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numero 42 Dicembre 2014 PARROCCHIA DEI S.S. QUIRICO E JULITTA via S.Quirico, 2/a – 22070 Locate Varesino (CO) – Tel. e Fax 0331-830431 [email protected] --------- www.parrocchialocate.com La parola del Parroco E’ interessante fare attenzione all’atteggiamento che la gente tiene nei confronti della Fede. Ci sono quelli che la praticano con semplicità e fedeltà. Vivono in simbiosi con la propria Fede: è una parte di loro stessi. Anche la loro vita è molto semplice e lineare. Altri alla Fede non danno molto importanza ritenendola una realtà che non modifica la loro vita. Ci sono poi persone che la ostacolano perché svuota l’uomo della sua capacità di giudizio della vita. Finalmente molte persone si sentono coinvolte nell’atto di Fede e ne fanno un supporto indispensabile per le loro scelte di vita. Anche nei Vangeli della Natività possiamo incontrare queste reazioni della gente nei confronti della Fede. Semplificando al massimo, possiamo trovare questo schema negli evangeli della Natività: Luca e Matteo. Molto attivi sono gli angeli nell’annunciare, cantare, avvisare, apparire in sogno; obbedienti ai vari segni straordinari, i pastori accorrono lasciando il gregge incustodito; indifferenti gli abitanti di Betlemme che non riflettono sull’arrivo di quella “strana coppia” che avrebbe reso famoso anche la loro vita; ostile al massimo fu Erode che dietro un apparente interesse, macchinava un progetto perverso e omicida e, finalmente, i più interessati all’avvenimento di quella nascita umile e nascosta sono dei personaggi tanto misteriosi quanto umili nella loro Sapienza e ricchezza: I MAGI, che giungono dall’Oriente seguendo una stella che li aveva guidati fino a Gerusalemme. Dov’è il Re dei Giudei? E’ possibile sentire l’eco del Vangelo di Giovanni quando Simone e Andrea che stavano in compagnia di Giovanni il Battista videro passare Gesù, ma non sapevano bene chi fosse e gli chiesero: Maestro dove abiti? E rimasero con Lui quel pomeriggio. Due domande che stanno all’origine di un legame: misterioso per i Magi che dopo la visita a Gesù se ne tornarono nelle regioni dalle quali erano arrivati; rivoluzionario per Simone e Andrea che abbandonarono ogni cosa, per seguire Gesù per tutta la vita. La preghiera, che eleva la Chiesa in questo periodo, è in particolare quella che invita ad andare incontro a Cristo con le lampade accese della Fede e dell’Amore, ma noi possiamo aggiungere che il Natale prossimo è una grossa occasione per farci delle belle domande: mi interessa il Vangelo? Sono annoiato di ogni richiamo alla pratica religiosa? Chi mi esamina nelle mie scelte può notare qualcosa di veramente cristiano? Amo la mia comunità cristiana con tutti i suoi difetti ma anche con tutta la ricchezza dei suoi messaggi? Gesù aspetta che ci svegliamo dal torpore perché vuole vederci come figli molto vispi spiritualmente, come figli pieni di vita che gioiscono dell’incontro con Lui e per la fiducia riposta in noi dal Dio che vive nell’Eternità, eppure si è adattato a una vita di semplice uomo qui sulla terra. E’ un quadro stupendo che dobbiamo meditare e apprezzare. Buon Natale.

numero 42 Dicembre 2014 La parola del Parroco · Ore 24.00 S. Messa Solenne di Natale Giovedì 25 Dicembre – S.NATALE Orari delle SS. Messe: ore 7.00 – 9.00 – 11.00 – 18.00

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numero 42 Dicembre 2014

PARROCCHIA DEI S.S. QUIRICO E JULITTA via S.Quirico, 2/a – 22070 Locate Varesino (CO) – Tel. e Fax 0331-830431

[email protected] --------- www.parrocchialocate.com

La parola del Parroco

E’ interessante fare attenzione all’atteggiamento che la gente tiene nei confronti della Fede.

Ci sono quelli che la praticano con semplicità e fedeltà. Vivono in simbiosi con la propria Fede: è una parte di loro stessi. Anche la loro vita è molto semplice e lineare.

Altri alla Fede non danno molto importanza ritenendola una realtà che non modifica la loro vita.

Ci sono poi persone che la ostacolano perché svuota l’uomo della sua capacità di giudizio della vita.

Finalmente molte persone si sentono coinvolte nell’atto di Fede e ne fanno un supporto indispensabile per le loro scelte di vita.

Anche nei Vangeli della Natività possiamo incontrare queste reazioni della gente nei confronti della Fede.

Semplificando al massimo, possiamo trovare questo schema negli evangeli della Natività: Luca e Matteo.

