinario ……………………… Euro 20,00 Sostenitore ………………… Euro 40,00 Benemerito ………………… Euro 50,00 Estero …………………………… Euro 25,00

SITO INTERNET

www.santuarioloreto.it

* Servizio Autobus ANCONA PER LORETOFeriale: 5.45 - 6.45 - 7.45 - 8.45 - 9.45 - 10.15 - 11.15 - 12.10 13.15 - 14.15 - 15.30 - 16.45 - 17.30 - 18.30 - 19.30 - 22.15Festivo: 8.00 - 10.20 - 12.40 - 15.00 - 17.45 - 20.15Servizio Autobus LORETO PER ANCONAFeriale: 5.40 - 6.35 - 7.05 - 7.45 - 8.30 - 9.30 - 10.45 - 12.00 13.00 - 13.45 - 15.00 - 16.00 - 17.05 - 18.15 - 20.25Festivo: 6.55 - 9.20 - 11.40 - 14.00 - 16.40 - 19.15

Servizio Autobus Loreto stazione per LoretoFeriale: 6.45 - 7.00 - 7.55 - 8.25 - 8.55 - 11.00 - 11.55 - 14.15 15.15 - 16.10 - 17.20 - 18.15Festivo: 7.55 - 10.55 - 11.45 - 14.15 - 16.20 - 17.05 - 18.15Servizio Autobus Loreto per Loreto stazioneFeriale: 6.30 - 6.50 - 7.15 - 8.10 - 8.30 - 10.30 - 11.10 - 13.50 14.30 - 15.35 - 16.28 - 17.55Festivo: 7.35 - 10.35 - 11.10 - 13.50 - 15.35 - 16.30 - 17.55

COME RAGGIUNGERCI…

LoretoLoreto

AutostradeBologna-Ancona-Bari e Ro ma-Pescara-An co na: uscita Loreto.

Linee ferroviarieMilano-Bologna-An-cona-Lec ce con disce sa

alle stazioni di Lo re to e Ancona, e Roma-Fal co-nara-Anco na, con ser-vizio di au tocorriere da

Anco na *.Aeroporto “R. San-

zio” di Ancona-Fal co-na ra, 30 km da Lo re to.

Mensile del santuario di Lo retoDelegazione Ponti fi cia

Congregazione Uni ver sa le del la Santa CasaP.zza della Madonna, 1 - 60025 Loreto (AN)

Registrazione Tribunale di Anconan. 7 del 12/08/1948

Iscritto nel ROC con il numero 2120

Diret tore responsabile ed editorialePadre Giu seppe San ta relli

Consiglio di redazioneDon Andrea Principini

Don Paolo VolpeDott. Vito Punzi

Suor Barbara Anselmi

SegreteriaFra Dariusz Bryła

Revisione dei testiRoberto Stefanelli

Imprimi potest+ Mons. Giovanni Tonucci,

Delegato PontificioLoreto, 27 febbraio 2017

Questo periodico è associato all’USPI(Unione Stampa Periodica Italiana)

La collaborazione alla rivista è gratuita

Stampa

“Il Messaggio” esce anche in inglese:

IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA

THE SHRINE OF THE HOLY HOUSE

Industria grafica Tecnostampa - Loreto T +39 071 9747511 - F +39 071 7500092

www.piginigroup.com

SOMMARIO

84 EDITORIALEP. GIUSEPPE SANTARELLI

Le Litanie Lauretane

85 LA PAROLA DELL’ARCIVESCOVOMONS. GIOVANNI TONUCCI

Erodiade e sua Figlia

86 LETTERE AL MESSAGGIOAssistita dalla Vergine Lauretana

durante due gravi malattie

87 SPIRITUALITÀ DON VALENTINO SALVOLDI

«Perché mai tanta sofferenza?»

90 SPIRITUALITÀ SORELLA FRANCESCA ENTISCIÒ

“Parole di speranza”

91 SPIRITUALITÀ GIOVANNI FERMANI

La Parabola dei talenti oggi

92 SPIRITUALITÀPAOLOGIOVANNI MONFORMOSOLa preghiera nella sofferenza:

far battere il cuore al ritmo del Suo

94 SPIRITUALITÀMONS. DECIO CIPOLLONI

La Casa dell’Annunciazione

96 SPIRITUALITÀPROF. FIORENZO MIGNINI

La questione del determinismo genetico (III)

98 OGNI SANTITÀ PASSA A LORETOP. MARCELLO MONTANARI

B. Paolina Mallinckrodt (1817-1881) 99 SPECIALE

103 IL MESSAGGIO INTERVISTAVITO PUNZI

Intervista a Claudio Ricci

104 SPIRITUALITÀLa chiesa compagna del viaggio

esistenziale dell’uomo

106 I VANGELI DELL’INFANZIA NELL’ARTE LAURETANAP. GIUSEPPE SANTARELLI

Due dipinti del Natale del secolo XVII (4-5)

108 SPIRITUALITÀIn memoria di mons. Nicola Larivera

109 LORETO NEL MONDOUna Chiesa Lauretana a Borgomanero

112 VITA DEL SANTUARIO“La morte del Giusto”

(Venerdì Santo - 14 aprile 2017)

116 NOTIZIE FLASH

ANNO 137°N. 3 - MARZO 2017

“Loreto, dopo Nazareth,è il luogo ideale per pregaremeditando il misterodell’Incarnazione del Figlio di Dio”.

Benedetto XVI

In copertina:

Pomarancio, Annunciazione, Loreto, Sala del Tesoro (1605-1610). La solennità dell’Annunciazione del Signore (25 marzo) nel santuario della Santa Casa è la più importante, perché celebra il mistero che si è compiuto dentro le sue pareti, le quali ne fanno quotidiana e orante memoria. Scrive San Giovanni Paolo II: “La Santa Casa di Loreto è icona non di astratte verità, ma di un evento e di un mistero: l’Incarnazione del Verbo”.

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dal Centro Giovanni Paolo

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rto giovaniPreghiera di Benedetto XVI alla Madonna di Loreto

Le Litanie Lauretane

n. 3 - MARZO 2017

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85IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 201784

la parola dell’arcivescovoMons. Giovanni Tonucci - Arcivescovo di Loreto

editorialeP. GiusePPe sanTarelli - direttore

Apriamo il vangelo di Marco, al capitolo 6, 17-29, per leggere una sto-

ria triste e nello stesso tempo gloriosa: Giovanni Battista, il precursore di Gesù, colui che lo aveva indicato come “agnello di Dio che toglie i peccati del mon-do”, è fatto uccidere da Erode, il crudele figlio dell’altro Ero-de, colpevole del massacro dei bambini innocenti di Betlemme. In questo episodio, il re, che di autorità e di dignità regale ne aveva davvero poca, si dimo-stra molto superficiale e debole. Innanzitutto, non era capace di tirare le conseguenze da quello che Giovanni gli diceva, denun-ciando i suoi peccati, e ora non sa far valere la propria volontà, di fronte alla richiesta assurda di una ragazzina.

La situazione era questa: Erode, abbandonata sua mo-glie, aveva preso come propria compagna la moglie di suo fra-tello, Erodiade. Giovanni aveva denunciato l’operato del re, af-fermando, senza mezzi termini, che quello che egli aveva fatto era male, contrario alla legge di Dio e alla legge del loro popolo. Erodiade si era sentita offesa da questa condanna, e aveva volu-to che Erode facesse arrestare il Battista, che fu quindi rinchiuso nei tetri sotterranei della fortezza di Macheronte. Ogni tanto Erode andava a parlare con il profeta e lo ascoltava volentieri. Era im-pressionato da quello che ascol-tava, ma gli mancava la forza di volontà per accogliere quelle pa-role e applicarle alla sua vita. Egli comunque era riuscito fino ad al-lora a proteggere Giovanni dall’o-stilità di Erodiade, la quale avreb-be tanto desiderato che il Battista morisse, e che la sua bocca, che la

offendeva, fosse così chiusa una volta per tutte.

Ed ecco che l’occasione che la donna aspettava si presentò: una festa nel palazzo, con tanti invi-tati e tanta allegria negli invitati, che godevano della benevolenza generosa del loro sovrano. Qui incontriamo la figlia di Erodiade, una ragazza della quale non sap-piamo molto, ma che vediamo ora come strumento forse inge-nuo nelle mani di una madre ci-nica e crudele. O forse ne è stata una complice in piena coscien-za? Il vangelo non lo dice, ma la ragazza si chiamava Salomè. Durante la festa, danzò di fronte agli invitati e fece una splendida impressione. Erode ne fu talmen-te entusiasta, che si lasciò andare a fare grandi promesse: “Chiedi-

mi quello che ti pare. Se lo vuoi, ti do anche metà del mio regno”. Questa poteva essere una esage-razione, ma si capisce bene che il re, forse anche aiutato dal troppo vino bevuto, aveva perso la testa per sua nipote ed aveva promes-so tanto, di fronte a tutti i suoi ospiti, che furono testimoni delle sue esternazioni demenziali.

Salomè non sapeva cosa chie-dere e si consigliò con la madre, che colse al balzo la circostanza per ottenere quello che fino ad al-lora le era stato negato: “Chiedi la testa di Giovanni il Battista”. E la ragazza, figlia di tanta madre, non ebbe nessuna difficoltà a farsi portavoce della vendetta di Ero-diade. Anzi, ci aggiunse del suo, precisando che la testa la voleva subito, e presentata su un piatto.

IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2017

Erodiade e sua Figlia

Caravaggio (1573-1610), Salomè riceve su un piatto la testa di Giovanni Battista, fatto decapitare per volontà della madre Erodiade. Londra, National Gallery.

In tutto il mondo cattolico da secoli vengono reci-tate le Litanie Lauretane o al termine del rosario o come preghiera a sé stante. È noto che esse non

sono sorte di per sé nel santuario della Santa Casa, perché sono il risultato di formulari antichi, alcuni risalenti al secolo XII, i quali però nel santuario di Loreto hanno trovato una redazione definitiva che, di lì, si è diffusa ovunque. Infatti, i pellegrini che a Loreto, di sabato, sentivano cantare le Litanie ma-riane, le riportavano nei loro paesi di provenien-za, facendole conoscere a una vasta cerchia di fe-deli. E così presero il titolo di «Litanie Lauretane».

Nel secolo XVI si assistette al fenomeno di una proliferazione di formulari litanici mariani, tra i quali eccelse quello elaborato proprio nel santuario di Loreto con il nome di «Litanie moderne» - per distinguerle dalle altre, dette “antiche”- o «bibli-che», perché le singole invocazioni erano desunte dai testi dell’Antico Testamento, con riferimento

accomodatizio a un aspetto della vita o a una virtù della Vergine.

L’attenzione dei pontefici però andò sempre al te-sto antico delle Litanie Lauretane, la cui prima stam-pa è del 1572. Gregorio XIII nel 1584 e Sisto V nel 1587, ad esempio, concessero alcune indulgenze a particolari categorie di fedeli che le avessero recitate.

Con il decreto Quoniam multi del 6 settembre 1601 Clemente VIII cercò di porre un limite al proliferare dei formulari litanici, non solo mariani, e prescris-se che, «conservate le litanie antiche e comuni che sono contenute nei breviari, messali, libri pontificali e rituali, così anche le litanie che si ha la consuetudine di cantare nella Santa Casa di Loreto», tutte le altre do-vevano essere presentate alla Congregazione dei Riti per l’approvazione. In tal modo le Litanie Lauretane divennero ufficiali nella Chiesa. In una lunetta della volta della Cappella dell’Assunta o Americana, Bep-pe Steffanina, ha raffigurato Clemente VIII nell’atto di emettere il citato decreto.

Lungo i secoli furono aggiunte dai papi altre in-vocazioni al formulario classico delle Litanie Lau-retane: Pio V, a seguito della battaglia di Lepanto (1571), vi aggiunse “Aiuto dei cristiani”; dopo la proclamazione del dogma dell’Immacolata, fatta da Pio IX nel 1854, fu resa ufficiale l’aggiunta “Re-gina concepita senza peccato”; Leone XIII, nel 1883 volle aggiungevi “Regina del Rosario” e nel 1903 “Madre del buon consiglio”; Benedetto XV nel 1917, durante la prima guerra mondiale, dispose che vi si aggiungesse: “Regina della pace”; Pio XII nel 1950 volle aggiungervi “Regina assunta in cielo”; Paolo VI nel 1964 stabilì vi si aggiungesse “Madre della Chiesa”; e Giovanni Paolo II, a conclusione del VII Centenario Lauretano, nel 1995, vi aggiunse “Regina della famiglia”, con riferimento alla Santa Casa di Nazaret. Questi autorevoli interventi pontifici con-fermano l’ufficialità delle Litanie Lauretane e la loro diffusione nella Chiesa cattolica.

Esse, lungo i secoli, sono state musicate da valenti maestri, tra i quali eccellono Pierluigi da Palestrina, Or-lando di Lasso, Wolfgang A. Mozart e Lorenzo Perosi.

L’arte del santuario di Loreto le ha esaltate con gli splendidi affreschi eseguiti da Cesare Maccari tra il 1890 e il 1895 nella calotta della cupola della basilica, dove sono raffigurate alcune invocazioni che, nelle ampie lunette, sono riferite a Maria Regina.

Le Litanie Lauretane

Cesare Maccari, Invocazione delle Litanie Lauretane Santa Maria, Loreto, cupola (1890-1895).

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IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2017 87IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 201786 IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2017

spiritualitàDon valenTino salvolDi

«Perché mai tanta sofferenza?»Lo scandalo del male del mondoQuando, durante una conferenza, in Europa si af-fronta il tema della fede, quasi inevitabilmente gli uditori pongono alcune domande sul dolore, che si ripetono monotonamente uguali: «Se Dio esiste e se è Amore, perché non si rivela e permette il male, il dolore e la morte assurda di tanti innocenti?». Per molti occidentali, il male del mondo è la prova più evidente che Dio non esiste. Il dolore crea scandalo e mostra come il caso (se non l’assurdo) stia alla base dell’“universo”, parola che agnostici e atei non con-siderano in senso etimologico: il tutto rivolto verso l’Uno. Per loro l’“Uno” non c’è, perché così pensano: «Basta una lacrima di un bambino innocente per di-mostrare che Dio non esiste».

Non è così altrove: in Africa il dolore, benché sia sperimentato nella sua crudezza come nel resto del mondo, è affrontato come una realtà insita nella na-tura delle cose. Non s’impreca contro Dio per i mali del mondo. Lui c’è e conosce il perché della soffe-renza. Se la permette, senz’altro avrà un senso.

Nel mondo orientale il dolore è affrontato con una grande forza morale. Agli orientali importa che la comunità si salvi e abbia una continuità: l’indivi-duo è disposto a sacrificarsi, anche a scomparire, in vista del bene comune.

