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18 anni di Festival delle colline torinesi 1996-2013 a cura di Sergio Ariotti e Isabella Lagattolla con: Roberta Canevari, Carlo Cantono, Ilaria Gai, Carmelo Giammello, Laura Manzone, Claudio Sacco, Marta Valsania, Elisa Zucca Torino, 1-21 giugno 2013 XVIII edizione La maggiore età Torino Creazione Contemporanea

non/guida Festival delle Colline Torinesi

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Una non/guida per raccontare i 18 anni del Festival delle Colline Torinesi e la nuova edizione, che segna il passaggio alla maggiore età. Un attraversamento fatto di immagini, ricordi, testimonianze dei protagonisti che in questi anni si sono avvicendati sulla scena, diventando il corpo vivo del Festival.

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18 anni di

Festival dellecolline torinesi1996-2013

a cura di Sergio Ariotti e Isabella Lagattolla

con: Roberta Canevari, Carlo Cantono, Ilaria Gai, Carmelo Giammello, Laura Manzone, Claudio Sacco, Marta Valsania, Elisa Zucca

Torino, 1-21 giugno 2013

XVIII edizione La maggiore età

Torino Creazione Contemporanea

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Diciott’anni,tempo di bilanci

Chiacchierando con Isabella Lagattolla e Sergio Ariotti, direttori del Festival delle Colline Torinesi

Isabella LagattollaHa diverse esperienze in campo teatrale, sempre in ruoli organizzativi, al Teatro Franco Parenti di Milano, al Gruppo della Rocca e al Teatro Stabile Privato Torino Spettacoli. è stata responsabile delle Iniziative Speciali nel Settore Comunicazione e Immagine del Gruppo GFT e ha collaborato con la Fondazione del Teatro Stabile di Torino nei settori produzione e ufficio stampa. Ha fatto parte della giuria di RIgenerazione, progetto del Sistema Teatro Torino per le giovani compagnie del territorio, e nel 2012 ha selezionato i progetti teatrali per il bando Movin’up del Gai.

Come è nato il Festival?

S.A. Tutti e due abbiamo sempre lavorato in teatro o in riferimento a cose teatrali. Un lavoro e una passione insieme. Ci siamo anche conosciuti in occasione di uno spettacolo di teatro.Io ho iniziato come attore, poi sono diventato regista, infine giornalista. Isabella, invece, è sempre stata con un’anima e un piglio da organizzatrice.Nel tempo, una serie di riflessioni, pensieri, confronti con altre persone fecero nascere questa idea di creare un Festival ospitato nelle bellissime ville della collina torinese, un set ideale ma praticamente sconosciuto alla città, oltre che inutilizzato. Un Festival da fare nel cuore dell’estate, quando a Torino non c’era nulla, perché in quegli anni i Punti Verdi erano stati soppressi.Sicuramente galeotto fu un viaggio in auto con Giampiero Leo, allora Assessore alla Cultura della Regione Piemonte, che ci supportò in questa avventura, nella quale ci siamo imbarcati mettendo subito in atto un progetto persino sovradimensionato.Fu fatto tutto sulla parola, sulla fiducia.

Andammo in giro in auto battendo le colline con cartine alla mano, scoprendo ville e castelli, chiese, facendo sopralluoghi. Intanto parlavamo con i proprietari, con i sindaci, chiedendo loro un supporto vario, anche logistico.Il Festival venne creato in pochi mesi, con entusiasmo e una grande disponibilità da parte di tutti, nell’ambito di un piccolo gruppo composto anche da Valter Malosti, che fu il primo interlocutore artistico per questa idea di provare a fare un Festival nuovo, e da Franco Torriani, che si era occupato di una parte più legata all’arte. Insieme c’era Carlo Cantono, che si interessava della grafica e dell’immagine coordinata. Dopo le prime edizioni la direzione artistica e organizzativa la prendemmo in mano soprattutto noi due, ma queste persone sono rimaste tutt’oggi un riferimento importante e risultano ancora presenti nella struttura

del Festival.La prima edizione aveva delle ambizioni notevoli, voleva fare tutto, provare strade diverse, esplorare una quantità enorme di possibilità. Il Festival privilegiò, all’inizio, le prove d’attore, i recital, il teatro di parola. Poi piano piano nei cartelloni fece irruzione la cosiddetta creazione contemporanea, un teatro più di ricerca, di sperimentazione. Contemporaneamente diminuirono, come cornici, le ville e i castelli della collina.

Il Festival, infatti, a un certo punto si è spostato verso la città, è diventato metropolitano.

S.A. Il Festival è nato nelle colline e poi è sceso in città, direi per dissolvenza, mantenendo sempre, però, almeno un evento in collina, un po’ come a riaffermare un‘origine, una radice.

Rodrigo García, AproxiMAciòn A lA ideA de desconfiAnzA - Photo by Jean Benoit / VillA Bruni Tedeschi - Photo by Diego Beltramo

Sergio AriottiDopo un’esperienza nel 1977 come attore nella Compagnia La Contrada di Trieste, lavora dal 1979 al 1990 come regista nella Sede Regionale per il Piemonte della Rai. Dal 1990 è giornalista presso la Redazione Cultura del TGP, titolare di una nota rubrica di cronache teatrali. Nel 2000 è consulente per la comunicazione editoriale del Teatro Stabile di Torino. Dallo stesso anno insegna Storia e critica del cinema all’Università del Piemonte Orientale di Vercelli. Dal 2009 collabora con il programma Applausi per Rai 1 e per il settimanale sabato notte del Tg3.

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Tanti i motivi di questo lento mutamento. Prima di tutto, perché le compagnie di creazione contemporanea privilegiano lo spazio al chiuso, più gestibile dal punto di vista tecnico. Non secondari sono stati, però, la pioggia, che ha spesso compromesso gli spettacoli all’aperto, e poi le zanzare. Disagi compensati in parte dalla bellezza speciale che regalavano quei luoghi.Le ville e i castelli, infatti, erano parte integrante degli spettacoli, ne diventavano scenografia vitale e interagente.

Ci sono stati alcuni anni di svolta nella vita del Festival?

