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Numero 83 - 17 novembre 2010

ETF, ETC ed ETN, sigle simili per

strumenti differenti

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3 MERCATO E TENDENZE

DI MARCO BARLASSINA

In principio furono gli ETF. Poi sono venuti gli ETC, e da poco hanno iniziato a divenire di uso comune altre sigle quali ETN (Exchange Traded Notes) ed ETP (Exchange Traded Products),

una macrocategoria che a tendere raggrupperà tutte le precedenti.Sono tuttavia ancora molto diffusi i malintesi sul reale significato e sulle differenze che tali sigle comportano. Quali sono, se esistono, i punti di contatto tra gli ETF e gli stru-menti di più recente introduzione? Su quale mercato deve ad esempio essere quotato un ETN? Fraintendimenti su questi temi nelle ultime settimane non sono stati inusuali nemmeno sulla stampa specializzata. Innanzitutto va detto che dal punto di vista giuridico un ETN, decli-nazione anglosassone dei Certificate, può essere inquadrato solo come un certificato. Se ne dedurrebbe che tali strumenti debbano essere quotati sul Sedex. E’ questa d’altro canto la destinazione che ha trovato il primo ETN quotato in Italia lo scorso 5 novembre dalla piattafor-ma iPath di Barclays, l’ETN iPath VSTOXX Short-Term Futures, strumento che permette di prendere esposizione su un sottostan-te di interesse per gli investitori qual è la volatilità. Sull’ETFPlus approdano invece solo gli strumenti emessi da un veicolo e che possiedano determinate caratteristiche, tra cui in particolare la se-gregazione del patrimonio. Si arriva così alle difformità strutturali tra i due strumenti, vera car-tina di tornasole per comprenderne la natura. Gli ETN sono note emesse da una banca e sono privi di un collaterale a garanzia: comportano pertanto l’esposizione al rischio emittente. Gli ETF

sono invece OICR o SICAV caratterizzati da un patrimonio se-gregato con una collateralizzazione a garanzia. In questo contesto l’ETN proposto da Barclays presenta comunque, rispetto agli ETN tradizionali, un’evoluzione che li avvicina agli ETF: la possibilità di redimere giornalmente lo strumento (al di sopra di una determi-nata soglia) al valore dell’indice sottostante tolte le commissioni. Tale caratteristica, a differenza di quanto avviene solitamente per i certificati, fa si che anche i valori di scambio sul mercato Sedex, laddove l’investimento sia inferiore alla soglia minima richiesta (per la redemption al NAV), rimangano ancorati al valore dell’indice sottostante. In questo modo viene quasi annullata la correlazione tra la variazione dello spread di credito dell’emittente e il prezzo del certificato: per tale ragione il tracking error dell’ETN di Barclays e’ prossimo allo zero. In una posizione intermedia possono essere posti i Lyxor ETN, ap-prodati sull’ETFPlus nel sottosegmento ETC. Rispetto ai Certificate e agli ETN, i Lyxor ETN sono garantiti da un collaterale finanziario pari al 100% del valore dello strumento. Inoltre, questo collaterale è segregato e come tale non aggredibile da terzi, in base a quanto previsto da una legge primaria di uno Stato dell’Unione Europea e non semplicemente di un accordo contrattuale privato. All’uscita da questa giungla di sigle ci si rende conto di quanto la passaportazione in Italia di strumenti che in altri Paesi europei sono caratterizzati da diverse denominazioni abbia cambiato le carte in tavola al fine dell’immediata comprensione del ventaglio di oppor-tunità d’investimento. Come superare l’ostacolo? L’informazione fi-nanziaria dovrà svolgere un compito importante. Perché la risposta al quesito potrà passare solo da una rifocalizzazione dell’attenzione da parte degli investitori dal nome degli strumenti alla loro struttura.

ETF, ETC ed ETN, sigle simili per strumenti differenti. Ecco come orientarsi Il ventaglio dell’offerta finanziaria si allarga e per gli investitori il focus si sposta necessariamente dal nome degli strumenti alla loro struttura

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4 NEWS DAL MONDO DEGLI ETF

iShares: nuovo ETF sui mercati obbligazionari emergentiSettimana scorsa iShares ha quotato su Borsa Italiana l’iShares JP Morgan $ Emerging Markets Bond che permette un’esposizione sui mercati obbligazionari emergenti attraverso l’accesso a un portafoglio diversificato di strumenti di debito denominati in dollari statunitensi emessi da entità sovrane e quasi sovrane di paesi emergenti. L’universo investibile è costituito da obbligazioni a tasso fisso e variabile, d’importo minimo complessivo pari ad 1 miliardo di dollari e con una vita residua di almeno 2 anni. E’ prevista la pubblicazione quotidiana dei componenti dell’indice e del fondo. Il total expense ratio (TER) è pari a 45 punti base.