Nell’America Latina si guarda alla salvezza come liberazione integrale dell’anima e del corpo. Sull’e-sempio del Maestro molti cristiani, nutriti della te-ologia della liberazione, si sforzano di riconoscere la dignità di ogni persona umana sofferente nell’a-nima e nel corpo. Chiedono non solo che la dignità inalienabile di ogni uomo sia giuridicamente garan-tita, ma anche che sia concretamente rispettata nella cura e nell’assistenza delle persone malate. Il soffe-rente si aspetta di essere preso in considerazione e curato in modo integrale.

Benché non sia corretto fare generalizzazioni – ovunque ci sono sempre eccezioni a ciò che sembra essere una regola o una condotta di vita – le pre-cedenti affermazioni mirano a evidenziare, nei vari

continenti, un aspetto del sentire comune, utile per un dialogo interculturale mirante a cogliere il me-glio di ogni cultura, nel tentativo di dare un senso al dolore.

Pubblichiamo la toccante testimonianza di Luciana Vernale, la quale attesta di avere sperimentato una speciale protezione della Madonna durante due serie malattie degenerate in carcinoma. Veramente la Vergine è “Salute degli infer-mi”, come la si invoca nelle Litanie Lauretane.

“Sono Luciana Vernale e vivo a San Mariano di Corciano (Peru-gia). Sono sposata da 50 anni con Peppino Cappelli, un marito amorevole. Trenta anni fa - nel 1986 - ho avuto un carcinoma

nella vescica. Nel febbraio del 1987 sono stata operata e dopo due mesi il tumore era sparito. Ho pregato tanto la Santa Vergine e Lei ha interce-duto presso nostro Signore. Mia zia Eugenia mi ha fatto consacrare alla Santa Vergine di Loreto nel 1988.

A settembre del 2015, a seguito di un’infezione genitale, ho fatto l’e-cografia da un ginecologo di Perugia che ha trovato nella vescica un tumore e nell’utero una massa sospetta. Il 15 dicembre 2015 mi ha ope-rato l’urologo, che ha tolto dalla vescica un carcinoma, e il ginecologo che ha tolto dall’utero due frammenti da analizzare. Il 15 marzo 2016, a seguito degli esami istologici che dicevano che nell’endometrio dell’utero c’era il tumore maligno, ho subito l’intervento e mi è stato tol-to sia l’utero che le ovaie. Dopo un mese sono arriva-ti i referti istologici e il tu-more era scomparso e non aveva invaso altre zone del corpo. Nel mese di giugno 2016 ho fatto la cistoscopia in vescica ed è scomparso anche il carcinoma.

Ho pregato sempre la Santa Vergine di Loreto e Lei mi ha sostenuto in que-ste terribili prove. Rendo gloria al Signore per la gra-zia che mi ha concesso e per la sua costante vicinanza. Gesù, io confido in te e nella tua grande Misericordia”.

Luciana Vernale, 16 luglio 2016.

lettere al “Messaggio”

Assistita dalla Vergine Lauretana

durante due gravi malattie

La proposta fu fatta al re, in presenza di tutti i presenti al banchetto. Quella che fino ad allora era stata una festa al-legra, divenne in un istante il palcoscenico di una tragedia.

Il vangelo racconta sobria-mente che Erode fu profon-damente dispiaciuto per la richiesta, ma si convinse che non avrebbe potuto rifiutarsi: aveva dato la sua parola e tut-ti avevano sentito quello che aveva detto. Può un re smen-tire quello che ha promesso? Non sarà giudicato falso e indegno di fiducia? Il pove-ro Erode era un re di nessun conto: era sopportato appena dai Romani solo perché li ser-viva come uno sguattero, e fu cacciato quando non era più utile per loro. Non c’è nessu-na dignità nel fare qualcosa di ingiusto e di completa-mente illegale. L’unico modo per salvare la sua credibilità sarebbe stato quello di revo-care la stolta promessa fatta e respingere la proposta di commettere un assassinio.

Questa volta, le due don-ne, alleate crudeli contro la voce vera del Precursore di Cristo, l’ebbero vinta. Il boia fu mandato nella prigione dove Giovanni era recluso e dovette eseguire la senten-za. Il Battista confermò con il martirio la verità da lui affer-mata, e sigillò con il sangue la sua testimonianza del Messia che era venuto nel mondo.

Erodiade appare come un personaggio sinistro, vicina ad alcune delle donne per-verse che abbiamo incontrato nell’Antico Testamento. Ma, grazie a Dio, di ben altre per-sone è ricco il racconto evan-gelico: donne piene di bontà e tali da lasciarci un insegna-mento forte di conversione e di amore.

Fratelli Klauber, Invocazione delle Litanie Lauretane Salute degli infermi, Augsburg, 1750.

Charles Burton Barber (1845-1894), Il pianto di una bambina, Rochdale Art Gallery, Lancashire (Uk). “Per loro l’Uno non c’è, perché così pensano: basta una lacrima di un bambino innocente per dimostrare che Dio non esiste”.

88 IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2017 89IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2017

«Nulla sa più di fiele del soffrire e nulla sa più di miele dell’aver sofferto; nulla di fronte agli uomi-ni sfigura il corpo più della sofferenza, ma nulla di fronte a Dio abbellisce l’anima più dell’aver soffer-to» (Meister Eckhart, grande mistico tedesco me-dievale).

Nella filosofia e teologia francese dello scorso se-colo è sovente ripetuta l’intuizione di Paul Claudel: «Dio non è venuto a sopprimere la sofferenza, non è venuto a spiegarla, ma è venuto a riempirla della sua presenza».

Nella cultura odierna dell’Estremo Oriente si sta abbozzando una teologia che non piace affatto a molti occidentali, riassumibile nell’affermazione del teologo giapponese Kazah Kitamori: «Il dolore è la natura nascosta di Dio». Se un padre gioisce tanto per un figlio che ritorna tra le sue braccia, soffre al-trettanto per un figlio che si allontana. Il dolore fa parte del mistero di Dio.

La frase di Kazah Kitamori ha un senso per chi accetta la teologia della “teopoiesi”: «Dio si è fatto uomo, perché l’uomo si faccia Dio». Dove incontro Dio? Nei fratelli. In tutti. Ma in particolare in chi sof-fre, perché il meglio del messaggio evangelico è rias-sunto nell’amore verso tutti, ma in particolare verso i piccoli e i sofferenti, nei quali Cristo si è identificato: «In verità vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me». Chiaro il significato: la sofferenza dell’uomo diventa la sofferenza di Dio, vivo e nascosto in cia-scuno di noi.

Nella quotidiana esperienza del soffrireOgnuno di noi, sempre, fa esperienza del dolore. Giorno dopo giorno, nel cammino della vita, s’im-batte nella sofferenza e si accorge che il suo modo di reagire ad essa è strettamente personale, perché ciascuno ha il suo modo di rapportarsi al Mistero, sia esso Dio o la sofferenza.

Quest’ultima, per chi non ha fede, rimane un enigma, se non un’assurdità. Per il credente è un “mistero”, da intendersi non come realtà oscura, ma talmente coinvolgente da creare stupore e togliere la parola. “Mistero” deriva dal greco (“mus signifi-ca bocca e “tereo” vuol dire portare) e indica quel sentimento di meraviglia che fa portare la mano alla bocca, lasciando senza parole. Mistero: luce che abbaglia, affascina e rimanda a qualche cosa di più grande di noi stessi.

Quando vengo interrogato sulle motivazioni del-la mia fede, rispondo che con il Signore il mondo ri-mane mistero, senza di Lui è assurdo. E tra l’assurdo e il mistero, io scelgo quest’ultimo. L’assurdo, infatti, toglie la speranza e la gioia di vivere, mentre il miste-ro dilata gli orizzonti. Analogo discorso può essere fatto riguardo al dolore, assurdo per chi non crede, misterioso per chi guarda a Cristo, alla sua croce che – come vedremo in seguito – non si comprende ricorrendo ad argomentazioni filosofiche, ma con-templandola in ginocchio. La croce non si spiega, si adora. E lì, in ginocchio davanti alla croce, un po’ alla volta si fa luce sul senso della nostra vita.

Il nascere, il vivere e il morire, con la vanità del tutto – o meglio, con la caterva di dolore che incombe sull’umanità – mi spronano a contrapporre un atto di fede a chi è tentato di venerare il nulla: «Nulla ti turbi, nulla ti spaventi. Nulla manca a chi ha Dio».

Un Dio che non solo “discese dal cielo” per en-trare nel nostro nulla e trasformarlo nel tutto, ma addirittura “discese agli inferi”, bevve il calice del dolore fino alla feccia con l’intento d’insegnarci che la sofferenza, vissuta senza fede e non irrorata dalla preghiera fa impazzire. Il dolore, invece, affrontato con lo sguardo del Figlio di Dio crea il capolavoro. Crea il santo. Crea quella stupenda figura che è l’im-magine ideale di tutti noi: Maria.

Ella è grande nel suo “sì” ad un progetto che sconvolge tutti i piani umani: il desiderio di una famiglia normale. Grande nel suo canto all’illogico Amore che abbatte i potenti e innalza i miseri. Gran-de nel conservare nel cuore una Parola non sempre capita. Grande nel suo stare ai piedi della croce per generare un’umanità nuova, della quale diventa ma-dre: «Donna, ecco tuo figlio!».

Guardando a Maria, il cristiano non contempla il do-lore umano con lo sguardo disperato del non credente.

Egli ha uno sguardo di compassione, mentre rive-ste la notizia negativa di un supplemento d’amore: quell’amore che ha amalgamato Cristo e sua Madre, nel divino sforzo di “mutare il mesto incedere in pas-so di danza” e nel raccogliere tutte le lacrime, per farne dei diademi, lassù nel cielo.

Per il cristiano la sofferenza non è assurda, ma provvido enigma. Per il credente il dolore non è pura negatività, ma opportunità. Per chi ha fiducia nella divina Rivelazione, l’ultima parola non è lasciata alla morte, ma al gioioso canto del mattino di Pasqua che rinnova l’universo nell’alleluia della Risurrezione.

“La croce non si spiega, si adora”.

Biagio Biagetti, Gesù nell’Orto degli Ulivi davanti al calice in mano a un angelo, Loreto, Cappella del Crocifisso (1928-1932). “Bevve il calice del dolore fino alla feccia”.

spiritualità

IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 201790 91IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2017

spiritualitàsorella Francesca enTisciò, FFB

Ascoltare è un’arte difficile. Soprattutto quando si trat-ta di decidere di seguire la

voce che ci dice cose che non vor-remmo sentire o accogliere i con-sigli di chi ci vuole bene, ma non avere orecchie e volontà per attuar-li. Allo stesso modo dire è difficile tanto quanto ascoltare, eppure in quest’arte si nasconde una grande sapienza che ha a che fare col cuore e riguarda tutti indistintamente.

Rifletteremo insieme sulla dispo-nibilità all’ascolto e sulla volontà di attuare ciò che ci viene sussurrato all’orecchio e soprattutto se abbia-mo desto questo orecchio interiore, se è pronto a mettere in atto tutto ciò che è necessario per vivere nella li-bertà vera.

1. Vuoi ascoltare?Il primo passo è chiederci se voglia-mo ascoltare, se riconosciamo nel profondo e con umiltà, di avere bi-sogno di aiuto. E questo non perché viviamo necessariamente situazioni gravose, ma perché il sostegno di qualcuno ci dà la forza per affronta-re semplicemente la vita, guardare le cose da più punti di vista e soprat-tutto cercare il bene, riconoscerlo e poi farlo. Invece nella maggior parte dei casi, facciamo fatica ad accoglie-re chi ci vuole dire qualcosa e anche ad ascoltare quello che non ci viene detto esplicitamente, ma che sap-piamo nel profondo essere un bene e una possibilità di cambiamento.

Accogliere l’aiuto che ci viene offerto è aprire un’altra finestra ri-spetto a quella cui guardiamo soli-

tamente, per vedere la luce che spun-ta da un altro orizzonte e ritrovare la speranza. Ci sono situazioni che viviamo che a volte hanno bisogno

non di soluzione, perché magari non c’è, ma di un’iniezione di speranza per poterle affrontare guardando in fondo ad esse la luce che già c’è.

«Ed ora Théoden figlio di Thengel, vuoi ascoltarmi? – disse Gandalf – Hai bisogno di aiuto?». Alzò il bastone puntandolo verso un’altra finestra. Ivi l’oscurità parve diradarsi e dall’apertura

si scorse, alto e lontano, un pezzo di cielo lucente. «Non tutto è oscuro, abbi fede, Signore del Mark, perché non troverai aiuto migliore. Non ho consigli da dare ai disperati; eppure a te potrei dare consigli

e pronunziare parole di speranza. Vuoi udirle? Non sono per tutte le orecchie. Ti prego di venire con me davanti alle tue porte e di mirare lontano.

Troppo a lungo sei rimasto seduto nelle ombre, fidando in racconti contorti e suggerimenti disonesti». Théoden si alzò lentamente. Una pallida luce crebbe di nuovo nel salone.

«Ora sire – disse Gandalf – guarda la tua terra! Respira di nuovo l’aria libera!» (J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli – Le due Torri).

“Parole di speranza”

spiritualitàGiovanni FerMani

La Parabola dei talenti oggiLa parabola dei ta-

lenti ci insegna a vivere corretta-

mente con i beni ricevu-ti, che il padrone mette a disposizione dei servitori e per mezzo di loro per la Crescita del Regno. Una parabola che oggi possia-mo definire attuale, visto lo stato di disagio del siste-ma finanziario. Gesù rac-conta la storia un padrone che mette a disposizione dei suoi servitori una certa somma.

Una somma per la qua-le tutti coloro che l’hanno ricevuta potranno decidere sul suo utilizzo. Il Padrone diventa quindi una figura, che oggi potremmo de-finire, come quella di un bancario che presta soldi e che al suo ritorno chiederà conto degli investimenti fatti. Ma se la parabola parla di un Padrone di Talenti e servitori, Gesù va oltre.

Dio è il nostro padrone, i servitori siamo noi, i talenti rappresentano l’humus per la crescita del Regno di Dio se però verranno utilizzati allo scopo. “Se occupi un posto ufficiale, hai anche dei diritti che nascono dall’esercizio della tua carica, e dei doveri. Ti allontani dal tuo cammino d’apostolo se, a causa o con la scusa di un’opera di zelo, lasci incompiuti i doveri della tua carica. Perché mi perderai il prestigio professionale, che è proprio il tuo amo di pescatore d’uomini” (Escrivá: Cammino-Formazione, punto 372). Prestigio professionale quindi che non può essere perso, ma incentivato, moltiplicando i talenti che il padrone Dio ci ha dato per la nostra crescita e quindi per la crescita del Regno di Dio.

