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Nel Blu di Ginosa

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Ginosa si distende tra terra e mare con un’articolata morfologia, ed è caratterizzata da una naturalità diffusa che propone una ricca biodiversità. La macchia mediterranea con il pino d’aleppo, il mirto, il lentisco, la ginestra, le rare orchidee selvatiche, la presenza faunistica peculiare, le aspre gravine, costituiscono un patrimonio naturalistico da tempo consolidato, valorizzato e tutelato. Accanto ad esso però anche la natura dell’arco costiero, con l’articolata ricchezza di flora e fauna marine, i lunghi cordoni di dune e le zone umide retrodunali caratterizzate dalla sosta di uccelli migratori, deve essere sostenuta da un’attenta cura per la sua salvaguardia.

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Nel Blu di Ginosa

Nel Blu di GinosaIniziativa delComune di GinosaAssessorato allaQualità dell’Ambiente

Progetto diEducazione Ambientale Marina

Con la partecipazione di- Scuola Media “Maria Grazia Deledda” Ginosa- Istituito Comprensivo “Leone” - Marina di Ginosa

A cura diFondazione MarittimaAmmiraglio Michelagnoli Onlus

FotoArchivi- Fondazione Michelagnoli- L. Di Castri-O. Stasi- A. Monaco- G. Pignataro- A. Quaranta

StampaAprile 2006Stampasud S.p.A. - Mottola (TA)

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Presentazione

Ginosa si distende tra terra e mare con un’articolata morfologia, ed è caratterizzata da una naturalità diffusa che propone una ricca biodiversità. La macchia mediterranea con il pino d’aleppo, il mirto, il lentisco, la ginestra, le rare orchidee selvatiche, la pre-senza faunistica peculiare, le aspre gravine, costituiscono un patrimonio naturalistico da tempo consolidato, valorizzato e tute-lato.

Accanto ad esso però anche la natura dell’arco costiero, con l’articolata ricchezza di flora e fauna marine, i lunghi cordoni di dune e le zone umide retrodunali caratteriz-zate dalla sosta di uccelli migratori, deve essere sostenuta da un’attenta cura per la sua salvaguardia.

Con la Fondazione Michelagnoli abbiamo perciò promosso una iniziativa di educa-zione ambientale presso le Scuole e in-

sieme questa pubblicazione, nell’intento di rafforzare e consolidare l’informa-zione e la formazione, in particolare delle nuove generazioni, verso la cono-scenza e la tutela delle risorse ambientali e naturalistiche di Ginosa, dal verde delle sue colline al blu del suo mare.

Abbiamo voluto sopratutto portare l’attenzione sulla tutela dell’ambiente marino perché i nostri mari e le nostre coste sono un ecosistema fragile e facilmente degradabile e la sua alterazione è, in primo luogo, il risultato tangi-bile di una scarsa educazione ambientale.

Attraverso questa iniziativa, vogliamo valorizzare le risorse ambientali e naturalistiche legate al mare e alla fascia costiera di Ginosa e favorire la for-mazione di una maggiore sensibilità e responsabilità ambientale.

Francesco Sozio* e Luigi Montanaro**

*Il Dott. Francesco Sozio è Assessore alla Qualità dell’Ambiente del Comune di Ginosa;**L’Avv. Luigi Montanaro è il Sindaco del Comune di Ginosa

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Nel Blu di Ginosa

Ginosa e il mare

Circondata da gravine e da grotte naturali che testimoniano antichissime civiltà rupestri e un pas-sato di eccezionale religiosità, Ginosa ha trascu-rato il suo mare: la suggestiva bellezza della gravina ha da sempre monopolizzato l’interesse di tutti.

Esistono invece aspetti caratteristici di questo territorio altrettanto affascinanti e ricchi di sor-

prese: i preziosi ecosistemi delle zone umide, la macchia mediterranea, gli habitat esclusivi, la natura scampata alle bonifiche, la costa bassa e sab-biosa, gli ampi spazi di spiaggia libera e incontaminata e il mare, patrimonio di risorse dimenticate.

