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2016 No copyright – Public domain (apporre il diritto d’autore sul significato interiore dellaParola, è offendere il Signore e il cielo)
La presente traduzione è tratta dalle scansioni della versione originale in latino, rilasciatein rete da http://www.baysidechurch.org Questa versione evidentemente non è esente daeventuali errori in sede di conversione del testo. La presente opera può essere riprodotta,distribuita, esposta al pubblico e rappresentata con qualsiasi mezzo e formato conl’espresso divieto di utilizzarla a scopo commerciale e con l’obbligo di non modificare inalcun modo il contenuto, di non stravolgerne il senso e di citare la fonte(https://fondazioneswedenborg.wordpress.com).
INDICENuovo cielo, nuova terra e nuova Gerusalemme (paragrafi 1–7)
Introduzione alla dottrina (8–10)
Del bene e della verità (11–19)
Estratti da Arcana Coelestia (2027)
Volontà e intelletto (28–33)
Estratti da Arcana Coelestia (3435)
Uomo interno e uomo esterno (36–46)
Estratti da Arcana Coelestia (4753)
Dell'amore in generale (54–61)
Estratti da Arcana Coelestia (6264)
Amore di sé e amore del mondo (65–80)
Estratti da Arcana Coelestia (8183)
Amore verso il prossimo o carità (84–105)
Estratti da Arcana Coelestia (106107)
La fede (108–119)
Estratti da Arcana Coelestia (120122)
Pietà (123–128)
Estratti da Arcana Coelestia (129)
Coscienza (130–138)
Estratti da Arcana Coelestia (139140)
Libero arbitrio (141–147)
Estratti da Arcana Coelestia (148149)
Merito (150–157)
Estratti da Arcana Coelestia (158)
Penitenza e remissione dei peccati (159–169)
Estratti da Arcana Coelestia (170172)
Rigenerazione (173–182)
Estratti da Arcana Coelestia (183186)
Tentazione (187–195)
Estratti da Arcana Coelestia (196201)
Battesimo (202–208)
Estratti da Arcana Coelestia (209)
Santa cena (210–214)
Estratti da Arcana Coelestia (215222)
Resurrezione (223–229)
Cielo e inferno (230–240)
La chiesa (241–245)
Estratti da Arcana Coelestia (246248)
Sacra Scrittura, o Parola (249–254)
Estratti da Arcana Coelestia (255266)
Provvidenza (267–275)
Estratti da Arcana Coelestia (276279)
Il Signore (280–297)
Estratti da Arcana Coelestia (298310)
Governo ecclesiastico e governo civile (311–325)
Estratti da Arcana Coelestia
Nuovo cielo, nuova terra e nuova Gerusalemme 1. Si dice nell'Apocalisse:
Vidi un cielo nuovo e una terra nuova, perché: il cielo e la terra di prima erano passati. E vidianche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposaadorna per il suo sposo. La città era cinta da grandi e alte mura con dodici porte, e sopra leporte, dodici angeli e dei nomi scritti sopra, i nomi delle dodici tribù dei figli d'Israele. Le muradella città poggiavano su dodici basamenti, sopra i quali erano i nomi dei dodici apostolidell'Agnello. La città era a forma quadrangolare, e la sua lunghezza era uguale alla larghezza. Efu misurata la città con la canna, fino a dodicimila stadi; la lunghezza, la larghezza e l'altezzaerano uguali. E misurate anche le sue mura erano di centoquarantaquattro cubiti, a misurad'uomo, cioè d'angelo. Le sue mura erano costruite con diaspro e la città di oro puro, simile aterso cristallo. I basamenti delle mura della città erano adorni di ogni specie di pietre preziose. Ele dodici porte erano dodici perle. E la piazza della città era di oro puro, come cristallotrasparente. In essa non vidi alcun tempio:il Signore Dio, l'Onnipotente, e l'Agnello erano il suotempio. La gloria di Dio la illuminava e la sua lampada era l'Agnello. Le genti che sarannosalvate cammineranno alla sua luce, e i re della terra in lei porteranno il loro onore e la lorogloria (Ap. 21:1, 2, 1224)
Chi legge queste parole non le intende altrimenti che nel significato letterale, vale a direche il cielo visibile perirà insieme alla terra; che esiterà un nuovo cielo; che sopra unanuova terra scenderà la santa città di Gerusalemme; e che esse sarà, quanto alle suemisure, secondo la descrizione. Ma gli angelo intendono tutt'altro, cioè intendonospiritualmente ogni parola che l'uomo intende naturalmente; e ciò che essi intendono èesattamente ciò che queste parole significano; e qui sta il senso interiore e spirituale dellaParola. Nel senso interiore e spirituale in cui sono gli angeli per il nuovo cielo e lanuova terra si intende la nuova chiesa, sia nei cieli, sia nelle terre; in seguito si parleràdell'una e dell'altra chiesa. Per la città di Gerusalemme che discende dal cielo, da Dio, siintende la dottrina celeste di questa chiesa. Per la lunghezza, l'altezza e la larghezza, chesono uguali si intendono tutti i beni e tutte le verità di questa dottrina nel suo insieme. Perla misura delle sue mura, che è di centoquarantaquattro cubiti a misura d'uomo, cioè diangelo, si intendono tutte le verità che la difendono e le loro qualità. Per le dodici porte,che erano di perle, si intendono le verità che introducono, allo stesso modo degli angelisulle porte. Per le fondamenta delle mura che erano adorne di ogni pietra preziosa siintendono le conoscenze sulle quali si fonda questa dottrina. Per le dodici tribù d'Israele si
intendono tutte le cose della chiesa in generale e in particolare , e ugualmente per i dodiciapostoli. Per l'oro somigliante a cristallo puro, di cui la città e la piazza erano edificate, siintende il bene dell'amore da cui risplende la dottrina con le sue verità. Per le genti chesaranno salvate e per i re della terra che porteranno in lei il loro onore e la loro gloria, siintendono tutti coloro che appartengono alla chiesa e che dimorano nel bene e nella verità.Per Dio e per l'Agnello si intende il Signore in quanto al Divino stesso e in quanto alDivino umano. Tale è il significato spirituale della Parola, cui il significato naturale oletterale serve di base; ciò nondimeno, questi due significati, spirituale e naturale fannouno attraverso le corrispondenze. Che tale è l'intelligenza spirituale insita in ognuna diqueste parole, non è questa la sede per dimostrarlo, perché non è l'oggetto di quest'opera;ma se ne possono scorgere le prove in Arcana Coelestia, ai seguenti paragrafi, in merito alfatto che nella Parola per terra sia significata la chiesa, segnatamente laddove per la terra siintende la terra di Canaan (nn. 622, 1066, 1067, 1262, 1413, 1607, 2928, 3355, 4447, 4535,5577, 8011, 9325, 9643); perché nel senso spirituale per la terra si intende il popolo che virisiede ed il loro culto (n. 1262). Popolo della terra sono coloro che appartengono allachiesa spirituale (n. 2928). Un nuovo cielo e una nuova terra significano un nuovo ordinenei cieli e nelle terre, in quanto ai beni e alle verità, e quindi rispetti alle cose attinenti allachiesa nei cieli e quella nelle terre (nn. 1733, 1850, 2117, 2118, 3355, 4535, 10373. Cosa siintende per il primo cielo e per la prima terra che erano passati, lo si può vederenell'opuscolo Ultimo giudizio e Babilonia distrutta, (in tutto l'opuscolo e specialmente ainn. 6572) Che per Gerusalemme si intende la chiesa in quanto alla dottrina (nn. 402, 3654,9166). Che per l'urbe e le città siano significate le dottrine alla chiesa e alla religione (nn.402, 2450, 2712, 2943, 3216, 4492, 4493. Che per le mura della città sia significata la veritàeretta a difesa della dottrina (n. 6419). Che per le porte della città siano significate le veritàche introducono nella dottrina, e attraverso la dottrina, nella chiesa (nn. 2943, 4477, 4492,4493). Che per le dodici tribù d'Israele siano rappresentati e quindi significate tutte leverità e tutti i beni della chiesa, in generale ed in particolare, e quindi tutte le cose spettantialla fede ed all'amore (nn. 3858, 3926, 4060, 6335); e ugualmente per i dodici apostoli delSignore (nn. 2129, 2553, 3354, 3488, 3858, 6397). Quel che dice dei dodici apostoli chesiederanno sopra dodici troni e che giudicheranno le dodici tribù d'Israele, significa chetutti dovranno essere giudicati secondo le verità e i beni della chiesa, e perciò dal Signore,da cui quei bei e quei veri derivano (nn. 2129, 6937). Che per dodici siano significate tuttele cose nel complesso (nn. 577, 2089, 2129, 2130, 3272, 3858, 3913) e ugualmente per ilnumero centoquarantaquattro, perché questo numero è il prodotto di dodici moltiplicatoper dodici (n. 7973); e ugualmente per il numero dodicimila (n. 7973). Che ogni numeronella Parola significhi cose determinate (nn. 482, 487, 647, 648, 755, 813, 1963, 1988, 2075,2252, 3252, 4264, 6175, 9488, 9659, 10217, 10253). Che i numeri che sono il prodotto di unamoltiplicazione significhino la stessa cosa dei fattori dai quali risultano (nn. 5291, 5335,5708, 7973). Che per la misura di una cosa si intende la sua qualità rispetto alla verità e al
bene (nn. 3104, 9603, 10262). Che per le fondamenta delle mura si intendono le conoscenzedella verità sulle quali si fondano i principi della dottrina (n. 9643). Che per ciò che haforma quadrangolare o quadrata si intenda ciò che è perfetto (nn. 9717, 9861). Che per lalunghezza sia inteso il bene e la sua estensione; e per la larghezza, la verità e la suaestensione (nn. 1613, 9487). Che per le pietre preziose si intendono le verità che procedonodal bene (nn. 114, 9863, 9865). Che cosa si intende per le pietre preziose nell'Urim nelTummim, in generale ed in particolare (nn. 3862, 9864, 9866, 9861, 9895, 9905). Che per ildiaspro con cui le mura era costruite (n. 9872). Che per la piazza della città sia intesa laverità della dottrina procedente dal bene (n. 2336). Che per l'oro sia significato il benedell'amore (nn. 113, 1551, 1552, 5658, 6914, 6917, 9510, 9874, 9881). Che per la gloria siintenda la Divina verità, quale è nel cielo, e quindi l'intelligenza e la sapienza (nn. 4809,5292, 5922, 8267, 8427, 9429, 10574). Che per le genti sono significati coloro che sono nelbene, e quindi astrattamente, i beni della chiesa (nn. 1059, 1159, 1258, 1260, 1261, 1416,1849, 4574, 6860, 9255, 9256) Che per i re sono significati coloro che nella chiesa dimoranonelle verità, e quindi astrattamente, le verità della chiesa (nn. 1672, 2015, 2069, 4575, 5044).Che le cerimonie d'incoronazione dei re rappresentano cose inerenti la Divina verità, mache la conoscenza di quelle cose è andata perduta nel tempo presente (nn. 4581, 4966).
2. Prima di trattare della nuova Gerusalemme e della sua dottrina è opportuno farequalche cenno al nuovo cielo e alla nuova terra. Nell'opera Ultimo Giudizio e Babiloniadistrutta è stato mostrato ciò che si intende per il primo cielo e la prima terra, i quali dopoche furono passati, e dopo che l'Ultimo Giudizio fu compiuto, un nuovo cielo fu creato,cioè formato dal Signore. Questo cielo è costituito da tutti coloro che dopo l'avvento delSignore, fino al presente, avevano vissuto la vita della fede e della carità, poiché essisoltanto erano nella forma del cielo; perché la forma del cielo, secondo la quale lì ha luogoogni consociazione ed ogni comunicazione, è la forma della Divina verità, secondo ilDivino bene che procede dal Signore, e l'uomo riveste quella forma, quanto al suo spirito,nella misura in cui la sua vita è conforme alla Divina verità. Che da ciò provenga la formadel cielo, lo si vede nell'opera Cielo e inferno (nn. 200112). Che tutti gli angeli siano tanteforme del cielo (ibidem, nn. 5158, 7377). Quindi è nota la composizione del nuovo cielo ela sua qualità, cioè che è perfettamente unanime; perché chi vive la vita della fede e dellacarità, ama l'altro come se stesso, e attraverso l'amore, lo congiunge a sé, e cosìreciprocamente e mutuamente; perché l'amore è congiunzione nel mondo spirituale.Laddove una moltitudine è consociata secondo la forma del cielo, si costituisce l'unanimitàche diviene come uno, in quanto non vi è nulla che separi e che divida, ma tutto congiungee unisce.
3. Poiché questo cielo è formato da tutti coloro che furono tali al tempo dell'avvento delSignore, è evidente che esso è composto sia da cristiani, sia da gentili, ma nella massimaparte da fanciulli di tutti i territori, che morirono dopo il tempo del Signore; perché tuttiloro sono stati ricevuti dal Signore, educati nel cielo, istruiti dagli angeli, e infine custoditi
affinché insieme agli angeli costituiscono un nuovo cielo. Di qui può dedursi quantogrande sia codesto cielo. Che tutti quelli che muoiono nell'infanzia sono educati nel cielo edivengono angeli lo si può vedere nell'opera Cielo e inferno (nn. 329345), e che il cielo siaformato tanto da gentili, quanto da cristiani (ibidem, nn. 318328).
4. Riguardo a questo nuovo cielo, deve essere noto che esso è distinto dai cieli antichi,cioè da quelli che precedettero l'avvento del Signore; e nondimeno, quei cieli sono staticoordinati con il Signore, in modo tale da costituire insieme un solo cielo. Quel nuovo cieloè distinto dai cieli antichi perché nelle chiese antiche non vi fu altra dottrina che la dottrinadell'amore e della carità, e perché allora non si conosceva alcuna dottrina della fedeseparata. Ed inoltre perché gli antichi cieli costituiscono la distesa superiore, ed il nuovocielo, la distesa sotto di essi; perché i cieli sono distese, le une sopra le altre. Nelle distesesupreme abitano coloro che si chiamano angeli celesti, la maggior parte dei qualiappartennero all'antichissima chiesa; si chiamano angelo celesti in virtù dell'amore celeste,che è l'amore verso il Signore. Nelle distese sotto di questi, abitano coloro che si chiamanoangeli spirituali, la maggior parte dei quali appartennero alla chiesa antica; si chiamanoangeli spirituali, in virtù dell'amore spirituale, che è la carità verso il prossimo. Sotto diquesti abitano gli angeli che dimorano nel bene della fede, questi sono coloro che visserola vita della fede. Vivere la vita della fede è vivere secondo la dottrina della sua chiesa; evivere è volere e fare. Tutti questi cieli, nondimeno, fanno uno per influsso mediato edimmediato che procede dal Signore. Ma di questi cieli si può avere un'idea più completada ciò che è stato esposto nell'opera Cielo e inferno, nella parte relativa ai due Regni in cuisono stati distinti in generale i cieli (nn. 2028). Riguardo all'influsso mediato edimmediato, si veda la Collezione degli estratti degli arcani celesti (nn. 603 e ss.). E riguardoalla chiesa antichissima e alla chiesa antica, si veda l'opera Ultimo Giudizio e Babiloniadistrutta (n. 46).
5. Verrà dato ora qualche cenno circa la nuova terra. Per nuova terrasi intende la nuovachiesa nelle terre, poiché quando una chiesa cessa di esistere, una nuova chiesa vieneallora instaurata dal Signore, che provvede affinché nelle terre vi sia sempre una chiesa,perché attraverso la chiesa vi è congiunzione del Signore con il genere umano, nonché delcielo con il mondo; perché nella chiesa il Signore è conosciuto, e nella chiesa sono le Divineverità attraverso cui l'uomo si congiunge. Che oggi una nuova chiesa sia instaurata lo sivede nell'opera Ultimo Giudizio (n. 74). Che con la nuova terra si intende la nuova chiesasi evince dal significato spirituale della Parola. Infatti, in quel significato, per terras'intende non già una terra o una contrada, ma la gente che l'abita ed il loro culto Divino,poiché qui sta il significato spirituale che la terra rappresenta. Inoltre per terra nellaParola, quando non è aggiunto il nome della regione, s'intende la terra di Canaan, e nellaterra di Canaan vi era stata la chiesa sin dai tempi antichissimi; di qui discende che tutti iluoghi di questa terra e dei suoi dintorni, con i monti e i fiumi, che sono nominati nellaParola, sono diventati rappresentativi e significativi di quelle cose che costituiscono
l'intimo della chiesa e che è denominato il suo spirituale. Pertanto, come si è detto, perterra, nella Parola – atteso che si intende la terra di Canaan – è significata la chiesa. Lostesso si intende per la nuova terra; da ciò discende il detto ricevuto nella chiesa, laCanaan celeste, con la quale si intende il cielo. Che per la terra di Canaan si intende, nelsignificato spirituale, la chiesa è stato mostrato in Arcana Coelestia in più articoli, fra qualisi riportano i seguenti: l'antichissima chiesa che esisteva prima del diluvio, e l'antica chiesache le succedette erano nella terra di Canaan (nn. 567, 3686, 4447, 4454, 4516, 4517, 5136,6516, 9327); che allora ogni luogo ivi sia divenuto rappresentativo di quelle cose che sononel regno del Signore e nella chiesa (nn. 1585, 3686, 4447, 5136); che perciò fu ordinato adAbramo, di recarvisi, giacché presso la sua discendenza sarebbe stata instaurata una chiesarappresentativa, e sarebbe stata scritta una Parola, il cui senso ultimo sarebbe consistito incose rappresentative e significative che erano in quella terra (nn. 3686, 4447, 5136, 6516).Quindi che per la terra e per la terra di Canaan è significata la chiesa (nn. 3038, 3481, 3705,4447, 4517, 5757, 10568).
6. Ora si dirà cosa si intende per Gerusalemme nella Parola, nel suo significato spirituale.Per Gerusalemme si intende la chiesa stessa, in quanto alla sua dottrina, e ciò per laragione che là, nella terra di Canaan, e non altrove, era il tempio, l'altare e ivi si facevano isacrifici, e perciò lo stesso culto Divino; per la stessa ragione ivi si celebravano tre feste, edogni maschio di quella terra era tenuto ad assistervi. Perciò Gerusalemme rappresenta nelsignificato spirituale la chiesa, in quanto al culto, ovvero in quanto alla dottrina, perché ilculto si fa in conformità dei precetti della dottrina. Si dice la città santa, la nuovaGerusalemme, che scende dal cielo, da Dio, perché nel senso spirituale della Parola, per lacittà e per l'urbe, s'intende la dottrina e per la città santa, la dottrina della Divina verità;infatti la Divina verità è ciò che si chiama Santo nella Parola. Si dice nuova Gerusalemmenella Parola per la stessa ragione per la quale si dice, come si è detto prima, per terras'intende la chiesa, e per Gerusalemme, questa chiesa, in quanto alla dottrina. Si dice chescende dal cielo, da Dio, perché ogni verità Divina, da cui procede la dottrina, discende dalSignore, attraverso il cielo. Che per Gerusalemme non si intenda una città si evincechiaramente, dal fatto che si dice che la sua altezza era uguale alla lunghezza e allalarghezza, di dodicimila stadi (versetto 16); e che la misura delle sue mura, che era dicentoquarantaquattro cubiti, fosse la misura d'uomo, cioè di angelo (versetto 17); inoltreche era pronta come una sposa adorna per il suo sposo (versetto 2); e più oltre, L'angelodisse: Vieni, io ti mostrerò la sposa, la moglie dell'Agnello; ed egli mi mostròGerusalemme, la città santa (versetto 10). Questa è la chiesa che nella Parola vienechiamata sposa e moglie del Signore; sposa, prima di congiungersi, e moglie allorché essasi è congiunta (si veda in proposito Arcana Coelestia, nn.3103, 3105, 3207, 7022, 9182).
7. Riguardo alla dottrina che ora verrà esposta, essa viene pure dal cielo, poiché èimpressa nel senso spirituale della Parola; tale senso spirituale della Parola è la dottrinastessa vigente nel cielo, poiché in cielo, come in terra, vi è una chiesa; infatti là vi è una
Parola, vi è una dottrina derivata dalla Parola, vi sono tempi, ed in quelli si predica. Là visono amministrazioni ecclesiastiche e civili. In altre parole, fra le cose che sono nei cieli equelle che sono nelle terre, non vi altra differenza che questa, cioè che nei cieli tutti sono inuno stato di perfezione, perché coloro che vi abitano sono spirituali, e perché le cosespirituali superano immensamente in perfezione quelle naturali. Che nei cieli vi siano talicosi, lo si evince nell'opera Cielo e inferno, specialmente nei paragrafi che trattano delleamministrazioni del cielo (nn. 213220) ed in quelli relativi al culto Divino nel cielo (nn.221227). Di qui si può scorgere chiaramente quel che s'intende per la città santa chediscende dal cielo, da Dio. Ora si passerà alla trattazione della dottrina della nuova chiesa,la quale, essendomi stata rivelata dal cielo, si chiama dottrina celeste, giacché scopo diquest'opera è esporre questa dottrina.
Introduzione alla dottrina 8. Che la fine della chiesa sia quando non v'è più alcuna fede, perché non v'è più alcunacarità, è stato illustrato nell'opera Ultimo giudizio e distruzione di Babilonia (nn. 3339).Ora siccome le chiese nel mondo cristiano si distinguono solo per le cose cheappartengono alla fede, e d'altra parte, la fede è nulla quando è separata dalla carità,prima di esporre la dottrina della nuova Gerusalemme, vorrei premettere qui alcuneosservazioni sulla dottrina della carità presso le genti antiche. Si è detto le chiese nelmondo cristiano, e per esse si intendono le chiese presso i riformati e gli evangelici, manon anche presso i cattolici romani, perché la chiesa cristiana non è presso costoro, poichédove è la chiesa, ivi il Signore è adorato la Parola è letta. Diversamente, i cattolici romaniadorano loro stessi in luogo del Signore, s'inibisce al popolo di leggere la Parola e ledecisioni del Papa vengono innalzate al grado stesso della Parola, e ancor più, sopra laParola.
9. La dottrina della carità che è la dottrina della vita, era la dottrina stessa delle chieseantiche . Riguardo a queste chiese si veda in Arcana Coelestia (nn. 1238 e 2385). E questadottrina congiungeva tutte le chiese, e così di molte ne faceva una sola. Infatti siriconoscevano quali uomini della chiesa tutti quelli che vivevano nel bene della carità, e sichiamavano fratelli, quand'anche dissentissero circa le verità della fede. Essi si istruivanoreciprocamente sulle verità della fede, il che era nel novero delle opere della loro carità; edinoltre non s'indignavano se taluno non assentiva all'opinione di un altro, sapendo checiascuno riceve le verità nella misura in cui è nel bene. Poiché tali erano le chiese antiche,gli uomini appartenenti a quelle chiese erano uomini interiori e, in quanto tali, erano piùsavi. Perché colo che sono nel bene dell'amore e della carità, sono in quanto al loro uomointerno nel cielo e nella società angelica che è nello stesso bene. Di qui derivaval'elevazione della loro mente verso l'interiore e la loro salvezza; infatti la sapienza nonhaaltra origine se non dal cielo, vale a dire dal Signore, attraverso il cielo. E la sapienza e nelcielo perché lì si è nel bene. La sapienza consiste nel vedere la verità alla luce della verità; ela luce della verità e la luce che è nel cielo. Tuttavia, quella sapienza antica nel corso deltempo e andata diminuendo; perché nella misura in cui il genere umano si è allontanatodal bene dell'amore per il Signore e dall'amore verso il prossimo – amore che si chianacarità – nella stessa misura si è allontanato dalla sapienza, poiché altrettanto si èallontanato dal cielo. In conseguenza di ciò da uomo interno, l'uomo è diventato uomoesterno, e questo progressivamente. E poiché l'uomo è diventato esterno, è diventatoaltresì mondano e corporale; ed in un tale stato egli si cura poco delle cose del cielo, perché
i piaceri degli amori mondani e con essi i mali che per quegli amori sono dilettevoliall'uomo, lo soggiogano completamente, cosicché tutto ciò che ode della vita dopo lamorte, del cielo, dell'inferno, in una parola, del mondo spirituale, è come fosse al di fuoridi lui anziché dentro di lui, come dovrebbe essere. Da qui discende che la dottrina dellacarità, come era tenuta nella massima considerazione presso le genti antiche, sia andatacompletamente perduta. Giacché chi conosce al giorno d'oggi cosa sia la carità e chi sia ilprossimo, nel loro significato autentico? E tuttavia, non soli insegna questo, ma contieneinnumerevoli cose, di cui neppure la millesima parte è attualmente nota: tutta la SacraScrittura non è altro che la dottrina dell'amore e della carità, come il Signore insegnadicendo:
Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, e con tutta la tua anima e con tutta la tuamente; questo è il primo e più grande comandamento; e il secondo è simile ad esso: amerai iltuo prossimo come te stesso. Da questi comandamenti dipendono la legge ed i profeti (Matteo22:37, 38, 39)
La legge ed i profeti sono la Parola in generale e in particolare.
10. Nei capitoli seguenti, a ciascuna sezione della dottrina, saranno aggiunti estratti degliarcani celesti, poiché le medesime cose sono spiegate più ampiamente in essi.
Del bene e della verità 11. Tutte le cose che nell'universo sono conformi all'ordine Divino, si riferiscono al benee alla verità; non c'è cosa alcuna nel cielo e nel mondo che non si riferisca a questi due. Laragione di ciò è che sia il bene, sia la verità procedono dal Divino, da cui procedono tuttele cose.
12. Di qui è evidente che nessuna cosa è più necessaria all'uomo quanto sapere cosa sia ilbene e cosa la verità, in che modo l'uno è in relazione con l'altro e come l'uno si congiungecon l'altro. E questo è sommamente necessario all'uomo entro la chiesa, poiché siccometutte le cose del cielo si riferiscono al bene e alla verità, così pure tutte quelle della chiesa,essendo i beni e le verità del cielo ugualmente beni e verità della chiesa. Questa è laragione per la quale si esordisce trattando del bene e della verità.
13. È secondo l'ordine Divino che il bene e la verità siano congiunti, e non separati, inmodo che siano uno e non due, giacché congiunti procedono dal Divino, e congiunti sononel cielo, e congiunti debbono essere anche nella chiesa. La congiunzione del bene e dellaverità nel cielo si chiama connubio celeste, perché in questo connubio sono tutti coloro chedimorano nel cielo; di qui discende che nella Parola il cielo è paragonato ad unmatrimonio, e che il Signore sia chiamato sposo e marito, e il cielo sposa e moglie, e allostesso modo la chiesa. Se il cielo e la chiesa si chiamano così è perché coloro cheappartengono ad essi ricevono il Divino bene nella verità.
14. Tutta l'intelligenza e la sapienza degli angeli deriva da quel connubio e, non nederiva alcuna dal bene separato dalla verità, né dalla verità separata dal bene; lo stessovale per gli uomini che appartengono alla chiesa.
15. Poiché la congiunzione del bene e della verità è come un matrimonio, è evidente cheil bene ama la verità e che reciprocamente la verità ama il bene, e che l'uno desidera esserecongiunto all'altro. L'uomo entro la chiesa in cui non esista un tale amore, né un taledesiderio, non è nel connubio celeste, e di conseguenza in lui non vi è ancora la chiesa, inquanto che è la congiunzione del bene e della verità che fa la chiesa.
16. I beni sono molteplici; in generale vi è il bene spirituale ed il bene naturale, e l'uno el'altro sono congiunti con nell'autentico bene morale. Come sono i beni, così pure sono leverità, perché le verità appartengono al bene e sono la forma del bene.
17. Per converso, avviene nello stesso modo per il male e la falsità; perché, come tutte lecose che nell'universo sono conformi all'ordine Divino si riferiscono al bene e alla verità,
parimenti tutte quelle che contrarie all'ordine Divino si riferiscono al male e alla falsità;inoltre come il bene ama essere congiunto alla verità, e questo reciprocamente,così pure ilmale ama essere congiunto alla falsità e viceversa. E ancora, come ogni intelligenza esapienza nasce dalla congiunzione del bene e della verità, allo stesso modo ogni stoltezza eogni follia nasce dalla congiunzione del male e della falsità. La congiunzione del male edella falsità si chiama connubio infernale.
18. Dal momento che il male e la falsità sono opposti al bene e alla verità, è evidente chela verità non può essere congiunta al male, né il bene al falso del male. Se la verità siaggiunge al male, essa non è più la verità, bensì è falsità perché è falsificata. Se il bene siaggiunge al falso del male, esso non è più il bene, bensì il male, perché è adulterato.Tuttavia, la falsità che però non sia falsità del male, può essere congiunta al bene.
19. Chiunque nella vita si sia consolidato e confermato nel male e nella falsità non puòconoscere cosa sia il bene e cosa sia la verità, in quanto egli crede che il suo male sia il benee che la sua falsità sia la verità. Ma chi nella vita abbia agito nel bene e nella verità, puòconoscere cosa sia il male e cosa sia il falso. La ragione di ciò è questa, che ogni bene e ogniverità è nella sua essenza celeste, e se non celeste nella sua essenza, è pur sempre diun'origine celeste; ogni male e di conseguenza ogni falsità è nella sua essenza infernale, ese non infernale nella sua essenza, è pur sempre di un'origine infernale. Orbene, tutto ciòche è celeste è nella luce celeste, e tutto ciò che è infernale è nelle tenebre.
Estratti da Arcana Coelestia 20. Ogni cosa nell'universo, in generale ed in particolare fa riferimento al bene e allaverità, ovvero al male e alla falsità; quelle conformi al Divino ordine, al bene e alla verità,quelle contrarie al Divino ordine, al male e alla falsità (nn. 2451, 3166, 4390, 4409, 5232,7256, 10122). Così presso l'uomo ogni cosa fa riferimento all'intelletto e alla volontà, dalmomento che l'intelletto è il ricettacolo della verità, ovvero della falsità; e la volontà è ilricettacolo del del bene ovvero del male (n. 10122). Nel tempo presente in pochi conosconocosa sia la verità nella sua autentica essenza, perché si ha una scarsa conoscenza del bene,e nondimeno, tutta la verità è dal bene, e ogni bene è attraverso la verità (nn. 2507, 3603,4136, 9186, 9995).
Vi sono quattro generi di uomini:
1. Quelli che sono nella falsità dal male e quelli che sono nella falsità, non dal male.
2. Quelli che sono nella verità separata dal bene.
3. Quelli che sono nella verità e attraverso essa mirano e tendono al bene.
4. Quelli che sono nella verità dal bene. Ma di questi si tratterà singolarmente.
21. Quelli che sono nella falsità dal male e quelli che sono nella falsità, non dal male. Vi sonoinnumerevoli specie di falsità ed altrettante di mali. E le cause delle falsità e dei mali sonomolteplici (nn. 1188, 1212, 4729, 4822, 7574). Vi è falsità dal male, cioè falsità del male; e viè il male dalla falsità, cioè il male della falsità; e ulteriori falsità di lì, per così dire, derivate(nn. 1679, 2243). Da una falsità, specialmente se è quella principale, scaturiscono ulteriorifalsità in una serie continua (nn. 1510, 1511, 4717, 4721). Vi sono falsità dalle cupiditàdell'amore di sé e dell'amore del mondo; e vi sono cupidità dalla fallacia dei sensi (nn.1295, 4729). Vi è falsità dalla religione e vi è falsità dall'ignoranza (nn. 4729, 8318, 9258). Viè falsità in cui è il bene e falsità in cui non è il bene (nn. 2863, 9304, 10109, 10302). Vi è ciòche è falsificato (nn. 7318, 7319, 10648). Ogni male ha in sé la falsità (nn. 7577, 8094). Lafalsità dalla cupidità dell'amore di sé è il falso dal male stesso, e le peggiori specie di falsitàprocedono di lì (n. 4729).
Il male è grave, e ha in sé l'inclinazione a precipitarsi nell'inferno; non è così per il falso incui non vi sia il male (nn. 8279, 8298). Il bene si tramuta in male e la verità in falsità,quando precipitano dal cielo verso l'inferno, perché degradano in un'atmosfera grossolanae impura (n. 3607). La falsità dal male appare come nebbia e acqua stagnante sopral'inferno (nn. 8137, 8138, 8146). Quelli che sono nell'inferno proferiscono falsità dal male(nn. 1695, 7351, 7352, 7357, 7392, 7699). Quelli che sono nel male non possono pensare altroche falsità, quando pensano da se stessi (n. 7437). Approfondimenti sul male dalla falsità(nn. 2408, 4818, 7272, 8265, 8279); e sulla falsità dal male (nn. 6359, 7272, 9304, 10302).
Ogni falsità può essere dimostrata, e apparire come fosse una verità (nn. 5033, 6865, 8521,8780). Perciò ogni cosa deve essere esaminata per vagliarne la sua autenticità (nn. 4741,7012, 7680, 7950, 8521). Devono essere prese opportune cautele affinché le falsità dallareligione non si consolidino, perché di lì procede la persuasione della falsità, che aderisceall'uomo dopo la morte (nn. 845, 8780). In che modo la persuasione della falsità è dannosa(nn. 794, 806, 5096, 7686).
Il bene non può fluire nelle verità fintantoché l'uomo è nel male (n. 2434). I beni e le veritàsi allontanano dall'uomo nella misura in cui questi è nei mali e nelle falsità (n. 3402). IlSignore usa la massima cura affinché la verità non sia congiunta al male, né la falsità delmale al bene (nn. 3110, 3116, 4416, 5217). l'effetto di una tale commistione è laprofanazione (n.6348). Le verità estinguono le falsità; e le falsità estinguono le verità (n.5207). Le verità non possono essere interiorizzate finché regna l'incredulità (n. 3399).
In che modo le verità possono essere falsificate, attraverso esempi (n. 7318). Al male èconsentito falsificare le verità. La ragione (n. 7332). Le verità sono falsificate dal male cheaderisce ad esse e le attrae a sé (nn. 8094, 8149).
La verità si dice che è falsificata quando ad essa aderisce il male, il che ha luogo attraverso
fallacie e apparenze esteriori (nn. 7334, 8062). Ai malvagi è consentito aggredire la verità,ma non altrettanto il bene, perché essi possono falsificare la verità per mezzo di moltepliciinterpretazioni e applicazioni (n. 6677). La verità falsificata dal male è contraria alla veritàe al bene (8602). La verità falsificata dal male nell'altra vita è contraddistinta da esalazionimaleodoranti (7319). Approfondimenti sulla falsificazione della verità (nn. 7318, 7319,10648).
Vi sono falsità della religione che concordano con il bene e falsità che non concordano (nn.9258, 9259). Quando le falsità della religione non sono in contrasto con il bene, nonproducono il male, eccetto per coloro che sono nel male (n. 8318). Le falsità della religionenon sono imputate a coloro che sono nel bene, ma a quelli che sono nel male (nn. 8051,8149). Le verità non autentiche e le falsità possono coesistere con le verità autentiche incoloro che sono nel bene, ma non presso coloro che sono nel male (nn. 3470, 3471, 4551,4552, 7344, 8149, 9298). Le verità e le falsità sono associate attraverso apparenze nel sensoletterale della Parola (n. 7344). Le falsità sono tramutate in verità dal bene e sono mitigatequando sono piegate e rivolte verso il bene, e il male è rimosso (n. 8149). Le falsità dellareligione presso coloro che sono nel bene, sono ricevute dal Signore come verità (nn. 4736,8149). Il bene la cui qualità deriva dalla falsità della religione, è ricevuto dal Signore se vi èignoranza ed in essa, innocenza, e se il fine perseguito è retto (n. 7887). Le verità pressol'uomo sono apparenze di verità e bene imbevute della fallacia dei sensi. Ciò nondimeno ilSignore le adatta alle verità autentiche presso colui che è nel bene (n. 2053). Le falsità nellequali è il bene sono presso quelli che sono al di fuori della chiesa, e quindi nell'ignoranzadella verità; e anche presso coloro che sono all'interno della chiesa ove imperano le falsitàdella dottrina (nn. 2589–2604, 2861, 2863, 3263, 3778, 4189, 4190, 4197, 6700, 9256). Le falsitàin cui non vi è il bene sono più gravi in coloro che sono all'interno della chiesa, rispetto aquelli che sono al di fuori di essa. (n. 7688). Nell'altra vita, le verità e i beni sono sottratti aimalvagi e sono donati ai retti, secondo le parole del Signore:
A chi ha sarà dato affinché sia nell'abbondanza, e a chi non ha sarà portato via anche quel poco che ha (Matteo 25:29, n. 7770)
22. Quelli che sono nella verità separata dal bene. Le verità separate dal bene, non sono in séverità, quindi non hanno vita; infatti, tutta l'essenza della verità è dal bene (n. 3603).Quindi è come il corpo senza l'anima (n. 8530, 9154). Le conoscenze del bene e della veritàche sono solo nella memoria e non nella vita, sono considerate da questi verità (n. 5276). Leverità non aderiscono all'uomo, né egli le fa proprie quando queste sono conosciute ericonosciute attraverso cause che procedono dall'amore di sé e del mondo (n. 3402, 3834).Ma aderisce all'uomo ciò che egli riconosce per amore della verità stessa e del bene (n.3849). Le verità separate dal bene non sono accettate dal Signore (n. 4368); né sono
salvifiche (2261). Quelli che separano la verità dal bene non appartengono alla chiesa (n.3963); né possono essere rigenerati (n.10363). Il Signore non è presente nelle verità se nonattraverso il bene (n. 10367).
Della separazione della verità dal bene (n. 5008, 5009, 5022, 5028). Della qualità della veritàsenza il bene e della sua qualità dal bene (n. 1949, 1950, 1964, 5951); attraversocomparazioni (n. 5830). La verità senza il bene è tetra (n. 1949 1951, 1964). Essa, nelmondo spirituale appare come una materia dura (n. 6359, 7068) e e acuminata (n.2799). Laverità senza il bene è come la luce d'inverno, quando tutte le cose sono intorpidite e nonfruttificano; mentre la verità dal bene è come la luce a primavera e in estate, quando tutto ein fiore e fruttifica (n. 2231, 3146, 3412, 3413). Tale luce invernale è mutata in densaoscurità quando fluisce la luce del cielo, e coloro che sono in quelle verità diventano ciechie stupidi (n. 3412, 3413).
Coloro che separano le verità dal bene sono nelle tenebre, nell'ignoranza della verità enelle falsità (n. 9186). Attraverso le falsità essi si precipitano nei mali (n. 3325, 8094). Errorie falsità in cui si precipitano (n. 4721, 4730, 4776, 4783, 4925, 7779, 8313, 8765, 9222). LaParola è preclusa a loro (n. 3773, 4783, 8780). Essi non vedono né si soffermano su tuttequelle cose di cui il Signore ha parlato in merito all'amore e alla carità, e quindi in meritoal bene (n. 2051, 3416). Essi non sanno cosa sia il bene, né l'amore e la carità celesti (n. 2471,3603, 4136, 9995). Quelli che conoscono le verità delle fede e vivono nel male, nell'altra vitaabusano delle verità allo scopo di dominare; della loro qualità e della loro sorte (n. 4802).
La Divina verità condanna all'inferno, ma il Divino bene eleva al cielo (7258). La Divinaverità atterrisce (4180). Cosa s'intende per essere giudicati dalla Divina verità e cosas'intende per essere giudicati dal Divino bene (2335).
23. Quelli che sono nella verità e attraverso essa mirano e tendono al bene. Quindi delle verità incui vi è il bene. Ciò che un uomo ama, questo egli vuole, e ciò che un uomo ama o vuole,questo egli pensa, e conferma in vari modi; e ciò che egli ama o vuole, questo è ciò chechiama bene, e ciò che egli pensa e conferma in vari modi, questo e ciò che chiama verità(n. 4070). Quindi, la verità diviene bene quando è dall'amore o dalla volontà, ovveroquando l'uomo l'ama o la desidera (n. 5526, 7835, 10367). E siccome l'amore o la volontà èl'autentica vita dell'uomo, la verità non ha vita nell'uomo quando egli soltanto la conosca ola pensi, ma quando la ama e la desidera, e attraverso l'amore e la volontà la mette in atto(n. 5595, 9282). Di lì le verità ricevono la vita, e di conseguenza, dal bene (n. 2434, 3111,3607, 6077). Pertanto, la vita delle verità e dal bene, ed esse sono prive di vita senza il bene(n. 1589, 1947, 1997, 3180, 3579, 4070, 4096, 4097, 4736, 4757, 4884, 5147, 5928, 9154, 9667,9841, 10729); approfondimento (n. 9154). Quando può dirsi che le verità abbiano acquisitola vita (n. 1928). Quando la verità è congiunta al bene, aderisce all'uomo perché divieneparte integrante della sua vita (n. 3108, 3161). Affinché la volontà sia congiunta al benedeve esservi il consenso dell'intelletto e della volontà. Quando vi è il consenso anche della
volontà, allora ha luogo la congiunzione (n. 3157, 3158, 3161).
Quando l'uomo è rigenerato le verità entrano con delizia nell'affezione, perché l'uomo amametterle in atto, ed esse si riproducono nella stessa affezione perché i due sono in armonia(n. 2474, 2487, 3040, 3066, 3074, 3336, 4018, 5893, 7967). L'affezione che appartieneall'amore si aggiunge sempre alle verità secondo gli usi della vita; e l'affezione si riproducecon le verità e e le verità sono riprodotte con l'affezione (n. 3336, 3824, 3849, 4205, 5893,7967). Il bene riconosce per verità ciò che concorda con l'affezione dell'amore (n. 3161). Leverità sono introdotte attraverso delizie e gradevolezze consone con le prime (n. 3502,3512). L'affezione genuina della verità è dal bene, ed è conforme ad essa (n. 4373, 8349,8356). Dunque vi è un'insinuazione e un influsso del bene nelle verità, ed unacongiunzione (n. 4301). Di qui le verità acquisiscono la vita (n. 7917, 7967).
Poiché l'affezione che appartiene all'amore si aggiunge sempre alla verità, secondo gli usidella vita, il bene riconosce la verità sua propria, e la verità riconosce il bene suo proprio(n. 2429, 3101, 3102, 3161, 3179, 3180, 4358, 5407, 5835, 9637). Di lì procede la congiunzionedella verità e del bene (n. 3834, 4096, 4097, 4301, 4345, 4353, 4364, 4368, 5365, 7623–7627,7752–7762, 8530, 9258, 10555). Anche le verità si riconoscono reciprocamente e sonomutuamente associate (n. 9079). Questo discende dall'influsso del cielo (n. 9079).
Il bene è l'esse della vita, e la verità e l'existere della vita che di lì deriva. Quindi il bene traeil suo existere della vita dalla verità; e la verità trae il suo esse della vita dal bene (n. 3049,3180, 4574, 5002, 9154). Quindi ogni bene ha la sua propria verità, e ogni verità ha il suoproprio bene, poiché il bene senza la verità non esiste, e parimenti la verità senza il bene(9637). Il bene trae anche la sua forma e qualità dalla verità; e la verità è la forma e laqualità del bene (n. 3049, 4574, 6916, 9154). Pertanto la verità deve essere necessariamentecongiunta al bene affinché essi siano qualcosa (n. 10555). Quindi il bene è nello sforzoperpetuo di congiungere a sé le verità (n. 9206, 9495); approfondimento (n. 9206). E allostesso modo le verità con il bene (n. 9206). La congiunzione è reciproca, del bene con laverità e della verità con il bene (n. 5365, 8516). Il bene agisce e la verità reagisce, ma dalbene (n. 3155, 4380, 4757, 5928, 10729). Le verità considerano il bene loro proprio come ilprincipio ed il fine (n. 4353).
La congiunzione della verità con il bene è come la progressione della vita dell'uomodall'infanzia in cui si accosta alle verità scientificamente, poi razionalmente e infine le faproprie (n. 3203, 3665, 3690). Così è anche per la prole che viene concepita, poi è nelgrembo, nasce, cresce e diviene savia (n. 3298, 3299, 3308, 3665, 3690). Così pure per i semie il terreno (3671). E allo stesso modo per l'acqua e il pane (n. 4976). La iniziale affezioneper la verità non è genuina, nondimeno, man mano che l'uomo è perfezionato, essapurificata (n. 3040, 3089). I beni e le verità che non sono autentici servono per introdursinei beni e nelle verità genuine, dopodiché i primi sono abbandonati (n. 3665, 3690, 3974,3982, 3986, 4145).
Inoltre, l'uomo è condotto al bene attraverso le verità e non senza di esse (n. 3665, 3690,3974, 3982, 3986, 4145). Se l'uomo non apprende, né riceve le verità, il bene non può fluiree quindi egli non può divenire spirituale (n. 3387). La congiunzione del bene con le veritàha luogo secondo l'incremento delle conoscenze (3141). Le verità sono ricevute da ciascunosecondo la sua capacità (3385).
Le verità dell'uomo naturale sono costituite da ciò che è custodito nella sua memoria (n.3293, 3309, 3310). Le conoscenze e ciò che è trattenuto dalla memoria sono come recipienti(n. 6004, 6023, 6052, 6071, 6077). Le verità sono recipienti del bene, in quanto ne sono ledestinatarie (n. 1496, 1900, 2063, 2261, 2269, 3318, 3365, 3368).
Il bene fluisce nell'uomo interiormente, ovvero nella sua anima; le verità invece fluiscononell'uomo esteriormente, cioè attraverso la vista e l'udito; ed esse sono congiunteinteriormente dal Signore (n. 3030, 3098). Le verità sono elevate al di fuori dell'uomonaturale e sono radicate nel bene, nell'uomo spirituale. Così le verità divengono spirituali(n. 3085, 3086). E non appena esse fluiscono di lì nell'uomo naturale, il bene spiritualefluisce immediatamente nel bene naturale, ed in modo mediato nella verità naturale (n.3314, 3573, 4563); approfondimento (n. 3314, 3576, 3616, 3969, 3995). in una parola, le veritànell'uomo sono congiunte al bene nella misura in cui egli è nel bene, in quanto alla sua vita(n. 3834, 3843). La congiunzione ha luogo in un modo presso il celeste e in un altro pressolo spirituale (n. 10124). Approfondimenti in merito alla congiunzione del bene e dellaverità, ed in che modo si realizza (n. 3090, 3203, 3308, 4096, 4097, 4345, 4353, 5365, 7623–7627). In che modo il bene spirituale è formato dalle verità (n. 3470, 3570).
24. Quelli che sono nella verità dal bene, di conseguenza, delle verità dal bene. La differenza trala verità che conduce al bene e la verità che procede dal bene (n. 2063). La verità non èautenticamente tale, a meno che non proceda dal bene (n. 4736, 10619); perché la verità hail suo esse nel bene (n. 3049, 3180, 4574, 5002, 9144); e la sua vita (n. 2434, 3111, 6077); eperché la verità è la forma o la qualità del bene (n. 3049, 4574, 5951, 9154). La verità èesattamente come il bene nell'uomo, nello stesso rapporto e grado. Affinché la verità siaautentica deve derivare la sua essenza dal bene della carità e dall'innocenza (n. 3111, 6013).Le verità che formano il bene sono verità spirituali.
La verità è tutt'uno con il bene quando procede da esso, finché questi due insiemediventano lo stesso bene (n. 4301, 4337, 7835, 10252, 10266). L'intelletto e la volontà fannouna mente ed una volontà quando l'intelletto procede dalla volontà perché l'intelletto è ilrecipiente della verità, e la volontà è il recipiente del bene ma non quando l'uomo pensa eparla in modo difforme da ciò che vuole (n. 3623). La verità dal bene e la verità nellavolontà e nell'azione (n. 4337, 4353, 4385, 4390). Quandola verità procede dal bene,quest'ultimo ha la sua immagine nella verità (n. 3180).
In tutto il cielo e nel mondo, ed in ogni singola cosa di essi vi è un'immagine del
matrimonio (nn. 54, 718, 747, 917, 1432, 2173, 2516, 5194). Segnatamente tra la verità ed ilbene (nn. 1904, 2173, 2508). Perché tutte le cose nell'universo sono in relazione alla verità eal bene, affinché possano essere qualcosa; e sono altresì in relazione con la lorocongiunzione affinché possa essere prodotto qualcosa (n. 2452, 3166, 4390, 4409, 5232, 7256,10122, 10555). Le genti antiche stabilirono un matrimonio tra la verità e il bene (n. 1904). Lalegge del matrimonio è che due divengano uno, secondo le parole del Signore (n. 10130,10168, 10169). L'amore autenticamente coniugale discende ed esiste dal cielo, attraverso ilmatrimonio della verità e del bene (nn. 2728, 2729).
