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Istituto Comprensivo “A.M.Ricci” Scuola Secondaria di Primo Grado
…..a cura degli alunni delle Classi Prime
ALBERI…………
ED EMOZIONI
ALBERI……..ED EMOZIONI Il significato degli alberi e delle piante si sta perdendo nel
nostro mondo moderno ormai (troppo) dominato dall'Uomo,
dalla tecnologia e dal "progresso".
Un tempo non era così.
Nelle culture antiche tutto ruotava intorno ai cicli naturali e
ai suoi elementi quali alberi, rocce, piante, animali, ecc.
Si usavano gli alberi e le rocce per costruire abitazioni, piante
per curare ferite e malattie, la terra per coltivare ortaggi e
alberi da frutta.
Data la fondamentale importanza che ricopriva la natura nella
vita dell’uomo, non dovrebbe meravigliare che sia gli alberi che
le piante in genere venivano associate a divinità o venivano
assunte come simboli di carattere religioso, spirituale ed eso-
terico.
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ONTANO Il genere, Alnus, è termine già in uso presso i romani ed è
possibile leggere numerose citazioni che riguardano questo
albero in Virgilio, Plinio, Vitruvio. L’etimologia è incerta, sem-
bra che derivi dal celtico al lan ‘presso le rive’, perché sono
piante che crescono bene vicino ai corsi d’acqua. Il legno, a
contatto con l’acqua, acquista durezza e resistenza, mentre
all’aria si degrada in breve tempo. L’utilizzo di questo legna-
me è quindi rivolto soprattutto alla produzione di pali e ma-
teriali che devono resistere all’acqua. Si dice che già Vitruvio
considerasse eterne le palafitte che si ricavano da questa
specie. Gli olandesi lo hanno ampiamente adoperato nella co-
struzione delle loro dighe, mentre le fondamenta del Ponte
di Rialto a Venezia sono fatte con pali di ontano.
Secondo i Celti, questo albero forniva più di tutti gli altri
preziose sostanze nutritive al terreno. Di conseguenza, po-
teva sanare terreni eccessivamente fruttati e impoveriti per
renderli ancora produttivi. I celti interpretavano queste ca-
ratteristiche dell’albero come un segno di generosità e be-
nevolenza verso gli altri elementi della natura. Ispirarsi agli
insegnamenti dell’ontano significava, dunque, infondere tran-
quillità, equilibrio e pace per migliorare la vita delle persone
vicine, mantenendo allo stesso tempo i piedi ben piantati a
terra.
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GELSO BIANCO
Il gelso bianco è originario della Cina. La sua storia è da sem-
pre collegata a quella dell’allevamento del baco da seta.
Quando in Europa, nel XV secolo, si scoprì il segreto della pro-
duzione della seta, venne introdotto sia il baco che il gelso
bianco. Questi si diffusero rapidamente, specie nei paesi me-
diterranei.
Purtroppo agli inizi del ‘900, con l’introduzione delle fibre sin-
tetiche, sicuramente più economiche, la bachicoltura perse di
rilevanza economica e con essa anche la coltivazione del gelso
bianco ebbe un inesorabile declino.
Per via di una credenza popolare, nata in Inghilterra, il gelso è
oggi chiamato anche "albero del diavolo". Si narra infatti che
Satana stesso sia caduto da un albero di gelso e che questo
fatto sia avvenuto un 11 ottobre di un anno sconosciuto. Per
questo infatti, durante l'11 ottobre nessuno coglie mai le mo-
re del gelso.
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GELSO NERO Il gelso nero è originario dei paesi che si affacciano sulle coste
orientali del Mediterraneo. Si diffonde in Europa prima
dell’epoca romana. E’ conosciuto da tempi antichi con il nome di
moro, probabilmente perché era una pianta coltivata esclusiva-
mente per i suoi frutti.
L’albero di gelso nero, rispetto a quello bianco, ha uno sviluppo
minore ma resiste meglio alle basse temperature. Per questa
ragione può essere tranquillamente coltivato ad altezze supe-
riori ai mille metri.
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SAMBUCO L'albero del sambuco nella tradizione celtica, possiede forti legami con
la tredicesima luna del calendario celtico antico, che rappresenta la fine
del vecchio anno con la festa di Samhain oggi consciuta come festa di
Halloween, una festività collegata alla morte e ai morti, da cui deriva il
suo simbolismo di morte e fine di un ciclo o altro. Sotto questa stessa
ottica, i druidi e gli antichi Celti riconoscevano un potere di allontanare
il male (i suoi rami vennero usati per costruire bacchette in grado, se-
condo il mito, di allontanare i demoni) a questo albero, l'essenza delle
sue foglie e l'odore dei suoi bei fiori bianchi si sono dimostrati in grado
anche di allontanare gli insetti fastidio-
si. Proprio per il significato collegato a
questo albero, il sambuco è associato
all'azione del bandire e alla morte , ma
anche alla rinascita e al rinnovamento,
così come ogni fine ha un nuovo inizio:
tutto di questo albero, dalla corteccia ai
frutti, hanno connotazioni medicinali
(servendo per analogia ad allontanare le
malattie). I celti antichi onorarono il
sambuco come albero della guarigione
usandolo nei riti per guarire i malati.
