Upload
haque
View
213
Download
0
Embed Size (px)
Citation preview
RACCOLTA NORMATIVA
n. 1Gennaio 2012
Newsletter SELF - Gennaio 2012 - N. 1Via IV Novembre, 57 – 56028 San Miniato (PI), tel. 0571/418873- fax 0571/1826507
email: [email protected], [email protected], www.self-entilocali.it, P.Iva 01905220503
PERSONALE E INCARICHI ESTERNI
Corte dei conti, Sez. Autonomie, Deliberazione n. 14/11
Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, Interpello n. 50 del 2011
PRIVACY E DIRITTO D’ACCESSO
Consiglio di Stato, Sez. V, sentenza n. 6996/11
PROCEDURA DI GARA, CONTRATTI E GOVERNO DEL TERRITORIO
Consiglio di Stato, sez. VI, sentenza n. 6906/11
Avcp, Comunicato n. 69/11
SOCIETA’ PARTECIPATE E SERVIZI
Tar Piemonte, sez. I, sentenza n. 1336/11
Consiglio di Stato, sez. V, sentenza n. 6974/11
ORDINAMENTO E PROCEDIMENTO AMMINISTRATIVO
Consiglio di Stato, sez. V, sentenza n. 6953/11
Dipartimento Funzione Pubblica, direttiva n. 14 del 22 dicembre 2011
1
Deliberazione n. 14/AUT/2011/QMIG
C o r t e d e i C o n t i
S e z i o n e d e l l e A u t o n o m i e Adunanza 30 novembre 2011
Composta dai magistrati: Presidente Luigi GIAMPAOLINO Presidenti di Sezione Giuseppe Salvatore LAROSA, Mario Giulio Cesare SANCETTA Presidenti di Sezioni Regionali: Nicola MASTROPASQUA, Vittorio LOMAZZI, Franco
FRANCESCHETTI, Vittorio GIUSEPPONE, Mario FALCUCCI, Giorgio PUTTI, Raffaele DEL GROSSO, Ciro VALENTINO, Ennio COLASANTI, Enrica LATERZA, Enrica DEL VICARIO
Consiglieri: Andrea LIOTTA, Teresa BICA, Francesco PETRONIO, Carmela IAMELE, Alfredo GRASSELLI, Rinieri FERONE, Francesco UCCELLO, Adelisa CORSETTI, Graziella DE CASTELLI,
Visto il Testo Unico delle leggi sulla Corte dei conti, approvato con il regio decreto 12 luglio 1934, n.
1214, e successive modificazioni;
Vista la legge 5 giugno 2003, n. 131;
Visto il regolamento per l’organizzazione delle funzioni di controllo della Corte dei conti, approvato dalle
Sezioni riunite con la deliberazione n. 14 del 16 giugno 2000, dalle stesse modificato con le deliberazioni n. 2 del
3 luglio 2003 e n. 1 del 17 dicembre 2004, e da ultimo, ai sensi dell’art. 3, comma 62, della legge 24 dicembre
2007, n. 244, dal Consiglio di Presidenza con la deliberazione n. 229 del 19 giugno 2008;
Vista la legge 4 marzo 2009, n. 15;
Visto il decreto-legge 1° luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n.
102;
Vista la propria deliberazione n. 9 del 4 giugno 2009, recante “Modificazioni ed integrazioni degli
indirizzi e criteri generali per l’esercizio dell’attività consultiva da parte delle Sezioni regionali di controllo”;
Vista la propria deliberazione n. 3/INPR/2011 del 16 giugno 2011, con la quale è stata definita una linea
interpretativa coerente del complesso delle norme regolamentari che attribuiscono alla Sezione delle Autonomie
funzioni di coordinamento delle Sezioni regionali di controllo e della norma (art.17, co. 31, d.l. n. 78/2009) che
2
intesta alle Sezioni riunite della Corte dei conti l’emanazione di deliberazioni di orientamento generale, cui si
conformano le Sezioni regionali di controllo;
Vista la deliberazione n. 208/2011 del 10 ottobre 2011, con la quale la Sezione regionale di controllo
della Corte dei conti per la Toscana ha sottoposto al Presidente della Corte dei conti la valutazione, ai sensi del
citato art. 17, co. 31, d.l. n. 78/2009, in ordine all’opportunità di rimettere alle Sezioni riunite della Corte dei conti
una questione di massima concernente un quesito formulato dal Comune di Campi Bisenzio (FI);
Vista la nota del Presidente della Corte dei conti di convocazione della Sezione delle Autonomie per
l’adunanza del 30 novembre 2011 con l’iscrizione, all’ordine del giorno, della questione proposta dalla Sezione
regionale di controllo per la Toscana con la deliberazione n. 208/2011;
Uditi, nell’adunanza del 30 novembre 2011, i relatori pres. Vittorio GIUSEPPONE e cons. Graziella DE
CASTELLI.
PREMESSO
Il Comune di Campi Bisenzio ha inoltrato alla Sezione regionale di controllo per la Toscana, tramite il
Consiglio delle autonomie locali, una richiesta di parere sull’interpretazione delle norme che stabiliscono limiti
alle assunzioni di personale degli enti locali (divieto di procedere ad assunzioni di personale a qualsiasi titolo e
con qualsivoglia tipologia contrattuale agli enti nei quali l’incidenza delle spese di personale è pari o superiore al
40% delle spese correnti), con particolare riferimento alla qualità della partecipazione societaria da considerare ai
fini del computo della spesa di personale complessiva, dell’ente e delle sue partecipate; ai valori da considerare,
assoluti o rapportati alla percentuale di partecipazione e implicitamente alla modalità di calcolo; alle spese da
considerare, se solo quelle di personale o anche quelle correnti in toto.
Il quadro normativo di riferimento è stato più volte modificato, anche successivamente alla richiesta di
parere. Si tratta dell’art. 76, co. 7, d.l. 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto
2008, n. 133, come sostituito dall’art. 14, co. 9, primo periodo, d.l. 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con
modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122; successivamente modificato dall’art. 1, co. 118, legge 13
dicembre 2010, n. 220; dall’art. 20, co. 9, d.l. 6 luglio 2011, n. 98, convertito dalla legge 15 luglio 2011, n. 111,
e dall’art. 4, co. 103, lett. a), legge 12 novembre 2011, n. 183.
In particolare, l’art. 76, co. 7, primo periodo, d.l. n. 112/2008, imponeva il “divieto agli enti nei quali
l'incidenza delle spese di personale è pari o superiore al 40% delle spese correnti di procedere ad assunzioni di
personale a qualsiasi titolo e con qualsivoglia tipologia contrattuale”, mentre l’art. 76, co. 7, secondo periodo, d.l.
n. 112/2008, aggiunto dall’art. 20, co. 9, d.l. n. 98/2011, prevedeva che “Ai fini del computo della percentuale di
cui al periodo precedente si calcolano le spese sostenute anche dalle società a partecipazione pubblica locale totale
o di controllo che sono titolari di affidamento diretto di servizi pubblici locali senza gara, ovvero che svolgono
funzioni volte a soddisfare esigenze di interesse generale aventi carattere non industriale, né commerciale, ovvero
che svolgono attività nei confronti della pubblica amministrazione a supporto di funzioni amministrative di natura
pubblicistica. La disposizione di cui al precedente periodo non si applica alle società quotate su mercati
regolamentari”. Peraltro, quest’ultima disposizione era stata preconizzata dall’art. 18, co. 2-bis, d.l., n. 112/2008,
secondo cui “Le disposizioni che stabiliscono, a carico delle amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del
3
decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, divieti o limitazioni alle assunzioni di
personale si applicano, in relazione al regime previsto per l'amministrazione controllante, anche alle società a
partecipazione pubblica locale totale o di controllo che siano titolari di affidamenti diretti di servizi pubblici locali
senza gara, ovvero che svolgano funzioni volte a soddisfare esigenze di interesse generale aventi carattere non
industriale nè commerciale, ovvero che svolgono attività nei confronti della pubblica amministrazione a supporto
di funzioni amministrative di natura pubblicistica inserite nel conto economico consolidato della pubblica
amministrazione, come individuate dall'Istituto nazionale di statistica (ISTAT) ai sensi del comma 5 dell'articolo 1
della legge 30 dicembre 2004, n. 311”.
Sull’interpretazione di tali norme, come fissate nel perdurante percorso di modifica, sono state emesse
diverse pronunce di orientamento di questa Sezione e delle Sezioni Riunite della Corte dei conti, alcune delle
quali richiamate dalla Sezione remittente e indicate anche in questa delibera.
I quesiti posti dal Comune di Campi Bisenzio, come articolati nella deliberazione della Sezione regionale
di controllo per la Regione Toscana, sono i seguenti:
1. se le società partecipate da considerare siano quelle in cui la percentuale di partecipazione è
compresa tra il 50 e il 100% o quelle in cui l’ente possiede un rappresentante nel consiglio di amministrazione;
2. se le spese sostenute dalle società partecipate vadano considerate in quota parte proporzionalmente
alla percentuale di partecipazione dell’ente o nel loro valore assoluto;
3. se le spese da considerare siano quelle correnti e del personale da sommarsi a quelle analoghe
dell’ente o solo quelle per il personale.
La Sezione remittente, considerata l’ammissibilità soggettiva ed oggettiva dei quesiti, nella deliberazione
n. 208/2011, dopo aver evidenziato che la norma aggiunta dal d.l. n. 98/2011 limita la previsione normativa alle
società destinatarie di affidamento diretto di servizi pubblici locali, a quelle che svolgono servizi privi di rilevanza
economica e a quelle che svolgono servizi a supporto di funzioni amministrative (società strumentali), escludendo
le società quotate in mercati regolamentati e le società che hanno ricevuto l’affidamento con procedura
competitiva, ha riportato alcune deliberazioni delle Sezioni Riunite emanate ai sensi dell’art. 17, co. 31, d.l. n.
78/2009, con enunciazione di principi interpretativi cui si conformano le Sezioni regionali.
La Sezione regionale di controllo Toscana ha richiamato, in particolare, la deliberazione n. 3/2011/QM,
con la quale le Sezioni riunite della Corte dei conti hanno sostenuto che sussiste nell’ordinamento <<un
tendenziale principio inteso a rilevare unitariamente le voci contabili riferite alla spesa per personale tra ente
locale e soggetto a vario titolo partecipato al fine di rendere più trasparente la gestione delle risorse>> e la
deliberazione n. 27/2011/QM, con la quale le stesse Sezioni riunite hanno confermato la necessità <<di
scandagliare il bilancio secondo criteri che possono prescindere dalla imputazione formale ed attengono alla
effettiva qualità della spesa giacché il limite riferito esclusivamente ad elementi tratti dal bilancio dell’Ente può
non rivelarsi equo in quanto non tiene conto dei diversi modelli di governance e dei processi di esternalizzazione
che meriterebbe una più accurata valutazione>>.
4
In ordine al quesito n. 1, la Sezione remittente ha prospettato un concetto allargato di controllo <<non
strettamente legato al quantum della partecipazione sociale, mutuandolo dalla regolamentazione in tema di
bilancio consolidato dettata dai principi contabili dell’Osservatorio per la finanza e la contabilità degli enti locali.
Trattasi delle ipotesi in cui: a) l’ente locale ha, direttamente o indirettamente attraverso le entità controllate, il
possesso della maggioranza dei voti esercitabili nell’altra entità; b) l’ente locale ha il potere, assegnato o esercitato
all’interno della normativa di riferimento, di nominare o rimuovere la maggioranza dei membri del consiglio di
gestione o di altro organo direttivo equivalente dell’altra entità economica ed il controllo dell’altra entità è
detenuto da tale consiglio o organo; c) l’ente locale ha il potere di esercitare la maggioranza dei diritti di voto
nelle sedute del consiglio di gestione o dell’organo direttivo equivalente ed il controllo dell’altra entità è detenuto
da quel consiglio o organo>>.
In ordine ai quesiti n. 2 e 3, la Sezione Toscana ha formulato soluzioni diverse sul metodo di calcolo delle
spese di personale, se in valore assoluto o in proporzione alla percentuale di partecipazione dell’ente, ed, inoltre,
ha prospettato, in chiave dubitativa, l’alternativa se il computo debba riguardare le sole spese di personale, con
incidenza sul numeratore del rapporto, o quelle correnti nel loro complesso, con impatto anche sul denominatore.
Dopo aver premesso che l’elaborazione di un calcolo corretto richiede la stesura di un bilancio
consolidato, la Sezione remittente ha svolto ulteriori osservazioni che si riportano di seguito.
Con riferimento alle società strumentali (o comunque alle partecipate che vivono esclusivamente di
risorse provenienti dall’ente locale), è opportuno sommare la spesa di personale senza eseguire operazioni sul
denominatore (spesa corrente), in quanto la spesa corrente della società è erogata dall’ente stesso (quale sua spesa
corrente). Così operando, questa spesa non viene computata due volte.
Con riguardo alle altre società – che utilizzano risorse provenienti dall’ente locale e da altri enti
pubblici – non si può prescindere dal valutare quanto l’ente eroghi in virtù di un contratto di servizio o per altro
titolo e sommare alla spesa (corrente) dell’ente la sola spesa corrente societaria che eccede l’importo di tale
contratto, rimodulata in proporzione alla partecipazione detenuta dall’ente; in relazione alla spesa di personale,
appare congruo sommare alla spesa dell’ente quella del personale della società in quota parte, in relazione alla
partecipazione detenuta. In tal modo, si evita di computare due volte la medesima spesa.
In alternativa a quest’ultima soluzione, la Sezione toscana ritiene opportuno seguire le indicazioni di cui
al punto 8 dei principi contabili internazionali, che impongono la strutturazione, all’interno di ciascuna società, di
una contabilità analitica per ciascuno degli enti-soci. Si tratta del c.d. metodo proporzionale che richiede di
sommare ogni singola voce dello stato patrimoniale e del conto economico della partecipante con le quote delle
corrispondenti voci dello stato patrimoniale e del conto economico dell’azienda sottoposta a controllo congiunto
(di più enti).
Considerando i profili di coordinamento della finanza pubblica sottesi alla questione in esame, la Sezione
regionale di controllo della Toscana ne ha sottoposto la valutazione al Presidente della Corte per l’esercizio dei
poteri conferitigli dall’art. 17, co. 31, d.l. n. 78/2009, al fine di individuare una interpretazione delle norme che
possa condurre ad una loro uniforme applicazione nel territorio nazionale.
5
CONSIDERATO IN DIRITTO
1. La questione di massima prospettata concerne tre quesiti che fanno riferimento, il primo, alla qualità della
partecipazione azionaria dell’ente locale nelle società partecipate; il secondo, alle spese di personale da
considerare ai fini del calcolo, se in valore assoluto o proporzionalmente alla quota di partecipazione dell’ente; il
terzo, alla natura delle spese da considerare, se quelle di personale dell’ente e delle sue partecipate o anche le
spese correnti dell’ente e delle partecipate.
2. Occorre innanzitutto evidenziare che la questione, in origine prospettata per una decisione delle Sezioni
Riunite della Corte dei conti, è stata deferita a questa Sezione per l’individuazione di una linea interpretativa di
indirizzo, non vincolante, ai sensi della citata deliberazione n. 3/INPR/2011, al fine di valutarne gli effetti nei
diversi casi concreti che si presenteranno mentre, in caso di evidente contrasto tra le pronunce delle Sezioni
regionali, potrà pervenirsi ad una decisione delle Sezioni riunite, cui le Sezioni regionali devono conformarsi.
3. Riguardo al quesito 1, come rilevato dalla Sezione remittente, il legislatore ha definito la fattispecie
normativa circoscrivendola alle società a partecipazione pubblica locale, totale o di controllo, che sono titolari di
affidamento diretto, senza gara, di servizi pubblici locali, ovvero che svolgono funzioni volte a soddisfare
esigenze di interesse generale aventi carattere non industriale, né commerciale, ovvero che svolgono attività nei
confronti della pubblica amministrazione. Non sono ricomprese le società quotate su mercati regolamentari.
