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nov09

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SommarioEditoriale Filò d’altri tempi… o attuale?

ResocontiGli alpini di Romano d’Ezzelino in Abruzzo Educazione alla sicurezza

Appuntamenti10a Mostra dei PresepiNuova mostra al “Bonfanti Vimar”su Carioche e Trattori

StoriaIn ricordo di un emigrante

Escursioni Storia e natura al Monte Meatte

AssociazioniSbandieratori sempre più in “alto”…Romano d’Ezzelino ha i suoi cavalieri.Il fascino delle “Launeddas”

RiflessioniFra Fiorenzo 40 anni d’Africa

SportRomano Calcio a 5

Notizie in breve

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FILIALE DI ROMANO D'EZZELINO

Via Roma, 6236060 Romano d'Ezzelino (VI)Tel. e Fax 0424 514112

Mensile di informazionee di cultura della Pro Locodi Romano d’Ezzelino

Foto di copertina:Rosanna Andriollo Ezzelino Fotoclub

Per la Pro Loco di Romano:Maurizio CarlessoDirettore Responsabile:Dario BernardiSegreteria:Stefania Mocellin

In redazione:Sara Bertacco, Cinzia Bonetto,Maurizio Carlesso,Gianni Dalla Zuanna, Duillio Fadda,Franco Latifondi, Stefania Moccellin,Valeria Orso, Erika Piccolotto,Christian Rinaldo, Silvia Rossi,Maurizio Scotton, Serenella Zen,Giuseppe Bontorin.

Via G. Giardino, 77Romano d’Ezzelino (VI)Tel. 0424 [email protected]

Poste Italiane Spa - Sped. A.P.D.L. 353/2003(conv. in L. 27/02/2004 n. 46)art. 1, comma 1, DCB Vicenza

Tutti i diritti riservati

Quote soci:• ordinario nazionale E 10,00*• ordinario nazionale E 16,00• estero E 22,00• sostenitore E 52,00*quota che non dadiritto a riceverel’organo d’informazione della Pro Loco

ccp. n. 9337772Aut. Trib. Bassano del Grappa 2/1975

Tranne gli originali d’epoca,non si restituiscono le foto.

Novembre2009

Silvia Farronato

nata il 4 Ottobre 2009

di Stefano ed Elisa Guadagnin

ERRATA CORRIGE

NEL MESE DI OTTOBRE E'

STATO PIBBLICATO UN

ARTICOLO A PAG 11 - 12

DAL TITOLO ''LA MEMORIA

DI EZZELINO CELEBRATA

A SONCINO'', L’AUTORE

NON E' SERENELLA ZEN-

Il Nuovo Ezzelino Novembre 2009 EDITORIALE - PAG. 3

Filò d’altri tempi… o attuale?Novembre è per eccellenza il mese in cui i colori dell’autunno volgono a tonalità incredibilmente belle e cangianti, le prime nebbie si presentano ad avvolgere il paesaggio e le taverne si riempiono di uomini e donne che fanno il filò… no non stiamo rievocando delle storie d’altri tempi, ma raccontando quanto avviene per le contrade di Romano. Già da qualche mese, ma particolarmente con il mese di novembre si fanno già dei bilanci e si programma l’avvento del palio; se poi il palio che sta per arrivare è quello del quarantesimo, gli sforzi si moltiplica-no in modo da essere pronti all’evento nel mi-gliore dei modi.

Maurizio Carlesso

Riunioni, progetti, discussioni, iniziative, ricerche storico culturali, libri tematici sfogliati alla ricerca di spunti e verifica sempre puntuale di dettagli ed ambientazioni, ricerche di asini che garantiscano un’ottima posizione durante il Palio, si sprecano, ma tutto nella massima riservatezza, quasi avvolto dalle nebbie di novembre e dai fumi del ribollir dei tini non nelle stalle come una volta ma in co-mode taverne dove si riassapora ancora la gioia di sta insieme e fare qualcosa insieme, ma soprattutto con un unico denominatore comune a tutto il terri-torio: dovrà essere un Angolo Rustico ed un Palio che possa essere ricordato poiché sarà l’evento del 2010 per le contrade di Romano.

Il mese di novembre si presenta interlocutorio pri-ma delle festività e quindi denso di attività prepara-torie, cosa uscirà da questo grande lavoro potremo assaporarlo e vederlo ben definito in Primavera… nel frattempo tutto si sopisce e sembra vada in un letargo che invece cela un’operosità che non ha eguali e che si presenterà al risveglio vestito a festa e colmo di novità per tutti…

Nel frattempo è stata presentata il 19 novembre, alla presenza dei Sindaci del territorio e dei rap-

presentanti pro-vinciali, nella cornice della splendida serata in Chiesetta Tor-re, il lavoro per il territorio propo-sto dal Consorzio delle Pro Loco Grappa Valbren-ta di cui facciamo parte. Il contributo proposto dai giovani del servizio Civile che hanno operato presso la nostra sede è dedicato alla Ciclopista del-la Valbrenta che abbraccia il territorio delle nostre 14 Pro Loco e ne mette in evidenza peculiarità e bellezze nascoste a cui si arriva grazie alla guida dei vari Presidenti che si susseguono nel fare sco-prire al viaggiatore il nostro bel territorio. Il DVD particolarmente interessante sarà disponibile anche presso la sede della Pro Loco di Romano a richiesta dei soci. La se-rata si è conclusa con un prelibato buffet che ha permesso di effettuare un percorso enogastronomico particolarmente apprez-zato. Un grazie particolare a chi ha ope-rato per la miglior riuscita dell’evento ed in particolare al Presidente del Consorzio Giuseppe Cortese.

Vi ricordiamo che,da questo mese,

operiamo in modoesclusivo presso la nuova

sede a San Giacomoin Via G. Giardino, 77,vi invitiamo a venirci

a trovare ed a contribuire all’attività dellavostra Pro Loco.

Il Nuovo Ezzelino Novembre 2009 RESOCONTI - PAG. 4

Gli alpini diRomano d’Ezzelino in Abruzzo

Il capogruppoGiovanni Bontorin

Finite le fatiche organizzative dell’Adunata Sezionale dell’ANA Montegrappa, che si è svolta a Romano d’Ezzelino il 3 e 4 ottobre scorso, con un gruppo di dieci nostri soci ci siamo recati nell’Abruzzo del post-terremoto per dare, dopo quello economico, an-che il nostro contributo di lavoro tra il 10 e il 17 ottobre. Siamo stati a Fossa, nei pres-si de l’Aquila, a costruire le entrate di 16 delle 32 abitazioni del villaggio che l’ANA Nazionale, coi suoi volontari, consegnerà presto alla comunità. Abbiamo costruito le gradonate tra la strada e le case, tutte a quote e pendenze diverse, e abbiamo posato

le caditoie per raccogliere le acque della strada.

È stato un lavoro di gruppo e molti si sono complimen-tati per l’armonia e l’impegno dato in quei giorni.Abbiamo conosciuto persone eccezionali, di grande umiltà, con le quali siamo entrati subito in amicizia e abbiamo stretto una collaborazione che non dimi-nuirà di certo dopo questa esperienza. In futuro ci sarà infatti da lavorare alla parte vecchia del paese, ora transennata per pericolo di crolli. Tanti luoghi utili alla comunità, come l’asilo e la chiesa, dovranno essere presto ristrutturati.Ogni giorno avevamo la visita del sindaco di Fossa, il Dr. Luigi Calvisi, che alla sera nel tendone, durante la cena, si intratteneva con noi per raccontarci della tragedia vissuta dalla sua comunità, ma anche della grande solidarietà del mondo del volontariato, come è quello degli Alpini.Abbiamo avuto la visita del consigliere nazionale Ornello Capannolo, del presidente della Protezio-

Cacciate i generali,

cacciate i militari:

profanano il riposo

dei sacrari.

