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Note Machiavelli Libro I

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Note al primo libro di Machiavelli a cura di Giorgio Ingles, OCR effettuato con Adobe.

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NOTE

Dedica

• Zanobi Buondelmonti: nato nel 1491, mercante e banchie-re, fu animatore con Cosimo Rucellai (v.), Battista Della Palla

Luigi Alamanni, delle riunioni presso gli Orti Oricellari (1512-12). M. gli dedicò, oltre ai Discorsi, la Vita di Castruccio Castra-rani (1520), e ne fece un interlocutore dei dialoghi Dell'arte riel/a guerra (1519-20). Nella primavera del 1522, il B. organiz-1ò, insieme con altri amici degli Orti, una congiura contro il t·ardinale Giulio de' Medici; scoperta li!. trama, riusci a fuggire e continuò la lotta in esilio. Rientrato a Firenze con la restaura-zione della repubblica (aprile 1527) morl, forse di peste, pochi mesi dopo. - Cosimo Rucellai: (1495-1519), figlio postumo di

osimo di Bernardo, succedette al nonno (morto nel '14) nella guida delle riunioni degli Orti. M. ricorda il giovane protettore, immaturamente scomparso, in una pagina introduttiva dell'Ar-te, opera in cui Cosimino figura come il principale interlocutore di Fabrizio Colonna.

5. per me medesimo: di mia iniziativa.

7. circunstanzie: aspetti (sue è rif. a cosa della frase prec.) -mostro: mostrato. - a qualche principe: ovvio riferimento, fra l'altro, alla dedica del Principe, e polemica allusione (nemmeno tanto dissimulata) a Larenzo de' Medici il Giovane [cfr. I. 56.4). - da ogni ecc.: per tutti i suoi diletti.

8. eleni: scelti. - buone parti: qualità.

10. Ierone: Gerone Il (306-215 a.C.), re di Siracusa, dal 265; cfr. Giustino 23,4 e anche Principe 6. - Perse: Perseo (213-162 a.C.), ultimo re di Macedonia (179-168). Un giudizio drasti-

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camente negativo sulla sua figura in Plutarco Ami. Paul

11. ecc. : l'illustrazione delle Deche liviane succe f la pnma, secondo quello che M. promette nel Proemio al Il '. afferma d1 scrivere «sopra tutti quelli Hb

L1v10 che de' tempi non ci sono stati inl cett1». -n_el PT1f!c1p10: .Proemio al I libro; si tenga pre

la dedicatona era ongmariamente collocata in coda al (cosl nelle stampe BG e nel ms. L) . - Valete: lat., t

LIBRO PRIMO

Proemio A

•È una prima redazione del Proemio (cfr. Nota al testo).

1. per essere: causale. - respetto: timore. - trita: calca cfr. Lucrezio 1, 926 ( « .. . peragro loca, nullius an

tnta solo ... »).

2. conato tentativo non riuscito. - discorso: e quenza, capacità d1 espressione.

. 3 .. sia_ suto comperato: sottintendi l'agente «da uno», ad n( feme.1 sgg .. appresso di sé, la sua casa. - latori: datori, lar. come 10 legislatori); cfr. Proemio B.1.

.. differenzie: contese, liti, regolabili sul piano delle legi (civilmente). - iudizii: sentenze (vedi oltre).

5. Perché ec;c. No.o .più che l'eco, in M., della disputa -e filosofiche generali - ""

medicina nob1l1or s!t che aveva animato l'umanesimo quattrocentesco. S1 noti piuttosto la rivendicazione d'indipen· denza cui la politica, l'arte dello stato, si differenzia da!la _gi_unsprudenza e si avvia a esser c"struita iuxta propri4 prmc1p1a.

7. il cristianesimo; cfr. II.2.26-37. Nella redazione B, la è trasformata in educazione: anche in II.2? altro, M. mtroduce la considerazione prudenziale che attnbu1s_ce _la decadenza non al Cristianesimo in sé ma alle «educazioni e. · false interpretazioni» che «hanno

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1111 tr religione secondo l'ozio e non secondo la virtù». -•il•1 o o ozio: cfr. il capitolo De/l'Ambizione, vv. 121-23

I•• lllt di potenza congiunta con viltà e ozio ha provocato la • 1111 degli stati italiani). - ·quel sapore ecc.: cfr. Livio I, r. ,, 11110: «questo soprattutto è salutare e proficuo nella cogni-

111111 d Ile storie, scorgere gli ammaestramenti d'ogni sorta 1li111 dalle antiche memorie, prenderne quel che sia da imita-' v rntaggio tuo e del tuo stato ... »; Polibio I,35: «la migliore

1 /' 'ruzione al vivere rettamente è la esperienza che si ricava I ,, toria delle vicende vissute ... ».

Il pigliono ecc.: qualche eco di Polibio 9,1, dove si distingue 111 1 t riografia di tipo narrativo da un'altra, dominata dall'io·

I 1 " politico. -li uomini ecc.: cfr. 1.11.26, 1.39.2; II. Pr. 12; 111 ·11.3; una prima formulazione del postulato è già nel discor-" IM modo di trattare i popoli della Valdichiana ribellati, del I itl l. La presupposizione del fatto che, attraverso il variare •I• li vvenimenti, giochi tuttavia un elemento di uniformità, di • · ulnrità, nel comportamento umano, è-come si comprende

. enziale per lo sviluppo di un pensiero politico formato 1111 11 «lezione delle storie» e sulla conseguente «imitazione» dei 1 indi modelli del passato classico. Per altre considerazioni,

I lr . II.5.2 .

1 • intercetti: tolti; come è noto, dell'opera liviana sono con· 1 rvati soltanto i libri 1-10 e 21-45, sui 142 originari (ma i Il. 41-1 vennero in luce solo nel 1527). Il p . Walker crede di intende-11 che M. voglia occuparsi dei libri liviani che «have not their 1 ontinuity broken by the malignity oftime» (p. 272), ossia della ola prima deca: deve essere stato influenzato dal Proemio B

1 h , in luogo di intercetti, reca interrotti ( v.). Ma Il interrompere In certamente per "distruggere", "far perire" : «ogni cosa mor-

111 tempo interrompe» (Petrarca). Che M. pensasse, o forse la ·asse credere di pensare, a una continuazione.dell'opera è t • timoniato dalla Dedica e da III.1.41.- dee/orazioni: chiari· m nti , commenti; nella redazione definitiva: discorsi, che sug-

risce l'intitolazione generale dell'opera.

10. da coloro: allusione agli amici degli Orti (cfr. Dedica).

Proemio B

•È la redazione definitiva del Proemio (cfr. Nota al testo).

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1. dalori: vedi A.3.

5. educazione: vedi A.7.

7. inlerrotti: vedi A.9. - discorsi: vedi A.9.

I 2. datori. Mazzoni ha latori, da PA, confortato dall'autopalt

del Proemio. Ma la tradizione impone qui <Wtori (L+G; kgUl/tt tori io B); l'abbandono del latinismo può ben rispondere a Wll volontà d'autore (<Wtori di legge in Arte 1, 312 a; nella red definitiva del Proemio, <Wtori [LGB] contro latori dell'abboZlo Le G convergono su datore/i anche in 1.42.3 e 11.1.7 [in sempre la variante facilior legislatore/i]). - aggiunse: pe venne.

4. dispersi. Cfr. I.2.14 [ma nota la differenza tra i due luoabl qui, tra la «dispersione» ferina e il costituirsi di un vero I proprio consorzio politico, si delinea una forma intermedia, (Il «piccole parti») che, pur restando compresa nella «dispenio-ne», esprime un minimo grado di aggregazione] e Aristotele Polit. 1252 b («narn per agros dispersi erant» etc.J, Diodoro 1,1 [«homines primitus natos vitam inconditam et belluinam egisle memorant, ut qui sparsim ad pascua exierint» etc.]; «multitudo dispersa» etc. in Sallustio Catil. 6. - parti: villaggi. -per il silo ecc.: per la debolezza del luogo, difficile da fortificare, e per la scarsità degli abitatori. - ridotti: ricoveri, luoghi di abitazione. - subita: facile. - si ristringono: si riuniscono.

6. Téseo: cfr. Plutarco Thts. 24; la raccolta anche da Tucidide 2,15. - l'altra: sulla fondazione di Venezia, a opera di Veneti fuggitivi davanti agli Unni (451 d.C.), cfr. lst. fwr. 1,29 (da Flavio Biondo, Decadts 1,3 ?). - avvenimento: venuta. - declinazione: decadenza.

7. ozio: pace. - non avendo ecc.: una striscia di banchi di sabbia proteggeva le lagune dalle tempeste dell'Adriatico. -navigii ecc.: navi per poterli aggredire. - ogni ecc. : anche un inizio cosl modesto.

8. per difesa ecc.: cfr. Princ. 3. -Alessandro: vedi oltre.

9. processi: progressi, acquisti. - i capi: le capitali. 192

111 o edificata ecc.: la prima ipotesi risale a Leonardo Bruni

\ltfl t fior. I), la seconda si avvicina a quella fon.nulata dal t•linano (Rubinstein). M. tornerà fior. ' - Di grande interesse il rapporto con Gu1cc1ard1m, Cose

/,. •11'11tine I, 33 sgg. Ridolfi.

11. Moists: cfr., per es., Numeri 32, 33-42. - di IW•ll'O: come il lat. ex novo; ossia, in un luogo dove non era li un insediamento precedente.

I t elezione: scelta (subito dopo, contrapposto a nece.ssiltl, av1l il senso di "libera scelta").

14. per necessittl: cfr. Curzio Rufo 4,3 ( «effi.cacior omni arte 111 l·cssitaS»). - è da la quesu<?ne è 111 Aòstotele Polit. 1326 b. - Raug1a: Ragusa, m Dalmazia, fu 111111 libera repubblica marinara; conobbe il suo periodo di mas-.11110 fulgore tra il 1410eil1526, anno in cui dovette accettare la prntezione del Sultano.

J5. potendo per la ubertà ec_c.: offrendo la del suolo i mezzi per consentire la crescita delle popolazioru.

17. amenissimo: cfr. Diodoro 1,10; Giustino 2,1. - dalle lt·ggi: cfr. 1.58.9 e n. - spenti: cfr. II.5.11.

18. Mammalucchi. Con tale nome si indica la casta militare che dominò l'Egitto dal 1252 al 1517. l'uman Bey, fu sgominato e spossessato dai Turchi d1 Sehm I.

19. Dico ecc. Ribadisce che il pericolo insito nella fecondità di una regione (la soddisfazione troppo facile dei bisogni accele: ra la corruzione dei popoli) può essere stornato attraverso leggi e usanze opportunamente indiòzzate alla fo.rt!ficazione della virtù. Il nesso ozio-leggi-virtù viene a M. da L1v10 che, a propo: sito di Numa, osserva: «dopo aver con patll tutti i popoli vicini, affinché l'animo (dei Romam) che.il llmore dei nemici e la disciplina militare avevano tenuto m !Teno, libero ormai dalla minaccia d'un pericolo esterno, non s1 ram-mollisse nell'ozio, pensò di suscitare in i:sso il timore degli dei, mezzo veramente efficace con una gente mcolta e rozza» (1,19). Vedi anche Aristotele Polit. 1334 a.

20. Alessandro: cfr. Vitruvio 2, 1-4.

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21. grassezza: fertilità.

22. Sft.Sse: numerose. - per molti secoli: fino aJl'etl Gracchi, secondo M. (cfr. 1.4.S).

23. seguite ecc.: accadute per decisione collettiva o per in vento dei singoli.

Il 2. leggi e ordini: formano qui un insieme non differenziato.

I.18.7 sgg. M. distinguerà, attribuendo a ordini il senso "costituzione politica" (ma qui anche il solo leggi viene usato tale accezione "forte", cfr. par. 4).

5. più che ottocento anni: ai «cinquecento• di Plutarco (L}li 29), corrispondenti ai secoli IX-V a.e., aggiunge gli anni lii all'assorbimento di Sparta nell'Impero augusteo. Cfr. uclll Arte 1,311,b. - abbattuta a: imbattuta in.

9. Firenze. Tra il giugno e il settembre del 1502, Arezzo t Il Valdichiana si ribellarono al dominio fiorentino, mentre Cellll Borgia si impadroniva di Urbino e aumentava la pressione mlii T?scana. In <J.Uesta situazione di eccezionale pericolo, il Coall-glio Grande s1 decise ad approvare l'istituzione del Gonfalo8"' rato a. vita (26 agosto; cfr. UI.3.9); pertanto M. può dire dli l'«acadente» di Arezzo riuscl a «riordinare• Firenze. Esanao mente dieci anni dopo (29agosto1512) truppe spagnole miterl a sacco Prato, provocando la caduta del Soderini e la fine della repubblica (ctr. 1.7.14).

. 10. alcuni ecc. .• da qui in poi, Polibio: «la maggior parti di coloro che vogliono darci un insegnamento sistematico • questo. argomento, enumera tre forme di governo, chiamati nspettivarnente regno, aristocrazia e democrazia• (6,3,5). Ola nel.le Parok da dirle sopra la provvisione del danaio {1503) M. scnveva: •Tutte le città le quali mai per alcun tempo si ICl9 governate per principe soluto, per optimati o per populo ..• •

11. di sei ecc.: sei forme di governo; cfr. Polibio 6,4,6. La classificazione risale a Platone Polit. 302 e ad Aristotele Polli. 1279 b (dove si distinguono le forme rette dalle oblique secondo che, nei diversi casi, il monarca, i pochi o la massa governino

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tttr 11 bene comune o per il proprio interesse particolare). -I r111i1iosi: nocivi.

I }. propinquo: vicino. - facilmente: attenua l'assolutezza lt111logica" del xm:à cpl)crLv polibiano. - licenzioso: traduce la

41,.,,wkratla di Aristotele, la ochlokratia di Polibio, la democra-1 u 1h Tommaso e Dante.

I 3 similitudine: per Polibio le fome cattive sono «congenite• uuµcpui\) alle buone. Parlando di «Similitudine• tra la virtù e il wm, M. vuole indicare che il "vizio" è intrinseco all'apparente .v 11 tù• delle tre forme rette, le quali nella loro unilateralità 111110 anch'esse «perniziose•, anzi «pestifere• (par. 26).

l·t a caso: ossia, da ogni "disegno" di , 111 attere provvidenziale ( cfr. Dante In/. 4,136: «Democrito che 11 mondo a caso pone ... •, e la chiosa del Buti: «Democrito 1110,ofo ... negò la provvidenza tenere l'arbitrio e pose caso e fortuna•); è anche diverso dal qivotx<i>ç di Polibio, dove c'è il !M"nso di una "legge di natura" che governa la storia umana. -wl principio del mondo: ma, nella fonte polibiana, sono «diluvi '' pestilenze o carestie• a distruggere periodicamente la civiltà, 111 acciando ogni volta gli uomini in una condizione ferina. e Jucsta prospettiva, che si connette alla tesi per cui il mondo 11on ha «principio» ma è eterno, sarà assunta da M. in II.5; per l'11npostazione che, invece, qui prevale, cfr. Lucrezio 5,495 sgg,

sgg. - sendo gli abitatori ecc.: cfr. Lucrezio S,932: •uol-r.111ago uitam tractabant more (e anche Diodoro 1,8 1111. già in I.1.4n.]; cfr. Sasso Studi 168). -moltiplicandoecx:.: eh Polibio 6,5,6: «ma quando da quel poco che è rimasto, come ila un seme, torna a svilupparsi col passar del tempo la moltitu-rhne degli uomini, come sucx:ede agli altri animali, anche su loro, quando si riuniscono (ed è ovvio che tutti quelli di una 11cssa stirpe si raccolgano insieme per ovviare aJla limitatezza 1ldla loro natura), necessariamente chi eccelle per forza fisica e •rdimento prende il sopravvento e comanda ... Questo modo di 1111vemo potrebbe dirsi monarchia•. Per Polibio «è ovvio• \.6ç) ossia è opera della natura che gli uomini si associno; M., 1 ho ha sotto gli occhi anche lo schema lucreziano (delineante piuttosto un'associazione di tipo "contrattualistico") non si di-1 h1ara e si limita a registrare il fatto che, cresciuti di numero (moltiplicando la generazione) gli uomini crearono una colletti-vità [vedi 1.6.8). Per quanto riguarda, invece, la scelta del più 111busto e coraggioso come re, mentre Polibio dice che, come

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tutti gli animali, anche gli uomini «Obbediscono ai più forti•, M. individua nella «necessità di potersi meglio difendere• Ulll cagione più concreta dell'elementare pactum subiectionis COD cui gli esseri umani si legano al loro monarca.

15. Da questo: collega a pere/il della frase sg. Qui M. ri .... me Polibio 6,6,6-7, senza introdurre innovazioni, ma elimin .. do ogni riferimento al nucleo familiare in quanto ente «natura-le• e intermedio fra lo stato «bestiale» e quello associativo-politico. -perniziose e ree: pericolose e delittuose. -conlrflf• ce.s.si: trasgredisse le norme.

16. non andavano ecc.: cfr. Polibio 6,7,3; il greco distingue tra monarchia (fondata sulla forza) e basiUia (fondata sulla giustizia), e M. chiama capo il primo monarca e principe l'altro.

17. Ma come ecc. Riassume Polibio 6,7 ,6, senza innovare, ma soffermandosi sulla fine della monarchia elettiva; un tratto pià storico che psicologico-morale interviene, quindi , a spiegare il procedere della corruzione. Da tiltt'altro punto di vista, l'eredi-tarietà dei principati è discussa in Princ. 2.

18. Da questo ecc. Continua a parafrasare Polibio (6,7-8) ma aggiunge alla caratterizzazione della aristocrazia la ricchezu, ossia un dato obiettivo di diseguaglianza sociale. Anche nella delineazione del trapasso al governo ottimatizio, M. si diSCOlta dalla sua fonte: i Grandi, i "ricchi", preesistono come gruppo sociale alla ribellione antimonarchica (mentre in Polibio l'ari-stocrazia è una élite di spiriti superiori che prendono consapevo-leua di esser tali nel momento in cui avvertono più degli altri il peso della tirannide); in M. il popolo segue «l'autorità di questi potenti» (in Polibio esso «si procura dei capi•); soprattutto, in M., rovesciato il tiranno, i Grandi «costituiscono di loro mede-simi uno governo» (mentre per Polibio il popolo •concede• il potere ai migliori «per gratitudine•). M., insomma, rafforza notevolmente l'identità sociale e politica degli Ottimati, coe-rentemente alla cosiddetta dottrina degli «Omori• (vedi 1.4).

19. quello spento: una volta eliminato il tiranno.

20. e nel principio ecc.: Polibio 6,8,3. -avendo rispetto ecc.: facendo tesoro della fresca esperienza della tirannide.

21. Venuta ecc. Riassume Polibio 6,8-9; ma aggiunge che i 196

KIOVani aristocratici non conoscon? la fortu-na•: essi non hanno fatto- come 1 loro aVl - espenenza della mutazione e non ne hanno nemmeno la nozione teorica, cosl c;he le azioni non sono guidate da un criterio politico r fficace (cfr. Parole da dirle .. . : «Voi non vedete .. . della fortuna• ). Nota che, anche in questo l ered1tanetà vale come fattore di indebolimento e decadunento del potere. Si osservi la complicata sintassi del brano: una ternparale («Ve-nuta .. . figlioli• ); una relativa («i quali ... feciono ... •), a volta reggente una serie di dipendenti; ( 1.:hé ecc.• ) che è in realtà la propoS1Z1one -:- c1v!le t qua/ità: in Polibio è n?ÀL tLxt'} lessico no la civiltd è sostanzialmente 1'1mpeno delle leggi (nel senso re; il quale .ctr. Polit. 302-?03) e 9uindi 111tuazione m cw 1 comportamenti del «corpo• w no orientati al bene comune. In questo senso, possono dirsi -civili» le forme di governo "rette" (oltre che, ovviamente, il

"misto" ; v. oltre) man<;>": quelle in cui regna la forza dell' interesse partigiano. - muustra: strumento.

22. Ed essendo ecc. Continua la parafrasi polibiana (6,9, 2-3), ma questa volta M. integra la fonte, il ragionamento su di un piano di concreta stonco-politica: Specificando che il lo stato «m. modo che né 1 pochi potenti né uno pnncipe vi avesse autontà alcuna», M. individua in un difetto isùtuzionale (e non Ìn un "vizio" psicolo-gico-morale) la «cagione• dell'inevitabile trapassare della «de-mocrazia» in «licenza».

23. qualche riverenzia: un certo rispetto del bene comune Polibio 6,9,4) . -massime spenta che fu: soprattutto quando s1 •pense. - alla licenza: Polibio la chiama ochlokratla, governo della plebe, o anche cheirokratla, della f?rza bruta; c;redo comunque indispensabile distmguere la. cheiro_kratla -c;he è pur sempre una politéia - .da 9uel finale «lmbestiamento» m cui il ciclo si conclude e ricommcia. In M. la cosa è presentata un po' diversamente (vedi oltre). -non.si ecc.: non valevano più legami di rispetto né tra e pnvato, privati e autorità. - ciascuno a modo: li «c:<>rpo• parrebbe essersi e la vcrur coincidere con la «best1ahtà• ong.mana. - costretti per td ecc. : anticipa l'alternativa tra la "costituzione" (o ri-cost1tu: 1.ione) che si attua per un condizionamento da di «accidenti• esterni e quella che si attua secondo il "suggenmen-

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Marco Baio
Page 7: Note Machiavelli Libro I

to", il di un «savio• legislatore (Polibio 6,9,9, semplt cemente: il popolo «tornato a una condizione di le ... trova di nuovo un padrone e monarca•). Il problema • era posto, da M., all'inizio del circolu iei governi: la prilli costituzione monarchica, infatti si determinava senz'altJ'() necessità". - per fuggire: o per fuggire il Mazzoni (e cosi LBqJ ma un errore, che caratterizza tutta la tradizione, percW Il finale per fuggire dipende da si ritorna ecc. e non wole alcull disgiunzione.

24. il cerchio. Cfr. Polibio 6,9,10: «Questo il ciclo (lavoa x(nc.>.uxnç) delle forme di governo, questo il naturale orctial ( cp'Ò(JUl)ç olovoµta) secondo cui esse si mutano e si trasfol'IDIDO e nuovo allo stesso punto». - republiche: qui, ovviamente, stati . - ma rade ecc. Staccandosi ormai dalla propria fonte, M. osserva che «quasi nessuna republica• pu6

e ripercorrere indefinitamente il circolo dei governi, perché, dt solito, uno stato che sia scivolato nella disgregaziODI e nella debolezza, diventa preda di un vicino «meglio ordinatoit In effetti, la dottrina della ciclicità esposta da Polibio nom suppone •la republica» si muova lungo il ciclo, ma che, ml sostrato dr un «popolo• (n>.ij&ç) - costituito come ente di natura, in relazione al "grande ciclo" dei diluvi e dei catacliaalA -si svolga il piccolo ciclo delle forme politiche. Come pensare1 del che una •repubblica» possa ritornare «ne' goverm

quando nel ciclo, tra l'apparire e il riapparire della forma, deve darsi un punto (la barbarie) di com-

pleto anruentamento della statualità, e quindi la soluzione di ogni politico-istituzionale? Di sl giu· sto nJevare con M. che la repubblica può assai difficilmente reintraprendere il ciclo, perché, giunta al punto più basso, eua viene di nonna assorbita da un altro stato. Ma a ben guardare,

se la conquista non si verificasse, la repubblica seguitando nel non potrebbe non dissolversi. E una nuova repubblica che nemergesse, poi, dalla barbarie, che cosa avrebbe in comu-ne con la precedente? Si ricordi che, per M., gli uomini passano dall'«errore ferino• senz'altro al «corpo misto•, alla repubbli· ca; e per tanto egli non può risolvere polibianamente la questio-ne ponendo che sia il "popolo" a «rigirarsi» tra le forme cU governo: dal suo punto di vista, "popolo" non pensabile

da "repubblica" (se non, in negativo, come ma· tena umana atomizzata e priva di identità e come non-popolo; cfr. in Livio 1,8 il passaggio della multitudo a popu/111 attraverso le •leggi•). M. deve essersi accorto che, date queste 198

11r111esse, la barbarie diventa E. infatti, f1n .mdo Polibio 6,9, ba trasformato 11 1 1h,1rie-monarchia in un passaggio licenza-pnncrpato: Ma ctò Il• uc in discussione il meccanismo del ciclo, quale si era venuto ti hneando; perché il monarca si afferma "di necc:ssità"

della barbarie, ma è appunto la barb.ane -e non il 1111111:1pato-la "necessaria" risoluzione della Il pas-••e1t10 non po!J'à dunque attua_rst nel d ila necessittl del ciclo, ma propno come tale 1 L'utilizzo dello schema polibiano trova qw il suo limite l11111perabile.

nel travagliare: nel cambiare forma (c.rr .. Dante Par. Il 114 e Purg. 31, 126 [var. Co Laur)). -consiglio: prudenza, 111rlhgenza politica. - infinito tempo: ma cfr. la nota al par.

'J.7. Talché ecc. Cfr. Polibio 6,10,6-7: ciò, t h urgo non forma e di , nere, ma riunl ms1eme tutti i delle h•i me politiche, affinché nessuna .d1 esse, del 11 , • sario, si volgesse '.l1la corruzione ma "'"' l'una con l'altra s1 mantenessero mvece 111rnti e senza supremazia dell'una sull'altra, cos!cché il 111nanesse a lungo in stabile equilibrio». Sulle difficoltà 11 motivo polibiano della «costituzione mista• cfr. Sasso Studi JK-1 sgg. La contraddizione in cui si il pens.atore S!eco, 11.1 necessità naturale del ciclo e poss1b1htà della mikté, è ,1,1 M. attraverso una diversa tendenza dei 1 urpi politici alla corruzione: mentre Polib10 11 identifica con il circolo stesso dei goverm, m .M. essa s1 p11: enta come una «inclinazione delle cose che la virtù attenta lld legislatore può interrompere,. (Sasso).

28. Licurgo: mitico legislatore. spartano (VIII sec. a. <;. ?) , di , ui M. ha notizia attraverso Pohb10, Plutarco Lyc., Aristotele 1•11fit. passim, - le .parti _una p11,1zione determinata (Polib10 spiega p1u m dettaglio il b1lan-1.1mento delle forze).

?.9. Solone: legislatore ateniese (640-560 a.C.); fonte di M. è ,1u1 Ia Vita plutarchea, che narra gl_i della tirannide di 1'1Mstrato (561). Dei figli e success?n dr Pists!fato, Ipparco fu 11tuso da Armodio nel 514 e lpp1a fu scaccrato nel 510. La

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democrazia ateniese venne allora riorganizzata da Clistene ( cfr. Plutarco Pericl. 3); solo durante la guerra del Peloponneso D partito oligarchico riprese il sopravvento (411; cfr. Tucidide 8, 67-68). Il giudizio negativo di M. su Solone non è conforme, per

a quello delle fonti greche (cfr. Plutarco Sol. 16-19). Si noti che anche l'esempio ateniese-col suo oscillare tra demo-crazia, tirannide e ancora democrazia - male si dispone nello schema dell'anakjklosis (Sasso). - per ordinarvi: causale, "avend?vi ordinato". - la riprese: ella (Atene) ripristinò. -del/'urnversak: del popolo. -nientedimeno: non di meno. -M mescolò: rif. a constituzioni.

30. il contrapposto alla volontà di un singolo ordinatore come Ltcurgo, non rappresenta certo la cieca accidentalità, ma bensl I' "anonimo" operare degli uomini nella storia; Polibio 6, 10,13-14: «I Romani pure arrivarono infine alla stessa sistema-zione de.Ila vita pubblica nella loro patria: non per razionale

).6y?") attraverso molte lotte e agitazio. ru, sempre scegliendo il meglio per l'esperienza stessa che nelle loro vicende acquistavano».