L’esclusione delle società che hanno ricevuto l’affidamento della gestione di servizi pubblici locali con
procedura competitiva è basata sul presupposto che la gara può assicurare la presenza dei requisiti di economicità,
efficienza ed efficacia necessari all’attuazione del "buon andamento", posto dalla Costituzione con l’art. 97,
mediante il confronto competitivo sul mercato e la verifica della congruità dei costi, soprattutto in materia di
personale.
Quanto alla qualità della partecipazione, questa Sezione, come la Sezione remittente, ritiene che il concetto di
“partecipazione totalitaria o controllo”, richiamato dalla norma, debba riferirsi alle società partecipate al 100% da
un ente pubblico o da più enti pubblici congiuntamente, nonché alle società che presentano le caratteristiche di cui
all’art. 2359, co. 1, nn. 1 e 2, codice civile.
Ai fini dell’applicazione della norma in esame, sono da considerare controllate le società nelle quali l’ente
locale possiede azioni che gli assicurano la maggioranza dei voti nelle assemblee ordinarie, oppure voti sufficienti
ad esercitare un’influenza dominante, con esclusione di quelle sulle quali tale influenza è esercitata attraverso altra
società, in base a particolari vincoli contrattuali (pur considerate controllate in base all’art. 2359, comma 1, n. 3,
c.c.). Come la Sezione remittente, anche la Sezione delle Autonomie ritiene di valorizzare il requisito,
espressamente previsto dalla legge, della partecipazione diretta dell’ente nelle società. Di conseguenza, si dovrà
tener conto anche delle società partecipate che hanno natura di holding, in quanto destinatarie di affidamento
diretto, mentre non rilevano gli altri affidamenti (di natura indiretta) posti in essere dalla holding rispetto alle
società del gruppo.
6
In un’ottica di sistema, la considerazione congiunta della spesa di personale dell’ente locale con quella delle
società partecipate sussiste anche nei confronti di organismi (aziende speciali, fondazioni, etc.) contraddistinti da
livelli di autonomia contabile e finanziaria inferiori a quelli delle società. Il preciso riferimento normativo alle
società esclude tuttavia che possano esser considerate le spese di personale dei predetti organismi.
In conclusione, l’ambito soggettivo è circoscritto alle seguenti società:
a) partecipate in modo totalitario da un ente pubblico o da più enti pubblici congiuntamente, tenuto conto del
concetto univocamente accolto di società in house, come società che vive “prevalentemente” di risorse provenienti
dall’ente locale (o da più enti locali), caratterizzata da un valore della produzione costituito per non meno
dell’80% da corrispettivi dell’ente proprietario;
b) ovvero che presentano le caratteristiche di cui all’art. 2359, comma 1, nn. 1 e 2, del codice civile, purché
affidatarie dirette di servizi pubblici locali.
4. Con riferimento ai quesiti 2 e 3, che vengono esaminati congiuntamente, la sezione remittente, dopo aver
sottolineato l’importanza della redazione del bilancio consolidato, ne prospetta l’utilità ai fini di una
rappresentazione veritiera e corretta degli andamenti economici, finanziari e patrimoniali del "Comparto Ente
Locale".
La contabilità analitica, per centri di costo e di ricavo, tenuta dalle società partecipate pubbliche, consente di
rilevare, in sede di definizione del budget preventivo, gestionale e di rendiconto, i componenti di costo e di ricavo
trasfusi, al termine dell’esercizio, nel conto economico ricompreso nel bilancio finale d’esercizio, e fa individuare
le quote di competenza di ciascun ente, sia che pervengano dai singoli enti, che da corrispettivi derivanti
dall’applicazione di tariffe o elementi di varia natura.
Come rilevato dalla Sezione remittente, il criterio del consolidamento è, espressamente avallato dalle Sezioni
Riunite (con la delibera 25 gennaio 2011, n. 3, già citata) che citano la recente legislazione in materia (ad es., la
nuova formulazione della lett. h) dell’art. 2, co. 1, della legge 5 maggio 2009, n. 42, come modificata dall’art. 2
della legge 31 dicembre 2009, n. 196, di riforma della contabilità e finanza pubblica, che tra i principi e criteri
direttivi, previsti al fine di armonizzare i sistemi contabili, contempla per gli enti “l’adozione di un bilancio
consolidato con le proprie aziende, società o altri organismi controllati”).
A tale disciplina si aggiunge l’art. 152 del Tuel (d.lgs. n. 267/2000) secondo cui «il regolamento di
contabilità assicura, di norma, la conoscenza consolidata dei risultati globali delle gestioni relative ad enti ed
organismi costituiti per l’esercizio di funzioni e servizi», mentre al successivo art. 172 viene previsto che al
bilancio di previsione sono allegati diversi documenti, tra i quali, «le risultanze dei rendiconti o conti consolidati
delle unioni di comuni, aziende speciali, consorzi, istituzioni, società di capitali costituite per l’esercizio di servizi
pubblici, relativi al penultimo esercizio antecedente quello cui il bilancio si riferisce». Anche l’art. 230 del Tuel,
al co. 6, precisa che: «Il regolamento di contabilità può prevedere la compilazione di un conto consolidato
patrimoniale per tutte le attività e passività interne ed esterne».
7
Il recente d.lgs. 23 giugno 2011, n. 118, all’art. 11, prevede che le amministrazioni pubbliche (tra le quali
regioni, enti locali e loro enti strumentali) adottano comuni schemi di bilancio finanziari, economici e patrimoniali
e comuni schemi di bilancio consolidato con i propri enti ed organismi strumentali, aziende, società controllate e
partecipate ed altri organismi controllati.
In relazione all’adozione di tali schemi di bilancio, il successivo art. 36 prevede una sperimentazione
della durata di due esercizi finanziari. Le modalità di tale sperimentazione e gli schemi di bilancio consolidato,
compreso il principio contabile sul bilancio consolidato, sono definiti con apposito decreto del Presidente del
Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’Economia e delle Finanze, d’intesa con la Conferenza
Unificata di cui al d.lgs. n. 281/1996.
Soltanto al termine del periodo di sperimentazione e con decorrenza 1° gennaio 2014, potranno essere
adottati da tutte le amministrazioni pubbliche di cui al d.lgs. n. 118/2011, gli schemi di bilancio consolidati con
l’applicazione del corrispondente principio contabile per la redazione del bilancio consolidato.
In assenza di una esplicita normativa che definisca le metodologie e le tecniche del consolidamento,
occorre fare riferimento, in relazione alle modalità di calcolo in argomento, ai principi generali che rispondano a
criteri di ragionevolezza e di valorizzazione delle finalità che il legislatore persegue con la norma in esame.
Ulteriore elemento valutativo riguarda la locuzione utilizzata dal legislatore che, ai fini del computo della
percentuale della spesa di personale, utilizza il termine “spese” e non quello di “costo” (elemento proprio del
bilancio societario), sollevando per l’interprete la questione della considerazione dei soli elementi del conto
economico della società che si traducano in effetti finanziari, con esclusione degli ammortamenti, degli
accantonamenti e dei fondi diversi che non presentano gli stessi effetti.
Al riguardo questa Sezione accoglie la tesi secondo la quale, acclarato l’obbligo societario di predisporre i
bilanci sulla base del principio di competenza economica di cui all’art. 2423 bis del codice civile, debba farsi
riferimento al dato ufficiale ricompreso nel conto economico della società stessa, senza alcuna detrazione a titolo
di accantonamenti o fondi diversi.
Con riferimento alle partecipate, i dati rilevanti ai fini del computo possono esser tratti dai questionari
allegati alle relazioni degli organi di revisione al rendiconto dell’ente locale, predisposte ai sensi dell’art. 1,
comma 166 e ss., l. 23 dicembre 2005, n. 266, trattandosi di dati certificati provenienti dalle contabilità degli enti,
verificati dagli organi di revisione.
La Sezione remittente prospetta varie modalità di calcolo delle spese di personale dell’ente e delle società
partecipate a seconda delle caratteristiche di queste ultime.
5. Nell’attuale periodo transitorio, in attesa che si completi la sperimentazione per la redazione del bilancio
consolidato, la Sezione delle autonomie ha individuato nei corrispettivi a carico dell’ente, desumibili dai
questionari delle Linee guida, lo strumento che consente di attribuire al medesimo le spese di personale della
società che possono essere associati alla prestazione dei servizi erogati a fronte di quel corrispettivo.
8
Nel caso in cui la società partecipata percepisca, in luogo dei corrispettivi, ricavi derivanti da tariffa, è
possibile utilizzare tali ricavi, associati agli utenti di ciascun ente proprietari, da sommare ad eventuali
corrispettivi, se presenti.
A partire da questo approccio, la Sezione ha elaborato un metodo sintetico per calcolare la quota delle
spese di personale della società partecipata da sommare alle spese di personale degli enti proprietari.
Il metodo di calcolo si basa sulla seguente semplice proporzione: il valore della produzione della società
sta alle spese totali del personale della stessa come il corrispettivo sta alla quota del costo di personale attribuibile
all’ente, che è l'incognita da calcolare. Per risolvere tale proporzione, si moltiplicano le spese del personale per il
corrispettivo e si divide il risultato ottenuto per il valore della produzione. Questo criterio utilizza, ai fini del
calcolo, il costo del personale della società (voce B9 del conto economico) senza operare particolari depurazioni,
rispondendo all’esigenza sostanziale di individuare un indicatore sintetico della sostenibilità della spesa di
personale dell’ente.
Per il calcolo dell’incidenza previsto dall’art. 76, co. 7, d.l. n. 112/2008, la quota di spese del personale
della società partecipata, così individuata, va a sommarsi alle spese di personale dell’ente, e il totale si divide per
le spese correnti dell’ente.
In tal modo si agisce soltanto sul numeratore, come proposto dalla Sezione remittente per l’ipotesi della
società partecipata da unico ente pubblico, sicché il metodo ne rappresenta uno sviluppo, in quanto consente di
evitare eventuali imprecisioni dovute alla semplice somma di tutte le spese di personale delle società partecipate a
quelle dell’ente.
Questo calcolo va effettuato per ciascun organismo partecipato, che si tratti di società posseduta da uno o
più enti (punto 3, lett. a, della presente delibera), ovvero di società miste pubblico privato, controllate dall’ente a
norma dell’art. 2359, co. 1, nn. 1 e 2, del codice civile (punto 3, lett. b).
Utilizzando questo metodo sono state sviluppate numerose simulazioni. Il risultato ottenuto è apparso
sempre in linea con quello ricavato seguendo modalità più complesse, in quanto ha mostrato scostamenti
marginali rispetto a quelli ottenuti con altre modalità ed ha escluso anche una maggiore penalizzazione per gli enti
locali.
In buona sostanza, i vantaggi del metodo proposto consistono nella relativa semplicità di applicazione a
tutti i casi di società partecipata, nel minor numero di elaborazioni ed operazioni da effettuare (da costi di
produzione a spese correnti, da costi del personale a spese del personale), nella riduzione delle operazioni di
calcolo e delle connesse possibilità di errore e nell’annullamento delle divergenze sui criteri di valutazione delle
poste contabili, che potrebbero rendere di difficile applicazione il precetto normativo (art.76, co. 7, d.lgs.
112/2008).
Si ripete che criterio proposto da questa Sezione va anche considerato nell’ottica della transitorietà delle
metodologie di calcolo prospettate dalla Sezione remittente, dalle amministrazioni coinvolte nell’applicazione
della norma e dalla dottrina, in attesa dell’armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio delle
9
Regioni, degli enti locali e dei loro organismi, prefigurata dal d.lgs. n. 118/2011, il cui decreto attuativo per
l’avvio della fase sperimentale è in corso di emanazione.
P.Q.M.
la Sezione delle Autonomie della Corte dei conti, sulla questione di massima posta dalla Sezione regionale di controllo per la Toscana con deliberazione n. 208/2011 a seguito di quesito formulato dal comune di Campi Bisenzio, enuncia i seguenti principi:
“Per la determinazione, ai sensi dell’art. 76, co. 7, d.l. n. 112/2008, della spesa del comparto “personale”, si considerano: a) le società partecipate in modo totalitario da un ente pubblico o da più enti pubblici congiuntamente, tenuto conto del concetto univocamente accolto di società in house, come società che vive “prevalentemente” di risorse provenienti dall’ente locale (o da più enti locali), caratterizzata da un valore della produzione costituito per non meno dell’80% da corrispettivi dell’ente proprietario; b) le società che presentano le caratteristiche di cui all’art. 2359, co. 1, nn. 1 e 2, c.c., purché affidatarie dirette di servizi pubblici locali”.
“Ai fini della determinazione della spesa del comparto personale dell’ente locale e delle società partecipate o controllate, di cui all’art. 76, co. 7, d.l. n. 112/2008, si assumono i dati che derivano dai documenti contabili delle società (bilancio di esercizio) e dai questionari allegati alle relazioni dei revisori degli enti locali al rendiconto degli enti, ai sensi dell’art. 1, co. 166 e ss. l. n. 266/2005, senza alcuna detrazione o rettifica, in assenza di specifiche norme che definiscono modalità e termini per il consolidamento dei conti, attualmente in fase di sperimentazione (art. 36, l. n. 118/2011).
“Ai fini del calcolo del rapporto di incidenza previsto dall’art. 76, co. 7, d.l. n. 112/2008, si agisce soltanto sul numeratore, ma le spese di personale della società partecipata da sommare a quelle dell’ente sono da proporzionare in base ai corrispettivi a carico dell’ente medesimo (o ai ricavi derivanti da tariffa, se presenti in luogo del corrispettivo stesso). Il calcolo va effettuato per ciascun organismo partecipato, che si tratti di società posseduta da uno o più enti, ovvero di società miste pubblico privato, controllate dall’ente a norma dell’art. 2359, co. 1, nn. 1 e 2, c.c.
Dispone, a cura dell’Ufficio di Supporto, la trasmissione degli atti alla Sezione regionale di controllo per la Toscana, che renderà il parere richiesto tenendo conto dei suindicati principi di diritto, che costituiscono atto di indirizzo.
Così deliberato in Roma nell’adunanza del 30 novembre 2011.
I Relatori Il Presidente
F.to Vittorio Giuseppone F.to Luigi Giampaolino
F.to Graziella De Castelli
Depositata in Segreteria il 28 dicembre 2011
Il Dirigente
F.to Romeo Francesco RECCHIA
INTERPELLO N. 50/2011
Roma, 28 dicembre 2011
Direzione generale per l’Attività Ispettiva
Prot. 37/0008386
Al Consiglio Nazionale delle Ricerche
Alla Agenzia del Territorio Oggetto: istanza di interpello ex art. 9, D.Lgs. n. 124/2004 – assunzioni ex L. n. 68/1999 –
base di computo.
Il Consiglio Nazionale delle Ricerche e l’Agenzia del Territorio hanno formulato istanza di
interpello per conoscere il parere di questa Direzione generale in merito alla corretta interpretazione
delle disposizioni di cui alla L. n. 68/1999, concernenti le modalità di assunzione del personale
appartenente alle categorie protette e la corretta individuazione della base di computo di cui all’art.
4 della predetta Legge.
Più in particolare il CNR e l’Agenzia chiedono se sia o meno obbligatoria l’iscrizione alle
liste di collocamento del personale da assumere qualora siano svolte procedure concorsuali. Inoltre
il CNR chiede anche se dal computo di calcolo su cui conteggiare il contingente annuale da
assumere vadano esclusi, oltre i dirigenti amministrativi, anche i dirigenti di ricerca e i dirigenti
tecnologi.
Al riguardo, acquisito il parere della Direzione generale del Mercato del Lavoro, si
rappresenta quanto segue.