I.L. Il 2000 è l’anno dell’apertura europea. A Fabien Jannelle, il direttore di Onda, era capitato fra le mani il catalogo annuale di Piemonte dal vivo, una sorta di anagrafe di Festival ed eventi che accadevano in Piemonte. Si incuriosì del nostro Festival e venne a vedere a Villa Bruni Tedeschi lo spettacolo di Teatrino Clandestino, una compagnia di ricerca, che lo appassionò. Dopo, a cena, ci disse che eravamo il Festival più piccolo d’Europa, ma anche il più elegante, e ci propose di collaborare. Iniziò così il rapporto con la Francia e l’affacciarsi sulla scena internazionale. Onda si occupava di diffondere in Francia il teatro sperimentale italiano e avrebbe voluto

diffondere quello francese in Europa: ci scelse come interlocutore privilegiato, e da lì si aprì un mondo. Parigi divenne punto di riferimento non solo per gli spettacoli francesi ma anche per quelli internazionali. Partecipavamo a degli incontri chiamati Groupes Internationals, dove, tra programmatori/direttori di Festival, ci si scambiava conoscenze, si perfezionavano strategie, scambi, accordi. Ci si è aperta la testa e lo sguardo, e così siamo entrati in contatto con attori, compagnie e registi dalla Francia all’Argentina, dalla Germania al Nord Africa, dalla Spagna all’Iran.Il 2003 è l’anno in cui accade sostanzialmente il rientro su Torino. Nello stesso tempo si registra l’aumento delle relazioni internazionali. Non a caso quell’ottava edizione si chiamava Un Festival per l’Europa. Fu la prima volta di uno spettacolo, magnifico, di Rodrigo García, di Ricardo Bartís, la prima volta di Motus, di Paul Desveaux. Anche di Ascanio Celestini, che vinse il Premio Oddone Cappellino, istituito dal Festival per segnalare giovani autori.Il 2006 è un’edizione di grande mutamento. Prima di tutto è iniziata la collaborazione con gli artisti, a partire da Mario Merz, che, anno per anno, da allora hanno disegnato il logo e l’immagine del Festival. E sempre nel 2006 abbiamo utilizzato anche gli spazi d’arte della città, come la Fondazione Merz e la

Pinacoteca dell’Accademia Albertina.

Come vedete il Festival oggi, in un’edizione che ne dichiara la maggiore età, rispetto alla vostra storia?

S.A. Una cosa rimasta uguale è lo spirito. La dimen-sione del Festival è sempre stata quella di una grande famiglia che lavora: è la nostra forza, tutti fanno un po’ tutto. Chi collabora con noi entra in questa atmosfera e la condivide.Il cambiamento, in generale, è avvenuto sicuramente di pari passo con l’apertura alla scena internazionale. Poi, a un certo punto, non so quando esattamente, il Festival è diventato più “politico”. È dipeso dagli artisti, dalle compagnie, dagli attori, dai registi che hanno proposto

tematiche impegnate, di critica, di contestazione. Insomma, hanno comunicato il malessere esistente nella società contemporanea, il disagio giovanile, il conflitto generazionale. Noi non abbiamo fatto che assecondare, notificare, un trend evidente.Proprio quest’ultima edizione ha assunto un ruolo di contestazione molto forte: verso il mondo della finanza nello spettacolo tedesco, verso le mistificazioni della storia in quello libanese, ripercorrendo le grandi tragedie del Novecento. Nella Tempesta di Motus, si parte da Shakespeare per arrivare a quella che è la tempesta

della quotidianità. Gratte-ciel dà voce alla rabbia per la delusione delle aspettative vissuta dai giovani, a seguito della primavera araba. Poi Fibre Parallele che punta l’attenzione sulle violenze familiari, la compagnia romena che racconta la violenza su una ragazzina, Tindaro Granata che mette al centro la violenza del pedofilo. La violenza, appunto, nelle sue varie forme e perversioni, viene messa a nudo, dichiarata, mostrata. Un’edizione molto dura, che non concede sconti, di grande impegno civile, con una richiesta di trasparenza. Diciott’anni sono un arrivo, ma anche una nuova partenza.

I.L. Così come il Festival, anche molti artisti, che sono stati presenti in questi anni, e la cui proposta era nuova, sperimentale, hanno compiuto “i diciott’anni”. Antonio Latella, Emma Dante, la Socìetas, Lagarde sono diventati grandi nomi.Quindi lo sguardo del Festival deve rivolgersi di nuovo verso i giovani, quelli che esordiscono, ma esprimendo un pensiero e una linea stilistica di qualità. Abbiamo sempre esplorato in Italia e in Europa l’innovazione.In qualche modo dopo i diciotto anni si ricomincia.

I PREMIIl progetto del Festival delle Colline Torinesi

ha ricevuto il Premio Hystrio nel 2006, il Premio della Critica e il Premio Ubu nel 2007.

Gli stessi premi sono andati numerosissimi ad attori e registi per spettacoli

coprodotti dal Festival:Antonio Latella, Valter Malosti, Ermanna

Montanari, Laura Marinoni, Silvia Calderoni, Spiro Scimone,

Saverio La Ruina, Fanny&Alexander.

massimo popolizioPrima di tutto Isabella e Sergio non sono solo direttori artistici, decisionali, ma “fanno”, si

sporcano le mani con attori e tecnici, e questo fa la differenza. Questo loro coinvolgimento

pragmatico, oltre che ideativo e artistico, crea un rapporto di confidenza e affettuosità.

Loro risolvono le cose, perché conoscono intimamente il lavoro dell’attore e sanno di

cosa stanno parlando. È stato così ogni volta al Festival dall’Uomo vestito in grigio

a Il caso Lombroso.

osvaldo GuerrieriIl Festival era soprattutto un’atmosfera

particolare e unica di un teatro che cercava di mettersi in rapporto con lo spettatore e con

il territorio. Questa era la parte più eroica, quello spostamento di luogo in luogo, quello scavalcare colline alla ricerca di parchi, ville,

spazi impensati, vicini, ma che nessuno conosceva. E trovarci il teatro, eventi che erano di grande qualità, magari innovativi. Penso alle creazioni fuori dall’ordinario di Rodrigo García, affettuosamente violente. Penso a Marisa Fabbri,

ritrovarla in quelle imprese che sembravano impossibili, in cui recitava testi non pensati per il teatro, a cui dava testimonianza civile, di donna

di cultura, non solo di attrice.