L'uomo è savio nella misura in cui è nel bene e di lì nelle verità, ma non nella misura in cuiconosce le verità e non è nel bene (n. 3182, 3190, 4884). L'uomo che è nelle verità dal bene èrealmente elevato dalla luce del mondo alla luce del cielo, e di conseguenza, da ciò che èoscuro, in ciò che è luminoso. Per converso egli è nella luce del mondo, e in ciò che èoscuro quando conosce le verità ma non è nel bene (n. 3190, 3192). L'uomo non conosce ilbene prima di essere in esso, e ne acquisisce la conoscenza da esso (n. 3325, 3330, 3336). Leverità aumentano immensamente dal bene (n. 2846, 2847, 5345). Del loro incremento (n.5355).
Questo incremento è come la fruttificazione di un albero, e la moltiplicazione dei semi dacui sono prodotti interi giardini (n. 1873, 2846, 2847). La sapienza incrementa nello stessogrado, e questo per l'eternità(n. 3200, 3314, 4220, 4221, 5527, 5859, 10303). Anche l'uomoche è nelle verità dal bene è illuminato nello stesso grado, e ugualmente quando legge laParola (nn. 9382, 10548–10550, 10691, 10694). Il bene dell'amore è come un fuoco; e la veritàche ne deriva è come la luce da quel fuoco (n. 3195, 3222, 5400, 8644, 9399, 9548, 9684). Nelcielo le verità dal bene, risplendono (n. 5219).
Le verità dal bene, da cui è la sapienza, incrementano secondo la qualità e l'intensitàdell'amore del bene; e per converso, le falsità dal male incrementano secondo la qualità el'intensità dell'amore del male (n. 4099). L'uomo che è nelle verità dal bene entranell'intelligenza e nella sapienza angelica; queste risiedono in lui interiormente, quandovive nel mondo ma sono dischiuse nell'altra vita (n. 2494). l'uomo che è nelle verità dalbene diviene un angelo dopo la morte (n. 8747).
Le verità dal bene sono come le procreazioni (n. 9079). Esse sono ordinate in serie (n. 5339,5343, 5530, 7408, 10303, 10308). La disposizione delle verità dal bene comparata con le fibree i vasi sanguigni nel corpo, e di lì, con i tessuti e le forme, secondo gli usi della vita (n.3470, 3570, 3579, 9154). Le verità dal bene formano, per così dire, una città, e questo perinflusso del cielo (n. 3584). Le verità che sono dall'amore dominante sono nel mezzo; e lerimanenti sono più o meno distanti da lì secondo il loro grado di affinità (n. 3993, 4551,4552, 5530, 6028). Così pure, specularmente per il male (n. 4551, 4552).
Quando le verità procedono dal bene sono disposte nella forma del cielo (n. 4302, 4904,
5339, 5343, 5704, 6028, 10303). E questo secondo l'ordine in cui sono disposte le societàangeliche (n. 10303). Tutte le verità che procedono dal bene sono congiunte l'una all'altrada una certa affinità, ed esse sono come ceppi familiari discendenti da un unico capostipite(n. 2863). Tutte le verità hanno una sfera di estensione nel cielo conforme alla qualità eintensità del bene da cui procedono (n. 8063).
Il matrimonio del bene e della verità è la chiesa e il cielo presso l'uomo (n. 2731, 7752, 7753,9224, 9995, 10122). La delizia e la felicità di quelli il cui bene e nelle verità (n. 1470). Leverità dal bene, in congiunzione, presentano un'immagine dell'uomo (n. 8370). L'uomonon è altro che il suo proprio bene e delle verità che ne deriva; ovvero del male suoproprio e della falsità che ne deriva (n. 10298).
Riassumendo, la fede è attraverso le verità (n. 4353, 4997, 7178, 10367). La carità verso ilprossimo è attraverso le verità (n. 4368, 7623, 7624, 8034). L'amore per il Signore èattraverso le verità (n. 10143, 10153, 10310, 10578, 10645). La coscienza è attraverso le verità(n. 1077, 2053, 9113). L'innocenza è attraverso le verità (n. 3183, 3494, 6013). Lapurificazione dai mali è attraverso le verità (n. 2799, 5954, 7044, 7918, 9088, 10229, 10237).La rigenerazione è attraverso le verità (n. 1555, 1904, 2046, 2189, 9088, 9959, 10028).L'intelligenza e la sapienza sono attraverso le verità (nn. 3182, 3190, 3387, 10064). Labellezza degli angeli, e anche degli uomini, in quanto al loro interiore, vale a dire inquanto ai loro spiriti, sono attraverso le verità (n. 553, 3080, 4985, 5199). Il potere contro imali e le falsità è attraverso le verità (n. 3091, 4015, 10488). L'ordine esistente nei cieli èattraverso le verità (n. 3316, 3417, 3570, 4104, 5339, 5343, 6028, 10303). La chiesa èattraverso le verità (n. 1798, 1799, 3963, 4468, 4672). Il cielo è presso l'uomo attraverso leverità (n. 3690, 9832, 9931, 10303). L'uomo diviene uomo attraverso le verità (n. 3175, 3387,8370, 10298). Nondimeno, tutte queste cose sono attraverso le verità dal bene, and nonattraverso le verità separate dal bene; e il bene è dal Signore (n. 2434, 4070, 4736, 5147).Tutto il bene è dal Signore (n. 1614, 2016, 2904, 4151, 9981).
25. Tutto il bene e la verità e dal Signore. Il Signore è il bene stesso e la verità stessa (n. 2011,4151, 10336, 10619).
Il Signore, in quanto al suo Divino e al suo Umano, è il Divino bene del Divino amore; e daLui procede la Divina verità (nn. 3704, 3712, 4180, 4577). La Divina verità procede dalDivino bene del Signore, comparativamente come la luce dal sole (nn. 3704, 3712, 4180,4577). La Divina verità procedendo dal Signore, appare nei cieli come luce, e costituiscetutta la luce del cielo (n. 3195, 3223, 5400, 8694, 9399, 9548, 9684). La luce del cielo, che è laDivina verità unita al Divino bene, illumina sia la vista, sia l'intelletto degli angeli e deglispiriti (nn. 2776, 3138). Il cielo è nella luce e nel calore, perché è nella verità e nel bene,perché , la Divina verità ivi è la luce, e il Divino bene ivi è il calore (n. 3643, 9399, 9400);luce e calore nel cielo e nell'inferno (nn. 126–140). La Divina verità procedendo dal Divinobene del Signore forma il cielo e lo dispone nell'ordine (nn. 3038, 9408, 9613, 10716, 10717).
Il Divino bene unito alla Divina verità che è nei cieli, è chiamato Divina verità (n. 10196).
La Divina verità che procede dal Signore è la sola realtà (n. 6880, 7004, 8200). Attraverso laDivina verità tutte le cose sono state fatte e create. (nn. 2803, 2894, 5272, 7678). Tutto ilpotere appartiene alla Divina verità (n. 8200).
L'uomo da se stesso non può fare alcunché del bene né pensare alcunché della verità (n.874–876). L'uomo da se stesso, facendo uso delle sue facoltà razionali, non può percepire laverità (nn. 2196, 2203, 2209). Le verità che non sono dal Signore, sono dal propriodell'uomo, ed esse non sono verità, ma appaiono come tali (n. 8868).
Tutto il bene e la verità è dal Signore e nulla di essi è dall'uomo (n. 1614, 2016, 2904, 4151,9981). I beni e le verità sono autenticamente tali nella misura in cui hanno il Signore in essi(nn. 2904, 3061, 8480). Della Divina verità che procede direttamente dal Signore, e dellaDivina verità che procede indirettamente attraverso gli angeli, e del loro influsso pressol'uomo (n. 7055, 7056, 7058). Il Signore fluisce nel bene dell'uomo, e attraverso il bene, nelleverità (n. 10153). Egli fluisce, attraverso il bene, in ogni genere di verità, e segnatamentenelle verità autentiche (nn. 2531, 2554). Il Signore non fluisce nelle verità separate dal bene,e non vi è alcun parallelismo tra il Signore e l'uomo con riguardo alla verità e al bene, masolo rispetto al bene (nn. 1831, 1832, 3514, 3564).
Agire rettamente e secondo verità per amore del bene e della verità è amare il Signore e ilprossimo (n. 10336). Coloro che sono nell'intimo della Parola, della chiesa e del culto,amano agire rettamente e secondo verità per amore del bene e della verità; viceversacoloro che sono nel senso esteriore della Parola, senza l'interiore, amano agire rettamente esecondo verità, per il bene di se stessi e del mondo (n. 10683). Cosa s'intende per agirerettamente e secondo verità per amore del bene e della verità, illustrato attraverso esempi(n. 10683).
26. Delle varie specie di beni e verità. Vi è un'infinita varietà e una cosa non è maiesattamente uguale ad un'altra (nn. 7236, 9002). Vi è un'infinita varietà nei cieli (nn. 684,690, 3744, 5598, 7236). Le varietà nei cieli sono varietà del bene, e di li deriva, ognidistinzione ivi (nn. 3519, 3744, 3804, 3986, 4005, 4067, 4149, 4263, 7236, 7833, 7836, 9002).Queste varietà sono dalle verità che sono molteplici, da cui ciascuno ha il bene (nn. 3470,3519, 3804, 4149, 6917, 7236). Di qui ogni società angelica e ogni angelo in una società sonodistinti l'uno dall'altro (nn. 690, 3241, 3519, 3804, 3986, 4067, 4149, 4263, 7236, 7833, 7836).Ma essi agiscono unanimemente attraverso l'amore del Signore, e perciò mirano ad ununico fine (nn. 457, 3986).
In generale, i beni e le verità si distinguono secondo i gradi, in naturali, spirituali e celesti(n. 2069, 3240). In generale, ci sono tre gradi del bene e altrettanti della verità, secondo i trecieli (n. 4154, 9873, 10270). I beni e le verità che ne derivano nell'uomo interno sono ditriplice specie e ugualmente nell'uomo esterno (n. 4154). Vi è il bene naturale, il bene civile
e il bene morale (n. 3768). Il bene naturale, in cui ciascuno nasce, non è il bene nell'altravita, salvo che non sia reso bene spirituale (nn. 2463, 2464, 2468, 3408, 3469, 3470, 3508,3518, 7761). Il bene naturale spirituale, e il bene naturale che non è spirituale (nn. 4988,4992, 5032). Vi è la verità intellettuale, e la verità scientifica (nn. 1904, 1911, 2503).
27. La sapienza è dal bene attraverso le verità. In che modo la facoltà razionale è concepita enasce nell'uomo (nn. 2094, 2524, 2557, 3030, 5126). Ciò è realizzato per influsso del Signoreattraverso i cieli, nelle conoscenze interiori ed esteriori che sono presso l'uomo, e di lìderiva l'elevazione (nn. 1895, 1899–1901). L'elevazione è conforme agli usi e all'amore peressi (nn. 3074, 3085, 3086). La facoltà razionale nasce attraverso le verità quindi, quali sonole verità tale è la facoltà razionale (nn. 2094, 2524, 2557). La facoltà razionale è aperta eformata attraverso le verità dal bene; ed è preclusa e distrutta attraverso le falsità dal male(nn. 3108, 5126). L'uomo non è razionale in forza del fatto che può ragionare su ognisoggetto, ma in virtù del fatto che può vedere e percepire se una cosa è vera o no (n. 1944).L'uomo nasce in nessuna verità, in quanto non nasce nel bene; ma può apprendere eassimilare entrambi (n. 3175). Difficilmente l'uomo può ricevere le verità autentiche e di lìdivenire savio facendo affidamento sulla fallacia dei sensi, sulle persuasioni della falsità esui ragionamenti e dubbi che ne derivano (n. 3175). L'uomo inizia ad essere savio quandosi oppone ai ragionamenti contro le verità e respinge i dubbi che ne derivano (n. 3175). Lafacoltà razionale non illuminata dell'uomo si fa beffe delle verità interiori; attraversoesempi (n. 2654). Le verità presso l'uomo sono chiamate interiori quando sono radicatenella sua vita, e non per effetto della loro mera conoscenza, seppure queste possono esserechiamate verità interiori (n. 10199). Nel bene vi è la facoltà di divenire savi da cui, quelliche nel mondo hanno vissuto nel bene, pervengono alla sapienza angelica, dopo averlasciato il mondo (n. 5527, 5859, 8321). In ogni bene vi sono innumerevoli cose (n. 4005).Innumerevoli cose possono essere note dal bene (n. 3612). Della moltiplicazione dellaverità dal bene (n. 5345, 5355, 5912). Il bene dell'infanzia attraverso le verità ed una vitaconforme ad esse, diviene il bene della sapienza.
Vi è un'affezione per la verità e un'affezione per il bene (nn.1904, 1997). Qual è la qualità dicoloro che sono nell'affezione della verità, è qual è la qualità di coloro che sononell'affezione per il bene (n. 2422, 2429). Chi è in grado di pervenire all'affezione per laverità, e chi non lo è (n. 2689). Tutte le verità sono disposte in un ordine conforme ad unagenerale affezione (n. 9094). L'affezione per la verità e l'affezione per il bene nell'uomonaturale sono come fratello e sorella; mentre nell'uomo spirituale sono come marito emoglie (n. 3160). Le verità nella loro perfezione, non sono accessibili all'uomo e neppureagli angeli, am sono solo presso il Signore (n. 3207, 7902). Le verità presso l'uomo sonosolo apparenze di verità (n. 2053, 2519). Inizialmente le verità presso l'uomo sonoapparenze di verità, dalla fallacia dei sensi, le quali nondimeno, sono successivamentedismesse, man mano che egli è perfezionato in quanto alla sapienza (n. 3131). Leapparenze di verità pressi l'uomo che è nel bene sono ricevute dal Signore come verità (n.
2053, 3207). Cosa, e di che qualità sono le apparenze di verità (n. 3207, 3357–3362, 3368,3404, 3405, 3417). Il senso letterale della Parola in molti luoghi è secondo le apparenze (n.1838). Le stesse verità presso un uomo sono più genuine, in un altro meno, e in un altroancora sono false in quanto falsificate (n. 2439). Le verità sono tali secondo lacorrispondenza tra uomo naturale e spirituale (3128, 3138). Le verità differiscono secondole varie idee e percezioni intorno ad esse (n. 3470, 3804, 6917).
La verità quando è congiunta la bene svanisce dalla memoria perché allora essa divieneparte integrante della vita (n. 3108). Le verità non possono essere congiunte al bene se nonin uno stato di libertà (n. 3158). Le verità sono congiunte al bene attraverso le tentazioni (n.3318, 4572, 7122). Vi è nel bene uno sforzo continuo di disporre le verità nell'ordine e diristabilire si lì il proprio stato (n. 3610).
Le verità appaiono sgradevoli quando è interrotta la comunicazione con il bene (n. 8352).L'uomo difficilmente può discernere tra la verità e il e bene, perché egli difficilmentediscerne tra pensiero e volontà (n. 9995). Il bene nella Parola è chiamato fratello della verità(n. 4267). In una certa accezione il bene è anche chiamato signore, e la verità, servitore (n.3409, 4267).
La volontà e l'intelletto 28. Vi sono nell'uomo due facoltà che costituiscono la sua vita, l'una è la volontà e l'altra,l'intelletto. Esse sono tra loro distinte, ma sono state create affinché siano uno, e quandosono uno allora si chiamano mente; esse costituiscono pertanto la mente umana, e tutta lavita dell'uomo è qui.
29. Poiché tutte le cose nell'universo, secondo l'ordine Divino, fanno riferimento al bene ealla verità, così pure presso l'uomo, tutte le cose fanno riferimento alla volontà eall'intelletto, perché il bene presso l'uomo appartiene alla sua volontà; e la verità presso dilui appartiene al suo intelletto. Invero, queste due facoltà, o queste due vite dell'uomosono i ricettacoli ed i soggetto del bene e della verità. La volontà è il ricettacolo e ilsoggetto di tutto ciò che appartiene al bene; e l'intelletto è il ricettacolo ed il soggetto ditutto ciò che appartiene alla verità; i bene e le verità presso l'uomo non sono altrove, da cuine consegue che neppure l'amore e la fede sono in altro luogo, giacché l'amore appartieneal bene, e il bene all'amore; e la fede alla verità, e la verità alla fede.
30. Ora, poiché tutte le cose nell'universo fanno riferimento al bene e alla verità, e tuttequelle della chiesa al bene dell'amore e alla verità della fede, e poiché l'uomo è uomo perquelle due facoltà (volontà e intelletto) perciò queste due sono oggetto di trattazione inquesto lavoro; diversamente l'omo non ne potrebbe avere un'idea distinta ed il suopensiero difetterebbe di un fondamento.
31. La volontà e l'intelletto costituiscono anche lo spirito dell'uomo, in quanto che in essirisiedono la sua sapienza e la sua intelligenza, ed in generale, la sua vita, essendo il corpoun organo servente di questi.
32. Deve essere tenuto nella massima considerazione in che modo la volontà e l'intellettofacciano una sola mente; essi fanno una sola mente come il bene e la verità fanno uno. Vi èinfatti tra volontà ed intelletto un tale connubio, quale quello esistente tra il bene e laverità. Quale sia questo connubio lo si può vedere compiutamente da ciò che è stato dettosopra del bene e della verità, cioè che siccome il bene è l'essere stesso e la verità, l'esistere,così presso l'uomo, la volontà è l'essere stesso della sua vita e l'intelletto è l'esistere dellavita che procede dall'essere, perché il bene che appartiene alla volontà si forma nellavolontà e si presenta alla vista.
33. In coloro che sono nella verità e nel bene, vi è la volontà e l'intelletto; e in quelli chesono nel male e nella falsità, non vi è né la volontà, né l'intelletto; in luogo della volontà viè la cupidità, e in luogo dell'intelletto, la scienza; perché la volontà genuinamente umana èil ricettacolo del bene, e l'intelletto, il ricettacolo della verità. Pertanto, la volontà non può
dirsi del male, né l'intelletto del falso, in quanto sono opposti, e l'opposizione distrugge.Da ciò segue che l'uomo che è nel male e di conseguenza nella falsità, non può essere dettoné razionale, né savio, né intelligente; ed inoltre presso i malvagi è chiuso l'interioreattinente alla mente, dove risiedono principalmente la volontà e l'intelletto. Si crede cheanche presso gli empi vi sia la volontà e l'intelletto, perché essi dicono che vogliono e cheintendono; ma il loro volere non è che concupire; ed il loro intendere non è che sapere.
Estratti da Arcana Coelestia 34. Le verità spirituali non possono essere comprese a meno che non siano noti i seguenticoncetti universali:
I Tutte le cose nell'universo sono in relazione con il bene e la verità e con la lorocongiunzione, affinché possano essere qualcosa; e di conseguenza, sono in relazione conl'amore e con la fede.
II Presso l'uomo vi è la volontà e l'intelletto, e la volontà è il ricettacolo del bene, el'intelletto è il ricettacolo della verità; tutte le cose nell'uomo sono in relazione con questidue e con la loro congiunzione, così come tutte le cose sono in relazione con il bene e allaverità e con la loro congiunzione.
III Vi è un uomo interno ed un uomo esterno, ed essi sono distinti come il cielo e ilmondo; e nondimeno essi devono fare uno, affinché l'uomo possa essere autenticamenteuomo.
IV La luce del cielo è quella in cui è l'uomo interno, e la luce del mondo è quella in cui èl'uomo esterno; e la luce del cielo è la Divina verità stessa da cui è tutta l'intelligenza.
V Vi è una corrispondenza tra le cose dell'uomo spirituale e le cose dell'uomo naturale; econseguentemente, essi appaiono ciascuno in una forma differente, affinché possanoessere distinti secondo la conoscenza delle corrispondenze.
A meno che queste e molte altre cose non siano note è impossibile concepire alcuna ideadelle cose spirituali e celesti, che non sia incongrua. E quindi le scienze e le conoscenzedell'uomo esterno, senza questi universali, sono di minimo aiuto alla capacità d'intenderee alla progressione dell'uomo razionale. Di qui si evince quanto siano necessarie le scienze.Riguardo a questi concetti universali di più è detto in Arcana Coelestia.
35. L'uomo ha due facoltà, una delle quali è chiamata volontà, e l'altra, intelletto (n. 35,641, 3539, 3623, 5969, 10122). Queste due facoltà costituiscono l'uomo stesso (n. 10076,10109, 10110, 10264, 10284). La qualità dell'uomo è secondo queste due facoltà presso di lui(n. 7342, 8885, 9282, 10264, 10284). In virtù di esse l'uomo si distingue dalla bestie,per la
ragione che l'intelletto dell'uomo può essere elevato dal Signore, e vedere le Divine verità,e allo stesso la sua volontà può essere elevata e percepire i Divini beni; e quindi l'uomopuò essere congiunto al Signore attraverso queste due facoltà, che lo costituiscono. Diversoè per le bestie (nn. 4525, 5114, 5302, 6323, 9231). Dal momento che l'uomo può esserecongiunto al Signore, egli non può morire in quanto al suo interiore, che costituisce il suospirito, ma vive per sempre (n. 5302). L'uomo non è uomo dalla sua forma, ma dal bene edalla verità, che sono della sua volontà e dell'intelletto (n. 4051, 5302).
Come tutte le cose nell'universo sono in relazione con il bene e la verità, così pure tutte lecose dell'uomo sono in relazione con la volontà e l'intelletto (n. 803, 10122). Perché lavolontà è il ricettacolo del bene, e l'intelletto è il ricettacolo della verità (n. 3332, 3623, 5835,6065, 6125, 7503, 9300, 9930). Verità è sinonimo di fede, perché la fede è dalla verità; e bene sinonimo di amore, perché il bene è dall'amore, e l'amore è dal bene; perché ciò che unuomo crede, lo chiama verità; e ciò che un uomo ama, lo chiama bene (n. 4353, 4997, 7178,10122, 10367). Quindi l'intelletto è il ricettacolo della fede, e la volontà è il ricettacolo delbene; e la fede e l'amore sono nell'uomo, quando sono nel suo intelletto e nella suavolontà, perché la vita dell'uomo non è in alcun altro luogo (n. 7179, 10122, 10367). Esiccome l'intelletto dell'uomo è in grado di ricevere la fede nel Signore, e la volontà, diricevere l'amore per il Signore, egli per mezzo della fede e dell'amore è in grado di esserecongiunto con il Signore, e colui che è in grado di essere congiunto con il Signore permezzo della fede e dell'amore, non può morire per l'eternità (n. 4525, 6323, 9231). L'amoreè congiunzione nel mondo spirituale (n. 1594, 2057, 3939, 4018, 5807, 6195, 6196, 7081, 7086,7501, 10130).
La volontà è l'autentica essenza della vita dell'uomo perché è il ricettacolo del bene; el'intelletto rappresenta la sussistenza della vita che deriva dal primo, perché è il ricettacolodella verità (n. 3619, 5002, 9282). Dunque la vita della volontà è la principale vitadell'uomo, e la vita dell'intelletto, procede di lì (n. 585, 590, 3619, 7342, 8885, 9282, 10076,10109, 10110) come la luce procede dal fuoco o dalla fiamma (n. 6032, 6314). Ogni cosa cheentra nell'intelletto e allo stesso tempo nella volontà, è appropriata all'uomo, ma non ciòche è ricevuto soltanto nell'intelletto (n. 9009, 9069, 9071, 9133, 9182, 9386, 9393, 10076,10109, 10110).
Le cose che sono ricevute nella volontà e di lì nell'intelletto, diventano parte integrantedella vita dell'uomo (n. 8911, 9069, 9071, 10076, 10109, 10110). Ogni uomo anche è amato estimato dagli altri secondo il bene della sua volontà e di lì, del suo intelletto. Perché coluila cui volontà e il cui intelletto sono retti, è amato e stimato; viceversa colui che intenderettamente, ma non agisce rettamente è respinto e non è tenuto nella minimaconsiderazione (n. 8911, 10076).
Anche dopo la morte l'uomo rimane quale è la sua volontà e il suo intelletto (n. 9069, 9071,9386, 10153) e quelle cose che erano dell'intelletto e non allo stesso tempo della volontà
svaniscono perché non sono nello spirito dell'uomo (n. 9282). In altre parole, l'uomo dopola morte rimane quale è il suo amore e quale è la sua fede, ovvero quale quale è il suo benee quale è la sua verità; e le cose che sono della fede e non allo stesso tempo dell'amore,ovvero le cose che sono della verità e non allo stesso tempo del bene, svaniscono, perchéesse non sono nell'uomo, e dunque non sono dell'uomo (n. 553, 2363, 10153). L'uomo è ingrado di comprendere dall'intelletto ciò che egli non fa dalla volontà, ovvero puòcomprendere ciò che non vuole, perché è contrario al suo amore (n. 3539).
La volontà e l'intelletto costituiscono una mente (n. 35, 3623, 5835, 10122). Queste duefacoltà devono agire come una affinché l'uomo possa essere uomo (n. 3623, 5835, 5969,9300). In quale stato di perversione sono coloro il cui intelletto e la cui volontà nonagiscono unanimemente (n. 9075). Tale è lo stato degli ipocriti, degli ingannatori, degliadulatori e dei simulatori (n. 2426, 3573, 4799, 8250). La volontà e l'intelletto sono ridotti auno nell'altra vita, e lì non è permesso avere una mente divisa (n. 8250).
Ogni dogma della chiesa ha il suo proprio concetto da cui la sua qualità è percepita (n.3310). La capacità d'intendere un dogma è conforme a quel concetto, e senza un'ideaintellettuale l'uomo non potrebbe concepire alcuna idea delle parole, né della cose (n.3825).
Le idee dell'intelletto si estendono ampiamente intorno alle società degli spiriti e degliangeli (n. 6599, 6600–6605, 6609, 6613). Le idee dell'intelletto dell'uomo sono dischiusenell'altra vita e appaiono chiaramente alla vista nella loro qualità (n. 1869, 3310, 5510). Diquale tenore appare la qualità delle idee di alcuni (n. 6200, 8885).
Tutta la volontà del bene e l'intelletto conforme alla verità è dal Signore, ma nonaltrettanto l'intelletto conforme alla verità e separato dalla volontà del bene (n. 1831, 3514,5482, 5649, 6027, 8685, 8701, 10153). L'intelletto è illuminato dal Signore (n. 6222, 6608,10659). Il Signore concede a coloro che sono illuminati di vedere e comprendere la verità(n. 9382, 10659). L'illuminazione dell'intelletto varia secondo lo stato della vita dell'uomo(n. 5221, 7012, 7233). L'intelletto è illuminato nella misura in cui l'uomo riceve le veritànella volontà, cioè nella misura in cui egli vuole agire conformemente ad esse (n. 3619).Coloro che leggono la Parola dall'amore della verità e dall'amore degli usi della vita,hanno il loro intelletto illuminato; ma non altrettanto color che leggono la Parola peramore della fama, dell'onore e delle ricchezze (n. 9382, 10548, 10549, 10551).L'illuminazione è una reale elevazione della mente nella luce del cielo (n. 10330);dall'esperienza (n. 1526, 6608).
La luce dal cielo è l'illuminazione dell'intelletto, come la luce del mondo lo è per la vista(n. 1524, 5114, 6608, 9128). La luce del cielo è la Divina verità, da cui è tutta la sapienza el'intelligenza (n. 3195, 3222, 5400, 8644, 9399, 9548, 9684). L'intelletto dell'uomo èilluminato da quella luce (n. 1524, 3138, 3167, 4408, 6608, 8707, 9128, 9399, 10569).
L'intelletto è conforme alle verità dal bene da cui è formato (n. 10064). L'intelletto è ciò cheè formato dalle verità dal bene, ma non ciò che è formato dalle falsità dal male (n. 10675).L'intelletto è formato da ciò che è visibile attraverso l'esperienza e le scienze, dalle verità,dalle cause delle cose, dalle loro relazioni e conseguenze nell'ordine (n. 6125). L'intellettoconsiste nel vedere e percepire se una cosa è vera, prima di confermarla, ma nonnell'essere capace di confermare ogni cosa (n. 4741, 7012, 7680, 7950, 8521, 8780).
La luce della conferma, senza la propedeutica percezione della verità è la luce naturale, epuò essere in possesso anche di coloro che non sono savi (n. 8780). Vedere e percepire seuna cosa è vera, prima di confermarla, è una facoltà data solo a coloro che hanno a cuore laverità per amore della verità, e quindi a coloro che sonno nella luce spirituale (n. 8780).Ogni dogma, perfino ciò che è falso può essere confermato, fino a farlo apparire vero (n.2243, 2385, 4677, 4741, 5033, 6865, 7950).
In che modo la facoltà razionale è concepita e nasce nell'uomo (n. 2094, 2524, 2557, 3030,5126). Essa è dall'influsso della luce del cielo, dal Signore, attraverso l'uomo interno nelleconoscenze interiori ed esteriori; e l'elevazione che ne deriva (n. 1895, 1899, 1902). Lafacoltà razionale nasce dalle verità, e non dalle falsità; dunque, secondo la qualità delleverità, tale è la facoltà razionale (n. 2094, 2524, 2557). La facoltà razionale è aperta eformata dalle verità, dal bene, ed è chiusa e distrutta dalle falsità, dal male (n. 3108, 5126).L'uomo che è nelle falsità dal male, non è razionale; di conseguenza, l'uomo non èrazionale in ragione della capacità di ragionare su ogni soggetto (n. 1944).
Difficilmente l'uomo conosce la distinzione tra volontà e intelletto, perché difficilmente èin grado di distinguere il pensiero dalla volontà (n. 9995).
Di più sulla volontà e l'intelletto può essere noto e concluso da ciò che è stato detto sopradel bene e della verità, perché s'intenda la volontà in luogo del bene, e l'intelletto in luogodella verità, perché la volontà è del bene, e l'intelletto è della verità.
Uomo interno e uomo esterno 36. L'uomo è stato creato tale che egli è simultaneamente nel mondo spirituale e nelmondo naturale; il mondo spirituale è dove sono gli angeli, e il mondo naturale è dovesono gli uomini; e poiché l'uomo è stato così creato, perciò gli è stato dato un interno ed unesterno. In virtù dell'interno egli è nel mondo spirituale, e in virtù dell'esterno egli è nelmondo naturale. Il suo interno è ciò che è chiamato uomo interno, e il suo esterno è ciò che èchiamato uomo esterno.
37. In ogni uomo vi è un interno ed un esterno, tuttavia altro è presso i retti, altro è pressoi malvagi. Presso i retti l'interno è nel cielo e nella sua luce, e l'esterno è nel mondo, allaluce del mondo, e questa luce presso di loro è rischiarata dalla luce del cielo, in modo chepresso di loro interno ed esterno fanno uno, come la causa efficiente con l'effetto, o comel'anteriore con il posteriore. Viceversa presso i malvagi l'interno è nel mondo e nella sualuce, e in questa stessa luce è anche l'esterno; da qui essi non vedono alcunché della lucedel cielo ma vedono solo alla luce del mondo, che viene dal loro chiamata lume naturale; neconsegue che le cose che sono del cielo sono per loro nelle tenebre, e le cose che sono delmondo, sono alla luce. Da ciò è evidente che per i retti vi è l'uomo interno e l'uomoesterno; mentre per i malvagi non vi è l'uomo interno, ma solo l'uomo esterno.
38. L'uomo interno è quello che si chiama uomo spirituale, perché egli è nella luce delcielo, luce che è spirituale; e l'uomo esterno quello che si chiama uomo naturale, perché egliè nella luce del mondo, luce che è naturale. L'uomo il cui interno è nella luce del cielo el'esterno nella luce del mondo, è un uomo spirituale, in quanto all'uno e all'altro; mal'uomo il cui interno non è nella luce del cielo, ma solamente nella luce del mondo, in cuipure è il suo esterno, è un uomo naturale in quanto all'interno e all'esterno. L'uomospirituale è quello che nella Parola si chiama vivente; e l'uomo naturale è quello che nellaParola si chiama morto.
39. L'uomo il cui interno è nella luce del cielo e l'esterno nella luce del mondo pensaspiritualmente e naturalmente, ma il suo pensiero spirituale influisce nel suo pensieronaturale e ivi è percepito. Ma l'uomo il cui interno con l'esterno è nella luce del mondo,non pensa spiritualmente, ma materialmente, perché egli pensa secondo le cose che sononella natura del mondo, le quali tutte sono materiali. Pensare spiritualmente è pensare allestesse cose in sé, vedere la verità nella luce della verità e percepire il bene per amore delbene, e ancora, vedere le qualità delle cose e percepirne le affezioni, astraendole dallamateria; viceversa pensare materialmente è pensare, vedere e percepire quelle stesse cose,tutt'uno con la materia, e quindi in una maniera grossolana e oscura.
40. L'uomo interno spirituale considerato in sé è un angelo del cielo e, anche mentre vivenel corpo è in società con gli angeli, quantunque ignori tale circostanza; e dopo che è statosciolto dal corpo egli giunge tra gli angeli. Invece, l'uomo interno meramente naturale,considerato in sé, è uno spirito e non un angelo, e inoltre mentre vive nel corpo egli è insocietà con gli spiriti, ma con quelli che sono nell'inferno; e dopo che è stato sciolto dalcorpo egli giunge tra quelli.
41. L'interiore presso quelli che sono uomini spirituali, è in attualità elevato verso il cielo,che essi tengono principalmente in considerazione; viceversa, l'interiore della mente dicoloro che sono meramente naturali, è in attualità rivolto verso il mondo, poiché essihanno principalmente in considerazione il mondo. L'interiore della mente di ciascuno èrivolto verso ciò che è amato sopra ogni altra cosa; e l'esteriore che appartiene all'animo èrivolto dove è l'interiore.
42. Coloro che hanno un'idea grossolana dell'uomo interno e dell'uomo esterno, credonoche l'uomo interno sia quello che pensa e che vuole, e l'uomo esterno quello che parla eagisce, perché pensare e volere è interno, e quindi parlare e agire è esterno. Ma deve esserenoto che quando l'uomo pensa con intelligenza e vuole con sapienza, egli pensa e vuoledall'interno spirituale, ma quando l'uomo pensa senza intelligenza e vuole senza sapienza,egli allora pensa e vuole dall'interno naturale. Pertanto, quando relativamente al Signoree alle cose che gli appartengono, e al prossimo e alle cose inerenti il prossimo l'uomopensa e vuole il loro bene, allora egli pensa e vuole dall'interno spirituale, perché èsecondo la fede della verità e l'amore del bene, e però dal cielo. Ma quando l'uomo pensamale di quelli e vuole il loro male, egli allora pensa dall'interno naturale, perché è secondola fede del falso e l'amore del male, e perciò dall'inferno. In una parola, nella misura in cuil'uomo è nell'amore per il Signore e verso il prossimo, egli è nell'interno spirituale, e pensa,vuole, parla e agisce secondo questo interno; viceversa, nella misura in cui l'uomo ènell'amore di sé e nell'amore del mondo, egli è nell'interno naturale e pensa, vuole, parla eagisce secondo questo interno.
43. È stato provveduto e disposto dal Signore affinché, nella misura in cui l'uomo pensa evuole secondo il cielo, in egual proporzione si apra e si formi l'uomo interno spirituale.L'apertura è nel cielo fino al Signore, e la formazione è conforme alle cose cheappartengono al cielo. Viceversa, nella misura in cui l'uomo pensa e vuole non secondo ilcielo, ma secondo il mondo, nella stessa misura si chiude l'uomo interno spirituale e siapre l'uomo esterno. L'apertura è nel mondo, secondo le cose che appartengono al mondo.
44. Quelli presso i quali l'uomo interno spirituale è aperto nel cielo verso il Signore, sononella luce del cielo e nell'illuminazione che emana dal Signore, e quindi nell'intelligenza enella sapienza; essi vedono il vero perché è il vero, e percepiscono il bene perché è il bene.Ma coloro i quali l'uomo spirituale è chiuso, non sanno che vi è un uomo interno, e ancormeno sanno quel che è l'uomo interno, e non credono né al Divino, né alla vita dopo la
morte, né per conseguenza a quelle cose che sono del cielo e della chiesa; e poiché essisono unicamente nella luce del mondo, dal bagliore che di lì procede essi credono allanatura come fosse il Divino, e vedono il falso come vero, e percepiscono il male comebene.
45. L'uomo il cui interno è così esteriore da non credere se non a ciò che può vedere coipropri occhi e toccare con le proprie mani, è chiamato uomo sensuale; questi è un uomonaturale nell'infimo grado, ed è in errore su tutte le cose che appartengono alla fede dellachiesa.
46. L'interno e l'esterno di cui si è trattato sono l'interno e l'esterno dello spirito dell'uomo,essendo il suo corpo un esterno sopraggiunto, all'interno del quale esistono quell'interno equell'esterno dello spirito; poiché il corpo non fa nulla da sé, bensì agisce in virtù dellospirito che è in esso. Deve essere noto che lo spirito dell'uomo dopo lo scioglimento dalcorpo, pensa e vuole, parla e agisce esattamente come prima; pensare e volere è il suointerno, e parlare e agire è il suo esterno. Si veda in proposito in Cielo e inferno (n. 234–245,265–275, 432–444, 453–484).
Estratti da Arcana Coelestia 47. Dell'interno e dell'esterno dell'uomo. È noto nel mondo cristiano che l'uomo ha uninterno e un esterno, ovvero un uomo interno e un uomo esterno, ma è scarsamente notoquale sia la qualità dell'uno e dell'altro (n. 1889, 1940). L'uomo interno è spirituale, el'esterno è naturale (n. 978, 1015, 4459, 6309, 9701–9709). In che modo l'uomo interno, che èspirituale, è formato nell'immagine del cielo; e l'esterno che è naturale è formatonell'immagine del mondo. Perciò l'uomo era chiamato dagli antichi microcosmo (n. 3628,4523, 4524, 6057, 6314, 9706, 10156, 10472). Dunque nell'uomo il mondo spirituale ed ilmondo naturale sono congiunti (n. 6057, 10472). Di lì l'uomo è tale che può guardare inalto verso il cielo e in basso verso il mondo (n. 7601, 7604, 7607). Quando guarda in alto,egli è nella luce del cielo e vede di lì; e quando guarda in basso, è nella luce del mondo evede di lì (n. 3167, 10134). È concessa all'uomo una comunicazione dal mondo spiritualenel naturale (n. 3702, 4042).
L'uomo interno che è spirituale e l'uomo esterno che è naturale sono perfettamente distinti(n. 1999, 2018, 3691, 4459). La distinzione tra questi è come quella che intercorre tra causaed effetto e tra anteriore e posteriore; e tra loro non vi è continuità (n. 3691, 4154, 5145,5146, 5711, 6275, 6284, 6299, 6326, 6465, 8603, 10076, 10099, 10181). Di conseguenza quelladistinzione è come quella tra il cielo e il mondo, o tra lo spirituale e il naturale (n. 4292,5032, 5620, 5639). L'interiore e l'esteriore dell'uomo non sono continui ma distinti secondo igradi, ed ogni grado è finito (n. 3691, 4145, 5114, 6326, 6465, 8603, 10099). Chi non
apprezza la distinzione tra interiore ed esteriore dell'uomo secondo i gradi e noncomprende la qualità di quei gradi non può percepire l'interno e l'esterno dell'uomo (n.5146, 6465, 10099, 10181). Le cose nel grado più elevato sono perfette e sopra ordinaterispetto a quelle di grado più basso (n. 3405). Vi sono tre gradi nell'uomo, corrispondentiai tre cieli (n. 4154).
L'esteriore è ciò che nell'uomo è più lontano dal Divino, e perciò esso è relativamenteoscuro e di una qualità comune (n. 6451). Ed esso non è conforme all'ordine (n. 996, 3855).L'interiore è maggiormente perfezionato perché è più vicino al Divino (n. 5146, 5147).L'interiore consta di milioni e milioni di cose che esteriormente appaiono come un'unicacosa (n. 5707). Il pensiero e la percezione sono più raffinati nella misura in cui sonointeriori (n. 5920). Da ciò segue che l'uomo deve essere nell'interiore (n. 1175, 4464).
L'interiore della mente dell'uomo che è nell'amore e nella carità è in attualità elevato dalSignore; e se così non fosse esso guarderebbe in basso (n. 6952, 6954, 10330). L'influsso el'illuminazione dal cielo presso l'uomo, è un'attuale elevazione dell'interiore, dal Signore(n. 7816, 10330). L'uomo è elevato quando progredisce in ciò che è spirituale (n. 9922).Nella misura in cui l'uomo è elevato dall'esterno verso l'interno, egli è nella luce e di quinell'intelligenza; e questo è ciò che s'intende nell'essere sottratti alle cose sensuali, secondol'espressione degli antichi (n. 6183, 6313). L'elevazione dall'esterno verso l'interno è simileal passaggio dalla nebbia alla luce (n. 4598).
L'influsso del Signore è attraverso l'uomo interno nell'esterno (n. 1940, 5119). L'interiorepuò fluire nell'esteriore, ma non il contrario; conseguentemente, l'influsso è spirituale enon fisico, vale a dire, dall'uomo spirituale nel naturale, e non dall'uomo naturale nellospirituale (n. 3219, 5119, 5259, 5427, 5428, 5477, 6322, 9109, 9110). Il Signore dall'interno,dove c'è pace, governa l'esterno, dove c'è turbolenza (n. 5396).
L'interno può vedere tutte le cose nell'esterno, ma non il contrario (n. 1914, 1953, 5427,5428, 5477). L'uomo quando vive nel mondo pensa dall'interiore nell'esteriore, quindi ilsuo pensiero spirituale fluisce in quello naturale, e si presenta in modo naturale (n. 3679).Quando l'uomo pensa rettamente, ciò è dall'interiore o spirituale nell'esteriore o naturale(n. 9704, 9705, 9707). L'uomo esterno pensa e vuole secondo la congiunzione con l'interno(n. 9702, 9703). Vi è un pensiero interiore ed esteriore; la qualità dell'uno e dell'altro (n.2515, 2552, 5127, 5141, 5168, 6007). Il pensiero e l'affezione nell'interno non sono percepitidall'uomo durante la sua vita nel mondo, ma soltanto quelli che di lì sfociano nell'esterno(n. 10236, 10240). Ma nell'altra vita l'esterno è dismesso, e l'uomo è allora lasciatonell'interiore suo proprio (n. 8870). Diviene allora manifesta quale sia la qualità del suointeriore (n. 1806, 1807).
È l'interiore che produce l'esteriore (n. 994, 995). L'interiore riveste se stesso delle cose chelo mettono in condizione di produrre i suoi effetti nell'esteriore (n. 6275, 6284, 6299); e
attraverso le quali può vivere nell'esteriore (n. 1175, 6275). Il Signore congiunge l'uomointerno o spirituale all'uomo esterno o naturale, quando lo rigenera (n. 1577, 1594, 1904,1999). L'esterno o uomo naturale allora ricondotto all'ordine attraverso l'interno o uomospirituale; ed è ad esso subordinato (n. 9708).
L'esterno deve essere subordinato e assoggettato all'interno (n. 5077, 5125, 5128, 5786, 5947,10272). L'esterno è così creato affinché possa servire l'interno (n. 5947). L'interno deveessere il signore, e l'esterno, l'esecutore e in un certo senso, il servitore (n. 10471).
L'esterno deve essere in corrispondenza con l'interno, affinché vi possa esserecongiunzione (n. 5427, 5428, 5477). Quale è la qualità dell'esterno quando esso corrispondeall'interno e quando non corrisponde (n. 3493, 5422, 5423, 5427, 5428, 5477, 5511).Nell'uomo esterno ci sono cose che corrispondono e concordano con l'interno e cose chenon corrispondono, né concordano (n. 1563, 1568).
L'esterno ha la sua qualità dall'interno (n. 9912, 9921, 9922). Quanto grande sia la bellezzadell'uomo esterno quando esso è congiunto con l'interno (n. 1590). E quanto grande è lasua follia quando non è congiunto (n. 1598). L'amore per il Signore e la carità verso ilprossimo congiungono l'uomo esterno con l'interno (n. 1594). A meno che l'uomo internonon è congiunto con l'esterno non vi può essere fruttificazione (n. 3987).
Successivamente l'interiore fluisce nell'esteriore fino a ciò che è più estremo e remoto diquesto, ed essi esistono e sussistono insieme (n. 634, 6239, 9215, 9216). Esso non solofluisce, ma forma anche ciò che è simultaneo, secondo l'ordine (n. 5897, 6451, 8603, 10099).Ogni parte che costituisce l'interiore è tenuta insieme dal primo attraverso il più remoto (n.9828). Dunque, anche in ciò che è più remoto vi è forza e potere (n. 9836). Perciò le rispostee le rivelazioni furono fatte in negli ultimi (n. 9905, 10548). Di qui anche ciò che è piùremoto è più sacro di ciò che è interiore (n. 9824). Quindi, nella Parola il primo e l'ultimosignifica tutto e ogni singolo particolare, cioè l'intero (n. 10044, 10329, 10335).
L'uomo interno è aperto in colui che è nel Divino ordine, ma è chiuso in colui che non è nelDivino ordine (n. 8513). Non vi può essere congiunzione del cielo presso l'uomo esternosenza l'interno (n. 9380). I mali e le falsità del male chiudono l'uomo interno, e confinanol'uomo nel suo esterno (n. 1587, 10492). Specialmente i mali dell'amore di sé (n. 1594).L'interiore è chiuso anche all'uomo sensuale, che è il più remoto, se il Divino è negato (n.6564). Presso gli intelligenti e gli eruditi nel mondo, i quali dalle scienze confermano sestessi contro le cose del cielo e della chiesa, l'interno è chiuso maggiormente che presso isemplici (n. 10492).
Poiché l'uomo interno è nella luce del cielo, e l'esterno nella luce del mondo, coloro chesono nell'esterno senza l'interno, cioè quelli il cui interno è chiuso, non si curano delle cosedel cielo e della chiesa (n. 4464, 4946). Nell'altra vita questi non possono resistere alle coseinteriori (n. 10694, 10701, 10707). Essi non hanno alcuna fede (n. 10396, 10400, 10411,
10429). Essi amano se stessi e il mondo sopra ogni cosa (n. 10407, 10412, 10420). Il lorointeriore, ovvero le cose inerenti il loro pensiero e l'affezione, sono vili, sudicie e profane,comunque appaiano altrimenti esteriormente (n. 1182, 7046, 9705, 9707). Le idee del loropensiero sono materiali ed in alcun modo spirituali (n. 10582). approfondimento circa laqualità di quelli il cui interno che è rivolto verso il cielo è chiuso (n. 4459, 9709, 10284,10286, 10429, 10472, 10492, 10602, 10683).
Nella misura in cui l'interno, che è spirituale, è aperto, le verità e i beni sono moltiplicati; enella misura in cui l'interno è chiuso, le verità e i beni svaniscono (n. 4099). La chiesa ènell'uomo interno spirituale, perché questi è nel cielo, e non nell'uomo esterno senzal'interno (n. 10698). Quindi la chiesa esterna presso l'uomo è nulla senza l'interno (n. 1795).Il culto esteriore senza l'interiore non è il culto (n. 1094, 1175). Riguardo a coloro che sononell'interiore della chiesa, del culto e della Parola; e di coloro che sono nell'esteriore in cuivi è l'interiore; e di coloro che sono nell'esteriore senza l'interiore (n. 10683). L'esterioresenza l'interiore è duro (n. 10683).
L'uomo meramente naturale è nell'inferno, salvo che sia reso spirituale attraverso la rigenerazione (n. 10156). Tutti coloro che sono nell'esterno senza l0interno, ovvero quelli ilcui interno spirituale è chiuso, sono nell'inferno (n. 9128, 10483, 10489).
L'interiore dell'uomo è rivolto in attualità conformemente ai suoi amori (n. 10702). In ognicosa deve esserci un interno ed un esterno affinché possa sussistere (n. 9473).
Sopra e in alto nella Parola significano ciò che è interiore (n. 1725, 2148, 4210, 4599). Quindinella Parola elevato significa interiore, e inferiore significa esteriore (n. 3084).