Molto attivi sono gli angeli nell’annunciare, cantare, avvisare, apparire in sogno; obbedienti ai vari segni straordinari, i pastori accorrono lasciando il gregge incustodito; indifferenti gli abitanti di Betlemme che non riflettono sull’arrivo di quella “strana coppia” che avrebbe reso famoso anche la loro vita; ostile al massimo fu Erode che dietro un apparente interesse, macchinava un progetto perverso e omicida e, finalmente, i più interessati all’avvenimento di quella nascita umile e nascosta sono dei personaggi tanto misteriosi quanto umili nella loro Sapienza e ricchezza: I MAGI, che giungono dall’Oriente seguendo una stella che li aveva guidati fino a Gerusalemme.

Dov’è il Re dei Giudei? E’ possibile sentire l’eco del Vangelo di Giovanni quando Simone e Andrea che stavano in compagnia di Giovanni il Battista videro passare Gesù, ma non sapevano bene chi fosse e gli chiesero: Maestro dove abiti? E rimasero con Lui quel pomeriggio.

Due domande che stanno all’origine di un legame: misterioso per i Magi che dopo la visita a Gesù se ne tornarono nelle regioni dalle quali erano arrivati; rivoluzionario per Simone e Andrea che abbandonarono ogni cosa, per seguire Gesù per tutta la vita.

La preghiera, che eleva la Chiesa in questo periodo, è in particolare quella che invita ad andare incontro a Cristo con le lampade accese della Fede e dell’Amore, ma noi possiamo aggiungere che il Natale prossimo è una grossa occasione per farci delle belle domande:

• mi interessa il Vangelo? • Sono annoiato di ogni richiamo

alla pratica religiosa? • Chi mi esamina nelle mie scelte

può notare qualcosa di veramente cristiano?

• Amo la mia comunità cristiana con tutti i suoi difetti ma anche con tutta la ricchezza dei suoi messaggi?

Gesù aspetta che ci svegliamo dal torpore perché vuole vederci come figli molto vispi spiritualmente, come figli pieni di vita che gioiscono dell’incontro con Lui e per la fiducia riposta in noi dal Dio che vive nell’Eternità, eppure si è adattato a una vita di semplice uomo qui sulla terra.

E’ un quadro stupendo che dobbiamo meditare e apprezzare. Buon Natale.

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PROGRAMMA DEL PERIODO NATALIZIO

NOVENA DI NATALE

Con i bambini delle elementari si inizia alle ore 7.30 in chiesa.

Il titolo della Novena sarà: A NATALE CON CHI STAI?”

Al termine del momento di preghiera, di racconti e di canti, i bambini verranno accompagnati alla scuola dal “pedibus”.

Con l’inizio delle vacanze natalizie, sabato 20 dicembre, la Novena si tiene alle ore 10.00 e quindi potranno venire anche i ragazzi delle scuole medie.

Durante la Novena verranno distribuite delle lanterne da colorare e assemblare e verranno utilizzate ogni giorno per la Novena e alla Vigilia di Natale per la Messa delle ore 20.30.

Domenica 21 Dicembre

Alle ore 19.00 al termine della S. Messa domenicale: inaugurazione del presepe realizzato sul sagrato.

Per l’occasione verrà preparata la polenta con i bruscitt.

Martedì 23 Dicembre

Alle ore 20.45: i bambini e i ragazzi ci mostreranno lo spettacolo teatrale preparato in questi mesi con tanto amore dal titolo: “LA PICCOLA FIAMMIFERAIA”.

Il testo e la direzione sono di Erica Stevenazzi con l’aiuto di Enrico Canavesi.

Mercoledì 24 Dicembre

Ore 20.10 Accompagnati dalle nenie natalizie suonate dalla Banda Musicale, si percorrono le strade del centro paese con tutti i fedeli presenti, in particolare con i ragazzi.

Alle ore 20.30 S. Messa della Vigilia di Natale

Ore 22.30 apertura della Chiesa e preparazione alla Messa di Mezzanotte ascoltando i canti natalizi della nostra Corale

Ore 24.00 S. Messa Solenne di Natale

Giovedì 25 Dicembre – S.NATALE

Orari delle SS. Messe: ore 7.00 – 9.00 – 11.00 – 18.00

Venerdì 26 Dicembre – S. Stefano Protomartire

SS. Messe alle ore 9.00 – ore 11.00 – ore 18.00

ORARI DELLE SANTE CONFESSIONI

CONFESSIONI COMUNITARIE NELLA NOSTRA PARROCCHIA

Avranno luogo Venerdi 19 dicembre con preparazione alle ore 20.30 per adulti, adolescenti e giovani.

