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WWW.DEMOCRATICA.COM L a premessa è che lo smartphone è ormai a tutti gli effetti uno strumento di lavoro, usato da più del 90 per cento della popolazione italiana. Serve a tutto, per tutto, ogni minuto di ogni giorno. Non è più un bene superfluo o uno status. Basta questo a spiegare l’importanza strategica che hanno le compagnie telefoniche nel deliberare i loro pacchetti di offerte: dietro ci sono le vite delle persone, le loro esigenze, le opportunità di essere più produttivi. Ed è a questo punto che occorre fare un po’ di chiarezza, perchè, parliamoci chiaro: la telefonia è una giungla. Facile impazzire tra un’offerta e l’altra, rimanendo incastrati in contratti capestro, magari attirati dall’ultimo modello di telefonino. SEGUE A PAGINA 4 Prosegue la steagione delle Feste de l’Unità PD PAGINA 7 Basta trucchetti sulle bollette EDITORIALE /1 Alessia Morani n. 30 lunedì 18 settembre 2017 Una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe (Mark Twain) I l sistema pubblico italiano è ridondante e frammentato. Secondo l’Istat nel 2015 erano quasi 13 mila gli enti censiti ed oltre 105 mila i luoghi di lavoro. 3 milioni e 300 mila i dipendenti divisi in 11 comparti. Oltre 9 mila aziende pubbliche di cui 3 mila scatole vuote. Questa situazione il governo Renzi e poi quello Gentiloni l’hanno ricevuta in eredità da chi ha governato prima. Noi non l’abbiamo costruita. E contro di essa abbiamo messo in campo il più grande cantiere di riforma del sistema pubblico mai avviato in Italia, partito nel 2014 con la legge Delrio, con il DL 90 dello stesso anno, poi con la legge Madia ed i 24 decreti legislativi attuativi ed infine con la legge di modifica della costituzione. SEGUE A PAGINA 5 Settore pubblico, cosa abbiamo fatto finora EDITORIALE /2 Angelo Rughetti PAGINA 6 “La ‘popolocrazia’ che va combattuta”, parla Marc Lazar ESTERI La strategia della menzogna Fake news Tutte le bufale della Rete che hanno gettato fango sul Partito democratico e sulle istituzioni. Puntualmente smentite dai fatti PAGINA 2-3

n. 30 lunedì 18 settembre 2017 - partitodemocratico.it · A smentire questa bufala ci ha pensato la diretta interessata ha spiegato cosa stava avvenendo. “La mia unica sorella,

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La premessa è che lo smartphone è ormai a tutti gli effetti uno strumento di lavoro, usato da più del 90 per cento della popolazione italiana.

Serve a tutto, per tutto, ogni minuto di ogni giorno. Non è più un bene superfluo o uno status. Basta questo a spiegare l’importanza strategica che hanno le compagnie telefoniche nel deliberare i loro pacchetti di offerte: dietro ci sono le vite delle persone, le loro esigenze, le opportunità di essere più produttivi. Ed è a questo punto che occorre fare un po’ di chiarezza, perchè, parliamoci chiaro: la telefonia è una giungla. Facile impazzire tra un’offerta e l’altra, rimanendo incastrati in contratti capestro, magari attirati dall’ultimo modello di telefonino.

SEGUE A PAGINA 4

Prosegue la steagione delle Feste de l’Unità

PD

PAGINA 7

“Basta trucchettisulle bollette

EDITORIALE /1

Alessia Morani

n. 30lunedì

18 settembre2017

Una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondomentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe (Mark Twain)

Il sistema pubblico italiano è ridondante e frammentato. Secondo l’Istat nel 2015 erano quasi 13 mila gli enti censiti ed oltre 105 mila i luoghi di lavoro. 3

milioni e 300 mila i dipendenti divisi in 11 comparti. Oltre 9 mila aziende pubbliche di cui 3 mila scatole vuote. Questa situazione il governo Renzi e poi quello Gentiloni l’hanno ricevuta in eredità da chi ha governato prima. Noi non l’abbiamo costruita. E contro di essa abbiamo messo in campo il più grande cantiere di riforma del sistema pubblico mai avviato in Italia, partito nel 2014 con la legge Delrio, con il DL 90 dello stesso anno, poi con la legge Madia ed i 24 decreti legislativi attuativi ed infine con la legge di modifica della costituzione.

