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Nastro Rosa 2014

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INDICE

Lettera del Presidente 4Prefazione del Ministro della Salute 6

La mammella 8

Conoscere il tumore al seno 9 Il cancro al seno 9 Le lesioni preneoplastiche 11

E’ possibile prevenire il tumore della mammella? 11 Come ridurre il rischio 12 Fattori di rischio non modificabili 12 Fattori di rischio modificabili e abitudini di vita 14 C’è qualcos’altro che puoi fare per ridurre il tuo rischio? 15 Quali sono i segni che devono indurre a visita medica? 15

Quali sono gli esami per scoprire precocemente il tumore della mammella 16 Visita clinica senologica 17 Autoesame 17 Mammografia 17 Ecografia 18 Mammografia o ecografia mammaria? 18

Quali altri accertamenti può suggerirti il tuo medico? 19 Prelievi con ago 19 Risonanza Magnetica Mammaria (RMM) 19 Altri esami clinico-diagnostici 20 Lo screening organizzato 20 Lo screening spontaneo 21 L’autoesame nell’era dello screening 22

Di quali terapie potresti aver bisogno? 22 Chirurgia 23 Radioterapia 23 Terapie farmacologiche 23 Definizione degli interventi 24

Dopo le terapie 26

LILT 27 Obiettivi e attività 27 La LILT: una concreta testimonianza di solidarietà 28 Sezioni provinciali 29

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Lettera del Presidente

Il tumore della mammella continua ad essere il “big kil-ler n.1” del genere femminile. Nonostante la costante cre-scente anomala incidenza di questa patologia si registra tuttavia una sia pur lenta ma continua diminuzione del-la mortalità.E questo grazie ad una sempre più corretta informazione e una maggiore sensibilizzazione verso la diagnosi preco-ce, che si è rivelata strategicamente determinante e vin-cente per il successo in termini di guaribilità. Si stima che in Italia siano oltre 45.000 i nuovi casi di cancro della mammella. L’aumento dell’incidenza del tu-

more al seno è stata pari circa al 15% negli ultimi sei anni. In particolare il tumore al seno registra un aumento tra le giovani donne e in età compresa tra i 25 e i 45 anni l’incremento è stato di circa il 30%. Si tratta di una fascia di età “esclusa” dal programma di screening previsto dal Servizio Sanitario Nazionale riservato alle donne di età invece compresa tra i 50 ed i 69 anni.Per questo la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori con la “campagna nastro rosa” promuove la cultura della prevenzione come metodo di vita affinché tut-te le donne si sottopongano a visite senologiche periodiche, consigliando dai 40 anni di età di effetuare adeguati controlli diagnostico-strumentali. La disponibilità oggi di raffinate ed evolutive tecniche di imaging e di terapie innovative ha “incentivato” le nostre donne a sottoporsi a periodici controlli cli-nico-strumentali per una efficace prevenzione, a garanzia di una più longeva e migliore qualità di vita.Oggi, la guaribilità dal cancro del seno si è attestata intorno all’85%. Ma il 15 – 20% dei pazienti che affrontano la malattia non riescono a superarla.Il cancro della mammella non è da considerare come una singola malattia ete-rogenea, sia pur sulla base di parametri clinici e biologici possiamo distinguere almeno tre differenti malattie: luminal, basal e erbB2 type che presentano com-portamento biologico e prognosi differenti.Identificare correttamente il sottotipo molecolare del tumore apre le porte a nuo-ve possibilità terapeutiche, sempre più adeguate e mirate per il trattamento dello specifico sottotipo molecolare in questione.Tra otto anni celebreremo i 100 anni di attività della Lilt e ricordo quando nel dicembre del 1969 apparve sul New York Times un’inserzione con queste parole

“Perché non proviamo a sconfiggere il cancro prima del duecentesimo anniversa-rio dell’America? Che festa sarebbe!”.Con questo spirito mi sento di dichiarare una nuova definitiva guerra al cancro,senza morti o prigionieri. Ma un inno alla vita e alla speranza in una guerra difficile,

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non breve, ma con armi sopraffini e bersagli bio-molecolari.La prevenzione ha scoperto, in aggiunta alla diagnosi precoce, l’importanza dei fat-tori ambientali e sulla base di ciò oggi possiamo definire il cancro una malattia ambientale su base genetica.Lavoreremo quindi insieme perché gli oltre 2 milioni di uomini e donne che in questo momento hanno un tumore diagnosticato possano serenamente convivere con questa malattia, come se si trattasse di una patologia cronica (paragonabile all’ artrosi, al diabete, all’ipertensione) e perché la guaribilità si avvicini sempre più al nostro obiettivo finale: mortalità zero.

Prof. Francesco SchittulliSenologo-chirurgo oncologo

Presidente Nazionale Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori

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Prefazione del Ministro

La lotta al cancro è una delle priorità della mia azione di governo della sanità. La patologia oncologica è destinata a diventare sempre di più un problema non solo sanitario ma anche sociale che deve essere affrontato nella sua globalità. I dati parlano chiaro. Oggi in Italia circa 1.000 persone ogni giorno rice-vono una diagnosi di cancro, e il cancro alla mammella è stimato essere il primo tumore per frequenza nella don-na rappresentando il 30% circa di tutte le nuove diagnosi tumorali. Dall’analisi dei dati dei Registri tumori italiani si stima che in Italia siano diagnosticati oltre 45.000 nuo-

vi casi l’anno di carcinoma della mammella. Fortunatamente in un’alta percen-tuale di casi, grazie a screening e terapie avanzate, il tasso di mortalità per questo tumore si è ridotto sempre di più e il tasso delle guarigioni e della sopravvivenza è aumentato. Tutti noi abbiamo il dovere di far conoscere che ciò è possibile, che il cancro si può vincere, per promuovere nelle persone l’attenzione alla propria sa-lute e la consapevolezza che prevenzione, controlli clinici periodici e diagnosi pre-coce rappresentano delle vere e proprie “corazzate” nella lotta contro questa ma-lattia. Un ruolo strategico in tal senso è quindi giocato dalla corretta informazione e dalla stretta collaborazione tra medici e pazienti, in grado di orientare le scelte ed offrire non solo un supporto terapeutico ma anche psicologico al paziente.Nell’ottica della moderna sanità pubblica, e in una prospettiva di lungo periodo, emerge il primo aspetto di rilievo del ruolo della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, ormai storico partner delle istituzioni sanitarie nelle attività di preven-zione, attraverso il doppio binario dell’erogazione di servizi e di organizzazione del volontariato sia professionale che non, in attuazione di una mission specifica di questo “Ente pubblico su base associativa”. In questo rapporto si è prefigurata una delle linee strategiche più attuali, anche a livello europeo, nella lotta contro il cancro: ricercare sistemi di collaborazione con le parti interessate competenti e promuovere la responsabilizzazione dei cit-tadini e dei rappresentanti della società civile. La Campagna Nastro Rosa, ormai un appuntamento consolidato sin dal 1989, quando prese avvio negli Stati Uniti, è un’ulteriore occasione di applicazione sul campo dei principi che ho appena tratteggiato e di valorizzazione del ruolo della LILT.Ma, soprattutto, è un’occasione in più offerta alle donne per accompagnarle nella lotta contro il tumore al seno con una vasta campagna di sensibilizzazione che ha l’obiettivo di promuovere e diffondere la cultura della prevenzione del tumore al seno. Ritengo particolarmente apprezzabile che la LILT proponga un approccio complessivo in questa battaglia, sottolineando sia l’importanza di adottare corret-

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ti stili di vita, sia la necessità di sottoporsi ad opportuni controlli clinici periodici.Anche l’opuscolo che avete tra le mani risponde a tale ottica.Mi auguro che esso possa trovare ampia diffusione e soprattutto attenta lettura, al fine di diffondere la conoscenza di una strategia vincente nella lotta ai tumori del seno, un nemico che può e deve essere affrontato con ottime prospettive di vittoria.