Sabato 20 dicembre: Confessioni per i bambini delle Elementari: classi quarta e quinta, dopo la Novena delle ore 10.00.

Lunedì 22 dicembre: Confessioni per le classi Medie, dopo la Novena delle ore 10.00.

Nei giorni di Lunedì, Martedì e Mercoledì 22-23-24 dicembre si confesserà mattino e pomeriggio per tutti.

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Mercoledì 31 Dicembre

Ultimo giorno dell’anno, alle ore 18.00 in chiesa canto del Te Deum di ringraziamento

In oratorio: festeggiamenti per l’ultimo dell’anno. Ci si iscrive in oratorio

Domenica 4 Gennaio

Tombolata di beneficenza in oratorio al pomeriggio

Martedì 6 Gennaio - Epifania

Si parte con i Magi alle ore 10.45 dall’oratorio.

Al pomeriggio replica in oratorio della Piccola Fiammiferaia

Domenica 11 Gennaio

Alle ore 15.30 in chiesa Festa dei ragazzi missionari e bacio del Bambino Gesù prima di essere riposto.

I BAMBINI E L’AVVENTO

L’Avvento (dal latino adventus, “venuta” ), come tutti sanno, è il periodo che precede il Santo Natale. Per i cristiani è un tempo di gioia perché prepara a celebrare la nascita del figlio di Dio dalla Vergine Maria e, di conseguenza, è anche un periodo di penitenza e conversione per prepararsi alla venuta di Cristo. I bambini ed i ragazzi come vivono questo momento liturgico così importante e cosa possono imparare? Prima di tutto noteranno alcune differenze nei paramenti della Chiesa e nella celebrazione della Santa Messa domenicale: il sacerdote indossa una veste viola e durante la liturgia non si recita il Gloria. Sia le catechiste che i genitori cercano spesso di far capire ai bambini che questo deve essere un periodo di sacrificio, per prepararsi alla venuta di Gesù Bambino. I nostri piccoli amici vengono guidati dai loro educatori a diventare grandi, imparando a scoprire ed a capire il valore dell’attesa. I bimbi dei nostri tempi, abituati ad avere tutto subito, rischiano di perdere la magia del Natale perché ormai nel nostro mondo sembra Natale tutto l’anno. E’ importante quindi che almeno in questa fase imparino a fare delle piccole rinunce, ricordando che Gesù è nato in una mangiatoia,

riscaldato solo dal fiato del bue e dell’asinello e dall’amore di Maria e Giuseppe.

Imparare a saper gioire dell’attesa e dei sacrifici affrontati per raggiungere la meta è un piccolo

insegnamento che l’Avvento ci può comunicare. Secondo il nostro rito ambrosiano, questo periodo liturgico ha la durata di 6 settimane (4 invece per il rito romano), durante le quali spesso i bambini ed i ragazzi sono invitati da sacerdote e dai catechisti a costruire dei piccoli simboli del Natale come lanterne, fiori o stelle che poi porteranno alla Santa Messa a loro dedicata la sera della vigilia. E’ spesso consuetudine tenere anche un calendario dell’Avvento, come quello proposto dal rito ambrosiano per il 2014, composto da 39 finestrelle con 6 adesivi, uno per ogni domenica, le

cui immagini formeranno il rosone di una Chiesa.

Dietro ogni finestrella i ragazzi troveranno personaggi della loro quotidianità che li aiuteranno a capire i valori di questa fase dell’anno e che presenteranno loro i vari gruppi che possono costituire un oratorio. Dietro il calendario si trovano le preghiere della sera, per aiutare i bambini nel loro percorso spirituale verso la venuta di Gesù. A Natale

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questo calendario svelerà il vero messaggio che i piccoli devono imparare, seguendo l’esempio della natività che è la meta cui tutti noi, non solo i nostri figli, dobbiamo tendere. Questa è solo una delle iniziative che aiutano nel loro cammino i più giovani. Un’altra può essere la corona dell’Avvento, più tipica del rito romano: inizialmente questo era un simbolo pagano che poi è stato adottato dalla cristianità come indicativo dello scorrere del tempo. Anche qui lo scopo è di aiutare i bambini a capire che Gesù è la vera luce che vince le tenebre del male. La corona si compone di varie piante sempreverdi che simboleggiano la vita, disposte in una forma circolare che indica l’eternità di Dio che non avrà mai fine, come eterna sarà la sua grazia. La corona è anche segno di regalità e di vittoria. Le candele sono di colore viola, come tutti i paramenti della liturgia.