State Street al debutto anche sulla Borsa di Francoforte Sbarco sul listino di Francoforte per gli ETF targati State Street Global Advisors. L’emittente ha lanciato in Germania 12 dei 13 SPDR ETF settoriali recentemente emessi anche sull’Euronext di Parigi. Le commissioni di questi ETF sono dello 0,3% ad eccezione dell’Msci Europe small cap che è più costoso (0,40%).

Nella City sbarcano le ETCs a leva 3 sulle valuteNuove emissioni di currency ETCs sul London Stock Exchange (Lse). Etf Securities ha lanciato settimana scorsa le prime ETCs a leva tre che permettono di andare long e short sul mercato valutario con dollaro statunitense (Usd) o sterlina inglese (Gbp) come valuta di base e il dollaro australiano (Aud), lo yen giapponese (Jpy), l’euro (Eur), l’Usd e il Gpb a “valuta di quotazione”.

ETC, nuovo record di scambi giornalieri sull’EtfPlusNella seduta di martedì 9 novembre il segmento ETC del mercato Etfplus di Piazza Affari ha stabilito un nuovo record giornaliero di contratti conclusi, pari a 7.023.

EDucatIonalnEws

Il Total Expense Ratio (TER) è un indicatore utilizzato nell’ambito del risparmio gestito per valutare il costo totale annuo di un investimento in fondi comuni. Per i fondi domiciliati in Europa, il TER include i costi di gestione e una serie di altri costi tra cui figurano costi amministrativi, di custodia, di revisione e spese legali, di registrazione eventualmente dovute agli organi di vigilanza. Il TER viene determinato ex-ante dalla società emittente del fondo e rappresenta la componente di costo esplicita del fondo. Nell’industria degli ETF, l’ammontare del TER varia a seconda dell’indice che il fondo replica, della struttura dell’ETF e dalla politica di prezzo attuata dall’emittente. Per questo motivo gli ETF proposti da diversi emittenti, aventi l’obiettivo di replicare lo stesso indice, possono presentare TER differenti.

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5 TEMA CALDO

DI TITTA FERRARO

Anche per gli ETF i costi rappresentano uno degli elementi più osservati dall’investitore. Si tratta di uno dei fattori che hanno decretato il successo

degli ETF. Merito della loro convenienza ma anche dell’e-levata trasparenza garantita dallo strumento e dell’impe-gno degli emittenti in tal senso. “Bisogna aspirare a una massima trasparenza del merca-to ed è nell’interesse degli investitori che gli emittenti di prodotti facciano di tutto per rendere visibili i costi effettivi di un ETF”, chiarisce a ETF News Emanuele Bellingeri, responsabile di iShares per l’Italia.Nonostante gli ETF possano infatti essere considerati tra gli strumenti finanziari dotati di maggiore trasparenza, esistono numerosi fattori da considerare per effettuare valutazioni più approfondite sulla vantaggiosità di un sin-golo ETF. Fattori che vanno oltre al TER, l’indicatore che valuta il costo totale annuo di un investimento di un fondo comune. Diversamente dai fondi comuni, per gli ETF il TER è in-fatti solo uno degli elementi da considerare per valutarne il costo effettivo. Le altre variabili in gioco sono costi di negoziazione, spread denaro/lettera, costi di ribilancia-mento e attività di prestito titoli.Oltre al TER che viene esplicitato dall’emittente di ETF nel prospetto informativo e che include le spese connesse alla gestione del fondo, esistono altri elementi che con-corrono a influenzare il costo effettivo di un ETF. E alcuni

