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Supplemento di CavaNotizie.it Numero 101 - Anno XI - Febbraio 2016 - Tiratura 20.000 copie Direttore Responsabile: Mario Avagliano - Direttore Editoriale: Gerardo Ardito Editore: Cavanotizie.it Srl - Via R. Senatore, 38 - Cava de’Tirreni (SA) Tel.081.012.69.57 - 328/1621866 NAPOLI CLASSIC IN TOUR NAPOLI CLASSIC IN TOUR La grande Canzone Napoletana Classica in concerto www.napoliclassicintour.it Alla riscoperta della Canzone Napoletana Classica Nasce: “Napoli Classic in Tour” Il 18 e 19 febbraio, alle ore 21, concerto acustico a Cava de’ Tirreni, al Cinema Alambra, con grandi artisti: Gianfranco Caliendo, Mario Maglione, Antonello Rondi, Monica Sarnelli Carmine De Domenico, Massimo Masiello, Antonio Siano e Vicolo Spiox e con la partecipazione di Flora Contento La Canzone Napoletana Classica , un patrimonio da valorizzare e tutelare. Canzoni che raccontano di un popolo, delle sue radici, della sua storia, delle sue tradizioni. Nasce Napoli Classic in Tour, un ambizioso progetto che abbraccia la storia della canzone napoletana, dalle sue origini agli anni ‘60 e ne riscopre il valore, i suoni, le voci, le romantiche parole che echeggiano nella nostra memoria. Canzoni eseguite da grandi artisti, interpreti dei nostri tempi in un concerto acustico rigorosamente dal vivo. È solo grazie alla complicità e alla disponibilità dei cantanti e musicisti, che partecipano alle due serate canore che inaugurano il progetto, che si concretizza Napoli Classic in Tour. Si terrà giovedì 18 e venerdì 19 febbraio 2016 il primo spettacolo del Napoli Classic in Tour, alle ore 21,00 al Cinema Alambra, in piazza Eugenio Abbro a Cava de’ Tirreni (adiacente al Palazzo di Città). A organizzare la manifestazione, la testata giornalistica CavaNotizie.it (rappresentata dallo scrivente Gerardo Ardito), che a dicembre scorso ha celebrato il decennale della sua fondazione e il centesimo numero del periodico cittadino più diffuso d’Italia (una copia per ogni famiglia dei suoi abitanti: 16 mila copie a numero!). La manifestazione prende vita grazie al gruppo Radio Amore e al suo patron Antonio Romano, che da sempre dedica gran parte delle programmazioni radiofoniche alla diffusione e alla tutela del patrimonio artistico rappresentato dalla canzone napoletana classica. Ed è proprio grazie al consolidato rapporto costante con i grandi interpreti di oggi che Radio Amore è colonna portante del Napoli Classic in Tour. Saranno Antonello Rondi, Gianfranco Caliendo, Mario Maglione e Monica Sarnelli i quattro big delle serate. Ma la manifestazione è anche una culla per professionisti e talenti più giovani che stupiranno il pubblico presente per le elevate doti vocali e interpretative: Antonio Siano, Carmine De Domenico, Massimo Masiello e i Vicolo Spiox, tutti artisti che hanno già maturato prestigiose collaborazioni e partecipazioni in spettacoli e concerti di prim’ordine. La direzione artistica dell’evento è affidata ad Antonio Romano (Radio Amore), che condurrà anche la serata, in coppia con la bellissima Maria Silvestri . All’esibizione di Gianfranco Caliendo, si affiancherà Flora Contento, che è anche interprete della sigla della manifestazione, Canta Mamma, scritta da Gerardo Ardito e Flora Contento e con la rielaborazione musicale e arrangiamenti di Gianfranco Caliendo. L’apertura delle serate avverrà con un video della sigla, girato a Cava de’ Tirreni dove Flora Contento è attorniata dal coro gospel degli Angeli Metropolitani e la danzatrice Alessandra Ranucci . Ad accompagnare gli artisti nel concerto acustico della prima tappa del Napoli Classic in Tour una schiera di affermati musicisti di indiscusso valore artistico: Giuseppe Mazzillo al pianoforte, Andrea Beneduce al mandolino, Christian Brucale alle percussioni, Salvatore D'Esposito alla chitarra classica e Rossella Claudia Graniero al violino. La manifestazione si avvale della diffusione televisiva regionale dell’emittente CapriEvent, che effettuerà in esclusiva le riprese televisive (che saranno poi trasmesse in differita sui canali regionali campani 271 e 618) e che seguirà, passo passo, tutti gli sviluppi del Napoli Classic in Tour... Antonello Rondi Mario Maglione Gianfranco Caliendo Monica Sarnelli Flora Contento Vicolo Spiox Massimo Masiello Carmine De Domenico Antonio Siano Gerardo Ardito Maria Silvestri (Continua a pagina 2) 271 e 618 DT Ingresso gratuito Info e prenotazioni 328/1621866

NAPOLI CLASSIC IN TOURNAPOLI CLASSIC IN TOUR - … PDF/napoliclasscintour sito... · Canzoni che raccontano di un popolo, delle sue radici, della sua storia, delle sue tradizioni

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Supplemento di CavaNotizie.it Numero 101 - Anno XI - Febbraio 2016 - Tiratura 20.000 copieDirettore Responsabile: Mario Avagliano - Direttore Editoriale: Gerardo Ardito

Editore: Cavanotizie.it Srl - Via R. Senatore, 38 - Cava de’Tirreni (SA) Tel.081.012.69.57 - 328/1621866

NAPOLI CLASSIC IN TOURNAPOLI CLASSIC IN TOURLa grande Canzone Napoletana Classica in concerto

www.napoliclassicintour.it

Alla riscoperta della Canzone Napoletana ClassicaNasce: “Napoli Classic in Tour”

Il 18 e 19 febbraio, alle ore 21, concerto acusticoa Cava de’ Tirreni, al Cinema Alambra, con grandi artisti:

Gianfranco Caliendo, Mario Maglione, Antonello Rondi, Monica SarnelliCarmine De Domenico, Massimo Masiello, Antonio Siano e Vicolo Spiox

e con la partecipazione di Flora Contento

La Canzone Napoletana Classica, unpatrimonio da valorizzare e tutelare. Canzoniche raccontano di un popolo, delle sue radici,della sua storia, delle sue tradizioni. NasceNapoli Classic in Tour, un ambizioso progettoche abbraccia la storia della canzone napoletana,dalle sue origini agli anni ‘60 e ne riscopre ilvalore, i suoni, le voci, le romantiche paroleche echeggiano nella nostra memoria. Canzonieseguite da grandi artisti, interpreti dei nostritempi in un concerto acustico rigorosamentedal vivo.È solo grazie alla complicità e alla disponibilitàdei cantanti e musicisti, che partecipano alledue serate canore che inaugurano il progetto,che si concretizza Napoli Classic in Tour.Si terrà giovedì 18 e venerdì 19 febbraio 2016il primo spettacolo del Napoli Classic in Tour,alle ore 21,00 al Cinema Alambra, in piazzaEugenio Abbro a Cava de’ Tirreni (adiacenteal Palazzo di Città).A organizzare la manifestazione, la testatagiornalistica CavaNotizie.it (rappresentatadallo scrivente Gerardo Ardito), che adicembre scorso ha celebrato il decennale dellasua fondazione e il centesimo numero delperiodico cittadino più diffuso d’Italia (unacopia per ogni famiglia dei suoi abitanti: 16mila copie a numero!). La manifestazione

prende vita grazie algruppo Radio Amoree a l suo pa t ronAntonio Romano, cheda sempre dedica granp a r t e d e l l ep r o g r a m m a z i o n iradiofoniche a l ladiffusione e alla tuteladel patrimonio artisticorappresentato dallacanzone napoletanaclassica. Ed è proprio grazie al consolidatorapporto costante con i grandi interpreti di oggiche Radio Amore è colonna portante delNapoli Classic in Tour.Saranno Antonello Rondi, GianfrancoCaliendo, Mario Maglione e Monica Sarnellii quattro big delle serate. Ma la manifestazioneè anche una culla per professionisti e talentipiù giovani che stupiranno il pubblico presenteper le elevate doti vocali e interpretative:Antonio Siano, Carmine De Domenico,Massimo Masiello e i Vicolo Spiox, tutti artistiche hanno già maturato prestigiosecollaborazioni e partecipazioni in spettacoli econcerti di prim’ordine.La direzione artistica dell’evento è affidata adAntonio Romano (Radio Amore), che condurrà

anche la serata, in coppia con la bellissimaMaria Silvestri. All’esibizione diGianfranco Caliendo, si affiancheràFlora Contento, che è anche interpretedella sigla della manifestazione, CantaMamma, scritta da Gerardo Ardito eFlora Contento e con la rielaborazionemusicale e arrangiamenti di GianfrancoCaliendo. L’apertura delle serate avverràcon un video della sigla, girato a Cava de’Tirreni dove Flora Contento è attorniatadal coro gospel degli Angeli Metropolitani

e la danzatrice Alessandra Ranucci.Ad accompagnare gli artisti nel concertoacustico della prima tappa del Napoli Classicin Tour una schiera di affermati musicisti diindiscusso valore artistico:Giuseppe Mazzillo al pianoforte, AndreaBeneduce al mandolino, Christian Brucalealle percussioni, Salvatore D'Esposito allachitarra classica e Rossella Claudia Granieroal violino.La manifestazione si avvale della diffusionetelevisiva regionale dell’emittente CapriEvent,che effettuerà in esclusiva le riprese televisive(che saranno poi trasmesse in differita suicanali regionali campani 271 e 618) e cheseguirà, passo passo, tutti gli sviluppi del NapoliClassic in Tour...

Antonello Rondi Mario MaglioneGianfranco Caliendo Monica Sarnelli

Flora Contento Vicolo SpioxMassimo MasielloCarmine De DomenicoAntonio Siano

Gerardo Ardito

Maria Silvestri

(Continua a pagina 2)

271 e 618 DT

Ingresso gratuitoInfo e prenotazioni

328/1621866

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La manifestazione si avvale della diffusionetelevisiva regionale dell’emittente CapriEvent,che effettuerà in esclusiva le riprese televisive(che saranno poi trasmesse in differita suicanali regionali campani 271 e 618) e cheseguirà, passo passo, tutti gli sviluppi del NapoliClassic in Tour attraverso i numerosi concerti,di singoli e più artisti, che prenderanno vita inseguito nella provincia di Salerno. Il GruppoRadio Amore trasmetterà, invece, in diretta suicanali Radio Amore e Radio Amore I MiglioriAnni, il prestigioso evento del 18 e 19 febbraio2016, che sarà possibile seguire anche instreaming in tutto il mondo dal sito

www.radioamore.it.La manifestazione è realizzata col contributodi numerosi sponsor, che da anni sostengonoCavaNotizie.it e che anche stavolta condividonoquesto nuovo ambizioso progetto. La presenzadegli inserzionisti in queste pagine èfondamentale, perché è anche grazie alla loropartecipazione e sostegno che nasce NapoliClassic in Tour, che non si avvale, per ora, dinessun sostegno da parte delle istituzioni;tantomeno, constatiamo con amarezza, delComune di Cava de’ Tirreni.Ma sono gli artisti in primis, i nostri sponsore voi pubblico i nostri cardini. Andiamo avantiper la nostra strada anche senza le istituzioni,

troppe volte assenti quando si tratta disalvaguardare un patrimonio indiscusso, ma,ahimé, più apprezzato all’estero che qui da noi.Dimostriamo il nostro attaccamento alle canzoniche hanno portato in alto il nostro popolo, lanostra voce, la nostra cartolina nel mondo.Invitiamo le amministrazioni pubbliche, gliassessori e i sindaci dei Comuni del salernitanoa contattarci per ospitare “Napoli Classic inTour” anche nelle loro città. Sarà così possibiledare il prezioso contributo auspicato dai tantiartisti che si battono ogni giorno per lavalorizzazione e la tutela di un patrimonio checi appartiene e al quale non dovremo mairinunciare.

Ma le sorprese non finiscono qui. Oltre questonumero speciale cartaceo (distribuito gratuita-mente, con tiratura di ben 20 mila copie, sulterritorio della provincia di Salerno) è già online, anche se in costruzione, un sito internetdedicato al Napoli Classic in Tour e allac a n z o n e n a p o l e t a n a c l a s s i c awww.napoliclassicintour.it, che contiene perora solo una pagina di apertura e questo numeroda collezione dedicato al Napoli Classic inTour, ma che mira ad essere il più fornitostrumento di approfondimento sulla canzonenapoletana classica: dagli albori ai giorni nostri,con la storia, gli autori, gli interpreti, immagini,video e gli appuntamenti della Canzone Clas-sica Napoletana, a Napoli e nel mondo, chesarà possibile realizzare grazie alla complicitàe collaborazione di appassionati, cultori e

interpreti di oggi.Questo numero cartaceo contiene un estrattodella storia della Canzone Napoletana Classica,che va dalle origini agli anni 60, curato daAnna Maria Morgera. Ma il sito si arricchirà,a puntate mensili, della sua storia approfondita,corredata da centinaia di immagini di autori,interpreti e di scorci di vita dello scorso secoloe del fine ‘800. Insomma: un portale internetche darà modo di seguire e approfondire a tuttigli appassionati del genere nel mondo, nonsolo la storia, ma anche ogni evento degli artistilegati a questo ambizioso progetto.Napoli Classic in Tour prende vita graziesoprattutto alla disponibilità dei grandi artistipresenti alle nostre serate che, aderendo alprogetto, hanno dimostrato grande sensibilità,apportando con generosità il loro prezioso

contributo artistico e dimostrato il vero amoreper la Canzone Napoletana Classica, alla suadiffusione e alla sua valorizzazione.Siamo certi e fiduciosi che altri artisti si affian-cheranno in futuro a questo progetto. Ma saretevoi lettori, pubblico appassionato del genere,il motore principale dei nostri propositi, con-tribuendo alla nobile causa attraverso l’iscri-zione alla nostra pagina di Facebook e, perchéno, all’associazione musicale Musica è Vita,che riunisce artisti, organizzatori e pubblico,ma soprattutto partecipando sempre più nume-rosi ai nostri eventi. Nelle pagine di questonumero da collezione troverete tutti i dettagliper esserci vicini in questo cammino che ciauguriamo farà tanti proseliti.

Un sito internet dedicato alla storia della canzonewww.napoliclassicintour.it

(Continua dalla prima pagina)

Un cd live per Napoli Classic in TourL’Associazione “Musica è Vita”:

sconti sui concerti e cd in omaggioMusica è Vita nasce a Napoli nella primaveradel 2015: è un’associazione musicale presie-duta da Antonio Romano, patron di RadioAmore, nata con lo scopo di tutelare, valo-rizzare e diffondere la musica ed in particolarela Canzone Napoletana Classica. Attual-mente l’associazione ha anche una sezioneprovinciale salernitana, a Cava de’ Tirreniin via Rosario Senatore 38, presieduta daGerardo Ardito. All’associazione aderisconoartisti e appassionati della canzone e NapoliClassic in Tour rappresenta uno degli eventida essa patrocinati.Aderendo all’associazione, fornendo e-maile recapito telefonico, sarete informati suglispettacoli promossi dall’associazione, con

la possibilità di ricevere sconti su tutti glispettacoli a pagamento promossi in Campa-nia.L’adesione, in occasione dello spettacolo alCinema Alambra di Cava de’ Tirreni del 18e 18 febbraio “Napoli Classic in Tour”, vioffre la possibilità con soli 5 euro, utili perl’iscrizione, di ricevere gratuitamente un cdmusicale con la parziale registrazione dalvivo dello spettacolo del 18 e 19 febbraio2016 a Cava.La realizzazione del CD live di Napoli Clas-sic Tour è resa possibile grazie a GianfrancoCaliendo e alle Officine della Musica, lostudio-etichetta discografica con sede a Na-poli, in Via Trovatore, 55.