48. Naturale e spirituale. Quanto folle sia ciò che il mondo nel tempo presente attribuiscein massima parte alla natura, e in misura minima al Divino (n. 3483). Perché accade ciò (n.5116). Quando in realtà, ogni singolo particolare in natura, non solo esiste, ma sussisteperennemente dal Divino, e attraverso il mondo spirituale (nn. 775, 8211). Le cose cheappartengono al Divino, quelle celesti e quelle spirituali, terminano in natura (nn. 4240,4939). La natura è il piano più remoto in cui esse sono presenti (nn. 4240, 5651, 6275, 6284,6299, 9216). Le cose celesti, spirituali e naturali, seguono e si succedono l'una all'altranell'ordine; e allo stesso modo le cose Divine presso di esse, in quanto che esse sono dalDivino (nn. 880, 4938, 4939, 9992, 10005, 10017, 10068). Le cose celesti sono la testa, quellespirituali, il corpo, e quelle corporee e naturali, i piedi (nn. 4938, 4939). Esse anche fluisconoin un ordine simile laddove si succedono l'un l'altra (n. 4938, 4939).
Il bene dell'intimo o terzo cielo è chiamato celeste, il bene intermedio o secondo cielo èchiamato spirituale, e il bene più remoto o primo cielo è chiamato spirituale naturale; diqui può essere noto cosa è il celeste, lo spirituale e il naturale (nn. 4279, 4286, 4938, 4939,9992, 10005, 10017, 10068); e in Cielo e inferno (nn. 20–40).
Tutte le cose del mondo naturale sono dal Divino, per il tramite del mondo spirituale (n.
5013). Conseguentemente lo spirituale è in ogni cosa in natura, come la causa efficiente ènell'effetto (nn. 3562, 5711); o come lo sforzo nell'azione (n. 5173), e come l'interiore ènell'esteriore (nn. 3562, 5326, 5711). E poiché la causa è l'essenziale nell'effetto, come losforzo nell'azione, e l'interiore nell'esteriore, di qui segue che lo spirituale, econseguentemente il Divino, è l'essenziale in ciò che è naturale (nn. 2987–3002, 9701–9709).
Le cose spirituali si presentano alla vista in ciò che è naturale, e ciò che è tangibile sonorappresentazioni e corrispondenze delle prime (nn. 1632, 2987–3002). Pertanto, la natura èil teatro rappresentativo del mondo spirituale, cioè del cielo (nn. 2758, 2999, 3000, 4939,8848, 9280). Tutte le cose in natura sono disposte nell'ordine ed in una successioneconforme ai fini (n. 4104). Ciò è dal mondo spirituale, cioè dal cielo, perché i fini, che sonogli usi, regnano lì (nn. 454, 696, 1103, 3645, 4054, 7038). L'uomo è stato creato in modo chele cose Divine, discendendo secondo l'ordine, in ciò che è in natura, possano essere da luipercepite (n. 3702).
Presso ogni uomo che è nell'ordine Divino, vi è un interno e un esterno; il suo interno èchiamato spirituale, o uomo spirituale, e il suo esterno è chiamato naturale, o uomonaturale (nn. 978, 1015, 4459, 6309, 9701–9709). L'uomo spirituale è nella luce del cielo, el'uomo naturale, nella luce del mondo (nn. 5965). L'uomo naturale non può discernerenulla da se stesso, ma solo attraverso lo spirituale (n. 5286). Il naturale è come un volto incui l'interiore vede se stesso; di qui l'uomo ha la facoltà del pensiero (n. 5165). L'uomospirituale pensa nel naturale, di conseguenza, pensa in modo naturale, nella misura in cuiegli si sofferma sulle percezioni dei sensi che sono in natura (nn. 3679, 5165, 6284, 6299). Ilnaturale è il piano più remoto in cui lo spirituale ha il suo estremo confine (nn. 5651, 6275,6284, 6299, 9216).
Lo spirituale non vede altro se non il naturale che è nella sua corrispondenza (nn. 3493,3620, 3623). l'uomo spirituale o uomo interno può vedere ciò che è fatto dal naturale, manon il contrario, perché lo spirituale fluisce nel naturale, e non altrettanto il naturale nellospirituale (n. 3219, 4667, 5119, 5259, 5427, 5428, 5477, 6322, 9109, 9110). L'uomo naturale,dalla sua propria luce che è chiamata lume naturale, non sa nulla di Dio, del cielo, né dellavita dopo la morte, né egli crede in esse qualora udisse di esse, salvo che la luce spirituale,che è dal cielo, fluisca nella luce naturale (n. 8944).
L'uomo naturale, da se stesso, fin dalla nascita è opposto all'uomo spirituale (n. 3913,3928). Perciò nella misura in cui essi sono opposti l'uno all'altro, l'uomo difficilmente e afatica pensa alle cose spirituali celesti, ma si diletta nel pensiero delle cose naturali ecorporee (n. 4096). Egli disprezza le cose del cielo e non sopporta neppure che si facciaalcun cenno alle cose spirituali; dall'esperienza (nn. 5006, 9109). L'uomo meramentenaturale considera il bene e la verità spirituale come qualcosa al suo servizio (nn. 5013,5025). Ciò nondimeno, l'uomo naturale deve essere subordinato all'uomo spirituale e deveessere al suo servizio (n. 3019, 5168). L'uomo spirituale è servo dell'uomo natural, quando
il primo dall'intelletto cerca le conferme alle sue cupidità, segnatamente da ciò che ècontenuto nella Parola (n. 3019, 5013, 5025, 5168). In quale luce meramente naturaleappaiano gli uomini nell'altra vita, e quale sia la qualità del loro stato e di conseguenza, laloro sorte (nn. 4630, 4633, 4940–4952, 5032, 5571).
Le verità che sono nell'uomo naturale sono chiamate scienze e conoscenze (n. 3293). Ilpensiero dell'uomo naturale, cisto in se stesso, è materiale, e le sue affezioni sono simili aquelle delle bestie (n. 3020). Tuttavia, vi è un pensiero autentico ed una facoltàimmaginativa dall'uomo interno o uomo spirituale, quando l'uomo naturale vede, agisce evive in armonia con essi.
Le cose che appartengono all'uomo naturale, paragonate a quelle che sono nell'uomospirituale, sono grossolane (n. 3513, 5707); e conseguentemente oscure (n. 6686).
Presso l'uomo vi è un naturale interiore e un naturale esteriore (nn. 3293, 3294, 3793, 5118,5126, 5497, 5649). Vi è anche un intermedio tra essi (n. 4570, 9216). L'apertura di ciò che ènell'uomo, dell'uomo spirituale si realizza nel naturale e per mezzo di esso (n. 9572).
Coloro che agiscono rettamente per una disposizione meramente naturale, e non dallareligione, non sono ricevuti nel cielo (n. 8002, 8772)
49. La luce del cielo in cui è l'uomo spirituale. C'è una magnifica luce nei cieli (nn. 1117, 1521,1533, 1619–1632). La luce dei cieli supera di gran lunga la luce del giorno nel mondo (nn.1117, 1521, 4527, 5400, 8644). Spesso ho visto quella luce (nn. 1522, 4527, 7174). La lucedegli angeli che sono nell'intimo, o terzo cielo, è come la luce del sole; mentre la luce degliangelo del secondo cielo è come la luce della luna (n. 1529, 1530). La luce nel cielo piùintimo è fiammeggiante, mentre nel secondo cielo è di un bianco luminoso (n. 9570).
Tutta la luce nei cieli è dal Signore in quanto sole ivi (nn. 1053, 1521, 3195, 3341, 3636, 3643,4415, 9548, 9684, 10809). Il Signore è il sole del cielo angelico, e il suo Divino amore è quelsole (nn. 1521, 1529, 1530, 1531, 1837, 4321, 4696, 7078, 7083, 7173). La Divina verità cheprocede dal Signore nei cieli appare come luce, e costituisce tutta la luce dei cieli; diconseguenza, quella luce è spirituale (nn. 3195, 3322, 5400, 8644, 9399, 9548, 9684). Perciò ilSignore nella Parola è chiamato luce (n. 3195). Poiché quella luce è la Divina verità, vi è inessa la Divina sapienza e intelligenza (nn. 3195, 3485, 3636, 3643, 3993, 4302, 4413, 4415,9548, 9684). La luce dal Signore fluisce nei cieli, come attraverso raggi circolari cheemanano dal sole (n. 9407). Il Signore è il sole dei cieli, e da Lui è tutta la luce visibile neicieli, e anche negli inferni (nn. 116–125). E la luce di quel sole è Divina verità e calore dalDivino bene del Divino amore (n. 126–140).
La luce del cielo illumina sia la vista, sia l'intelletto di angeli e spiriti (n. 2776, 3138). Essigodono della luce secondo il loro intelletto e la loro sapienza (nn. 1524, 3339). Riferimentipuntuali nella Parola (nn. 1529, 1530). Ci sono tante sfumature nella luce dei cieli quantesono le società angeliche (n. 4414); dato che vi sono infinite varietà nei cieli rispetto al bene
e alla verità, così pure rispetto alla sapienza e all'intelligenza (nn. 684, 690, 3241, 3744,3745, 5598, 7236, 7833, 7836). Che i cieli siano nella luce e nel calore significa che sono nellasapienza e nell'amore (nn. 3643, 9399, 9400).
La luce dei cieli illumina l'intelletto dell'uomo (nn. 1524, 3138, 3167, 4408, 6608, 8707, 9128,9399, 10569). L'uomo, quando è elevato da ciò che è sensuale, perviene in una luce piùmite, e infine nella luce celeste (n. 6313, 6315, 9407). Vi è un'elevazione nella luce del cieloquando l'uomo acquisisce l'intelligenza (n. 3190). La luce intensa che ho percepito quandosono stato sottratto dalle idee mondane (nn. 1526, 6608). La vista dell'uomo interno è nellaluce del cielo; di lì l'uomo è in grado di pensare analiticamente e razionalmente (n. 1532).la luce del cielo, dal Signore, è sempre presente presso l'uomo, ma questa fluisce solo nellamisura in cui egli è nelle verità dal bene (nn. 4060, 4214). Quella luce è secondo la veritàdal bene (n. 3094). Le verità brillano nel mondo spirituale (n. 5219). Il calore e la lucespirituali rendono l'autentica vita dell'uomo (n. 6032).
La luce del mondo è quella adatta all'uomo esterno, e la luce del cielo è quella adattaall'uomo interno (nn. 3223, 3324, 3337). La luce del cielo fluisce nella luce naturale; di quil'uomo naturale è savio nella misura in cui riceve quella luce (nn. 4302, 4408). Vi è unacorrispondenza tra questi due generi di luce (n. 3225). Le cose che sono nella luce del cielonon sono visibili all'uomo, nella luce del mondo, che è chiamata luce naturale; invece, lecose del mondo sono visibili nella luce del cielo (n. 9577).
Di qui segue che coloro che sono unicamente nella luce del mondo, che è chiamata lucenaturale, non percepiscono quelle cose che sono nella luce del cielo (n. 3108). A quelli chesono nelle falsità dal male, la luce del cielo appare come fitta oscurità (nn. 1783, 3337, 3413,4060, 6907, 8197). La luce del mondo presso gli empi è risplendente; e nella misura in cui èrisplendente, nello stesso modo la luce del cielo è oscura per loro (n. 6907). La luce delmondo non appare agli angeli (nn. 1521, 1783, 1880).
Nei cieli tutta la luce è dal Signore, e tutte le ombre sono dall'ignoranza e dal proprio degliangeli e degli spiriti; di qui derivano i mutamenti e le variazioni di luce e ombra che iviappaiono come mutamenti nei colori (n. 3341). Riguardo alle variazioni della lucedell'Urim e del Thummim (n. 3862).
La luce di coloro che sono nella fede separata dalla carità è pallida e come la luce invernale(n. 3412, 3413). Quella luce è mutata in oscurità per influsso della luce del cielo (n. 3412).La luce di coloro che sono in una fede persuasiva e in una vita malvagia (n. 4416). Laqualità della luce che appare a coloro che sono nell'intelligenza dal proprio, e di coloro chesono nell'intelligenza dal Signore (n. 4419).
Vi è luce negli inferni, ma è fatua (nn. 1528, 3340, 4214, 4418, 4531). Quella luce è come laluce dei carboni ardenti (nn. 1528, 4418, 4531). Coloro che sono negli inferni appaiono aloro stesso, nella luce loro propria, come uomini, ma nella luce del cielo appaiono come
diavoli e mostri (n. 4532, 4533, 4674, 5057, 5058, 6605, 6626). Tutte le cose nella luce delcielo appaiono secondo la loro autentica qualità (n. 4674). Gli inferni, come è stato dettosopra, sono nella fitta oscurità e nelle tenebre, perché queste sono nelle falsità dai mali (n.3340, 4418, 4531). Tenebre significa le falsità, e fitta oscurità significa le falsità dal male (nn.1839, 1860, 7688, 7711).
50. L'uomo sensuale che è nel più infimo grado naturale (v. supra n. 45). Ciò che è sensuale èquanto di più remoto è nella vita dell'uomo, che è aderente e inerente alla sua vestecorporea (nn. 5077, 5767, 9212, 9216, 9331, 9730). Colui che giudica e trae conclusioni suogni soggetto affidandosi alle percezioni dei sensi, e colui che non crede ad altro che ciòche vede con i suoi occhi e tocca con le sue mani, affermando che queste sono qualcosa erifiutando ogni altra cosa, è un uomo sensuale (nn. 5094, 7693). Un tale uomo pensaesteriormente in se stesso e non interiormente (n. 5089, 5094, 6564, 7693). Il suo interiore èchiuso in modo che non può vedere alcunché delle verità che sono in esso (n. 6564, 6844,6845). In una parola, egli è in una luce naturale grossolana, e come tale non può percepirenulla di ciò che è nella luce del cielo (nn. 6201, 6310, 6564, 6598, 6612, 6614, 6622, 6624,6844, 6845). Conseguentemente egli interiormente è contro le cose del cielo e della chiesa(nn. 6201, 6316, 6844, 6845, 6948, 6949). Gli eruditi che si sono consolidati in sé stessi contole verità della chiesa sono uomini sensuali (n. 6316).
Gli uomini sensuali ragionano con abilità e scaltrezza, perché il loro pensiero è cosìprossimo al loro modo di esprimersi da essere quasi in esso, ed inoltre perché la lorointelligenza si basa nel discorso che attinge unicamente dalla memoria (nn. 195, 196, 5700,10236). Ma essi ragionano dalla fallacia dei sensi, attraverso cui seducono la gente comune(nn. 5084, 6948, 6949, 7693).
Gli uomini sensuali sono molto più astuti e maliziosi di altri (nn. 7693, 10236). Gli avari, gliadulteri, i libertini e gli ingannevoli specialmente, sono sensuali (n. 6310). Il loro interiore èfolle e sudicio (n. 6201) e attraverso questo essi comunicano con gli inferni (n. 6311). Quelliche sono negli inferni sono sensuali secondo la profondità degli inferni stessi (nn. 4623,6311). La sfera degli spiriti infernali si congiunge con l'uomo sensuale posteriormente (n.6312). Quelli che ragionano in modo sensuale, quindi contro le verità della fede, eranochiamati dagli antichi, serpenti dell'albero della conoscenza (nn. 195–197, 6398, 6949, 10313).
Descrizione del sensuale dell'uomo, e dell'uomo sensuale stesso (n. 10236). L'estensionedel sensuale presso l'uomo (n. 9731).
Le cose sensuali devono essere all'ultimo posto, e non al primo, e nell'uomo savio eintelligente esse sono all'ultimo posto e sono subordinate a quelle interiori; ma pressol'uomo stolto esse sono al primo posto e hanno il dominio; questi sono coloro che sonochiamati propriamente sensuali (nn. 5077, 5125, 5128, 7645). Se le cose sensuali sonoall'ultimo posto e sono subordinate a quelle interiori, si apre per mezzo di queste,
all'intelletto, e le verità sono raffinate, come per estrazione (n. 5580).
Le cose sensuali dell'uomo sono ravvicinate al mondo e riconoscono le cose che fluisconodal mondo e, in qualche modo le filtrano (n. 9726). L'uomo naturale o esterno comunicacon il mondo per mezzo di ciò che è sensuale, e con il cielo attraverso ciò che è razionale(n. 4009). Quindi le cose sensuali riconoscono ciò che è utile all'interiore dell'uomo (n.5077, 5081). Ci sono cose sensuali al servizio dell'intelletto, e al servizio della volontà (n.5077).
Finché il pensiero non è elevato dalle cose sensuali l'uomo non può acquisire la sapienzase non in minima parte (n. 5089). Un uomo savio eleva il suo pensiero al di sopra delsensuale (n. 5089, 5094). Quando il pensiero è elevato al di sopra del sensuale, l'uomo entrain una luce chiara e infine nella luce celeste (nn. 6183, 6313, 6315, 9407, 9730, 9922).L'elevazione al di sopra delle cose sensuali e la dismissione di esse era usuale presso gliantichi (n. 6313). L'uomo con il suo spirito può vedere le cose che sono nel mondospirituale, a condizione che possa essere sottratto dalle cose sensuali ed essere elevato dalSignore nella luce del cielo (n. 4622). La ragione di ciò è che non è il corpo a sentire, ma lospirito nel corpo; e nella misura in cui la percezione dello spirito è nel corpo, talepercezione è grossolana e oscura, e quindi nelle tenebre; viceversa, nella misura in cui lapercezione dello spirito non è nel corpo, tale percezione è nitida e nella luce (nn. 4622,6614, 6622).
La parte più remota dell'intelletto è costituita dalle percezioni dei sensi custodite inmemoria; e la parte più remota della volontà è costituita dalle delizie dei sensi (n. 9996).Quale sia la differenza tra le cose sensuali che l'uomo ha in comune con le bestie, e quelleche non sono in comune con esse (n. 10236). Ci sono uomini sensuali che non sonomalvagi, nella misura in cui il loro interiore non è del tutto chiuso; riguardo allo stato diquesti nell'altra vita (n. 6311).
51. Le conoscenze esteriori e interiori, da cui l'uomo interno spirituale è aperto. Le prime sonole scienze, che sono nell'uomo esterno o naturale, e la sua memoria, sono distinte da quelleche sono nell'uomo interno o spirituale (n. 3019, 3020, 3293, 3309, 4967, 9918, 9922). Lescienze, in quanto appartenenti all'uomo esterno o naturale, sono strumenti utili, nellamisura in cui l'uomo esterno o uomo naturale è fatto per servire l'uomo interno ospirituale, esattamente come il mondo è fatto per servire il cielo (n. 5077, 5125, 5128, 5786,5947, 10272, 10471). L'uomo esterno è in relazione al mondo, perché le leggi del Divinoordine esistenti nel mondo sono impresse in lui; e l'uomo interno è in relazione al cielo,perché le leggi del Divino ordine esistenti nel cielo sono impresse in esso (n. 4523, 4524,5368, 6013, 6057, 9278, 9279, 9283, 9709, 10156; si veda anche in Cielo e inferno n. 5158).
Ci sono scienze che riguardano le cose naturali, conoscenze che riguardano la vita e lostato civile, conoscenze che riguardano la vita e lo stato morale e conoscenze che
riguardano la vita e lo stato spirituale (n. 5774, 5934). Ma per una corretta distinzione,quelle che riguardano la vita e lo stato spirituale sono chiamate conoscenze, che consistonoessenzialmente in principi dottrinali (n. 9945).
L'uomo deve essere addentro alle conoscenze esterne ed interne, dato che da questeimpara a pensare, e quindi a comprendere ciò che è vero e buono (n. 129, 1450, 1451, 1453,1548, 1802). Le scienze e le conoscenze sono le prime cose, su cui è fondata ed eretta la vitacivile, morale e spirituale dell'uomo; ed esse debbono essere apprese per amore dell'usodella vita in quanto loro fine (n. 1489, 3310). Le conoscenze aprono la strada all'uomointerno e poi lo congiungono con l'esterno secondo gli usi (n. 1563, 1616). La facoltàrazionale nasce dalle conoscenze interne ed esterne (n. 1895 1900, 3086). Ma non dalleconoscenze esterne e interne, bensì dall'affezione per gli usi attraverso le conoscenze,secondo tale affezione (n. 1895). L'uomo interna viene aperto e successivamenteperfezionato dalle conoscenze interne ed esterne, a condizione che l'uomo adempia ad unqualche buon uso in quanto fine, in particolare un uso che riguardi la vita eterna (n. 3086).Poi le scienze e le conoscenze che sono nell'uomo naturale si incontrano con le cosespirituali dell'uomo celeste e spirituale che sono con esse concordi (n. 1495). Usi della vitaceleste vengono poi dischiusi, raffinati, ed elevati dal Signore, attraverso l'uomo interno,per mezzo delle scienze e delle conoscenze che sono nell'uomo naturale (n. 1895, 1896,19001902, 5871, 5874, 5901). Le conoscenze che sono incongrue e avverse vengonorespinte e messe da parte (n. 5871, 5886, 5889).
La vista di un uomo interno non attinge alcunché dalle scienze e conoscenze dell'uomoesterno, ma solo ciò che è conforme al suo amore (n. 9394). Scienze e conoscenze sonodisposte in fasci, e ordinate secondo l'amore al quale introducono (n. 5881). Nella vistadell'uomo interno, le conoscenze che appartengono al suo amore sono nel mezzo e nelchiarore, mentre quelle che non appartengono al suo amore, sono ai lati e nell'oscurità (n.6068, 6084). Scienze e conoscenze presso l'uomo sono successivamente radicate nei suoiamori, e dimorano in essi (n. 6325). L'uomo nascerebbe in ogni conoscenza, e quindinell'intelligenza, se fosse nato nell'amore per il Signore e nell'amore verso il prossimo; maperché è nato nell'amore di sé e del mondo, egli nasce nella totale ignoranza (n. 6323,6325). Conoscenza, intelligenza e sapienza sono figlie dell'amore per il Signore edell'amore verso il prossimo (n. 1226, 2049, 2116).
Scienze e conoscenze, appartenendo all'uomo esterno o naturale, sono nella luce delmondo; mentre le verità che sono diventate verità dell'amore e della fede, e hanno cosìacquisito la vita, sono nella luce del cielo (n. 5212). Tuttavia le verità che hanno acquisito lavita, sono comprese dall'uomo attraverso idee naturali (n. 5510). L'influsso spirituale èattraverso l'uomo interno nelle scienze e conoscenze che sono nell'uomo esterno (n. 1940,8005). Scienze e conoscenze sono i recipienti e per così dire i ricettacoli della verità e delbene dell'uomo interno (n. 1469, 1496, 3068, 5489, 6004, 6023, 6052, 6071, 6077, 7770, 9922).
Quindi nella Parola per recipienti, in senso spirituale, s'intendono le scienze e leconoscenze (n. 3068, 3069, 3079, 9394, 9544, 9723, 9724). Le scienze sono per così direspecchi, in cui le verità e i beni dell'uomo interno appaiono, e sono percepiti come inun'immagine (n. 5201). E ivi essi sono insieme come nel loro piano più remoto (n. 5373,5874, 5886, 5901, 6004, 6023, 6052, 6071, 6077). Poiché le scienze sono nella luce del mondo,sono ingarbugliate e oscure, rispetto, a quelle cose che sono nella luce del cielo; così purele cose che sono nell'uomo esterno rispetto a quelle che sono nell'uomo interno (n. 2831).Per questo motivo anche il termine ingarbugliato nella Parola fa riferimento a ciò che èscientifico (n. 2831). Così anche per l'oscurità di una nuvola (n. 8443, 10551).
Ogni principio deve essere desunto dalle verità della dottrina dalla Parola, che sono leprima che devono essere riconosciute, e allora è permesso consultare memoria al fine diconfermare quelle verità, che di qui ne risultano corroborate (n. 6047). Così è permesso acoloro che riconoscono le verità della fede, confermare intellettualmente tali veritàattraverso le conoscenze della loro memoria; ma non a coloro che non le riconoscono,perché una pregressa riconoscenza attrae ogni cosa dalla sua parte; a allo stesso modo unapregressa negazione attrae ogni cosa dalla sua parte (n. 2568, 2588, 3913, 4760, 6047). Vi èuna riconoscenza dubitativa, e una negazione dubitativa, la prima in alcuni tra coloro chesono nel bene, e la seconda in coloro che sono nel male (n. 2568). Entrare dalle verità dellafede nelle conoscenze della memoria, è secondo l'ordine; viceversa, entrare dalleconoscenze della memoria nelle verità della fede è contrario all'ordine (n. 10236), in quantol'influsso è spirituale, e non fisico o naturale, quindi in tal modo dalle verità della fede, inquanto queste sono spirituali, nelle conoscenze della memoria, in quanto questa sononaturali (n. 3219, 5119, 5259, 5427, 5428, 5478, 6322, 9109, 9110).
Chi è nella negazione dubitativa, che di per sé è una negazione, e sostiene che non crederàfino a quando non sarà convinto dalle proprie conoscenze mondane, non potrà maicredere (n. 2094, 2832). Questi che sono così persuasi, diventano folli riguardo alle cose chesono della chiesa e cielo (n. 128130). Essi cadono nelle falsità del male (n. 232, 233, 6047). Enell'altra vita, quando pensano delle cose spirituali, sono per così dire ebbri (n. 1072).Un'ulteriore descrizione di essi (n. 196). Esempi che mostrane come le cose spirituali nonpossano essere comprese, se l'ordine in cui si accede ad esse è invertito (n. 233, 2094, 2196,2203, 2209). Molti tra gli eruditi sono più folli dei semplici riguardo alle cose spirituali,perché sono in uno stato di negazione, e abbondano nelle scienze, da cui confermano laloro negazione (n. 4760). Esempio di un uomo colto, che non poteva intendere alcunchédella vita spirituale (n. 8629).
Coloro che ragionano attraverso le scienze contro le verità della fede, ragionano in modoscaltro, dalla fallacia dei sensi, affascina e persuade a tal punto che difficilmente essipossono essere distolti (n. 5700). Coloro che non comprendono alcunché della verità, e chesono anche nel male, possono ragionare delle verità e dei beni della fede, e nondimeno,
non sono in alcuna illuminazione (n. 4214). La sola conferma di un dogma, non èappannaggio di un uomo intelligente, perché la falsità può essere facilmente confermata,al pari della verità (n. 1017, 2482, 2490, 4741, 5033, 6865, 7012, 7680, 7950, 8521, 8780).Coloro che ragionano riguardo alle verità della chiesa, se una cosa è così o no, sonoevidentemente nell'oscurità in relazione alle verità, e non ancora nella luce spirituale (n.215, 1385, 3033, 3428).
Ci sono conoscenze esterne che ammettono le Divine verità, e altri che non le ammettono(n. 5213). Le scienze vane devono essere annientate (n. 1489, 1492, 1499, 1500). Sono vanequelle scienze che considerano quale loro fine e consolidano l'amore di sé e l'amore delmondo, e che come tali, si allontanano dall'amore per il Signore e dall'amore verso ilprossimo; perché tale scienze chiudo l'uomo interno, in modo che egli non è quindi ingrado di ricevere nulla dal cielo (n. 1563, 1600). Le scienze sono i mezzi per diventare savi,o per diventare folli; e per mezzo di loro che l'uomo interno è aperto, oppure chiuso; equindi la facoltà razionale è alimentata, oppure annientata (n. 4156, 8628, 9922).
Le conoscenze esteriori dopo la morte non sono di alcuna utilità, ma solo quelle cose chel'uomo ha assimilato nel suo intelletto e nella vita, mediante queste conoscenze (n. 2480).Ciò nondimeno, tutte queste conoscenze rimangono dopo la morte, ma sono quiescenti (n.24762479, 24812486).
Le stesse scienze che presso gli empi sono falsità in quanto applicate ai mali, presso i rettisono verità, perché applicate ai beni (n. 6917). Le verità scientifiche presso gli empi nonsono verità; tuttavia essi possono apparire come tali quando si parla di esse, perché al lorointerno c'è il male, e di conseguenza sono falsificate; e la la conoscenza di quegli uomini innessun modo merita di essere chiamata conoscenza, in quanto è priva di vita (n. 10331).
Una cosa è essere savi, altro è comprendere, altro è sapere, e altro fare; ciò nondimeno,presso coloro che sono nella vita spirituale la vita, seguono in ordine, sono in relazione, esono insieme nelle azioni (n. 10331). E inoltre, una cosa è sapere, altro è riconoscere e altroè avere fede (n. 896).
Qualità del desiderio di conoscere degli spiriti, mostrata con un esempio (n. 1973). Gliangeli hanno un immenso desiderio di conoscere e di diventare savi, in quanto laconoscenza, l'intelligenza e sapienza, sono il cibo spirituale (n. 3114, 4459, 4792, 4976, 5147,5293, 5340, 5342, 5410, 5426, 5576, 5582, 5588, 5655, 6277, 8562, 9003).
La principale conoscenza presso gli antichi era la conoscenza delle corrispondenze, che neltempo presente è andata persa (n. 3021, 3419, 4280, 4844, 4964, 4966, 6004, 7729, 10252). Laconoscenza delle corrispondenze fiorì presso gli orientali, e in Egitto (n. 5702, 6692, 7097,7779, 9391, 10407). Da lì derivano i loro geroglifici (n. 6692, 7097). Gli antichi attraverso laconoscenza delle corrispondenze si addentravano nella conoscenza delle cose spirituali (n.4749, 4844, 4966). La Parola è scritta per mere corrispondenze, in cui è il senso interno o
spirituale, la cui esistenza non può essere nota senza la conoscenza delle corrispondenze,né può conoscersi la qualità della Parola (n. 3131, 34723485, 8615, 10687). In che misura laconoscenza corrispondenze sovrasta ogni altra conoscenza (n. 4280).
52. Memoria naturale, che è dell'uomo esterno, e memoria spirituale, che è dell'uomo interno.L'uomo ha due memorie, una esterna e una interna, ovvero una memoria naturale e unamemoria spirituale (n. 24692494). L'uomo non sa di avere una memoria interna (n. 2470,2471). In che misura la memoria interna sovrasta la memoria esterna (n. 2473). Le coseappartenenti alla memoria esterna sono nella luce naturale, mentre le cose appartenentialla memoria interna, sono nella luce spirituale (n. 5212). È dalla memoria interna chel'uomo è in grado di pensare e parlare intellettualmente e razionalmente (n. 9394).
Tutto ed ogni particolare che l'uomo pensato, pronuncia, e mette in atto, e tutto ciò chesente e vede, sono impressi nella sua memoria interna (n. 2474, 7398). Quella memoria è illibro della vita dell'uomo (n. 2474, 9386, 9841, 10505). Nella memoria interna sono le veritàche sono diventate verità della fede, e i beni che sono diventati beni dell'amore (n. 5212,8067). Le cose che divengono abituali e che diventano parte integrante della vita, sononella memoria interna (n. 9394, 9723, 9841). Scienze e conoscenze appartengono allamemoria esterna (n. 5212, 9922). Esse sono molto oscuro e ingarbugliate rispetto, a quellecose che appartengono alla memoria interna (n. 2831). Le lingue che l'uomo parla in tuttoil mondo sono dalla memoria esterna (n. 2472, 2476). Spiriti e angeli si esprimonoattraverso la memoria interna, e di conseguenza la loro lingua è universale, essendo taleche tutti possono conversare insieme, da qualsiasi terra provengano (n 2472, 2476, 2490,2493.); Riguardo alla lingua, si veda in Cielo e inferno (n 234245.); e riguardo allemeraviglie della memoria interna, che rimane presso l'uomo dopo la morte, si vedi il n.463 della stessa opera.
53. Fallacia dei sensi, in cui sono gli uomini meramente naturali e sensuali, di cui sopra, inquesta dottrina (n. 45). Gli uomini meramente naturali e sensuali pensano e ragionano dallafallacia dei sensi (n. 5084, 5700, 6948, 6949, 7693). Qualità degli errori dei sensi (n. 5084,5094, 6400, 6948). A cui sono aggiunti i seguenti particolari. Ci sono errori dei sensi nellecose naturali, civili, morali e spirituali, e molti in ognuno di essi; ma qui saranno espostialcuni degli errori nelle cose spirituali. Chi pensa dalla fallacia dei sensi, non puòcomprendere:
(1) che l'uomo dopo la morte appare come un uomo; né che egli gode della percezione deisuoi sensi come prima; né comprende di conseguenza che gli angeli hanno una talecapacità.
Essi pensano:
(2) che l'anima sia solo un qualcosa di vitale, puramente etereo, di cui nessuna idea puòessere concepita;
(3) che è il corpo da solo che sente, vede e ode;
(4) che l'uomo è come una bestia, con questa sola differenza, che egli può parlareattraverso il pensiero;
(5) e che la natura è tutto, e la prima fonte da cui procedono tutte le cose;
(6) e che l'uomo assimila e impara a pensare da un influsso interno alla natura e al suoordine;
(7) e che non esiste ciò che è spirituale, e ove esistesse, sarebbe una sorta di naturalepurificato;
(8) e che l'uomo non possa godere di alcuna beatitudine, se privato dei piaceri dell'amore,la gloria, l'onore o il guadagno;
(9) e che la coscienza è solo una malattia della mente, che procede dall'infermità del corpoe dal non avere successo;
(10) e che il Divino amore del Signore sia l'amore della gloria;
(11) e che non c'è provvidenza, ma che tutte le cose dipendono dalla propria prudenza eintelligenza;
(12) e che onori e ricchezze sono reali benedizioni che sono dati da Dio.
Per non parlare di molte altre cose di natura analoga. Tali sono gli errori dei sensi nellecose spirituali. Quindi può sembrare che le cose celesti non possano essere comprese dacoloro che sono semplicemente naturali e sensuali. Sono meramente naturali e sensuali,quelli il cui uomo interno spirituale è chiuso, e il cui uomo naturale soltanto è aperto.
Dell'amore in generale 54. La vita stessa dell'uomo è l'amore; e qual è l'amore, tale è la vita anzi, tale è tuttol'uomo; ma è l'amore dominante quello che fa l'uomo. Questo amore tiene sotto dì sé,diversi amori che sono tante derivazioni; essi appaiono sotto un'altra forma, ciònondimeno, dal primo all'ultimo sono nell'amore dominante e fanno con esso uno stessoregno. L'amore dominante è come il loro re e il loro capo; esso li dirige e attraverso quelli,come per fini intermedi esso mira e tende al suo fine, che è il primo e l'ultimo di tutti; equesto sia direttamente, sia indirettamente. Quel che appartiene all'amore dominante è ciòche si ama sopra ogni cosa.
55. Quel che l'uomo ama sopra ogni cosa è incessantemente presente nel pensiero e nellasua volontà, e fa la sua stessa vita. Ad esempio chi ama al di sopra di tutto le ricchezze,siano esse in denaro o in possedimenti, dirige perennemente il suo animo al modo con cuiprocacciarsele; gode intimamente quando le acquista, e si rattrista profondamente quandole perde; il cuor suo è in esse. Chi ama se stesso sopra ogni cosa, in ogni momento pensa ase stesso, parla di sé e agisce per sé, dal momento che la vita di se stesso è la sua vita.
56. L'uomo ha per fine ciò che egli ama al di sopra di tutto, e ad esso mira in tutte e inogni singola cosa. Il fine è nella sua volontà come una falda nascosta di un fiume, che loattira e lo trasporta anche mentre si occupa di altre cose, perché è ciò che lo anima. Esso ètale che un uomo esplora e vede anche nell'altro e, o lo conduce nella direzione da questiintrapresa, oppure agisce con lui.
57. L'uomo è tale quale è l'amore dominante della sua vita. In questo si distingue daglialtri, e secondo questo si fa il suo cielo, se egli è retto, ovvero il suo inferno, se egli èmalvagio. Esso è la sua stessa volontà, il suo proprio e la sua stessa natura, poiché èl'essere stesso della sua vita. Dopo la morte non può essere cambiato perché esso è l'uomostesso.
58. Ogni piacere, ogni beatitudine e ogni felicità deriva presso ciascuno dal suo amoredominante, ed è secondo quell'amore, dal momento che l'uomo chiama piacere ciò cheama, in quanto lo sente tale. Ciò che invece pensa e non ama, può anche chiamarlo piacere,ma non è il piacere della sua vita. Il piacere del suo amore è ciò che per l'uomo è il bene, eil dispiacere è per lui il male.
59. Vi sono due amori da cui scaturiscono tutti i beni e tutte le verità, come dalla lorostessa sorgente. E vi sono due amori da cui scaturiscono tutti i mali e tutte le falsità. Gliamori da cui scaturiscono tutti i beni e tutte le verità sono l'amore per il Signore e l'amoreper il prossimo. Gli amori da cui scaturiscono tutti i mali e tutte le falsità sono l'amore di sé
e l'amore del mondo; questi due amori sono interamente opposti ai primi due.
60. Gli amori da cui scaturiscono tutti i beni e tutte le verità, che come detto sono l'amoreper il Signore e l'amore per il prossimo, fanno il cielo presso l'uomo e a motivo di ciòregnano nel cielo; e poiché essi fanno il cielo presso l'uomo, fanno anche la chiesa presso dilui. Gli amori da cui scaturiscono tutti i mali e tutte le falsità, che come detto sono l'amoredi sé e l'amore del mondo, fanno l'inferno presso l'uomo, da cui quindi essi regnanonell'inferno.
61. Gli amori da cui scaturiscono tutti i beni e tutte le verità, che come è stato detto sonogli amori del cielo, aprono e formano l'uomo interno spirituale, perché risiedono in esso;viceversa gli amori da cui scaturiscono tutti i mali e tutte le falsità, quando sonodominanti, chiudono e distruggono l'uomo interno spirituale, e fanno in modo che l'uomosia naturale e sensuale, secondo la qualità e l'intensità del loro dominio.
Estratti da Arcana Coelestia 62. L'amore è l'essenziale della vita dell'uomo (n. 5002). L'uomo, lo spirito e l'angelo,sono tutti indistintamente come è il loro amore (nn. 6872, 10177, 10284). L'uomo ha perscopo ciò che egli ama (n. 3796). Ciò che un uomo ama e si prefigge per scopo regnauniversalmente presso di lui, cioè in tutte ed in ogni singola cosa (nn. 3796, 5130, 5949).L'amore è calore spirituale, e l'autentico principio vitale dell'uomo (nn. 1589, 2146, 3338,4906, 7081–7086, 9954, 10740). Tutto l'interiore dell'uomo, che è del suo intelletto e dellasua volontà, è disposto in una forma secondo il suo amore regnante (nn. 2023, 3189, 6690).L'amore è congiunzione spirituale (nn. 1594, 2057, 3939, 4018, 5807, 6195, 6196, 7081–7086,7501, 10130). Quindi tutti nel mondo spirituale sono associati secondo il proprio amore(ibidem).
L'affezione è la continuazione dell'amore (n. 3938). Tutta la delizia, il piacere, la felicità e lagioia del cuore appartengono all'amore; e la loro qualità è secondo la qualità dell'amore(nn. 994, 995, 2204). Vi sono tanti generi e specie di delizie e piaceri quante sono leaffezioni dell'amore (nn. 994, 995, 2204). La delizia dell'amore è più vile nella misura in cuiè esteriore. (n. 996). L'uomo dopo la morte ha una vita tale quale è la qualità del suo amore(n. 2363).
63. Ulteriori particolari riguardo all'amore, alla sua essenza e qualità possono essereconosciuti da ciò che è stato detto e mostrato del bene e della verità; anche da ciò che èstato detto della volontà e dell'intelletto; e anche da ciò che è stato detto dell'uomo internoed esterno. Perché tutte le cose che sono dell'amore, si riferiscono o al bene, o al male; ecosì pure tutte le cose che sono della volontà; poiché due amori del cielo aprono e formano
l'uomo spirituale; e due amori dell'inferno lo chiudono e lo distruggono. Da qui possonoessere formulate le domande e possono essere tratte le conclusioni riguardo alla qualitàdell'amore in generale e particolare.
64. Dell'amore si tratta anche in Cielo e inferno; il Divino del Signore che è nei cieli è l'amoreper Lui e l'amore verso il prossimo (nn. 13–19). Tutti coloro che sono negli inferni, sono neimali, e di lì, nelle falsità dall'amore di sé e dall'amore del mondo (nn. 551–565). Le deliziedi ogni amore nell'altra vita sono mutate in cose corrispondenti (nn. 485–490). Il calorespirituale nella sua essenza è amore (nn. 133–140).
Amore di sé e amore del mondo 65. L'amore di sé consiste nel voler bene solo a se stessi e nel non volerne agli altri, anchese si trattasse della chiesa. della patria, della società o del prossimo, se non in relazione asé; consiste altresì nel non far del bene se non per la fama, l'onore e gloria, in modo che senon si possono trarre vantaggi in termini di fama, l'onore e gloria, nel bene che può farsiad altri, si dice in cuor proprio: Che m'importa? Perché dovrai farlo? Che me ne viene incambio? Così ci si astiene dal fare il bene. Quindi è evidente che colui che è nell'amore disé, non ama né la chiesa, né la patria, né la società, né il prossimo, né alcun bene, ma amasolo se stesso.
66. L'uomo è nell'amore di sé quando nelle cose che pensa e fa non considera il prossimo,né per conseguenza la società, e neppure il Signore, ma non vede che se stesso e i suoi.Quindi, allorché fa ogni cosa per sé e per i suoi, se nel contempo fa qualche cosa per ilprossimo e per la società, lo fa solamente perché può trarne un vantaggio.
67. Si dice, per se stesso e per i suoi, in quanto colui che ama se stesso, ama pure i suoi, iquali sono in special modo i figli e i suoi discendenti, e in generale tutti quelli che fannouno con lui e che egli chiama i suoi. Amare questi è pur sempre amare se stessi, perché eglili considera in lui e si considera come in essi. Tra coloro che egli chiama i suoi vannoricompresi tutti quelli che lo lodano, lo onorano e lo venerano.
68. È nell'amore di sé chi disprezza il prossimo nel paragonarlo a sé, chi lo consideracome un nemico se non gli è favorevole, se non lo venera e se non gli rende omaggio.Ancor di più è nell'amore di sé chi per le stesse ragioni odia il prossimo e lo perseguita; emaggiormente ancora, chi per le stesse ragioni arde di vendetta contro il prossimo eagogna la sua fine. Tali uomini dunque amano la crudeltà.
69. Per comparazione con l'amore celeste, si può conoscere quale sia l'amore di sé.L'amore celeste consiste nell'amare gli usi per amore degli usi, e i beni per amore dei beni,che l'uomo fa alla chiesa, alla patria, alla società o al prossimo. Ma chi li ama per amore disé, non li ama altrimenti che come servitori, affinché lo servano; di conseguenza, chi ènell'amore di sé vuole che la chiesa, la patria, la società e il prossimo siano al suo servizio,e non intende servirli; si pone al di sopra di essi e li sottomette.
70. Chi è nell'amore celeste, che consiste nell'amare gli usi e i beni e nell'essereinfluenzato mettendoli in atto dal compiacimento del cuore, ama lasciarsi condurre dalSignore, essendo questo l'amore in cui è il Signore stesso, e da cui procede. Viceversa chi ènell'amore di sé, si conduce da se stesso, e per quanto si conduce da se stesso, vienecondotto dal suo proprio; e il proprio dell'uomo non è che il male, giacché è il suo male
ereditario, che consiste nell'amare se stessi più di Dio e nell'amare il mondo più del cielo.
71. L'amore di sé è ancora tale che per quanto gli si allentano i freni, cioè per quantovengono rimossi i vincoli esterni che sono il timore della legge e delle sue pene, il timoredella perdita della reputazione, dell'onore, del guadagno, degli impieghi e della vita altrettanto si slancia nel voler dominare non solo il mondo, ma anche il cielo e il Divinostesso; né vi è per questo amore termine o fine alcuna. Tale cupidità si cela in ognuno che ènell'amore di sé, benché non appaia agli occhi del mondo, in cui i freni e i vincolisummenzionati lo trattengono; e chiunque è di una tale indole, quando sulla via incontraun ostacolo insormontabile, si arresta fino a quando la cosa divenga possibile. Inconseguenza di ciò chi è nell'amore di sé non sa quale pazza e sfrenata cupidigia si celi inlui. Che sia così, non c'è chi non possa vederlo presso i potenti e i sovrani, per i quali nonesistono quei freni, vincoli e impossibilità, si precipitano nelle regioni e nei regni, lisoggiogano finché il successo li asseconda e aspirano ad una potenza e a una gloria senzalimiti; e ancor più coloro che estendono il loro dominio sul cielo e trasferiscono su di lorotutta la potenza Divina del Signore, e nondimeno, desiderano di più.
72. Vi sono due generi di dominio, l'uno è dell'amore verso il prossimo, e l'altro èdell'amore di sé. Questi due di dominio sono nella loro essenza opposti l'uno all'altro;colui che governa per amore verso il prossimo, vuole il bene di tutti, e ama sopra ogni cosaadempiere agli usi, e quindi ama essere al servizio degli altri. Servire gli altri è infatti,volere il loro bene e adempiere agli usi. Lì è il suo amore, e lì è il piacere del suo cuore. Perquanto egli viene innalzato in dignità, nello stesso modo se ne rallegra, ma non per ledignità, bensì per gli usi che allora può compiere in maggior misura e in un grado piùelevato; tale è il governo nei cieli. Ma chi domina per amore di sé, non vuole il bene dinessuno, tranne che per sé e per i suoi; gli usi che fa, sono per il suo proprio onore e per lapropria gloria; questi sono i soli usi che conosce. Nel servire gli altri egli ha per fine che glialtri siano al suo servizio, lo onorino e siano sotto il suo dominio; egli ambisce alle dignitànon per il bene che potrebbe fare, ma per occupare posti eminenti, per essere nella gloria equindi nel piacere del suo cuore.
73. L'amore del dominio resta presso ciascuno dopo la vita nel mondo; ma a coloro chehanno dominato per amore del prossimo, viene ancora affidato un governo nei cieli; edallora non sono essi che governano, ma sono gli usi e i beni che essi amano; e quando agovernare sono gli usi e i beni, è il Signore stesso che governa. Coloro che nel mondohanno dominato per amore di sé, dopo la vita nel mondo, sono nell'inferno, e là sono vilischiavi.
74. Ora può essere noto chi sono quelli che sono nell'amore di sé; non importa qualeapparenza abbiano nella forma esterna, che siano altolocati o di umili natali, perché imotivi del dominio sono nell'uomo interno; e nella maggior parte di essi l'uomo interno sinasconde, e l'uomo esterno è istruito nel simulare affezioni che appartengono alle virtù
pubbliche e all'amore per il prossimo, ma invero le sue affezioni sono contrarie; e ciò invista di sé stesso, sapendo che amare il popolo e il prossimo fa interiormente impressionesu tutti gli uomini, e perciò si è amati e stimati; questo perché il cielo influisce in questoamore.
75. I mali presso coloro che sono nell'amore di sé sono, in generale, il disprezzo per glialtri, l'invidia, l'inimicizia contro quelli che non sono a loro favorevoli, l'ostilità che nederiva, gli odi di diversi generi, le vendette, le astuzie, le furberie, la spietatezza e lacrudeltà; e là dove sono questi mali, ivi è il disprezzo per il Divino e per i beni e le veritàdella chiesa. Se questi li onorano è meramente con la bocca, ma non con il cuore. E poichéquesti mali scaturiscono da tale amore, da esso altresì provengono le corrispondentifalsità, perché le falsità vengono dai mali.
76. L'amore del mondo consiste invece nel voler attirare a sé le ricchezze degli altri, conqualsiasi mezzo, nonché nel porre il proprio cuore in esse, allontanandosi con ciòdall'amore spirituale che è l'amore per il prossimo e quindi dal cielo. Nell'amore delmondo sono coloro che desiderano impossessarsi dei beni altrui, in differenti modi,soprattutto usando l'astuzia e la furbizia e non avendo alcuna considerazione il bene delprossimo. Coloro che sono in questo amore concupiscono i beni altrui e, nella misura incui non temono le leggi, né la perdita della reputazione, per amore delle ricchezze nonsolo spogliano, ma saccheggiano.
77. Tuttavia, l'amore del mondo non è opposto all'amore celeste nello stesso gradodell'amore di sé, perché in esso non si racchiudono tanti mali. Questo amore assumediverse forme; vi è l'amore delle ricchezze per elevarsi agli onori; l'amore delle dignità edegli onori per ottenere le ricchezze; l'amore delle ricchezze per differenti usi, allo scopo diprocacciarsi piacere nel mondo; l'amore delle ricchezze fine a se stesso, essendo talel'amore degli avari, e cosi via. Il fine per cui si desiderano le ricchezze si chiama uso; el'amore trae la sua qualità dal fine, ovvero dall'uso; giacché come è il fine per cui si provadesiderio, tale è l'amore; tutte le altre cose servono solo in quanto mezzi.
78. In una parola, l'amore di sé e l'amore del mondo sono assolutamente oppostiall'amore per il Signore e all'amore per il prossimo; di conseguenza l'amore di sé e l'amoredel mondo sono gli amori infernali; essi regnano nell'inferno e fanno l'inferno pressol'uomo. Viceversa l'amore per il Signore e l'amore per il prossimo sono gli amori celesti;essi regnano nel cielo e fanno il cielo presso l'uomo.