L'uso del Sambuco come pianta di
confine, in un certo senso ne decre-
ta l'intoccabilità, rafforzata e sup-
portata dal vincolo di sacralità come
avveniva nel periodo romano e nelle
epoche precedenti per i termini ed i
cippi di confine. La scelta di queste specie era legata in primo
luogo alle dimensioni ridotte, infatti si tratta di specie per lo più
arbustive o alberelli, di conseguenza occupavano poco terreno e
producevano un'ombra esigua e se tagliati e rinascevano con nuo-
vi getti.
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ROVERELLA La Roverella (Quercus pubescens), famiglia Fagaceae, è un
albero molto diffuso, originario dell’Europa centrale, si incon-
tra spesso sotto forma di
alto arbusto con caratte-
ristici lunghi peli grigi sui
rametti e una corteccia
grigio-rigata. Somiglia ad
un rovere molto impoveri-
to. Fiorisce in aprile-
maggio, con fiori distinti,
femminili e maschili, sulla
stessa pianta, in autunno
compaiono i caratteristici
frutti, le ghiande, frutti
di forma ovoidale conte-
nuti in coppe squamiformi.
Pregi della specie sono la
il possesso di un apparato
radicale espanso e robu-
stissimo, la rusticità delle plantule, idonee a crescere, pur
con lentezza, in ambienti severi come condizioni sia climatiche
sia edafiche (cioè su suoli poco evoluti); il fogliame dissecca-
to, presente sui rami in inverno, può contribuire inoltre, entro
certi limiti, a graduare l’impatto delle acque piovane sul terre-
no . Un ultimo pregio, tutt’altro che trascurabile, consiste nel-
la scarsissima infiammabilità del legno: dopo un incendio, nella
buona stagione successiva si constata che gli unici indizi del
passaggio del fuoco sono dati da un annerimento della cortec-
cia alla base del tronco e dalla presenza di fogliame dissecca-
to nella porzione inferiore della chioma (destinato ben presto
a scomparire).
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OLMO L’Olmo (Ulmus minor) è un caratteristico albero italiano, diffu-
so in tutte le regioni fino a quasi mille metri di quota; ricono-
scerlo è piuttosto facile, basta osservare le foglie: in corri-
spondenza dell’attaccatura tra il picciolo e la lamina fogliare
evidenziano una forte asimmetria
Sin dall'antichità questa pianta ha avuto caratteristiche sacra-
li; per gli antichi sacerdoti Druidi, ad esempio, l'olmo era asso-
ciato alla Dea, quindi rappresentava la femminilità sacra. La sua
figura stilizzata è stata spesso utilizzata nel simbolismo araldi-
co, dove assume i significati di amicizia, protezione, sostegno,
amore coniugale oppure amore tra fratelli. Questa connotazio-
ne deriva dal fatto che questa pianta è da sempre stata utiliz-
zata dai coltivatori come ideale sostegno per le viti, in quanto
essa non assorbe dal terreno quelle sostanze nutritive necessa-
rie al sostentamento delle piante da uva.
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CERRO Il Cerro è un albero caducifoglio, appartenente alla famiglia
delle Fagaceae. Il legno derivante da quest’albero è molto
utilizzato in quanto è un ottimo materiale combustibile. E’
duro, ma non eccessivamente resistente. Il Cerro ha
un’altezza massima di circa 35-40 metri e possiede una chio-
ma di forma ovale, a trat-
ti allungata e nel comples-
so di forma compatta. Il
tronco appare eretto e
molto dritto, composto da
una corteccia piuttosto
dura, di consistenza spu-
gnosa e dal color grigio
cenere.
Sui rami del Cerro sono
posizionate le ghiande
che, della grandezza di
2,5 cm, di color rosso
scuro, sono coperte da
uno strato legnoso con
delle squame completa-
mente arricciate. Queste
ultime sono quelle particolarità che differenziano il Cerro da
altre querce. l legno del Cerro è molto duro e pesante, ma non
contiene tannini quindi non è durevole se esposto alle intem-
perie, o soprattutto all'acqua, come quello di altre querce dal
legname pregiato. Un tempo lo si usava per traversine ferro-
viarie, per produrre le doghe delle botti e raggi di ruote. Og-
gi si usa come combustibile (tra le querce è il migliore in que-
sto senso) e per la produzione di carbone.