SEGUE A PAGINA 5

“Settore pubblico, cosa abbiamo fatto finora

EDITORIALE /2

Angelo Rughetti

PAGINA 6

“La ‘popolocrazia’ che va combattuta”, parla Marc Lazar

ESTERI

La strategia della menzognaFake news Tutte le bufale della Rete che hanno gettato fango sul Partito democratico e sulle istituzioni. Puntualmente smentite dai fatti PAGINA 2-3

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2 lunedì 18 settembre 2017

Ibiza, Renzie la supercar

Focus

Le menzogne smascherate

Fake News

Larealtà

Renzi visita la LamborghiniLa verità è che l’immagine risale al settembre dell’anno prima, quando Renzi visita Sant’Agata Bolognese, non Ibiza, per festeggiare assieme a Domenicali e Bonaccini 600 posti di lavoro che altrimenti sarebbero andati a Bratislava.

Il mega aereo di Stato?Per mesi la notizia di un nuovo aereo di Stato voluto da Renzi per i suoi spostamenti ha circolato molto sui social come un capriccio costoso e ingiustificato. Nella sua “viralità” la bufala aveva assunto anche aspetti grossolani, come fotomontaggi surreali e smaccatamente falsi.

Non c’è nulla di vero

Nell’estate 2017 spopola sul web una foto di Matteo Renzi in Lamborghini. L’immagine circola con la notizia che vorrebbe il segretario PD in vacanza ad Ibiza con la sua nuova fiammante supercar.

Sul libro Avanti Matteo Renzi spiega come lui non sia mai salito su quell’aereo. È stato acquistato per i ministri e centinaia di imprenditori impegnati in missioni politiche e commerciali in giro per il mondo. Matteo Renzi ha usato sempre il vecchio aereo, quello più piccolo

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3 lunedì 18 settembre 2017Focus

Carola Boschi o Scarlett Johansson?Alcune fake news sono dei falsi talmente clamorosi che è fin troppo facile smascherarle, anche se l’effetto virale riesce ad attecchire almeno tra più distratti. E’ il caso della presunta Carola Boschi, nominata dalla sorella Maria Elena al Centro di coordinamento delle Regioni.

Scarlett Johansson!

In una sola foto ci sono almeno 4 fake news. La sottosegretaria Boschi non ha una sorella, non si chiama Carola Boschi, non guadagna 25mila euro e - naturalmente - non assomiglia come una goccia d’acqua a Scarlett Johansson, la celebre attrice americana protagonista di numerosi successi al botteghino.

Lucia Boldrini o Krysten Ritter?A volte le fakenews possono essere davvero spietate. È il caso della bufala che ha coinvolto la presidente della Camera, Laura Boldrini. Nell’estate del 2016 inizia a circolare sui social la foto di un’attrice americana, Krysten Ritter, spacciandola per la sorella della Boldrini (chiamandola Luciana) e sostenendo che gestisce cooperative di assistenza ai migranti.

KrystenRitter!

A smentire questa bufala ci ha pensato la diretta interessata ha spiegato cosa stava avvenendo. “La mia unica sorella, morta anni fa per malattia, non si è mai occupata di migranti. Peraltro, non si chiamava nemmeno Luciana, ma Lucia. Lo voglio dire soprattutto a chi ha creato queste false notizie, personaggi senza scrupoli, sciacalli che non si fermano nemmeno davanti ai morti”.

Le “favolose” intercettazioniSono numerose le bufale che sono inventate di sana piante, senza nemmeno la volontà di costruire il falso sulla base di mezza verità. È il caso delle numerose finte intercettazioni che infestano le bacheche social. Come quella che vedrebbe Renzi intercettato mentre prepara la “fuga” in Brasile.

NessunaintercettazioneNon esiste nessuna intercettazione di Renzi in cui parla di soldi con il padre, né tanto meno di Brasile. La bufala è una delle tante che hanno preso il via dal caso Consip, esso stesso crogiolo di tante false notizie.