. 31: la di «Sortire uno uomo sl prudente che gh dia leggi ordmate m modo che sanza avere bisogno di ricor· reggerle, possa vivere sicuramente sotto quelle» (par. 4). -la

quella di avere il •principio buono e atto a diventare migliore» (par. 7). - difettivi: manchevoli (era una monarchia, infatti).

32. molte e buone leggi: vedi oltre. - ancora: anche. -v.ivere libe"!: sostanzialmente sinonimo di repubblica "mista" (m più debole vale "repubblica" contrapposto a regno; vedi poco oltre).

33. avvengaché: benché. - l'imperio: il potere. - discorsi: esposti poco prima, nella descrizione paradigmatica del "ciclo". - due consoli: Lucio Giunio Bruto e Lucio Tarquinio Collati-no. - Il nome ecc.: cfr. Livio 2, 1 («i primi consoli ebbero tutti i diritti e tutte le insegne dei re»). -i/ Senato: in effetti, il Senato

creato da Romolo (Livio 1,8), come M. ricorderà più avanti (1.9.11), la prima e paniate mikté fra monarchia e aristocrazia risale aUe origini stesse della storia romana. Il passaggio alla repubblica non introdurret.. "C quindi alcuna no-vità strutturale, limitandosi semmai a ripristinare una situazio-ne che la corruzione dell'elemento monarchico aveva alterato 200

(con Tarquinio il Superbo). realtà.è avvertibile sin d'ora la difficoltà di far «correre» l'antica stona romana, come la narra Livio, sullo schema «ideale eterno» tratto da Polibio.

34. di sotto: al cap. sg. - la sua la il ricono-scimento politico dovutogli (come, ptù avanti, il grado) . -:--restassono: è una consecutiva (fu costretta a concedere ... ma m modo che restassero ecc.)

35. pill stabilito: reso più stabile. - tutte le tre ecc.: Polibio 6 11 («tutte e tre dunque le forze di cui prima ho parlato

potere nella repubblica»).

36. la fortuna: M. sta già una d<?I tradizionale tema della «fortuna dei Romam,. (per cui vedi, ovviamente, 11.1). Ha già detto prima che Roma eblx: nel principio soltanto una .cseconda fortunlllt, la quale .poi tutta s1 risolve nella virtù del suo fondatore. Adesso scnve che col favore della fortuna Roma divenne una «repubblica perfetta»; ma nei capitoli che subito seguono risolverà per intero quella "fortuna" nella geniale trovata del Tribunato plebeo .

III 2. vivere civile: qui vale in il

più ristretto e puntuale che ha d1 m I.2.21. - rei: inclini al male. Non dice che uo.nuru sono malvagi, che il _deye pres':'pf!orll tait, e deve, quindi, ordinare leggi e 1st1tuz10111: capaci di tenere .a bada la forza distruttiva che dalle loro pass1oru può scatenarsi. La «ma: lignità» di cui M. P'.1fla è che prepotente degh uomini a regolare 1 propn rapporti sulla base dell mteresse. e della forza, senza rispetto ai di e "male"; m questo universo, per poterlo dominare, la pohttca deve entrare "alla pari" , come forza tra altre forze. - sta ecc.: celata per un certo tempo. - procede ec:c.: qui .1 espressione non è interamente perspicua, ma sembra di dover intendere che l'aggressività, la «malignità» degli uomini, rimane fino al momento in cui si imbatte in un «contrasto» (I' del contrario»), cosa che, nel procedere del è mev1tab1-le. Più in generale, il primo capoverso - teont? - non pare ben legato con l'esempio che segue . - zl tempo ecc.: modo proverbiale (cfr. ad es. Gelbo Noctes 12,11).

201

Page 9: Note Machiavelli Libro I

3. !'arev_a ecc.: tra la mllrte di Tarquinio I le «in1unac• patrlZì alla plebe, si trova in Livto 2,21 La caccaata dcl re SJ data al 510 a.e., la sua morte al 495. avessono diP,osro_ si noti fin d'ora che M. presenta • «omore• «corrotto• già prima della instaurazioae della ID termini "polibiani", M. delinea qui UI

diretto dalla (ma cfr.· la n. a I.2.33) all'ollo dal moi;riento che l mtermczzo d1 buon governo otti ..

bzìo un 4(mgllll?o•, e il risultato di un transitorio stato di necessità (sotto la nunaccia dcl re in esilio; e cfr. anche Uvto 2.'9). - da qualunque eoc.: da chiunque anche di infima condl-Done. '

4. come prima ecc.: appena furono morti.

5 .. cfr. un bene connotato in semo (cosl pure il buoni dcl par. 11·>1

cosl che d bene s1 nsolve di fatto nella necessittl stessa che IO pone. Ma per M. la nelle 4(C0SC• politiche, non sem-

per cosl due, tutto l'orizzonte; e non sempre I immediata.mente. L'agire umano può dunque cl•

sperdersi se non interviene una qualc:bl nec;ess1tante. m caso, bisogna intendere (Il

là deU accentuazJone espressiva) che l'incapacità di opel'IN il "bene" n?n si pone come un antropologioo

assoluto. alla umano appartengono, infatti, tanto la aJ la forza ordinatrice della •let-

gc•, ID un nesso dialettico che crea la politica e la storia.

1. la legge: come già in 1.1.16, viene fatta valere in sostituzio. ne della per natura, ovvero della 4(consuctudinc• 1 oper8!c Il bene. Nota però che, nel caso della nobiltà romana, non SJ dalla consuetudine• alla «.legge•, ma eia ui;ia forma d1 necessità forzata (la vita di Tarquinio) a un'altra (U tribunato plebeo).

8_. convenne pensare: il 4(caso» (I.2.30) si specifica in Wll ragi.one _uma_na ma, mentre. a Sparta la ragione

SJ era (ossia "prima" della sto-na), a essa s1 d1sp1ega a nscontro de"i; accadimend "nella" stona. &" '

9. ro.mori: tumulti. - scandoli: disordfoi. - ordinarono: sogg. "1 Romani". - Tribuni: cfr. livio 2,33. Il tribunato fu

202

lluito, secondo la fonte, nel 494 a. C.; i nuovi magistrati hvevano il potere di vietare o cassare atti e decreti lesivi della plebe, ed erano sacrosancti, ossia inviolabili (M. attribuisce

ai Tribuni preminenzie, "poteri", e riputazione, 11utorevolezza"). -mezzi: i Tribuni sono detti "mediatori" tra

l'lcbe e Senato, mentre la fonte stessa (fedele alla verità storica) Il presenta come una magistratura strettamente partigiana. Per M , i Tribuni, pur essendo espressi dalla Plebe, non sono un mero contrappeso al potere del Senato, ma realizzano, per 1\lltuto, la mediazione. A rigore, dunque, essi sarebbero l'unica li1r za propriamente 4(statuale•, stanti la indistinzione di politico 1 nel Senato (vedi 1.2.27) e l'evanescenza della figura 11:gio-consolare. Ma vedi cap. 5. - ovviare: contrastare.

IV 2. tumulti: narrati da Livio 2, 23-24, 27-32. - molti: cfr. la

111lessionc dei capi etruschi in Livio 2,44; ma soprattutto Ago-1mo, De civitate Dei. 3, 16-17, che utilizza brani delle Historiae

1h Sallustio. Tra i moderni, Giorgio di Trebisonda esalta Vene-"'' contro Roma (che •numquam una civitas fuit») e il motivo viene ripreso spesso nella cultura veneta del secolo XV. Si può , usl saldare, nel segno della polemica contro il "modello vene-11imo", questo capitolo al sesto (Sasso). - tumultuaria: scon-volta dalle discordie. Può essere interessante ricordare come F. Cìuicciardini abbia in seguito fatta propria questa tesi: «Dico 11ncora che el governo di drento fu tumultuoso e pieno di edizione, che se non fussi stata sl vigorosa la virtù militare

11rebbono molte volte precipitato quella republica [di Roma]» (Dialogo del reggimento di Firenze).

3. occorre: avviene - buona fortuna. L'analisi della «fortu-na» dei Romani sarà svolta compiutamente nel primo cap. del ccondo libro; qui, intanto, ai 4(detrattori» di Roma, M. replica

piima 4(in universali•, richiamando la consequenzialità tra buo-ni ordini e fortuna (cfr. anche 1.11.17 e Princ. 12), e poi viene al •particularc•, ossia alla discussione delle discordie civili.

5. due umori: due "forze"; mail termine, di origine medica, si Ile ve mettere in relazione all'idea che M. ha delle «repubbliche• l·ome di 4(corpi misti• (cfr. 111.1.3), le cui parti stanno, fra loro e alla totalità, come gli «umori• di un organismo vivente stanno fra loro e al corpo nel suo insieme. La dottrina dei due 4(umorii.

esposta in Princ. 9, in tennini molto vicini alle righe che qui si

203

Page 10: Note Machiavelli Libro I

ripresa poi nelle lst. fior. (3.1.), ma entro• ragionamento alquanto diverso. L'intuizione, o piuttosto Il metafora, dello stato come organismo trovava M., per es., Il Aristotele Polit. 1302 b; in Polibio 6,57; nell'orazione di Meneo nio Agrippa (Livio 2,32). Per quanto riguarda la tradizioal medievale, cfr. almeno Egidio Romano, de rtg. princ. 3,2,S. Negli scritti machiavelliani, la metafora stato-corpo si trova ... nella lettera "pubblica" del 17 luglio 1505. - popolo ... granllli il sistema machiavelliano riflette insieme il modello romano e Il situazione fiorentina, mossa, ancora ai tempi di M., dalla coa-trapposizione tra le famiglie aristocratiche e quelle «popolari»

possibile ricavare una definizione sociologica o cconodo ca dei due «omori» machiavelliani (e comunque il tema noa potrebbe essere affrontato a prescindere da un'analisi delle Istone fiorentine) . In estrema sintesi: la differenziazione della

per M., originale e il gruppo dci «grandi» rappreo senta il coagulo degli clementi qualitativamente superiori; que-sti sono però anche i primi a "corrompersi" e a volgere le loro qualità contro la repubblica. Per una diversa detcnninazione della figura dei «gentiluomini», cfr. I.55.17-18. -t come""" ecc.: l'argomentare prende, come nel titolo del cap., una forma volutamente paradossale. Si intenda che non la «disunione» iD

ma il modo con cui la disunione fu, insieme, accettata t dominata «fece libera e potente» Roma (vedi pià avanti) . -pM di ecc. : dal 510al133 a.e. (elezione di T. 'Jracco al tribunato). - i tumulti ecc.: osservazioni di analogo .enore in Dionigi di Alicamasso Antiq. Rom. 259 Rciske, e Plutarco Tib. Gr. 20. M. ha sott'occhio, ovviamente, anche Livio 2,29 (« ... consulum intercursu ma sedata est, in qua tamen sine lapide, sinc telo plus clamoris atque irarum quam iniuriae fucrat» ); 4,9; ecc. La valutazione può risultare, nel complesso, storicamente non ineccepibile: ma si tenga presente che il caso delinea· to in funzione di una fortissima polemica contro la tradizione politica fiorentina, caratterizzata da conflitti sanguinosi e di· struttivi (cfr. lst. fior. 3,1).

6. si possano: indicativo, forma vernacolare. - differenzie: contese interne. - in danari: al pagamento di multe.

7. il fine: il risultato.

8. i modi ecc.: cfr. sempre la narrazione liviana. - partinl ecc .. allontanarsi la Plebe da Roma (Livio 2,32: ritiro della Plebe sul Monte Sacro). - l'ambizione sua: che per M. li 204

, holve nel desiderio di non essere da' (Princ. 11 e qui I.5.8). Solo in uno stadio ulten.ore. 1 del 1 Kipolo, corrompendosi, si indirizza ad altn obtettivt ( cfr. I.37) ·

valere del popolo: essenzialmente'. (I.6.17 sgg). dare il nome: arruolarsi (cfr. l'episodio m L1v10 2,28) .

9. liberi: ossia non corrotti (cfr. nota prec.) - suspizione: ., petto.

10. concioni: orazioni (come quella, appunto, diM. , hc persuase i plebei a ritornare in città dopo 1a.secess1onc dcl Monte Sacro); oppure: lat., assemblee (come m I. Il r·nso è il medesimo, e cfr. 1.54. -:--. pa.rlando,

ild _capaci della verità: capaci d1 intendere ti vero. --:-< 1cerone de amicitia 95 Laurand. - cedano: ancora un md1can-vo in -ano.

12. furano: furono (vedi n . 6). - guardia della /ibertcl: vedi 1 .1p. sg. - mosterrà: mostrerà.

V 2. Quelli che ... hanno ( ... ) ... : le pià

necessarie cose ordinate da ccc.)_per nlevare I , ,1 dell'agente (i «prudenti» ordmaton). -: una

11 ra l'idea tradizionale del governo misto come di forze · la «guardia» identifica qualche cosa dt

,:olto simile a un potere "di ultima istanza•: (che nel popolo proprio in dt

non essere dominato» dai grandi, e st so?d1sfa senz altro · libertà», ossia nella garanzia di ix:r gh ·•omori»). - dura: come si chiarirà ! ti ilurata è decisivo per la formazione di un giudwo sugli «Ordmo· 1h una repubblica.

4. Lacedemonii: Spartani. Nella ".<>stituzio_ne i hanno la funzione di tutori giustlZla

Ci,10,9). Per l'interpretazione in chiave dt anst?cra-1 ca della costituzione spartana, M . deve serv1rs1 anche d1 Plu-

(Lycurg.), dove leggeva che il come •zavorra» , manteneva «stabile e sicura» la repubblica; e soprattutto dopo Licurgo, Polidoro stabin un pote.re di veto del Senato e et Re contro decisioni cnon del (c. 6). -Viniziani: vedi oltre. - appresso de Romam ecc.: sviluppa un

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Page 11: Note Machiavelli Libro I

ac:cenno _liviano in cui le prerogative della Plebe sono .. . (3,53). In Diodoro 12,25,2 i Tribum

qr6.Àaxas TI)s 'fti>v noÀn<i>v lleu&EQCas, ollil mentre Polibio 6,14, argomenta Il

democratica" dcl governo misto in venioae senza citare specificamente il tribunato. M. ba visto

I enorme potere che, almeno in linea di principio, si velUll mani dei Tribuni, grazie all'inviolabilith Il

d1 «il .console si arrende al divieto (dci tribuni) e Il loro giudizio, il si .arrende al console» (Momm-sen). Il Senato, m segu1to, nacqwstò iJ potere "di ultima istuo za" (per es. con l'istituto del senatus consultum ultimum). Vedi anche 1.50.5.

6 .. teoriche. - il fine: il risultato, espnnubile m pnmo luogo come «durata» (ma vedi oltre).

. 8. considerrd: considererà. - ignobili: non nobili, plebei. -s1 vedrd ecc.; cfr. Polit. 1318 b. - potendo mao

1 plebei J?Cf loro insieme) hanno meno speranza , dato il numero, d1 amvare effettiva-

a posizioni di comando; di qui minore coes1one .e pericolosità. Ma l'argomento sottilmente cc;>ntraddittono con l'altro, della assenza di ambizioni di domi-nio nel popolo: la frase seguente sembra addirittura porre la "non ambizione" come causata dalla "non potenza".

9 · ti: .que.lli , ch_e mettono la in mano di potenti. - loro. dei (poi sogg. sott. d1 avendo ecc.). - lievono: levano. -:- disperazione: reazione disperata. - cattivi effetti:

la costituzione mista, ricreando un pote-re oligarch1co.

10. plebeio: grazie alla /ex Licinia (367 a.C.) per cui vedi Livio M. ha escluso dal suo ragionamento una circostanza che

Livio, 6,37, manca di segnalare: i Plebei volevano il conso-per.ché Il potere. si era svuotato (a causa dcl

dmtt<? d1 _veto che ogni tnbuno aveva sugli altri; i Patrizi poteva-no 9umdi, guadagnandosi un Tribuno, paralizzare l'intero Col-legio). solo nel 172a.C. furono eletti, perla prima volta,. due consoli ambo de plebe, ma la p<?Ssibilità che ciò avvemsse sembra fosse sancita sin dal 342 (cfr. Livio 7,42).

11. la Censura: il primo censore plebeo fu G . Marcio Rutilo 206

(351 a.C.); cfr. Livio 7,22. -il Livio a.C.); il primo pretore plebeo fu Q. FLlone. -tutti ecc .. augura-to e pontificato furono aperti alla plebe nel 300 a.e. Ogul-11ia)· l'cdilità nacque come magistratura plebea; a partire dalla metà del IV sec., plebei entrano a far parte del Senato. -Mario: Gaio Mario (157-86 a.C.), tribuno della plebe (119)! chvcnne console nel 107 (rieletto poi dal 104 al 100 e, per pochi itiorni, nell'86); fu alla dcl popolare. M. leggerne in Plutarco la Vita, che S1 conclude con un giudmo fortemente negativo. I Gracchi, Mario e finalmente Cesare aono per M. gli artefici della rovina di Roma.

15. sendo creato ecc. : Gaio Menio e Marco nel 314 a.C. (Livio 9,26) per su una ".Ongiura antuo-mana dei maggiorenti di <:;apua. Il Magist.er equ1tum le funzioni di aiutante del dittatore. - rum a due: tutti e due. -straordinari: illegali; i plebei volevano affermare il principio che le alleanze private a _fossero co0S1derate come delitti «adversus rempubliC81D» (Livto).

16. sparsono: sparsero (la voce) . -senso di homines novi. - nel sangue: nella nobiltà delle ongiru.

17. sottomessesi: si sottomise. - dal Popolo: narra 1:lvio, per la verità, che i due furono giudicati dai Consoli. -agitata: lat., discussa.

18. che l'uomo ha: impers., che si ba.

19. moto: ossia "effetto" . - fare allerazione: provocare un cambiamento.

20. ancora loro: anche loro. - dagli altri: lo ragionamento indebolisce pn: ma delineata tra nobili oppressori e plebei solo di non essere oppressi. Qui dice che 10 bi, ma che i nobili sono più perché più . . n

più concretamente politico, a .m una luce di crescente incertezza e precanetà l eqwlibno realiz-zato dalla miklè costituzionale.

VI 3. cagione ecc.: cfr. I.4.5 e 1.5.11

Page 12: Note Machiavelli Libro I

6. di sopra: cfr. 1.1.6, 1.2.28, 1.5.6.

7. uno re ccc.: in effetti, due re e ventotto senatori, geronti (Plutarco Lyc. 5). - Vinegia ecc.: Venezia noa creato diverse categorie di governanti, ma tutti coloro possono accedere a cariche politiche vi sono detti «Ocn mini•.

8. il caso: come a Roma. - cnsciuti \.X. : per il neuo di popolazione e nascita dello stato cfr. I. 2.14.

via: collega a di potere ecc. - ne' loro governi: alludo cosiddetta «Serrata., ossia chiusura, del Maggior COlnatt• (1297): si trattò in effetti di una riforma intesa a rafforzut predominio delle famiglie patrizie sul Consiglio e a elimi-dalla scena l'altro organismo supremo, lAssemblea popollll - e col tempo ecc.: nella realtà storica, la Serrata del Consiglio rappresenta invece il momento culminante del *' rutto tra aristocrazia e popolo.

9. qualunque allora ecc.: chiunque abitasse allora in Venaila ma non storicamente esatto (vedi nota prec.). - femtO terminato: stabilito e delimitato. - commodit4: situuiolt* favorevole.

10. autorittl. più chiaro, a questo punto, V9* zia venga definita una «repubblica mista»: il quadro disegnato simile a quello di un puro e semplice regime aristocratico ( cfr. 55.33).

11. il numero ecc. Qui M. altera notevolmente la realtà dli fatti: nel XIV s. i nobili erano ca. 1200 su 160 mila abitanti; lii XVI s., ca. 2500 su 120 mila (Lane). t ©

12. ho detto: cfr. par. 7 e n.

13. avendo tolta ecc.: Iicurgo allontanava i forestieri dli senza plausibile ragione si fossero recati a Sparta (Plutarco L1'e 27). -con ripUlazioM: con favore, con buona volontà di Ollll9 varie (forse eco da Lyc. 13: «L. non volle leggi scritte ..... pensava che le norme principali... se vengono impreuc Dli costumi e nella educazione de1 cittadini vi si conservano inal ... rate e sicure. Esse hanno nella libera adesione un vincolo .... più tenace ... •) - kvavano ecc.: toglievano le cause (sogg ... Spartani").

208

14. equalità di sustanze: uguaglianza di b:ni. (cfr. I 1·1 8; per il legislatore spartano le due 4<peggion dello il 111 .. erano la ricchezza eia povertà. A questo è non. ll'K o cfr. 1.37.8; II.19.8; - i grandi , , 11 governo della città era nelle mani d1 poch! e il 111 escluso (cfr. 1.5.4). in è ''' distingua la costituzione da .. •htuzione aristocratica in senso stretto. dt I'" ta, M. una di e che

I 1 , 1a il popolo hbero da «lllgiune• ma pnvo di «grado•.

Questo nacque ecc. La descrizione dell':qu.ilibri? J><?litico *1''11 tnno si ispira a Polibio 6,10, - con una.

11111e: mentre nello storico greco i due tenruru sono 11111narca e popolo, e il Senato svolge un ruolo per M 1 re proteggono il popolo e tengono a freno la Nobdtà. - la "''"'· il contrasto.

1(1 né di corrompersi né di crescere: i due termini

'

te• sfumare l'uno nell'altro; l'ingrandimento, crc;,sc1ta i;utpo" della repubblica porta con sé la "corru1Jone , ossia Il

11 piegamento delle ambizioni, individuali e di gruppo. Sparta 111 .ottratta a questo destino (almeno per un certo tempo) dalla 11g11lu legislazione di Licurgo.

17 a volere: se volevano - come i Viniziani: vedi oltre.

IK. forze: grazie delle i popoli 1111 1 mi diventano, invece, «vili•, mcapac1 d1 difendere se e 11 1cpubblica (vedi par. 21). - augumento: aumento, mere-"'' nto numerico.

11), più quieto ... più debite. Qui è la vera soluzione del "para-!111,,0" «che la disunione della Plebe e del Senato fece ltlu ra e potente quella i:epublica». - dello ampliare: della

111111uista.

J I. Cfr. II.3.3 e n. J) tutto netto ecc.: tutto senza inconvenienti né pericoli (cfr.

I K 5 e Princ. 21).

.'3 Roma ... Sparta. Il sesto capitolo uno spunto l'"hbiuno: «la legislazione di Licurgo fu sufficiente ad assicura-

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Page 13: Note Machiavelli Libro I

re salda tutela dei propri possessi [ma vedi oltre] e a garandrt libertà .. . Ma se si hanno aspirazioni maggiori e si ritiene più degno di quello l'estendere su molti la propria autori l'impero ... allora bisogna ammettere che la costituzione Laconia è insufficiente. Quella romana appare, invece, miaMti re e più adatta a una politica espansionisticai. (6,50). 24. termini: confini.

25. dissensioni universali: discordie tra i cittadini. 26. debbe ... chi le ordina ecc.: ancora un'eco da Polibio 6,41. 27. Tebe: si ribellò alla supremazia lacedemone nel 379 a. otto anni dopo i Tebani, sempre sotto la guida di Peloplda sconfissero gli Spartani a Leuttra, provocando la fine della loro egemonia (cfr. Plutarco Pelop. 24). 28. una giornata: una battaglia, quella di Vailate o Agnadello (14 maggio 1500). Le armi veneziane furono sopraffatte da quelle della Lega di Cambrai (Francia, Impero, Papa ecc.) e la repubblica dovette abbandonare al nemico quasi tutta la Terra ferma. Cfr. 1.53.9, ll.10.17, U1 31. 14-15; Princ. 12; lst. fior 1,29 (anche per la fase dell'espansione veneziana). 29. subito opprimere: conquistare rapidamente, facilmente - formidabile: temibile.

33. il vero ccc.: la migliore costituzione. 34. Ma sendo ecc. Nel mondo della politica si contrastano reciprocamente tali e tante forze che è impossibile fidare nell'e-quilibrio, nel e bisogna quindi «presupporre• di necessità il conflitto, l'aggressione, la guerra. L'immagine delle cose che «salgono,. e «scendono,. ritorna in Il. Proemio. 8 e /st. fior. 5.1. - salde: ferme. - conviene: è necessario. - ad ampliare: a conquistare (per prevenire un'aggressione). 35. o effeminala o divisa: vile o discorde, poicM la bellicosità si spegne o si perverte in lotta intestina; venuta meno la necessi-tà di lottare per sopravvivere, l'ozio provoca indebolimento e corruzione (cfr. 1.1.19 e n.; Asino 5,94-99; Ist. fior.5,1). M. costruisce il motivo intonando naturalisticamente un tòpos clas-sico (cfr. Sali. Catil. 10, e anche Catullo 51 b: «Otium et regea prius et beatasi perdidit ur'>esi.) .

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\() via del mezzo: via di mezzo. La polemica contro l'indeci-1,nl! e le vie intermedie è tipica di M.: cfr: ecc. -alle (' 1tlt!: alle parti , ai mezzi. - ordinarle: 10tend1 «le repub-1hd1c,..

'7 necessario: e non, soltanto, "più opportuno". M. dis-•llo.l'ipotesi spartano-veneziana, chlle und.

d. 11 uista è in realtà destinato a a isu ..... Il'"' or mato a a conq: , d ' sott "credo che .u (Sasso).-mezzo: mterme io. - · · necessario" .

VIl ? quella di potere ecc.: allude a uno dei principali poteri

1111r1buiti al tribunato della Plebe.

4. incontinente ecc.: immediatamente e senza riguardi. S omori· qui nel senso di "avversioni" ("malumori", appun-

lo).' La risente del "nat':'rali.smo spe: 11vvertibile in M. (cfr. 1.4.5). - ordinariamente. m un m o 111dinato dalle leggi.

6 /'alterazione: la corruzione. La necessità che gli ilclÌa repubblica siano atti a tenere sotto coi:itrollo ne• degli «omori,. è come necessità gener e, lici fatto specifico d1 cw 51 sta trattando.

. l o· Gneo Marzio C., un patrizio della di n?n Plebe il grano fatto venire d1 S1c1ha m occas1oned leuna _ . (L.. 2 34 sg) - per parerle: paren o ' caus. carestia . 1v10 • . · ·.ud. . . . danni - sentenzia: dichia-torle: toglierle. - in pregi ic10. . Curi . ipetus · e - che allo uscire ecc.: «m e a im5). _ esset, ni peropportune tribum (2,3 ). citato ecc.: chiamato a dire le sue ragioru m un processo rego-

lare. 8. che concepe ccc.: che il popolo concepisce.

9 oppresso· punito. - ancora che: anche nel caso -. . . ché la punizione è inflitta da una forza pu . ica, e non da.forze. illegali , private o strarucre, dalle quali nasce invece la distruzione dello stato.

211

Page 14: Note Machiavelli Libro I

tumultuariamente: in un'aggressione illegale. - morfO UCCISO.

12. novitd: disordine. - Valori: uomo politico fiorentinO, capo della fazione popolare dei «Piagnoni•, i seguaci del Savo-narola che dominarono Firenze tra la cacciata dei Medici (1494) e il 1498. Il Valori fu ucciso 1'8 aprile del '98. M. lo elogia ne) frammenti intitolati Nature di huomini fwrentini; un ritratlO molto ostile ne dà invece F. Guicciardini, St. fwr. n ecc.: farsi tiranno. - di modi straordinari: ossia, di una congiura per assassinarlo. - oppugnavano: combattevano. -intanto che: fino al punto che.

13. E dove ecc.: e mentre, se fosse stato possibile opporsi a lm in modi legali, la sua autorità sarebbe stata spenta con danno soltanto suo, ecc.

14. Soderini: (1452-1522), eletto nel 150'2 Gonfaloniere per-petuo della Repubblica, fu la guida della parte popolare e filo. francese. Nel 1512 una forza militare spagnola impose il suo allontanamento e il ritorno dci Medici al potere. Il Soderini ti legato da amicizia a M., che dovette, per altro, imputare ancbe alla sua mancanza di decisione e risolutezza la caduta della Repubblica (cfr. 1.52; lll.3.6 sgg.; lii. 9.13-14; ecc.).