Una parabola quella di Gesù che calza perfettamente con ciò che accade oggi nel sistema finanziario. Silenzio, operazioni fasulle, debiti non restituiti e Regno di Dio dimenticato. Il servitore parsimonioso, quello a cui è stato affidato l’ultimo talento, è una persona rinchiusa in se stessa, lontana da Dio e non riesce a preoccuparsi degli altri. Diventa incapace di crescere come una persona libera. Ecco allora che l’unica strada possibile è il recupero dei valo-ri che anche un semplice impiegato di banca è chiamato a rispettare. Dio ci chiama ad avere rispetto dei nostri fratelli anche per operazioni che devono servire per la crescita delle condizioni di vita di chi in banca ha depositato i risparmi della sua esistenza. In un sigillo del comune di Appignano di Ma-cerata viene riportata una frase che fa riflettere. “Cresce Appinianum Sancte Johanne Tuum”.

Ecco l’esortazione a crescere nella grazia di Dio che elargisce i suoi doni a coloro che nella fede e nella preghiera chiedono aiuto. La parabola dei Talenti raccontata da Gesù è la chiave di lettura della correttezza, che ognuno deve avere nel proprio lavoro, in relazione alle richiese che vengono effettuate. Al-lora la crescita avrà un senso che sarà aiuto per le famiglie, per le imprese per chi investe i suoi denari in altre attività. Questa è la crescita del Regno di Dio.

“Ascoltare è un’arte difficile”.

La parabola dei talenti.

2. Guarda la tua terra!Un secondo passaggio è quello di scegliere di la-sciare la propria postazio-ne comoda e a volte posta nell’ombra, per raggiunger-ne un’altra che invece è ri-schiarata dalla luce. L’ascol-to produce proprio questo effetto benefico e luminoso: ci fa guardare il nostro pre-sente con lo sguardo della speranza. Se l’ascolto è vero, non giudicante, ma esor-tativo e benevolo, allora si è disposti a lasciare la pro-pria posizione, convinzio-ne, sicurezza, per guardare là dove ci viene chiesto e il risultato è quello di ripren-derci in mano, di accogliere con occhi nuovi il nostro presente, di occupare il no-stro posto. Ovvero significa stare precisamente dove Dio vuole che stiamo.

L’ascolto fraterno, quan-do è vero e sincero, porta a scegliere il bene per me e questo bene non è altro che ciò che Dio prepara nella mia vita per farmi scopri-re il suo Amore, devo solo scegliere di ascoltarlo e di dirigere la volontà verso di esso. Stare al proprio posto non solo ci dona la pace della stabilità, ma anche la gioia della libertà interiore, trovata grazie all’accoglien-za di un ascolto buono. La mia terra, ossia la mia vita, è lo spazio dove respiro la pienezza della libertà dell’incontro con Dio e con i fratelli.

“Non c’è da stupirsi che Maria abbia detto: «avvenga di me secondo la tua parola». Lei appartiene a Lui, e im-mediatamente andò in fretta a portarlo agli altri. E sapete che cosa fece dopo? Si sentì del tutto a suo agio perché ave-va detto SÌ, e Maria disse sì quando seppe che era la volon-tà di Dio” (S. Madre Teresa).

93IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2017IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 201792

Lo avevo conosciuto parecchi anni fa, France-sco, e subito mi interessò la sua storia di edu-catore di disabili e svantaggiati, ma soprattut-

to perché tanto impegnato coi poveri ed ammalati, in Italia e nel mondo, ed altrove soprattutto nell’A-frica subsahariana. Dapprima con piccoli aiuti dati da amici e parenti, e poi sempre più con più forza, grazie ad aiuti di più gente e di servizi ecclesiali per la carità. Ed era felice, lui e la sua famiglia ed i suoi aiutanti, perché era come se non avesse solo allarga-to i servizi sanitari ed educativi in quei Paesi, ma per lui era soprattutto avere allargato gli orizzonti di rapporti interpersonali, abbassato egoismi e diffidenze razziali: i malati e sani qua sapevano di avere ora parenti ed

amici nuovi, malati e sani di là, ed era questo il più bel risultato. Ne parlava allora attraverso articoli, scritti, incontri, e sembrava tutto così bello.

Bello e semplice, e parlandone così semplicemen-te allargava le possibilità di aiutare, e le realizzazio-ni vere e proprie. Ma ad un tratto, proprio perché crescevano gli aiuti cominciò qualcosa di triste: i primi indizi di gelosie ed invidie locali, poi sempre più ampi, fino ad arrivare a calunnie incredibili, pur di fermarlo. Perché? Perché forse lo aveva fatto diretta-mente senza passare attraverso qualche faccendiere loca-le… diremmo noi: “Ma perché tanta cattiveria? Ma non vedevano che così non fermavano soltanto lui, ma soprattutto bloccavano begli aiuti a povera gen-te?”. Già: è strano come ci siano tante persone che fanno tutto il loro lavoro contro altri per egoismo o per celare una evidente loro incapacità al confronto di chi fa, e si mettono a spiarti da dietro le tende cercando in te ogni minimo errore e, quando non lo trovano, si in-ventano le peggio cose. La mia mamma dice: “chi non fa, non falla” ed è plausibile che di errori se ne faccia-no, ma è brutto quando si hanno delle critiche senza nemmeno si conosca la vera realtà.

In molti animi si creano gelosie e denigrare qual-cuno li fa stare in pace... Che tristezza. Certo agli uo-mini di Fede dovrebbe essere consolante sapere che Gesù nel Suo essere uomo ha condiviso con noi anche questo aspetto della fragilità umana e che, pur attirando critiche per ogni cosa che facesse, ha sempre agito per amore del prossimo. Ricordiamo il passo del Vangelo: “In quel tempo, Gesù entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e stavano a vedere se lo guariva in gior-no di sabato, per accusarlo. Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati, vieni qui in mezzo!». Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indigna-zione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: «Tendi la mano!». Egli la tese e la sua mano fu guarita. E i farisei uscirono subito con gli erodiani e ten-nero consiglio contro di lui per farlo morire.” (Mc 3,1-6). Ma è umanamente così difficile., ed era sempre più triste col passare del tempo Francesco, che dopo una

spiritualitàPaoloGiovanni MonForMoso

Il dolore, lo squarcio dove entra Dio

La preghiera nella sofferenza: far battere il cuore al ritmo del Suo

(42a parte)

iniziale scossa si riprese moralmente, ma decise che per stare meglio era necessario sospendere tutto: non voleva più che la sua famiglia soffrisse a causa del suo voler aiutare i poveri ed i sofferenti… Questo si diceva per autogiustificarsi, e sembrava che il Salmo 64, bellissimo, lo aiutasse:

“Tienimi lontano dal complotto dei malvagi,dal tumulto di chi opera il male.…per colpire di nascosto l’innocente;lo colpiscono all’improvviso e non hanno timore.

Tramano delitti,attuano le trame che hanno ordito;l’intimo dell’uomo e il suo cuore: un abisso!”,

ma seppure queste parole lo consolassero sapeva bene che stava tradendo la sua identità, le aspettati-ve dei suoi stessi famigliari (la cui possibile sofferen-za all’idea di essere additati ingiustamente lo bloc-cava), e soprattutto le attese di malati, orfani, poveri indigenti. E talora stava dunque peggio a non fare, ma…che fare? Spesso, incontrandolo, gli ricordavo altre parole sempre della mia mamma che amava scomodare Dante per dire “non ti curar di lor, ma guarda e passa” e cammina per la tua strada, fiero anche dei tuoi errori, non già per averli fatti, ma per averli capiti e corretti. “Altri errori sono in aggua-to, ma non ti fermi la paura di doverli affrontare”, mi diceva la mamma…ed io a Francesco le ripetevo: oggigiorno sono in molti a sentirsi vasi di terracotta costretti a viaggiare in mezzo a vasi di ferro, e la pau-ra di rompersi è tale e tanta in molte persone al pun-to da spingere a starsene fermi e buoni, non lottare mai, seguire la corrente. Da sempre è così, da sempre chi vuole male fa di tutto per denigrare altri e, se possibile, eliminarli o quantomeno escluderli.

Poi un giorno, di certo “quando i tempi furono maturi”, successe una cosa strana: Francesco incon-trò amici che, non sapendo del suo blocco ma ricor-dando soltanto le sue imprese e gli occhi, visti nelle foto, dei suoi negretti sporchi ma contenti con dei ve-stiti italiani in mano portati da lui, gli dissero: “Fran-cesco, in memoria di un vecchio collega che se ne è andato per la malattia abbiam raccolto i soldi per fare un pozzo in quel villaggio,…sai, quello che tre anni fa era senz’acqua, là all’orfanotrofio… lo sappiamo che è passato del tempo, ma non dirci di no, dai… facciamo il pozzo!”.

Che fare?, mi chiese Francesco al telefono, ed io finalmente potei ricordargli qualcosa che lui aveva sempre dimenticato, non visto: perché anche la men-te è accecata quando ha paura. Gli ricordai che il Sal-mo 64 continua dopo le prime parti, e lo fa dandoci

una grande speranza ed indicandoci la strada da se-guire, ovvero quella di agire comunque e che sarà il Signore a pensare a difenderci.

“Ma Dio li colpisce con le sue frecce:all’improvviso sono feriti,la loro stessa lingua li manderà in rovina,chiunque, al vederli, scuoterà la testa.

Il giusto gioirà nel Signoree riporrà in lui la sua speranza:si glorieranno tutti i retti di cuore.”

È stato così da sempre, tutti coloro che denigrano sono poi passati e solo chi ha Fede resta sempre in piedi, perché sa che prima di noi anche Gesù è passa-to dalla nostra stessa sofferenza e con le nostre stesse denigrazioni, ma soprattutto ha dato a noi la sua Ri-surrezione, e la Sua vita tutta ci dà una maggiore forza per andare avanti. E così Francesco disse il suo: sì. E il pozzo dà acqua davvero buona… (continua)

Anton Van Dyck, Gesù è schernito e incoronato di spine, Madrid, Museo del Prado (1620). “...Prima di noi anche Gesù è passato dalla nostra stessa sofferenza e con le nostre denigrazioni...”.

Marco Carnà, Gesù guarisce gli infermi (1955-1966).

94 IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2017 IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2017 95

Parlare dell’Annunciazione non è poi così com-prensibile, né identificabile per molti cristiani, dimentichi forse anche delle più elementari no-

zioni di catechismo, ma parlarne ai loretani o ai pelle-grini che visitano il santuario è sicuramente familiare.

Riconoscere che questa misteriosa Casa è pro-prio il sacello che custodisce la memoria di un even-to e la storia di una famiglia, come quella di Gesù e di Maria è sicuramente cosa meravigliosa. Un even-to che il Beato Paolo VI nell’ Esortazione Apostolica “Marialis Cultus”, parlando della solennità dell’In-carnazione del Verbo, afferma: “nel calendario ro-mano è stata ripristinata l’antica denominazione di “Annunciazione del Signore” e quindi la celebra-zione è festa congiunta di Cristo e della Vergine: del

Verbo che si fa Figlio di Maria e della Vergine che diviene Madre di Dio” (n° 6).

Celebrazione che cade il 25 marzo, stabilita dalla tradizione della Chiesa in riferimento alla solennità del Natale il 25 dicembre. Essendo l’Annunciazione il momento del concepimento, è stata collocata al nono mese prima del Natale.

Dal punto di vista liturgico, l’Annunciazione è una solennità e, contrariamente a quanto si repu-ta, è una festa del Signore prima che di sua Madre.

Abbiamo dunque chiara questa solennità come è evidente e toccante il luogo dove i loretani e i

La Casa dell’Annunciazione

spiritualitàMons. Decio ciPolloni

pellegrini la celebrano. Per questo non possiamo dimenticare le parole profetiche di san Giovanni Paolo II che, nel VII centenario del santuario, sof-fermandosi sulla santa Casa, la definisce: “una reli-quia” di ciò che quelle sacre pietre hanno respirato in quel misterioso dialogo tra Maria di Nazareth e l’arcangelo Gabriele. Ogni volta che ascoltiamo le parole di Luca, non possiamo non commuoverci e nessuno si accontenti di dire: “tanto so come va a finire”, perché ogni volta viene detto anche a noi: “Non temere perché hai trovato grazia presso Dio”. Aggiungo: “ti basti questo ed altro non chiedere”. Continua il Papa dicendo: “preziosa icona concre-ta, segno attraverso il quale si opera nella fede una specie di contatto spirituale con il mistero”.

Quale mistero più grande di Maria? Vera icona del volto di una vergine che, adombrata dallo Spiri-to Santo, accoglie nel grembo il Figlio di Dio perché a lui sia dato il volto dell’uomo. Ecco la vera icona nella quale deve rispecchiarsi ogni donna.

In lei ogni donna che concepisce sappia trasmet-tere al figlio che porta in grembo lo stesso amore che lei ha trasmesso. In lei ogni donna in gestazione senta profondo il mistero che l’avvolge e prepari il suo sposo a diventare un padre che ama e custodi-sce il figlio che gli viene affidato.

Quando incontro una coppia di sposi in attesa, amo pensarli come Maria e Giuseppe incamminati verso Betlemme perché si compia lo stesso mistero, si viva lo stesso stupore nell’accogliere un figlio non solo col il loro DNA, ma anche con quello di Dio che a sua immagine e somiglianza lo ha creato.

Mistero di un concepimento: pur senza opera umana, Dio intesse in questa giovane donna il figlio, come siamo stati intessuti noi nel grembo di nostra madre.

Quale sublime mistero l’Annunciazione del Si-gnore, perché diventasse Figlio dell’Uomo in tutto simile a noi eccetto il peccato.

Peregrinare a Loreto, come fece San Giovanni XXIII il 4 ottobre 1962, significa ricordare che “l’In-carnazione del Verbo nell’Annunciazione è motivo di preghiera nell’Angelus Domini, recitato dalle ani-me pie sparse nel mondo, è contemplazione per in-vitare gli uomini a riflettere su quel congiungimen-to tra la terra e il cielo. Questo fatto storico viene salutato tre volte al giorno dalle campane per fare memoria del primo mistero gaudioso”.

L’Angelus, come il suono delle campane, non era solo un segno che invitava alla preghiera, riservata in passato ai nostri agricoltori, ma è anche per noi richia-mo efficace a riaccendere la nostra fede, perché arda il nostro cuore per il Vangelo, come arde quando, tra

le lampade accese, entriamo in Santa Casa. Ci confor-tino le parole del Papa emerito Benedetto XVI che pellegrino a Loreto, ci ricordò: “La santa Casa non è una casa privata, è un’abitazione aperta a tutti che sta, per così dire, sulla strada di tutti noi”. Se entrare in Santa Casa è rivivere l’Annunciazione del Signo-re, come facciamo a dimenticarci di lui che veste i nostri stessi panni?