Il Paladino della CanzoneNapoletana Classica

Paladino dellaCanzone Napo-letana Classica èl’artista che sidedica con amoree dedizione allavalorizzazione etutela della can-zone tradizionalepartenopea. Il ri-conoscimento,ideato dal patrondel Napoli Classicin Tour, GerardoArdito, consistein una esclusivascultura in terra-cotta patinata, realizzata dall’artista MariellaDe Tommaso. Il manufatto è offerto qualericonoscimento agli interpreti della canzonenapoletana classica al Napoli Classic in Tour.

www.napoliclassicintour.itwww.napoliclassicintour.itFebbraio 2016 3

Mariella De Tommaso,la creatrice de “Il Paladino”

Mariella De Tommaso, cavese doc, ènipote e figlia d’Arte. Infatti il nonno,scultore, le ha trasmesso l’amore perl’Arte e suo padre, costruttore di forniceramici, le ha insegnato la tecnica direalizzazione di un’opera.Dopo il diploma, conseguito all’Istitutod’Arte di Salerno, si è laureata a Napoli,presso l’Accademia di Belle Arti, nellasezione scultura, dove ha goduto dellaguida illuminata del prof. AugustoPerez.Durante il corso accademico, ha svolto,con stage presso l’Istituto “La nostra famiglia”,una tesi sul linguaggio grafico dei bambini por-tatori di handicap.Dopo la laurea, ha lavorato con due artisti presti-giosi: Enzo Mari e Enzo Cucchi. Con il primo,designer di fama internazionale, ha partecipatoal seminario “Progetto Salerno Ceramica”, conil secondo, scultore di transavanguardia di famainternazionale, ha collaborato alla realizzazionedell’opera “Il solco” (1999), collocata in’ala dellaStazione Termini di Roma, e di un’altra opera,oggi esposta alla Stazione di metropolitana

“Salvator Rosa”, di Napoli.Nel 2015, al Giffoni Film Fe-stival, si è aggiudicata il primopremio per la sezione sculturacon l’opera “Angelo caduto”.Attualmente, oltre alla ricercaindividuale in laboratorio, èimpegnata in opere personali dainserire in contesti di ristruttu-razione architettonica.A lei si deve la realizzazione de “La Torre”, terracotta d’arteconsegnata come premio agli

illustri vincitori del Premio “CavanotizieDieciCento” (28 dicembre 2015) e consistentein una robusta ed aerea torre da cui spiccano ilvolo due colombi: un efficace simbolo delle torrilongobarde e della caccia ai colombi, storichetipicità della Valle di Cava de’ Tirreni.È lei la realizzatrice de “Il paladino della canzonenapoletana classica”, il premio assegnato aipartecipanti al Napoli Classic in Tour Rassegnadella Canzone napoletana classica (Cava de’Tirreni 18 – 19 febbraio 2016), organizzato daCavanotizie.it.

Franco Bruno Vitolo

Mariella De Tommaso

“Canta mamma”, la siglache fa cantare il cuore

Il testo di “Cantamamma” nascedall’esigenza di in-trodurre la canzoneantica, di trasportareindietro nel tempo lospettatore agli spet-tacoli del Napoli

Classic in Tour.È la mamma il filo conduttore, nel quale ognunoè felice di riconoscersi.La canzone la dedico a mia mamma Adelaide,scomparsa tre anni fa, che tutti conoscevanosemplicemente come Ida. La dedico anche aGiuseppina Di Meo, la cara mamma (di recentescomparsa) di Flora Contento (mia carissimaamica), che ha contribuito alla stesura finaledel testo rendendola ancora più affascinante,interpretandola poi con tale bravura da raggiun-gere il profondo dell’anima.Il risultato è che, ascoltata una volta la canzone,non si potrà fare a meno di riascoltarla di nuovoa poi di nuovo ancora. Come mi dice Flora,

tutte le mamme sonocare, perché amanoallo stesso modo, in-condizionatamente, siprodigano, si sacrifi-cano e perdonanotutto ai loro figli.Quindi dedichiamolapure a tutte le mammedel mondo.Grazie al maestroGianfranco Calien-do, prezioso e inso-stituibile artista, cheha reso possibilemusicalmente unmotivo antico, da me

proposto, di origine indiana che sembrava“improponibile” nel contesto della canzonepartenopea; di fatti ne è venuta fuori unamelodia completamente diversa.Grazie Flora, grazie Gianfranco,grazie… mamma!

Gerardo Ardito

Gerardo Ardito

“Canta Mamma”Testo di Gerardo Ardito - Flora Contento(Chanda Mama) Rielaborazione musicale earrangiamenti di Gianfranco Caliendo

Eho… eho…Eho… eho…Coro: Eho, eho canta mamma, eho, eho canta mamma, eho, eho, canta mamma, eho, eho canta mamma!Canta mamma ‘na canzona antica oje ma’Ma nun ‘o siente chistu core ca te vo’ sunna’?Cantame tutt’ ‘e ccanzone belle oje ma’ca tenevano ‘o sapore d’’a felicità.Coro: Canta mamma… si chiove! Canta mamma: Jesce sole! Eho, eho canta mamma, eho, eho canta mamma… Eho, eho canta mamma, eho, eho canta mamma!Je m’arricordo quanno me diciste oje ma’:nun te perdere ‘e curaggio, tu ce ‘a credere!Je ce credo e tu stanotte viene cca’…’n ata vota ‘a vocia toja vulesse sentere!Coro: Canta mamma… si chiove canta mamma: “Jesce sole!”Eho… eho…Eho… eho…Canta mamma “Mmiez’o grano” e “Oilì’oilà”,cantamella dint’’o suonno “Io te vurriavasà”canta “ Regginella” cu “Maria Marì”,canta “Munasterio ‘e Santa Chiara” e“Catarì”Coro: Canta mamma… si chiove canta mamma: “Jesce sole!” Eho, eho canta mamma, eho, eho canta mamma! Eho, eho canta mamma, eho, eho canta mamma!Canta ‘a ninna nonna ca sapive tuquanno ‘a notte me dicive:io nun te lasso cchiù.Stammatina si’ turnata e “‘O sole mio”comme ‘a canta bella ‘mparaviso ‘nnanzea DdioCoro: Eho, eho canta mamma, eho, eho canta mamma, eho, eho, canta mamma, eho, eho canta mamma!

Napoli Classic in TourEditore: Cavanotizie.it Srl

Direzione, impaginazione e grafica:Gerardo Ardito

Hanno collaborato: Anna Maria Morgera-Franco Bruno Vitolo - Antonio Romano

Stampa: Grafica Metelliana Spa - Mercato S. Severino

www.napoliclassicintour.itwww.napoliclassicintour.itFebbraio 2016

Flora Contento, interprete di “Canta Mamma”,sigla del Napoli Classic in Tour

Flora, ci parli delle tue origini artistiche?“Non so davvero se c’è stato un inizio e quando.So che la passione per la musica, il canto, lascrittura è nata con me. Prima di frequentarela scuola di canto di Gianfranco Caliendo,facevo parte di una corale polifonica di SommaVesuviana. Un’esperienza umana e professio-nale che mi ha dato davvero tanto. Ho semprescritto poesie fin da piccola ma non le leggevaquasi nessuno, erano mie confessioni o sfoghi.Cantavo dappertutto e tutte le volte che micapitava a tiro un microfono. Facevo fatica acomunicare i miei stati d’animo e mi riuscivasoltanto farlo attraverso la musica e le poesie.Poi l’incontro con Gianfranco ha messo a nudola mia anima ed è nato un connubio artisticoed umano dove i sentimenti hanno finalmenteavuto un suono... una melodia. Ed eccomi qui...semplicemente.”Flora, “Napoli Classic in Tour” ha una siglacon un testo che introduce alla canzonenapoletana classica, dal titolo “CantaMamma”, alla cui stesura finale hai contri-buito con maestria anche tu. Il pezzo è ma-gistralmente interpretato da te, che oltre acantarlo lo interpreti nel video, accompa-gnata dal coro degli Angeli Metropolitani.Cosa rappresenta per te Canta Mamma?“Un ricordo... il ricordo di mia madre, il ricordoindelebile che ogni madre lascia nel cuore deisuoi figli... anche la tua. Infatti canto le tueparole e le sento mie e credo che in molti,

ascoltandola, avranno un ri-cordo, nella propria memoria,da risvegliare.”Quando hai cominciato acantare?“Mah… io ho sempre cantato...in un modo o nell’altro. Forsel’esperienza corale è stata laprima in cui l’ho fatto a livelloprofessionale.”Hai di recente pubblicato“Mo’vene Natale”, un cd diraccolta di canti natalizi dellatradizione popolare parteno-pea, che contiene classici come‘O zampugnare nnammurato,Lacreme napulitane e Quanne nascette Nin-no, e anche due pezzi con testi scritti da tee con le musiche di Gianfranco Caliendo. Ituoi pezzi si integrano perfettamente nellospettacolo che col tuo gruppo porti in scenain tante città della Campania. Quali sono letue impressioni dopo ogni concerto?“Ogni volta che canto davanti ad un pubblicoprovo un insieme di sensazioni indescrivibili...paura, felicità, commozione... e quando tuttofinisce ho il desiderio di abbracciare ognisingola persona che era lì davanti a me adascoltarmi. Mentre canto chiudo gli occhi enon mi rendo conto di quanta gente c’è... equando li riapro provo una gioia immensa aprescindere dal numero di persone presenti.”

Sei originaria di Somma Ve-suviana, città della tammorra,strumento al quale annualmenteè dedicato una festa. Quantoinfluiscono le tue origini nelletue scelte da interprete?“Io sono assolutamente napole-tana, ho vissuto circa vent’anni aSomma Vesuviana, ma sono diNapoli, nata e cresciuta nelquartiere flegreo dove ritorneròtra breve. A Somma ci sono andatanel 1995 e devo dire di essercistata bene. È una cittadina checonserva gelosamente le sue tra-dizioni ed io le ho vissute e spe-

rimentate quasi tutte per capire meglio la terrache mi ospitava. I suoni, le danze, i sapori diquesta terra hanno sicuramente contribuito allascelta dei brani da inserire in ‘Mo vene Natale’.Al “Napoli Classic in Tour” partecipi anchedal vivo con i pezzi interpretati in coppiacon Gianfranco Caliendo.“Sì... ormai facciamo coppia fissa.”Cosa ti aspetti per questo grande eventodedicato alla canzone napoletana classica?“Spero ci sia interesse, spero ci sia la volontàdi non trascurare mai il nostro immenso baga-glio musicale... spero serva a stimolare la vogliadi far rinascere le nostre meravigliose canzoninapoletane e di farle conoscere anche a chinapoletano non è.”

Flora Contento - 4

Gerardo Ardito

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Flora Contento

Flora Contento nasce a Napoli nel 1961, ultimadi 5 figlie, in una famiglia con spiccate tendenzeartistiche, con un nonno poeta e i genitori conun buon talento vocale.Prestissimo mostra le sue due grandi attitudini: il canto e la poesia.Sposatasi in giovanissima età, non ha la possibilitàdi coltivare le sue grandi passioni, anche perchéè mamma per tre volte ed è stata impegnatissimaa crescere le tre figlie Eliana, Federica e Roberta.Si concede soltanto qualche anno di studio delpianoforte, seguita dalla maestra Monica Turriche arricchisce i suoi orizzonti musicali.Negli anni 90 si trasferisce a Somma Vesuviana,ed entra a far parte della “Corale Vesuviana”,ove spicca nella sezione “soprani”.Continua sporadicamente a scrivere poesie e acantare, “approfittando” di qualche impegno di“piano bar” e di occasioni festive.Nel 2010, decide di raggiungere un suo vecchioamico di famiglia, Gianfranco Caliendo, e siiscrive alla sua rinomata Accademia di Canto.Gianfranco scopre le sue qualità vocali e ancheil suo talento per la scrittura, e la coinvolge in

alcuni progetti, tra cui “Fatti Santo” un branodedicato alla beatificazione di Don GiustinoRussolillo, in cui Flora incide anche “Un semecaduto dal cielo” , un canto dedicato al pretefondatore dei Vocazionisti. Poi scrive 3 braniper il nuovo disco di Vito Marletta, (che siricorda per una partecipazione al Festival diSanremo 1997 ) e, nel 2012 lavora al progetto“Vittoria” ispirato dalla tragedia che coinvolgeuna famiglia che abita a pochi passi dalla suacasa. Prodotto da Officine della Musica, etichettadiretta dal suo amico Gianfranco Caliendo, ilbrano è inserito in una compilation, “Radio HitEstate 2012”, ed è davvero molto emozionanteperché parla della solitudine e del dolore cheinveste la bambina figlia di Melania Rea, esat-tamente ad un anno dalla sua barbara uccisione.L’anno successivo scrive il primo inedito diGianfranco, “Memorie di un Pazzo” che da’ iltitolo all’intero CD. Poi, seguono: “RadioAmore” scritta con Caliendo per la storica emit-tente campana e cantata da grandi voci del passato(Camaleonti, Antonello Rondi, Francesca Alotta,Homo Sapiens, Santo California, Romans, Daniel

Santacruz e lo stesso Gianfranco)e, nel 2014,“Mille Voci” , sigla del famoso format televisivo,cantato da Gianni Nazzaro, Stefania Cento eGianni Drudi. Sempre nel 2014, Officine dellaMusica pubblica “Mo’ vene Natale” il suo primocd interamente da solista, in cui , oltre a racco-gliere canti della tradizione natalizia partenopea,compaiono 2 inediti : “Natale senza ‘e te” e“Tammurriata ‘e Natale” .Nell’inverno 2014/2015 arriva la nuova compi-lation “Radio Hit” che contiene “Come mai”,il suo nuovo singolo e “Non si fa” cantata daGianfranco con la partecipazione del rapperCiccio Merolla. Tra le ultimissime produzionidella coppia Caliendo-Contento si annotano :“Cia’ guaglio’”, commuovente brano dedicatoa Pino Daniele (interpretato, nella prima versione,da Andrea Sannino e Pietra Montecorvino enella più recente versione dagli stessi autori),“Amore Azzurro”, l’inno della squadra delNapoli 2015/2016, cantato da Gianfranco conAntonello Rondi, Monica Sarnelli, Patrizio Oliva,Gianni Donzelli degli Audio 2, i fratelli Artesie Tony Cicco della Formula 3 .

www.napoliclassicintour.itwww.napoliclassicintour.itGianfranco Caliendo - 5Febbraio 2016

Gianfranco, ci parli del tuo coinvolgimentoal Napoli Classic in Tour?“Il mio coinvolgimento è nato attraverso il mioamico Antonio Romano di Radio Amore, cheha voluto la mia presenza in questo progettoe anche una consulenza artistica. Poi, cono-scendo il ‘patron’ Gerardo Ardito, ho ‘sposato’in pieno alcune sue idee, tra cui la ‘sigla’musicale della manifestazione, che ho avuto ilpiacere di arrangiare e strumentare. Parlo diCanta Mamma, il cui testo è stato scritto dallostesso Gerardo con l’aiuto di Flora Contento,ed è ispirato da un antico canto indiano a cuiho dato una sembianza melodica molto“partenopea”…Le tue origini raccontano la storia dellacanzone napoletana…Io sono nato a Firenze, ma da una famigliapartenopea “verace” da 7 generazioni. Miopadre era del quartiere Sanità e mia madre dellazona dei ‘Tribunali’.Ho avuto la fortuna di nascere in questa famigliamolto legata alle tradizioni musicali e quindial patrimonio canzonettistico partenopeo. Miononno era un eccellente mandolinista e scrivevapoesie e canzoni. Scrisse persino col poetaPasquale Cinquegrane. Anche mio padre suo-nava il mandolino, la chitarra e il violino. Miozio Eduardo, invece, fece della musica e dellachitarra il suo pane quotidiano. Infatti, impa-rando quello strumento da ragazzino, divenneuno dei chitarristi più richiesti della città ecollaborò con tutti i più grandi artisti dellaCanzone napoletana, tra cui Sergio Bruni,Fausto Cigliano, Nunzio Gallo e Roberto Mu-rolo. Affiancò quest’ultimo nel progetto ‘Na-poletana’, la celebre antologia su dischi a 33giri, che raccoglie una grande quantità di branistorici, dal 1200 al 1960. Zio Eduardo ne curòla cronologia, le trascrizioni, gli adattamenti,e suonò in tutti i brani. Poi divenne docente dichitarra del Conservatorio di Avellino. Dabambino spesso assistevo alle prove di mio ziocon Roberto Murolo e quindi si può immaginarequanta canzone napoletana classica io abbiarespirato.”Con Tu ca nu chiagne, una rivisitazione delbrano originale (scritto nel 1915 da LiberoBovio ed Ernesto De Curtis) che interpretinello spettacolo, hai ottenuto con Il Giardinodei Semplici il Disco d’Oro, con un milionedi copie di dischi vendute nel 1975.Ci racconti come nacque?“Tu ca’ nun chiagne nacque per un caso ‘for-tuito’… La nostra Casa discografica, all’epocala CBS Sugar, ci ‘commissionò’ attraverso ilnostro produttore, il grande Totò Savio, unasigla per una serie di film dedicati al registaFrancesco Rosi.