Quanto al primo quesito occorre anzitutto ricordare che, secondo l’art. 8 della L. n. 68/1999,
per le persone disabili “che risultano disoccupate e aspirano ad una occupazione conforme alle
proprie capacità lavorative”, sussiste l’obbligo di iscrizione nell’apposito elenco tenuto dagli Uffici
competenti; tale iscrizione, come si evince dal comma 1 dello stesso art. 8 – in cui si richiede la
compilazione di una scheda contenente, fra l’altro, le capacità lavorative, le abilità, le competenze,
le inclinazioni della persona nonché la natura e il grado della minorazione – è funzionale ad un
utile inserimento lavorativo.
Ai fini dell’avviamento al lavoro nel settore pubblico, va invece ricordato che, ai sensi
dell’art. 35, comma 2, del D.Lgs. n. 165/2001 e ss. modifiche e integrazioni, “le assunzioni
obbligatorie da parte delle amministrazioni pubbliche, aziende ed enti pubblici dei soggetti di cui
alla legge 12 marzo 1999, n. 68, avvengono per chiamata numerica degli iscritti nelle liste di
collocamento ai sensi della vigente normativa, previa verifica della compatibilità della invalidità
con le mansioni da svolgere”.
Inoltre l’art. 7, comma 4, del D.P.R. n. 333/2000 – “Regolamento di esecuzione per
l’attuazione della legge 12 marzo 1999, n. 68 recante norme per il diritto al lavoro dei disabili” –
stabilisce ancora che “i datori di lavoro pubblici effettuano le assunzioni con chiamata nominativa
dei soggetti disabili solo nell’ambito delle convenzioni, stipulate ai sensi dell’articolo 11, della
legge n. 68 del 1999 (…)”.
Da quanto sopra si evince pertanto che l’iscrizione nell’elenco di cui all’art. 8, comma 2,
della L. n. 68/1999 costituisce presupposto per accedere alla riserva dei posti nelle procedure
selettive e condizione per la chiamata numerica e nominativa (resta ferma la preferenza a parità di
merito e a parità di titoli di cui all’art. 5, comma 4, del D.P.R. n. 487/1994).
Sul punto va tuttavia chiarito che, ai soli fini della procedura di partecipazione alle
procedure selettive, l’iscrizione negli elenchi del collocamento obbligatorio non costituisce
condizione necessaria. In altri termini, la selezione attraverso concorso pubblico, è utile alla
individuazione dei soggetti con i quali l’Amministrazione potrà utilmente sottoscrivere un contratto
di lavoro; a seguito di tale selezione ed ai fini della sottoscrizione del contratto di lavoro occorrerà
tuttavia che il soggetto disabile sia iscritto alle liste di collocamento.
Quanto al secondo quesito – nel ricordare che l’art. 4 della L. n. 68/1999 prevede che, agli
effetti della determinazione del numero di soggetti disabili da assumere, non sono computabili tra i
dipendenti, fra gli altri, “i dirigenti” – si evidenzia che dall’esame dell’art. 12 del Contratto
collettivo nazionale di lavoro del personale non dirigente del comparto delle istituzioni e degli enti
di ricerca e sperimentazione, relativo ai ricercatori e tecnologi, tali categorie sono da iscriversi
nell’area del personale non dirigente. In effetti dette figure professionali, per quanto “non
gerarchicamente subordinate alla dirigenza” perché dotate di autonomia gestionale, non rientrano
organicamente nella stessa, con la conseguenza che non possono essere scomputate ai fini del
calcolo della percentuale d’obbligo di cui alla L. n. 68/1999.
Resta ferma tuttavia l’esclusione di tali soggetti nelle ipotesi affrontate dalla risposta ad
interpello n. 24/2009 cui si fa rinvio.
IL DIRETTORE GENERALE
(f.to Paolo Pennesi)
DP
N. 06996/2011REG.PROV.COLL.
N. 04830/2011 REG.RIC.
REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
Il Consiglio di Stato
in sede giurisdizionale (Sezione Quinta)
ha pronunciato la presente
SENTENZA
sul ricorso numero di registro generale 4830 del 2011, proposto da: D'Oria Giuseppe & Co. Srl in persona del legale rappresentante p.t., in proprio e quale capogruppo mandataria di costituendo Rti , Apulia Srl, in persona del legale rappresentante p.t., rappresentate e difese dall'avv. Luigi Paccione, con domicilio eletto presso A. Placidi in Roma, via Cosseria, 2;
contro
Provincia di Barletta Andria Trani, in persona del Presidente p.t., rappresentata e difesa dall'avv. Michele Didonna, con domicilio eletto presso Gennaro Ermanno Arbia in Roma, Circonvallazione Clodia 80; Provincia di Bari, in persona del Presidente p.t., rappresentata e difesa dall'avv. Saverio Profeta, con domicilio eletto presso Alfredo Placidi in Roma, via Cosseria N. 2;
nei confronti di
Salvatore Matarrese Spa Capogruppo Mandataria Rti, Rti - Gruppo Massara Spa;
per la riforma
della sentenza del T.A.R. PUGLIA - BARI: SEZIONE I n. 00371/2011, resa tra le parti, concernente ISTANZA DI ACCESSO AI DOCUMENTI RELATIVI PROCEDURA DI AFFIDAMENTO LAVORI
Visti il ricorso in appello e i relativi allegati;
Visti gli atti di costituzione in giudizio della Provincia di Barletta Andria Trani e della Provincia di Bari;
Viste le memorie difensive;
Visti tutti gli atti della causa;
Relatore nella camera di consiglio del giorno 25 ottobre 2011 il Cons. Francesca Quadri e uditi per le parti gli avvocati Paccione, Didonna e Profeta, per delega dell'Avv. Misserini;
Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue.
FATTO e DIRITTO
La ricorrente ha presentato sia alla Provincia di Barletta- Andria-Trani che a quella di Bari istanza di accesso a documenti concernenti la gara per l’affidamento dei lavori di ammodernamento e allargamento del piano viabile della S.P. 168, compresa copia dell’offerta dell’aggiudicataria e delle giustificazioni da questa rese nel procedimento di verifica dell’anomalia.
Mentre la Provincia di Bari è rimasta inerte, la Provincia BAT ha accolto parzialmente l’istanza, negando l’accesso all’offerta dell’aggiudicataria in considerazione dell’ interesse dell’istante ad accedere agli atti concernenti la propria esclusione dalla gara.
Ha proposto ricorso l’interessata per violazione dell’art. 13 del d. lgs. n. 163 del 2006.
Il Tar ha respinto il ricorso, sul rilievo che sono escluse dal diritto d’accesso, ai sensi dell’art. 13, comma 5, lett. a) del d.lgs. n. 163 del 2006, le informazioni fornite dagli offerenti nell’ambito dell’offerta ovvero a giustificazione della medesima, che costituiscono, secondo motivata e comprovata dichiarazione dell’offerente, segreti tecnici o commerciali e che l’interesse all’accesso della ricorrente deve ritenersi circoscritto agli atti con cui la propria offerta è stata esclusa in quanto ritenuta “inaffidabile nel suo complesso”.
Ha proposto appello l’interessata, assumendo la violazione dell’art. 13 d. lgs. n. 163 del 2006 in considerazione del proprio interesse a conoscere l’offerta della aggiudicataria per verificare l’applicazione omogenea dei criteri omogenei in sede di verifica della congruità delle offerte.
Si sono costituite la Provincia di Barletta – Andria – Trani e la Provincia di Bari per resistere al ricorso.
Alla camera di consiglio del 25 ottobre 2011 il ricorso è stato trattenuto in decisione.
Si può prescindere dall’esame delle eccezioni di rito proposte dalla Provincia di Bari data l’infondatezza dell’appello.
L’art. 13, comma 5 lett. a) del d. lgs. n. 163 del 2006 costituisce un’ipotesi di speciale deroga rispetto alla disciplina di cui alla legge n. 241 del 1990, da applicare esclusivamente nei casi in cui l’accesso sia inibito in ragione della tutela di segreti tecnici o commerciali motivatamente evidenziati dall’offerente in sede di presentazione dell’offerta (Cons. St. Sez. VI, 30.7.2010 n. 5062, 19.10.2009, n. 6393).L’ampliamento del segreto trova un limite , tuttavia, ai sensi del comma 6, in vista della difesa in giudizio degli interessi del richiedente in relazione alla procedura di affidamento del contratto nell’ambito del quale viene formulata l’istanza di accesso.
Come già osservato (Cons. St. Sez. V, 9.12.2008, n. 6121), l’accesso eccezionalmente consentito è strettamente collegato alla sola esigenza di difesa in giudizio, presuppone un accurato controllo in ordine alla effettiva utilità della documentazione richiesta, alla stregua di una prova di resistenza, e non può prescindere dalle eventuali preclusioni processuali in cui sia incorso il richiedente.
Nella specie, assodato che l’aggiudicataria aveva vietato di esibire i rapporti di prova afferenti alla propria offerta tecnica in quanto coperti da segreto commerciale, non sussisteva , in effetti, un interesse dell’istante attinente alla difesa nel giudizio avverso l’aggiudicazione alla controinteressata, posto che la sua offerta era stata esclusa in quanto “inaffidabile nel suo complesso (art. 88 comma 7)”.
Negli stessi termini, peraltro, si è pronunciato lo stesso Tar barese (sent.1203/2011) riconoscendo la legittimità dell’esclusione dalla gara dell’A.T.I. D’Oria.
In mancanza, pertanto, di un interesse dell’istante da far valere in sede processuale, data la legittima esclusione della propria offerta, è da confermare la sentenza di primo grado nel senso dell’insussistenza di una effettiva utilità della documentazione richiesta tale da superare il divieto di divulgazione dell’offerta della controinteressata in relazione ai segreti commerciali ivi contenuti.
L’appello va pertanto respinto.
La peculiarità della controversia induce tuttavia il Collegio a disporre la compensazione delle spese.
P.Q.M.
Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Quinta)
definitivamente pronunciando sull'appello, come in epigrafe proposto, lo respinge e, per l'effetto, conferma la sentenza di primo grado.
Spese compensate .
Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'autorità amministrativa.
Così deciso in Roma nella camera di consiglio del giorno 25 ottobre 2011 con l'intervento dei magistrati:
Calogero Piscitello, Presidente
Carlo Saltelli, Consigliere
Roberto Chieppa, Consigliere
Francesca Quadri, Consigliere, Estensore
Doris Durante, Consigliere
L'ESTENSORE IL PRESIDENTE
DEPOSITATA IN SEGRETERIA
Il 30/12/2011
IL SEGRETARIO
(Art. 89, co. 3, cod. proc. amm.)
N. 06906/2011REG.PROV.COLL. N. 07230/2011 REG.RIC.
R E P U B B L I C A I T A L I A N A
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
Il Consiglio di Stato
in sede giurisdizionale (Sezione Sesta)
ha pronunciato la presente
SENTENZA
sul ricorso numero di registro generale 7230 del 2011, proposto dalla
srl Easy Nite, in persona del legale rappresentante, rappresentata e
difesa dagli avvocati Federico Tedeschini e Gianmaria Covino, con
domicilio eletto presso lo studio legale del primo in Roma, largo
Messico, 7;
contro
La Federazione Italiana Pallacanestro - F.I.P.- Ufficio Forniture e
Contratti, in persona del legale rappresentante, rappresentata e difesa
dagli avvocati Guido Valori e Paola Maria Angela Vaccaro, con
domicilio eletto presso lo studio legale del primo in Roma, viale delle
Milizie,106;
nei confronti di
La srl I Viaggi del Perigeo, in persona del legale rappresentante,
rappresentata e difesa dall'avvocato Francesca Nappi, con domicilio
Page 1 of 7N. 07230/2011 REG.RIC.
11/01/2012http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Consiglio%20di%20Stato/Sezi...
eletto presso lo studio del medesimo difensore in Roma, via Taro n.
25;
la Carlson Wagonlit Italia S.r.l., non costituita in questo grado di
giudizio;
per la riforma
della sentenza breve del T.A.R. LAZIO - ROMA: SEZIONE III
QUA n. 6990/2011, resa tra le parti, concernente
AGGIUDICAZIONE DEFINITIVA PER L'AFFIDAMENTO
DEI SERVIZI DI AGENZIA DI VIAGGIO
Visti il ricorso in appello e i relativi allegati;
Visti gli atti di costituzione in giudizio della Federazione Italiana
Pallacanestro - F.I.P.- Ufficio Forniture e Contratti e della srl I Viaggi
del Perigeo;
Viste le memorie difensive;
Visti tutti gli atti della causa;
Relatore nell'udienza pubblica del giorno 6 dicembre 2011 il
consigliere di Stato Giulio Castriota Scanderbeg e uditi per le parti
l’avvocato A. Manzi, per delega dell’avvocato Tedeschini, l’avvocato
Valori e l’avvocato Nappi;
Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue.
FATTO e DIRITTO
1.E’ impugnata la sentenza del Tribunale amministrativo regionale del
Lazio 4 agosto 2011 n. 6990, resa in forma semplificata, che ha
respinto il ricorso della odierna appellante avverso gli esiti della
Page 2 of 7N. 07230/2011 REG.RIC.
11/01/2012http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Consiglio%20di%20Stato/Sezi...
procedura negoziata di cottimo fiduciario espletata dalla Federazione
Italiana Pallacanestro per l’affidamento dei servizi di agenzia di
viaggio per il periodo 1° giugno 2011 - 31 maggio 2013. L’appellante,
seconda graduata a parità di punteggio con la società Carlson
Wagonlit Italia S.r.l., torna a reiterare in questo grado le censure già
inutilmente fatte valere dinanzi al giudice di primo grado, lamentando
la erroneità della gravata sentenza nella parte in cui dette censure ha
disatteso; conclude per l’accoglimento, con l’appello, del ricorso di
primo grado, e per l’annullamento degli atti in quella sede gravati, in
riforma integrale della impugnata sentenza.
2.Si è costituita in giudizio la intimata Federazione nonché la
controinteressata aggiudicataria per resistere al ricorso e per chiederne
la reiezione.
All’udienza del 6 dicembre 2001 la causa è stata trattenuta per la
sentenza.
3.Con il primo motivo l’appellante torna a prospettare la tesi
dell’anomalia dell’offerta della aggiudicataria Viaggi del Perigeo, ove
intesa nel senso che lo sconto del 30% offerto dalla concorrente in
relazione ai servizi di prenotazione alberghiera e di nolo delle
autovetture andasse riferito alla voce delle commissioni a suo favore e
non invece – come era da presumere - sul prezzo alla stessa praticato
dai fornitori dei distinti servizi. Lamenta che sul punto sia mancata la
necessaria chiarezza e si duole che l’Amministrazione appaltante non
abbia preliminarmente acclarato tale decisiva questione prima di
assegnare i punteggi alle offerte in gara e che altrettanto non abbia
Page 3 of 7N. 07230/2011 REG.RIC.
11/01/2012http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Consiglio%20di%20Stato/Sezi...
fatto il giudice di prime cure disattendendo senza congrua
motivazione il motivo di doglianza sul punto articolato.
La censura non merita condivisione.
Dalla documentazione acquisita agli atti si evince in modo inequivoco
che la percentuale di sconto offerta dall’aggiudicataria riguardasse
effettivamente la sua commissione, e non configura quindi un
risparmio sul prezzo. E’ stata d’altra parte la stessa stazione appaltante
a chiarire che la dicitura “ ristorno di commissione” utilizzata all’All. 4
lett. A della lex specialis dovesse intendersi riferita allo sconto sul
premio di commissione e non sul prezzo contrattuale dei servizi
offerti, sicchè non potevano sorgere dubbi di sorta in ordine alla
corretta interpretazione da dare alla espressione, che andava
sicuramente riferita alle commissioni di ritorno dei concorrenti e non
già agli sconti sui prezzi dei servizi ( come erroneamente ritenuto dalla
odierna appellante). Anche il contratto susseguente alla
aggiudicazione, secondo le precisazioni fornite dalla Federazione
appellata, avrebbe dovuto essere stipulato nel rispetto di tale
interpretazione autentica della lettera della lex specialis , di talchè per
un verso risulta tutelata la posizione della stazione appaltante e, per
altro verso, nessun vulnus alla par condicio competitorum può ritenersi
connesso ad una ipotetica ed insussistente cattiva interpretazione della
richiamata clausola di gara. In ogni caso, l’offerta dell’aggiudicataria,
così correttamente intesa, non avrebbe potuto considerarsi anomala e
quindi sostanzialmente inattendibile, atteso che –come correttamente
rilevato dai giudici di primo grado - per giurisprudenza costante, il
Page 4 of 7N. 07230/2011 REG.RIC.