Fake News

Larealtà

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4 lunedì 18 settembre 2017

Basta trucchetti sulle bollette

La verità, vi prego, sulle bollette, verrebbe da dire. Perchè è vero che il mercato deve restare li-bero, in modo da soddisfare le esigenze di tutti i clienti, ma è anche vero che i consumatori

vanno tutelati da quelle che si configurano come truffe. Attenzione: non lo sono for-malmente, perchè le tlc company sono tra le più attente a districarsi nei meandri di re-golamenti dalle maglie troppo larghe, ma di fatto siamo di fronte a modalità ingannevoli o comunque poco chiare. Come quella che da un po’ di mesi è in voga tra gli operato-ri telefonici (tutti tranne uno) e che sta per essere “copiata” anche dalle pay tv: si tratta della bolletta ogni 28 giorni. In barba al ca-lendario di uso comune si sono inventati un modo per aggiungere un mese all’anno e far pagare una bolletta in più.

La tredicesima bolletta equivale all’au-mento mascherato del costo annuale: non volendo intervenire sul prezzo, che deve rimanere basso e attrattivo, le compagnie hanno deciso di intervenire sul periodo di fatturazione. E il bello è che di fatto hanno creato un cartello: perché è vero che scoper-to l’inganno si ha la possibilità d cambiare gestore, ma se sono tutti d’accordo che scelta ha il consumatore? Insomma, è giusto bec-carsi la tredicesima bolletta zitti e buoni con la possibilità che in qualche mese se ne deb-bano pagare anche due? Noi crediamo di no

e per bloccare questa pratica tutta italiana, solo da noi gli operatori, spesso gli stessi fatturano a 28 giorni, stiamo predisponen-do una norma da inserire in legge di stabi-lità che obblighi le compagnie alla bolletta mensile. Anche perché il pericolo di un tra-scinamento della pratica verso altri settori è concreto: chi ci dice che un domani anche le compagnie del gas o dell’energia non pen-seranno di modificare a loro piacimento la tempistica dell’erogazione delle fatture? Il punto è che di italiani che fanno fatica ad arrivare alla quarta settimana del mese, e anche alla terza a volte, ce ne sono tanti, certo non possiamo per-mettere che i bilanci di una famiglia vengano stravolti da bollette che arrivano quando vogliono.

Gli stipendi arrivano il 27, le bollette arriva-no il 30 o il 31: punto. Deve essere così per tut-ti, secondo noi, perché il limite del libero mer-cato, sacrosanto lo ripe-tiamo, deve essere la tutela dei consumatori. Quello che intendiamo fare è stabilire un principio che valga per tutti: le bol-lette sono mensili. Questo per consentire alle famiglie la massima tranquillità orga-nizzando le spese di casa secondo scadenze certe. Perché il punto è che ad oggi le com-pagnie telefoniche applicano il cosiddetto ius variandi: hanno cioè la facoltà di cam-biare il periodo di fatturazione in relazio-

ne al tipo di offerta già sottoscritta come e quando vogliono. Al cliente che ha firmato il contratto viene data la possibilità di re-cesso ma le condizioni sono ovviamente unilaterali e di fatto è difficile cambiare ge-store a costo zero.

La norma che stiamo scrivendo, preve-dendo l’obbligo di fatturazione mensile, intende contemporaneamente rafforzare i poteri dell’Agcom di modo che le sanzioni da applicare alle società disobbedienti sia-no davvero un deterrente. Per ora le multe sono poco più che acqua fresca, prova ne

sia che l’Autorità era già intervenu-ta lo scorso marzo e come tutta

risposta gli operatori hanno presentato un ricorso. In

attesa della decisione del Tar l’Agcom ha deciso di procedere con i prov-vedimenti sanzionatori ma il punto è che l’en-tità delle sanzioni non è sufficiente per riportare

le compagnie sul binario giusto. Allo studio c’è an-

che altro: ipotizziamo che le entrate ricavate dalle san-

zioni possano essere messe a di-sposizione per l’eventuale rimborso

delle tredicesime bollette. Nel caso di una sentenza che si esprima

rigettando il ricorso delle compagnie tele-foniche e in presenza di una legge ad hoc è facile prevedere la pioggia di richieste di risarcimento da parte dei cittadini.

Consumi

Per le compagnie

arriverà l’obbligo di fatturare bollette

mensili (non più ogni 28 giorni)

Alessia MoraniSegue dalla prima

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5 lunedì 18 settembre 2017

Ecco tutto ciò che il governo ha fatto finora

Un unico cantiere con tante li-nee in costruzione tutte legate ad alcuni principi cardine:

La pubblica amministra-zione è lo strumento che fa di-

ventare esigibili, cioè concreti, i diritti dei cittadini. È un elemento vitale delle comu-nità non un luogo in cui si annidano fan-nulloni.