Li hanno mandati a morte

per l’onore,

per inseguir la propria

gloria stolta.

Adesso la pietà

si addice loro,

non li uccidete

un’ altra volta

Non tacitate

le coscienze vostre

venendo ad onorar

la spoglia,

chiamando eroe

chi è morto contro voglia,

Tutti venite.

a chiedere la pace,

fondete ogni cannone,

spezzate le mitraglie:

date alle madri i figli

non medaglie.

Autunno 1979

4 Novembre

ne Civile di Cividale Vagrig, del capogruppo di Fossa, il baritono Clemente Franciosi, del consigliere regionale del Friuli Dal Bianco, del consigliere e segretario sella Sezione Aquila, che è anche il responsabile della costruzione del Villaggio Alpi-no: l’ing. Maurilio Di Giangregorio, di cui abbiamo potuto apprezzare le doti umane oltre che tecniche.In segno di amicizia a tutti abbia-

mo lasciato una targa-ricordo del nostro gruppo, con un abbraccio e l’augurio di rivederci presto.Di sera abbiamo visitato altri luoghi, come Onna, San Demetrio e l’Aquila. Ovunque ci ringraziavano per quello che i volontari facevano per le loro comunità, e sentendosi ancora più vicini a noi nello scoprire che eravamo veneti e che molti di loro avevano fatto il militare proprio a Bassano o nelle caserme del Ve-neto e del Friuli.Ora, con l’avvicinarsi dell’inverno, si sta assistendo ad una lotta contro il tempo per cercare di dare a tutti, dopo tanta sofferenza, un tetto sicuro e una casa accogliente.

Terminata questa bellissima esperienza, il nostro gruppo riprenderà subito i lavori di volontariato a Romano: la pulizia e il recupero del Colle di Dante.Un grazie a tutti e sempre W gli Alpini!

Il Nuovo Ezzelino Novembre 2009 APPUNTAMENTI - PAG. 5

1O a Mostra dei Prese piDuilio FaddaSi ripropone quest’anno, con l’importante patrocinio del Comune di Ro-

mano, la mostra dei Presepi giunta ormai alla decima edizione e che, come consuetudine, vedrà esposte natività da tutto il mondo; opere co-struite da mani di appassionati locali o prodotti che arrivano da ogni angolo della terra.Questa decima edizione porterà qualche lieve cambiamento rispetto al passato. Infatti, cominciando con una nota positiva, annunciamo con gioia la partecipazione alla mostra di una classe del plesso scolastico di S. Giacomo.

Come avrete intuito, infatti, gli alunni della scuo-la S.Giovanni Bosco, quest’anno, porteranno in mostra il presepe costruito l’anno scorso, che di-verrà la dimostrazione e la promessa di una lunga e proficua partecipazione delle scuole elementari alle mostre che si succederanno da oggi in poi. Come di consueto, nella serata inaugurale, avre-mo la partecipazione del complesso Bandistico di Romano e delle Majorettes che apriranno ufficial-mente la mostra dei presepi. Il pomeriggio del 16 dicembre dalle ore 16.00, sfileranno, partendo dalle scuole elementari, per le vie del centro di S.Giacomo, Complesso Bandistico e Majorettes e all’arrivo sul piazzale antistante l’antica chiesetta, daranno inizio all’apertura della manifestazione con un breve e significativo spettacolo musicale. A questo, con l’ingresso dentro la chiesa, seguirà il cerimoniale ufficiale con la presenza del Sin-daco, del viceSindaco, parte dell’Amministra-zione Comunale, del Parroco di S.Giacomo, del Comandante dei Carabinieri di Romano e del-le varie autorità che segneranno la partecipazio-ne dell’intera comunità. E dopo i discorsi uffi-ciali dell’Assessore incaricato, del Parroco e del rappresentante dei volontari, l’Associazione dei Commercianti di Romano aprirà ai visitatori la Mostra con il tradizionale rinfresco inaugurale. Crediamo comunque importante far notare che anche l’Associazione degli Artigiani porterà il suo contributo a codesta manifestazione.Da quel momento si potrà dire che è comincia-

ta ufficialmente la “Decima edizione della Mostra dei presepi”. Non stiamo però qui a raccontarvi tutti i partico-lari dell’impegno profuso per questa ennesima Mostra, piuttosto, vogliamo rammentarvi che in questa edizione apporteremmo qualche piccolissima innovazione. La prima e più significa-tiva sarà l’albero del “Natale è”,una sorta di enciclopedia di pensieri nata-lizi, pensati, scritti ed appesi all’Albe-ro da chiunque abbia un momento di genialità e/o fantasia “Natalizia”. Da questa iniziativa ci aspettiamo tanto, dai più piccoli… ma anche dai gran-di. Poi per chi ama i colori, i pennel-li… i quadri, potrà vedere in azione le pittrici locali de “La Costola” che, con abilità indiscussa, dipingeran-no in estemporanea opere di natività del Bambin Gesù con la Sacra fami-glia, questo avverrà nelle domeniche pomeriggio durante tutto il periodo della mostra, quando la presenza dei giovani visitatori sarà maggiore. Infine se riusciremo nel nostro intento in due serate esattamente il 26/12 c.a. ed il 06/01/2010 vedremo dei giovani musicisti portare una nota di allegria fra prese-pi e natività. Chiudendo… Vi raccomandiamo come sempre di partecipare numerosi e deside-rosi di essere stupiti da nuove iniziative, vi ri-

cordiamo, inoltre, che nel gennaio 2010 vi sarà l’ennesima estrazione della lotteria abbinata a “La strada dei presepi”, i biglietti li troverete in chiesetta (e non solo) e noi li proporremmo a tutti; come gli altri anni sarà ricca di premi eccezionali. Il ricavato di questa pesca andrà come sempre in beneficenza, per questo da voi ci aspettiamo grande impegno…

CARROZZERIACARROZZERIA

di Lorenzon RobertoVia Marze, 35 - 36060 Romano d'Ezzelino (VI) - Tel. 0424 382.011 - Fax 0424 390.148

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Il Nuovo Ezzelino Novembre 2009 APPUNTAMENTI - PAG. 6

Nuova mostra al “Bonfanti Vimar” su Carioche e TrattoriDopo il recente risalto che venerdì 23 ottobre RAI ha dato sul TG1 delle 13,00 e Mediaset domenica 25 ottobre sul TG5 delle ore 20.00, il Museo dell’Automobile “Bonfanti-VIMAR” viene messo in particolare evidenza anche sulla nuova Enciclo-pedia “L’Automobile” Gruppo L’Espresso che è in uscita in questi giorni.Ma tutto questo dinamismo non ha impedito al vulcanico museo veneto di predi-sporre sabato 31 ottobre, l’inaugurazione della sua 37^ mostra tematica, dal titolo “CARIOCHE & TRATTORI – le macchine che hanno cambiato l’agricoltura”, per la quale è stata determinante la collaborazione fattiva di molti appassionati collezio-nisti, fra i quali spiccano i nomi di Silvano Tagliaferro e Vittorio Bertozzo.

