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Il territorio viterbese è un immenso tesoro (Schatz) di storia e archeologia capace di soddisfare (zufriedenstellen) gli appassionati di ogni periodo storico, dalla preistoria ai nostri giorni, ma non c’è dubbio che le tracce (Spuren) lasciate dagli etruschi siano fra le più impressionanti (beeindruckend) e suggestive.
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Necropoli etrusche nel Viterbese
Testo e foto: Chiara Dall'Armellina
Il territorio viterbese è un immenso tesoro (Schatz) di storia e archeologia capace di
soddisfare (zufriedenstellen) gli appassionati di ogni periodo storico, dalla preistoria ai nostri
giorni, ma non c’è dubbio che le tracce (Spuren) lasciate dagli etruschi siano fra le più
impressionanti (beeindruckend) e suggestive.
Se dei centri abitati (Ortschaften; hier: Siedlungen) rimangono scarse testimonianze
(Zeugnisse), a causa della natura fragile dei materiali utilizzati, non si può dire lo stesso per le
necropoli rimaste a memoria di una popolazione che concepiva la morte come un trapasso
(Übergang) ad una seconda vita. Per questo motivo l’architettura delle sepolture intendeva
riprodurre le fattezze domestiche (häusliche) interne ed esterne (con tanto di tetti (Dächer),
travi, porte, finestre e arredi (Ausstattung)) dei luoghi abitati in vita differenziandosi a
seconda del tipo di abitazione presa come riferimento in uso in un determinato periodo.
Percorso delle necropoli
Nel Viterbese si conservano alcune necropoli spettacolari tra le quali spiccano quelle di tipo
rupestre (Felsen-): un unicum, noto in Italia solo nell’Etruria interna. Ne abbiamo selezionate
tre che vale la pena di visitare e conoscere.
Fig. 2: Castel d'Asso, tomba a dado
A qualche chilometro dal centro storico di Viterbo si trova la necropoli di Castel d’Asso
ricavata lungo la parete di un costone tufaceo (Tuff-), al lato di una stretta valle (Tal)
attraversata da un percorso viario (Straßen-) che collegava i centri più importanti
dell’entroterra (Hinterland). Gli Etruschi erano soliti abitare pianori (Plateaus) ben
difendibili, delimitati a valle dal corso dei fiumi, e dislocare in periferia le aree cimiteriali
(Friedhofs-) lungo le strade d’accesso all’arce (Wehranlage) o nelle immediate vicinanze.
Non fa eccezione Castel d’Asso il cui centro di riferimento era Axia, insediamento che ebbe il
suo periodo di maggior splendore fra il IV e il II secolo a.C. La necropoli si presenta come
una lunga sequenza di sepolture monumentali scolpite nel tufo a forma di parallelepipedo,
detto dado (Fig. 2). Nella parte superiore si ricavava una piattaforma dove avvenivano i
sacrifici (Opfer) in onore dei defunti. Sullo sfondo una porta scolpita era il simbolo del
passaggio alla vita ultraterrena (übererdisch). Sotto c’era un secondo livello, decorato da
un’altra finta porta, di fronte alla quale si celebrava il pasto rituale funerario. I defunti
venivano inumati (bestattet) in una camera ipogea accessibile attraverso un ripido e stretto
corridoio che poi veniva nascosto per evitare che ladri sacrileghi potessero derubare i morti
dei loro corredi funerari (Grabbeigabe). Da non perdere la Tomba Grande, con ben tre porte
d’accesso, che doveva ospitare una quarantina di sarcofagi e la Tomba Orioli dall’enorme
camera sepolcrale, divisa da un corridoio ai lati del quale si trovano una numerosa serie di
fosse per circa una sessantina di deposizioni.
Nel comune di Vetralla si trova il complesso monumentale di Grotta Porcina (Fig. 3),
Fig. 3: Grotta Porcina Fig. 4: Grotta Porcina, soffitto scolpito a cassettoni
un insieme davvero eccezionale sia per le dimensioni accanto altre notevoli sepolture. A valle
l’area sacra, il cui fulcro è un basamento cilindrico, del diametro di circa sei metri, che
doveva sostenere l’altare vero e proprio. La base istoriata (bemalt) presenta le tracce di un
motivo a bassorilievo di stile orientalizzante dove si riconosce una processione di fiere divise
da palmette. Attorno all’altare una sorta di tribuna a tre scalini che serviva come seduta per i
partecipanti alle cerimonie rituali (Fig. 5).
Fig. 5: Grotta Porcina, base d'altare
Lasciata Grotta Porcina, sempre nel comune di Vetralla, in località Cinelli, si raggiunge
Norchia, affacciata sull’antico tragitto della via Clodia che dalla costa si addentrava verso
Tuscania. Qui si conserva la necropoli rupestre più rappresentativa dell’età ellenistica
poiché raduna una carrellata di tipi tombali peculiari (typisch) dell’architettura funeraria
scolpita nel tufo (Fig. 6).
Fig. 6: Necropoli di Norchia
Sul fianco del pianoro si dispongono una serie di prospetti sovrapposti: il terrazzamento
superiore era riservato a quelli più imponenti, a due piani, sotto invece furono ricavati
alloggiamenti per occupanti (Insassen) meno pretenziosi (anmaßend). Le facciate di Norchia
prevedevano, sotto il riquadro principale con la famosa porta, un porticato sostenuto (gestützt)
da colonne. Tra gli esempi più prestigiosi la Tomba Ciarlanti che presenta l’ambiente di
sottofacciata diviso in tre parti, la Tomba a Camino, chiamata così per la sua somiglianza con
una cappa (Rauchfang) nella parte superiore, e la Tomba Prostila che conserva parte del
caratteristico portico. Pur facendo riferimento ad un abitato etrusco apparentemente di non
eccessiva importanza, la necropoli è una testimonianza indelebile del valore che aveva, anche
nella morte, lo status sociale per la nobiltà rurale.