Con qualche titubanza iniziale sulla scelta dicantare un brano in vernacolo (anche il sotto-scritto pensava che il Giardino, avendo avutosuccesso con M’innamorai in lingua italiana,avrebbe potuto creare un po’di confusione trai nostri primi fans) optammo alla fine per Tuca nun chiagne, un brano che io adoravo e chelo stesso Totò Savio fece interpretare a MassimoRanieri nel suo disco Macchie ‘e Culore. Na-turalmente ci sbizzarrimmo a far uscire fuoritutta l’anima ‘rockettara’ della band, rendendolamolto moderna e vicina al gusto giovanile, masenza snaturare la bellezza melodica dellacanzone. L’ascolto del brano mixato fu unagrande emozione. La sigla in TV fu montatacon soltanto un minuto di canzone… ma fu unsuccesso sorprendente ed immediato. Arriva-rono oltre 3000 telefonate in RAI per chiederechi l’avesse interpretata. Dopo un mese era giàin classifica e il 2 Gennaio entrò nella HitParade di Lelio Luttazzi.”Altri classici napoletani diventarono vostricavalli di battaglia…“Già nel primo omonimo album era presenteAngela, un anonimo del ‘700 arrangiato allaPink Floyd… poi in realtà il sottoscritto suggerì agli altri componenti del gruppo, che si potevaanche osare una strada di inediti in vernacolo(stava per nascere Pino Daniele). E già nel1979 nacque Bianco e Nero in cui io e GianniAverardi componemmo tutti i brani… ma la-sciammo spazio a 2 rielaborazioni : Munasterio‘e Santa Chiara” e Palummella. Negli anni‘80 nacque poi il progetto Ed è subito Napoli,con 12 rivisitazioni, tra cui Tu si’ ‘na cosagrande – Chiove - Mmiez’’o ggrano. Alla finedegli anni ‘90, il produttore Nando Coppeto cipropose di fare un disco con canzoni storichee di grande peso internazionale.Nacque così Napoli unplugged… in cui cicimentammo in brani tipo ’O surdato ‘ nnam-

murato, Malafemmena e Torna. Staccandomidal gruppo, mi sono avvicinato ancora di piùal canto in vernacolo e tra i miei progetti im-minenti c’è un disco interamente in linguanapoletana, con canzoni antiche e non, daltitolo Amanapoli.”Tu credi che i “fasti” della grande CanzoneNapoletana possano mai avere una continui-tà nei giorni nostri?“Io credo che assolutamente ci siano tutti ipresupposti per continuare a cantare in napo-letano con successo. Purtroppo gli autori par-tenopei sono un po’ ‘snobbati’ dai mass-media,ma ciò non impedisce la nascita di grandicanzoni e grandi exploit. Alcuni ritengono chela Canzone Classica Napoletana sia finita congli anni ‘60… Io, invece, ritengo che propriodal ‘70 in poi abbiamo avuto una grande energiache è scaturita dalle visceri artistiche dellanostra terra… Pino Daniele, Enzo Avitabile,Tony Esposito e tutto il neapolitan power sonostati dei pilastri… ma anche il grande PaoloMorelli, leader degli Alunni del Sole, ClaudioMattone con i suoi ‘Scugnizzi’ e un po’anchenella mia personale carriera si annota qualchepiccola soddisfazione.La mia canzone ‘Silvye’ è stata prima in clas-sifica nei paesi scandinavi, così come l’album‘Bianco e Nero’ in Finlandia. Attualmentecontinuo a pubblicare brani in dialetto, comeI’ quanno vego a tte’ e come ‘Cia’ Guaglio’,con lo stupendo testo di Flora Contento. Credosia un dovere di tutti gli artisti nati all’ombradel Vesuvio allontanare dalla gente l’idea chea Napoli ormai nascono solo canzoni popolari,ma di scarso spessore artistico, ciò che vieneindicato con il termine ‘Neomelodico’.Tu insegni anche canto con la tua prestigiosascuola (Accademia Caliendo). Ci sono gio-vani che si avvicinano alla canzone napole-tana classica, aspiranti interpreti del futuro?Potrà essere tramandato alle nuove levequesto grande patrimonio artistico?“Devo dirti con sincerità che pochissimi ragazziamano cantare in napoletano, ma io lavoromolto per inculcare loro questo amore e con-vincerli che abbiamo delle radici musicali checi invidiano in tutto il mondo, e che dovremmosbandierare con orgoglio.Nei repertori che affrontiamo a Scuola, annoper anno, non manca mai l’ interpretazione diun brano classico in dialetto. Purtroppo in TVi ragazzi sono “bombardati” da canzoni ditutt’altro genere, addirittura in lingua inglese…e si rischia di non riconoscere più le proprieorigini socioculturali e musicali.Comunque nell’Accademia Caliendo spessocrescono talenti in grado di cantare ed emozio-nare con la nostra tradizione musicale.

Intervista a Gianfranco Caliendo:da ex leader del “Giardino dei Semplici” alla carriera da solista

Gerardo Ardito

Gianfranco Caliendo nasce a Firenze nel 1956 dagenitori napoletani.Nipote del compianto chitarrista Eduardo Caliendo,docente al Conservatorio di Avellino e ideatore dellaCollana “Napoletana” di Roberto Murolo, per laquale suona e arrangia in tutti i dischi, Gianfrancocomincia a muovere i primi passi nella musica a 8anni, con la chitarra Calace regalatagli dallo zio.Nel 1974, fonda con Gianni Averardi il gruppo checaratterizzerà tutta la sua carriera, Il Giardino deiSemplici. Nella band egli è voce solista, chitarristae autore della maggioranza dei brani inediti. Tra isuccessi del gruppo si ricordano “M’innamorai”,“Miele”, “Tu ca nun chiagne” , “Vai” del binomioBigazzi – Savio e, ancora, “Concerto in La

minore”, “Napoli Napoli”, “Tu tu tu”, “Carnevaleda Buttare”, “E amiamoci”, etc… scritte dallostesso Gianfranco.Parallelamente svolge attività di produttore e diinsegnante di canto, per cui pubblica il libro “Vocidi dentro”, saggio di tecnica vocale moderna.Nel 2001, sua figlia Giada ha un grande successointernazionale grazie a “Turuturu”, scritta dal padree presentata al Festival di Sanremo. In 4 versionivende circa un milione e mezzo di CD.Dal 2012 si stacca dal gruppo e intraprende unacarriera da solista, proponendo brani di ottimospessore artistico e il suo repertorio rielaborato. Adaffiancarlo è sovente la sua compagna cantautriceFlora Contento, con la quale scrive, tra le altre,

“Memorie di un pazzo”, “Non si fa” e, di recente,“Amore azzurro”, dedicato alla squadra del Napolie “Cià guagliò”, dedicato a Pino Daniele.

Gianfranco Caliendo

www.napoliclassicintour.itwww.napoliclassicintour.itFebbraio 2016 Carmine De Domenico - 6

Salerno - Piana del SeleCosta cilentana

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Carmine De Domenico: napoletano dinascita, classe 1976, stimato dalla criticae con alle spalle già tante esperienze, siain Italia che all'estero.Partiamo dagli inizi.“Sono nato in una famiglia come tante, magià da piccolo sono stato affascinato dallamusica e dal canto. Mio padre, cantanteautodidatta, fin da piccolo mi ha fattomangiare ‘pane e musica’, trasmettendomila sua immensa passione. Quando lo sentivocantare lo vedevo felice, e allora io imma-ginai che per essere felici bisognava can-tare. Oggi direi che per esserlo veramentebisogna seguire una passionee fare quello per cui ci sen-tiamo nati. Ed io fortunata-mente lo faccio: il canto è lamia grande passione.”Una "passione napoleta-na", come leggo spessosulla tua pagina Facebook?“Una grande passione per ilbel canto, direi. Poi essendonapoletano e avendo nelDNA le tracce indelebilidella tradizione musicale diNapoli - patrimonio dellacultura mondiale - non possofare a meno di sposare la miapassione con la tradizione.E, portando sulle scene daun po' di anni un certo tipo di repertorioclassico, possiamo dire che certamente lamia è una passione napoletana.”Molte esperienze artistiche, anche fuoridall'Italia. Se dovessi fare una classifica

delle tre per te più importanti?“Difficile fare una classifica. Ne mettereitre su tutte, tutte al primo posto.”Tre ex aequo! Quali?“Aver fatto parte del cast di ‘900 napo-letano’, essere stato il rappresentantedella canzone classica napoletana alFestival di Nanning in Cina e cantare alSan Carlo, ospite del concerto con labanda della Polizia, con alle spalleun'orchestra fantastica di 101 orchestrali.Parlaci ora del tuo ultimo spettacolo,in cui so che hai introdotto una novità.Di cosa si tratta?

“Volevo fare uno spetta-colo che avvicinasse lamusica al teatro. È natacosì un'interessante al-chimia, dove musica eprosa dialogano insieme.Con me sul palco, oltre aim u s i c i s t i c h e m ia c c o m p a g n a n o … . ”Cant i sempre conl'orchestra?“Sì, sempre con una en-semble di musicisti: sevuoi emozionarti edemozionare il pubblicotrovo sia fondamentale.Alle melodie del reperto-rio classico che canto,

abbiamo contrapposto brani di napoletaniillustri: De Filippo, Viviani e tanti altri,recitati dalla bravissima attrice LallaEsposito. Musica e prosa insieme, comegià ho detto.”

Il risultato?“Se lo misuriamo con gli applausi e coni commenti del pubblico, direi eccezio-nali. Uno spettacolo da ampliare e ripro-porre.”In genere le interviste finiscono semprecon la stessa domanda…I miei progetti futuri? Guardo sempreavanti. Sicuramente un nuovo spettacoloda allestire a breve, elaborando e am-pliando il tema dell'unione tra canto eprosa. Poi chissà…

Carmine De Domenico, un tenore con la passione napoletanaMarco Puzzo

Note biograficheCarmine De Domenico è un tenore lirico leggero.Napoletano, si è laureato in Canto presso il Conservatorio dimusica "D. Cimarosa" di Avellino con il massimo dei voti.Si è esibito in Italia e in Europa, giungendo fino in Cina enegli Stati Uniti. Negli anni ha collaborato con vari musicisti,attori e registi italiani. È molto stimato dalla critica, cheapprezza in lui il modo con cui riesce ad affascinare il pubblicocon le sue interpretazioni.È stato protagonista di esperienze legate al Teatro, all'Operettae al Musical:• Rappresentante della canzone classica napoletana al NanningInternational Folk Song Arts Festival - Cina• Concerto della Polizia di Stato al teatro San Carlo - Napoli• Festa della Repubblica Italiana - Baltimora• Viva Napoli - Zurigo• Belenes de Napoles, tradicion y sabor de navidad - Madrid• Die Neapolitanische Krippe: tradition und dufte - Monacodi Baviera• Musical Novecento Napoletano - regia di Bruno GarofaloVincitore di vari premi e concorsi, ha partecipato a trasmissioni- su reti nazionali - televisive e radiofoniche.Discografia:• Napoli, passeggiata musicale• Serenate napoletane• Me vieni a dì• Omaggio a V. D'Annibale• Novecento Napoletano www.carminededomenico.it

Carmine De Domenico

www.napoliclassicintour.itwww.napoliclassicintour.itFebbraio 2016 Radio Amore - 7

Radio Amore è un Gruppo che annovera ben 3emittenti in Campania e cinque in Sicilia, chetrasmettono in FM ma anche in streaming e ininternet. In Campania: Radio Amore, RadioAmore I Migliori Anni e Radio Amore Napoli.Le radici di Radio Amore nascono agli alboridelle radio libere, ben 40 anni fa. La sede, anchese diversa da oggi, era ugualmente a Soccavo(Napoli) e l’emittente, negli anni 80/90, trasmet-teva col marchio nazionale Radio Cuore, primadi arrivare ai giorni nostri dal 2000 con unanuova veste e linea editoriale e il marchio “RadioAmore” .Il suo patron, Antonio Romano, 65 anni, è natoe vive a Napoli e nutre da sempre la grandepassione per la Canzone Napoletana Classica.Antonio, cosa è per te la canzone napoletanaclassica? “È un patrimonio inestimabile - esor-disce Antonio- che noi abbiamo il dovere ditutelare e valorizzare. È uno dei simboli di unpopolo e della sua immensa creatività artistica.La canzone napoletana, quella classica, sia chiaro,può anche essere volano per il turismo e perl’occupazione di giovani, siano essi musicisti,cantanti, addetti all’accoglienza dei tanti cheoggi vengono da noi per visitare una regioneche coniuga arte, storia, cultura, tradizioni,enogastronomia e non è seconda a nessuna”.Se interroghiamo i giovani di oggi su cosa èla napoletana classica, cascano dalle nuvole,non riuscendo a fare distinzione tra il neome-lodico e la canzone antica.“Beh, questo avviene perché c’è stata (e tuttorapersiste) una miopia da parte delle Istituzionilocali, assenti sul tema, tutt’al più foraggiandosolo amici ed amici degli amici per il passato.Oggi le istituzioni si limitano a dire che non cisono soldi; poi, miracolosamente, compaionosempre a beneficio dei soliti noti. Tornando alladomanda, per fortuna in questi ultimi tempi lecose stanno cambiando, a partire dalla scuola:molti illuminati docenti parlano sempre piùdella canzone, ma anche dellalingua napoletana. Ovviamente, emi limito alla sola città di Napoli,nei quartieri più evoluti c’è un nettoprogresso, mentre in quelli perifericie più popolari il triste fenomeno dei“neomelodici” ha attecchito in modopericoloso, facendo identificare conquesto la canzone napoletana. Certo,c’è tanto da fare, ma sono convintoche tutti noi appassionati sapremofar sì che la canzone classica napoletana nonrimanga, tra qualche anno, argomento per solistudiosi.”Hai fatto delle scelte editoriali precise neltarget degli ascoltatori e nella programma-zione radiofonica… “La risposta è legata allaprecedente. Ho mirato, nel dare vita a RadioAmore “I Migliori Anni”, ad avvicinare quantepiù persone possibili alla canzone classica na-poletana, ci sono riuscito, mescolandola ai grandievergreens nazionali ed internazionali. La for-mula unica fa sì che gli ascoltatori siano legatiemotivamente alla radio. Devo anche sottolineareche, man mano, stiamo raggiungendo l’obiettivoprefissato, cioè di avvicinare anche un po’ digiovani, che si stanno convincendo che questoè un patrimonio che a loro appartiene pienamen-te.” La scelta di dedicare gran parte dellaprogrammazione di “Radio Amore I MiglioriAnni” alla “Canzone Napoletana Classica” èstata coraggiosa e ti fa davvero onore.“Ti dirò che gli stessi miei collaboratori mihanno detto che ero matto da legare, specie

nell’intenzione di programmare senza soluzionidi continuità la canzone napoletana con gliEvergreens. Facendo mio il pensiero di un grandecome Louis Armstrong, che diceva “non esistonogeneri musicali, ma musica bella e musicabrutta”, ho ritenuto, e i fatti mi hanno datoragione, che ascoltare Sergio Bruni e poi FrankSinatra o Gianni Morandi e poi Mario Maglioneè un bel sentire. Questa scelta mi costa tanto inrichieste di partecipazione a convegni, presenta-zione di libri e dischi, ecc., che mi lusingano,ma che avrei preferito ricevere una ventina d’annifa…”Oggi sei è un punto di riferimento in Campa-nia per gli artisti che si affidano a te per lapromozione dei loro dischi e spettacoli. Grazieal tuo prezioso lavoro molti artisti campanisono emersi o si sono affermati. Altri, storici,hanno potuto contare sul tuo appoggio incon-dizionato. Ma pochi si rendono conto delgrande sacrificio economico, oltre al tempoche dedichi alle emittenti, che coinvolge le tueemozioni, la tua stessa famiglia, i tuoi affetti.Cosa ti gratifica realmente?“Con gli Artisti è nata una grande stima e ami-cizia. A volte c’è stata e ci sarà qualche in-comprensione, perché essih a n n o u npregio che èanche un li-mi te : sonoegocentr ic i ,per cui quandosono insiemediventa difficilegestirli. A partequesto, chi canta l ecanzoni classichenapoletane meritaun plauso, perchéoggi è difficile

trovare sbocchi lavo-rativi. Nonostantetutto, ai grandi inter-preti, molti dei qualisaranno a Cava il 18e 19 febbraio, sistanno affiancando

giovani con grandi qualità, di cui presto sisentirà di parlare. Radio Amore li appoggerà contutti i propri mezzi. Anche grazie a noi sonodiventati noti due veri talenti, Massimo Masielloe Carmine De Domenico; così vi dico chesentirete parlare anche di Francesca Marini,Francesco Cocco e Genny Avolio, giovani contutti gli ingredienti giusti per un meritatissimosuccesso. Per quanto riguarda il sacrificio, quellofisico non mi costa, perché è ampiamente com-pensato dalle gratificazioni che ricevo. E poichéperò le gratificazioni, gli encomi, le mail, letelefonate che ricevo da ogni angolo del mondo,importanti, non compensano i sacrifici econo-mici, ritengo di essere in credito, e di tanto, conchi può e magari non vuole…”Qual è il tuo più grande progetto e desiderioche ti piacerebbe realizzare come editoreradiofonico? “Il grande progetto è proprio que-sto, con un pizzico di immodestia l’ho realizzato.Mi piace pensare all’ascoltatore che dalla Radiosi aspetta cultura, informazione indipendente ein massima parte locale, e buona musica, quellache di questi ultimi tempi è rara.”