Presenti per sottolineare l’evento una parata di autorità: L’Europarlamentare On. Mara Bizzotto, l’On. Emanuela Lanzarin, l’Assessore Regionale Elena Donazzan, il Consigliere Regionale Onorio De Boni, l’Assessore Giuseppe Saretta del Comu-ne di Romano d’Ezzelino, il Sindaco di Bassano del Grappa Stefano Cimatti, il Sindaco di Orgiano Marco Zecchinato il Presidente Onorario del Mu-seo Co. Giannino Marzotto il bi-campione del Mondo Rally Miki Biasion la C.ssa Maria Teresa de Filippis che ha tagliato il nastro, lo storico del settore William Dozza e la significativa presenza del dr. Fabio Lamborghini.

Si tratta di una rassegna inedita in assoluto, che racconta ancora una volta una storia nuova fatta di fatica, ingegno e caparbietà.

Le carioche non sono altro che un succedaneo dei trattori veri e propri, che l’ingegno della povera gente seppe ricavare da vecchie auto o camionci-ni dismessi ed abbandonati nel fondo di qualche garage o dai demolitori.Negli anni Trenta, un’Italia povera ma bisognosa dell’aiuto della macchina per lavorare la terra ed incrementare la produzione, non trovò di meglio che stimolare l’inventiva del fabbro o del meccani-co di paese che da un vecchio relitto, seppe taglia-re, accorciare, trasformare e ricavare qualcosa che assomigliasse fortemente al trattore e che comun-que facesse il lavoro di una coppia di buoi.Fu un fenomeno che durò sino a metà anni Cin-quanta, poi con il diffondersi della nuova economia allargata si riaffermò il trattore, che ha anch’esso la sua storia da raccontare. Nel museo bassanese si parte proprio da un mezzo a vapore del 1888, per arrivare agli anni Sessanta del ‘900.Questa bella mostra, che attirerà sicuramente molte scuole, ha fruito anche dell’effettiva collaborazio-ne del Club “Amici Tradizioni Contadine Venete”, ed è stata presentata poi con un arredo di vecchi mestieri, oggetti, documenti, allestito con gusto ed effetto dalla Associazione Culturale Siriola di Romano d’Ezzelino (VI), che da anni si prodiga per recuperare e tramandare vecchie storie ed usi della civiltà contadina. Data questa collaborazione

il “Bonfanti-VIMAR” ha riserva-to, per le prime due settimane d’apertura, l’ingresso gratuito a tutti i residenti di Romano d’Ez-zelino.

Fra i tanti mezzi esposti, merita una citazione un pezzo che, per motivi diversi, occupa un pro-prio spazio nella storia del trat-tore.Si tratta di un bell’ esemplare di

Si trattadi una rassegna

inedita in assoluto,che racconta ancora una volta una storia

nuova fatta difatica, ingegno e

caparbietà.

Trattore Fordson, modello Detroit del 1921, di proprietà dei fratelli Mezzalira diBassano del Grappa.

Il Nuovo Ezzelino Novembre 2009 APPUNTAMENTI - PAG. 7

Fordson modello Detroit del 1921, di proprietà dei fratelli Mezzalira di Bassano.Perché Fordson e non Ford? Perché quando co-minciò a diffondersi la voce che Henry Ford, dopo il successo planetario della sua vettura tipo T, in-tendeva costruire anche trattori, un gruppo di spe-culatori di Minneapoliss raccattò non si sa dove un certo Mister Paul Ford, costituendo subito la “Ford Tractor Company”, con la più evidente intenzione di sfruttare un nome già molto famoso.La contromossa di Henry Ford fu quella di fondare nel 1916 la “Henry Ford & Son”, dove chiaramente “son” significa in inglese figlio. All’inizio della pro-duzione si preferì distinguersi, unendo la ragione sociale in Fordson, anche per non mischiare la costruzione di trattori con quella automobilistica.Dopo qualche anno la Ford Tractor Company chiuse i battenti, mentre la Fordson di Henry Ford produsse circa 750.000 pezzi, numero che permise la vendita a prezzi bassissimi ed irraggiungibili da tutti gli altri costruttori.Il modello esposto è mosso da un motore a quat-tro cilindri a valvole laterali, di 4.150 cc. con una potenza di 19 cavalli nei primi esemplari, saliti poi sino a 22 a mille giri al minuto. Il funziona-mento prevede la messa in moto a benzina per passare, una volta che il motore fosse ben caldo, al petrolio.Ultima curiosità. Il trattore è dipinto in grigio chiaro perché era il colore più a buon merca-to disponibile. Anche a mezzo dollaro faceva la differenza!

La mostra, che durerà sino al 5 aprile del prossimo anno, ha il Patrocinio del Ministero delle Politiche Agricole, della Regione del Veneto, della Provincia di Vicenza, dei Comuni di Romano d’Ezzelino e Bassano del Grappa e l’appoggio del Museo Lamborghini, uno dei nomi più prestigiosi del settore.

Il Nuovo Ezzelino Novembre 2009 STORIA - PAG. 8

Una vita da “mezzadro”, con un padrone che trattava i coloni come “ser-vi della gleba”. Poi una proposta fantastica: andare in Perù a dirigere un’azienda da 800.000 campi, trattato come un figlio, con un cassetto pie-no di soldi per le piccole spese…

In ricordo di un emigranteTratto da “La Valigia dell’Emigrante”

Sono nato a Romano d’Ezzelino il 25-11-1930 da Antonio Ferraro e Oliva Zen. Arrivai in fa-miglia sesto di otto figli, ero il maschio aspet-tato e desiderato dopo 5 femmine e feci così la felicità dei miei genitori che, in me, vedevano assicurata la progenie e l’aiuto di due braccia per lavorare la terra. Fin da bambino infatti se-guivo il padre nel lavoro dei campi, avevo 4 – 5 anni, ma già davo una mano nell’accudire gli animali, nel raccogliere l’erba, le ramaglie durante le potature. Il babbo si dava da fare per mantenere la nostra famiglia, aumentata di altre due figlie dopo di me.L’alba ci vedeva già in piedi a dare una mano anche ai vicini per l’aratura, la semina o il raccolto che allora avveniva a braccia poiché le macchine agrico-le non erano ancora state introdotte nei lavori cam-pestri. Era una vita grama, scandita da regole severe di ristrettezze estreme, da rinunce continue. Anche la casa che ci accoglieva era misera, il padrone non spendeva certo il suo dena-ro per migliorarne l’aspetto o i servizi igienici, per cui si tirava avanti alla meno peggio, ringraziando Iddio di avere un tetto sotto cui campare.Ben presto cominciai a capire quanto amaro fosse il pane che sudavamo “sotto padrone”, a soffrire il peso delle spartizioni ingiuste dei raccolti, a sopportare l’arroganza e le impreca-zioni di chi, invece di premiare la nostra fatica, avrebbe voluto toglierci di bocca anche quel poco che ci spettava di diritto.Così, allora, si lavorava a “mezzadria” e chi aveva sempre ragione era il “padrone” che spesso trattava i propri coloni come dei “servi

della gleba”, senza alcuna considerazione né umanità. Tante lacrime e troppi tristi silenzi se-gnarono l’esistenza dei miei genitori che dove-vano soffrire di nascosto per non avvilirci mag-giormente. Col tempo, le mie sorelle trovarono la loro strada: due frequentarono la scuola di taglio e cucito mettendo in piedi un laboratorio di divise e cappotti per l’esercito, la maggiore e Maria aiutarono in casa e nei campi, Gabriella e Letizia entrarono in convento rispettivamente all’età di 12 e 14 anni per farsi suore. Era allora una consuetudine assai frequente che, in una famiglia numerosa, si dedicasse a Dio un figlio o una figlia se aveva predisposizione alla vita