di questi costi possono essere facilmente individuati prima dell’acquisto del prodotto.I costi di negoziazione relativi alle commissioni applicate dagli intermediari nelle operazioni sugli ETF possono ad esempio essere facilmente confrontati, così come succe-de quando si procede nell’acquisto di azioni. Un’altra importante voce di costo connessa con la ne-goziazione è rappresentata dallo spread denaro-lettera, ossia dalla differenza tra il costo di acquisto e il prezzo di vendita per ogni operazione di compravendita effettuata. Gli ETF più liquidi garantiscono spread più circoscritti. Molto dipende dalla natura del sottostante, ma anche ETF apparentemente simili possono vantare liquidità differenti in dipendenza del volume di negoziazione del fondo e dal numero di market maker presenti nel fondo. Aprendo il book per l’acquisto di un prodotto si può guar-dare con esattezza qual è il differenziale denaro-lettera dei diversi ETF e quindi verificare il livello di spread. Inoltre l’investitore ha la possibilità di informarsi con Bor-sa Italiana che pubblica lo spread medio per categoria di prodotti. “A questo proposito – aggiunge Bellingeri - è tuttavia da segnalare come in considerazione della cre-scita che sta interessando il mercato degli ETF, anche il focus dei market maker verso gli ETF stia aumentando. Gli scambi sono elevati e crescono le revenues genera-te, quindi si sta già assistendo a un miglioramento delle condizioni”. Quali le armi in mano agli emittenti per ridimensionare il costo effettivo di un ETF? Lo strumento principe, che

Gli elementi da considerare nel confronto dei costi degli ETFDato l’interesse registrato presso i lettori dal tema dei costi affrontato nell’ultimo numero, ETF News ha deciso di dedicarvi un nuovo approfondimento e di interpellare un primario emittente impegnato da tempo in una campagna di educational sull’argomento: iShares.

Esempio: il costo totale di un ETF in un anno

Fonte: : BlackRock, dati a un anno, al 30/06/2010, iShares EURO STOXX 50

403020100

-10-20-30-40

Bps

Ter Costioperativi

Costi dirilibanciamento

Costo totale di un ETF

Rendimenti del securities

lending oprestito titoli

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-10

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-30

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Bps

Ter Costi operativi Costi di rilibanciamento Costo totale di un ETFRendimenti del securitieslending o prestito titoli

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6 TEMA CALDO

nei casi più virtuosi permette di portare il costo effettivo al di sotto di quello indicato dal TER, è l’at-tività di prestito titoli attraverso la quale l’emittente è in grado di generare rendimenti aggiuntivi. Il gestore dell’ETF ha infatti la fa-coltà di cedere in prestito i titoli sottostanti all’ETF a fronte di un rendimento che va a beneficio di tutti gli azionisti del fondo, poiché la porzione di rendimento gene-rata dal prestito titoli si riflette sul net asset value (NAV) su base giornaliera. “Non su tutti gli ETF c’è il beneficio del pre-stito titoli – puntualizza Bellingeri di iShares – ma sovente quest’attività permette di garantire all’investitore diversi punti base di rendimento aggiuntivo andando ad abbattere il costo effettivo finale dell’ETF che in alcuni casi arriva ad essere inferiore al TER”. L’esempio riportato nella pagina precedente evidenzia come in un anno il costo totale di un ETF che replica uno dei principali indici guida azionari europei, l’iShares EuroStoxx 50, grazie all’extra rendi-mento garantito all’attività di prestito titoli (+0,4%) arrivi ad avere un costo totale pari a un terzo di quello risultante dal TER che risulta dello 0,35%. Considerando gli ETF a replica fisica del sottostante (ETF cash-based), vanno conteggiati, sebbene quasi impercettibili, anche i costi di ribilanciamento, ossia quelli legati al flusso in entrata e in uscita di titoli in linea con i criteri di selezione prescelti degli index providers. Gli indici sottostanti caratterizzati dalla presenza di titoli poco liquidi o di un numero deci-samente elevato di titoli vedono l’emittente utilizzare una “replica a campione” poiché l’acquisto di tutti i titoli facenti parte del sottostante comporterebbe costi molto elevati. “E’ importante notare come si faccia un campionamento di tipo quantitativo e non qualitativo, ossia la scelta dei titoli da acquistare non segue criteri legati al potenziale rendimento dei titoli scelti”, puntualizza Bellingeri.

Come muoversiIl costo totale di un ETF è quindi la somma del TER, dei costi di ribilanciamento, delle commissioni di negoziazio-ne e di quelle di intermediazione, al netto dei rendimenti aggiuntivi del prestito titoli. Le differenze di TER tra i vari ETF possono pertanto essere superati anche in manie-ra rilevante dai costi aggiuntivi, anch’essi notevolmente diversi da fondo a fondo. “Nel processo decisionale gli investitori devono quindi avere una visione completa del costo totale di proprietà di un ETF, sommando tutti i fat-tori di costo oltre al TER e considerando anche l’impatto della capacità di generazione di un extra-rendimento”, ha concluso Bellingeri.