Tuo figlio Daniele, 28 anni, è il direttore tec-nico del Gruppo Radio Amore; Daniele ti èaccanto ogni giorno ed è tuo amico è consi-gliere. L’amore e la stima che ha per te, suopadre, è incommensurabile. Rappresentateuna coppia affiatata in cui ogni padre e figliovorrebbe riconoscersi…“Ormai Daniele è a tutti gli effetti il vero editore.Nonostante la sua giovane età ha esperienzalunghissima; è nato e cresciuto a pane e radio.Io sono una specie di vecchio (quasi) saggio chegli è accanto, ma lui per la mia gioia è in con-dizioni di raccogliere il testimone, le sue ca-pacità sono apprezzate dall’ambiente e da chiruota intorno al nostro meraviglioso pianeta.”Antonio, tu sei la persona senza la qualeil progetto ‘Napoli Classic in Tour’, cheprende vita il 18 e 19 febbraio 2016 a Cavade’ Tirreni, difficilmente avrebbe potutomettere radici. Il tuo rapporto di amicizia,stima e collaborazione con gli artisti

partenopei era indispensabile. Tu sei ancheil direttore artistico della manifestazione e

condurrai le due serate che sarannotrasmesse anche in diretta radio-fonica dal Gruppo Radio Amore ein differita su CapriEvent. Cosa tiaspetti dal pubblico e dagli artistiche sei riuscito a coinvolgere?“Grande entusiasmo, quello che noimettiamo in ogni occasione. Gli Artistidevono capire che la nostra passione

è per loro una grande occasione, ci devono esseresempre vicini, come noi abbiamo dimostrato diessere a loro. Dal competente pubblico di Cavade’ Tirreni mi aspetto partecipazione fisica edemotiva. Deve essere motivo di orgoglio per iCavesi che questa iniziativa parta proprio dallaloro città e per merito di due loro concittadini,Gerardo Ardito, patron del Napoli Classic inTour ed Alfonso Galdi, ai quali debbono unrinnovato fervore e una voglia di dare.”Sei stato tu che mi hai ispirato anche l’ideadi un premio-riconoscimento per gli artistiche hanno sposato il nostro progetto. Ti ho,a giusta ragione sempre definito “Paladinodella Canzone Napoletana Classica”; è stataquindi la tua passione lo spunto.“Il pubblico deve sapere che con Gerardo Arditomi lega una solida amicizia da oltre 20 anni,durante i quali, tra gioie e dolori si è sempre piùconsolidata. L’amore del brillante Editore diCavanotizie.it, che è anche il rappresentantepubblicitario di Radio Amore e responsabiledell’Associazione Musica è vita per la provinciadi Salerno, per la Canzone Napoletana Classicae per la buona musica, emerge con chiarezzaproprio attraverso l’entusiasmo e gli sforzi cheprofonde quotidianamente. Napoli Classic inTour e il primo spettacolo, che si terrà a Cavail 18 e 19 febbraio 2016, sarà un successo, nesono certo”.

Antonio Romano, “Paladino” della napoletana classicaRadio Amore… amore senza condizioniGerardo Ardito

Antonio Romano col figlio Daniele.In basso foto con Valentina Stella,

Antonello Rondi e poi ancoracon i figli Daniele e Romina.

www.napoliclassicintour.itwww.napoliclassicintour.itFebbraio 2016

Una voce ricca e “rotonda”, come si addicead un attore cantante; una voce carica diconnotazioni emozionali, come è proprio dichi ha una sensibilità a colori. È il primoimpatto dell’incontro con Massimo Masiello,che inizia sotto forma diintervista, si sviluppa poi intornoalla condivisione di tematiche diampio raggio, si trasforma allafine in amabile conversazionequasi ad personam. Potenza dellevibrazioni esistenziali che ilmondo della creatività e dellacultura a volte sa regalare. Manella sostanza il discorso gravitaintorno alla figura professionaledi Masiello.Ti senti più un attore che cantao un cantante che recita?Tra le due opzioni, decisamente la prima, matengo a precisare che io sono comunque siaattore che cantante a pieno titolo.È per quella opzione che nella tuadiscografia, dopo la serie intensa dipubblicazioni a metà degli anni ’90, c’è unsalto di oltre quindici anni prima dellaripresa con gli ultimi due CD?Direi proprio di sì, ma c’è anche una concausa.Quando una ventina di ani fa cominciò l’ascesadei neomelodici, con cui mi identifico benpoco, io che mi sono formato intorno alclassico, che sono cresciuto con Franco Ricci,Sergio Bruni, Mario Trevi, ho preferito perun certo periodo dedicarmi al teatro, cherappresenta il fondamento delle mie passionie della vita lavorativa e che mi ha regalatoincontri e modelli decisivi e straordinari: daRosalia Maggio a Luca De Filippo a MarioScarpetta a Nello Mascia fino a FedericoSalvatore e Peppe Lanzetta con cui lavorotuttora. Poi, ho pensato di rivalorizzare la miaidentità musicale, recuperando la tradizionedegli anni ’40 e ’50 e fondendola con i ritmidella musica americana, che proprio in quelperiodo è diventata profondamente “nostra”,per ben note cause storiche e per una formadi empatia culturale tra i due mondi.E ultimamente hai anche fatto un salto neltempo, rievocando, nello spettacolo “Gliamici se ne vanno”, in un emozionante edemozionato ricordo scenico, la figuraartistica ed umana di Umberto Bindi, ungrande della musica e della canzone troppocalpestato in vita e soggetto presso le nuovegenerazioni ad un’ingiusta cancellazionedella memoria.Era giusto e doveroso; e dici bene: impersonareBindi è stato emozionato ed emozionante.

Impersonandolo, le discriminazioni da luisubite per razzismo sessuale mi sono sembrateproprio insopportabili. E mi sono indignatoancora di più.Sia in “12” che in “Gli amici se ne vanno”

le scelte dei titoli non sonosembrano improntate ad un facileopportunismo per conquistare lemasse, ma ad una accurata ricercadella qualità.Sì, ci tengo ad affermare questa linea,e sono fiero di averla privilegiata,perché alcuni pezzi o autori nonpotevano finire nel dimenticatoio.Tra i napoletani, un nome per tutti:Enzo Barile, il grande maestro,compositore e direttore d’orchestra, autore di pezzi affascinanti, come

Purtateme ste rrose, che è una delle miecanzoni del cuore. In questa fase ho avutol’opportunità di lavorare anche con personalitàdi assoluto rilievo, come Federico Vacalepre,che, tanto per intenderci, è uno di quelli chehanno collaborato con John Turturro per larealizzazione di Passione.Su questa linea sono state scelte anche lecanzoni da presentare al ‘Napoli Classic inTour?’Un misto, direi. Canterò ‘A rumba d’ ‘escugnizzi, come omaggio al grande RaffaeleViviani.In memoria anche del premio come migliorattore da te ricevuto per Io, Raffaele … eViviani?Direi piuttosto come omaggio ad un autore lacui conoscenza ha fatto nascere e lievitare lamia passione per il teatro (trent’anni fa mi furegalato un suo libro e ne rimasi folgorato);un autore come nessun altro ha saputorappresentare l’anima popolare napoletana.Ed anche un drammaturgo che prevede nellesue opere un misto di canto e recitazione: ilmeglio possibile sulla scena, a parer mio.Seconda canzone?Nuttata ‘e sentimento, di Cassese e Capolongo.‘Nu suonno ‘e ducezza, overamente!Torniamo tanto indietro, agli inizi del secoloXX…Non importa, la bellezza non ha tempo. Equesta è una canzone che mi fa “squagliare”,innamorato come sono dell’amore e degliaffetti …Amorosa anche la terza canzone?Sì e no: ‘A serenata ‘e Pulecenella, un omaggioad uno dei miei grandi amori musicali, LiberoBovio. Si tratta di un amore grande e pudico,un amore che fa squagliare un guappo e mettea dura prova il suo orgoglio.

Insomma, uno scugnizzo ca ldo ,appassionato e “orgoglioso”. Una trilogiache ti rappresenta?In parte sì, ma la forza delle canzoni prescindeda questo. Dipende dall’empatia che si riescea creare sul palcoscenico, nel canto come nellarecitazione. È lì, ‘ncoppa ‘e tavole, che sivede l’artista. Poi quando scendiamo, cisvestiamo della finzione e ci rivestiamo di noistessi.O anche il contrario?Chi lo sa. Io, comunque, torno VincenzoMeola, che è il mio vero nome, poi sacrificatoa quello d’arte.Già, Massimo Masiello è più assonante, contutte quelle m, e magari meno consonantecon “cognomi troppo simili” cheinevitabilmente sarebbero stati evocati…È vero. Ma, ripeto, l’importante è il rapportoche si vuole stabilire col pubblico. Da questopunto di vista non mi posso certo lamentare,né come attore né come cantante. E spero diconfermarlo al ‘Napoli Classic in Tour’: ognivolta Massimo vuole il massimo, comeminimo…

Massimo Masiello: l’anima di Napoli nel canto e sulla scenaFranco Bruno Vitolo

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Massimo Masiello, oltre che cantante, è attoredi teatro ed ha partecipato anche ad alcunilungometraggi cinematografici e televisivi.Ha studiato all’Accademia del Teatro Diananel periodo 1989 – 1990. Si è quindi perfezio-nato in canto e solfeggio ed ha anche seguitoun corso come ballerino.In teatro, dove ha al suo attivo circa sessantaspettacoli dal 1991 ad oggi, ha lavorato conpartner di grande rilievo: tra gli altri, RosaliaMaggio, Angela Luce, Luca De Filippo, CarloGiuffré, Gigi Savoia, Giacomo Rondinella,Carlo Croccolo, Piera Degli Esposti, DaliaFrediani, Mario Scarpetta. Tra le soddisfazionipiù gratificanti ricevute come attore, il Premio

“Oscar per il teatro 2003” come miglior attoreprotagonista della stagione con lo spettacoloDon Raffaele, io… e Viviani.A cinema, tra l’altro, ha recitato in Luna Rossa,di Antonio Capuano e in “La volpe a trezampe” (vincitore del Filmfestival di Giffoni).In TV, nella fiction Assunta Spina, con Miche-le Placido.Come cantante, ha pubblicato sei album, incui domina la rivisitazione delle canzoninapoletane classiche: Scurdammece ‘o presen-te (1991), Piedigrottissime (1992), Concertonapoletano (1993), Massimo Masiello cantaViviani (1993), Quando spunta la Luna aMarechiaro (1996), 12 (2011), Gli amici sene vanno, omaggio a Umberto Bindi (2014-2015).

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Tel.349.3408708Piazza Duomo, 21 - Cava de’ Tirreni

Mario Maglione, l’erede musicale di Roberto Murolo“Il mio sogno? Poter cantare fino all’ultimo giorno la canzone classica”

Lei gode di una grande popolarità, è personaaffabile e un grande intrattenitore, il suocanto arriva al cuore e suona la chitarra congrande maestria. Il maestro Roberto Murololo ha battezzato suo legittimo erede musicalee lei ne è a giusta ragione fiero. Ma ogniartista desidera anche un riconoscimentoche va al di là dell’accostamento ad un altrogrande artista. Non l’ha mai infastiditoalmeno un po’ essere annunciato erede mu-sicale e non Mario Maglione e basta?“Assolutamente no. Per me è stato e rimarràsempre un grande onore e privilegio esserestato definito l'erede del Maestro (anche se siriferiscono soprattutto al modo di porgere coneleganza la canzone).”Ha cominciato a cantare appena ragazzino:come è nata la sua passione per il canto e lamusica?“Mah.. è incominciata per caso. Da piccolo misono avvicinato alla batteria e l'ho suonata permolti anni, poi, dopo il servizio militare, hoconosciuto Murolo e mi sono appassionato allaCanzone Napoletana, che non ho lasciato più.”Lei ha girato il mondo con i sui spettacoli;quale paese l’ha maggiormente colpita perl’accoglienza ricevuta?

“Devo dire che un po’dappertutto l'accoglienzaè sempre stata ottima, ma il Giappone è ilmassimo!”Quale esperienza non ripeterebbe mai nellasua vita?“Sono convinto che ogni momento della propriavita serva e assuma significato nel formarti nel prendere decisioni e vivere poi serenamente”.

La purezza delle sue interpretazioni nonlascia dubbi. Murolo aveva ragione a rico-noscere lei come interprete di prestigio dellacanzone della tradizione classica napoletana.C’è una canzone che ama cantare che nonappartiene a Napoli?

“Io nasco come cantante di musica leggera inlingua. Da giovane avevo un gruppo musicale,I Figli degli Angeli, coi quali cantavo e suo-navo. Mi piace molto il repertorio di EduardoDe Crescenzo: una delle mie preferite, che hocantato per anni, è Ancora."Maestro, le hanno mai fatto richieste stranenei suoi spettacoli (nel senso di pezzi nondel suo repertorio) in Italia o all’estero?“Certo, tante volte mi scambiano per un altroartista. Ma tutto questo è normale nel nostrolavoro.”Se dovesse fare un duetto, quale artistanapoletano le piacerebbe avere al suo fianco?“Mah… mi piacerebbe duettare con molti artistinapoletani! Sia uomini che donne! Chissà,forse un giorno lo farò. Sempre che altri artistisiano disposti a duettare con me. Ma a Napolinon è poi così facile…”La sua carriera è costellata di soddisfazioni.Cosa le piacerebbe realizzare nei prossimianni?“Sono contento fino ad oggi di come sia andata.Dopo 40 anni, poter ancora fare questo lavoroè un grande successo! Il mio sogno è potercantare fino all'ultimo giorno della mia vita lacanzone classica napoletana.”

Gerardo Ardito

Mario Maglione

Con Mario Maglione la canzone classica napo-letana trova, come accadde con Roberto Murolo,di cui il geniale cantante è l'erede spirituale,grande affermazione nel panorama della melodianapoletana di tutti i tempi.Per lui, vulcanico interprete della cultura canorapartenopea, l'espressione musicale è sentimentoe passione, che esprime al meglio attraverso ilcanto.Napoletano verace, Mario Maglione nasce aMergellina, luogo deputato da sempre ad esserericordato e immortalato, con la sua immaginepoetica, nei versi delle più famose canzoni par-tenopee. Ed è proprio la Mergellina dei pescatoriquella alla quale Mario si sente più legato. Nonmancano infatti, in alcune sue incisioni, branidi sua composizione, dove è viva, presente e piùche mai radicata l'ispirazione alla figura paterna-quasi un mito per Maglione- insieme conl'omaggio a quei pescatori di Mergellina chetanto profondamente ama.Gli esordi musicali di Mario si hanno quando,ancora adolescente, incontra i Padri Cappucciniche, intuendo nel giovane grande talento, nefavoriscono i primi passi proprio nel teatrino delconvento. Perfezionati gli studi sulla canzoneclassica napoletana, già per certi versi sicuro

interprete di questa branca della cultura parteno-pea, Maglione partecipa al " Masaniello" di ElvioPorta per la regia di Armando Pugliese, valicando,così, con i primi recital, i confini nazionali.Giappone, Ungheria, Inghilterra, Germania,Emirati Arabi, Svizzera Australia, Olanda, Ca-nada e Argentina sono frontiere valicate e“conquistate”Apprezzato dalla critica e dal pubblico, ha incisodiversi CD: "Suonno", Novecento Napoletano,Mario Maglione, Scapricciando, Ricordi diNapoli, Napule Doceamare, Napule e ‘na Can-zone, Napoli in smoking, “Na voce ‘na chitarrae…” e varie compilation, in cui canzoni delrepertorio classico napoletano vengono interpre-tate con grande enfasi e bravura.Numerose sono state le apparizioni televisive al"Maurizio Costanzo Show", nel corso delle qualilo stesso Costanzo, di certo grande conoscitoredel mondo dello spettacolo, ha manifestato piùvolte stima e ammirazione nei riguardi di questostraordinario interprete. Partecipazioni di rilievosono sicuramente quelle che si sono avute inseno a "Mamma Rai": "Domenica In" (Rai Uno);”Napoli prima e dopo” (Rai Uno); "Ciao Week-End" (Rai Due); "Radio anch’io" (Rai Due),"Fantastica Età" (Rai Tre). E ancora: per Canale

5 "7 scenari per il 2000" e "Buon Compleanno",per TMC "Tappeto Volante". Per finire, si puòben dire che il riconoscimento maggiore allestraordinarie capacità tecnico-artistiche di MarioMaglione proviene da un giudice che è la piùalta espressione della profonda poetica musicaledella canzone napoletana: Roberto Murolo. Ilgrande artista, che considerava Maglione suoerede spirituale, nutriva infatti la più incondizio-nata stima nei confronti dell'eclettico cantante.Presentando il suo Lp, Murolo ha specificata-mente dichiarato che la meritatissima popolaritàdi cui gode Maglione è il risultato congiunto diun suo originale e singolare modo di "comuni-care", saldamente sorretto da una sperimentatatecnica e dal pregio di una voce dagli accentivocalmente potenti e armoniosamente espressi.Convinto di poter affidare al futuro della CanzoneNapoletana un eccezionale interprete, Muroloha pure affermato che Mario Maglione è in gradodi offrire in chiave agile e moderna, il pregio eil fascino della più pura tradizione classica.Nonsarebbe potuto essere più lusinghiero il giudizioespresso dal grande maestro, né alcun altrogiudizio -si può esserne certi- potrebbe risultarepiù alto e più autorevole. Il che, per Maglione,è quanto di meglio si possa desiderare.