L’insieme degli enti pubblici devono muo-versi come un’unica entità che deve soste-nere i cittadini e le imprese. Il nostro me-raviglioso art.3 della costituzione dice che “la Repubblica rimuove gli ostacoli”.

I dipendenti pubblici sono la benzina del motore della Repubblica: senza di loro non si fa nulla. Devono essere in numero ade-guato, formati e pagati il giusto secondo una classificazione di merito.

Occorre togliere tutto ciò che non serve. Ridurre gli enti inutili, gli uffici doppi, le strutture che non sono efficienti, i passaggi negli uffici alla ricerca di una risposta, le differenze nei comportamenti che vengo-

no richiesti ai cittadini, il tempo per fare le cose. Cosa hanno fatto i governi Renzi e Gen-

tiloni da febbraio 2014 ad oggi? Leggendo autorevoli commentatori (Cassese e Giavaz-zi in primis) sembra che non sia stato fatto quasi nulla e che quel poco che è stato fatto sia sbagliato. Sicuramente penso che non sia stato fatto tutto perché “il nemico” che sopra ho decritto ha una forza ed una capacità di resistenza testata nel tempo. Però sono con-vinto che in questi (quasi) 4 anni sono stati fatti importanti passi in avanti che cambie-ranno lo status quo per molti anni. Provo ad elencarli dividendoli per macro settori:

Chi fa che cosa. È stata riordinata la com-petenza di comuni, province e regioni. Di ministeri ed autority, di società ed enti pubblici. Questo per fare in modo che non ci fossero sovrapposizioni e sprechi. Sono in corso di riduzione le società partecipate inutili o dannose (in perdita). Se fosse stato approvato il referendum del 4 dicembre sarebbero state abolite le province. Alcune competenze come le grandi reti, il turismo, sarebbero tornate allo stato e sarebbe sta-to creato un modo più ordinato per far la-vorare insieme le istituzioni.

Come si fanno le cose: le procedure. Tutti gli enti avranno gli stessi procedimenti

Pubblica Amministrazione

Angelo RughettiSegue dalla prima

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amministrativi e gli stessi moduli, è stato rafforzato il silenzio assenso anche fra am-ministrazioni, sono stati ridotti i tempi del-le conferenze di servizi del 70%, è stato reso obbligatorio l’utilizzo del digitale, è stato dato il Pin unico ed una mail unica a ciascun cittadino, è possibile per chiunque accedere agli atti della pubblica ammini-strazione; è stata creata l’autorità anti cor-ruzione, rivisto il codice degli appalti di lavori e dei servizi. Si perde meno tempo, c’è meno incertezza, con il digitale la PA di-

venta una APP.

L’organizzazione. Sono stati fatti gli uffici unici ac-

corpando quelli esistenti che facevano le stesse cose. Sono state ridotte a 60 le camere di com-mercio; se fosse stato approvato il referen-dum del 4 dicembre sa-

rebbe stato abolito il Se-nato per come lo abbiamo

conosciuto fino ad oggi, le province ed il CNEL.

Il capitale umano. I comparti di contrattazione sono stati ridotti da 11 a 4. Sono stati ridotti del 50% i permessi sinda-cali. Sono stati fatti due provvedimenti contro i furbetti del cartellino e contro i furbetti del certificato. Sono stati riaperti i tavoli per fare i contratti di tutti i dipen-denti pubblici e per dare loro 85 euro al mese di aumento. E’ stato fatto il riordino delle forze di polizia e riaperte le assunzio-ni in tutte le Pa. Cambiano i concorsi e ven-gono assunti i giovani precari che hanno fatto selezioni. Saranno anche i cittadini a valutare il lavoro dei dipendenti pubblici.

Non è stata fatta la riforma della dirigenza perché una sentenza della Corte Costituzio-nale (non del Consiglio di Stato come erro-neamente ha scritto il Professor Giavazzi) ha bloccato il provvedimento che era ormai alla fine del suo percorso. Lo stesso dicasi per la riforma dei servizi pubblici.