Emanuele Bellingeri (Responsabile Italia per iShares)

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7 FOCUS BANCA IMI

DI FULVIA RISSO servizio studi e ricerca intesa sanpaolo

I leader dell’Unione Europea hanno raggiunto un accordo lo scor-so 29 ottobre che punta alla creazione, entro la metà del 2013, di un sistema permanente per risolvere le crisi del debito nel-

la zona euro. L’annuncio di questo accordo, nonostante nulla di concreto sia stato effettivamente deciso, ha indotto un incremento esponenziale della tensione sui Paesi Periferici. Di fatto i temi in esame sono molti, altamente connessi tra loro e con un impatto potenziale sui mercati decisamente elevato. La zona euro al momento ha due soluzioni studiate ad hoc per salvaguardare la stabilità della moneta unica da una crisi del debito sovrano, entrambi istituite quest’anno e valide solo per tre anni (quindi con scadenza nel 2013).

(1) Un accordo, solo in relazione alla situazione greca, da 80 mi-liardi di euro per prestiti bilaterali da parte dei governi della zona euro (a cui si aggiunge il prestito del FMI, per un totale di 110 miliardi di euro).

(2) La European Financial Stability Facility (EFSF), che è un vei-colo da 440 miliardi per uso speciale, creato ad inizio maggio 2010 dalle Istituzioni comunitarie e operativo dal luglio 2010, che emetterà titoli garantiti dagli stati membri dell’area euro (ogni paese garantisce pro-quota) e i cui fondi raccolti potranno essere utilizzati da paesi in difficoltà finanziarie. Contemporaneamente il FMI si è impegnato a mettere a disposizione ulteriori fondi nel caso di diffi-coltà di paesi dell’Eurozona per un ammontare massimo di altri 250 miliardi di euro. I fondi raccolti dall’EFSF possono essere prestati a qualsiasi Paese della zona euro che non riesca più ad accedere al mercato di finanziamento e che ne faccia specifica richiesta che dovrà essere approvata dall’Ecofin. A fronte del prestito saranno richieste al Paese riforme strutturali consistenti e condivise con le istituzioni sovranazionali (UE e FMI). I fondi stanziati sarebbero sufficienti per le necessità di finan-ziamento stimate fino al 2013 per Irlanda e Portogallo (circa 120 miliardi di euro) ma troverebbero molte più difficoltà nel coprire i 350 miliardi di euro circa di finanziamento nel caso di un aiuto alla Spagna.Perche un meccanismo permanente per la soluzione delle cri-si finanziarie all’interno dell’area euro? L’Unione Europea ha espresso la volontà di dotarsi entro il 2013, anno in cui i due mec-

canismi suddetti andranno a scadenza, di una struttura anti-crisi permanente. Una semplice estensione dell’EFSF è stata esclusa dalla Germania sia per motivi di ordine economico (di fatto il mag-gior contribuente di questo fondo finanziato esclusivamente con soldi pubblici è la Germania) sia per motivi di ordine legislativo (una EFSF permanente senza una modifica del Trattato dell’Unione e conseguente – lungo – processo di ratifica a livello nazionale sa-rebbe molto probabilmente dichiarata incostituzionale).

L’accordo. La nota pubblicata dal Consiglio Europeo a fine otto-bre segna i futuri passi verso la realizzazione di un meccanismo europeo per la gestione delle crisi finanziarie senza dare alcuna indicazione sostanziale. Testualmente “i capi di Stato e di Governo convengono sulla necessità che gli Stati membri istituiscano un meccanismo permanente di gestione delle crisi per salvaguardare la stabilità finanziaria della zona euro nel suo insieme e invitano il Presidente del Consiglio Europeo ad avviare consultazioni con i membri del Consiglio Europeo su una modifica limitata del trattato necessaria a tal fine”. L’aspetto più concreto di tale nota risiede nel fatto che si è deciso di non apportare modifiche sostanziali al Trattato di Maastricht, che altrimenti avrebbero implicato un pro-cesso di ratifica a livello nazionale molto lungo prevedendo anche il referendum confermativo.