www.napoliclassicintour.itwww.napoliclassicintour.itFebbraio 2016 Antonio Siano - 10

Antonio Siano, il grande allievo del maestro Sergio BruniAntonio Romano

Sei stato uno dei più grandi allievi di SergioBruni. A differenza dei ‘bruniani doc’ tu haiun atteggiamento più gioviale, il maestro eramolto severo nello sguardo arcigno e lo sonoun po’ i tuoi colleghi. Come hai cominciato acantare?“Ho cominciato a collaborare con Bruni a 18anni, mi esibivo con lui come chitarrista solistae ne ero contento, ma il mio desiderio era cantare.Così lo dissi al maestro. Lui cominciò così aconcedermi spazi in cui cantavo all’interno deisuoi concerti.”Oggi cantare la canzone napoletana classica èquasi un atto di eroismo. Si dà tanto spazio adaltri generi musicale che voi, veri artisti, sem-brate quasi degli appestati. Vi tengono a di-stanza. È una cosa davvero vergognosa, tantoche, tu stesso ne sei testimone, come andiamofuori dalle mura napoletane, al nord o all’esterovi riservano un trattamento straordinario.“Confermo pienamente. Sono stato numerosevolte all’estero per esibirmi nel Nord Europa, inInghilterra al British Museum per un pubblicoinglese, poi in Francia, in Germania... Di recentein Australia. In Francia, anche se i testi in italianonon erano comprensibili, il pubblico rimanevaaffascinato dall’atmosfera che si riusciva a crearee trasmettere. Quando andiamo all’estero ci fannogli onori perché la canzone napoletana antica haper loro il grande valore della musica classica.”Gli artisti stranieri di fama internazionalericonoscono la canzone napoletana come quellaitaliana. Facciamo solo due esempi di rockstarche ci hanno fatto omaggio nel cantare napo-letano: Bruce Springsteen ha cantato ‘O solemio, Bono degli U2 ha cantato Torna a Surrien-to. Anni fa anche io cantavo: una volta incontraiuna comitiva di giapponesi che cantarono conme memoria l’intera canzone Funiculì Funi-culà, tanto che mi sentii quasi a disagio perchéio, paradossalmente, da napoletano, ricordavoa stento la prima parte. Fu questo episodioche mi indusse ad approfondire la mia cono-

scenza di questo patrimonio inestimabile.Non ti sembra strano che a Napoli non esistaun teatro stabile per la canzone napoletanache possa diventare anche punto di riferimentoper i turisti?“E’ un punto dolente. In tutte le capitali del mondosi cerca di valorizzare il patrimonio artistico, letradizioni e la loro cultura qui si fa fatica a valo-rizzare la canzone napoletana.”C’è una miopia e tendenza all’esterofilia chenon porta lontano. In Campania per esempiosi tengono ben 5 rassegne jazz (senza toglieremeriti al genere). A un esponente politico checi rappresenta feci notare che in Campanianon si fa una rassegna o un Festival dellacanzone classica napoletana.Tu hai trasmesso il tuo amore per la musica eper la canzone anche ai tuoi figli…“Ho due figli, uno di 20 anni che si è diplomatol’anno scorso in mandolino e che si esibisce conme già da tempo. Il più piccolo, 16 anni, è alquinto anno di conservatorio e studia il sassofonoe capita che suona con me col sax soprano quandoci esibiamo con un quintetto.”Sergio Bruni (il tuo maestro) e Roberto Murolosono stati interpreti rivali. Qualcuno ha definitoMurolo interprete della borghesia e Bruni delpopolo.“Erano rivali, sì ma avevano un pubblico diverso.

Murolo era il cantante dei salotti che cantava eparlava. Bruni cantava anche per le strade, avevaun pubblico diverso che amava anche le feste dipiazza.”Murolo era gioviale, Bruno aveva un caratterepiù burbero. A cosa era dovuto? Molti grandiartisti, come il grande Eduardo, sono burberi..“Non ti saprei rispondere sul perché, ma devodire che è vero. Murolo era accomodante, hoavuto modo di incontralo spesso. Bruni era moltorigido, aveva un carattere difficile. Forse è quelloche lo ha fatto diventare grande”.Anche Lina Sastri, che ho intervistato di re-cente, è definita un carattere tosto, ma mi vieneda pensare che chi è così con gli altri è esigenteanche con sé stesso, non è così?“Non sono del tutto d’accordo. Io per esempiosono molto esigente con me stesso ma un altrocarattere.. siamo tutti diversi con i nostri caratteri.”Sono comunque stati due grandi artisti che cihanno lasciato due grandi antologie che sonopatrimonio indiscusso anche per il recuperostorico di tante canzoni dimenticate.“Bruni, soprattutto verso la fine della sua carriera,con la collaborazione col grande maestro RobertoDe Simone, ha puntato sul recupero di canti quasisconosciuti.”Ci sono canzoni di tempi recenti che entrereb-bero di diritto nella storia della canzone napo-letana come dei classici: parlo di “Terra Mia”di Pino Daniele, o di “‘A Canzuncella” degliAlunni del Sole. C’è poi chi porta ancorasonorità mediterranee nella canzone napoleta-na. Cosa ne pensi? “La musica ha sempre subitocontaminazioni delle sonorità e culture che veni-vano nel tempo in contatto l’una con l’altra. Lamusica si evolve. Ma bisogna tener conto sempredella matrice. C’è un accordo, per fare un esem-pio: l’accordo di sesta napoletana. Veniva usatonella scala napoletana ed è stata usata anche dacompositori classici come Mozart, Beethoven.Alla luce di tutto questo è bene che la musica siacontaminata, però alla base ci deve essere laradice che è quella”.

Antonio Siano

Antonio Siano ha intrapreso gli studi musicali ingiovane età, diplomandosi presso il ConservatorioSan Pietro a Majella di Napoli e mostrando innatedoti tecniche e spiccata sensibilità artistica..A soli 14 anni, ha vinto una selezione di voci nuoveaccompagnandosi solo con la chitarra.Ha avuto poi la grande opportunità di studiare eformarsi come allievo del grande Sergio Bruni.Il suo debutto ufficiale è avvenuto nel 1986 al TeatroSannazaro di Napoli con lo spettacolo "Una capitalein concerto". Ha poi collaborato col gruppo musicalede "I nuovi cantori di Napoli", creato dallo stessoSergio Bruni ed ha intrapreso un'intensa attivitàconcertistica sia in Italia che all'estero, con semprerinnovato successo. In particolare si evidenziano,tra le altre, la partecipazione al "Vokal Festival" di

Dortmund in Renania-Westfalia e la presenza invarie trasmissioni televisive nazionali, come “Napoliprima e dopo” (Rai 1, 1995).La sua partecipazione alla rassegna "Estate MusicaleSorrentina" (1992) e una serie di concerti nell'ambitodel prestigioso Festival di Nantes e presso la sededell'Istituto Italiano di Cultura di Parigi, gli sonovalsi entusiastici consensi da parte del pubblico edella critica specializzata. Nel gennaio del 1995 havinto il primo premio alla manifestazione "C'erauna volta il festival di Napoli", tenutasi al teatroAugusteo di Napoli e mandata in onda daTelemontecarlo. È seguita una serie di prestigiosiconcerti: nel 1998 alla rassegna internazionale diMusica Popolare "Festival en Beaujolais”, nel 1999al Water Club di New York, nel 2000 all'ambasciata

d'Italia e al Bastion 23 di Algeri, nel 2001 al GranGalà Calendar Pirelli, nel 2002 a Tobrouk e Bengasiin Libia nel 2002, nel 2004 al British Museum diLondra e al "Festival du Cinéma Italien" di Bastiain Corsica, nel 2005 al Maxim Gorki Theater diBerlino, al Juillet Musical di Nizza e nella Casadella Letteratura a Monaco di Baviera, nel 2006 adAlgeri nell'auditorium "Aissa Messoudi" della RadioNazionale Algerina, nel 2011 al Teatro SanFerdinando di Napoli. Antonio Siano è oggil'interprete più vicino al grande maestro SergioBruni, dal quale ha appreso le tecnichedell'esecuzione "classica". Il suo impegno è teso aliberare l'immagine della canzone napoletana dastereotipi folkloristici e il suo studio è rivolto allaricerca di un'interpretazione essenziale e diretta.

www.napoliclassicintour.itwww.napoliclassicintour.itFebbraio 2016 Antonello Rondi - 11

Quali sono i vantaggi, per un artista, derivantidall'essere nati e cresciuti a Napoli?“Nascere a Napoli, in una delle più belle città delmondo, è motivo di orgoglio, indipendentementedall’attività che uno svolge. Con un pizzico diretorica posso dire che l’artista napoletano, rispettoagli altri, possiede una maggiore sensibilità: tenecchiù core. Purtroppo, vivere qui da artista (enon solo per noi) è veramente difficile. Un can-tante per tentare di avere successo a livello na-zionale deve assolutamente trasferirsi a Milanoo a Roma, dove risiedono le grosse case disco-grafiche, la Rai e Mediaset.”Hai mai pensato che essere rimasto a Napolisia stato per te penalizzante? D'altronde unagran quantità di tuoi colleghi si sono sistematia Roma e qualcuno a Milano, città molto piùprossime ai centri di potere mediatico e arti-stico...“Ho avuto tante occasioni per lasciare Napoli.Le più “eccitanti”: Nino Rota mi propose distudiare con lui a Roma; Lucio Dalla, negli anniSettanta mi voleva produrre ma il mio discograficoAntonio Taccogna rifiutò; la Baby Record’s diMilano mi propose un contratto con partecipazionea Sanremo. Ogni volta, il mio carattere, timidoe un tantino introverso, prendeva il sopravvento;solo il pensare di ricominciare tutto daccapo miprocurava momenti di grande agitazione. Allafine sono rimasto qui, ma non mi pento, anzi, miritengo fortunato perché, nonostante faccia questolavoro da circa quarant’anni, la gente continua asostenermi con affetto.”Sei autore anche di numerose canzoni inseritenei tuoi album. A quale canzone ti senti piùlegato e perché? “Amo quasi tutti i brani che horegistrato, ad alcuni sono più legato perché rap-presentano i momenti salienti della mia vita, come

il primo successo discografico I’ m’arricordo ‘ete, o la mia prima apparizione televisiva Rai conBuscie d’ammore di Franco Colucci e PippoNegri; ed altri successi ancora da E’ Fantasia(scritta da me) a Tutta pe’ me a Napule s’è scetata,’A porta. E tantissime altre canzoni, una più belladell’altra.”Un classico antico che vorresti aver scritto tustesso? “Una canzone in particolare: Mandulinataa Napule di Murolo e Tagliaferri. Musica e parolestupende. Ogni volta che la canto immagino chegli autori l’abbiano scritta per me.”La canzone napoletana è conosciuta ed apprez-zata in tutto il mondo, eppure a Napoli nonviene considerata, e con essa anche gli Artistiche la interpretano...“Come si usa dire: abbiamo messo il dito nellapiaga… Grazie alla canzone napoletana ho giratogran parte del mondo, dove la nostra melodia èapprezzata più che da noi. Personalmente, sonopiù di vent’anni che sto lottando per realizzareuna stabile del folklore e della musica popolare,per creare un luogo dove i turisti e gli amanti delgenere possano godere delle nostre tradizioni,per inculcare nei giovani la nostra cultura musi-cale, ammirata in tutto il mondo. Alcuni anni fa,coadiuvato da due Associazioni culturali, presentaialla Regione Campania un progetto dettagliato,ottenendo le solite inutili promesse.La colpa di tutto questo è anche di noi artisti,perché non lottiamo contro lo strapotere dellemultinazionali del nord, affidandoci a politiciinetti che ci hanno fatto depredare di manifesta-zioni di importanza mondiale, come il Festivaldi Napoli e la Piedigrotta, fonte di ricchezza perNapoli e di lavoro per gli operatori del settore.”Possiamo ipotizzare un nuovo lavoro discogra-fico con la scelta di una ventina di canzoni

bellissime del periodo classico da te rilanciate?d'altronde certe canzoni tipo Io m'arricordo'e te o Sora mia, erano poco conosciute primadelle tue versioni...“Ci sto pensando. In verità sono alcuni mesi chesto raccogliendo canzoni, alla fine farò una sceltache spero sia apprezzata dai miei amici e daicultori della vera canzone napoletana.” C’è unospettacolo o un progetto che ancora non sentidi aver realizzato?“Il progetto è quello di cui ho parlato prima, Ilsogno nel cassetto invece è quello di partecipare al Festival di Sanremo, ma che ne parlammo afa’?…”Ci sono giovanissimi, già bravi, che interpre-tano classiche napoletane. Ad essi cosa ti sentidi dire, "guagliù cagnate mestiere" o "guagliù,tenite duro, primma o doppo schiararrà juor-no"? “Oggi, fare musica e cantare non è più unlavoro sicuro, solo pochi diplomati riescono atrovare una sistemazione. E gli altri? Come dicela canzone: uno su mille ce la fa. A questi giovani(spero siano tanti) dico: la passione per la musicae per il canto contribuisce a rendere la vita menoamara, perciò continuate a coltivare i vostri sogni,ma ricordate di restare con i piedi per terra perchéi sogni non tolgono la fame.”

Gerardo Ardito

Rondi: “Il mio sogno? Veder realizzata a Napoliuna stabile del folklore e della musica popolare”

Antonello Rondi, bravo, bello e popolareAntonello Rondi

Un grande talento, oltre 28 album, numeroserappresentazioni teatrali e un’attività ininterrottanegli anni fanno di Antonello Rondi uno deipiù amati personaggi partenopei nel mondo,certamente tra i più celebri interpreti contempo-ranei e ambasciatori della canzone napoletanaclassica. Ha prestato infatti la sua voce alle piùbelle melodie calcando scene televisive e palco-scenici di tutto il mondo.Negli anni ‘70 Antonello Rondi incontra undiscografico convinto delle capacità vocali. Primadi registrare il primo LP viene affidato al MaestroCampanino per il canto e al professor Artese perla dizione e la recitazione. Incontra grandi artisticome Nunzio Gallo, Luciano Rondinella, SergioBruni, Gloria Cristian, Antonio Casagrande, coi

quali affina le sue capacità artistiche.Nel 1973 esordisce con Buscie d’ammore, allamanifestazione “Le nuove canzoni di Napoli”.Con Italiani nel mondo, Rondi ha partecipato,di recente, con Gloriana e Peppino di Capri alColumbus Day di New York. Ma le sue esibizionialle più grandi manifestazioni orami non si con-tano, dal Canada agli Stati Uniti, dall’AmericaLatina all’Australia, ben 5 volte in Giappone epraticamente in tutta Europa.Nel 2006, Velia Magno, regista e scrittrice, affidaa Rondi la parte di coprotagonista nel mega-musical Gli angeli di Forcella, dove si esibisconoben 45 artisti.Nel 2008 è in tournée negli States con i concertia New York, Philadelphia e Jersey City, dove è

invitato dall’università di Artheford U.S.A. atenere lezione agli studenti della canzone napo-letana. Nel 2009, in Argentina, si esibisce inconcerto davanti a 3500 spettatori nel TeatroColiseo di Buenos Aires.Antonello Rondi ha portato in scena numerosispettacoli che portano la sua firma e di cui èstato anche regista. È autori di canzoni che sonoentrate di diritto nella storia della canzone napo-letana come dei veri classici. Rondi è autore dicanzoni celebri come È fantasia, uno dei primibrani, ancora oggi tra i più richiesti dal suopubblico affezionato.Una voce inconfondibile, un dono del cielo chefa di Antonello Rondi un grande uomo di spet-tacolo.

www.napoliclassicintour.itwww.napoliclassicintour.itFebbraio 2016 Vicolo Spiox - 12