Preghiera di Benedetto XVI alla Madonna di Loreto

Santa Maria. Madre di Dio,ti salutiamo nella tua Casa.Qui l’arcangelo Gabriele ti ha annunciatoche dovevi diventare la Madre del Redentore,che in te il Figlio eterno del Padre,per la potenza dello Spirito Santo, voleva farsi uomo.Qui dal profondo del tuo cuorehai detto: “Eccomi, sono la serva del Signore,avvenga di me quello che hai detto (Lc 1,38).Così il Verbo si è fatto carne (Gv 1,14).Santa Madre del Signore,aiutaci a dire “sì” alla volontà di Dioanche quando non la comprendiamo.Aiutaci a fidarci della Sua bontà anche nell’ora del buio.Aiutaci a diventare umilicome lo era il tuo Figlio e come lo eri tu. Proteggi le nostre famiglie,perché siano luoghi della fede e dell’amore;perché cresca in esse quella potenza del benedi cui il mondo ha tanto bisogno. Proteggi il nostro Paese, perché rimanga un Paese credente;perché la fede ci doni l’amore e la speranzache ci indica la strada dall’oggi verso il domani.Tu, Madre buona, soccorrici nella vita e nell’ora della morte.Amen.

Andrea Sansovino, Annunciazione, Loreto, Rivestimento marmoreo (1518- 1522).

Benedetto XVI in Santa Casa, il 1° settembre 2007, offre la Rosa d’oro alla Madonna di Loreto (Archivio Fotografico della Congregazione Universale della Santa Casa).

9796 IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2017

spiritualitàProF. Fiorenzo MiGnini

Ingegneria genetica e questioni bioetiche

Il passaggio concettuale dal corpo umano al corpo gene-tico rimanda al tema del co-

siddetto determinismo geneti-co che interpreta gli organismi a partire dai loro geni ricon-ducendo le loro caratteristiche e le loro funzioni al loro patri-monio genetico, diffondendo nell’opinione pubblica l’idea che un organismo sia fonda-mentalmente determinato dai suoi geni.

Ma i progressi della ricerca in biologia molecolare hanno dimostrato come il paradig-ma del determinismo genetico manchi la realtà. Infatti: ora-mai è chiaro che i geni funzio-nano in una rete complessa di relazioni all’interno dell’intero metabolismo cellulare e che la causalità genetica è multidi-mensionale e circolare; è altret-tanto chiaro che i geni e i geno-mi sono soggetti a regolazioni retroattive dovute all’influenza dell’ambiente sull’intero or-ganismo e che i geni e i geno-mi, essendo dinamici e fluidi, possono elaborare risposte al condizionamento ambienta-le dell’organismo anche nella forma di mutazioni; è chiaro infine che i geni possono spo-

La questione del determinismo genetico (III)

starsi da una specie all’altra, ricombinandosi in un patrimonio genetico che usualmente non li ospita.

L’interazione fra geni e ambiente ha mostrato la fallacia dell’idea per cui i geni possano determinare in modo infallibile le funzioni di un organismo, fa-cendo vacillare la teoria di una terapia genica mirata, efficace ed esente da rischi, così come la certezza dei test genetici.

Il biologo molecolare e genetista Richard Lewon-tin afferma che il DNA andrebbe meglio inteso come una sorta di “molecola morta”, totalmente priva di reattività; le sue sequenze si possono infatti rintrac-ciare nei resti di animali congelati da migliaia di anni, in fossili che risalgono a 22 milioni di anni fa1. Inol-tre, osserva Lewontin, il DNA non ha alcun potere di riprodursi da sé stesso; al contrario, esso è prodotto dal complesso meccanismo cellulare costituito dalle proteine del quale farebbe parte come un anello della catena fra altri anelli. Lewontin denuncia una vera e propria opera di “feticizzazione”, idealizzazione e sopravvalutazione del DNA ad opera di gran parte della comunità scientifica. Il ruolo del DNA di porta-tore dell’informazione letta dal meccanismo cellulare sarebbe stato posto in primo piano per una discutibi-le pregiudiziale ideologica.

Ma il determinismo genetico è criticabile anche per quanto concerne le sue ripercussioni sui concet-ti di salute e di malattia. Il filosofo francese Lucien Sfez sottolinea con preoccupazione la metafora con la quale Walter Gilbert, uno degli scienziati promotori del Progetto Genoma, salutava l’inizio dell’opera di sequenziamento del genoma umano. Gilbert aveva affermato che «il sequenziamento è l’ultima risposta al comandamento “conosci te stesso”». Sfez ritiene che tale dichiarazione affermi decisamente il deter-minismo genetico; la frase di Gilbert incarna il senso di quelle ricerche genetiche che mirano ad individua-re, ad esempio, il gene dell’alcolismo, dell’aggressi-vità o della predisposizione al crimine2. L’idea che la realtà umana possa trovare ragione nel genoma può indurre a voler migliorare la condizione umana mo-dificandone il patrimonio genetico. Una impostazio-ne che rischia di scivolare nell’eugenetica.

La definizione di “malattia genetica” diventa un problema scientifico ed etico anche quando si pren-dono in considerazione gli screening genetici. Le os-servazioni più importanti possono essere le seguenti. Non è affatto certo che un gene malato possa scatena-re nel portatore la malattia; lo sviluppo della malattia è sempre legato all’interazione fra geni e ambiente. Inoltre, se la malattia genetica sussiste nella forma di una predisposizione (anche quando non si è “attual-mente” malati) allora deve necessariamente mutare il nostro concetto di “salute” che non coinciderà più

con uno stato di «benessere psico-fisico, ecc.» perché, anche in assenza di dolore e sofferenza, lo spettro della malattia genetica diagnosticata denota la fine (almeno futuribile) dello stato di salute.

Per quanto riguarda infine la terapia genica, oc-corre dire che bisogna fare bene attenzione ad impe-dire che concetti quali quello di sorveglianza sani-taria o di preservazione della “salute” vengano so-stituiti con quello di una ricerca della “perfezione”. In tale contesto, lungi dall’accrescere la libertà nelle scelte individuali, la genetica manterrebbe l’uomo soggetto alle norme della cultura dominante. La li-bertà del soggetto non sarebbe limitata soltanto dal determinismo genetico, inteso come paradigma che guida l’ingegneria genetica, ma anche dalle compo-nenti culturali, ideologiche e simboliche che tale pa-radigma veicola. Si pensi soltanto a come la valenza culturale del concetto di “normalità” sia rafforzata dai progressi della medicina molecolare.

IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2017

1 Lewontin, R., Biology as Ideology, Harper Perennial, 1992.2 Sfez, L., La santé parfaite. Critique d’une novelle utopie, Editions du Seuil, Paris 1995 (trad. It. L. Brambilla, La salute perfetta. Critica di una nuova utopia, Spirali, Milano 1999).

Fratelli Lombardo, Caino uccide Abele, Loreto, Porta centrale della basilica (1590-1610). “ “... la frase di Gilbert incarna il senso di quelle ricerche genetiche che mirano ad individuare, ad esempio, il gene dell’aggressività...”.

“Lo sviluppo della malattia è sempre legato all’interazione fra geni e ambiente”.

98 IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2017IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Febbraio 201658

P. Marcello Montanari

ogni santità passa a Loreto

San Francesco da Paola(1416-1507)Nel seicentesimo anno dalla nascita del grande santo

Il santo fu celebre per lo spirito di penitenza e per gli strepitosi miracoli operati. Nella sua vita sono no-tevoli i rapporti e le somiglianze con san Francesco d’Assisi. I suoi genitori, dopo quindici anni di matri-monio, l’ottennero in seguito a un voto fatto al santo d’Assisi. Dallo stesso santo fu guarito da una grave malattia mentre era ancora in tenera età. In segno di gratitudine indossò per devozione l’abito francesca-no; si rifugiò poi in un antro selvaggio a fare peniten-za e a pregare nella solitudine, nei pressi di Cosenza.

La fama della sua santità e dei suoi miracoli at-tirò numerosi giovani al suo seguito. Per loro fondò un monastero a Cosenza dando origine all’Ordine de-gli Eremiti di san Francesco d’Assisi, meglio conosciu-ti col nome di Minimi, con una regola rigida e auste-ra. Sull’esempio del Santo d’Assisi amò la solitudine, la preghiera, la penitenza e la carità. Volle imitarne la semplicità e l’umiltà restando semplice religioso, sen-za accedere al sacerdozio. Svolse anche un prezioso apostolato a favore dei più poveri in varie località del Regno di Napoli. Tutta la sua vita fu piena di fatti sor-prendenti e meravigliosi che lo fecero acclamare santo.

All’età di sessantasette anni, sollecitato dal papa Sisto IV, si recò in Francia alla corte del re Luigi XI, che era gravemente ammalato e desideroso di gua-rigione, ma il santo preferì curarlo nell’anima prepa-randolo a fare una buona morte. Trattenuto in Francia da Carlo VIII, vi morì a novantuno anni. Fu dichiara-to santo nel 1519, dopo solo dodici anni dalla morte.

Aveva come scolpito nel cuore il nome della Vergine Maria

I biografi attestano che fin da piccolo il suo cuore era occupato da due amori: Gesù Crocifisso e la sua SS.ma Madre. Quando pregava davanti alle loro im-magini il suo volto s’illuminava di una luce che la-sciava trasparire la bellezza della sua anima.

Recitava il rosario genuflesso e a capo scoperto “per rispetto alla Regina del cielo con la quale parlava”. Volle che le chiese del suo Ordine fossero dedicate alla Madonna. La amò sempre e intensamente, imitandone soprattutto le virtù. Visse richiamandosi costantemen-te al ‘sì’ dell’Annunciazione, espressione tipica dell’u-nione della volontà di Maria con quella di Dio, e fu questo il segreto della sua santità straordinaria. Morì invocando tre volte i nomi di Gesù e di Maria.

Pellegrino adolescente al santuario di LoretoA quattordici anni, nel 1430, volle intraprende-

re un lungo e faticoso pellegrinaggio a Roma, Assisi e Loreto, accompagnato dai suoi genitori. In Assisi pregò lungamente sulla tomba del suo patrono. Il suo cuore era però attratto dal desiderio di entrare nella Santa Casa di Maria, a Loreto.

Il p. Isidoro Toscano, biografo del santo, riferisce: “Indi passarono nella celebratissima Casa di Nostra Signora di Loreto, e quivi devotamente si confessò e comunicò, e con lui il padre e la madre, nella Cappella da lui spessissime volte affettuosamente baciata e ba-gnata con abbondantissime lagrime di devozione”.

A ricordo del suo pellegrinaggio, il terzo altare del-la navata laterale destra della basilica lauretana è de-dicato a s. Francesco da Paola, riprodotto in un bel mo-saico da una tela di Antonio Cavallucci di Sermoneta.

San Francesco di Paola, ritratto in un mosaico di una cappella laterale della basilica lauretana, desunto da un dipinto di Antonio Cavallucci di Sermoneta ( 1752-1795).

ogni santità passa a LoretoP. Marcello MonTanari

B. Paolina Mallinckrodt(1817-1881)

La madre dei non vedenti Nata due secoli fa (1817) a Minden, in Westfalia, la-sciò la sua agiata e nobile famiglia per dedicarsi a un’intensa attività caritativa e sociale che perfezionò nel 1839 fondando l’istituto delle Suore della Carità Cristiana. La sua carità si rivolse agli ammalati, ai cie-chi e a vantaggio dell’istruzione della gioventù fem-minile. In Germania fu una pioniera in questo settore. Con i malati era l’angelo della con-solazione, specialmente verso i bambini e i ciechi, tanto da essere chiamata la ‘madre dei ciechi’.

Come superiora generale è riu-scita a dare alla sua congregazione una forza interiore così salda da superare anche le più grandi dif-ficoltà. Alla sua morte, avvenuta a Paderborn il 30 aprile 1881, la congregazione possedeva quaran-tacinque case con 492 suore. Il 14 aprile 1985 è stata dichiarata beata da Giovanni Paolo II.

Sempre affettuosa con la MadonnaNel 1855 ebbe la soddisfazione di inaugura-re la casa madre dell’istituto con annessa una bella chiesa dedicata all’Immacolata Concezione. L’amo-re a Gesù – scrisse nella regola - non può esistere senza un tenero e profondo amore alla Vergine Ma-ria. I riferimenti alla Madonna sono frequenti nei suoi scritti, in forma di propositi, di preghiere e di esortazioni: “Che la Vergine SS.ma sia la mia gui-da e che io sia sempre una genuina figlia di Maria Immacolata... Vergine Immacolata, nessuno come te può insegnarmi ad amare e desiderare Gesù”. La madre di Gesù era il modello sublime di affidamen-to a Dio, e lei ripeteva spesso le parole di Maria: “Eccomi, sono la serva del Signore, si compia in me la sua parola”. Così la pace di Dio la accompagnava.

Per un giorno a Loreto nella Santa CasaLa b. Paolina, accompagnata dalla segretaria sr. Adalberta, nella primavera del 1876 dovette recar-si a Roma per interessi dell’istituto. Provò tanta gioia nel trovarsi al centro della cristianità e in speciale udienza dal papa Pio IX. Verso la fine di maggio, sulla via del ritorno, poté visitare la Santa Casa e fermarvisi per un’intera giornata.