15. otto: il consiglio degli Otto di Guardia, incaricato dell'amo ministrazionc della giustizia. - perchi i pochi ecc.: un consiglio

sempre influenzabile dai potenti.

16. dJJ ogni parte: in ogni caso. - appetito: passione.

17. strane: straniere (Mazzoni integra estrane, ma ne-cessario; la Bladiana traduce externe). - dentro a quel cerchio: ossia, nella città stessa. - al tutto: in modo completo, soddilfll. cente. -agli assai giudici: dinanzi a un largo collegio giudicante (cfr. par. 15).

18. andare per quello: andare a procurarselo.

19. recitato: raccontato. -Livio: 5,33 ( =-391 a.C.). M. ba un po' modificato la narrazione liviana: non cuna sorcllb di Arun· te, ma sua moglie era stata violata dal Lucumone; Aruntc no1ui recò dai Galli, ma spcdl loro del vino toscano per indurli all'in-vasione. Ma più interessante notare come anche in questo 212

caso M. abbia tratto da una considerazione di Livio lo spunto del dcl Lucumone, .dice lo storico. romano, •cxpeti poenae, nisi extcma VJS quaes1ta :-Lucumone: alto magistrato etrusca. - Franaosi: cosl M. chia-ma abitualmente i Galli.

vm 2. de' Franciosi: i Galli avevano stretto d'assedio il Campido-

&Uo, e già i Romani si erano ridotti a trat!arc la n:s8? wpraggiunse Furio Camillo, alla testa dei Romani .di Ve.10, sbaragliò gli invasori (Livio 5,49; 390 a.C.). - togliem. - Manlio: destato dagli schiamazzi celebn aveva sventato un attacco notturno dci Galli alla rocca (liVJo 5,47); dopo la vittoria, mal tollerava la gloria di Camillo (6,11). -belliche laude: glorie guerresche.

3. i Padri: i senatori. Il passaggio di Manlio, patrizio, alla parte plebea, in Livio 6,11.

4. il tesoro ecc.: Livio 6, 14.

5. concorso: appoggio popolare. - a sua posta: a suo piaci-mento. - dimolti: molti (toscanismo). -di momento: grave. - uno Dittatore: Aulo Cornelio Cosso; creato dal Senato con la scusadellagucrracontroi Volsci, ma in (dice per reprimere Manlio. - riconoscesse: csammasse. -I empito: l'aggressione, l'assalto.

6. Onde che: cosl che. - condusson.si: si condussero, si recarono.

7. appresso ccc.: presso di chi si trovasse. - particularmente: con esattezza. - in carcere: Livio 6,16 (385 a.C.).

8. perdonare a: tralasciare.

9. riscontro: conferma, confronto.

10. logge: portici, o, più genericamente, luoghi di incontro.

12. avendo ; luoghi ecc.: avendo a sedi capaci di ricevere (udire) le accuse contro colw che egli (il calunniatore) avesse diffamato «per le logge».

213

Page 15: Note Machiavelli Libro I

13. vakni: difendersi. - più presto: piuttosto.

18. Di che ecc.: cfr. I.7.10.

ha in mente Cosimo de' Medici (dr. Ist. fi«. e qw ci è confermato dal Guicciardini, nelle Con.siderazu:"u sopra i •Disconi• del Machiavelli, 1,8.

22. a campo e«.: all'iwedio di Lucca, nel 1430 (cfr. Ist.JIM 4, 22 sgg).

23. governi: modi di procedere.

. 25: il Capitano del Popolo era una magistrallll Dalle /storie fior. 4,25, apprendiamo che

no Giovanni Guicciardini, ma fu costretto dalla famiaUa e qucsb ad abbandonare l'accusa.

26. coloro che ecc.: ossia Ja parte "popolare" guidata .. Cosimo de' Medici. '

2?. quella republica: ossia la .repubblica governata da ocd-mab» (cosl M., nel Discunw fior. rer.) che resse Firenze clii 1393 al 1433.

IX 2. che io ecc.: che io mi sia troppo rapidamente addentnto.

Remo (Llvio 1,7). -Tazio: re dci Sabini di Cure, coll.cga . di Romolo dopo la fusione delle due comunità. Al UCCISO m un tumulto a Lanuvio. Llvio si limita a dire c:bl

non punl i responsabili, e che non soffrl molto della Tazio, pesava la •societas regni• (1,14)

- co_n I autoritd: sull'esempio. Esiste una tradizione poleim. al fratricidio originario l'insanabile •disuniODllt

Romani: Orazio Epod. 7; Agostino, De civ. Dei 3, Liutprando, Legatio (Sasso, I detrattori, 387-88).

. occcme: avviene. - da uno: considerazioni molto simili-di impronta platonica - si leggono in Giovanni Bessarione hl calumnialorem Platoni. (Gilbert). '

7. accusandolo il fatto ecc.: conviene rammentare che Il 214

•Musa• e la .accusa• occupano il piano della politica, non ll'•r llo della morale. Al par. 3, l'ipotetico interlocutore .non ba 1_;1111cJannato Romolo .della noi:ma .ebca che 111111bisce l'omicidio, ma percbt possibile esempio di un certo t:••inportamcnto politico, in quanto tale (percbt 111annico, ecc.) . - racconaare: nordinare.

K quella autorità ecc.: conferma è in questione un 11111blcma etico, ma il carattere cstraor<!ioano» del escr-11lato da Romolo: tale extra-ordinanetà è m fondatore di stati, ma non può essere consentita ai successor_i.

pill proni ecc.: più inclinati al male che.al bene senso già in 1.3.2). -ambiziosamente: 0SS1a, per «giovare a &t• .

9-10. non ... per durare ecc.: non può durare molto, se .il potere rimane a solo; l'unicità comando è nella fase di fondazione, ma al manterumento della è necessario un potere di molti. M. argomenta, po 111cntc, dicendo che, realizzato (da uno solo) il bu?n ordif!a· 111cnto politico, i molti cui lo si affida dovranno. di w nservarlo, percM non potrebbero mai mettersi tutb quanb d'accordo sul modo di cambiarlo.

11. uno Senato: Livio 1,8; PlutarcoRomuJ.13. Cfr. I.2.33en.

12. l'autoritd che ecc.: Dionigi di AJicarnasso, Anliq. Rom 164 Reiske - ragunare: radunare, convocare.

13. testifica: testimonia. - uno vivere ecc:: con1:J'apposizio-nc civile/assoluto rimanda al tema delle leggi, vigenti li; quella libertdltirannide (che bene comune o bene particolare - cw il potere Sl mdmzza.

14. Moises: cfr. I.1.11 e Princ. 6. - e quali: i quali. - a proposito: a vantaggio.

15. Agide: A.IV, re di Sparta tra il 250 e a.e. La.fonte dcl racconto è Plutarco, Agis e Cleom., seguito piuttosto mente. - intra quelli termini che: in quelle nonne entro le quali. Agide voleva restaurare l'eguaglianza,econ?mica, che a si era completamente perd.uta. - .ne ecc.: nel delle sue riforme. - E/on: collegio di eletb ogni anno; istituto non da!la di _Llcurgo, aveva soprattutto la funz1one d1 arbitrare conflitti che msorges-

215

Page 16: Note Machiavelli Libro I

tra_ i d1>;e re (Agis 12). Il principale responsabile dell'ucd-s1one d1 Agide fu, però, l'altro re, Leonida.

16. dopo lui: o, meglio, dopo la morte di Leonida, suo padre, nel 235 a.e . (Ckom. 3). -per gli ricordi ecc.: secondo Plutar-co, per i racconti dell'amico Xenares. -solo di autorità: unico d.etentore J?Olere: - presa ecc.: colto il momento più propi·

- tutti gli Efori ecc.: narra Plutarco che uno degli Efori nuscl a scampare e che gli altri avversari del re, un'ottantina di persone, furono esiliati (9-10). M. ha accentuato il colore «bor· gesco• della vicenda.

18. dopo tale ecc.: dopo il riordinamento politico. - non avendo ecc.: non potendo trovare in Grecia un alleato ad appoçgiarsi: -:--- fu vinto: a Selasia, nel 221 a .C. Sparta cadde sotto d dominio macedone; Oeomene si rifugiò in Egitto e dopo qualche tempo si uccise.

X 1. Quanto ecc.: la condanna della tirannide, della mo-

narchia «che scopo il vantaggio del re• e non «il pubblico bene», tradizionale, lungo una linea che va dalla Politica al Defensor pacis di Marsilio da Padova (1,8,3).

2. i laudatissimi: i più lodati. -religioni: qui considerate, e va notato, come «ordini» mondani (cfr. 11.5 e III.1).

4. o il ecc.: il dominio proprio (se si tratta di re) o quello della patna (se si tratta di condottieri).

5 . . litterati: di cultura. - più ragioni: più generi (filosofi, poeti ... ) .

7. alla umana ecc.: al genere umano. - i dappochi: gli sciocchi, gli infingardi.

8. E ecc. : e non vi sarà alcuno, cosl pazzo come savio, cosl malvagio come buono, il quale, messo davanti alla scelta ... (Carli).

10. per fortuna o per virtù: cfr. Princ. 6, quasi ad verbum: «9uesto evento di di privato principe presuppone o virtù o fortuna»; vedi, più m generale, i capp. 6 e 7 dell'opusco-216

10 - facessono capitale: facessero tesoro (identica 1u Ila lettera al Vettori, 10 dicembre 1513). - Scipwm: nella fi l'ura di P. Cornelio Scipione Africano (cfr_. I .29.20) , M . . rap-l'H \Cnta la più alta virtù romana ( cfr. p ! e ca.p1tolo /li·ll'ingratitudine). - Age.silai ecc.,: tre pr.mc1p1 vutuos1 e tre 111 ,umi: Agesilao II, re di Sparta.tra Il a.e . IJ1t'$il.) ; Dione e Timoleone S1racu.sam .(cfr. Nab1de •. utano (cfr. 1.40.38); Falaride agngentmo, tira.nno del.la sua

11111à tra il 570 e il 555 (Cicerone de off. 2,26; Valeno

1 rxt. , 9, ecc. ; ricorda anche lnf. 27,7; ecc.) ; 1 Vt·cchio, tiranno di Siracusa tra d 406 e 11 (ma il 1 >tonisio 11, potrebbe cadere sotto l'allusione mach1avelhana,

111 due, cfr. Plutarco Dion e Timo/.) .

12. Cesare: l'avversione contro la figura Cesare, è udla cultura umanistica, soprattu!to cfr .1 epistola :1 l'oggio Bracciolini a Scipione MamentJ e llruni Hist. fior. I , 14-15 Santini (da a d1 niotivi del presente capitolo). - reggendosi ecc.: gh ,1 consideravano successori di Cesare e pertanto non consent1-v.1Do che se ne parlasse liberamente.

13. Catilina: Lucio Sergio C., di. il!zione contro l'oligarchia senatona (63 a.C.)_, gh.stonc1 ne tramandano l'immagine come di un ro (Sallustio Catil.; Plutarco Cicero 10 sgg; Cicerone In L . Cat1l. ur. , ecc.).

14. detestabile: cosi le stampe BG, Jl ms; L ha mevole; metto a testo lez. di B, secondo il penumento ' de Mazzoni, Sul testo, c1t., p. 60.

15 Bruto: Marco Giunio (cfr. I.17.7) , d.a Plutar-co Si noti l'assai moderata partec1paz1one d1 M. :Ila

la si cfr. con quanto è detto in I.33.14 e III.6 ..

19. sedici: Cesare, Calig?la, Claudio, Nerone, (suicida) Vitellio Domiziano, Commodo, Pertmace,

Elagabalo, Alessandro Severo, Mass1-- ... di morte naturale; e _sono

Augusto, Tiberio, [ma cfr. Tacito 6,50] , Tito, Nerva, Traiano, Adriano, Antonmo, M. Aureho,

. o Severo Restano fuori dal conto alcune figure mJnon,. Vero: Clodio Albino, Pescennio Nigro, Geta. - morti:

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Page 17: Note Machiavelli Libro I

uccisi. - Severo: Settimio S. regnò tra il 193 e il 211 d .C.; '* Princ. 19.

20. per la lezione: attraverso la lettura. - Marco: M. Aureo lio. La polemica contro l'ereditarietà è gjà in 1.2.17.

21. conferiscagli: li confronti. - In questa pagina M. cedi all'enfasi e non tocca, nei suoi tratti effettivi, il problema storiai dell'Impero.

24. tritamente: particolareggiatamente. - nuovi infortuMlt sciagure mai sperimentate prima. Da qui, fino a « ... opprelll dagli amici», è una parafrasi di Tacito 1,2.

25. il mare ecc.: esuli disseminati per tutti i mari.

26. seguire: avvenire, commettersi.

27. liberti: schiavi liberati.

sbigottird ecc.: avrà in orrore l'imitazione dei tempi cattivi.

30. la gloria del mondo: la gloria mondana, terrena.

32. si avesse ecc.: si dovesse necessariamente deporre Il corona.

33. i cieli: in quanto "datori" di occasione sono qui sinonimo di «Fortuna» (cfr. Princ. 6), ma ne mettono soprattutto in risalto le tradizionali implicazioni di ordine astrologico. Questo sfondo culturale - tra naturalistico ed ennetizzante - tralUCI spesso dalle pagine machiavelliane, senza che i suoi temi impeo gnino mai davvero il centro della riflessione; cfr., per es., I Ghiribizzi al Soderini.

XI 2. Avvenga che: benché. - i cieli ecc.: cfT. 1.10.33. - N,,,,,,.

Pompilio: Livio l,lS.21.

3. ferocissimo: bellicoso e violento (cfr. Livio 1,19). -Mlii obedienze ecc.: al rispetto delle leggi. - civilitd: cfr. 1.2.21. Polibio 6,56: «a me sembra che la vera superiorità dello Stato cl

218

riguardi la concezione degli dei... Dai Romani infatti la è esaltata e introdotta nella vita privata e in quella

pubblica ... A me sembra che essi facciano ciò per educare il popolo ... poicM la moltitudine è incostante e sfrenata ... (e) non resta che tenerla a freno con misteriosi terrori e con tali tragiche messe in scena». M., dal canto suo, coglie acutamente l'importanza politica della religione come sentimento che autoi-ilcntifica un popolo, vincolandolo alla forma materiale del pro-prio essere collettivo, cioè allo stato.

4. discorrerd: esaminerà.

5. la rotta ecc.: cfr. Livio 22,53. La disfatta di Canne è del 216 a. C. - sbigottiti ecc.: disperando della salvezza di Roma. - si rrano ecc.: avevano deciso di abbandonare insieme l'Italia e di nndarsene in Sicilia.

6. accusato ecc.: cfr. Livio 7,4-5. M. non rileva che, fra i motivi dell'accusa contro Lucio Manlio, vi era anche l'eccessivo rigore con cui questi trattava il figlio Tito.

7. i quali ecc.: che non erano trattenuti in Italia né dall'amore patrio né dal rispetto delle leggi.

8. animire: dare animo, incoraggiare (soprattutto nelle guer-re). Mazzoni ad animire, con integrazione non richiesta (a riu11ire BO, congiunti in errore).

10. non gli fu ecc.: non ebbe necessità di richiamarsi all'auto-rità divina. -simulò ecc.: Livio 1,19; la simulata ispiratrice di Numa era la ninfa Egeria. - domestichezza: familiarità; ma va egnalata la lezione delle stampe BG, congresso, che riproduce

genuinamente Livio ( ttsimulat si bi cum dea Egeria congressus noctumos esse»).

13. Licurgo ... Solone: vantarono entrambi favorevoli re-sponsi dell'oracolo delfico (cfr. Plutarco Lyc. 5 e Sol. 14; Poli-bio 10,2).

14. Maravigliando ecc.: pieno di sacra reverenza per la bontà e la prudenza di Numa, il popolo ...

15. grossi: incolti, primitivi (rudes, dice Livio).

219

Page 18: Note Machiavelli Libro I

16. civilittl: in senso più largo che non io 1.2.21 e passim. -rozzo: grezzo.

17. ordini...fortuna: cfr. 1.4.3-4 e

19. conviene: è necessario. - a' difetti: alla mancanza, o all'inefficacia.

. 21. rinnovata. - Rade ecc.: Purg. 7,121-23 (Dli per li r°"!l), dal discorso di Sordello sui principi nc.U·

genti (senso: la virtù raramente trapassa dai padri nei figli; Oio wolc cosl si riconosca che essa viene da Lui e non dalla stirpe).

24. Savonarola: frate domenicano, propugnatore di una ri-della Chiesa e dci costumi in senso evangelico; predicò a

Fuenzc dal 1482 e fu l'anima della Repubblica dcl '94. Nel '98 U potere dci suoi partigiani fu rovesciato ed egli arso sul rogo. -fu ccc.: fu convinto che parlava con Dio ( cfr., per es., la predica del 3 marzo 1498, che M. riferiva a Ricciardo BccdU [in let!cra datata 9 marzo] con le seguenti parole: «et diu

gh haveva detto ch'egli era uno in Firenze che cercava di farsi tyranno ... i.) . In questa frase balena - è indubbio-un lampo di micidiale ironia; e nondimeno il Savonarola costituì· scc, per M., un tema di assai seria meditazione. Il Frate dirl

dopo, è •uno tanto uomo•, di cui bisogna parlare'«a>n nvercllZ8loi l' "ironia" ha lasciato il posto alla consapevo-lezza del nhevo che a quella figura deve essere riconosciuto 9uando si voglia riflettere davvero sull'ultima storia fiorenruu; (cfr. I.45.9).

25. vita ecc.: la condotta di vita, la sapienza dimostrata e la matena scelta per la predicazione, la Bibbia.

26. si sbigottisca: abbia paura. - nella prefazione: cfr. I. Proemio A.8.

XII 3. dove l'uomo ecc.: impers., dove si è nati.

4. Gentile: pagana. - la sètta ecc.: il collegio degli Auguri, presagi dal volo degli uccelli, e quello degli AJ1i-

sp1et, che esaminavano le interiora delle vittime sacrificate. Il 220

primo faceva risalire la sua fondazione a Numa; il secondo fu l ostituito in epoca molto tarda. In luogo di indovini la Giuntina offre il raro latinismo arioli, "vaticinatori", probabilmente au-tt ntico.

5. De/o: isola dell'Egeo, era sede di un importante santuario clcdicato ad Apollo. L'oracolo delio è Eneide lll, 73 sgg. - Ammone: il più celebre tempio di Juppller Hammon 1 trovava in Cirenaica, a Siwah; fu visitato anche da Alessandro

Magno.

6. costoro: gli oracoli. - a modo: secondo la convenienza.

7. mantenergli: mantenerli saldi e incorrotti.

8. E debbono ccc.: e devono favorire e amplificare tutti gli uccidenti (ossia gli apparenti mir_acoli) che in con.fer: rnazionc di quella, anche se li ntengano falsi . - conosc1ton ccc.: ossia non credenti nei miracoli stessi.

9. eziandlo: quantunque. - gli l_i amelificano e li accreditano. - appresso ecc.: presso tutti gli altn.

10. la città: Veio fu conquistata dai Romani nel 395 a.e . -Vis etc.: Vuoi venire a Roma? (da Livio 5,22). -che la accen-11aJSe: che ella facesse cenno di sl.

11. per avventura: forse. - Cammillo: era allora dittatore; fece collocare la statua sull'Aventino e le dedicò un tempio (Livio).

12. principi: pastori. - datore: fondatore, ossia Gesù Cristo.

13. coniettura: congettura. - declinazione: decadenza.

14. propinquo: prossimo. - la rovina: 11.5.11. -:-fragel-lo: flagello, punizione diyina. -.Al obietta che «tra il 1400 e il 1520 v1 furono m Italia non d1 88 fra santi e beati• ! Andrebbe piuttosto notata la colontura politica dell'accenno all'«uso presente»: 1?17-1_8, il papa, Leone X, è anche il capo della famigha Med1c1. . È come se M. smentisse qui l'augurio, nell Xl del Prm.-cipe, che la "bontà" di Leone rendesse di nuovo «venerando• ti Papato.

221

Page 19: Note Machiavelli Libro I

15. potentissime: segue, nei testimoni, un altro ragioni, c:bell suggerisce di espungere; la ripetizione non sembra altro che• lapsus, dcl primo copista. - non hanno ccc. : non poaoao essere controbattute.

16. questa provincia: l'Italia.

17. obligo: debito.

18. se la non ccc.: se non cade tutta quanta nel dominio d._ solo popolo o d'un solo principe.

19. in quel medesimo termine: nella stessa condizione della Francia o della Spagna. - imperio: potere. - il rimanente: COll la Giuntina (B: il restante [preferito dal Carli]), mentre L oftN la tiranni<k, accolto dal Mazzoni. Nonostante la prima apparllto za, che potrebbe far pensare a un episodio censorio, la lez. dli ms. è nettamente inferiore, pleonastica (segue: • .• A farsene principe») o contraddittoria (tirannitk ha in M. • senso determinato, che qui non avrebbe luogo e spezzerebbe, anzi, il filo dcl ragionamento). Subito dopo, par. 20: « ... poteao te da potere occupare la Italia». Non escluderci che anche in lt la lezione originale fosse : occupare lltalia (autogr.), da cal occupare dltalia (arch.), con un ventaglio di reintegrazioni 1111 testimoni. - convocare uno potente: chiamare in Italia • potente straniero. -mediante Carlo ecc.: nel n4 ( cfr. Ist. fiot, 1,9-11, dove è ripetuto che questo «modo di procedere» dli Papi «ha tenuto e tiene l'Italia disunita e inferma»). -e quando ecc.: con la lega di Cambrai, contro Venezia (1508-09); con Il "lega santissima", contro i Francesi (1511-12), promosse• trambe da papa Giulio II.

20. la non essa, l'Italia, non è potuta. - barbari: U dominio degli stranieri è e barbaro» anche nell' Exhortatio dli conclude il Principe.

21. pronta: chiara. - solo popoli: i soli popoli. -secondo,,, antichi: conformemente al costume degli antichi, ossia dci ROo mani (ma cfr. 11.4.23 sgg.).

XIII 1. servivono: servivano. - seguire: eseguire, compiere.

222

2. essere contento ccc.: accontentarmi dei seguenti.

1. Avendo ecc. : Livio 5,13-14; 399 a.C. - Tribuni ccc.: cfr. I 39 .12. - occorso: capitate. - venuto: avvenuti. - creazione: 1· lczione. - sbigottita ecc.: 4<J'eligione .. . attoniti» (Livio), ossia •·vinta da scrupolo religioso".

4. essendo il lago ecc.: Livio 5,15-16. assedio.:--' nponsi: vaticinii, oracoli. -si derf va.ssi s1 deflwre 1.1 piena, canalizzando le acque nei campi A occasione la leggenda fa risalire lo scavo emissano artificta-lr del lago di Albano, un condotto lungo cuca due km., opera p1 obabilmente etrusca.

7. di sotto: cfr. 1.39.10 sgg.

8. vedere: consultare. - libri Sibillini: antichissima raccolta 1h profezie che si conservava nel tempio di Giove Capitolino. -11fla cittd ecc.: sulla città incombevano. - di non perdere: di perdere ( costr. lat.). per falsa. - mes-11·: mise. - nel seguirli: nel seguire 1 Tnburu.

9. Erdonio: cfr. Livio3,15-18 (460 a.C.). -quattromila: per I ivio, duemila e cinquecento. - intanto cosl - insul: le>: assalto. - Ruberio: doveva dire Valerio , ed è J1 console d1 1 ui si parlerà tra poco. - voglia: volontà.

10. Tito: o meglio Lucio Quinzio Cincinnato, eletto per la prima volta e non «rifatto» (M. ba in mente 3 ,21). - aveva: che aveva.

11. Nondum etc.: Non c'era allora questa dimenticanza degli l>ei che oggi regna, e non si accomodavano, cavillando, al proprio interesse i giuramenti e le leggi (3,20).

XIV 2. gli augurii: le osservazioni dei presagi. - di sopra: 1.12.4.

3. ne' comizii ccc.: nell'elezione dei consoli. - giornate: hattaglie. - iti: andati. - che non avessono: senza avere prima.

4. certi ecc. : una categoria di aruspici (o meglio di 11..:tti pullarii, perché osservavano il comportamento dei polli

223

Page 20: Note Machiavelli Libro I

sacri (vedi oltre). -eglino ordinaivano: essi (i Romani) deddlt vano. - beccando i polli: se i po>lli beccavano il mangime.

5. ma rivoltavanla ecc.: ma la pr,esentavano con tale accort91o za che .. . - Cfr. Giovanoi CavalC11U1ti.Stor. fior. 7,4: «Sempre I costume uomini valorosi è rcecare i fortunosi segni a proo spera fine di salute,. ecc. (Polido1ri).

6-7. tennine: modo di - Papirio: Lucio P. CuJ10o rC? (cfr. Livio 10,40); la battaglia ffu combattuta presso Aquiloo ma nel 293 a.e. (vedi anche Vaalerio Massimo 7,2,5). - I principe: il capo. Livio parla semp>licemente di un pullariJU. -rispose: sogg. «il consoleit.

8. ai legati: agli ufficiali , ai ccenturioni. - constituissoltOI collocassero («constituerent», Liwio). - prima fronte: primi fila.

9. tratto: scagliato.

11. Pulcro: Publio Claudio P. , aonsole, fu battuto dai aut. ginesi in uno scontro navale davamti al porto di Trapani (249 a.C.). Fonte di M. è stavolta Valeriio Massimo 1,4 3; vedi andll Cicerone de nat. deor. 2,1. '

14. esterni: stranieri.

xv 1. alle cose ... afflitte: alla cattivm sorte.

2. in Toscana: nella battaglia Sentino (295 a.C.). -gU loro capitani: tra cui il celebre Gellito Egnazio (Livio). - Tosa1-ni, Etruschi, Galli. - netc suis t'tc.: non potevano pil sostenersi con forze proprie, né alttrui ; pu.e non rinunziavano alla guerra: a tal punto amavano Ila libertà, per quanto difesa senza fortuna, e preferivano esse1r battuti piuttosto che non tentare di vincere (Livio 10,31).

3. perchl ei ecc.: considerazione machiavelliana; da «pensa-rono di ripetere» in poi segue Liviio 10,38.

4. citarono, chiamaromo. - parole esecrabili: for· mule dt maledizione. - versi pieni «diro carmine» (Livio). 224

- d'essere ecc.: di obbedire prontamente ai comandi dei supe· 1 mri - la quale cosa ecc.: se la promessa non fosse mantenuta, I.a maledizione ricadesse sul capo ecc.

6. la metd: sedicimila (Livio). - celate: elmi.

7. Papirio: vedi 1.14.6. - non enim etc.: frriscono e il giavellotto romano trapassa scudi d1pmtt o dorati (I ivio 10,39: per ... scuta transire).

8. per debilitare ecc.: per il timore i soldati .1vevano del nemico a d1 quel disse che era 1 .1gione di paura non di forza a1 Sanmu.

9. il timore ecc.: la paura nata, nei Sanniti, per le molteplici , l'Onfitte subite («Vinci adsueti» li dice Livio 10,41).

12. le cose estrinseche: le questioni di .tcdicato il secondo libro). -connetterlo: msenr!o (c è l d1 una "scheda" che viene integrata in una trattazione orgaruca: rnleressante spia del processo compositivo dell'opera).