On. Beatrice Lorenzin Ministro della Salute

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La mammella

La mammella è un organo che svolge tre nobili funzioni: estetica, sessuale e ma-terna. È costituita da tessuto ghiandolare, adiposo (“grasso”) e fibroso. Quest’ul-timo fa da impalcatura alla ghiandola, ricca di vasi sanguigni, linfatici e nervi. La ghiandola mammaria così costituita è rivestita esternamente dalla cute, soste-nuta posteriormente dal muscolo pettorale. Il latte materno viene prodotto nella mammella a livello di piccole strutture ghiandolari chiamate lobuli e trasportato al capezzolo attraverso i dotti mammari.Lo sviluppo e i cambiamenti della ghiandola mammaria avvengono principal-mente a seguito dello stimolo degli ormoni femminili, estrogeni e progesterone, a seconda della fase ormonale e dell’età della donna.Generalmente la componente ghiandolare è molto rappresentata nelle donne gio-vani e in pre-menopausa; al contrario in post-menopausa e con l’avanzare dell’età, il tessuto adiposo della mammella tende ad aumentare. Questo fa sì che la mam-mografia nelle giovani donne, e più in generale nelle donne con seno denso, sia più difficile da interpretare, rendendo così necessaria l’integrazione con l’ecogra-fia mammaria e/o la risonanza magnetica.Anche nella mammella maschile è presente una minima componente di tessuto ghiandolare che, raramente, può essere sede di tumore (1% rispetto alle donne).

Muscolo grande pettorale

Muscolo piccolo pettorale

Lobuli di grasso

Lobo ghiandolare

Dotto galattoforo

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Conoscere il tumore al seno

Le cellule che costituiscono la ghiandola mammaria si riproducono continuamen-te, sia per generare il ricambio con nuove cellule, sia per riparare quelle danneggia-te. Il processo di riproduzione e crescita cellulare è molto sofisticato e regolato da alcuni geni. In condizioni di normalità tale processo avviene secondo un preciso fisiologico programma, in modo regolare, secondo un programmato ordine. Tutta-via l’invecchiamento ed eventuali fattori ambientali possono danneggiare questi geni, determinando una crescita incontrollata delle cellule mammarie ed il conse-guente sviluppo di un tumore (cancerogenesi). Il processo di cancerogenesi avvie-ne lentamente nel corso di molti anni. Gli esami strumentali oggi disponibili per una efficace diagnosi precoce consentono di individuare il tumore in una fase del tutto iniziale della sua crescita, quando il tumore non è palpabile e non dà segni di sé o addirittura in una fase che precede lo sviluppo del tumore infiltrante (lesione preneoplastica).

Il cancro al seno

È il tumore più frequente della donna e la sua incidenza è particolarmente elevata nei Paesi occidentali ad economia più avanzata. In Italia una donna su 9 si ammala di tumore della mammella. Si stima che in Italia nel 2012 siano stati diagnosticati oltre 46.000 nuovi casi di carcinoma mammario. Negli ultimi sei anni l’incremen-to di incidenza di questa malattia è stata pari al 15%. In particolare fra le donne di età compresa tra i 25 e 45 anni, si stima che l’incremento sia stato circa del 30% circa. Da circa 15 anni si registra una progressiva riduzione della mortalità. La maggior parte (il 70%) dei tumori al seno originano dalle cellule dei dotti; una percentuale inferiore invece dai lobuli mammari. I tipi più frequenti di carcinoma mammario sono rappresentati da:

• carcinoma duttale• carcinoma lobulare

La distinzione più importante è quella fra carcinoma invasivo (capace cioè di in-filtrare i tessuti circostanti e di poter eventualmente diffondersi a distanza dando luogo a metastasi) e carcinoma in situ (che non è in grado di sviluppare metastasi).

• carcinoma in situ: le cellule neoplastiche sono confinate all’interno dei dotti o dei lobuli mammari e non invadono il tessuto circostante. Per tale motivo le neoplasie in situ non danno metastasi e non necessitano di trattamenti chemio-terapici.

• carcinoma infiltrante: le cellule tumorali oltrepassano la parete dei dotti e dei lobuli ed infiltrando i vasi linfatici e sanguigni presenti nel tessuto connettivo di sostegno, possono diffondersi ai linfonodi o in altri organi e/o apparati.

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Alcune caratteristiche biologiche del tumore mammario aiutano a definirne me-glio la prognosi (fattori prognostici) ed a scegliere i trattamenti più efficaci (fattori predittivi).

• Recettori per gli ormoni estrogeni e progesterone: le cellule tumorali nel-la maggior parte dei casi hanno del-le strutture cui si legano gli ormoni estrogeni ed il progesterone, stimo-landone la crescita. La presenza dei recettori ormonali è considerata un elemento che con-dizioni favorevolmente la prognosi, poiché le cellule tumorali conser-vano una caratteristica comune alle cellule della mammella sana, che è un organo sottoposto a regolazione ormonale. Tutti i tumori con recettori per estro-geni e/o progesterone possono essere efficacemente trattati con farmaci che interferiscono sulla produzione o l’azione ormonale (terapia ormonale).

• Grado di differenziazione cellulare (grading): indica quanto la cellula tumorale somiglia alla controparte sana. Un tumore ben differenziato ha una prognosi migliore di uno scarsamente differenziato.

• Indice di proliferazione: è espresso da una percentuale che indica quanto “attiva” sia la crescita di quel determinato tumore. Più è elevato tale indice, maggiore può essere la velocità di crescita del tumore.

• HER2: è una proteina presente sulla superficie delle cellule tumorali che ne regola la crescita e contro la quale sono state messe a punto terapie mirate (terapie biologiche). L’aumentata presenza del recettore HER2 è indicativa di maggiore aggressività della malattia e pertanto ad oggi viene considerata come uno dei criteri di scelta per consigliare specifici trattamenti chemioterapici.

La ricerca scientifica costantemente scopre nuovi geni e proteine che possono svolgere dei ruoli chiave nei processi di trasformazione tumorale. Una migliore comprensione della biologia dei tumori mammari consentirà di migliorare ulte-riormente la caratterizzazione della malattia, la sua suscettibilità ai trattamenti e di personalizzare sempre più cure efficaci.