Da sinistra:Motus, leT The sunshine in - Photo by Umberto CostamagnaAntonio Latella, MedeA - nicole KehrBerGer - Photo by Diego Beltramo

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Villa Bria a Gassino Torinese, è il posto delle fragole per noi, il luogo dell’inizio, dove tutto è cominciato, il porto da cui abbiamo salpato. Il debutto era con Galatea Ranzi protagonista dello spettacolo Dall’immagine tesa, un recital di poesie di Clemente Rebora.10 luglio 1996. Alle 17 i programmi non erano ancora arrivati, pioveva e faceva freddo. S.A.

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Gli spettacoli del cuore. 18X18Impossibile ricordarli tutti, ma si può fare una scelta dettata da motivi diversi, importanti da un punto di vista artistico e affettivo, personale. Oppure perché hanno rappresentato il rapporto con un grande artista, sono stati debutti, prime presenze di compagnie importanti, aperture su altre scene internazionali, ritorni di amici. Diciotto per diciott’anni.

Dall’immagine tesa con Galatea Ranzi, 1996Dall’opaco con Marisa Fabbri, 1999Voyage au bout de la nuit della Socìetas Raffaello Sanzio, 2000La Rabbia di Pippo Delbono, 2001After Sun di Rodrigo García, 2003SdisOrè con Ferdinando Bruni e Fabio Barovero, 2003Nunzio di Spiro Scimone e Francesco Sframeli, 2003Il caso Lombroso con Massimo Popolizio, 2002-2004La Scène di Valère Novarina, 2004Mishelle di Sant’Oliva di Emma Dante, 2005Studio per Medea di Antonio Latella, 2006Swize banzi est mort di Peter Brook, 2007Who’s afraid of representation? di Rabih Mroué, 2007Passio laetitiae et felicitatis di Valter Malosti, 2008Seuls di Wajdi Mouawad, 2010L’entêtement di Marcial Di Fonzo Bo, 2011Alexis. Una tragedia greca di Motus, 2011Italianesi di Saverio La Ruina, 2012

DuE RICoRDI1. Il camion più grande che abbiamo avuto al Festival è stato quello dello spettacolo M.#10 Marseille, X Episodio della Tragedia Endogonidia di Romeo Castellucci, nel 2005. Era parcheggiato fuori dal Teatro Carignano e conteneva la scena intera dello spettacolo, fatta di grandi macchinerie teatrali mosse da tecnici ma senza attori. Era enorme, bloccava il traffico, dava una certa emozione. I.L.

2. La prima volta di Pippo Delbono al Festival fu a San Raffaele Cimena, con La Rabbia, su un palco allestito nel parco del castello, nel 2005. Minacciava pioggia da tutto il giorno. Quando lo spettacolo iniziò, dopo un accordo di chitarra venne giù il diluvio, così il pubblico fu dirottato al bar, che fece caffè per tutti, mentre noi riallestivamo al meglio che si poteva dentro alla chiesetta di Santa Croce, nelle vicinanze, dove poi lo spettacolo ebbe luogo più tardi, con tutti i duecento ospiti stipati in piedi. I.L.

I temi del Festival• Il teatro fuori dai teatri• Le prove d’attore• La lingua teatrale• Tra tradizione e sperimentazione• Il confronto generazionale• La creatività internazionale• La contaminazione dei linguaggi artistici• La nouvelle vague italiana ed europea• Il disagio giovanile

GiaNFraNCo CapiTTaIl Festival sin da bambino è stato subito adulto, aveva raggiunto la sua maggiore età già

al suo debutto. È un progetto interessante da due punti di vista. Uno, per l’essere stato una vetrina con ospiti stranieri, sia già affermati sia che rappresentano delle novità per l’Italia.

L’altro, perché è sempre stato un’utile palestra per i gruppi italiani. Ricordo un dibattito fulminante con Rodrigo García, dopo il suo debutto, in cui venne messo sotto accusa

proprio da critici che dovevano essere, invece, i patriarchi dell’avanguardia. Al contrario, dimostrarono tutta la loro chiusura e rigidità. E ricordo uno spettacolo meraviglioso di

Rafael Spregelburd, L’entêtement, fu una vera scoperta. Il Festival a Torino, che si dimostra comunque una città centralizzatrice, riesce ad avere una sua autonomia intellettuale e una

sua necessità, e questo mi sembra fondamentale.

spiro sCimoNeMi ricorderò sempre la nostra prima volta al Festival, con Bar, nel 1999, era previsto nel giardino del Castello di Bardassano. Ma arrivò un acquazzone tremendo e così dovemmo riparare in una chiesetta nei pressi. Beh, fu uno spettacolo unico, indimenticabile, in cui venne fuori l’essenza del Festival e

del teatro in generale, cioè l’idea del “qui e ora”, del rapporto unico e speciale che si deve creare tra attore e spettatore. Stavamo tutti attaccati, ognuno

cercando il suo posto, noi e loro, pubblico e attori. Venne fuori qualcosa di magico, di pura poesia, come recitazione e atmosfera, come coinvolgimento. Con Sergio che scandiva il passaggio tra il buio e la luce spegnendo a mano il proiettore. Quello spettacolo per tutti era diventato qualcosa di necessario,

di fortemente voluto, partecipato, e questo è un po’ lo spirito del Festival, di superare qualsiasi ostacolo per voler far teatro.