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ALBERI……..ED EMOZIONI
La maggior parte delle conoscenze tramandate
dalle antiche culture, passavano attraverso la figu-
ra dell’albero. Diversi filosofi e sciamani ma anche
alchimisti e maghi delle più disparate culture, han-
no usato gli alberi come simbolo per dare risposte,
semplici e dirette, alle grandi domande che gli uo-
mini di varie ere si ponevano sulla vita.
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PIOPPO Il nome deriva dal termine con cui i Romani designavano queste
piante, "arbor populi", cioè albero del popolo. Nella mitologia
greca una leggenda narra di Eracle il quale, di ritorno dal Monte
tartaro, si intrecciò una corona fatta di foglie di Pioppo sulla
testa. Fu così che le foglie che si trovavano all’esterno della
corona si tinsero di scuro come gli inferi. Quelle più vicine al
capo dell’eroe che aveva trionfato sulla morte, invece, si tinsero
di bianco. Questa antica leggenda spiegherebbe perché le foglie
di Pioppo appaiono sulla pagina superiore di color verde scuro
mentre in quella inferiore di coloro verde chiaro, quasi bianco.
Questa particolarità, sempre secondo i miti greci, fa del Pioppo
il simbolo del confine fra la terra e il regno degli inferi. Proprio
per questo motivo, quest’albero rappre-
senta, nel calendario celtico l’equinozio
d’autunno. Questo demarca il passaggio
del Sole dalla parte settentrionale a
quella meridionale dello zodiaco, ovvero
agli inferi della stagione invernale.
Sempre secondo il calendario arboreo
celtico il Pioppo rappresenta uno dei
segni dello zodiaco. I nati sotto questo
segno, tenderebbero a manifestare un
profondo pessimismo. Inoltre, ammira-
no l’arte della contemplazione e della
critica. I nati sotto il segno del Pioppo
non riuscirebbero ad assaporare tutti i
gusti della vita pur essendo grandi a-
manti del mondo naturale. Pioppo nero.
Pioppo bianco
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LA POESIA
“IL SALICE PIANGENTE” Salice Piangente con lacrime a forma di ramo, perché piangi e non rispondi se ti chiamo? E perché un giorno lui ti ha dovuto lasciare? E perché non è potuto restare? Sulle tue fronde si arrampicava e con la sua piccola mano leggera ti accarezzava. Con la tua ombra vinceva l' estate pensavi fossero eterne le sue risate Smetti di piangere salice piangente perché questo piangere non servirà a niente, credi che la morte te lo abbia tolto, che non tornerà mai, ma cercalo nel tuo cuore, lo ritroverai. (Verzilli, Marianeschi, Chiani, Lelli, Paris - IE)
IL SALICE SOLITARIO In un villaggio c'era un albero dalle alte fronde e con piccole
foglie verdi. Era giunto il tempo di tagliare gli alberi per la
legna perché l'inverno era or-
mai alle porte ed i contadini si
erano messi all'opera. Più pas-
savano i giorni più gli alberi
diminuivano fino a quando tutti
gli amici alberi erano stati or-
mai tagliati. Il salice era molto
triste, soffriva terribilmente
sia per i poveri alberi sia per-
ché vedeva con i suoi occhi la
fine che avrebbe fatto anche
lui. Un giorno gli abitanti del
villaggio videro che l'albero
aveva ormai i rami piegati
all'ingiù e che quindi non valeva
la pena tagliarlo tanto non sarebbe servito a niente. Così de-
cisero di lasciarlo da solo nella valle ormai deserta e poiché
era sempre triste lo chiamarono: “SALICE PIANGENTE”.
(Simeone, Tilli,Iurlo, Bianchetti, Falcone, Nobili,
Ciace— IE)
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ALBERI……..ED EMOZIONI
Il significato degli alberi e delle piante ha sempre rappresen-
tato, soprattutto in passato, un fattore importante nel rap-
porto tra l’uomo e la natura.
Nelle varie mitologie erano spesso veicoli di comunicazione tra
il mondo sotterraneo (gli inferi), il mondo di superficie (la ter-
ra) e quello degli dèi (il cielo), elementi di collegamento tra il
piano materiale e quello spirituale, l'unione tra il passato (le
radici), il presente (il tronco) e il futuro (i rami e le foglie)
Il significato degli alberi e delle piante ha sempre rappresen-
tato, soprattutto in passato, un fattore importante nel rap-
porto tra l’uomo e la natura.