Da queste considerazioni e per rinnovare il rapporto con il mare è nato un progetto di educazione ambientale marina svolto nelle Scuole di Ginosa e Marina di Ginosa con l’obiettivo di favorire la conoscenza e la tutela delle ri-sorse naturalistiche del territorio e valorizzare la ricchezza, l’eterogeneità, l’unicità e la fragilità delle comunità marine e costiere; imparare a distinguere gli usi legittimi dell’ambiente da quelli nocivi e creare una coscienza rispet-tosa del mare e delle sue risorse.

I nostri mari e le nostre coste sono ecosistemi fragili e facilmente degradabili e la loro alterazione è, in primo luogo, il risultato tangibile di una scarsa edu-cazione ambientale.

Ginosa e la gravina;Marina di Ginosa e il mare(Archivio L. Di Castri-O. Stasi; Archivio Fondazione Michelagnoli)

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Gli esperti della Fondazione Michelagnoli hanno incontrato gli alunni, nelle loro scuole, per parlare di risorse del mare e della fascia costiera, esaltare la biodiversità e l’articolata ric-chezza della flora e della fauna marina, valorizzare le risorse ambientali e naturalistiche della fascia costiera di Ginosa e sot-tolinearne la necessità di tutela e salvaguardia.

Gli alunni, con l’aiuto dei do-centi, hanno successivamente studiato i temi trattati realiz-zando elaborati in cui hanno descritto il mare e la natura con gli occhi incantati della loro gio-vanissima età. La presenta-zione di questi elaborati nella Rassegna di educazione am-bientale organizzata dalla Fon-dazione Michelagnoli, con l’esposizione di sculture in car-tapesta di animali marini, poster, disegni naturalistici, maxivignette, foto, immagini e filmati, è stata infine momento di confronto, condivisione del lavoro, e occasione di incontro di alunni e genitori e di tutti i cittadini attorno al tema del mare e dell’educazione am-bientale.

La Fondazione Michelagnoli incontra gli alunni della “Scuola

Maria Grazia Deledda” di Ginosa e dell’Istituito Comprensivo “Leone”

di Marina di Ginosa;Rassegna espositiva

(Archivio Fondazione Michelagnoli)

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Nel Blu di Ginosa

le zone umide, le Pinete e la macchia mediterranea

Boschi di pino e chilometri di macchia mediterra-nea fanno da giusto contorno al territorio di Ginosa, nel quale è insediata una delle pinete più lunghe d’Italia, le Pinete dell’Arco Ionico, che vanno da Marina di Ginosa fino a Taranto, estese per circa 35 chilometri e profonde oltre tre, inter-rotte solo da alcuni fiumi e da insediamenti ur-bani.

Queste pinete costituiscono una delle più estese formazioni spontanee di pino d’aleppo su duna presenti in Italia. Il tratto a ridosso di Marina di Gi-nosa, esteso per 400 ettari è noto col nome di Pineta Regina, caratterizzato anche dalla pre-senza di una ricca macchia mediterranea odorosa di lentisco.

Nelle vicinanze di Marina di Ginosa e in prossi-mità della linea costiera, esiste anche, lungo il confine regionale che separa la Puglia dalla Basili-cata, un piccolo lago, il lago Salinella.

Originatosi nel tratto terminale dell’antico alveo del fiume Bradano, che in tempi remoti deviò il suo corso per cause di tipo tettonico, il lago Salinella è

immerso in un’am-pia pineta di pino d’aleppo e pino domestico e costi-tuisce una entità ecologica di rile-vante interesse, tanto da essere stato inserito tra le aree naturali pro-tette individuate dalla Regione Puglia per la pro-vincia di Taranto.

Il lago è rifugio ideale di numerose

Pino d’aleppo(Pinus halepensis)(Archivio L. Di Castri-O. Stasi)

Il lago Salinella e la fascia di pineta dell’Arco Jonico vista dal satellite(Archivio Fondazione Michelagnoli)

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specie di uccelli pa-lustri e luogo di sosta di varie specie migratorie tra cui gli storni che hanno dato alla zona il nome di Stornara. La vegetazione è ricca di cespugli di gine-pro, lentisco e cor-bezzolo.

Fra le tante torri fatte erigere nel XVI secolo dai viceré lungo tutte le coste del Regno di Napoli, nel tentativo di argi-nare le incursioni turche e corsare provenienti dal mare, Torre Mattoni ha la fondamentale caratteri-stica del rivestimento esterno in mattoni rossi. La sua possente mole si erge a poche centinaia di metri dal mare, vicino al lago Salinella, circondata da una fitta pineta. Era collegata a vista con le altre torri dell’entroterra per segnalare al centro abitato gli attacchi dei pirati avvistati attraverso le strette feritoie che si aprono lungo la sua facciata. Finita l’epoca dei pirati divenne postazione della Guardia doganale, poi ricovero dei briganti e nel dopo-guerra bersaglio per esercitazioni militari.