La segretaria lasciò scritto: “In verità noi fummo felicissime quando, dopo aver purificato le nostre anime nel sacramento della Penitenza, ci fu permes-so di entrare nel santuario dove milioni di cristiani accorrono in cerca di aiuto e di consolazione nella preghiera e nella meditazione… nella piccola Casa che una volta ospitò il Re del cielo e della terra e

dove per puro amore verso l’uomo si degnò di vivere una vita di obbedienza. Mi mancano

parole per descrivere la nostra felicità. Ci inginocchiammo di fronte all’alta-

re della Beata Vergine e ascoltammo la Messa con profonda riverenza e devozione. Durante la Santa Mes-sa ricevemmo la Santa Comunione e i momenti che seguirono furono veramente beati perché avevamo il Salvatore nel nostro cuore e ci era permesso di adorarlo in questa cappella di grazia. I nostri furono

veramente momenti di indescrivi-bile felicità, che l’uomo è incapace

di descrivere... Avremmo voluto che tutta quanta la Congregazione avesse

potuto riunirsi in questa felice piccola Casa, che servì da dimora delle più nobili e

sante persone che mai hanno camminato su que-sta terra. Ma la nostra cara Madre non dimenticò le sue figlie mentre era a Loreto. Ella intercedette non solo per se stessa ma per tutte e ciascuna delle sue fi-glie, per l’intera Congregazione perché ogni suo mem-bro fosse coraggioso nella battaglia, perché nessuno si allontanasse dal cammino del dovere, perché la Madre benedetta proteggesse e guidasse ognuna sul-la via che guida al cielo. Rimanemmo in questo san-to luogo fino alla sera di questo giorno e pregammo incessantemente con grande gioia nel cuore... Come soavemente noi ci sentivamo toccate in questo santo luogo dove il mistero dell’Incarnazione ebbe luogo, specialmente quando pronunziammo le parole del Vangelo: “E il Verbo si fece carne”. Qui dove Maria Immacolata, la Vergine pura ricevette il messaggio che conteneva la salvezza del mondo, noi poveri mor-tali avemmo l’inestimabile grazia di inginocchiarci e pregare. Infinite erano le ragioni che avevamo per ringraziare Dio, il Quale, dopo i tanti privilegi di cui godemmo nel nostro viaggio, dopo le tante grazie che ci erano state concesse nella Città Eterna, volle darci anche questa grande grazia alla fine del nostro pelle-grinaggio”.

99dal Centro Giovanni Paolo II - Marzo 2017

Dal 29 gennaio al 3 febbraio il Centro Giovanni Paolo Il di Montorso ha accolto 23 giovani provenienti dalle classi V di diverse scuole superiori di Loreto e Recanati che hanno desiderato vivere l'esperienza di una Settima­na Comunitaria. La condivisione, lo stare insieme, l'amicizia, l'ascolto, la riflessione su se stessi e l'incontro con il Vangelo erano gli obiettivi principali di questo tempo, in cui i giovani hanno potuto esprimersi nel modo più libero e sentirsi i protagonisti della loro vita. Ogni giornata iniziava con un momento di preghiera insieme, poi i ragazzi si recavano a scuola; ci si ritrovava per il pranzo e successiva­mente c'era uno spazio per lo studio; nel tardo pomeriggio ci si riuniva per delle attività e porsi in ascolto del Vangelo; alle 20,00 era prevista la cena e, infine, l'incontro con delle persone che hanno offerto una significativa testimonianza di vita. il tema che ha offerto il filo conduttore alla settimana è stato: "Abitare la propria vita": come farlo con realismo, consapevolezza, fiducia e senza mai perdere di vista i valori più importanti e la presenza di Dio. Il primo giorno, domenica, è stato dedicato a "Disegnare la propria casa": i giovani sono stati invitati a svolgere un'attività che li aiutasse a prendere consapevolezza del significato e del valore che la casa ha per ciascuno di loro. Con casa infatti non s'intende esclusivamente l'edificio, ma soprattutto il complesso di relazioni in cui ci si sente a proprio agio, che costituisce il proprio ambiente vitale e che dovrebbe essere sempre anche "abitabile" per gli altri e aperto. L'attività ha fornito il materiale di riflessione su cui poi è stata calata la Parola del Vangelo (Mt 7,21-27).11 secondo giorno, lunedì, ha avuto per tema "Abitare il proprio passato''. I giovani sono stati aiutati a prendere consapevolezza del modo in cui si rapportano con la propria storia personale. Hanno il coraggio di riconoscerla e accettarla senza fughe? Sono i custodi del proprio passato, qualunque esso sia? Sanno fare memoria della loro esperienza così da ricavarne degli insegnamenti per il futuro? Il Vangelo di Luca (5, 1-11) ha offerto un approfondimento e una luce nella riflessione. Martedì è stata la giornata dedicata al futuro e alla capacità che abbiamo di progettarlo, il titolo era: "Abitare il proprio futuro''. Ai ragazzi è stato chiesto di collaborare, in modo creativo, per costruire una torre. Si trattava di un'attività dinamica che permetteva ai ragazi di rendersi conto dell'importanza della collaborazione con gli altri, di rispettare le diversità e i ruoli e di scoprire il valore di tanti altri elementi che risultano indispensabili quando si desidera realizzare un progetto. La parabola dei talenti (Mt 14, 1-30) ha arricchito il senso dell'esperienza. Mercoledì i giovani hanno lavorato sul tema: "Abitare il proprio presente": attraverso l'uso di alcune immagini ognuno è stata stimolato a prendere consapevolezza della sua realtà attuale: i sentimenti, lo stato d'animo, le emozioni e tutto il mondo complesso che costituisce la nostra interiorità. Infatti spesso, nella quotidianità, viviamo senza consapevolezza, senza la capacità di connetterci con la nostra realtà. Il racconto dell'Annunciazione a Maria ha illuminato la ricerca dei ragazzi. Giovedì è stata la

giornata del confronto con un'altra realtà giovanile: la "casa" che ospita il Punto Giovani di Senigallia. Il tema è stato quello dell'incontro con Gesù, il Signore della vita di ogni cristiano, e ha avuto per titolo: "Maestro dove abiti?" (Gv 1,38-39). La settimana si è conclusa venerdì 3 febbraio con il mandato missionario ai giovani partecipanti. Attraverso le parole di Luca (1 O, 1-1 O), ciascuno ha potuto ricevere l'invio di Gesù e la missione di farsi gioioso annunciatore del Regno dei cieli nella propria realtà quotidiana. La settimana ha stimolato nei ragazzi una partecipazione intensa. I momenti di condivisione vissuti insieme hanno dato loro la possibilità di ascoltare gli altri ed essere ascoltati; i momenti di incontro con la Parola hanno lasciato in tutti i partecipanti un grande stupore per la potenza e la bellezza del messaggio del Vangelo. Come sempre noi educatori abbiamo portato a casa tanta ricchezza e la gioia autentica dei giovani.

Sr Gina Masi

100 101dal Centro Giovanni Paolo II - Marzo 2017dal Centro Giovanni Paolo II - Marzo 2017

IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2017 103

Il Messaggio intervistaviTo Punzi - Ufficio stAmpA sAntUArio di Loreto

Intervista a Claudio Ricci(1)

Alla luce della Sua lunga espe-rienza, in qualità di presidente prima e di presidente onorario poi dei Siti e Beni Italiani Patri-monio Mondiale UNESCO, dun-que potendo fare un confronto con altre realtà già riconosciute o aspiranti, esistono a Suo pare-re le condizioni affinché il com-plesso del santuario della Santa Casa possa essere accolto nella lista mondiale dei siti? Qual è l’unicità (o quali sono le unici-tà, se più di una) che rendono auspicabile il riconoscimento da parte dell’UNESCO?

Nella Lista dei siti riconosciuti dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità ogni luogo dovreb-be testimoniare un valore unico e, per questo, diventare Patrimonio di tutta l’Umanità quasi la Lista

UNESCO fosse un’Arca di Noè che preserva almeno un esem-pio, per ciascuna “specie”, di beni culturali e ambientali. Questo per le future, ma anche per le attuali generazioni. La storia archeologi-ca della Santa Casa, unita alla reli-giosità popolare, le caratteristiche “modello” del complesso monu-mentale architettonico e fortifica-to, gli aspetti simbolici, il paesag-gio “storico-culturale” e urbano che rendono il sito un riferimento anche per i naviganti e la forza “immateriale” che ha ispirato ed evocato riproduzioni e rappresen-tazioni artistiche in tutto il mondo rendono Loreto, già oggi, un luogo “eccezionale”. Come avvenuto in altri casi, sin anche italiani, siamo di fronte ad una “chiarezza di ca-noni culturali” in linea con il senso intimo della Lista UNESCO: acco-gliere espressioni diverse di iden-tità culturali e religiose ma che “insieme” possono determinare strumenti utili al dialogo fra popo-li, alla fruizione del beni culturali come “diritto umano” nonché co-stituire uno strumento mirabile di “diplomazia culturale”.

Quali sono i vantaggi concreti che l’inserimento nella Lista dei beni protetti dall’UNESCO ap-porterebbe nel tempo al santua-rio e all’intera città di Loreto?

Quando, in ragione dei miei 20 anni d’esperienza in materie le-gate all’UNESCO, sono chiamato a indicare i vantaggi non parto mai delle maggiori risorse econo-miche (anche se il marchio UNE-SCO è uno strumento per attrarle

e, io stesso, sono stato fra i pro-motori della Legge italiana, per i Siti UNESCO, n. 77 del 2006), ma dalla cosa più importante: il cammino di candidatura che “costringe il luogo” (attraverso le componenti pubbliche, private e associative) a darsi una “strategia gestionale, culturale e turistica” (attraverso il Dossier di candi-datura e soprattutto il Piano di Gestione) nonché ad implemen-tare la consapevolezza, anche educativa, del valore dei nostri beni culturali, elemento questo sempre preminente per una pie-na tutela e valorizzazione. Sui benefici in termini di incremento del turismo, soprattutto culturale (dovuto alla comunicazione inter-nazionale effettuata, ogni anno, dell’UNESCO), essi, secondo la casistica internazionale, sono sti-mati intorno ad un +15/20% nel medio periodo (dopo 5 anni dal riconoscimento).

Sul piano tecnico Loreto è un “polo attrattore” per tutta la Re-gione Marche e, quindi, il percor-so di candidatura dovrebbe esse-re “inserito”, e ponderato, in tutti gli strumenti di programmazione regionale e comunale: da quelli paesaggistico ambientali, al qua-dro urbanistico e sin anche “cita-to” negli statuti delle istituzioni e delle categorie socio economiche e culturali. Un passo, quello della candidatura UNESCO, che cam-bia la “storia” di ogni componen-te territoriale e il modo stesso di vedere, in prospettiva, i luoghi, in linea con la storia ma nella consa-pevole continuità, verso il futuro, come “veri eredi”.

(continua)

IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2017102102 dal Centro Giovanni Paolo II - Marzo 2017

105IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2017104 IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2017

“O Maria, o Maria, Madre di Gesù e Madre nostra! Qui siamo venuti stamane per invocarvi come prima stella del Conci-

lio, che sta per avvicinarsi; come luce propizia al no-stro cammino, che si volge fiducioso verso la grande assise ecumenica, che è universale aspettazione.

Vi abbiamo aperto l’animo nostro, o Maria; l’ani-mo che non è mutato con il passare degli anni, dal primo incontro degli inizi del secolo [a Loreto, l’an-no 1900]: lo stesso cuore commosso di allora, lo stes-so sguardo supplichevole, la stessa preghiera [...].

Oggi ancora una volta, ed in nome di tutto l’epi-scopato, a voi, dolcissima Madre, che siete Auxilium Episcoporum, chiediamo per noi, vescovo di Roma, e per tutti i vescovi dell’universo di ottenerci la grazia di entrare nell’aula conciliare della basilica di San Pietro come entrarono nel Cenacolo gli apostoli e i primi discepoli di Gesù, un cuor solo, un palpito solo di amore a Cristo e alle anime, un proposito solo di vivere e di immolarci per la salvezza dei sin-goli e dei popoli. Così, per la vostra materna inter-cessione, negli anni e nei secoli futuri, si possa dire che la grazia di Dio ha prevenuto, accompagnato e coronato il XXI Concilio Ecumenico, infondendo nei figli tutti della Santa Chiesa nuovo fervore, slancio di generosità, fermezza di propositi”.

Ci sono fatti che, per la loro pregnanza valoriale, acquistano il carattere di eventi, che poi, se vei-colano una dimensione emblematica, possono

assumere addirittura il carattere di metafora, con una valenza quindi che va oltre il fatto e oltre l’evento. Così ci sembra che sia avvenuto per il viaggio com-piuto da Giovanni XXIII a Loreto e ad Assisi cin-quantacinque anni or sono (precisamente il 4 ottobre 1962), cui si potrebbe collegare l’idea della “chiesa in uscita” cara a papa Francesco.

Quel fatto, un semplice viaggio ferroviario, acqui-stò un particolare significato, non solo perché rap-presentò la prima uscita di un Pontefice dal Vaticano dopo 105 anni, ma soprattutto perché fu configurato come un pellegrinaggio alla Casa di Maria e al Paese di Francesco, alla vigilia dell’avvio di quel Concilio ecumenico Vaticano II - da Giovanni XXIII definito “nuova Pentecoste”- con cui la Chiesa si è ripensata in sé (struttura e missione) e nel suo rapporto con il mondo contemporaneo (con la storia e con la società).

Questi motivi rendono ragione del valore di evento che quel fatto, accaduto oltre cinquant’anni or sono, ha assunto. E gli eventi è bene che entrino nel patrimonio della nostra memoria: a ciò serve mettere a tema una ricorrenza come quella che ricorda il famoso viaggio giovanneo. Tuttavia, oltre mezzo secolo dopo quello storico viaggio, il problema è non solo di ricordarlo e ricordarne le motivazioni, ma anche di lasciarsi nuo-vamente interpellare da esso, e la cosa riesce, perché quell’evento è arrivato ad assumere un significato me-taforico: è diventato precisamente metafora del nuovo rapporto della Chiesa con l’uomo contemporaneo. Come si sa, il viaggio è di per sé riccamente metaforico: della vita, della ricerca, del senso, della identità; ebbene, quello compiuto da Giovanni XXIII aggiunge un nuo-vo significato alla tradizionale metafora del viaggio sulla base delle ragioni che lo hanno motivato. Diven-ta infatti, questo viaggio da Roma a Loreto e Assisi, la metafora di una Chiesa in viaggio, una chiesa che, non solo è “madre e maestra”, ma anche “compagna” di tutti gli uomini, e ciascun uomo accompagna nella ricerca di senso dell’esistenza.

A tal fine la Chiesa riscopre la sua missione in modo radicale, andando cioè alla radice del miste-ro cristiano, che è l’Incarnazione di Cristo (Loreto: la Casa di Nazareth), alla radice del comandamento cristiano che è la povertà nello spirito (Assisi: patria di Francesco), alla radice del compito cristiano, che è l’annuncio del Vangelo (Roma, la sede di Pietro).

spiritualità

La chiesa compagna del viaggio esistenziale dell’uomo

Prof. Giancarlo Galeazzi

Ne scaturisce l’immagine rinnovata di una Chie-sa pellegrinante, il cui cammino va da Dio all’uomo e dall’uomo a Dio, dunque una “Chiesa Popolo di Dio” (Lumen gentium) “nel mondo contemporaneo” (Gaudium et spes), su cui rifletté il Concilio, che si aprì qualche giorno dopo quel viaggio; operazione impe-gnativa, tanto che nel suo discorso del 4 ottobre Gio-vanni XXIII al Concilio che stava per aprirsi indicò la Madonna “come prima stella”. Così, un semplice fatto ha acquistato il senso di un evento per diventare infine una significativa metafora.