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Le lesioni preneoplastiche

Il diffondersi dei programmi di screening e di nuovi ed accurati mezzi diagnosti-ci ha fatto si che sempre più frequentemente siano individuate lesioni che non indicano la presenza di un carcinoma, ma di un’alterazione iniziale delle cellule mammarie. Si tratta di forme patologiche che possono in alcuni casi precedere il tumore mam-mario (pre-neoplastiche).Da un punto di vista radiologico spesso si manifestano con la comparsa di micro-calcificazioni o di lesioni comunque non palpabili che richiedono un approfondi-mento diagnostico con microbiopsia.Quelle a cui oggi si presta più attenzione sono rappresentate da:

• Iperplasia duttale atipica• Neoplasie lobulari intraepitali (LIN)Le lesioni preneoplastiche possono rappresentare una condizione di rischio per lo sviluppo di un tumore o, in una minoranza di casi, possono essere spia della presenza di un carcinoma nel tessuto circostante. Per tale motivo quando riscontrate ad esame microbioptico, può rendersi neces-saria l’asportazione chirurgica dell’area interessata o più semplicemente un rav-vicinato monitoraggio nel tempo, secondo modalità suggerite dallo specialista se-nologo.

È possibile prevenire il tumore della mammella?

La risposta è sicuramente affermativa. Le strategie preventive si basano su due ap-procci ben precisi e fra loro integrati: la prevenzione primaria e quella secondaria.La prevenzione primaria ha l’obiettivo di individuare e rimuovere le cause che con-tribuiscono allo sviluppo di un tumore (fattori di rischio). La farmacoprevenzione è una promettente modalità di prevenzione primaria, anche nel tumore mamma-rio. Essa ha la finalità di prevenire la comparsa del tumore, grazie all’assunzione da parte della donna di sostanze che prevengono o interrompono il processo di cancerogenesi (es. derivati della vitamina A ed elementi ormonali). Per quanto i risultati della farmacoprevenzione del tumore mammario siano incoraggianti, ad oggi tale approccio non è ancora considerato uno standard. La prevenzione secon-daria ha l’obiettivo di ottenere la diagnosi più precoce possibile. La scoperta del tu-more (in genere con la mammografia e l’ecografia) nella sua fase iniziale permette cure meno aggressive e con maggiori possibilità di guarigione. Essa oggi costituisce l’arma vincente nella lotta al cancro della mammella.

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Prevenzione del tumore al seno: come ridurre il rischio

I principali fattori di rischio per l’insorgenza del tumore mammario non sono modificabili; altri se rimossi possono nettamente ridurre il rischio di sviluppare il tumore al seno.

FATTORI DI RISCHIO NON MODIFICABILI

• Età: la probabilità di ammalarsi di un tumore al seno aumenta con l’aumentare dell’età della donna, sebbene la maggior parte dei tumori al seno (circa il 60%) colpisca le donne di età inferiore ai 55 anni.

• Storia riproduttiva della donna: prolungata esposizione agli estrogeni e progestero-ne, quale si registra nel menarca precoce (prima degli 11 anni) o nella menopausa tardiva (oltre i 55 anni); nulliparità (nessuna gravidanza) o prima gravidanza oltre i 35 anni; non allattamento dei figli.

• Familiarità: presenza nella famiglia di componenti (madre, sorella, zia, nonna etc.) con tumore al seno e/o ovaio.

• Predisposizione genetica: In alcune Regioni italiane, presso gli ambulatori dello screening mammografico, viene consegnato alle donne un questionario (facil-mente reperibile in letteratura) basato sul modello di Cuzick-Tyrer o BOADICEA, molto semplice da compilare che permette di distinguere le donne in tre categorie di rischio: simile alla popolazione generale, rischio moderato e alto rischio (alle-gato schema).Le donne ad alto rischio sono inviate a consulenza genetica complessa al Gruppo Multidisciplinare che continuerà il percorso con eventuale definizione di BRCA1 e BRCA2.Risulta chiaro così che un test genetico viene effettuato solo dopo aver individua-to la donna ad alto rischio.Di seguito è riportato lo strumento di selezione per identificare le donne da av-viare ai centri per la gestione del rischio eredo-familiare dei tumori della mam-mella. Tale tabella si caratterizza per una maggiore sensibilità e minore specifici-tà e quindi una minore capacità predittiva del test positivo per quanto riguarda l’individuazione del rischio elevato. Tuttavia tale strumento appare adeguato, in funzione della semplicità di impiego, per una prima valutazione, alla quale se-guirà presso il centro una ulteriore valutazione con un modello di predizione del rischio come il modello di Cuzick-Tyrer o il BOADICEA.

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Cerchiare i punteggi relativi ai casi riferiti e sommarli.Se la somma è 0 o 1, il rischio e assimilabile a quello della popolazione generaleSe la somma è 2 o più è indicato l’invio al centro di senologia individuato come Hub.

Definizione di parenti

Parenti di primo grado: madre, padre, figli, sorella, fratello.Parenti di secondo grado: nonni, nipoti, zii, sorellastra, fratellastro.Parenti di terzo grado: bisnonni, prozii, cugino di primo grado, pronipoti.

• Patologie predisponenti: tumore all’altro seno, all’utero (endometrio) o all’ovaio, le-sioni preneoplastiche della mammella, precedente radioterapia della parete toraci-ca (es. linfomi in età giovanile).

Carcinoma della mammella

Età diinsorgenza

Prima dei 40 anni

Tra 40 e 49 anni

2 mammelle 1 mammellaMadreSorella 1Sorella 2

Figlia 1Figlia 2Nonna Paterna

Nonna Materna

Zia Paterna 1Zia Paterna 2

Zia Materna 1Zia Materna 2PadreFratelloCuginaNipote

Carcinoma dell’ovaio

Tra 50 e 59 anni

Dopo i 60anni

Qualunque

Cerchiare i punteggi relativi ai casi riferiti e sommarli.Se la somma è 0 o 1, il rischio e assimilabile a quello della popolazione generaleSe la somma è 2 o più è indicato l’invio al centro di senologia individuato come Hub.

Rischio assimilabilealla popolazione generale

meno del 17% 17% - 30%

3% - 8% 8% o più

30% o più

meno del 3%

Rischio a partire dai 20 anni

Rischio tra 40 e 50 anni

Rischio moderato Rischio alto

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FATTORI DI RISCHIO MODIFICABILI E ABITUDINI DI VITA

• Terapia ormonale sostitutiva: i farmaci a base di estrogeni e progesterone, assunti dopo la menopausa per alleviarne i disturbi, possono lievemente aumentare il rischio di sviluppare un tumore al seno. Il rischio è proporzionale alla durata del trattamento.

• Obesità: il rischio di tumore al seno è più alto nelle donne che dopo la menopausa vadano incontro ad un sovrappeso. Anche l’eccesso ponderale durante la pubertà si associa ad incremento del rischio di sviluppare un tumore al seno in età adulta. Nel tessuto adiposo in eccesso infatti vengono prodotte maggiori quantità di in-sulina e di estrogeni in grado di stimolare la proliferazione cellulare.

• Scarsa attività fisica: il regolare esercizio fisico riduce il rischio di sviluppare un tumore al seno. Esso aiuta infatti a mantenere il peso corporeo, favorisce l’aumen-to delle difese immunitarie e stimola la produzione da parte dell’ organismo di sostanze anti-ossidanti in grado di neutralizzare i radicali liberi.