79. Da quanto è stato detto fin qui si può vedere che tutti i mali sono contenuti in queidue amori e da quelli derivano; inoltre quei mali che sono stati elencati più sopra (n. 75)sono le categorie generali, e tutti gli altri che non figurano tra questi sono mali speciali oparticolari che derivano e scaturiscono dai primi. Di qui risulta evidente che l'uomo,nascendo in quei due amori, nasce nei mali di ogni genere.
80. Affinché l'uomo conosca i mali, deve conoscerne l'origine; e se egli non conoscesse imali, neppure potrebbe conoscere i beni, e quindi non potrebbe conoscere se stesso. Perciòqui si è trattato della duplice origine dei mali.
Estratti da Arcana Coelestia 81. L'amore di sé e l'amore del mondo. Come l'amore per il Signore e l'amore per ilprossimo, ovvero la carità, costituiscono il cielo, così l'amore di sé e l'amore del mondo,dove regnano, costituiscono l'inferno; e perciò questi amori sono opposti ai primi (n. 2041,3610, 4225, 4776, 6210, 7366, 7369, 7489, 7490, 8232, 8678, 10455, 10741–10743, 10745). Tutti imali procedono dall'amore di sé e dall'amore del mondo (n. 1307, 1308, 1321, 1594, 1691,3413, 7255, 7376, 7488, 7489, 8318, 9335, 9348, 10038, 10742). Dall'amore di sé e dall'amoredel mondo procedono il disprezzo per gli altri, l'inimicizia, l'odio, la vendetta, la crudeltà,l'inganno e tutto il male e la malvagità conseguenti (n. 6667, 7372–7374, 9348, 10038,10742). Questi mali si precipitano con un impeto corrispondente alla misura in cui sonoliberi da vincoli, e l'amore di sé aspira fino al trono di Dio (n. 7375, 8678). L'amore di sé el'amore del mondo sono distruttivi della società umana e dell'ordine celeste (n. 2045, 2057).Il genere umano su questi amori ha fondato governi e si è sottomesso al loro dominio, alloscopo di ottenerne protezione (n. 7364, 10160, 10814). Dove questi amori regnano, il benedell'amore e il bene della fede sono rigettati, soffocati o pervertiti (n. 2041, 7491, 7492, 7643,8487, 10455, 10743). In questi due amori non c'è la vita, ma la morte spirituale (n. 7494,10731, 10741). La qualità di questi amori (n. 1505, 2219, 2363, 2364, 2444, 4221, 4227, 4948,4949, 5721, 7366–7377, 8678). Tutta la cupidità e la lussuria procedono dall'amore di sé edall'amore del mondo (n. 1668, 8910).
L'amore di sé e l'amore del mondo possono servire come mezzi, ma in nessun modo peruno scopo (n. 7377, 7819, 7820). Quando l'uomo è riformato, quegli amori sono mutati, eservono come mezzi, non per uno scopo, quindi essi sono come le piante dei piedi, e noncome la testa (n. 8995, 9210). Presso coloro che sono nell'amore di sé e nell'amore delmondo, non c'è un interno, ma un esterno; perché l'interno è chiuso verso il cielo, mentrel'esterno è aperto verso il mondo (n. 10396, 10400, 10409, 10411, 10422, 10429). Coloro chesono nell'amore di sé e nell'amore del mondo non conoscono cosa sia la carità, la coscienzae la vita del cielo (n. 7490). Nella misura i cui l'uomo è nell'amore di sé e nell'amore delmondo, così egli non riceve il bene e la verità della fede che fluiscono continuamentepresso di lui, dal Signore (n. 7491).
Color che sono nell'amore di sé e nell'amore del mondo, non sono trattenuti da vincoliinteriori, ma da vincoli esteriori; e se questi sono rimossi, si precipitano in ogni genere dimali (n. 10744–10746). Tutti nel mondo spirituale si rivolgono secondo i loro amori; coloro
che sono nell'amore per il Signore e nell'amore per il prossimo, sono rivolti verso ilSignore; viceversa, quelli che sono nell'amore di sé e nell'amore del mondo, volgono lespalle al Signore (n. 10130, 10189, 10420, 10742). La qualità del culto in cui prevale l'amoredi sé (n. 1304, 1306–1308, 1321, 1322). Il Signore governa il mondo, servendosi dei malvagi,conducendoli attraverso gli amori loro propri, che sono in relazione all'amore di sé eall'amore del mondo (n. 6481, 6495). I malvagi, al pari dei retti, possono svolgere funzionie uffici, fare il bene e adempiere agli usi, perché essi hanno in considerazione gli onori, lacarriera e le loro ricompense, per il bene dei quali agiscono esteriormente come i retti (n.6481, 6495).
Coloro che sono negli inferni, sono nei mali, e di lì, nelle falsità, sono nell'amore di sé enell'amor del mondo. Si veda in proposito Cielo e inferno (n. 551–565).
82. Il proprio dell'uomo di cui si è detto più sopra (n. 70), cioè l'amore di sé e l'amore delmondo. Il proprio dell'uomo non è altro che autentico male (n. 210, 215, 731, 874–876, 987,1047, 2307, 2308, 3518, 3701, 3812, 8480, 8550, 10283, 10284, 10286, 10731). Il propriodell'uomo è la sua volontà (n. 4328). Il proprio dell'uomo consiste nell'amare se stessi piùdi Dio, e il mondo più del cielo, e nel non avere alcuna considerazione del prossimo,rispetto a sé; dunque esse è l'amore di sé e l'amore del mondo (n. 694, 731, 4317, 5660).Non solo ogni male, ma anche ogni falsità scaturisce dal proprio dell'uomo, e questa falsitàè la falsità del male (n. 1047, 10283, 10284, 10286). Il proprio dell'uomo è l'inferno presso dilui (n. 694, 8480). Perciò colui che è condotto dal suo proprio non può essere salvato (n.10731). Il bene che l'uomo fa dal suo proprio non è il bene, ma in sé è il male, perché è fattoper il bene di sé e del mondo (n. 8478).
Il proprio dell'uomo deve essere separato, affinché il Signore possa essere presente pressodi lui (n. 1023, 1044). Ed è effettivamente separato quando l'uomo è riformato (n. 9334–9336, 9452–9454, 9938). Questo è fatto dal Signore solo (n. 1937, 1947, 2881, 2883, 2891). Ciòappare all'uomo come dal suo proprio, ma non è da lui, bensì dal Signore presso di lui (n.8497). Coloro che sono in tale proprio sono nell'autentica libertà, perché la libertà consistenel lasciarsi condurre dal Signore, per mezzo del suo proprio (n. 892, 905, 2872, 2886, 2890–2892, 4096, 9586, 9587, 9589–9591). Tutta la libertà è dal proprio e dalla sua rispettivaqualità (n. 2880). Quale sia la qualità del proprio celeste (n. 164, 5660, 8480). In che modo ilproprio celeste è radicato nell'uomo (n. 1712, 1937, 1947).
83. Dell'indole ereditaria dell'uomo, di cui si è detto sopra (n. 70–79) Essa è l'amore di sée l'amore del mondo. Tutti gli uomini nascono nei mali di ogni specie, in modo tale che illoro proprio non è altro che male (n. 210, 215, 731, 874–876, 987, 1047, 2307, 2308, 3701,3812, 8480, 8550, 10283, 10284, 10286, 10731). Perciò l'uomo deve rinascere, cioè deve essererigenerato, affinché possa ricevere una nuova vita dal Signore (n. 3701).
I mali ereditari sono mali derivati, accresciuti e accumulati dai parenti e dagli ascendenti,
nella serie di generazioni antecedenti, e non come si crede dal fatto che il primo uomoabbia mangiato dell'albero della conoscenza (n. 313, 494, 2910, 3469, 3701, 4317, 8550).Perciò i mali ereditari nel tempo presente sono più intensi che nelle precedenti generazioni(n. 2122).
I bambini che muoiono nell'infanzia e sono educati nel cielo, portano con sé i mali ereditati(n. 2307, 2308, 4563). Quindi essi sono di varia disposizione e inclinazione (n. 2300). I maliinteriori di ogni uomo sono ereditati dal padre, e quelli esteriori dalla madre (n. 1815,3701).
L'uomo aggiunge a sé nuovi mali a quelli ereditati, i quali sono chiamati mali attuali (n.8551). A nessuno è imputato nell'altra vita il male ereditario, ma solo il male effettivo incui questi si è consolidato (n. 966, 2308). Gli inferni peggiori sono tenuti separati perevitare che essi possano influenzare uomini e spiriti facendo leva sui mali ereditari (n.1667, 8806).
I mali ereditari appartengono all'amore di sé e all'amore del mondo; essi consistononell'amare se stessi più di Dio e il mondo più del cielo, e nel non avere alcunaconsiderazione per il prossimo (n. 694, 4317, 5660). E poiché questi mali sono contrari aibeni del cielo e al Divino ordine, l'uomo non può che nascere nella mera ignoranza (n.1050, 1902, 1992, 3175). Il bene naturale è innato presso alcuni, ciò nondimeno, esso non è ilbene, in quanto è subordinato a tutti i mali e alle falsità; e quel bene non è accettato nelcielo, salvo che sia reso bene spirituale (n. 2463, 2464, 2468, 3304, 3408, 3469, 3470, 3508,3519, 7761).
L'amore verso il prossimo o carità 84. Il prossimo è colui che deve essere amato, ed è nei suoi confronti che deve esercitarsila carità. Invero, se non si sa chi sia il prossimo, la carità può esercitarsi allo stesso modoverso chiunque, sia esso retto o malvagio, ma questa non è più la carità, perché i malvagi,dal bene che si fa loro, fanno del male al prossimo, viceversa i retti moltiplicano il bene.
85. La comune opinione, nel tempo presente, è che chiunque sia il prossimo,indistintamente, e si debba usare il bene chiunque abbia bisogno di soccorsi; tuttavia, laprudenza cristiana deve considerare quale sia la vita dell'uomo, e secondo questa,esercitare la carità. L'uomo della chiesa interiore fa ciò con discernimento, e quindi conintelligenza; viceversa l'uomo che è nella chiesa esteriore, non avendo discernimento,esercita la carità indistintamente.
86. Le distinzioni del prossimo che l'uomo della chiesa deve assolutamente conosceresono in relazione con il bene che è presso ciascuno, e poiché ogni bene procede dalSignore, il Signore stesso, nel senso supremo e nel grado più eminente, il prossimo, e daesso ne deriva l'origine. Segue da ciò che ciascuno è prossimo in relazione alla misura incui il Signore sia presso di lui; e poiché nessuno riceve il Signore nello stesso modo, cioè ilbene che procede dal Signore, quindi uno non è il prossimo nella stessa maniera in cui lo èun altro; invero, tutti quelli che sono nei cieli, e tutti quelli che sono retti nel mondo,differiscono in quanto al bene, e non ricorre mai presso due individui, un beneassolutamente identico; è necessario che siano differenti, affinché ognuno sussista da sé.Nondimeno, tutti questi differenti beni, e quindi tutte le distinzioni di prossimo, checorrispondono ad una differente ricezione del Signore, vale a dire, secondo la ricezione delbene che procede da Lui, non possono mai essere note, né di alcun uomo, né di alcunangelo; si possono conoscere solo in generale, di conseguenza possono conoscersi i generie alcune delle loro specie. E tuttavia, il Signore non richiede all'uomo della chiesa altro cheegli viva secondo ciò che sa.
87. Essendo il bene differente presso ciascuno, ne segue che la qualità del bene diciascuno determina in che grado e in che rapporto questi è il prossimo. Che sia così lo sivede chiaramente nella parabola del Signore sull'uomo che imbattutosi nei ladri, fu daquelli lasciato in fin di vita. Un prete vedendolo passò oltre, così anche un levita; ma unsamaritano, dopo che ebbe fasciato le sue piaghe e che vi ebbe versato dell'olio e del vino,lo mise sopra la sua cavalcatura, lo condusse nell'albergo e ordinò che si prendessero curadi lui. Questi, avendo esercitato il bene della carità è chiamato prossimo (Luca 10:2937).Di qui si può comprendere che il prossimo è colui che è nel bene: l'olio e il vino che ilsamaritano versò nelle piaghe, significa il bene e la verità ad esso associata.
88. Da ciò che si è detto, ora è manifesto che, in senso universale, il bene è il prossimo,
essendo l'uomo il prossimo secondo la qualità del bene che presso di lui procede dalSignore; e siccome il bene è il prossimo, ne consegue che l'amore è il prossimo, giacchéogni bene appartiene all'amore; quindi ciascun uomo è il prossimo secondo la qualitàdell'amore che in lui è dal Signore.
89. Che sia l'amore a fare il prossimo, e che ciascuno sia il prossimo secondo la qualitàdel suo amore, risulta chiaramente evidente da coloro che sono nell'amore di sé. Costororiconoscono per prossimo quelli da cui sono maggiormente amati, cioè fintanto cherientrano nella loro cerchia, essi li abbracciano, li baciano, li beneficiano. li chiamanofratelli e affermano che quelli sono il loro prossimo in preferenza di altri. Considerano glialtri come prossimo, secondo che gli altri li amano, quindi secondo la qualità e la quantitàdell'amore. Tali uomini traggono da loro stessi l'origine del prossimo, per la ragione che èl'amore che determina questa scelta. Coloro invece che non amano se stessi più degli altri,come sono tutti quelli che appartengono al regno del Signore, traggono l'origine delprossimo da colui che amano sopra ogni cosa, quindi dal Signore; ed essi consideranoprossimo ciascuno, secondo la qualità dell'amore verso il Signore e procedente dalSignore. Da ciò si scorge chiaramente dove l'uomo della chiesa debba trarre l'origine delprossimo, in che modo ciascuno è prossimo secondo il bene che procede dal Signore ecome il prossimo sia lo stesso bene.
90. Che sia così il Signore anche lo insegna in Matteo:
A coloro che furono nel bene, egli disse che gli dettero da mangiare, che gli dettero da bere, chel'accolsero, che lo vestirono e vennero a lui in prigione; ed inoltre che, tutte le volte che essiavevano fatto ciò ad alcuno dei suoi fratelli più piccoli, lo avevano fatto a lui stesso (Matteo25:3440)
In queste sei specie di bene intese in senso spirituale sono compresi tutti i generi diprossimo. Da ciò si evince anche che quando si ama il bene, si ama anche il Signore, poichéè dal Signore che procede il bene, Egli stesso è nel bene, Egli è lo stesso bene.
91. Invero, il prossimo non è soltanto l'uomo singolarmente, ma anche collettivamente;infatti prossimo è una società, piccola o grande, e la patria, la chiesa, il regno del Signore eal di sopra di tutto, è il Signore stesso. Questi è il prossimo verso il quale si deve esercitarel'amore. Questi pure sono i gradi ascendenti del prossimo; poiché una società di piùpersone è in un grado più elevato dell'uomo, considerato singolarmente; la patria è in ungrado più eminente della società; e la chiesa è in un grado più eminente; e in un grado piùeminente ancora è il regno del Signore; da ultimo, nel grado supremo è il Signore. Questigradi ascendenti sono come gradini d'una scala alla cui sommità è il Signore.
92. Una società è il prossimo più di un singolo uomo, perché essa si compone di più
uomini. Verso di essa si deve esercitare la carità allo stesso modo che verso un singolouomo, cioè secondo la qualità del bene che è presso di lei, dunque in modo del tuttodifferente verso una società di uomini retti rispetto ad una società di uomini non retti. Unasocietà è amata nella misura in cui si provvede al suo bene per amore del bene.
93. La patria è il prossimo più di una società, poiché è come una madre, infatti in essal'uomo ha i natali; essa lo nutre e lo difende dalle ingiurie. Per amore si deve esercitare ilbene verso la patria, secondo le sue necessità, che riguardano principalmente il suomantenimento e la vita civile e spirituale di coloro che vi abitano. Chi ama la patria edesercita il bene verso di essa, questi nell'altra vita ama il regno del Signore, poiché là ilregno del Signore è la sua patria; e colui che ama il regno del Signore, ama il Signore,giacché il Signore è tutto in tutte le cose del suo regno.
94. La chiesa è il prossimo più della patria, poiché chi provvede alla chiesa provvede alleanime e alla vita eterna degli uomini che sono nella patria; quindi chi provvede alla chiesaper amore, ama il prossimo in un grado superiore, perché egli desidera per gli altri il cieloe la felicità della vita eterna.
95. Il regno del Signore è il prossimo in un grado ancora superiore, perché esso sicompone di tutti coloro che sono nel bene, siano essi nel mondo o nel cielo; di qui il regnodel Signore è il bene con ogni sua qualità nell'insieme. Quando si ama questo bene, si amaciascuno di quelli che sono in questo bene.
96. Questi sono i gradi del prossimo, e secondo questi gradi si eleva l'amore pressocoloro che sono nell'amore verso il prossimo. Ma questi gradi sono quelli nell'ordinesuccessivo, in cui il grado anteriore o superiore deve essere preferito al grado posteriore oinferiore; è poiché il Signore è nel grado supremo, e in ciascun grado, dovendo Egli essereconsiderato come il fine cui deve tendere l'uomo, ne segue che Egli stesso deve essereamato sopra ogni cosa. Da ciò si può ora vedere come l'amore per il Signore si congiungecon l'amore verso il prossimo.
97. Si dice comunemente che ognuno è prossimo a se stesso, il che significa che ognunodeve principalmente occuparsi di sé; ma la dottrina della carità insegna come ciò deveintendersi. Ciascuno deve prima pensare a sé per procacciarsi i mezzi per le necessità dellapropria vita, come il vitto, il vestiario, l'alloggio e ogni altra cosa indispensabile nella vitacivile; e questo non solo per sé, ma anche per la propria famiglia; e non soltanto per iltempo presente, ma anche per l'avvenire; poiché se l'uomo non provvede per le proprienecessità della vita, non può essere in grado di esercitare la carità, in quanto egli stessomanca di tutto.
98. Ma in che modo ciascuno deve essere prossimo a sé, lo si può vedere da questoraffronto. Ciascuno deve provvedere alle necessità del proprio corpo, vitto e vestiario,questo affinché ai abbia una mente sana in un corpo sano; e ognuno deve procurarsi
l'alimento per la propria mente, vale a dire, quelle cose che spettano all'intelligenza e allasapienza, affinché la mente sia in grado di servire i concittadini, la società , la patria, lachiesa e quindi il Signore. Colui che fa così si procura rettamente il suo bene eterno. Da ciòsi evince che il principale è il fine in ragione del quale si agisce, poiché ogni cosa si riferiscead esso. È come per chi costruisce una casa; prima pone il fondamento, e il fondamentosarà per la casa; e la casa per l'abitazione. Chi crede di essere il prossimo di se stesso, èsimile a chi considera il fondamento come fine e non già la casa e l'abitazione, quandoinvece l'abitazione è il fine primo e ultimo, mentre la casa con il fondamento è solo ilmezzo adeguato per quel fine.
99. Il fine manifesta in che modo ognuno deve essere prossimo a sé, e si deve occupare inprimo luogo di sé. Se il fine è di essere più ricco degli altri, unicamente per le ricchezze,per procurarsi piacere, per sfoggiare la propria superiorità o per simili cose, il fine èmalvagio; un tale uomo non ama il prossimo, ma se stesso. Se invece il fine è acquisirericchezze per essere in grado di sovvenire i concittadini, la società, la patria e la chiesa,come pure di procurarsi pubblici uffici per questo identico scopo, un uomo di tale indoleama il prossimo. Lo stesso fine per cui si agisce fa l'uomo, perché il fine è il suo amore,avendo ciascuno per per primo e ultimo fine ciò che egli ama sopra ogni cosa. Fin qui si ètrattato del prossimo. Ora si parlerà dell'amore che a questo fa riferimento, ovvero dellacarità.
100. Molti credono che l'amore verso il prossimo consista nel dare ai poveri, nelsoccorrere gli indigenti e nell'esercitare la carità verso chiunque. Ma la carità consistenell'agire con prudenza, affinché ne risulti del bene. Colui che soccorre l'indigentemalfattore fa del male al prossimo, giacché per il soccorso che gli offre, questi si confermanel male e gli viene fornita la facoltà di nuocere agli altri. Diversamente è per chi viene insoccorso di una persona retta.
101. Tuttavia, la carità si estende molto al di là dei poveri e degli indigenti; poiché lacarità consiste nell'agire con rettitudine in ogni opera, e nel fare il proprio dovere in ogniufficio. Se il giudice fa giustizia per la giustizia, egli esercita la carità; se punisce ilcolpevole ed assolve l'innocente, egli esercita la carità, perché così provvede agli interessidella collettività e della patria. Il sacerdote che insegna la verità e conduce al bene, peramore della verità e del bene, esercita la carità; ma colui che fa tali cose per riguardo a sé eal mondo, questi non esercita la carità, poiché non ama il prossimo, ma se stesso.
102. Lo stesso avviene per ogni altro, sia che ricopra qualche ufficio, o meno. Peresempio, i figli verso i genitori, o i genitori verso i figli; il dipendente verso il propriodatore di lavoro, e il datore di lavoro verso i propri dipendenti; i sudditi verso il sovrano, eil sovrano verso i sudditi. Chi tra questi adempie al dovere per il dovere e agisce congiustizia per la giustizia, quegli esercita la carità.
103. La ragione per cui in ciò sia l'amore verso il prossimo, ovvero la carità è, come èstato già detto, che ciascun uomo è il prossimo, ma in modo differente. Una società piccolao grande è maggiormente il prossimo; la patria è maggiormente il prossimo; il regno delSignore ancora di più; ed il Signore, al di sopra di tutto. E nel senso universale, il bene cheprocede dal Signore è il prossimo, di conseguenza ciò che è autentico e giusto. Chi fa ilbene per amore del bene e agisce con sincerità e giustizia, per amore della sincerità e dellagiustizia, quegli ama il prossimo ed esercita la carità, perché quegli agisce per amore delbene, della sincerità e della giustizia, e quindi per amore di coloro nei quali è il bene, lasincerità e la giustizia.
104. La carità dunque è un'affezione interiore, per la quale l'uomo desidera fare il bene, eciò senza tornaconto, essendo il piacere della sua vita, agire rettamente. Coloro che fannoil bene per affezione interiore, in ogni singola cosa che pensano e dicono, e che vogliono emettono in atto, vi è la carità. Si può affermare che l'uomo e l'angelo, in quantoall'interiore, sono la carità, allorché per essi il bene è il prossimo. Tanto ampiamente siestende la carità.
105. Coloro che hanno per fine l'amore di sé e l'amore del mondo, non possono esserenella carità in alcun modo; essi non sanno neppure cosa sia la carità, e non comprendonoaffatto che volere il bene del prossimo, senza alcun contraccambio, sia il cielo nell'uomo, eche vi sia in questa affezione una felicità così grande come è quella degli angeli nel cielo, laquale è ineffabile, poiché essi credono che se fossero privati della gioia che essi traggonodalla gloria, dagli onori e dalle ricchezze, non vi sarebbe più alcuna gioia. E tuttavia, èallora soltanto che incomincia la gioia celeste, che sorpassa infinitamente ogni altra gioia.
Estratti da Arcana Coelestia 106. Il cielo si distingue in due regni, uno dei quali si chiama regno celeste, e l'altro regnospirituale. L'amore nel regno celeste è l'amore per il Signore, e si chiama amore celeste; el'amore nel regno spirituale è l'amore verso il prossimo, o carità, e si chiama amorespirituale (n. 3325, 3653, 7257, 9002, 9835, 9961). Il cielo si distingue in due regni; si veda inproposito Cielo e inferno (n 2028.); e il Divino del Signore nei cieli è l'amore per lui, e lacarità verso il prossimo (n. 1319, nella stessa opera).
Non può essere noto cosa sia il bene e la verità, se non si conoscere ciò che è l'amore per ilSignore e amore verso il prossimo, perché tutto il bene è dall'amore, e tutta la verità è dalbene (n. 7255, 7366). Conoscere le verità, volere le verità, ed essere influenzati da esse peramore delle verità, cioè perché sono verità, questa è la carità (n. 3876, 3877). La caritàconsiste in un'affezione interiore di osservare le verità, e non in un affezione esterioresenza l'interiore (n. 2429, 2442, 3776, 4899, 4956, 8033). Quindi la carità consiste
nell'adempiere agli usi, per il bene degli usi (n. 7038, 8253). La carità è la vita spiritualedell'uomo (n. 7081). L'intera Parola è la dottrina dell'amore e della carità (n. 6632, 7262).Non è noto nel tempo presente cosa sia la carità (n. 2417, 3398, 4776, 6632). Tuttavia,l'uomo può conoscere attraverso la luce della sua ragione, che l'amore e la carità rendonol'uomo (n. 3957, 6273). Inoltre, il bene e la verità concordano insieme, e l'uno appartieneall'altro, e così anche l'amore e la fede (n. 7627).
Il Signore è il prossimo nel senso più eminente, perché deve essere amato sopra ogni cosa;e quindi chiunque è prossimo nella misura in cui è nel Signore, e quindi nel bene e nellaverità (n. 2425, 3419, ,6706, 6819, 6823, 8124). Il prossimo è distinto secondo la qualità delbene, quindi secondo la presenza del Signore (n. 67076710). Ogni uomo e ogni società, eanche la propria nazione, la chiesa e, in senso universale, il regno del Signore, sono ilprossimo, e fare il bene nei loro confronti, seconda la qualità del loro stato, in relazioneall'amore del bene, è amare il prossimo; pertanto del prossimo, è il suo bene che deveessere tenuto in considerazione (n. 68186824, 8123).
Il bene civile, che è la giustizia, e il bene morale, che è il bene della vita in società, che sichiama onestà, sono anche il prossimo (n. 2915, 4730, 81208122). Amare il prossimo nonconsiste nell'amare la sua persona, ma nell'amare ciò che egli è, di conseguenza, il bene e laverità in lui (n. 5028, 10336). Coloro che amano la persona, e non ciò che è in lui, amanoindistintamente il malvagio e il retto (n. 3820). E usano il bene al malvagio così come alretto, quando nondimeno, fare il bene al malvagio non è amare il prossimo (n. 3820, 6703,8120). Il giudice che punisce il malvagio affinché possa ravvedersi, e affinché il retto nonsia da questi contaminato, quegli ama il prossimo (n. 3820, 8120, 8121).
Amare il prossimo è fare ciò che è buono, giusto e corretto, in ogni opera e in ogni ufficio(n. 81208122). Quindi la carità verso il prossimo si estende ad ogni cosa che l'uomo pensa,vuole, e fa (n. 8124). Perché fare ciò che è bene e vero, è amare il prossimo (n. 10310,10336). Coloro che fanno questo, amano il Signore, che nel senso più eminente è ilprossimo (n. 9210). La vita della carità è una vita secondo i comandamenti del Signore; evivere secondo le Divine verità è amare il Signore (n. 10143, 10153, 10310, 10578, 10645). Lacarità genuina, non è meritoria (n. 2027, 2343, 2400, 3887, 6.3886.393). Perché è daun'affezione interiore, di conseguenza, dalla gioia della vita di fare il bene (n. 2373, 2400,3887, 6.3886.393). Coloro che separano la fede dalla carità, nell'altra vita considerano leopere buone che hanno fatto in una forma esteriore in quanto hanno riposto il merito inesse (n. 2373). Coloro che si trovano nei mali dell'amore di sé, o l'amore del mondo,ignorano cosa s'intende per fare del bene senza contraccambio, e quindi, ignorano cosa siala carità che non è meritoria (n. 8037) .
La dottrina della chiesa antica era la dottrina della vita, che è la dottrina della carità (n.2385, 2417, 3419, 3420, 4844, 6628). Da lì essi erano dotati di intelligenza e la sapienza (n.2417, 6629,
72597262). L'intelligenza e la sapienza aumentano immensamente nell'altra vita in coloroche hanno vissuto una vita di carità nel mondo (n. 1941, 5859). Il Signore fluisce con laDivina verità nella carità, perché essa è la vita essenziale dell'uomo (n. 2063). L'uomopresso il quale la carità e la fede sono congiunte è come un giardino; mentre è come undeserto in coloro in cui queste non sono congiunte (n. 7626). L'uomo si allontana dallasapienza nella misura in cui egli si allontana dalla carità; e coloro che non sono nella carità,sono nell'ignoranza riguardo le Divine verità, per quanto savi essi si considerino (n. 2417,2435) La vita angelica consiste nell'adempimento dei beni della carità, che sono gli usi (n.454). Gli angeli spirituali, che sono nel bene della carità, sono forme della carità (n. 553,3804, 4735).
Tutte le verità spirituali considerano la carità come il loro principio e il loro fine (n. 4353). Iprincipi dottrinali della chiesa non sono di alcuna utilità se non considerano la carità comefine (n. 2049, 2116).
La presenza del Signore presso gli uomini e gli angeli è in base al loro stato di amore e dicarità (n. 549, 904). La carità è l'immagine di Dio (n. 1013). L'amore per il Signore, diconseguenza, il Signore, è dentro la carità, anche se l'uomo lo ignora (n. 2227, 5066, 5067).Coloro che vivono una vita di carità sono accolti come cittadini sia nel mondo, sia nel cielo(n. 1121). Il bene della carità non deve essere violato (n. 2359).
Coloro che non sono nella carità non sono in grado di riconoscere, né di adorare il Signore,se non dall'ipocrisia (n. 2132, 4424, 9833). Le forme di odio e di carità non possonocoesistere (n. 1860).
107. A quanto detto sopra sono aggiunti alcuni particolari riguardanti la dottrinadell'amore per il Signore, e la dottrina della carità, vigente presso la chiesa antica, in modoche la qualità di quella dottrina, che ad oggi non esiste più, possa essere conosciuta. Iparticolari sono estratti da Arcana Coelestia (n. 72577263).
Il bene che è dell'amore per il Signore, si chiama bene celeste; e il bene che è dell'amoreverso il prossimo, o la carità, è chiamato bene spirituale. Gli angeli che sono nell'intimo oterzo cielo, sono nel bene dell'amore verso il Signore, e sono chiamati angeli celesti; mentregli angeli del cielo intermedio o secondo cielo, sono nel bene dell'amore verso il prossimo,e sono chiamati angeli spirituali.
La dottrina del bene celeste, che è quella dell'amore verso il Signore, è di più ampiamisura, e allo stesso tempo più pregna di arcani; essendo la dottrina degli angeli del cielointimo o terzo cielo tale che se fosse liberato dalla bocca, appena una millesima parte diessa sarebbe compresa: le cose anche che essa contiene sono ineffabili. Questa dottrina ècontenuta nel più intimo senso della Parola; mentre la dottrina dell'amore spirituale ècontenuta nel senso interno.
La dottrina del bene spirituale, che è quella dell'amore verso il prossimo, è anche di ampia
portata e piena di arcani, ma molto meno che la dottrina del bene celeste, che è quelladell'amore per il Signore. Che la dottrina dell'amore verso il prossimo, o carità, è di ampiaestensione, emerge dal fatto, che abbraccia tutte le cose che l'uomo pensa e vuole, e diconseguenza, tutto ciò in cui si esprime e agisce, fin nei particolari più minuti; e anche dalfatto che la carità non è mai la stessa presso due distinte persone; né esistono due personeche uguali in quanto alla nozione di prossimo.
Dato che la dottrina della carità era così estesa, gli antichi, presso i quali era l'autenticadottrina della chiesa, distinguevano la carità verso il prossimo in diverse classi, che eranoulteriormente suddivise, e assegnavano dei nomi ad ogni classe; e insegnavano in chemodo la carità doveva essere esercitata nei confronti di coloro che appartenevano ad unadeterminata classe, piuttosto che in un'altra; essi riducevano quindi la dottrina e gliesercizi della carità nell'ordine, affinché potessero essere compresi distintamente.
I nomi che sono stati dati a coloro verso i quali si doveva esercitare la carità erano molti;alcuni li hanno chiamato ciechi, zoppi, storpi, alcuni poveri, altri, miserabili, afflitti, orfani,vedove, ma in generale li chiamavano affamati, cui dovevano dar da mangiare; assetati, cuidovevano dare da bere; stranieri, che dovevano accogliere; nudi, che essi dovevano vestire;malati e prigionieri, cui dovevano fa visita.
Chi fossero intesi con questi appellativi, è stato già reso noto in Arcana Coelestia, come chisi intende per ciechi (n. 2383, 6990.); zoppi (n 4302); poveri (n. 2129, 4459, 4958, 9209, 9253,10227.); miserabili (n. 2129); afflitti (n. 6663, 6851, 9196.); orfani (n. 4844, 91989200) e vedove(n. 4844, 9198, 9200); affamati (n. 4958, 10227); assetati (n. 4958, 8568); stranieri (n. 4444, 7908,8007, 8013, 9196, 9200.); nudi (n. 1073, 5433, 9960.); malati (n. 4958, 6221, 8364, 9031);prigionieri (n. 5037, 5038, 5086, 5096). Si può notare che l'intera dottrina della carità èricompresa negli uffici che si devono usare nei confronti di coloro che sono chiamati dalSignore affamati, assetati,stranieri, nudi,malati e prigionieri, in Matteo 25:3436 e nei versiseguenti (n. 49544959).
Questi nomi sono stati attribuiti dal cielo a coloro che appartenevano alla chiesa antica cheda questi appellativi intendeva quelli che erano tali spiritualmente. La loro dottrina dellacarità non solo insegnava chi fossero questi, ma anche la qualità della carità che deveessere esercitata verso ciascuno. Quindi, gli stessi nomi sono nella Parola, indica quelli chesono tali in senso spirituale. La Parola di per sé non è altro che la dottrina dell'amore per ilSignore, e della carità verso il prossimo, come anche il Signore insegna:
Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua, e con tutta la tua mente;questo è il primo e più grande comandamento. Il secondo è simile ad esso: Ama il prossimo tuocome te stesso. Su questi due comandamenti poggia tutta la legge ed i profeti (Matteo 22:3740)
La legge ed i profeti sono tutta la Parola (n. 2606, 3382, 6752, 7643).
Il motivo per cui gli stessi nomi ricorrono nella Parola, è che la Parola, che è di per séspirituale, nel suo ultimo piano, è naturale. Perché coloro che sono nel culto esternodevono esercitare la carità verso quelli che sono così chiamati, e coloro che sono nel cultointerno, devono esercitare la carità verso coloro che s'intendono per questi stessi,spiritualmente. Così il semplice comprende e osserva la Parola nella semplicità, e il savio,nella sapienza. Inoltre, il semplice, dalla carità esteriore, può essere introdotto nella caritàinteriore.
La fede 108. Non può essere noto cosa sia la fede nella sua essenza, se non si sa cosa sia la carità,perché dove non è la carità, ivi non è la fede, in quanto la carità con la fede fanno uno,come il bene con la verità. Infatti ciò che l'uomo ama, o ciò che gli è caro, è per lui il bene; equel che l'uomo crede, è per lui la verità. Di qui è evidente che tra la carità e la fede vi è lastessa unione che intercorre tra il bene e la verità; quale sia questa unione può vedersi daciò che è stato detto precedentemente del bene e della verità.
109. L'unione della carità e della fede è ancora simile al quella della volontà edell'intelletto presso l'uomo, poiché sono queste due facoltà che ricevono il bene e laverità, la volontà il bene, e l'intelletto, la verità. Allo stesso modo queste due facoltàricevono la carità e la fede, giacché il bene appartiene alla carità, e la verità alla fede. Che lacarità e la fede siano presso l'uomo e nell'uomo, nessuno lo ignora; e poiché sono presso dilui e in lui, esse non sono altrove che nella sua volontà e nel suo intelletto, perché tutta lavita dell'uomo è là e di là deriva. L'uomo è dotato anche della memoria, ma questa èsemplicemente un vestibolo ove si raccolgono le cose che devono entrare nell'intelletto enella volontà. Quindi è evidente che fra la carità vi è la stessa unione che esiste tra lavolontà e l'intelletto; quale sia questa unione lo si può vedere da ciò che è stato dettoprecedentemente della volontà e dell'intelletto.
110. La carità si congiunge con la fede presso l'uomo quando quel che egli sa epercepisce, lo vuole. Volere spetta alla carità; sapere e percepire, alla fede. La fede entranell'uomo e diviene sua quando egli vuole e ama ciò che sa e percepisce; prima d'alloraessa è fuori di lui.
111. La fede non è fede presso l'uomo, salvo che divenga spirituale; ed essa non divienespirituale, finché non diviene cosa dell'amore, ed essa diviene cosa dell'amore allorchél'uomo ama vivere la verità e il bene, cioè vivere secondo ciò che è prescritto nella Parola.
112. La fede è l'affezione della verità che deriva dal volere la verità perché è la verità; evolere la verità perché è la verità è lo spirituale stesso dell'uomo; infatti questo èinteramente separato dal naturale, che consiste nel volere la verità non già per amoreamore della verità, ma per la gloria di sé, per la reputazione o per il lucro; la verità avulsada tali motivazioni, è spirituale, perché deriva dal Divino. Ciò che procede dal Divino èspirituale, e questo si congiunge all'uomo per mezzo dell'amore, poiché l'amore è unacongiunzione spirituale.
113. L'uomo può conoscere, pensare e comprendere in modo copioso, ma quelle cose chenon concordano col suo amore, egli le respinge quando riflette in se stesso. Allo stesso
modo egli le rigetta ancora dopo la vita del corpo, quando vive in spirito, poiché nonrimane nello spirito dell'uomo nient'altro che ciò che è nel suo amore. Le altre cose, dopola morte suonano estranee, in quanto non appartengono al suo amore, e come tali sonorespinte. Si è detto spirito dell'uomo perché l'uomo vive in quanto spirito dopo la morte.
114. Dalla luce e dal calore del sole l'uomo ciascuno può formarsi un'idea del bene cheappartiene alla carità, e della verità che appartiene alla fede. Quando la luce che provienedal sole è congiunta al calore, il che avviene in primavera e in estate, tutta la vegetazionegermoglia e e fiorisce. Ma quando nella luce non vi è calore, come in inverno tutta lavegetazione intorpidisce. Allo stesso modo la luce spirituale è la verità della fede; e ilcalore spirituale è l'amore. Ciò posto, ciascuno può formarsi un'idea dell'uomo dellachiesa, quale egli è: quando presso di lui la fede è congiunta alla carità, egli è come ungiardino e come un paradiso; e quando la fede non è congiunta alla carità, egli è come undeserto o come una terra coperta di neve.
115. L'affidamento nella fede salvifica, non attiene alla fede in senso spirituale, ma allafede in senso naturale, cioè il confidare nella sola fede. La fede in senso spirituale ha la suaessenza e vita dal bene dell'amore, non dalla verità della fede separata dal primo, che diper sé è morta. Per tale motivo la fede in senso spirituale non può esistere presso coloroche conducono una vita malvagia; inoltre la persuasione nella fede salvifica in virtù delmerito del Signore presso il Padre, a prescindere da come sia stata condotta la vita nelmondo, non ha alcun fondamento nella verità. Tutti coloro che sono nella fede spiritualecredono che saranno salvati dal Signore, in quanto essi credono che il Signore sia venutonel mondo per dare la vita eterna a quelli che credono e vivono in conformità dei precettiche Egli ha insegnato; e credono ancora che Egli li rigenera, li rende degni del cielo, e chefaccia questo Egli solo, senza il concorso dell'uomo per pura misericordia.
116. Credere a ciò che insegna la Parola, o la dottrina della chiesa, e non conformarvi lapropria vita, si crede che sia la fede, a alcuni credono di salvarsi per mezzo di essa; ma perla sola fede non si salva nessuno, poiché è una fede persuasiva, di cui si dirà qui diseguito.
117. La fede persuasiva si ha quando si crede e si ama la Parola e la dottrina della chiesa,non già per il bene della verità e della vita secondo la verità, ma per il lucro, gli onori e lafama di essere annoverati tra gli eruditi, in quanto fini. Coloro che sono in questa fedevolgono il loro sguardo non al Signore e al cielo, ma a se stessi e al mondo. Quelli che nelmondo aspirano a grandi cose, e molte ne desiderano, sono in una maggiore persuasione,rispetto agli altri, che ciò che insegna la dottrina della chiesa sia la verità. Questo perché ladottrina per i primi non è altro che un mezzo per raggiungere i loro fini, e nella misura incui si amano i fini, altrettanto si amano i mezzi, e si fa affidamento in essi. Ma essi sonotanto nel fuoco degli amori di sé e del mondo, ed in forza di questo fuoco parlano,predicano e agiscono, nella stessa misura dimorano in tale persuasione, per la quale
credono fermamente in essa; ma quando non suono nel fuoco dei loro amori, la loro fede siaffievolisce, e molti di loro non hanno alcuna fede; di qui è evidente che la fede persuasivaè una fede di bocca e non di cuore, e perciò in sé non è la fede.
118. Coloro che sono nella fede persuasiva non sanno no ricevendo alcunailluminazione interiore se le cose che loro insegnano siano verità o falsità; essi non se necurano nemmeno, purché siano credute dai fedeli. Perché essi non sono in alcunaaffezione della verità, per il bene della verità, poiché se sono provati degli onori e deiguadagni, recedono dalla fede, purché la loro reputazione non ne risulti minacciata. Diconseguenza, la fede persuasiva non interiormente presso l'uomo, ma è esteriore e dimoranella sua memoria, da cui è estratta per dispensare insegnamenti; quindi tale fede dopo lamorte svanisce, in quanto della fede resta solo ciò che interiormente è nell'uomo, cioèquello che è radicato nel bene, di conseguenza, ciò che è divenuto parte integrante dellasua vita.
119. Coloro i quali sono nella fede persuasiva sono intesi per questi in Matteo:
Molti mi diranno in quel giorno: Signore! Signore! Non abbiamo noi profetizzato nel tuo nome,cacciato demoni nel tuo nome e compiuto molti prodigi nel tuo nome? Ma io dirò loro: Non viho mai conosciuti, allontanatevi da me, voi operatori d'iniquità (Matteo 7:22, 23)
e in Luca
Allora prendere a dire: Noi abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e Tu hai insegnato nellenostre piazze; ma Egli dirà: Io vi dico che no so donde voi siate, allontanatevi da me, voioperatori d'iniquità (Luca 13:26,27)
ancora s'intendono questi per le cinque vergini insensate, che non avevano l'olio nello lorolampade:
Più tardi arrivarono anche le altre vergini dicendo, Signore! Signore! Aprici. Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco. (Matteo 25:11, 12)
Estratti da Arcana Coelestia:
120. Coloro i quali non sanno che tutte le cose nell'universo sono in relazione con laverità e il bene, e con la congiunzione di questi due, ignorano che tutte le cose nella chiesasono in relazione con la fede e l'amore e con la congiunzione di questi due, affinché la
chiesa possa essere nell'uomo (n. 7752–7762, 9186, 9224). Tutte le cose nell'universo sonoconformi al Divino ordine e sono in relazione con il bene e la verità, e con la lorocongiunzione (n. 2452, 3166, 4390, 4409, 5232, 7256, 10122, 10555). Le verità sono della fede,e i beni sono dell'amore (n. 4352, 4997, 7178, 10367). Questa è la ragione per la quale inquesta dottrina si tratta del bene e della verità, da cui, attraverso ciò che è stato esposto,possono trarsi delle conclusioni rispetto alla fede e all'amore; è può essere nota la loroqualità quando essi sono congiunti, e quando sono separati, ponendo l'amore al posto delbene, e la fede al posto della verità.
Coloro i quali non sanno che tutte le cose nell'uomo sono in relazione con l'intelletto e lavolontà, e la loro congiunzione, affinché l'uomo possa essere uomo, ignorano del tutto chele cose inerenti la chiesa sono in relazione con la fede e l'amore, e la congiunzione diquesti, affinché la chiesa possa essere presso l'uomo (n. 2231, 7752–7754, 9224, 9995, 10122).L'uomo ha due facoltà, una delle quali è chiamata intelletto, e l'altra, volontà (n. 641, 803,3623, 3539). L'intelletto è preposto a ricevere le verità, quindi le cose della fede; e lavolontà, alla ricezione dei beni, quindi delle cose appartenenti all'amore (n. 9300, 9930,10064). Questa è la ragione per la quale si tratta anche dell'intelletto e della volontà inquesta dottrina; perché da ciò che è stato esposto possono trarsi conclusioni riguardo allafede e all'amore, e può essere nota quale sia la loro qualità quando essi sono congiunti, equando essi sono separati, ponendo l'amore al posto della volontà, e la fede al postodell'intelletto.
Coloro i quali non sanno che l'uomo ha un interno e un esterno, o un uomo interno e unuomo esterno, e che tutte le cose del cielo sono in relazione con l'uomo interno, e tutte lecose del mondo sono in relazione con l'uomo esterno, e che la loro congiunzione è come lacongiunzione del mondo spirituale con il mondo naturale, ignorano cosa sia la fedespirituale e l'amore spirituale (n. 4392, 5132, 8610). Vi è un uomo interno e un uomoesterno, e l'interno è l'uomo spirituale, e l'esterno è l'uomo naturale (n. 978, 1015, 4459,6309, 9701–9709). La fede è spirituale, cioè è la fede, nella misura in cui è nell'uomointerno; e allo stesso modo l'amore (n. 1594, 3987, 8443). E nella misura in cui le verità cheappartengono alla fede sono amate, nella stessa misura divengono spirituali (n. 1594,3987). Questa è la ragione per la quale si tratta dell'uomo interno ed esterno in questadottrina, perché da ciò che è stato esposto possono essere tratte conclusioni in merito allafede e all'amore, e può essere nota quale sia la loro qualità quando essi sono spirituali, equando no lo sono; di conseguenza, in che modo essi appartengono alla chiesa, e quandoessi non appartengono alla chiesa.
121. La fede separata dall'amore, o carità, è come la luce d'inverno, nella quale tutte lecose sulla terra sono intorpidite, e non vi sono raccolti, frutti né fiori; viceversa la fedeinsieme all'amore, o carità è come la luce a primavera e in estate, in cui tutte le cosefioriscono e fruttificano (n. 2231, 3146, 3412, 3413). La luce invernale della fede separata
dalla carità è mutata in densa oscurità al fluire della luce del cielo; e coloro che sono inquella fede, allora divengono ciechi e stolti (n. 3412, 3413).
Coloro che separano la fede dalla carità nella dottrina e nella vita, sono nell'oscurità,quindi nell'ignoranza della verità e nelle falsità, perché questo sono l'oscurità (n. 9186).Essi si precipitano nelle falsità e nei mali conseguenti (n. 3325, 8094). Errori e falsità in cuisi precipitano (n. 4721, 4730, 4776, 4783, 4925, 7779, 8313, 8765, 9224). La Parola è preclusaad essi (n. 3773, 4783, 8780). Essi non vedono né hanno in considerazione tutte quelle coseche il Signore insegna dell'amore e della carità, e dei loro frutti, o beni in atto (n. 1017,3416). Né essi sanno cosa sia il bene, e neppure cosa sia l'amore celeste e la carità (n. 2517,3603, 4136, 9995).
La fede separata dalla carità non è la fede (n. 654, 724, 1162, 1176, 2049, 2116, 2343, 2349,2417, 3849, 3868, 6348, 7039, 7342, 9783). Tale fede si estingue nell'altra vita (n. 2228, 5820).Quando la sola fede è considerata preponderante, le verità sono contaminate dalla falsitàdi tale primato (n. 2335). Tali persone no possono essere persuase della falsità della lorofede, in quanto ciò è contrario al fondamento della loro fede (n. 2385). La sola fedeestingue la carità (n. 6353, 8094). Coloro che separano la fede dalla carità eranorappresentati da Caino, Cam, Ruben, dai primogeniti degli egiziani, e dai Filistei (n. 3325,7097, 7317, 8093).
Coloro che rendono la fede salvifica, giustificano la vita condotta empiamente. Coloro chesono in una vita malvagia non hanno fede perché essi non hanno la carità (n. 3865, 7766,7778, 7790, 7950, 8094). Essi sono interiormente nelle falsità dei mali loro propri, sebbeneignorino ciò (n. 7790, 7950). Perciò il bene non può essere congiunto presso di loro (n. 8981,8983). Nell'altra vita essi sono contro il bene e contro coloro che sono nel bene (n. 7097,7127, 7317, 7502, 7545, 8096, 8313). Quelli che sono semplici nel cuore, e nondimeno, sonosavi, conoscono quale sia il bene della vita, quindi sanno quale sia la carità, ma ignoranocosa sia la fede separata (n. 4741, 4754).