conventuale o sacerdotale. Anche questa soluzione spesso sgravava le famiglie di qualche bocca in più da sfamare, anzi i parenti erano lieti ed orgogliosi se c’era qualcuno che, sce-gliendo la strada indicata dal Signore, pregava per loro e li aiutava a superare le avversità dell’esistenza.A 22 anni io avevo già in mente cosa avrei fatto del-la mia vita: dopo il servizio

militare passato come artigliere da montagna, volevo prendere in mano il mio destino che avrebbe trovato una soluzione soltanto attra-verso l’emigrazione, lontano dallo sguardo duro di “padrone”.Proseguendo nei miei progetti per il futuro, io ed altri coscritti del 1930, facemmo domanda per andare a lavorare in Canada.Mi preparai due capaci valigie con il vestiario pesante per i rigidi inverni canadesi: maglioni, calze e scarpe grosse adatti a quel clima pola-re. Sennonché il destino, questa volta, prese in mano la situazione per cambiarla completa-

mente a mio vantaggio. Andando a salutare le sorelle suore, venni a conoscenza che un pa-rente di una loro consorella, emigrato da Ge-nova in Perù anni addietro, cercava un giovane contadino deciso ad espatriare, per farne il fat-tore della sua grossa azienda agricola distan-te 80 km da Lima. La famiglia Canezza,vicino alla capitale peruviana, aveva infatti un’estesa proprietà di ottocentomila campi coltivati metà a cotone metà a frutta: condotta da un’ottan-tina di indios che diventavano cinquecento con l’aggiunta degli stagionali. L’occasione al-lettante non mi fece perdere tempo, accettai la buona offerta di lavoro con grande entusia-smo, vuotai le valigie degli indumenti pesanti sostituendoli con quelli più leggeri e adatti al clima mite del Perù, terra lambita dall’Oceano Pacifico.Partii da Genova nel 1954: nel momento del grande distacco io e mio padre ci abbracciam-mo così stretti che io sentii il suo cuore bat-tere tanto forte da sembrare il motore di una macchina. Fra lacrime e singhiozzi sentii la sua voce rauca augurarmi “buona fortuna e tutto il bene del mondo”, mentre mi imponeva la sua benedizione, quasi presagisse un addio definitivo.La nave era là, pronta ad accogliermi ed io salii la scaletta senza voltarmi indietro.Dopo tanti giorni di navigazione, allo sbarco, mi attendeva il signor Marco Canezza che mi concesse ben otto giorni di riposo durante i quali mi accompagnò per la città di Lima fa-cendomi visitare musei, palazzi, chiese, monu-menti: un mondo per me nuovo e pieno di meravigliose novità. Ero trattato come uno di famiglia; dormivo in una camera con uno dei suoi figli e mangia-vo a tavola con i “padroni” che mi trattavano ben diversamente da quello che avevo cono-sciuto in Italia!

Giovanni Ferraro

Dovendo dirigerela grande azienda,

mi disimpegnai in un doppio compito:

insegnare ai nativii segreti per lavorare

meglio la terraed anche a vivere in un

modo più civilee dignitoso.

Il Nuovo Ezzelino Novembre 2009 STORIA - PAG. 9

Dovendo dirigere la grande azienda, mi di-simpegnai in un doppio compito: insegnare ai nativi i segreti per lavorare meglio la terra ed anche a vivere in un modo più civile e dignitoso.Insegnai loro perfino a costruire i letti con il legno del posto perché dormivano per terra. Impararono così bene a farli che un bel giorno, il padrone, ritornando, trovò un intero filare di piante abbattuto e non ne capì il motivo finché non ne vide l’utilizzo per cui gli alberi erano stati sacrificati! Gli indios erano piccoli di statura, di carnagio-ne olivastra, con gli zigomi sporgenti, capelli lisci e neri. Lavoravano come bestie senza mai lamentar-si della misera paga. Basti pensare che la mia equivaleva a quella di 25 indios messi assie-me. Il lavoro era massacrante specie durante la raccolta della frutta: banane, pere, mele, uva e cotone. Mentre la concimazione e la disinfe-stazione delle piante avveniva con aerei predi-sposti al lavoro agricolo: volavano talmente a bassa quota che un’elica decapitò di netto un povero indios. La vastità del territorio coltivabile era così im-mensa che l’aereo diventava l’unico mezzo per garantire certe operazioni che gli uomini, per quanto numerosi, non avrebbero potuto af-frontare. Mi facevano pena quegli indios con l’aria rasse-gnata, occupati nei vari raccolti stagiona1i, cari-cavano anche 15 camion di frutta al giorno che veniva poi trasportata ai mercati di Lima. Così per 6 - 7 mesi all’anno di lavoro serrato. Poi ritornavano alle loro casupole sulle falde delle Ande, percorrendo a piedi anche 1000 km. Cercavo, di nascosto dal padrone, di stimolarli perché reagissero a quella loro rassegnata po-vertà; incominciai a spiegare loro cos’è lo scio-pero di cui non avevano mai sentito parlare perché nessuno tutelava i loro interessi.Affinché capissero meglio, portavo degli esem-pi, dicendo che se avessero incrociato le brac-cia durante il raccolto delle mele, chiedendo un aumento della paga, il padrone sarebbe sta-to costretto a cedere per non lasciare marcire la frutta. Col tempo, i più audaci ci provarono e, malgrado l’intervento della polizia, capirono che essi erano una forza e che il padrone non poteva continuare a sfruttarli senza remunerarli adeguatamente. Secondo l’abitudine di quasi tutti gli italiani emigrati, io mandavo i soldi a casa: nel 1958 ottocentomila lire, nel 1960 un milione e cin-quecentomila. Con quei risparmi i miei genitori comprarono in paese un appezzamento di ter-

ra dove (al mio rientro) edificai la mia casa. Il signor Canezza era consapevole dei miei sa-crifici e mi consigliò di mettere i soldi in una banca locale, mi indicò pure un cassetto di casa sua pieno di denaro, dicendomi “Quan-do ne avrai bisogno per le tue spese personali, prendi pure di questo”! Ed io ne approfittavo solo per comperarmi le sigarette o per anda-re al cinema. Capiva anche che mi sarebbe piaciuto ritornare in Italia per una visita alle sorelle ormai sposate poiché, nel frattempo, i genitori erano morti. Così, il signor Marco mi pagò anche il biglietto per l’aereo più sicuro, della miglior compagnia aerea, sempre con la promessa che sarei torna-to in Perù. Rientrai in patria nel 1963, dopo 9 anni di lontananza, con la segreta speranza di trovare al paese una compagna con la quale ri-partire. In un pomeriggio d’agosto, passeggian-do per il paese, intravidi una ragazza piacente, alta e slanciata e ne rimasi affascinato. Anche lei ricambiò gli sguardi di “quel signore un po’ diverso nell’aspetto e nell’abbigliamento rispet-to ai ragazzi del luogo”. Infatti, come succede a tutti coloro che risiedono all’estero per molto tempo, anch’io avevo assunto l’aria del “fore-stiero” per cui suscitai “nella signorina” che avevo ammirato, una certa curiosità, unita alla diffidenza. Così, quando nel lontano 14 agosto del 1963 le proposi il matrimonio, Lina mani-festò più di qualche esitazione nell’accogliere