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Dopo le prime edizioni di respiro nazionale, il Festival si è presto aperto all’Europa e al mondo.Dal 2000 è iniziato il rapporto speciale di scambio e interazione con la Francia, sulla scorta delle Giornate professionali italo-francesi del teatro e della danza inventate da Fabien Jannelle.Poi, nel 2004, è nata Iris, una rete di teatri europei che creava un confronto e una circuitazione di spettacoli e compagnie, aperto anche al resto del mondo.Una bellissima avventura durata quattro anni, che ha coinvolto sessanta rappresentanti tra Italia, Francia, Spagna, Belgio, Portogallo.Nel 2008, esauritasi l’esperienza di Iris, si aprì un’altra stagione, quella di Carta Bianca, che si basava su scambi tra Italia e Francia supportati dall’Europa come progetti transfrontalieri. Il rapporto era tra il Festival delle Colline Torinesi e l’Espace Malraux di Chambery con la collaborazione di Onda e Institut Français. Tre anni di percorso con spettacoli e laboratori, che hanno portato compagnie e attori italiani in Francia e, al contrario, hanno fatto conoscere in Italia figure come François Orsoni, Fabrice Melquiot, Bruno Meyssat, Gwénael Morin, David Bobée, Paul Desveaux, Wajdi Mouawad.In realtà Carta Bianca continua a essere il nome di una sezione speciale del Festival, quella dedicata agli spettacoli francesi, un piccolo festival nel Festival. I.L.

le collaborazioniinternazionali

Festival d’avignonIl rapporto con il Festival d’Avignon è partito dalla voglia di lavorare insieme a uno spettacolo di Pippo Delbono. Era Silenzio, era il 2002.Così è iniziata una tradizione: il Festival delle Colline presentava l’anteprima mondiale degli spettacoli coprodotti, che poi avrebbero debuttato, un mese dopo, ad Avignone. I.L.

Silenzio di Pippo Delbono, 2002Urlo di Pippo Delbono, 2005Richard III di Ludovic Lagarde, 2007La pesca di Ricardo Bartís, 2008Yo en el futuro di Federico León, 2009Le Livre d’or de Jan di Hubert Colas, 2009Baal di François Orsoni, 2010Photo-Romance di Rabih Mroué, 2010L’entetêment di Marcial di Fonzo Bo, 2011La nuit tombe… di Guillaume Vincent, 201233 tours et quelques secondes di Rabih Mroué, 2012

jeaN louis perrierIlIl Festival è sicuramente uno dei più bei palcoscenici italiani per quel che

riguarda la creazione teatrale internazionale. Nonostante le difficoltà degli ultimi anni, la crisi storica del momento, continua a fare un lavoro di ricerca e di alta qualità sulle emergenze, sui territori di confine con altri linguaggi, sugli artisti innovatori, italiani e no. Per me è un appuntamento importante, quando vengo al Festival sono sempre sicuro di trovare spettacoli di alto livello, e soprattutto di scoprire attori e giovani compagnie italiane interessanti. Questo accade perché il Festival ha sempre lavorato, da un lato su un concetto di durata e di lungo

termine, con un progetto che ormai, appunto, compie i diciott’anni. Dall’altro sui rapporti continuativi con attori e compagnie, che vanno oltre alla vita effettiva del Festival come evento. Inoltre, bisogna sottolineare l’esplorazione condotta da

Sergio e Isabella sulla scena francese e la sua proposta in Italia, così come, al contrario, la promozione e la presentazione della scena italiana in Francia;

penso, ad esempio, alla collaborazione con il Festival di Avignone.

romeo CasTelluCCiLa forza del Festival delle Colline è nella determinazione, nello spirito del fare “nonostante tutto”. In Italia è un miracolo portare avanti un progetto così per

diciott’anni, e farlo sempre con questa caratura. Il Festival, poi, ha una vocazione internazionale vera, non solo sulla carta. All’estero sono sempre pochi gli italiani

che incontro, e tra loro ci sono spesso Isabella e Sergio, proprio per la curiosità che li spinge a conoscere, vedere e poi proporre. Questa curiosità dovrebbe essere il sale di ogni tipo di esperienza di questo genere. Isabella e Sergio incarnano in

Italia lo spirito giusto di come debba essere un Festival.

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All photos by Diego Beltramo except where otherwise noted.