• Scarso consumo di frutta fresca e verdura: una dieta ad alto apporto calorico, ricca di grassi e di zuccheri raffinati o con frequente consumo di carni rosse, aumenta il rischio di sviluppare un tumore al seno. Al contrario la dieta mediterranea, e più in generale il consumo di frutta fresca e verdura, olio extra vergine di oliva, riducono il rischio.

• Alcol: il rischio di tumore al seno aumenta proporzionalmente al quantitativo di alcol assunto.

• Fumo: anche il tumore al seno sembra aumentare nelle fumatrici.

Modificare gli stili di vita significa eliminare quei fattori di rischio da cui dipen-dono oltre il 20% dei tumori al seno. Per tale ragione, il mondo scientifico consi-dera il controllo dello stile di vita – praticare una regolare attività fisica, control-lare il peso corporeo, limitare il consumo di alcol, scegliere con cura la propria alimentazione e regolamentare l’assunzione di terapia ormonale dopo la meno-pausa – uno strumento valido per la prevenzione del carcinoma mammario, effi-cace e raccomandabile al pari degli esami e delle terapie comunemente utilizzati per la diagnosi precoce.

Inoltre è bene sapere che:• le alterazioni benigne della mammella (in particolare cisti e fibroadenomi) ed il dolore (mastalgia) non aumentano il rischio di sviluppare un tumore mam-mario;

• nel caso esista una documentata e importante familiarità è consigliato rivol-gersi a centri specializzati per sottoporsi a consulenza genetica e ricevere ade-guate informazioni e indicazioni;

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• gli studi effettuati negli ultimi anni hanno permesso di chiarire meglio il ruolo della Terapia Ormonale Sostitutiva (TOS), cioè di quei farmaci ormonali utiliz-zati in menopausa per alleviare i sintomi e le complicanze legati a questa parti-colare fase della vita, come eventuale fattore di rischio. Il ricorso alla TOS deve essere giustificato e comunque consigliato dal medico.

C’è qualcos’altro che puoi fare per ridurre il tuo rischio?Molte donne sanno che un tumore al seno può manifestarsi anche in assenza di specifici fattori di rischio, per cause che ancora non si conoscono. Ecco l’importan-za della diagnosi precoce, prestando anche attenzione alle eventuali modificazioni presentate dalla mammella, partecipando ai programmi di screening mammogra-fico e sottoponendosi a periodici controlli clinico-strumentali.

Quali sono i segni che devono indurre a visita medica?Purtroppo ancora oggi, molte donne, inadeguatamente informate sui vantaggi de-rivanti dalla diagnosi precoce in assenza di sintomi, non si sottopongono a con-trolli di tipo preventivo e scoprono, spesso con le proprie mani, la presenza di un nodulo. Per questo motivo è necessario che le donne conoscano anche segni e sin-tomi con i quali un tumore della mammella può presentarsi. Nella maggior parte dei casi il tumore mammario si manifesta come un nodulo, variabilmente duro alla palpazione.

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Altri segni devono comunque essere ricordati:• retrazione della pelle;• arrossamenti localizzati o diffusi;• retrazione o cambiamento del capezzolo;• secrezione dal capezzolo;• comparsa di un nodulo in sede ascellare.

In genere il tumore della mammella non provoca dolore.Nessuno di questi segni o sintomi è sicuramente indicativo della presenza di un tumore al seno! Per tale motivo, qualsiasi cambiamento che la donna individui a carico della mammella deve indurre a richiedere un controllo da parte del proprio medico e/o di un senologo.

Quali sono gli esami per scoprire precocemente il tumore della mammella?

È importante scoprire il tumore il più precocemente possibile. Scoprendo un tumore quando misura meno di un centimetro, la probabilità di guarigione è di oltre il 90%, gli interventi sono conservativi e non procurano danni estetici alla donna. Gli esami più importanti per la diagnosi di un tumore mammario sono:

1.Palpare entrambe le mammelle in sensorotatorio (circolare) con le dita unite e piatte

2. Non tralasciare la palpazione dell’ascella e del capezzolo

3. Guardare allo specchio se vi sono irregolarità della cute

4. Evidenziare con una leggera spremitura del capezzolo se sono presenti secrezioni

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Visita clinica senologicaÈ l’esame della mammella eseguito dal proprio medico o da uno specialista (esper-to in senologia), al fine di riscontrare l’eventuale presenza di noduli o di altri segni clinici sospetti, meritevoli di ulteriori indagini. La visita, anche se eseguita da me-dici esperti, non è però sufficiente ad escludere la presenza di tumore e qualsiasi risultato deve essere integrato da altri esami. In presenza di un nodulo, l’esame clinico deve far parte integrante degli accertamenti diagnostici strumentali. La vi-sita senologica è anche l’occasione per un colloquio approfondito con la donna sul problema “cancro della mammella”.

AutoesameÈ il controllo che la stessa donna dovrebbe eseguire ogni mese. Esso consiste nell’osservazione allo specchio delle proprie mammelle e nella pal-pazione delle stesse. La metodologia di esame è semplice, ma è bene che sia un medico ad insegnarla. È particolarmente importante che la donna comprenda che il fine dell’autoesame non è la diagnosi bensì, la sola “conoscenza” delle caratteri-stiche delle proprie mammelle e quindi l’individuazione di eventuali cambiamenti verificatisi nel tempo e/o persistenti, da comunicare tem pe stivamente al proprio medico. È anche utile evidenziare con una leggera spremitura del capezzolo se sono presenti secrezioni.

In particolare fare attenzione se:1. La cute della mammella o dell’areola sembra alterata, arrossata, ispessita o re-tratta.2. Il capezzolo appare retratto, soprattutto se la rientranza del capezzolo è di recente comparsa e se sulla cute dell’areola compaiono delle piccole eruzioni cutanee o delle crosticine.3. Comparsa spontanea di secrezioni dal capezzolo, soprattutto se sierosa o ematica.4. Alla palpazione della mammella o del cavo ascellare noti la comparsa di una tumefazione.5. La mammella ti sembra arrossata ed aumentata di volume. Non preoccuparti invece se periodicamente accusi dolore o senso di tensione al seno, soprattutto in corrispondenza del ciclo mestruale.

MammografiaÈ la tecnica più idonea e valida nel diagnosticare, con una metodologia piuttosto sempli-ce, la maggior parte dei tumori della mammella in fase iniziale, prima ancora che siano palpabili. Per questo motivo la mammografia è attualmente l’unica tecnica che possa essere utiliz-zata come test di base in un programma di screening e alla quale non si deve mai rinun-ciare nel caso di sospetto carcinoma, qualunque sia l’età della donna. Il rischio di svilup-pare un tumore indotto dalle radiazioni provocate dalla mammografia è solo ipotetico.

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EcografiaNonostante la rivoluzione dell’imaging ed il rapido evolversi della tecnologia, l’e-cografia non deve essere utilizzata come unico test per la diagnosi precoce dei tumori della mammella non palpabili. Peraltro essa offre contributi talora inso-stituibili nella diagnosi di lesioni nodulari benigne. Allo stato attuale delle conoscenze, quindi, salvo casi particolari (es. giovane età) è consigliabile che l’ecografia sia utilizzata soprattutto in associazione alla mam-mografia, ed eventualmente, per casi particolari, alla risonanza magnetica.