Solo la terza domenica il colore è rosa, simbolo dell’amore di Gesù che diventa uomo. L’ultima candela centrale si accende la notte di Natale ed è bianca perché rappresenta il bimbo di Betlemme come luce del mondo. Questo piccolo ma prezioso oggetto viene utilizzato ed acceso in Chiesa la notte di Natale ma poi si può portare a casa ed accenderlo al sabato sera o alla domenica, quando la famiglia è tutta riunita ed il più piccolino aiuta ad accendere le candele, proprio perché questa tradizione è nata per preparare i bimbi al Natale. Che sia la corona o il calendario non ha importanza, è necessario far capire ai più piccoli che non saranno mai soli e che Gesù li accompagnerà per tutto il loro cammino: per questo è fondamentale attenderlo con gioia ed amore.

Deborah Marchesotti

8 dicembre 2014

Festa dell’Adesione all’Azione Cattolica

L’otto dicembre, festa dell’Immacolata Concezione di Maria, è una giornata importante per noi dell’Azione Cattolica.

Come ogni anno, nel tempo forte dell'Avvento, siamo chiamati a rinnovare la nostra adesione all’Associazione davanti alla comunità parrocchiale per impegnarci a seguire il Signore nel servizio corresponsabile dentro la Chiesa e la società civile, in comunione con il Parroco e il Vescovo.

L’Azione Cattolica, infatti, condivide lo stesso fine apostolico della chiesa, che è l’annuncio del Vangelo, e si impegna, in particolar modo, nella formazione di laici responsabili nella chiesa e nel mondo.

Aderire all’Azione Cattolica è una scelta di libertà. La libertà di uomini e donne, ragazzi, giovani, adulti che, a partire dal loro sì a Gesù e dalla loro appartenenza alla Chiesa di Dio, scelgono di impegnarsi insieme per la vita della Chiesa e della società, crescendo nella fede e in umanità. Una scelta di libertà, di fronte alla comunità e per la comunità,

che accoglie i doni ricevuti e li mette a disposizione dei fratelli.

In un’omelia all’A.C. argentina, il Card. Bergoglio, oggi Papa Francesco, diceva:

“In Azione Cattolica non cerchiamo di fare proseliti, Gesù accusava di questo i farisei, cerchiamo di portare una proposta, la proposta che viviamo nella nostra interiorità, Gesù, il Salvatore, colui che dà senso alla vita e che portiamo a tutte le periferie, e il modo di portare questa proposta è la mitezza … L’Azione Cattolica è un gruppo di uomini, donne, ragazzi che vivono una proposta che non è loro, ma di cui si sono innamorati e la vivono con fervore, con gioia, con

mitezza”.

Aderire all'AC significa scegliere di vivere da laici, grandi e piccoli, la propria chiamata alla santità,

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partecipando attivamente alla vita dell'associazione quale piena esperienza di Chiesa.

Nella nostra Parrocchia, lunedì 8 dicembre, durante la S. Messa delle ore 11, il Parroco ha benedetto le nostre tessere per il nuovo anno pastorale.

Nel pomeriggio abbiamo partecipato a un bell’incontro di preghiera e di adorazione guidato dal Parroco, a cui è seguito un momento di festa e convivialità in oratorio.

L’adesione all’AC è possibile in ogni momento dell’anno. Vi potete rivolgere al Parroco che vi metterà in contatto con la Presidente, Anna Maria Orsenigo.

Gli incontri di formazione e catechesi del Gruppo Adulti di A.C., che si tengono in casa parrocchiale, sono aperti alla partecipazione di tutti.

Le prossime date:

• 20 gennaio ore 15,00

• 21 aprile ore 21,00

• 19 maggio ore 15,00

• 23 giugno ore 21,00

In alternativa o contemporaneamente, su proposta dell’Azione Cattolica e del Decanato di Tradate, è possibile partecipare agli incontri sugli stessi temi formativi che si terranno a Carbonate, nella sala parrocchiale “Don Giancarlo”:

• 12 gennaio

• 2 febbraio

• 2 marzo

• 13 aprile col seguente orario: dalle ore 21,00 alle ore 22,15.

Elisa Fumagalli

EXPO: nutrire il pianeta, energia per la vita

Una sfida esistenziale a 360°

Dal 1° maggio al 31 ottobre 2015, Milano ospiterà una esposizione universale che offrirà a tutte le nazioni l’opportunità per dialogare sul rapporto tra l’uomo e il pianeta e sui valori che fondano la crescita economica e la convivenza sociale.

I numeri stessi disegnano un grandioso scenario su 1,7 milioni di mq di esposizione, che rappresenterà il 94% della popolazione mondiale, con la partecipazione di 147 nazioni dei 5 continenti. Sono attesi oltre 20 milioni di visitatori che si confronteranno sul tema dell’ alimentazione e dello sviluppo.