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Mohammadijauad Abbasi Kouhenjani | Accademia dei Folli | ACTI Teatri Indipendenti | Carola Aimone | Jaques André | Felice Andreasi | Mira Andriolo | Laura Angiulli | Bruno Anselmino | Assemblea Teatro | Associazione 15febbraio | Associazione CuochiLab | Mauro Avogadro | Babilonia Teatri | Associazione Baretti | Pietro Babina | Alexander Balanescu | Marco Baliani | Ricardo Bartís | Anita Bartolucci | Pierre Baux | Paola Bigatto | Gianfranco Berardi | Sonia Bergamasco | Danilo Bertazzi | Enrico Beruschi | Vittorio Bestoso | Blucinque | David Bobée | Bobò | Anna Bonaiuto | Ezio Bosso | Francesca Bracchino | Franco Branciaroli | Enrica Brizzi | Peter Brook | Ferdinando Bruni | Gaetano Bruno | Mario Brusa | Angelica Buzzolan | Olivier Cadiot | Silvia Calderoni | Dario Cantarelli | Renato Carpentieri | Romeo Castellucci | Jolanda Cappi | Ruggero Cappuccio | Franco Cardellino | Fulvio Cauteruccio | Luigi Ceccarelli | Carlo Cecchi | Giuseppe Cederna | Mario Cei | Ascanio Celestini | Guido Ceronetti | Michela Cescon | Benedetta Cesqui | Ronan Chéneau | Sonia Chiambretto | Arturo Cirillo | Hubert Colas | Marcello Colasurdo | Renato Cravero | Giovanni Crippa | Anna Cuculo | Laura Culver | Cuocolo Bosetti Iraa Theatre | Compagnia Katzenmacher | Compagnia Krypton | Compagnia di Teatro i Fratellini | Compagnia Rossotiziano | Compagnia Scimone Sframeli | Compagnie Corps Rompu | Marie Cool e Fabio Balducci | CTB Teatro Stabile Brescia | Luigi Dadina | Tony D’Agruma | Ciro Damiano | Emma Dante | Pippo Delbono | Alessandra D’Elia | Lucia Della Ferrera | Corallina De Maria | Federico De Melis | Thierry de Peretti | Paul Desveaux | Marcial Di Fonzo Bo | Michele Di Mauro | Claudio Di Palma | Ruggero Dondi | Egumteatro | Marisa Fabbri | Monica Fantini | Fanny & Alexander | Claude Faure | Fibre Parallele | Lorenzo Fontana | Alexis Forestier | Iaia Forte | Marco Foschi | Federica Fracassi | Daniele Gaglianone | Dorina Gai | Clara Galante | Galleria Toledo | Elisa Galvagno | Bruno Gambarotta | Rodrigo García | Silvia Gatti | Lucilla Giagnoni | Valeriano Gialli | Scott Gibbons | Gintersdorfer/Klaßen | Raffaella Giordano | Tindaro Granata | Paolo Graziosi | Dany Greggio| Tonino Guerra | Chiara Guidi | Roberto Herlitzka | Clotilde Hesme | Christophe Huysman | Adriana Innocenti | Davide Iodice | Silvia Jannazzo | Alberto Jona | Amir Reza Koohestani | Kronoteatro | Kulturscio’k | Manuela Kustermann | LiberascenaEnsamble | Ludovic Lagarde | Antonio Latella | Roberto Latini | Luca Lazzareschi | Lenz Rifrazioni | Federico León | Philippine Leroy-Beaulieu | Franco Loi | Sandro Lombardi | Riccardo Lombardo | Arrigo Lora Totino | Renzo Lori | Virginia Lottero | Cosimo Lupo| Judith Malina | Valter Malosti | Danio Manfredini | Angelo Manzotti | Anna Marcelli | Piero Marcelli | Laura Marinoni | Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa | Marco Martinelli | Stefano Massini | Francesca Mazza | Jenaro Meléndrez Chas | Fabrice Melquiot | Fiorenza Menni | Menoventi | Bruno Meyssat | Eva Meyer-Keller| Miriam Mesturino |Snejanka Mihaylova | Esther Mollo | Ermanna Montanari | Giovanni Moretti | Claudio Morganti | Gwenael Morin | Philippe Morier-Jenoud | Lucilla Morlacchi | Motus | Patrizia Mottola | Wajdi Mouawad | Rabih Mroué e Lina Saneh | Roberto Mussapi | Donatella Musso | Muta Imago | Mandiaye N’Diaye | Anna Nogara | Valère Novarina| Franca Nuti | Piero Nuti | Umberto Orsini | François Orsoni | Orthographe | Erika Patrucco | Antonio Pennarella | Graziano Piazza | Piccola Compagnia della Magnolia | Paola Pitagora | Laurent Poitrenaux | Francis Ponge | Massimo Popolizio | Portage | Viola Pornaro | Rudi Punzo | Alessandro Quasimodo | Hugues Quester | Anna Radici | Galatea Ranzi | Aldo Reggiani | ricci/forte | David Riondino | Francesca Rizzotti | Pepe Robledo | Antonio Rollo | Beppe Rosso | Remo Rostagno | Tommaso Massimo Rotella | Federica Russo | Alfonso Santagata | Santasangre | Scarlattine Teatro | Scena Verticale | Ambra Senatore | Lello Serao | Giorgia Seren Gay | Clement Sibony | Benedetto Sicca | Catherine Simmonds | Lucia Socci | Socìetas Raffaello Sanzio | Andrea Soffiantini | Soggetti | Le Sorelle Suburbe | Rafael Spregelburd | Opera | Suttascupa | Mario Perrotta | Antonio Tarantino | Teatridithalia | I Teatri Uniti | Teatrino Clandestino | Teatrino Giullare | Teatro dell’Argine | Teatro dei Sassi | Teatro delle Albe | Teatro dell’Angolo | Teatro del Carretto | Teatro delle Dieci | Teatro Guascone | Teatro Segreto | Tecnologia Filosofica | Tempo Reale | Théâtre des Lucioles | Giovanni Todescato | Beppe Tosco | Paolo Triestino | Mario Valgoi | Manuel Vallade | Barbara Valmorin | Ivana Valla | Pierre Van Berkel | Gianfranco Varetto | Elise Vigier | Emanuela Villagrossi | Guillaume Vincent | Francesco Vitiello | Massimo Wertmüller | Franck Edmond Yao | Zaches Teatro | Irene Zagrebelsky | Andrea Zalone | Giuseppe Zambon | Antonio Zanoletti | Claudio Zanotto Contino | Virgilio Zernitz |

MaRISa FaBBRI: l’omaggiouna madrina speciale

1931-2003

Il grande teatro è sempre “di parola”. Quella verbale del teatro è la comunicazione artistica più importante. Secondo me, più di qualunque altra. Nel teatro un uomo si incontra realmente con un altro uomo e gli parla. Cinema, televisione, computer hanno schermi, diaframmi. Solo l’evento teatrale poi non è ripetibile. Il clima psicologico in una sala teatrale varia ad ogni replica. Ed è la parola del dramma, della commedia la base di questa cangiante liturgia.

Da un’intervista di Sergio Ariotti a Marisa Fabbri, 2000.

Presenze

Isabella e Sergio cari, ecco il biglietto aereo. Sono tanto

dispiaciuta di non venire e perché non recito e perché non posso divertirmi con

voi e con tutte le vostre utopie. Vi voglio bene.

Marisa, 2002

Dall’opaco, di Italo Calvino, Castagneto Po, 1999Il miele, di Tonino Guerra, Pavarolo, 2000Al Kor’aane Al Karime, Castagneto Po, 2001