Mammografia o ecografia mammaria?

La mammografia è l’esame di elezione per la ricerca dei tumori al seno soprattut-to nelle donne al di sopra dei 40 anni. Rappresenta l’indagine ottimale per indivi-duare la presenza di microcalcificazioni, che talora possono essere espressione di lesioni tumorali o preneoplastiche. L’uso della tecnica digitale è oggi preferibile a quella tradizionale perché la qualità dell’immagine è migliore e l’impiego di raggi X ulteriormente ridotto. La mammografia, tuttavia, può avere dei limiti diagnostici per la densità della mammella, caratteristica nelle giovani donne e più in generale in età fertile. In questi casi lo studio viene comple-tato con l’esecuzione di un’ecografia mammaria e, a volte, di una risonan-za magnetica. L’ecografia rappresenta l’esa me più utile per distinguere un nodulo solido da una cisti a contenuto fluido e consente una migliore caratte-rizzazione del nodulo e della sua vasco-larizzazione attraverso la valutazione color-doppler.

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Quali altri accertamenti può suggerirti il tuo medico?

L’esame citologico o istologico è indicato per la donna che presenti alla mammo-grafia o all’ecografia lesioni meritevoli di approfondimento diagnostico, per con-fermare o escludere la presenza di un carcinoma. Se un tempo per acquisire queste informazioni era necessario ricorrere ad un intervento chirurgico, oggi è possibile avere una conferma diagnostica attraverso procedure sicure, affidabili e minima-mente invasive, costituite dai prelievi di cellule singole o di tessuto mammario attraverso l’agoaspirazione che risulta praticamente indolore.

Prelievi con agoPossono essere eseguiti, generalmente sotto guida ecografica, sia con ago sottile (“agoaspirato”, che permette l’esame citologico del materiale aspirato) sia con ago di dimensioni lievemente maggiori (“agobiopsia”, che permette l’esame istologi-co dei frammenti di tessuto asportati). La cosiddetta “biopsia vacuum assisted”, è un tipo di biopsia mininvasiva, eseguita in anestesia locale, che a differenza della precedente permette di prelevare più frustoli di tessuto e di avere una migliore caratterizzazione istologica con una singola introduzione di ago. La procedura è ambulatoriale, non richiede una sedazione ma solo una semplice anestesia locale, e si esegue mediante uno strumento dedicato – quello più noto è il Mammotome®

– con l’ausilio dell’ecografo o del mammografo. Questo tipo di accertamento dia-gnostico è quello più largamente impiegato per lo studio delle microcalcificazioni. Tutte le procedure sopradescritte sono oncologicamente sicure – non è scientifica-mente dimostrato alcun pericolo di disseminazione di cellule tumorali – ed hanno una funzione esclusivamente diagnostica. Ciò significa che in caso si riscontri una lesione tumorale o preneoplastica è necessario procedere comunque ad un limita-to intervento chirurgico.

Risonanza magnetica mammaria (RMM) Il ruolo della RMM per la diagnosi precoce del carcinoma mammario è oggi limita-to alla sorveglianza diagnostica di donne portatrici di alterazioni dei geni BRCA o in giovani donne con seno denso e/o forte familiarità. La RMM è un esame che vie-ne impiegato a giudizio del radiologo o dello specialista senologo, ad integrazione della mammografia e dell’ecografia, nei casi in cui vi sia una discrepanza tra esami precedenti o in presenza di un carcinoma accertato, per una migliore stadiazione locale. L’esame può tuttavia dare degli esiti falsamente sospetti. Esso va pertanto eseguito in centri senologici.

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Altri esami clinico-diagnostici

Una volta effettuata la diagnosi di carcinoma della mammella, altri esami risul-tano utili per definire l’estensione della malattia (stadiazione). Essi includono un esame radiografico standard del torace, un’ecografia addominale, una scintigrafia ossea ed il dosaggio dei markers tumorali nel sangue (CEA e CA 15-3). Questi ulti-mi non sono di utilità per la diagnosi precoce del tumore, perché il loro valore nel sangue non si modifica negli stadi iniziali ma solo, e non sempre, in caso di com-parsa di metastasi in organi a distanza. In caso di malattia avanzata la tomografia assiale computerizzata (TAC), la tomografia ad emissioni di positroni (PET-TAC), la risonanza magnetica nucleare possono essere utilizzati come esami di appro-fondimento e per la valutazione dell’efficacia delle terapie.

Lo screening organizzato

“Screening” è un termine inglese che vuol dire selezione. Un test di screening è un esame in grado di identificare, nella popolazione presunta sana, le persone forse ammalate. Queste persone, “selezionate” attraverso il test di screening, vengono sottoposte ad ulteriori esami che hanno invece “finalità diagnostica”. Per il tu-more della mammella la selezione viene effettuata tramite la mammografia. Ri-sultare “positive” al test di screening, quindi, non equivale a “essere con certezza affette da tumore”, significa invece che vi è stata la scoperta di segni meritevoli di approfondimento diagnostico. In Italia il “programma di screening” consiste nell’invito attivo mediante comunicazione individuale ad entrare in un percorso, nel quale sono assicurati sia il test di screening sia gli ulteriori esami e il tratta-mento eventualmente necessario.Oggi esistono 3 programmi di screening oncologici che sono risultati “efficaci”, cioè in grado di ridurre il tasso di mortalità per quel tipo di tumore nella popo-lazione sottoposta a screening. Si tratta dello screening del tumore della cervice uterina, del tumore della mammella e del colon-retto.I risultati di uno studio finanziato dalla LILT e dal Ministero della Salute e del Welfare – Progetto IMPATTO – hanno dimostrato che lo screening mammografico realizzato nel nostro Paese ha portato:

• una riduzione della mortalità per carcinoma mammario;• una riduzione del numero di interventi demolitivi, poiché il tumore è ancora di piccole dimensioni;

• una migliore prognosi, dovuta appunto alla diagnosi precoce.

Il Servizio Sanitario Nazionale, attraverso le Regioni, offre gratuitamente a tutte le donne di età compresa tra i 50 ed i 69 anni (fascia d’età a maggior rischio) la possibilità di eseguire ogni due anni una mammografia, attraverso una lettera di invito in cui figura la data, l’orario ed il luogo dell’esame. Sono presenti su gran

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parte del territorio nazionale “programmi di screening organizzato” che prevedono l’attuazione di una mammografia (e degli eventuali necessari approfondimenti) ogni 2 anni per le donne nella fascia di età 50-69 anni. È attualmente in fase di studio l’estensione dello screening alle donne di età compresa fra i 45-50 anni ed alle donne di età superiore ai 69 anni. La Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori auspica che i programmi organizzati di screening siano estesi anche a partire dai 40 anni di età e con cadenza annuale, per l’intero arco di vita. La LILT raccomanda vivamente di aderire all’invito ad eseguire la mammografia di screening inviato dalla ASL ed offre, per questo, la più ampia disponibilità col-laborativa per una capillare sensibilizzazione della popolazione femminile, anche attraverso le proprie Sezioni Provinciali. Per le donne più giovani di 50 anni o con più di 70 anni, la LILT raccomanda di rivolgersi al proprio medico di fiducia, ovvero a specialisti esperti in senologia, per concordare eventuali programmi in-dividuali di prevenzione e di diagnosi precoce (indagini diagnostiche strumentali, visita, autopalpazione).