Paolo Degli Esposti, 41 anni, è il cantante deiVicolo Spiox di Latina. Paolo è originario diCava de’ Tirreni, ma vive da molti anni nelLazio dove è riuscito a mettere su un gruppodi musicisti professionisti che accompagna ilsuo canto dall’aria gitana. Il gruppo è compostoda musicisti professionisti: Gianluca Masa-racchio alla chitarra classica, Raffaele Espositoa fisarmonica e tromba, Giuseppe Salvagnialle percussioni.Paolo, come nasce la tua passione per ilcanto e per la canzone classica napoletana?“Ero un bambino e mia madre mi lasciava conle mani in ammollo in acqua a cantare vecchiecanzoni. Credo di cantare da sempre. La Can-zone Napoletana trova le radici nella mia vitain un tempo ugualmente remoto. Ricordo cheda piccolo ascoltavo Peppe Barra cantare“Trapanarella” ma ancora prima, mamma, perfarmi addormentare mi cantava “FenestaVascia”. Ma io invece di dormire le chiedevodi cantarmela ancora. Queste canzoni le cantavoanche io, mi fa piacere ricordare che, fra lemiei primissime esperienze davanti ad un pub-blico, fui affiancato dal compianto RaffaeleAvagliano, menestrello di Cava de’ Tirreni egrandissimo estimatore della Canzone Napole-tana. Ricordo che con lui mi esibii in un locale,il Respighi che oggi non esiste più. AscoltandoArbore, ho approfondito la conoscenza dellecanzoni napoletane leggendo e ascoltando letante interpretazioni, da Mario Merola a LinaSastri, da Fausto Cigliani a Massimo Ranieri,cercando di apprendere il più possibile dallaloro esperienza. Oggi sono certo di una cosa:dopo i classici della musica, per me c’è solola Canzone Napoletana. Dalle villanelle finoalle canzoni dei primi del ‘900.”Hai studiato canto? Musica? Suoni il man-dolino...“Non ho mai studiato canto. Ho sempre rim-pianto di non aver preso lezioni di musica. Ciho provato. Purtroppo la ‘dea Costanza’ nonmi ha mai assistito. Un giorno mi sono resoconto della meraviglia e della magia musicaledel mandolino. Me ne fu regalato uno quandoavevo vent’anni e lo abbandonai quasi perquindici su di un mobile ad ammuffire. Poi,circa quattro anni fa ebbi la fortuna di incontrareil maestro Gennaro Petrone (mandolinista diArbore) e grazie a lui iniziai a studiare questo

strumento. Petrone mi indirizzò presso la“Bottega del Mandolino”, dove conobbi illiutaio Salvatore Masiello; lì acquistai un suostrumento ed oggi lo studio con il maestroValdimiro Buzi, nipote del grande mandolinistaGiuseppe Anedda. Anche se so che non diven-terò mai un vero mandolinista, ti assicuro cheancora devo ben capire se mi piaccia più cantareo più suonare.”Vivi a Latina, eppure sei riuscito a coinvol-gere in un progetto musicale della canzonenapoletana musicisti non campani. Come cisei riuscito?Circa cinque anni fa, a Latina, prendevo lezionidi chitarra dal maestro Gianluca Masaracchio.Tra un accordo e l’altro un giorno gli proponevodi creare insieme un gruppo di musica napole-tana. Mi sembrava talmente naturale e logicoche ciò avvenisse. Per me era il normale corsodegli eventi. Ma lui, preso da mille impegnifaceva spallucce e mi rispondeva: Sì, sarebbecarino. Vedremo! L’ho corteggiato di continuoper almeno per due anni, fino a che un belgiorno si convinse dopo avermi ascoltato can-tare. Masaracchio rimase colpito ed entusiastadalla mia esibizione, che coinvolse immedia-

tamente il M.° Raffaele Esposito, fisarmonicistae il M.° Giuseppe Salvagni, percussionista.Iniziammo davvero con l’entusiasmo di unbambino con grande passione e affiatamentoed oggi siamo legati anche da profondo affetto.Tutti e tre godono di curricula di tutto rispetto:hanno collaborato con grande maestri, musicatofiction, film. Ma ciò che amo e li contraddi-stingue non è tanto la loro carriera (di certointeressante) quanto la loro umiltà e la lorodisponibilità. Questo li rende grandi!L’umiltà è un caratteristica dei veriartisti…Qual è il vostro repertorio?Direi piuttosto eterogeneo, seppure ben assem-blato. Spaziamo dalle canzoni classiche napo-letane passando alle poesie dell’Inferno Napo-letano ed alcune di nostro pugno. Siamo uninfuso a base di N.C.C.P., Peppe Barra, VittorioMarsiglia, Eddy Napoli… Shakerare bene eservire i Vicolo Spiox ancora spumeggianti alpubblico.Nei vostri concerti indossi sempre il vestitoe la maschera di Pulcinella. Che significatoassume per te?La maschera la indosso per una canzone almassimo e il vestito non è propriamente l’abitodi Pulcinella, piuttosto un’idea che mi è venutaimmaginando un ipotetico giullare assemblandopanni dal gusto teatrale per ricordare il piùpossibile Napoli. E poi… fa un certo effetto…non credi?Cava de' Tirreni è la tua città natale, è laprima volta che ti esibisci a Cava?Sì. E sono davvero contento che sia capitatoin un evento di tale portata. Punteremo al cuoredella gente dando il meglio di tutti noi.Suonate oramai da due anni come “VicoloSpiox”. Come è recepita la canzone classicanapoletana lontano dalla Campania?Ti assicuro che Latina non è stato un ostacolo,anzi! Forse il pubblico più affiatato e canterinol’ho trovato proprio a Latina. E di soddisfazionine abbiamo avute tante.È fantastico e una vera gioia scoprire quantiamano la canzone napoletana pur non apparte-nendo a questa cultura. Ma la cosa non mistupisce: queste canzoni, vere opere d’arte,piacciono in tutto il mondo; d’altronde perchépoeti del calibro di Di Giacomo o D’Annunzioavrebbero regalato i loro versi a queste canzoni?

Le radici della canzone napoletana arrivano a LatinaIntervista a Paolo Degli Esposti, cantante dei “Vicolo Spiox”

Gerardo Ardito

I “Vicolo Spiox” sono formati da Paolo DegliEsposti alla voce, Gianluca Masaracchio allachitarra classica, Raffaele Esposito alla fisar-monica e alla tromba, Giuseppe Salvagni allepercussioni. Nati nel 2013 grazie all’incontrofra Gianluca Masaracchio e Paolo Degli Esposti,l’ensemble propone un vasto repertorio musicaleche attraversa nei secoli la canzone napoletanaeseguita esclusivamente con strumenti acustici.Oggi hanno affinato il loro repertorio attraver-sando varie esperienze musicali: dalla ricercadelle melodie antiche, per approdare alle loropersonali interpretazioni macchiettistiche, arric-chendo il tutto con poesie antiche e di lorocreazione. L’attività musicale di questi anni liha portati ad esibirsi in varie manifestazioni trail Lazio e l’Abruzzo.

Gianluca Masaracchio - Chitarrista, apprezzatostrumentista e raffinato interprete di musicaclassica, fado, spagnola e sudamericana da piùdi diciotto anni in Italia. Nel 1992 si diploma alConservatorio di Musica O.Respighi di Latina

sotto la guida del M° Massimo Gasbarroni. Nel2009 consegue il biennio di laurea presso lostesso Conservatorio. E’ titolare della cattedradi chitarra presso l’ I.C. A.Volpi di Cisterna.

Giuseppe Salvagni ha suonato con: Accademiadi Santa Cecilia, Ennio Morricone, Ars Ludi,Freon Ensamble, Renato Zero, FerdinandoSulpizi, Percussion Voyager, Coro di VociBianche dell’Arcum, Roma Tre Orchestra,Praeludium Ensemble, Latina Lirica, Orchestradell'Europa Unita, Nova Amadeus, Latina Phi-larmonia, Libera Orchestra Mediterranea, Mu-sica e Vita, Orchestra G.Tartini, Elio Tatti, LuisBacalov, Will Humburg, Renato Serio, EnzoAvitabile e il coro dell’Accademia Nazionaledi S.Cecilia.

Raffaele Esposito si forma alla Scuola diFisarmonica del Conservatorio “O. Respighi”di Latina. Diplomato in Tromba, ha conseguitoil Diploma Accademico di II livello per laformazione dei docenti di strumento musicale

nella classe A077; è docente di tromba pressola scuola secondaria di I grado. In ambitofisarmonicistico ha inciso le musiche dei film“Pranzo di Ferragosto” e “Gianni e le Donne”(diretti da G. Di Gregorio); “Il rosso e il blu”(diretto da G. Piccioni).

Paolo Degli Esposti è nato a Salerno il 23 081974. Ha studiato farmacia presso la facoltàdi Fisciano laureandosi nel 2001 in tecnicheerboristiche e nel 2007 in farmacia. Musical-mente può considerarsi un mix musicale cherisente di influenze eterogenee. Dai Bee Geesa Demis Roussos passando per le differentisfaccettature della musica partenopea.Ha collaborato in qualità di cantante con diversigruppi di musica della tammorra. Inizia a can-tare il genere napoletano con il suo caro amicoRaffaele Avagliano (ndr di recente scomparso),giullare di Cava de’ Tirreni e amante di questomeraviglioso mondo che è la musica di Napoli.Attualmente studia mandolino con il M° Val-dimiro Buzi.

Giuseppe Salvagni,Gianluca Masaracchio,Raffaele Esposito e, chinato,Paolo Degli Esposti

Vicolo Spiox

www.napoliclassicintour.itwww.napoliclassicintour.itFebbraio 2016 Monica Sarnelli - 13

Napoletana verace, artista atutto campo (nei grandi teatri,nelle piazze popolari e meri-toriamente anche nei luoghiemarginati), da vent’anni circainterprete della sigla della soapdi Rai 3 “Un posto al sole”,presenza scenica in grado di“bucare” il video e il palco,Monica Sarnelli è oggi una dellevoci più veraci e popolari dellacanzone napoletana.Approfondiamo con lei alcuniaspetti della sua dimensione artistica e le prospet-tive ancora ampie che si aprono davanti a lei.Il suo modello e idolo notoriamente è PinoDaniele, di cui ha apprezzato sia le splendidetonalità musicali, sia la capacità di farsi vocedi Napoli e di mostrare della Città gli aspettiinediti. Le sue scelte musicali vanno nella stessadirezione?In gran parte sì, soprattutto nel campo musicale,e lo dimostrano l’album dal titolo “danieliano”Lazzare felici ed il rilancio di canzoni legate almondo degli emarginati, come quella del“femminiello”, Eppure è ‘nu bravo guaglione.La sua carriera, pur se galoppante, negli ultimitempi sembra che abbia avuto un’ulterioreaccelerazione.Esibizioni e concerti non mi sono mai mancati,per fortuna, ma la pubblicazione della mia raccoltaantologica (Napoli@colori) è stata un bel premioad una carriera ancora nel vivo… e poi è tuttaun’altra cosa la visibilità che ti offre uno show atema come Sirene Sciantose Malafemmene edaltre storie di donne veraci, in scena dallo scorsoanno. Le donne della canzone e nella canzone:una bella idea portante, un regista di vaglia comeFederico Vacalebre. Così è più facile e più bellovolare.Già, le donne della canzone napoletana, in unmondo alquanto maschilista.Questa è la tesi del regista, che io condivido soloin parte. Sofferenze e sottomissioni per noi sonostate all’ordine del giorno, ma all’occorrenzaabbiamo saputo anche alzare la voce, ed essereprotagoniste, sulla scena come nella vita quotidia-na. E sono tante le storie che possono dimostrarlo.Anche in questo emerge la contraddittorietàche sembra caratterizzare tutta la vitanapoletana…Napoli è una città cosmopolita, con una identitàforte, ma scomponibile in tante altre identità. Èaffascinante, ma non è facile da vivere. Eleganzae povertà convivono allegramente. E, come dicePino Daniele, in fondo il popolo napoletano dasecoli è composto di lazzari felici.Autocitazione opportuna, la sua, ai suoi duealbum di inizio Millennio, “Lazzare felici”.

Verissimo. Ma è unacitazione di forma, nondi contenuto. Le lazzarefelici nel mio caso sonole canzoni belle ed unpo’ dimenticate, rie-merse dalla tomba eritornate a vivere, comeLazzaro quando fu ri-suscitato da Nostro Si-gnore.Ma in questa raccoltanon c’era anche

“Chesta sera”, che è forse il suo maggioresuccesso e che è stata composta, non moltotempo prima, da Nino d’Angelo?Questa canzone non aveva bisogno di riesumazio-ne, perché ancora verde. Ma Lazzare felici è unmarchio, un progetto, che come tale può ancheelasticizzarsi per arricchire la sua composizione.A proposito di questa canzone, la sua esecuzionenon è stata da meno di quella dell’autore. Correvoce che una sera qualcuno del pubblico a Ninod’Angelo, dopo che l’aveva eseguita, chiesecome mai si metteva a cantare le canzoni diMonica Sarnelli.Sì, sì, è vero. E la cosa tuttora mi lusinga. Ma percarità senza sminuire Nino d’Angelo, che comun-que è un grande artista.Un verso di Chesta sera dice “Stasera nun meva ‘è piglia’ ‘a vita comme vene”. È una parolad’ordine anche di Monica Sarnelli donna epersona?Assolutamente sì, ma dipende dai campi. In quellosociale e relazionale, conta molto il nostro inter-vento, ma con l’amore… come si può giungere apatti con l’amore?Su questo, non metto lingua, ma torniamo allareattività sociale. Monica Sarnelli ha dimostratotante volte di avere coraggio e di non accettarepedate sulla testa. Adesempio, la denunciacontro i ricatti e lepressioni malavitose neiconfronti dell’attività disuo padre.Che ci è morto ci crepa-cuore, purtroppo.La denunzia ha otte-nuto risultati? Lo Statoha mostrato di saperlestare vicino?Se si parla di assistenzae protezione diretta, sì:non mi sono mai sentitaabbandonata. Se si parlainvece della risoluzionedelle indagini, beh… Epoi l’esempio, purtroppo,

non ha avuto certo tanti proseliti.Ancora una volta, luci ed ombre nel suo rap-porto con l’esterno. Con la città.Io amo profondamente Napoli. Non ho sempreavuto la possibilità di amare altrettanto i napoletani.In rapporto a lei o in assoluto?Se i napoletani trattassero le strade e l’ambienteesterno come casa loro, sarebbe tutta un’altra città.Insomma, una donna senza peli sulla lingua esenza paura…Diversamente, non sarei Monica Sarnelli.E allora torniamo a Monica Sarnelli cantante.Cantante popolare, cantante di classe a tuttocampo, notissima in Campania; tuttavia nel-l’immaginario nazionale, a parte la dimensionederivante dalla sigla di Un posto al sole, leirimane una cantante regionale. Eppure noncanta solo canzoni napoletane. Cosa le mancaper fare il grande salto?Un produttore ed un imprenditore giusto… Maio sono comunque contenta anche così. Napoli ela Campania mi hanno dato tanto… e lavorarequi mi permette di stare più vicina ai miei figli.E non è poco.Chiudiamo allora con un’immagine di MonicaSarnelli tutta napoletana. Le piacerebbe lan-ciare una canzone della squadra di calcio edello scudetto sognato?I tifosi mi conoscono già e mi vogliono bene: Conloro festeggiai nel 2007 il ritorno del Napoli in Ae all’altoparlante dello stadio “Chesta sera” nonmanca mai. Ma se qualcuno me la scrivesse e mela proponesse, una canzone nuova e trascinante,non mi farei certo scappare questa opportunità.Però, bisogna prima vincere lo scudetto…Quello, riguarda i sogni dello sport.Che venga pure, ma io, nel mio piccolo, unoscudettino tutto mio ce l’avrei: in fondo, viveredi musica è o non è una fortuna che vale unoscudetto?

Monica Sarnelli, lazzara felice,la bella voce di “Un posto al sole”

Franco Bruno Vitolo

Monica Sarnelli

Monica Sarnelli, nata a Napoli nel 1966,è sulla scena della canzone da ben trenta-cinque anni.Debutta come enfant prodige, incidendonel 1981 il suo primo singolo, intitolatoAmo. Attraversa poi un fecondo periododi crescita collaborando come corista conartisti di grande qualità e prestigio: Eduar-do Bennato, Little Tony, Gianni Bella,Fred Bongusto, Gino Paoli, Gigi D’Ales-sio, Sal Da Vinci. Nel frattempo con ilsuo gruppo (la Torchio’s band, chiamatacosì in omaggio a Totò ed al suo filmTotò, Peppino e i fuorilegge), acquistapopolarità e consensi in esibizioni pressoi locali.È del 1993 il suo primo album da solista,intitolato Plays, seguito da due singoli,

La città che brucia e Romantica (1994),Le cose che non dirò e Come cambia lavita (1995). L’occasione per un grandesalto giunge con l’incisione della sigladella soap di Rai 3, Un posto al sole, chela fa conoscere anche fuori regione.Nel 2004 e 2007 incide due album basatisul progetto di recupero di canzoni napo-letane più o meno emarginate ed il cuitiolo, Lazzare felici, si ispira ad una can-zone del suo idolo Pino Daniele. Neglianni successivi partecipa a varie manife-stazioni prestigiose ed a trasmissioni te-levisive di rilievo, lavorando con bigcome Nino d’Angelo, Gigi D’Alessio,Pippo Baudo, Lucio Dalla, AlessandroSiani, Lucio Dalla.Tra il 1994 e il 2003 ha condotto sulle tv

locali la trasmissione Ritmi Urbani, cheancora oggi è in onda.Dal 2011 si è dedicata anche al teatro,ottenendo successo e consensi prima conlo spettacolo Napoli Plebiscito Italia epoi, nel 2015, con Sirene Sciantose Ma-lafemmene ed altre storie di donne veraci- donne della canzone e nella canzonenapoletana.Il 2015 è stato un anno molto ricco: infattiha pubblicato il suo ultimo album, Nottelenta (con inediti scritti apposta per lei)ed ha prodotto e pubblicato a dicembreuna raccolta antologica (in quattro CD)dei suoi successi unita a un gruppo diinediti (Napoli@colori e A testa in su).Ciliegina sulla torta, ha vinto il PremioNazzaro nella sezione Vico Fantasia.