Oggi in completo degrado è una testimonianza di storie di approdi e vicende di un tempo lontano. Oltre alla zona umida quest’area è caratterizzata da un’ampia fascia di ambienti diversi che dalla spiaggia verso l’interno diventano dune sabbiose, canneti, macchie e cespugli odorosi, pinete, aree incolte e zone agricole dove numerosa è la pre-senza di moltissime specie animali, sopratutto uccelli. Per questo oltre al lago Salinella e all’area delle gravine, anche l’estesa formazione di pineta su duna sono habitat tutelati a più livelli con prov-

Torre Mattoni, nei pressi del Lago Salinella

(Archivio Fondazione Michelagnoli)

Fiore del Pino d’aleppo(Pinus halepensis)

(Archivio L. Di Castri-O. Stasi)

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vedimenti legislativi, sia come Oasi di Protezione che come Sito di Im-portanza Comunitaria che come Ri-serva Naturale Orientata destinata alla tutela del patrimonio biogene-tico.

Il lago in particolare e la vicina duna costiera costituiscono una zona umida retrodunale d’importanza in-ternazionale come habitat degli uc-celli acquatici, frequentata in prima-vera ed in autunno da moltissime specie di anatre, aironi, fenicotteri, trampolieri e rapaci. Così è facile ammirare il Piro Piro, l’Avocetta col caratteristico becco e il Cavaliere d’Italia in livrea bianca e nera. Sulla spiaggia è possibile osservare in estate il Fratino, il Corriere piccolo e grosso, il Piovanello pancianera, e in pineta incontrare Cinciallegre, Car-dellini, Fringuelli e, in primavera, la Ghiandaia marina.

Libellula sulle acque del lago Salinella(A. Quaranta)

Chiurlo(Numenia arquata)(A. Monaco)

Piro-piro (Tringa sp.)(A. Quaranta)

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l’ambiente marino e costiero

Dune e garigheIl territorio costiero di Ginosa è bagnato dal Mar

Jonio ed è interessato dalla presenza di dune e garighe. Le dune sono cordoni di sabbia che rag-giungono un’altezza fino a sei o sette metri, sui quali vegetano piante erbacee, con numerosissime e vigorose radici, capaci di imbrigliare le sabbie.

La flora dunale è caratterizzata da una straordina-ria capacità di adattamento ad un ambiente povero di sostanze nutritive e di acqua; per questo le piante sviluppano radici sottili e ramificate, in grado di incunearsi nelle intercapedini umide più recon-dite. Le radici col loro intricato groviglio hanno la capacità di stabilizzare la duna stessa, preparando, in questo modo, un ambiente adatto all’insedia-mento di piante più esigenti, caratterizzate dalla cosiddetta “gariga” e dalla “macchia mediterranea”.

La gariga è una vegetazione in cui predominano soprattutto specie erbacee e cespugliose, generalmente spinose ed aro-matiche, di ridotte dimensioni e può considerarsi come una forma di passaggio verso la macchia mediterranea.

Nella gariga sono presenti es-senze quali il timo e l’erba stella. Nella macchia mediterranea, formata da alberi con porta-mento arbustivo in prevalenza sempreverdi, dominano l’erica arborea e il corbezzolo.

Duna costiera. Tipica colonizzazione delle dune da parte

del Ginepro(Archivio Fondazione Michelagnoli)

Duna costiera diMarina di Ginosa

(Archivio Fondazione Michelagnoli)

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Il litorale ginosino e la sua fragilitàIl litorale costiero ginosino, e più in ge-

nerale il litorale ionico-metapontino, è esclusivamente sabbioso e delimitato da lunghi cordoni di dune a grana finis-sima .

Le spiagge e le dune sabbiose costiere rappresentano ecosistemi tra i più vul-nerabili e più seriamente minacciati.

