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Istituto Comprensivo “A.M.Ricci” Scuola Secondaria di Primo Grado …..a cura degli alunni delle Classi Prime ALBERI………… ED EMOZIONI

New ALBERI………… · 2017. 11. 21. · ai suoi elementi quali alberi, rocce, piante, animali, ecc. Si usavano gli alberi e le rocce per costruire abitazioni, piante per curare

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Istituto Comprensivo “A.M.Ricci” Scuola Secondaria di Primo Grado

…..a cura degli alunni delle Classi Prime

ALBERI…………

ED EMOZIONI

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ALBERI……..ED EMOZIONI Il significato degli alberi e delle piante si sta perdendo nel

nostro mondo moderno ormai (troppo) dominato dall'Uomo,

dalla tecnologia e dal "progresso".

Un tempo non era così.

Nelle culture antiche tutto ruotava intorno ai cicli naturali e

ai suoi elementi quali alberi, rocce, piante, animali, ecc.

Si usavano gli alberi e le rocce per costruire abitazioni, piante

per curare ferite e malattie, la terra per coltivare ortaggi e

alberi da frutta.

Data la fondamentale importanza che ricopriva la natura nella

vita dell’uomo, non dovrebbe meravigliare che sia gli alberi che

le piante in genere venivano associate a divinità o venivano

assunte come simboli di carattere religioso, spirituale ed eso-

terico.

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ONTANO Il genere, Alnus, è termine già in uso presso i romani ed è

possibile leggere numerose citazioni che riguardano questo

albero in Virgilio, Plinio, Vitruvio. L’etimologia è incerta, sem-

bra che derivi dal celtico al lan ‘presso le rive’, perché sono

piante che crescono bene vicino ai corsi d’acqua. Il legno, a

contatto con l’acqua, acquista durezza e resistenza, mentre

all’aria si degrada in breve tempo. L’utilizzo di questo legna-

me è quindi rivolto soprattutto alla produzione di pali e ma-

teriali che devono resistere all’acqua. Si dice che già Vitruvio

considerasse eterne le palafitte che si ricavano da questa

specie. Gli olandesi lo hanno ampiamente adoperato nella co-

struzione delle loro dighe, mentre le fondamenta del Ponte

di Rialto a Venezia sono fatte con pali di ontano.

Secondo i Celti, questo albero forniva più di tutti gli altri

preziose sostanze nutritive al terreno. Di conseguenza, po-

teva sanare terreni eccessivamente fruttati e impoveriti per

renderli ancora produttivi. I celti interpretavano queste ca-

ratteristiche dell’albero come un segno di generosità e be-

nevolenza verso gli altri elementi della natura. Ispirarsi agli

insegnamenti dell’ontano significava, dunque, infondere tran-

quillità, equilibrio e pace per migliorare la vita delle persone

vicine, mantenendo allo stesso tempo i piedi ben piantati a

terra.

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GELSO BIANCO

Il gelso bianco è originario della Cina. La sua storia è da sem-

pre collegata a quella dell’allevamento del baco da seta.

Quando in Europa, nel XV secolo, si scoprì il segreto della pro-

duzione della seta, venne introdotto sia il baco che il gelso

bianco. Questi si diffusero rapidamente, specie nei paesi me-

diterranei.

Purtroppo agli inizi del ‘900, con l’introduzione delle fibre sin-

tetiche, sicuramente più economiche, la bachicoltura perse di

rilevanza economica e con essa anche la coltivazione del gelso

bianco ebbe un inesorabile declino.

Per via di una credenza popolare, nata in Inghilterra, il gelso è

oggi chiamato anche "albero del diavolo". Si narra infatti che

Satana stesso sia caduto da un albero di gelso e che questo

fatto sia avvenuto un 11 ottobre di un anno sconosciuto. Per

questo infatti, durante l'11 ottobre nessuno coglie mai le mo-

re del gelso.

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GELSO NERO Il gelso nero è originario dei paesi che si affacciano sulle coste

orientali del Mediterraneo. Si diffonde in Europa prima

dell’epoca romana. E’ conosciuto da tempi antichi con il nome di

moro, probabilmente perché era una pianta coltivata esclusiva-

mente per i suoi frutti.

L’albero di gelso nero, rispetto a quello bianco, ha uno sviluppo

minore ma resiste meglio alle basse temperature. Per questa

ragione può essere tranquillamente coltivato ad altezze supe-

riori ai mille metri.