È poco? È tanto? Non lo so. Però sicuramen-te è un approccio che modifica radicalmen-te il rapporto fra Pubblica amministrazione e cittadini. Gli effetti stanno arrivando ma c’è bisogno del lavoro di tutti. Adesso ci gio-chiamo la partita vera, nell’ultimo miglio che separa le leggi scritte sulla gazzetta ufficiale dai fatti. Tutti, i lavoratori, i dirigenti, gli am-ministratori locali, i manager delle società, gli esperti, i professori sono determinanti per poter trasformare questi nuovi strumen-ti in opportunità e nuovi comportamenti. Ma il ruolo più importante di tutti lo giocano i cittadini e gli imprenditori che devono sape-re che questi nuovi strumenti esistono e che sono dei diritti che devono rivendicare per fare in modo che diventino realtà.

Se funzionano gli ospedali e gli asili nido, se il TPL è efficiente, se non devono pren-dere ore di permesso per fare un certificato vuol dire che il nostro Paese è più giusto per-ché coloro che hanno bisogno del sistema pubblico sono coloro che hanno pochi mez-zi a disposizione e non possono permettersi servizi privati. Se un’impresa viene pagata in 20 giorni ed un’altra in 100 vuol dire che la PA fa concorrenza sleale perché significa che un imprenditore ha problemi di cassa e l’altro no.

Sono stati fatti passi

in avanti che cambieranno lo status quo per

molti anni

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6 lunedì 18 settembre 2017

Di scosse di preavviso ce ne sono state molte, ma il vero terremoto, quello che ha svegliato anche i pochi che in Europa ancora dormivano, sono stati la brexit prima e la vittoria di Trump negli Stati Uniti poi. Quali scenari e quali sfide attendono adesso, nell’era del post catacli-sma, il vecchio Continente? Ne ha parlato con Demo-

cratica Marc Lazar, francese, sociologo e storico della politica, docen-te a Sciences Po di Parigi e alla Luiss-Guido Carli di Roma.

Professor Lazar, al recente convegno annuale della Società italiana di Scienze politiche lei ha suggerito di guardare ai mutamenti in atto in Italia e in Francia come possibile proiezione del futuro della democrazia in Europa, ci può spiegare meglio?Ho proposto i due casi di Italia e Francia per ri-flettere sui mutamenti in atto nelle democrazie contemporanee. Italia e Francia sono per molte ragioni due Paesi storicamente incomparabili, ma la mia tesi è invece che, malgrado le differen-ze, tra i nostri due Paesi vi sono sempre più con-vergenze e sfide in comune, a partire da tre riflessio-ni: il ruolo dei partiti e delle leadership, la presenza dei populisti, la possibile evoluzione della democrazia.

Quali sono i tratti simili che vede nell’evoluzione delle nostre due democrazie?Dalle democrazie parlamentari dell’’800 siamo passati alla demo-crazia dei Parlamenti e dei partiti nel XX secolo fino alla democra-zia del pubblico, con il predominio del mezzo televisivo, della fine del XX ‘900. Oggi stiamo forse entrando in quella che con Ilvo Dia-manti abbiamo definito ‘popolocrazia’, ossia una democrazia in cui vengono meno le forme intermedie di rappresentanza in favore del predominio del ‘popolo’, soprattutto attraverso una rivoluzione tecnologica di cui forse non abbiamo ancora compreso appieno le conseguenze. E’ così che si spiegano i successi, anche se relativi, dei movimenti populisti, che sembrano resistere nonostante esperien-ze negative come quella dei 5stelle a Roma. Anche se non vinceran-no, il rischio è che le loro modalità e il loro linguaggio contaminino interi pezzi della vita politica. La grande sfida di fronte a leader non populisti come Macron e Renzi sta in che tipo di risposta dare, in che tipo di ‘aggiornamento’ progettare per le nostre democrazie, ripensando completamente ai corpi intermedi. Anche perché, que-sto è il rischio, tutti i sondaggi dicono che la ‘popolocrazia’ si accom-pagna sempre alla ricerca di una forma di autorità.