Tutte le cose della chiesa sono in relazione al bene e alla verità, e conseguentemente, allacarità e alla fede (n. 7752–7754). La chiesa non è presso l'uomo finché le verità non sonoradicate nella sua vita, fino a diventare il bene della carità (n. 3310). La carità costituisce lachiesa, e non la fede separata dalla carità (n. 809, 916, 1798, 1799, 1834, 1844). L'interioredella chiesa è la carità (n. 1799, 7755). Pertanto, non c'è la chiesa dove non c'è la carità (n.4766, 5826). La chiesa sarebbe una se tutti la considerassero in relazione alla carità, seppuregli uomini possono essere differenti in quanto alla dottrina della fede e al culto (n. 1285,1316, 1798, 1799, 1834, 1844, 2385, 2982, 3267, 3451). Quanto bene vi sarebbe nella chiesa sefossi attribuita la priorità alla carità rispetto alla fede (n. 6269, 6272). Ogni chiesa ha iniziodalla carità; ma nel corso del tempo essa si volge verso la fede, e infine unicamente versola fede (n. 1834, 1835, 2231, 4683, 8094). Non vi è più fede negli ultimi tempi della chiesaperché non vi è carità (n. 1843). Il culto del Signore consiste in una vita di carità (n. 8254,
8256) La qualità del culto è secondo la qualità della carità (n. 2190).
L'uomo della chiesa esteriore ha un interno se il suo interiore è nella carità (n. 1100, 1102,1151, 1153). La dottrina delle chiese antiche era la dottrina della vita, che è la dottrina dellacarità, e non la dottrina della fede separata (n. 2385, 2417, 3419, 3420, 4844, 6628, 7259–7262).
Il Signore semina e impianta la verità nel bene della carità quando egli rigenera l'uomo (n.2063, 2189, 3310). Viceversa, il seme che è della verità della fede non può mettere radici (n.880). Allora i beni e le verità della fede incrementano secondo la qualità e la quantità dellacarità ricevuta (n. 1016). La luce di una persona rigenerata ma dalla carità, attraverso lafede (n. 854). Le verità della fede, quando l'uomo è rigenerato, entrano con la deliziadell'affezione, perché egli ama osservarle, ed esse si riproducono con la stessa affezione,perché aderiscono all'uomo (n. 2484, 2487, 3040, 3066, 3074, 3336, 4018, 5893).
Coloro che vivono nell'amore per il Signore, e nella carità verso il prossimo, non subisconoalcuna perdita per l'eternità, perché sono congiunti al Signore; diverso è per coloro chesono nella fede separata (n. 7506, 7507). L'uomo resta tale quale è la sua vita nella carità, enon tale quale è la sua fede separata (n. 8256). Tutti gli stati di felicità di coloro che hannovissuto nella carità, ritornano nell'altra vita, in una misura immensamente maggiore (n.823). La beatitudine celeste fluisce dal Signore nella carità, in quanto autentica vitadell'uomo, ma non nella fede separata dalla carità (n. 2363). Nel cielo tutti sono consideratiin relazione alla carità, e non rispetto alla fede separata (n. 1258, 1394). Tutti sono associatinei cieli secondo i rispettivi amori (n. 7085). Nessuno è ammesso nel cielo in virtù dellarettitudine del pensiero, ma a motivo della rettitudine della volontà (n. 2401, 3459). Finchél'agire rettamente non è congiunto con la rettitudine della volontà e del pensiero, non vi èsalvezza, né alcuna congiunzione dell'uomo interno con l'esterno (n. 3987). Il Signore e lafede in lui, sono ricevuti nell'altra vita solo da coloro che sono nella carità (n. 2343).
Il bene è il desiderio perenne ed il conseguente sforzo di congiungersi con le verità, e dellacarità con la fede (n. 9206, 9207, 9495). Il bene della carità riconosce la sua propria veritàdella fede; e la verità della fede, il suo proprio bene della carità (n. 2429, 3101, 3102, 3161,3179, 3180, 4358, 5807, 5835, 9637). Quindi vi è una congiunzione della della verità dellafede e del bene della carità (n. 3834, 4096, 4097, 4301, 4345, 4353, 4364, 4368, 5365, 7623–7627, 7752–7762, 8530, 9258, 10555). La loro congiunzione è come un matrimonio (n. 1904,2173, 2508). La legge del matrimonio è che due siano uno, secondo la Parola del Signore (n.10130, 10168, 10169). Così anche fede e carità (n. 1094, 2173, 2503). Perciò la fede che sia lafede, nella sua essenza è carità (n. 2228, 2839, 3180, 9783). Come il bene è l'essenza di unacosa, e la verità ne è la sussistenza, così anche la carità è l'essenza della chiesa, e la fede è lasussistenza che ne deriva (n. 3409, 3180, 4574, 5002, 9145). La verità della fede tra e la suaesistenza dal bene della carità, quindi una vita conforme alle verità della fede è la carità (n.1589, 1947, 2571, 4070, 4096, 4097, 4736, 4757, 4884, 5147, 5928, 9154, 9667, 9841, 10729). La
fede non può essere data se non nella carità, e qualora non sia nella carità, non vi è benenella fede (n. 2261, 4368). La fede non è vitale presso l'uomo se egli semplicemente conoscee pensa le cose della fede, ma quando egli le vuole, e dalla volontà le mette in atto (n.9224).
Non c'è salvezza attraverso la fede, ma attraverso una vita conforme alle verità della fede,che è la vita della carità (n. 379, 389, 2228, 4663, 4721). Coloro che credono dalla dottrinadella chiesa che la sola fede sia salvifica, sono salvati se agiscono con giustizia per il benedella giustizia e con rettitudine per amore del bene (n. 2442, 3242, 3459, 3463, 7506, 7507).Se la mera contemplazione della fede fosse salvifica, tutti sarebbero salvati (n. 2361, 10659).
La carità costituisce il cielo presso l'uomo, e non la fede senza di essa (n. 3513, 3584, 3815,9832, 10714, 10715, 10721, 10724). Nel cielo tutti sono considerati in relazione alla carità,non alla fede (n. 1258, 1394, 2361, 4802). La congiunzione del Signore presso l'uomo non èattraverso la fede, ma per una vita conforme alle verità della fede (n. 9380, 10143, 10153,10310, 10578, 10645, 10648). Il Signore è l'albero della vita, i beni della carità, i frutti, e lafede, le foglie (n. 3427, 9337). La fede è il luminare minore, e il bene è il luminare maggiore (n.30–38).
Gli angeli del regno celeste del Signore non conoscono la fede e neppure la nominano,mentre gli angeli del regno spirituale del Signore parlano di essa, perché essi ragionanointorno alle verità (n. 202, 203, 337, 2715, 3246, 4448, 9166, 10786). Gli angeli del regnoceleste del Signore dicono solo, Sì, sì e no, no, mentre gli angeli del regno spirituale delSignore discutono se una cosa sia così o no, in merito alle verità spirituali che sono dellafede (n. 2715, 3246, 4448, 9166, 10786). Ciò s'intende con le parole del Signore:
Sia il vostro discorso, sì, sì, no, no; tutto ciò che va oltre questo viene dal maligno (Matteo 5:37)
La ragione di tale indole degli angeli celesti è che essi ricevono le verità della fedeimmediatamente nella loro vita, senza depositarla prima nella loro memoria, come fannogli angeli spirituali; e quindi essi sono nella percezione di tutte le cose della fede (n. 202,585, 597, 607, 784, 1121, 1387, 1398, 1442, 1919, 5113, 5897, 6367, 7680, 7877, 8521, 8780,9936, 9995, 10124).
La fiducia o affidamento, che in senso eminente è chiamata fede salvifica, è data a coloroche sono nel bene in quanto alla vita, e quindi a coloro che sono nella carità (n. 2982, 4352,4683, 4689, 7762, 8240, 9239–9245). Pochi sanno cosa sia la fiducia (n. 3868, 4352).
Che differenza c'è nel credere in ciò che è da Dio, e nel credere in Dio (n. 9239, 9243).Unacosa è conoscere, altro è riconoscere, e altro avere fede (n. 896, 4319, 5664). Vi è laconoscenza esteriore della fede, quella delle cose razionali della fede e quella delle cose
spirituali (n. 2504, 8078). La prima cosa è il riconoscimento del Signore (n. 10083). tutto ciòche fluisce nell'uomo dal Signore è bene (n. 1614, 2016, 2751, 2882, 2883, 2891, 2892, 2904,6193, 7643, 9128).
C'è una fede persuasiva, che tuttavia non è la fede (n. 2343, 2682, 2689, 3427, 3865, 8148).Essa appare da diversi ragionamenti, secondo cui la fede è preponderante rispetto allacarità, ma tale concezione è fallace (n. 3324). Può essere noto dalla luce della ragione che ilbene e quindi, la carità è preponderante, e la verità, e quindi la fede, è ad essa subordinata(n. 6273). Il bene, o la carità è effettivamente al primo posto, ovvero è la prima cosa dellachiesa, e la verità è in secondo luogo, seppure appaia altrimenti (n. 3324, 3325, 3330, 3336,3494, 3539, 3548, 3556, 3570, 3576, 3603, 3701, 3995, 4337, 4601, 4925, 4926, 4928, 4930, 5351,6256, 6269, 6272, 6273, 8042, 8080, 10110). Gli antichi disputavano su ciò che avesse laprimogenitura della chiesa, se fosse la fede o la carità (n. 367, 2435, 3324).
122. I dodici discepoli del Signore rappresentano la chiesa rispetto a tutte le cose dellafede e della carità nel loro insieme; così pure le dodici tribù della chiesa d'Israele (n. 2129,3354, 3488, 3858, 6397). Pietro, Giacomo e Giovanni rappresentano la fede, al carità ed ibeni della carità, nell'ordine (n. 3750). Pietro rappresenta la fede (n. 4738, 6000, 6073, 6344,10087, 10580). E Giovanni rappresenta i beni della carità; si veda ciò che è premesso aicapitoli diciottesimo e ventiduesimo della Genesi.
Che non vi è fede nel Signore, perché non vi è carità, nell'ultimo tempo della chiesa, è statorappresentato da Pietro che rinnegò per tre volte il Signore, prima del canto del gallo;perché ivi Pietro, in senso rappresentativo, è la fede (n. 6000, 6073). Il canto del gallo, comeil crepuscolo, nella Parola significano l'ultimo tempo della chiesa (n. 10134). E tre o tre voltesignifica ciò che è compiuto fino alla fine (n. 2788, 4495, 5159, 9198, 10127). Lo stessos'intende con le parole del Signore a Pietro, quando Pietro vide Giovanni seguire ilSignore:
Cosa c'è, Pietro? Tu seguimi; perché Pietro aveva detto al Signore di Giovanni, che ne sarà dilui? (Giovanni 21:21, 22; n. 10087)
Giovanni era posato sul petto del Signore, perché egli rappresenta il bene della carità (n.3934, 10081). Che il bene della carità costituisca la chiesa è anche significato dalle paroledel Signore sulla croce, rivolto a Giovanni:
Gesù vide sua madre, e il discepolo che egli amava accanto a lei, e disse a sua madre, Donna,ecco tuo figlio; poi disse a quel discepolo, Ecco tua madre; e da quel momento quel discepolo laprese nella sua casa (Giovanni 19:26,27).
Giovanni significa il bene della carità, e donna e madre, la chiesa; l'intero passo significa chela chiesa deve essere dove è il bene della carità. Donna nella Parola significa chiesa (n. 252,253, 749, 770, 3160, 6014, 7337, 8994). E allo stesso modo madre (n. 289, 2691, 2717, 3703,4257, 5580, 8897, 10490). Tutti i nomi di persona e i luoghi nella Parola significano coseastratte e avulse dai medesimi (n. 768, 1888, 4310, 4442, 10329).
La pietà 123. Molti credono che la vita spirituale, ossia la vita che conduce al cielo, consista nellapietà, nella santità esteriore e nella rinuncia al mondo. Tuttavia, la pietà senza la carità, lasantità esteriore senza la santità interiore e la rinuncia al mondo senza la vita nel mondo,non fanno la vita spirituale, Ciò che la fa è la pietà per la carità, è la santità esteriore per quella interiore e la rinuncia al mondo con la vita nel mondo.
124. La pietà consiste nel pensare e nel parlare piamente, nel pregare con umiltà, nelfrequentare i tempi ascoltandovi devotamente le prediche, nel partecipare frequentementeal sacramento della Santa Cena e nell'assistere alle altre cerimonie del culto secondo glistatuti della chiesa. Ma la vita della carità è di voler bene al prossimo e di fargli del bene,di agire in ogni opera secondo giustizia ed equità, e secondo il bene e la verità, e così inogni funzione; in una parola, consiste nell'adempiere agli usi. Il culto Divino consisteprincipalmente nella vita della carità e, in secondo luogo, nella vita della pietà. Chi separal'una dall'altra, cioè chi conduce la vita della pietà e non allo stesso tempo la vita dellacarità, non rende un culto a Dio. Invero, taluno pensa a Dio, ma ciò è per se stesso e nonper Dio, poiché pensa continuamente a sé e in alcun modo al prossimo e, qualora pensi alprossimo, si fa beffe di lui, se non è simile a lui. Egli pensa ancora al cielo, ma comericompensa, poiché nell'animo suo vi è il merito e anche l'amore di sé, il disprezzo delprossimo o la negligenza degli usi, e in pari tempo vi è la persuasione di essereirreprensibile. Di qui può vedersi che la vita della pietà separata dalla vita della carità nonè la vita spirituale, la quale deve necessariamente essere nel culto Divino (cfr. Matteo 6:7,8).
125. La santità esteriore è simile alla pietà esteriore, e consiste precipuamente in questo,che l'uomo, quando è nei tempi, riponga tutto il culto Divino nella santità. Tuttavia, ciònon è santo presso l'uomo, a meno che il suo interno, poiché tale è l'uomo in quanto al suointerno, tale egli è in quanto all'esterno; quest'ultimo infatti procede dal primo, comel'azione procede dalla sua causa. In ragione di ciò la santità esteriore senza la santitàinteriore è naturale e non spirituale, da questo discende che essa è ricorrenteindistintamente presso i malvagi e presso i retti; e coloro che ripongono in essa tutto il loroculto, sono per lo più vuoti, cioè privi delle conoscenze del bene e della verità; e tuttavia, ibeni e le verità sono le stesse santità che si debbono conoscere, credere e amare,procedendo esse da Dio, ed essendo il Divino in esse. La santità interiore consiste dunquenell'amare il bene e la verità per amore del bene e della verità, e allo stesso modo ciò che ègiusto e sincero per amore di ciò che è giusto e sincero; nella misura in cui l'uomo amaquesti, tanto egli è spirituale, e nello stesso grado è il suo culto, poiché nella stessa misura
egli vuole conoscerli e metterli in atto. Ma, nella misura in cui l'uomo non li ama, tanto egliè naturale e nello stesso grado è il suo culto, e nella stessa misura egli non vuole néconoscerli, né metterli in atto. Il culto esteriore senza il culto interiore può essereparagonato alla respirazione senza il concorso dell'attività del cuore, mentre il cultoesterno congiunto con il culto interno può essere paragonato alla respirazione con ilconcorso dell'attività del cuore.
126. Riguardo alla rinuncia al mondo, molti credono che rinunciare al mondo e vivereper lo spirito e non per la carne, sia respingere le cose mondane, le quali sonoprincipalmente le ricchezze e gli onori, e starsene continuamente in pia meditazione suDio, sulla salvezza e sulla vita eterna, passando la vita in preghiere, nella lettura dellaParola e di testi pii, e ancora, d'imporsi mortificazioni. Tuttavia, questo non è rinunciare almondo; rinunciare al mondo è amare Dio e amare il prossimo; e si ama Dio quando si vivesecondo i suoi precetti, e si ama il prossimo quando l'uomo adempie agli usi. Pertanto,affinché l'uomo riceva la vita del cielo, bisogna che viva assolutamente nel mondo, e ivi,negli impieghi e negli affari. La vita distaccata dal mondo è la vita del pensiero e della fedeseparata dalla vita dell'amore e della carità, ed in essa perisce il voler bene e l'agire beneverso il prossimo; e quando questo amore perisce, la vita spirituale è come una casa senzafondamento, che a poco a poco o cede sotto il suo peso, o si fende e si squarcia nel mezzo,o barcolla fino ad andare in rovina.
127. Che fare il bene sia rendere un culto al Signore, lo dimostrano queste parole delSignore stesso:
Chiunque ode le mie parole, e le mette in pratica, Io lo paragonerò ad un uomo avveduto, ilquale ha edificato la sua casa sopra la roccia; ma chiunque ode le mie parola, e non le mette inpratica, è simile ad un uomo stolto, il quale ha edificato la sua casa sopra la sabbia o sopra laterra, senza fondamenta (Matteo 7:2427; Luca 6:4749)
128. Da queste considerazioni si evince che la vita della pietà non ha valore e non èaccettata dal Signore, se non nella misura in cui è congiunta alla vita della carità, essendoquest'ultima la principale, e come è questa, tale è l'altra. E ancora, che la santità esterioreha valore ed è accettata dal Signore in quanto essa procede dalla santità interiore, poichécome è questa, tale è l'altra. E infine che la rinuncia al mondo non ha valore e non èaccettata dal Signore, se non nella misura in cui ha luogo nel mondo, poiché rinunciano almondo coloro che rimuovono da se stessi l'amore di sé e l'amore del mondo, e in ogniimpiego, in ogni affare e in ogni opera, agiscono con giustizia e sincerità, dall'interiore,quindi da un'origine celeste, origine che è nella vita dell'uomo quando egli opera conequità, sincerità e giustizia, perché ciò è conforme alle leggi Divine.
Estratti da Arcana Coelestia:129. Una vita di pietà senza la carità non è di alcuna utilità, ma quando esse sonocongiunte, sono di soccorso (n. 8252 e ss.). La santità esteriore senza la santità interiore,non è la santità (n. 2190, 10177). La qualità di coloro che hanno vissuto nella santitàesteriore e non in quella interiore, nell'altra vita (n. 951, 952).
Vi è un interno e un esterno nella chiesa (n. 1098). Il culto interiore ed esteriore, e la loroqualità (n. 1083, 1098, 1100, 1151, 1153). L'interiore è ciò che rende il culto (n. 1175). Il cultoesteriore senza l'interiore non è il culto (n. 1094, 7724). Vi è un culto interiore se la vitadell'uomo è una vita di carità (n. 1100, 1151, 1153). L'uomo è nel culto autentico quandoegli è nell'amore e nella carità, cioè quando è nel bene in quanto alla vita (n. 1618, 7724,10242). La qualità del culto è secondo il bene (n. 2190). Il culto stesso consiste in una vitaconforme ai precetti della chiesa, dalla Parola (n. 7884, 9921, 10143, 10153, 10196, 10645).
Il culto autentico è dal Signore presso l'uomo, non dall'uomo, da se stesso (n. 10203,10299). Il Signore desidera che l'uomo pratichi il culto, per il bene della salvezzadell'uomo, non per la sua propria gloria (n. 4593, 8263, 10646). L'uomo crede che il Signoredesideri essere adorato per il bene della gloria; ma coloro che sono in tale persuasione, nonsanno cosa sia la gloria Divina, né che essa consista nella salvezza del genere umano, chel'uomo raggiunge quando non attribuisce nulla a sé, e quando egli rimuove il suo proprioattraverso l'umiliazione. Solo allora il Divino può fluire in lui (n. 4347, 4593, 5957, 7550,8263, 10646).
L'umiliazione del cuore presso l'uomo ha luogo dal riconoscimento di se stesso, cioè dallaconsapevolezza che egli non è altro che il male, e che egli non può far nulla da se stesso; edal conseguente riconoscimento del Signore, cioè che nient'altro che il bene è dal Signore, eche il Signore può fare ogni cosa (n. 2327, 3994, 7478). Il Divino non può fluire se non in uncuore umile, dato che nella misura in cui l'uomo è in uno stato di umiliazione, ugualmenteegli è assente dal suo proprio, e quindi dall'amore di sé (n. 3994, 4347, 5957). Pertanto, ilSignore non desidera l'umiliazione dell'uomo per il suo proprio bene, ma per il benedell'uomo, affinché egli sia in uno stato tale da poter ricevere il Divino (n. 4347, 5957).
Il culto non è culto senza umiliazione (n. 2327, 2423, 8873). La qualità dell'umiliazioneesteriore senza quella interiore (n. 5420, 9377). La qualità dell'umiliazione del cuore che èinteriore (n. 7478). Non vi può essere umiliazione del cuore presso i malvagi (n. 7640).
Quelli che non hanno la carità e la fede, sono nel culto esteriore senza l'interiore (n. 1200).Se interiormente nell'uomo l'amore di sé e l'amore del mondo hanno il dominio, il suoculto è esteriore senza l'interiore, comunque esso appaia nella forma esterna (n. 1182,10307–10309). Il culto esteriore nel quale l'amore di sé regna interiormente, come è il casodi coloro che appartengono a Babilonia, è profano (n. 1304, 1306–1308, 1321, 1322, 1326).
Simulare le affezioni celesti nel culto, quando l'uomo è nei mali, dall'amore di sé, èinfernale (n. 10309).
Quale sia la qualità del culto esteriore quando esso procede dall'inferno, e quando nonprocede da esso, può essere visto da ciò che è stato detto e esposto sopra in meritoall'uomo interno e all'uomo esterno.
Riguardo a quelli che rinunciano al mondo, e a quelli che non rinunciano ad esso; la loroqualità e la loro sorte nell'altra vita può essere vista in Cielo e inferno, nei seguenti capitoli:ricco e povero nel cielo (n. 357–365); e la vita che conduce al cielo (n. 528–535)
La coscienza 130. La coscienza si forma presso l'uomo attraverso la religiosità in cui egli è, secondo laricezione interiormente in lui.
131. La coscienza presso l'uomo della chiesa si forma attraverso le verità della fededesunte dalla Parola, o per una dottrina dedotta dalla Parola, secondo la ricezione diquelle verità nel cuore. Invero, quando l'uomo conosce le verità delle fede e le comprende,e poi entrano nella sua volontà, e le mette in atto, allora egli forma in sé una coscienza. Laricezione fatta nel cuore è fatta nella volontà, essendo la volontà dell'uomo ciò che sichiama cuore. Da qui segue che coloro che hanno una coscienza, dicano di cuore ciò chedicono, e ciò che fanno, lo fanno di cuore. Costoro hanno inoltre una mente non divisa,poiché essi agiscono secondo ciò che intendono, in cui credono vi sia la verità e il bene.
132. Presso coloro i quali più degli altri sono illuminati nelle verità della fede e in unapercezione limpida, può esservi una coscienza più perfetta che non presso quelli che sonomeno illuminati, i quali sono in una percezione più oscura.
133. La stessa vita spirituale dell'uomo e nella coscienza autentica, poiché ivi la sua fedeè congiunta alla carità. Quindi per questi agire secondo coscienza è agire secondo la lorovita spirituale; e agire contro coscienza è agire contro la loro vita spirituale. Da ciòconsegue che essi sono nella serenità della pace e nella beatitudine interiore, quandoagiscono secondo coscienza, e nel perturbamento e nel dolore quando agiscono contro diessa; questo dolore è ciò che si chiama rimorso di coscienza.
134. Vi è nell'uomo la coscienza del bene e del giusto; la coscienza del bene è la coscienzadell'uomo interno; la coscienza del giusto è la coscienza dell'uomo esterno. La coscienzadel bene consiste nell'agire secondo i precetti della fede per affezione interiore; lacoscienza del giusto consiste nell'agire secondo le leggi civili e morali per affezioneesteriore. Coloro i quali hanno la coscienza del bene, hanno parimenti la coscienza delgiusto; ma coloro i quali hanno unicamente la coscienza del giusto, sono nella facoltà diricevere la coscienza del bene, e la ricevono allorquando sono istruiti.
135. La coscienza presso coloro che sono nella carità rispetto al prossimo, è la coscienzadel vero, essendo essa formata per la fede del vero. In coloro che sono nell'amore per ilSignore vi è la coscienza del bene, perché essa è formata amore del vero; la loro coscienza èuna coscienza superiore che si chiama percezione del vero attraverso il bene. Quelli chehanno la coscienza del vero sono nel regno spirituale del Signore; e quelli che hanno lacoscienza superiore, detta percezione, sono nel regno celeste del Signore.
136. Alcuni esempi chiariranno ciò che è la coscienza. Uno tiene presso di sé i beni di un
altro, senza che questi lo sappia; egli quindi ne può trarre profitto senza temere la legge,né la perdita dell'onore e della reputazione. Se ciò nondimeno, egli li restituisce allegittimo proprietario, perché non gli appartengono, egli ha la coscienza, perché fa il benein ragione del bene, e ciò che è giusto in ragione della giustizia. Ancora un esempio.Taluno acquisisce una carica, ma si accorge che un altro che ambisce la medesima carica, èutile alla patria più di lui. Se egli cede il posto per il bene della patria, ha una coscienzaretta, e così via.
137. Da questi esempi si può vedere quali siano coloro che non hanno la coscienza; essisono conoscibili per opposizione. Coloro i quali per ragioni di lucro, fanno tutto affinchél'ingiusto appaia come fosse giusto, e che il male appaia come il bene e viceversa, nonhanno coscienza, né sanno cosa sia la coscienza. E se si insegnasse loro cosa è la coscienza,non vi crederebbero, e alcuni tra essi non vorrebbero neppure saperlo. Tali sono coloro chefanno ogni cosa per loro stessi e per il mondo.
138. Coloro i quali non ricevettero la coscienza nel mondo, non possono riceverlanell'altra vita, quindi non possono salvarsi; questo perché essi difettano in loro stessi delpiano in cui il cielo influisce e opera, cioè il Signore, attraverso il cielo, per mezzo del qualeil Signore li condurrebbe a Lui; poiché la coscienza è il piano e il ricettacolo dell'influssodel cielo.
Estratti da Arcana Coelestia 139. La coscienza. Quelli che non hanno coscienza non sanno cosa essa sia (n. 7490, 9121).Ci sono alcuni che ridono della coscienza quanto sentono parlare di essa (n. 721). Alcunicredono che la coscienza non sia nulla; alcuni credono che si tratti di qualcosa di naturale,triste e dolente, derivante da cause corporee o mondane; altri credono che sia un effettodella religione sulla mente della gente comune (n. 950). Alcuni ignorano di avere unacoscienza, e ciò nodimeno, ne hanno una (n. 2380).
Gli uomini retti hanno la coscienza, ma non i malvagi (n. 831, 965, 7490). Coloro che sononell'amore per il Signore e per il prossimo hanno la coscienza (n. 2380). La coscienza èspecialmente presso coloro che sono rigenerati dal Signore (n. 977). Quelli che sonosoltanto nelle verità, e non in una vita conforme ad esse, non hanno coscienza (n. 1076,1077, 1919). Quelli che fanno il bene dal bene naturale e non dalla religione, non hannocoscienza (n. 6208). La coscienza dell'uomo è dalla dottrina della sua chiesa o dai principireligiosi ed in conformità di essi (n. 9112). La coscienza si forma presso l'uomo da quellecose che appartengono alla sua religione, di cui egli crede siano verità (n. 1077, 2053, 9113).La coscienza è un vincolo interiore, da cui l'uomo è tenuto a pensare, parlare e agirerettamente; ed è trattenuto dal pensare, parlare e agire empiamente; e questo non per il
bene di sé e del mondo, ma per amore del bene, della verità, della giustizia e dellarettitudine (n. 1919, 9120). La coscienza è una sorta di dettato interiore, circa il fatto cheuno debba o non debba agire in un determinato modo (n. 1919, 1935). La coscienza, nellasua essenza è una sorta di consapevolezza di ciò che è vero e di ciò che è bene (n. 986,8081). La nuova volontà presso l'uomo rigenerato spirituale è la coscienza (n. 927, 1023,1043, 1044, 4299, 4328, 4493, 9115, 9596). La vita spirituale dell'uomo è dalla coscienza (n.9117).
C'è una coscienza autentica, una coscienza spuria e una coscienza falsa (n. 1033). Lacoscienza è autentica, nella misura in cui è formata da più verità autentiche (n. 2053, 2063,9114). In generale, la coscienza è duplice, interiore ed esteriore, e la coscienza interiore èdel bene spirituale che nella sua essenza è la verità; e la coscienza esteriore è del benemorale e civile, che nella sua essenza è la sincerità e la giustizia, e in generale la rettitudine(n. 5140, 6207, 10296).
Il rimorso di coscienza è un'ansietà della mente concernente l'ingiustizia, l'ipocrisia e ognimale che l'uomo crede essere contro Dio e contro il bene del prossimo (n. 7217). Se l'ansietàè avvertita quando l'uomo pensa in modo perverso, ciò è dalla coscienza (n. 5470). Ilrimorso di coscienza è un'angoscia avvertita rispetto al male che uno fa, e anche rispettoalla privazione del bene e della verità (n. 7217). Dato che le tentazioni sono uncombattimento tra verità e falsità nell'uomo interno, e poiché dalle tentazioni scaturiscedolore e ansietà, perciò nessuno è ammesso nelle tentazioni spirituali, se non ha lacoscienza (n. 847).
Coloro che hanno coscienza parlano e agiscono dal cuore (n. 7935, 9114). Coloro che hannocoscienza non prestano giuramento invano (n. 2842). Coloro che hanno coscienza sono inuna beatitudine interiore quando fanno ciò che è buono e giusto secondo coscienza (n.9118).
Quelli che hanno coscienza nel mondo, hanno coscienza nell'altra vita e sono tra i beati (n.965). L'influsso del cielo nella coscienza dell'uomo (n. 6207, 6213, 9122). Il Signore governal'uomo spirituale attraverso la coscienza, che è un vincolo interiore (n. 1835, 1862). Coloroche hanno coscienza, hanno un pensiero interiore; ma quelli che non hanno coscienza,hanno solo un pensiero esteriore (n. 1919, 1935). Quelli che hanno coscienza pensano dalloro spirituale, ma quelli che non hanno coscienza pensano unicamente dal naturale (n.1820). Quelli che non hanno coscienza sono uomini meramente esterni (n. 4459).
Il Signore governa quelli che non hanno coscienza attraverso vincoli esteriori, i quali sonocose inerenti l'amore di sé e l'amore del mondo e inerenti a paura di perdere lareputazione, l'onore, la posizione, il guadagno, la ricchezza, nonché la paura della legge edi perdere la vita (n. 1077, 1080, 1835). Coloro che non hanno coscienza, e ciò nondimeno,si attengono ai vincoli esteriori cui sono sottoposti, sono in grado di adempiere alle
funzioni di uffici eminenti, al pari di coloro che hanno coscienza; ma i primi lo fanno inuna forma esteriore, e da vincoli esteriori, laddove gli altri lo fanno in una forma interioree da vincoli interiori (n. 6207).
Quelli che non hanno coscienza vorrebbero distruggere la coscienza in coloro che ne sonodotati (n. 1820). Quelli che non hanno coscienza nel mondo, non hanno coscienza nell'altravita. (n. 965, 9122). Quindi quelli che sono nell'inferno non soffrono dei rimorsi dicoscienza per il male arrecato nel mondo (n. 965, 9122).
Chi sono, quale è la loro indole, e quanto sono fastidiosi quelli scrupolosi nella coscienza(n. 5386, 5724).
Quelli che sono nel regno spirituale del Signore hanno coscienza, ed essa è formata nelloro intelletto (n. 863, 865, 875, 895, 927, 1043, 1044, 1555, 2256, 4328, 4493, 5113, 6367,8521,9596, 9915, 9995, 10124). È altrimenti presso coloro che sono nel regno celeste delSignore (n. 927, 2256, 5113, 6367, 8521, 9915, 9995, 10124).
140. La percezione. La percezione consiste nel vedere ciò che è vero e ciò che è bene,attraverso un influsso dal Signore (n. 202, 895, 7680, 9128). La percezione è data solo acoloro che sono nel bene dell'amore, dal Signore (n. 202, 371, 1442, 5228). La percezione èdata nel cielo a coloro che, durante la vita nel mondo hanno introdotto i principi dottrinalidella chiesa che sono dalla Parola, direttamente nella vita, senza custodirli prima nella loromemoria; quindi l'interiore delle loro menti era formato per la ricezione dell'influssoDivino; e di lì il loro intelletto nel cielo è nella perenne illuminazione (n. 104, 495, 503, 521,536, 1616, 1791, 5145). Essi conoscono innumerevoli cose, e sono incommensurabilmentesavi (n. 2718, 9543).
Coloro che sono nella percezione, non ragionano in ordine alle verità della fede, e seragionassero, la loro percezione perirebbe (n. 586, 1398, 5897). Coloro che si ritengonoeruditi e savi da se stessi non possono avere alcuna percezione (n. 1386). Gli eruditi noncomprendono cosa sia la percezione; resoconto di un'esperienza (n. 1387).
Coloro che sono nel regno celeste del Signore hanno la percezione, mentre coloro che sononel regno spirituale del Signore non hanno la percezione ma, in luogo di essa, hanno lacoscienza (n. 805, 2144, 2145, 8081). Coloro che sono nel regno celeste del Signore, nonpensano dalla fede, come quelli che sono nel regno spirituale del Signore, perché sononella percezione, dal Signore, di tutte le cose della fede (n. 202, 597, 607, 784, 1121, 1387,1398, 1442, 1919, 7680, 7877, 8780). Perciò gli angeli celesti dicono riguardo alle verità dellafede, semplicemente, Sì, si o No, no; perché essi le percepiscono e le vedono; viceversa gliangeli spirituali ragionano intorno alle verità della fede, se una cosa sia così o no (n. 2715,3246, 4448, 9166, 10786); di qui i termini in cui si è espresso il Signore:
Sia il vostro discorso Sì, sì e No, no; tutto ciò che va aldilà di questo è dal maligno (Matteo 5:37)
Gli angeli celesti, essendo a loro note le verità della fede dalla percezione, non desideranoneppure nominare la parola fede (n. 202, 337). La distinzione tra angeli celesti e angelispirituali (n. 2088, 2669, 2708–2715, 3235, 3240, 4788, 7068, 8521, 9277, 10295). Dellapercezione di coloro che appartenevano alla chiesa più antica, che era una chiesa celeste(n. 125, 597, 607, 784, 895, 1121, 5121).
Vi è una percezione interiore ed una esteriore (n. 2145, 2171, 2831, 5920). Vi è nel mondouna percezione di ciò che è giusto ed equo, ma raramente una percezione della veritàspirituale e del bene (n. 2831, 5937, 7977). La luce della percezione è del tutto differentedalla luce della luce della conferma; l'una non è simile all'altra, seppure ad alcuni possaapparire così (n. 8521, 8780).
Libero arbitrio 141. Il libero arbitrio è in relazione all'amore, poiché ciò che l'uomo ama, quello fa egliliberamente; quindi ogni determinazione, nel libero arbitrio, spetta alla volontà; poiché ciòche l'uomo ama, quello egli vuole. E poiché l'amore e la volontà fanno la vita dell'uomo,anche il libero arbitrio, con essi. Quindi si può vedere chiaramente cosa sia il liberoarbitrio, vale a dire, ciò che si riferisce all'amore e alla volontà, e di conseguenza alla vitadell'uomo. Da ciò segue che ciò che l'uomo fa secondo il libero arbitrio gli sembra come siafatto dal suo proprio.
142. Fare il male in forza del libero arbitrio, sembra che sia fatto liberamente, ma haluogo in una condizione servile, perché tale libera determinazione trae origine dall'amoredi sé e dall'amore del mondo, e questi amori procedono dall'inferno; tale libero arbitriomuta anche in attualità in una condizione servile dopo la morte; poiché l'uomo il cui liberoarbitrio fu tale, diventa nell'inferno un vile schiavo. Viceversa, fare in virtù del liberoarbitrio il bene, è l'autentica libertà, perché questa proviene dall'amore per il Signore edall'amore per il prossimo; e questi amori provengono dal cielo. Tale libero arbitriopermane dopo la morte e diviene allora vera libertà, giacché l'uomo il cui libero arbitrio futale, diviene nel cielo come un figlio della casa, come insegna il Signore:
Chiunque fa il peccato è servo del peccato; il servo non dimora in perpetuo nella casa; il Figliovi dimora in perpetuo. Se il Figlio vi fa liberi, voi sarete veramente liberi (Giovanni 8:3436)
Ora poiché ogni bene deriva dal Signore, e ogni male dall'inferno, ne segue che la libertàconsiste nel lasciarsi condurre dal Signore; e la schiavitù consiste nel lasciarsi condurredall'inferno.
143. Che l'uomo abbia la libertà di pensare il male ed il falso, e anche di compierli, perquanto non ne sia impedito dalle leggi, questo è permesso affinché possa essere riformato;perché i bei e le verità debbono radicarsi nel suo amore e nella sua volontà, in modo chedivengano parte integrante della sua vita; e ciò non può essere fatto se egli non ha lalibertà di pensare sia il male e il falso, sia il bene e la verità. Tale libero arbitrio è dato dalSignore ad ogni uomo, e quando l'uomo pensa ciò che è bene e vero, nella stessa misuraegli non ama il male e la falsità e altrettanto il Signore innesta il bene e la verità nel suoamore e nella sua volontà, e di conseguenza, nella sua vita; e così lo riforma. Ciò che èseminato nella libertà, permane; ma ciò che è seminato nella costrizione non permane,perché ciò che è coatto non proviene dalla volontà dell'uomo, da dalla volontà di colui che
costringe. Per la stessa ragione il culto che origina dalla libertà è gradito al Signore; nonaltrettanto il culto che proviene dalla costrizione; perché il culto proveniente dalla libertà èun culto che proviene dall'amore; ma tale non è il culto che trae origine dalla costrizione.
144. La libertà di fare il bene e la libertà di fare il male, per quanto possano apparireesteriormente simili, sono tuttavia così differenti e così distanti l'uno dall'altro, come ilcielo e l'inferno. La libertà di fare il bene viene dal cielo e si chiama libertà celeste;viceversa, la libertà di fare il male viene dall'inferno e si chiama libertà infernale. Ora, perquanto l'uomo è nell'uomo, altrettanto non è nell'altro, perché nessuno può servire duepadroni (Matteo 6:24) il che è anche evidente da questo, che coloro che sono nella libertàinfernale credono che la condizione servile e lo stato di coazione consista nel non averelicenza di volere il male e di pensare il falso secondo il proprio arbitrio; e per converso,coloro che sono nella libertà celeste aborrono dal volere il male e dal pensare il falso, e sevi fossero costretti, sarebbero nei tormenti.
145. Poiché sembra all'uomo che agire secondo il libero arbitrio sia agire secondo il suoproprio, ne segue che il libero arbitrio celeste può essere anche chiamato proprio celeste;ed il libero arbitrio infernale può essere chiamato proprio infernale. L'uomo nasce nelproprio infernale, e questo proprio è il male; ma è nel proprio celeste che l'uomo siriforma, e questo proprio è il bene.
146. Da ciò che è stato detto fin qui si può vedere chiaramente quale sia il libero arbitrio,cioè la facoltà di fare il bene secondo il proprio arbitrio o volontà. In questa libertà sonoquelli che si lasciano condurre dal Signore; e il Signore conduce coloro che amano il bene ela verità per amore del bene e della verità.
147. L'uomo può conoscere in quale libertà egli si trovi, dal piacere che prova quandoegli pensa, parla, agisce, ode e vede, perché ogni piacere si riferisce all'amore.
Estratti da Arcana Coelestia 148. Tutta la libertà è dall'amore o dall'affezione, perché ciò che un uomo ama, lo mettein atto liberamente (n. 2870, 3158, 8987, 8990, 9585, 9591). Poiché la libertà è l'amore, essa èla vita di ciascuno (n. 2873). C'è la libertà celeste e la libertà infernale (n. 2870, 2873, 2874,9589, 9590). la libertà celeste è l'amore del bene e della verità (n. 1947, 2870, 2872). E poichél'amore del bene e della verità è dal Signore, essere guidati dal Signore è la vera libertà (n.892, 905, 2872, 2886, 28902892, 9096, 9586, 95879591). L'uomo attraverso la rigenerazioneviene introdotto nella libertà celeste dal Signore (n. 2874, 2875, 2882, 2892). L'uomo deveessere necessariamente nella libertà, affinché possa essere rigenerato (n. 1937, 1947, 2876,2881, 3145, 3158, 4031, 8700). In caso contrario, l'amore del bene e della verità non può
radicarsi né essere fatto proprio dall'uomo, in modo da apparire proprio (n. 2877, 2879,2880, 2888). Nulla che sia fatto nella costrizione può essere congiunto all'uomo (n. 2875,8700). Se l'uomo potesse essere riformato per costrizione, tutti sarebbero salvati (n. 2881).La costrizione è dannosa alla riforma (n. 4031).
Il culto nella libertà è il culto, ma non il culto nella costrizione (n. 1947, 2880, 7349, 10097).Il pentimento deve aver luogo in uno stato di libertà, e ciò che viene fatto in uno stato dicoazione non è di alcuna utilità (n. 8392). Quali sono gli stati di coazione (n. 8392).
È permesso all'uomo nella libertà della ragione, in modo che il bene possa essereprovveduto per lui, e perciò l'uomo è nella libertà del pensiero e della volontà, e anche difare il male, per quanto le leggi non lo vietano (n. 10777). L'uomo è tenuto dal Signore tra ilcielo e l'inferno, e quindi in equilibrio, affinché egli possa essere nella libertà, al fine dellariforma (n. 5982, 6477, 8209, 8987). Ciò che è radicato nella libertà resta, ma non ciò che èradicato nella costrizione (n. 9588, 10777). Quindi nessuno è mai privato della libertà (n.2876, 2881). Nessuno è costretto dal Signore (n. 1937, 1947). In che modo il Signoreconduce l'uomo per mezzo di libertà nel bene; per mezzo di libertà che lo allontana dalmale, e lo rende incline al bene, così dolcemente e tacitamente che l'uomo non sa altro senon che tutto provenga da se stesso (n. 9587).
Costringere se stesso rientra nella libertà, ma non essere costretto (n. 1937, 1947). L'uomodeve costringere se stesso a resistere al male (n. 1937, 1947, 7914). E anche agire rettamente,come da se stesso, e nondimeno, riconoscete che è dal Signore (n. 2883, 2891, 2892, 7914).L'uomo ha una ampia libertà nel fronteggiare le tentazioni, in cui ne esce vittorioso,imponendosi interiormente di resistere mali, sebbene appaia diversamente (n. 1937, 1947,2881). Vi è libertà in ogni tentazione, ma questa libertà è interiormente presso l'uomo dalSignore; e egli perciò combatte vuole vincere, e non essere sopraffatto, il che nonavverrebbe se non vi fosse la libertà (n. 1937, 1947, 2881). Il Signore fa questo daun'affezione per la verità ed il bene impressa nell'uomo interno, all'insaputa dell'uomostesso (n. 5044).
la libertà infernale consiste nell'essere guidato dall'amore di sé e dall'amore del mondo, edalle loro passioni (n. 2870, 2873). Coloro che sono nell'inferno non conoscono alcuna altralibertà (n. 2871). La libertà celeste è distante dalla libertà infernale come il cielo è distantedall'inferno (n. 2873, 2874). La libertà infernale considerata in sé stessa, è schiavitù (n. 2884,2890). Perché è la schiavitù di precipitarsi nell'inferno (n. 9586, 95899591).
Tutta la libertà è secondo il proprio, e in base ad esso (n. 2880). L'uomo riceve un proprioceleste dal Signore per mezzo della rigenerazione (n. 1937, 1947, 2882, 2883, 2891). Lanatura celeste del proprio (n. 164, 5660, 8480). Questo proprio appare all'uomo come fossesuo, ma non lo è, esso appartiene al Signore, presso di lui (n. 8497). Coloro che sono inquesta proprio sono nella vera libertà, perché la vera libertà consiste nell'essere guidati dal
Signore e dal suo proprio (n. 892, 905, 2872, 2886, 28902892, 4096, 9586, 9587, 95899591).
149. La libertà nasce dall'equilibrio tra cielo e inferno, e l'uomo, senza libertà, non puòessere riformato. Questo è mostrato in Cielo e inferno nei paragrafi concernentiquell'equilibrio (n. 589596 https://fondazioneswedenborg.wordpress.com/2016/08/08/cieloeinferno589596), e la libertà (n. 597603https://fondazioneswedenborg.wordpress.com/2016/08/08/cieloeinferno597603); ma perillustrare ciò che è la libertà è, e per dimostrare che l'uomo è riformato per mezzo di essa,saranno qui richiamati i seguenti estratti da Cielo e Inferno.
È stato mostrato, che l'equilibrio tra il cielo e l'inferno è un equilibrio tra il bene che è dalcielo e il male che è dall'inferno; e quindi è un equilibrio spirituale, che nella sua essenza èla libertà. La ragione per la quale l'equilibrio spirituale è, nella sua essenza, la libertà, è cheè un equilibrio tra bene e male, e tra il vero e il falso, che sono cose spirituali; pertanto, ilpotere di volere sia il bene, sia il male, e di pensare sia la verità, sia la falsità, e di preferirel'uno all'altro, è la libertà.
Questa libertà è data a tutti dal Signore, né è mai sottratta ad alcuno. Nella sua origine,infatti, non appartiene all'uomo, ma al Signore, perché è dal Signore; ciò nondimeno, èdata all'uomo, insieme con la vita, come sua propria; ed è data per questo fine, affinchéegli possa essere riformato e salvato; perché senza libertà non vi può essere riforma nésalvezza. Tutti coloro che sono in possesso di una qualche visione razionale delle cosepossono vedere che l'uomo ha libertà di pensare sia il male, sia il bene, sinceramente oinsinceramente, giustamente o in modo perverso; e anche che ha la libertà di parlare e diagire bene, sinceramente, e giustamente, e che è trattenuto dal parlare e dall'agire in modomalvagio, insincero e perverso, da leggi spirituali, morali e civili, con cui il suo uomoesterno è tenuto in uno stato di dissuasione.
Da queste cose è evidente che lo spirito dell'uomo, che è quello che pensa e vuole, è inlibertà. Non è così per l'esterno dell'uomo, che parla e agisce nei limiti imposti dalle leggisopra citate. La ragione per cui l'uomo non può essere riformato, se non è nella libertà, èche è nato nei mali di ogni genere. Questi devono essere rimossi, in modo che egli possaessere salvato; e non possono essere rimosso, a meno che egli non li veda in se stesso, e liriconosca. Quando ciò ha luogo, egli desiste dal volere i mali, finché nutre avversione peressi. È allora che essi vengono rimossi. Questo non può essere fatto, a meno che l'uomonon sia nella libertà di appropriarsi sia il bene, sia il male; perché egli è capace, dal bene, divedere i mali, ma non dal male, di vedere i beni. I beni spirituali a cui l'uomo può pensare,li apprende fin dall'infanzia con la lettura della Parola e dall'ascolto delle prediche. Levirtù morali e civili le apprende dalla vita nel mondo. Questo è il primo motivo per cuil'uomo deve essere nella libertà. Un altro è, che l'uomo non si appropria di nulla se non diciò che rientra nell'affezione del suo amore; altre cose possono, nondimeno, entrare nellasua mente, ma non oltre il suo pensiero; e non nella sua volontà. E ciò che non entra nella
volontà non diventa suo proprio, perché il pensiero trae le sue idee dalla memoria, mentrela volontà, le trae dalla vita stessa. Tutto ciò che l'uomo fa o pensa procede da questavolontà, o, il che è lo stesso, da un'affezione che appartiene al suo amore. Qualunque cosaun uomo voglia o ami, la fa liberamente; in conseguenza di ciò, la libertà di un uomo, el'affezione del suo amore o della sua volontà, sono tutt'uno. Pertanto, l'uomo devenecessariamente essere nel libero arbitrio, in modo che egli possa essere influenzato dallaverità e dal bene, o amarle, e affinché essi possano diventare per così dire proprie. In unaparola, tutto ciò che non entra liberamente nell'uomo, non rimane, perché non appartieneal suo amore o volontà; e tutto ciò che è non nell'amore o nella volontà di un uomo, non ènel suo spirito; perché l'essenza dello spirito dell'uomo è il suo amore o volontà.