l’offerta di “quell’uomo venuto da lontano”. Io sarei dovuto ripartire il 29 settembre ma prima avrei voluto salutare la signorina sperando che cambiasse opinione a mio riguardo.Dopo alcuni tentativi, mi riuscì di vederla e lei accettò di scrivermi finché non fossi ritornato.Nel frattempo chiamai subito il geometra e presi accordi per costruire la nostra futura casa. Il 28 maggio, come convenuto, io tornai dal Perù per non partire mai più. I signori Canez-za, desolati della mia decisione, parteciparono al mio matrimonio con Lina e, in segno di rico-noscenza, mi regalarono, come dono di noz-ze, 500.000 lire ed un orologio d’oro! A mia moglie Lina regalarono un anello ed orecchi-ni d’oro con ametista, una spilla con brillanti a lei ed una alle sorelle ed alla madre della sposa. I miei “padroni” speravano ancora che io portassi la moglie in Perù, mi avevano già preparato una villetta vicino all’oceano, arre-data di tutto punto e mi avrebbero regalato 600 campi con l’attrezzatura e gli operai a mia disposizione per coltivarli, purché ritornassi a dirigere la loro azienda. Condizioni migliori penso non siano mai state offerte a degli emi-grati italiani, ma l’amore per Lina fu più forte d’ogni tentazione.Fu lei a vincere conquistando il mio cuore, né potei forzarla a partire perché era la maggiore di 10 figli e non si sentiva di lasciare i fratelli che andavano ancora a scuola e all’asilo.

Il Nuovo Ezzelino Novembre 2009 RESOCONTI - PAG. 10

Educazione alla sicurezzaNella mattinata di sabato 31 ottobre scorso un evento straordinario ha coinvolto tutti gli alunni e gli insegnanti delle scuole del territorio co-munale, trasformando una normale giornata di scuola in un momento attivo di educazione alla sicurezza.Da tempo infatti i volontari dell’Associazione AIB e Protezione Civile del comune di Romano d’Ezzelino, guidati dal loro Presidente Chemel-lo, stavano preparando una prova di evacuazione per simulazione di evento sismico da mettere in pratica in tutte le scuole elementari delle quattro frazioni e nella scuola media di San Giacomo.

Superata la fase organizzativa, i volontari sono giunti alla definizione finale del programma che prevedeva già nella giornata di venerdì 30 ottobre l’allestimento presso il parco di Vil-la Negri a San Giacomo del campo base che avrebbe accolto i ragazzi “sfollati” dopo l’eva-cuazione dagli edifici scolastici.Nel campo base sono stati opportunamente studiati gli spazi per accogliere al meglio tutte le strutture che abitualmente intervengono in situazioni di emergenza: c’era il posto per la tenda adibita alla segreteria, quella riservata agli esperti delle comunicazioni radio, quella destinata al primo soccorso, quella refettorio oltre che ad un’area attrezzata per le tende dormitorio e un’altra per il parcheggio dei mezzi di soccorso.Ma il momento più significativo si è svolto nella mattinata di sabato quando alle ore 9.30 suona nelle scuole la campanella di allarme per terremoto: subito tutti i ragazzi e gli in-segnanti escono dall’edificio secondo quanto previsto dal piano di evacuazione di ciascuna

scuola e raggiungono all’esterno i punti di rac-colta. È solo a questo punto che, alla ricezione dell’allarme e così come succede nelle vere emergenze, i volontari delle varie Associazioni intervengono con i loro mezzi per portare soc-corso e aiuto immediato.A scuola arrivano anche i Vigili del Fuoco per verificare l’agibilità dell’edificio e i volontari dell’Associazione Nazionale Carabinieri, sezio-ne di Bassano del Grappa, con le loro unità ci-nofile impegnate in una attività di ricerca, con l’ausilio dei cani, di un alunno disperso. Alla scuola media si è reso necessario l’intervento del Soccorso Alpino e Speleologico del Vene-to, stazione di Vicenza, per portare in salvo tre ragazzi rimasti intrappolati nella loro classe: ognuno di loro a turno, guidati dai volontari che li hanno assicurati con robuste imbracatu-re, sono stati calati da una finestra del primo piano e subito soccorsi dal personale volonta-rio della Croce Rossa Italiana. Al campo base sono quindi giunti i ragazzi di una classe per scuola, accompagnati dai loro

insegnanti e dai Dirigenti Scolastici, e qui han-no avuto la possibilità di conoscere da vicino le attività dei vari gruppi presenti: i radioama-tori dell’A.R.I., oltre a seguire in diretta tutte le fasi dell’esercitazione, con l’aiuto di un maxi-schermo, hanno spiegato come sono avvenute le comunicazioni in diretta audio e video con il campo base, mentre il personale sanitario delle C.R.I., dopo una presentazione iniziale, ha illustrato le corrette procedure per la richie-sta di un intervento di soccorso.I volontari del gruppo di Romano d’Ezzeli-no, coadiuvati anche da quelli del Coordina-mento “Brenta Monte Grappa”, specializzati nell’antincendio boschivo hanno poi spiegato le varie tecniche di spegnimento e illustrato il funzionamento dei mezzi e degli strumenti presenti al campo base. Un’esercitazione dav-vero riuscita dunque, e una grande soddisfa-zione per tutti i partecipanti e i volontari che si sono impegnati in questa necessaria quanto fondamentale attività.

Sara Bertacco

Foto a destra:salvataggio alla scuola media.A lezione di antincendio boschivo.

Sullo sfondo:I ragazzi nei punti di raccolta.

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Il Nuovo Ezzelino Novembre 2009 ESCURSIONI - PAG. 12

Storia e natura al Monte Meatte

Le Meatte sono un luogo di grande interesse storico, paesaggistico e botanico. Grazie all’ambiente prealpino e alle frequenti nebbie, d’estate si mantiene sempre una temperatura fresca con una costante umidità.

Si sono quindi determinate condizioni ottimali per la comparsa di molte rarità vegetali. Si riescono ad am-mirare molte fioriture sulle assolate pietraie e sui prati rupestri che attorniano il monte.

Erika Piccolotto

La zona oltre ad essere di una bellezza spet-tacolare grazie anche sua morfologia parti-colarmente aspra e fra-stagliata, è un luogo di guerra.Il Genio Militare Italia-no, nel corso della Pri-ma Guerra Mondiale, vi

ha costruito un’opera di immediata retrovia per spostare e ricevere le truppe al riparo dal tiro ne-mico. La mulattiera percorre lo scosceso versante sud del Monte Meatte, al riparo dalla prima linea

del fronte, che correva a pochi metri sull’oppo-sto versante verso la Valle delle Mura. Il tracciato merita di essere ammirato completamente: il pae-saggio sulla sottostante Valle San Liberale è a dir poco incantevole, nelle giornate più nitide si può arrivare a scorgere la laguna Veneta.Il percorso stesso sembra un vero scoglio rupe-stre e selvaggio che si erge maestoso sui fianchi orientali del Grappa.

Lungo la mulattiera si incontrano numerose ca-verne e alcuni importanti serbatoi d’acqua in grotta. Molto caratteristiche sono anche le picco-le gallerie che si incontrano durante il percorso.