XVI 2. Quanta ecc.: quanto sia difficile per un popolo. - perser·

1•are: conservare. 3. bruto: irragionevole. -silvestre: selvatica. - in carcere: in

Kabbia. - lasciato a sorte: abbandonato. 5. Perché ecc. Un popolo interamente corrotto può vivere

ltbero non per «breve• tempo, ma per «nessu.n Il 1 agionamento del capitolo interessa pertanto quei popoh anco-lil solo in parte «Corrotti», dove t<Sia de.I che guasto». Nonostante un certo margine d1 ambiguità, sembra d1 dover intendere qui popolo nel senso «stretto» che lo oppone grandi (cfr. par. 31 e 1.3.4). M. ha ":i un di 111esorabile ampliamento della corruzione m. politico: prima cede il monarca (1.17.2), .po1 1 Grandi, ti Popolo. Quando anche è. per mtero mosso da distruttive amblZIOnt part1g1ane) non è più poss1b1le che il t<Vivere libero,. si sostenga (vedi capp. 17 e 18).

6. si fa ecc.: fa nascere una fazione nemica non può formarsi una "fazione" a sostegno dello stato libero).

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Page 21: Note Machiavelli Libro I

sacri (vedi oltre). - eglino ordinavano: essi (i Romani) decide-vano. - beccando i polli: se i polli beccavano il mangime.

5. ma rivoltavanla ecc.: ma la presentavano con tale accortez-za che ... -Cfr. Giovanni CavalcantiStor. fior. 7,4: «Sempre il costume degli uomini valorosi è recare i fortunosi segni a pro-spera fine di salute» ecc. (Polidori).

6-7. termine: modo di procedere. - Papirio: Lucio P. Curso-re (cfr. Livio 10,40); la battaglia fu combattuta presso Aquilo-nia nel 293 a.e. (vedi anche Valerio Massimo 7,2,5). - il principe: il capo. Livio parla semplicemente di un pullarius. -rispose: sogg. «il console».

8. ai legati: agli ufficiali, ai centurioni. - constituisso!"': collocassero («constituerent•, Livio). - prima fronte: pruna fila.

9. tratto: scagliato.

11. Pulcro: Publio Claudio P., console, fu battuto dai Carta-ginesi in uno scontro navale davanti al porto di Trapani (249 a.C.). Fonte di M. è stavolta Valerio Massimo 1,4,3; vedi anche Cicerone de nat. deor. 2,7.

14. esterni: stranieri.

xv 1. alle cose ... afflitte: alla cattiva sorte.

2. in Toscana: nella battaglia presso Sentino (295 a.C.). -gli loro capitani: tra cui il celebre Gellio Egnazio (Livio). - TOSCf!· ni, Franciosi: Etruschi, Galli. - nec suis r.tc.: non potevano ptà sostenersi con forze proprie, né altrui; pu.e non rinunziavano alla guerra: a tal punto amavano la libertà, per quanto difesa senza fortuna, e preferivano esser battuti piuttosto che non tentare di vincere (Livio 10,31).

3. perché ei ecc.: considerazione machiavelliana; da «pensa-rono di ripetere» in poi segue Livio 10,38.

4. citarono: citarono, chiamarono. - parole esecrabili: for-mule di maledizione. - versi pieni ecc.: «diro carmine• (Livio).

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-d'essere ecc.: di obbedire prontamente ai comandi dei supe-riori - la quale cosa ecc.: se la promessa non fosse mantenuta, la maledizione ricadesse sul capo ecc.

6. la metà: sedicimila (Livio). - celate: elmi.

7. Papirio: vedi I.14.6. - non enim etc.: che le creste non feriscono e il giavellotto romano trapassa scudi dipinti o dorati (Livio 10,39: per ... scuta transire).

8. per debilitare ecc.: per cancellare il timore che i soldati avevano del nemico a causa di quel giuramento, disse che era cagione di paura non di forza a1 Sanniti.

9. il timore ecc.: la paura nata, nei Sanniti, per le molteplici sconfitte subite («vinci adsueti• li dice Livio 10,41).

12. le cose estrinseche: le questioni di «politica estera» (cui è dedicato il secondo libro). - connetterlo: inserirlo (c'è l'idea di una "scheda" che viene integrata in una trattazione organica: interessante spia del processo compositivo dell'opera).

XVI 2. Quanta ecc. : quanto sia difficile per un popolo. - perser-

vare: conservare.

3. bruto: irragionevole. -silvestre: selvatica. -in carcere: in gabbia. - lasciato a sorte: abbandonato.

5. Perché ecc. Un popolo interamente corrotto può vivere libero non per «breve» tempo, ma per «nessun tempo». Il ragionamento del capitolo interessa pertanto quei popoli anco-ra solo in parte «Corrotti», dove «sia più del buono che del guasto» . Nonostante un certo margine di ambiguità, sembra di dover intendere qui popolo nel senso «stretto» che lo oppone a grandi (cfr. par. 31 e 1.3.4). M. ha in mente un processo di inesorabile ampliamento della corruzione in ogni organismo p01itico: prima cede il monarca (1.17.2), poi i Grandi, poi il Popolo. Quando anche quest'ultimo è per intero corrotto (cioè mosso da distruttive ambizioni partigiane) non è più possibile che il «vivere libero» si sostenga (vedi capp. 17 e 18).

6. si fa ecc.: fa nascere una fazione nemica (mentre non può formarsi una "fazione" a sostegno dello stato libero).

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Page 22: Note Machiavelli Libro I

7. si prevalevono: si giovavano.

8. prepone: offre, mette a disposizione.

11. i figliuoli ecc.: cfr. m.3. - valere ecc. : trarre vantagl illegittimi.

12. si assicura ecc.: rende innocui coloro (al par. sg. assiclUl-re lo stato si intenda "rendere sicuro il potere").

13. facilmente: ... li pochi non ci hanno luogo, quu-do li assai hanno dove appoggiarsi» (Princ. 18).

14. amico. Il presente cap. si colloca tra 1.5 (che suggerisce di affidare al popolo la «guardia» della libertà repubblicana) e Principe 9 ( « ... a uno principe è necessario avere el populo amico») . Al fondo dell'argomentazione c'è, nell'un caso e nel· l'altro, l'idea della "non corruzione" del popolo (che, quindi, domanda solo di non essere oppresso) contrapposta alla «COr· rotta» ambiziosità dei Grandi. Ma vedi più avanti.

15. disfonne ecc.: non conforme con quanto si è detto finora. In effetti , al tema proposto nel titolo, rispondono con aderenza solo i par. 2-11e31-32: il resto del discorso ha per oggetto non la repubblica ma il principato «civile•. (cosl, nel Principe 9, M. definisce q_uel potere monarchico che si afferma attraverso le leggi e qumdi io una situazione di "consenso" da parte dei governati). In particolare, M. si occupa del rapporto che il Principe deve intrattenere con i due «omori• dei Grandi e del Popolo (cfr. par. 20). È evidente come questo quadro sia «di· storme• da quello in cui fin qui ci si è mossi, discutendo la costituzione repubblicana di Roma: ma il fatto è che, qui, M. pone la differenza senza svolgerla, anzi sfumandola nell'inde-terminato (cfr. par. 24), e dà luogo a numerosi interrogativi. Se ad Eraclea (par. 19) il popolo, come a Roma, è «incorrotto•, percht la città viene a darsi la forma dcl principato e non quella dcl «vivere libero• ? Forse che il caso e la volontà possono «costituire una rcpublica• o «ordinare un principato•, indiffe-rentemente, quale che sia l'effettiva condizione della 'materia' sociale? Una conclusione del genere (cui indubbiamente inclina la lettera dcl presente cap. e di Princ. 9) non pare compatibile col tentativo, perseguito da M. in questa parte dei Discorsi (tra 1.4-6 e 1.17-18), di elaborare un ragionamento "strutturale" sulle forme politiche, fondato cioè sul riscontro fra le condizioni

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della "materia" sociale (gli «omori») e il variare degli «Ordini».

.. tiranni: usato in senso non specifico, per non ripetere principe (e cfr. par. 20 e n .) . - due cose: le stesse che in 1.5.8 ( di essere dominati e ... maggiore volontà di VJvere liberL» ) ; delmea, appunto, uno stato di incorruzione del popolo.

18. lo esempio appunto: l'esempio bene appropriato.

19. Clearco: vissuto nel IV s. a . C.; Giustino 16,4. - Eraclea: città greca sul Mar Nero. -occorse: accadde [nota la costruzio-

che(. .. ) con iterazione della cgz.]. -inferiori: più deboh. -disposmone: volontà. -lo missono: lo misero, lo fecero rientrare.

20. la insolenzia: l'indisciplina. Clearco non può «contenta-re» Ottimati (perché se desse loro il potere che essi desidera-no distruggerebbe il proprio essere principe) e non li può «cor-reggere», ridurre all'obbedienza, percM non dispone di

questa è esattamente la situazione del «prin-cipe civile» che sia venuto al potere col favore dei Grandi come è descritta in Princ. 9. - a un tratto: con un sol colpo.'

21. sopr'a ecc. : occasione adatta al suo disegno.

23. per comandare: la "sanità" del f>?polo pare dunque intac-cata .da questa «piccola parte» cui s1 è appresa l'ambizione di

che sapevamo tipica dei Grandi. Ma 9ui tale "distin-Ztone 10 seno al popolo è posta nella forma d1 un'asserzione generica, non determinata nel senso di una "gradualità", nel tempo, della corruzione.

24. non aggiungono ccc.: non salgono mai più di quaranta ... - con levargli via: eliminandoli. - contentare: si rende cosi, di fatto, inafferrabile la differenza tra il principato «civile» di Clearco e la stessa repubblica romana; entrambi sembrano rispondere con pari efficacia alla necessità di tenere «a freno» i Grandi e «libero• il popolo per fare potente lo stato. A meno che non si voglia intendere che Clearco abbia realmente cancel-lato, annientato, l'«omore» ottimatizio e governi un «corpo

ridotto al solo «Omore» popolare, - quindi fortemente rruoorato.

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Page 23: Note Machiavelli Libro I

25. sua: dcl principe. - si comprenda: si salvaguardi.

27. il regno di Francia: il discorso coincide con Princ. 19 (1 cfr. 1.58.9); in una luce alquanto diversa il regno di Francia• presentato io 1.55.8.

28. chi ordinò: la figura dcl «legislatore» francese resta inde-terminata; dal Ritracto dcl 1510 si ricava che M. colloca il riordino dcl regno di Francia intorno alla metà dcl XV s. -dell'armi: cfr. Arte 1,301 a. -del danaio: cfr., in proposito, la smentita di J . Bodin, Methodus, 209 B. - che le kggi ecc.: • non nel modo prescritto dalle leggi.

30. si pente ecc.: cfr. l'epigramma Dell'occasione.

32. a mantenerla: a mantenere la libertà. - mostemno: mostreremo.

xvn 2. e che: - a distendere: a estendere (cfr. Dante

Par. 28,66; ecc.; inverosimile la divisione ad istendere introdol· ta dal Mazzoni). -come le membra ccc.: quando le membra. •• sarebbe stato impossibile . . . Per la concezione dello stato come «COrpo», cfr. J.4.5; 1.16.5; CCC.

3. ridursi: ritornare.

4. conviene che ecc.: avviene che un principe elimini l'altro, ossia che a un principe ne succeda subito un altro. - si posa: li quieta. - la bontà: sembrerebbe aggiungersi alla virtù, inten-dendosi con questa l'abilità politica e con quella la passione per la libertà; ma nella frase scg. si dice senz'altro che la virtù di Dionc «tenne libera» Siracusa (cfr. 1.18.27). -come interveNN ecc. : Dionc Siracusano si insignorl della città approfittando cl un'assenza del tiranno Dionisio il giovane; dopo appena tre anni, nel 354 a.e. , fu assassinato e poco dopo il tiranno rioccu-pò Siracusa. Nel 344, infine, Dionisio fu definitivamente SCIC-ciato a opera di Timoleone. A Dione e a Timoleone Plutarco dedica due delle Vite. - mentre vissono: vissero.

5. morto: ucciso. - la stirpe cesarea: la linea detta Giulio-aaudia si estingue con Nerone (68 d.C.)

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7. bastò solo ecc.: Livio 2,1. - Bruto: Marco Giunio (85-42 a.C. ), protagonista con Longino Gaio Cassio, dell'estremo sus:

repubblicano in Roma. Ucciso Cesare ( 44), la guerra tra 1 congiurati e i Triumviri - Ottaviano, Antonio, Lepido -continuò fino alla disfatta dei primi nella battaglia di Filippi, in Tracia. Cfr. Plutarco Brutus; e il giudizio machiavelliano in 1.10.15. - legioni orientali: Bruto e Cassio avevano ,.,oldati in Macedonia e Siria; Plutarco Brut. 28 parla di un esercito «Dumeroso e bene armato».

8. le parti mariane: il partito. di Gaio cfr. I.5.11.-: Cesare: il legame di Cesare con 1 democrattet è ncordato, fra gli nitri, da Plutarco Caes. 6- ch'ella: cosl che elJa.

10. Cfr. I.55.20 sgg.

11. Cfr. Jst. fior. 6,13 sgg. - Filippo Maria Visconti mori nell'agosto del 1447; la «Aurea Ambro-\ iana» durò fino al febbraio del 50, quando Milano cadde nelle mani del genero di Filippo, Francesco Sforza.

12. felicità: fortuna. -- alla cfr. Gli , he banno «il fine buono» sono 1 Plebei: Il fine dei Grandi, osSta al dominio sul popolo, non potrebbe mai essere definito .. buono».

13. scandoli: disordini. - le leggi .. . non giovano: perché l'imperio delle leggi si fonda sul che i cittadini. hanno, di uppartenere a un organismo collett1vo, a.una com.unità. Quan-do la città si è corrotta, quando ormai le parti lottano thstruggersi reciprocamente (cfr. 1.37), la legge non può J?IÙ nulla se non interviene, a imporne l'osservanza, una «maggior lorza» di carattere principesco. - intervenuto: avvenuto. -declinazione: decadenza. - rilievi: risollevi. - pristino abito: precedente abitudine, condizione. Per i problemi generali d'io-lcrpretazione che il brano pone, cfr. le note al cap. seg. - a febe: cfr. Polibio 6,43. Epaminonda, generale tebano, Pclopida (I.6.27) alla guida della sua città. - imperio: 1 1cstimoni, e quindi il Mazzoni, di m:zperio; è l"mendare, perché Tebe tenne ... ( os.s1a donumo . , sugh .altri Greci) e forma di republica repubblicana): mentre «forma di imperio» non vuol drre nulla d1 sensato.

15. due successione ecc.: due principi virtuosi che si succeda-no l'un l'altro.

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Page 24: Note Machiavelli Libro I

16. inequaliM: anticipo di 1.55 (• ... in altro luogo•), cui Il rimanda per l'esegesi e la discussione. - straordinari: mea:I estremi, eccezionali.

XVIII 2. sendovi: laddove esista già. Si intende che, in una c:ittl

corrotta, la «libertà» si è essa stessa corrotta, e quindi, ps sussistendone ancora l'impianto giuridico-istituzionale, è vena-ta meno, come •vivere libero• in senso pieno. Anche il «mante-nimento• sarà, allora, una variante dcll'«0rdinamcnto•.

3. i gradi: l'avanzare, il progresso.

4. non si truovano ccc.: cfr. I.17.13.

5. La connessione va intesa nel senso che le leggi possono ritardare il corrompimento dci •costumi», ma non impedirlo indefinitamente. Cosl che, quando gli uomini sono divenuti crei•, le leggi non sono più ca proposito. (par. 6). - pii' osservarsi: per essere osservate.

7. gli ordini: distingue qui la legislazione particolare dall 'ordl-namcnto costituzionale, più "rigido" questo a fronte del muta-mento dei costumi. L'adeguamento della legislazione particola-re risulta anzi vanificato dalla persistenza di un ordine politico non più confonne alla propria "materia".

9. di chiedere: di porre le candidature.

11. <kg/i adulterii: la ltx lulia <k adulteriis è del 18 a. C. - ltl suntuaria: la legislazione contro il lusso, ossia le leggi OppliJ (215 a.C.; ma cfr. Livio 34,1-8), Fannia (161), ccc. - <klltl ambizione: contro la corruzione elettorale (detta ambitus), dal-la ltx Potttlia (Livio 7,15; 358 a.C.) alla Cornelia Baebta, alla Ucinia, ecc.

12. rinwlati gli ordini: l'accenno a un mutamento di ordini per adeguare la forma del governo all'avanzare della corruzione non trova sviluppo. In effetti, si potrebbe dire che proprio l'impero realizza tale «riscontro•, compiendo il destino della repubblica (e vedi I.37).

13. doi capi: due casi. È implicita un'ulteriore distinzione tra

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ordini «maestri• («l'autorità del popolo, del Senato• ecc.) e ordini «accessori• (le procedure, «il modo di chiedere• ecc.); M. sembra salvare comunque la validità dei primi, ma v. par. 21 e n.

14. lo domandavano: ponevano la propria candidatura (cfr. Valerio Massimo 4,5,4; Plutarco Caes. 13 e Coriol. 14; ecc.).

16. i magistrati: le magistrature.

17. per i mezzi: per gradi. -a sua ubbidienza: siamo quindi nella seconda metà del II s. a.e. (cfr. 1.4.5).

18. la grazia: la popolarità. - tirando: portando, eleggendo. - intrattenere: trattare, compiacere. - per difetto ecc.: per il difetto insito in questo ordine (nel procedimento di candida-tura).

20. che intende ecc.: che vede la possibilità di un bene comu-ne. - eleggere: scegliere.

21. Entrambe le critiche all'ordinamento romano si appunta-no sull'eccessivo spazio lasciato all'iniziativa dei cittadini (e, poi, delle consorterie) rispetto ai poteri istituzionalizzati. Ma tale «difetto di ordine• segue, mi pare, necessariamente da una forma repubblicana in cui il potere istituzionale ha come primo compito quello di garantire il dispiegamento della .cdisunione• tra le parti della popolazione. Perciò la critica a quei cmodi• porta diritto a una critica dei fondamenti della costituzione.

23. in prima ecc.: prima che la necessità del mutamento sia avvertita da tutti.

24. ne sia cagione: se ne faccia promotore. - discosto: di lontano, in anticipo (cfr. Aristotele Polit. 1308 a 34-35; e ricor-da cpraescire cuncta prudentes decet», Asclepius 24 cit. a par. II.5.11). e Vedere discosto» è la formula della prudenza politica (cfr. Princ. 3: «Perché e Romani fecero in questi casi• ecc.) e si noti come M. accentui qui il tono della "difficoltà»: è cfacilissi-mo• che il prudente non vi sia affatto; egli, comunque, cnon potrebbe persuadere mai» ai cittadini quel che è necessario fare, e cosl via. Del resto, aveva prima detto che il rinnovamen-to degli ordini è cosa «quasi impossibile». li senso fortissimo della cnecessitb che detta il mutamento delle cose umane

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Page 25: Note Machiavelli Libro I

sembra qui condurre allo spegnimento d'" 'la politica, in quanto possibilità di azione efficace. Invece, proprio in questa condi-zione di rischio «estremo», di salvezza «quasi» impossibile; iD questa città «corrottissima» (che è sl la Roma decaduta, ma per altro verso è il mondo «moderno» contrapposto al mito antico), la politica è chiamata a disvelare i suoi tratti inconfondibili cl spietatezza e violenza, spasmodica tensione razionale e insieme determinazione assoluta a impugnare ogni arma «per noa morire•.

25. egli proprio: egli stesso. -avendo a ecc.: dovendo essere loro fatto intendere per congettura, per indizi.

26. termini: mezzi. - cattivi: inefficaci. - come ossia.

27. accaggia: accada. - uno uomo ccc. La bontà dell'ordina-tore di repubblica e la reità del tiranno sono tali innanzitutto sul piano della concreta virtù politica: mentre il primo pone le fondamenta di un avvenire di potenza, il secondo prepara la rovi11a della città di cui diventa signore. Ma non c'è dubbio che M. presenti qui la virtù «pratico-politica» come, in certo modo, implicata con la virtù morale: il «buon» cittadino è anche colui al quale ripugnano le vie «cattive» - moralmente cattive-cui deve pur ricorrere se vuole raggiungere il suo scopo. È una notazione non moralistica, ma realistica: dichiarando la neces-sità che l'azione politica si dispieghi iuxta propria principia, M. non disconosce il drammatico conflitto che viene cosl ad aprirsi nelle coscienze, tanto più in quanto il senso profondo della storia e della politica vada difficilmente disgiunto da un'elevata coscienza morale.

29. corretti: tenuti a freno (dalle leggi). - quasi regia: come se avesse in mente una forma di «governo misto» in cui la «guardia della libertà» sia affidata all'elemento monarchico; ma questo schema tende a trapassare nel puro e semplice principa-to, poicM, nella generale «insolenza,. è in realtà venuta meno l'identità delle parti sociali, cui toccherebbe esprimere gli altri elementi della costituzione. - Rielabora profondamente certi spunti tradizionali, per cui cfr. Tolomeo da Lucca [continuatore di Tommaso] de reg. princ. 2,9.

30. diventare buoni. Quando la corruzione è troppo avanzata, si può solo «frenarla., un risanamento della materia sarebbe impresa «al tutto impossibile». Nel corso del ragiona-

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mento la prospettiva della del una città corrotta si è trasformata tn quella dell instaurazione d1 una «podestà quasi regia» come rimedio grazione dello stato. Siamo nell'onzzonte pr?blematic? o-puscolo de principatibus, e si è.potuto IJ>?hzza-re che i «discorsi» sulla corruzione delle a questo punto, lasciato il campo evocazione del «Vir-tuoso» (vedi la Nota al te.sto). S1 avverta per la differenz.a fra i due momenti: «il "principe" .del è_. .. costi-tuito dall'analisi concettuale degli elementi 10d1v1duat1 per for-marlo .. . Perché il Principe nasca, è che la. volezza «analitica» delle difficoltà genen dal suo mtemo il diverso motivo della volontà, della "decisione" ... » (Sasso). -di sopra: I.9.16.

XIX 2. Tullo: T. Ostilio, teno re di .(Livio .. -sortl:

ebbe in sorte. - ferocissimo: f1enss1mo (poi feroc1tà, «fie-rezza»).

3. de' suoi vicini: osserva Livi? che Tu.Ilo ... civita-tem otio ratus, undique matenam excttand1 belh quaerebat» (1 ,22).

4. s'egli avviene: se accade.

6. La storia di Davide, Salomone e Roboamo, re è narrata dalla Bibbia, nei due libri di Samuele e nel primo dei Re (vedi anche 1 e 2 Cron.).

7 della sesta parte ecc.: le tribù di Giuda e Beniamino restaro-no fedeli a Roboamo mentre le altre dieci formarono un regno indipendente sotto Geroboamo, figlio di Nebat (1 Re 12).

8. Baisit: Bayazi'd II, sultano ottomano dal 148.1 al figlio di Mehmed II, il e Sehm, 10 favore del quale abdicò pochi giorm pnma d1 monre.

9. presente signore: cfr. lll.35.4 - si vede ecc.: cfr. l.1.18.

10. che non stanno ecc.: che non curano la potenza militare dello stato.

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Page 26: Note Machiavelli Libro I

11. la riputazione: la gloria, la fama presso amici o nemici. -Anco: A. Marcio, del cui «medium ingeniWlll>, (tra Romolo t Numa) parla Livio 1,32.

12. si dirizzò: si volse. - ma subilo ecc.: la narrazione sept quella di Livio.

13. somigliertl Numa: sarà simile a Numa. - i tempi o Il / ortuna: per la relazione tra «tempi» e .tortuna», cfr. III. 9 .4. -eccessiva: straordinaria. La virtù (prudenza e armi) può domi-nare i moti della fortuna, ma non può mai completamenti sottrarsi al rischio della sconfitta. La virtù, insomma, può attin-gere la sua «perfezione», senza con questo riuscire a padrone,. giare tutto l'orizzonte del reale. Nel pensiero machiavelliano, Fortuna e Virtù- mentre lottano per sopraffarsi-mantenp no la propria identità soltanto in presenza l'una dell'altra: «for. tuna• sl il corso del tempo, ma in quanto la presenza della virtù faccia di esso un campo di possibilità, e non una catena fatale di avvenimenti predeterminati. Dal canto suo, la virtà, Il concreto operare umano, prende la sua specifica fisionomia proprio perché il mondo non illimitatamente plasmabile • ordinabile dalla ragione, ma al contrario l'arena di un con-fronto drammatico e altamente rischioso con la «fortuna». D nesso fra i due termini si presenta diversamente sfumato nel diversi momenti della riflessione di M. : in questa parte dci Discorsi, il tema della virtù occupa il centro della scena; altro, per es. , l'imj>ianto dei Ghiribizzi al Soderini e del XXV cap. del Principe (vedi anche III. 9).

xx 2. quelli pericoli ecc.: quei pericoli cui sarebbe andata incon-

tro, ove fosse salito al trono un re debole o tirannico.

3. la somma deUo imperio: il potere supremo (ma cfr. 1.5.2). - si ridusse: fu collocato. - sotto i re: la monarchia sarebbe durata in Roma duecentoquarantaquattro anni (Livio 1,(i()); un periodo di tempo equivalente, o poco più lungo, bastò alla repubblica per conquistare il culmine de:''l grandezza (vittoria di Zama [202 a.C.)?).

4. due continove ecc. : cfr. 1.17.15, n. - Filippo ... e Alessan· dro: padre (382-336) e figlio (356-323 a.C.) ; il primo sottomise la Grecia, l'altro conquistò l'impero persiano.

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5. per il modo dello eleggere: grazie all'elezione dei governan-ti. - f ia sempre: sempre avrà luogo.

XXI 2. circa le difese ecc.: nelle necessità e offensive

(identica espressione Princ. 12),. - propri: ossia nari' è un tema csseDZiale del pensiero, ma anche dell anone, d1 M . .:_con lo esempio: riflettendo sull'esempio. -mancame'!'o: mancanza. - sua: loro. - fare i suoi ccc. : educare le vutù rrulitari dei suoi popoli.

3. quarant'anni: tanto durò il regno di Numa. - guerra: c.:ontro Alba (Livio 1,23 sgg.)

5. difetto ecc.: difetto proprio della località o della popolazio-ne (cfr. 1.1.19 e il capitolo Dell'ambizione, 109 sgg.).

7. ne' prossimi tempi: del 1513. - più che trenta anni: ha in mente la conclus1one della «Guerra. delle tra York e Lancaster (1485) ; nel 1491-92 si un bellico, t ra Inghilterra e Francia, che M. considera rilevan-te ai fini del proprio discorso. - non dubitò: non temé. - nelle guerre d'Italia: dal 1494 in poi.

8. intermette ecc.: trascura la preparazione.

9. Pelopida ed Epaminonda: cfr. 1.6.27 e 1.17.1_3. - gli tbbero libera: essi ebbero liberata. -a trovare a rc in campo aperto gli Spartani, superandoli (a Tegira e a Lcuttra [371 a.C.]). - chi ne scrive: Plutarco. Pelo!?. 17 (ma l'accenno a «chi H sapesse indirizzare» è mach1avclhano).

10. Desidesque etc. : e gli uomini Tull.o restituirà alle armi (cfr. VirgilioAen. 6,813-14. -E. Rossi, «G1orn. lctt. it .», 1938, suggerisce di_ senz'al!ro,a rwdes, alla lezione propriamente vrrgihana, l della Bladiana e (quindi?] a testo, la G1untma; ma prcfensco mantenere, col conforto del ms. ,. la. ".ariante anche per questa via la pressione d1 Llvm [del cw uso è desides] sulla "memoria" machiavelliana).

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Page 27: Note Machiavelli Libro I

xxn 2. Mezio: Mettio Fufezio, dittatore (non re) degli Albani; cfr,

Livio 1,24-25.

4. E tornando ecc.: Livio 1,26. -scontrando: incontrando, imbattendosi in. - maritata: promessa in moglie.

6. l'una, che ecc.: il sviluppato nel cap. sg. - mai ... Il ricompensano: ma, in effetti, a Roma proprio questo accaddi, allorcb6 all'Orazio fratricida fu imposta solo un'espiazione • tuale. - i partili: le decisioni, ma, in particolare, le decisioal che consistono nell'aderire a un accordo (come sarà spieptO alle righe sgg.).

