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Nell’ opera di Montesquieu, “L’esprit des Lois”, relativa alla separazione
dei poteri, trovano base testuale tre diverse tesi: la prima è una teoria
delle funzioni dello stato; la seconda e la terza sono dottrine relative alla
distribuzione di tali funzioni presso organi differenti
“Tutto sarebbe perduto se lo stesso uomo, o lo stesso corpo di maggiorenti, o
di nobili, o di popolo, esercitasse questi tre poteri: quello di fare le leggi,
quello di eseguire le decisioni pubbliche, e quello di giudicare i delitti o le
controversie dei privati”
La prima tesi contiene una
classificazione delle funzioni
statali. Come afferma
Montesquieu nel IV capitolo
dell’Esprit des lois: “ Vi
sono, in ogni Stato, tre tipi
di poteri: il potere
legislativo, il potere
esecutivo delle cose che
dipendono dal diritto della
gente (potere esecutivo) ed
il potere esecutivo delle
cose che dipendono dal
diritto civile (potere
giudiziario)”.
Sono proprio queste tre
funzioni che permettono il
funzionamento di qualsiasi
Stato. Il fine di Montesquieu
è la libertà politica e,
dunque, rendere uguali i
diritti civili dei cittadini.
«Il potere legislativo verrà
affidato e al corpo dei
nobili e al corpo che sarà
scelto per rappresentare il
popolo, ciascuno dei quali
avrà le proprie assemblee
e le proprie deliberazioni a
parte, e vedute e interessi
distinti.»
«Il potere esecutivo deve essere nelle
mani d'un monarca perché questa parte
del governo, che ha bisogno quasi
sempre d'una azione istantanea, è
amministrata meglio da uno che da
parecchi; mentre ciò che dipende dal
potere legislativo è spesso ordinato
meglio da parecchi anziché da uno solo.
Infatti, se non vi fosse monarca, e il
potere esecutivo fosse affidato a un
certo numero di persone tratte dal
corpo legislativo, non vi sarebbe piú
libertà, perché i due poteri sarebbero
uniti, le stesse persone avendo talvolta
parte, e sempre potendola avere,
nell'uno e nell'altro. Se il corpo
legislativo rimanesse per un tempo
considerevole senza riunirsi, non vi
sarebbe più libertà. Infatti vi si
verificherebbe l'una cosa o l'altra: o non
vi sarebbero più risoluzioni legislative, e
lo Stato cadrebbe nell'anarchia; o
queste risoluzioni verrebbero prese dal
potere esecutivo, il quale diventerebbe
assoluto.»
La seconda tesi è chiamata “
bilanciamento dei poteri”.
Come afferma Montesquieu
nel IV capitolo: “E’
un’esperienza eterna che
chiunque abbia potere è
portato ad abusarne perché
non si possa abusare del
potere occorre che il potere
arresti il potere”.
Nel VI capitolo dell’ 11° libro,
invece, Montesquieu applica
questa idea di bilanciamento
dei poteri secondo il criterio
della non specializzazione,
cioè grazie alla partecipazione
di un organo costituzionale
all’esercizio di funzioni diverse
dalla propria. L’obiettivo è
quello di costringere ogni
organo ad accrescere il proprio
potere insieme ad altri organi.
La terza tesi che potrebbe
chiamarsi separazione dei poteri
(ma in senso stretto) è, come la
seconda, una dottrina che regola
l’attribuzione delle funzioni statali
ai diversi organi.
Per Montesquieu il giudiziario è
l’unico potere per cui vale il
criterio di specializzazione (in
quanto non partecipa alle funzioni
legislative ed esecutive) ed è
affidato a giudici popolari chiamati
ad amministrare la giustizia tra i
loro pari (secondo la divisione in
ceti). Il potere di giudicare, non
essendo legato ad una condizione
professionale, diventa così
invisibile e nullo, non si temono i
magistrati ma la magistratura
la quale viene affidata ai comuni
cittadini (teoria praticamente
irrealistica). Il giudice pronuncia le
parole della legge non può
moderarne né la forza né il rigore.
In questo modo Montesquieu conclude il suo libro:
«Siccome tutte le cose umane hanno una fine, lo
Stato di cui parliamo perderà la sua libertà, perirà.
Roma, Sparta e Cartagine sono pur perite. Perirà
quando il potere legislativo sarà più corrotto di
quello esecutivo. Non sta a me esaminare se gli
Inglesi godano attualmente di questa libertà o no.
Mi basta dire che essa è stabilita dalle loro leggi, e
non chiedo di più. Non pretendo con ciò di avvilire
gli altri governi, né dichiarare che questa libertà
politica estrema debba mortificare quelli che ne
hanno soltanto una moderata. Come potrei dirlo io,
che credo che non sia sempre desiderabile
nemmeno l'eccesso della ragione; e che gli uomini
si adattino quasi sempre meglio alle istituzioni di
mezzo che a quelle estreme?»
(libro XI de Lo spirito delle leggi, Montesquieu)
Leonardo Infantolino Manlio Miraglia Matteo Vancheri4° G anno scolastico 2006-2007
Liceo Scientifico “Alessandro Volta” Caltanissetta.Informazioni tratte da: “separazione dei poteri e teoria giusrealista dell’interpretazione”
di Mauro Barberis; e dal sito Wikipidia.org