11/01/2012http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Consiglio%20di%20Stato/Sezi...
giudizio di anomalia va riferito alla offerta complessivamente
considerata in tutte le sue componenti e non invece in relazione alle
singole voci che la compongono ( di recente, Cons. Stato, sez. V, 20
giugno 2011, n. 3675; sez. III, 7 marzo 2011 n. 1419).
4.Quanto alla seconda censura, afferente la pretesa violazione del
principio di rotazione di cui all’art. 125, comma 11, d.lgs. n. 163 del
2066, il Collegio osserva che anche tale doglianza non merita
condivisione.
Quello della rotazione dei soggetti da invitare nelle procedure
negoziate è indubbiamente un principio funzionale ad assicurare un
certo avvicendamento delle imprese affidatarie dei servizi con il
sistema selettivo del cottimo fiduciario, ma in quanto tale lo stesso
non ha, per le stazioni appaltanti, una valenza precettiva assoluta, di
guisa che la sua episodica mancata applicazione non vale ex se ad
inficiare gli esiti di una gara già espletata, una volta che questa si sia
conclusa con l’aggiudicazione in favore di un soggetto già in
precedenza invitato a simili selezioni ( ovvero già affidatario del
servizio). Tanto più quando sia rimasto comprovato, come nel caso
che ci occupa, che la gara si sia svolta nel rispetto del principio di
trasparenza e di parità di trattamento e si sia conclusa con
l’individuazione dell’offerta più vantaggiosa per la stazione appaltante,
senza che nel giudizio comparativo tra le offerte abbia inciso la
pregressa esperienza specifica maturata dalla impresa aggiudicataria
nella veste di partner contrattuale della amministrazione
aggiudicatrice.
Page 5 of 7N. 07230/2011 REG.RIC.
11/01/2012http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Consiglio%20di%20Stato/Sezi...
5.Venendo da ultimo al terzo motivo d’appello, reiterativo di quello
contenuto nel ricorso per motivi aggiunti di primo grado, il Collegio
ritiene di confermare quanto osservato dai primi giudici in ordine alla
inammissibilità della censura per difetto di interesse. L’interesse
all’esame della censura, infatti, in quanto afferente al confronto tra
l’offerta della odierna appellante con la seconda graduata a parità di
punteggio ( Carson Wagonlit s.r.l) sarebbe maturato in capo
all’appellante soltanto in esito al favorevole scrutinio dei primi due
motivi di ricorso, dedotti in primo grado e riproposti in appello,
avverso l’aggiudicazione in favore della società “I Viaggi del Perigeo
srl”.
In definitiva, l’appello va respinto e va confermata la impugnata
sentenza.
6.Le spese di lite di questo grado di giudizio seguono la regola della
soccombenza e sono liquidate come in dispositivo.
P.Q.M.
Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Sesta)
definitivamente pronunciando sull'appello (RG n. 7230/11), come in
epigrafe proposto, lo respinge.
Condanna la società appellante a rivalere le parti appellate costituite
delle spese e competenze di questo grado di giudizio e liquida dette
spese in euro 2.000,00 ( duemila/00), oltre IVA e CAP come per
legge, in favore della Federazione Italiana Pallacanestro ed in euro
2.000,00 (duemila/00), oltre IVA e CAP come per legge, in favore
della società I Viaggi del Perigeo.
Page 6 of 7N. 07230/2011 REG.RIC.
11/01/2012http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Consiglio%20di%20Stato/Sezi...
Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'autorità
amministrativa.
Così deciso in Roma nella camera di consiglio del giorno 6 dicembre
2011 con l'intervento dei magistrati:
Giancarlo Coraggio, Presidente
Rosanna De Nictolis, Consigliere
Maurizio Meschino, Consigliere
Bruno Rosario Polito, Consigliere
Giulio Castriota Scanderbeg, Consigliere, Estensore
DEPOSITATA IN SEGRETERIA
Il 28/12/2011
IL SEGRETARIO
(Art. 89, co. 3, cod. proc. amm.)
L'ESTENSORE IL PRESIDENTE
Page 7 of 7N. 07230/2011 REG.RIC.
11/01/2012http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Consiglio%20di%20Stato/Sezi...
Comunicato 14/12/2011, n. 69 - Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture Chiarimenti in ordine all’applicabilità dell’art. 70, commi 4 e 5 del D.P.R. n. 207/2010 all’attività di aggiornamento/ridimensionamento delle attestazioni effettuata a seguito delle verifiche di cui all’art. 40 comma 9 ter del D. Lgs. n. 163/2006 a carico delle SOA
--- § --- Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, Comunicato 14 dicembre 2011, n.69 Nello svolgimento dell’attività di vigilanza sul sistema di qualificazione di cui all’art. 6, comma 7, lettera m) del D. Lgs. n. 163/2006, l’Autorità ha riscontrato la sussistenza di alcuni profili problematici, riguardanti il comportamento di alcune SOA nell’adozione dei provvedimenti volti ad adeguare le attestazioni di qualificazione ai mutamenti dei requisiti facenti capo alle imprese, all’esito dei procedimenti di controllo ex art. 40, comma 9 ter del D. Lgs. n. 163/2006. Tali profili problematici sono stati rilevati, in particolare, in relazione all’attività di ridimensionamento delle attestazioni, ove le SOA intervengono con l’esercizio di una nuova attività di attestazione e il rilascio di un diverso attestato, avente l’effetto di riposizionare le imprese nel mercato dei lavori pubblici con l’eliminazione di una o più categorie e/o con la riduzione delle classifiche fino a quel momento possedute; minori problemi sono stati rilevati in relazione all’attività di decadenza posta in essere dalle SOA, al fine di annullare l’attestato dell’impresa non più in possesso dei previsti requisiti minimi, estromettendolo dalla realtà giuridica, senza l’emissione di una nuova attestazione. In particolare, in occasione di alcuni eventi riguardanti le imprese attestate, incidenti sul possesso dei requisiti di qualificazione, le SOA hanno comunicato il venir meno di alcuni requisiti o la sussistenza di intervenute variazioni all’interno delle compagini imprenditoriali con conseguente necessità di ridimensionare e/o variare le attestazioni, subordinando il rilascio della nuova attestazione al pagamento del corrispettivo ai sensi dell’art. 70, commi 4 e 5 del D.P.R. n. 207/2010 (ex art. 12 del D.P.R. n. 34/2000). Per la risoluzione della questione relativa all’applicabilità o meno delle disposizioni di cui all’art. 70, commi 4 e 5 del D.P.R. n. 207/2010 all’attività di ridimensionamento delle attestazioni all’esito dei procedimenti ex art. 40 comma 9 ter del D. Lgs. n. 163/2006, va osservato, come peraltro evidenziato dalla giurisprudenza amministrativa e dall’Autorità in precedenti determinazioni, che le SOA svolgono una funzione pubblicistica di certificazione, che sfocia in una attestazione, consistente in un atto unilaterale con valore di atto pubblico, in quanto proiezione della funzione pubblica esercitata. Tali atti sono destinati altresì ad assumere una particolare efficacia probatoria, in quanto come disposto da ultimo dall’art. 60 del D.P.R. n. 207/2010 “Fatto salvo quanto stabilito agli articoli 61, comma 6, e 62, l'attestazione di qualificazione rilasciata a norma del presente titolo costituisce condizione necessaria e sufficiente per la dimostrazione dell'esistenza dei requisiti di capacità tecnica e finanziaria ai fini dell'affidamento di lavori pubblici”. Da tali considerazioni ne discende un duplice interesse pubblicistico sotteso all’attività di attestazione: da un lato quello di permettere alle imprese di accedere al mercato dei lavori pubblici solo se in possesso dei requisiti per la qualificazione come disciplinati dal D.P.R. n. 207/2010, che ha sostituito il previgente D.P.R. n. 34/2000 e dall’altro quello di permettere alle medesime imprese di continuare ad operare nel mercato solo se in possesso dei requisiti.
A tali interessi corrispondono due distinte attività delle SOA, quella funzionale all’accesso al mercato delle imprese e quella funzionale all’estromissione dal mercato delle medesime imprese. Al riguardo va osservato che espressione di tale seconda funzione è la previsione di cui all’art. 40, comma 9 ter del D. Lgs. n. 163/2006, laddove si prevede che “Le SOA hanno l’obbligo di comunicare all’Autorità l’avvio del procedimento di accertamento del possesso dei requisiti nei confronti delle imprese nonché il relativo esito. Le SOA hanno l'obbligo di dichiarare la decadenza dell’attestazione di qualificazione qualora accertino che la stessa sia stata rilasciata in carenza dei requisiti prescritti dal regolamento, ovvero che sia venuto meno il possesso dei predetti requisiti; in caso di inadempienza l'Autorità procede a dichiarare la decadenza dell’autorizzazione alla SOA all'esercizio dell'attività di attestazione”. Tale funzione, rivolta non già a consentire all’operatore di accedere al mercato, bensì, al contrario, a consentire al mercato di espungere quei soggetti per i quali l’attestazione non risulta espressione della reale capacità tecnica ed economica-finanziaria, risulta particolarmente connotata da profili strettamente pubblicistici ed il relativo potere esercitato dalle SOA è obbligatorio e privo di connotati di discrezionalità, risultando vincolato nell’an e nel quomodo. Espressione della medesima funzione è l’attività di aggiornamento/ridimensionamento, ovvero di riduzione della portata abilitante dell’attestazione, quale declinazione del potere di decadenza desumibile in via implicita dalla medesima disposizione dell’art. 40, comma 9 ter del D. Lgs. n. 163/2006, di cui ne condivide natura e finalità e rispetto alla quale il privato si trova in posizione di soggezione. Se dunque l’attività prevista dall’art. 40 comma 9 ter del codice dei contratti è un’attività obbligatoria e vincolata, la cui fonte risiede unicamente negli obblighi di legge, la stessa non può rientrare nella disponibilità della SOA e non può risultare oggetto di contrattazione con l’operatore economico, mancando all’uopo la possibilità di prospettare un rapporto sinallagmatico tra prestazione della SOA e pagamento del corrispettivo da parte dell’operatore economico, che non avrebbe alcun interesse a vedersi ridurre la propria sfera di operatività nel mercato dei lavori pubblici. Alla luce di quanto esposto ne consegue l’inapplicabilità dell’art. 70 commi 4 e 5 del D.P.R. n. 207/2010 alle attività di decadenza o ridimensionamento, poste in essere dalle SOA ad esito di un procedimento d’ufficio, tenuto conto che l’articolo 70, comma 4 nel prevedere che “Ogni attestazione di qualificazione o di suo rinnovo nonché tutte le attività integrative di revisione o di variazione, sono soggette al pagamento di un corrispettivo determinato, in rapporto all'importo complessivo ed al numero delle categorie generali o specializzate cui si richiede di essere qualificati….”, fa riferimento a quelle prestazioni delle SOA richieste dallo stesso operatore economico per partecipare alle procedure di affidamento dei lavori pubblici e che trovano la loro fonte nel contratto di attestazione. Sulla scorta di tali considerazioni si ritiene che le SOA non possono subordinare la pronuncia di decadenza e/o il rilascio dell’attestazione ridimensionata, disposti all’esito del procedimento di cui all’art. 40, comma 9 ter del D. Lgs. n. 163/2006, al versamento di un corrispettivo da parte dell’impresa in applicazione di quanto previsto dall’art. 70, comma 5 del D.P.R. n. 207/2010. Il comportamento delle SOA volto a ritardare il perfezionamento del procedimento di controllo di cui all’art. 40, comma 9 ter del D. Lgs. n. 163/2006, consentendo la sopravvivenza dell’ultima attestazione risultante dal casellario informatico e la relativa possibile spendita della stessa nel mercato dei lavori pubblici, anche se non più adeguata alle reali capacità delle imprese, potrà essere valutato ai fini dell’applicazione delle sanzioni ex art. 73 del D.P.R. n. 207/2010.
N. 01336/2011 REG.PROV.COLL. N. 00820/2011 REG.RIC.
R E P U B B L I C A I T A L I A N A
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Piemonte
(Sezione Prima)
ha pronunciato la presente
SENTENZA
sul ricorso numero di registro generale 820 del 2011, proposto da:
Societa' Consortile Per Azioni Sermetra e S.n.c. Euro P.A.,
rappresentata e difesa dagli avv. Proff. Carlo Emanuele Gallo,
Riccardo Villata, avv.ti Giorgio Tarabini, Andreina Degli Esposti,
con domicilio eletto presso Carlo Emanuele Gallo in Torino, via
Pietro Palmieri, 40;
contro
Regione Piemonte, rappresentata e difesa dall'avv. Chiara Candiollo,
con domicilio eletto presso la stessa in Torino, piazza Castello, 165;
Consorzio Per il Sistema Informativo (Csi-Piemonte), rappresentato
e difeso dagli avv. Stefano Cresta, Maria Angela Laurino, Pietro Di
Benedetto, con domicilio eletto presso l’avv. Stefano Cresta in
Torino, via Bertola, 2;
Page 1 of 29N. 00820/2011 REG.RIC.
11/01/2012http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Torino/Sezione%201/2011/201...
nei confronti di
Gestione Esazioni Convenzionate - Gec S.p.A. non costituita in
giudizio;
per l'annullamento
del Bando Gara Europea per il servizio di riscossione tassa auto della
Regione Piemonte e delle Entrate degli altri Enti locali piemontesi e
funzioni correlate indetta dal C.S.I. Piemonte, Consorzio Servizi
Informatici trasmesso alla Commissione della Comunità Europea in
data 23.5.2011 e pubblicato il successivo 25.5.2011;
dei Capitolati Speciali e degli altri atti e documenti che costituiscono
parte integrante ed essenziale, nonché di ogni atto di esso
presupposto o consequenziale
Visti il ricorso e i relativi allegati;
Visti gli atti di costituzione in giudizio di Regione Piemonte e di
Consorzio Per il Sistema Informativo (Csi-Piemonte);
Viste le memorie difensive;
Visti tutti gli atti della causa;
Relatore nell'Udienza pubblica del giorno 1 dicembre 2011 il dott.
Alfonso Graziano e uditi per le parti i difensori come specificato nel
verbale;
Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue.
FATTO
1.1.Il C.S.I., Consorzio per il sistema informativo del Piemonte, su
Page 2 of 29N. 00820/2011 REG.RIC.
11/01/2012http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Torino/Sezione%201/2011/201...
mandato della Regione Piemonte, indiceva una gara d’appalto
europea da aggiudicarsi con il criterio dell’offerta economicamente
più vantaggiosa, intesa all’affidamento del servizio di accertamento e
riscossione della tassa automobilistica e di un serie di imposte
comunali quali l’ICI, la TARSU, il COSAP e la TOSAP.
E’ da premettere che la riscossione della tassa automobilistica nella
Regione Piemonte era stata affidata, conformemente a quanto
avviene – riferiscono le ricorrenti – nelle altre Regioni, alle agenzie
facente parti della Società consortile Sermetra ricorrente fino al
31.12.1999, ma da quella data la relativa convenzione non è stata più
rinnovata poiché la Regione Piemonte, avvalendosi dell’avvalimento
consentito in via residuale dal D.M. n. 418/1998 per permettere alle
Regioni di avvalersi delle competenze dell’ACI o di altro ente
pubblico idoneo, ha incaricato per la riscossione in parola, un
consorzio di imprese bancarie, tra cui l’odierna controinteressata
G.E.C. S.p.A., solo nei confronti della quale l’incarico è stato
prorogato fino ad oggi, poiché, come detto, la convenzione stipulata
con Sermetra è scaduta il 31.12.1999.