Affinché l'uomo possa essere nella libertà, di cui necessita per essere riformato, ècongiunti, come al suo spirito, con il cielo e con l'inferno. Perché gli spiriti infernali, e gliangeli del cielo, sono presso ogni uomo. Con gli spiriti infernali, l'uomo è tenuto nel suomale; mentre con gli angeli del cielo, egli è tenuto nel bene dal Signore. Così egli è in unequilibrio spirituale, che è, il libero arbitrio. Che gli angeli dal cielo, e gli spiriti infernali,siano unite, ad ogni uomo, può essere visto nella sezione relativa alla congiunzione delcielo con il genere umano (n. 291302https://fondazioneswedenborg.wordpress.com/2016/07/19/cieloeinferno291302).
Merito 150. Coloro che fanno il bene per il merito, fanno il bene non per amor del bene, ma peramore della ricompensa, poiché chi vuole meritare, vuole essere ricompensato. Coloro cheagiscono così, considerano e ripongono il piacere nella ricompensa, e non già nel bene, e inquanto tali, non sono spirituali ma naturali.
151. Fare il bene che sia il bene, ha luogo in forza dell'amore del bene, quale effetto delbene stesso. Quelli che sono in questo amore, non desiderano udire parlare di merito,poiché essi amano fare il bene, e in ciò percepiscono la felicità; sono invece rattristati ove sicreda che loro agiscono per qualche proprio vantaggio. È come per che fa del beneall'amico per amicizia, ad un fratello per fraternità, alla sposa e ai suoi figli per vincoloconiugale e di sangue, alla patria perché è la patria, così per amicizia e per amore. Coloroche pensano rettamente, affermano e convincono gli altri del fatto che fanno il bene nonper se stessi ma per gli altri.
152. Coloro che fanno il bene per amore della ricompensa, non fanno il bene secondo ilSignore, ma secondo se stessi, perché considerano se stessi in primo luogo, non avendocura di altro che del proprio bene, e non avendo riguardo del bene del prossimo, che è ilbene del concittadino, della società, della patria e della chiesa, se non come un mezzo peril proprio fine. Così avviene che nel bene del merito si nasconde il bene dell'amore di sé edel mondo, e questo bene procede dall'uomo, e non dal Signore; ed ogni bene che procededall'uomo non è il bene, e poiché in esso si nasconde il proprio sé e il mondo, esso è ilmale.
153. La carità e la fede autentiche sono esenti da ogni merito, giacché il piacere dellacarità è lo stesso bene, ed il piacere della fede è la stessa verità. Coloro che sono in questacarità e in questa fede sanno cosa sia il bene non meritorio, ma quelli che non sono nellacarità e nella fede lo ignorano.
154. Che non debba farsi il bene in ragione della ricompensa lo insegna il Signore stessoin Luca:
Se amate coloro che vi amano, che grazia ne avrete? Anche i peccatori fanno così. Amatepiuttosto i nemici e fate il bene, e prestate non sperando nulla. Allora il vostro premio saràgrande e sarete figli dell'Altissimo (Luca 6:3235)
Che l'uomo non possa da se stesso fare il bene che sia realmente il bene lo insegna ancora il Signore in Giovanni:
L'uomo non può attribuirsi nulla se non gli è dato dal cielo (Giovanni 3:27)
e altrove:
Io sono la vite, voi i tralci. Siccome il tralcio da se stesso non può portar frutto se non dimoranella vite, così anche voi se non dimorate in me. Chi dimora in me ed io in lui, quegli portamolto frutto, perché senza di me non potete far nulla (Giovanni 15:48)
155. Poiché ogni bene ed ogni verità deriva dal Signore, e nulla della verità e del beneproviene dall'uomo, e poiché il bene che proviene dall'uomo non è il bene, ne segue che ilmerito non spetta ad alcun uomo, ma unicamente al Signore. Il merito del Signore consistein questo, che per la sua propria potenza ha salvato il genere umano, ed altresì in questo,che Egli salva coloro che fanno, conformandosi a Lui, il bene. Da ciò discende che nellaParola sia chiamato giusto colui a cui siano attribuiti il merito e la giustizia del Signore, edingiusto colui che si attribuisce la sua propria giustizia ed il suo proprio merito.
156. Lo stesso piacere inerente all'amore di fare il bene senza mirare alla ricompensa, è laricompensa che dura in eterno, essendo il cielo e la felicità eterna insinuate dal Signore inquesto bene.
157. Pensare e credere che quelli che fanno il bene vadano in cielo, e ancora che debbafarsi il bene per andare in cielo, non è mirare alla ricompensa come fine , né diconseguenza riporre il merito nelle opere, poiché questo pensano e credono coloro chefanno il bene secondo il Signore. Ma coloro che pensano, credono e agiscono non essendonell'amore del bene per il bene, mirano alla ricompensa come fine, e ripongono il meritonelle opere.
Estratti da Arcana Coelestia 158. Il merito e la giustizia appartengono unicamente al Signore (n. 9715, 9979). Il meritoe la giustizia del Signore consistono nell'avere salvato il genere umano, dalla sua potenza(n. 1813, 2025, 2026, 2027, 9715, 9809, 10019). Il bene della giustizia del Signore e il merito, èil bene che regna nel cielo, ed è il bene del suo Divino amore, da cui Egli ha salvato ilgenere umano (n. 9486, 9979). Nessun uomo può da se stesso far giustizia, né rivendicare a
se stesso alcun diritto (n. 1813). La qualità di quelli che reclamano giustizia per se stessi (n.942, 2027). Nella Parola, l'uomo cui è attribuita la giustizia e il merito del Signore, èchiamato giusto; è l'uomo cui è attribuita la giustizia e il merito suo proprio, è chiamatoempio (n. 5069, 9263). Colui che è giusto dal Signore, seguita ad essere tale, da lui. Perché lagiustizia non è mai nel proprio dell'uomo, ma unicamente presso il Signore. Coloro checredono nella giustificazione che si insegna nella chiesa sanno ben poco dellarigenerazione (n. 5398).
L'uomo è savio nella misura in cui attribuisce tutto il bene e tutta la verità al Signore, e nona se stesso (n. 10227). Poiché tutto il bene e tutta la verità che siano autenticamente il benee la verità, sono dal Signore, e nulla di essi è dall'uomo, e poiché il bene dall'uomo non è ilbene, da ciò segue che il merito non appartiene ad alcun uomo, ma soltanto al Signore (n.9975, 9981, 9988). Coloro che entrano nel cielo abbandonano ogni idea di merito dal loroproprio (n. 4007). Ed essi non pensano ad alcuna ricompensa per il bene che fanno (n.6478, 9174). Coloro che pensano secondo il merito, non riconoscono che tutte le cose sonodalla misericordia (n. 6478, 9174). Coloro che pensano secondo il merito si aspettanoricompense e remunerazioni, perciò volere il merito è voler essere ricompensati (n. 5660,6392, 9975). Tali persone non possono ricevere il cielo in loro (n. 1835, 8478, 9977).
La felicità celeste consiste nell'affezione di fare il bene non finalizzato ad alcunaricompensa (n. 6388, 6478, 9174, 9984). Nell'altra vita, nella misura in cui taluno fa il benesenza aspettarsi alcuna ricompensa, nello stesso modo fluisce la felicità e si moltiplica, dalSignore; ed essa è immediatamente dissipata dal pensiero della ricompensa (n. 6478, 9174).
Il bene deve essere fatto senza alcun fine di remunerazione (n. 6392, 6478);Approfondimento (n. 9981). La carità autentica non ammette alcuna idea di merito (n.2343, 2371, 2400, 3887, 6388–6393). Perché essa è dall'amore, e quindi dalla gioia di fare ilbene (n. 3816, 3887, 6388, 6478, 9174, 9984). Nella Parola, ricompensa significa gioia e felicitànel fare il bene agli altri senza alcuno scopo di ricompensa, e questa gioia e felicità èavvertita e percepita da coloro che sono nella carità autentica (n. 3816, 3956, 6388).
Coloro che fanno il bene allo scopo di ricevere una ricompensa, amano se stessi e non ilprossimo (n. 8002, 9210). Mercenario nel senso spirituale della Parola significa coloro chefanno il bene al fine di ricevere una remunerazione (n. 8002). Coloro che fanno il bene alfine di ricevere una remunerazione, nell'altra vita desiderano essere serviti e non sono maisoddisfatti (n. 6393).
Essi disprezzano il prossimo e sono adirati contro il Signore, perché non ricevono alcunaricompensa, sostenendo di averla meritata (n. 9976). Coloro che hanno separato la fededalla carità, nell'altra vita fanno della loro fede e delle opere buone che hanno compiuto,qualcosa di esteriore, per il bene di se stessi e per il loro merito (n. 2371). Altri particolaririguardo a coloro che nell'altra vita hanno posto il merito nelle opere (n. 942, 1774, 1877,
2027). Essi sono nella terra inferiore, e appaiono a se stessi nell'atto di tagliare la legna (n.1110, 4943, 8740). Perché il legno, in particolar modo il legno di acacia significa il bene delmerito (n. 2784, 2812, 9472, 9486, 9715, 10178).
Coloro che hanno fatto il bene a scopo di remunerazione, sono schiavi nel regno delSignore (n. 6389, 6390). Coloro che pongono il merito nelle opere, cadono nelle tentazioni(n. 2273, 9978). Coloro che sono nell'amore di sé e nell'amore del mondo ignorano cosasignifichi fare il bene senza alcun intento di ricompensa (n. 6392).
Penitenza e remissione dei peccati 159. Chi vuole essere salvato deve confessare i suoi peccati e fare penitenza.
160. Per confessare i peccati, deve intendersi, conoscere i mali, vederli presso di sé,riconoscerli, dichiararsene colpevole e, in ragione di essi, condannarsi. Quando ciò è fattodavanti al Signore, questo è confessare i peccati.
161. Dopo aver confessato i peccati in questa maniera, ed averne domandato con umiltàdi cuore la remissione, fare penitenza è rinunziare a quei peccati e condurre una vita nuova,conforme ai precetti della carità e della fede.
162. Chi riconosce genericamente di essere un peccatore, e si dichiara colpevole di tutti imali, senza esaminarsi, cioè senza vedere i suoi peccati, fa una confessione, ma non laconfessione della penitenza. Costui, non conoscendo i suoi mali vive in seguito come havissuto prima.
163. Chi vive la vita della carità e della fede, fa penitenza ogni giorno; egli riflette suimali che sono presso di sé, li riconosce, si guarda da essi e supplica il Signore di prestarglisoccorso. Infatti l'uomo da sé, cade continuamente, ma egli è continuamente rialzato dalSignore e condotto al bene. Tale è stato di coloro che sono nel bene. Quelli che inveceinvece sono nel male, cadono continuamente, e vengono del pari continuamente rialzatidal Signore; però esso non vengono che contenuti, affinché non cadano in mali gravissimi,verso i quali tendono da se stessi con tutte le loro forze.
164. L'uomo che si esamina per far penitenza, deve esaminare i suoi pensieri e leintenzioni della sua volontà, e quivi ricercare quel che farebbe se ne avesse licenza, cioè seegli non temerebbe la legge e la perdita della reputazione, dell'onore e del guadagno. Lìsono i mali dell'uomo; i mali che egli fa per mezzo del corpo, scaturiscono tutti di lì.Coloro i quali non esaminano i mali del loro pensiero e della loro volontà non possono farepenitenza, poiché essi in seguito pensano e vogliono invariabilmente come prima; einvero, volere i mali, equivale a farli. Questo s'intende per esaminarsi.
165. La penitenza di bocca senza quella della vita non è la penitenza. Perché la penitenzadi bocca i peccati non sono rimessi, ma lo sono per la penitenza della vita. Il Signorerimette continuamente i peccati all'uomo, perché il Signore è la misericordia stessa; enondimeno, i peccati aderiscono all'uomo, benché egli creda che sono stati rimessi. Ma essinon sono rimossi, se non per una vita conforme ai precetti della vera fede. Nella misura incui l'uomo vive secondo quei precetti, nella stessa misura i peccati sono rimossi, e per
quanto essi sono rimossi, in pari grado sono rimessi.
166. Si crede che i peccati quando sono rimessi, siano cancellati e lavati come le lorduredall'acqua; invero essi non sono cancellati, ma rimossi, vale a dire che l'uomo è allontanatoda quelli quando è conservato nel bene del Signore, e mentre è conservato nel bene,sembra come esente da peccati, e quindi come se fossero stati cancellati; e l'uomo puòessere tenuto nel bene nella misura in cui è riformato. Chi crede che i peccati siano rimessiin altro modo, incorre in un grande errore.
167. I segni che i peccato sono stati rimessi, cioè allontanati, sono i seguenti. Si provadiletto nell'adorare Dio, per amor di Dio, e nel servire il prossimo per amor del prossimo,quindi nel fare il bene per il bene e nel profferire la verità per la verità; non si desideraavere meriti per nessuna cosa della carità e della fede; si fuggono e si aborrono i mali comeinimicizie, odi, vendette, adulteri ed gli stessi pensieri in cui è insita l'intenzione di questimali. I segni invece che i mali non sono stati rimessi, cioè allontanati, sono i seguenti. Siadora Dio non per amore di Dio, e si serve il prossimo non per amore del prossimo, quindisi fa il bene e si profferisce la verità non per il bene e per la verità, ma per amore di sé e delmondo; si desiderano il merito per le opere che si fanno; si prova piacere nei mali quali adesempio, inimicizia, odio, vendetta, adulterio, e per questi mali si volge su di essi con ognilicenza il proprio pensiero.
168. La penitenza che si fa in stato di libertà, è efficace, ma quella che si fa in uno stato dicoazione non lo è; gli stati di coazione sono: lo stato di malattia, lo stato di abbattimento inseguito ad un infortunio, lo stato di morte imminente nonché ogni stato di timore chesottrae l'uso della ragione, Chi essendo malvagio e in uno stato di coazione promette di farpenitenza, e fa anche il bene, quando riacquista lo stato di libera determinazione, ritornanella precedente vita del male. Diversamente avviene nell'uomo retto.
169. Dopo che l'uomo si è esaminato, ha riconosciuto i suoi peccarti e ha fatto penitenza,egli deve dimorare costantemente nel bene, fino alla fine della sua vita; perché se ricadenella sua precedente vita del male e la riabbraccia, allora compie una profanazione, perchéallora egli congiunge il male al bene, quindi il suo ultimo stato è peggiore del primo,secondo le parole del Signore:
Quando lo spirito immondo è uscito da un uomo, vaga per luoghi aridi in cerca di riposo; manon lo trova; allora dice: Me ne ritornerò a casa mia, da dove sono uscito. E se quando vi faritorno la trova vuota, spazzata e adorna per lui, allora va e prende con sé altri sette spiritipeggiori di lui, ed entrati, vi abitano, e l'ultima condizione di quell'uomo diventa peggiore dellaprima (Matteo 12:4345)
Cosa sia la profanazione si vedrà nei paragrafi seguenti.
Estratti da Arcana Coelestia 170. Il peccato o male. Ci sono innumerevoli tipi di mali e falsità (n. 1188, 1212, 4818, 4822,7574). Vi è il male dalla falsità, la falsità dal male, e altri mali e falsità da lì (n. 1679, 2243,4818). La natura e la qualità del male dalla falsità (n. 2408, 4818, 7272, 8265, 8279). Lanatura e la qualità della falsità del male (n. 6359, 7272, 9304, 10302). I mali riprovevoli, equelli che non sono altrettanto riprovevoli (n. 4171, 4172). I mali dall'intelletto e i malidalla volontà (n. 9009). La differenza fra trasgressione, l'iniquità e peccato (n. 6563, 9156).
Tutti i mali aderiscono all'uomo (n. 2116). I mali non possono essere eliminati dall'uomo,ma l'uomo può essere trattenuto da essi, e mantenuto nel bene (n. 865, 868, 887, 894, 1581,4564, 8206, 8393, 8988, 9014, 9333, 9.4469.448, 9451, 10057, 10059). Il trattenere dal male e ilmantenere nel bene, è operazione effettuata esclusivamente dal Signore (n. 929, 2406, 8206,10060). Quindi i mali e i peccati possono essere soltanto rimossi, e questo è fattosuccessivamente (n. 93349336). Questa operazione è fatta dal Signore per mezzo dellarigenerazione (n. 9445, 94529454, 9938). I mali precludono le operazioni del Signore (n.5696). L'uomo deve astenersi dal male, affinché possa ricevere il bene dal Signore (n.10109). Il bene e la verità fluiscono nella misura in cui l'uomo è trattenuto dai mali (n. 2388,2411, 10675). Essere trattenuti dal male e mantenuti nel bene, è remissione dei peccati (n.8391, 8393, 9014, 94449450). Segni della remissione o della mancata remissione dei peccati(n. 9449, 9450). Guardare le cose dal bene e non dal male, è una conseguenza dellaremissione dei peccati (n. 7697).
Il male e il peccato sono una separazione e un allontanamento dal Signore; questos'intende per male e peccato nella Parola (n. 4997, 5229, 5474, 5746, 5841, 9346); essi sono esignificano separazione e avversione per il bene e la verità (n. 7589). Essi sono e significanociò che è contrario all'ordine Divino (n. 4839, 5076). Il male è la dannazione e l'inferno (n.3513, 6279, 7155). Non può essere noto cosa sia il diavolo, a meno che non si sappia ciò cheè il male (n. 7181). I mali sono per così dire, pesanti, e precipitano da se stessi in uninferno; e così anche falsità che sono dal male (n. 8279, 8298). Non può essere noto cosa siail male a meno che non si conosca ciò che sono l'amore di sé e l'amore del mondo (n. 4997,7178, 8318). Tutti i mali sono da quegli amori (n. 1307, 1308, 1321, 1594, 1691, 3413, 7255,7376, 7488, 7489, 8318, 9335, 9348, 10038, 10742).
Tutti gli uomini nascono in mali di ogni genere, in modo che il loro proprio non è altro chemale (n. 210, 215, 731, 874876, 987, 1047, 2307, 2308, 3518, 3701, 3812, 8480, 8550, 10283,10284, 10731). L'uomo deve quindi nascere di nuovo o essere rigenerato, per ricevere lavita del bene (n. 3701).
L'uomo si precipita in un inferno quando fa il male deliberatamente, per un determinato
scopo, ed infine, provandone piacere (n. 6203). Coloro che sono nel male della vita, sononelle falsità del proprio male, sia che ne siano consapevoli, sia che lo ignorino (n. 7577,8094). Il male non è attribuito all'uomo, se egli ha creduto, come effettivamente è, che tuttoil male è dall'inferno, e ogni bene è dal Signore (n. 4151, 6206, 6324,6325). Nell'altra vita imali vengono rimossi dal bene, e i beni dal male (n. 2256). Tutti nell'altra vita sono lasciatinel loro interiore, quindi gli empi, nei loro mali (n. 8870).
Nell'altra vita ogni male contiene la sua pena, e ogni bene, la sua ricompensa (n. 696, 967,1857, 6559, 8214, 8223, 8226, 9048). L'uomo non è punito nell'altra vita per i mali ereditari,né gli è attribuita alcuna colpa in ragione di questi mali, ma unicamente per i suoi malireali (n. 966, 2308). L'interiore dell'empio è osceno e sudicio, per quanto possano apparirealtrimenti nella forma esteriore (n. 7046).
Nella Parola, il male è attribuito al Signore, e ciò nondimeno, nient'altro che il beneprocede da lui (n. 2447, 6071, 6991, 6997, 7533, 7632, 7677, 7926, 8227, 8228, 8632, 9306).Così anche l'ira (n. 5798, 6997, 8284, 8483, 9306, 10431). La ragione per la quale così è dettonella Parola (n. 6071, 6991, 6997, 7632, 7643, 7679, 7710, 7926, 8282, 9010, 9128). Ciò ches'intende per sopportare il peso dell'iniquità, riferito al Signore (n. 9937, 9965). Il Signoremuta il male in bene presso i retti che sono infestate e tentati (n. 8631).
Lasciare l'uomo nella libertà sua propria di fare il male, è permesso (n. 1778). Mali e falsitàsono governati dalle leggi di autorizzazione, a cura del Signore; e sono ammessi per ilbene dell'ordine (n. 7877, 8700, 10778). Permettere il male da parte del Signore, non deveintendersi come di colui che vuole il male, ma come di colui che non lo vuole, ma che nonpuò intervenire, dovendo tenere in considerazione il fine (n. 7877).
171. La falsità. Ci sono innumerevoli tipi di falsità, cioè tanti quanti sono i mali; e mali efalsità sono secondo le loro origini, che sono molteplici (n. 1188, 1212, 4729, 4822, 7574). Viè la falsità dal male, o la falsità del male; e vi è il male dalla falsità, o il male della falsità; eulteriori falsità di lì (n. 1679, 2243). Da una falsità che si assume come principale, derivanouna lunga serie di falsità (n. 1510, 1511, 4717, 4721). Vi è la falsità dalle concupiscenzedell'amore di sé e del mondo; e vi è la falsità dalla fallacia dei sensi (n. 1295, 4729). Vi sonofalsità della religione; e vi sono falsità per ignoranza (n. 4729, 8318, 9258). Vi è falsità checontiene il bene, e falsità che non non contiene il bene (n. 2863, 9304, 10109, 10302). Vi è ciòche viene falsificato (n. 7318, 7319, 10648).
La qualità della falsità del male (n. 6359, 7272, 9304, 10302). La qualità del male della falsità(n. 2408, 4818, 7272, 8265, 8279). Le falsità dal male appaiono come nebbie e acque putridenegli inferni (n. 8138, 8146, 8210). Tali acque significano falsità (n. 739, 790, 7307). Coloroche sono in un inferno pronunciano falsità dal male (n. 1695, 7351, 7352, 7357, 7392, 7699).Coloro che sono nel male non possono fare a meno di pensare ciò che è falso quandopensano da se stessi (n. 7437).
Ci sono falsità della religione che concordano con il bene, e falsità che non concordano (n.9258). Le falsità della religione, se non concordano con il bene, non producono il male, senon presso coloro che sono nel male della vita (n. 8318). Le falsità della religione non sonoimputate a coloro che sono nel bene, ma a coloro che sono nel male (n. 8051, 8149). Ognifalsità può essere dimostrata, e quindi apparire come la verità (n. 5033, 6865, 8521, 8780).Ci si deve guardare dal confermare le falsità della religione, dal momento che lapersuasione della falsità nasce principalmente da lì (n. 845, 8780). Quanto è dolorosa lapersuasione della falsità (n. 794, 806, 5096, 7686). La persuasione della falsità inducecontinuamente la conferma della falsità (n. 1510, 1511, 2477). Coloro che sono nellapersuasione della falsità, interiormente sono prigionieri (n. 5096). Nell'altra vita, quelli chesono in una forte persuasione della falsità, quando si avvicinano gli altri, chiudonodall'alto la loro facoltà razionale, e quasi li soffocano (n. 3895, 5128).
Le verità che non sono autentiche, e anche le falsità, possono essere associate con le veritàautentiche; ma deve trattarsi delle falsità che contengono il bene, e non delle falsità in cui èmale (n. 3470, 3471, 4551, 4552, 7344, 8149, 9298). Le falsità che contengono il bene sonoricevute dal Signore come verità (n. 4736, 8149). Il bene che ha la sua qualità dalla falsità èaccettato dal Signore, se vi è l'ignoranza, e di lì, vi è innocenza e un fine retto (n. 7887).
Il male falsifica la verità, perché attrae a sé la verità e vi aderisce (n. 8094, 8149). La verità sidice che è falsificata, quando essa è usata strumentalmente per confermare il male (n. 8602)La verità falsificata è contraria alla verità e al bene (n. 8602). Ulteriori particolari riguardoalla falsificazione della verità (n. 7318, 7319, 10648).
Le verità che non sono autentiche, e anche le falsità, possono essere associate con le veritàautentiche; ma deve trattarsi delle falsità che contengono il bene, e non delle falsità in cui èmale (n. 3470, 3471, 4551, 4552, 7344, 8149, 9298). Le falsità che contengono il bene sonoricevute dal Signore come verità (n. 4736, 8149). Il bene che ha la sua qualità dalla falsità èaccettato dal Signore, se vi è l'ignoranza, e di lì, vi è innocenza e un fine retto (n. 7887).
Il male falsifica la verità, perché attrae a sé la verità e vi aderisce (n. 8094, 8149). La verità sidice che è falsificata, quando essa è usata strumentalmente per confermare il male (n. 8602)La verità falsificata è contraria alla verità e al bene (n. 8602). Ulteriori particolari riguardoalla falsificazione della verità (n. 7318, 7319, 10648).
172. Profanatori e profanazioni, di cui si è parlato sopra al n. 169. La profanazione è unacommistione del bene e del male, come anche della verità e della falsità nell'uomo (n.6348). Nessuno può profanare i beni e le verità, ovvero le cose sante della chiesa e laParola, ad eccezione di quelli che inizialmente riconoscono, credono, e ancor più vivono inconformità di esse, e successivamente recedono e non credono più in esse, e vivono per sestessi e per il mondo (n. 593, 1008, 1010, 1059, 3398, 3399, 3898, 4289, 4601, 8394, 10287). Chinell'infanzia, crede nelle verità, e poi non crede più in esse, profana in modo lieve; ma
colui che conferma le verità in se stesso, e successivamente le rigetta, profana gravemente(n. 6959, 6963, 6971). Coloro che credono nelle verità, e vivono empiamente, commettonoprofanazione; come anche coloro che non credono nelle verità e vivono santamente (n.8882). Se l'uomo, dopo essersi pentito di cuore, ricade nei suoi mali, questi è unprofanatore, e dopo, il suo secondo stato è peggiore del primo (n. 8394). Coloro che nelmondo cristiano contaminano le cose sante della Parola con pensieri e discorsi impurisono profanatori (n. 4050, 5390). Ci sono vari tipi di profanazione (n. 10287).
Coloro che non riconoscono le cose sacre non le possono profanare; ancora meno quelliche non le conoscono (n. 1008, 1010, 1059, 9188, 10287). Coloro che sono all'interno dellachiesa possono profanare le cose sante, ma non quelli che sono fuori di essa (n. 2051). Igentili, in quanto estranei alla chiesa, e in quanto privi della conoscenza della Parola, nonpossono profanare (n. 1327, 1328, 2051, 9021). Neppure gli ebrei possono profanare le cosesante interiori della Parola e della chiesa, perché essi non le riconoscono (n. 6963). Perciò leverità interiori non furono rivelato agli ebrei; perché, se fossero state rivelate ericonosciute, essi le avrebbero profanate (n. 3398, 3479, 6963). La profanazione si intendecon le parole del Signore sopra citate al n. 169:
Quando lo spirito immondo è uscito da un uomo, vaga per luoghi aridi in cerca di riposo; manon lo trova; allora dice: Me ne ritornerò a casa mia, da dove sono uscito. E se quando vi faritorno la trova vuota, spazzata e adorna per lui, allora va e prende con sé altri sette spiritipeggiori di lui, ed entrati, vi abitano, e l'ultima condizione di quell'uomo diventa peggiore dellaprima (Matteo 12:4345)
Lo spirito immondo uscito da un uomo, significa il pentimento di colui che è nel male; ilsuo camminare per luoghi aridi e non trovare riposo, significa che per una tale persona,una vita nel bene assume quella qualità. La casa in cui è tornato, e che ha trovato vuota,spazzata e adorna, significa l'uomo stesso, e la sua volontà, privata del bene. I sette spiriti,che questi ha preso con sé con i quali è tornato, significano la commistione del male con ilbene; il fatto che la sua ultima condizione diventa peggiore della prima, significaprofanazione. Questo è il senso interno di queste parole, perché il Signore ha parlato percorrispondenze. La stessa cosa si intende con le parole del Signore all'uomo che guarì nellapiscina di Bethesda:
Ecco, tu sei guarito; non peccare più, affinché non ti capiti qualcosa di peggio (Giovanni 5:14)
E anche da queste parole del Signore:
Egli ha accecato i loro occhi e indurito il loro cuore; perché non vedano con i loro occhi, e nonintendano col cuore, e non si convertano, e io debba guarirli (Giovanni 12:40)
Convertirsi ed essere guariti significa profanare, il che ha luogo quando la verità e il benesono riconosciuti, e successivamente respinti. Tale eventualità sarebbe occorsa se gli ebreifossero stati convertiti e guariti.
La sorte dei profanatori nell'altra vita è il peggiore di tutte, perché il bene e la verità cheessi hanno riconosciuto rimangono, congiuntamente al male e alla falsità; e poiché vi è unatale commistione, la loro vita è lacerata (n. 571, 582, 6348). Il Signore dunque usa lamassima cura, per evitare la profanazione (n. 2426 10287). A motivo di ciò l'uomo èdistolto dal riconoscimento della fede, se non può rimanere in essa fino alla fine della vita(n. 3398, 3402). Per questo motivo anche l'uomo è mantenuto in una certa ignoranza, e nelculto esteriore (n. 301303, 1327, 1328). Il Signore inoltre, custodisce i beni e le verità chel'uomo ha ricevuto attraverso il riconoscimento, nel suo interiore (n. 6595).
Per evitare che le verità interiori possano essere profanate, non vengono rivelate, se nonquando la chiesa è al suo termine (n. 3398, 3399). Perciò il Signore è venuto nel mondo, eha svelato le verità interiori, quando la chiesa era interamente devastata (n. 3398). Si vedaciò che è stato esposto su questo tema in Giudizio universale e distruzione di Babilonia (n. 73,74).
Nella parola Babel significa la profanazione del bene, e Caldea, la profanazione della verità(n. 1182, 1283, 1295, 1304, 13061308, 1321, 1322, 1326). Queste profanazioni corrispondonoai gradi proibiti, o adulteri folli, di cui si parla nella Parola (n. 6348). La profanazione èstata rappresentata nella chiesa israelitica e giudaica con il mangiare il sangue, che è statoquindi severamente vietato (n. 1003).
Rigenerazione 173. Chi non riceve la vita spirituale, cioè chi non è generato di nuovo dal Signore, nonpuò entrare nel cielo, come il Signore insegna in Giovanni:
In verità, in verità ti dico, se uno non è generato di nuovo, non può vedere il regno di Dio(Giovanni 3:3)
174. L'uomo dai suoi genitori, non nasce nella vita spirituale, ma nella vita naturale. Lavita spirituale consiste nell'amare Dio sopra ogni cosa e amare il prossimo come se stessi,secondo i precetti della fede che il Signore ha insegnato nella Parola; viceversa la vitanaturale consiste nell'amarsi e amare il mondo più del prossimo, e anche più di Dio.
175. Ciascuno dai suoi genitori, nasce nei mali dell'amore di sé e del mondo. Ogni maleche per abitudine si è sedimentato nell'indole, si trasmette nella prole; in questo modoprogressivamente, dal padre e dalla madre, dagli avi e antenati, risalendo per una lungaserie, tale che infine tutto della vita dell'uomo non è altro che male. Questa progressivasommatoria del male si interrompe e muta solo attraverso la vita della fede e della caritàche procede dal Signore.
176. Ciò che l'uomo trae dell'ereditarietà, induce in lui una continua inclinazione versociò che è stato ereditato. L'uomo conferma quel male presso di sé, e vi aggiunge altri mali.Questi mali sono assolutamente contrari alla vita spirituale; essi la distruggono. Se dunquel'uomo non riceve dal Signore una nuova vita, che è la vita spirituale, quindi se non èconcepito di nuovo, se non nasce di nuovo, se non è nuovamente allevato, cioè se non ècreato di nuovo, egli è dannato, poiché egli non vuole e quindi non pensa null'altroall'infuori di di ciò che si riferisce a sé e al mondo, come è per l'inferno.
177. Nessuno può essere rigenerato se non sa quelle cose che appartengono alla nuovavita, cioè le cose che attengono alla vita spirituale. Le cose che appartengono alla nuovavita sono le verità in cui si deve credere e i beni da fare. Le prime spettano alla fede, glialtri spettano alla carità. Nessuno può conoscerle da se stesso, perché l'uomo nonpercepisce altro che ciò che si colloca nell'apprezzamento dei sensi, attraverso i qualiacquisisce il lume, denominato lume naturale; così non vede altro che ciò che appartiene asé e al mondo, non ciò che appartiene al cielo, né quelle che si riferiscono a Dio; e questecose si apprendono per rivelazione. Attraverso essa l'uomo impara che il Signore, che è
Dio ab eterno, è venuto nel mondo per salvare il genere umano, che a lui appartiene ognipotestà in cielo e in terra; che tutto ciò che si riferisce alla fede, alla carità, e quindi ogniverità e ogni bene, procedono dal Signore; che vi è il cielo e vi è l'inferno; che l'uomo devevivere eternamente, nel cielo se ha operato rettamente, e nell'inferno se ha condotto unavita empia.
178. Queste e più altre ancora sono le verità della fede, che l'uomo che deve essererigenerato, deve necessariamente conoscere; perché quando le conosce, può pensarle,volerle e metterle in atto, e di qui acquisire una nuova vita. Ad esempio che ignora che ilSignore è il salvatore del genere umano, non può avere fede in lui, né amarlo, né diconseguenza può fare il bene per amore del Signore. Chi non sa che dal Signore derivaogni bene, non può pensare che la propria salvezza venga da lui, e ancor meno può volereche ciò sia così; di conseguenza egli non può vivere per il Signore. Chi non sa che c'èl'inferno, che esiste il cielo, che c'è la vita eterna, neppure può pensare alla vita del cielo, néadoperarsi per riceverla. E così via.
179. In ciascuno vi è un uomo interno e un uomo esterno. L'interno è quello che sichiama uomo spirituale, e l'esterno è quello che si chiama uomo naturale. L'uno e l'altrodevono essere rigenerati, affinché l'uomo sia rigenerato. Presso l'uomo non rigenerato,l'uomo esterno o naturale ha il dominio, e l'uomo interno o spirituale è al suo servizio.Viceversa, presso l'uomo rigenerato, l'uomo interno ha il dominio e l'uomo esterno, onaturale è al suo servizio. Di qui è evidente che nell'uomo, sin dalla nascita, l'ordine dellavita è invertito, vale a dire che quello che deve comandare, serve; e quello che deveservire, comanda. Questo ordine deve essere invertito affinché l'uomo possa esseresalvato; e questa inversione non può giammai esistere al di fuori della rigenerazioneoperata dal Signore.
180. Cosa si intenda con il dominio dell'uomo interno e lo stato di soggezione dell'uomoesterno e viceversa, sarà illustrato così: se l'uomo ripone ogni bene in ciò che gli procuradiletto, nel lucro e nei fasti, e se trova piacere nell'odio e nella vendetta, e se indagainteriormente in se stesso le ragioni che confermano questa sua condizione, allora l'uomoesterno comanda e l'uomo interno è al suo servizio. Se invece l'uomo percepisce il bene eprova diletto nel pensare e nel volere con benignità, sincerità e giustizia, ed esteriormente,parla e agisce allo stesso modo, allora l'uomo interno comanda e l'uomo esterno è al suoservizio.
181. In primo luogo il Signore rigenera l'uomo interno, ed in seguito l'uomo esterno; equest'ultimo viene rigenerato per mezzo dell'altro. Invero l'uomo interno è rigenerato nelpensiero di quelle cose che spettano alla fede e alla carità; l'uomo esterno poi è rigeneratoper una vita conforme a quelle stesse cose. Questo s'intende con le parole del Signore:
Se uno non nasce da acqua e spirito, non può entrare nel regno di Dio (Giovanni 3:5)
L'acqua in senso spirituale è la verità della fede, e lo spirito è la vita conforme a questaverità.
182. L'uomo rigenerato è, in quanto al suo interiore, nel cielo, ed ivi egli è un angelo tragli angeli, tra i quali inoltre giunge dopo la morte; allora egli può vivere la vita del cielo,amare il Signore, amare il prossimo, comprendere la verità, assaporare il bene e gustarneappieno la beatitudine che ne deriva.
Estratti da Arcana Coelestia: 183. Cosa è la rigenerazione, e il motivo per il quale è effettuata. Nel tempo presente si sa benpoco della rigenerazione; la ragione (n. 3761, 4136, 5398). L'uomo nasce nei mali di ognigenere, e quindi, essendo nel suo proprio dalla nascita, non è altro che male (n. 210, 215,731, 874876, 987, 1047, 2307, 2308, 3518, 3701, 3812, 8480, 8549, 8550, 8552, 10283, 10284,10286, 10731). L'indole ereditaria dell'uomo, non è altro che male; si vedano in propositogli estratti da Arcana Coelestia, sopra al n. 83. Il proprio dell'uomo non è altro che male; siveda il n. 82. L'uomo da se stesso, nella misura in cui è sotto l'influenza della sua naturaereditaria e del suo proprio, è peggiore degli animali bruti (n. 637, 3175). Perciò, da sestesso egli si volge continuamente all'inferno (n. 694, 8480). Perciò, se l'uomo dovesseessere guidato dal suo proprio, non potrebbe essere salvato (n. 10731).
La vita naturale dell'uomo è contraria alla vita spirituale (n. 3913, 3928). Il bene che egli fada se stesso o dal suo proprio, non è il bene, perché egli lo fa per il bene di sé e del mondo(n. 8480). Il proprio dell'uomo deve essere rimosso in modo che il Signore e il cielopossano essere presenti presso di lui (n. 1023, 1044). Esso è realmente rimosso quandol'uomo viene rigenerato dal Signore (n. 93349336, 9452, 9454, 9938). Pertanto, egli deveessere creato nuovamente, cioè, rigenerata (n. 8548, 8549, 9452, 9937). Creare l'uomo, nellaParola, significa rigenerarlo (n. 16, 88, 10634).
L'uomo è congiunto al Signore per mezzo della rigenerazione (n. 2004 9338); ed è associatocon gli angeli nel cielo (n. 2474). Egli non entra nel cielo, fino a che non è in uno stato taleda essere guidato dal Signore per mezzo del bene, cioè quando è rigenerato (n. 8516, 8539,8722, 9139, 9832, 10367).
L'uomo esterno o naturale domina, e l'uomo interno serve, nell'uomo non rigenerato (n.3167, 8743). Quindi, lo stato della vita dell'uomo è invertito dalla sua nascita, e deve esserecompletamente mutato di nuovo in modo che egli possa essere salvato (n. 6507, 8552, 8553,9258). Il fine della rigenerazione è, che l'uomo interno o spirituale possa governare, e
l'uomo esterno o naturale sia la suo servizio (n. 911, 913). Ciò ha luogo dopo che l'uomo èrigenerato (n. 5128, 5651, 8743). Perché dopo la rigenerazione l'amore di sé e del mondonon hanno più il dominio, essendo questi sostituiti dall'amore per il Signore e verso ilprossimo (n. 8856, 8857). Quindi è chiaro che l'uomo non può essere salvato se non èrigenerato (n. 5280, 8548, 8772, 10156).
La rigenerazione è il piano in cui si perfeziona la vita dell'uomo in eterno (n. 9334). L'uomorigenerato è perfezionato in eterno (n. 6648, 10048). La qualità dell'uomo rigenerato edell'uomo non rigenerato (n. 977, 986, 10156).
184. Chi è il rigenerato. L'uomo non può essere rigenerato a meno che non sia istruito nelleverità della fede e nei beni della carità (n. 677, 679, 711, 8635, 86388640, 10729). Coloro chesono solo nelle verità, e non nel bene, non possono essere rigenerati (n. 6567, 8725).Nessuno è rigenerato, a meno che non sia nella carità (n. 989). Nessuno può essererigenerata se non chi ha la coscienza (n. 2689, 5470). Ciascuno è rigenerato secondo la suafacoltà di ricevere il bene dell'amore per il Signore, e la carità verso il prossimo, attraversole verità della fede, dalla dottrina della Chiesa, che è dalla Parola (n. 2967, 2975). Chi puòessere rigenerato, e chi non può (n. 2689). Coloro che vivono la vita della fede e dellacarità, e che non sono rigenerati nel mondo, sono rigenerati nell'altra vita (n. 989, 2490).
185. La rigenerazione è unicamente dal Signore. Il Signore solo rigenera l'uomo, e né l'uomoné angelo contribuisce ad essa (n. 10067). La rigenerazione dell'uomo è l'immagine dellaglorificazione del Signore, vale a dire, come il Signore ha reso Divino il suo Umano, cosìrende spirituale l'uomo che rigenera (n. 3043, 3138, 3212, 3296, 3490, 4402, 5688, 10057,10076). Il Signore vuole che tutto l'uomo che rigenera gli appartenga, e non parte di lui (n.6138).
186. Ulteriori particolari riguardanti la rigenerazione. L'uomo è rigenerato attraverso leverità della fede, e attraverso una vita conforme ad esse (n. 1904, 2046, 9088, 9959, 10028).Questo si intende con le parole del Signore:
A meno che uno non nasce dall'acqua e dallo spirito, non può entrare nel regno di Dio(Giovanni 3:5)
Acqua significa le verità della fede, e spirito, una vita conforme ad esse (n. 10240). Acquanella Parola significa la verità della fede (n. 2702, 3058, 5668, 8568, 10238). La purificazionespirituale, che è dai mali e dalle falsità, è effettuata per mezzo delle verità della fede (n.2799, 5954, 7044, 7918, 9088, 10229, 10237). Quando l'uomo è rigenerato, le verità vengonoinseminate e impiantate nel bene, affinché essi possano diventare parte della vita (n. 880,2189, 2574, 2697). Quale deve essere la qualità delle verità affinché possano essereimpiantate nel bene (n. 8725). Nella rigenerazione la verità è congiunta al bene, e il bene
reciprocamente alla verità (n. 5365, 8516). In che modo questa reciproca iniziazione econgiunzione viene effettuata (n. 3155, 10067). La verità è impiantato nel bene quandodiventa della volontà, poiché allora diventa dell'amore (n. 10367).
Ci sono due stati nell'uomo che è rigenerato; il primo, quando egli è guidato dalla verità albene; il secondo, quando agisce dal bene, e dal bene vede la verità (n. 7992, 7993, 8505,8506, 8510, 8512, 8516, 8643, 8648, 8658, 8685, 8690, 8701, 8772, 9227, 9230, 9274, 9736,10048, 10057, 10060, 10076). La qualità dello stato dell'uomo quando la verità èpreponderante, e il bene è subordinato (n. 3610). Di lì appare che quando l'uomo è in via dirigenerazione, guarda al bene dalla verità; ma quando è rigenerato, egli considera la veritàdal bene (n. 6247). Quindi ha luogo un capovolgimento di fronte, in quanto lo statodell'uomo viene invertito (n. 6507).
Ma deve essere noto che quando l'uomo è in via di rigenerazione, la verità non è realmentepreponderante, e il bene, subordinato; ciò è solo in apparenza; ma quando l'uomo vienerigenerato, il bene è preponderante, e la verità, subordinata effettivamente e in modotangibile (n. 3324, 3325, 3330, 3336, 3494, 3539, 3548, 3556, 3563, 3570, 3576, 3603, 3701,4243, 4245, 4247, 4337, 4925, 4926, 4928, 4930, 4977, 5351, 6256, 6269, 6273, 8516, 10110).Così bene è il primo e ultimo della rigenerazione (n. 9337). Poiché la verità sembra essereal primo posto e il bene al secondo posto, quando l'uomo viene rigenerando, ovvero,quando l'uomo diventa una chiesa, a causa di tale apparenza è stata oggetto dicontroversia fra gli antichi, su chi fosse il primogenito nella chiesa, tra la verità della fede oil bene della carità (n. 367, 2435).
Il bene della carità, è realmente il primogenito della chiesa, mentre la verità della fede lo èsolo apparentemente (n. 3325, 3494, 4925, 4926, 4928, 4930, 8042, 8080). Primogenito nellaParola significa il primo della chiesa, a cui spetta il primato e la superiorità (n. 3325). IlSignore è chiamato il primogenito, perché in lui e da lui è tutto il bene dell'amore, dellacarità e della fede (n. 3325).
L'uomo non dovrebbe tornare da quest'ultimo stato in cui verità è considerata attraverso ilbene, al precedente stato, in cui il bene è considerato attraverso la verità; e perché (n. 2454,36503655, 5895, 5897, 7857, 7923, 8505, 8506, 8510, 8512, 8516, 9274, 10184). Dove questeparole del Signore sono spiegate:
Colui che è nel campo non torni indietro a prendere le sue vesti (Matteo 24:18)
Chiunque si trovi nel campo, non torni a recuperare ciò che è rimasto dietro di lui. Ricordatevidella moglie di Lot (Luca 17:31, 32)
perché questo è il significato di quelle parole.
Come è effettuato il processo di rigenerazione dell'uomo (n. 1555, 2343, 2490, 2657, 2979,3057, 3286, 3310, 3316, 3332, 3470, 3701, 4353, 5113, 5126, 5270, 5280, 5342, 6717, 8772, 8773,9043, 9103, 10021, 10057, 10367). Gli arcani della rigenerazione sono innumerevoli, poichéla rigenerazione continua durante tutta la vita dell'uomo (n. 2679, 3179, 3584, 3665, 3690,3701, 4377, 4551, 4552, 5122, 5126, 5398, 5912, 6751, 9103, 9258, 9296, 9297, 9334). Appenaalcuni di questi arcani vengono alla conoscenza e alla percezione dell'uomo (n. 3179, 9336).Questo è ciò che s'intende con le parole del Signore:
Il vento soffia dove vuole e tu ne odi il suono, ma non sai, da dove viene né dove va; così èchiunque è nato dallo spirito (Giovanni 3:8)
Riguardo al processo di rigenerazione del uomo della chiesa spirituale (n. 2675, 2678, 2679,2682). E riguardo al processo di rigenerazione del uomo della chiesa celeste (n. 5113,10124).
L'uomo rigenerato è simile a un bambino, che impara prima a parlare, poi a pensare, poi avivere bene, fino a che tutte quelle cose fluiscono da lui spontaneamente, come da sestesso (n. 3203, 9296, 9297). Così colui che viene rigenerato viene prima guidato dalSignore come un bambino, poi come un ragazzo, e poi come un adulto (n. 3665, 3690, 43774379, 6751). Quando l'uomo viene rigenerato dal Signore, egli è prima in uno stato diinnocenza esteriore, che è il suo stato di infanzia, e poi successivamente è portato in unostato di innocenza interiore, che è il suo stato di sapienza (n. 9334, 9335, 10021, 10210). Lanatura e la qualità dell'innocenza dell'infanzia, e dell'innocenza della sapienza (n. 1616,2305, 2306, 3494, 4563, 4797, 5608, 9301, 10021). Confronto tra la rigenerazione dell'uomo, eil concepimento e la formazione di un embrione nel grembo materno (n. 3570, 4931, 9258).Perciò generazioni e nascite nella Parola significano generazioni e nascite spirituali, cheappartengono alla rigenerazione (n. 613, 1145, 1255, 2020, 2584, 3860, 3868, 4070, 4668,6239, 10204). La rigenerazione dell'uomo illustrata attraverso le germinazioni nel regnovegetale (n. 5115, 5116). La rigenerazione dell'uomo rappresentata nell'arcobaleno (n. 1042,1043, 1053).
L'uomo interno o spirituale, e l'uomo esterno o naturale, devono essere entrambirigenerati, l'uno per mezzo dell'altro (n. 3868, 3870, 3872, 3876, 3877, 3882). L'uomo internodeve essere rigenerato prima dell'esterno, poiché l'uomo interno è nella luce del cielo, el'uomo esterno nella luce del mondo (n. 3321, 3325, 3469, 3493, 4353, 8746, 9325). L'uomoesterno o uomo naturale è rigenerato mediante l'interno o spirituale (n. 3286, 3288, 3321).L'uomo non è rigenerato se prima l'uomo esterno o uomo naturale non è rigenerato (n.87428747, 9043, 9046, 9061, 9325, 9334). L'uomo spirituale è chiuso a meno che l'uomo
naturale non sia rigenerato (n. 6299). Ed è come se fosse cieco alle verità e ai beni della fedee dell'amore (n. 3493, 3969, 4353, 4588). Quando l'uomo naturale è rigenerato tutto l'uomoviene rigenerato (n. 7442, 7443). Questo s'intende per la lavanda dei piedi dei discepoli, econ queste parole del Signore:
Colui che ha fatto il bagno non ha bisogno di lavarsi se non i piedi, ed ècompletamente puro (Giovanni 13:9, 10; n. 10243)
Lavanda nella Parola significa lavaggio spirituale, che è la purificazione dai mali e dallefalsità (n. 3147, 10237, 10241). E piedi significa ciò che appartiene all'uomo naturale (n.2162, 3761, 3986, 4280, 49384952). Quindi lavare i piedi è purificare l'uomo naturale (n.3147, 10241).