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SAMBUCO L'albero del sambuco nella tradizione celtica, possiede forti legami con

la tredicesima luna del calendario celtico antico, che rappresenta la fine

del vecchio anno con la festa di Samhain oggi consciuta come festa di

Halloween, una festività collegata alla morte e ai morti, da cui deriva il

suo simbolismo di morte e fine di un ciclo o altro. Sotto questa stessa

ottica, i druidi e gli antichi Celti riconoscevano un potere di allontanare

il male (i suoi rami vennero usati per costruire bacchette in grado, se-

condo il mito, di allontanare i demoni) a questo albero, l'essenza delle

sue foglie e l'odore dei suoi bei fiori bianchi si sono dimostrati in grado

anche di allontanare gli insetti fastidio-

si. Proprio per il significato collegato a

questo albero, il sambuco è associato

all'azione del bandire e alla morte , ma

anche alla rinascita e al rinnovamento,

così come ogni fine ha un nuovo inizio:

tutto di questo albero, dalla corteccia ai

frutti, hanno connotazioni medicinali

(servendo per analogia ad allontanare le

malattie). I celti antichi onorarono il

sambuco come albero della guarigione

usandolo nei riti per guarire i malati.

L'uso del Sambuco come pianta di

confine, in un certo senso ne decre-

ta l'intoccabilità, rafforzata e sup-

portata dal vincolo di sacralità come

avveniva nel periodo romano e nelle

epoche precedenti per i termini ed i

cippi di confine. La scelta di queste specie era legata in primo

luogo alle dimensioni ridotte, infatti si tratta di specie per lo più

arbustive o alberelli, di conseguenza occupavano poco terreno e

producevano un'ombra esigua e se tagliati e rinascevano con nuo-

vi getti.

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ROVERELLA La Roverella (Quercus pubescens), famiglia Fagaceae, è un

albero molto diffuso, originario dell’Europa centrale, si incon-

tra spesso sotto forma di

alto arbusto con caratte-

ristici lunghi peli grigi sui

rametti e una corteccia

grigio-rigata. Somiglia ad

un rovere molto impoveri-

to. Fiorisce in aprile-

maggio, con fiori distinti,

femminili e maschili, sulla

stessa pianta, in autunno

compaiono i caratteristici

frutti, le ghiande, frutti

di forma ovoidale conte-

nuti in coppe squamiformi.

Pregi della specie sono la

il possesso di un apparato

radicale espanso e robu-

stissimo, la rusticità delle plantule, idonee a crescere, pur

con lentezza, in ambienti severi come condizioni sia climatiche

sia edafiche (cioè su suoli poco evoluti); il fogliame dissecca-

to, presente sui rami in inverno, può contribuire inoltre, entro

certi limiti, a graduare l’impatto delle acque piovane sul terre-

no . Un ultimo pregio, tutt’altro che trascurabile, consiste nel-

la scarsissima infiammabilità del legno: dopo un incendio, nella

buona stagione successiva si constata che gli unici indizi del

passaggio del fuoco sono dati da un annerimento della cortec-

cia alla base del tronco e dalla presenza di fogliame dissecca-

to nella porzione inferiore della chioma (destinato ben presto

a scomparire).

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OLMO L’Olmo (Ulmus minor) è un caratteristico albero italiano, diffu-

so in tutte le regioni fino a quasi mille metri di quota; ricono-

scerlo è piuttosto facile, basta osservare le foglie: in corri-

spondenza dell’attaccatura tra il picciolo e la lamina fogliare

evidenziano una forte asimmetria

Sin dall'antichità questa pianta ha avuto caratteristiche sacra-

li; per gli antichi sacerdoti Druidi, ad esempio, l'olmo era asso-

ciato alla Dea, quindi rappresentava la femminilità sacra. La sua

figura stilizzata è stata spesso utilizzata nel simbolismo araldi-

co, dove assume i significati di amicizia, protezione, sostegno,

amore coniugale oppure amore tra fratelli. Questa connotazio-

ne deriva dal fatto che questa pianta è da sempre stata utiliz-

zata dai coltivatori come ideale sostegno per le viti, in quanto

essa non assorbe dal terreno quelle sostanze nutritive necessa-

rie al sostentamento delle piante da uva.

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CERRO Il Cerro è un albero caducifoglio, appartenente alla famiglia

delle Fagaceae. Il legno derivante da quest’albero è molto

utilizzato in quanto è un ottimo materiale combustibile. E’

duro, ma non eccessivamente resistente. Il Cerro ha

un’altezza massima di circa 35-40 metri e possiede una chio-

ma di forma ovale, a trat-

ti allungata e nel comples-

so di forma compatta. Il

tronco appare eretto e

molto dritto, composto da

una corteccia piuttosto

dura, di consistenza spu-

gnosa e dal color grigio

cenere.

Sui rami del Cerro sono

posizionate le ghiande

che, della grandezza di

2,5 cm, di color rosso

scuro, sono coperte da

uno strato legnoso con

delle squame completa-

mente arricciate. Queste

ultime sono quelle particolarità che differenziano il Cerro da

altre querce. l legno del Cerro è molto duro e pesante, ma non

contiene tannini quindi non è durevole se esposto alle intem-

perie, o soprattutto all'acqua, come quello di altre querce dal

legname pregiato. Un tempo lo si usava per traversine ferro-

viarie, per produrre le doghe delle botti e raggi di ruote. Og-

gi si usa come combustibile (tra le querce è il migliore in que-

sto senso) e per la produzione di carbone.