Caratteristica del servizio svolto dalla G.E.C è l’utilizzazione del
sistema di pagamento “off-line” costituito dal modulo MAV, da
pagare in banca o agli uffici postali e non già del sistema di
pagamento “on-line” proprio delle agenzie aderenti alla Sermetra o
delle delegazioni ACI. Siffatto sistema di riscossione è stato prescelto
dalla Regione Piemonte a partire dal 2004.
Page 3 of 29N. 00820/2011 REG.RIC.
11/01/2012http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Torino/Sezione%201/2011/201...
L’art. l’art. 8.2., lett. h) delle Norme generali del Capitolato speciale
d’appalto (doc. 13 produzione ricorrenti) impone a pena di
esclusione ai partecipanti alla gara anche se riuniti in ATI o in
Consorzio, il possesso dell’iscrizione all’albo dei soggetti abilitati alle
attività di accertamento, liquidazione e riscossione delle entrate degli
enti locali, istituito con D.M. n. 289/2000 e contemplato dall’art. 53
del D.lgs. n. 446/1997 istitutivo dell’IRAP. La lett. l) dell’articolo
citato del Capitolato impone poi il possesso della certificazione di
qualità conforme alle norme europee della serie UNI EN ISO
9001.2008 rilasciata dai soggetti accreditati, per le attività di
liquidazione, accertamento e riscossione dei tributi.
Analogamente dispone l’art. 8.3, lett. a) relativamente alle imprese
riunite in R.T.I., GEIE o Consorzio. Inoltre lo “schema di proposta
tecnica” allegato sub B) al Capitolato speciale d’appalto deve
prospettare l’attivazione di un sistema di riscossione interamente
basato su uno o più bollettini di pagamento pre – compilati (MAV).
La Semetra S.p.a società consortile e la Euro P.A. nell’interesse,
evidentemente, delle agenzie di pratiche auto loro aderenti, che sono
abilitate alla riscossione delle tasse automobilistiche ex art. 31, coma
42, L. n. 448/1998, insorgono avverso la gara in questione
impugnando gli articoli suindicati della lex specialis là dove esse
fanno carico alle imprese partecipanti alla gara di essere iscritte al
predetto Albo tenuto presso il Ministero delle Finanze anche
relativamente al servizio di riscossione della tassa automobilistica, il
Page 4 of 29N. 00820/2011 REG.RIC.
11/01/2012http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Torino/Sezione%201/2011/201...
cui pagamento solitamente e prevalentemente si effettua con il
sistema “online” presso le agenzie ACI, di pratiche auto quali quelle
aderenti alla ricorrente e le tabaccherie all’uopo abilitate.
1.2. In vista della Camera di Consiglio del 28.7.2011 fissata per la
trattazione dell’incidente cautelare il C.S.I. e la Regione Piemonte
depositavano memoria di costituzione con la quale sollevavano in
limine litis diverse eccezioni di carenza di legittimazione ad agire
oltre che di difetto di interesse al ricorso in capo alle ricorrenti,
prevalentemente appuntate su: 1) la circostanza che le medesime non
avevano presentato domanda di partecipazione alla gara; 2) l’assenza,
nelle clausole capitolari impugnate, del carattere escludente dalla
procedura, atteso che le ricorrenti ben avrebbero potuto, per
parteciparvi, ricorrere all’istituto dell’avvalimento con impresa iscritta
al contestato Albo di cui all’art. 53, d.lgs. n. 446/1997; 3) l’omessa
impugnazione della deliberazione regionale n. 36/2001, con la quale
la Regione dava mandato al C.S.I. di individuare mediante gara il
soggetto ch avrebbe gestito la riscossione della tassa automobilistica.
Le ricorrenti hanno replicato e controdedotto a siffatte eccezioni,
oltre che corroborare nel merito le censure di cui al ricorso
introduttivo, con memoria prodotta il 15.11.2011.
1.3. Alla Camera di Consiglio del 28/7/2011 la Sezione accoglieva
con Ordinanza n. 512/2011 la domanda cautelare motivando
diffusamente la sussistenza del fumus boni iuris del ricorso.
Tale pronuncia interinale veniva confermata in appello dal Consiglio
Page 5 of 29N. 00820/2011 REG.RIC.
11/01/2012http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Torino/Sezione%201/2011/201...
di Stato, Sez. V, con Ordinanza n. 4231/2011.
La stazione appaltante, la Regione e le ricorrenti producevano
memorie il 15.11.2011 e memorie di replica rispettivamente il
19.11.2011 e il 18.11.2011.
All’Udienza pubblica del 1.12.2011, udita la relazione dei procuratori
delle parti come indicati nel verbale e la Relazione del Primo
Referendario Alfonso Graziano, il ricorso è stato ritenuto in
decisione.
Esso è affidato a tre motivi che saranno illustrati in diritto in uno
con il loro distinto scrutinio.
DIRITTO
1.1. Deve preliminarmente il Collegio farsi carico di scrutinare le
suaccennate eccezioni di carenza di legittimazione ad agire a di
difetto di interesse al ricorso sollevate dalle parti resistenti.
1.2. Quanto alla prima, puntualizzata sull’omessa presentazione della
domanda di partecipazione alla gara da parte delle ricorrenti,
richiama al riguardo il Collegio il fin troppo noto e radicato
orientamento della giurisprudenza, condivisa dal Collegio (per tutte
Consiglio di Stato, Sez. IV, 4.6.2009, n. 3448 e Consiglio di Stato,
Sez. VI, 18.9.2009, n. 5626) secondo il quale in presenza di una
clausola della lex specialis che imponga, a pena di esclusione – come
nel caso di specie – il possesso di un requisito di partecipazione di
cui il concorrente sia privo, non necessita, al fine di radicare nel
medesimo la legittimazione al ricorso, la previa presentazione della
Page 6 of 29N. 00820/2011 REG.RIC.
11/01/2012http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Torino/Sezione%201/2011/201...
domanda di partecipazione alla gara, la quale si risolverebbe in un
inutile formalismo poiché l’esclusione dalla procedura sarebbe certa.
L’eccezione è, dunque, infondata e va, pertanto disattesa.
1.3. Analoga sorte riserva il Collegio all’eccezione di carenza di
interesse a ricorrere in capo alle ricorrenti, stante l’assenza nelle
contestate clausole del carattere escludente dalla procedura, dal
momento che l’aspirante privo del dibattuto requisito di iscrizione
ben avrebbe potuto ricorrere all’istituto dell’avvalimento con impresa
all’uopo iscritta all’apposito Albo dei soggetti riscossori delle entrate
degli enti locali.
1.4. Per contro, osserva il Collegio che detto istituto sostanzia una
facoltà per le imprese partecipanti alle gare ed è inteso a favorire ed
ampliare le possibilità di partecipazione alle stesse, ma non vale a
privare del carattere escludente una clausola che imponga a pena di
esclusione un determinato requisito di partecipazione, sia ai
concorrenti singoli che a quelli riuniti in r.t.i. o consorzio.
Che, altrimenti, il ricorso all’avvalimento, lungi dall’assurgere a
strumento agevolativo della partecipazione alla gara, determinerebbe
una ingiustificata compressione della libertà di impresa e di iniziativa
economica, addirittura fungendo non da strumento per agevolare il
favor partecipationis, ma da congegno processuale necessario a
radicare l’interesse a ricorrere a fronte di una clausola escludente.
A parere del Collegio un simile risultato, che – ripetesi –
produrrebbe una compressione della libertà di iniziativa economica,
Page 7 of 29N. 00820/2011 REG.RIC.
11/01/2012http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Torino/Sezione%201/2011/201...
snaturerebbe per ciò stesso l’istituto stesso dell’avvalimento, che è
sorto, invece, proprio per favorire la più ampia partecipazione alle
gare.
Valga inoltre evidenziare che le ricorrenti non potevano considerare
la possibilità di ricorrere al’avvalimento con un soggetto abilitato ex
art. 53, d.lgs. n. 446/1997 poiché la riscossione accanto alla tassa
automobilistica, anche dei tributi locali non era affatto un dato certo
in quanto, come meglio si dirà infra, al momento della scadenza dei
termini di presentazione delle offerte non vi era certezza
dell’adesione di enti locali alla convenzione stipulando con la
Regione.
Sarebbe stato conseguentemente arduo per le ricorrenti reperire un
soggetto riscossore delle entrate locali iscritto all’albo dell’art. 53,
d.lgs. n. 446/1997, disponibile a prestare loro in avvalimento i propri
requisiti a fronte di una gara che prospettava del tutto aleatoria ed
incerta l’attività di riscossione delle entrate degli enti locali, stante la
mancata formale adesione dei Comuni alla convenzione regionale al
momento della scadenza dei termini di presentazione delle offerte.
L’eccezione in disamina si appalesa pertanto infondata e va disattesa.
1.5. Secondo altra eccezione, per la quale l’iscrizione all’Albo ex art.
53 d.lgs. cit. è requisito essenziale che deve essere posseduto per la
riscossione coattiva della tassa automobilistica a mezzo
dell’ingiunzione fiscale, per cui le ricorrenti difetterebbero di
interesse a ricorrere indipendentemente dalla messa a gara dei tributi
Page 8 of 29N. 00820/2011 REG.RIC.
11/01/2012http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Torino/Sezione%201/2011/201...
locali, va opposto che l’iscrizione in parola è condizione necessaria –
come meglio si spiegherà trattando il merito del ricorso – solo
allorché sia prevista esclusivamente la riscossione coattiva, ma non
quando la riscossione sia anche e prevalentemente quella volontaria,
come nel caso della riscossione della tassa automobilistica.
L’eccezione di difetto di interesse in scrutinio si profila pertanto
infondata e va disattesa.
1.6. Venendo all’ultima eccezione sollevata dalle resistenti, a stare alla
quale il gravame in epigrafe sarebbe inammissibile per l’omessa
impugnazione della Deliberazione regionale n. 36/2001 con cui la
Regione ha dato mandato al C.S.I. di indire la gara all’esame,
evidenzia il Collegio come detta deliberazione fosse priva di
attitudine e capacità lesiva immediata, sostanziando una atto
prodromico non avente effetti esterni, neanche anticipatori, idonei
ad incidere con carattere di immediatezza la sfera giuridica delle
ricorrenti, in assenza dell’atto applicativo costituito dal bando di gara
e dal disciplinare o capitolato recanti le concrete modalità di
svolgimento della procedura e i relativi requisiti, tra qui quello per cui
è causa. Nessun interesse avevano, dunque le ricorrenti, ad
impugnare quell’atto endoprocedimentale privo di affetti esterni e di
capacità lesiva attuale.
In tali casi è consolidato in giurisprudenza l’insegnamento secondo il
quale è inammissibile il ricorso proposto avverso l’atto prodromico e
l’impugnazione va rivolta avverso l’atto conclusivo della sequenza
Page 9 of 29N. 00820/2011 REG.RIC.
11/01/2012http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Torino/Sezione%201/2011/201...
procedimentale (cfr., per tutte, T.A.R. Lazio – Roma, Sez. III,
1.2.2011, n. 905, ID, 7.6.2010, n. 15699).
Né varrebbe obiettare che numerosi Comuni avessero già
formalmente aderito e fatto pervenire al C.S.I. numerose adesioni,
poiché a leggere tali pretese formali adesioni prodotte dal medesimo
e versate in atti, si constata che esse si risolvono in mere
manifestazioni di interesse “di questa amministrazione per il progetto
approvato da Regione Piemonte con D.G.R. n. 36-1688 del 7.3.2011
che ha contestualmente conferito a CSI Piemonte il mandato per
l’individuazione del concessionario per la riscossione della tassa auto
regionale ed entrate degli altri enti locali piemontesi”.
Parimenti non varrebbe obiettare che nessun interesse potrebbero
trarre le ricorrenti dall’accoglimento del ricorso in epigrafe poiché la
predetta deliberazione Regionale n. 36/2011 recava già la fissazione
dei requisiti tecnico – economici, atteso che da un lato la delibera
stessa si atteggiava comunque ad atto prodromico privo di lesività
attuale ed immediata in assenza dell’atto applicativo costituito dal
bando di gara e, dall’altro, poiché un’eventuale riedizione della gara
con gli stessi requisiti in applicazione della citata delibera regionale
configurerebbe il vizio di elusione del giudicato di cui alla presente
decisione.
Anche l’eccezione all’esame si profila dunque infondata e va respinta.
2.1. Approdando alla disamina del merito del gravame, va anticipato
che esso si riannoda alla vexata quaestio dei limiti che incontra la
Page 10 of 29N. 00820/2011 REG.RIC.
11/01/2012http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Torino/Sezione%201/2011/201...
P.A. nell’introdurre nei bandi di gara requisiti di capacità tecnico –
economica più restrittivi.
Con il primo corposo motivo di ricorso le ricorrenti rubricano
violazione dell’art. 2. D.M. n. 418/1998 e dell’art. 53, d.lgs. n.
446/1997, eccesso di potere per sviamento e difetto assoluto di
motivazione.
Evidenziano in proposito come in Piemonte la riscossione della tassa
automobilistica costituisca un unicum nel panorama nazionale, in
contrasto con la disciplina legale ed effettuata dalla G.E.C. S.p.a.,
iscritta all’albo dei soggetti abilitati alle attività di accertamento
liquidazione e riscossione delle entrate locali di cui all’art. 53 del
d.lgs. n. 446/1997 ed è stata impropriamente individuata dalla
Regione mediante avvalimento ai sensi del D.M. n. 418/1998 per
consentire all’Ente territoriale di avvalersi delle competenze maturate
dall’A.C.I.
Ma Gec S.p.a, come avvertito in fatto, opera non mediante il sistema
“online”, proprio delle agenzie aderenti alla Società Consortile
Sermetra e Euro P.A. ricorrenti e delle delegazioni ACI, bensì
mediante il sistema “off line” caratterizzato dal pagamento in banca
o a mezzo posta mediante bollettino MAV, sistema diverso da quello
imposto dal legislatore nazionale e con esso confliggente.
2.2. Le odierne ricorrenti, che da anni operano istituzionalmente
riscuotendo volontariamente la tassa automobilistica mediante il
sistema “online”, si dolgono di non poter partecipare alla gara per cui
Page 11 of 29N. 00820/2011 REG.RIC.
11/01/2012http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Torino/Sezione%201/2011/201...
è causa giacché l’art. 8.2,lett. h) e l’art. 8.3, lett. a) del Capitolato
Speciale, Norme generali, impongono a pena di esclusione, anche per
riscuotere la tassa auto, l’iscrizione all’Albo dei soggetti abilitati alle
attività di accertamento, liquidazione e riscossione dei tributi locali di
cui al D.M. n. 289/2000 attuativo dell’art. 53, d.lgs. n. 446/1997 sia
alle imprese singole che a quelle riunite in ATI o in consorzio.
Ma, ad avviso delle ricorrenti siffatta iscrizione è necessaria solo per
l’esercizio dell’attività di riscossione delle entrate locali, non certo per
la riscossione della tassa automobilistica, la quale è un tributo erariale
– come ammesso anche dalle resistenti nella memoria del 15.11.2011
– e come stabilito dalla Corte Costituzionale con sentt. n. 37/2004 e
n. 445/2005. Ragion per cui sarebbe illegittimo come invece
sostengono le resistenti, accorpare in un’unica procedura di gara
ambedue tali diverse tipologie di tributo.
Rimarcano a più riprese le ricorrenti, inoltre, che nell’ambito della
stessa riscossione della tassa automobilistica, la parte coattiva è
assolutamente incomparabile in termini di flussi di cassa con quella
volontaria ed assolutamente marginale come comprovano i bilanci di
esercizio della GEC S.p.A. (gestore uscente) che registrano proventi
di riscossione coattiva pari a soli € 830.983 a fronte invece di €
18.470.082 rivenienti invece dai “compensi tasse automobilistiche”,
ossia dalla riscossione volontaria (cfr. Doc. 16 di parte ricorrente,
Bilancio di esercizio della G.E.c. S.p.a. al 31.12.2010, in particolare la
nota integrativa, Sezione 2 - Ricavi, Composizione della voce 30,
Page 12 of 29N. 00820/2011 REG.RIC.