Cosa accade se una donna risulta “positiva” alla mammografia di screening?L’eventuale riscontro alla mammografia di un nodulo o di reperti dubbi sarà segui-to da un ulteriore invito a sottoporsi ad esami di approfondimento (anche in que-sto caso gratuiti), che possono andare dalla semplice integrazione dei dati acquisiti in corso dell’esame iniziale con altre immagini mammografiche, con l’ecografia, con l’eventuale agoaspirato in presenza di nodulo, o con la risonanza magnetica.

Screening spontaneo

Lo screening mammografico offerto dal nostro Servizio Sanitario Nazionale è quindi uno strumento molto efficace per la diagnosi precoce dei tumori al seno, che per motivi di costi sanitari non copre tutte le fasce di età e che prevede solo l’esecuzione della mammografia. Bisogna tener presente che il tumore al seno col-pisce in circa il 30% dei casi donne al di sotto dei 50 anni, non coperte quindi dallo screening mammografico. Esiste inoltre la possibilità che il tumore possa compa-rire nel periodo di intervallo tra una mammografia di screening negativa e quella successiva, o che in un seno denso possa non rendersi evidenziabile un nodulo che, al contrario, viene meglio caratterizzato da un’ecografia mammaria. Per tale motivo le donne devono sapere che anche a loro è affidata una responsabilità per la diagnosi precoce del tumore, attraverso l’autopalpazione e l’esecuzione regolare e periodica di controlli clinici in cui il senologo, sulla base dell’età e del rischio individuale, oltre ad effettuare una visita specialistica, suggerirà strategie di pre-venzione più idonee (tipologia di esame e frequenza di esecuzione).

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Quali percorsi diagnostici possono essere attuati al di fuori di un programma di screening?

DONNA ASINTOMATICAEtà inferiore a 40 anni - Corretta informazione e insegnamento dell’autoesame. Nessun controllo preventivo strumentale, salvo che si tratti di donna ad alto ri-schio, inserita in uno specifico programma di sorveglianza diagnostica.Età superiore a 40 anni - Mammografia con periodicità compresa fra 12 e 24 mesi, integrata dalla ecografia, specie nelle donne con mammelle radiologicamente dense.

DONNA SINTOMATICAEtà inferiore a 35 anni - In presenza di un nodulo, la visita senologica, l’ecografia e l’eventuale agoaspirazione sono da ritenersi sufficientemente utili. La persisten-za del dubbio comporta il completamento del percorso diagnostico con mammo-grafia e con eventuali altri esami diagnostico-strumentali.Età superiore a 35 anni - Mammografia in associazione alla visita senologica e all’ecografia: consente una diagnosi accurata e pone al riparo dalla non diagnosi di carcinomi radiologicamente non rilevabili. In caso di persistenza di immagini di difficile interpretazione, o che presentino elementi di sospetto, è necessario eseguire prelievo con ago. Caso per caso sarà necessario decidere se il prelievo con ago debba essere o meno preceduto dalla RMM.

L’autoesame nell’era dello screeningIl miglioramento delle indagini diagnostiche impiegate per una diagnosi sempre più precoce del tumore al seno ha fatto sì che possano essere rilevati tumori molto piccoli, non apprezzabili alla palpazione o addirittura alterazioni che precedono lo sviluppo stesso della neoplasia. Qual’è allora il ruolo dell’autopalpazione nella pre-venzione del tumore al seno?Eseguire periodicamente un auto-esame del seno consente a ciascuna donna di “ave-re confidenza” con la propria mammella e di apprezzarne gli eventuali cambiamenti che dovessero manifestarsi nel periodo di intervallo tra un esame ed il controllo successivo. Tale sorveglianza può generare preoccupazioni o falsi allarmi, ma sensi-bilizzare le donne all’autopalpazione significa incoraggiarle a non aver paura di co-noscere e scoprire un nodulo, rivolgersi al proprio medico o senologo per qualsiasi dubbio e concedersi un momento per riflettere sull’importanza della prevenzione.

Di quali terapie potresti aver bisogno?Il tumore al seno è in realtà un gruppo eterogeneo di malattie per le quali oggi ab-biamo a disposizione un ampio ventaglio di opzioni terapeutiche complementari e variamente integrate tra loro, che comprendono la chirurgia, la radioterapia e le

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terapie mediche (ormono e chemioterapia).La paziente che riceve una diagnosi di carcinoma della mammella sarà seguita da un team di medici specialisti composto dal radiologo, chirurgo senologo, anato-mo-patologo, oncologo, radioterapista e chirurgo plastico che valuterà dettagliata-mente sulla base delle dimensioni e caratteristiche biologiche del tumore e delle condizioni di salute della paziente, quale sia la strategia più efficace in termini di guarigione e migliore qualità di vita.

ChirurgiaLa chirurgia: è l’arma ancora oggi primaria ed insostituibile per la cura e guarigione del cancro della mammella. Le tecniche d’intervento sono essenzialmente due: la conservativa e la demolitiva. La tecnica chirurgica conservativa, (quadrantectomia o tumorectomia), applicabile nel caso di tumori di piccole dimensioni, consiste nell’asportare solo il tumore e una parte limitata del tessuto mammario sano cir-costante. Tale tecnica consente un buon risultato estetico, garantendo comunque la radicalità del trattamento.La tecnica demolitiva (mastectomia), sempre meno frequente, consiste nell’aspor-tazione totale della mammella. In questi casi l’intervento chirurgico si associa sem-pre più spesso a tecniche di chirurgia ricostruttiva eseguite, quando possibile, nella stessa seduta operatoria, .È parte essenziale delle cure chirurgiche l’attenzione ver-so lo studio dei linfonodi ascellari ovvero le ghiandole che filtrano la linfa deri-vante dalla ghiandola mammaria. Nel passato questi linfonodi venivano sempre asportati completamente per il relativo esame istologico. La metodologia oggi di elezione, quando indicata, è la tecnica del linfonodo sentinella che rimuove ed esa-mina istologicamente solo uno o due linfonodi, quelli cioè che per primi si trovano sull’eventuale via di diffusione linfatica del tumore.Solo nel caso in cui questi risultino coinvolti dal tumore si esegue l’asportazione de-gli altri linfonodi ascellari.In questo modo si riducono tempi di degenza e possibili complicanze, quali il gonfiore del braccio (linfedema).

RadioterapiaLa radioterapia: è generalmente associata alla chirurgia conservativa per diminuire il rischio di recidive locali. Gli effetti collaterali sono estremamente limitati con le moderne apparecchiature.

Terapie farmacologicheLe terapie mediche hanno lo scopo di eliminare le eventuali cellule tumorali (micro metastasi) residuate all’intervento chirurgico ed alla radioterapia, riducendo il ri-schio di recidiva di malattia ed aumentando le possibilità di guarigione. Le terapie mediche includono la chemioterapia, l’ormonoterapia e le terapie biologiche, diver-samente combinate o associate in rapporto allo stadio della malattia e alle caratte-ristiche biologiche del tumore.