Monica Sarnelli

www.napoliclassicintour.itwww.napoliclassicintour.itFebbraio 2016 Storia della Canzone Napoletana - 14

Gli storici non hanno trovato gli elementi sicuriper datare la prima melodia del popolonapoletano, ma si può dire che questa oscuritàdelle date è il significato di un’origineluminosamente mitica del fenomeno del cantodi Napoli.Ad ogni buon conto possiamo affermare cheil 1200 è il secolo d’oro delle origini dellacanzone napoletana. I primi canti a noipervenuti sono: Il canto delle lavandaie diAntignano, che si recavano sulle colline delVomero a lavare e stendere i panni e intonavanole invocazioni al sole di pagana memoria:“Jesce sole, scagliento ‘mperatore”.Questi canti possono ritenersi le basi sullequali sono state erette le colonne del grandefenomeno che è la canzone napoletana. Moltistudiosi ne fissano l’origine non prima dellanascita del dialetto napoletano stesso: è ovvioche senza una lingua o un dialetto non hanemmeno senso parlare di canzone napoletana.Nella penisola italica, dopo che per secoli siera parlato solo il latino, nel 1200 cominciaronoa prendere corpo i vari dialetti. Accadde lastessa cosa anche a Napoli: ce ne informa lostesso Dante Alighieri, che nel De VulgariEloquentia indica il dialetto napoletano comeprobabile lingua nazionale, quindi possiamoipotizzare che la canzone napoletana sia nataassieme al suo dialetto. Questa ipotesi dicontemporaneità tra formazione del dialetto enascita della canzone è sostenuta da una precisatestimonianza documentale: un breve testo innapoletano, databile attorno al 1200, contenutoin un codice di verseggiatori del quattrocentoconservato nel museo nazionale di Parigi. Sitratta della famosa Jesce sole, invocazione alsole che ci condurrà più tardi ai canti di quellelavandaie del Vomero, di cui innanzi, cheinvocavano il sole cantando una sorta di nenia:

Jesce, jesce sole,scajente 'mperatore,scanniello mio d'argientoca vale cincuciento;cientocinquanta,tutta la notte canta….

Autore e musicista sconosciuti. Ma quanto innostro possesso è abbastanza per affermareche Jesce sole è “la canzone napoletana piùantica che ci sia prevenuta”. A questa feceseguito un altro interessante canto dellelavandaie:Tu m'aje prommiso quatto moccatoraoje moccatora, oje moccatora!io so' benuto se, io so' benutose me lo vuo' dare,me lo vuo' dare!Nato come canto d’amore, “Tu m’ajeprommiso” divenne canto di protesta controla dominazione aragonese, in cui il fazzoletto(moccatora) assumeva il significato di terra.

Le origini

Anna Maria Morgera nasce a Napoli nel 1940. Trasferitasi a Cava de’ Tirreni nel 1944 è studiosa e ricercatricedi canto popolare ed è stata operatrice teatrale e culturale esterna per le attività teatrali presso il Liceo Scientifico“A. Genoino” di Cava de' Tirreni. Ricercatrice e studiosa di storia delle tradizioni, docente di storia del teatroe delle tradizioni popolari, ha al suo attivo numerose pubblicazioni fra cui una raccolta di usi e costumi e unainteressante monografia sul Pittore Salernitano Clemente Tafuri. Fondatrice della Compagnia Teatrale i Cavoti,fin dal 1975 si è occupata in particolare della Farsa cavajola. Appassionata di storia, ha al suo attivo numerosistudi sulla storia di Cava, di Napoli, e della canzone napoletana.

Breve storia della Canzone Napoletana classica

Pubblichiamo su questo numero di Napoli Classic in Tour, una breve storia della canzone napoletana classica curatadall’esperta Anna Maria Morgera, appassionata della canzone classica e nostra collaboratrice. Storia difficile dasintetizzare, tanto numerosi sono gli autori e gli interpreti di rilievo; tanto che si corre il rischio di tralasciare anelliimportanti. Non abbiamo nessuna pretesa di soddisfare chi ha sete di una più completa conoscenza della canzone napoletana,ma certamente di “avvicinare” quanti desiderano avere almeno le informazioni essenziali. In seguito, sempre grazie allaMorgera, vi offriremo comunque una storia ben più completa sul sito in costruzione www.napoliclassicintour.it chetroverete già da ora on line con la pubblicazione di questo giornale in formato pdf. Buona lettura!.

L’editore. Gerardo Ardito

A cura di Anna Maria Morgera

Sulla fine del sec XV nacque una nuovaforma di canzone, la villanella. Questaè una forma di poesia musicale popolaree semipopolare, di cui in un certo mo-mento si ebbero anche esempî aulici,tanto che fu chiamata Canzone alla na-politana, o soltanto Napolitana, e perfinoVillanesca. La sua lingua caratteristicaera il dialetto napoletano, ma se necomposero anche nella lingua letterariae in un linguaggio ibrido misto di lette-rario e dialettale. La villanella cantaval’amore in tutti i suoi aspetti e nei suoivarî motivi, ed era accompagnata damelodie composte da musicisti di note-vole valore, come Orlando di Lasso, LucaMarenzio, Orazio Vecchi, Adriano Willaert,fino a Carlo Gesualdo, Giovanni MariaTrabaci, Claudio Monteverdi, Giulio Caccini.Per merito della musica le villanelle ebberouna gran diffusione fuori di Napoli e per tuttaItalia, varcarono pure le Alpi e furono musi-cate anche da stranieri.La prima "villanella" astampa è del 1537, lafamosa "Voccuccia de' no pierzeco apreturo",l'ultima è del 1618.Napoli, le villanelleresistettero più a lungo,ma sopraggiunse ladecadenza e l'ultimastampa è del 1618. Nel'600 vide la luce Mi-chelemmà, risalentepresumibilmente alXVII secolo, che la tradizione attribuisceerroneamente al famoso pittore napoletanoSalvator Rosa. Senza dubbio è la più impor-tante e nota del ‘600 e rappresenta uno deiprimissimi esempi dicanzone napoletanascritta su ritmo di ta-rantella.Per questo è da consi-derarsi una tappa im-prescindibile in qual-s i a s i i t i n e r a r i onarrativo sulla storiadella canzone napole-tana. Michelemmà èperò anche una can-zone avvolta nel mi-stero, che da secolidesta l’interesse diappassionati e studiosi.Una delle tante inter-pretazioni dice cheMichelemmà sarebbe

una “Dea Vergine” che sorge dal mare, pressoIschia. La parola dialettale “scarola” dell'epoca potrebbe essere interpretata come“Ischiarola”. La vergine sorta dal mare èguerriera, una specie di Diana cacciatrice: "Empietto porta ‘na...Stella Diana". Non vi èchi la vince: "Pe fa mori' li amanti, a duje a

duje". Ed è figlia di un Dio: il“Notare”.Seguirono Cicerenella, nelprimo '700, e Lo Guarracino.Alla fine del '700 già circola-vano tante canzoni, ed eranocosì popolari che i musicistidell'Opera buffa le includevanocome diversivo nei loro spartitida teatro, e in tal modo leconservarono fino ai nostritempi.E già nella metà del '500 eralentamente giunta a Napoli,

dalla nativa Sicilia, quella tristissima canzoneche è Fenesta ca’ lucive, il cui motivo inizialepiacque tanto a Vincenzo Bellini che lo uti-lizzò ne “La Sonnambula”.

La villanella

Anna Maria Morgera

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È una forma di canto che ha un aspetto melodicoalquanto difficile. Presenta una fioritura liberae complessa, è fatto di intervalli e ritmi deltutto personali. Quasi sempre questo canto èeseguito a due o più cantanti che rispondonol’uno all’altro con grande libertà di variazionee d'improvvisazione a secondo delle circostanze.L'espressione "fronne 'e limone" è quasi sempreintonata all'inizio del canto, ma può ancheessere sostituta da libere variazioni quasi sempreonomatopeiche. Molto spesso le “fronne” eranousate dalle mogli dei carcerati che, recandosi,sotto le mura del carcere, mandavano messaggicanori o anche ordini, con un linguaggiofigurato o cifrato. Si può, quindi affermare che“fronna ‘e limone” è un modo di direnapoletano, che significa fare musica così cometi viene: urlando, un canto profondo capace dipenetrare nelle viscere della coscienza.

Canto a fronne ‘e limone

La posteggiaLa posteggia è un complesso musicale ambulanteo anche il luogo dove si ferma a suonare uncomplesso musicale. La parola posteggia deriva,naturalmente, da “puosto”, che è il luogo occupatoda chi svolge un’attività che è rivolta al pubblico.I venditori ambulanti, ad esempio, occupano unposto fisso sulla pubblica via, per cui è facileparlare di “ ‘o puosto d’ ‘o verdummaro” o di altrivenditori. Non è facile trovare ancora un gruppodi quattro o cinque persone che suonano ed unodi loro canta, così come nella tradizione dei po-steggiatori. Oggi, in genere, la posteggia è costituitada uno, due elementi che suonano la chitarra e ilmandolino e nel contempo cantano soprattuttonei ristoranti e nei caffè, talvolta neimatrimoni e nelle feste private. Altraforma molto diffusa della canzonenapoletana è la macchietta, nata nellospettacolo di tra la fine dell'Ottocentoe l’inizio del Novecento. La nascita,o per meglio dire l’invenzione dellamacchietta si deve a FerdinandoRusso. Egli confidò al famoso chan-sonnier Nicola Maldacea di essereintento a lavorare intorno ad un vecchioprogetto: la composizione di canzonetteche, unitamente al carattere napoletano, avrebberodovuto delineare dei tipi. Secondo il suo pensiero,questi "tipi", sia curiosi, comici o grotteschi,avrebbero necessitato di una scrupolosa interpre-tazione. Dopo tre anni, l'Autore riuscì a realizzarequesta idea e nacque la "macchietta", destinataad assumere notevole importanza. L'inventore nescrisse più di cinquanta, quasi tutte musicate daVincenzo Valente. Tra le più famose si ricordano:"L'elegante", " 'A rumanza d' 'o quart'atto", "Pozzo

fa 'o prevete", "Il conte Flich", "Don Frichino"," 'O sciuglimento d' 'o cuorpo". FerdinandoRusso stabilì, con questo nuovo tipo di canzone,un rapporto immediato con il pubblico, speciecon quello cosiddetto "minuto". Egli non fotogra-fava scene, ma le viveva secondo il suo carattereallegro, malandrino e smargiasso. Tra le "mac-chiette" di altri autori, celeberrimaè " 'A risa", il cui ritornello èun'interminabile risata. Grandi fu-rono le interpretazioni di NicolaMaldacea, Bernardo Cantala-messa, Peppino Villani e Fran-cesco Rondinella. Le macchietteerano composizioni con una fortecomponente comica, a metà strada

fra canzoni umoristiche e monologhiteatrali e perlopiù destinate ad essereeseguite nei caffè chantant, dove lagente andava con lo scopo di diver-tirsi. Come numero comico, la mac-chietta aveva per soggetti dei perso-naggi particolari: il ballerino, ildeputato, la femminista, il prete, ilbenefattore, l'esattore delle tasse, ilguappo, lo sciupafemmine presentatiin modo caricaturale, esasperandonee deformandone il modo di esprimersi,

di pensare, i caratteri fisici, e psicologici. Eraintrisa di allusioni spesso oscene, doppi sensi,volgarità e anche di spunti ironici, comici, sfac-ciatamente ridicoli, grotteschi, paradossali. Lamacchietta poteva considerarsi un fenomeno so-ciale, quasi una forma di protesta sociale e politica.Aveva una tutta sua, facente parte integrante delbrano, ma a differenza della canzone umoristicariservava alla musica una funzione più che altrodi sottofondo, di accompagnamento alla mimica

dell’interprete. La musica doveva favorire e sot-tolineare le trovate sceniche del macchiettista, almassimo erano previsti dei brevi inserti cantati.Pioniere della macchietta fu il famoso cantante-attore Nicola Maldacea. Ma l’innovatore dellacanzone fu Michele Testa, in arte ArmandoGill (Napoli, 23 luglio 1877- Napoli, 1° gennaio

1945). Egli è unanimemente rico-nosciuto come il primo cantautoreitaliano, il primo a firmare e testie a cantare i suoi , interpretati siain napoletano sia in lingua, e da luicosì annunciati: «Versi di Armando,musica di Gill, cantati da sémedesimo». fu il canzoniere delpopolo; un poeta popolare con una

punta di signorilità dovuta al suo temperamentoed alla sua cultura. I suoi primi successi rimontanoagli anni 1896 e 1899: “Fenesta nchiusa” e “'Osurdato”. Ne furono editori Santojanni e Bideri.Le musiche le compose il M� De Crescenzo, altrisuoi versi li musicò Alfredo Mazzucchi. ArmandoGill dopo il liceo, si iscrisse alla Facoltà di Leggema piuttosto che l’Università, preferì frequentarele «periodiche», dove aveva un grande successosoprattutto fra le signore. Poi abbandonò anchequeste e si dedicò al teatro. Per alcuni anni, dopola prima guerra europea, creò una compagniamusicale il cui repertorio, scritto da lui, in maggiorparte, prendeva spunto dalle sue stesse canzoni:“Come pioveva”, “'O quatto 'e maggio”, “'Ozampugnaro nnammurato”. Negli anni seguenti,parallelamente a quello classico-melodico, sisviluppò poi un vasto repertorio di canzoni napo-letane umoristiche che in epoca moderna hainterpretato magistralmente Roberto Murolo eha pubblicato in due album, col titolo “Comerideva Napoli”.

Storia della Canzone Napoletana - 15

Canto popolareIl canto popolare napoletano è legato a varieforme espressive. Nel repertorio meridionaleprevale il canto libero, ma non mancano icanti narrativi per lo più connessi all’attivitàdei cantastorie, un tempo numerosi, oggi quasidel tutto scomparsi.Accanto ai canti lirici di tipo solistico vi sonomolti canti polivocali legati a specifiche oc-casioni, canti di lavoro, contrasti, canti dicorteggiamento e di svago, canti narrativi,canti enumerativi, canti di lavoro e protesta,canti politici, canti di preghiera, di questua,di disprezzo.Nelle nostre zone prevalgono le cosiddettetammurriate, che sono canti eseguiti partico-larmente durante le feste.La tammorra (il tamburo) è il più primitivodegli strumenti a percussione, è formato di

un cerchio di corteccia di castagno moltoduttile lavorata a fuoco, che funge da cassadi risonanza, su cui è tesa una membrana dipelle d’asino, capra o coniglio.Intorno al cerchio, ad intervalloben calibrato sono applicati dueordini di “cingioli”, piccolicerchi di metallo che emettonoun armonioso suono si sona-gliere.La storia della tammorra, ri-vissuta attraverso lo studio deireperti archeologici e delleopere d’arte, presso quei paesiche si affacciano sul MareMediterraneo, prende inizio da alcune statuettefenicie di figure femminili, raffiguranti forsesacerdotesse della dea Astarte recanti un discoriconducibile ad un tamburo. I cantori delletammurriate ancora oggi si riuniscono in oc-

casioni di feste patronali, feste occasionalidette Paranze, durante le quali si cimentanoin strofe, facendo a gara a chi ne sa improv-

visare di più belle e toccanti,satiriche o pietose, osannantio di disprezzo, ove il temadell´amore è sempre il prin-cipale, ma spesso cede il postoa comiche battute nei confrontidi personaggi o situazioni checostituiscono la piccola cro-naca del microcosmo paesano.In epoca moderna a rivalutaree diffondere questo genere dicanzone è stata la N.C.C.P.

(ndr Nuova Compagnia di Canto Popolare),diretta da Roberto De Simone, grazie al qualeoggi tutti conoscono la tammurriata Alli Mon-temaranese, La tammurriata del Gargano,Tammurriata alli uno, per citarne qualcuna.

Roberto De Simone

L’OttocentoBisogna attendere l’800 per avere lafioritura della canzone napoletanaclassica. Infatti nei primi decenni delsecolo ci fu un enorme fiorire dicanzoni. Nel 1835, con la famosa “Tevoglio bbene assaje” (attribuita aGaetano Donizetti), si ha la coinci-denza delle canzoni con La festa diPiedigrotta, che divenne sinonimodella Canzone napoletana. Il lungoperiodo tra il 1820 e il 1880 rappre-sentò quello che si definisce "periodopre-digiacomiano", cioè un momentodi transizione dal fervore delle can-zonette popolari, spesso anonime, allosplendore dell'età di Salvatore di Giacomo,che nobilitò la canzone popolaresca, creandoil modello della grande Canzone d'arte.