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Incursioni/Contaminazioni

Il Festival sin dall’inizio ha avuto nel suo dna un’apertura e una contaminazione naturale con altri linguaggi artistici.Con il cinema (da Peter Brook a Daniele Gaglianone), la danza (da Ambra Senatore a Raffaella Giordano), la musica (da Fabio Barovero a Scott Gibbons, Jefferson Lembeye). Ma soprattutto è forte la volontà di rapportarsi con l’arte contemporanea. Nella prima edizione c’era proprio una sezione, chiamata Iperteatro, che in qualche modo voleva creare delle ibridazioni con l’arte. Su questo fronte la figura di riferimento è stata sicuramente Franco Torriani. Il rapporto con il fotografo Diego Beltramo, poi, è stato un esempio perfetto della libera e sperimentale creatività che fa parte del corpo del Festival. Per dieci anni Beltramo ha seguito il Festival fotografandone le varie edizioni, i suoi protagonisti e i suoi luoghi in maniera personale e atipica, assolutamente non documentativa né didascalica. Ne sono nati lavori d’autore che rappresentano sguardi d’artista e letture personali.Il discorso di questa contaminazione con l’arte contemporanea si è sviluppato solo a metà e vorremmo assolutamente riprenderlo, potenziarlo. Qua e là ci sono stati degli spettacoli che hanno parlato di artisti o arte (da Pollock e Frida Kahlo, a Van Gogh e Mark Rohtcko), ma a noi interessa proprio la modalità dell’arte contemporanea. Ad esempio quella di Marie Cool e Fabio Balducci, performer puri che hanno avuto come palcoscenico il Castello di Rivoli. E degli Orthographe, giovani romagnoli che hanno creato delle installazioni musicali alla Fondazione Merz. In questa edizione 2013 ci saranno l’installazione/performance di Vincenzo Schino, e di nuovo Rabih Mroué, che si definisce video-artista, che è stato alla Tate Gallery e ha partecipato a dOCUMENTA13 a Kassel. Queste sono le vere incursioni in altri territori di confine che ci interessano e che vorremmo esplorare. S.A.

Filippo FoNsaTTi Quando nel 2010 il Festival portò a Torino lo

spettacolo Seuls - uno degli spettacoli più belli visti in città negli ultimi anni e sicuramente un capolavoro del teatro contemporaneo - di Wajdi Mouawad, strepitoso artista giovane ma già famoso in Europa, fu una prova

del grande talento di scouting di Isabella e Sergio. Uno spettacolo anche raro, l’unico in cui Mouawad

fosse anche interprete: in quel meraviglioso monologo coniugava la sua forza scenica di attore e un intreccio

drammaturgico imprevedibile e geniale, con una gestualità performatica che sconfinava nell’arte visiva.

Questa scelta denota anche l’alta qualità su cui si muove sempre il Festival.

maria Grazia GreGoriÈ un Festival meticciato, fatto di tante razze, con una grande circolazione di idee e senza alcun tipo di formalizzazione di ruoli, in cui c’è un’attenzione

costante al confronto fra i linguaggi, quelli attraverso cui prende forma lo spettacolo teatrale.

Mi piace molto il rapporto che il Festival ha con il suo pubblico, un pubblico sin dall’inizio misto, con tanti giovani, verso cui manifesta un affetto e una

responsabilità. E la risposta è una fidelizzazione, una relazione di attesa e curiosità verso un programma

dalla proposta innovatrice, sempre aperto, anche verso l’estero. A volte, infatti, mi è capitato di vedere cose

prima a Torino e poi ad Avignone. 

laura bevioNe Il Festival mi ha fatto scoprire due

grandi artisti, Rabih Mroué e Wajdi Mouawad, che mi sono rimasti nel cuore, qualcosa che normalmente non si vede in giro, ai confini di

ambiti diversi, meravigliosi.

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A cura degli

Amici del Festival

viene presentata al Museo

Regionale di Scienze Naturali

la mostra fotografica di Diego Beltramo

INTIME, ritratti di attori. Le immagini

sono accostate agli animali delle collezioni

scientifiche. Cosa può suggerire al

visitatore la fotografia marmorizzata

di un’attrice o di un attore?

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Da questo desiderio e attitudine verso l’arte contemporanea nasce nel 2006 la collaborazione con gli artisti, per dar immagine e segno a ciascuna edizione del Festival, a partire da Mario Merz.

Mario Merz | Marco Gastini | Michelangelo Pistoletto | Luigi Mainolfi | Nunzio | Marzia Migliora | Giorgio Griffa

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Già il primo spettacolo del cartellone, Poco lontano da qui, che vede lavorare insieme due grandi compagnie di ricerca sperimentale, la Socìetas Raffaello Sanzio e il Teatro delle Albe, mette al centro la violenza del potere, rievocando la figura di Rosa Luxemburg in alcune delle sue lettere. Parlare dell’oggi partendo dal cuore di un passato prossimo, tra due termini che sono le masse, da un lato, e il potere, cioè la politica, dall’altro. In mezzo la rivoluzione?Una memoria storica che ritorna in molti spettacoli, che riprendono fatti drammatici, che si trasformano in icone. L.I. Lingua Imperii di Anagoor, una rivelazione, che saranno gli Emma Dante e gli Spiro Scimone del futuro. Una compagnia di Castelfranco Veneto formata da ventenni, che rilegge la Shoa in modo fulminante, molto visivo. Hanno preso come filo conduttore un dialogo tra due ufficiali nazisti dello scrittore americano Jonathan Littell. Poi hanno scelto la caccia come il simbolo migliore con cui codificare certe tragedie della storia, tra cui lo sterminio degli ebrei.Più vicino a noi la scomparsa di migliaia di persone durante la guerra civile in Libano, tra il 1975 e il 1990, altre memorie ancora, raccontate in forma di performance in Probable Title: zero probability dal libanese Rabih Mroué e dalla giapponese Hito Steyerl, un lavoro già presentato alla Tate Modern di Londra. Si assiste a una conferenza condotta con macabra ironia, passando dalla matematica all’arte, alla fisica.Memorie anche letterarie, con testi che riescono a essere veggenti per i nostri tempi in corso. I Motus con Nella tempesta (animalepolitico project) focalizzano il malessere della politica, concentrandosi su quelle scelte politiche che devono essere fatte e che determineranno in maniera radicale il futuro. I giovani rivendicano il diritto a queste scelte, per ipotizzare quello che sarà il loro mondo, ma aleggia una visione senza prospettive, in un ondeggiamento di frammenti letterari e teatrali che vanno da Shakespeare a Orwell. Ferocemadreguerra di Michele di Mauro a partire da Stabat Mater di Jean Pierre Simeon sviluppa un percorso sulla ferocia del vivere e sull’Arte come antidoto e “polvere da sparo”. Si uscirà mai da questa polarità che riconduce l’uomo, da sempre, a un’animalità predeterminata? E ancora The dead, tratto da un racconto di James Joyce, portato da Città di Ebla, che nel confronto tra un’attrice e un fotografo delinea, in trasparenza, il contrasto tra essere e apparire, realtà e finzione. In gioco la morte interiore. La coppia Cuocolo/Bosetti, in un progetto speciale che trasforma una casa privata di Vercelli in un palcoscenico del Festival, dal titolo Rooms for error, rilegge Checov ipotizzando tre possibili realtà letterarie, tre diversi punti di vista per attraversare un suo racconto Voglia di dormire. Un viaggio nell’idea stessa di interpretazione di un testo. C’è un altro progetto speciale, A questo mondo perfetto di Alex Majoli e Fabio Barovero, che è una multi-proiezione live e un concerto insieme, una sorta di preghiera in forma di installazione, fatta di immagini e suoni raccolti in giro per il mondo.Ritorna costantemente il concetto di sviluppare una coscienza critica, capace di riprendere testi, così come eventi del passato, ma anche fatti di ordinaria follia quotidiana. Il malessere si affronta con una nuova responsabilità politica e civile, questa sembra essere un’indicazione precisa tra gli spettacoli. E i giovani sono assolutamente protagonisti di questa ricerca, di questo percorso.