11/01/2012http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Torino/Sezione%201/2011/201...
Commissioni attive).
Evidenziano ancora le deducenti che la riscossione del bollo auto è
attività diversa da quella di riscossione dei tributi locali perché
liberamente esercitabile, mediante convenzione con la Regione, dai
soggetti abilitati ex lege (quali le delegazioni ACI e le agenzie di
pratiche auto e, aggiungasi, le tabaccherie all’uopo autorizzate) o in
possesso dei requisiti di cui all’art. 2 del D.M. n. 418/1998.
In definitiva, diverse essendo la natura dei due tipi di tributo, le
modalità di riscossione (prevalentemente volontaria quella relativa al
bollo auto e coattiva quella inerente le entrate locali) e lo stesso
sistema legale di accertamento e riscossione delineato dal legislatore
nazionale, per le ricorrenti è illegittimo imporre, come fanno le
censurate suindicate norme capitolari, a pena di esclusione il
possesso del requisito dell’iscrizione al’albo di cui all’art. 53, d.gs. n.
446/1997 anche relativamente all’attività di riscossione della tassa
automobilistica, illegittimamente messa a gara unitamente a quella di
riscossione delle imposte ed entrate locali, con ciò dando corpo
all’imposizione di un requisito sproporzionato e in ultima analisi
determinando un’illegittima compressione della concorrenza.
2.3. Al secondo motivo di ricorso che parimenti denuncia la
violazione del D.M. n. 418/1997 (rectius, 1998) carenza assoluta di
motivazione e illogicità manifesta, è invece affidata la censura
dell’illegittima utilizzazione del sistema di riscossione della tassa
automobilistica mediante modulo MAV, come avviene
Page 13 of 29N. 00820/2011 REG.RIC.
11/01/2012http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Torino/Sezione%201/2011/201...
singolarmente solo in Piemonte, e la collisione di siffatto sistema
“off line” con quello automatizzato e online che il legislatore
nazionale cha scolpito per la riscossione della tassa automobilistica.
Tale motivo è dedicato anche a confutare un’eccezione di tardività
del ricorso sollevata sull’assunto che siffatto sistema sarebbe
operante già dal 2004.
2.4. Ricostruiti e sintetizzati nei precisati termini il primo e il secondo
motivo di ricorso ritiene la Sezione che gli stessi si prestino a positiva
considerazione e vadano dunque accolti.
A scanso di equivoci e a confutazione di quanto infondatamente
supposto dalle resistenti nella memoria del 15.11.2011, il Tribunale è
ben conscio che ai fini della gara per cui è causa è comunque
richiesta e necessaria l’iscrizione all’albo dei riscossori delle entrate
locali di cui all’art. 53, d.lgs. cit.. Ma siffatta iscrizione può essere
imposta solo ai fini dell’accertamento, liquidazione e riscossione delle
entrate degli enti locali, non certo, come meglio si spiegherà infra, ai
fini della riscossione della tassa automobilistica, per la quale il
legislatore ha delineato tutt’altro e differente regime.
3.1. Principiando dallo scrutinio del primo e cruciale motivo di
gravame rimarca la Sezione come per la sola attività di riscossione,
previo accertamento e liquidazione delle entrate, anche non
tributarie, degli enti locali, è imposta ex lege l’iscrizione nell’albo di
cui al più volte citato art. 53, d.lgs. n. 446/1997 (T.A.R. Campania –
Napoli, Sez. I, 20.5.2004, n. 8867) addirittura senza possibilità di
Page 14 of 29N. 00820/2011 REG.RIC.
11/01/2012http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Torino/Sezione%201/2011/201...
ricorrere all’istituto dell’avvalimento di un soggetto ivi iscritto
(T.A.R. Lazio – Latina, Sez. I, 5.11.2010, n. 1865).
La richiesta a pena di esclusione di siffatta iscrizione anche
relativamente all’attività di riscossione della tassa automobilistica è,
tuttavia, oltre che contraria all’impianto delineato dal legislatore
statale con il D.M. 25.11.1998, n. 418 – come meglio si spiegherà
esaminando il secondo motivo di ricorso – anche gravatoria e
sproporzionata rispetto alle stesse esigenze pubbliche e agli interessi
curati dalla stazione appaltante, risolvendosi in ultima analisi in
un’indebita limitazione del novero dei partecipanti alla gara d’appalto
per cui è causa.
Al riguardo, invero, tenuto conto che la tassa automobilistica è un
tributo statale come precisato da Corte Cost., 23.12.2005, n. 455
(non da Corte Cost. 26.1.2004, n. 37 invocata dalle ricorrenti, la
quale non è pertinente poiché concerne altre imposte locali quali
quella sulla pubblicità, l’addizionale all’IRPEF, la TARSU e la
TOSAP) sia pure con gettito devoluto alle Regioni , alle quali sono
pure demandati i compiti di accertamento e riscossione e considerato
che la riscossione di detta tassa avviene di gran lunga su base
volontaria mentre affatto marginale è il flusso di cassa derivante da
riscossione coattiva (come comprova la nota integrativa al bilancio
della GEC S.p.A allegato dalle ricorrenti al doc. 16, Sez. 2 – Ricavi,
composizione della voce 30, Commissioni attive) si prospetta illogico
e sproporzionato imporre ai partecipanti ad una gara che vede come
Page 15 of 29N. 00820/2011 REG.RIC.
11/01/2012http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Torino/Sezione%201/2011/201...
assolutamente dominante l’attività di riscossione della ridetta tassa
automobilistica il requisito dell’iscrizione al’albo ex art. 53, d.lgs. n.
446/1997 necessario per l’accertamento e la riscossione delle entrate
degli enti locali.
Tanto più ove si consideri che i requisiti finanziari richiesti dall’art. 6
del D.M. 11.9.2000, n. 289 per l’iscrizione nel predetto Albo tenuto
dal Ministero delle finanze appaiono considerevoli, essendo richiesto
un capitale sociale interamente versato pari a 2.583.00 Euro, poi
elevati alla ragguardevole somma di 10 milioni di Euro dall’art. 42,
comma 7 – septies del D.L. 207/2008, convertito con L. n. 14/2009.
3.2. Orbene, come già indicato in sede cautelare con l’Ordinanza
29.7.2011, n. 512, la giurisprudenza ha già sancito che l’iscrizione
all’albo istituito con DM n. 289 del 2000 istituito ai sensi dell’art. 53
del D.L.vo n. 446 del 1997 è requisito che appare sproporzionato ed
illogico; in quanto la funzione dell'albo di cui all'art. 53 d.lgs. cit. è
quella “di garantire l'affidabilità di soggetti privati incaricati di
ingerirsi in modo rilevante nelle attività amministrative e contabili
degli enti locali dedicate al reperimento delle entrate, e pertanto
l'iscrizione può essere considerata necessaria solo se sono attribuite a
soggetti terzi potestà tipicamente pubblicistiche, quali la
determinazione dell'ammontare del credito, la verifica dei
presupposti per la riscossione e l'utilizzo della procedura di
riscossione coattiva e non anche o prevalentemente la riscossione su
base volontaria.(T.A.R. Lombardia - Brescia, 17 ottobre 2005 , n.
Page 16 of 29N. 00820/2011 REG.RIC.
11/01/2012http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Torino/Sezione%201/2011/201...
986).
Tale pronuncia, inoltre, ha anche evidenziato la natura facoltativa
dell’iscrizione all’albo in questione allorché vengano affidate a
soggetti terzi operazioni meramente contabili e l’iscrizione in
questione risulterebbe limitativa della concorrenza, precisandosi sul
punto che “L'obbligo di iscrizione all'albo ministeriale deve essere
escluso, malgrado il tenore letterale della norma, quando potrebbe
diventare una formalità inutile per la tutela degli interessi degli enti
locali e limitativa della concorrenza fra le imprese, per cui quando gli
enti locali affidano a soggetti esterni soltanto operazioni particolari
che (…)rimangono sotto il controllo degli uffici preposti a tali
procedure, il requisito dell'iscrizione appare sproporzionato”.
3.3. Rammenta certamente in linea generale il Collegio come le
stazioni appaltanti godano di ampi margini di autonomia nella
fissazione di requisiti tecnico – economici per la partecipazione alle
gare d’appalto, specie di servizi. Ma la discrezionalità
dell'Amministrazione in sede di predisposizione dei requisiti di
ammissione delle imprese alle gare d'appalto soggiace comunque al
triplice limite della necessità, idoneità ed adeguatezza, nei quali si
compendia la nozione di proporzionalità della previsione rispetto
allo scopo selettivo perseguito. In particolare, la necessaria libertà
valutativa di cui dispone la P.A. appaltante nell'ambito dell'esercizio
della discrezionalità tecnica che alla stessa compete in sede di
predisposizione della lex specialis di gara, deve pur sempre ritenersi
Page 17 of 29N. 00820/2011 REG.RIC.
11/01/2012http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Torino/Sezione%201/2011/201...
limitata da riferimenti logici e giuridici che derivano dalla garanzia di
rispetto dei principi fondamentali altrettanto necessari
nell'espletamento delle procedure di gara, quali quelli della più ampia
partecipazione e del buon andamento dell'azione amministrativa.
Ciò, in quanto il potere discrezionale della P.A. di integrare, tramite il
bando di gara, per gli aspetti non oggetto di specifica ed esaustiva
regolamentazione, i requisiti di ammissione alle procedure ad
evidenza pubblica, deve in ogni caso raccordarsi con carattere di
proporzionalità ed adeguatezza alla tipologia e all'oggetto della
prestazione per la quale è stata indetta la gara e non deve, inoltre,
tradursi in un'indebita limitazione dell'accesso delle imprese
interessate presenti sul mercato (T.A.R. Lazio - Roma, sez. II, 2
maggio 2011, n. 3723).
Il Consiglio di Stato ha infatti precisato sul punto che detta
discrezionalità nella fissazione di requisiti più restrittivi fa comunque
salvo il limite della logicità e ragionevolezza di quanto richiesto e
della pertinenza e congruità a fronte dello scopo perseguito, in modo
da non restringere, oltre lo stretto indispensabile, la platea dei
potenziali concorrenti e da non precostituire situazioni di assoluto
privilegio in capo a taluni partecipanti alla gara (Consiglio di Stato,
Sez. V, sent. n. 5653 del 22/09/2009 e giurisprudenza in essa
richiamata; in terminis, T.A.R. Lazio Roma, sez. III, 2 marzo 2009, n.
2113 e più di recente T.A.R. Sicilia – Catania, Sez. III, 24 ottobre
2011 n. 572).
Page 18 of 29N. 00820/2011 REG.RIC.
11/01/2012http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Torino/Sezione%201/2011/201...
Si è in tale ottica affermato che “l'amministrazione è legittimata ad
introdurre, nella lex specialis della gara d'appalto che intende indire,
disposizioni atte a limitare la platea dei concorrenti onde consentire
la partecipazione alla gara stessa di soggetti particolarmente
qualificati, specie per ciò che attiene al possesso di requisiti di
capacità tecnica e finanziaria, tutte le volte in cui tale scelta non sia
eccessivamente quanto irragionevolmente limitativa della
concorrenza, specie se destinata a predeterminare, in linea di fatto, il
ventaglio dei possibili partecipanti (…) rientrando nella sua
discrezionalità la fissazione di requisiti di partecipazione ad una gara
d'appalto diversi, ulteriori e più restrittivi di quelli legali, salvo il
limite della logicità e ragionevolezza dei requisiti richiesti e della loro
pertinenza e congruità a fronte dello scopo perseguito”( Consiglio di
Stato, Sez. VI, 23 luglio 2008 , n. 3655; in termini anche T.A.R.
Liguria, Sez. II, 27 maggio 2009, n. 1238)
Nel caso all’esame della Sezione, dunque, per le ragioni dianzi
illustrate, appaiono travalicati principi della logicità, proporzionalità,
ragionevolezza, pertinenza e congruità a fronte dello scopo
perseguito oltre che il limite della restrizione della platea dei possibili
partecipanti alla procedura concorsuale.
Segnala al riguardo la Sezione che la giurisprudenza ha già giudicato
illegittimo l’accorpamento in un’unica gara di servizi tra loro
eterogenei, chiarendo che “Debbono ritenersi illegittimi quei bandi
di gara omnicomprensivi, che richiedono una svariata ed eterogenea
Page 19 of 29N. 00820/2011 REG.RIC.
11/01/2012http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Torino/Sezione%201/2011/201...
fornitura di prodotti o servizi, quando vi sia la concreta impossibilità
per le imprese di formulare offerte consapevoli a cagione della
eccessiva diversità, della assoluta eterogeneità delle prestazioni,
dell'oggettiva indeterminatezza dell'oggetto del contratto”(TAR
Lazio – Roma, Sez. III Quater, 8 maggio 2009, n. 4924; in termini
anche T.A.R. Campania - Napoli, 20 marzo 2008 n. 1458; T.A.R.
Lombardia - Milano, Sez. III, 14 ottobre 2005, n. 3793; T.A.R. Lazio
- Latina, 19 maggio 2000, n. 361).
Nel caso di specie si è verificato proprio un illegittimo accorpamento
stante l’eterogeneità delle attività messe a gara in dipendenza
dell’assoluta diversità, sopra illustrata e meglio spiegata appresso,
delle due tipologie di tributo.
3.4. Con altra sub censura del primo motivo – e costituente il
secondo motivo del ricorso n. R.G. 830/2011 - le ricorrenti
lamentano che l’illegittimo accorpamento in un unico appalto di due
distinte attività, quella volta alla riscossione del bollo auto e quella
intesa al recupero delle entrate degli enti locali, emergerebbe anche
dalla circostanza che oggetto del contratto che l’aggiudicatario
dovrebbe concludere è anche destinato ad enti locali diversi, la
maggior parte dei quali nemmeno è stata coinvolta nel procedimento
di gara, ragion per cui le prestazioni ed essi destinate costituiscono
una mera potenzialità.
Né varrebbe in contrario quanto sostenuto alle resistenti, ossia che al
momento dell’indizione della gara 35 Enti locali avevano espresso la
Page 20 of 29N. 00820/2011 REG.RIC.
11/01/2012http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Torino/Sezione%201/2011/201...
volontà di aderire alla convenzione proposta dalla Regione, in quanto
anche a voler concedere che detta espressione di volontà si traduca
in una effettiva adesione alla stipulanda convenzione e non invece in
una generica manifestazione di interessi, ciò che rileva è che al
momento della scadenza dei termini per la presentazione delle
offerte i concorrenti non erano in grado di conoscere quanti Comuni
avrebbero davvero stipulato la convenzione, discendendone
l’impossibilità di formulare una seria offerta.
3.5. Anche siffatta censura appare persuasiva e deve essere accolta.
Invero, da un lato la generica manifestazione di intenti espressa dai
35 Comuni Piemontesi, di aderire alla stipulanda convenzione con la
Regione, non suffragata dall’adesione formale ed effettiva all’atto
dell’indizione della gara e, dall’altro, la possibilità prevista dagli atti di
gara, che i Comuni interessati possono aderire alla convenzione fino
al 30 giugno 2016, connota di notevole aleatorietà ed
indeterminatezza l’oggetto della prestazione dell’aspirante
aggiudicatario.
Questi, infatti, non conoscendo l’esatto numero degli enti locali per i
quali dovrebbe riscuotere le relative entrate, non è posto in
condizione al momento della scadenza dei termini di presentazione
dell’offerta, di conoscere il bacino di utenza e gli importi da
riscuotere e conseguentemente non è assolutamente in grado di
formulare un’offerta meditata, seria ed attendibile, a tutto detrimento
degli interessi della stessa stazione appaltante ad individuare un
Page 21 of 29N. 00820/2011 REG.RIC.
11/01/2012http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Torino/Sezione%201/2011/201...
operatore in condizioni di formulare offerte munite delle predette
qualità.
In definitiva tutto il primo motivo di ricorso è fondato e va quindi
accolto.