Assistiamo dunque ad unosbocciare di forme edespressioni, che via via siimpreziosiscono e si affi-nano. Infatti tra la finedell'Ottocento e il principiodel Novecento si affermaquello che qualche scrittoreha considerato il periododell'autentica nascita dellacanzone. Tanti i poeti e tantigli interpreti: ricordiamoVincenzo Russo mortogiovanissimo, e, tra gli in-terpreti Giiuseppe DiFrancesco, detto « 'O

zingariello» è il più celebre posteggiatoredella fine dell'Ottocento e con il Fraschiniaprì l’epoca della posteggia.

Salvatore di Giacomo

Ferdinando Russo

Armando Gill

e la macchietta

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Il Novecento

Storia della Canzone Napoletana - 16

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A diffondere e far conoscere lacanzone napoletana furono ilpianino e le "copielle", ossiafogli volanti sui quali venivanostampati alla meglio i testi dellecanzoni, "Le periodiche" e "leriunioni in famiglia" rappre-sentavano i palcoscenici.L'inaugurazione del SaloneMargherita (1890) coincidepressappoco con l'inizio dellacarriera di Gennaro Pasqua-riello, di Elvira Donnarumma,Gilda Mignonette ed altri.Dopo il 1880, Salvatore diGiacomo, pur ispirandosi alcanto popolare dei secoliprecedenti, dava vita allacanzone d'arte, autenticocomponimento di poesia,musicato da maestri comeMario Costa, Enrico de Le-va, Vincenzo Valente. Con DiGiacomo Napoli si arricchì dicentinaia di melodie, con unaschiera di poeti e musicistigeniali e delicati, autori di unmovimento d'arte che rinnovònel mondo i fasti delle "villa-nelle".Nel 1919 apparve sulla scena SalvatorePapaccio, che, dopo alcune esperienze comecantante lirico, passò alla canzone, che sidimostrò molto più congeniale al suo stile

di voce. Papaccio firmò il suoprimo contratto discograficocon “La voce del padrone”,impegnandosi a registrare siaromanze che canzoni, comeMandulinata 'e notte, Fem-mena amata, Nu rampicante,Lassame e va, Napule mio eSulo 'a chitarra mia.Nel 1920, come canzonettista,debuttò alla Piedigrotta conLa Canzonetta.Nel 1922, dividendosi tra lalirica e la canzonetta, Papacciosi ripresentò di nuovo allaPiedigrotta, dove trionfò conSilenzio cantatore, una can-zone rimasta nella storia dellamusica napoletana. SalvatorePapaccio, in perenne rivalitàcon Vittorio Parisi, portò lacanzone napoletana in giro peril mondo insieme ai grandiautori e interpreti dell’epoca:Gilda Migonette, E.A. Ma-rio, Libero Bovio e tanti altri.In America fu acclamato dagliemigranti, che gli dedicaronograndi onori. Nell’ ‘800 si poseil problema di raccogliere tuttala musica del popolo in spartitie così nacquero le prime case

editrici, che ebbero il merito di conservaree diffondere ciò che altrimenti sarebbe andatoperduto. Contemporaneamente alcuni autoricomponevano canzonette, che, assieme alla

precedente produzione musicale, suscitaronol’interesse di turisti stranieri, generando cosìun fenomeno folkloristico.Solo alla fine di questo secolo, e più ancoranel nostro secolo, poeti e musicisti di grandefama cominciarono ad interessarsi dellacanzone napoletana e diedero i natali a quellache è conosciuta come canzone d’autore,interpretata da grandi cantanti. Ma già inquesti decenni - che sono poi fondamentaliper le trasformazioni storiche, politiche,urbanistiche di Napoli - si avverte una chiaratrasformazione: ai poeti di semplice e rozzaispirazione, ai musicisti che arieggiano mo-tivi tradizionali o presi in prestito dall'operalirica pre-verdiana, succedono uomini dilettere come il Cossovich, il Labriola edaltri; ai musicisti anonimi subentrano auten-tici maestri, e perfino Saverio Mercadantescrive alcune canzoni dialettali.Dal 1925 al 1938 si compongono ancoracanzoni, ma si vede che la grande vena staper esaurirsi; i grandi poeti e musicisti sonoscomparsi o appaiono dei sopravvissuti, nelnuovo clima tragico che va maturandosi inEuropa. D'altro canto l'invasione delle can-zoni ritmate - di importazione dagli StatiUniti - l'avvento del cinematografo parlato,la diffusione dei dischi e la difficoltà diallestire spettacoli nei teatri, contribuisconoal tramonto della canzone napoletana, chedovrà attendere il dopoguerra per impadro-nirsi e padroneggiare i nuovi ritmi e il nuovostile, e dimostrare così la sua vitalità inesau-ribile, attraverso canzoni moderne.

Gilda Mignonette

Libero Bovio

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In questo nostro breve escursus, non possiamodimenticare la sceneggiata. La sceneggiata, èun genere teatrale-musicale popolare napoletano,una forma di rappresentazione teatrale econo-mica, venuta alla luce nel primo dopoguerra,subito dopo la disfatta di Caporetto, quando loStato Italiano, disgustato dagli spettacoli trivialie dalle scenette a doppio senso, impose lacensura e forti tasse agli spettacoli di varietà.La sceneggiata fiorì dunque nel 1918. Inizial-mente nel Nord Italia essa fu intesa erronea-mente come la “sceneggiatura di un film”,invece “è una canzone da recitare, è la sceneg-giatura dei versi di una canzone”. Essa, com-posta da tre atti, dà luogo ad una recitazionedrammatica. La classica sceneggiata napoletana

unisce in un'unica rappresentazione, come av-viene nei varietà, i monologhi, il canto, lamusica, il ballo e la recitazione. I motivi prin-cipali sono: l’amore, la passione, la gelosia, ivalori ancestrali, l’onore, il tradimento, l’adul-terio, mamme morenti, il rapporto visceralemadre-figlio, giovani nullafacenti e dissennati,la vendetta, il codice d’onore, la lotta tra ilbuono e ‘o malamente. I componimenti si ispi-rano dunque alla quotidianità della vita popolaree le vicende si svolgono nella povera realtàsociale dei quartieri e dei vicoli di Napoli enegli ambienti della malavita.Infatti il teatro della sceneggiata diventa un“teatro d’onore”, che rispecchia tutti i dettamipiù sacri del codice camorristico. Non è un casoche all’interno della sceneggiata si configuranosempre tre personaggi principali che costitui-

scono una triangolazione: isso (lui, detto anche“tenore”, è l’eroe positivo), essa (lei, è l’eroinaed è chiamata anche “prima donna di canto”)e ‘o malamente (il malavitoso, l’antagonistamascalzone cattivo).Le parti che concorrono da supporto sono quelleaffidate invece ai personaggi secondari che perl’appunto fungono da spalla, e sono: ‘a mamma(la seconda donna), portatrice di valori positivipoiché simboleggia il focolare domestico; ‘onennillo (il fanciullo nato dalla coppia protago-nista) e infine ‘o comico e ‘a comica.La platea ha una forte incidenza sulla scena:essa partecipa attivamente alla rappresentazionemostrando la sua adesione o il suo dissenso allavicenda rappresentata, tanto è vero che gli attori-autori scrivevano trame tenendo ben presentei gusti del pubblico.

La sceneggiata

Enrico Caruso

Raffaele Viviani

Una menzione particolare merita il grandeCaruso, che con la sua voce segnò un’epo-ca. Enrico Caruso fu il primo cantantea sfruttare con consapevolezza le poten-zialità offerte dal disco. Infatti incise moltidischi fra cui una in teressante raccolta dicanzoni napoletane. Caruso portò in Ame-rica la sua Napoli cantando “Lacremenapulitane”, ‘O sole mio”, ‘A Cartulina‘e Napule” e altre canzoni “strappacore”che fecero grande presa sugli italo ameri-cani. La sua fama gli sopravvisse permolti anni, rendendo sempre aperta lacaccia a chi, tra le grandi voci di tenore,ne potesse essere considerato a buon dirittol'erede.

A portare la canzone napoletana nel mondo,fu anche Raffaele Viviani. Egli merita unintero capitolo nella storia della canzone edel teatro napoletano.Ancora oggi a più cinquant'anni dalla mortesi ricorda la grandezza dell’uomo, del poeta,del drammaturgo e dell'attore.L'attore, così complesso e dotato, conquell'eccezionale maschera capace di assu-mere mille sembianze e mille espressioni,spesso senza neppure l'ausilio del trucco,con quella sua figura sottile e scattante,capace di impersonare un giovanotto oppureun vecchio cadente, l'attore che sapeva in-terpretare con tanta efficacia sentimentisemplici e complesse passioni, si impose,ancora ragazzo, anche alle platee più distrattee sprovvedute. E fu l'attore che aprì le porte

dei più grandi teatri italianiai propri testi, con la caricainnovatrice che essi con-tenevano, e con la rappre-sentazione di una societàprofondamente lacerata esofferente. Quei testi pro-vocavano lo scandalo el'ostilità degli ambientiitaliani benpensanti, abituatia considerare idilliaca ecanzonettistica la vita delpopolo napoletano. Nonparliamo poi della censurafascista: i tagli e gli ostracismi non si conta-vano. Per fortuna, il censore, qualche volta,restituiva un copione scabroso con una notaal margine: “Si autorizza la rappresentazionesolo se recitato dall'attore Viviani”. Vivianinon fu solo autore di canzoni, ma anche

drammaturgo, che influenzòaddirittura Bertolt Brecht colquale intrattenne un lungocarteggio.A Viviani il grande Brecht siispirò nella composizione deL’Opera da tre soldi.Le canzoni di Raffale Vivianisono perle nelle opere teatralie come tutto il suo teatro rac-contano il realismo della so-cietà napoletana: “Bambenella‘e coppe ‘e quartiere” ,|”Prezzetella”, “Fravecatore”,

“ ‘O carre d’e bazzariote” sono storie divita: la vita della Napoli notturna, dei vicoli,dei cantieri, della miseria e dell’arte di ar-rangiarsi dei napoletani. Viviani possiamodire che fu un vero interprete della Napole-tanità.

Storia della Canzone Napoletana - 17

Raffaele Viviani

Enrico Caruso

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Grande successo ebbe anche Er-nesto Murolo, menestrello e po-eta del Novecento. Non soltantoun cantante, ma soprattutto unpoeta “...Tutte culore e lluce era-no ‘e nnuvole...”. Murolo resein colore la sua poesia. Amò lasua Napoli teneramente, tenace-mente, e seppe difenderne la suaArte con ardore appassionato.Collezionò successi su successiper oltre trentacinque anni.È noto il suo periodo di pienofulgore, quando in fraterna unio-ne con Ernesto Tagliaferri - peroltre 16 anni - produsse canzoniche ancora Napoli ricorda, amae canta! E a questo punto entrain scena Roberto Murolo, il qua-le, con un filo di voce dà allacanzone napoletana un nuovospessore e una lungadurata. In pratica, egliporta la canzone napo-letana dalla strada allacamera. Il sentimenta-lismo viene frastornatoin sentimento, in unasorta di incantesimo equasi droga per pochepersone. Roberto Mu-rolo era uno chanson-nier. Figlio di un grandepoeta era abituato aleggere, a ripercorrerel'intero iter della can-zone napoletana. Ègrazie a lui che si scopreil Seicento e il Sette-cento. Si devono a luile riscoperte delle vil-

lanelle. Il suo non è soltantoun recupero filologico, ma il

recupero del soffiato, dell' appenaaccennato. Così Murolo preser-vava la canzone napoletana dallosciupio, dal logoramento e larestituiva come una cosa nuova,in musica da camera, dove ognisillaba ha un suo peso e il suoposto. La mitica collana“Napoletana” pubblicata dallaDurium e ideata, curata e suonatadal suo storico chitarrista Eduar-do Caliendo, rappresenta un pun-to di riferimento antologico delnostro patrimonio canzonettisti-co. Una canzone napoletana re-stituita al suo canto spiegato,oggi, non è accettabile, è fuoridel nostro tempo. Quella di Ro-berto non ha tempo perché è ditutti i tempi. È come un pensieroche passa fuggevole per la testa.

Storia della Canzone Napoletana - 18

La seconda guerra mondiale portòalla stasi della canzone, ma subitodopo furoreggiò la famosissima“Tammurriata nera” di E.A. Marioche non è come si crede oggi unatammurriata da ballare, è la storiadi un popolo e delle vicende di unacittà in preda alla disperazione, allamiseria, alla camorra. Tammurriatanera è una denuncia, una protesta enello stesso tempo una lirica… è lastoria di Napoli e delle sue 4 gior-nate. E. A. Mario

Tammurriata Nera

Dopo oltre mezzo secolo di suc-cessi, dal 1880 al 1930 e oltre,dopo la parentesi della guerra,oggi assistiamo ad un nuovo in-teresse per le grandi canzoni delperiodo aureo: cantanti stranieririprendono i vecchi motivi e li"lanciano" con nuove armoniz-zazioni e ritmi.Lo si è visto con l'enorme successodella vecchia "Voce 'e notte"presso le nuove generazioni.In tal modo si ristabilisce un filodiretto tra il passato e il presente,attraverso un naturale processodi assimilazione; e così la canzone napoletana, grazie a grandiinterpreti continua la sua antica strada nel mondo, portando l’ecodella Napoli dei poeti e dei musicisti, portando i sapori, i colori, gliodori di una terra generosa, di un popolo che ha saputo nascere emorire, cadere e rialzarsi, creare e rinnovarsi portando la sua canzoneche è vita, che è identità della Nazione chiamata Napoli a divenirepatrimonio dell’Umanità.

Ernesto Murolo

Ernesto e Roberto Murolo

Ernesto Tagliaferri Roberto MuroloErnesto Murolo

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L’Accademia Caliendo è un "rifugio" artisticoper tanti giovani campani appassionati di musicae desiderosi di esprimere le loroemozioni attraverso la vocalità,migliorando e perfezionando ilproprio potenziale.Essa è stata fondata nel 1998 daGianfranco Caliendo, il celebre exleader del “Giardino dei Semplici”,con la ferma intenzione di valoriz-zare e seguire i numerosi talentivocali campani.Reduce da una costruttiva esperienzasimilare che lo aveva impegnato, sindal 1994, presso l'Accademia "LaRibalta" di Castellammare di Stabia,Caliendo decide di proseguire la suaattività nella propria città, dirigendola struttura con dedizione ed entusiasmo.Nel 2006 viene inaugurata la nuova, ampia emoderna sede di via Trovatore 55 a Napoli,una struttura polifunzionale con varie aule: unattrezzato studio di registrazione annesso (Of-ficine della Musica) e un’agenzia di bookinge di promozione discografica (www.polarys.it).I metodi d'insegnamento applicati sono sempreassolutamente innovativi, frutto di una didattica"riscritta" per soddisfare le esigenze progressivedel mondo della musica italiana ed internazio-nale.

La propedeutica, il solfeggio, la respirazione,la postura, la dizione e l'emissione vocalevengono così "rivisitate" con nuove conce-zioni e dottrine. Pur attento e profondo co-noscitore delle problematiche logopedicheriguardanti il corretto uso delle corde vocali,il maestro Caliendo propone, nella sua me-todologia, alcune "riforme", attraverso nuoveesercitazioni originali, scritte di propria mano,

che orientano i ragazziverso l'apprendimento dimoderne tecniche.I suoi studi ed i suoi metodida insegnante sono statiraccolti in un prezioso libroedito dalla prestigiosa casatorinese Giancarlo Zeddeeditore. La pubblicazionecontiene persino un CD conle basi delle esercitazionimusicali. Il titolo del libroè: Voci di dentro.Il volume è attualmenteusato come supporto di-dattico in molte scuole di

Canto italiane.Nella Scuola di canto Caliendo, lo spaziaretra i nuovi e i vecchi generi musicali, il blues,il soul, l'R&B, il Jazz, il pop o... il rispolve-ramento di immortali melodie partenopee,sono tutti elementi di studio e di approfon-dimento.Con la sua ultratrentennale esperienza daprotagonista, da produttore e da compo-sitore nel mondo discografico, egli ha,inoltre, la possibilità di guidare i giovaninelle scelte interpretative, nel "dosaggio"

vocale e nell'equilibrio emotivo, trasferendoespedienti e "trucchetti" che occorrono per"confezionare" un talento vocale pronto perla scena musicale, al di là delle evidentidifficoltà riscontrabili, negli ultimi anni, nell'approccio con la discografia nazionale. Èquesta la prerogativa che rende inimitabilile sue lezioni, per quanto molti insegnantici provano con risultati maldestri. Dal 2013apre i battenti anche una sede a Gragnano,all’interno del vecchio Pastificio Garofalo.

Anche a Cava l’Accademia Caliendo,prestigiosa scuola di canto napoletana

I corsi a Cava de' Tirreni si terrannoin via Rosario Senatore, 38Per informazioni: cell.328.16.21.866Sede centrale:Accademia Caliendo -Via Trovatore, 55 Napoli,Tel.081.19.36.33.03 - 081.726.06.37www.caliendo.it;www.accademiacaliendo.it;www.facebook.com/gianfranco.caliendo

Gianfranco Caliendo