Info tecniche sul percorsoL’escursione non è impegnativa, ma piuttosto esposta a causa di precipizi verso la valle. Per raggiungere la partenza: da Bassano fino a Se-monzo sulla Pedemontana del Grappa, si devia poi a sinistra e oltrepassata la località Campocroce al bivio svoltare a destra. Al secondo bivio si svolta a destra (seguire le indicazioni per la strada delle Malghe) e dopo un tratto ardito con gallerie si sbu-ca in località Boccaor, dove è visibile una grande croce di legno.Qui si parcheggia e si segue il segnavia CAI n. 152.Il sentiero di ritorno non è tracciato ma molto faci-le da seguire. Sono necessarie almeno due ore per percorrere la mulattiera. Dislivello molto lieve.

Il Nuovo Ezzelino Novembre 2009 ASSOCIAZIONI - PAG. 13

Sbandieratori sempre più in “alto”… Sbandieratori degli Ezzelini sullo Jungfraujoch (Svizzera):10 ottobre 2009 una giornata da guinnes in tutti i sensi…

Impavidi come soldati pronti alla battaglia, al suono dei Tamburi e dei Pifferi del Rhone, abbiamo affrontato al tormenta di neve e a 3454 mt. le bandiere degli Ezzelini, con i colori di Romano d’Ezzelino, hanno sventolato, sferzate da un vento di 50 Km/h a –5,2°C, contribuendo in modo importante al raggiungimento del record del mondo di bandiere librate in cielo ad alta quota.

Michele Chemello

Siamo stati, sul Jungfraujoch dove si trova la stazione ferroviaria più alta d’Europa, comunemente chiamata Top of Europe. Un treno a cremagliera, si è dapprima ar-rampicato sulle pendici del mitico Eiger, e poi entrando in un tunnel nella sua pa-rete ci ha portati a destinazione assieme ad altri colleghi Sbandieratori provenien-ti da Italia, Olanda, Belgio, Germania e Svizzera, per un totale di 626 bandiere ed il record è stato raggiunto.Uscendo da tunnel, che dalla stazione portava al pianoro, siamo giunti dove si svolgeva la manifestazione, noi essendo

nelle retrovie e vedendo questo lungo serpentone colorato che si perdeva nella tormenta, avevamo l’impressione di esse-re sulla luna, dove il candido bianco era “macchiato” dai colori dei vari costumi e delle bandiere variopinte.Dopo l’esibizione ed una ventina di mi-nuti passati al freddo polare della som-mità del monte, siamo rientrati con i costumi ghiacciati e la testa innevata, le bandiere erano diventate piccole lastre di ghiaccio.Un’avventura incredibile, abbiamo rim-pianto il bel tempo, sicuramente il pae-

saggio si sarebbe presentato magnifico, coronato dalle più imponenti montagne Europee, ma nonostante ciò, a rende-re l’esibizione mitica ed unica è stata la neve, che assieme all’altitudine toglieva il respiro in tutti i sensi anche per la me-raviglia.Un grazie a tutti i 38 impavidi compagni d’avventura, ed anche agli autisti, perché hanno dato un grosso contributo all’otti-ma riuscita della manifestazione aiutando il comitato Interfolk di raggiungere il loro primato da Guinness.A quando il prossimo traguardo…

Il Nuovo Ezzelino Novembre 2009 ASSOCIAZIONI - PAG. 14

Romano d’Ezzelino ha i suoi cavalieri. Anche a Romano d’Ezzelino, infatti, si è costituita una delegazione dell’A.N.I.O.C., l’associazione nazionale insigniti onori-ficenze cavalleresche, che ha finalità culturali e raggruppa sotto le proprie insegne gran parte dei decorati con onorificenze cavalleresche. “La nostra delegazione – spiega il cav. Italo Bettiati, delegato comunale per Roma-no d’Ezzelino – si sta attivando nel territorio di competenza (romanese, ma anche nei comuni limitrofi) per diffondere la cultura della solidarietà, per tutelare il di-ritto ed il rispetto delle istituzioni cavalleresche, perpetuandone la loro funzione morale e civile, ed incrementando i valori della legalità e dell’amor di patria”.

Romano d’Ezzelino ha i suoi cavalieri.Nuova Delegazione ANIOC a Romano d’Ezzelino.

“Quindici sono, in questo avvio, gli insi-gniti aderenti alla delegazione di Roma-no d’Ezzelino, numero non trascurabile – prosegue Bettiati - se si valuta che tali onorificenze, dato l’alto valore morale che rivestono, sono centellinate e vengo-no conferite direttamente dal presidente della repubblica e consegnate tramite il prefetto in un’apposita cerimonia a Vi-cenza, cui sono presenti tutti i sindaci della provincia”.Sono soci dell’A.N.I.O.C., della delegazio-

ne Romanese, oltre al delegato man-damentale, cav. Fulgenzio Bonto-rin, e al delegato comunale, cav. Italo Bettiati, fra altri, il comm. An-drea Campagnolo, i cavalieri ufficiali Antonio Guerra e Pasquale Cassano, ed inoltre i cava-lieri Alberto Calsa-miglia, Carlo Orso, Domenico Che-

mello, Francesco Molon, Osvaldo Rocchi, Giuseppe Tasca, Germano Zampieri, pre-senti con le consorti alla cena di inaugura-zione del sodalizio, svoltasi alla presenza del delegato provinciale, comm. Giuliano Giovannini, e del delegato del comune Marostica, cav. uff. Camillo Lorenzon. Lo statuto prescrive agli iscritti insigniti di adoperarsi per essere esempio di vir-tù civiche nei doveri verso l’umanità, di riconoscere tutti gli uomini fratelli, di af-fermare i principi di libertà in Italia e nel

mondo e di promuovere in particolare l’ideale cavalleresco sintetizzato nel motto “La Cavalleria è simbolo di amicizia uni-versale”.Obiettivi iniziali dell’associazione, che nello svolgimento della sua attività è as-solutamente indipendente da qualsiasi partito politico, sono innanzi tutto dotar-si di una propria organizzazione interna e contattare gli altri insigniti del territo-rio. Al momento il punto di riferimento è presso la sede dell’associazione nazionale Carabinieri sezione di Romano d’Ezzelino. Prossimamente la delegazione si presen-terà alla cittadinanza con una cerimonia dove si procederà alla benedizione della bandiera della delegazione A.N.I.O.C. Alla cerimonia saranno invitate, oltre a rappre-sentanze nazionali, provinciali e locali dell’associazione, autorità civili e militari. Nella prossima primavera, poi, è prevista la posa di un bassorilievo in marmo raf-figurante san Giorgio e il drago, patrono dei cavalieri, in località Acque di Bassano (dono del socio Campagnolo).Chi fosse interessato ad aderire al sodali-zio di Romano d’Ezzelino, può contattare il delegato comunale Italo Bettiati.