L’EXPO non è solo un evento laico e tecnico, non interessa solo l’economia e la finanza, politiche agricole ed eccellenze tecnologiche. Il mangiare, il nutrirsi, il produrre cibo toccano l’uomo in profondità. Implicano una visione dell’uomo e del mondo che non può essere affidata esclusivamente alle logiche del profitto, asservito a interessi economici sempre più concentrati nelle mani di pochi.

L’EXPO sarà una grande agorà per escogitare strategie nuove per un uso intelligente delle risorse, favorendo comportamenti responsabili, scelte compatibili e stili di vita ispirati alla sobrietà e alla solidarietà, evitando sprechi e inutili ostentazioni. Esso dovrà promuovere una più equa distribuzione dei beni per sfamare tutti.

Nutrire il pianeta è un tema intrigante che interpella ogni uomo di buona volontà. Ecco perché sia la Santa Sede che Caritas Internationalis hanno deciso di partecipare con un ampio padiglione che ospiterà mostre e dibattiti, perché non c’è uomo senza

cibo. Secondo i dati FAO, dei 7 miliardi di abitanti del nostro pianeta, 842 milioni, persino negli stati più avanzati, sono qualitativamente e quantitativamente sottosviluppati, sebbene produciamo cibo sufficiente per 12 miliardi di persone. Eccedenze e scarti scandalosi spiegano questi numeri sgangherati.

All’EXPO la Caritas testimonierà non solo il suo impegno quotidiano per rispondere alle emergenze della fame, ma avanzerà anche proposte coraggiose

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documentate e praticabili, perché “non si eliminino solo gli effetti, ma anche le cause dei mali” (Concilio Vaticano II: AA, 8). Rivolgerà un pressante appello alle istituzioni, perché il mondo della politica e della finanza si adoperino per correggere i meccanismi perversi che producono squilibri ed iniquità, superando il dogma dell’efficienza del libero mercato: “I poveri non possono diventare occasione di guadagno” (Papa Francesco, intervento del 4/12/14). Ma il messaggio è rivolto anche ad ogni uomo e ogni donna, nella consapevolezza che queste ingiustizie saranno superate solo se ognuno di noi

cambierà il suo modo di abitare questo mondo.

La Caritas italiana e le Caritas di 200 nazioni offriranno una qualificata e significativa presenza perché il cibo è un tema profondamente umano che accompagna tutta la rivelazione biblica. Il peccato delle origini, o meglio l’origine del peccato (Gen 3, 1-7), allude al simbolo del mangiare senza limiti e senza comunione. Al grido del popolo affamato Dio risponde col dono della manna. Tutto l’AT è un costante richiamo alla solidarietà e condivisione con il povero. Sacrificio gradito a Dio è la cura dell’orfano, della vedova e dello straniero.

Gesù ha sempre avuto una spiccata attenzione per le folle senza cibo. Nel racconto della moltiplicazione dei pani insegna agli apostoli che la fame non va solo denunciata, ma va assunta come propria: “Date voi stessi da mangiare” (Mt 14, 16). Bisogna sentire fame per conoscere meglio il valore del cibo. Senza condividere la fame non si impara a condividere il cibo. Gesù ha insegnato a chiedere al Padre Nostro il pane quotidiano, ma ci ha pure testimoniato che “non di solo pane vive l’uomo”. C’è anche una “fame della parola” che dà senso e redime dalla non

vita, genera relazioni autentiche e ci rivela perché e per chi vivere. Gesù stesso si identifica con il povero: “Avevo fame e mi avete dato da mangiare” (Mt 25, 35). Paolo ci ammonisce che celebriamo indegnamente l’eucarestia quando non condividiamo il pane nella vita quotidiana (1 Cor 11, 20-22).

La partecipazione agli eventi promossi da Caritas in EXPO avrà una ricca ricaduta di fecondi percorsi educativi, che ci sollecitano alla conversione personale e comunitaria, con le sue molteplici provocazioni.

Il mangiare esprime una dimensione profondamente umana e umanizzante. Attorno alla tavola sono sempre nate grandi narrazioni, esperienze, amicizie e progetti. Non si vive per mangiare, ma ci si nutre per diventare uomini.

Purtroppo c’è anche un mangiare smodato che evidenzia “ingordigie esistenziali”. Inoltre, a volte, nel rapporto col cibo si possono manifestare dolorosi disturbi psicofisici quali l’anoressia, la bulimia e l’obesità.

A livello personale e familiare dobbiamo riscoprire il valore della convivialità e della mensa come luogo di incontro e festa gioiosa, contrastando la cultura del fast food, che considera il cibo come “carburante” e la tavola come una “mensola” su cui posare il cibo che si consuma: qualunque cosa, a qualunque ora, in qualsiasi modo, magari accanto, ma non “insieme” a qualcuno. La tavola deve ridiventare luogo privilegiato per imparare a mangiare conversando, ascoltando, condividendo. Allora il “dire” diventa un “dirsi” e anche un “darsi”. La conversione dal consumo ingordo e anonimo alla logica della comunione è una condizione indispensabile per superare le solitudini dell’individualismo che generano tristezza e chiusura: “La casa non è un albergo”.