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Definizione degli interventi

Intervento chirurgico conservativo: asportazione limitata ad una parte del seno, quella contenente il tumore e parte del tessuto sano che lo circonda (resezione ghiandolare; quadrantectomia), generalmente seguito da una radioterapia.

Mastectomia: asportazione completa della ghiandola mammaria insieme con il capezzolo, la cute soprastante e i linfonodi ascellari (mastectomia radicale), o con conservazione dell’involucro cutaneo esterno e se possibile dell’areola e del capezzolo (mastectomia skin-nipple sparing).

Biopsia del linfonodo sentinella: asportazione del linfonodo o dei linfonodi che per primi ricevono la linfa proveniente dal tumore e sui quali si potrebbero quindi ritrovare cellule coinvolte per via linfatica. Se l’esame istologico del lin-fonodo sentinella non evidenzia la presenza di cellule neoplastiche, la rimo-zione degli altri linfonodi può essere evitata, riducendo in tal modo eventuali complicanze come il gonfiore del braccio (linfedema).

Dissezione ascellare: asportazione completa dei linfonodi ascellari, necessaria in caso di metastasi ascellari accertate o evidenti all’esame clinico e radiologi-co preoperatorio.

Ricostruzione mammaria: intervento di chirurgia plastica eseguito con la fina-lità di ripristinare la forma ed il volume della mammella asportata dopo ma-stectomia. Può essere effettuata nella stessa seduta operatoria (ricostruzione immediata) o dopo la fine dei trattamenti, mediante l’inserimento di protesi oppure con tessuti propri (lembi muscolari). La scelta dell’intervento dipende dalla situazione clinica, dalle terapie necessarie nel post-operatorio, dalle ca-ratteristiche psicofisiche e costituzionali della paziente.

Radioterapia a fasci esterni: trattamento standard che completa la terapia locale dei carcinomi mammari dopo un intervento chirurgico conservativo, per ri-durre il rischio di recidiva di malattia nel tessuto mammario residuo. La mam-mella viene irradiata dall’esterno e la dose totale di radiazioni viene suddivisa, per una durata massima complessiva di 4-6 settimane.

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Radioterapia parziale della mammella: trattamento sperimentale che prevede la sola irradiazione dell’area contenente la neoplasia (di piccole dimensioni) e non dell’intera mammella e della cute come nella radioterapia a fasci esterni. Ciò implica una durata minore del trattamento fino alla possibilità di conclu-derlo nello stesso tempo dell’intervento chirurgico come nel caso della radiote-rapia intraoperatoria. Questo tipo di radioterapia è di recente introduzione ed i risultati in termini di sicurezza oncologica, sia pur promettenti, devono essere confrontati nel tempo con la radioterapia tradizionale. Per questo viene attual-mente eseguita solo nell’ambito di studi clinici.

Radioterapia dopo mastectomia: radioterapia esterna necessaria in casi seleziona-ti per ridurre il rischio di recidive del tumore sulla parete toracica o sui linfono-di (specie della mammaria interna). In tutti i casi, la radioterapia non provoca particolari disturbi, né caduta dei capelli. I suoi effetti collaterali sono soprat-tutto locali e per lo più caratterizzati da un ispessimento ed arrossamento della cute della mammella.

Terapia ormonale: utilizza farmaci che bloccano l’azione o produzione degli estrogeni. Si usa come trattamento singolo o dopo la chemioterapia nei casi in cui i test eseguiti sul tumore dimostrino la presenza dei recettori per estrogeni e progesterone. Le terapie ormonali sono generalmente ben tollerate e prive degli effetti collaterali classicamente descritti per la chemioterapia.

Chemioterapia: utilizza farmaci che vengono somministrati ciclicamente dopo l’intervento chirurgico (chemioterapia adiuvante) ovvero prima di questo (che-mioterapia neoadiuvante) nei casi localmente avanzati o per ridurre le dimen-sioni del tumore. Il beneficio apportato dalla chemioterapia sulla guarigione può essere significativo anche negli stadi iniziali della malattia.

Terapie biologiche: utilizzano farmaci che agiscono in modo mirato, selettivo, interferendo prevalentemente con i meccanismi che regolano la crescita del tumore. Per tale motivo la tossicità di questi farmaci rispetto ai più comuni chemioterapici è generalmente ridotta, pur conservando il massimo beneficio terapeutico. Un esempio è rappresentato dai farmaci che agiscono selettiva-mente sul recettore HER2, indicati quando il tumore presenta elevati livelli di questa proteina.

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Dopo le terapie

Guarire di tumore al seno si può. E oggi si deve! Sono sempre di più infatti le donne che dopo aver superato la malattia riprendono il loro ruolo di donne, compagne, madri, lavoratrici. A tutte loro va indirizzato un altro tipo di prevenzione, che tenga conto delle specifiche problematiche generate dalla “vissuta” malattia. Una delle preoccu-pazioni maggiori di chi è stata trattata per un tumore al seno è che la malattia possa ripresentarsi. Anche per la prevenzione della recidiva si può fare molto: le donne operate per un tumore al seno devono rivolgersi al proprio medico per eseguire periodici controlli clinico strumentali e per contrastare i possibili effetti collaterali dei trattamenti medici e chirurgici. Infine la riabilitazione che non è solo fisica, ma anche sociale, occupazionale e psicologica. Non bi-sogna avere paura infatti di ricorrere ad un supporto psicologico per superare un evento così sconvolgente: vincere il cancro significa soprattutto infrangere dei tabù!I risultati di recenti studi scientifici dimostrano che anche dopo la diagnosi di tumore al seno adottare stili di vita “salutari” è molto utile. Anche in questa fase viene consigliato di:

• Mantenere un adeguato peso corporeo • Prediligere una dieta ricca di frutta fresca, verdura ed olio extravergine di oliva

• Svolgere un’attività fisica costante e regolare• Limitare il consumo di alcol• Evitare di fumare.Queste poche regole migliorano la prognosi della malattia e aiuteranno a vivere più a lungo e meglio.

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LILT

La LILT è l’unico Ente Pubblico di notevole rilievo su base associativa, vigilato dal Ministero della Salute ed impegnato nella lotta contro i tumori, che opera dal 1922 senza fini di lucro su tutto il territorio nazionale. Collabora con lo Stato, le Regioni, i Comuni e gli altri enti ed organismi impegnati in campo oncologi-co. Membro dell’European Cancer Leagues (ECL) e dell’Unione Internazionale Contro il Cancro (UICC), collabora con l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), svolgendo un ruolo istituzionale nell’ambito della programmazione oncologica europea e dell’interscambio di informazioni sul cancro tra i vari Sta-ti membri.Nel 2003 la LILT è stata insignita con la Medaglia d’Oro al Merito della Salute Pubblica dal Presidente della Repubblica Italiana. Con le sue 106 Sezioni Pro-vinciali, i 397 punti prevenzione ambulatoriali e le oltre 800 delegazioni comu-nali, la LILT si contraddistingue per il forte capillare radicamento sul territorio nazionale, offrendo prestazioni preziose nella lotta contro il cancro, comple-mentari e integrative al SSN (Servizio Sanitario Nazionale).