7. tre loro ecc.: tre loro cittadini ne avessero cagionato la sottomissione («Invidia vulgi quod tribus militibus fortuna pa· blica commissa fuerat» etc., 1,27). - Mezio: il duce albano incitò segretamente Fidenati e Veienti contro Roma, e al mo-mento della battaglia si ritirò in disparte coi suoi uomini; I Romani riuscirono egualmente a vincere e poi catturarono I uccisero l'alleato traditore.

8. notabile: cosa da notare.

XXIII 4. commissono: affidarono.

5. stando ecc.: essendo in potere di cosl pochi uomini provo-carne la rovina.

7. Cadesi... per coloro che: cadono ... coloro che. - tenere I luoghi ecc.: proteggere le località naturalmente munite, e so-prattutto i valichi montani. - se già: a meno che.

10. la preallegata: quella detta più sopra. - grosso: con numeroso esercito.

12. l'alpe: le montagne (cfr. Livio 21, 32-37 e 58). - Tesino: Ticino (nel 218 a.C.). -nel piano d'Arezzo: nei pressi del lago Trasimeno (nel 217 a.C.).

13. sensatamente: secondo il loro significato pià proprio;

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ovvero, per trame «quella utilità» di cui M. parla nel proemio al libro I.-come campagne: ossia, aperti da ogni lato. -a'paesa-"' ai montanari.

14. Francesco: re di Francia dal 1515 al 1547. - Lombardia: die i Francesi avevano perduto nel '13, dopo la sconfitta di Novara. - coloro: Spagnoli, Imperiali, il papa Leone X. -t1·rrebbono: terrebbero, fermerebbero (e cfr. Guicciardini St. 1l'lt. 12, 12).

15. un'altra via: quella del colle: dcli' Argentera! non certo -1gnoiru. nel Cinquecento, ma considerata troppo disagevole al 1msaggio di un grosso esercito, e non - nel 15- dagli Svizzeri, che si attestarono m quella occas1one alle c.:h1use di Susa. - e loro appresso: e addosso a loro.

16. si accostarono: aprirono le porte. :-:sendo 11masti (gli Svizzeri) delusi nella loro op1mone che 1 Francesi ...

XXN 2. Erano stati ecc.: cfr. 1.22. - a disputare ecc.: a doversi

uppellare da una condanna a morte.

3. ingratitudine: cfr. 1.28-29.

6. che si risolverà ecc.: che, per opera di quello, sarà distrutta l'autorità della legge.

7. tenuta: mantenuta.

8. per ricompenso ecc.: come ricompensa di un bene, anche grande.

9. È notissima ecc.: Livio 2,10 e 12. -sostenne ecc.: tenne a bada i nemici per il teme<> alla del ponte. - degli Toscani: degh Eti:u.sch1 di contro Roma per rimettervi 1 Tarqumu (che erano di ongme etrusca).

10. dal pubblico: dallo stato. -stdiora: staia; il plur. in analogico a quell? neutri in :s della lii decl., è un antico ruralismo centro-1tabano, come rn càmpora, ecc. Uno staio equivaleva in Toscana a circa 1200 mq.; lo iugero romano

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Page 28: Note Machiavelli Libro I

(ossia la superficie arabile da un paio di buoi in una giornata) corrisponde dunque a due staia (non a uno, come calcola fl Walker.) Questa deve essere anche l'equivalenza che M. ba ID mente. Secondo Livio, a Orazio fu donato «agri quantum WIO die circumaraviti., e M. ha inteso «UDO iugero• (ma Livio dici circumaravit, ossia «delimitò con un solco•, e si tratta presumi-bilmente di una superficie maggiore). Quanto a Scevola, Uvio si limita a dire che il Senato gli donò «trans Tibcrim agrum».

11. Manlio: cfr. I.8.2. e sgg.

12. a campo: all'assedio. - una piccola ccc.: ciascuno desii assediati cedette a Manlio mezza libra di farro e un quarto cl vino (Livio 5,47).

13. secondo la fortuna ecc.: date le condizioni di allora; scrive appunto Livio che «l'estrema scarsezza dei viveò faceva di quella piccola cosa una grande dimostrazione di affetto•. -1 di qualità che: e fu tale che (cioè: fu grande, ma ciò non impedl U Romani ... ). - gittato precipite: gettato a testa in giù, precipita-to giù (dalla rupe Tarpea; Livio 6,20).

xxv 1. anticato: antiquato, che dura da molto tempo. -l'omblW:

una certa apparenza.

2. lo universale: la massa (regge il plur. si pascono, "si nutrOo no, si soddisfano"); cfr. Princ. 18: «il vulgo ne va preso CDII quello che pare ... » . -si muovono: si commuovono, si agitano.

3. dodici littori: istituiti da Romolo, come scorta al monalCI (Livio 1,8), furono mantenuti nell'ordinamento repubblicano; nei pòmi tempi, i consoli se ne servivano a turno (perché DOI apparisse «raddoppiato il terrore•, dice Livio 2,1), e a quatl circostanza si riferisce M. - ministravano: assistevano, serW-vano.

4. anniversario: annuale. Livio si limita a dire che «quaedaa sacra per ìpsos reges factitata eranb (2,2); e risulta che al IG sacrificulus toccasse di sacrificare alle calende di ogni mese. ,. il resto, M. segue qui strettamente la fonte . - Sacrificulol sacrificulus, ossia "sacrificatore". -sottomessonlo ecc.: lo IGio tomisero al Pontefice Massimo.

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5. alterando ecc.: poiché le cose nuove mutano, sconcertano, l'animo degli uomini, bisogna che le trasformazioni mantenga-no il più possibile, nell'apparenza, delle cose passate. - i magistrati: le magistrature. - di tempo: di durata.

6. degli autori: cfr. 1.10.1, n.

XXVI 2. stato: intenderei non tanto in «contrapposizione• (Puppo)

o città, quanto nel senso di (città o) "altra sorte di stato". - e non si volga e voglia cioè, come ha detto già in I.25.6, costituire un principato tirannico. Cfr. I.10.1. - nuovi governi: si tratta di magistrature intermedie, dal momento che il potere impremo è tenuto dal tiranno; può essere notato il fatto che Princ. 9 suggerisca invece al principe di «governare per sé», senza vincolarsi con «magistrati»; è vero che Il si tratta di un principe «civile», ma l'argomento dovrebbe valere a maggior ragione per un tiranno. - qui «esurientes etc.: che ha ricolmi di bene gli affamati e rimandato i ricchi a mani vuote. Sono parole dcl Magnificat (Luca 1,53) , riferite però al Signore. M. ha in mente Salmi 33,11 ( «Divites eguerunt et esurierunt• - testo uttribuito a Davide) e 106,9 («animam esurientem satiavit bo-nis»). Per qualche tenuissima connessione con il racconto del regno davidico, cfr. 2 Sam. 5 e 8. -sua mira: suo modello. -Filippo: se Filippo debba essere, o no, considerato un tiranno, è discusso in Polibio 8,11-12.

3. chi scrive: Giustino 8,5. - tramutava: trasferiva.

4. Va notato come alla disapprovazione morale si accompa-gni qui una netta svalutazione politica della tirannide che, per essere la «rovina degli uomini•, viola la logica stessa della potenza. Allora - se cosl è - l'argomentazione interna all'o-rizzonte "tirannico" può assumere effettivamente un carattere "tecnico" , nel senso che la regola politica vi è delineata come a prescindere dal suo stesso fondamento : il problema del «mante-nersi» sul trono, per cosi dire, si astrae da quello del «mantener· i• dell'entità politico-statale. Ma cfr. I.40.37.

5. vie del mezzo: cfr. 1.6.36.

XXVII 2. lulio: Giuliano della Rovere, papa dal 1503 al '13. - nel

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Page 29: Note Machiavelli Libro I

1505: Giulio si mosse da Roma il 26 agosto 1506; la data dli testo è errata, per un lapsus, presumibilmente, del primo copio sta. Secondo il Walker, nel 1505 Giulio «determinated ... • expel• ecc., ma cfr. Guicciardini St. d' Jt. 7 ,3. - cento anni: dli 1401- ma con brevi interruzioni. - Baglioni: condottiero• ventura (1470-1520), tenne la signoria di Perugia dal 1500 Il 1506 e dal 1513 alla morte. - come quello ecc.: poich6 eal (Giulio) aveva deciso di eliminare tutti i signori che ...

3. ragunata. Giulio entrò in Perugia il 13 settembre. Dell'aY.. venimento fu testimone diretto M., che si trovava in missioni diplomatica presso la corte pontificia; le sue lettere di allori (cfr., nell'ed. Martelli , pp. 573-612) già delineano un giudtllo fortemente critico nei confronti della «imprudenza• Ancl)e nei Ghiribizzi a G.B. Soderini, scritti in quei gÌor1ll proprio sotto l'impressione del fatto, si dice che «questo papa .. ad caso conseguita et disarmato quello che con l'ordine et COI l'armi difficilmente li doveva riuscire•.

4. furore: impetuosità (che, per altro, in Princ. 25 è conaidlo rata una qualità felicemente «riscontrata. con i «tempi•; Dli giudizio sul Della Rovere, M. oscilla tra il riconoscimento della sua fortuna e il disprezzo per chi, «Princiee ecclesiasticoeJ calpesta le "leggi" della politica [Princ. llJ pretendendo • essere mosso da una «cagione superiore•: anche la critica I Giulio per essersi dato alla mercé di Giampaolo appartiene I questo ambito, perché il papa ha violato le regole della prudello za fidando nella propria sacrale inviolabilità. Si capisce, poi, quanto il dispetto intellettuale di M. sia inasprito dalla consta ... zione che l'assurda pretesa del Pontefice è confortata ed esaucllo ta dalla pochezza morale e politica degli avversari). - il q"""1. c. ogg. -ne menò: portò via. - rendesse ecc.: amministrlSle Il giustizia.

5. dagli uomini ecc.: perifrasi usata da M. per indicare, Il pratica, se stesso. - temeritd: temerarietà. - quello: <>1111 Giampaolo. - oppresso: eliminato, ucciso. - delizie: n. chezze.

6. conscienza: scrupolo di coscienza. - si teneva: aveva ptr amante. - ma si conchiuse ecc.: ma si concluse che quel CCJl9W portamento dipendesse dal fatto che gli uomini .. . - gli uomllfl ecc.: celebre "conclusione" machiavelliana, limitata- a dire I vero - da una certa piegatura moralistica: la pochezza detl 240

· uomini• non è infatti posta, alla virtù, come termine di un 'uperamento, ma affermata universale e non redimibile (me-jtlaO, nel titolo: «sanno rarissime volte .. . • , e non: «mai»).

7. non stimava: non si vergognava, non si peritava di. -1111blico parricida: notorio assassino di parenti. -giusta: felice.

eterna: M. rimprovera la «viltà» del Baglioni, ma si rende i. .. nissimo conto della forza del pregiudizio contro cui un «mi-nore uccello di rapina», come Giampaolo, non aveva saputo ubcllarsi. - come loro: vedi par. 4 e n.

XXVIII 4. da alcuno: per l'episodio di Appio, cfr. soprattutto 1.40.

S Pisistrato: cfr. 1.2.29 e n. -sotto uno inganno ecc.: ingan-11.1ta da una simulazione di bontà.

6. Quinci ecc.: cfr. il capitolo Dell'ingratitudine, vv. 130 sgg. I 'esasperato clima di sospetto che regnava in Atene, nel V "colo, è ricordato da Tucidide 3,43. - ostracismo: era una pccie di bando (meno grave dell'esilio vero e proprio) inflitto

1l.1ll'assemblea popolare a un cittadino considerato politica-mente pericoloso; se ne attribuisce l'istituzione al riformatore 1h·mocratico Clistene e trae il nome dall'òstrakon, il frammento 1h terracotta su cui i membri dell'assemblea scrivevano il nome 1lclla persona da bandire.

7. della civilitd: di cose politiche; si riferisce a Cicerone de off. 2 ,24 ( «acriores autem morsus sunt intermissae [della perduta) hhcrtatis quam retentae» ). Cfr. anche lst. fior. 2,37.

9. pia: indulgente.

10. Collatino: aveva guidato con Bruto la ribellione contro il l{e, ed era stato eletto console, ancora a fianco di Bruto; ma per l.1 ·ua parentela con i Tarquinii fu poco dopo richiesto di 11• la carica e la città (Livio 2,2); al suo posto fu eletto Pubbo Vulerio. - Valerio: detto poi Publicola (''amico del popolo"). t11•r dissipare i sospetti che gravavano su di lui rinunciò alla 111 truzione di una casa in cima alla collina Velia (non al Celio, 1ome scrive M.), ma Livio (2,7) non menziona un pericolo di h.mdo.

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Page 30: Note Machiavelli Libro I

XXIX 2. quale usi ecc.: chi dia maggiori esempi di ingratitudine, •I

popoli o i principi; il quesito è posto già nel capitolo De/l'ing,.,,. tu.dine, vv. 61 sgg., ma risolto nel senso contrario.

3. nasce ecc.: cfr. De/l'ingrat., v. 25.

4. all'incontro: in cambio, in compenso. - ritenuto ecc: trD tenuto dall'avarizia. - satisfarli: dargli soddisfazione.

5. ci peccono: commettono questo errore. - Procliviw etc.I è più facile contraccambiare un'ingiuria che un beneficio, per-cht la gratitudine si considera un onere e la vendetta un guadlo gno (cfr. Histor. 4,3).

7. e con i soldati ecc.: presso i suoi soldati .. . , acquista tanti reputazione che .. . - sapere di buono: far piacere.

8. modo: limite. - modo o termine: atteggiamenti, parole.

9. assicurarsene: metterlo in condizione di non doverne piè temere. - fazione: impresa militare.

10. Vespasiano: conduceva la campagna contro gli Ebrei in rivolta, quando fu proclamato imperatore dalle legioni di Giu· dea, Siria ed Egitto (69 d.C.). Battuti i suoi rivali, tenne il regno fino al 79. Fonte di M. è Tacito Histor. 2,79-80,86 (A. Primo Il trovava in Pannonia, non in Illiria); 3,16 sgg., 61, 82; 4,39,80 (nessuna notizia sulla morte di A. Primo, che sembra sia vissuto fin oltre il 95). -ruppe: sgominò (a Bedrlaco, presso Cremona, e a Terni).

13. Consalvo: Gonzalo Fernandez de Corduba, detto il Gran Capitano (1453-151"5). Guidò le forze spagnole in Italia dal 1500 al 1507; nonostante·i meriti acquisiti nelle vittorie sui Francesi (o, secondo M., proprio per questo) fu richiamato in Spagna e messo in disparte. - Cfr. Dell'ingrat. 163-165; ma vedi anche il commento del Guicciardini, Considerazioni. - Ferrando: Fer-dinando d'Aragona, detto il Cattolico, re di Spagna dal 1479 al 1515. -a Napoli: alla fine di ottobre 1506; ne riparti, assieme a Consalvo, nel giugno 1507. - inonorato: in oscura condizione.

15. da quello che: da ciò da cui.

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17. nel luogo suo: al cap. sg.

19. in una republica venuta ecc.: cfr. 1.17.13. - si tolse: si paese; cfr. Dell'ingrat. , vv. 151 sgg.

20. Scipione: Publio Cornelio Se., l'Africano (235-183 a.C.), H vincitore di Annibale e poi di Antioco; accusato di avere malversato il bottino di guerra (ma, in realtà, temuto per la sua popolarità) fu praticamente costretto ad abbandonare Roma. Nella tradizione letteraria rimase a lungo come figura esempla-1 c di vittima dell'ingratitudine (vedi anche Del/'ingrat. vv. 77

- Coriolano: cfr. 1.7.7. - Cammillo: M. F. Camillo, il vincitore dei Veienti (cfr. I.12.11); dopo ripetuti contrasti con i J'ribuni , fu accusato di appropriazione indebita e dovette esula-i e ad Ardea (cfr. Livio5,32equi III. 23). Fu richiamato e creato dittatore allorché i Galli cinsero d'assedio il Campidoglio (cfr. l.8.2).

21. riserbato: conservato.

22. del nimico: ossia, di Annibale.

23. non che ecc.: persino i magistrati avevano timore.

24. straordinario: disforme dal costume romano. - Catone: Marco Porcio C., detto il Censore e Priscus ("il vecchio"), per distinguerlo da Catone il Giovane, l'avversario di Cesare. Visse dul 234al149 a.C. e rappresentò gli interessi dei piccoli proprie-tari tradizionalisti, contro l'aristocrazia grecizzante che si rico-nosceva negli Scipioni. Secondo Plutarco Cato Ma. 1 (che M . potrebbe aver presente) Prisco era il terzo nome di Marco Porcio , prima che dalla sua sagacia fosse chiamato Cato (catus , "astuto").

xxx 2. personalmente ecc.: cfr. Princ. 14, ecc.

3. potere usare: ossia, poterne essere sicuri.

4. che precetto ecc.: altro suggerimento da dare loro che quello che .. . (cioè di eliminare al più presto possibile il minac-cioso competitore; questa non è, appunto, una • regola» ma-chiavelliana, ma un • precettoi. interno a un ambito di non-virtù; cfr. I.26.4 e n .) .

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Page 31: Note Machiavelli Libro I

5. lasci lo esercito ecc.: potrebbe rammentare Tacito Agrlc. 40. - i principi: i comandanti.

6. di sopra: cfr. 1.27.

7. termini violenti ecc.: portamenti forti e onorevoli. -dimo-ra: indugio, incertezza. - oppressi: eliminati.

8. dello ingrato: dell'ingratitudine (cosl come Princ. 3 «dello etico•, "della tisi"; Mandr. 3,12 «del sordo», "della sordità", ecc.). - vadia: vada.

10. /l che nacque ecc. In 1.28.8, si era limitato a dire che Roma era stata meno ingrata «per la diversità degli accidenti» che avevano reso i cittadini meno sospettosi; ora spiega la concreta cagione storica di quella diversità, ritrovandola (ed è un po' UDI forzatura) nella possibilità di avvalersi di «nobili e ignobili» nella condotta della guerra: il che rinvia, come sempre, alla superiorità della costituzione romana. - guardando: control· lando.

11. interi ecc.: integri e timorosi di dare l'impressione cl nutrire qualche ambizione. - venendo ecc.: tra gli eletti alla dittatura, traeva maggiore gloria colui che deponeva prima Il carica (cfr. Livio 3,29 [Cincinnato], ecc.).

XXXI 1. furano : furono, forma vernacolare (anche al par. 2). Va

notato che questi estremi di fiorentinità (Rohlfs 565) non sono propri della lingua di M., e il Mazzoni li riprende, con discutibi-le conservativismo, dal ms. Londinese; ancora più discutibile à, d'altra parte, il comportamento dei molti curatori che, mentre dichiarano di seguire il testo del Mazzoni, italianizzano senza parere. - istraordinariamente: qui nel senso di "severamente", "gravemente". - ancora: anche. - tristi partiti: decisioni errate.

2. più pii ecc.: più indulgenti e cauti.

4. espedito: tranquillo. - estrinseci rispetti: timori estranei.

5. Filippo: cfr. Il.1.18.

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6. strenuamente: con risolutezza.

9. Sergio e Virginio: Manlio S. Fidenate e Lucio V., tribuni militari per l'anno 402 a.C. L'episodio è tratto da Livio 5,8 sgg.

10. Falisci: F. e Capena ti («altri popoli») erano «due popola-1ioni etrusche confinanti con Veio» (Livio). - sopportò ecc.: preferl essere sconfitto e messo in fuga piuttosto che mandare a chiedere aiuto al collega.

12. coniettura: giudizio.

13. in denari: M. ha in mente anche 8,33, «il risentimento del popolo ... verso coloro che avessero causato o per imprevidenza o per inabilità la perdita di eserciti, non fu mai tanto severo da oltrepassare una pena pecuniaria».

15. Varrone: Gaio Terenzio V., console nel 216 a.C.; fu sconfitto da Annibale a Canne. Morto nella battaglia il collega L. Emilio Paolo, V. riorganizzò i superstiti e ritornò verso Roma (Livio 22,61). - temerità: imprudenza (V arrone avrebbe •tttaccato i Cartaginesi contro l'avviso del collega).

16. Quinto Fabio Massimo Rulliano, magister equitum, com-batté e vinse i Sanniti (325 a.C.) contro gli ordini del dittatore Lucio Papi rio Cursore. Questi, per la a morte dell'insubordjnato; il caso fu dlSCUSSO m Senato e poi davanti al popolo, e il padre di Fa?io, Marco, pros:iunciando un'orazione in difesa del figliuolo, nuscl a ottenerne ti perdono (Livio 8, 30-35).

XXXII 1. non debbe ecc.: non deve aspettare il momento del perico-

lo per concedere dei benefici.

2. Ancora che ecc.: piuttosto complessa la sintassi di questo brano, che si è cercato di rendere più chiara aprendo parentesi interna. Si intenda, ai Roma!11 riuscisse senza danno la concessione d1 un beneficio al popolo m un momento di pericolo, nessuno tragga da questo esempio una regola ... - dove il Senato ecc. : Livio 2,9-gravezza: tassa. -ossidione: assedio.

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Page 32: Note Machiavelli Libro I

3. loro: da concordare con l'universale.

4. appe//agione alla plebe: possibilità di appello al popolo contro le sentenze dci magistrati, detta provocatio (Livfo :1,8). - quel bene: quel bene che. - benefiCJJrli: beneficargli, dat. sing.

6. occo"erd: accadrà.

7. innanzi: in anticipo (come il «vedere discosto•, cfr. I.18.24). -sopravvegnente ecc. : qualunque cosa accada (sen-so: bisogna sempre trattare gli uomini, nel bene e nel malo, come li si dovrebbe trattare nel momento del pericolo.

XXXIII 2. congiurarono ecc.: ben quaranta popoli si strinsero in UDI

lega contro Roma; Livio 2,18 parla di «trenta città» (siamo intorno all'anno 500 a.C.). Per l'istituto della dittatura, cfr. 1.34.5.

5. ammorzarlo: come "estinguerlo".

6. U nervo e la vita: insomma, il principale fondamento. -seguire: proseguire nel suo decorso.

7. i principii: gli inizi. Oli uomini amano la novità per la novità {cfr. lll.21.6; ma 1.25.5?) e quindi la favoriscono; vedrei un nesso tra il "realismo" cui il capitolo vuole ispirarsi, nella sua insolita apologia del «temporeggiare•, e il "senso comune" delle premesse (pur se non mancano alcune lucide intuizioni: cfr., ad es., il par. 14). - possono: hanno efficacia.

8. rispetto: cautela. -punto: un poco. -accozzati: sommati. -in luogo: in una posizione {di potere). -operarli: usarli (rif. a rimedi).

10. Cosimo: fu sbandito nel 1433 dalla fazione oligarchica, allora dominante in Firenze; rientrato dopo appena un anno, esercitò da allora fino alla morte (1464) una signoria di fatto sulla città. Cfr. i libri IV e VII delle Jst. fior.

11. Niccolò: esponente moderato della aristocrazia; cfr. Jst. fior. 4,27. - tentazione: tentativo, prova (vedi tentarlo, par. 17). - la sua morte: nel 1432.

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12. risentitasi: preso vigore (e anche: costretta ad agire).

13. Cicerone: in Fam. 16,11 ( = 299 Bayet).

15. oppugnarle: contrastarle con violenza.

16. aprire gli occhi: badare C.:· di non loro ... ). - detri· mento: indebolimento. - sospmgere: respmgere.

19. farli: i Romani.

XXXIV 1. si tolgono: si prendono.

2. alcuno scrittore: potrebbe ricordare Dionigi. di Antiq. Rom. 1033-35 Reiske, dove è una.breve dittatura che «odiosa res visa est ommum mortalium 1ud1c10 quando Ì.. Cornelius Sylla primus et solus acerbe crudeliterque ca usus est•. Ma Dionigi conclude affennando che le cose sono utili o dannose a seconda dell'uso che se ne fa. - adonestare: coprire con un titolo legale. Nel 46 a.C., Cesare si fece concede-re dal Senato la dittatura per dieci anni.

4. lunghezza. Va segnalata la.lez. della diuturni· tà, molto probabilmente autentica e supenore ali altra. - dello imperio: dei comandi militari; cfr. Ill.24.

5. che'/ Dittatore ecc.: che la dittatura, finché fu attribuita secondo le procedure legali e non per ... - Il dittatore nominato dal console su richiesta del Senato, aveva poten amplissimi e restava in carica per un massimo di sei mesi.

8. formidabili: temibili.

9. ovviare ecc.: occuparsi soltanto del problema per risolvere il quale era stato nominato. - nonpotevafare ecc.: non poteva modificare la costituzione.

10. raccozzato: assommato. - de' termini: dai limiti.

11. numerato: cosl il ms. e il Mazzoni; ma connumerato (BO) è dell'uso machiavelliano e ha significato più netto.

12. hanno il moto tardo: sono lente nei movimenti. - raccoz-zare: concordare.

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Page 33: Note Machiavelli Libro I

13. pochi: sono i Dieci, cui il Doge ricorreva per questioni urgenti e segrete.

14. servando: rispettando. - rompergli: violare gli ordini. Cosl la risposta al caso d'emergenza spezzerebbe la continuità dell'ordinamento, mentre la dittatura è un organismo costitu-zionale con il compito specifico di operare nell'emergenza. -Cfr. C. Schmitt, La dittatura, Laterza, Bari 1975, pp. 18-20 (cd. or. Dunckcr, Bcrlin 1964).

15. non vorrebbe: non dovrebbe.

16. per bene: a fin di bene. - sotto quel colore: con quella scusa, con quel precedente.

20. avendo di capi ecc.: dovendo, essi che erano capi della città, sottomettersi come gli altri.

22. negli ultimi tempi: l'antica dittatura divenne, col passar del tempo, poco efficiente i limiti di tempo e le crescenti limitazioni di potere; con l'aggravare delle guerre civili, dall'e-poca dei Gracchi in poi, il Senato ricorse al senatus consulnun ultimum, che concedeva ai consoli pieni poteri di repressione. - Videat etc.: provveda il console a che la repubblica non debba patire alcun danno. Era la formula del senatus consultum ultimum (.cfr. Livio 3,4).

23. opprimergli: opprimere i Romani.

xxxv 2. dieci: nel 451 a.e. deliberò la creazione di dieci uomini

contro ì quali non ci fosse diritto di appello, e la sospensione in quell'anno d'ogni altra magistratura• (Livio 3,32). I decemviri avevano l'incarico di promulgare nuove leggi (poi dette delle "dodici tavole"); per Livio, il passaggio dal consolato al decem-virato rappresenta un mutamento costituzionale paragonabile alla cacciata dei re (3,33). - occuparono: nel senso di "concul-care", "opprimere".

8. dettero ecc.: trasferirono in loro l'intera sovranità popolare (ma le leggi sul tribunato erano esplicitamente escluse dalla competenza dci Dieci; cfr. Livio 3,32).

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9. il secondo: il collegio dcccmviralc fu rinnovato dopo il primo anno, per consentire il completamento dell'opera legisla-tiva. Ma Appio Qaudio riusci a far eleggere dci cittadini dispo-sti ad assecondare i suoi disegni tirannici (Livio 3,34-35).

10. circunstanze: forme, ossia precauzioni, garanzie.

11. lungo tempo: i Re spartani e i Dogi veneziani erano eletti a vita, ma il loro potere era limitato e bilanciato da altre magi-strature (vedi 1.5-6).

12. partigiani: un potere tirannico diffonde rapidamente la faziosità, la corruzione politica, tra i membri dello stato.

13. nella: a proposito della. - discorrereno: cfr. I.40.

XXXVI 2. Avevano ecc.: cfr. Livio 2,43 sgg. (il nome esatto dcl

secondo console è Cneo Manlio). - lo anno davanli: il 481 a.e.

8. riverenza: autorevolezza. -novitll: e, quindi, mancanza di esperienza.

9. più sciolti: meno controllati. Il cap. riecheggia liberamente Plutarco PrlUc. ger. reip. 17, 813 d.