Timetable. L’esecutivo UE presenterà una bozza del meccanismo al vertice UE del 16 dicembre. Una volta che la cornice sarà ap-

Un meccanismo comunitario per gestire le crisi finanziarie: decisione già prese, timetable, ipotesi e potenziali effetti sui mercati

Collegati al sito www.bancaimi.it per leggere tutte le ricerche o ascoltare i risultati con il servizio Podcast

L’APPROFONDIMENTO

DI BANCA IMI

Le soluzioni delineate dall’Ue per le crisi finanziarie dei Paesi dell’Unione

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A cura del Servizio studi e Ricerche Intesa SanpaoloIl presente articolo costituisce l’estratto di un documento di ricerca redatto da Intesa Sanpaolo e distribuito da BancaIMI. Per ogni dettaglio informativo relativo al documento, alle avvertenze e ai conflitti di interesse dell’analista, di BancaIMI e del Gruppo Bancario di appartenenza (IntesaSanpaolo) si invita a voler consultare il sito www.bancaimi.it.

provata, la Commissione inizierà a lavorare sui dettagli del piano. I prossimi vertici UE che dovrebbero gestire le successive fasi di approvazione sono a marzo e giugno 2011. Nel complesso, poiché i leader dell’UE hanno convenuto che il meccanismo richiederà solo modifiche limitate al trattato UE, ci vorranno da 12 a 18 mesi perché gli stati membri ratifichino le modifiche. I funzionari stanno pensando di aggiungere una frase in un altro articolo del trattato dicendo che un aiuto potrebbe essere dato ai paesi che soffrono di uno shock esterno importante che è fuori del loro controllo, come un crollo del mercato finanziario. Poiché tale modifica non trasferirebbe competenze nazionali all’Unione Europea, molto pro-babilmente non richiederebbe un referendum negli stati membri, rendendo più facile la sua ratifica.

Criticità e dibattito. Aggregando le diverse dichiarazioni espresse dai policymaker europei nel corso delle ultime settimane le carat-teristiche generali di questo nuovo futuro meccanismo dovrebbero includere: (1) il ruolo del settore privato, (2) il ruolo dell’FMI e (3) la rigorosissima condizionalità in termini di riforme economiche che dovrebbe caratterizzare il funzionamento di tale programma. In particolare, l’attenzione dei mercati si è concentrata su cosa si celi sotto le dichiarazioni della necessità di un ruolo del settore privato in questo meccanismo. Secondo un’ipotesi portata avanti soprattutto dalla Germania, il nuovo meccanismo dovrebbe in-cludere la possibilità che un Governo della zona euro, in ultima istanza, mandi in default “controllato” i suoi bond, attraverso varie

opzioni (haircut, rollover del debito o il pagamento differito degli interessi) da concordare a seconda dei singoli casi. L’idea alla base dell’ipotesi è che gli operatori finanziari, conoscendo questa eventualità di ultima istanza, presteranno maggiore attenzione ai conti pubblici di un Paese prima di acquistare le sue obbligazioni, esigendo premi di rischio più alti se le politiche dovessero ap-parire insostenibili. Questa pressione “privata” agirebbe sui paesi meno virtuosi in modo più efficace rispetto alla pressione “poli-tica” sostenuta dalle norme UE all’interno del Patto di Stabilità e di Crescita, pressione che non è riuscita a evitare politiche eco-nomiche insostenibili in passato. Questa ipotesi è stata criticata da più parti e ci sembra difficilmente praticabile. In primo luogo, come sottolineato dal Governatore della BCE Trichet, porterebbe ad un immediato (e non ipotetico futuro) aumento del premio per il rischio richiesto per detenere titoli dei Paesi Periferici della zona euro, in quanto i mercati finanziari incorporerebbero da subito questa possibilità nei prezzi dei titoli. Una simile decisione pertanto aumenterebbe ulteriormente, in una situazione congiun-turale già complessa per quest’area, i costi di finanziamento per i Paesi Periferici. In secondo luogo, la strada che porta al default di un paese non è un processo lineare, facilmente controllabile, e le aspettative (e la conseguente speculazione finanziaria) giocano un ruolo fondamentale: ad un certo punto la fiducia dei mercati semplicemente crolla. Riteniamo che gran parte delle perdite sui titoli periferici delle ultime settimane sia spiegata proprio da un netto deterioramento del clima di fiducia.

A Passion to Perform.