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ALBERI……..ED EMOZIONI

La maggior parte delle conoscenze tramandate

dalle antiche culture, passavano attraverso la figu-

ra dell’albero. Diversi filosofi e sciamani ma anche

alchimisti e maghi delle più disparate culture, han-

no usato gli alberi come simbolo per dare risposte,

semplici e dirette, alle grandi domande che gli uo-

mini di varie ere si ponevano sulla vita.

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PIOPPO Il nome deriva dal termine con cui i Romani designavano queste

piante, "arbor populi", cioè albero del popolo. Nella mitologia

greca una leggenda narra di Eracle il quale, di ritorno dal Monte

tartaro, si intrecciò una corona fatta di foglie di Pioppo sulla

testa. Fu così che le foglie che si trovavano all’esterno della

corona si tinsero di scuro come gli inferi. Quelle più vicine al

capo dell’eroe che aveva trionfato sulla morte, invece, si tinsero

di bianco. Questa antica leggenda spiegherebbe perché le foglie

di Pioppo appaiono sulla pagina superiore di color verde scuro

mentre in quella inferiore di coloro verde chiaro, quasi bianco.

Questa particolarità, sempre secondo i miti greci, fa del Pioppo

il simbolo del confine fra la terra e il regno degli inferi. Proprio

per questo motivo, quest’albero rappre-

senta, nel calendario celtico l’equinozio

d’autunno. Questo demarca il passaggio

del Sole dalla parte settentrionale a

quella meridionale dello zodiaco, ovvero

agli inferi della stagione invernale.

Sempre secondo il calendario arboreo

celtico il Pioppo rappresenta uno dei

segni dello zodiaco. I nati sotto questo

segno, tenderebbero a manifestare un

profondo pessimismo. Inoltre, ammira-

no l’arte della contemplazione e della

critica. I nati sotto il segno del Pioppo

non riuscirebbero ad assaporare tutti i

gusti della vita pur essendo grandi a-

manti del mondo naturale. Pioppo nero.

Pioppo bianco

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LA POESIA

“IL SALICE PIANGENTE” Salice Piangente con lacrime a forma di ramo, perché piangi e non rispondi se ti chiamo? E perché un giorno lui ti ha dovuto lasciare? E perché non è potuto restare? Sulle tue fronde si arrampicava e con la sua piccola mano leggera ti accarezzava. Con la tua ombra vinceva l' estate pensavi fossero eterne le sue risate Smetti di piangere salice piangente perché questo piangere non servirà a niente, credi che la morte te lo abbia tolto, che non tornerà mai, ma cercalo nel tuo cuore, lo ritroverai. (Verzilli, Marianeschi, Chiani, Lelli, Paris - IE)

IL SALICE SOLITARIO In un villaggio c'era un albero dalle alte fronde e con piccole

foglie verdi. Era giunto il tempo di tagliare gli alberi per la

legna perché l'inverno era or-

mai alle porte ed i contadini si

erano messi all'opera. Più pas-

savano i giorni più gli alberi

diminuivano fino a quando tutti

gli amici alberi erano stati or-

mai tagliati. Il salice era molto

triste, soffriva terribilmente

sia per i poveri alberi sia per-

ché vedeva con i suoi occhi la

fine che avrebbe fatto anche

lui. Un giorno gli abitanti del

villaggio videro che l'albero

aveva ormai i rami piegati

all'ingiù e che quindi non valeva

la pena tagliarlo tanto non sarebbe servito a niente. Così de-

cisero di lasciarlo da solo nella valle ormai deserta e poiché

era sempre triste lo chiamarono: “SALICE PIANGENTE”.

(Simeone, Tilli,Iurlo, Bianchetti, Falcone, Nobili,

Ciace— IE)

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ALBERI……..ED EMOZIONI

Il significato degli alberi e delle piante ha sempre rappresen-

tato, soprattutto in passato, un fattore importante nel rap-

porto tra l’uomo e la natura.

Nelle varie mitologie erano spesso veicoli di comunicazione tra

il mondo sotterraneo (gli inferi), il mondo di superficie (la ter-

ra) e quello degli dèi (il cielo), elementi di collegamento tra il

piano materiale e quello spirituale, l'unione tra il passato (le

radici), il presente (il tronco) e il futuro (i rami e le foglie)

Il significato degli alberi e delle piante ha sempre rappresen-

tato, soprattutto in passato, un fattore importante nel rap-

porto tra l’uomo e la natura.