L’Italia è un cantiere di iniziative per far conoscere l’EXPO. Anche il nostro decanato sta proponendo un interessante percorso di preparazione dal titolo “Non di solo pane vive l’uomo” (Mt 4,4). Si articola in 6 serate tenute da qualificati relatori presso Villa Truffini a Tradate. Sono appuntamenti da non perdere.

GP. Antonini

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ANTICA STORIELLA CINESE

Un’anziana donna cinese portava sulle spalle due grosse anfore, appese all’estremità di una canna. Una delle due aveva una crepa, invece l’altra, perfetta, conservava tutta l’acqua. Alla fine del lungo cammino, dal fiume a casa, la donna restava con un’anfora piena solo a metà. Per due anni fu così: la donna portava a casa solo un’anfora piena e l'altra piena solo a metà.

L’anfora vecchia e screpolata si sentiva umiliata e inutile, tanto più che quella nuova non perdeva l’occasione di far notare la sua perfezione.

Dopo due anni, che a lei sembravano un fallimento senza fine, l’anfora parlò così: “Io mi vergogno della mia perdita, verso sempre acqua lungo il tragitto verso casa”.

La vecchia donna sorrise: “Non hai notato che dal tuo lato della strada fioriscono i fiori, ma non dal lato dell’altra anfora? Io ho messo dal tuo lato della strada dei semi di fiori, perché ero consapevole del tuo difetto. Ora tu li annaffi ogni giorno quando torniamo a casa. Per due anni ho potuto raccogliere questi meravigliosi fiori e ornare la tavola con essi. Se tu non fossi esattamente così come sei, non esisterebbe questa bellezza che adorna la nostra casa”.

La vecchia anfora non lo disse mai a nessuno, ma quel giorno si sentì morire di gioia.

Siamo tutti pieni di ferite e di screpolature, ma sono proprio le nostre imperfezioni a rendere la nostra vita così interessante e utile.

Si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà (cfr 2 Cor 8,9)

“... Dio non si rivela con i mezzi della potenza e della ricchezza del mondo, ma con quelli della debolezza e della povertà: «Da ricco che era, si è fatto povero per voi …».

Cristo, il Figlio eterno di Dio, uguale in potenza e gloria con il Padre, si è fatto povero; è sceso in mezzo a noi, si è fatto vicino ad ognuno di noi; si è spogliato, “svuotato”, per rendersi in tutto simile a noi. È un grande mistero l’incarnazione di Dio! Ma la ragione di tutto questo è l’amore divino, un amore che è grazia, generosità, desiderio di prossimità, e non esita a donarsi e sacrificarsi per le creature amate. La carità, l’amore è condividere in tutto la sorte dell’amato. L’amore rende simili, crea uguaglianza, abbatte i muri e le distanze. E Dio ha fatto questo con noi. Gesù, infatti, «ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con intelligenza d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore d’uomo. Nascendo da Maria Vergine, egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché nel peccato» (Gaudium et spes, 22).

Lo scopo del farsi povero di Gesù non è la povertà in se stessa, ma – dice san Paolo – «...perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà». Non si tratta di un gioco di parole, di un’espressione ad effetto! È invece una sintesi della logica di Dio, la logica dell’amore, la logica dell’Incarnazione e della Croce. Dio non ha fatto cadere su di noi la salvezza dall’alto, come l’elemosina di chi dà parte del proprio superfluo con pietismo filantropico. Non è questo l’amore di Cristo!

Che cos’è allora questa povertà con cui Gesù ci libera e ci rende ricchi? È proprio il suo modo di amarci, il suo farsi prossimo a noi come il Buon Samaritano che si avvicina a quell’uomo lasciato mezzo morto sul ciglio della strada. Ciò che ci dà vera libertà, vera salvezza e vera felicità è il suo amore di compassione, di tenerezza e di condivisione. La povertà di Cristo che ci arricchisce è il suo farsi carne, il suo prendere su di sé le nostre debolezze, i nostri peccati, comunicandoci la

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misericordia infinita di Dio. La povertà di Cristo è la più grande ricchezza: Gesù è ricco della sua sconfinata fiducia in Dio Padre, dell’affidarsi a Lui in ogni momento, cercando sempre e solo la sua volontà e la sua gloria.