In che modo l'uomo naturale è rigenerato (n. 3502, 3508, 3509, 3518, 3573, 3576, 3579, 3616,3762, 3786, 5373, 5647, 5650, 5651, 5660). La qualità dell'uomo naturale quando èrigenerato, e quando non è rigenerato (n. 8744, 8745). Nella misura in cui l'uomo naturalenon combatte con l'uomo spirituale, l'uomo è rigenerato (n. 3286). Quando un uomo vienerigenerato, l'uomo naturale percepisce le cose spirituali per influsso (n. 5651).
La parte sensuale, che è la parte più remota dell'uomo naturale, non è rigenerata nel tempopresente, e l'uomo è elevato al di sopra di essa (n. 7442). Tutti coloro che sono rigeneratisono in attualità elevati da ciò che è sensuale, nella luce del cielo (n. 6183, 6454). La naturae la qualità dell'uomo sensuale può essere vista negli estratti di cui sopra (n. 50).
L'uomo è rigenerato per influsso nelle conoscenze del bene e della verità che egli possiede(n. 4096, 4097, 4364). Quando l'uomo è rigenerato, viene introdotto attraverso beni e veritàintermedie nei beni e nelle verità autentiche; allora i beni e le verità intermedie sonodismessi, e sostituiti con quelli autentici (n. 3665, 3686, 3690, 3974, 4063, 4067, 4145, 6384,9382). Poi un altro ordine intercorre tra verità e beni (n. 4250, 4251, 9931, 10303). Essi sonodisposti secondo i fini (n. 4104). Quindi, secondo gli usi della vita spirituale (n. 9297).Presso coloro che sono rigenerati si succedono molteplici stati, attraverso i quali sonoprogressivamente introdotti sempre più interiormente nel cielo, quindi in prossimità delSignore (n. 6645). L'uomo rigenerato è nell'ordine del cielo (n. 8512). Il suo interno è apertonel cielo (n. 8512, 8513). L'uomo attraverso la rigenerazione entra nell'intelligenza angelicache, tuttavia, si nasconde nel suo interiore fintanto che rimane nel mondo, ma è apertonell'altra vita, e la sua sapienza è allora come quella degli angeli (n. 2494, 8747)
Gli stati di illuminazione di coloro che sono rigenerati (n. 2697, 2701, 2704). Con larigenerazione l'uomo riceve un nuovo intelletto (n. 2657). La fruttificazione del bene, edella moltiplicazione delle verità, presso quelli che vengono rigenerati (n. 984). Presso il
rigenerato le verità dal bene formano una sorta di costellazione per derivazioni successive,che si moltiplicano intorno continuamente (n. 5912). Presso il rigenerato, le verità dal benesono disposte in un ordine tale che le verità del bene, da cui, come dai loro genitori, il restoprocede, sono nel mezzo, mentre il resto si succede nell'ordine secondo la loro affinità, finoalle più remote, dove c'è l'oscurità (n. 4129, 4551, 4552, 5134, 5270).
Presso il rigenerato le verità dal bene sono disposte nella forma del cielo (n. 3316, 3470,3584, 4302, 5704, 5709, 6028, 6690, 9931, 10303); in Cielo e inferno, nella parte relativa allaforma del cielo, secondo cui hanno luogo tutte le associazioni e le comunicazioni lì (n. 200212); e riguardo alla sapienza degli angeli del cielo (n. 265275).
Presso il rigenerato, vi è una corrispondenza tra le cose spirituali e cose naturali (n. 2850).Il suo ordine della vita è completamente invertito (n. 3332, 5159, 8995). Egli è del tutto unuomo nuovo, in quanto al suo spirito (n. 3212). Egli appare come un uomo non rigeneratoesteriormente, ma non interiormente (n. 5159). Il bene spirituale, che è volere e fare il beneper affezione dell'amore del bene, può essere dato all'uomo unicamente per mezzo dellarigenerazione (n. 4538). Le verità, che entrano nell'affezione, sono riprodotte (n. 5893). Leverità, nella misura in cui sono private della vita del proprio dell'uomo, sono congiunte albene, e ricevono la vita spirituale (n. 3607, 3610). Nella misura in cui i mali dall'amore di sée dell'amore del mondo vengono rimossi, nella stessa misura vi è la vita nelle verità (n.3610).
La prima affezione della verità presso l'uomo che si rigenera non è pura, ma vienepurificata successivamente (n. 3089, 8413). I mali e le falsità presso l'uomo che vienerigenerato sono rimossi lentamente, e non rapidamente (n. 9334, 9335). I mali e le falsitàdel proprio dell'uomo rimangono ancora, e vengono rimossi solo dalla rigenerazione (n.865, 868, 887, 929, 1581, 2406, 4564, 8206, 8393, 8988, 9014, 93339336, 9445, 9447, 9448,94519454, 9938, 10057, 10060). L'uomo non può mai essere rigenerato fino ad esserechiamato perfetto (n. 894, 5122, 6648). Gli spiriti maligni non osano affrontare i rigenerati(n. 1695). Coloro che credono nella giustificazione insegnata nella chiesa, sanno poco dellarigenerazione (n. 5398).
L'uomo deve essere in uno stato di libertà, per poter essere rigenerato (n. 1937, 1947, 2876,2881, 3145, 3146, 3158, 4031, 8700). L'uomo è introdotto nella libertà celeste per mezzodella rigenerazione (n. 2874, 2875, 2882, 2892). Non vi è alcuna congiunzione del bene edella verità nella coazione, e quindi non vi può essere rigenerazione (n. 2875, 2881, 4031,8700). Altri particolari in merito alla libertà con riferimento alla rigenerazione, possonoessere visti sopra, dove si tratta della libertà.
Colui che viene rigenerato, deve necessariamente subire le tentazioni (n. 3696, 8403).Perché le tentazioni hanno luogo al fine della congiunzione del bene e della verità, e ancheal fine della congiunzione dell'uomo interno con l'uomo esterno (n. 4248, 4272,
5773).
Tentazione 187. Solo coloro che sono rigenerati subiscono delle tentazioni spirituali, essendo questetormenti della mente indotti da spiriti perversi presso coloro che sono nel bene e nellaverità. Quando questi spiriti eccitano i mali che sono presso i rigenerati, insorge un'ansietàche appartiene alla tentazione; l'uomo ignora quale sia la sua origine.
188. Invero, presso ogni uomo ci sono spiriti malvagi e spiriti retti; i malvagi sono neisuoi mali, e gli spiriti retti, nei suoi beni. Gli spiriti malvagi quando si avvicinanoestraggono i suoi mali; viceversa, gli spiriti retti, estraggono i suoi beni. Di qui ne risultauna collisione ed un conflitto, da cui insorge nell'uomo un'ansietà interiore, che è latentazione. Pertanto, è evidente che le tentazioni sono prodotte dall'inferno e non dal cielo;il che è conforme alla fede della chiesa, secondo cui Dio non tenta nessuno.
189. Vi sono anche delle ansietà interiori presso coloro che non sono nel bene e nellaverità, ma esse sono ansietà naturali, e non già spirituali. Le prime hanno per oggetto lecose mondane, mentre le ansietà spirituali hanno per oggetto le cose celesti.
190. Le tentazioni hanno a che fare con il dominio del bene sul male, ovvero del male sulbene. Il male che vuole dominare è nell'uomo naturale o esterno: ed il bene nell'uomospirituale o uomo interno. Se vince il male, allora l'uomo naturale domina; se vince il bene,allora domina l'uomo spirituale.
191. Queste lotte si fanno con le verità della fede desunte dalla Parola; con esse l'uomodeve combattere contro i mali e le falsità; e se egli combatte con altri mezzi anziché questi,non può essere vittorioso, perché negli altri non c'è il Signore. Poiché il combattimento sifa con le verità della fede, l'uomo non è ammesso a tale competizione, fintanto che nonacquisisce la conoscenza della verità e del bene, e quindi non prima non prima di averacquisito una vita spirituale; è per questo che tali combattimenti non non hanno luogopresso l'uomo prima che egli sia in età adulta.
192. Se l'uomo soccombe, il suo stato dopo la tentazione è peggiore del precedente;infatti allora il male acquista potenza sul bene, e la falsità sulla verità.
193. Siccome oggi la fede è rara, a causa della mancanza di carità, essendo la chiesa allasua fine, nel tempo presente sono pochi coloro che sono ammessi ad alcune tentazionispirituali; da ciò consegue che a malapena si sappia cosa siano, e a cosa esse conducano.
194. Le tentazioni sono finalizzate al dare al ben il dominio sul male, e alla verità, ildominio sulla falsità, come pure a confermare le verità e a congiungerle ai beni, e al tempostesso, a dissipare i mali e quindi le falsità. Le tentazioni conducono anche ad aprirel'uomo interno spirituale e ad assoggettare ad esso l'uomo naturale; e ancora, a reprimeregli amori di sé e del mondo, e a mortificare le concupiscenze che da quelli derivano.Quando ciò è compiuto, l'uomo accede all'illuminazione e alla percezione di quel che sia laverità e il bene, e di quel che sia il male e la falsità; dunque vi è allora presso l'uomointelligenza e sapienza, le quali poi incrementano di giorno in giorno.
195. Nelle tentazioni, unicamente il Signore combatte per l'uomo. Se l'uomo non credeche il Signore solo combatte per lui e vince per lui, allora egli non subisce che unatentazione esterna che a nulla gli giova.
Estratti da Arcana Coelestia 196. Qui segue una sintesi di ciò che è scritto in Arcana Coelestia, in merito alle tentazioni,di cui qualche cenno deve essere premesso, in modo che possa essere noto piùchiaramente, da dove esse procedono. La tentazione è spirituale, quando le verità dellafede che un uomo crede nel suo cuore, e secondo cui egli ama vivere, sono prese d'assaltodentro di lui, soprattutto quando il bene dell'amore, in cui egli pone la sua vita spirituale,viene aggredita. Quegli assalti si svolgono in vari modi; come per influsso di scandalicontro le verità e i beni, nei pensieri e nella volontà; o per estrazione dalla memoria, deimali che l'uomo ha commesso, e delle falsità che ha pensato; dunque, attraverso una sortadi irruzione interiore di queste cose; e allo stesso tempo, attraverso una apparentechiusura verso l'alto dell'interiore della mente, e, di conseguenza, della comunicazione conil cielo, da cui la capacità di pensare dalla sua propria fede, e di volere dal suo proprioamore, vengono intercettati. Queste cose sono messe in atto dagli spiriti maligni che sonopresenti presso l'uomo; e quando esse avvengono, sono percepite sotto forma di ansie etormenti interiori di coscienza; poiché esse influenzano e tormentano la vita spiritualedell'uomo, il quale crede che provengano, non dagli spiriti maligni, ma dal suo stessointimo.
L'uomo ignora che tali attacchi procedono dagli spiriti maligni perché non sa che gli spiritisono presenti presso di lui, i malvagi,nei suoi mali, e i retti, nei suoi beni; e segnatamente,essi sono presenti nei suoi pensieri e nelle sue affezioni. Queste tentazioni sono più graviquando sono accompagnate da dolori del corpo; e più ancora, quando questi dolori sonopersistenti, e l'uomo non riesce a liberare, neppure implorando la misericordia Divina èimplorato; da cui ne risulta la disperazione, che è il fine di tali tentazioni.
Deve qui farsi qualche cenno, tratto da Arcana Coelestia, in merito agli spiriti che sono
presso l'uomo, perché le tentazioni procedono da essi. Gli spiriti e gli angeli sono pressoogni uomo (n. 697, 58465866). Sono nei suoi pensieri e nelle sue affezioni (n. 2888, 5846,5848). Se gli spiriti e gli angeli si allontanassero, l'uomo non potrebbe vivere (n. 2887, 5849,5854, 5993, 6321). Perché attraverso spiriti e angeli l'uomo comunica ed è congiunto con ilmondo spirituale, senza il quale egli non avrebbe alcuna vita (n. 697, 2796, 2886, 2887,4047, 4048, 58465866, 59765993). Gli spiriti presenti presso l'uomo mutano secondo leaffezioni del suo amore (n. 5851). Gli spiriti infernali sono negli amori del propriodell'uomo (n. 5852, 5.9795.993). Gli spiriti entrano in tutte le cose della memoria dell'uomo(n. 5853, 5857, 5859, 5860, 6192, 6193, 6198, 6199). Gli angeli sono nei fini da cui e per ilbene dei quali l'uomo pensa, vuole, e agisce in tal modo e non altrimenti (n. 1317, 1645,5844). L'uomo non appare agli spiriti, né gli spiriti all''uomo (n. 5885).Quindi gli spiriti nonpossono vedere ciò che è nel nostro mondo attraverso l'uomo (n. 1880). Sebbene gli spiritie gli angeli sono presso l'uomo, nei suoi pensieri e nelle affezioni, ciò nondimeno, egli èancora nella libertà di pensiero, volontà e azione (n. 5982, 6477, 8209, 8307, 10777). Si vedain Cielo e inferno, dove è trattata la congiunzione del cielo con il genere umano (n. 291302).
197. Origine e natura delle tentazioni. Le tentazioni derivano dalla presenza degli spiritimaligni presso l'uomo, che ispirano scandali contro i beni e le verità che l'uomo ama ecrede; e allo stesso modo eccitano anche i mali che egli ha fatto e le falsità che ha pensato(n. 741, 751, 761, 3927, 4307, 4572, 5036, 6657, 8960). Gli spiriti maligni usano ogni sorta diastuzia e cattiveria (n. 6666). L'uomo che è in tentazioni è vicino all'inferno (n. 8131). Cisono due forze che agiscono nella tentazione, una forza dall'interno, dal Signore, e unaforza dall'esterno, dall'inferno (n. 8168).
L'amore dominante dell'uomo è aggredito nelle tentazioni (n. 847, 4274). Gli spiriti maligniattaccano soltanto quelle cose che sono dea fede dell'uomo e dell'amore, quindi quelle coseche sono in relazione con la sua vita spirituale; perciò in quei momenti è la sua vita eternache è minacciata (n. 1820). Le tentazioni paragonate con la condizione dell'uomo tra i ladri(n. 5246). Durante le tentazioni gli angeli del Signore tengono uomo nelle verità e nei beniche sono presso di lui; viceversa gli spiriti maligni lo tengono nelle falsità e nei mali chesono in lui; da cui nasce un conflitto e un combattimento (n. 4249).
La tentazione è un combattimento tra l'uomo interno o spirituale, e l'uomo esterno onaturale (n. 2183, 4256). Quindi tra i piaceri dell'uomo interno ed i piaceri dell'uomoesterno, che sono opposti tra loro (n. 3928, 8351). Essa ha luogo a causa del conflitto traquesti piaceri (n. 3928) e attiene al dominio di uno sopra l'altro (n. 3928, 8961).
Nessuno può essere tentato se non è nel riconoscimento, e allo stesso tempo nell'affezionedella verità e del bene, perché altrimenti, non vi è alcun combattimento, perché non c'ènulla di spirituale che agisce contro ciò che è naturale, quindi non vi è alcunacompetizione per il dominio (n. 3928, 4299). Chi ha acquistato una vita spirituale subisce letentazioni (n. 8963). Le tentazioni esistono presso coloro che hanno coscienza, cioè presso
coloro che sono nell'amore spirituale; ma sono più gravose in coloro che hanno lapercezione, cioè presso coloro che sono nell'amore celeste (n. 1668, 8963). I morti, vale adire quelli che non sono nella fede e nell'amore per Dio e per il prossimo, non sonoammessi nelle tentazioni, perché precipiterebbero (n. 270, 4274, 4299, 8964, 8968). Quindimolto pochi nel tempo presente sono ammessi nelle tentazioni spirituali (n. 8965). Macoloro che provano ansietà per varie cause nel mondo, in passato, presente o futuro, chesono generalmente vittima di infermità e debolezza del corpo, non soffrono di ansiederivanti dalle tentazioni (n. 762, 8164).
Le tentazioni spirituali a volte si manifestano con dolori del corpo, e a volte no (n. 8164).Uno stato di tentazione è una condizione impura e sordida nella misura in cui i mali e lefalsità aggrediscono, e sono anche messi in discussione i beni e le verità (n. 5246). Inoltre,perché nelle tentazioni vi è rabbia, tormenti della mente, e molti affezioni maligne (n. 1917,6829). Vi è anche l'oscurità e il dubbio relativo al fine (n. 1820 6829) oltre che in relazionealla Divina Provvidenza, perché le preghiere non sono udite nel corso delle tentazioni,come al di fuori di esse (n. 8179). E perché l'uomo quando è in tentazione, appare a sestesso come in uno stato di dannazione (n. 6097). Perché l'uomo percepisce chiaramenteciò che sta facendo nel suo uomo esterno, di conseguenza le cose che gli spiriti maligniinsinuano e suscitano, secondo cui egli pensa al suo stato. Ma egli non percepisce ciò chesta facendo nel suo uomo interno, di conseguenza, le cose che fluiscono in lui tramite gliangeli, dal Signore, e perciò egli non può giudicare del suo stato da lì (n. 10236, 10240).
Le tentazioni sono generalmente portate alla disperazione, che è il loro limite (n. 1787,2694, 5279, 5280, 6144, 7147, 7155, 7166, 8165, 8567). Le ragioni (n. 2694). Nella tentazione cisono anche forme di disperazione, che però terminano in una generale disperazione (n.8567). In uno stato di disperazione l'uomo medita cose spiacevoli, ma il Signore non letiene in considerazione (n. 8165). Quando la tentazione termina, vi è dapprima uno stato difluttuazione tra la verità e la falsità (n. 848, 857). Ma poi la verità risplende, e diventaserena e gioiosa (n. 3696, 4572, 6829, 8367, 8370).
Coloro che sono rigenerati, sono sottoposti alle tentazioni, non una sola volta, ma moltevolte, perché molti mali e falsità devono essere rimossi (n. 8403). Se coloro che hannoacquisito una certa vita spirituale non subiscono tentazioni nel mondo, le subiscononell'altra vita (n. 7122). Come si svolgono le tentazioni nell'altra vita, e dove (n. 537539,699, 11061113, 1122, 2694, 4728, 49404951, 6119, 6928, 7090, 7122, 7127, 7186, 7317, 7474,7502, 7541, 7542, 7545, 7768, 7990, 9331, 9763). Lo stato di illuminazione di coloro chesuperano la tentazione, e sono elevati al cielo, e la loro accoglienza lì (n. 2699, 2701, 2704).
La qualità della tentazione dalla mancanza di verità, e il desiderio di essa nello stessotempo (n. 2682, 8352). La tentazione dei bambini nell'altra vita, da cui essi imparano aresistere ai mali, la sua natura (n. 2294). Differenza tra tentazioni, infestazioni, edistruzioni (n. 7474).
198. Come e quando hanno luogo le tentazioni. I combattimenti spirituali principalmenteavvengono per mezzo delle verità della fede (n. 8962). La verità è la prima arma dicombattimento (n. 1685). Gli uomini della chiesa spirituale sono tentati riguardo alle veritàdella fede, perché presso di loro il combattimento ha ad oggetto le verità; viceversa, gliuomini della Chiesa celeste, sono tentati riguardo ai beni dell'amore, perché presso di loroil combattimento è per i beni (n. 1668, 8963). Coloro che sono della chiesa spirituale, per lamaggior parte, non combattono attraverso verità autentiche, ma da verità che essiritengono tali secondo la dottrina della loro chiesa; la quale deve essere tale da potersicongiungere con il bene (n. 6765).
Chi è rigenerato deve subire tentazioni, e non può essere rigenerato senza di esse (n 5036,8403.); le tentazioni, pertanto sono necessarie (n. 7090). L'uomo che deve essere rigenerato,entra nelle tentazioni, quando il male agisce per ottenere il dominio sul bene, e l'uomonaturale sopra l'uomo spirituale (n. 6657, 8961). L'uomo accede alle tentazioni quando ilbene deve essere predominante (n. 4248, 4249, 4256, 8962, 8963). Coloro che sonorigenerati, vengono prima lasciati in uno stato di tranquillità, poi sono immessi nelletentazioni, e poi tornano in uno stato di tranquillità e pace, che è il fine (n. 3696).
199. Quale bene viene raggiunto attraverso le tentazioni. L'effetto delle tentazioni, in sintesi(n. 1692, 1717, 1740, 6144, 89588969). Con le tentazioni l'uomo spirituale o internoacquisisce il dominio sopra l'uomo naturale o esterno; conseguentemente, il bene sul male,e la verità sulla falsità; perché il bene risiede nell'uomo spirituale, che non può esisteresenza di esso, e il male risiede nell'uomo naturale (n.8961). Poiché la tentazione è uncombattimento tra loro, ne consegue che il dominio è l'oggetto della lotta, cioè, se l'uomospirituale deve avere il dominio sull'uomo naturale, quindi se il bene deve avere ildominio sul male, o viceversa; di conseguenza, se il Signore o l'inferno devono avere ildominio sull'uomo (n. 1923, 3928).
L'uomo esteriore o naturale, mediante le tentazioni, riceve le verità corrispondenti alleaffezioni dell'uomo interno o uomo spirituale (n. 3321, 3928). L'uomo spirituale interno èaperto e congiunto con l'esterno mediante le tentazioni, affinché l'uomo in quanto adentrambe le sue parti possa essere elevato, e guardare al Signore (n. 10685). L'uomospirituale interna viene aperta e congiunta con l'esterno per mezzo di tentazioni, perché ilSignore agisce dall'interno, e di là fluisce nell'esterno, e rimuove e soggioga i mali in esso,e allo stesso tempo lo assoggetta e lo rende subordinato all'interna (n. 10685).
Le tentazioni hanno luogo al fine della congiunzione del bene e della verità, e per ladispersione delle falsità che aderiscono alle verità e ai beni (n. 4572). Di conseguenza, ilbene è congiunto alla verità per mezzo delle tentazioni (n. 2272). I ricettacoli della veritàsono ammorbiditi dalle tentazioni, e disposti in uno stato ricettivo del bene (n. 3318).Verità e beni, vale a dire le cose che appartengono alla fede e alla la carità, si temprano e siradicano attraverso le tentazioni (n. 8351, 8924, 8966, 8967). E i mali e le falsità vengono
rimossi, lasciando il luogo sgombro per la ricezione dei beni e delle verità (n. 7122).Attraverso le tentazioni gli amori di sé e del mondo, da cui procedono tutti i mali e lefalsità, sono dismessi (n. 5356). E così l'uomo è umiliato (n. 8966, 8967). I mali e le falsitàsono sottomessi, separati e rimossi, ma non cancellati dalle tentazioni (n. 868). Per mezzodelle tentazioni le cose del corpo con le loro passioni, sono sottomesse (n. 357, 868).L'uomo dalle tentazioni impara cosa sono il bene e la verità, anche attraverso la lororelazione con i loro opposti, che sono mali e le falsità (n. 5356). Impara anche il suo prorionon è altro che il male, e che tutto il bene presso di lui viene dal Signore e dalla suamisericordia (n. 2334)
Dalle tentazioni in cui l'uomo esce vittorioso, gli spiriti maligni sono privati del potere disollevarsi contro di lui in seguito (n. 1695, 1717). Gli inferni non osano insorgere controcoloro che hanno subito tentazioni e ne sono usciti vincitori (n. 2183, 8273).
Dopo le tentazioni in cui l'uomo conquista il male, c'è gioia derivante dalla congiunzionedel bene e della verità, anche se l'uomo non sa che la gioia è da lì (n. 4572, 6829). C'è poil'illuminazione della verità che è dalla fede, e la percezione del bene che è dall'amore (n.8367, 8370). Di là egli acquisisce intelligenza e sapienza (n. 8966, 8967). Le verità dopo letentazioni si accrescono immensamente (n. 6663). E il bene ha la preminenza, ovvero è ilprimo, e la verità è subordinata (n. 5773). E l'uomo, in quanto al suo uomo internospirituale, è ammesso nelle società angeliche, e quindi nel cielo (n. 6611).
Prima che un uomo sia sottoposto alle tentazioni, le verità e i beni che sono presso di luisono disposti in ordine dal Signore, affinché egli possa essere in grado di resistere ai mali ealle falsità che sono presso di lui, e sono eccitate dall'inferno (n. 8131). Nelle tentazioni ilSignore provvede al bene, laddove gli spiriti maligni suscitano intenzioni malvagie (n.6574). Dopo tentazioni il Signore riduce le verità con i beni in un nuovo ordine, e ledispone in una forma celeste (n. 10685). L'interiore dell'uomo spirituale è disposto in unaforma celeste; si veda Cielo e inferno, nel capitolo sulla forma del cielo, secondo la qualehanno luogo le consociazioni ivi (n. 200, 212).
Coloro che cadono nelle tentazioni, entrano nella dannazione, perché i mali e le falsitàsono vittoriosi, e l'uomo naturale prevale sull'uomo spirituale, e allora ha il dominio; equindi quest'ultimo Stato diventa peggiore di quello precedente (n. 8165, 8169, 8961).
200. Il Signore combatte per l'uomo nella tentazione. Il Signore solo, combatte per l'uomonella tentazione, e l'uomo non combatte affatto da se stesso (n. 1692, 8172, 8175, 8176,8273). L'uomo non può in alcun modo lottare contro mali e le falsità da se stesso, perchésarebbe come combattere contro tutti gli inferni, che solo il Signore può sottomettere econquistare (n. 1692). Gli inferni combattono contro l'uomo, e il Signore per lui (n. 8159).L'uomo combatte attraverso le verità e i beni, quindi attraverso le conoscenze e le affezioniche sono presso di lui; ciò nondimeno, non è l'uomo che combatte, ma il Signore per il
tramite di esse (n. 1661). L'uomo pensa che il Signore sia assente nelle tentazioni, perché lesue preghiere non sono ascoltate, come quando si è fuori dalle tentazioni; e nondimeno, ilSignore è maggiormente presente presso di lui (n. 840). Nelle tentazioni uomo devecombattere come da se stesso, e non deve arrendersi, né aspettarsi un aiuto immediato; enondimeno, deve credere che ciò è dal Signore (n. 1712, 8179, 8969). L'uomo non puòricevere altrimenti il proprio celeste (n. 1937, 1947, 2882, 2883, 2891). La qualità di quelproprio, che non è dall'uomo, ma dal Signore presso di lui (n. 1917, 1937, 2882, 2883, 2891,8497).
La tentazione non è di alcuna utilità, né produttiva di alcun bene, a meno che un uomocreda dopo le tentazioni, che il Signore ha combattuto e vinto per lui (n. 8969). Coloro cheripongono il merito nelle opere, non possono combattere contro i mali, perché essicombattono dal loro proprio, e non permettono al Signore di combattere per loro (n. 9978).Coloro che credono di aver meritato il cielo per via delle loro tentazioni, difficilmente sonosalvati (n. 2273)
Il Signore non tenta, ma libera, e conduce al bene (n. 2768). Le tentazioni sembrano esseredal Divino, eppure non è così (n. 4299). In che senso la supplica nella preghiera delSignore, "Non ci indurre in tentazione," debba intendersi (n. 1875). Il Signore non concorrenelle tentazioni, permettendole, secondo l'idea che l'uomo ha del permettere (n. 2768).
In ogni tentazione c'è la libertà, anche se così non appare; ma la libertà è interiormentepresso l'uomo dal Signore, e quindi egli combatte, ed è desideroso di conquistare il male, enon di esserne soggiogato, cosa che non farebbe se non avesse la libertà (n. 1937, 1947,2881). Il Signore opera questo mediante l'affezione per la verità e il bene impressanell'uomo interno, anche se l'uomo lo ignora. Perché tutta la libertà è dall'affezione, ovverodall'amore, secondo la sua qualità (n. 2870, 3158, 8987, 8990, 9585, 9591).
201. Le tentazioni del Signore. Il Signore sopportò le tentazioni più gravi e terribili, che soloin minima parte sono descritte nel senso letterale della Parola, ma sono descrittecompiutamente nel senso interno (n. 1663, 1668, 1787, 2776, 2786, 2795, 2814, 9528). IlSignore ha combattuto dal Divino amore verso tutto il genere umano (n. 1690, 1691, 1812,1813, 1820). L'amore del Signore è stato la la salvezza del genere umano (n. 1820). IlSignore ha combattuto dal suo proprio potere (n. 1692, 1813, 9937). Al Signore solo spettala giustizia e il merito nelle tentazioni per le vittorie che ha conseguito in virtù del suoproprio potere (n. 1813, 20252027, 9715, 9809, 10019). Con tentazioni il Signore ha unito ilDivino stesso, che era in lui dal concepimento, con il suo Umano, rendendolo Divino, cosìcome ha reso l'uomo spirituale attraverso le tentazioni (n. 1725, 1729, 1733, 1737 3318, 3381,3382, 4286). Le tentazioni del Signore sono state sopportate con disperazione alla fine (n.1787). Il Signore, ammettendo in sé le tentazioni, ha soggiogato gli inferni, e ridottoall'ordine tutte le cose in essi, e nel cielo, e allo stesso tempo ha glorificato il suo Umano (n.1737, 4287, 9315, 9528, 9937). Il Signore da solo ha combattuto contro tutti gli inferni (n.
8273). Ha ammesso tentazioni in se stesso di là (n. 2816, 4295).
Il Signore non poteva essere tentato in quanto Divino, perché gli inferni non possonoaggredire il Divino; per questo egli assunto una veste umana nel mondo, dalla madre, inmodo che potesse essere tentato (n. 1414, 1444, 1573, 5041, 5157, 7193, 9315). Attraverso letentazioni e le vittorie egli ha espulso tutto ciò che ha ereditato dalla madre, e ha dismessol'umano ricevuta da lei nel mondo, finché non era più suo figlio (n. 2159, 2574, 2649, 3036,10830). Jehovah, che era in lui fin dal concepimento, è apparso nelle sue tentazioni, comese fosse assente (n. 1815). Questo era il suo stato di umiliazione (n. 1785 del 1999, 2159,6866). La sua ultima tentazione e la vittoria, con la quale ha completamente soggiogato gliinferni, e ha reso Divino il suo Umano, era nel Getsemani e sulla croce (n. 2776, 2803, 2813,2814, 10655, 10659, 10828) .
Per non mangiare pane né bere acqua per quaranta giorni significa un intero stato di tentazioni(n. 10686). Quaranta anni, mesi o giorni, significa uno stato completo di tentazionidall'inizio alla fine; e un tale stato si intende per la durata del diluvio, quaranta, giorni; perMosè che dimorò per quaranta giorni sul monte Sinai; per il soggiorno dei figli d'Israele,quarant'anni nel deserto; e per la tentazione del Signore nel deserto, per quaranta giorni (n.730, 862, 2272, 2273, 8098).
Battesimo 202. Il battesimo è stato istituito quale segno dell'uomo che appartiene alla chiesa, e perpromemoria che egli deve essere rigenerato. Infatti il lavacro del battesimo non è altro cheil lavacro spirituale, che è la rigenerazione.
203. Ogni rigenerazione è fatta dal Signore, mediante le verità della fede ed una vitaconforme a queste verità. Il battesimo pertanto attesta che l'uomo è della chiesa e che eglipuò essere rigenerato, giacché nella chiesa si conosce il Signore che rigenera, ed in lui è laParola in cui sono le verità della fede, attraverso le quali ha luogo la rigenerazione.
204. Il Signore insegna ciò in Giovanni:
Se uno non è generato dall'acqua e dallo spirito non può entrare nel regno di Dio (Giovanni 3:5)
L'acqua nel senso spirituale è la verità della fede conforme alla Parola. Lo spirito è la vitaconforme a questa verità. Essere generato dall'acqua e dallo spirito vuol dire essernerigenerato.
205. Siccome chiunque debba essere rigenerato subisce anche le tentazioni, che sono lottespirituali contro i mali e le falsità, perciò le tentazioni sono altresì rappresentate dall'acquadel battesimo.
206. Essendo il battesimo un segno e un promemoria di tali cose, perciò l'uomo puòessere battezzato in età dell'infanzia; se tuttavia non è stato battezzato allora, può esserebattezzato da adulto.
207. Chi è stato battezzato sappia dunque che il battesimo non conferisce né la fede, né lasalvezza, ma attesta semplicemente che essi ricevono la fede e raggiungono la salvezza, sesono rigenerati.
208. Quindi si può vedere chiaramente ciò che s'intende con queste parole del Signore inMarco:
Chi avrà creduto e sarà stato battezzato, sarà salvato, ma chi non avrà creduto sarà condannato(Marco 16:16)
Chi avrà creduto, è colui che riconosce il Signore e riceve da lui le Divine verità attraverso laParola. Chi sarà stato battezzato, è colui che, per mezzo di quelle verità, è rigenerato dalSignore.
Estratti da Arcana Coelestia 209. Battesimo significa la rigenerazione dal Signore per mezzo delle verità di fede dallaParola (n. 4255, 5120, 9088, 10239, 10.38610.388, 10392). Il battesimo è un segno che l'uomoappartiene alla chiesa, dove il Signore è riconosciuto, da cui è effettuata la rigenerazione, edove è la Parola, da cui sono le verità di fede, con la quale la rigenerazione viene effettuata(n. 10.38610.388). Il battesimo non dà né la fede né la salvezza, ma testimonia che la fede ela salvezza saranno ricevute da coloro che sono rigenerati (n. 10391).
I lavacri nelle chiese antiche e nella chiesa israelita, rappresentavano e quindisignificavano le purificazioni dai mali e dalle e falsità (n. 3147, 9088, 10237, 10239). I lavacridegli indumenti significavano la purificazione dell'intelletto dalle falsità (n. 5954). Lalavanda dei piedi significava la la purificazione dell'uomo naturale (n. 3147, 10241). Checosa s'intende per la lavanda dei piedi dei discepoli da parte del Signore (n. 10243).
Le acque significano le verità della fede (n. 28, 2702, 3058, 5668, 8568, 10238). Fontana esorgente di acqua viva significa verità della fede dal Signore, quindi la Parola (n. 3424). Panee acqua significano tutti i beni dell'amore e le verità della fede (n. 4976, 9323). Spiritosignifica la vita della verità, o la vita della fede (n. 5222, 9281, 9818). Significato di spirito ecarne. Che lo spirito significa la vita dal Signore, e la carne, la vita dall'uomo (n. 10283).Perciò è evidente ciò che è significato da queste parole del Signore:
Se uno non è generato dall'acqua e dallo spirito non può entrare nel regno di Dio (Giovanni 3:5)
vale a dire, che se l'uomo non viene rigenerato dalle verità della fede, e da una vitaconforme ad esse, non può essere salvato (n. 10240). Tutta la rigenerazione avvienemediante le verità della fede, e per una vita conforme ad esse (n. 1904, 2046, 9088, 9959,10028).
Il lavacro integrale, che avveniva mediante immersione nelle acque del Giordano,significava la rigenerazione stessa, allo stesso modo del battesimo (n. 9088, 10239).Significato delle acque del Giordano, e del Giordano (n. 1585, 4255).
Diluvio e inondazione di acque significano le tentazioni (n. 660, 705, 639, 756, 790, 5725, 6853).Il battesimo ha lo stesso significato (n. 5120, 10389). In che modo il battesimo è
rappresentato dal cielo (n. 2299).
Santa Cena 210. La Santa Cena è stata istituita dal Signore, affinché per mezzo di essa vi siacongiunzione della chiesa con il cielo, e quindi con il Signore. Essa dunque è la cosa santaper eccellenza del culto.
211. Ma coloro che non sanno alcunché del senso interno o spirituale, non possonocomprendere in che modo abbia luogo la congiunzione, poiché essi non si spingono oltre ilsenso esterno, che è il senso letterale. Dal senso interno o spirituale della Parola, si conosceil significato del corpo e anche del sangue, e ancora, il significato del pane e del vino, e anchecosa significhi mangiare di essi.
212. In quel senso, il corpo o la carne del Signore è il bene dell'amore, e così pure il pane; e ilsangue del Signore è il bene della fede, e così pure il vino. E mangiare di essi èl'appropriazione e la congiunzione. Gli angeli che sono presso l'uomo che partecipa alsacramento della Cena, non lo intendono altrimenti, in quanto percepiscono ogni cosaspiritualmente; ne consegue che il santo dell'amore e il santo della fede fluiscono dagliangeli presso l'uomo, anzi dal Signore, attraverso il cielo; di qui è la congiunzione.
213. Da ciò è manifesto che l'uomo quando prende il pane, che è il corpo, si congiunge alSignore per il bene dell'amore verso di lui, procedente da lui; e quando prende il vino che èil sangue, si congiunge al Signore per il bene della fede in lui, derivante da lui. Ma deveessere noto che la congiunzione con il Signore mediante il sacramento della Cena, ha luogosolamente presso coloro che sono nel bene dell'amore e della fede verso il Signore,secondo il Signore. Presso di essi vi è congiunzione per mezzo della Santa Cena; presso glialtri vi è la presenza, ma non la congiunzione.
214. Inoltre la Santa Cena racchiude e comprende tutto il culto Divino istituito nellachiesa israelita, poiché gli olocausti e i sacrifici, in cui consisteva principalmente culto diquella chiesa, erano detti con una sola parola, il pane, di cui la Santa Cena ne è ilcompimento.
Estratti da Arcana CoelestiaDato che ciò che è coinvolto nella Santa Cena non può essere conosciuto a meno che non sisappia cosa significano i suoi particolari, in quanto corrispondenze di cose spirituali,perciò saranno citati alcuni passi della Parola riguardo a ciò che s'intende per corpo e
carne, e per pane e vino, per mangiare e bere; come anche per i sacrifici, in cui il culto dellachiesa israelita principalmente consistevano, i quali erano chiamati pane.
215. Le cene. Le cene significavano consociazioni dall'amore (n. 3596, 3832, 4745, 5161,7996). La cena pasquale significava la consociazione nel cielo (n. 7836, 7997, 8001). La festadel pane azzimo, o della Pasqua, significava la liberazione dalla dannazione, ad opera delSignore (n 7093, 7867, 92869292, 10655.); nel senso più profondo, il ricordo dellaglorificazione dell'Umano del Signore, perché la liberazione viene da lì (n. 10655).
216. Il corpo e la carne. La carne del Signore significa il Divino bene del suo Divino amore,cioè, il suo Divino umano (n. 3813, 7850, 9127, 10283). Il suo corpo ha un significato simile(n. 2343, 3735, 6135). Carne in generale significa la volontà o il proprio dell'uomo, checonsiderato in sé, è un male; ma quando è vivificato dal Signore, significa il bene (n. 148,149, 780, 999, 3813, 8409, 10283). Quindi carne nella Parola è tutto l'uomo e tutti gli uomini(n. 574, 1050, 10283).
Si dice qui e nel seguito, il significato di queste cose, è nella loro corrispondenza; perchéciò che corrisponde, significa anche (cfr. n. 2896, 2979, 2987, 2989, 3002, 3225). La Parola èscritta attraverso mere corrispondenze, e quindi anche il suo senso interno o spirituale, lacui natura non può essere conosciuta e scarsamente può essere nota la sua esistenza, senzauna conoscenza delle corrispondenze (n. 3131, 34723485, 8615, 10687). Quindi c'è unacongiunzione del cielo con l'uomo della chiesa per mezzo della Parola (n. 10687). Perulteriori particolari su questo punto si veda in Cielo e inferno (n. 303310), in cui si trattadella congiunzione del cielo con l'uomo della chiesa per mezzo della Parola.
217. Il sangue. Il sangue del Signore significa la Divina verità che procede dal Divino benedel suo Divino amore (n. 4735, 6978, 7317, 7326, 7846, 7850, 7877, 9127, 9393, 10026, 10033,10152, 10210). Il sangue spruzzato sopra, intorno all'altare e alla sua base, significa l'unionedella Divina verità e del Divino bene nel Signore (n. 10047). Il sangue d'uva significa laverità della fede dal bene della carità (n. 6378). L'uva e il grappolo significano il benespirituale, che è il bene della carità (n. 5117). Versare il sangue significa usare violenza allaDivina verità (n. 374, 1005, 4735, 5476, 9127). Che cosa s'intende per il sangue e l'acquafuoriusciti dal fianco del Signore (n. 9127). Che cosa s'intende con il fatto che il Signoreredime gli uomini con il suo sangue (n. 10152).
218. Il pane. Il pane, quando nominato in relazione al Signore, significa il Divino bene delDivino amore del Signore, e il reciproco dell'uomo che ne mangia (n. 2165, 2177, 3478,3735, 3813, 4211, 4217, 4735, 4976, 9323, 9545). Il pane coinvolge e significa tutti gli alimentiin generale (n. 2165, 6118). Cibo significa tutto ciò che alimenta la vita spirituale dell'uomo(n. 4976, 5147, 5915, 6277, 8418). Quindi pane significa ogni alimento celeste e spirituale (n.276, 680, 2165, 2177, 3478, 6118, 8410). Di conseguenza, tutto ciò che esce dalla bocca di Dio,secondo le parole del Signore (Matteo 4:4; n. 681). Pane in generale significa il bene
dell'amore (n. 2165, 2177, 10686). Lo stesso s'intende per grano, di cui il pane è fatto (n.3941, 7605).
Pane e acqua, quando menzionati nella Parola, significano il bene dell'amore e la veritàdella fede (n. 9323). Spezzare il pane era rappresentativo dell'amore reciproco nelle chieseantiche (n. 5405). Il cibo spirituale è la conoscenza, l'intelligenza e la sapienza, quindi ilbene e la verità, perché il primo è derivato da quest'ultimo (n. 3114, 4459, 4792, 5147, 5293,5340, 5342, 5410, 5426, 5576, 5582, 5588, 5655, 8562, 9003). Il cibo spirituale nutre la mente(n. 4459, 5293, 5576, 6277, 8418). Sostentamento dal cibo significa nutrimento spirituale, einflusso del bene e della verità dal Signore (n. 4976, 5915, 6277).
Il pane sul tavolo del tabernacolo, significa il Divino bene del Divino amore del Signore (n.3478, 9545). Le offerte di torte e cialde nei sacrifici, significavano il culto dal bene dell'amore(n. 4581, 10079, 10137). Significato particolare delle varie offerte di alimenti (n. 7978, 99929994, 10079).
Gli antichi, quando nominavano il pane, intendevano tutti gli alimenti in generale (si vedaGenesi 43:16, 31; Esodo 18:12; Giudici 13:15, 16; 1 Sam. 14:28, 29; 20:24, 27; 2 Sam. 9:7, 10; 1Re 4:22, 23; 2 Re 25:29).
219. Il vino. Il vino, quando nominato riguardo al Signore, significa la Divina veritàprocedente dal suo Divino bene, allo stesso modo del sangue (n. 1071, 1798, 6377). Vino, ingenerale, significa il bene della carità (n. 6377). Mosto significa la verità dal bene nell'uomonaturale (n. 3580). Il vino è chiamato il sangue dell'uva (n. 6378). Un vigneto significa lachiesa in quanto alla verità (n. 3220, 9139). La libagione nei sacrifici, che aveva ad oggetto ilvino, significava il bene spirituale, che è la verità santa (n. 1072). Il Signore solo è santo, equindi ogni santità è da lui (n. 9229, 9680, 10359, 10360). La Divina verità che procede dalSignore è ciò che viene chiamato il santo nella Parola (n. 6788, 8302, 9229, 9820,10361).
220. Del mangiare e bere. Mangiare significa appropriarsi ed essere congiunti con l'amore ela carità (n. 2187, 2343, 3168, 3513, 5643). Quindi significa essere consociati (n. 8001).Mangiare, fa riferimento all'appropriazione e alla congiunzione del bene; e bere,all'appropriazione e congiunzione della verità (n. 3168, 3513, 3832, 9412). Significato dimangiare e bere nel regno del Signore (n. 3832). Quindi essere affamato e fame, nella Parola,significano desiderare il bene e la verità per affezione (n. 4958, 10227).
Gli angeli intendono questi termini esclusivamente secondo il loro senso interno ospirituale, perché gli angeli sono nel mondo spirituale (n. 10521). Di qui la santità dal cielofluisce presso gli uomini della chiesa, quando ricevono il sacramento della cena con santità(n. 6789). E da lì è la congiunzione con il Signore (n. 3464, 3735, 5915, 10519, 10521, 10522) .
221. I sacrifici. Olocausti e sacrifici significavano tutte le cose del culto dal bene dell'amore,
e dalle verità della fede (n. 923, 6905, 8680, 8936, 10042). Olocausti e sacrifici significavanoanche le Divine cose celesti, che sono le cose intime della chiesa, da cui è derivato il culto(n. 2180, 2805, 2807, 2830, 3519). Con sfumature e differenze, secondo la varietà del culto(n. 2805, 6905, 8936). Perciò vi erano molte specie di sacrifici, e vari procedimenti daosservare in essi, e vari animali con cui erano officiati (n. 2830, 9391, 9990). Le varie coseche essi significavano in generale, può scorgersi dalla decodificazione dei particolari nelsenso interno (n. 10042). Significato particolare delle bestie sacrificate (n. 10042).
Arcani del cielo sono contenuti nei rituali e nei procedimenti dei sacrifici (n. 10057). Ingenerale, essi contenevano gli arcani inerenti la glorificazione dell'Umano del Signore; especularmente, arcani inerenti la rigenerazione e purificazione dell'uomo dai mali e dallefalsità; perciò essi furono prescritti in relazione a vari peccati, crimini, e purificazioni (n.9990, 10022, 10042, 10053, 10057). Cosa s'intende per imposizione delle mani sulle bestiesacrificate (n. 10023). Cosa per le parti inferiori delle bestie sacrificate, essendo queste al disotto delle loro parti superiori, negli olocausti (n. 10051). Cosa per le offerte di alimenti (n.10079). Cosa per le offerte di bevande (n. 4581, 10137). Cosa per il sale (n. 10300). Cosa perl'altare, e tutti i suoi particolari (n. 921, 2777, 2784, 2811, 2812, 4489, 4541, 8935, 8940, 9388,9389, 9714, 9726, 9963, 9964, 10028, 10123, 10151, 10242, 10245, 10344). Cosa per il fuocodell'altare (n. 934, 6314, 6832). Cosa per mangiare le cose del sacrificio (n. 2187, 8682). I sacrificinon costituivano un precetto, come lo è la carità e la fede; quindi essi erano semplicementepermessi, e mostrati nella Parola (n. 922, 2180). Perché essi furono consentiti (n. 2180,2818).
Che gli olocausti e i sacrifici, riguardavano agnelli, capre, pecore, capretti, montoni e buoi,e in una parola erano chiamati pane, è evidente dai seguenti passi:
E il sacerdote lo brucerà sull'altare; è il pane dell'offerta fatta con il fuoco a Jehovah (Lev. 3:11,16)
I figli di Aronne saranno santi al loro Dio, non profaneranno il nome del loro Dio; perché sonoincaricati di presentare le offerte a Jehovah, fatte mediante il fuoco, il pane del loro Dio.Considererete dunque santo il sacerdote, perché egli presenta le offerte al vostro Dio. Nessundiscendente della stirpe di Aronne, in cui vi siano deformità, potrà accostarsi all'altare peroffrire il pane del suo Dio (Lev. 21:6, 8, 17, 21)
Comunica ai figli d'Israele le mie prescrizioni, affinché presentino nei tempi stabiliti, la miaofferta, il mio pane, per i miei sacrifici fatti col fuoco, per un profumo di riposo (Num. 28: 2)
Colui che ha toccato una cosa impura, non mangerà delle cose sante, ma si laverà il suo corpo
nell'acqua; e poi mangerà delle cose sante, perché è il suo pane (Lev. 22: 6, 7)
Essi offrono un pane contaminato sul mio altare (Mal 1:7)
Quindi ora, come si è detto sopra (n. 214), la Santa Cena include e comprende tutto il cultoDivino istituito nella Chiesa israelita; perché gli olocausti e i sacrifici in cui il culto diquella chiesa principalmente consisteva sono stati chiamati pane. Quindi, anche la SantaCena è il loro compimento.
Da quanto è stato osservato, può essere visto ora ciò che s'intende con il pane in Giovanni:
Gesù disse loro: In verità, in verità io vi dico, Mosè non ha dato loro altro che pane dal cielo, mail Padre mio vi dà il vero pane del cielo, perché il pane di Dio è colui che è disceso dal cielo, e dàla vita al mondo. Essi gli dissero: Signore, dacci sempre questo pane. Gesù disse loro, Io sono ilpane della vita; chi viene a me non avrà più fame, e chi crede in me non avrà più sete. Chi credein me ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. Questo è il pane che discende dal cielo;chiunque ne mangia non morirà. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Chi mangia di questopane vivrà in eterno (Giovanni 6:3135, 4751)
Da questi passi, e da quanto è stato detto sopra, appare che il pane è tutto il bene cheprocede dal Signore, perché il Signore stesso è nel suo proprio bene; e quindi che pane evino nella Santa Cena sono tutto il culto del Signore dal bene dell'amore e dalla fede.