XXXVII 1. scandoli: disordini, danni. - come: rii. al scandolosissi-

mo. - riguardi ... indietro: vedi par. 8.

2. scrittori: che non sono riuscito a identificare. -effetti: cfr. i Ghiribizzi al Soderini.

3. ecc. Gli uomini sono spinti alla lotta dal desiderio di acquistare, quando non sono più costretti a battersi dalla neces-sità di sopravvivere. La contrapposizione espressiva tra AAeces-sità» e «ambizione• rischia di fuorviare: entro la «necessità», infatti, l'ambizione già vive, pure essendone essa disciplinata e impedite le sue manifestazioni «scandalose• e D'altra parte, l'ambizione è anche essa, per la sua radicale inerenza alla natura umana, una forma di un ogget-tivo fattore di storia. - mai ... gli abbandona: cfr. il capitolo Dell'ambizione.

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Page 34: Note Machiavelli Libro I

4. "Ambizione" (evidentemente al di qua di ogni valutazione morale) è la tendenza naturale di ciascuno ad alterare a proprio vantaggio la ripartizione delle risorse, materiali e morali. In• ambiente fortemente caratterizzato dalla scarsità e limitatezza delle risorse stesse, l'ambizione genera necessariamente il coa-tlitto, e, con esso, la variazione delle «COSC» e dei •tempi» (veci anche III.9 .17).

5. di quell'altra: quando l'ambizione oppone popolo a popolo (la ualtazione è l'ascesa).

6. alla Plebe ecc. Il discorso sull'ambizione viene a implic:anl con quello sulla «corruzione», e anzi a sostanziarlo. Per M. una "parte" del corpo politico è corrotta quando rivolge la propria ambizione contro un'altra parte del medesimo corpo. I OriDdl - nella "storia ideale" machiavelliana - sono i primi a COld-tuirsi in gruppo e i primi a manifestare la propria comiDone, aggredendo la plebe. L'ambizione di quest'ultima è dapprima disciplinata (cioè costretta a porsi obiettivi di utilità politica generale, come il Tribunato) dalla necessità di difendersi; ma csubito» dopo, liberata da quel vincolo, si volge (o, almeno, tenderebbe a volgersi) alla distruzione della parte avvena: I tanto equivarrebbe, infatti, per M. la redistribuzione egualita-ria delle sostanze. -gli onori: lat., il potere politico, le maal• stratu.re (cfr., per es. honos in Livio 1,43). - cosa ccc.: dr. Livio, 6,35; vedi anche Aristotele Polit. 1302 b.

7. contenzione: lotta. - della distruzione. La «disunione» fil dunque causa tanto della potenza di Roma, IUI rovina. Si delinea cosl un problema tcorico-pohtico e stonopa-fico rispetto al quale M. oscilla, nel presente capit!llo, tra UDI precettistica poco persuasiva (cfr. n. sg.) e una ptb pro!oncla mtuizione storica del nesso tra conflitto e «durata» degli atad (vedi par. 22-23)

8. hanno a tenere ecc.: dovrebbero mantenere i cittadilll poveri, e badare che solo lo stato, in quanto ente superindivt-duale, si arricchisca pei frutti della conquista. Si vieterebbe, iD questo modo, ai cittadini di contendere fra lc;>ro t; «SOltaD-zc,. [vedi anche Il 19.8). Perun verso, M. subisce qut I di una certa tradizione storico-moralistica (ad es. SallusbO C.-til. 10 e 52 (dove Catone biasima la «publica egcstas» e la «privata opulentia»]); per l'altro, il di connessione tra conquista e decadenza si nvela mtellettualisticO

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(non a caso, non è elaborato su alcun «esemploi. storico) e contraddittorio. Non si è detto - poche righe più su - che le «sostanze» sono la cosa più stimata dagli E potrebbe una repubblica fondarsi sulla della più forte tra le passioni umane, senza tras.formarst m un g?vemo autoritario o - addirittura - senza distruggere le basi stesse della propria potenza? Cfr. anche ll.2.45-46. [e S3:5so Storia 492-93; per una diversa ipotesi di lettura, cfr. Cadont Note]. -convenne che fusse ecc.: bisogna pensare che la legge fosse difettosa. La prima /ex agraria fu !lei a .e. console Spurio Cassio, e l di terreni conquistati in guerra (LiVJo 2,41 ; qm la cons1der8Zlone, ripresa da M., che la legge cnumquam, deinde ad hanc riam» si discusse «sine maximis motibus rerum»). Ma 1 tratti

descritti da M. (vedi par. 10) si riferiscono alla legge Licinia Sestia, del 367, che - secondo la tradwone -limitò a cinquecento iugeri di ager publicus che un privato poteva occupare (cfr. L1v10 6,35; è JM:rò come un limite assoluto alla proprietà pnvata). Ali applicazio-ne di tale norma essenzialmente, si richiamavano le proposte dei Gracchi Ruiz). esiste una originaria legisl8Zlooe, mtrodotta al fine «tenere ricco il publico e gli... cittadini (e è mesatto, perché la legge non s.i occupava, s•. era. mai occupata, del «pubblico», ma solo dt una certa terra), e, per un difetto di ordine o per corruzione dt uso, mai I tentativi di ripristino della legge,. me!1tre mos.trano d1 come punto di riferimento. s1tu8Zlone e ormai superata (e questo è 11 .assai to da M.), sono di fatto la dt uno «SJ?mto» totalmente diverso da quello ongmano, espress1?ne e arma di una lotta di classe contro classe. La cntica del «riguar-dare indietro,. (anche in lst. Fior: potrebbe ali' A. stesso, se, in Ill.l, la necessità d1 ocnt1rare,.1a il suo principio» fosse posta assolutamente, e non m una analisi dei «modi» che è doveroso mantenere o resuscitare. -o non fusse: o perché non -ritrattare: ridiscutere. -che si differisse: o perché SI d. -disordini. - ta/ché: nesso consecutivo ndondante; mtendi. ocmai non si parlò ( .. . ) che quella città non andasse ( ... ), o perché (quella legge) non fo_sse fatta ... o si differisse ... o perché, essendo( ... ) da pnma, era stata pot ... »

10. l'uno: ricavato daJla legge Licinia Sestia, secondo come la

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Page 35: Note Machiavelli Libro I

espone Livio (vedi par. 8 e n. ) . - l'altro: ricavato dalla leUI Cassia (c.s.) .

11. di dua sorte: due tipi di. - più beni ecc.: più terra di quel che permetteva la legge( ... ) ne dovevano essere privati. -• quegli: ai patrizi.

12. e che pareva loro: e che ritenevano. - contra.standoM: opponendosi alla legge. - il publico: l'interesse generale (cfr. ad es. il discorso di Appio aaudio Crw.() in Livio 6,40). - li ricordava: si riproponeva l'applicazione <..:Ila legge. -stria: astuzia. - la temporeggiavano: la mandavano per le lun-ghe. - trarre fuora ecc. : indire una campagna militare, con l'effetto di sospendere la discussione della legge (cfr. Livio 3,10). - o che: o facendo in modo che. -si opponesse: eserci-tando il suo diritto di veto (cfr. Livio 2,44). - cederne porll: cedendo qualche cosa (si noti come tre proposizioni sintattica· mente equivalenti siano diversamente espresse: «O con tram ( ... )o che .. . si opponesse( .. . ) o ... cederne ... ») . -per il qlMIM ecc.: i plebei rivendicavano una redistribuzione dell'agro pub-blico più vicino a Roma, e il console propose allora, per salva-guardare gli interessi dei proprietari, di mandare una colonia nel territorio appena conquistato (Livio 3,1 - 467 a .C.).

13. usa un termine: fa una considerazione.

14. omore: fermento. - un tempo ecc.: per un certo tempo, fin tanto che i Romani conquistarono la penisola (metà del terzo secolo a.C.; in effetti , le lotte sulla legge agraria sembrano chiudersi alla fine del IV s., per riaprirsi poi con Tiberio Gr» co). - la cessassi: la contesa finisse, o meglio si sospendemo (più precisa la lez. BG: la restasse).

15. discosti agli occhi: lontani dagli sguardi.

16. infino ai Gracchi: cfr. 1.4.5; Tiberio e Caio Gracco, fratelli, tribuni della plebe (il primo nel 133, l'altro nel 123-22 a.C.), fautori di una riforma democratica della società e dello stato romano, furono entrambi uccisi da partigiani del Senato (cfr. Plutarco Tib. et. G. Gr.). -la trovò: ella (la legge) trovò. - de' suoi avversari: divenuti nel frattempo più ricchi, pila potenti e più corrotti. - si venne ... al sangue: ricorda Dante lnf. 6,65.

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18. Prevenne: cadde per prima. - riputazione: fiducia, favo-re. - Mario: cfr. I.5.11; fu eletto console la prima volta nel 107, poi cinque volte di seguito dal 104 al 100, e per la settima volta nell'86. Non so quindi come intendere la frase di M. -contino-vò: continuò.

19. Silla : L. Cornelio Silla (138-78 a .C.) esponente della fazione oligarchica, console nell'88, si batté contro la parte popolare guidata da Mario e poi da Cinna, sopraffacendola; nell'81 si fece investire della carica di dittatore reipublicae con-stituendae, che tenne fino alla morte.

20. superiore: vincitore. Pompeo fu sconfitto a Farsaglia e ucciso in Egitto nel 48 a.C.; Cesare assunse la dittatura, insieme con il consolato e la potestà tribunizia, avviandosi verso l'in-staurazione di un vero e proprio principato. Per il giudizio di M., cfr. 1.10.

22. altrove: cfr. I.4. - per nascerne: perché nacquero. - il fine: il risultato, l'effetto. - sbattuta: contrastata.

23. In modo ecc.: Vorrebbe riconfennare, contro tutte le difficoltà messe in risalto dal procedere del ragionamento, la tesi proposta nei capp. 4 e sgg. Ma la replica delinea ormai una ben diversa immagine di Roma; la forza popolare fa ancora equilibrio alla «ambizione» dei Grandi, ma non come quella di una parte sana contro la parte corrotta. Si tratta, piuttosto, di due ambizioni in lotta fra loro, che si «Sbattono» e si frenano l'una l'altra, e che il potere politico deve «temporeggiare», ossia far giocare l'una contro l'altra, al fine di procrastinare il più possibile la crisi della società e dello stato. I Gracchi proprio in questo hanno errato: invece di essere «mezzi» tra Plebe e Sena· to (cfr. 1.3.9), invece di «temporeggiare», di perseguire con ogni mezzo la "durata" dell'organismo, essi, riflettendo imme-diatamente sul piano politico l'ambizione partigiana dei plebei, hanno accelerato l'esplosione del dualismo. Il politico, "rifluen-do" nell'opposizione tra gli • omori• e dissociandosi, è cosl venuto meno alla sua funzione di integrazione, e non di scatena-mento, delle tensioni attive nella città. - penò: impiegò, ma con un senso di difficoltà. - più tosto: più presto.

25. straordinari: mezzi eccezionali, illegali.

26. motori: provocatori.

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Page 36: Note Machiavelli Libro I

xxxvm 1. male ccc.: irresolute, e non sanno decidere; e se prendono

una decisione, lo fanno in uno stato di necessità e non per libera scelta.

2. Essendo in Roma ccc.: cfr. Livio 3,6 (463 a .C.) . -opp,,,. sare: colpire. - i Latini e gli Emici: alleati dci Romani. -guastando: devastando. - gravati: impediti.

3. Dove ccc.: il commento è di M. ; Livio parla di «macstwn rcsponsum» del Senato e del rincrescimento degli alleati. - lit ogni fortuna: sia buona che avversa. - principe: autore. -gliene: glielo.

4. altre volte: cfr. Livio 2,30. - paruto ccc.: parso perdere di autorità. - difensione: possibilità di difendersi.

S. meno reo: meno dannoso (cfr. I .6.22). -male gli sapev.: non gli piaceva. - prese ccc.: scelse la soluzione più onorevole.

6. niente di meno: nondimeno. -male consigliate: sconsiglil-te, imprudenti. - onorare ccc.: comportarsi onorevolmente la simili circostanze. - L'insistenza sul tema dell'onore rimandi alla necessità che la repubblica o il principe evitino con <>pi cura il «disprezzo» dci vicini e degli avversari (cfr. Princ. 19): una «reputazione» di forza e di lealtà è un concreto fattore di potenza (anche se l'onore non è, ovviamente , il re" che orienta l'azione politica; cfr. ad es. 111.41).

7 . Valentino: Cesare Borgia (1475-1507), figlio di papa Al• sandro VI, duca del Valentinois (1498); si impadronl della Romagna e di altre province dell'Italia centrale, e le tenne fino alla morte del padre (1503). Per il giudizio di M., cfr. soprattut• to Princ. 7. - Faenza: cadde nelle mani del Borgia il 26 aprile 1501. - fatto calare ecc.: costretta Bologna ad accettare le IUI condizioni (Giovanni Bentivogli, signore di Bologna, dovetti cedere al Valentino uomini d'armc e castelli [29 aprile)).

8. uno suo uomo. Il nome manca anche nel Sunmario (1111. 1920 della Bibl. Riccardiana) redatto da Biagio Buonacconi: «I dl X [maggio] mandò il Duca qui uno suo homo ad chiedeN passo et vittualie per il suo esercito».

9. consultossi: si - per alcuno: da alcuno. - tll

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concedergliene: per la verità, secondo il Buonaccorsi, csc li mandò ambasciadori Piero Soderini, Alamanno Salviati et Ia-copo de' Nerli, quali hcbbono commissione di offerirli il passo alla sfilata con condictione ... (di) pigiare il cammino più disco-

potessi dalla città {di Firenze)».

10. vituperio: il Borgia depredò la regione e costrinse i Fio-rentini a pagargli una forte somma di denaro (mascherata da •condotta• e da «prcsùto»); solo all'inizio di giugno, il Duca si decise a lasciare il territorio fiorentino.

11. la più cattiva parte: il peggior difetto. - vien loro ecc.: se capita loro di agire per il meglio.

13. Luigi XII: re di Francia dal 1498 al 1514. - Milano: alla fine di aprile (dice ripreso, perché l'aveva conquistata una prima volta nel settembre '99 e perduta nel febbraio successivo; cfr. Princ. 3). - rendervi: a voi Fiorentini. - Pisa: si era rìbellata al dominio fiorentino nel 1494. - promessi: per un nccordo dell'ottobre '99. - Beumonte: Jeao de Beaumont. I Fiorentini «confidavano• in lui perché era stato il solo capitano francese a restituire loro la piazzaforte di cui era comandante (Livorno, nel settembre 1494), mentre gli altri cedettero, per denaro, Sarzana, Sarzanello, Pietrasanta e Motrone a Genovesi e Lucchesi (cfr. Decennale, v. 121). Le fortezze erano state consegnate ai Francesi da Piero de' Medici nel '94 (cfr. II. 24.38).

14. intra Cascina e Pisa: o, meglio, a Ponte San Pietro, vicino Lucca (Buonaccorsi). - dimorando ecc.: indugiando qualche gjomo per preparare l'assalto (dal 18 al 21 giugno; i Francesi furono sotto le mura di Pisa il giorno 29). -oratori: ambascia-tori. - quattro mesi: trenta giorni, secondo una relazione di Cancelleria (cui si rinvia anche per altri particolari; Passcrini-Milanesi m, 43 sgg.).

15. si segui ecc.: si proseguirono le operazioni militari. -con vergogna: il 30 giugno i Francesi aprirono una breccia, ma si ritirarono ai primi morti; quindi si ammutinarono i mercenari svizzeri per motivi di paga; il 10 luglio l'assedio fu tolto «con dishonorc grandissimo• (Buonaccorsi).

16. per debolezza ecc.: imprudentemente. -scoprire: rivela-re. - che: piuttosto che.

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17. ribellato: ai primi di giugno. -Imbalt: Imbault, capitaDO del re di Francia (monsignore è "monsieur"). - certa fede: patii sicuri. - la te"a: la città.

18. le pratiche: le trattative. - Comme.ssari: delegati fiorendo ni (Antonio Giacomini e altri). - sotto quello: in base a quel-l'accordo. - in Arezzo: 1 agosto 1502.

19. si 7'.Stava: si finiva. -lacerare: criticare aspramente. -D 20 di agosto, visti gli indugi di lmbault, i Fiorentini chiesero Il Re di far intervenire un altro capitano, il signore di Langrtl (cfr. 111.27.22), ottenendone poco dopo la riconsegna di Arezzo.

XXXIX 1. veggano: veggono, vedono. - accidenti: avvenimenti.

2. per chi: da parte di chi. -desideri: appetiti, ambizioni (cfr. 1.37.4). - omori: credo, genericamente, "fermenti" (cfr. pu. 8; e anche 1.37.14). - sempre: cfr. I. Proemio A.8.

3. lefuture. Qualche eco di Polibio l,l;l,35 e 6,3; e di Plutar-co Sertor. 1 (Ellinger). È del resto un tòpos che la storia lii «magistra vitae» (e cosl Cicerone de orat. 2,36), ma per lo pita nel senso che dalla cognizione del passato sia possibile tram ammaestramenti di ordine morale. - per la similitudine ecc.: tenendo presenti i casi storici più simili.

4. neglette: trascurate. - da chi legge: da chi studia le storie. - intese: da quelli, dagli studiosi. - in ogni tempo: ma qui la "regolarità" della storia rischia di chiudersi su se stessa e, quin-di, togliersi come guida per l'azione. Bisogna, dunque, distio· guere: il ripetersi dei «medesimi accidenti» si spiega con U ritrovarsi dei •medesimi omori», ma non coincide con esso. Questo- la permanenza di una struttura di passioni e appettiti - è un dato ineliminabile, è la «materilllO della politica; quello - il ripetersi degli avvenimenti - è semmai il risultato di un 'difetto' di prudenza e di cognizioni.

5. dopo il 94: io conseguenza della discesa in Italia del re di Francia Carlo VIII {cfr. 1.38.13).

6. gravezze: imposte, tasse. - querele: lamentele. - Di«:l

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della gue"a: o "di Balla"; M. ne era il Segretario. -a recarselo in dispetto: a prenderlo in odio. -gli scambi: i rinnovi (aprile-maggio 1499). -spirare: scadere. -mandarono: demandaro-no, affidarono (commissero in BG). -Signoria: era il governo, l'esecutivo, della repubblica fiorentina, costituito dal Gonfalo-niere e da otto Priori.

7. Arezzo: nel giugno 1502 (cfr. 1.38.17); ma il collegio dei Dieci fu ricostituito già nel settembre del 1500 (con poteri pià delimitati e il nuovo nome di "Dieci di libertà e di pace"; cfr. Guicciardini, Considerazioni).

8. dove e' dovevano ecc.: mentre avrebbero dovuto pensare che quella nascesse. -alcu110: i poteri dei tribuni valevano solo entro la città.

10. Terentillo: Gaio T. Arsa, tribuno per il 462 a.C. (Livio 3,9).

11. alterò: irritò. - la maiestà dello imperio: l'autorità del governo. - grado: potere.

12. si spense: dal 448 al 368 a.e. (Arangio Ruiz) i consoli furono quasi sempre sostituiti da tre o sei Tribuni co11sulari potestate, patrizi o plebei (Livio 4,6-7).

13. i Consoli: con la /ex Licinia che, ripristinando il consolato, ne apriva le porte ai Plebei (cfr. Livio 6,42).

XL 2. del Decemvirato: si ricollega a 1.35. - soperchio: super-

fluo. - di grande: degne di grande. - per coloro: da parte di coloro.

3. si aveva presupposto: si era prefisso.

4. contestazioni: contese. - fermare: stabilire. - stabilisse; consolidasse. - duoi altri ecc.: Aulo Manlio e Publio Sulpicio Camerino (Livio 3,31 e sgg., cui M. si attiene fedelmente). -per gli esempli di: per trascrivere ( «describere», Livio); qui esempio è proprio "copia".

5. per uno anno: il 451 a.e. - inquieto: perché mosso da oscure e potenti ambizioni. Con un tratto magistrale, che man-

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ca fonte, M. crea la dimensione psicologica del suo per19o naggio.

6. rispetto: vincolo. - magistrato: magistratura.

7. ad Appio ecc.: «regimen totius magistratus pea11 Appmm erat plebis» (Livio 3,33). -in modo popoltlff ... che: tanto anuchevole col popolo che. - le dimostrazioni: aH atteggiamenti. - ingegno: carattere.

. 8. civilmente: con modi non tirannici. - a quello che ecc:.1 etascuno a turno rendeva giustizia al popolo.

10. messono: misero, esposero.

11. in su questo: a questo punto. - un rumore: una voce «vulgatur deinde rumor», senza precisare a opera di c:IU)

- i Consoli: che erano sentiti dalla Plebe come avversi. -loro ecc.: i Plebei (come .nel caso accennato al par.

9, Livio la s1 sentiva garantita percb6 I Dieci ammettevano il dintto d1 appello da parte di ciascuno di loro contro gli altri: 3,34).

(l'umanità) cominciò. -a' suoi compo-gm: agli altn Decemvm. - Credebant etc.: credevano infatti non disinteressata quella affabilità in un uomo tanto superbo (da Livio 3,35).

13. _dubitando: il coraggio. - con arte: con un espediente («ars•, LlVJo). - di tempo: di età. - i termini: l'usanza.

vero etc.: però si valse dell'impedimento come di un (!oc. cit.): - a suo proposi/o: secondo la sua

(erano t.utt1 [con una eccezione: vedi 1.42.2] citta-diru 1mp<>rtanti, che Appio sapeva di poter piegare ai propn d1segm).

15. suo: loro, del Popolo e della Nobiltà.

. ApP,ius etc.: Appio di portare la maschera (3,36; ma /1ms Appio ... fu1t). - riempii: contagiò.

17. cento venti: ossia dodici per uno.

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18. equa/e: nel Senato e nella Plebe ( «aequatus inter omnes terror», Livio). - cominciarono: sogg., i Decemviri. - intrat-tmere: blandire, rispettare. - dall'uno: dei Decemviri (cfr. p11r. 11). - nell'appellagione: nella sentenza di appello. - a i/guardare in viso i: a rivolgersi ai (ma è letterale, da Livio: •circumspectare ... vultus» ). - et inde etc.: per vedere se mai 110 soffio di libertà potesse venire proprio da n, donde temendo 1h venire asserviti, avevano ridotto la repubblica a quel segno (3,37; adduxerant) .

20. grata: gradita. -ut ipsi etc.: perché essi, in odio allo stato presente, desiderassero il ritorno dei consoli (consules ... in desiderium veniant).

21. publicate: ossia non approvate dai comizi popolari.

22. satelliti: sostenitori. -quibus donis etc.: dai quali doni la gioventù si corrompeva e preferiva la licenza per sé alla libertà per tutti (il testo di Llvio è leggermente diverso).

23. Volsci: lapsus per Equi (Llvio 3,38). - dello stato loro: della loro condizione. - perdere lo stato: perdere il potere.

24. necessitati: costretti dalla necessità. - Valerio e Orazio: Lucio V. Potito e Marco O. Barbato (3,39). -loro: dei Decem-viri. - per invidia: per avversione , per timore. - mostrare: esercitare pienamente (i Senatori pensano soprattutto a garan-tire un ritorno tranquillo e senza troppe scosse alla magistratura consolare; cfr. Livio 3,41). - pensando che ... che: la solita ripetizione della cgz. - voluntari: spontaneamente.

25. uscissi: si uscl.

26. Donde nacque che ecc.: Livio 3,44-48. -tòrre per forza: pigliare per forza. Appio sentenziò iniquamente che Virginia fosse data come schiava a un suo cliente; il padre della ragazza preferl allora ucciderla, perché non cadesse nelle mani del tiranno. L 'atrocità del caso suscitò una sommossa e quindi la deposizione dei Dieci. - ridotta: ricondotta. - libertà: Livio, 3,49-55.

27. troppo desiderio de/popolo ecc. : cfr. 1.5.8; qui il «troppo,. potrebbe far intendere che entrambi gli «appetiti» sono «corrot-

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ti•, ma- in verità- l'esempio che sostiene l'argomento non consente tale interpretazione (vedi par. sg.).

28. convengano: si accordino. -la tirannide surge: situazione apparentemente identica a quella da cui, in Princ. 9, scatwùce il principato «civile•. Richiamata sempre la prudenza necessa· ria a ogni riscontro di concetti simili, ma formati in contesti diversi, è pur vero che la critica qui svolta della tirannide appiana, in quanto ne delinei anche una sorta di variante posid-va, finisce riportare il discorso presso a certe categorie dell'opuscolo, come vedremo pià avanti.

31. errore: da un punto di vista che non è pià quello del Principe (dove si limitava a dire: «Cl populo ... vedendo non potere resistere ai Grandi volta la reputazione a uno e lo fa principe per essere, con la autorità sua, difeso•, cap. 9). Qui il popolo erra compiendo la scelta di uno strumento che sacrifica, al successo sulla parte avversa, lo stato libero; erra percM la sua stessa incorruzione consentirebbe che, in alternativa, il conllit-to rimanesse entro l'orizzonte della libertà. Di «errore• non potrebbe, probabilmente, parlarsi se il rivolgersi a un capo «Straordinario• avvenisse in uno stato di catastrofica degenera-zione del vivere politico. -savio: ma sempre tenendo presente che, se fosse •al tutto• savio penserebbe a rafforzare la repub-blica e non a fondare una tirannide; cfr. 1.26.4.

32. alla oppressione ecc.: il tratto che caratterizza la tirannide rispetto al principato «civile-popolare• (cfr. sempre Princ. 9), che sul popolo «fonda• permanentemente e non solo per il tempo necessario a spezzare le forze della Nobilità. - cono-sciutosi: accortosi. - di dove rifuggire: con chi aiutarsi.

34. di coloro: ossia dei plebei - gliele: gliela. - e amico di quelli: i testimoni recano inimico (ripetendo dalla frase che immediatamente precede) con perdita del senso; aveva infatti detto, prima, che Appio «intratteneva• il Senato, e cioè che «li fece amico• («cercò di avere amici•) di coloro (i Nobili) che 116 gli avevano dato il potere, né glielo avrebbero potuto mantene-re. - perdessi: si perdé.

35. che si trova ecc.: che non è direttamente agli impieghi del tiranno. - ambizione ... avarizia: passione di onori e di ricchez-ze. - satisfaccia: cfr. I.16.20.

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37. maggiori/orze: c'è da chiedersi, però, quale sarà mai la «:forza» del tiranno nel momento in cui si metterà a opprimere anche la Plebe (par. 32); M. delinea una prospettiva in cui la tirannide, prima o poi, distrugge se stessa (è chiaro infatti che il tiranno non sarà propriamente tale finché avrà «amico l'univer-sale• e non sarà più nulla-perché cadrà-quando si deciderà a essere davvero e fino in fondo se stesso).

38. intrinseche: proprie, interne. -Nabide: cfr. , ancora, il IX del Principe. Nabide fu redi Sparta dal 206al192 a.C.; continuò il programma riformatore e popolare di Cleomene (cfr. 1.9.16) e nel 195 sostenne onorevolmente l'attacco congiunto dei Ro-mani e della lega Achea. Fu poco dopo eliminato da un emissa-rio dei suoi alleati Etòli. È ritratto come un crudele tiranno ( cfr. 1.10.10) da Polibio 13,6-8 (che informa anche sulla sua avversio-ne per l'aristocrazia) e Plutarco F/am. 13.

39. grado: condizione (cioè, di avere amica la Nobiltà).

40. satelliti forestieri: sgherri stranieri (cfr. Aristotele Polit. 1285 a 25). - il contado: gli abitanti della campagna intorno alla città; chiara "citazione" della situazione fiorentina contem-poranea: Paolo Vettori suggeriva, nel '12, ai Medici ritornati, di armare il contado per tenere a bada la città (Ricordi, ed. von Albertini). Ma anche l'Ordinanza fiorentina del 1506, organiz-zata da M. come primo nucleo di armi «proprie•, era tratta dal contado! - ufficio: compito. - accostarsi: allearsi. - ti difen-dino: un esempio di questo «modo• offerto, ancora, dai Medici, che nel 1512 furono rimessi in Firenze dalle armi del re di Spagna.