Nel frattempo l’indice di popolarità di Macron è crollato. Come spiega questo calo così repentino?Bisogna ricordare che al primo turno delle presidenziali un france-se su due ha votato per altri candidati, da Fillon a Le Pen, e il tipo

di sociologia dell’elettorato di Macron indica che non è stato votato dai ceti popolari. In un primo momento ha suscitato speranza, ma rapidamente si sono aggregati tutti i suoi oppositori, tra i quali c’è chi nutre verso di lui un vero e proprio odio per tutto ciò che rap-presenta. A questo, va aggiunto che i suoi elettori di sinistra hanno trovato alcuni suoi provvedimenti troppo di destra, e al contrario gli elettori di destra giudicano troppo di sinistra provvedimenti

come quello, ad esempio, sulla procreazione medicalmente assistita. Gli errori di comunicazione di questa estate

hanno fatto il resto. La sua grande chance è però che a parte La France insoumise di Mélenchon non ha

vere opposizioni.

A proposito di destra e sinistra, lei in passato le ha definite categorie superate a favore della più attuale contrapposizione tra europeisti e anti-europeisti, è ancora così?L’opposizione tra destra e sinistra non è scom-parsa, restano ovviamente tracce di queste due

grandi culture politiche. Ma c’è un’altra frattura più importante tra chi è a favore di un’Europa aper-

ta e chi vuole invece un’Europa chiusa, con un ritor-no alle sovranità nazionali. Una divisione che mescola

tutto e che rende la politica molto più complessa, perché sia a destra che a sinistra vivono entrambe le posizioni e questo si vede benissimo in Italia, basti pensare a Salvini e Berlusconi nel centro-destra. Positivo è il fatto che Macron abbia vinto con una campagna fortemente europeista.

E’ una frattura che prima o poi vedremo sanata?Resisterà ancora per lungo tempo e molto dipenderà dalle risposte che sapranno dare gli europeisti, dalla capacità di spiegare che l’Eu-ropa è un vantaggio per tutti. Bisogna ricostruire una narrazione positiva, contro l’euroscetticismo bisogna dimostrare soprattutto ai ceti popolari e ai giovani senza lavoro che l’Europa può fare qual-cosa per loro. Se non si riuscirà a fare questo alle prossime elezioni europee i populisti avranno la meglio.

Dunque c’è ancora margine per fermare l’ondata populista, in altre parole la ‘popolocrazia’?Certamente sì, Macron ad esempio ha vinto con argomenti totalmen-te antipopulisti ma a volte con un stile un po’ populista. I tratti co-muni dei populismi di destra e di sinistra sono la contrapposizione ‘popolo’ contro una orribile casta, l’idea che non esistono problemi complessi ma solo soluzioni semplici, la dicotomia secca buono-cat-tivo. Per battere questa narrazione semplicistica è necessario predi-sporre politiche pubbliche convincenti e soprattutto rispondere alle angosce che attraversano le nostre società, ad esempio predisponen-do soluzioni per vincere sfide come quella dell’integrazione.

Pensieri e parole

Carla AttianeseIntervista

“Italia-Francia, la ‘popolocrazia’

è il rischio da scongiurare”.

Parla Marc Lazar

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La frattura oggi è tra chi

vuole un’Europa aperta e chi vuole un’Europa chiusa

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7 lunedì 18 settembre 2017

Ore 19.00: #ITALIA2020 Sicurezza Nazionale

con Filippo BUBBICO, Pierferdinando CASINI,

Emanuele FIANO, Domenico DE SANTIS

Dal Partito Per il Partito

Ore 21.00: #ITALIA2020 Infrastrutture

con

Graziano DELRIO, Debora SERRACCHIANI,

Maurizio CASASCO

Festa nazionale di Imola

Palco Centrale

Ore 18,30“Roma Pubblica

utilità” Giovanna Vitale

intervistaMichela Di Biase Marianna Madia

Ore 21,00Giovanna Casadio

intervistaEttore Rosato

Festivaldell’Unitàdi RomaIl programma di oggi

Feste de l’Unità

Maurizio MartinaDobbiamo unire, non

dividere. Noi alternativi alle destre e al populismo

Massimo ZeddaDobbiamo lavorare insieme

al Pd per l’unità del centrosinistra

Non esiste sinistra senza Pd

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8 lunedì 18 settembre 2017

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In redazioneCarla Attianese, Cristiano Bucchi, Stefano Cagelli, Maddalena Carlino, Francesco Gerace, Silvia Gernini,Stefano Minnucci, Agnese Rapicetta,Beatrice Rutiloni

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