Foto della convivialedi inaugurazione delladelegazione Aniocdi Romano d’Ezzelino

Il Nuovo Ezzelino Novembre 2009 RIFLESSIONI - PAG. 15

Carissimi Amici, come per inaugurare i miei secondi 40 anni di servizio in Africa, il 27 scorso mentre molti di voi mi scrivevano per associarsi a me nel rendere grazie al Signore per quanto mi ha fatto e per quanto ha osato affidarmi in questa terra d’Africa, mi sono messo in viaggio (toccata e fuga di 6 giorni in Italia per cercare e coordinare aiuti, ringraziare e… seminare per costruire poco a poco le basi che facilitino e garantiscano la vita e lo sviluppo fu-turo di queste opere straordinarie nelle quali ho il privilegio di servire dal 26 settembre 1969…

Fra Fiorenzo 40 anni d’Africa

Fra FiorenzoDr G.B. Priuli

Il movens di questo “missionario” è stata l’inaugurazione di un gemellaggio di due anni trà l’Azienda Ospedaliera di Melegna-no e le Opere ospedaliere dei Fatebenefra-telli in Benin ed in Togo costituite da due grandi ospedali generali (Afagnan in Togo e Tanguieta nel Benin e da due centri minori: Il Centre de Santé di Porga e il Centre de Santé mentale di Agoè-nyivé).Trà i primi frutti del gemellaggio c’è la re-alizzazione di un inceneritore moderno per lo smaltimento dei rifiuti ospedalieri all’Ospedale di Tanguieta e l’organizzazione di missioni di specialisti e tecnici nelle due opere con scopo non solo di aiuto ma so-prattutto di insegnamento.La coincidenza della chiusura della Visita Canonica a Roma ha permesso al Delegato provinciale per il Benin ed il Togo, frà Bo-niface Dabarou Sambieni di essere al mio fianco sia per il gemellaggio che nella visi-ta di vari benefattori ed Associazioni che ci aiutano che così conoscono ed apprezzano i confratelli africani che stanno prendendo in mano sempre di più e meglio le sorti dell’Ordine ospedaliero di St. Giovanni di Dio in Africa.Sono stati 6 giorni intensissimi, finiti spesso dopo mezza notte e ricominciati assai prima

dell’alba con il canto delle lodi del Signo-re ed il sacrificio Eucaristico;sonostati assai fruttuosi grazie alla sensibilità e ge-nerosità di tutti quelli che abbiamo visita-to e ci hanno accolto. Con queste poche righe ringrazio di gran cuore as-sicurando tutti che continue-rete ad essere presenti nella nostra preghiera e nell’offerta del mio correre per accogliere,alleviare e guarire quando è possibile tanti, tanti fratelli e sorelle che il Signore mette sul nostro cammino.Se Dio vuole lunedì notte dovrei arrivare di nuovo a Tanguieta ove spero di trovare in via di guarigione la piccola N’Naky di due anni cui avevamo dovuto togliere il polmo-ne sinistro il giorno prima di lasciare Tan-guieta a causa di una gangrena che rischia-va di ucciderla.A tutti, confratelli e suore Teatine, Rosann-na, Collaboratori e Volontari laici porterò il vostro saluto e racconterò della vostra ge-nerosità e dell’affetto col quale ci seguite ed aiutate.

Mi spiace di non aver potuto visitare ed ac-contentare tutti ma il tempo è stato troppo corto ma conto sulla vostra comprensione e soprattutto sulla vostra generosa fedeltà che ci incoraggia e ci garantisce la Provvidenza che non ci tradisce mai!

Grazie, Grazie per tutto quello che siete e fate per noi!

Che il Signore vi benedica e vi colmi di Gio-ia e Pace!

Con affetto il vostro Frà Fiorenzo.

Il Nuovo Ezzelino Novembre 2009 ASSOCIAZIONI - PAG. 16

La sua infatti non è sta-ta una semplice e bana-le esibizione di musiche della terra dei Nuraghi, piuttosto ha dato dimo-strazione di essere un vero e proprio conosci-tore e cultore degli stru-menti primordiali.Nella lunga carrellata di-mostrativa ha suonato bra-ni tradizionali del folclore Sardo con Launeddas, Su-littu (Pippiòlu nel Nuo-rese, Zufolo in Italiano) e Trunfa (ovvero lo Scacciapensieri). Proprio con quest’ultimo strumento ha dimostrato rare doti di composizione ed esecuzione; durante questa ultima prova il pubblico presente ha ulteriormente gradito l’esibizione, applauden-do con grande entusiasmo il maestro Melis. Poi, per meravigliare ulteriormente il pubbli-co, ha mostrato ai presenti la lezione impara-ta dagli Aborigeni Australiani durante la sua

permanenza nell’isola-continente, così grazie al nostro Presidente Denti, che ha scovato in zona di Treviso un Didgee-ridoo Australiano, si è esibito suonando questo raro strumento Australia-no con grande abilità.La novità che ha accom-pagnato l’esibizione del musicista è stata la visio-ne in contemporanea di un filmato che lo ritrae durante la costruzione

degli strumenti; dalla raccolta delle canne, alla stagionatura ed alla lavorazione di que-ste per costruire le Launeddas (formate da Tumbu, Mancosa e Mancosedda) ed anche nella più semplice realizzazione dello zufolo. A detta di alcuni questa iniziativa si sarebbe potuta chiamare Concerto Didattico; chissà se Fabio Melis adotterà in futuro questa nuova ed insolita trovata.

Sabato 10 Ottobre nella chiesetta Torre di S. Giacomo a Romano d’Ezzeli-no ha avuto luogo un concerto/studio sulle launeddas e su altri strumenti aerofoni mono tono e multi tono della cultura Sarda.Il maestro, virtuoso ed eclettico strumentista, si è cimentato in una grade-volissima performance musicale, apprezzato durante e dopo l’esibizione dal composito pubblico presente.

Il fascino delle “Launeddas”Per il Circolo culturale“Sardegna Nostra”Duilio Fadda

Ha mostrato ai presenti la

lezione imparata dagli Aborigeni

Australiani durante la sua permanenza

nell’isolacontinente

Il Nuovo Ezzelino Novembre 2009 SPORT - PAG. 17

È una tensione che si percepisce già nel par-cheggio della palestra San Marco di Fellette, che frigge sul parquet ezzelino per più di un tempo, che tiene in piedi i tantissimi tifosi biancorossi (compreso l’assessore allo sport Giuseppe Saretta), che fa uscire dal taschi-no dell’arbitro due rossi e tre gialli, che ti fa amare il calcio più di qualunque altra cosa al mondo.

Tripla di Paolino “the wall” Meneghini, doppia di Simone “Samp” Sanvido e di Gio-vanni “Jo” Battocchio, un centro di Luca Lessio e, tra i pali, tripla (3 liberi annullati) di Beppe Zilio: finisce con un terrificante 8 a 2 e uno spettacolo inimmaginabile. Eppure per gli ezzelini non è stato facile pro-prio nulla: Meneghini porta in vantaggio i ro-manesi per due volte, ma il Sarcedo risponde su punizione e su tiro libero: si va in pausa sul 2 a 2 e occorre aspettare il secondo tempo per vede il capolavoro di Leo Pierobon e dei suoi dèmoni. Vanno in gol Sanvido e ancora

Meneghini, ma il Sarcedo non cede di un palmo, la partita resta tesa e ne ap-profittano soprattutto gli ospiti ottenendo ben tre li-beri. Sono però le loro uni-che frecce, inutili per supera-re Zilio (che chiude tre volte la porta sui liberi e non fa passare neppure i sospiri degli ospiti) come per tenersi attaccati alla partita. In un minuto Sanvido e Battocchio mettono l’oceano tra Romano e Sarcedo: 6 a 2.

È un uno-due micidiale: agli ospiti saltano i nervi, la torcida ezzelina va letteralmente in brodo mentre i cannibali di Romano conti-nuano a rosicchiare le caviglie avversarie an-dando avanti ancora, con Jo Battocchio, e ancora, con Luca Lessio. Il Romano C5 rom-pe con un rotondo 8 a 2 il tabù Sarcedo, vince la quinta partita consecutiva e resta ancora lì, in cima alla classifica, dove ad inizio campio-nato, neanche i sogni osavano arrampicarsi.