4.1. Con il secondo mezzo di gravame, come anticipato, le ricorrenti
lamentano che il sistema di riscossione della tassa automobilistica a
mezzo MAV e “off line” utilizzato nella Regione Piemonte
costituisce un unicum nel panorama nazionale ed è assolutamente
inconciliabile con quello delineato dal legislatore nazionale e
imperniato sulla riscossione mediante sistema “online” e procedura
telematica connotata da una elevato tasso di informatizzazione,
automazione e interconnessione e interscambio delle informazioni e
dei dati tra i vari soggetti abilitati coinvolti nel procedimento di
riscossione.
Rilevano ancora che la riscossione del bollo auto è attività diversa da
quella inerente i tributi locali e liberamente esercitabile dai soggetti
abilitati ex lege o in possesso dei requisiti di cui all’art. 2 del D.M. n.
418/1998, previa convenzione con la Regione.
4.2.1. Anche siffatta censura si profila persuasiva e merita di essere
accolta sulla scorta di una ricognizione del panorama normativo
vigente in tema di riscossione della tassa automobilistica che il
Collegio si appresta a compiere.
4.2.2. Preliminarmente deve essere disattesa l’eccezione di tardività
formulata dal C.S.I. avverso il motivo in analisi ed argomentata sul
Page 22 of 29N. 00820/2011 REG.RIC.
11/01/2012http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Torino/Sezione%201/2011/201...
rilievo che “il sistema di riscossione che contempli le modalità di
pagamento tramite MAV è stato introdotto già a partire dal 2004”.
L’eccezione non merita consenso poiché oggetto del presente ricorso
è la gara indetta per l’aggiudicazione dei servizi per il futuro ed, in
particolare, è censurata l’illegittima determinazione di riservare la
quasi totalità del punteggio inerente l’offerta tecnica a modalità di
riscossione del bollo auto non contemplate dalla legge e dalle
convenzioni tipo che regolamentano la riscossione volontaria del
medesimo.
4.3. Venendo al merito del motivo, in chiave generale osserva il
Collegio che in materia di tasse automobilistiche, e in generale in
materia di tributi locali, come chiarito dalla Corte Costituzionale con
sent. 26.1.2004, n. 37, la Regione non gode di autonoma né residuale
potestà legislativa, tanto che la L. 24.12. 2003, n. 350 (Finanziaria per
il 2004) ha disposto che “nelle Regioni che hanno emanato
disposizioni legislative in tema di tassa automobilistica (…) in modo
non conforme ai poteri ad esse attribuiti dalla normativa statale,
l’applicazione della tassa opera a decorrere dalla data di entrata in
vigore di tali disposizioni legislative e fino al periodo di imposta
decorrente dal 1 gennaio 2007, sula base di quanto stabilito dalle
medesime disposizioni. In atri termini il Legislatore statale che in
materia gode di potestà legislativa esclusiva ai sensi degli artt. 117,
comma 2 e 119 Cost., ha stabilito con la riportata norma che le leggi
regionali in materia di tassa automobilistica, ove difformi dai disposti
Page 23 of 29N. 00820/2011 REG.RIC.
11/01/2012http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Torino/Sezione%201/2011/201...
delle leggi statali, possono operare solo fino al 1.1.2007.
Ora, segnala il Collegio che in Piemonte vige la L. Reg. 23.9.2003,n.
23 (Disposizioni in materia di tasse automobilistiche), la quale deve
conformarsi ai principi contenuti tuttora nella legge statale di base in
materia, che è il D.P.R. 5.2.1953, n. 39 recante il Testo unico delle
leggi sulle tasse automobilistiche.
L’art. 17, comma 10 della L. 27.12.1997, n. 449 (Finanziaria per il
1998) ha disposto che a decorrere dal 1.1.1999 l’accertamento, la
riscossione, i rimborsi e l’applicazione delle sanzioni nonché il
contenzioso amministrativo relativi alle tasse automobilistiche – il cui
gettito era stato devoluto alle Regioni a statuto ordinario dall’art. 23
del d.lgs. n. 504/1992 – sono demandati alle Regioni a statuto
ordinario e svolti con le modalità stabilite con Decreto del Ministro
delle Finanze, di concerto con la Conferenza permanente per i
rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome. La stessa
citata norma ha poi stabilito che il Ministero della Finanze definisse
sia le modalità con cui le Regioni dovessero svolgere le funzioni
delegate, sia lo schema tipo di convenzione con la quale esse
“possono affidare a terzi, mediante procedure ad evidenza pubblica,
l’attività di controllo e riscossione delle tasse automobilistiche”.
In tale quadro di preminenza delle norme nazionali si iscrive il D.M.
25.12.1998, n. 418, Regolamento recante norme per il trasferimento
alle regioni a statuto ordinario delle funzioni in materia di
riscossione, accertamento, recupero, rimborsi e contenzioso relative
Page 24 of 29N. 00820/2011 REG.RIC.
11/01/2012http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Torino/Sezione%201/2011/201...
alle tasse automobilistiche, il quale è dedicato a regolamentare il
processo di riscossione della tassa auto e scolpisce un sistema
fortemente informatizzato, automatizzato e imperniato
sull’interscambio dei flussi di dati tra i vari soggetti abilitati alla
riscossione, la Regione e il Ministero delle Finanze.
Dispone infatti l’art. 2 del D.M. cit., che “Il controllo e la riscossione
delle tasse automobilistiche sono effettuati direttamente dalle regioni,
anche ricorrendo all'istituto dell'avvalimento, o tramite concessionari
individuati dalle stesse secondo le modalità e le procedure di
evidenza pubblica. (…)
Prosegue poi la citata norma disponendo che “Ai fini
dell'affidamento delle attività di controllo e riscossione delle tasse
automobilistiche ai concessionari, in possesso del requisito di
onorabilità di cui all'articolo 25 del decreto legislativo 1° settembre
1993, n. 385, si tiene conto dei seguenti elementi:
a) capacità finanziaria, da valutare anche ai fini della garanzia
patrimoniale generale; …
c) disponibilità di adeguato sistema informatico idoneo anche al
collegamento con l'archivio delle tasse automobilistiche di cui
all'articolo 5”.
Il comma 3 dispone a sua volta, nell’ottica dell’informatizzazione,
che “Per assicurare il corretto adempimento dell'obbligo di
pagamento delle tasse automobilistiche i concessionari sono collegati
in via telematica con gli archivi delle tasse automobilistiche di cui
Page 25 of 29N. 00820/2011 REG.RIC.
11/01/2012http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Torino/Sezione%201/2011/201...
all'articolo 5”.
Il comma 5 inoltre definisce i dati da riportare nell’attestazione del
pagamento effettuato dal contribuente precisando che “I
concessionari ed i soggetti abilitati alla riscossione rilasciano al
contribuente una attestazione recante l'indicazione dei dati
identificativi del veicolo, dell'importo e della data di versamento,
della regione competente e della data di scadenza della tassa pagata” .
L’insieme di tali dati non si rinviene nel pagamento mediante
bollettino MAV in banca o alle Poste.
L’Art. 5 di detto Decreto contempla poi, a sua volta, un articolato
sistema di interconnessione telematica ed archiviazione dei dati tra
Regioni, Ministero competente e soggetti abilitati alla riscossione. Si
stabilisce infatti che: “1. Le regioni a statuto ordinario ed il Ministero
delle finanze definiscono con protocollo d'intesa, ai sensi dell'articolo
6, comma 2, del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, le
modalità di costituzione, gestione, aggiornamento e controllo degli
archivi regionali e dell'archivio nazionale delle tasse automobilistiche.
2. Con il protocollo d'intesa di cui al comma 1 sono individuate le
procedure per la definizione dei flussi informativi, delle modalità di
trasmissione dei dati e l'interconnessione tra gli archivi di cui al
comma 1. …4. L'aggiornamento degli archivi è effettuato con i dati
trasmessi in via telematica dal pubblico registro automobilistico, dalla
motorizzazione civile e dei trasporti in concessione, dal Ministero
delle finanze, dalle regioni, nonché dai concessionari della
Page 26 of 29N. 00820/2011 REG.RIC.
11/01/2012http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Torino/Sezione%201/2011/201...
riscossione, dai soggetti abilitati alla riscossione e dagli altri soggetti
aventi requisiti che consentono il collegamento con gli archivi in
forza di disposizioni di legge o regolamento, statale o regionale”.
Il comma 3 dell’art. 5 in esame, nell’ottica dell’informatizzazione,
dispone poi che: “Per assicurare il corretto adempimento dell'obbligo
di pagamento delle tasse automobilistiche i concessionari sono
collegati in via telematica con gli archivi delle tasse automobilistiche
di cui all'articolo 5.”
Degna di particolare nota è poi a parere del Collegio la disposizione
di cui al coma 4 dell’art. 2, secondo la quale “Il pagamento delle tasse
automobilistiche può essere effettuato anche tramite gli altri soggetti
previsti dagli atti normativi statali in materia di riscossione o previsti
dalle norme regionali che saranno emanate per disciplinare le
caratteristiche soggettive, le forme di garanzia e le convenzioni-tipo
con gli stessi”.
4.4. Orbene, da tutte le commentate disposizioni emerge che per la
riscossione della tassa automobilistica il legislatore statale ha
delineato un sistema connotato da un elevato tasso di
informatizzazione, interscambio ed interconnessione dei flussi dei
dati ed anche dalla possibilità che ai sensi dell’art. 2, comma 4, la
riscossione stessa venga affidata ai soggetti previsti dagli atti
normativi statali in materia di riscossione, ossia i concessionari
nazionali della riscossione delle imposte statali, quali Equitalia S.p.A..
Da tutto quanto illustrato discende che per la tassa automobilistica il
Page 27 of 29N. 00820/2011 REG.RIC.
11/01/2012http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Torino/Sezione%201/2011/201...
sistema di riscossione “on-line” è quello tipizzato dal legislatore
mentre con esso si pone in contrasto il sistema “off-line” costituito
dal pagamento mediante utilizzazione del bollettino MAV in uso in
Piemonte. Tale sistema, infatti, non garantisce quell’interscambio di
dati ed informatizzazione che caratterizza il sistema online voluto dal
legislatore statale.
Del resto la rilevanza nell’ambito della gara all’esame, del sistema di
riscossione mediante MAV si profila assolutamente preponderante ai
fini della formulazione dell’offerta, in quanto gli altri sistemi
eventualmente proposti dai concorrenti vengono qualificati come
eventuali e idonei al più a consentire di ottenere un punteggio
aggiuntivo minimo.
4.5. In definitiva, l’accoglimento dei due scrutinati motivi comporta
l’accoglimento dell’intero ricorso con possibilità di assorbire il terzo
motivo incentrato sulla pretesa insufficienza del termine di
presentazione dell’offerta.
La delicatezza e la novità delle questioni affrontate è motivo di
integrale compensazione delle spese di lite tra le parti costituite.
P.Q.M.
Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Piemonte (Sezione
Prima)
definitivamente pronunciando sul ricorso, come in epigrafe
proposto, lo accoglie e, per l’effetto, annulla i provvedimenti
impugnati nei sensi di cui in motivazione.
Page 28 of 29N. 00820/2011 REG.RIC.
11/01/2012http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Torino/Sezione%201/2011/201...
Compensa integralmente le spese di lite tra le costituite parti.
Ordina che la presente Sentenza sia eseguita dall'Autorità
amministrativa.
Così deciso in Torino nella camera di consiglio del giorno 1
dicembre 2011 con l'intervento dei Magistrati:
Franco Bianchi, Presidente
Richard Goso, Primo Referendario
Alfonso Graziano, Primo Referendario, Estensore
DEPOSITATA IN SEGRETERIA
Il 21/12/2011
IL SEGRETARIO
(Art. 89, co. 3, cod. proc. amm.)
L'ESTENSORE IL PRESIDENTE
Page 29 of 29N. 00820/2011 REG.RIC.
11/01/2012http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Torino/Sezione%201/2011/201...
N. 06974/2011REG.PROV.COLL.
REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Quinta) ha pronunciato la presente
SENTENZA
sul ricorso numero di registro generale 980 del 2011, proposto da: Itagas Ambiente s.r.l., Promoeco Sme s.r.l. e Servizi Energia Ambiente s.r.l. in proprio e quali componenti del raggruppamento Itagas Ambiente - Promoeco Sme – SEA, tutte rappresentate e difese dall'avv. Pietro Quinto, con domicilio eletto presso l’avv. Alfredo Placidi in Roma, via Cosseria, 2;
contro la Provincia di Roma, rappresentata e difesa dall'avv. Giovanna De Maio, domiciliata per legge in Roma, via 4 Novembre, 119/A; Multiservice s.p.a., rappresentata e difesa dagli avvocati Paola Chirulli, Giuseppe Inglese e Stefano Vinti, con domicilio eletto presso Stefano Vinti in Roma, via Emilia 88;
per la riforma della sentenza T.A.R. LAZIO - ROMA: SEZIONE II QUATER n. 33046/2010, resa tra le parti, concernente GARA PER AFFIDAMENTO DEL SERVIZIO DI VERIFICA SUGLI IMPIANTI TERMICI NEI COMUNI FACENTI PARTE DELLA PROVINCIA DI ROMA (RISARCIMENTO DANNI) Visti il ricorso in appello e i relativi allegati; Visti gli atti di costituzione in giudizio della Provincia di Roma e della Multiservice s.p.a.; Viste le memorie difensive; Visti tutti gli atti della causa; Relatore nell'udienza pubblica del giorno 12 luglio 2011 il Consigliere Doris Durante; Uditi per le parti gli avvocati Quinto, Albanese, in sostituzione dell'Avv. De Maio, e Chirulli; Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue.
FATTO e DIRITTO
1.- La Provincia di Roma nell’anno 2010 indiceva una procedura concorsuale per l’affidamento del “servizio di verifica degli impianti termici nei comuni della provincia con popolazione fino a 40.000 abitanti e iscrizione di un numero verde”. Partecipavano alla gara il Consorzio Thermoverifiche, l’a.t.i. costituenda tra Itagas Ambiente - PromoEco Sme – SEA, l’a.t.i. Lupi – SMAT e la Multiservice s.p.a., alla quale veniva aggiudicato il servizio con determina dirigenziale n. 5207 del 15 luglio 2010. 2.- Con ricorso al TAR Lazio, Itagas Ambiente - Promoeco Sme – SEA, in proprio e quali componenti della costituenda a.t.i., impugnavano l’aggiudicazione, assumendo l’illegittima ammissione alla gara della Multiservice s.p.a. per le preclusioni di cui all’art. 23 bis, co. 9 del d.l. n. 112 del 2008, delle preclusioni di cui all’art.13, comma 1 del d. l. n. 223 del 2006, nonché per anomalia dell’offerta. Chiedevano anche il risarcimento dei danni. 3.- Si costituivano in giudizio la Provincia di Roma e la Multiservice che contestavano in fatto e in diritto le doglianze delle ricorrenti.