Fibre Parallele, compagnia di Bari che ha iniziato a lavorare sul dialetto e affronta proprio la dimensione della lingua, con Lo splendore dei supplizi apre piccoli squarci domestici, per esempio su un figlio che taglia a pezzi e occulta il corpo della madre per continuare a riceverne la pensione. Ordinaria, orribile miseria, fatta anche di torture fisiche, psicologiche. Degrado economico ma anche morale, culturale. Dell’anima. Che nutre tanti drammi di quotidiana violenza, di sopruso tra i deboli. Il trentenne siciliano Tindaro Granata, drammaturgo, regista e attore, racconta in Invidiatemi come io ho invidiato voi la violenza della pedofilia, proponendo la devianza come una latenza perenne nei rapporti umani. La compagnia Opera di Vincenzo Schino e Marta Bichisao con Eco presenta uno spettacolo\installazione, visibile due volte al giorno, in cui recitano insieme una marionetta e delle immagini perdute, che ritornano come fantasmi. Ancora temi senza sconti, diretti al cuore di una cronaca che ci accompagna ogni giorno, sono quelli della giovane compagnia di Bucarest Teatrul Act, dove si assiste al dramma di una quattordicenne vittima di uno stupro di gruppo, Jocuri in curtea din spate, tratto da un testo dell’israeliana Edna Mazda. In scena cinque sedie, con gli attori che si trasformano da carnefici in giudici del loro stesso processo.Riprendono il filo del potere, come forza occulta che domina il mondo, anche lo spettacolo Money - It came from outer space dei tedeschi Chris Kondek & Christiane Kuhl, che identifica nel denaro l’origine e la fine della società contemporanea. Mettono in scena, con taglio installativo e molta ironia, tutto ciò che ruota attorno al vortice della finanza, azione virtuale e nevrotica, tra speculazioni, spread, bancarotte. Potere e politica che deludono, tradiscono, come è accaduto nel Nord Africa, con i giovani della primavera araba e la mancata trasformazione democratica: lo denunciano Hubert Colas e Sonia Chiambretto della compagnia marsigliese Diphtong Cie in Gratte-ciel. Il testo nasce da conversazioni con ragazzi algerini che vivono in patria e all’estero, e prende a simbolo il grattacielo che, su progetto di Le Corbusier, doveva essere edificato ad Algeri. Ma è ancora un sogno sulla carta, come la democrazia. Proprio la parola, il linguaggio, la dialettica come pratica politica ma anche pedagogica, comunicativa, diventano materiale per il doppio spettacolo di Fanny&Alexander, Discorso grigio e Discorso giallo.Altri disagi contemporanei con Spam di Rafael Spregelburd, una sorta di thriller me-taforico: una risposta email a una spam dà inizio a un vortice noir, in cui dimensione reale e virtuale si confondono. Il lavoro è composto da 31 scene, il cui ordine verrà sorteggiato a ogni rappresentazione. Una visione del reale che si fa sempre più surreale, non solo nello sguardo creativo, ma anche in quello quotidiano, come una sorta di alienazione. Sono anche i toni della storia presentata dai Maniaci d’Amore, siciliani di adozione torinese, in una Biografia della peste ambientata a Duecampane, in cui gli abitanti vivono per una sola ora al giorno. E ogni volta tutto ricomincia. Ai confini tra la vita e la morte anche lo spettacolo della compagnia di Ricci e Forte, molto giovane, con una specie di giudizio universale contemporaneo in Imitationofdeath. Presenze fisiche sfrenate per un racconto fatto di trasgressione, che ci vuole, per salvarsi, e poi di ossessioni, di cui siamo afflitti sempre e comunque.

l’edizione 2013Quest’anno la piattaforma comune a tutti gli spettacoli è il dibattito contemporaneo, sviluppato a livello sociale e politico, ambientato su una scena internazionale. È il fulcro. Come se fosse un’esigenza condivisa, vitale.Si è andato formando un cartellone molto intenso e duro, cupo per certi aspetti, che non fa sconti all’atmosfera che si respira nel mondo. Un mondo in crisi, posto davanti a domande e questioni drammatiche, che necessitano di risposte immediate. Per i singoli individui e per la collettività intera. Temi del passato che ritornano attuali, temi antichi che si fanno archetipi.C’è tutta la rabbia e il grande disagio giovanile, prima di tutto, poi i malesseri che stiamo vivendo in varie forme, la crisi della società occidentale e dei suoi modelli, il suo stesso tramonto. E poi pagine oscure e scomode che accomunano storie nazionali diverse, attraverso i tempi e i luoghi. E, certo, si respira un’idea di morte, di futuro in pericolo.

I.L. e S.A.