Da qui mi sembra che derivi un triplice compito, vale a dire: conservare memoria del fatto, tenere vivo l’e-vento, dare traduzione alla metafora. Si tratta di un im-pegno, che potrebbe essere definito come informativo, formativo e performativo, per dire che ci rende memori, ci educa e ci trasforma. Si badi: è un impegno che an-drebbe assunto non tanto in termini commemorativi, quanto come atto che ne rinnova le ragioni e ne re-clama rinnovate interpretazioni sulla base di quella convinzione che Giovanni XXIII espresse al termi-

ne del suo Giornale dell’anima secondo cui “non è il Vangelo che cambia, ma siamo noi che cominciamo a comprenderlo meglio”.

A cominciare dal senso lauretano di quel viaggio, che lo stesso Giovanni XXIII (nel discorso del 4 otto-bre) ebbe a sintetizzare definendo il Santuario di Lore-to “una finestra aperta sul mondo, a richiamo di voci arcane, annunzianti la santificazione delle anime, delle famiglie, dei popoli” e tale che “trasmetta anch’esso la perfetta consonanza con la voce della Chiesa, il lieto annunzio dell’Evangelo, per una fraterna convivenza delle genti, nel segno di più generosa giustizia, di più eloquente equità, affinché su tutto e su tutti splenda-no i doni della misericordia del Signore”. Allora quel viaggio, che Giovanni XXIII fece fisicamente da Roma a Loreto e ad Assisi, esemplifica il cammino che siamo chiamati a rinnovare spiritualmente, affinché i cristiani alla sequela di Cristo, “luce delle genti”, sappiano es-sere costruttori (per dirla con Jacques Maritain) di una “città fraterna” quale “società non decorativamente cristiana, ma vitalmente cristiana”.

L’Invocazione alla Madonna fatta a Loreto il 4 ottobre 1962 da Giovanni XXIII per il buon esito del Concilio

Mons. Loris Francesco Capovilla, quale segretario partico-lare, accompagna Giovanni XXIII in Santa Casa il 4 ottobre 1962 (Archivio Fotografico della Congregazione Univer-sale della Santa Casa).

Giovanni XXIII in preghiera nella Santa Casa il 4 ottobre 1962 (Archivio Fotografico della Congregazione Univer-sale della Santa Casa).

Giovanni XXIII a Loreto, sul sagrato della basilica, il 4 ottobre 1962, dopo l’incoronazione della Madonna.Sullo sfondo si vede lo stendardo della Congregazione Universale della Santa Casa (Archivio Fotografico della Congregazione Universale della Santa Casa).

106 IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2017106 107

i vangeli dell’infanzia nell’arte lauretanaP. GiusePPe sanTarelli

Due dipinti del Natale del secolo XVII (4-5)

1. Il Natale attribuibile a Giovanni Baglioni«Maria custodiva queste cose meditandole nel suo cuore»

In un locale del Palazzo Apostolico è conservata una tela (cm 137x85) con la scena del Natale, che viene collegata ad altre tre tele delle stesse dimensioni, raffiguranti la Natività di Maria, l’Annunciazione e la Visitazione, la quale ultima però si distacca dalle altre per uno stile più elementare, peggiorato da pe-santi ritocchi. Tutte e quattro un tempo venivano as-segnate dagli antichi storici lauretani a Bartolomeo Schedoni (1576-1615), poi furono considerate copie di questo pittore eseguite nel secolo XVII e infine giudicate genericamente opera di un pittore romano del secolo XVII. In base all’analisi stilistica, si po-trebbe proporre anche il nome di Giovanni Baglioni (1573-1644) o come copista del supposto originale dello Schedoni o come ideatore ed esecutore dei di-pinti in esame. Nel Natale il pittore raffigura la Ma-donna dall’aspetto giovanile che tiene sulle ginocchia il Bambino, alla sommità di tre scalini e a ridosso di un’elementare costruzione. Ha lo sguardo fisso su di lui, in atto di contemplarlo con devoto stupore. Sem-bra una plastica trascrizione figurativa delle parole del Vangelo: «Contemplava queste cose meditandole nel suo cuore» (Lc, 2, 19). Davanti, sul lato destro, in primo piano, si vede san Giuseppe seduto e a mani giunte e a tergo della Vergine stanno due angeli adoranti con le braccia in croce. Dietro si apre un paesaggio con edifici monumentali e con due perso-naggi, forse due pastori, mentre sullo sfondo si nota la cupola tondeggiante di un tempio, forse quello di Gerusalemme.

Dipinto di raffinata esecuzione, palesa una mano esperta nella composizione e abile nella modulazio-ne cromatica.

2. Il Natale di un pittore popolare del secolo XVII«E lo pose in una mangiatoia»

Nell’Atrio del Tesoro si ammira una piccola raffigu-razione del Natale (cm 27x22), protetta da una por-ticina di rame, dove, nel retro, si legge un’iscrizione

Nel santuario di Loreto esistono due dipinti di piccole dimensioni raffiguranti il Natale, l’uno custodito nei locali del Palazzo Apostolico

e l’altro, in origine, nell’Atrio del Tesoro.

Uno studio sul monumento al cardinale BonaccorsiJ acopo Curzietti ha pubblicato nella rivista “Studia Picena” (LXXXI,

2016, pp. 177-1949) un’approfondita ricerca sullo splendido mo-numento funebre del cardinale Bonaccorsi, esposto nella basilica di Loreto, in una parete dell’atrio della Cappella Americana. Lo studio s’intitola: “Antonio Raggi e il monumento funebre del cardinale Bo-naccorso Bonaccorsi nel santuario della Santa Casa di Loreto”. È la ricerca più completa e ampia sull’argomento, basata su documenti inediti d’archivio, costituiti soprattutto dai registri contabili della fa-miglia Bonaccorsi, dai quali si ricavano alcune notizie certe, che cor-reggono precedenti imprecisioni. Viene accertato con maggior preci-sione il tempo dell’esecuzione dell’opera lauretana (1683-1686); viene precisato che collaboratore di Antonio Raggi il Vecchio fu lo scalpellino Pietro Ripoli, al quale va assegnata la parte strutturale del monumen-to, mentre al primo vengono riconosciute le raffinate sculture del busto del cardinale e delle due figure ai lati, simboleggianti la Prudenza e la Giustizia. Inoltre, le nuove informazioni d’archivio hanno permesso di ripercorrere l’ultimo tempo dell’attività del Raggi e di delineare in maniera più persuasiva e concreta il suo profilo professionale, anche in relazione ai suoi concorrenti Ercole Ferrata e Domenico Guidi.

che attesta la donazione dei quadri di questo locale da parte del canonico Raffaelli. Al posto della minusco-la tavola originale - custodita in un locale del Palazzo Apostolico - vi è collocata ora una copia fotografica. L’anonimo pittore ha raffigurato il Bambino Gesù su un cuscino di paglia che richiama la «mangiatoia» del Van-gelo (Lc, 2,7), con la Vergine su lato destro a mani giunte e in ginocchio davanti a lui, in atto di adorarlo, e con san Giuseppe nel lato opposto, genuflesso, nel medesi-mo atteggiamento. Chini sul giaciglio si vedono anche l’asino e il bue e, dietro, sullo sfondo, si apre un ampio paesaggio cosparso di alberi, al di là di un arco diruto. Il dipinto è qualificato come opera di arte popolare. Lo sconosciuto pittore non sembra ignaro dei modi di Pie-tro Paolo Agabiti (1470ca- 1540ca), autore di una nota Natività del Signore, custodita nella chiesa di S. Maria del Piano a Sassoferrato (AN), la quale offre più di un punto di contatto nell’ideazione e nell’esecuzione con la minuscola tavola lauretana. Questa però è stempe-rata in un linguaggio più umile, e a così dire, più dia-lettale. E tuttavia attrae l’attenzione dei visitatori che devoti vi sostano davanti.

IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2017

Giovanni Baglioni, attribuzione, Natale, Loreto, Palazzo Apostolico.

Pittore popolare del secolo XVII, Natale, Loreto, Atrio del Tesoro.

Monumento al cardinale Bonaccorsi, Loreto, Basilica.

Il 13 gennaio è morto mons. Nicola Larivera che dal 1990 al 1998 ha ricoperto

l’importante incarico di vicario generale della Delegazione Ponti-ficia della Santa Casa.

Era nato nel 1929 a Montefal-cone del Sannio (Campobasso) e in giovane età, con la famiglia, si era trasferito ad Ancona.

Entrato nel Seminario Regio-nale delle Marche, fu ordinato sacerdote il 12 agosto 1951 e pro-seguì gli studi in teologia e socio-logia pastorale presso l’Universi-tà Lateranense. Fu poi parroco a Numana, dove realizzò il nuovo santuario del Santissimo Crocifis-so, fu presidente dell’Istituto Bi-gnamini e poi dell’Istituto “Buon Pastore”. L’arcivescovo Carlo

Maccari lo nominò vicario gene-rale dell’arcidiocesi anconetana, negli anni difficili della ricostru-zione dopo il terremoto del 1972.

Il 27 febbraio 1990 l’arcivesco-vo Pasquale Macchi rese nota da-vanti ai responsabili del santua-rio di Loreto la nomina a vicario generale della Delegazione Pon-tificia della Santa Casa di mons. Larivera, che fu poi un suo solerte e fedele collaboratore, soprattutto durante il VII Centenario Laure-tano, svoltosi dal dicembre 1994 al dicembre 1995, ricchissimo di iniziative di carattere religioso e culturale.

Basti pensare alle due visite di Giovanni Paolo II del 10 dicem-bre 1994 per l’inaugurazione del Centenario, con la partecipazione

di tutto l’episcopato italiano, e del 9-10 settembre del 1995 nella Conca di Montorso in occasione della manifestazione di EurHope, che portò a Loreto quattrocento-mila giovani da vari Paesi d’Eu-ropa. Mons. Larivera fu sempre in prima fila, sobbarcandosi a un lavoro assai impegnativo. A lui si deve, tra l’altro, l’individuazio-ne e l’adattamento della Conca di Montorso per quello storico incontro di giovani. In prepara-zione del VII Centenario furono attuati nel santuario di Loreto importanti lavori di ripristino che coinvolsero in prima persona il vicario generale, sempre vigile e presente.

Dopo la rinuncia dell’arcive-scovo Macchi nel novembre del 1996, mons. Larivera per quasi due anni fu a fianco dell’arcive-scovo Angelo Comastri, dando il suo prezioso apporto alle varie iniziative del santuario, soprat-tutto durante la VI Giornata Mon-diale del Malato, svoltasi a Loreto l’11 febbraio del 1998.

Il 24 agosto successivo mons. Larivera lasciò l’incarico di vica-rio generale della Delegazione Pontificia e si trasferì ad Ancona, ricoprendo altri uffici e rendendo-si utile pastoralmente fino a poco tempo prima della morte.

I suoi funerali si sono svolti nella cattedrale di San Ciriaco di Ancona il 14 gennaio, presieduti dall’arcivescovo cardinale Edoar-do Menichelli. Il 13 febbraio, nel trigesimo della sua morte, nella basilica di Loreto si è tenuta una concelebrazione eucaristica, pre-sieduta dall’arcivescovo Giovan-ni Tonucci che ha rievocato la fi-gura del defunto.

IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2017108 109IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2017

spiritualità

nelLoreto nel mondo

La chiesa dedicata alla Madonna di Loreto a Borgomanero (Novara) è ubicata ai prati della Lanca, per cui viene denominata anche della

Beata Vergine della Lanca. Ugo Agnellini, tempo fa, ha inviato alla Congregazione della Santa Casa uno scritto con preziose notizie che riguardano l’origine e le vicende della chiesa e la signora Patrizia Balbo di Arona ha fornito preziose foto. Dell’uno e delle altre qui si fa tesoro.

Ecco, in sintesi, la storia dell’edificio sacro, che si configura come riproduzione della Santa Casa. Nel 1597 Giovanni Francesco Cattaneo e Giovanni Paga-no del luogo fecero voto di recarsi in pellegrinaggio a Loreto per elargire somme consistenti al santuario. Fu come la premessa, nel segno della devozione ma-riana lauretana, di ciò che seguì.

Il venerabile don Francesco Quagliotti nel 1616, durante un suo viaggio a Roma, sostò a Loreto e pro-pose ad alcuni discepoli e amici di erigere una ripro-duzione della Santa Casa a Borgomanero, ma non poté vederne l’esecuzione perché morì l’anno dopo, nel 1617. I suoi discepoli e amici però si adoperarono per la costruzione dell’edificio e si premurarono di raccogliere offerte a tale scopo. Fu così che il 5 di-cembre 1623 Miranda Zappellona costituì un legato di 102 scudi per la sua edificazione.

La scelta del luogo cadde sulla preesistente cap-pella, intitolata alla Beata Vergine della Lanca, situa-ta presso l’attuale zona di Foro Boario, la quale, come dimostra l’Agnellini, aveva già una raffigurazione in affresco della Madonna di Loreto, ora collocata all’e-sterno, sopra la porta destra d’ingresso all’attuale chiesa. In effetti, la figura del Bambino Gesù in brac-cio alla Madre, ignudo, con la collana e il ciondolo sul petto, ambedue rossi, riconduce a un cliché ico-nografico lauretano diffuso alla fine del scolo XV e nei primi decenni del secolo XVI. La conferma viene da un catalogo del 1590 che, tra le chiese di Borgoma-nero, segnala quella di Santae Mariae de Loretto.

L’antico affresco, trasportato nella nuova men-zionata sede, è attribuito a Sperindio Cognola, disce-polo del rinomato pittore Gaudenzio Ferrari e attivo nei primi decenni del secolo XVI. Sotto l’immagine si legge la seguente scritta latina: Aediculam veterem praesens ornabat imago.

Una chiesa lauretana a BorgomaneroIn memoria di mons. Nicola Larivera

Giovanni Paolo II, il 10 settembre 1995, consegna a mons. Nicola Larivera il documento di nomina a Protonotario Apostolico per i meriti acquisiti nell’orga-nizzazione di EurHope a Montorso. Al centro della foto l’Arcivescovo Macchi.

Borgomanero, esterno della chiesa della Madonna di Loreto.

Borgomanero, Interno della chiesa della Madonna di Lo-reto, con la statua della Vergine sulla parete di fondo.

La popolosissima parrocchia di Nostra Signora di Loreto di Ja-carepaguà, nel municipio di Rio de Janeiro, si può considerare la più antica parrocchia lauretana del Brasile, giacché si ricollega a quella fondata nel 1664, una data remota nella storia di quel Paese.