Come un organismo vivente il litorale costiero ha un suo dinamismo. Le spiagge perdono o si riforniscono dei loro sedimenti per l’azione del vento e delle correnti che li trasportano al largo o lungo costa. Una spiaggia che non ri-ceve sedimento non è più in grado di mantenere i suoi volumi e per farlo ri-corre, se può, a due grandi riserve natu-rali: le dune e i fondali. Se si esauriscono queste scorte e non si ripristina il riforni-mento le spiagge scompaiono.

Le lunghe spiagge che caratterizzano il litorale ionico, che da Marina di Ginosa prosegue verso la costa metapontina, sono alimentate dai sedimenti portati dai fiumi Bradano, Basento, Sinni ed Agri.

Questi fiumi in tempi recenti hanno ri-dotto il loro naturale deflusso e la loro portata liquida oltre che il loro carico di sedimenti, per l’intenso sfruttamento da parte dell’uomo a scopi agricoli, civili e idroelettrici, e per i lavori di bonifica e di sistemazione idraulica eseguiti lungo l’area costiera.

Tutto ciò, insieme alla crescente urba-nizzazione di tipo turistico-residenziale stagionale, ha comportato una sensibile diminuzione del rifornimento naturale delle spiagge che costituisce il nutri-

Arenile nei pressi di Marina di Ginosa(Archivio Fondazione Michelagnoli)

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mento di cui il litorale ha necessità per sopravvi-vere. Così le spiagge del litorale ionico si alimen-tano ormai del materiale stivato nelle dune che in alcuni casi, come alla foce del Bradano, sono già state quasi completamente smantellate.

Questa situazione conduce alla erosione delle spiagge e all’arretramento della linea di riva, con danni all’ecosistema costiero e all’economia locale.

Una passeggiata lungo gli arenili di Marina di Ginosa

D’inverno passeggiare lungo gli arenili, soprat-tutto dopo una mareggiata è molto istruttivo. Se si guarda attentamente la sabbia si ha un quadro di quanto sia vivo e diversificato il mare di Ginosa. E’ questa un’occasione per sapere anche cosa transita al largo.

E’ facile trovare ampi strati di foglie di Posidonia. Le foglie di queste piante si distaccano in autunno e le mareggiate invernali ne accumulano a tonnel-late lungo le spiagge. La Posidonia oceanica è in-fatti una vera e propria pianta marina e non un’alga come erroneamente si crede. Una pianta con tanto di radici, fusto, foglie, fiori e frutti. Queste piante formano praterie sommerse che offrono ri-

Gusci di conchiglie sull’arenile(Archivio Fondazione Michelagnoli)

Posidonia (Posidonia oceanica); questa pianta si sviluppa

rigogliosa sulle secche al largo(G. Pignataro)

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fugio, cibo ed ossigeno ad una moltitudine di or-ganismi.

Sulle foglie di posidonia si insedia una miriade di organismi animali e vegetali detti epifiti, e fra le radici si nasconde una moltitudine di crostacei, vermi e molluschi. Questi minuscoli organismi co-stituiscono la dieta della maggior parte dei pesci che frequenta la prateria: la salpa, il cavalluccio marino, il pesce ago e il riccio di mare. Alla base delle foglie di posidonia si annidano i merletti di mare, il riccio femmina e il riccio monaco.

La Posidonia è fondamentale per l’esistenza e la riproduzione di molte forme di vita nel mare e deve essere tutelata perché non venga danneggiata dalla pesca a strascico o dalle ancore delle imbar-cazioni. Le mareggiate invernali accumulano sulla spiaggia anche centinaia di organismi strappati ai loro siti o sospinti a terra dalle burrasche.

L’argonauta argo è un piccolo polpo il cui spiag-giamento si verifica di frequente, assieme a me-duse e sinofori, rappresentanti del plancton gelati-noso. A volte si trovano anche stelle marine strap-pate al fondo del mare, ma molto più spesso si rinvengono granchi di piccole dimensioni e nume-

rose microconchiglie che as-sieme a vongole e telline sono una piccola testimo-nianza della varietà di bioce-nosi bentonica presente nel mare di Ginosa.