Segn

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Non/guidaA cura diArteSera Produzioniwww.artesera.itMaggio 2013

GlI SPETTaColI DElla DICIoTTESIMa EDIzIonE

sabato 1 ore 19, domenica 2 ore 21Cavallerizza Reale, Torino

PoCo lonTano Da QuIdi e con Chiara Guidi e Ermanna MontanariSocìetas Raffaello Sanzio e Teatro delle albe

sabato 1 ore 21, domenica 2 ore 19Fonderie Limone, Moncalieri

IMITaTIonoFDEaTHdrammaturgia ricci/forte, regia Stefano Ricciricci/forte

sabato 1, domenica 2, giovedì 6, venerdì 7, sabato 8, domenica 9, giovedì 13, venerdì 14, sabato 15, domenica 16, giovedì 20, venerdì 21 ore 21Casa Cuocolo/Bosetti, Vercelli prima nazionale

RooMS FoR ERRoR Tre studi dal racconto Voglia di dormire di anton Cechovregia Renato Cuocolo, con Roberta BosettiCuocolo/Bosetti IRaa Theatre, Teatro di Dioniso

martedì 4, mercoledì 5, giovedì 6, venerdì 7 ore 19 e ore 20Cavallerizza Reale, Torino

ECo installazione/performancecura della visione e regia Vincenzo Schino, con Marta Bichisaoopera

martedì 4 e mercoledì 5 ore 21Teatro Gobetti, Torino prima nazionale

InVIDIaTEMI CoME Io Ho InVIDIaTo VoItesto e regia Tindaro GranataBIBoteatro e Proxima Res

giovedì 6 e venerdì 7 ore 21Teatro Astra, Torino

l.I. lInGua IMPERIIdi Simone Derai e Patrizia Vercesi, regia Simone Deraianagoor

sabato 8 ore 19, domenica 9 ore 21Cavallerizza Reale, Torino prima nazionale

lo SPlEnDoRE DEI SuPPlIzIdi e con Licia Lanera e Riccardo SpagnuloFibre Parallelepresentato in collaborazione con Fondazione Live Piemonte dal Vivospettacolo promosso da Teatri del Tempo Presente - MiBAC

sabato 8 ore 21, domenica 9 ore 19Cavallerizza Reale, Torino prima nazionale - sottotitoli in italiano

JoCuRI In CuRTEa DIn SPaTEdi Edna Mazya, regia Bobi PricopTeatrul aCT (Bucarest)presentato in collaborazione con Festivalul National de Teatru 2012, Fondazione Live Piemonte dal Vivo

martedì 11 ore 19, mercoledì 12 ore 21, giovedì 13 ore 19Cavallerizza Reale, Torino

BIoGRaFIa DElla PESTEdi e con Francesco d’Amore e Luciana Maniaci, regia Roberto TarascoManiaci d’amore

martedì 11 ore 21, mercoledì 12 ore 19Cavallerizza Reale, Torino

SPaMtesto e regia Rafael Spregelburd, con lorenzo Gleijeses

giovedì 13 ore 21, venerdì 14 ore 19Teatro Gobetti, Torino

THE DEaDideazione e regia Claudio Angelini, con Valentina Bravetti, fotografie in tempo reale Luca di FilippoCittà di Ebla

venerdì 14 ore 21 e sabato 15 ore 20Cavallerizza Reale, Torino

DISCoRSo GRIGIo con Marco Cavalcoli

venerdì 14 ore 22 e sabato 15 ore 19Cavallerizza Reale, Torino prima nazionale

DISCoRSo GIallo con Chiara Laganidrammaturgia Chiara Lagani, regia Luigi De AngelisFanny & alexander

sabato 15 ore 21, domenica 16 ore 17 e ore 21Chiesa dei Batù, Pecetto Torinese prima nazionale

FERoCEMaDREGuERRa (del selvaggio dolore di essere uomini)di Francesca Bracchino, Francesca Brizzolara, Michele Di Mauro, Carlotta Viscovo

martedì 18 ore 19, mercoledì 19 ore 21Cavallerizza Reale, Torino prima nazionale - sottotitoli in italiano

PRoBaBlE TITlE: zERo PRoBaBIlITYdi e con Rabih Mroué e Hito Steyerl (Beirut - Berlino)

martedì 18 ore 21, mercoledì 19 ore 19Cavallerizza Reale, Torino prima nazionale - sottotitoli in italiano

MonEY – IT CaME FRoM ouTER SPaCEtesto Christiane Kühl, regia Chris KondekChris Kondek & Christiane Kühl (Berlino)presentato in collaborazione con Goethe-Institut Turin

giovedì 20 ore 19, venerdì 21 ore 21Fonderie Limone, Moncalieri prima europea

nElla TEMPESTa (animalepolitico project)di Daniela Nicolò, regia Enrico Casagrande, con Silvia CalderoniMotus

giovedì 20 ore 21, venerdì 21ore 19Teatro Astra, Torino anteprima assoluta - sottotitoli in italiano

GRaTTE-CIEldi Sonia Chiambretto, regia Hubert Colas, con Isabelle MouchardDiphtong Cie (Marsiglia)presentato nell’ambito di Face à face - Parole di Francia per Scene d’Italia, Torino incontra la Franciaprogetto Carta Bianca con il sostegno di Institut Français e Fondazione Nuovi Mecenati

venerdì 21 ore 23Fonderie Limone, Moncalieri anteprima assoluta

a QuESTo MonDo PERFETTo multiproiezione e concertodi alex Majoli e Fabio Barovero

Punto Vendita Torino: Cavallerizza RealeSito web: www.festivaldellecolline.itTel: +39 011.197.40.291 / 011.83.59.54

⤭: Festival delle Colline Torinesi_Torino Creazione Contemporanea☎: twitter.com/CollineTorinesi

Il Festival delle Colline Torinesi è stato sostenuto da

Regione Piemonte / Provincia di Torino / Città di Torino /Città di Moncalieri / Comune di Pecetto Torinese /

Compagnia di San Paolo / Fondazione CRT /Camera di Commercio di Torino / Sistema Teatro Torino e Provincia /

Goethe-Institut Turin / Fondazione Live Piemonte dal Vivo /ONDA / Institut Français / Face à face / Fondazione Nuovi Mecenati /

realizzato con Fondazione del Teatro Stabile di TorinoSempre

gli Amici del

Festival collaboreranno

alla serata finale. Parecchie

coperte (portate dal pubblico)

dopo essere servite come scenografia

per la Compagnia Motus, saranno

date al Gruppo Abele. Coperte come

simbolo di solidarietà, per ricordarci

che l’ingiustizia sociale è il

più impellente problema

culturale.