Da tempo è egregiamente servita dai padri barnabiti. In tempi più recenti la parrocchia è stata di-chiarata anche santuario. Vi è cu-stodita una bella e antica statua, molto venerata dai fedeli. Il parroco padre Sebastiano Cin-tra, i primi di gennaio scorso, ha

ripetuto un suo devoto pellegri-naggio alla Santa Casa di Loreto - già effettuato una prima volta il 4 agosto 1994 - fornendo inte-ressanti informazioni sulla vita della parrocchia, che si estende su un vastissimo territorio con un numero eccezionale di fede-li, e dando notizia della solenne celebrazione ivi svoltasi il 10 di-cembre scorso, solennità della Madonna di Loreto, Patrona della parrocchia, alla quale ha parteci-pato una marea di fedeli, presente il cardinale di Rio de Janeiro João Tempesta Oriani, che ha presie-duto la cerimonia con la solenne processione e ha incensato al ter-mine la statua della Madonna, come mostra la foto.

N egli anni 90 un nutrito gruppo di pellegrini marchigiani abi-tanti di Aprilia, tra cui il nostro ex concittadino Giorgio Pa-scucci, acquistarono presso la Ceramica lauretana di Corso

Boccalini, copia della statua della Vergine di Loreto. Dopo averla fat-ta benedire in Santa Casa, il 28 giugno del 1992, il manufatto sacro fu collocato in una cappellina nel parco del quartiere di Aprilia Nord, lato di via delle Margherite. Nella ricorrenza dell’anniversario che quest’anno è alla 27a edizione, viene celebrata una messa e la proces-sione con la statua della Virgo lauretana. L’edicola con la Madonna di Loreto è un punto di riferimento non soltanto per Aprilia, ma per tutto il gruppo regionale dei marchigiani tra i più numerosi e rappre-sentativi della città laziale.

(Italo Tanoni)

IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2017 111110 IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2017

Una statua lauretana del Seicento a PollenzaLa zelatrice Elisabetta Nardi ci segnala spesso in-

teressanti testimonianze di culto mariano-laure-tano sparse nei vari Paesi. Ultimamente ci ha forni-to la foto di una splendida statua della Madonna di Loreto custodita presso il monastero della clarisse di Pollenza (Macerata) proveniente dal Monastero delle Clarisse di Potenza Picena.

Si tratta di un prezioso manufatto in terracotta policroma. La Vergine veste una sontuosa dalmatica dalle delicate ornamentazioni floreali, la quale av-volge anche il Bambino Gesù, raffigurato, secondo il cliché iconografico tradizionale, con la mano destra benedicente e con la mano sinistra nell’atto di reg-gere il globo terraqueo, cioè il mondo da lui redento.

La Vergine reca in capo un ricco triregno, quale corona regale, il quale fa riferimento a quello donato dai recanatesi nel 1497 quale ex voto alla Madonna di Loreto, dalla cui intercessione furono liberati da una terribile pestilenza. Il triregno restò sul capo del-la Madonna fino al 1643, quando fu sostituito con la corona donata al santuario di Loreto qualche anno prima da Luigi XIII, re di Francia, quale ex-voto per la nascita del sospirato erede Luigi XIV, ottenuto da Dio grazie all’intercessione della Vergine Lauretana, da lui e dalla consorte, fervidamente invocata.

Questi dati, insieme all’analisi stilistica, inducono ad assegnare il simulacro alla metà circa del secolo XVII. Si tratta, ad ogni modo, di una pregevole scul-tura che ispira devozione e si fa ammirare per la raf-finatezza esecutiva.

Loreto nel mondo

nel nelLoreto nel mondo

Una statua della Madonna di Loreto ad Aprilia

Solennità lauretana a Rio de Janeiro

L’antica immagine della Madonna con il Bambino collocata sopra la porta destra d’ingresso alla chiesa.

E cioè: La presente immagine ornava l’antica chiesetta. Il progetto della nuova chiesa si deve al maestro Batti-

sta Caminada di Orta. Essa fu benedetta, quale oratorio, nel 1624. Intorno al 1638, fu scolpita da alcuni intagliatori di Arona la statua della Madonna nera di Loreto, colloca-ta poi nella nicchia, dietro l’altare.

IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2017 113112

vita del santuario vita del santuario

IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2017

Il 6 gennaio un forte e persistente vento, prove-niente da nord-est, con una velocità di 80 km ora-

ri, ha soffiato tutto giorno creando non pochi disagi ai pellegrini.

Una raffica ha investito la sezione settentrionale della cupola della basilica lauretana, prospiciente su Piazzale Lotto, sollevando una lastra di piombo, già in precarie condizioni di stabilità.

Gli addetti all’Ufficio tecnico del Santuario hanno subito avvertito la competente autorità e sono inter-venuti i vigili del fuoco di Osimo che sono accorsi immediatamente e, saliti sulla sezione interessata della cupola, hanno sistemato a dovere la lastra, di-mostrando tempestività e alta professionalità.

Di fronte alle notizie troppo allarmistici date dai mass media, la delegazione pontificia, con uno scarno comunicato stampa, ha fatto sapere che “non ci sono stati crolli, ma solo il distacco di una lastra di piombo che poi è stata messa in sicurezza in un intervento concordato con la competente So-printendenza”.

Nei giorni 6-9 gennaio, caratterizzati da venti freddi, con temperature sotto lo zero, il gelo

ha trasformato la caratteristica pioggia d’acqua del-la Fontana di Piazza della Madonna in una specie di candide e trasparenti trecce che si allungavano dall’alto verso il basso in un suggestivo giuoco di pendagli congelati, creando una suggestiva veduta.

La Fontana è opera del grande artista Carlo Ma-derno, molto attivo a Roma alle dipendenze dei papi, il quale la realizzò tra il 1604 e il 1614 con la collaborazione dello zio Giovanni Fontana. È giu-dicata una delle più belle fontane d’Italia di inizio Seicento. Foto Bryła

“La Morte del Giusto” è la sacra rappresen-tazione che si svolge ormai da 40 anni il Venerdì Santo a Villa Musone di Loreto.

Promossa dalla parrocchia di San Flaviano con la partecipazione di oltre 200 figuranti e coinvolgente l’intera città di Loreto, la rappresentazione è fedele ai testi sacri, ma realizzata in modo da essere rivissuta nella percezione che il dramma di allora trova conti-nuità oggi nelle innumerevoli “via crucis” dell’uma-na sofferenza. Una sofferenza che trova la via della salvezza solo attraverso Cristo. L’idea iniziale, cui dà seguito ora il parroco p. Giorgio, maturata inizialmen-te da p. Valentino Lanfranchi, era quella di mettere in scena la Passione e Morte di Cristo.

È consuetudine, sin dalla prima edizione, dedi-care “La Morte del Giusto” ai sofferenti, agli emar-ginati, a quanti hanno portato o portano la Croce di Cristo, è perciò che, da diversi anni, è stato in-trodotto il “Calvario dell’umanità”. Dopo la con-danna del Cristo parte il corteo della Via Crucis e, dietro al Cristo che trascina la Croce, un gruppo di crociferi generici; inizia così il fiume del dolo-re con il Cristo che unisce alla sua Passione quella dell’umanità. Ogni singolo momento, naturalmen-te, viene sottolineato dall’intervento dello speaker

e del coro. È così che la Passione Vivente di Loreto sottolinea in maniera incisiva come non vuol essere semplice rappresentazione scenica ma una rievoca-zione che testimoni il “farsi presente, nel tempo e nello spazio, della Salvezza operata da Gesù con il sangue della Croce”.

Come da tradizione, i panni del Cireneo saran-no vestiti dall’Arcivescovo Prelato e Delegato Pon-tificio, Mons. Giovanni Tonucci.

“La morte del Giusto”(Venerdi Santo - 14 aprile 2017)

María Visión Emittentetelevisiva a Loreto

E’ un’emittente di ispirazione cattolica il cui obiettivo è l’evangelizzazione e vuole essere uno strumento al servizio del Vangelo, che pone particolare attenzione sul cammino spirituale e sui valori veri della vita nel mondo di oggi.Maria Visión propone IN DIRETTA nel proprio palinsesto: S. Messa dalla Santa Casa (ore 7.30); l’Adorazione Eucaristica; il Rosario; Lodi e Vespri; trasmissione di catechesi e formazione alla vita e ai valori cristiani.Trasmette da Loreto in sette regioni: Marche canale n. 602; Lombardia canale n. 687/871 ; Trentino Alto Adige canale n. 641/644; Veneto canale n. 98/660; Emilia Romagna canale n. 684; Sicilia canale n. 662; Lazio canale n. 669/670..

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Le Sante Messe puoi vederle in streaming anche su www.santafamigliatv.itSante Messe feriali: ore 7.30 - ore 11.00 - ore 17.00Sante Messe domenicali: ore 7.00 - 8.30 - 10.00 - 11.30 - 17.00

La toccante scena della Deposizione del Signore durante una delle rappresentazioni sacre della “Morte del Giusto”.

I vigili del fuoco al lavoro sulla cupola per sistemare la lastra staccata dal vento.

La Fontana di Piazza della Madonna ornata di ghiaccioli

Una lastra della cupola sollevata da una raffica di vento

IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2017114 IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2017114

vita del santuario

115

L’8 gennaio, domenica, diverse centinaia di mo-

tociclette, provenienti dalle Marche e da altre regioni, hanno assiepato Piazza della Madonna, dove sono conve-nute per la tradizionale be-nedizione di inizio anno. In moto, con i loro papà, si sono visti numerosi ragazzini che hanno pregato e hanno salu-tato l’anno nuovo. A mezzo-giorno in punto, il rettore del santuario padre Franco Carol-lo ha impartito la benedizio-ne ai convenuti, ricordando che “le moto sono dei mezzi, fondamentali sono coloro che le conducono” e che quindi la benedizione andava soprat-tutto ai piloti e ai loro fanciul-li. Era presente alla cerimonia il sindaco Paolo Niccoletti. Foto Bryła.

È tradizione ormai che nella domenica successiva alla festa di Sant’Antonio

Abate (17 gennaio) molti animali dome-stici, accompagnati dai rispettivi padroni, riempiano Piazza della Madonna emet-tendo ululati di ogni tipo e rendendo l’at-mosfera particolarmente piacevole e sim-patica. Quest’anno la cerimonia ha avuto luogo il 22 gennaio, domenica e, come ne-gli anni passati, è stata organizzata dalla Pro Loco “Felix Civitas Lauretana”, con il patrocinio del Comune, la quale ha distri-buito il “Pane benedetto di Sant’Antonio”. È intervenuta anche la banda musicale di Loreto.

La benedizione è stata impartita dal padre Sergio Andriotto, custode della San-ta Casa, alle ore 12,30. È stato uno spetta-colo vedere gatti di ogni tipo in braccio ai padroni, cani piccoli e grandi, mucche, ca-valli, pecore, oche, galline, eccetera, spar-si un po’ dovunque. La Piazza sembrava l’Arca di Noè...! Nel pomeriggio la festa è stata allietata dal suono e dal ballo del “saltarello”, tipico della regione marchi-giana. Foto Bryła.

Benedizione di centinaia di motociclette

Benedizione degli animali in Piazza della Madonna

La Marcia della Pace, organizzata da diverse associazioni dell’ambi-

to pastorale, missionario e sociale d’i-spirazione cattolica, con luogo di rife-rimento presso la parrocchia di Cristo Redentore di Recanati, è giunta alla 17a edizione. Quest’anno si è svolta sabato 28 gennaio e ha avuto un tema molto significativo: “Marcia della Giustizia, della Pace, della Solidarietà e della Spe-ranza tra gli immigrati e i terremotati”, con un richiamo di grande attualità a due situazioni di particolare disagio e sofferenza.

La Marcia ha avuto il suo primo momento di riflessione, alle ore 17, nel-la parrocchia di Cristo Redentore, con le testimonianze di Asmae Dachan, giornalista di origine siriana, e di al-cune famiglie di Aleppo, mentre lungo il percorso hanno avuto luogo le testi-monianze di alcuni sindaci dei territori terremotati. Dopo il percorso a piedi di circa 6 chilometri, i partecipanti sono giunti al santuario di Loreto verso le 21,15 e, dentro la basilica, hanno ascol-tato la lettura di una lettera scritta da Amatrice da uno scampato al terremoto del 24 agosto 2016, proclamata da Luca Violini. Ha concluso la manifestazione la recita di alcune preghiere scritte da un musulmano e da Ernesto Olivero. Foto Bryła.

La Marcia della Pace da Recanati a Loreto

Alla Vergine Lauretana per invocare la paceO Vergine Maria, la Tua cara immagine

custodisce il ricordo di lunghi secoli, l’affetto e le preghiere di tante generazioni.

Folle immense sono salite su questo colle benedettoperché hanno sentito la Tua voce che chiama.

O Vergine Lauretana,oggi veniamo a Te,

segnati dalle sofferenzedi quest’epoca meravigliosa e drammatica.

Veniamo qui a respirare la paceche soltanto la Madre può dare ai suoi figli.

Veniamo qui a cercare la fiduciache soltanto un Cuore Immacolato

possiede e riesce a trasmettere.Veniamo a Te, o Madre, affinché Tu

ci guidi a Gesù, il figlio della Tua obbedienza.O Maria, aiutaci a dire il nostro sì

nelle situazioni di oggi:un sì alla vita che è dono splendido di Dio,

un sì all’Amore, un sì alla Paceche tutti dobbiamo costruire.

Vergine Lauretana, benedici i Tuoi figlie accompagnaci nelle vie del mondo

per essere seminatori di Pace.

Amen.+Angelo Comastri

116 IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2017 117

notizie flash

Una lettera inedita di Giovanni Tebaldini Giovanni Tebaldini (1864-1952), esimio musicista. è stato per lunghi anni maestro della Cappella Mu-sicale di Loreto, della quale nel 1921 ha pubblicato un prezioso studio, intitolato: “L’Archivio musica-le della Cappella Lauretana. Catalogo storico - cri-tico illustrato”. Molto si è adoperato per la riforma della musica sacra agli inizi del secolo XX. Il prof. Franco Raffi nella sua collezione privata conser-va una lettera manoscritta del maestro, scritta da Napoli il 14 febbraio 1925 ad Anna Bianca Kasch-mann, figlia del noto baritono Giuseppe, in occa-sione della morte di quest’ultimo, del quale fa un partecipato elogio. Nella lettera tra l’altro si legge un nobile accenno autobiografico: “Io sono qui da un mese circa quasi ritirato dal mio posto di Loreto che conservo ad honorem, per dedicarmi attorno a lavori incompiuti, non per velleità ed illusione di avere risultati - dirò così - concreti, ma per obbedi-re alla forza dello spirito che mi impone questo, per quell’ideale che mi ha sempre guidato nella vita, un ideale - Lei lo sa - che non offre né seduzioni, né allettamenti di sorta...se non per la gioia propria, intima e profonda”.