L’anno scorso sulla tratta Romano–Sarcedo viaggiava il titolo di re-gina della Serie B, allora gli scontri diretti andarono al Sarce-do C5 (pareggio interno e sconfitta esterna), il campionato ai rossostellati e la promozione in Serie A ad entrambe. Storia diversa quest’anno, ma rivalità immutata.

Romano Calcio a 5

Il Nuovo Ezzelino Novembre 2009 NOTIZIE IN BREVE - PAG. 18

Anche se la Costituzione Italiana è garante della libertà reli-giosa, penso che, per un’apertura ad altre religioni, sia ne-cessaria una certa prudenza.Occupiamoci prima di garantire il rispetto e la conoscenza della nostra religione cattolica, garantendo l’affissione del crocefisso in tutte le aule scolastiche ed in ogni altro luogo pubblico. Sono convinto che i diritti e l’integrazione degli immigrati debbano avvenire gradatamente, nonché nel mo-mento in cui dimostrino di rispettare le nostre leggi e la nostra cultura, come abbiamo fatto e facciamo tutt’ora noi italiani in ogni nazione del mondo.Io in Svizzera nel 1954, a 17 anni, santificavo le domeniche in una chiesa protestante senza pretendere la mia chiesa, convinto che la Chiesa stessa siamo noi tutti, in ogni parte del mondo, per un solo e unico Dio.Purtroppo abbiamo islamici che pretendono le Moschee e l’ora di religione per i propri figli; mentre genitori italiani chiedono di escludere i propri figli dall’insegnamento della religione cattolica.Prima di accettare il compromesso, pretendiamo di garantire l’assoluto rispetto della nostra fede e cultura.Tuttavia, non potendo ignorare il processo di globalizzazio-ne in atto, non è escluso che, in futuro, se i popoli islamici dimostreranno di rispettare le nostre leggi (cultura e reli-gione in particolare) l’ora di religione islamica nelle scuole possa favorire la comprensione e la buona convivenza re-ligiosa e civile.Come sarebbe bello se, all’uscita dalle funzioni, da due chiese vicine, cattolica ed islamica, ci si scambiasse un segno di Pace!!

Giuseppe Bontorin

Ora di religione islamica

Festeggiamenti in casa “Baldo”Domenica 8 novembre 2009 si sono

festeggiati i 50 anni di matrimonio del-

la coppia Dissegna Angelo (Baldo) e

Rebellato Angela (Ginetta).

Attorniati da figli e nipoti hanno riper-

corso le tappe della loro convivenza

ricordando con gioia i loro anni di vita

in comune.

“Baldo” è sempre stato attivo nel volon-

tariato e dapprima con il coro Ezzelino

ed il coro Pastorale di San Giacomo e

poi con il coro di San Vito, partecipan-

do in prima persona alle rievocazioni

culturali in clima agreste e portando

a Romano, il gruppo di Rosà che con

trattori d’epoca, mieti trebbie e buoi ha

fatto rivivere tempi andati. Dalla reda-

zione e dalla Pro Loco un augurio per un

sereno futuro ancora costellato di tante,

tantissime soddisfazioni.

Agostino Dissegna

Il Nuovo Ezzelino Novembre 2009 NOTIZIE IN BREVE - PAG. 19

Punti rinnovo sociE’ possibile ricevere il Nuovo Ezzelino, organo ufficiale dei soci sostenitori.La quota associativa è di E 16 per i nazionali e di E 22 per gli esteri.

Sede Proloco di Via G. Giardino 77, San GiacomoUffici Postali, Centri Parrocchiali,Banca di Credito Cooperativo.

RomanoEdicola Pirandello, Profumeria Elisir,Tabaccheria e Cartoleria Mirò, Mario Bragagnollo (Moletta),Giovanni Bontorin (pittore), Foto Gastaldello / Arduino,Frutta e Verdura da Silvana, Agostini Gianni.

San GiacomoEdicola Cartoleria Zilio Giovanni,Bar Ca’ Mauri, Bocciofila Ezzelina.

FellettePanificio Bosa, Edicola Cartoleria Brillante,Happy Bar, Trattoria Conte Chantal.

Sacro CuoreSpeedy Bar (Autolavaggio Scotton).

Ci hanno lasciatoVolevamo salutare in modo particolare il nostro grande amico Gianni, abbiamo avuto un incontro in situazioni particolari e magari non proprio ottimali, ma dopo i primi incontri e la ri-spettiva conoscenza è nata una stima reciproca, soprattutto noi abbiamo conosciuto un collaboratore, paziente e senza eguali, per il ruolo e la dedizione con cui aiutava la Pro Loco. Si è reso disponibile, è stato un fattivo collaboratore per il rinnovo annuale dei soci al sodalizio cittadino, ha sempre proposto a nuove aziende l’adesione è sempre stato presente nei locali della Pro, la sede della Pro Loco è stata la sua casa. Grazie Gianni per quanto hai dato e per quella particolare devo-zione che avevi per la Madonna di Medugorje e che hai trasmes-so anche ad altri, Lei ti ha sempre accompagnato ogni giorno nel tuo viaggio e speriamo che ora ti abbia accolto con se.Arrivederci, prenditi cura dei nostri cari che incontrerai in Paradiso. Ciao.

Zen Ida Mariaved. Fioravanzo

87 anni26 ottobre 2009

Antonella Battagliain Farronato

44 anni3 ottobre 2009

Roberto Baciami40 anni

28 ottobre 2009

Veronica Merloin Dissegna

83 anni23 ottobre 2009

Orlando Antoniain Bosco

75 anni24 ottobre 2009

Giovanni Agostini74 anni

2 ottobre 2009

Maria Luisa RighettoLilly

80 anni24 ottobre 2009

Fiorenzo Dalla Rosa57 anni

23 ottobre 2009

La sgàlmaraTirando drio ‘l capeloa na moreja in càneva,a go catà na sgàlmarache la faséa puntelo.

El gera stà me fioloche on giorno el la ga messa de soto del vedoloparchè ‘l pissasse in pressa.

Fata de piopa stracaco tante broche torno,la pele xé de vacama dura come on corno.

In stala ghea segnàsie quadri coi carbon:saltando in qua in làzugavo canpanon.

Scola, dotrina, Messa,Messa, dotrina e scola,par no fruarle in pressame le metéa tracola.

Desso xe naltro vivare,ancò se marcia in fine al posto de le sgàlmaremi porto el mocassin.

Sgàlmara de doménega,sgàlmara da laòro,col culo del calieroghe dava on fià de moro.

E co la coa de mas-ciomi la tegnéa ingrassà,sgàlmara pa l’inverno,sgàlmara pa l’istà.

Me par che sia stà jeriche slissighéa sol giasso.Primo dei canonieri,on gol par ogni sasso.

No so se xe ‘l vedèlo,no so se xe l’età,ma, che sia bruto o belo,go senpre i pie giassà.

In giro par le stansego noni, go savate,ma i pie ga le buganseche senpre me sconbate.

Me sposto come possopar drito e par roerso;coi cali che go indossocamino par traverso.

Oh cara la me sgalmara!Desmentegà par casa,dispersa par la caneva,làssame ca te basa.

La ciapo par na reciae vedo, boja can!che se ga fato veciala pele de la man.

La ciapo par el spago,la taco tirar sù,basandola ghe dagol’adìo a la gioventù.

Tita Palanca (Lino Gandin) Breganze

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