Nella pagina di fronte, dall’alto in basso:

Granchio di strascico (Liocarcinus depurator);

Pesce pettine (Xyrichtis novacula);Triglia di fango (Mullus barbatis);

Capone (Trigloporus lastoviza).(G. Pignataro)

Coralligeno della secca dell’Armeleia(Archivio Fondazione Michelagnoli)

Moscardino (Eledone moschata);Eledone moschata);tipico polpo della sabbia, è pescato con le reti a strascico sui fondi sabbiosi e fangosi antistanti Marina di Ginosa(G. Pignataro)

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Flora e Fauna marina

nel blu di Ginosa

Il mare di Ginosa offre una ricca e articolata varietà di flora e fauna marina. Nei suoi fondali si nasconde una ina-spettata rigogliosità di vita e al largo vaste praterie di Po-sidonia e spazi sabbiosi si alternano a tratti di fondo roccioso suggestivamente popolati. Un ricchissimo co-ralligeno ricopre le diverse secche che si incontrano qua e là. La secca dell’Arme-leia, al largo della costa, è coperta da un groviglio multi-colore di alghe coralline, ane-moni e spugne ed è popolata da una ricca varietà di pesci.

Dentici e saraghi maggiori, fasciati e pizzuti, fanno la loro apparizione in primavera. Agli inizi dell’estate, sul fondo sabbioso, come d’incanto appaiono i pesci pettine, la-bridi dallo strano aspetto a forma di pettine, d’un tenue color arancione le femmine e di color verdone scuro i ma-schi di taglia più grande.

Al minimo pericolo si insab-biano e, forse, restano sotto la sabbia per tutta la stagione fredda.

Alla fine dell’estate, appena al largo, il mare si anima in-tensamente di tonnetti di va-rie specie, di leccie e ricciole

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che inseguono sardine, acciughe e maccarelli. Non è raro l’incontro con l’aguglia imperiale (Tetrapturus belone) detto anche “Marlin bianco del Medi-terraneo” che accompagna le colora-tissime lampughe (Coryphaena hyp-pusus).

Il fondo sabbioso poi ospita moltis-sime specie tipiche della sabbia, in particolare, seppie, granchi, mazzan-colle, moscardini e polpi.

Il mare tuttavia non è sempre limpido per via della sabbia color caffellatte, generata dal dilavamento degli Appen-nini Lucani e che si estende dalla riva fino alla profondità di 20-25 metri.

Lo stato di salute delle acque del mare prospiciente Marina di Ginosa è considerato in generale buono nono-stante la vicinanza con un’area con particolari problemi di inquinamento: il golfo di Taranto semi chiuso e la pre-senza di un importante porto e di una grande città industriale.

Occorre però vigilare perché le ri-sorse ittiche sono sempre più sfruttate dalla crescente richiesta e dall’abuso della pesca e le praterie di Posidonia oceanica, ambienti di elevato signifi-cato biologico, sono frequentemente distrutte da reti a strascico che ope-rano in prossimità della costa.

La riduzione degli habitat, l’eutrofiz-zazione della costa e la pressione do-vuta al turismo, in particolare a Marina di Ginosa, possono portare a un de-grado dell’ambiente marino e a cam-biamenti dell’ecosistema e avere un impatto negativo sulla produttività e sulla biodiversità.

Corvina (Corvina nigra)(Archivio Fondazione Michelagnoli)

Natica (Natica millepunctata)La battigia delle spiagge spesso è coperta da una moltitudine di conchiglie di Molluschi Bivalvi, alcune delle quali presentano uno strano foro perfettamente circolare.Il foro è il passaggio che si è aperto la Natica con la sua radula, una sorta di lingua perforatrice, per introdurre i suoi succhi gastrici nella preda ed estrarne il corpo già predigerito.(Archivio Fondazione Michelagnoli)

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la Pesca nel mare di Ginosa

Nel mare di Ginosa poche sono le piccole barche da pesca, anche nella stagione buona, e pochi sono i pescatori dilettanti o semi-professionisti.

Eppure il tratto di mare prospi-ciente la spiaggia è ancora ricco di pesce. Sottocosta il fondo è sab-bioso, fino a circa 20 metri di pro-fondità e 2 miglia dalla costa verso il centro del Golfo di Taranto; poi il fondo diventa a tratti roccioso e si innalza in alcuni punti a costituire dei cordoni rocciosi per poi ridi-scendere verso fondi fangosi a profondità più elevate.

La protezione delle secche al largo, verso Taranto, e la costa disposta a semicerchio, fanno di quest’area una importante zona naturale di ripopolamento della fauna ittica.