41. salvarsi: con grande difficoltà e certo non per lungo tempo. L'alleanza con un vicino potente, se non hai tue forze, ti fa dipendente; una guardia mercenaria, quanto pià è forte e costosa, tanto più grava sul popolo e lo inasprisce. Armare i campagnoli, ma farli «fedeli», può un principe e non lo può veramente un tiranno (v. cap. 43).

42. una ... cosa: abitanti dell'agro non erano sudditi (come, per es., a Firenze) ma cittadini.

43. avvenga che: benché. - di sopra: I.34. -rispetto: impe-dimento, timore.

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Page 40: Note Machiavelli Libro I

44. prepo"e loro: mettere loro atCCanto una. -solo magillNo to: unica magistratura. -concorsono: concorsero, precipitaro-no insieme.

45. Ferrando: l'unanime individuazione in Ferdinando il cat-tolico non persuade, parendo a me più probabile (fino a contre-ria prova) che si parli qui del «sawissimo principe» Ferrante I (cfr. ll.U.12), re di Napoli dal 1458al1494. -a CM: contro la quale preda. - gl'incita: li spinge.

XLI 1. debiti mezzi: convenienti trapassi.

3. creare: nominare. - in uno subito: :mprovvisamente. -facile: trattabile. - fallacia: falsit:à.

4. proposito: vantaggio. - e in modo ecc.: e arrivare al punto voluto cogliendo le occasioni che si presentano, in modo che. -scoperto: smascherato.

XLII 2. si corrompono: passivo (come poi/annosi ecc.); vacuo il

riscontro con Aristotele Polit. 1308 b 14, proposto dal p. Wal-ker e pedissequamente riprodotto da alcuni commentatori ita-liani. -Quinto Fabio: Q.F. Vibulano, console e poi prefetto; li era opposto con vigore al tribuno Terentmo (Livio 3,1 e 9). Fu poi eletto nel secondo collegio decemvirale, e vi acquisl un ruolo preminente (3 ,41). - simile a lui: riproduce una conside-razione liviana, che è poi il suggerimento dell'intero capitolo ( «Hunc enim virum, egregium olim domi rnilitiaeque, decemvi-ratus collegaeque ita mutaverant, ut Appii quam sibi similia mallet esse», loc. cit.).

3. datori: cosl LG (B ha legislatori); Mazzoni ba emendato a riscontro di I. Proemio (cfr. 1.1.2.). - impune: lat., impune-mente.

XLIII 2. il soprascritto ecc.: la trattazkme precedente. - d'altrui:

qualche cosa di molto simile in Erodoto 5,78; comunque uno schietto motivo machiavelliano.

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3. dove: avversativo, "mentre". -perderono: contro i Sabini presso Eréto, contro gli Equi sul monte Algido (Livio 3,42).

4. delle cagioni: alcune ragioni. - mercenari: cfr. soprattutto Principe 12 e Arte della guerra; ma la polemica contro le armi mercenarie è viva in tutta l'opera di M., dal Decennale alle ultime, vibranti, lettere. - fermi: obbedienti, fino a un certo segno, e non fedeli (v. par. sg.).

6. che non è: in cui non si trova. -di quello per chi: colui per il quale. - che gli faccia: la quale affezione li faccia.

7. gara: voglia, brama (nota l'iperbato: «questo amore ... né questa gara»). - profitti: successi.

8. usitati: usuali.

9. come prima: non appena. - come liberi: da uomini liberi. - fine felice: esito fortunato.

XLIV 2. ridotta: trasferita, raccolta. - Monte Sacro: rilievo a nord

di Roma, oltre l' Aniene. Nella narrazione liviana, prima che sul Monte, i Plebei si riuniscono sull'Aventino, e qui ricevono la visita degli ambasciatori del Senato (3,50). - ambasciatori: Spurio Tarpeio, Caio Giulio e Publio Sulpicio. - gli avevano: essi (i Plebei) avevano.

4. stimata: piuttosto «temuta». - intra loro: al plur., perché plebe è sentito come un nome collettivo. - capo: non in senso personale, ma piuttosto come caput; ed è lez. delle stampe, preferibile al facile capi del ms. Londinese (e del Mazzoni), quando sicfr. il titolo, il par. che segue, e il testo di Livio: «nullo dum certo duce ... » (3,50).

5. dice: «non defuit quid responderetur; deerat qui daret responsum» (!oc. cit.).

6. moltitudine ecc.: «Sine capite multitudo», Livio, "3 ,51.

7 . Virginio: cfr. I.40.26. - venti tribuni: Livio, 3,51. - a ... convenire: per patteggiare.

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Page 41: Note Machiavelli Libro I

8. Valerio e Orazio: dr. I. 40.24. - vollono: vollero; sog., Valerio e Orazio. - il magistraro: i Dieci promisero di rimCU. re la carica, ma l'abdicazione ebbe luogo solo a trattativa con-clusa (Livio 3,51-54). -fu domandato ... che volevano.che: vm "fu richiesto che". - e che si avesse ecc.: e che s1 poie.t appellare al popolo la sentenza di qualunque magistrato.

9. crudelitatem etc. : voi condannate la crudeltà e cadete iD essa (3,53; ma crudelitatis odio ecc.) - sodisfarsl: ricevere soddisfazione del male subito.

11. l'arme: le armi (esplicazione, a quanto pare, necessaria, se Bertelli e Puppo vanno a emendare tacitamente il testo alla riga sg., stampando con essa).

XLV 1. malo esempio: cattivo esempio. -massime: specialmente.

2. causa: cfr. Livio 3,56.

3. comparse: comparve.

4. appellare: cfr. I.44.8

5. egli avevano: essi (i Plebei) avevano; male aveva io L (seguito dal Mazzoni), mentre si capisce che avevano ordinala 6 simmetrico a non avevano a violare. Il ms. ripete meccanica-mente che egli aveva ... che egli aveva, del par. prec. -desù#-rio: brama, ardore.

6. se stesso: cfr. Livio 3,58.

9. riordinata ecc.: riformata nel suo governo; nel 1494 furono scacciati i Medici e rinnovato l'ordinamento repubblicano. -Savonerola: cfr. 1.11.24. - gli scritti: ancora un indizio del fatto che la meditazione di M. sul Savonarola non si fonda soltanto sui lontani ricordi della predicazione; cfr. anche II.5.8. - al Popolo: al Consiglio Maggiore (l'assemblea dei cittadini tini in possesso dei pieni diritti politici). - casi di stato: delitti politici (più avanti, per conto di stato). -gli Otto e Il.i Signorlla: cfr. 1.7.15 e 1.39.6. -persuase ecc. : predicò lungamente (fine 1494). -confermazione: approvazione definitiva. à tratta di Bernardo del Nero, Niccolò Ridolfi, Lorenzo Torna-

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buoni, Giannozzo Pucci e Giovanni Cambi, che nel 1497 com-plottarono per restituire il potere a Piero de' Medici (cfr. De-cennale, v. 153, e Guicciardini St. fior. 15). - non furono lasciati: non gli fu permesso; i savonaroliani più accesi, tra cui F. Valori, imposero l'immediata esecuzione della sentenza. Sulle effettive responsabilità del Frate nella vicenda, vedi quel che osserva il Ridolfi, Vita di Girolamo Savonarola, Belardetti, Roma 1952, 1,315.

10. vincere: approvare.

11. dannò: condannò. - come quello che: nel solito senso causale. - non la voleva: ogg. è la violazione della legge.

12. carico: cattiva fama.

13. assai: rif. a offende. - umori: malumori.

14. tutti i Dieci ecc.: Livio, in effetti, nomina solo un altro decemviro, Spurio Oppio, e un Marco Oaudio che era stato complice di Appio nel tentato ratto di Virginia (3,58). - spa-vento ecc.: «ingens metus» (Livio 3,59). - condennagioni: condanne.

15. Duellio: o Duillio (Livio, loc. cit.).

17. a dubitare ecc.: a temere per la loro sorte. - respettivi: timorosi. - cose nuove: ossia, un mutamento politico, una rivoluzione.

18. a un tratto: tutte in una volta (quasi una citazione da Princ. 8).

XLVI 1. da una ambizione ecc.: cfr. I.31.3.-altrui: cfr. Livio3, 65

( «cavendoque ne metuant, homines metuendos ultro se effi-ciunt» etc.) .

2. il Popolo: la plebe. - pristino grado: condizione preceden-te - leggi: non certo quelle delle «Dodici tavole» (Walker, ecc.), ma le «leggi consolari» di cui parla Livio in 3,55; stabiliva-no che non si potesse creare alcuna magistratura inappellabile

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Page 42: Note Machiavelli Libro I

al Popolo e che si punissero con la morte le offese fatte .. Tribuni. - quakM volta: una buona volta.

3. in contrario: lcz. avverbiale; intendi : si vide che le CCl9 andavano all'opposto. Le stampe antiche e anche Bertelll I Puppo (ma senza avvertire) banalizzano: il contrario.

4. rende: fornisce , presenta. - appunto: precisamente. -ingiuriar/a: «quiescenti plebi ab iunioribus patrum iniuriae fillt coeptae» (3,65). - erano violati: non erano rispettati («DC ipll quidem inviolati erant», Livio).

S. feroce: qui "arrogante, insolente" - non pertanto: nondi-meno. - aveva a caro: preferiva. - avendosi ecc.: dovendoli rompere le regole del vivere civile.

6. tanto si prevaleva ecc.: cita se quisque extollit ut deprimi& alium», (si innalzava cosl da abbassare l'altro). Questa dcllneeo zione del conflitto tra Senato e Plebe si avvicina a quella dilCUlo sa in 1.37.23; ma si noti che il motore della lotta è pur sempN_.1 ancora, il «desiderio di difendere la liberth, e non quello• annientare la parte avversa, tipico di una situazione «COrrottlit.

7. l'ordine: lo svolgimento. - cerco no di non temere ecc.: di Livio, cit. al par. 1, n. - come se fusse ccc.: conclusiODI macbiaveJliana. «Offendere o essere lo stato di nec:ll-sità in cui si trova ogni repubblica nei confronti delle altre (c:fl, 1.6.34-36); riferita allo scontro tra le parti sociali, essa è, invece, un'alternativa che il politico deve assolutamente togliere, inclo viduando di volta in volta il punto di equilibrio e di unificazioM della comunità.

8. si risolvono: si dissolvono (cfr. 1.37). - quod omnia etc.: che tutti i cattivi esempi nacquero da inizii buoni (da Sallusdo Catil. 51; ll)a « ... ex rebus bonis orta sunt» ).

9. quegli cittadini: siamo passati dal discorso sulle lotte socid (specificamente messo a tema, del resto, in 1.37) a quello M comportamenti individuali, meno interessante e più esposto li rischio di svolgimenti moralistici o di tipo tecnico-politico. -etiam: lat., anche. - amicizie: che presto diventano fazioni f consorterie. - con sovvenire ecc.: fornendo danari. -derli: intendi "gli amici". - in tanto che: fino a che. - • qualità: ossia, di tale potenza. - rispetto: cfr. 1.29.24.

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10. ovviato: contrastato, rimediato. - in termine: in condi-1ìone. - urtare: fargli un'opposizione frontale. -di sopra: cfr. I 33. - subita: immediata. - manifesta: aperta, dichiarata.

11. che i cittadini ecc.: dichiara i «soprascritti termini», ("cioè che i cittadini ecc. ") . - a suo modo: secondo i suoi ordini.

12. vegghiare: vegliare, badare. -ombra: apparenza, camuf-famento. - disputato: cfr. III.28.

XLVII 1. come eh' e': benché essi. - ne' generali ecc.: nelJe questioni

iienerali, in quelle particolari.

2. recato a noia: preso in odio; cfr. 1.39.8. - la loro: dei consoli . - maculare: macchiare, umiliare. - fu contenta: ac-1;onsentl (anche al par. sg.) . - come nobili: cfr. I.39.12.

3. sommo grado: potere supremo.

5. quorum ecc.: il risultato di quelle elezioni mostrò che altri ..ono gli spiriti in lolla per la Hbertà e l'onore, altri nel giudizio \Creno a guerra finita. (Livio 4,6, con qualche Heve differenza; ma quorum, del testo, potrebbe essere tradizionale, non reda-1ionale, svisamento di eorum).

6. proceda che: nasca perché. - non tanto: non cosl (come nelle generali).

7. per avere ccc.: perché aveva più interesse al bene della città. - per portare ... per essere: perché portava .. . perché era.

11. hanc modestiam etc.: tanta modestia, equità e grandezza d'animo, che allora fu di tutto il popolo, la troveresti oggi in un 1010? (cfr. Livio , loc. cit.).

12. Capova: Capua; cfr. Livio 23,2-4. -rotti: sconfitti. - a Canne: cfr. 1.31.15. ·

13. sollevata: scossa, incerta. - ancora: anche. - nel supre-mo ccc.: «in summa magistratu», Livio (era detto «mcdix tuti-CUS» ) . - Calavo: minima, ma utile (Livio: Calavius) emenda-1ione del Calano , offerto dai testimoni e riprodotto dal Mazzo-ni. - con suo grado: con suo vantaggio.

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Page 43: Note Machiavelli Libro I

14. nam} loro: mostrò ai Senatori. - e data: forte ellissi per «e narrò il pericolo che portava la città di essere data» ecc. -sendo k cose ecc.: essendo pessima la situazione dei Romani. -unirebbono insieme: unirebbero insieme, Plebe e Nobiltà. -se"are ecc.: rinchiudere nella curia. -col fare pote.stil: dando la potestà.

15. concione: lat., assemblea.

16. trargli: estrarli (poi i tratti, "gli estratti"). - gli farebbe: I farebbe (rif. a i traUl). - come prima: non appena.

17. che facessono ecc.: che indicassero il sostituto. - Il racchetò: tacque. -spazio: di tempo.

18. preso sopr' a ecc.: preso lo spunto da questo fatto. -tJU ecc.: il discorso di Pacuvio una creazione machiavelliana. -raumiliare: addolcire. - cercavi: cercavate.

19. accordatisi: sogg., i Plebei. - di questo ordine: dello stato. -e quello ecc.: e l'errore in cui essi erano caduti, si scopd appena furono ecc.

20. le quali ecc.: dopo aver conosciuto particolarmente Il quali, essi (i popoli) escono da quell'errore.

21. i principi ecc.: la famiglia dei Medici (cfr. 1.45.9). -licenza ambiziosa: assenza di leggi e scatenamento di oal ambizione. - popolari: uomini del popolo. - si trovauU.. ecc.: essi entrassero a far parte della Signoria, del governo.

22. Occorreva: capitava.

23. altra fatta : altra indole (prendevano un atteggiamenta diverso).

24. e vedutolo: e lo avevano visto. - atJ8irato: raggirato.

27. che mai ... non debba: che non deve mai. - dign//jl cariche. - fia sl rado: avverrà cos} di rado.

28. isgannare: disingannare, trarre di errore; esattamen• opposta, e assurda, la lez. offerta dal ms.: ingannare. Il MazlOo ni, che l'accoglie, e tutti i seguaci commentatori (ma non I 268

Carli), hanno inteso a rovescio il discorso di M. (e bastava leggere il cap. sg.).

XLVIII 1. magistrato: magistratura, carica. -buono: cfr. Livio 4,56-

57. 2. i Tribuni: cfr. cap. prec. -fatti ecc.: scelti tra la plebe. -e'

gli faceva domandare ai: esso (il senato) li (i gradi di tribuno) faceva richiedere dai ... Ritengo necessario disgiungere, dove Mazzoni ha egli faceva (vedi., più avanti, lo domandassino ). -u veramente: ovvero. - per i debiti: con gli opportuni. -corrompeva: costruisci 4<COrrompeva ... che (i quali) ... lo do-mandassolo». - vile: dappoco. - che mescolati ecc.: rif. a .. qualche plebeio», sentito come collettivo. - per /'ordinario: di solito.

3. tòrlo: toglierlo.

4. discorso: proprio nel senso di "capitolo", come nel titolo dell'opera.

XLIX 1. libero ... servo: cfr. 1.1.8-9. - legge che ecc.: leggi che le

mantengano libere. - immediate: ditettamente, fin dall' inizio.

2. il processo: il procedere, la storia. - di molte: come \Cmpre, "molte". -da Romolo ecc.: cfr. 1.9.11; 1.11; I.21.-Servio: S. Tullio, sesto re di Roma; ripartl il popolo romano in u:nturie, secondo il censo, attribuendo ai più ricchi il maggior potere politico (Livio 1,43). - ultimamente: finalmente. - dai dieci ecc.: i decemviri, eletti per tale scopo. - maneggiare: governare. - i Censori: nominati per la prima volta nel 443 it.C., come incaricati del censimento (Livio 4,8); il loro potere si .1ccrebbe, col tempo, fino a comprendere il giudizio sulla con-dotta morale dei cittadini, e quello sulla loro dignità o indegnità u sedere in Senato.

3. potissima: principale. - differissono: tardassero.

4. bene: bensl, peraltro. - Mamerco: Emilio M.; Livio 4,24 ( 433 a.C.). - vegghiavano: erano in carica.

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Page 44: Note Machiavelli Libro I

5. lo istorico: Livio, naturalmente. - difettivo: incompleto. - per promulgare: causale.

6. impossibilitd: nel titolo era «quasi una impossibilità-; dr. I. 18.24, n.

7. un tempo. Cfr. Ist. fior. 2,2: «dal temp<> (di Carlo Magno) infino agli anni di Cristo 1215 VISSC (Firenze) sotto quella fortuna che vivevano che ad Nel 1215 si colloca, per tradwone, la .attl il Guelfi e Ghibellini. - abietta: prostrata, mconSCta dt 16. -mtmeggùuidosi: governandosi. - dugento anni: nelle Ist. fio!· 1 il racconto storico vero e proprio Crot:tiaJ. dlii Villani) prende le mosse dal 1250, OSSJa dalla pnma cosbtUZìOlll popolare. - vera: sicura; il periodo anteriore al .1250 troppO scano di notizie. -stato: costituzione. - republ1ca: cfr. l'CICJto dio del Discursus fior. rer.

9. ampia autorità: la cosiddetta «balla». - della parte loro: cfr. Jst. fior. 3,1 e il Discursus fior. rer.

10. del sangue: il potere di comminare la pena di morte.

11. ordinariamente: di nonna; contrapposto al caso d'ecce-zione, in cui il Dittatore poteva m.andare a (immediate) i ribelli. - refugio: ncorso (e poi refuggivtllfO, ricorrevano).

13. forestiero. Con singolare escogitazione storiografica, M. prende l'uso di nominare un giudice straniero come un retaglo della primitiva dipendenza della lontane dal le /storie ricordano che nel 1250 1 F1orcnt1ru «per levare VII Il cagioni delle inimicizie che dai giudici pr<;>viddono I due giudici forestieri, chiamato l'uno t l'altro Podestà» (2,5). L'istituto del Podestà nsalc, m effetti, Il 1207; tanto questo, quanto il Capitano del Popolo, avevlllO funzioni di governo oltre che giudiziarie.

14. otto: gli Otto di Guardia (cfr. l.7.15). va vicenda storica: gli Otto e il Capitano sono ncordat1 in Jst. fwr. 4 ,29; in 5,4, si precisa che nel 1434 fu agli Otto «autorità sopra il sangue». - ministri: strumenti.

15. dieci: cfr. 1.34.13.

270

16. basterebbono: sarebbero capaci (per il motivo ricordato al par. 14). - Quarantla: consiglio di quaranta membri, facente funzione di Corte suprema; istituita nel 1179, e quindi molto prima del Consiglio dei Dieci. - Pregai: o Pregadi; un senato di !>essanta membri , "pregati" dal Doge di fornire pareri al Consi-glio Grande (cfr. I.6.8). - maggiore: più autorevole.

17. ecc.: non c'è dunque da meravigliarsi.

L 2. consoli: per l'anno 431 a.C.; cfr. Livio 4,26. - Mento:

Mentone. - ferme: fermate, bloccate.

3. a creare ecc.: cfr. 1.34.5.

5. con l'autorità: forti della deliberazione. - a ubbidire: da casi come questo M. ha ricavato l'idea che nel tribunato fosse posta «la guardia della libertà» (cfr. 1.5.2-4).

6. ordinare ... che ecc. : creare un ordinamento per cui alcuni pochi possano impedire (Puppo, a rovescio: "prendere") una decisione.

7. Verbigrazia: per esempio. -di onori ecc.: di cariche e di premi. - una necessità: una condizione tassativa. - per che: per la quale.

9. l'universalità: la "massa" dei consiglieri. - lo imperio: i possedimenti esterni.

10. la città propria: la città stessa. -sgannava: disingannava (di «qualche falsa persuasione» in cui era caduto).

11. vacassero: si considerassero vacanti. - gli scambi: le sostituzioni.

12. commodità: possibilità. - fermare ecc. : impedire gli affa-ri pubblici.

LI 1. Cfr. , in generale, 1.32.

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Page 45: Note Machiavelli Libro I

2. si fanno grado: sanno farsi un merito.

3. il soldo ecc.: una remunerazione a spese dell'erario; UYlo 4, 59-60 ( 405 a.e.). -consueti: abituati a. - del loro proprio: I proprie spese.

4. veggendo il Senato ecc.: considerazione "prestata" al Sena-to romano da M. - discosto: lontano da Roma.

5. presente: dono. - arebbono cerco: avrebbero ricercato, richiesto.

6. questo grado: la gratitudine dei Plebei verso il Senato. -accetto: accettato, gradito (rif. a cosa in quanto si tratta di Oll beneficio o presente).

7. Il che: "il quale beneficio", oppure "il quale grado", che fa lo stesso. - posano: imposero

Lil 1. che surga ... potente: che diventi troppo potente. -scando-

loso: foriero di disordine. - preoccuparli: occupare prima di lui, precludergli.

2. le dimostrazioni: i comportamenti. -lette: che si sono lette in Livio.

3. levato via ecc. : cosa che, per altro verso, avrebbe minato alla radice la potenza di Roma (cfr. 1.4). Del resto, per poteni "mantenere" in questo atteggiamento favorevole alla Plebe, la Nobiltà avrebbe dovuto non essere «corrotta» come, invece, era. L'ipotesi formulata da M. pecca, insomma, di artificiosità o prelude a una "riduzione" del respiro del discorso (cfr. 1.46.9).

5. Cosimo: cfr. 1.33.10. - gareggiavano seco: contrastavano con lui. - stile: metodo.

6. Piero: cfr. 1.7.14. - l'universale: il popolo.

7. quegli cittadini ecc.: gli esponenti dell'aristocrazia; vedi III. 30.21. - acciocché: cosl che. - della republica: alla fine di agosto del '12, deposto il Soderini, la vecchia oligarchia prese il potere, ma dovette cederlo ai Medici dopo una quindicina di giorni appena.

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8. sanza sospetto ecc.: senza destare sospetto e senza temere per se stessi.

9. di che: bisogna intendere "di ciò" ; «di che Piero merita (sottintendendo magari un verbum dicendi) è l'apodosi

del periodo ipotetico: «e se alcuno replicasse . .. [io direi che] Piero merita» ecc. - le non erano ecc.: esse- le «vie» che i suoi avversari seguivano - non erano percorribili da lui; se Piero avesse favorito i Medici (allora sbanditi) avrebbe sl «preoccupa-to» la via ai suoi nemici interni , ma si sarebbe alienato comple-tamente l'ala «popolare» dello schieramento politico, ossia il principale sostegno del suo governo. Per le «pratiche» tra i Medici e gli avversari del Gonfaloniere, cfr. per es. Guicciardini St. fior. 30. - battevano: combattevano.

10. questa parte: questo partito, questa linea di condotta. -con buona fama: senza macchiare la propria reputazione. -guardia: era infatti, come si è detto, Gonfaloniere perpetuo della Repubblica. Si tenga sempre presente che M. , parlando della condotta del Gonfaloniere, viene a dire qualcosa, indiret-tamente, anche della propria: nella rivendicazione della fedeltà repubblicana del Soderini (vedi anche III.3) c'è anche una rivendicazione del proprio passato, discretamente indirizzata anche a quelli fra i suoi interlocutori cui avesse «saputo male» l'episodio della dedica del Principe a Lorenzo de' Medici. -comunche: comunque, non appena. - nasceva: sarebbe venuta.

11. in ogni partito: come dire , "nelle loro decisioni" (accorda-to infatti al plurale: «non gli prendere», «alla deliberazione loro») . - sentenzia ecc.: parere favorevole alla loro accettazio-ne (come poi nell'esempio di Cicerone; cfr. par. 16: «né si doveva credere» ecc.) .

12. Tullio: Marco T. Cicerone (106-43 a.C.); il sommo orato-re romano fu console nel 63 e stroncò la congiura di Catilina; sostenne Pompeo contro Cesare e, in seguito, i cesaricidi contro Mare' Antonio, che lo fece assassinare. -Antonio: abile uffi-ciale di Giulio Cesare, guidò la reazione della sua parte contro Bruto e Cassio, che scacciò da Roma; dopo un iniziale periodo di ostilità (cui si riferisce, appunto, M.) si accordò con Ottavia-no, il figlio adottivo di Cesare, e formò con lui e con Lepido il secondo Triumvirato (novembre 43). Disfatti l'anno seguente, a Filippi, i repubblicani, il conflitto fra i Triumviri si riaccese;

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Page 46: Note Machiavelli Libro I

nello scontro decisivo, presso Azio (31), Antonio fu sconfitto e di Il a poco si uccise, lasciando l'impero nelle mani di Ottaviano.

13. giudicato: dichiarato. - insieme adunato ecc.: messo insieme, soprattutto tra le legioni cesariane. -confortò: nell'a-dunanza del I gennaio 43; cfr. la quinta Filippica di Cicerone e Plutarco Ant. 17. - dare riputazione: inviando le insegne di pretore e i littori. - Irzio e Pansa: Aulo Irzio e Gaio Vibio Pansa; affrontarono Antonio presso Modena, superandolo, ma perirono entrambi nella battaglia (Plutarco, loc. cit. ). -nipol4: figlio della figlia (Azia) della sorella Giulia.

14. si guadagnò: si fece amico; cfr. PlutarcoAnt. 19. -e ... 1l accostò: sintassi dura: «Antonio si guadagnò Ottaviano e (Otta-viano) ... si accostò a lui»; tanto da far sospettare un originario che ... si accostò (il compendio ch(e) è talvolta molto simile a&).

16. che si persuase: di cui si persuase. -quel nome: il nome di Cesare, che era passato a Otta\iano, facendone l'erede politico del fondatore dell'Impero. - al nome libero: alla libertà.

un 1. spezie: apparenza. - e come: e si mostrerà che. - muovo-

no: agitano.

2. Espugnata ecc.: cfr. 1.12.10; e Livio 5,24-25. - turban ecc.: creare disordine nello svolgimento della vita politica.

3. liberamente: risolutamente.

6. falsa ecc.: cfr. Dante Purg. 30,131 (e poco dopo citerà il Convivio). - gli è fatto capace: gli si fa comprendere.

8. Dante dice: non nella Monarchia, ma nel Convivio: «le papulari persone ... molte volte gridano "Viva" la loro morte e "Muoia" la loro vita». (1,11). L'errore di M. fa pensare che egli avesse una nozione approssimativa di entrambe le opere dante· sche. - «Viva» ecc.: il popolo suole applaudire le proposte che lo danneggiano e inveire contro quelle che in realtà gli giovereb-bero. L'interpunzione del Bertelli, Puppo, ecc. («Viva la sua morte! e Muoia la sua vita!») è assurda; qui, come in Dante, una «fusione dell'oratio recta e dell'obliqua» (Busnelli-Vandel-li).