1 La Commissione Onnicomprensiva (TER) comprende sia la Commissione della Società di Gestione che la Commissione Fissa.Avvertenze – Prima dell’adesione leggere attentamente il prospetto, completo e semplificato, nonché il documento di quotazione relativo al comparto (o alla classe del comparto) db x-trackers di riferimento.Potete ottenere gratuitamente tali documenti presso Deutsche Bank AG, Via Santa Margherita 4, 20121 Milano e sul sito www.dbxtrackers.it. Deutsche Bank AG e gli sponsor degli indici non rilasciano alcuna dichiara zione ogaranzia circa i rendimenti che possono essere ottenuti dall’utilizzo del relativo indice. La pubblicazione del presente documento non costituisce una modalità di offerta al pubblico da parte di Deutsche Bank AG e non costituisce ointende fornire alcun giudizio, da parte della stessa, sull’opportunità dell’eventuale investimento ivi descritto. Gli Sponsor degli indici indicati nel presente documento (compresa Deutsche Bank AG) non rilasciano alcunadichiara zione o garanzia di qualsivoglia natura, in relazione ai risultati che potranno essere ottenuti attraverso l’uso degli Indici e/o ai livelli raggiunti dagli stessi in qualsiasi giorno, né rilasciano alcuna dichiarazione o garanziaaventi qualsiasi altro contenuto. Gli Sponsor degli Indici non saranno responsabili nei confronti di alcuno per qualsivoglia errore presente negli Indici, né assumono alcun obbligo di comunicare tali errori ad alcuno.

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La riduzione della commissione onnicomprensiva (TER) non comprende e non siriferisce alle commissioni e agli altri oneri applicati dagli intermediari autorizzati(es. banche, SIM, etc.) per le negoziazioni delle azioni in borsa.

ETFnews_Newsletter_060410_CostoZero_172x100:_ 19.03.2010 16:13 Seite 1

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9 OSSERVATORIO ETF

ETF in cifreAmundi Etf Leverage Usa 219,44 1.023 9,71 -8,39 ▲ ▲Etfx Daxglobal Coal Mining 44,96 1.086 8,44 9,97 ▲ ▲Powershares Ftse Rafi Hong Kong 16,07 239 8,04 19,71 ▲ ▲Etfx Dax 2X Long Fund 142,17 263 7,75 20,93 ▲ ▲Lyxor Etf Levdax 46,93 94.986 7,60 22,52 ▲ ▲

Amundi Etf Gsci Agricolture 67,45 372 6,04 35,71 ▲ ▲Ishares Stoxx 600 Auto&Parts 46,87 45 7,30 32,59 ▲ ▲Lyxor Etf Stoxx 600 Auto&Parts 32,155 22.647 7,47 32,16 ▲ ▲Market Access Ricism-Agricolture 104,12 621 7,11 25,90 ▲ ▲Market Access Dj Turkey Titans 20 194,59 1.672 -0,23 25,59 ▲ ▲

Etfx Dax 2X Short Fund 46,90 1.246 -8,36 -24,13 ▼ ▼Lyxor Etf Daily Shortdax X2 35,18 4.393 -7,71 n.d. ▼ ▼Db X-Trackers Stoxx 600 Basic Resources 8,08 24.040 -6,59 -21,48 ▼ ▼Lyxor Etf Msci Greece 3,90 53.357 -6,13 -11,86 ▼ =Ishares S&P Global Clean Energy 6,90 27.293 -5,54 -6,69 = ▼

Ubs-Etf Msci Emu 88,72 300% 0,05 n.d. = ▲Jpmorgan Etf Gbi Emu 1-3Y 110,51 295% -0,90 -0,52 = =Jpmorgan Etf Gbi Emu 3-5Y 115,24 289% -1,56 -0,36 = =Db X-Trackers Stoxx 600 Telcom 50,85 286% 2,94 22,68 ▲ ▲Powershares Ftse Rafi Small-Mid Cap 8,84 284% 1,32 7,22 ▲ ▲

Lyxor Etf Xbear Ftse Mib 33,32 38.491.480 1,12 -22,58 ▲ ▼Lyxor Etf Leveraged Ftse Mib 13,43 32.092.890 -2,29 7,66 ▼ ▲Lyxor Etf Ftse Mib 20,91 16.655.710 -0,99 4,79 ▼ ▲Ishares Euro Stoxx 50 28,40 12.274.120 -0,21 8,68 = ▲Lyxor Etf Dax 65,97 7.756.957 3,82 11,59 ▲ ▲

Lyxor Etf Leveraged Ftse Mib 13,43 1.847.884 -2,29 7,66 ▼ ▲Lyxor Etf Xbear Ftse Mib 33,32 789.727 1,12 -22,58 ▲ ▼Ishares S&P 500 Index Fund 8,77 668.537 4,97 -4,00 ▲ ▲Lyxor Etf Msci India 13,25 497.440 0,30 8,87 ▲ ▲Lyxor Etf Ftse Mib 20,91 375.778 -0,99 4,79 ▼ ▲