Infatti dal vicino porto di Taranto che dista 17 miglia, molti sono i piccoli e grandi pescherecci che vi giungono per la pesca e in estate anche le lampare tarantine si spin-gono fin qui per l’abbondanza di pesce azzurro.

Fino agli anni ‘70 era in uso, tra i pochi pescatori del posto, la

Pesci del fondo roccioso:Sarago pizzuto (Puntazzo puntazzo);

Sarago fasciato (Diplodus vulgaris);Dentice (Dentex dentex);

Pagro (Pagrus pagrus).(Archivio Fondazione Michelagnoli)

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“sciabica”, una rete che veniva messa in acqua parallelamente alla costa da una piccola imbarca-zione e poi tratta a secco sulla spiaggia; le abbon-danti prede erano mormore (Lithognathus mor-myrus) e spigole (Dicentrarchus labrax) e a volte le grosse e rare ombrine (Umbrina cirrosa).

Attrezzo ancora usato da qualche pescatore è il “conzo”: una specie di lenza con centinaia di ami innescati e lasciati sul fondo nelle ore notturne. Il conzo è tuttora usato sulle secche rocciose per la pesca del pesce bianco, in particolare saraghi (Sargus sp.), orate (Sparus aurata) e dentici (Den-tex dentex).

Il sovrasfruttamento delle risorse marine però ha depauperato questo mare.

Le Telline prima erano così fitte da colorare tutto il bagnasciuga e in estate i pesci pettine (Xyrichtys novacula) erano abbondantissimi; le tartarughe marine (Caretta caretta) frequentano ancora que-ste acque, ma sono passati molti anni dall’ultima notizia di una loro nidiata su queste spiagge.

Purtroppo ancora viene praticata sottocosta ille-galmente la pesca a strascico. È un metodo di pesca fra i più dannosi per i cicli ecologici marini, in quanto crea danni ambientali al fondo marino e distrugge i popolamenti degli avannotti.

La pesca responsabileUn buon pescatore non cattura i pesci piccoli,

ma pesca in modo tale da conservare le risorse per sé e per le prossime generazioni. E’ consape-vole che le risorse viventi sono limitate e che non è possibile pescare senza limiti, altrimenti avremo mari sempre più poveri di pesci e pescate sempre più scarse. Il mare infatti è di tutti e, dunque, i pe-scatori debbono svolgere il loro lavoro tenendo conto delle esigenze degli altri. Un buon pesca-tore deve pescare sapendo che se danneggia i fondali danneggia se stesso, poiché in tempi più o meno brevi metterà a rischio la stabilità della sua attività economica.

Calamaro (Loligo vulgaris) appena catturato con la lenza(Archivio Fondazione Michelagnoli)

Pescatore intento a preparare il “conzo”(Archivio Fondazione Michelagnoli)

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Il lavoro del pescatore è molto cambiato: non basta più andare in mare, saper navigare e saper pe-scare catturando il massimo. Il pe-scatore deve conoscere l’ambiente in cui il pesce vive, e conoscere le prede di cui il pesce si nutre ed i suoi comportamenti e deve sapere che il mare è un ambiente sensibile che subisce l’impatto delle attività umane, anzi le accumula nel tempo

Non si può pescare senza regole, per non danneggiare irreversibil-mente gli ecosistemi marini. Occorre che la pesca non distrugga, ma che sfrutti al meglio la capacità delle ri-sorse di rinnovarsi.

La società moderna che delega, con le licenze, i pescatori a prelevare risorse dal mare che appartengono a tutti, chiede anche che gli stru-menti di pesca non siano dannosi per i fondali marini e per le comunità biologiche che li popolano, che i pescatori stessi non catturino i pesci piccoli e che non rechino danni alla comunità di organismi marini. Per proteggere il mare e sfruttare le sue risorse occorre una pesca respon-sabile.

La pesca responsabile da sola però non basta. E’ necessario che l’ambiente sia salvaguardato nel suo insieme. Ol-tre allo stato delle risorse della pesca, è necessa-rio riconoscere gli effetti degli inquinanti, quelli im-mediati come la dispersione del petrolio in mare, ma anche quelli che si manifestano dopo molti anni. La conservazione delle risorse marine ha bi-sogno di un ambiente non inquinato e di pescatori responsabili.