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9. di sopra ecc.: sarebbe stato meglio di sotto si dirà dal mo-mento che il rinvio è a III.11.14-15 (Pincin); ma c';ra anche

- non poterono ecc.: non seppero decidersi e riconci-harsene qualcuno. - congiura: lega. - loro contro: contro di loro.

10. in prima fronte: a prima vista. - o veramente: ovvero.

11. si mettono innanzi: si propongono: - persuaderlo alla: persuaderne la.

13. malvagia: sfavorevole. - di Fabio: intorno a Fabio· Quinto F. Massimo, creato Dittatore nel 217 contro Annibale' adottò una di logoramento che gli valse il soprannome dt «Temporeggiatore». - sostenere ecc.: contenere la marcia di Annibale, senza accettare una battaglia campale.

14. gagliarde: che hanno un'apparenza di impetuosità e riso-lutezza. - benché ecc.: la concessiva si estende fino a rimedia-va. - Maestro ecc.: Marco Minucio, magister equitum; fu auto-rizzato con un plebiscito ad attaccare battaglia, nonostante gli ordini contrari del dittatore, e subi una grave sconfitta. Cfr. Livio 22,25 sgg. - che fece: al punto che fece. - Varrone: cfr. 1.31.15. - rompere: sbaragliare in campo aperto.

. 17. o dieci: aveva passato le Alpi nel 218 a.e. - ripieno: nemp1to. - Marco ecc.: Livio 25,19. - vilissimo: di basso rango. -morto Annibale: nel racconto liviano, Marco si propo-ne solamente di condurre una specie di guerriglia contro i Cartaginesi.

18. ei ... gliene concessono: essi (i Senatori) glielo concessero. -pensando che .. . che non ecc.: solita duplicazione della cgz. -chiesta: richiesta.

19. al/'incolltro: addosso.

20. Nicia: generale ateniese vissuto dal 470 al 413 a.e.; vedi-ne la Vita in Plutarco. - Sicilia: cfr. IIl.16.3.

21. Scipione: regge minacciò. - desiderava ecc.: voleva sbar-care in Africa (nel 205 a.C.)-acheecc.: con la quale delibera-zione non concordava. -per la sentenzia: dato il parere (sfavo-revole). - minacciò ecc.: Livio 28,45.

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Page 47: Note Machiavelli Libro I

22. a San Vincenti: presso la Torre a San Vincenzo, in Ma-remma, il 17 agosto del 1505, truppe fiorentine capitanate cW Bentivogli e dal Giacomini misero in rotta le forze dell 'Alviano, che muoveva in sostegno degli assediati Pisani. Eccitati dli successo, i Fiorentini si volsero allora contro Pisa, ma l'attaccO andò a vuoto. Vedi Guicciardini St. fior. 26. - molti savi ecc.: il Guicciardini, loc. cit. , ricorda la circostanza con parole molto simili («e cittadini savi e di autorità erano d'una altra opinio-ne .. . Ma il gonfaloniere ... aveva subito fatto chiamare gli Ot-tanta (dove il partito popolare era più forte] e loro avevano vinto [=deciso] vi si andassi a campo•).

23. momento: importanza.

24. particulare: individuale. - ei viene: viene. - governato: condotto l'impresa.

25. visse: scampò a una condanna a morte. Esagera voluta-mente il rischio corso dal Giacomini, che fu, ad ogni modo, messo da parte (cfr. IIl.16.14 sgg.) - nel popolo: presso il popolo.

LIV 2. notabile: fatto da notare. - concitata: agitata, eccitata. -

grave: serio, virtuoso. - sanza cagione: senza buoni motivi. -Tum etc.: allora se per caso s'imbattono in un uomo nobile per meriti e virtù, tacciono e ascoltano (Virgilio Aen. 1.151-52).

3. rappresentarsi ecc.: presentarsi dinanzi ai tumultuanti con affabilità e dignità.

4. Fratesche e Arrabbiate: cosl tutti i testimoni; il Mazzoni nel '29 corresse in Fratesca e Arrabbiata, dichiarandosene però pentito nella memoria Sul testo , cit., p. 66. I Frateschi o Piagno-ni erano i sostenitori del Savonarola (cfr. 1.11.24); Arrabbiati erano detti i suoi oppositori, per lo più aristocratici. - superali: nel 1498. - Pagolantonio: fratello di Piero e del cardinale Francesco (1453-1524); era, insieme a Francesco Valori, il prin-cipale esponente dell'ala savonaroliana. - a sorte: per combi-nazione. - roccetto: rocchetto; sopravveste bianca indossata dagli alti prelati. - presenzia: aspetto. - notata: rammentata (ma non, per es. dal Guicciardini St. fior. 16).

'1:76

5. fermo: efficace.

6. furore: cfr. Livio 5,25.

LV 2. di sopra: nei capp. 17-18, cui il presente si ricollega, con

significative modificazioni del punto di vista. - Cammillo: cfr. 1.12.11. - de' Veienti: cfr. Livio 5,21 e 23.

3. rivedere conto: accertare il conto per stabilire la decima. -rappresentare in pubblico: versare all'erario.

4. altro modo: attingendo alle casse dello stato e ai patrimoni delle famiglie patrizie (Livio 5,25). -di quella: della plebe. -appunto: esattamente.

5. fraudare: frodare. - indegnazioni: indignazioni, dissensi.

6. di sopra: in 1.12, per es.

7. bonttl ... corrotte: i termini vanno intesi nel solito senso fondamentalmente politico, «bontà» come adesione allo stato e immedesimazione con i suoi fini (donde, nell'esempio appena visto, la lealtà fiscale) e «corruzione» come dissolversi appunto di tale legame; ma è innegabile che la virtù politica si venga qui colorando di eticità (cfr. ll.2.26 sgg.), come in un superamento di quell'antinomia - tra morale e politica - che caratterizza e drammatizza il Principe e la prima parte dei Discorsi (vedi 1.3.2.) - la Italia: cfr. 1.12, ecc.

8. la Francia: M. ne apprezza le leggi e istituzioni (cfr. I.16.27 ecc.) ma rileva che il «popolo» vi è corrotto; nei termini di Princ. 9, il regno di Francia sarebbe dunque! una sorta di princi-pato civile-ottimatizio. Ma, in realtà, nel presente capitolo la dottrina degli «omori» (cui il motivo del principato civile, e la sua interna costruzione, si ricollegano) cede a una diversa idea della collettività sociale (vedi oltre). Per quanto riguarda il giudizio sul popolo di Francia, cfr. II. 30.11 e , prima, il Ritracto di cose di Francia del 1510-12 (« ... stanno tanto sottoposti a' nobili et tanto sono in ogni actione depressi che sono vili .. "'). -la Spagna: lo spunto non trova sviluppo né qui né altrove (qualche accenno nella lettera a F. Vettori, 29 aprile 1513).

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Page 48: Note Machiavelli Libro I

8.1' ordini: sembra opportuno correggere cosl la lezione.tràdi· ta ordine, perché «guasti» non può essere rife!1to 4<J'eF,»· M. vuol dire che, mentre i popoli sono corrotti, gli or!iim sono ancora sani, perché adeguati al loro «saggetto». «re,gnt., ossia della Francia o della Spagna, non potrebbe .dire altro che «non sono guasti»: essi, anzi,« di tale corrozione parte», ma grazie agli ordini «ancora» sani e alla VJrtù dei principi riescono a mantenersi.

9. molte republiche: si tratta delle «comunità» cittadine tede-sche e svizzere, note a M. anche per l'esperienza personale della Legazione all'imperatore Massimiliano (1507-08). Nel desolato quadro generale offerto spicca il dato po.sitivo delle «liberissime» repubbliche, già nel Rapporto e nel Ritratto delle cose della Magna, e poi anche nel Principe, 10.

10. antica: cfr. 1.12.21.

11. valsente: reddito.

12. l'ordine coc.: l'uso della città. - rappresenta: presenta.

14. gitterebbe: frutterebbe. - loro: i e consigli. -secondo le antiche: in base alle precedenti.

16. conversazioni: relazioni, traffici. Si suole osservare.che vi è qui una sottovalutazione dei flussi commerciali correnti. tra la Germania e il resto d'Europa. È vero che la «Magna» di M. à molto stilizzata (non senza ricordi tacitiani), ma è pure vero che un confronto con la contemporanea situazione ben suggerire una valutazione simile a quella machiavelliana. - del mondo: la contrapposizione della romana alla sanità germanica divenne poco dopo-o stava diventando, proprio mentre M. scriveva- un tòpos della protesta luterana.

17. vivere polilico: qui sinonimo di «vivere civile» e di costituzione "retta". - equalità: è il termine attorno a cua ruota un gruppo di testi (oltre a 1.55, jlor. rer· elst. fior. 3,1) che di fatto superano la dottnna dei «due umor1;» (e della loro conflittualità, come cana). Nella città «equale» non è più dato la renziazione «forte• tra i due gruppi contrapposti dci Grandi e del Popolo; ma soltanto quella "debole" fra «tre diverse qualitl di uomini ... cioè primi, mezzani e ultimi» (Discursus), nessuno

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dei quali vuole né può dare vita a un potere proprio. Donde la possibilità-necessità di ordinare su tali basi una repubblica che «dia luogo» a tutti i «gradi» della cittadinanza. Diverso è il caso in cui la Nobiltà dei «gentiluomini» eserciti una potestà di tipo feudale: avremo allora, per un verso, la formazione di un'oli-garchia non statale e antistatale; per l'altro, l'avvilimento e asservimento dei popoli. Una situazione, in altre parole, di profonda «inequalità» - in cui non avrebbe senso un ordina-mento repubblicano, ed è invece necessario, se si vuole frenare la disgregazione, istituire un forte potere «regio», che sappia tenere a bada i feudatari.

18. quale e' sia: che cosa voglia dire. -oziosi ecc.: è una delle rare osservazioni "economiche" rinvenibili negli scritti di M. La critica della forma feudale di appropriazione della ricchezza rimanda ovviamente alla mentalità commerciale-artigiana do-minante in Firenze; ma l'accento del discorso sta sulla caratte-rizzazione politica dei nobili feudatari come possessori di «ca-stella». Allora essi formano un potere non statale dentro lo stato, e allora vi è «inequalità» e corruzione.

21. generazioni: specie (intendi: uomini di tale specie so-no ... ). - inimici ecc.: la ragione è esposta al par. 23.

23. assoluta ed eccessiva: libera e straordinaria; non si tratta di un sovrano legibus solutus, ma di un principe in grado di imporre l'esecuzione delle leggi {che sono state ordinate insie-me con lui) senza essere intralciato da organi politici in cui possa esprimersi la forza dissolvente della inequalità. È diverso da quel che si è notato in 1.18.29: l'esigenza di un potere monarchi-co era dettata, n, dalla corruzione del popolo, approdata al-l'«insolenza» universale; qui invece la mano regia deve fronteg-giare in prima istanza la prepotenza dell'elemento nobiliare (un abbozzo della questione nel capitolo Del/' ambizione vv. 79-81 ).

24. si vede ecc.: si osserva che, in una stessa regione, sono ben tre antiche repubbliche, e altre città cosl poco disposte a servire, che mostrano- negli ordini o almeno nello spirito-che esse o mantengono (Firenze, Siena e Lucca) o vorrebbero riavere (Pisa, Pistoia, Arezzo) la propria libertà.

25. tanta equalittl ecc.: cfr. il Discursus e lst. fior. 3.1. (dove, per la precisione, è detto che, nella sua «ugualità», Firenze «potrebbe essere in qualunque forma di governo riordinata»:

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Page 49: Note Machiavelli Libro I

preso alla lettera, ciò importerebbe una grave contraddiziOlll rispetto ai Discorsi e al Discursw, dove si sostiene che all'equa-lità deve corrispondere una forma repubblicana).

26. lo infortunio: la sfortuna. - abattula: imbattuta.

27. trassi: si trae. - gli spegne tutti: cfr. Discunus: «&voler creare una repubblica in Milano, dove grande inequalità di cittadini bisognerebbe spegnere tutta quella nobiltà...•; non Il confonda questa eventualità con quella discussa al par. 23. -

assai ecc.: Ancora uno spostamcdto dcl punto di vista: mentre prima il monarca entrava in scena come «rimedio• alla inequalità feudale, come il solo capace di tenerla a freno, ora Il raccomanda, a chi voglia farsi principe di una città «cquale•, di creare una feudalità che aiuti a soggiogare il popolo. La prccet• tistica del IX del Principe e di 1.40, che suggeriva al principe civile e anche al tiranno di appoggiarsi sul popolo, si ritrova esattamente rovesciata.

30. mancano: vengono meno, falliscono.

32. oppugnazione: contraddizione. - tiene castel/a ccc.: 6 l'argomento essenziale (cfr. par. 18-19). -riputazione: presti-gio; o meglio - come spiegherà poi- indica la cittadinanza di pieno diritto.

34. altra volta: cfr. 1.6.9. - Sull'argomento, cfr. I. Cervelli, M. e la crisi dello Stato veneziano, Guida, Napoli 1974, pp. 228 sgg.; dove si trova anche acutamente osservata la contrappoli-zione «fra la nobiltà veneziana (metropolitana), mercantile e la nobiltà di terraferma, signorile• (la terraferma veneta rientra nella Lombardia del par. 20).

35. o è fatta: per es., nel caso ipotizzato al par. 27. - sanu propon.ione: senza equilibrio (cfr. III .22.13). In conclusione, un ordine politico è «durabile» se è coiforme alla qualità del corpo sociale. Questa, a sua volta, non puv essere modificata in tempi brevi se non con enorme difficoltà (cosa «difficile• e «inumana», dice il Discursus). Si comprende bene come lo schema, così risolutamente affermato, lasci fuori tanto il princi-pato «Civile» quanto il pnncipato «rifondatore» di 1.16-18.

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LVI 1. predicano: predicono da predire (non da predicare).

2. OJ;lo: di 1483 al 1498; discese in Italia nel '94-'95. -m lta/111: nelle prediche sulla Genesi, nell'Avvento del '92, il Frate «3IlDWlZIÒ la venuta d'un nuovo Ciro che avrebbe traversa-to vittorioso l'Italia, senza trovare ostacoll» (Villari).

. 4 . . vecchio: per distinguerlo da Lorenzo "il giovane", signore d1 Firenze dal 15 t.3 al '19 (il dedicatario del Principe). - il duo.mo: Mana del Fiore (M. usa anche la vecchia denomi-nazione di S. Reparata). -edificio: cfr. /si.fior. 8 36· Lorenzo mori nel 1492. ' '

5. il palazzo:. -percosso: l'episodio è ricorda-to anche nel diano d1 Luca Landucci (4 novembre 1511).

1. Livio: 5,32. - di mezza notte: "colore" machiavelliano: è dei sortilegi. Livio dice soltanto ocnoctis

s1lent10». - maggiore ccc.: sovrumana. - e Franciosi: i Galli · cfr. I.8.2. '

8. notizia: conoscenza.

9. Pure ecc.: per dipanare la sintassi del par., biso-gna a le quali. valore dimostrativo. - alcuno filosofo:

de .d1vm: 1.30.64: «quod plenus aer sit immorta-hum ammorum m qu1bus tamquam insignitae notae veritatis appareanb il ciclo ripieno di sririti divini, nei quali è

se segm della verità (e I.82). Ma è anche uso; 1.n Cavalcanti St. fior. 7,4 (cit. già in I.14.5)

Ptccmmo agli uomini un presagio favorevole ché questo è un segno con che le divine

mtelhgenze v1 promettono la vittoria ... • . - naturali: non «so-prannaturali», dunque.

LVII 1. insieme ... di per sé: unita ... disunita.

2. passata: passaggio, invasione. -a Roma: Livio 5,50 e 6,4.

3. per coloro ccc.: da parte di coloro contro i quali essi (gli editti) erano indirizzati.

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4. Ex ferocìbus etc.: da ribelli che erano, nella massa, uno I uno per paura si piegarono {cfr. 6,4, lievemente modificato),

5. meglio ... che: meglio di quanto. - in questa parte: I*' questo aspetto.

6 . principe: autorità politica, in generale (nell'esempio Il tratta del Senato romano).

7. non gran conto: ma cfr. il par. seg.; qui si tratta solamente delle «disposizioni• o passioni popolari pift superficiali. -man· tenere: nella buona disposizione.

. 8. vivo: cfr. Princ. 2 e anche il precetto, ricavabile dall'espe-Valentino, di tutti e sangui di quelli sigoo-

n• che s1 sono «spogliati• (Princ. 7). -formidabili: temibili. -e che: e tali che. - indisposizioni: avversioni. - fiano fadll: saranno superabili. -a chi rifuggirsi: sotto cui raccogliersi; cfr. 1.44.

9. ridurla: in obbedienza. - ridotto: un ricovero, una fortez· za (o in senso figurato). - assalto. - di aveni" tornare: di dover ritornare. - salute: salvezza.

10. a fare ecc. : a scegliere nel proprio seno. - corregga: governi, guidi.-tenghila: la mantenga. -Tribuni: cfr. 1.44.7

LVIII 2. vana: instabile. - Livio: cfr., per es., 6,17 («la plebe

nutriva i suoi favoriti per lasciarli poi scannare•). - tutti gU altri: cfr., per es., quello che ne scrive Matteo Palmieri, Della vita civile: «secondo l'approvata sentenza de' savi, in nel vulgo non è consiglio, non è autorità, non iudicio• ecc. (p. 392 Varese).

3. Manlio: cfr. 1.24.11 sgg. - desiderava: rimpiangeva.

4 . Populum etc.: dopo breve tempo, quando egli non costitul pift un pericolo, il popolo lo rimpianse (riassume da Livio 6,20).

5. Girolamo: ossia Geronimo; cfr. Il.2.21. - /erone: cfr. Dedica 11. - Haec etc.: questa è la natura del popolo: o serve umilmente o tiranneggia (24,25).

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6. una dura: lat., un compito arduo. - seguirla ccc.: esegwrlo ncavandone biasimo.

1. le ragioni, sanza .. .l'autorittl: cfr. lett. a F. Vettori del 29 1513 («né voglio ... mi muova veruna autorità sanza ragione»).

particularmente: presi come individui. - sciolta: non im-bnghata da un'autorità.

9. con le leggi: da Diodoro 1,70 sgg. (e cfr. Aristotele Poi. 1329 b). - Sparta: cfr. 1.2.28. - Francia: cfr. I .16.27. -moderato: regolato .

10. in quel numero ecc.: nel gruppo di esempi in base ai quali parag?nare il comportament.o del a quello della massa. :-a a confronto d1 (dei re "costituzionali"). -1/ suo grado. il suo posto nell ordinamento repubblicano.

. 11. co"!muoversi: sollevarsi. - in Manlio: contro M. Capito-lano (vedi sopra). - ne' Dieci: cfr. 1.40.26.

12. desiderava ... morto: rimpiangeva dopo morto. - ancora ecc.: anche nei propri nemici.

13. ... qui il testo fa djfficoltà (come bene avvertiva già il Carh], perché la proposizione mal si con-nette con ciò che precede e segue. Gli esempi di Alessandro e Erode n.on in contrasto (nonostante che ... ?) con quell.o d1 e il discorso prosegue, poi, intorno alla «mol-titud1.ne•. s.1 pensare.che, in questo caso, un appunto

sia reintegrato m modo impreciso, magari per la VJcmanza de.I richiamo ad Alessandro e a Erode, nel par. 14. Se la frase venisse spostata al par. 9: «ei sono e sono stati assai principi, e de' buoni e de' savi ne sono stati pochi (nonostante che vegga de' principi tenuti savi ecc.)», - si potrebbe inten-dere che, oltre ai principi "non buoni", anche gli stessi «savi• sono caduti in peccato di incostanza. -Alessandro: cfr.1.20.4· ferl a morte Clito, in un litigio scoppiato durante un banchetto'. svanite l'ira e l'ebrietà, a l'amico ucciso (ctr'. Plutarco 1lex. 51-52). - altri suoi am1c1: per es., Parmenjone (cfr. Cumo Rufo 7,2). -Erode: il Grande, re di Giudea dal 40 al 4 .a.e. Fece uccidere la moglie Marianne. Cfr. Giuseppe Flavio Beli. Jud. I.22; Antiq. Jud. 15,7,7.

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14. siragusana: cfr. par. 5.

15. sanza rispetto: senza timore della legge.

16. variazione ecc. : mutevolezza di carattere.

sono hanno il potere. -ne' principi particulMll nei monarchi.

21. di sopra: cfr. 1.29.

23. di Dio: «Vox populi, vox Dei•, diffuso proverbio -universflle: J?Opolare. -e i/suo bene: nei par. sgg., M.

limita questo gmd1Z10, per ricondurlo alle osservazioni avol .. nei capitoli precedenti.

24. concionanti: oratori (in contrasto fra loro). -capaa "': capace di intendere. - ode: cfr. 1.4.10.

25. di sopra: 1.53.

26. di lunga ecc.: molto migliore scelta; cfr.1.47-48. -tirtll'I ecc.: innalzare a cariche pubbliche.

28. non ... quattro elezioni: ha in mente due o tre nomi fone quelli di Caio e Tiberio Gracco e di Caio Mario. '

29. obligo: merito. - quel nome: di elevarsi a quel grado.

30. augumenti eccessivi: conquiste eccezionali. - di Pisù,,. ''?: cfr. Il.2.lOsgg. E questo è argomento decisivo della ntà delle repubbliche sui principati. La conclusione "obiettiva• del cap .. 55 trova qui il necessario completamento: principato e repubblica possono essere entrambi congruenti, ciascuno al proprio «oggetto» sociale; ma ciò non toglie che l'una, noi confronto oon l'altro, riesca superiore.

civili:. plurale di «Vivere civile•; ossia: regimi bene - aggiungono: arrivano. - l'ordinano: il principato

viene recuperato alla positività quando sia momento fondativo della statale, dall_'abisso della licenza o della dispersio-ne. «Pnncipe nuovo• (Prmc. 7) e •prudente legislatore• (1.2.4) tendono cosl a coincidere, per es. nella figura di Romolo (dr. 1.9, ma senza dimenticare 1.2.31).

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35. e quelli minori ecc.: e quegli errori sono meno gravi e meglio rimediabili.

36. il fe"o: il pugnale, cioè il tirannicidio; ma è rimedio assai malcerto (cfr. III.6). Ferro è anche metafora chirurgica, con-nessa a «malattia» del par. sg. (Raimondi).

38. temano: indicativo ( ... nt si ha). - uno tiranno: la dimo-•trazione si fa passionale e artificiosa insieme, venendo a soste-nere che l'unico danno della «licenza» popolare sia la susse.-guente apparizione di un tiranno.

39. una libertà: dalla rovina del tiranno, risultato della sua •cattiva vitaJt.

41. tema: Mazzoni accetta temano, ma il sogg. è •un princi-pe», e la correzione sembra indispensabile. Temano non è una concordanza a senso (come ritiene il Carli), ma solo uno scorso di archetipo, per ripetizione del quasi identico • sono contro a chi ei temano» della riga precedente ( ccmoltitudine)I), come «se-nato• , può avere il verbo al plurale; ma «principe»?).

43. altri si possa: uno si possa.

LIX 4. dello stato: di perdere, o danneggiare, il proprio stato. - la

fede: cfr. , ovviamente, Princ. 18.

5. Demetrio: figlio di Antigono, condottiero e re di Macedo-nia dal 294 al 288 a. C. ; soprannominato Poliorcete («espugna-tore delle cittadi» ) . - beneficii: aveva abbattuto La tirannide di Demetrio Falereo (307). - rotto ecc.: sconfitto, insieme col padre, dai rivali Seleuco e Lisimaco (301). - da quella: cfr. Plutarco Demetr. 30.

6. in Tessaglia: a Farsalo, nel 48 a.e . cfr. 1.37.20. - Tolo-meo: T. XIII Dionisio; non lui, ma suo padre, Tolomeo XIl Aulete, era stato rimesso sul tronco da Pompeo, nel 55 a.C. -da lui morto: ucciso per ordine di Tolomeo stesso (Plutarco Pomp. 76-78).

9. aspetti: si metta a rischio. - cagioni: anche gli episodi di

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osservanza della .fede» sono freddamente spiegati secondo I criterio della politicità.

11. franciose: quando nel 1495 Carlo VIII entrò nel Napoa.. no, poté contare sul favore di alcuni baroni, già avversi ... dinastia aragonese, e lo mantenne fino alla fine, percb6 q .. non potevano sperare indulgenza da parte dcl re che tradito.

12. Sagunto: città spagnola, che andò incontro alla ne, da parte di Annibale, per tener fede all'alleanza con .Romei cfr. Livio 21, 5-15. - franciose: la repubblica fiorentina• alleata dei Francesi, né poteva sperare in un accordo con lo schieramento nemico, perché questo si prefiggeva di restihdrt Firenze ai Medici (ma cfr. 11.27.16).

13. computato: calcolato, bilanciato.

14. tardo: lento, perché le decisioni sono prese da o.raama.1 collegiali. - pe"anno: peneranno. - risolversi: dcetcfersi.

17. Temistocle: condottiero ateniese, vissuto dal 528 al 4G a.e .; guerreggiò contro i Persiani e contro gli Spartani. L'epiloo dio qui ricordato (ca. 480a.C.) si legge in Plutarco Them. .. mi pare abbia ragione il Puppo, nel dire che M. segue ptà di presso la versione offerta da Cicerone de off. 3,49).

18. Aristide: era celebre per la sua austerità e rettitudine. -l'armata: la flotta, di cui Temistocle aveva la guida(• .. . sotto li fede loro ... ») e che svernava in un porto della Tessaglia.-• lato: in una posizione.

21 . inosservanzia: da parte dell'altro contraente.

LX 2 . l'ordine: lo svolgimento. - nella Plebe: cfr. 1.5.10. -

rispetto ccc.: riguardo, limite di età; i limiti, in effetti, esisteva-no (cfr. Livio 40,44 e Cicerone De legibus 3,9 - ricordato dli Ouicciardini, Considerazioni; su tutta la materia, De Sancdl IV.1.510). ma M. vuol dire che i Romani sapevano infranprl (cfr. Tacito Ann. 11.22). - sangue: stirpe. - ancora che ecc.: benché, invc:ro, un limite di età non fosse mai valso in Roma, ma si fosse solo guardato alla virtù.

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3. il testimone: l'esempio. - ventitre anni: cfr. Livio 7 ,26. -praemium etc.: premio alla virtù, non alla nobiltà (Livio 7,32; ma • nec generis ... sed virtutis est praemium» ).

5. altra volta: cfr. 1.6.24-25.

6. a buona ora: abbastanza presto. - un pezzo ecc.: in vero, nel racconto di Livio, la sanzione legale del diritto dei plebei al consolato coincide con l'elezione del primo console plebeo (6,42); sostiene invece Diodoro (12,25,2) che il consolato fu nperto alla plebe fin dalla cacciata dei Decemviri. M. potrebbe ilver contaminato le sue fonti ; o forse ha in mente la vicenda del tribunato militare: «cum tribunos militum idcirco potius quam l'Onsulis creari placuisset, ut et plebeis pateret summus honos, quattuor et quadraginta. neminem ex militum creatum esse» (L1v10 6 ,37). [Era stato deCtSo che 10vece di consoli , si nominassero tribuni militari, affinché anche ai plebei fosse aperta la via alla suprema carica; ma per quaranta-quattro anni neppur uoo di essi era stato tratto dalla plebe}.

7. altrove: sempre in 1.6.

8. quella del tempo ccc.: all'assenza di un limite. di età non si può fare obiezione, a!12Ì è nec:essaria. - . è neces--11ario, non può avvemre altrimenti. -notabilissuna: importan-tissima, celebre.

9. Scipione: fu eletto edile prima di avere l'età legale (Livio 25,2). - Pompeo: ebbe il primo trionfo a anni (nel n.C. · cfr. Plutarco Pomp. 14-15). - trionfarono: ebbero gh onori del trionfo (che si concedevano ai generali vittoriosi). -giovanissimi: cfr. Dante Par. 6,52-53.