La nostra testimonianza

Potremmo pensare che questa “via” della povertà sia stata quella di Gesù, mentre noi, che veniamo dopo di Lui, possiamo salvare il mondo con adeguati mezzi umani. Non è così. In ogni epoca e in ogni luogo, Dio continua a salvare gli uomini e il mondo mediante la povertà di Cristo, il quale si fa povero nei Sacramenti, nella Parola e nella sua Chiesa, che è un popolo di poveri. La ricchezza di Dio non può passare attraverso la nostra ricchezza, ma sempre e soltanto attraverso la nostra povertà, personale e comunitaria, animata dallo Spirito di Cristo.

Ad imitazione del nostro Maestro, noi cristiani siamo chiamati a guardare le miserie dei fratelli, a toccarle, a farcene carico e a operare concretamente per alleviarle. … Soprattutto, il cristiano è chiamato a portare in ogni ambiente l’annuncio liberante che esiste il perdono del male commesso, che Dio è più grande del nostro peccato e ci ama gratuitamente, sempre, e che siamo fatti per la comunione e per la vita eterna. Il Signore ci invita ad essere annunciatori gioiosi di questo messaggio di misericordia e di

speranza! Uniti a Lui possiamo aprire con coraggio nuove strade di evangelizzazione e promozione umana.

Potremo farlo nella misura in cui saremo conformati a Cristo, che si è fatto povero e ci ha arricchiti con la sua povertà. Ci farà bene domandarci di quali cose possiamo

privarci al fine di aiutare e arricchire altri con la nostra povertà. Non dimentichiamo che la vera povertà duole: non sarebbe valida una spogliazione senza questa dimensione penitenziale. Diffido dell’elemosina che non costa e che non duole.

Lo Spirito Santo sostenga questi nostri propositi e rafforzi in noi l’attenzione e la responsabilità verso la miseria umana, per diventare misericordiosi e operatori di misericordia”.

PAPA FRANCESCO

(Estratto da un suo messaggio di quest’anno)

Progetto parrocchiale 2014-2015

“Nutrire la speranza: lavoriamo insieme agli

uomini di buona volontà per il bene comune”.

Papa Francesco parla spesso delle periferie. Che cosa sono le periferie? Esistono anche tra noi le periferie? Sono domande che ci passano vicino e che evitiamo accuratamente di porci, forse perché abbiamo le nostre sicurezze.

- Le periferie sono luoghi e situazioni di emarginazione, non solo territoriale, ma anche sociale, politico, religioso, culturale, economico, etnico, che innescano in chi le osserva, manifestazioni di rifiuto istintivo, palese o nascosto, e creano esclusione, solitudine,

depressione, disagio, delinquenza, deviazioni di ogni genere.

- Se le osserviamo dall’esterno, ci sentiamo impotenti e soli davanti a problemi più grandi di noi, e perché non sappiamo cosa fare.

- Ma, se ci lasciamo coinvolgere, non possiamo più voltarci dall’altra parte, prima di tutto perché siamo uomini e tutto ciò che è umano non ci è estraneo e poi perché siamo cristiani: Dio è Amore e ci ha amato per primo nonostante le nostre “periferie personali e comunitarie” e ha

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- mandato per noi il suo figlio a salvarci, cioè a tirarci fuori dalle nostre miserie.

Viviamo in un tempo difficile, di trasformazione dell’intera società: manca il lavoro, cresce l’individualismo, l’economia detta legge: viene bandita la dignità della persona, ci si vergogna della propria povertà, chi non ha un congruo conto in banca si sente fallito.

Eppure tutti hanno voglia di libertà, di essere rispettati, di essere ascoltati, di non sentirsi giudicati, di poter condividere le proprie gioie, dolori, speranze, senza essere fraintesi o derisi.

Le categorie che ne soffrono di più sono i giovani, i senza lavoro, gli immigrati, ma potremmo anche inserire le famiglie, gli ammalati, gli anziani, i portatori di handicap ecc.

Come uscirne ? La proposta è costruire un progetto che miri al “bene comune” nel quale crediamo e che possiamo proporre agli altri: un nuovo umanesimo cristiano, di cui noi ci sentiamo parte e che arrivi a coinvolgere altre persone e gruppi pur rispettando modi e tempi diversi di realizzazione.

Non bisogna confondere l’aspetto religioso e motivazionale dell’iniziativa, con l’aspetto politico. Il presente progetto supera gli aspetti politico/partitici, si rivolge all’intera popolazione e vuole risvegliare in tutte le persone il desiderio di operare per il bene dell’intera collettività, nel rispetto dei ruoli e delle competenze.

Per i cristiani cattolici vuol dire diventare “chiesa in uscita”, che si apre al mondo e dà la sua testimonianza di pensiero, opere e prospettive, perché tutti si sentano coinvolti nel desiderio di superare i piccoli o grandi egoismi, motivati a costruire insieme agli uomini di buona volontà un nuovo rapporto di apertura reciproca e rifondare le basi per una nuova collaborazione tra persone, gruppi e comunità.