Un omaggio alla Vergine Lauretana del musicista Barkauskas jr Il musicista Vytautas Barkauskas jr, trovandosi a Civi-tanova Marche nel 2015, ha fatto una visita a Loreto, restando profondamente ammirato della bellezza del santuario e della spiritualità della Santa Casa che gli ha ispirato di comporre una bella Ave Maria per soprano, contralto, tenore e basso. La composizione, pubblicata a Vilnius (Lituania) nel 2015, è intitolato: “Ave Maria - 2015 - Dedicata alla Santa Casa di Loreto”.

Una copia ad altorilievo del Giudizio Universale del Mugnoz a Castelfidardo Edgardo Mugnoz è un rinomato scultore di Lore-to, autore di diverse opere, come il gruppo molto ammirato della “Vergine che appare a Santina” sul fiume Ambro, che lambisce l’omonimo santuario mariano, in territorio di Montefortino (FM). A lui si deve anche l’ammirevole riproduzione del Rivesti-mento marmoreo della Santa Casa, in resina mar-morizzante, su scala (cm 65 di altezza, cm 61 di lar-ghezza e cm 100 di lunghezza), realizzata nel 2012 e ora esposta nella Sala del Tesoro o Pomarancio. È autore anche di una pregevole copia del Giudizio Universale di Michelangelo, realizzata in due anni di lavoro ad alto rilievo policromo in mastice pietri-ficante (cm 175 di altezza e cm 170 di larghezza). Nel dicembre 2015 la copia era stata esposta nella chiesa di S. Marco a Montecassiano (MC) e ora è stata col-locata in via definitiva nella collegiata di S. Stefano a Castelfidardo (AN), dove sono già presenti altre sculture dell’autore.

Iniziativa dell’Unitalsi romana per promuovere il pellegrinaggio dei bambini a Loreto Agli inizi di gennaio è stata diffusa la notizia dell’i-niziativa dell’Unitalsi Romana dal titolo: “Diamo un sorriso ai bambini di Loreto”. Il 5 gennaio, in colla-borazione con “Radio Radio”, è stata lanciata la pro-posta di “adottare” un bambino disabile con i propri genitori, consentendo loro di partecipare al pellegri-naggio lauretano del prossimo giugno. Preziosa Ter-rinoni, presidente dell’Unitalsi Romana, ha dichiara-to a riguardo: “Fin d’ora ringraziamo le persone che contribuiranno come possono per donare un sorriso e qualche giorno di gioia ai nostri bambini”.

Un CD in ricordo del soprano Daniela Dessì Lo scorso ottobre del 2016 si è tenuto nella basilica di Loreto un concerto in memoria di Daniela Dessì, voce di soprano tra le più famose del nostro tempo, su iniziativa del Festival “Armonie della sera” e del suo direttore Marco Sollini, con la partecipazione del tenore Fabio Armiliato e del soprano Marta Mari. Se non fosse scomparsa prematuramente, la Dessì avrebbe partecipato di persona al concerto, che com-prendeva il canto di varie “Ave Maria” musicate da rinomati autori. Ora quel concerto è stato tramanda-to alla memoria dei posteri con un DC “live”, regi-strato quella sera e pubblicato dalla Urania Arts con il titolo: “Daniela Dessì Memorial”.

Precisazione dell’arcivescovo Tonucci su alcune valutazioni diffuse da facebook e dalla stampa Con comunicato dell’8 gennaio, inviato all’addetto stampa del santuario di Loreto Vito Punzi, l’arcive-scovo Giovanni Tonucci ha voluto offrire pacate ma puntuali precisazioni in merito ad alcune notizie dif-fuse tramite facebook e dalla stampa, relative a un personale e improprio giudizio sulla situazione del santuario, che ha provocato viva disapprovazione da parte di numerosi lettori. Tra l’altro l’arcivescovo ha sottolineato che alcune notizie apparse in un “arti-colo tutto costruito su esternazioni semplicistiche e abborracciate da un solo informatore, sono prese per buone e propalate con enfasi”. E aggiunge: “Vale la pena commentarle? Credo di no. Da parte mia, per la responsabilità che ho e che continuo ad avere, an-che se si avvicina il momento del mio ritiro, conosco la situazione del santuario e apprezzo i miei colla-boratori che, con impegno e competenza, fanno in modo che i tanti pellegrini trovino nella visita alla Santa Casa consolazione spirituale e rinnovamento di fede”. E conclude con queste meditate parole: “Un po’ di etica personale e professionale non farebbe male ai giornalisti e neppure ai fruitori di facebook”.

Chiusa la Mostra della Maddalena Il 9 gennaio, come programmato, è stata chiusa la Mostra della Maddalena. Era stata aperta il 3 settem-bre scorso, con la partecipazione del curatore Vittorio

Sgarbi che l’ha illustrata magistralmente davanti a un folto e qualificato pubblico. Non è stato possibile prolungarla per la decisione di alcuni musei di riti-rare le opere in modo tassativo alla data stabilita. La Mostra è stata allestita in un periodo in cui i mesi di settembre e di ottobre registrano a Loreto numerose presenze, mentre i mesi di novembre, dicembre e la prima decade di gennaio ne ricevono poche. Tutta-via, notevole è stato l’afflusso dei visitatori che ha sfiorato il numero di tredicimila, tra i quali moltissi-mi intenditori e appassionati d’arte classica. Alcune guide turistiche del santuario si sono rese disponibili ad accompagnare i visitatori della Mostra con com-petenza e specifica preparazione.

Il 65° anniversario di una Missione in Germania intitolata alla Madonna di Loreto Il 14 gennaio il cardinale Francesco Monterisi ha dato inizio alle celebrazioni del 65° anniversario di fonda-zione della Missione Cattolica Italiana di Amburgo, in Germania, costituita nel gennaio 1952 con il com-pito di accogliere gli emigranti italiani in quel Paese. La Missione fu intitolata alla Madonna di Loreto, in considerazione del fatto che la Santa Casa, trasporta-ta dalla Palestina in Italia, è un po’ il simbolo di chi cambia la propria patria e si reca altrove per varie ra-gioni, soprattutto per cercare lavoro. È stata la secon-da missione italiana fondata in terra tedesca dopo la seconda guerra mondiale. Essa è tuttora attiva e opera su un vasto territorio del nord della Germania e della Bassa Sassonia, dove vivono oltre venticin-que mila italiani. Anche oggi sono tanti gli italiani, soprattutto giovani, che bussano alla Missione alla ricerca di un aiuto per il lavoro o per l’alloggio.

Intervista all’arcivescovo Tonucci Sul quotidiano “Il Resto del Carlino» del 14 gennaio, l’arcivescovo Tonucci ha rilasciato una lunga inter-vista a Silvia Santini, nella quale, oltre al resto, ha messo in evidenza come la “delegazione pontificia ha accolto famiglie di terremotati rimaste senza casa, provenienti da Tolentino e la Prelatura di Loreto ha accolto persone anziane e malate nel Centro Giovan-ni Paolo II”. Ha sottolineato poi che, specialmente negli ultimi mesi del Giubileo della Misericordia, si è

registrato a Loreto un afflusso notevole di pellegrini, che in gran numero si sono accostati al sacramento della riconciliazione. Dopo aver parlato delle opere attuate nel santuario in questi ultimi tempi, ha ag-giunto: “Il Governo ha predisposto fondi importanti per la messa in sicurezza della cupola e per il restau-ro completo della Sala del Tesoro”.

Una peregrinazione mariana in Basilicata con la statua della Madonna di Loreto Il 16 gennaio è stata prelevata dal santuario della Santa Casa una statua della Vergine Lauretana, destinata a una peregrinazione mariana in Basilicata, la quale si è svolta dal 24 gennaio a tutto il mese di febbraio. L’ini-ziativa è stata promossa dall’Unitalsi della Basilicata, con la collaborazione determinante dell’Unitalsi delle Marche, tramite il suo presidente Pierantozzi.

Annullato il Simposio dei Penitenzieri L’VIII Simposio dei Penitenzieri, che si sarebbe do-vuto tenere a Loreto nei giorni 23-24 gennaio, è sta-to annullato per i pochi iscritti, condizionati anche da un prolungato periodo di maltempo e, in molte zone dell’entroterra marchigiano, umbro, laziale e abruzzese, dalle ripetute scosse di terremoto. Il tema previsto era il seguente: “Responsabilità e coscienza cristiana- La Laudato sì’ per la cura della casa comu-ne”. Era stato organizzato, come quelli precedenti, dalla Delegazione Pontificia per il Santuario della Santa Casa, con la direzione del prof. don Manlio Sodi, presidente emerito della Pontificia Accademia di Teologia (Città del Vaticano).

L’Associazione Lauretana Presepi in udienza dal Papa L’Associazione Lauretana Presepi, presieduta da Cesare Rossi, nel decennale di fondazione, ha orga-nizzato un pellegrinaggio di 60 persone, che hanno partecipato il 18 gennaio all’udienza di Papa France-sco, al quale è stata offerta una statua della Madonna di Loreto di cm 60 ed è stata consegnata una lettera con l’invito a visitare la Santa Casa. I pellegrini sono stati accolti anche dal cardinale Angelo Comastri, arcivescovo emerito di Loreto, che ha celebrato per loro una santa Messa nelle Grotte Vaticane.

Loreto • Settimana Santa e Pasqua13 aprile, Giovedì santo: ore 10,00 Messa crismale; ore 18,00 - Messa in “Coena Domini” processione e riposizione del Ss.mo Sacramento nella basilica inferiore.14 aprile, Venerdì santo: ore 17,00 Celebrazione della Passione del Signore.Santa Casa chiusa15 aprile, Sabato santo: Bacio della Madonna in Santa Casa.15-16 aprile, Pasqua:Sabato: ore 22,00 - Veglia pasquale; Domenica: ore 11,30 - solenne pontificale.Le celebrazioni saranno presiedute dall’arcivescovo delegato pontificio.

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€ 15,00

ISBN 9788896239360

9 7 8 8 8 9 6 2 3 9 3 6 0

Santi e Beati

a Loreto

P. M ARCELLO M ONTANARI

Edizioni Santa Casa

Ignazio da Atzara, S. Francesco d’Assisi e santi Cappuccini marchigiani (Benedetto, Serafino e Bernardo) alla S. Casa

119118

P. G. Monformoso, La preghiera

nella sofferenza, pp. 70

e 5,00.

IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2017 IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2017

Ludovico Seitze la Cappella Tedesca a LoretoA cura di Mariano Apa e di Giuseppe Santarelli, con contributi di vari autori. Pagine 470, numerosissime e scelte illustrazioni a colori e in bianco e nero, rilegatura in cartonato (cm 24x30).

• Narra la storia del concorso vinto da Ludovico Seitz e della decorazione della Cappella absidale più ampia della basilica (1892-1902).

• Ripercorre l’itinerario artistico del grande pittore italo-tedesco.• Ricostruisce l’ambiente storico-artistico tra otto e Novecento.• Illustra il mirabile pano iconografico che esalta la vita e le virtù della Vergine.• Pubblica i documenti d’archivio e i principali testi letterari sull’argomento.

IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2017

F

• Diffondere la conoscenza e la devozione verso la Ma donna e la sua Santa Casa, dove ha avuto inizio la storia della nostra salvezza con l’An nunciazione e l’Incarnazione;

• Curare la promozione e il decoro del santuario con offerte e lasciti vari;• Accogliere i pellegrini orientandoli a vivere i messaggi del santuario, la vita della

S. Famiglia, le feste della Madonna.

L’ISCRIZIONE ALLA CONGREGAZIONE L’iscrizione è aperta a quanti desiderano collaborare alle sue finalità. Con l’iscrizione si partecipa in perpetuo ai benefici spirituali delle preghiere e di una Messa che si celebra ogni giorno alle ore 8.30 nel santuario (Messe Perpetue); agli iscritti è concessa inoltre l’indulgenza plenaria alle solite condizioni nel giorno dell’iscrizione e nella festa della Madonna di Loreto (10 dicembre).

La Congregazione Universale pubblica la rivista mensile “IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA”, che informa sulla vita del santuario e funge da collegamento con

gli animatori e gli iscritti. Promuove inoltre gli studi e le pubblicazioni sulla storia della S. Casa e del santuario.

Chi desidera collaborare più intensamente agli scopi della Congregazione Universale può chiedere di far parte del gruppo degli AMICI DELLA SACRA FAMIGLIA che riunisce gli Zelatori e le Zelatrici della Santa Casa. Essi riceveranno

particolari incarichi insieme ad un nostro tesserino d’iscrizione. Per l’invio di corrispondenza e di offerte

servirsi del seguente indirizzo: DEL EGAZIONE PONTIFICIA

CONGREGAZIONE UNIVERSALE DELLA SANTA CASA

60025 Loreto (AN), Italiatel. 071.970104 - fax 071.9747176

c.c.p. n. 311605

Norme per l’iscrizione

• Farne richiesta, anche con lettera, alla Direzione. Possono essere iscritti vivi e defunti, persone singole e famiglie. Viene rilasciato un diploma di iscrizione.

• La partecipazione ai beni spirituali, comprese le Messe perpetue, è perpetua, cioè per sempre.

• Gli iscritti non hanno obblighi particolari, tranne l’impegno di vivere cristianamente.

• Si raccomanda la recita dell’Angelus tre volte al giorno e la recita frequente del Rosario e delle Litanie Lauretane.

• La quota d’iscrizione è di € 10,00 (per l’iscrizione individuale) o di € 16,00 (per l’iscrizione di più persone o di una famiglia).

Congregazione Universale della Santa Casa

Iscrivi te stesso e i tuoi familiari alla Congregazione Universale della Santa Casa. Potrai messe perpetue: cioè, di una messa

celebrata ogni giorno nel santuario della Santa Casa alle ore 8,30.• Puoi iscrivere te stesso o altra persona singola, viva o defunta (offerta € 10,00)• Puoi iscrivere la tua famiglia o altre famiglie, per vivi e/o defunti (offerta € 16,00)

Invia la tua offerta tramite C.C.P. n. 311605 intestato a: 0025 Loreto (AN)oppure tramite

oppure tramite carta di credito direttamente dal sito internet: www.santuarioloreto.it

è pregato di comunicare il proprio recapito postale tramite lettera, fax o e-mail per consentire una risposta.Per contattarci: tel. 071.970104 - fax 071.9747176; Sito: www.santuarioloreto.it e-mail: [email protected]

Messe perpetue

Unicredit di p.za Leopardi, 29 - Loreto cod. IBAN: IT53Z0200837381000040407962 BIC SWIFT: UNCRITM1QO8