Obiettivi e attività• Prevenzione primaria: informazione e promozione delle corrette abitudini di vita.

• Diagnosi precoce.• Assistenza e riabilitazione fisica, psicologica, sociale e occupazionale.• Sostegno alla ricerca clinica ed epidemiologica.• Formazione del volontario oncologico.

Come sostenere la LILTAiutare la LILT vuol dire contribuire concretamente alla lotta contro il cancro:

• con una donazione (quota associativa o elargizione libera); • con il coinvolgimento di aziende o società nel sostegno di progetti specifici;• donando il proprio tempo al volontariato;• devolvendo il proprio 5 per mille alla LILT.

Per tenerVi aggiornati sulle iniziative LILT, visitate il sito www.lilt.it oppure rivolgetevi alle Sezioni Provinciali del Vostro territorio.

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La LILT: una concreta testimonianza di solidarietà

Con una donazione

Le donazioni possono essere effettuate:

• direttamente alla Sede Nazionale;- con carta di credito collegandosi al sito www.lilt.it;- sul conto corrente postale n° 28220002 Codice IBAN: IT73 H076 0103 2000 0002 8220 002

- con bonifico bancario intestato a Lega Italiana Lotta Tumori su c/c 2035 - ABI 01005- CAB 03203 BNL BANCA NAZIONALE DEL LAVORO S.P.A - AG. 3 ROMACodice IBAN: IT 35 Y 01005 03203 000000002035

• direttamente alla Sezione LILT della propria Provincia, consultando il sito www.lilt.it

5 per mille alla Lilt

È possibile aiutare la LILT devolvendo il 5 per Mille dell’Irpef. È sufficiente firma-re nello spazio “Finanziamento della ricerca sanitaria” per la Sede Nazionale, C.F. 80118410580 e nello spazio “Sostegno del volontariato e delle altre organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale e delle associazioni e fondazioni riconosciute che operano nei settori di cui all’art. 10, c. 1, lett. a) del D.Lgs. n. 460 del 1997” per sostenere la Sezione LILT della propria Provincia, che si trova su www.lilt.it cliccando alla voce “La LILT in Italia” e sele-zionando la vostra regione.

Quote sociali:

Per diventare socio LILT è sufficiente versare la quota minima annuale di 10 euro.

Diventa volontario Lilt!Diventare volontario LILT vuol dire dare valore al proprio tempo. Il volontario LILT è una risorsa preziosa per la società, il cittadino ed il malato oncologico in particolare. Vi sono molti modi per essere volontario LILT: dall’assistenza al ma-lato, alle attività di sensibilizzazione e raccolta fondi. Visita il sito www.lilt.it o rivolgiti alla Sezione LILT della Tua Provincia per scoprire come diventare volon-tario LILT. Unico requisito: avere un cuore grande!

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SEDE CENTRALE Tel. 06.4425971AGRIGENTO Tel. 0925.905056ALESSANDRIA Tel. 0131.206369-41301ANCONA Tel. 071.2071203AOSTA Tel. 0165.31331AREZZO Tel. 0575.404785ASCOLI PICENO Tel. 0736.358360ASTI Tel. 0141.595196AVELLINO Tel. 0825.73550-366.6254190 BARI Tel. 080.5216157BARLETTA Tel. 0883.332714BELLUNO Tel. 0437.944952BENEVENTO Tel. 0824.313799BERGAMO Tel. 035.242117BIELLA Tel. 015.8352111BOLOGNA Tel. 051.4399148BOLZANO Tel. 0471.402000BRESCIA Tel. 030.3775471BRINDISI Tel. 0831.520366CAGLIARI Tel. 070.495558CALTANISSETTA Tel. 0934.541873CAMPOBASSO Tel. 0875.714008CASERTA Tel. 333.2736202CATANIA Tel. 095.7598457CATANZARO Tel. 0961.725026CHIETI Tel. 0871.564889COMO Tel. 031.271675COSENZA Tel. 0984.28547CREMONA Tel. 0372.412341CROTONE Tel. 0962.901594CUNEO Tel. 0171.697057 ENNA Tel. 0935.511755-339.2171490FERMO Tel. 0734.963949FERRARA Tel. 340.9780408 FIRENZE Tel. 055.576939FOGGIA Tel. 0881.661465FORLÌ-CESENA Tel. 0543.731410FROSINONE Tel. 0775.207374/5-333.2568341GENOVA Tel. 010.2530160GORIZIA Tel. 0481.44007GROSSETO Tel. 0564.453261IMPERIA Tel. 0184.570030-506800ISERNIA Tel. 0865.441356L’AQUILA Tel. 0862.580566-347.6482159LA SPEZIA Tel. 0187.733996-366.6679988LATINA Tel. 0773.694124LECCE Tel. 0833.512777LECCO Tel 039.599623LIVORNO Tel. 0586.811921-444034/5LODI Tel. 0371.423052 LUCCA Cell. 340.3100213MACERATA Cell. 331.9189268MANTOVA Tel. 0376.369177/8MASSA CARRARA Tel. 0585/46855

MATERA Tel. 0835.332696MESSINA Tel. 090.3690211MILANO Tel. 02.49521MODENA Tel. 059.374217MONZA Tel. 02.49521NAPOLI Tel. 081.5465880/ 5495188NOVARA Tel. 0321.35404 NUORO Tel. 0784.619249ORISTANO Tel. 0783.74368PADOVA Tel. 049.8070205PALERMO Tel. 091.6165777PARMA Tel. 0521.702243-988886PAVIA Tel. 0382.27167-33939 PERUGIA Tel. 075.5004290PESARO-URBINO Tel. 338.8076868PESCARA Tel. 328.0235511/ 338.5885788PIACENZA Tel. 0523.384706PISA Tel. 050.830684PISTOIA Tel. 0573.365280PORDENONE Tel. 0434.659085POTENZA Tel. 0971.441968PRATO Tel. 0574.572798RAGUSA Tel. 0932.229128RAVENNA Tel. 0545.214662REGGIO CALABRIA Tel. 0965.331563REGGIO EMILIA Tel. 0522.283844RIETI Tel. 0746.205577RIMINI Tel. 0541.56492ROMA Tel. 06.88817637ROVIGO Tel. 0425.411092SALERNO Tel. 089.220197SASSARI Tel. 079.214688SAVONA Tel. 019.812962SIENA Tel. 0577.285147SIRACUSA Tel. 0931.461769SONDRIO Tel. 0342.219413TARANTO Tel. 099.4528021TERAMO Cell. 338.1541142TERNI Tel. 0744.431220TORINO Tel. 011.836626TRAPANI Tel. 0923.873655TRENTO Tel. 0461.922733TREVISO Tel. 0422.1740616-335.1212509TRIESTE Tel. 040.398312UDINE Tel. 0432. 481802VARESE Tel. 0331.623002VENEZIA Tel. 041.958443VERBANO CUSIO OSSOLA Tel. 0323.643668VERCELLI Tel. 0161.255517VERONA Tel. 045.8303675VIBO VALENTIA Tel. 0963.44862VICENZA Tel. 0444.513333/513881VITERBO Tel. 0761.325225

Le Sezioni Provinciali della LILT

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ANNOTAZIONI

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Con il patrocinio:

Si ringrazia: