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ASSOCIAZIONE FAMIGLIE ADOTTIVE PRO ICYC ONLUS Associazione Famiglie Adottive Pro ICYC - ONLUS Ente Autorizzato per le Adozioni Internazionali Convegno 2011

Notiziario 2011-12

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ASSOCIAZIONE FAMIGLIE ADOTTIVE PRO ICYC ONLUS

Associazione Famiglie Adottive Pro ICYC - ONLUSEnte Autorizzato per le Adozioni Internazionali

Convegno 2011

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NotiziarioPeriodico semestrale di informazione dell’Associazione Famiglie Adottive pro Icyc OnlusEnte Autorizzato per le Adozioni Internazionali

Aut. del Tribunale di Roma n. 359/2010 del 17-09-2010

Sede di RomaPiazza del Torraccio di Torrenova, 28 - 00133 RomaTel/fax 06/68806528

Sede di CannaraPiazzale Claudio Bonaca, 19 - 06033 Cannara (PG)Tel. 3204984243fax: 0742 5931172

Sito Internetwww.adozionefamiglieicyc.org

Direttore ResponsabileMaurizio Corte

Coordinatore Editoriale Maria Rita Bonafede

Progetto grafico e impaginazioneADM

StampaMiligraf – Formello (Roma)

Gennaio 2012

ASSOCIAZIONE FAMIGLIE ADOTTIVE PRO ICYC ONLUS

Associazione Famiglie Adottive Pro ICYC - ONLUSEnte Autorizzato per le Adozioni Internazionali

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SommarioCari amici 3

Il ConvegnoQuando la realtà supera le aspettative 4Diventare genitori adottivi 12Carissimi ragazzi e genitori 16In dolce attesa 18Un incontro che arricchisce 19L’amore al tempo di Padre Alceste 20

IncontriCandela 26Satriano 27Prato 28Milano 29Roma - I ragazzi incontrano il direttivo 30Tuscania 31A Roma e Pesaro cene di solidarietà 32

Situazione adozioni al 3i dicembre 2011 34

Corsi5° corso di preparazione 35

IniziativeA Campitelli ricordando il Padre 40

ProgettiProgetto SAD - Siete sorprendenti 44Progetto disabilità 44Borsa di studio 44

TestimonianzeImpressioni sul nostro post adozione 45Siamo una famiglia 45

Brevi 46

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Editoriale

ogni anno al termine del nostro convegno a “caldo” incomincio a fare il bilancio su ciò che è andato per

il verso giusto e ciò che invece è stato insufficiente. Sono trascorsi ventidue anni dal primo convegno

ed oggi, guardando i risultati sia in termini di partecipazione che di crescita dell’associazione, c’è da

essere davvero soddisfatti.

Un convegno, quello di Giulianova, all’insegna della partecipazione di tanti giovani e del ritorno di tante

famiglie che hanno adottato da molto tempo; sarà stato il richiamo del libro su Padre Alceste, o il tema

scelto e trattato dal Prof. Chistolini, insomma è stato un convegno ricco di presenze, oltre 290 sono state

le persone che non hanno voluto mancare al nostro incontro annuale.

Il sentore di una partecipazione numerosa si è avuto già il venerdì, nell’incontro di tante coppie in attesa

di adozione con i nostri operatori, Simona Felicetti e Marta Rocchi, la responsabile del dipartimento

adozioni del Sename, Patricia Carmona, e i rappresentanti della Fondazione ICYC.

Il sabato mattina è stato il momento clou di un lavoro durato tre anni, tanto c’è voluto per dare vita al

libro “Ho partorito mille volte” Padre Pier e le sue incredibili storie di adozione della giornalista,

scrittrice e amica Lucia Bellaspiga e raccontare un personaggio così carismatico come il Padre. La

testimonianza più toccante è stata quella dei suoi ragazzi che hanno raccontato, alcuni con le lacrime

agli occhi, storie dolorose, ricordato ciò che Padre Alceste ha rappresentato per loro e come ancora oggi

sia presente nei loro pensieri e nella loro vita. Ci sono stati momenti veramente commoventi e intensa

è stata la partecipazione di tutti.

Nel pomeriggio abbiamo salutato i primi dieci bambini adottati attraverso il nostro Ente poi, con l’intervento

del Prof. Marco Chistolini e la testimonianza di famiglie adottive e ragazzi adottati, abbiamo approfondito il

tema della costruzione di un rapporto positivo di appartenenza tra genitori adottivi e figli, a cominciare dal

primo incontro e dalla permanenza in Cile e poi, via via, in tutte le fasi della loro crescita. Il tema ha riscosso

l’interesse sia delle coppie in attesa di adozione sia delle famiglie che hanno già adottato.

La domenica abbiamo chiuso i lavori con un incontro con i responsabili di Quinta, Padre Alejandro

Abarca e Lya Hald, che ci hanno illustrato la delicata situazione socio-politica in cui la Fondazione Icyc

si trova ad operare, le difficoltà economiche che sta attraversando ed il lavoro che viene svolto per

fronteggiare la situazione per il bene dei bambini. Ai nostri amici abbiamo ribadito l’impegno a favore

dell’istituto di Quinta a cui ci lega la nostra storia personale, quella dei nostri figli e la promessa fatta a

Padre Alceste quando ci ha lasciato.

Dandovi l’arrivederci al prossimo convegno, ancora in terra d’Abruzzo, a Montesilvano nei giorni 7,8,9

settembre 2012, vi ricordo i progetti che stiamo portando avanti (li troverete illustrati in questo numero

del Notiziario), e che ad oggi sono stati adottati 21 bambini. Risultati eccezionali che si possono

raggiungere solo lavorando insieme con impegno e la convinzione di contribuire ad una grande opera.

Vi ringrazio tutti e vi auguro un sereno Anno Nuovo.

Gianni Palombi

Cari amici, Editoriale

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Quandola realtà supera

le aspettative

Giulianova 2-3-4 settembre2011, un convegno particolaredove l'associazione ha dimostra-to di essere matura anche comeente autorizzato perché ha sapu-to coniugare la storia passatacon le proposte per il futuro.Il ricordo di Padre Alceste, l'im-pegno dei nostri figli a tenereviva la loro storia, le proposte deivari progetti di sussidiarietà, laprofessionalità dei relatori, l'im-pegno disinteressato di molti egli argomenti trattati, hanno foto-grafato la realtà di una associa-zione viva che, certamente, deveassimilare, rafforzare e mantene-re tali risultati.

VenerdìNell'incontro con le coppie in attesa siè parlato del bambino sognato, delprimo incontro, della permanenza inCile, dell'impatto con il bambino reale,delle aspettative della coppia e quelledel bambino.Lo hanno fatto i nostri operatori, SimonaFelicetti e Marta Rocchi, insieme allaresponsabile del dipartimento adozionidel SeNaMe Patricia Carmona, venuta

dal Cile per partecipare ai lavori e cono-scere direttamente la nostra realtà, lecoppie e i minori adottati. I presenti hanno ascoltato con atten-zione, soddisfatti di aver conosciuto dipersona chi poi li accoglierà in Cile, lapsicologa Patricia Carmona e la nostrareferente Paz Luzzi che anche in questaoccasione ha dimostrato tutta la suacapacità professionale di interprete el’estrema disponibilità nell’ascoltaretutti.

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Il Convegno

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Il Convegno

SabatomattinaÈ stato presentato il tanto atteso libro diLucia Bellaspiga, scrittrice e giornalista,“Ho partorito mille volte. Padre Pier e lesue incredibili storie di adozione” .Una carrellata di emozioni e tantanostalgia che Lucia ha saputo coglieree raccontare con arguzia e professio-nalità. Un padre Alceste raccontato daigenitori con sincerità e gratitudine peraver dato loro un figlio, un bel ricordo,la celebrazione di una persona che èrimasta nel cuore di chi lo ha cono-sciuto, ma una storia che sembra fini-ta. “È stato bello ma Padre Alceste nonè più con noi!”.Poi intervengono i ragazzi che raccon-tano il loro padre Pier.Un uomo entrato nella loro vita inpunta di piedi, seduto lì, sempredisposto ad ascoltare e accogliere insilenzio la loro solitudine, senza chie-dere niente.Ragazzi abituati alla solitudine in unmondo dove gli adulti sono degli sco-

nosciuti dei quali diffidare, starne lon-tani, averne paura, sentirsi indifesi,essere “Nulla”. Lui li ascoltava, si sentivano compresi,importanti nei piccoli ruoli che affida-va loro, per la prima volta qualcuno sioccupava di loro, avevano finalmenteun'identità, erano “qualcuno” e “qual-cuno” condivideva la sofferenza dellasolitudine. Due modi di ricordare il Padre. Per noi genitori un incontro importan-te che ci ha permesso di crescere,avere una famiglia, vivere l'adozione inmodo più sereno. Senza di lui avrem-mo comunque effettuato il percorsoadottivo, in modo sicuramente diverso… e qualcosa ci sarebbe mancato.Per i nostri figli l'incontro con padrePier è stato determinante, li ha resiconsapevoli del loro essere individui,hanno conosciuto il rispetto, la vogliadi migliorare, di progettare e vivere unfuturo sereno. Ha dato loro l'opportu-nità di mettersi in gioco, di affrontarela vita... essere qualcuno.Questo, i ragazzi, lo hanno detto chia-

ramente, certo un grazie anche ai geni-tori ma padre Pier per loro è ancoravivo, lo portano dentro, qualcunoanche fuori, sulla pelle. Hanno acquisi-to la consapevolezza di essere qualcu-no, la forza di camminare con la testa“alta”, l'orgoglio per il loro paese, laconsapevolezza del loro vissuto, l'ac-cettazione della propria identità.Quando padre Alejandro, attuale diretto-re esecutivo dell’hogar di Quinta “VillaPadre Alceste Piergiovanni”, ha raccon-tato di padre Alceste bambino, del dolo-re per la sua solitudine, la lontananzaforzata dalla mamma (che spesso trape-lava quando parlava anche con noi)l'aver “rubato”, per bisogno, le scarpead un soldato morto e, per fame, unapatata cruda, la punizione violenta subi-ta per queste azioni... ho rivisto per unattimo come il Padre guardava spesso isuoi bambini, quasi ad identificarlicome possibili protagonisti di quegliepisodi dolorosi; un leggero sorriso e ladolcezza di chi capisce e “sente” cosasignifica essere soli e vivere in uncontinuo rischio psico-sociale.

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Francesco Schiavello, Gianni Palombi, Lucia Bellaspiga

I ragazzi di Padre Pier

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Lya Hald e Padre Alejandro Abarcaal convegno

Giulio D’Addio

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Il Convegno

sabatopomeriggioIl nostro “amico” Marco Chistolini,psicologo e psicoterapeuta responsa-bile scientifico del CIAI, con sapienzae semplicità ha illustrato l' A-B-C del-l'adozione, dal desiderio di genitoriali-tà all'incontro e alla costruzione dellegame di “appartenenza”, dell'impor-tanza dell'incontro e della necessitàdella permanenza in Cile.Con il suo aiuto, abbiamo ascoltatodiverse testimonianze; quella positivadell'ultima coppia tornata dal Cile conuna bambina di 8 anni, quella di unacoppia che racconta l'adozione diffici-le di due ragazzi adolescenti arrivati inItalia già grandicelli e la narrazione unpo’ originale di una mamma che haraccontato la storia della sua adozionecon ironia e sincerità .Hanno sorpreso tutti le successive testi-monianze dei ragazzi, per la loro sponta-neità, perché ci dicono anche “ che nonerano molto convinti di venire in Italia”oppure che, anche se grandicelli, “avreb-bero voluto semplicemente più coccole,giocare insieme, avere il bacio dellabuona notte, un maggiore contatto fisico,più calore... questo senza togliere nullaall'affetto che hanno per i genitori”. Sonoabbastanza sereni, vivendo le contrappo-sizioni in famiglia in modo naturale ematuro a differenza dei genitori che soli-tamente le sentono in modo “drammati-co” come rottura di un rapporto.Si continua l'approfondimento dellevarie tematiche con Patricia Carmona,che nella sua esposizione insiste per-ché la coppia sia preparata fisicamente

e psicologicamente, abbia elaborato “illutto della sterilità” e della “mancanza”(mancata genitorialità biologica, man-canza di un figlio biologico e/o di unfiglio neonato ecc ), sia consapevoledelle difficoltà che dovrà affrontare nel-l'accogliere il bambino con la storia chesi porta dentro, tristezza, paure, diversi-tà, insicurezza, dover decidere di lascia-re ciò che conosce e lo rassicura per unqualcosa che non conosce. Questeconsiderazioni vengono fatte nella con-vinzione che il rischio di un fallimento ècomunque minimo e quindi le difficoltàdel primo incontro, del tempo di per-manenza in Cile e il rientro in Italia,saranno sicuramente superati.Ha poi illustrato le varie reazioni eatteggiamenti che i bambini possonoavere nell'incontro con i genitori e nelprimo periodo di formazione della

nuova famiglia, ha suggerito comeguardare tali atteggiamenti e comecomportarsi perché nasca “il legame diappartenenza”.Molte altre cose ancora, che non è pos-sibile sintetizzate, ma che possiamoritrovare in modo più dettagliato nellaguida per i genitori Adozione di bambi-ne e bambini Cileni realizzata diretta-mente dagli operatori del SeNaMe, fattapropria dalla nostra associazione emessa a disposizione di tutte le coppiee di chiunque voglia approfondire talitematiche.

Marco Chistolini

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Da sinistra Patricia Carmona, rappresentante del Sename,Paz Luzzi, referente in Cile dell’Associazione

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Il Convegno

I tre giorni sono stati caratterizzati inmodo particolare dall’impegno dimolti dei nostri figli ad incontrarsi ediscutere, anche animatamente, percapire cosa sta accadendo nell’hogardi Quinta. L’associazione ha messo aloro disposizione uno spazio doveconfrontarsi per evitare che notizieincontrollate e inesatte possano circo-lare senza il dovuto approfondimentoe lasciare dei dubbi sull'operato del-l'associazione stessa, del SeNaMe edi chi lavora sinceramente per aiutarei bambini dell’hogar.Si sono trovati a confronto chi dasempre ha partecipato attivamente aiconvegni dell’associazione e chi, purpartecipando, era perplesso e critico,convinto che non si facesse abba-stanza per i fratelli di Quinta, o sem-plicemente non interessato.Tutti con la comune convinzione diessere i legittimi eredi di padre Pier edi avere il diritto/dovere di fare qual-cosa per i fratelli rimasti nell’hogar.Hanno trovato un denominatorecomune nella stessa appartenenza.Oggi si sentono gruppo, hannovoglia di confrontarsi impegnandosia tenere unito lo spirito di “fratellan-za” che si è rafforzato in quei giorni.Ora sta a loro trovare i modi e gli spaziper essere soggetti autonomi e attivi,capaci di proporre e portare avanti ini-ziative e progetti per i loro fratelli, anoi spetta l’obbligo di aiutarli in que-sta avventura semplicemente comeosservatori, perché possano dimostra-re di aver riscattato con il loro operarela paura, l’angoscia, l’umiliazione diquel bambino che per necessità hastrappato ai soldati tedeschi un paio di

scarpe e una patata.Sì le aspettative per questo convegnoerano tante, ma i ragazzi le hanno supe-rate tutte; con le testimonianze delsabato e gli incontri quotidiani, hannodimostrato di essere diventati adulti. Nesono profondamente soddisfatto, eraquello che speravo avvenisse.Questo mi spinge a lavorare perché

già dal prossimo convegno, io possaguardare impegnati direttamentealcuni dei nostri figli a continuarequello che padre Pier sognava per ipropri angeli e che noi in questi anniabbiamo cercato di realizzare.Forza ragazzi e come diceva il Padre“Avanti… ne vale la pena!”

Enrico Paucchi

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11Premiazioni dei partecipanti alle partite di calcio e di pallavolo

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Diventaregenitori adottivi

L’incontro e la costruzionedel legame di appartenenza

È noto che il rapporto tra genitori efiglio/i nell’adozione si deve costruiregiorno dopo giorno, a partire dallereciproche storie, aspettative, risorse edifficoltà. Diventare una famiglia,instaurare un legame di appartenenza,è, quindi, un processo che inizia nelmomento in cui genitori e figlio/i, cia-scuno nel proprio Paese, vengonoinformati di essere stati “abbinati”. Apartire da questo momento, infatti, siattivano fantasie, desideri, timori checondizioneranno l’incontro e l’avviodella relazione. Pur essendo dell’avvi-

so che l’incontro in Cile e le prime set-timane di vita insieme, bene o maleche vadano, non saranno mai decisivesul lungo periodo, è certamente veroche esse rappresentano degli stepestremamente importanti nel processodi costruzione del rapporto di apparte-nenza tra la coppia ed il bambino. Può,quindi, essere utile mettere a fuocoquale “bagaglio” di pensieri ed emo-zioni caratterizza grandi e piccolodurante l’incontro, ma anche nelle fasiprecedenti e successive.

I futuri genitoriL’aspetto che caratterizza maggiormen-te i futuri genitori è senz’altro il deside-rio di diventare padre e madre, deside-rio che, come sappiamo, hanno spes-so dovuto tenere a bada per moltissi-mo tempo. Questa motivazione, vero eproprio motore della scelta adottiva, siaccompagna ad altri fattori importantiche potranno influire negli atteggia-menti e nelle emozioni che la coppiapotrà provare. Tra i più importanti valericordare:

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Il Convegno

Prof. Marco Chistolini

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• Le caratteristiche individuali deidue partner con le loro risorse ed iloro inevitabili limiti.

• Il modo in cui è stata affrontata esuperata la, eventuale, condizionedi sterilità, quanto i coniugi sonoriusciti a “fare pace” con questolimite e ad essere sufficientementesereni, è senz’altro un elementomolto importante nel condizionarela relazione.

• La storia personale di figli (relazio-ni sperimentali, modelli avuti, ecc.),che sappiamo essere molto signifi-cativa nell’influenzare il modo in cuiciascuno di noi interpreta, consa-pevolmente e inconsapevolmente,il proprio ruolo di genitore.

• Le relazioni con le famiglie estese econ gli amici, relativamente allaqualità dei rapporti e al grado disostegno ed aiuto ricevuto nel pro-getto adottivo.

• Il rapporto di coppia, quanto riescead essere un fattore di sicurezza egratificazione reciproca. A questoproposito va ricordato che l’arrivodi un figlio, anche biologico, deter-mina sempre una rottura dell’equi-librio preesistente tra i coniugi e il

fatto che uno dei due sarà maggior-mente coinvolto nell’accudimentodel bambino (di solito, ma nonsempre, la mamma) con la possibi-lità che l’altro si senta escluso eprovi sentimenti di gelosia. Inoltre,diventare genitori vuol dire, tra lealtre cose, assumere decisionicondivise in ordine all’educazionedel figlio, compito non sempreagevole, soprattutto quando ilbambino non è un neonato e pre-senta comportamenti più comples-si da comprendere e da gestire.

• I timori sulle condizioni del bambi-no, sulla sua salute psico-fisica,sulle possibilità di recupero. Sono,questi, dubbi che hanno tutti igenitori in “attesa”, è chiaro chenell’adozione si caricano di signifi-cati maggiori, per la complessitàdel passato che il bambino ha vis-suto.

• I timori sul reciproco gradimento,su quanto il bambino risponderàalle proprie aspettative, ma anche idubbi sulla capacità di essereall’altezza del compito e di essereaccettati e amati dal figlio.

Il bambino in attesaNaturalmente anche il bambino portadentro di sé pensieri e sentimentiimportanti che lo influenzeranno signi-ficativamente nel modo in cui avvieràla sua relazione con i futuri genitori. Èragionevole pensare che proverà senti-menti contrastanti, sentendo gioia perla prospettiva di avere qualcuno che sioccupi di lui e, volendogli bene, lo fac-cia sentire «speciale» e i timori relati-vi alle caratteristiche dei nuovi genito-ri: saranno buoni/cattivi, comprensi-vi/rigidi, belli/brutti, giovani/vecchi,ecc.? A questi timori si aggiunge spes-so la paura di non piacere, di deluderele aspettative del papà e della mammaed essere nuovamente rifiutato. Inoltre,può accadere che vi sia un comprensi-bile dispiacere causato dal fatto didover lasciare persone e luoghi cono-sciuti e amati (familiari, compagni,educatrici, istituto, ecc.).

La costruzione della relazioneA partire dai reciproci “bagagli” geni-tori e bambino hanno il «compito» dicostruire una buona relazione diappartenenza, reciprocamente gratifi-

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cante (offrire cure e protezione/sentirsiamati protetti). Chiaramente questarelazione di attaccamento, che solita-mente s’instaura tra due adulti ed unneonato, ed è fortemente regolata dameccanismi innati, si complica quan-do il figlio è un bambino già “grandi-cello” ed ha una storia faticosa allespalle. Il compito dei genitori è «leg-gere» le comunicazioni del figlio,dando loro un corretto significato ecalibrando il loro comportamento diconseguenza, tenendo conto che leesperienze precedentemente fatte dalpiccolo influenzeranno il suo modo dirapportarsi e di reagire alle propostedegli adulti. A questo proposito sap-piamo che i bambini apprendonodiverse strategie (stili di attaccamen-to), più o meno funzionali, per stare inrelazione con gli adulti.Schematicamente possiamo avere:• Il bambino «soldatino», che cerca

in tutti i modi di compiacere i geni-tori facendo quello che loro siaspettano da lui.

• Il bambino oppositivo/aggressivo,che anticipa il temuto rifiuto conuna strategia di “attacco” che lo fasentire più sicuro dandogli la sen-sazione di controllare la relazione.

• Il bambino “appiccicoso” che facontinue richieste di attenzione, avolte in modo adeguato, altre inmaniera molto disturbante, perchéha continuamente bisogno di esse-re rassicurato sull’interesse del-l’adulto nei suoi confronti.

• Il bambino «autonomo», che haimparato a fare a meno degli adultie a cavarsela da solo.

• Il bambino che sa «sintonizzarsi»,che ha risorse e disponibilità perinvestire in una nuova relazioneaffettivamente significativa.

È importante sottolineare che tutte que-ste tipologie, o altre ancora, possononel tempo modificarsi, attraverso lenuove relazioni che il figlio sperimentanella famiglia adottiva, per questo èsempre molto importante chiedersi, aldi là dei suoi comportamenti che cosasi muove dentro di lui, avendo fiduciache i problemi esistenti possono pro-gressivamente essere superati. Inoltre, i genitori dovranno avere parti-colare attenzione a tenere aperto il dia-logo sull’essere «adottivi», incorag-giando il bambino a confrontarsi conla sua storia, in modo autentico eapprofondito, in quanto sappiamo che

poter comprendere il proprio passatoed esprimere le emozioni ad esso con-nesse, costituisce una variabile essen-ziale nel rendere possibile l’investi-mento in nuove relazioni affettivamen-te significative. Naturalmente, questoprocesso di costruzione di un rapportodi fiducia e familiarità, richiede tempoe quindi, consapevoli degli enormicambiamenti che il bambino staaffrontando, i genitori dovranno averemolta pazienza nel proporgli di acqui-sire nuove condotte di vita e di com-portamento, dosando adeguatamentefermezza e flessibilità. Qualora l’ado-zione riguardasse due o più bambini, èevidente che le dinamiche relazionalisopra descritte si fanno più comples-se. In particolare, tra gli aspetti da con-siderare vi sono:• Il rapporto esistente tra i bambini.• Le differenze e l’equilibrio che i

genitori devono instaurare nellarelazione con i figli.

• Il tempo e le energie da dedicare.

La permanenza in CileStare per un certo periodo nel Paese incui il bambino è nato costituisce unautilissima opportunità per conoscere efamiliarizzare con il contesto e la cultu-

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Il Convegno

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Il Convegnoadottivi costruiscano una relazione diaffetto e appartenenza con il Cile, tra-smettendo al bambino l’idea che comeegli attraverso l’adozione diventa italia-no, loro sono diventati un po’ cileni. Inquesto modo la diversa origine etnicadel figlio da essere un elemento che lodifferenzia dai genitori può diventareun fattore di vicinanza e di appartenen-za comune.L’evoluzione della relazione nel tempoOvviamente anche nell’adozione,come in tutti gli altri rapporti, gli equi-libri raggiunti sono destinati a rom-persi e a modificarsi nel tempo. Igenitori ed i figli adottivi devonosapere che l’adozione è un’esperienzaesistenziale che non finisce mai e che“colora”, in modo più o meno rile-vante, le varie tappe della vita (adole-scenza, vita adulta, transizione allagenitorialità, ecc.), ri-presentandotemi peculiari, vecchie e nuovi chedevono essere accolti e gestiti. Inquesto processo un fattore moltoimportante per contribuire ad un’evo-luzione positiva dell’esperienza adot-tiva è la convinzione che i genitoridevono avere interiorizzato di esserea tutti gli effetti padre e madre di quelbambino, pur non avendolo genera-to. Infatti, le fisiologiche dinamicherelazionali che caratterizzeranno leconvivenza familiare, con gli avvici-namenti e gli allontanamenti, la com-plicità e le incomprensioni, l’affetto ela conflittualità, non devono indurrea pensare che l’appartenenza recipro-ca sia messa in discussione nellaconsapevolezza che la “riuscita” del-l’adozione si verifica sulla lungadistanza.

Marco ChistoliniPsicologo e psicoterapeuta,

responsabile scientifico del CIAI

ra in cui è cresciuto. Si tratta di utiliz-zare al meglio questa preziosa occa-sione per appropriarsi di elementiconcreti sulla sua vita che potrannopoi essere condivisi con il figlio/i.Durante la permanenza sarà, infatti,possibile attivarsi per conosceremeglio la storia del bambino, nonnecessariamente nel senso di averepiù informazioni sul suo conto, maanche soltanto per comprendere inmodo più approfondito il contesto cul-turale ed esperienziale da cui proviene.Inoltre, il viaggio consente di:• Conoscere il Cile, per aiutarlo a

conservare un legame affettivo conil suo Paese di nascita, senza che

ciò significhi non diventare italianiper rimanere cileni.

• Fare esperienze condivise con ilfiglio, che poi potranno esserericordate una volta in Italia.

• Reperire oggetti significativi, checostituiscano testimonianze delpassato, utili a ricordare le originidel bambino.

• Produrre documentazione (foto,video, ecc.), anch’essi elementiimportanti per mantenere vivi iricordi e garantire un senso di con-tinuità interna nel piccolo.

L’aspetto che deve essere sottolineatoè relativo all’importanza che i genitori

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Il Convegno

vi devo innanzitutto ringraziare per lacollaborazione che avete scelto di farcontinuare, che anche quest’annoabbiamo portato avanti in modo pro-fessionale e mi sento di dire anchemolto proficuo; complimenti per l’or-ganizzazione, la gestione e la logisti-ca, non si sarebbe potuto organizzarein maniera migliore.Come mio solito mi trovo a scriveredelle attività, obiettivi e risultati nel-l’articolo del nostro periodico.Quest’anno il mio ruolo è cambiatoverso un ascolto individualizzato e piùdiscreto dei disagi e conflitti, abban-donando i bei laboratori delle passatestagioni, che però erano dedicati soloai ragazzi. Iniziamo dai dati e poi pas-siamo alle riflessioni:

1. Ascolto e mediazione dei conflitticon sportello per genitori, (identi-tà, appartenenza, relazione fami-liare): 5 utenze

2. Ascolto e mediazione dei conflitticon sportello per figli adottivi, fra-telli e fidanzati (conflitti di identità,appartenenza, relazione familiare erelazione di coppia): 8 utenze

3. Supervisione, moderazione e tuto-raggio nella libera e spontaneaformazione del gruppo di confron-to dei ragazzi più grandi perQuinta: 3 riunioni plenarie.

Per rispetto al disagio e alla profes-sione, non entro nello specifico men-zionando nomi o situazioni particola-ri, ma evidenzio nelle consulenze edascolti individuali una fiducia e

disponibilità intensa che non era dadare per scontata, soprattutto per iragazzi nell’anno che avevano sceltototale libertà e gestione degli incontri.Ho osservato nei genitori le difficoltàa relazionarsi positivamente con figliadolescenti in crisi di identità, addirit-tura doppia: da un lato per l’età deicambiamenti, dall’altro per lo stato ditensione emotiva nella costruzionedell’identità del soggetto tra Cile edItalia. Ho ascoltato e mediato alcunidisagi e per altri, in accordo con lefamiglie, abbiamo programmato deipercorsi ed incontri per esternare ivissuti più complessi e dolorosi.Tuttavia il disagio emerge da biso-gni insoddisfatti profondi, che meri-tano sempre più spazio e tempo per

Carissimiragazzi e genitori,

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Il Convegno

riemergere e sciogliere in termini ditensione e comunicazione positiva infamiglia.Sarebbe interessante su questo tene-re un laboratorio anche coi soli geni-tori (che già propongo sul mio territo-rio dal titolo “Le Parole sono Finestreoppure Muri”) magari l’anno prossi-mo, su come comunicare positiva-mente con i propri figli, evitando ildisagio e promuovendo il vero ascol-to profondo, l’empatia, l’accettazionepositiva di sè e dell’altro, anche nellesituazioni più logorate.Ho accolto gli stessi sfoghi nei ragaz-zi. La difficoltà a comunicare positiva-mente, le paure, la rabbia, e le incer-tezze di un passato che si fonde econfonde col presente ed il futuro,senza un filo o una guida ma gover-nato spesso dall’emotività (tensioneavvertita ancora una volta nellediscussioni più animate del gruppo diragazzi grandi). Sono emersi i bisognidi serenità, di accettazione e maturità,il bisogno di incontrare il propriopassato, ognuno a suo modo, per nonvivere di soli paure e ricordi sbiaditi,il bisogno per quasi tutti di rincontra-re la propria famiglia o quel che resta(ma dopo una buona e giusta prepa-razione al momento, di cui già sioccupa perfettamente l’associazione),per mettere un punto, chiudere unaparentesi o aprirne un’altra.Con alcuni ragazzi, nonostante le dif-ficoltà logistiche di distanze ed impe-gni, intraprenderemo un percorso diconsulenze come ho già fatto in pas-sato con altre due famiglie dell’asso-ciazione. I rapporti con ragazzi lonta-

ni ed impossibilitati a frequentare ilmio studio sono via lettera, mail, tele-fonate e messaggini, ci si deve venireincontro oggi giorno sfruttando anchele minime possibilità comunicative,meno profonde, ma vi assicuro altret-tanto intense ed importanti di unascolto a quattro occhi... come si dicenel paese dove abito “meglio pocopiuttosto che niente!”Per quanto riguarda il mio terzo ruolonel convegno, quello di moderatore esupervisore, ho apprezzato la caricadel gruppo in formazione. L’emozionee l’intensità della tipica voglia diconoscenza ed informazione di tutticoloro che iniziano ad interessarsiattivamente per il bene loro e di tantialtri; ho anche dovuto moderare glianimi che, privi di esperienza attivanell’associazione ed informazionireali, rischiavano letteralmente di par-tire per la tangente, soffrire per ciòche non vedono o riconoscono daanni, supporre dinamiche sconosciu-te, saltare itinerari burocratici e politi-ci da rispettare, metter a rischio ciòche si è costruito in tanti anni tramitela rappresentanza, la corretta informa-zione e la mediazione di Pro ICYC.Questi tre punti appena citati sonostati utili e lo saranno per rapportarsicon il massimo profitto all’ente e avoi, al Sename, al Direttorio, a Quintao a qualsivoglia testata giornalistica opersonalità; tutto ciò è possibileanche nel breve, ma solo con la rap-presentanza, la democrazia e lamoderazione, con la guida ed il sup-porto indispensabile dei membri dellaPro ICYC da cui tanto è nato, ed i

ragazzi ora e a freddo lo sanno, nesono convinto. La base, l’accettazioneed il consenso a questo tipo di opera-to sono fondamentali e l’hanno capi-to, le riunioni che hanno organizzatoogni tre mesi partiranno con questospirito, unito ad una regolare e demo-cratica suddivisione dei compiti edobiettivi.La partecipazione dei ragazzi eletti erappresentati sarà garantita dal consi-glio di amministrazione ICYC, unpasso importantissimo per attivarsi ematurare insieme, perché un giornotutta l’associazione si baserà sullespalle larghe di questi ragazzi decisied impegnati. Questo progetto volutocon gioia e fierezza dal presidentePalombi, è un percorso meravigliosoche spero riguarderà in futuro semprepiù ragazzi volenterosi di dare indietropositivamente tutto il bene che hannoricevuto in passato tramite l’adozione.Il mio supporto e la mia professiona-lità rimangono attivi verso l’associa-zione in tutte le sue componenti.Le normali dinamiche familiari giàspesso vivono forti momenti di ten-sione, con aggiunte quelle dell’ado-zione è indispensabile un supportoforte alla gestione del gruppo famigliaper intero.Rimango quindi attento ai disagi digenitori e figli, di qualsiasi tipo, sonosempre raggiungibile al cell. 3286669150o all’indirizzo mail:[email protected]

Giulio D’Addio Dottore Mediatore di Conflitti,

insegnante e consulente formatore

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Partecipare ad un convegno dellanostra associazione è sempre un fattodi grande crescita formativa ed interio-re. Ci sono sempre momenti di grandeemozione e di sentita esperienza che inogni caso arricchiscono, senza ombradi dubbio, il percorso adottivo cheandiamo affrontando. Questo è ilnostro secondo convegno al qualepartecipiamo.Uno dei temi principali sui quali si èsoffermato il convegno è stato il ricor-do di Padre Alceste. Sfortunatamentenon lo abbiamo potuto conoscere equesto ci dispiace, ma sicuramentebeneficiamo ugualmente del suo ope-rato e del significato che lui ha volutoassegnare al termine “adozione”.L’adozione è in questo modo: prendereo lasciare. È il filo di un rasoio e nonesistono compromessi. Questo suomodo di concepire l’essere genitoreadottivo è quello che ci ha colpito piùdi tutti. Sicuramente Padre Alceste eraun uomo fuori dal tempo per certi versi,anacronistico e forse anche brutalenelle decisioni, ma con un incommen-surato amore verso i “suoi” bambini.L’esperienza del convegno di quest’annoci ha toccato nel più profondo, mette unaltro tassello importante nel diventaregenitori adottivi. Questo non sarà suffi-ciente: il percorso adottivo procede aspirale su se stesso e non si ferma mai.È una crescita continua, ricca di emozio-ni, di scoperte e governata solamentedall’amore reciproco.

Le esperienze passate dai ragazzi del Cilebene o male si conoscono, qualcuno cele ha raccontate in passato oppure leabbiamo lette sui libri. Si ha comunqueuna informazione anche sommaria deldisagio che hanno subito in passato. Maabbiamo vissuto momenti veramente digrande emozione quando i ragazzi hannoraccontato le loro terribili storie fortuna-tamente ormai trascorse. In loro c’è realmente una ferita apertache sembra apparentemente rimargi-nata ma non lo è, questo ci ha toccatonel più profondo di noi stessi. È unarealtà che mette ulteriormente a nudo ilnostro modo di essere genitori adotti-vi che dovranno affrontare un giornoproblematiche di questo tipo.I dibattiti, le riflessioni e l’interventodegli esperti sono molto utili alla nostracausa: lo scopo è quello di prepararciulteriormente alle situazioni future chedovremo fronteggiare. Ma alla fine peròsiamo comunque noi genitori in primapersona che dovremo impegnarci adaffrontare, giorno dopo giorno, le situa-zioni della vita quotidiana che si pre-senteranno. È sicuro che da parte nostraci metteremo tutto il nostro cuore e tuttala nostra forza.Il Cile non è un punto di arrivo ma èsolamente un punto di partenza. Tutto simodifica in un attimo come per magia,quando verremo chiamati con il nome dimamma e papà. È un cambiamentosostanziale, nel quale abbiamo semprecreduto.

Il convegno è anche un momento diforte aggregazione fra tutti quanti, fragenitori e figli, fra i ragazzi e fra le cop-pie, che come noi, attendono l’abbina-mento. Nessuno riesce a capire real-mente cosa sia essere in attesa se nonsi è vissuto precedentemente tale faseo se non la si sta vivendo ora. Siscambiano le esperienze, le emozioni,gli entusiasmi ma anche i dubbi e lepaure. Si vivono momenti molto inten-si nei quali ci si mette in discussione esi arriva alla conclusione che non si èsoli su una barca in mezzo all’oceano,c’è comunque sempre qualcuno pron-to a darti una mano. L’attesa è impor-tante e riteniamo che sia tanto impor-tante quanto quella biologica. È unmomento questo nel quale si crea lospazio mentale, fisico e spirituale adaccogliere un bambino che molto pre-sto ci riconoscerà come suoi genitori.Ci sentiamo comunque già genitori,ma in sostanza siamo persone norma-li, non esistono super-eroi, abbiamo lenostre debolezze, le nostre paure, lenostre difficoltà. La vita è come un’on-da: ci saranno dei bassi e ci sarannodegli alti. Accetteremo gli uni e gli altriin modo sereno e tranquillo, vivendolicon allegria e fiducia in noi stessi.Ci impegneremo in questo importantetraguardo che la vita ci offrirà in futurocon il desiderio di speranza e gioia nelcuore.

Franco e Daniela

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Il Convegno

In attesa “dolce”

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Il Convegno

Partecipare al convegno per noi è unaregola che nessuno mette in discus-sione; sia io che Veronica consideria-mo l’incontro e il confronto con le altrefamiglie un momento in cui ci si arric-chisce e i ragazzi non vedono l’ora diincontrare i loro amici; a volte in noic’è una sorta di malavoglia ma alla fineprevarica sempre la ragione.In genere quando torno dai convegnimi capita spesso di essere stanco fisi-camente perché c’è la voglia di starecon gli altri, c’è sempre qualcuno cheincontri per la prima volta e che scopriavere avuto la tua stessa storia, c’èanche la gioia di conoscere nuovecoppie desiderose di vivere la tua stes-sa “avventura”, poi ci sono i momentidi “lavoro” a volte molto coinvolgenti avolte meno ma a cui è sempre interes-sante partecipare e così va a finire chedormi solo alcune ore per notte.Quest’anno dal convegno sono torna-

to distrutto e non solo fisicamente; èstato per me ricchissimo di emozioni.Oltre ad aver rivisto amici che ormainon vedevo da un anno e più, il vener-dì sera ho partecipato all’incontro conle nuove coppie, all’inizio perché vihanno partecipato anche dei nostriamici di Varese desiderosi di adottare,poi perché coinvolto: ho rivissuto ilperiodo a Quinta quando come fami-glia eravamo tutti e quattro agli alborie cercavamo di adattarci a questasituazione che nonostante le difficoltàe le incomprensioni volevamo forte-

mente e con amore. La mattina dopo,durante la presentazione del libro, rivi-vere il Padre è stato un momentomolto forte. Nel pomeriggio tra le testi-monianze ho sentito quella di unafamiglia che mi sembrava essere unacopia della mia e questo mi ha vera-mente coinvolto. In questo convegnoho rivissuto le stesse sensazioni cheho provato quando ho avuto la fortunadi partecipare ad un convegno nelquale era presente anche Padre Pier.Un susseguirsi di emozioni alle qualiammetto di non aver saputo teneretesta come quando durante la presen-tazione del libro ho sentito i ragazzidire che per loro il Padre è sempre vivoo quando un carissimo amico mi haconfidato le sue difficoltà familiari.Tutti hanno bisogno di confronto: dabambini si ha bisogno di relazionarsicon altri bambini, di giocare con loroper poter crescere in armonia, poi daadulti si ha bisogno di relazionarsi pervivere in società che sono ormai mul-tietniche (proprio come le nostre fami-glie), come genitori si ha bisogno diincontrarsi con altri genitori che vivonogli stessi problemi, gli stessi bisogni esoprattutto le stesse gioie. Per noi famiglie adottive il confrontonon è solo un bisogno, è una necessi-tà che diviene quasi una linfa vitale:ogni anno il convegno ci offre questaoccasione questo “dono”. Ho sentitofamiglie che non vengono al convegnoperché i ragazzi hanno una sorta di

“ritorno alle origini”, questo è vero mapenso che il rapporto esistente tra inostri figli sia qualcosa che non sipossa descrivere e che noi per quantoci sforziamo non riusciremo mai acomprendere fino in fondo. Chi di noiquando incontra qualcuno con cui ècresciuto, con cui ha vissuto una partedella sua vita non ha il desiderio di“riviverlo”? Tanto più se questo perio-do corrisponde alla prima infanzia o siè condiviso con l’altro un periodo“sfortunato”. Quando si è all’estero perquanto bene si stia e si incontra qual-cuno che è del proprio paese non èforse un bel momento?Il Padre ci teneva particolarmente aquesto evento e agli incontri tra noifamiglie adottive. Domenica mattinaho ricordato con un amico l’ultimavolta che lo abbiamo sentito telefoni-camente ad una cena alla quale erava-mo presenti con altre famiglie. Ci haraccomandato: “continuate a incon-trarvi perché è importante!”, e lo sap-piamo bene che ciò che il Padre dice-va aveva sempre un fine rivolto al benenostro e in particolare dei suoi angeli.Il convegno del 2011 è stato per meeccezionale da tutti i punti di vista solodi una cosa mi rammarico non averpotuto condividere queste emozionicon tutte quelle famiglie che fannoparte della “nostra grande famiglia diQuinta” e che per vari motivi non eranopresenti.

Vito Fucilli

Un incontroche arricchisce

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Dopo l’estate che io e Giusy aveva-mo trascorso (in verità una decina,scarsa, di giorni di vacanza), pienadi imprevisti, casini, problemi,senza peraltro mai vedere il maredove tanto amiamo trascorrere lenostre estati, non sentivo proprio ilbisogno di “bruciare” un weekend,forse l’ultimo “buono” per un bagnodi sole e “due palle” a beach-tennis,prima di riprendere a lavorare apieno ritmo.

Andare a Giulianova? A far che, poi?Al convegno dell’Associazione allaquale avevamo dato il mandato per ilnostro progetto adottivo, in qualità diEnte Autorizzato per le AdozioniInternazionali, la pro ICYC onlus.Per ascoltare melensi dibattiti, oimbonitori di professione, per incon-trare persone che potremmo vederepiù comodamente a Roma, magariquando “lo decido io”? Bah!Sul treno che ci stava portando a

Giulianova (il secondo della serie..),ero infuriato con mia moglie, con mestesso, con il treno (in grande ritar-do), con il buon Dio, che probabil-mente (e per fortuna) era la vera causadi tutto.Avevo mille cose da fare, lavori daterminare, voglia di giocare a tennis,di fare un bagno al mare, di fare altro,qualunque altra cosa ma lontano da lì.Il mio ego, mai troppo nascosto,cominciava a rispuntare fuori prepo-

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L’amore al tempodi Padre Alceste

riflessioni in libertàdi una coppia in attesa di adozione

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tentemente dopo un faticoso periododi occultamento.Giusy, mia moglie, santamente esapientemente mi ignorava (forsecompatendomi).Arriviamo in albergo, il Grand HotelDon Juan, che ci avrebbe ospitati per48 ore, quasi in tempo per la cena.Gran parte dei commensali, infatti,riunita nell’enorme sala ristorante,dopo aver degustato aperitivo ed anti-pasto, stava già al primo piatto. Subitoci appare davanti una marea di gente,italiani, cileni, bimbi e bimbe italiane,bimbi e bimbe cilene, (e non si scor-gono differenze, i bambini sono ugua-li dappertutto, fanno lo stesso grancasino...), uomini, donne, amici, ami-che, insomma una grande, allegra esorridente baraonda. Ma oltre alladivertente, allegra chiassosità, giàebbi la percezione immediata che nel-l’aria ci fosse qualcosa di più che nonun ridente caos controllato, che nonuna maxi riunione di amici che condi-videvano dei percorsi di vita. Ma nonriuscivo a capire bene cosa fosse…

Dal fondo della sala emerge, peraccoglierci con un grande sorriso ecalore il mitico Gianni Palombi,“deus ex machina” dell’evento ePresidente dell’associazione, checogliendo probabilmente un briciolodi tensione nei nostri sguardi, cimette subito a nostro agio facendociaccomodare, immeritevoli, addirittu-ra al tavolo dei... capi, cioè deiresponsabili dell’Associazione, e deiloro ospiti illustri.Pian piano abbiamo cominciato astemperare lo stress accumulato nelviaggio, abbiamo parlato, conosciutopersone, mangiato naturalmente(molto bene), soprattutto cominciatoa comprendere, un po’ alla volta,cosa, come e perché ci fosse cosìtanta partecipazione, così tanta attesa,così tanto entusiasmo intorno a queitavoli.In effetti già da diverso tempo Giannici aveva “catechizzato” sull’importan-za di partecipare a questo incontro,una opportunità, abilmente camuffatada Convegno, per la riunione, almeno

una volta ogni anno, delle famiglieitaliane che hanno adottato bambiniprovenienti dal Cile attraverso l’asso-ciazione Pro YCIC, ma anche l’occa-sione per incontrare i responsabili, odalcuni di essi, del SE.NA.ME. -SErvicio NAcional de MEnores - delMinistero di Giustizia del Cile, con ilquale ognuna delle famiglie parteci-panti al Convegno aveva fatto, oavrebbe dovuto fare, i conti nel corsodel proprio processo di adozione.Una opportunità da non perdere siaper le famiglie in attesa di portare atermine il progetto adottivo (comenoi) sia per le famiglie che da tempovivono questa esperienza, che l’hannogià iniziata, ma soprattutto uno stra-ordinario momento di comunione pertutti quei bambini e bambine, che cre-scendo si sono fatti adulti, per incon-trarsi di nuovo, e rinsaldare tra loroun legame, nato in Cile in seguito adinamiche non augurabili ad alcuno,e che si è rinforzato e cementato inItalia al punto che le distanze chilo-metriche create dalle diverse storie di

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vita, dalle diverse zone di residenzadelle famiglie adottive che li hannoaccolti, non potranno mai scalfire. Da quel momento, la cena del venerdìsera, si sono succeduti in rapidasequenza fatti, emozioni, sensazioni,eventi, dibattiti, filmati, esperienze,incontri, che avrebbero bisogno di unvolume intero per essere descritte neidettagli (e forse non basterebbe..).Ogni minuto che trascorreva di quellostrano weekend, smuoveva dentro dinoi qualcosa, creando nel nostro sto-maco un effetto “montagne russe”non propriamente fantastico. E nonera colpa di quello che stavamo man-giando.In quelle quarantotto ore avevamoavuto l’opportunità di:

- ascoltare il ricordo di PadreAlceste, fondatore dell’istituto diQuinta, ma in realtà artefice diqualcosa di molto più grande,maestoso, di un processo di ado-zione che ha portato felicità a piùdi mille bambini nel corso deglianni (e che sopravvive alla suascomparsa);

- apprezzare la profusione di energiee di sorrisi di Gianni e dei suoi,preziosissimi, collaboratori in ognimomento, in ogni fase del conve-gno e con qualunque persona;

- assistere all’attaccamento viscera-le che questi bambini e bambine,divenuti ragazzi e ragazze, talunianche padri e madri, mostravanoverso i loro trascorsi in Cile e

verso la figura di Padre Alceste; - vedere e condividere la loro gioia,

il loro entusiasmo responsabile, laloro serenità che non lasciavaspazio per le tristezze pur nellapiena consapevolezza della pro-pria storia;

- vedere gli occhi e i cuori anima-ti di speranza, pur tormentata daidubbi, delle coppie che comenoi erano (e sono) in attesa diadozione;

- confrontarci con coloro che “cisono già passati” e scoprirne leaffinità, la condivisione degli statid’animo;

- avere avuto la fortuna di parlarecon un sacerdote cileno lì per l’oc-casione, che ha officiato anche la

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Santa Messa della domenica,nostro occasionale commensalenel pranzo del sabato, che ci haaiutato a comprendere e gestire lepaure e le ansie che ci stavanoattanagliando mentre in quelle orevedevamo, ascoltavamo, parlava-mo, recepivamo preziose informa-zioni sulla gestione e sugli svilup-pi dei progetti di adozione.

Le ore, i minuti, si sono succedutiincalzanti, tra una battuta su PadreAlceste, la cui figura maestosa (erapiccolino di corporatura…ma mi sache ha fatto cose grandi) aleggiava inogni luogo, in ogni momento; trasfide sportive in cui padri contro figlie madri contro figlie restituivano un

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tocco di sana goliardia al rigore e allaemotività di certi momenti celebrativi;tra una serie di esperienze sui variprogetti di adozione avviati negli annida parte dell’associazione e scambi diopinioni, a vario titolo, con i funzio-nari del SENAME (vero spauracchio

delle coppie in attesa come noi).Eppure in ogni fatto, in ogni situazio-ne, continuavo a percepire nell’ariaqualcosa che non riuscivo a definire,a focalizzare, per quanto mi concen-trassi o tentassi di farlo. Poi midistraevo per una chiacchiera, una

riflessione, una discussione conGiusy, frutto probabile delle tensioniche ci eravamo portati dietro e chenon riuscivamo a scrollarci di dossodel tutto.Tutto questo (e molto di più) è acca-duto in quel breve, intenso weekend.

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Mi resi conto la domenica dopo averpranzato, quando eravamo quasi alcommiato, di quanto avesse avutoragione Gianni nel perorare la causadella assoluta importanza, dellanecessità, di partecipare a questoincontro, di quanto fosse opportunosoprattutto per le coppie come lanostra, inserite in un progetto adotti-vo, ma forse ancora con dubbi(umani, legittimi) non risolti, che nelprofondo del cuore si pongonodomande che non emergono mai peril timore che le risposte possano insi-nuare velenosi interrogativi nel cuoree nella testa, creando conseguenzeirreparabili.Mi resi conto di quanto questa espe-rienza fosse stata utile per risponderein modo positivo, non solo a parole, aquesti dubbi, a queste ansie, a questepaure.E comunque vada a finire il nostroprogetto, non smetterò molto prestodi ringraziare mia moglie per averci

condotto lì. Nonostante me.Avevamo salutato tutti (o quasi) i pre-senti, con la consapevolezza di rive-derci comunque a breve con molti diloro a Roma, per una cena di com-miato del funzionario cileno delSENAME, che di lì a pochi giornisarebbe rientrato a Santiago del Cilepassando per Roma. Stavamo per andar via, non in trenostavolta, ma grazie al passaggio inauto offertoci da una coppia di amiciconosciuti nel corso degli incontriformativi della associazione, Giovannie sua moglie Romina, ai quali ciaccomuna lo stesso progetto adotti-vo, così come le stesse ansie, le stes-se speranze.Eravamo stanchi, felici di essercistati, rilassati finalmente seppur giàproiettati verso il mai amato lunedìche avrebbe segnato la fine dellevacanze (troppo, troppo corte..) el’inizio di una nuova stagione lavora-tiva, quando percepisco di nuovo,

nella spaziosa hall dell’albergo, quel-la sensazione che mi aveva colpitoper la prima volta entrando nel risto-rante due giorni prima, e che mi avevaaccompagnato per quasi 48 ore,senza che riuscissi a capire bene cosafosse. Mi giro e mi guardo attorno,finalmente capisco:era AMORE! Amore agli altri, amore al prossimo,amore alla vita, amore a quei bambiniora adulti, amore a quegli adulti, oraun po’ più adulti, che un giorno sisono presi carico di quei bambini,dando amore, amore per il Padre,Eterno, e per il Padre, Alceste. Avevo capito di nuovo (fortunata-mente) il senso della vita. Potevolasciare Giulianova più sollevato.Metti in moto, Giovanni, ORA possia-mo andare!(Ah, dimenticavo, ho visto il mare eho fatto pure il bagno…)

Andrea Fazi

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Candela

L’ultima volta che siamo stati aCandela due anni fa, questa meravi-gliosa cittadina ci aveva salutato conun bellissimo cielo stellato, questavolta ci ha accolto con una fitta neb-bia che ha dato un tocco di magiaall’incontro avuto nella sala parroc-chiale con tutti i sostenitori del SaD.Grazie alla regia della nostra referen-te Rosaria Favatà, e al sempre pre-sente Don Gerardo, parroco delpaese, siamo stati accolti calorosa-mente dai tanti sostenitori che nono-stante l’ora tarda non hanno volutomancare all’incontro.La serata è stata aperta dalla visionedi un bellissimo video dei nostribambini della Villa Padre Alceste, poiè toccato a Rosaria prima e a DonGerardo dopo fare gli onori di casa.Il nostro Presidente Gianni Palombiringraziando per l’accoglienza haspiegato il perché sia passato tanto

tempo (due anni) dall’ultimo incontroin quel di Candela. Tempo che è ser-vito a mettere a punto la nuova vestedella nostra Associazione che nelfrattempo è diventata ente autorizzatoper le adozioni internazionali e hainiziato la sua attività. Il nostro consi-gliere responsabile del progetto SaD,Massimo Scodavolpe, ha approfon-dito con delle foto e dei grafici tutto il

lavoro portato avanti e l’eccezionalerisultato ottenuto grazie alla genero-sità dei presenti.La serata si è conclusa con un arrive-derci all’anno prossimo sperando dibissare altri obiettivi nel programmadi questo progetto così importanteper i bambini di Quinta, e ringrazian-do tutti i presenti per l’affettuosaaccoglienza.

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Satriano

Arrivando a Satriano sembra chenon sia passato tanto tempo dall’ul-tima volta che abbiamo avuto l’in-contro per il SaD, si è capito dall’ac-coglienza avuta dal primo cittadinoil sindaco Michele Drosi, dal vicesindaco Alessandro Catalano, dalnuovo parroco Don RosarioCarrabetta, che ha sostituito DonMichele, dal sindaco dei ragazziGiuseppe Staianò e da tutti gli amiciche non mancano mai a questonostro incontro. Nella bella cornicedel nuovo teatro comunale il nostroPresidente ha ringraziato la Caritaslocale con in testa il nuovo parrocoche ha raccolto cifre importanti peril progetto SaD. È intervenuto poi ilsindaco che si è dichiarato orgo-glioso per la grande partecipazionedi solidarietà dei suoi concittadiniverso i bambini cileni. Molto toc-cante l’intervento di alcuni ragazzi

che hanno letto gli articoli dellaCostituzione relativi alla protezionee tutela dei minori. MassimoScodavolpe ha quindi illustrato leiniziative e attività che sono state

realizzate nell’istituto di Quinta con ifondi raccolti.La serata si è conclusa con un rin-fresco e con i saluti dei presentiaugurandoci un arrivederci a presto.

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Prato

La Parrocchia di Santa Lucia di DonMauro a Prato ha ospitato sabato 12novembre il consueto incontro inricordo di Padre Alceste, a cui hapreso parte, in rappresentanzadell’Associazione, anche il PresidenteGianni Palombi, assieme alConsigliere Caterina Spezzigu. L’associazione ha da sempre un fortelegame con l’esperienza pratese, siaperché proprio tra queste famiglie èiniziata l’avventura dell’adozione deibambini di Quinta (ed è con una certaemozione che ogni anno viene a salu-tarci la prima famiglia a cui PadreAlceste ha donato un bambino), siaper la presenza di don Mauro a rap-presentare ogni volta il profondo rap-

porto che da sempre lo ha unito conPadre Alceste (pur segnato da alti ebassi) e l’intensità della traccia e delricordo che ha lasciato in chi gli havoluto bene. È stato dunque assai significativo ilracconto dei risultati raggiunti e delleprospettive che attendono il lavorodell’associazione, soprattutto ora cheha iniziato brillantemente ad operareanche in veste di ente autorizzato. La serata è proseguita parlando delnuovo libro su Padre Alceste ed èstata ancora l’occasione per far riaffio-rare, nella mente di tutti, immagini,ricordi, parole che non abbiamo maidimenticato. Dopo l’incontro, durante la celebrazio-

ne della Messa (come al solito sempremolto partecipata), Don Mauro hacolto nuovamente l’occasione di rie-vocare la figura di Padre Alceste,lasciando anche la parola a Gianni perun breve ed intenso saluto. Con soddisfazione abbiamo notatodopo qualche tempo, il ritorno dinumerose persone vicine all’esperien-za di Padre Alceste, e per questovogliamo ringraziare oltre a Gianni perla sua presenza e Don Mauro per lasua disponibilità, anche Maria GraziaMannelli per la sua preziosa attività diorganizzazione dell’incontro.

Silvano ImbriaciCaterina Spezzigu

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Milano

Anche se la partecipazione non è stata

molto numerosa, l’incontro a Milano,

il 19 novembre, è stato un momento

pieno di significati.

Durante la S.Messa, nella chiesa di

S.Maria Rossa in Crescenzago gremi-

ta di gente, Don Franco ha affettuosa-

mente ricordato Padre Alceste e la sua

opera.

È seguita una piacevole cena presso il

Circolino della Parrocchia, ognuno ha

portato delle specialità da condividere

con gli altri. Poi è arrivata da Napoli

proprio per noi Lucia Bellaspiga che

ha presentato il suo libro sul Padre.

Il nostro Presidente Gianni Palombi

ha chiamato a portare la loro testimo-

nianza genitori e soprattutto i ragazzi a

cui Padre Alceste ha dato tanto. Mi

sono commosso alle parole di Paulina

“Noi che avevamo tutto con Padre Pier

ci mettevamo in colonna per pregare

per i bambini che non avevano il

tetto”. È sorprendente come trascorre-

re insieme una serata in amicizia

scambiandoci riflessioni, chiacchiere,

ricordi possa far bene ed aiutare chi

vive momenti difficili.

Francesco Schiavello

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RomaI ragazzi incontrano il direttivo

Il 16 settembre e il 26 novembre sono statigiorni che possono definirsi storici. A Roma una rappresentanza dei ragazzi haincontrato i componenti del direttivo dell’asso-ciazione. Questa riunione era stata richiesta dairagazzi stessi dopo il convegno di Giulianova,per capire il lavoro che svolge la Pro ICYC siacome associazione che come ente con l’inten-to di una loro più attiva partecipazione.Si sono affrontati molti temi, in particolare lasituazione di Quinta, istituto a cui i ragazzisono particolarmente legati e il progetto SADcosì importante per aiutare l’istituto. I ragazzi sisono impegnati a sentirsi e ad incontrarsi perelaborare idee e proposte.

Incontri

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Incontri

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Tuscania

Novembre è stato il mese di Padre

Alceste, ha detto Gianni dall’altare

della chiesa S. Maria della Rosa di

Tuscania il 27 novembre scorso,

ricordando gli altri appuntamenti di

Prato e Milano dove si sono radunate

le famiglie ICYC per partecipare alle

messe a suffragio del Padre a 8 anni

dalla sua scomparsa. In una chiesa

gremita come non mai, il parroco Don

Pino Vittorangeli e il nostro presiden-

te hanno ricordato con affetto il nostro

fondatore e la sua grande opera.

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A Roma e a Pesarocene di solidarietà

Il 17 dicembre si è tenuta a Roma l’ormai con-sueto appuntamento della cena di solidarietà,dove tantissime persone si sono ritrovate perscambiarsi gli auguri per le feste natalizie e perraccogliere fondi da inviare in Cile. È stata l’oc-casione per salutare la coppia che il lunedìseguente sarebbe partita per il Cile per andaread abbracciare i loro due figli. Il Presidente hachiesto ai neo genitori di portare un saluto e gliauguri alle altre tre coppie che si trovano aSantiago dove stanno terminando le procedu-re per il rientro in Italia, e ringraziando tutti perla partecipazione ha ricordato lo scopo deinostri incontri.

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La cordialità e l’accoglienza del grup-po di Pesaro è una certezza dai tempidi Padre Alceste, e con cordialità eaffetto il 18 giugno 2011 è stato accol-to Gianni al ristorante “Il Poggio”. IlPresidente ha riferito notizie relativeall’attività dell’Associazione, ai tra-guardi raggiunti e ai progetti in corso.La serata è stata allietata dalla notiziadell’abbinamento del piccolo Jordanalla famiglia Esposito.Gli amici di Pesaro si sono poi ritro-vati la sera del 17 dicembre per ricor-dare Padre Alceste, che tanto amava

questi luoghi, e per una cena di soli-darietà con raccolta fondi per l’istitutodi Quinta.Presenti all’appuntamento moltiragazzi che già a Giulianova avevanomanifestato la volontà di un impegnopiù diretto all’interno dell’associazionerivolto soprattutto ad aiutare i fratellidi Quinta.Il prossimo incontro sarà a maggiocon la presenza, come di consueto, diGianni.

Page 34: Notiziario 2011-12

Attività

34

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2009 2010 al 31-12 2011

1 11 11 11 33

2 11 8 11 30

3 1 1 1 3adozione nazionale

adozione nazionale

intervenuta gravidanza

4 4 5 9

5 21

6 N° adozioni compl.

7 Minori arrivati

8 adozioni da completare N° di cui :

9 con abbinamento

10 fascicolo coppia in Cile in attesa abbinamento

11 Coppie attualmente in Cile

12 Minori figli delle coppie in cile

13fascicolo coppia con documenti da

completare

14 Maschio

15 Femmina

16 Età media

17 totale Incarichi gestiti

18 totale Minori adottati

19invio documentazione in Cile dal

conferimento del mandato 4-6

20Proposta di abbinamento dopo l’arrivo dei

documenti in Cile 6-8

21Partenza dalla accettazione

dell’abbinamento 3-5

22 in giorni Permanenza in Cile 50-60

Totali riferiti al 31 - 12 -2011

dal Settembre 2009 al 31 Dicembre 2011

Note

6

21

mancato mandato

Coppie in attesa

adozioni completate con ingresso minore in Italia

Coppie in attesa Adozioni da completare

Adozioni completate

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MANDATI

30

8

TEMPI MEDI di

ATTESA

Minori arrivati in Italia

ADOZIONI: COMPLETATE

IN CORSO IN CILE O CON

ABBINAMENTO

in mesi

In casi eccezionali i tempi di permanenza possono essere anche piu lunghi

9

10

9

6

motivo

Mandati presi

10

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8,5

1

3

4

Coppie partecipanti ai corsi formativi informativi

Situazione adozionial 31 dicembre 2011

Page 35: Notiziario 2011-12

5° Corsodi preparazione

Corsi

35

Nei giorni 29 e 30 ottobre 2011 si è

svolto a Roma il corso di prepara-

zione all'Adozione Internazionale.

Durante le due giornate di “lavori”

si è cercato di fornire alle coppie

spunti di riflessione sulle tematiche

specifiche relative alla genitorialità

adottiva ed in particolare sull'ado-

zione internazionale. L'essere geni-

tori adottivi è un'esperienza che ha

lo stesso valore, rispetto alla geni-

torialità biologica, presenta sicura-

mente tratti comuni in termini di

responsabilità, amore, accudimen-

to, compiti evolutivi, tuttavia la

famiglia adottiva è portatrice di spe-

cificità e si tratteggia come uno sce-

nario relazionale che dura tutta la

Le coppie che hanno frequentato il corso con le psicologhe Giuditta Borghetti e Alessia Carleschi,l’assistente sociale Roberta Caniglia e la nostra volontaria Anna Sorci.

Page 36: Notiziario 2011-12

vita, caratterizzato da esperienze di

attaccamento, separazione e perdita,

che diventano il filo conduttore

della costruzione di nuovi legami

affettivi, in un intreccio di pluriap-

partenenze famigliari (L. Paradiso).

La specificità e la sfida stanno pro-

prio qui, nell'integrazione di diffe-

renti storie famigliari, di cui almeno

una, quella del bambino, ha subito

una cesura sul piano relazionale. È

importante quindi riflettere su come

i protagonisti, coppia e bambino,

arrivino a quel momento tanto desi-

derato e tanto temuto che è l'incon-

tro. Come premesso alle coppie ad

inizio percorso, l'accento è stato

posto sugli aspetti di criticità, non

certo perché si sia convinti che ci

siano solo quelli o che siano premi-

nenti, ma perché, per viversi gli

aspetti gioiosi e positivi dell'essere

genitori non c'è bisogno “del-

l'esperto” che indichi la via. Il

corso, al contrario, rappresenta

un'occasione in cui potersi confron-

tare rispetto alle aspettative, alle

proprie paure, ai propri bisogni, in

relazione agli altri ed in relazione al

cammino che ci si prospetta davan-

ti. È un'occasione anche per con-

frontarsi sia come coppia al proprio

interno, sia come coppia con altre

coppie che stanno vivendo la nostra

stessa condizione, seppur ognuna

con alle spalle percorsi e vissuti del

tutto diversi e personali.

Nella mattinata della giornata di

sabato si è cercato di lavorare sulle

aspettative che ogni attore di questo

nuovo progetto porta con sé: bam-

bino e coppia. Per fare questo i par-

tecipanti sono stati suddivisi in due

sottogruppi, l'uno centrato sulla

coppia, l'altro sul bambino. Da que-

sto primo lavoro si è avviata la

costruzione del “tappeto delle

aspettative”, tappeto che ha accom-

pagnato il gruppo per tutta la durata

dei lavori.

La mattinata si è conclusa con la

Corsi

36

Page 37: Notiziario 2011-12

Corsi

37

visione di un filmato su Quinta e su

Padre Alceste, che ha fornito ulte-

riori spunti di discussione ripresi

successivamente nei lavori del

pomeriggio.

Nel pomeriggio del sabato si è

affrontato il tema dell'abbandono e

del vissuto che la coppia ed il bam-

bino hanno dei genitori biologici. È

fondamentale, infatti, aiutare gli

aspiranti genitori a confrontarsi con

il fatto che l'adozione non rappre-

senta semplicemente l'accoglimento

di un bambino in una famiglia, bensì

il cambio da un nucleo parentale ad

un altro, (questo anche laddove il

bambino non abbia mai vissuto con

i genitori biologici, i quali sopravvi-

vono, comunque, sul piano emotivo

e simbolico, in termini, di ricordi,

vissuti, legami affettivi ed esperien-

ze relazionali) e ciò comporta la

necessità di elaborare un passaggio,

di ridefinire la propria identità, di

riconoscersi come genitori e come

figli. (L. Paradiso) Per fare questo è

importante riflettere sulla propria

storia e sul cammino che ci ha por-

tati ad essere ciò che siamo e allo

stesso tempo è importante provare a

mettersi in una posizione di ascolto

dell'altro e del suo vissuto. Il vissu-

to che sicuramente accomuna tutti i

bambini in stato di adottabilità è la

cesura affettiva e relazionale da

coloro che li hanno generati. È

imprescindibile, quindi, soffermarsi

a riflettere sull'abbandono, sui vis-

suti che si porta dietro e sul signifi-

cato che noi gli attribuiamo. Per il

genitore ed in particolare per un

genitore adottivo, riuscire ad entrare

in contatto con le emozioni, che

un'esperienza traumatica come l'ab-

bandono si porta con sé è fonda-

mentale, affinché riesca ad aiutare il

proprio figlio ad elaborare ed inte-

grare nella propria storia vissuti

tanto dolorosi, passaggio questo

necessario per una costruzione

armonica della propria personalità.

Page 38: Notiziario 2011-12

Per lavorare su questo tema si è

scelto di utilizzare la tecnica del

photolanguage; attraverso l'utilizzo

delle immagini, infatti, si è cercato

di far esplorare ai partecipanti il

tema dell'abbandono, facendo rife-

rimento anche a spunti autobiogra-

fici. Sono emersi vissuti molto

intensi, che il gruppo ha saputo

condividere ed elaborare, trasfor-

mandoli in elementi di conoscenza

per avvicinarsi al mondo interno del

bambino.

Nella seconda parte del pomeriggio,

si è posta l'accento sulla dimensio-

ne degli elementi di conoscenza

della storia del bambino, sull'impor-

tanza di poter accedere alla propria

storia e sulla distinzione fra la

dimensione del sapere e la dimen-

sione del capire. (M. Chistolini,

2008)

Essere consapevoli della propria

storia, conoscerne gli eventi impor-

tanti, comprenderne le conseguenze

è fondamentale per garantire una

crescita psicologica adeguata. Ciò

che sicuramente accomuna tutti i

figli adottivi è la cesura fisica, affet-

tiva, relazionale e psicologica, con

le figure che erano titolate per cre-

scerlo. Le storie di abbandono sono

sicuramente molto differenti fra loro,

ma pur con tali sostanziali differen-

ze, costituiscono sempre un evento

critico e doloroso, anche se spesso

inevitabile, le cui conseguenze sono

comunque negative rispetto all'im-

magine di sé che il bambino ha, alla

sua percezione di essere soggetto

degno di attenzione e di amore, con

conseguenze importanti sul piano

dell'autostima, della sicurezza di sé,

della capacità di tollerare frustrazio-

ni. Mettere ordine e fare “pace” con il

passato significa confrontarsi sia

con la conoscenza, sia con la com-

prensione degli eventi che hanno

caratterizzato la nostra storia.(M.

Chistolini, 2011).

È stato fondamentale, quindi, aiutare

il gruppo a riflettere su come parlare

al bambino della propria storia, pro-

vando ad immaginare quali potreb-

bero essere le proprie reazioni di

fronte alle domande del bambino, su

quali attenzioni un genitore dovreb-

be avere nel comunicare al bambino

la sua storia adottiva. Si è cercato,

inoltre, di lavorare assumendo

anche l'ottica del bambino, provan-

do ad immaginare quali domande

fanno e si fanno in merito all'abban-

dono, riflettendo su quali possano

essere le domande ed i vissuti che il

bambino ha nei confronti della pro-

pria condizione,su quali effetti può

avere un'informazione inadeguata

rispetto ai contenuti.

Nella giornata di domenica il lavoro

ha riguardato le aspettative della

coppia, legate al bambino e a quel

delicato processo attraverso cui la

coppia stessa passa dal bambino

“ideale” al bambino “reale”.

L'avvicinarsi ad un nuovo progetto,

come ad esempio l'adozione, porta

ad elaborare ipotesi, fantasie su ciò

che ci aspetta, è un momento in cui

siamo maggiormente esposti al pro-

cesso immaginativo. Nel periodo

dell'attesa, la “gestazione adottiva”,

le immagini, i pensieri riguardano

per lo più il ruolo di genitore, la

relazione con il proprio partner

come madre e padre, il rapporto con

il bambino e piano piano emerge

l'immagine del proprio figlio, che si

concretizza in termini di desiderio,

con precise caratteristiche fisiche e

di personalità. Questa immagine è

inevitabile ed utile, in quanto prepa-

ra l'individuo ad affrontare la situa-

zione ed a prepararsi a diverse pos-

sibilità, ma se non viene recuperata

ed elaborata rischia di diventare un

termine di paragone rigido per il

bambino adottato e ciò limiterebbe

la propria capacità di accoglierlo

Corsi

38

Page 39: Notiziario 2011-12

Corsi

39

nelle sue reali caratteristiche e spe-

cificità.

Utilizzando una “vignetta” si è propo-

sto un lavoro in coppia, attraverso

cui i coniugi hanno potuto riflettere

sull'immagine ideale di bambino, che

ognuno ha costruito nel corso della

propria storia, individuare le caratte-

ristiche del figlio desiderato e riflette-

re su come l'immagine ideale del

bambino possa influire sulla relazio-

ne genitori-figli, nel momento del-

l'abbinamento, dell'incontro e del-

l'inserimento in famiglia.

Successivamente ogni coppia, ha

comunicato al gruppo le proprie

riflessioni con la mediazione dei con-

duttori e ciò ha consentito di affron-

tare anche i temi legati al bambino

“reale”, (età, identità etnica, rischio

sanitario, special needs adoption).

Nella seconda parte della mattinata

si è affrontato l'incontro con il bam-

bino. Il momento dell'incontro è

uno dei momenti più delicati del

percorso adottivo, i sogni, i proget-

ti, le fantasie, che hanno riempito

l'attesa devono lasciare il posto alla

realtà. La coppia si trova davanti un

bambino reale, con precise caratte-

ristiche fisiche e di personalità, con

la sua storia, i suoi ricordi, le sue

esigenze e i suoi desideri e bisogni.

È un momento che richiede riflessione

e preparazione, perché ha in sé le

potenzialità per un attaccamento posi-

tivo e per il riconoscimento reciproco

di sé come genitori e del bambino

come figlio. Il riconoscimento profon-

do non passa attraverso uno sforzo

cognitivo, la conoscenza reciproca

non produce automaticamente l'attac-

camento. (L. Paradiso) Il senso di

appartenenza gli uni all'altro è un

percorso lento e graduale, che por-

terà gli adulti ed il bambino a cono-

scersi, fidarsi ed infine provare una

relazione affettiva. I genitori adottivi

hanno il compito di sostenere il

bambino in questo passaggio,

rispettandone i tempi di maturazione

ed aiutandolo a mantenere un lega-

me con la sua storia.

Per aiutare i partecipanti a riflettere su

queste tematiche il gruppo è stato divi-

so in due. Un sottogruppo ha lavorato

immaginando come la coppia arriva a

quel momento, quali possono essere le

emozioni ed i bisogni dominanti, su

qual è il “compito” che si trova ad

affrontare, riflettendo, inoltre, su quali

potrebbero essere le cose importanti da

fare ed osservare in quel momento.

L'altro gruppo ha lavorato sul bambi-

no, provando ad immedesimarsi e ad

individuare quali potrebbero essere le

emozioni ed i bisogni dominanti, su

qual è il “compito” che il bambino si

trova ad affrontare.

Dalla discussione che ne è scaturita, il

gruppo ha elaborato ulteriormente il

“tappeto delle aspettative”, arricchen-

dolo, inoltre, di quella che abbiamo

chiamato la “scatola dei ricordi”, all'in-

terno della quale, simbolicamente,

sono stati inseriti i contenuti, secondo

loro importanti, che il bambino dovreb-

be portare con sé.

Nel pomeriggio di domenica il

gruppo ha avuto modo di ascoltare

la testimonianza di una coppia che

ha adottato recentemente una bam-

bina. Questa testimonianza ha por-

tato elementi di grande emotività

nel gruppo, vissuti che è stato

necessario ed importante condivi-

dere ed elaborare insieme, a testi-

monianza conclusa.

Si sono concluse così le due gior-

nate di corso, in cui si è cercato di

stimolare le coppie a porsi doman-

de, a riflettere sui temi proposti,

senza fornire soluzioni o “ricette”

precostituite, ma favorendo lo

scambio e l'approfondimento in

un'ottica di ascolto e reciprocità.

Giuditta Borghetti

Psicologa

Page 40: Notiziario 2011-12

Nella splendida cornice della SalaBaldini a Piazza Campitelli, il 1°dicembre si è svolta la presentazionedel libro di Lucia Bellaspiga Ho par-torito mille volte. Padre Pier e lesue incredibili storie di adozione,editrice Ancora. Erano presenti oltreall’autrice l’On. Carlo Giovanardi (exministro presidente della CommissioneAdozioni Internazionali), il direttore delquotidiano Avvenire Marco Tarquinio,la giornalista RAI 3 Elsa Di Gati, il

Padre Generale dell’OMD FrancescoPetrillo e il nostro presidente GianniPalombi. Davanti alle persone chehanno partecipato, tra cui i ragazzi diPadre Pier, si è raccontato un PadreAlceste visto dagli occhi di chi lo haamato e di chi gli è stato a fianco nelsuo instancabile cammino alla ricercadi una famiglia per i suoi tanti angeli.Testimonianze, ricordi, aneddoti cheLucia ha raccolto girando per un annointero l’Italia, ascoltando decine e

40

A Campitelliricordando il Padre

Page 41: Notiziario 2011-12

41

Iniziativedecine di famiglie adottive, di ragazziadottati e restituendoci un PadreAlceste caparbio che per i suoi bam-bini non si fermava davanti a niente enessuno, arrivando a sfidare ilParlamento cileno. Ma anche unuomo dolce, tenero, il primo padreper tanti ragazzi che ha accolto, cura-to e ai quali ha trasmesso la speranzadi un futuro migliore. E proprio dairagazzi intervenuti alla presentazionesono arrivati i racconti più toccanti.Dalla figura di Padre Alceste ildiscorso si è poi esteso al mondodelle adozioni.

Nella foto in basso:da sinistra Gianni Palombi,l’On. Carlo Giovanardi, Marco Tarquinio,direttore dell’Avvenire, la giornalista Elsa Di Gati eLucia Bellaspiga

Page 42: Notiziario 2011-12

La giornalista Elsa di Gati, madre adot-tiva di una bellissima bambina vietna-mita, nel raccontare la sua esperienzaha proposto alla riflessione dei pre-senti il tema dei tempi troppo lunghiper le pratiche burocratiche e quellodei costi troppo alti che devono soste-nere le famiglie che desiderano adotta-re. Problemi che spesso determinanorinunce, mentre migliaia di bambininegli istituti crescono soli. Dal con-fronto è emerso che ci sono in Italiaenti che lavorano bene e che riesconoa ridurre tempi e costi e che comunquela legislazione italiana in tema di ado-zioni è una delle più complete e

42

Iniziative

Padre Francesco PetrilloPadre Generale dell’OMD

Page 43: Notiziario 2011-12

43

Iniziative

all’avanguardia sia nella tutela dellefamiglie che, soprattutto, dei minori.Il Presidente ha poi salutato gliintervenuti ringraziando in partico-lare Padre Francesco Petrillo per ilsostegno sempre dato all’associa-zione e che non è voluto mancareneanche in questa occasione sebbe-ne non ancora completamenterimesso dai problemi di salute chelo hanno colpito. Un ringraziamento anche al direttoredell’Avvenire Marco Tarquinio per l’at-tenzione che il suo giornale dedica altema dell’adozione e più in generaledell’accoglienza e solidarietà.

Page 44: Notiziario 2011-12

Progetti

44

Progetto SADSiete sorprendenti! Dal 2008, ed ancora oggi, mi sorpren-de sempre più il grande spirito di ade-sione e di partecipazione delle perso-ne come voi, e che come voi, si avvi-cinano a questa ormai grande famigliadei sostenitori che fanno parte delnostro mondo della solidarietà!Ebbene sì, questa ruota che ha inizia-to pian piano a girare alimenta semprepiù una solidarietà orientata verso unagiusta causa: la salvaguardia deibambini più sfortunati.In questi 3 anni, ci sono stati bambiniche sono andati e arrivati, alcunihanno ritrovato le loro famiglie conl’aiuto del progetto “Ritorno a casa”

(44 rientrati), alcuni sono stati adotta-ti. Così pure i sostenitori, qualcuno halasciato, poi ha ripreso, qualcuno si èaggiunto, altri si sono messi insieme.Mentre prima erano le singole fami-glie, ora sono anche aziende, parroc-chie, scuole, enti; hanno capito chemettersi insieme tra amici, parroc-chiani, colleghi, con un poco perognuno si può regalare tanto.Grazie, grazie a tutti, alle 114 famiglie,2 parrocchie, 2 enti, 3 scuole e 4aziende che ad oggi sostengono 147bambini, grazie ai 9 preziosi referentiregionali che contribuiscono a diffon-dere il Progetto SAD.

Padre Alceste ci ha lasciato una frase,un suo desiderio che con il SAD cer-chiamo di realizzare:“Vorrei che quello in cui ho credutocon tutto me stesso, tutto ciò per cuiho lottato non sia vano. Vorrei che ci siano sempre più cuoriimpavidi che donino parte del lorotempo, del loro denaro a questa operacosì importante per i bambini. Vorreiil meglio per i bambini”.E proprio l’insieme di tutti questi cuoriimpavidi fa la nostra forza! La forza della nostra solidarietà.“Passate parola!”

Massimo Scodavolpe

Progetto disabilitàMinori a rischio sociale - Cile Nella nostra recente esperienza di enteautorizzato ci sono stati segnalati casidi bambine/i con problemi di disabilitàfisica e/o psichica che se da un lato cihanno fatto rilevare la difficoltà all’ac-coglienza, dall’altro ci hanno fatto capi-re i problemi presenti nel paese di ori-gine per un’idonea assistenza.Numerosi sono gli aspetti che limitanol’intervento. Spesso, come emerge daun rapporto del SENAME, le condizio-ni socio-economiche della famiglie

fanno sì che i bambini vengano istitu-zionalizzati anche con patologie nongravi o senza adeguata assistenza: visi-te mediche, esami specialistici, indagi-ni strumentali, colloqui psicologici e/opsichiatrici, valutazioni con logopedistie quant’altro si renda necessario.Il progetto prevede di intervenire, conun finanziamento diretto di € 5.000,00su casi specifici di disabilità fisica opsichica segnalati da strutture accre-ditate per la difesa dei diritti del mino-

re, per consentire di effettuare unacorretta diagnosi, rimuovere le cause(se possibile), individuare le terapiepiù efficaci, prevedere una evoluzione(la prognosi), valutare i risultati deltrattamento.L'associazione si rende disponibile adapprofondire le problematiche propo-ste nel progetto per verificare la possi-bilità di una collaborazione anche conaltri enti autorizzati o organismi ope-ranti nel terzo settore.

Borse di studioIl progetto mira a finanziare corsi diformazione e/o aggiornamento tecni-co-professionale per i giovani che,dovendo uscire dalla rete di protezio-ne della Fondazione Icyc Cile, sidevono preparare alla vita indipen-

dente. Ormai adolescenti, senza nes-suna famiglia di supporto, fuori dal-l’istituto che li ha ospitati, sono indife-si e senza prospettive.Avere una preparazione tecnico-pro-fessionale li aiuterà ad inserirsi più

facilmente nel mercato del lavoro conun ulteriore periodo di semiautono-mia, inserita nel progetto, in cuisaranno seguiti dagli operatori del-l’istituto che li aveva accolti.

Page 45: Notiziario 2011-12

Impressioni sul nostropost-adozione

Come è cambiata la nostra vita dopoaver accolto Ruth? Innanzitutto la sen-sazione bellissima di sentirci chiama-re mamma e papà! E la grande gioia dipoterla abbracciare e di ricevere da leialtrettanto (o forse un più grande?)amore! È proprio lei la figlia tantodesiderata, tanto amata prima ancoradi sapere con chi saremmo stati“abbinati”, è proprio lei la bambinache immaginavamo girare per casa,dormire nel suo lettino, lei che col suoamore e la sua allegria ci ha riempitola vita!Tutti i dubbi e le preoccupazioni diprima della partenza (le piaceremo? ciaccetterà?) sono scomparsi in quelforte abbraccio che ci ha dato alnostro primo incontro in Cile,

momento magico che ricorderemo pertutta la vita.La notte non avevamo mai sonno, laguardavamo dormire e ci domanda-vamo: “Ma allora è proprio vera?”Dopo il periodo di vacanza trascorsoin Cile, col rientro in Italia abbiamoiniziato la vita vera, con la sua routi-ne, ma con la differenza che ora era-vamo in tre, non più in due. Il primomese è stato abbastanza duro, siaper l’ambientamento che per le con-seguenze dello stress passato per ilcambiamento di vita, ma poi le cosehanno iniziato a migliorare.Certo non è facile, abbiamo iniziato afare i genitori solo da pochi mesi, eogni giorno ci mettiamo in gioco,sicuramente facciamo degli errori…

I capricci (come per tutti i bambini)non mancano, Ruth ha dieci anni, hala sua personalità, alterna un com-portamento a volte da bambina e avolte da persona adulta, ma ha tantobisogno di amore, e anche noiabbiamo bisogno del suo amore.La scuola è l’argomento più spinoso,ma abbiamo capito che non dobbiamoessere troppo esigenti con lei sull’ave-re risultati in un tempo breve: pur con-tinuando a seguirla nei compiti a casa,ci siamo resi conto dei grandi sforziche sta facendo e che per recuperareha ancora molto tempo davanti a sè.Quello che più conta è la sua sereni-tà, in famiglia e a scuola, tutto ilresto man mano si aggiusta!

Rosalba e Gianluca

Siamo una famigliaNostro figlio si chiama Javier. Ha 10 anni.È il frutto dell'amore di padre Alceste.La prima volta che ci siamo incontra-ti, all'aeroporto di Santiago, sparivadietro uno striscione di benvenuto permamma e papà.Era stanco, perchè si era alzato prestola mattina, era disorientato, perchènon sapeva che fare, ma quando l'hoabbracciato, nel suo abbraccio c'era laconsapevolezza piena che non voleva

più essere solo nella sua vita.Javier è un bimbo ferito, a cui è statonegato il suo diritto primario: essereamato.E ci chiede tutti i giorni di dargli que-sto amore. Ma lo fa alla sua maniera,con rabbia, per il suo dolore, conansia, per paura di essere abbandona-to di nuovo.Javier è arrivato in Italia il 27 ottobre2010: ha davanti una vita intera, la suastoria d'amore con noi è appena iniziata.

A volte, è faticoso abbracciare nostrofiglio, perchè è sentire che ci sonoquei 10 anni che non si possono cam-biare, perchè sono parte della sua sto-ria e per sempre avranno un peso sututto ciò che vivrà.E come dice Javi: te poso dire qualchecosa?Ora siamo una famiglia,la famiglia Piacentini.Questo è tutto ciò che importa.Questo è il nostro punto di partenza.

45

Testimonianze

Page 46: Notiziario 2011-12

46

Brevi

Convegno 2012La splendida accoglienza abruzzese dello scorso settembre ha fatto sì che la scelta del luogo per il prossimo convegno rica-

desse ancora su questa incantevole regione. Sarà l’hotel Serena Majestic di Montesilvano, nei giorni 7-8-9 settembre, ad

accoglierci per il nostro 23° convegno. Una struttura grande, dotata di tutte le attrezzature necessarie per svolgere un con-

vegno come il nostro nel quale si raggiunge ormai la presenza di oltre 300 persone. I grandi spazi favoriranno i colloqui e

gli incontri tra le tante famiglie che parteciperanno, i ragazzi ed i bambini avranno a disposizione oltre la spiaggia privata,

che si trova davanti l’hotel senza dover attraversare la strada, la piscina, il teatro, la discoteca interna, e per i più piccoli ani-

mazione per l’intera durata del convegno.

Corsi sul post adozione

Comunicazione

La nostra Associazione ha in pro-

gramma di organizzare nel corso del-

l’anno incontri sul post adozione,

coordinati dai nostri operatori e rivol-

ti alle famiglie che hanno adottato

attraverso la pro Icyc.

Nell’abbraccio all’aeroporto di Santiago

con il proprio figlio sembra realizzarsi

un sogno, sembra di aver finalmente

raggiunto il traguardo sperato. È invece

l’inizio di una storia da percorrere insie-

me, una strada che ci arricchirà ma che

non sarà sempre facile. Entra nella

nostra casa e nella nostra vita il bambi-

no tanto atteso, un bambino in carne e

ossa con la sua storia personale, il suo

patrimonio culturale, i suoi bisogni

emotivi e relazionali. Inizia un percorso

straordinario e complesso di costruzio-

ne della famiglia, un percorso in cui ci

saranno momenti critici da superare,

difficoltà relazionali che possano a volte

mettere alla prova la tenuta della coppia

e la stabilità del bambino.

Lo scopo dei corsi è proprio quello di

accompagnare le famiglie in questo

percorso, sostenerle nella costruzione

di quel legame di appartenenza e di

fiducia necessario per una crescita

equilibrata del bambino.

Chi cambia domicilio e vuole continuare a ricevere il Notiziario deve comunicare il nuovo indirizzo alla mail:

[email protected] oppure chiamare il numero 06 68806528

Page 47: Notiziario 2011-12

47

Brevi

Per associarsiVersare l’importo di euro 35,00 aAssociazione Famiglie Adottive pro Icyc Onluscc postale 17179045 Causale: Quota associativa anno 2010

Per contributi all’AssociazioneAssociazione Famiglie Adottive pro Icyc Onlus cc postale n. 17179045IBAN: IT76G0760103200000017179045Associazione Famiglie Adottive pro Icyc Onlus cc n. 35459IBAN: IT18P0832703202000000035459Banca di Credito Cooperativo di Roma Ag. 2 Via Casilina, 1888/L-00132 Roma

Si ringraziano per ilgeneroso contributo• Moschella Avv. Santi esecutore

testamentario di Bombara Carolina

• Il Centro Missionario di Tuscania

• La Soc. CEBAT di Roma nella persona

di Claudio Montanari

• La Banca di Credito Cooperativo di Roma

• DB Line Srl

• Gabritex di M. Grazia Piraccini di Prato

• Giancarlo Dalgrosso di Milano

• Le comunità di Satriano (CZ) e Candela (FG)

• Tutti i soci, i simpatizzanti e i sostenitori

del progetto SaD

Sede di RomaPiazza del Torracciodi Torrenova, 28 - 00133 RomaTel/fax 06.68806528Apertura: • dal lun. al ven.

ore 9,30 - 13,00• lun. - merc. - ven.

ore 17,00 - 19,00 [email protected]@proicyc.orgSkype: proicycroma

Sede di CannaraPiazzale Claudio Bonaca, 1906033 Cannara (PG)Tel. 0742.615182cell. 320.4984243fax: 0742.5931172Apertura: • mar. e ven. ore 16,00 - 19,00• Negli altri giorni

su appuntamento [email protected]: proicyc-perugia

Banca di CreditoCooperativo di RomaAg. 2 Via Casilina, 1888/L00132 Roma

Page 48: Notiziario 2011-12

Lombardia Roberto Zanolini 335/327078Francesco Schiavello 027610436Vito Fucilli 333/9456633Loredana Caldiero 339/2159267Domenico Ramunno 339/5090285

Piemonte Francesco Capezio 3355272243

0117410596

Liguria Marilena Proto 010/5220178

Veneto Maurizio Corte 339/1188733Michele Benassuti 045/6305145Daniela De Fortuna 3384318731Maurizio Lugato 3381817825

Emilia Romagna Romana Zavatta 0541/656285Anna Del Prete 348/0311198

Marche Luciano Bertuccioli 0721/282056Renzino Saccomandi 0721/282166Michele D’Anna 335/7657437

Toscana Caterina Spezzigu 335/8410913Carlo Carraresi 338/2371883Ippolito Turco 348/7120615Sabrina Balestri 335/6450570

Abruzzo Annamaria Esposito 0861841151Nicola Daldanise 328/2758801

Lazio Anna Sorci 338/4266556Dolores Ferrari 349/0639770Nazzareno Mencancini 320/8473290Nadia Pallucca 339/4648983

Umbria Enrico Paucchi 333/9831127

Campania Giuseppe La Sala 338/9047194

Calabria Giovanna Musicò 338/3683014Rocco Mamone 338/5210326

Referenti dell’Associazione nelle varie Regioni italianeLa nostra Associazione è diventata una realtà molto importante su tutto il territorio nazionale. Sono molte le coppie che si rivolgono a noi per avere informa-zioni, consigli e sostegno nel loro percorso, prima e dopo l’adozione. Per facilitare colloqui e incontri abbiamo pensato di indicare dei referentidell’Associazione, residenti nelle diverse Regioni.

Referenti ragazziAlan Gamboni 338/1988749Maribel Proto 347/8488143Marcello Rocchi 349/8908848