Saraghi fasciati(Diplodus vulgaris).

Preda ambita dai pescatori dilettanti e professionisti sono i saraghi; numerosi si trovano

sulle secche al largo(Archivio Fondazione Michelagnoli)

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La difesa del mareIl mare riceve moltissimi impatti generati soprat-

tutto dalle attività che si svolgono a terra. L’agri-coltura, l’industria e le acque fognarie delle città sono la principale origine dell’inquinamento che i fiumi raccolgono e riversano in mare. I trasporti marittimi e le costruzioni di opere marittime sono altre rilevanti fonti di danno agli ecosistemi marini. Anche la pesca e l’acquacoltura praticate irre-sponsabilmente possono generare impatti sulle comunità marine. Negli ultimi anni, anche se con molto ritardo, è nata l’esigenza di difendere il mare. Certamente il modo migliore sarebbe quello di cominciare a lavorare per aver fiumi puliti, ma un contributo importante alla salvaguardia lo stanno dando anche le riserve marine costituite da aree marine protette con particolare riguardo alla flora ed alla fauna marina e costiera e all’importanza scientifica, ecologica, culturale educativa ed eco-nomica che rivestono.

Tuttavia tanti altri problemi incombono sul mare e sulla fascia costiera dove si concentrano insedia-menti e attività umane che generano conflitti. Come far convivere il turismo con l’inquinamento? il degrado ambientale con la produzione di ali-menti di qualità?

Come conciliare la conservazione di ecosistemi naturali con la diffusa cementificazione?

Non è pensabile e realistico ri-nunciare agli usi del mare, né è altrettanto pensabile ritenere che qualsiasi uso possa essere con-sentito.

Il nostro auspicio è che ciascuno possa sentirsi elemento fonda-mentale della riscoperta dei valori di salvaguardia dell’ambiente mare, preziosa fonte di ricchezza del nostro paese.

Pesce pappagallo, livrea giovanile (Sparisoma cretense)(Archivio Fondazione Michelagnoli)

Mazzancolla (Penaeus kerathurus); è un grosso gambero, oggetto di pesca, che predilige le coste sabbiose vicino la foce dei fiumi(G. Pignataro)

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coloPhon

Il Comune di Ginosa, sensibile e attento alle tematiche legate all’ambiente e alla qualità della vita, si è fatto promotore del progetto di educazione ambien-tale marina “Nel Blu di Ginosa”, svolto presso gli Istituti Comprensivi “Maria Grazia Deledda” di Ginosa e “Raffaele Leone” di Marina di Ginosa.

Dal progetto, che ha visto la partecipazione attiva ed entusiasta delle scola-resche, la dedizione di tutti gli operatori scolastici e l’impegno dei dirigenti scolastici prof.ssa Santarcangelo e prof. Terzulli, è scaturito quest’opuscolo realizzato dalla Fondazione Marittima Ammiraglio Michelagnoli Onlus che ha coordinato l’iniziativa.

Il progetto ha avuto come obiettivi la valorizzazione della ricchezza, eteroge-neità, unicità e fragilità delle risorse marine costiere di Ginosa e la formazione di una coscienza ecologica necessaria al mantenimento e alla protezione di un patrimonio naturale che va salvaguardato e tutelato.

La Fondazione Michelagnoli, con Gianfranco Bartolacci, Pasquale Bonda-nese, Paride Bisci, Luigi Esposito, Vincenzo Popio, Alessandra Sallustio e Giuseppe Stigliano, ha dato il suo prezioso contributo di esperienza e cono-scenza del mondo del mare.

A tutti la Fondazione rivolge un caloroso ringraziamento per la collaborazione offerta.

Salvatore Mellea*

L’ingegnere Salvatore MELLEA è il Direttore Generale della Fondazione Marittima Ammiraglio Michelagnoli Onlus.

La Fondazione Ammiraglio Michelagnoli persegue, in collaborazione con le Istituzioni Universi-tarie e della Ricerca, la divulgazione delle conoscenze e della cultura del mare affinché si consolidi la formazione di una coscienza rispettosa dell’ambiente e si indirizzino le attività umane verso la protezione della natura, lo sviluppo durevole ed il miglioramento della qualità della vita. La Fondazione ha al suo attivo numerose iniziative di educazione ambientale svolte in campo provinciale, regionale e nazionale.

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