Amundi Etf Short Msci Europe 42,79 148 -1,91 -30,48 ▼ ▼Db X-Trackers Hsi Short Index-2C 9,25 1.414 -0,80 -29,75 ▼ ▼Db X-Trackers S&P 500 2X Inv 16,81 19.231 -3,39 -26,84 ▼ ▼Db X-Trackers Ftse Vietnam 25,51 18.444 -2,22 -25,60 ▲ ▼Etfx Dax 2X Short Fund 46,90 1.246 -8,36 -24,13 ▼ ▼

Nelle tabelle sono riportati solamente gli Etf quotati sul segmento ETFplus di Borsa Italiana Spa. I dati sono elaborati su base quindicinale. Il trend indicato nelle ultime due colonne è dato dall’incrocio di due medie mobili. Per quella di breve periodo, l’indicazione è positiva tutte le volte che la media mobile esponenziale a 5 giorni perfora verso l’alto quella a 20 giorni mentre è negativa ogni volta che la media a 5 giorni perfora verso il basso quella a 20 giorni. Per quello di medio termine l’indicazione è positiva tutte le volte che la media mobile esponenziale a 20 giorni perfora verso l’alto quella a 50 giorni mentre è negativa ogni volta che la media a 20 giorni perfora verso il basso quella a 50 giorni.

Europa - EuroStoxx 50

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mag-10 lug-10 set-10 nov-10

CHIUSURA VARIAZIONE % 3MESI 6MESI 12MESIEurostoxx50 2831 4,20 7,16 -2,10Ftse Mib 20856 1,74 5,30 -10,54Dax30 6723 10,22 11,19 18,42Ftse100 5815 9,88 10,15 9,45Cac40 3867 6,10 7,60 0,66

Usa S&P 500

1000

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mag-10 lug-10 set-10 nov-10

CHIUSURA VARIAZIONE % 3MESI 6MESI 12MESIDow Jones 11283 8,63 5,39 8,98S&P 500 1214 11,12 5,59 9,67Nasdaq 2173 17,55 12,10 19,53Russell 2000 732 18,01 3,64 22,68

FAR EAST - Nikkei

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CHIUSURA VARIAZIONE % 3MESI 6MESI 12MESIGiappone 9725 6,20 -6,07 0,59Cina 833 27,99 48,81 35,44Russia 1611 11,16 11,45 13,19Brasile 71195 6,19 10,97 7,72

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CHIUSURA VARIAZIONE % 3MESI 6MESI 12MESICrb 315 12,95 17,42 12,81Brent 85 12,87 18,82 11,45Oro 1366 12,51 11,33 22,41Cacao 2834 -4,90 -7,57 -11,00

Fonte: Bloomberg - dati aggiornati al 15/11/2010

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Page 10: Numero 83 - 17 novembre 2010 - immagini.spystocks.comimmagini.spystocks.com/immagini/etf/etfnews83.pdf · strumenti di debito denominati in dollari statunitensi emessi da entità

10 OSSERVATORIO ETF

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Lyxor quota su Borsa Italiana 2 ETF “double short” sul DAX e sul Bund Futureche, su base giornaliera, espongono l’investitore alla performance doppia edinversa di tali sottostanti*. Questi ETF hanno un rischio elevato.

L’innovativo ETF sul Bund Future, assolutamente unico nel proprio genere: 1) Permette di investire, in ottica speculativa o di copertura, sul puro “rischio di

tasso” (senza l’effetto “distorsivo” del mutevole “rischio di credito” dei varipaesi dell’area euro);

2) Beneficia della straordinaria liquidità del Bund Future sottostante (17.000miliardi di Euro di negoziazioni nel 2009) (fonte: Eurex);

3) Consente, grazie all’elevata Modified Duration (circa -20), di operare coper-ture con un impiego di capitale minimo (una frazione della posizione long dacoprire)**.

Negoziazione continua su Borsa Italiana - ETF armonizzati (UCITS III) – Fondicon patrimonio segregato per legge e non aggredibile - Liquidità da 40 opera-tori tra cui Société Générale, Banca IMI e UniCredit.

Lyxor è il 1° Emittente di ETF in Italia per Contratti (68%), Controvalore (61%) ePatrimonio (47%) (Borsa Italiana, 2009).