La Multiservice s.p.a. con ricorso incidentale deduceva l’illegittimità degli atti impugnati per la mancata esclusione del raggruppamento ricorrente, la cui mandante PromoEco SME sarebbe socio privato della Multiservizi s.p.a. di Enna che svolge attività strumentali e funzioni amministrative e, quindi, sarebbe strumento aziendale per portare in gara la Multiservizi in violazione delle preclusioni di cui al d.l. n. 223 del 2006. 4.- Il TAR del Lazio, con sentenza n. 33046 del 27 ottobre 2010, rigettava il ricorso principale, compresa la domanda di risarcimento danni; dichiarava improcedibile il ricorso incidentale, con condanna della parte ricorrente al pagamento delle spese di giudizio. 5.- Itagas Ambiente - Promoeco Sme – SEA, con l’atto di appello qui in esame, hanno impugnato la succitata sentenza, chiedendone l’annullamento o la riforma per tutti i motivi esposti nel ricorso di primo grado, riproposti nell’atto di appello. Si sono costituiti in giudizio la Provincia di Roma che ha chiesto il rigetto dell’appello e la Multiservice s.p.a. che ha anche riproposto i motivi del ricorso incidentale di primo grado in ordine alla compagine societaria di PromEco SME che avrebbe dovuto comportare l’esclusione dalla gara del raggruppamento ricorrente. Le parti hanno depositato memorie difensive e alla pubblica udienza del 12 luglio 2011, il giudizio è stato assunto in decisione. 6.- L’appello è infondato e va rigettato. 7.- La sentenza appellata ha ritenuto determinante ai fini della decisione la qualificazione giuridica dell’affidamento controverso. Ad avviso della sentenza impugnata era determinante accertare se l’affidamento controverso avesse ad oggetto la gestione di un servizio pubblico locale o un appalto di servizi, il che avrebbe sottratto le imprese partecipanti al divieto di partecipazione alle gare di cui all’art. 23 bis, d.l. n. 112 del 2008, convertito nella l. n. 133 del 2008. Dalla qualificazione dell’affidamento come appalto di servizi la sentenza concludeva per l’inapplicabilità del divieto di cui all’art. 23 bis citato. Invero, la distinzione tra concessioni di servizi pubblici e appalti di servizi riferita all’oggetto della gara è ininfluente. Il divieto dell’art. 23bis, come si evince dal testo, si riferisce soggettivamente alle società che esercitano servizi pubblici locali ma si estende oggettivamente a tutte le attività d’impresa extraterritoriali. 8.- E’ invece dirimente la circostanza che la Multiservice al momento della presentazione della domanda di partecipazione alla gara, non aveva alcun rapporto in corso con altri enti locali, avendo risolto anticipatamente il contratto con la Provincia di Genova relativo alla verifica sugli impianti termici nella suddetta Provincia. La risoluzione anticipata veniva, infatti, accettata dalla Provincia di Genova con delibera del 31 marzo 2010. Né ha pregio la tesi prospettata dalle appellanti, secondo la quale l’effetto risolutivo non si sarebbe verificato perché subordinato alla condizione risolutiva del pagamento delle quote 2009 e 2010 non ancora versate e della restituzione del software, da effettuarsi entro 90 giorni dalla risoluzione, termine non rispettato dalla Multiservice che ne aveva chiesto la proroga. Le suddette prestazioni non costituiscono evento futuro e incerto cui subordinare l’efficacia del vincolo negoziale, trattandosi di prestazioni dovute in base al rapporto contrattuale risolto. Esse non implicano, pertanto, né sospensione dell’effetto risolutivo dell’accordo, né tanto meno attestano lo svolgimento di fatto dell’attività dedotta nel contratto oggetto di esplicita risoluzione consensuale, trovando ragione proprio nella cessazione del contratto.
Sta di fatto, poi, che la Provincia di Genova, contestualmente alla risoluzione anticipata del contratto ha avviato la gestione del servizio in via diretta, il che smentisce in maniera incontestabile l’assunto delle appellanti. 9.- Le appellanti assumono, poi, che la Multiservice non poteva partecipare alla gara per il divieto dettato dall’art. 13 del d.l. 4 luglio 2006, n. 223 conv. nella l. 4 agosto 2006, n. 248 (c.d. Decreto Bersani), secondo il quale le società a capitale interamente pubblico o misto, costituite o partecipate dalle amministrazioni pubbliche regionali e locali per la produzione di servizi strumentali alle attività da esse svolte, devono operare esclusivamente con gli enti costituenti o affidanti e non possono svolgere prestazioni (lavori, servizi, forniture) a favore di altri soggetti pubblici o privati, né partecipare ad altre società o enti. Trattasi, come la giurisprudenza ha già affermato, di disposizione dal carattere eccezionale che deve, quindi, essere interpretata in stretta aderenza al suo dato letterale e senza possibilità alcuna di applicazione oltre i casi in essa previsti (Cons. Stato, sez. V, 22 marzo 2010, n. 1651; 7 luglio 2009, n. 4346; sez. VI, 16 gennaio 2009, n. 215). Nel solco della chiara giurisprudenza citata, è evidente che tale norma non può applicarsi alla Multiservice in quanto essa società non presenta quei caratteri di strumentalità e funzionalità individuati dalla normativa citata ma opera nel mercato in diretta concorrenza con le altre imprese. Multiservice s.p.a. ha nel proprio capitale sociale una partecipazione minoritaria degli enti locali che non hanno alcuna influenza sulle decisioni societarie. Nello statuto di Multiservice non è indicata alcuna attività strumentale da prestarsi in favore di un ente pubblico specifico, ma una serie di attività di natura imprenditoriale diversificate sia per la natura che per i clienti destinatari. In particolare, dallo statuto risulta che la Multiservice ha come oggetto sociale attività quali “la prestazione di servizi tecnici integrati per le imprese e per enti pubblici e privati nei settori amministrativi, tecnologici, informatici e archivistici” e che essa opera in diverse sedi le diverse attività. Tanto trova poi conferma nella visura camerale e nel dossier Cerved prodotto in giudizio. Orbene, come evidenziato dalla giurisprudenza citata, l’enunciato dell’art. 13 del d.l. n. 223 del 2006 rende evidente che la qualificazione differenziale tra attività strumentale e gestione dei servizi pubblici deve essere riferita non all’oggetto della gara, bensì all’oggetto sociale delle imprese partecipanti ad essa. Il divieto di fornire prestazioni a enti terzi, infatti, colpisce le società pubbliche strumentali alle amministrazioni regionali o locali, che esercitano attività amministrativa in forma privatistica, non anche le società destinate a gestire servizi pubblici locali che esercitano attività d’impresa di enti pubblici, essendo posto, come sancito dalla Corte Costituzionale con sentenza n. 328 del 2008, al fine di separare le due sfere di attività per evitare che un soggetto che svolge attività amministrativa eserciti allo stesso tempo attività d’impresa, beneficiando dei privilegi dei quali essa possa godere in quanto pubblica amministrazione (Cons. Stato, V, n. 1651 del 2010). La doglianza è in conseguenza infondata. 10.- Secondo il raggruppamento appellante la Multiservice andava esclusa, comunque, per l’anomalia della sua offerta, ingiustamente ritenuta congrua dall’amministrazione. A suo dire sarebbero infatti generiche le giustificazioni addotte in merito alla “disponibilità della sede e delle attrezzature, dei programmi di gestione del catasto impianti e della possibilità di ottimizzare le risorse in ragione della presenza in organico di personale qualificato”. Anche questa censura è priva di pregio. Invero, la valutazione di congruità operata dalla stazione appaltante in merito all’affidabilità dell’offerta risulta immune da censure, non essendosi limitata ad una presa d’atto delle favorevoli condizioni indicate dall’offerente, avendo, al contrario, effettuato un’adeguata considerazione delle specifiche circostanze rappresentate dall’interessata che, operando da lungo tempo nel settore delle verifiche di impianti termici, tra l’altro per la Provincia di Roma nel biennio 2006 – 2008, dispone
di una sede operativa e attrezzata e può contare su pregressi accordi vantaggiosi con i fornitori che consentono di abbattere le spese iniziali e di beneficiare di economie di scala. D’altra parte, a ben vedere, è generica la doglianza dell’appellante che reitera la censura già esaminata puntualmente dal TAR che ha specificato, anche in relazione ai costi, le considerazioni che hanno convinto la stazione appaltante della congruità dell’offerta. Per le ragioni esposte, l’appello deve essere respinto. Le spese seguono la soccombenza e sono liquidate nell’importo indicato in dispositivo.
P.Q.M. Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Quinta) definitivamente pronunciando sull'appello, come in epigrafe proposto, lo respinge. Condanna Itagas Ambiente S.r.l., Sea - Servizi Energia Ambiente S.r.l. e PromoEco Sme S.r.l., in solido tra loro al pagamento delle spese di giudizio che liquida nella misura di euro 5.000,00 in favore della Provincia di Roma, e in euro 5.000,00 in favore della Multiservice S.p.a., oltre accessori di legge. Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'autorità amministrativa. Così deciso in Roma nella camera di consiglio del giorno 12 luglio 2011 con l'intervento dei magistrati: Stefano Baccarini, Presidente Carlo Saltelli, Consigliere Francesca Quadri, Consigliere Paolo Giovanni Nicolo' Lotti, Consigliere Doris Durante, Consigliere, Estensore L'ESTENSORE IL PRESIDENTE DEPOSITATA IN SEGRETERIA Il 29/12/2011 IL SEGRETARIO (Art. 89, co. 3, cod. proc. amm.)
~LAR~J-~.-198
MOD.251
Direttiva del Ministro della pubblica amministrazione e della semplificazione
Presidenza del Consiglio dei Ministri
DFP 0061547 Pdel 22/12/2011
III11 \I6299995
Alle amministrazioni pubbliche
di cui all'articolo 1, comma 2,
del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165
Adempimenti urgenti per l'applicazione delle nuove disposizioni in materia di
certificati e dichiarazioni sostitutive di cui aWarticolo 15, della legge 12
novembre 2011, n. 183
1. 111 0 gennaio 2012 entrano in vigore le modifiche, introdotte con l'articolo 15, comma l,
della legge 12 novembre 2011, n. 183, recante "Disposizioni per la formazione del
bilancio annuale e pluriennale dello stato (legge di stabilità 2012)", alla disciplina dei
certificati e delle dichiarazioni sostitutive contenuta nel "Testo unico delle disposizioni
legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa" di cui al decreto
del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445. Le disposizioni in parola sono
diretti a consentire una completa "decertificazione" nei rapporti fra P.A. e privati, in
specie l'acquisizione diretta dei dati presso le amministrazioni certificanti da parte delle
amministrazioni procedenti e, in alternativa, la produzione da parte degli interessati solo
di dichiarazioni sostitutive di certificazione o dell'atto di notorietà.
Le nuove previsioni operano nel solco tracciato dal citato decreto del Presidente della
Repubblica n. 445 del 2000, in forza del quale le Pubbliche amministrazioni non possono
richiedere atti o certificati contenenti informazioni già in possesso della P.A.
Tali disposizioni devono essere osservate dalle Pubbliche amministrazioni e dai gestori di
pubblici servizi nei rapporti fra loro ein quelli con l'utenza ai sensi dell'articolo 2 del citato
decreto del Presidente della Repubblica n. 445 del 2000.
Di seguito le principali novità introdotte con la nuova normativa:
a) le certificazioni rilasciate dalle P.A. in ordine a stati, qualità personali e fatti sono valide
e utilizzabili solo nei rapporti tra privati; nei rapporti con gli organi della Pubblica
amministrazione e i gestori di pubblici servizi, i certificati sono sempre sostituiti dalle
MODULARI[jPC M.· 198
dichiarazioni sostitutive di certificazione o dall'atto di notorietà. Conseguentemente, a far
data dal 10 gennaio 2012, le amministrazioni e i gestori non possono più accettarli né
richiederli, tanto più in quanto tali comportamenti integrano, per espressa previsione,
violazione dei doveri d'ufficio ai sensi della nuova formulazione dell'articolo 74, comma
2, lett. a), del decreto del Presidente della Repubblica n. 445 del 2000;
b) sui certificati deve essere apposta, a pena di nullità, la dicitura: "il presente certificato
non può essere prodotto agli organi della Pubblica amministrazione o ai privati gestori di
pubblici servizi"; le amministrazioni e i gestori devono conseguentemente adottare le
misure organizzative necessarie per evitare che, dal 10 gennaio 2012, siano prodotte
certificazioni nulle per l'assenza della predetta dicitura. Inoltre, il rilascio di certificati che
ne siano privi costituisce violazione dei doveri d'ufficio a carico del responsabile, per
espressa previsione della lett. c-bis del comma 2 dell'articolo 74, del decreto del
Presidente della Repubblica n. 445 del 2000, introdotta dal citato articolo 15 della legge n.
183 del 2011;
c) le amministrazioni certificanti sono tenute ad individuare un ufficio responsabile per
tutte le attività volte a gestire, garantire e verificare la trasmissione dei dati o l'accesso
diretto agli stessi da parte delle amministrazioni procedenti; tale adempimento risulta
indispensabile, anche per consentire "idonei controlli, anche a campione", delle
dichiarazioni sostitutive, a norma dell'articolo 71 del decreto del Presidente della
Repubblica n. 445 del 2000. L'ufficio in questione è altresì responsabile della
predisposizione delle convenzioni per l'accesso ai dati di cui all'articolo 58 del Codice
dell'amministrazione digitale, approvato con decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82;
d) le amministrazioni certificanti, per il tramite dell'ufficio responsabile di cui alla
precedente lett. c), devono individuare e rendere note, attraverso la pubblicazione sul
proprio sito istituzionale, le misure organizzative adottate per l'efficiente, efficace e
tempestiva acquisizione d'ufficio dei dati e per l'effettuazione dei controlli medesimi,
nonché le modalità per la loro esecuzione;
e) la mancata risposta alle richieste di controllo entro trenta giorni costituisce violazione
dei doveri d'ufficio ed è presa in considerazione ai fini della misurazione e della
valutazione della performance individuale dei responsabili dell'omissione.
2." nuovo quadro normativo appena delineato impone di operare per assicurare le
certezze pubbliche attraverso l'acquisizione d'ufficio dei dati o dei documenti e gli
MOD.251
IMODULARIO]L_PC M.-198
"idonei controlli, anche a campione," di cui agli articoli 71 e 72 del decreto del
Presidente della Repubblica n. 445 del 2000 (come modificato dall'articolo 15 della
legge n. 183 del 2011), sulla veridicità delle dichiarazioni sostitutive.
A tal fine, l'articolo 43, comma 5, del decreto del Presidente della Repubblica n. 445 del
2000, già prevede, invero, che "In tutti i casi in cui l'amministrazione procedente
acquisisce direttamente informazioni relative a stati, qualità personali e fatti presso
l'amministrazione competente .... le suddette informazioni sono acquisite, senza oneri,
con qualunque mezzo idoneo ad assicurare la certezza della loro fonte di provenienza".
Inoltre, l'articolo 58, comma 2, del decreto legislativo n. 82 del 2005 prevede che" ... al
fine di agevolare l'acquisizione d'ufficio ed il controllo sulle dichiarazioni sostitutive
riguardanti informazioni e dati relativi a stati, qualità personali e fatti di cui agli articoli 46
e 47 del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, le
amministrazioni titolari di banche dati accessibili per via telematica predispongono, sulla
base delle linee guida redatte da DigitPA, sentito il Garante per la protezione dei dati
personali, apposite convenzioni aperte all'adesione di tutte le amministrazioni interessate
volte a disciplinare le modalità di accesso ai dati da parte delle stesse amministrazioni
procedenti, senza oneri a loro carico. le convenzioni valgono anche quale autorizzazione
ai sensi dell'articolo 43, comma 2, del citato decreto del Presidente della Repubblica n.
445 del 2000.".
Le citate linee guida sono state adottate sin dal 22 aprile 2011 e sono consultabili sul
sito istituzionale di DigitPa (www.digitpa.gov.it).
Nelle more della predisposizione e della sottoscrizione delle convenzioni previste
dall'articolo 58, del decreto legislativo n. 82 del 2005, le amministrazioni titolari di
banche dati accessibili per via telematica devono comunque rispondere alle richieste di
informazioni ai sensi del citato articolo 43, del decreto del Presidente della Repubblica
n. 445 del 2000.
Per quanto non espressamente richiamato nella presente direttiva continuano ad
applicarsi le vigenti disposizioni che regolano la materia, tra cui quelle del decreto del
Presidente della Repubblica n. 445 del 2000, come da ultimo modificate dall'articolo 15
della legge n. 183 del 2011, e quelle del decreto legislativo n. 82 del 2005.
MOD.251
MODULARIOPC M.-l98
Il Dipartimento della funzione pubblica provvederà, anche tramite il proprio Ispettorato, a
monitorare l'attuazione e a seguire gli sviluppi applicativi delle disposizioni sopra citate.
MOD.251
'~,-;) r~ ~Roma, L'·. ....; 2011