Il Consiglio Pastorale Parrocchiale ha individuato 4 settori da approfondire, con relativi incontri su cui riflettere e operare: 1) Nuove povertà e immigrazione. 2) I giovani . 3) I senza lavoro.

4) Dialogo interreligioso su: “Ambiente, sviluppo e pace”.

1) Povertà e immigrazione: esposizione delle situazioni di nuove povertà oltre l’immigrazione, da parte dalla Caritas Parrocchiale, con riferimento agli interventi realizzati, alla metodologia, agli aspetti problematici, ai risultati conseguiti.

2) I giovani: esperti della scuola affronteranno i nodi cruciali della formazione, dell’insegnamento e dell’inserimento lavorativo. I giovani parleranno delle loro aspettative, dei loro progetti, dei loro ideali e delle contraddizioni che vivono in questa società del “benessere”.

3) Il lavoro: i relatori potranno mettere in evidenza la situazione lavorativa sul territorio, con le difficoltà incontrate dagli imprenditori e dai lavoratori, individuando le cause e cercando insieme le vie per uscire dalla situazione di crisi, senza fare processi a istituzioni o a persone.

4) Dialogo interreligioso: “Ambiente, sviluppo e pace”. Questo quarto incontro richiede la presenza di responsabili delle varie comunità religiose e la possibilità che ciascuna possa esprimere la sua identità e il suo modo di operare per la costruzione del bene comune in seno al territorio.

Il progetto prevede un incontro su ogni

singolo argomento sopra individuato, da tenersi nell’aula consiliare del Comune, come

luogo neutro e accessibile a tutti. I relatori saranno possibilmente di Locate Varesino. Il parroco presenterà in quella sede l’iniziativa. Ai cristiani il compito di dare la loro testimonianza non solo partecipando agli incontri ma, resi edotti dall’esame delle realtà del territorio, sappiano coinvolgere i presenti nel desiderio di operare per il bene comune, a favore di tutta la cittadinanza.

In Ascolto – n° 42 Pagina 10

Proposta operativa: date e titoli degli incontri

Giovedì 29 gennaio 2015:

Povertà e riscatto sociale: attività della Caritas di Locate Varesino

Martedì 17 febbraio 2015 : Giovani, scuola e ideali di vita: dalla proposta formativa ai progetti per il futuro

Martedì 14 aprile 2015: Solidarietà e lavoro: economia di mercato, rischio d’impresa e dignità della persona

Martedì 12 maggio 2015: Ambiente, sviluppo e pace: fondamenti religiosi ed esperienze di comunità nell’ incontro tra fedi religiose presenti sul territorio

Gli incontri si terranno alle ore 21 presso la sala

Consiliare di Locate Varesino. Ingresso libero. Mario Colletto

Un’Ora per Noi

Il mondo dei giovani è complesso, quasi incomprensibile per gli adulti, eppure tante sono le richieste a cui possiamo cercare di rispondere in modo esauriente.

Per avvicinarci alle esigenze degli adolescenti, l’oratorio di Locate Varesino, con l’ausilio e il

contributo della FONDAZIONE PROVINCIALE DELLA COMUNITÀ COMASCA, organizzerà un progetto rivolto ai ragazzi delle medie e delle superiori; il nostro programma prevedrà due interventi distinti ma complementari con finalità sia educative che scolastiche.

Le attività a cui daremo inizio saranno così suddivise: per i ragazzi delle medie verrà ripresentato un doposcuola che si avvarrà di educatori, laureati in facoltà scientifiche ed umanistiche, pronti a rispondere ad ogni complessa esigenza didattica dei nostri ragazzi. Maggiormente articolata sarà la proposta indirizzata ai giovani delle superiori, focalizzata su due tematiche: la prima sarà quella di

avvicinare i giovani al mondo degli adulti, con una serie di incontri con anziani che potranno condividere il loro lungo percorso di vita e di esperienza. La seconda permetterà la pubblicazione di un giornalino, di video e attività multimediali in grado di mostrare alla comunità la feconda creatività della nostra gioventù. Queste tematiche sono state scelte ascoltando le esigenze dei ragazzi stessi, che sono diventati così ideatori del progetto. Ovviamente non mancherà per i ragazzi delle superiori anche l’opportunità di svolgere i propri compiti.

Un’Ora per Noi partirà martedì 13 gennaio 2015, dalle ore 16:00 alle 18:00 presso l’oratorio San Luigi di Locate Varesino. Proseguirà con questi orari ogni martedì e venerdì, fino al termine dell’anno scolastico.