Gli ETF menzionati sono Fondi Comuni di Investimento di diritto francese gestiti da Lyxor International Asset Management SA (qui per brevità “Lyxor”). * L’ETF double short sul DAX (denominato “Lyxor ETF Daily ShortDAX x2”) ha l’obiettivo di replicare la performance dell’indice “ShortDAX x2”, mentre l’ETF double short sul Bund Future (denominato “Lyxor ETF Daily Double Short Bund”) ha l’obiettivo di replicare la performance dell’indice “SGIDaily Double Short Bund”. I citati indici double short (e quindi gli ETF che li replicano) hanno una leva fissa (-2x) che viene ribasata ogni giorno: di conseguenza la leva è valida solo durante la specifica seduta di negoziazione, mentre non è più valida per lassi di tempo superiori al giorno. Vari ele-menti possono influenzare positivamente o negativamente la leva: es. costo prestito titoli e/o ricavo della componente di liquidità ecc. ** Il valore della Modified Duration potrebbe modificarsi anche sensibilmente nel tempo. Questo è un messaggio pubblicitario e non costituisce sollecitazione, offerta, consulenza o raccomandazione all’investimento. Il valore dell’ETF può aumentare o diminuire nel corso del tempo e l’investitore potrebbe perdere l’intero capitale investito. Il valore degli ETF a leva amplia le oscillazionial rialzo e/o al ribasso del sottostante. Prima dell'adesione leggere attentamente il Prospetto Semplificato e Completo ed il Documento di Quotazione disponibili sul sito www.ETF.it e presso Société Générale, Listed Products, via Olona 2, 20123 Milano.ETF ad alto rischio rivolti ad investitori con elevata conoscenza ed esperienza in prodotti finanziari complessi.

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SOTTOSTANTE NOME ETF BLOOMBERG REUTERS ISIN

DAX Double Short Lyxor ETF Daily ShortDAX x2 DAX2S IM LDAX2S.MI FR0010869495BUND FUTURE Double Short Lyxor ETF Daily Double Short Bund BUND2S IM BUND2S.MI FR0010869578

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Nel corso delle ultime quattro settimane sul mercato ETFPlus di Borsa Italiana i maggiori rialzi sono stati messi a segno dagli ETF che consentono di prendere posizione a leva

sui listini internazionali. In particolare l’Amundi Etf Leverage Usa ha registrato un progresso del 9,1%, l’Etfx Daxglobal Coal Mining del 8,44% e il Powershares Ftse Rafi Hong Kong del 8,04%. A sei mesi la performance migliore è stata messa a segno dall’A-mundi Etf Gsci Agricolture (+35,71%), dall’Ishares Ishares Stoxx 600 Auto&Parts (+32,59%) e dal Lyxor Etf Stoxx 600 Auto&Parts (+32,16%). Penalizzati invece nell’ultimo mese di contrattazione il Etfx Dax 2X Short Fund (-8,36%), il Lyxor Etf Daily Shortdax X2 (-7,71%) e il Db X-Trackers Stoxx 600 Basic Resources (-6,59%). A sei mesi le vendite hanno frenato soprattutto l’Amundi Etf Short Msci Europe (-30,48%), il Db X-Trackers Hsi Short Index-2C (- 29,75%) e il Db X-Trackers S&P 500 2X Inv (-26,84%). Tra gli ETF più scambiati per quantità spicca il Lyxor Etf Leveraged Ftse Mib con una media giornaliera di 1,84 milioni di pezzi. Seguono il Lyxor Etf Xbear Ftse Mib con scambi per 789mila pezzi e l’Ishares S&P 500 Index Fund con contrattazioni per 668mila unità. Il mag-giore controvalore di scambio è stato registrato dal Lyxor Etf Xbear

Ftse Mib con una media giornaliera di 38,49 milioni di euro. A ruota il Lyxor Etf Leveraged Ftse Mib con negoziazioni per 32,09 milioni di euro e poi il Lyxor Etf Ftse Mib con scambi per 16,65 milioni di euro. Il maggiore incremento nelle contrattazioni è stato messo a segno dal Ubs-Etf Msci Emu (+300%), dal Jp Morgan Etf Gbi Emu 1-3Y (+295%) e dal Jp Morgan Etf Gbi Emu 3-5Y (+289%).

Commento agli ETFNonostante la fase di incertezza attraversata dai mercati, gli strumenti a leva si confermano in testa alla classifica per performance dell’ultimo mese.