222. A quanto sopra devono essere aggiunti alcuni particolari da Arcana Coelestia (n 9127): Colui che non è nel senso interno o spirituale della Parola, non intende altro che la carne e il sangue, quando questi termini sono menzionati nella Parola. Ma nel senso interno o spirituale, tali termini non attengono alla vita del corpo, bensì, alla vita dell'anima umana, cioè alla sua vita spirituale, che vive per l'eternità. Questa vita è descritta nel senso letterale della parola, attraverso cose che appartengono alla vita del corpo, cioè attraverso la carne e il sangue; e siccome la vita spirituale dell'uomo sussiste dal bene dell'amore e dalla verità della fede, perciò nel senso interno della Parola il bene dell'amore si intende per la carne, e la verità della fede per il sangue. Questo è ciò che s'intende nel cielo per carne e sangue, e per pane e vino; perché pane lì ha lo stesso significato di carne, e vino lì ha lo stesso significato di sangue. Coloro che non sono uomini spirituali non comprendono questo; siano pertanto lasciati a dimorare nella loro propria fede, nella persuasione che nella Santa Cena e nella Parola, vi è la santità, perché sono dal Signore, sebbene essi non possano sapere dove risiede la santità. D'altro canto sia permesso a coloro che sono dotati della percezione interiore, di considerare se carne significa carne e sangue significa sangue, nei seguenti passi. In Apocalisse:
Poi vidi un angelo in piedi sotto il sole, ed egli gridò a gran voce, dicendo a tutti gli uccelli chevolano in mezzo al cielo: venire e radunatevi per la cena del grande Dio; affinché possiatemangiare la carne di re, e la carne di condottieri, carne di potenti, carne di cavalli e di coloro chesiedono su di loro, e la carne di tutti, liberi e schiavi, piccoli e grande (Ap 19:17, 18)
Chi può comprendere queste parole, a meno che non sappia cosa s'intende nel sensointeriore per carne, re, condottieri, potenti, cavalli, coloro che sono seduti sui cavalli, uomini liberie servi? E in Ezechiele:
Così dice il Signore Jehovih, Annuncia a tutti gli uccelli del cielo e ad ogni animale del campo.Adunatevi e venite. Adunatevi da ogni parte al mio sacrificio che io preparo per voi, un grandesacrificio sui monti d'Israele, affinché possiate mangiare la carne e bere il sangue; mangerete lacarne dei potenti, e berrete il sangue dei principi della terra; e voi mangerete grasso a sazietà, eberrete il sangue del sacrificio che ho preparato per voi fino all'ebbrezza; vi sazierete alla miatavola, di cavalli e carri, di potenti e guerrieri. Fra le nazioni manifesterò la mia gloria (Ez. 39:1721)
Questo passo tratta della convocazione di tutti al regno del Signore, ed in particolare dellacostituzione della chiesa presso i gentili; e mangiare carne e bere il sangue, significaappropriarsi del Divino bene e della Divina verità, quindi della santità che procede dalDivino Umano del Signore. Chi è che non veda che qui carne non significa carne, né sanguesignifica sangue; e allo stesso modo, quando si dice, che essi mangeranno la carne dei potenti,e berranno il sangue di principi della terra, e che essi berranno il sangue fino all'ebbrezza; e ancheche si sazieranno con cavalli, carri, potenti e guerrieri? Cosa s'intende per uccelli del cielo e peranimali selvatici in senso spirituale, può essere visto in Cielo e inferno (n. 110 e nelle note).Consideriamo ora cosa dice il Signore della sua carne e del suo sangue, in Giovanni:
Il pane che io darò è la mia carne. In verità, in verità vi dico, Se non non mangiate la carne delFiglio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne ebeve il mio sangue ha la vita eterna e io lo resusciterò nell'ultimo giorno; perché la mia carne èvero cibo e il mio sangue la vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimorain me e io in lui. Questo è il pane disceso dal cielo (Giovanni 6: 5058)
La carne del Signore è il Divino bene, e il suo sangue, la Divina verità, che procedonoentrambi da lui. Questo è evidente, perché questi alimentano la vita spirituale dell'uomo;perciò qui si dice, la mia carne è vero cibo, e il mio sangue vera bevanda; e poiché l'uomo ècongiunto al Signore per mezzo del Divino bene e della Divina verità, si dice anche: Chi
mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e, quegli dimora in me e io in lui;e nella prima parte del capitolo:
Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna (Giovanni 6:27)
Dimorare nel Signore è essere nell'amore per lui, come il Signore stesso insegna in Giovanni(15:212).
Resurrezione
223. L'uomo è stato creato in modo tale che , in quanto al suo interno, non può morire;invero egli può credere in Dio, amare Dio, e di conseguenza essere congiunto con Dioattraverso la fede e l'amore. Ed essere congiunto con Dio è vivere in eterno.
224. Questo interno è presso ogni uomo che nasce; il suo esterno è quello per cui mette inatto quelle cose che appartengono alla fede e all'amore. L'interno è ciò che si chiamaspirito, e l'esterno ciò che si chiama corpo. L'esterno, che si chiama corpo, è dispostosecondo gli usi del mondo naturale; esso è dismesso allorché l'uomo muore; ma l'internoche si chiama spirito è disposto secondo gli usi del modo spirituale, e questo non muore.Poi questo interno è uno spirito retto e un angelo, se l'uomo agì rettamente nel mondo; edè uno spirito maligno se l'uomo fu malvagio nel mondo.
225. Lo spirito dell'uomo, dopo la morte del corpo appare nel modo spirituale in unaforma umana, assolutamente come nel mondo; egli gode della facoltà di vedere, di udire,di parlare e di sentire come nel modo. E possiede in un grado eminente ogni facoltà dipensare, volere e di fare come nel mondo; in una parola rispetto ad ogni singola cosa,tranne che egli non è inviluppato in quel corpo grossolano che aveva nel mondo, che hadismesso nel mondo, né più lo riacquisterà.
226. Questa continuazione della vita è ciò che s'intende per la resurrezione. Il fatto che gliuomini siano persuasi che non risorgeranno prima dell'ultimo giudizio, allorché ogni cosavisibile nel mondo perirà, è perché non hanno compreso la Parola; e altresì perché gliuomini sensuali pongono la vita nel corpo, e credono che se questo corpo non fosseresuscitato la vita per l'uomo sarebbe finita.
227. La vita dell'uomo dopo la morte è la vita del suo amore e della sua fede; diconseguenza, al sua vita durerà in eterno tale quale fu il suo amore e la sua fede, quandovisse nel mondo. La vita dell'inferno spetta a coloro che amarono se stessi e il mondosopra ogni cosa; e la vita del cielo spetta a coloro che amarono Dio sopra ogni cosa e ilprossimo come se stessi. Sono questi coloro che hanno la fede, mentre i primi non hanno lafede. La vita del cielo è quella che si chiama vita eterna; mentre la vita dell'inferno è quellache si chiama morte spirituale.
228. Che l'uomo viva dopo la morte, è esattamente ciò che insegna la Parola, come peresempio, che Dio non è il Dio dei morti ma il Dio dei viventi (Matteo 22:31, 32). CheLazzaro dopo la morte fu portato in cielo, ed ricco gettato nell'inferno (Luca 16:22, 23 e ss.).Che Abramo, Isacco e Giacobbe sono nel cielo (Matteo 8:11 22:31, 32 Luca20:37, 38). Che
Gesù disse al ladrone, Oggi tu sarai con me nel cielo (Luca 23:43).
229. È superfluo in questa sede citare ulteriori arcani celesti, perché le cose inerenti larisurrezione della carne e la vita dell'uomo dopo la morte, sono esposte in Cielo e inferno; sivedano dunque nella medesima opera i seguenti paragrafi:
1 Ogni uomo è uno spirito in quanto al suo interiore (432444)
2 Resurrezione dell'uomo dopo la morte e ingresso nella vita eterna (445452)
3 Dopo la morte l'uomo è in una perfetta forma umana (453460)
4 Dopo la morte l'uomo mantiene i sensi, tutta la memoria, il pensiero e l'affezione cheaveva nel mondo. Egli non lascia alcunché tranne il suo corpo terreno (461469)
5 Dopo la morte l'uomo è tale quale è stata la sua vita nel mondo (470484)
6 Il piacere di ciascuno nell'altra vita è mutato in qualcosa ad esso corrispondente ( 485490)
7 Il primo stato della vita dell'uomo dopo la morte (491498)
8 Il secondo stato della vita dell'uomo dopo la morte (499511)
9 Il terzo stato della vita dell'uomo dopo la morte, che è uno stato di istruzione per coloroche debbono entrare nel cielo (512520)
10 Cielo e inferno provengono dal genere umano (512520)
Riguardo all'ultimo giudizio citato nel paragrafo n. 226, si veda in Giudizio finale edistruzione di Babilonia dal principio alla fine, ove è mostrato che per giudizio finale nondeve intendersi la distruzione del mondo.
Cielo e inferno 230. Due sono le cose che rendono la vita dello spirito dell'uomo, l'amore e la fede.L'amore è l'essenza della sua volontà, e la fede è l'essenza del suo intelletto. L'amore delbene e la fede nella verità, rendono la vita del cielo. L'amore del male e quindi la fede nelfalso rendono la vita dell'inferno.
231. L'amore per il Signore e l'amore verso il prossimo rendono il cielo, la fede ancherende il cielo, ma nella misura in cui essa ha la sua essenza in quegli amori. E poichéquegli amori e quella fede procedono dal Signore, di conseguenza è il Signore che fa ilcielo.
232. Il cielo è presso ciascuno secondo la ricezione dell'amore e della fede che procededal Signore; e coloro che ricevono il cielo dal Signore mentre vivono nel mondo, accedonoal cielo dopo la morte.
233. Coloro che ricevono il cielo dal Signore sono quelli che hanno il cielo in loro, perchéil cielo è nell'uomo, come insegna il Signore:
Non si dirà del regno di Dio: eccolo qui, eccolo là! Perché ecco, il regno di Dio è dentro di voi(Luca 17:21)
234. Il cielo presso l'uomo è nel suo interno, e esattamente nel volere e nel pensaresecondo l'amore e la fede; e successivamente nel suo esterno, vale a dire nell'agire edesprimersi secondo l'amore e la fede. Tuttavia, il cielo non può essere nell'uomo esternosenza il suo interno, perché tutti gli ipocriti possono agire e parlare rettamente, ma non giàvolere e pensare rettamente.
235. Quando l'uomo accede all'altra vita, il che ha luogo subito dopo la morte, simanifesta chiaramente se in lui vi è il cielo. Tuttavia, così non è, fintanto che egli vive nelmondo, perché nel mondo appare l'esterno e non l'interno. Mentre nell'altra vita simanifesta l'interno, poiché allora l'uomo vive in quanto spirito.
236. La felicità eterna che si chiama anche gaudio celeste, è di coloro che sono nell'amoree nella fede verso il Signore, procedente dal Signore; quell'amore e quella fede hanno in sétale gaudio. A questo gaudio perviene dopo la morte l'uomo che in sé ha il cielo; nelfrattempo esso rimane nascosto nel suo interno. Nei cieli vi è comunione di tutti i beni; la
pace, l'intelligenza, la sapienza e la felicità di tutto sono ivi condivise con ciascuno, però aciascuno secondo la ricezione dell'amore e della fede procedenti dal Signore. Da ciò èmanifesto quanta sia la pace, l'intelligenza, la sapienza e la felicità che è nel cielo.
237. Nel modo in cui l'amore verso il Signore e l'amore verso il prossimo fanno la vita delcielo presso l'uomo, allo stesso modo, l'amore di sé e l'amore del mondo, quando hanno ildominio, fanno l'inferno presso l'uomo; perché questi ultimi due amori sono opposti aiprecedenti, e in ragione di ciò, coloro presso i quali l'amore di sé e l'amore del mondohanno il dominio, non possono ricevere alcunché dal cielo, ma quel che ricevono provienedall'inferno; invero, ogni cosa l'uomo ama o crede, viene o dal cielo o dall'inferno.
238. Coloro presso i quali l'amore di sé e l'amore del mondo hanno il dominio, non sannocosa sia il cielo, né la felicità del cielo; ad essi appare inverosimile che vi possa essere lafelicità in altri amori al di fuori di quelli; e nondimeno, la felicità del cielo non entra, se nonnella misura in cui quegli amori in quanto fini, vengono rimossi. La felicità che ad essisuccede, dopo che sono stati rimossi, è così grande che essa eccede ogni concezioneumana.
239. La vita dell'uomo non può essere mutata dopo la morte; allora essa rimane talequale fu, essendo tutto quanto lo spirito dell'uomo tale quale è il suo amore; e l'amoreinfernale non può essere trasformato in amore celeste, poiché questi amori sono opposti.Questo è ciò che s'intende con le parole di Abramo al ricco nell'inferno:
Fra noi e voi è posta una gran voragine, tale che coloro che volessero da qui passare da voi nonpossono; né possono passare da noi coloro che sono là (Luca 16:6)
Quindi è evidente che coloro che vanno nell'inferno, ivi rimangono in eterno; e coloro chevanno nel cielo, vi dimorano eternamente.
240. Poiché ciò che riguarda il cielo e l'inferno è stato trattato in un altra opera, doveperaltro è stato riportato ogni riferimento contenuto in Arcana Coelestia, concernentequesto soggetto, non è dunque necessario aggiungere altro in questa sede.
La chiesa 241. Ciò che presso l'uomo rende il cielo, allo stesso tempo rende la chiesa, perchésiccome l'amore e la fede rendono il cielo, parimenti, l'amore e la fede rendono la chiesa.Pertanto da ciò che si è detto fin qui, si manifesta chiaramente cosa sia la chiesa.
242. Si è detto che la chiesa è la dove il Signore è conosciuto, e dove è la Parola; perchégli essenziali della chiesa sono l'amore e la fede verso il Signore, secondo il Signore, e laParola insegna come l'uomo deve vivere al fine di ricevere l'amore e la fede dal Signore.
243. Perché la chiesa esista, bisogna che vi sia una dottrina tratta dalla Parola, poichésenza dottrina non si comprende la Parola. Ma la sola dottrina non fa la chiesa pressol'uomo, bensì la fa la vita conforme alla dottrina; da ciò consegue che non è la sola fede afare la chiesa, ma la vita della fede, che è la carità. La dottrina autentica è la dottrina dellacarità ed insieme della fede; e non già la dottrina della fede senza la dottrina della carità;giacché la dottrina della carità ed insieme della fede, è la dottrina della vita; non è peròcosì per la dottrina della fede senza la dottrina della carità.
244. Coloro che sono al di fuori della chiesa, e nondimeno riconoscono un solo Dio, evivono secondo la loro religiosità, in una certa carità rispetto al prossimo, sono incomunione con quelli che appartengono alla chiesa, perché nessuno che creda in Dio evive rettamente può mai essere dannato. Quindi è evidente che la chiesa del Signore èdappertutto nel mondo, sebbene essa sia specialmente dove il Signore è conosciuto, e doveè la Parola.
245. Chiunque presso il quale è la chiesa, è salvato; ma chiunque presso il quale non è lachiesa è dannato.
Estratti da Arcana Coelestia 246. La chiesa esiste in particolare dove è la Parola, da cui è noto il Signore, da cui laverità Divine sono rivelate (n. 3857, 10761). E nondimeno, quelli che nascono dove è laParola, e dove il Signore è conosciuto, non appartengono alla chiesa, salvo che sianorigenerati dal Signore per mezzo delle verità della Parola, cioè a condizione che vivano lavita della carità (n. 6637, 10143, 10153, 10578, 10645, 10829). Coloro che sono della chiesa, oin cui è la chiesa, sono nell'affetto della verità per amore della verità, cioè amano la verità,
perché è la verità; si esaminano attraverso la Parola se i principi della dottrina della chiesacui appartengono sono veri (n. 5432, 6047). In caso contrario, la verità posseduta daciascuno, deriverebbe da altro, e dalla terra natale (n. 6047).
La chiesa del Signore è diffusa ovunque nel mondo in coloro che vivono rettamente,secondo i propri principi religiosi (n. 3263, 6637, 10765). Tutti coloro che vivonorettamente, ovunque si trovino, e riconoscono un solo Dio, sono accettati dal Signore edentrano nel cielo; poiché tutti quelli che sono nel bene riconoscono il Signore, perché ilbene è dal Signore, e il Signore è nel bene (n. 25892604, 2861, 2863, 3263, 4190, 4197, 6700,9256). La Chiesa universale sulla terra al cospetto del Signore è come un sol uomo (n. 7396,9276); al pari del cielo, in quanto la chiesa è il cielo o il regno del Signore sulla terra (n.2853, 2996, 2998, 36243629, 36363643, 37413745, 4625). In particolare, la chiesa, dove ilSignore è conosciuto e dove è la Parola, è come il cuore e i polmoni nell'uomo rispetto allealtre parti del corpo, il quale vive per mezzo del cuore e dei polmoni, in quanto fonti dellasua vita (n. 637, 931, 2054, 2853). Quindi, se non ci fosse una chiesa dove è la Parola, e doveil Signore è da lì conosciuto, il genere umano non potrebbe essere salvato (n. 468, 637, 931,4545, 10452). La chiesa è il fondamento del cielo (n. 4060).
La chiesa ha un interno e un esterno (n. 1242, 6587, 9375, 9680, 10762). L'interno dellachiesa è l'amore per il Signore e la carità verso il prossimo. Di qui coloro che sononell'affezione del bene e della verità, dall'amore per il Signore e dalla carità verso ilprossimo, costituiscono l'interno della chiesa; e coloro che sono nel culto esterno perobbedienza e fede, costituiscono l'esterno della chiesa (n. 1083, 1098, 4288, 6380, 6587, 7840,8762). Conoscere la verità e il bene, e agire conformemente ad essi, è l'esterno della chiesa;mentre, volere e amare la verità e il bene, e agire di conseguenza, è l'interno della chiesa(n. 4899, 6775). L'interno della chiesa è nel culto di coloro che sono nella chiesa esterna,anche se nell'oscurità (n. 6775). L'interno e l'esterno della chiesa, fanno una chiesa (n. 409,10762).
L'uomo è dotato di un interno ed un esterno; una interno nell'immagine del cielo, e unesterno nell'immagine del mondo; e pertanto, affinché l'uomo possa essere una chiesa, ilsuo esterno deve agire unanimemente con il suo interno (n. 3628, 4523, 4524, 6057, 6314,9706, 10472). La chiesa si trova nell'interno dell'uomo e allo stesso tempo nel suo esterno;ma non nell'esterno senza l'interno (n. 1795, 6580, 10691). L'interno della chiesa è secondole verità e la loro qualità, e secondo il radicamento del bene in esse, attraverso la vita (n.1238).
La chiesa come il cielo è nell'uomo, e quindi in generale consiste degli uomini in cui la è lachiesa stessa (n. 3884). Affinché una chiesa possa esistere, ci deve essere la dottrina dellavita, vale a dire, la dottrina della carità (n. 3445, 10763, 10764). La carità fa la chiesa, e nonla fede separata dalla carità (n. 916). Di conseguenza, non è la dottrina della fede separatadalla carità, ma la dottrina della fede ad essa congiunta, ed una vita conforme ad essa
stessa (n. 809, 1798, 1799, 1834, 1844, 4468, 4672, 4689, 4766, 5826, 6637). La chiesa non èpresso l'uomo, a meno che le verità della dottrina non sono impiantate nel bene dellacarità in lui, e quindi nella vita (n. 3310, 3963, 5826). Non c'è nessuna chiesa presso l'uomo,se egli è solo in verità, che sono chiamate verità della fede (n. 5826). Quanto bene sarebbenella chiesa, se la carità fosse al primo posto la fede in subordine (n. 6269). E quanto male,se la fede è al primo posto (n. 6272). Nella chiesa antica la carità era la cosa principale e ilfondamento della chiesa (n. 4680). La chiesa sarebbe come il cielo, se tutti avessero la carità(n. 2385, 2853). Se il bene fosse il tratto caratteristico della chiesa, e non la verità senza ilbene, quindi se la carità fosse la sua caratteristica, e non la fede separata, la chiesa sarebbeuna, e le differenze rispetto ai principi dottrinali della fede e al culto esterno, nonrivestirebbero alcuna importanza (n. 1285, 1316, 2982, 3267, 3445, 3451).
Ogni chiesa ha inizio dalla carità, ma è soggetta ad un declino nel corso del tempo (n. 494,501, 1327, 3773, 4689). Quindi è esposta alle falsità dal male, e infine ai mali (n. 1834, 1835,2910, 4683, 4689). Parallelismo tra la chiesa al suo inizio e al declino con l'infanzia e lavecchiaia nell'uomo (n. 10134). Ed anche con il sorgere e il tramontare del sole (n. 1837).Riguardo agli stati successivi della chiesa cristiana fino al suo ultimo stato; in cui sonospiegati i particolari che il Signore ha predetto in merito alla consumazione del tempo, e lasua venuta, in Matteo cap. 24 dall'inizio alla fine (n. 33533356, 34863489, 36503655, 35713757, 38973901, 40574060, 42294335, 44224424, 46354638, 48074810, 49544959, 50635071). La chiesa cristiana è nel tempo presente nei suoi ultimi stati, non essendoci fede inessa, perché non c'è carità (n. 3489, 4689). Il giudizio finale è l'ultima tempo della chiesa (n.2118, 3353, 4057, 4333, 4535). La distruzione della chiesa (n. 407411). La consumazione deltempo e la venuta del Signore è l'ultimo stato della vecchia chiesa e l'inizio della nuova (n.2243, 4535, 10622). Quando la chiesa antica è distrutta, le verità intime sono rivelate per ilbene della nuova chiesa, che viene poi stabilita (n. 3398, 3786). Riguardo all'istituzionedella chiesa presso i gentili (n. 1366, 2986, 4747, 9256).
247. Le chiese. La prima e più antica chiesa su questa terra, descritta nei primi capitolidella Genesi, era una chiesa celeste, e a capo di tutte le altre (n. 607, 895, 920, 11211124,2896, 4493, 8891, 9942, 10545). La qualità nel cielo di coloro che appartenevano ad essa (n.11141125). Essi sono nel grado più elevato della luce (n. 1116, 1117). Vi furono varie chiesedopo il diluvio, denominate in una parola, chiesa antica (n. 11251127, 1327, 10355). In chemodo la chiesa antica si diffuse attraverso molti regni dell'Asia antica (n. 1238, 2385). Laqualità degli uomini della chiesa antica (n. 519, 521, 609, 895, 2896). La chiesa antica avevauna Parola, ma essa è andata perduta (n. 2897). La qualità della chiesa antica quando èiniziato il suo declino (n. 1128). La differenza tra la chiesa più antica e le chiesa antiche (n.597, 607, 640, 641, 765, 784, 895, 4493). La chiesa più antica e le genti antiche abitavanonella terra di Canaan, e di qui deriva il tenore rappresentativo di questo luogo (n. 3686,4447, 4454). La chiesa che ha avuto inizio da Eber, che è stata denominata la chiesa ebraica(n. 1238, 1241, 1343, 4516, 4517). La differenza tra le chiese antiche e le chiese ebraiche (n.
1343, 4874). Eber istituì i sacrifici che erano del tutto sconosciuti nelle chiese antiche (n.1343). Le chiese antiche concordano con la chiesa cristiana in quanto al culto interno, manon in relazione al culto esterno (n. 3478, 4489, 4772, 4904, 10149). Nella chiesa più anticala rivelazione era immediata; nella chiesa antica, la rivelazione era attraverso lecorrispondenze; nella la chiesa ebraica, attraverso i profeti; e nella chiesa cristiana,attraverso la Parola (n. 10355).
Il Signore era il Dio della chiesa più antica, ed era chiamato Jehovah (n. 1343, 6846). IlSignore è il cielo, ed egli è la chiesa (n. 4766, 10125, 10151, 10157). Il Divino del Signorerende il cielo, vedere (si veda Cielo e inferno n 712 e 7886.); e quindi anche la chiesa, dalmomento che ciò che costituisce il cielo presso l'uomo, costituisce anche la chiesa, come èstato mostrato sopra.
248. La chiesa ebraica. Gli statuti, i giudizi, e le leggi, stabiliti nella chiesa ebraica, erano inparte simili a quelli della chiesa antica (n. 4449, 4835). In che modo i riti rappresentatividella chiesa ebraica differivano da quelli della chiesa antica (n. 4288, 10149). Una chiesarappresentativa fu istituita presso quella nazione, ma non vi era alcuna chiesa in quellanazione (n. 4899, 4912, 6304). Perciò quella nazione stessa, è la mera rappresentazione diuna chiesa, ma non una chiesa (n. 4281, 4288, 4311, 4500, 6304, 7048, 9320, 10396, 10526,10535, 10698).
La nazione Israelita ed ebraica non era la nazione eletta, ma semplicemente considerata inquanto chiesa rappresentativa, a causa dell'ostinazione con cui i loro padri e Mosèinsistettero a tal fine (n. 4290, 4293, 7051, 7439, 10430, 10535, 10632). Il loro culto erameramente esteriore, senza alcun culto interno (n. 1200, 3147, 3479, 8871). Essi ignoravanocompletamente il culto interno, né desideravano farne la conoscenza (n. 301303, 3479,4429, 4433, 4680, 4844, 4847, 10396, 10401, 10407, 10694, 10701, 10707). In che modo essiconsideravano ciò che è interiore nel culto, nella chiesa e nella Parola (n. 4865). Il lorointerno era sudicio, pieno dell'amore di sé e del mondo, e di avarizia (n. 3480, 9962, 10.45410.457, 10462 10466, 10575). In ragione di ciò l'interiore della chiesa non è stato rivelato aloro, perché lo avrebbero profanato (n. 2520, 3398, 3480,4289).
La Parola è interamente preclusa a loro (n. 3769). Vedono la Parola esteriormente, ma noninteriormente (n. 10.54910.551). Perciò il loro interno, nel culto, è stato chiuso (n. 8788,8806, 9320, 9377, 9380, 9962, 10396, 10401, 10407, 10492, 10498, 10500, 10575, 10629, 10694).Quella nazione era di indole tale da poter essere in una santità esteriore, mentre l'interioreè stato chiuso, maggiormente che in altri (n. 4293, 4311, 4903, 9373, 9377, 9380). Il loro statoa quel tempo (n. 4311). Essi dunque si sono così mantenuti fino ad oggi (n. 3479). La lorosantità esteriore è stata miracolosamente elevata nel cielo dal Signore, e ivi sono statepercepite, e le cose interne del culto, della chiesa e della (n. 3480, 4307, 4311, 6304, 8588,10492, 10500, 10602). A tal fine sono stati costretti attraverso mezzi esteriori ad osservarerigorosamente i loro riti nella forma esterna (n. 3147, 4281, 10149). Poiché potevano essere
in una santità esterna, senza l'interno, essi potevano rappresentare le cose sante dellachiesa e del cielo (n. 3479, 3881, 4208, 6306, 8588, 9377, 10430, 10500, 10570). E nondimeno,quelle cose sante non aveano alcuna influenza su di loro (n. 3479). La qualità della personache eretta a rappresentazione è irrilevante, perché la rappresentazione riguarda la cosarappresentata, e non chi la rappresenta (n. 665, 1097, 1361, 3147, 3881, 4208, 4281, 4288,4292, 4307, 4444, 4500, 6304, 7048, 7439, 8588, 8788, 8806).
Quella nazione era peggiore di altre nazioni; la loro qualità è anche descritta dalla Parolain entrambi i testamenti (n. 4314, 4316, 4317, 4444, 4503, 4750, 4751, 4815, 4820, 4832, 5057,5998, 7248, 8819, 9320, 10.45410.547, 10.46210.466). La tribù di Giuda abbandonò in cosepeggiori rispetto alle altre tribù (n. 4815). In che modo hanno trattato crudelmente i gentili,provandone piacere (n. 5057, 7248, 9320). Quella nazione era idolatra nel cuore; e più dialtre nazioni adoravano altri dei (n. 3732, 4208, 4444, 4825, 5998, 6877, 7401, 8301, 8871,8882). Anche il loro culto era idolatrico, considerato in sé, perché era esteriore, senzal'interno (n. 4281, 4825, 8871, 8882). Adoravano Jehovah solo di nome (n. 6877, 10.55910.561, 10566). E solo a causa dei miracoli (n. 4299).
Coloro che credono che gli ebrei saranno convertiti alla fine della chiesa, e condottinuovamente nella terra di Canaan, pensano erroneamente (n. 4847, 7051, 8301). Molti passiaddotti dalla Parola in merito a tale questione, sono da intendersi secondo il senso interno,e differentemente dal senso letterale (n. 7051). La Parola è stata cambiata a causa di talenazione, in quanto al suo senso esterno, ma non al suo senso interno (n. 10453, 10461,10603, 10604). Jeovah apparve loro sul Monte Sinai, in base alla loro qualità, in un fuocoche si estingue, una densa nuvola, e come fumo di una fornace (n. 1861 6832, 8814, 8819,9434). Il Signore appare a ciascuno secondo la sua qualità, come fuoco vivo e perpetuo incoloro che sono nel bene, e come fuoco che si estingue in coloro che sono nel male (n. 934del 1861, 6832, 8814, 8819, 9434, 10551). Una delle loro origini è da una donna appartenentealla nazione cananea e gli altri due ceppi dalla relazione con una nuora (n. 1167, 4818,4820, 4874, 4899, 4913). Queste origini indicare la natura della loro relazione con la Chiesa,essendo questa paragonata alla congiunzione con una cananea, e alla relazione con unanuora (n. 4868, 4874, 4899, 4911, 4913). Dello stato degli ebrei nell'altra vita (n. 939, 940,5057).
Poiché questa nazione, benché di tale qualità, rappresentata la chiesa, e poiché la Parola èstata scritta in mezzo a loro, e li riguarda, perciò le cose celesti Divine sono staterappresentate con i loro nomi, come Ruben, Simeone, Levi, Giuda, Efraim, Giuseppe, e tutti glialtri. Che Giuda, nel senso interno senso, significa il Signore in quanto all'amore celeste, eal suo regno celeste (n. 3654, 3881, 5583, 5603, 5782, 6363). Spiegazione dela profezia diIsraele in merito Giuda, in cui si fa riferimento al Signore Gen. 49:812 (n. 63626381). Latribù di Giuda e la Giudea significano la chiesa celeste (n. 3654, 6364). Le dodici tribùrappresentano, e quindi significavano tutte le cose dell'amore e della fede nel complesso (n
3858, 3926, 4060, 6335.); e così pure il cielo e la Chiesa (n. 6337, 6637, 7836, 7891). Il lorosignificano è secondo l'ordine in cui essi sono nominate (n. 3862, 3926, 3939, 4603 ss., 6337,6640). Le dodici tribù furono divise in due regni, in modo che gli ebrei potesserorappresentare il regno celeste, e gli Israeliti il regno spirituale (n. 8770, 9320). Il seme diAbramo, di Isacco, e di Giacobbe, indica i beni e le verità della chiesa (n. 3373, 10445).
La Parola 249. L'uomo senza un rivelazione procedente dal Divino non può sapere nulla della vitaeterna, né alcuna cosa di Dio, ed ancor meno può sapere dell'amore e della fede in lui.Invero, l'uomo nasce in una perfetta ignoranza, ed in seguito, attraverso ciò che èmondano deve apprendere quelle cose necessarie alla formazione del suo intelletto. Eglinasce anche, in ogni male ereditario che proviene dall'amore di sé e dall'amore del mondo;i piaceri che ne derivano dominano continuamente e suggeriscono cose che sonodiametralmente opposte al Divino. È per questo che l'uomo non sa nulla della vita eterna,e perciò era necessaria una rivelazione, attraverso cui ne avesse conoscenza.
250. Che i mali dell'amore di sé e dell'amore del mondo portino ad una tale ignoranzanelle cose inerenti la vita eterna, si manifesta chiaramente da coloro dentro la chiesa i qualibenché sappiano dalla rivelazione che vi è un Dio, che vi è il cielo e l'inferno, che vi è unavita eterna e che si deve acquistare questa vita attraverso il bene dell'amore e della fede,ciò nondimeno, cadono fin nella negazione di questi fondamenti, sia gli eruditi, sia i noneruditi. Quindi si evidenzia con chiarezza quanta sarebbe l'ignoranza se non vi fossealcuna rivelazione.
251. Poiché dunque l'uomo vive dopo la morte, eternamente, e poiché gli resta la vitaconforme al suo amore e alla sua fede, ne segue che il Divino, per amore verso il genereumano, ha rivelato le cose che conducono a quella vita e contribuiscono alla salvezzadell'uomo. Ciò che il Divino ha rivelato è contenuto nella Parola.
252. La Parola essendo la rivelazione procedente dal Divino, è Divina in tutto e in ognisingola cosa di cui si compone, poiché ciò che emana dal Divino non può essere altrimenti.Ciò che procede dal Divino scende attraverso i cieli fino all'uomo; perciò la Parola nei cieliè conforme alla sapienza degli angeli, e nella terra è conforme all'intelletto degli uominiche vi risiedono. Pertanto, nella Parola vi è per gli angeli un senso interno che è spirituale;e per gli uomini un senso esterno che è naturale. Quindi la congiunzione del cielo conl'uomo ha luogo per mezzo della Parola.
253. Il senso autentico della Parola non può compreso se non da coloro che sono nellaluce; nella luce sono soltanto coloro i quali dimorano nell'amore e nella fede verso ilSignore; perché l'interiore di questi è elevato dal Signore nella luce del cielo.
254. La lettera della Parola non può essere compresa se non per mezzo di una dottrinafatta da un uomo illuminato, secondo la Parola; il suo senso letterale è conformeall'intelletto degli uomini, anche i più semplici tra essi. La dottrina tratta dalla Parola devedunque servir loro come una fiaccola.
Estratti da Arcana Coelestia 255. Necessità ed eccellenza della Parola. Dalla luce naturale, nulla è noto del Signore, delcielo e dell'inferno, della vita dell'uomo dopo la morte, e delle verità Divine per mezzodelle quali l'uomo ha la vita spirituale ed eterna (n. 8944, 10.31810.320). Ciò può esseremanifesto da questo, che molti, e tra questi gli eruditi, non credono in queste cose, anchese sono nati dove è la Parola, e sono dunque istruiti al riguardo (n. 10319). Era quindinecessario che vi fosse una qualche rivelazione dal cielo, perché l'uomo è nato per il cielo(n. 1775). Pertanto in ogni tempo c'è stata una rivelazione (n. 2895). I vari tipi dirivelazione che si sono succeduti su questa terra (n. 10355, 10632).
Le genti più antiche che vissero prima del diluvio, il cui periodo di riferimento è statochiamato l'età dell'oro, aveva rivelazione immediata, e, quindi, la verità Divina era iscrittanei loro cuori (n. 2896). Nella chiesa antica, risalente al periodo immediatamentesuccessivo al diluvio, vi era una parola storica e profetica (n 2686, 2897.); riguardo a questechiese si veda sopra (n. 247). Le sue parti storiche sono state chiamati le guerre di Jehovah, ele sue parti profetiche enunciazioni (n. 2897). Quella Parola era come la nostra Parola inquanto all'ispirazione (n. 2897). È citata da Mosè (n. 2686, 2897). Ma quella Parola è andataperduta (n. 2897). C'erano anche le rivelazioni profetiche presso altri, come appare dalleprofezie di Balaam (n. 2898).
La Parola è Divina in ogni particolare (n. 639, 680, 10321, 10637). La Parola è Divina e sacrain quanto a ogni iota e apice, (n. 9349). Come è spiegato nel tempo presente, la Parola èispirata in ogni iota (n. 1886).
La chiesa esiste in particolare dove è la Parola, e dove il Signore è di lì conosciuto e leverità Divine sono rivelate (n. 3857, 10761). Ma di qui consegue che appartengono allachiesa, non coloro che sono nati, dove è la Parola, e dove il Signore è di lì conosciuto, bensìcoloro che per mezzo delle verità della Parola, sono rigenerati dal Signore, cioè vivono inconformità di quelle verità, e quindi conducono una vita di amore e di fede (n. 6637, 10143,10153, 10578, 10645, 10829).
256. La Parola non è compresa se non da coloro che sono illuminati. La facoltà razionaledell'uomo non può comprendere le cose Divine, e nemmeno le cose spirituali, se non èilluminata dal Signore (n. 2196, 2203, 2209, 2654). Quindi solo coloro che sono illuminaticomprendono la Parola (n. 10323). Il Signore permette a coloro che sono illuminati dicomprendere la verità, e di vedere essa si concilia con le cose nella Parola, che possonoapparire in contraddizione tra loro (n. 9382, 10659). La Parola nel senso della lettera non èpriva di coerenza e, talvolta, sembra contraddittoria (n. 9025). E quindi può essere usatastrumentalmente da coloro che non sono illuminati, per dimostrare qualsiasi opinione oeresia, e per sostenere qualsiasi amore mondano e corporeo (n. 4783, 10399, 10400).
Coloro che leggono la Parola per amore della verità e del bene, sono illuminati da esso, manon quelli che la leggono per amore della fama, del guadagno o dell'onore, e dunquedall'amore di sé (n. 9382, 1054810550). Coloro che sono nel bene della vita e di lìnell'affezione della verità, sono illuminati (n. 8694). Coloro il cui interno è aperto, e che inquanto al loro uomo interno sono in grado di essere elevati nella luce del cielo, sonoilluminati (n. 10400, 10402, 10691, 10694). L'illuminazione è una reale aperturadell'interiore della mente, e un'elevazione nella luce del cielo (n. 10330). La santitàdall'interiore, cioè attraverso l'interiore, dal Signore, fluisce in coloro che consideranosanta la Parola, sebbene essi stessi non lo sanno (n. 6789). Coloro che sono guidati dalSignore sono illuminati, e vedono le verità della Parola, ma non quelli che sono guidati dase stessi (n. 10638). Quelli che amano la verità, perché è la verità, cioè che amano viveresecondo le verità Divine, sono guidati dal Signore (n. 10578, 10645, 10829). La Parola èvivificata presso l'uomo, secondo la sua vita dell'amore e della fede (n. 1776). Quelle coseche sono dalla propria intelligenza non hanno la vita in loro, dal momento che nulla delbene procede da proprio dell'uomo (n. 8491, 8944). Coloro che si sono consolidati in falsedottrine non possono essere illuminati (n. 10640).
L'intelletto è illuminato (n. 6608, 9300). Poiché l'intelletto è il ricettacolo della verità (n. 6222,6608, 10659). Ci sono idee riguardanti ogni principio dottrinale della chiesa, secondo cui èla comprensione del soggetto (n. 3310, 3825). le idee di un uomo, finché egli vive nelmondo, sono naturali, perché allora egli pensa secondo ciò che è naturale; ciò nondimenole idee spirituali giacciono celate con coloro che sono nell'affezione della verità per amoredella verità (n. 10237, 10240, 10551). Non c'è percezione di alcun argomento senza idee (n.3825). Le idee concernenti le cose della fede sono aperte nell'altra vita, e la loro qualità èpoi percepita dagli angeli (n. 1869 3310, 5510, 6200, 8885). Pertanto, la Parola non puòessere compresa se non dall'uomo razionale; perché credere senza avere un'idea delsoggetto, e senza una percezione razionale di esso, è semplicemente mantenere delleparole nella memoria, in assenza di percezione e di affezione, il che non è credere (n. 2553).Il senso letterale della parola è ciò che è illuminato (n. 34, 36, 9824, 9905, 10548).
257. La Parola non può essere compresa se non per mezzo della dottrina, dalla Parola. Ladottrina della Chiesa deve essere dalla Parola (n. 3464, 5402, 6832, 10763, 10765). La Parolasenza dottrina non è compresa (n. 9025, 9409, 9424, 9430, 10324, 10431, 10582). La veradottrina è una lampada per chi legge la Parola (n. 10400). La dottrina autentica deve essereformata da coloro che sono nell'illuminazione del Signore (n. 2510, 2516, 2519, 9424,10105). La Parola si intende per mezzo della dottrina istituita da colui che è illuminato (n.10324). Coloro che sono nell'illuminazione, formano la dottrina per se stessi dalla Parola(n. 9382, 10659). La differenza tra chi insegna e chi impara dalla dottrina della chiesa, ecoloro che insegnano e imparano dal mero senso letterale (n. 9025). Coloro che sono nelsenso letterale senza dottrina, non entrano in alcuna comprensione della Divina verità (n.9409, 9410, 10582). Esse cadono in molti errori (n. 10431). Coloro che sono nell'affezione
della verità per il bene della verità, quando arrivano all'età adulta, e possono vedere dalproprio intelletto, non dimorano semplicemente nei principi dottrinali della propriachiesa, ma esaminare dalla Parola se sono autentici (n. 5402, 5432, 6047). In caso contrario,la verità di ogni uomo deriverebbe da altri, e dalla sua terra natale, se è nato ebreo o greco(n. 6047). Perché ciò che attiene a qualunque fede derivante dal senso letterale della Parola,anche se non è autentica, non dovrebbe essere respinta se non dopo aver acquisito unapiena comprensione del soggetto (n. 9039).
La vera dottrina della chiesa è la dottrina della carità e della fede (n. 2417, 4766, 10763,10764). La dottrina della fede non fa la Chiesa, bensì la vita di fede, che è la carità (n. 809,1798, 1799, 1834, 4468, 4672, 4766, 5826, 6637). I principi della dottrina sono nulla, se non sivive conformemente ad essi (n. 1515, 2049, 2116). Nelle chiese contemporanee si insegna ladottrina della fede, ma non la dottrina della carità, essendo quest'ultima degradata ad unamera conoscenza, denominata teologia morale (n. 2417). La chiesa sarebbe una, se gliuomini fossero riconosciuti come membri della Chiesa secondo la vita, cioè secondo lacarità (n. 1285, 1316, 2982, 3267, 3445, 3451, 3452). Quanto è superiore la dottrina dellacarità rispetto a quella della fede separata dalla carità (n. 4844). Coloro che non conosconociò che attiene alla carità, sono nell'ignoranza delle cose celesti (n. 2435). In quanti erroricadono che possiedono solo la dottrina della fede, e non quella della carità al tempo stesso(n. 2338, 2417, 3146, 3325, 3412, 3413, 3416, 3773, 4672, 4730, 4783, 4925, 5351, 76237627,77527762, 7790, 8094, 8313, 8530, 8765, 9186, 9224, 10555). Coloro che sono solo nelladottrina della fede, e non nella vita di fede, che è la carità, furono chiamati non circoncisi,o Filistei (n. 3412, 3413, 8093). Le genti antiche erano dotate della dottrina dell'amore per ilSignore, e della carità verso il prossimo, e subordinavano ad esse la dottrina della fede (n.2417, 3419, 4844, 4955).
La dottrina fatta da un uomo illuminato può essere successivamente confermatarazionalmente, e quindi è compresa è dimostrata pienamente (n. 2553, 2719, 2720, 3052,3310, 6047). Si veda di più su questo argomento sopra, n. 51. Coloro che sono nella fedeseparata dalla carità credono acriticamente nella dottrina della chiesa, senza alcunaintuizione razionale (n. 3394).
L'uomo savio non si cimenta nell'impresa di confermare un dogma, ma per vedere se essoè autentico, prima cerca conferme presso quelli che sono nell'illuminazione (n. 1017, 4741,7012, 7680, 7950). La luce della conferma è una luce naturale, e non spirituale e puòesistere anche presso il malvagio (n. 8780). Tutte le cose, anche le falsità, possono essereconfermate in modo da apparire come verità (n. 2480, 2490, 5033, 6865, 8521).
258. Nella Parola c'è un senso spirituale, che si chiama senso interno. Nessuno puòsapere qual sia il senso interno della Parola è, a meno che non sappia cosa sia lacorrispondenza (n. 2895, 4322). Il tutto e ogni sua parte, anche la più minuta, il mondonaturale corrisponde alle cose spirituali, e quindi è rappresentativo di esse (n. 18861889,
29873003, 32133227). Le cose spirituali a cui le cose naturali corrispondono assumonotutt'altro aspetto nel naturale, in modo che non sono distinguibili (n. 887, 2395, 8920).Quasi nessuno sa nel tempo presente dove si celi il Divino nella Parola, e nondimeno, essoè nel suo senso interno o spirituale, che in oggigiorno non è noto (n. 2899, 4989). Le cosemistiche della Parola non sono altro che ciò che il suo senso interno o spirituale contiene,che tratta del Signore, del suo regno, e della Chiesa, e non delle cose naturali che sono nelmondo (n. 4923). La parte profetica della Parola è in molti luoghi incomprensibile, e quindidi alcun uso senza il senso interno (n. 2608, 8020, 8398). Come ciò che s'intende per cavallobianco, nominato in Apocalisse (n. 2760 segg.). Per le chiavi del regno dei cieli, che furonodate a Pietro, di cui alla prefazione al capitolo 22 della Genesi (N. 9410). Per carne, sangue,pane e vino, nella santa cena, e quindi il motivo per cui è stata istituita dal Signore (n. 8682).Per le profezie di Giacobbe riguardanti i suoi figli nel capitolo 49 della Genesi (n. 6306,63336465). Per molte profezie riguardanti Giuda e Israele, che in nessun modo ha a chefare con quelle genti, né il senso letterale ha alcuna attinenza con la loro storia (n. 6333,6361, 6415, 6438, 6444). Oltre a innumerevoli altri casi (n.2608).
Il senso spirituale o interno della Parola in sintesi (n. 17671777, 18691879). C'è un sensointerno in tutta e in ogni singolo particolare della Parola (n. 1143, 1984, 2135, 2333, 2395,2495, 2619). Queste cose non appaiono nel senso letterale, e nondimeno, sono contenuti alsuo interno (n. 4442).
259. Il senso interno della Parola è principalmente ad uso degli angeli, ed è anche ad uso degliuomini. Affinché possa essere noto cosa sia il senso interno, quale sia la sua qualità e dadove abbia origine, si può qui osservare in generale, che gli angeli nel cielo, parlano epensano in modo diverso da come fanno gli uomini nel mondo; nel cielo spiritualmente, enel mondo in modo naturale. Perciò, quando l'uomo legge la Parola, gli angeli che sonopresso di lui, la percepiscono spiritualmente, mentre egli la percepisce naturalmente. Diconseguenza, gli angeli sono nel senso interno, mentre gli uomini sono in senso esterno;tuttavia questi due sensi fanno uno per corrispondenza.
La Parola è intesa in modo diverso dagli angeli nei cieli e dagli uomini sulla terra, gliangeli percepiscono il senso interno o spirituale, mentre gli uomini il senso esterno onaturale (n. 1887, 2395). Gli angeli percepiscono la Parola nel suo senso interno, e non nelsuo senso esterno; mostrato dall'esperienza di chi ha parlato con me dal cielo, mentrestavo leggendo la Parola (n. 17691772). Le idee e il linguaggio degli angeli sono spirituali,mentre le idee e il discorso degli uomini sono naturali; pertanto vi è un senso interno, cheè spirituale, ad uso degli angeli; mostrato dall'esperienza (n. 2333). Tuttavia il sensoletterale della Parola serve alle idee spirituali degli angeli come mezzo di comunicazione,proprio come le parole del discorso servono agli uomini per comunicare il senso delsoggetto stesso del discorso (n. 2143). Ciò che attiene al senso interno della Parola sicolloca in cose che appartengono alla luce del cielo, e quindi alla percezione degli angeli
(n. 2618, 2619, 2629, 3086). Le cose che gli angeli percepiscono dalla Parola sono prezioseper loro (n. 2540, 2541, 2545, 2551). Gli angeli non comprendono alcunché del sensoletterale della Parola (n. 64, 65, 1434, 1929). Non conoscono i nomi delle persone, né iluoghi menzionati nella Parola (n. 1434, 1888, 4442, 4480). I nomi non possono entrare nelcielo, né essere pronunciati lì (n. 1876, 1888).
Tutti i nomi citati nella Parola significano cose determinate, e nel cielo sono mutati in ideecorrispondenti (n. 768, 1888, 4310, 4442, 5225, 5287, 10329). Gli angeli pensare in modoastratto dai nomi di persone (n. 6613, 8343, 8985, 9007). L'eleganza del senso interno dellaParola, anche se nulla, a dispetto della mera ricorrenza di nomi, mostrata da esempi trattidalla Parola (n. 1224, 1888, 2395). Molti nomi ordinati in serie esprimono qualcosa dispecifico nel senso interno (n. 5095). Tutti i numeri nella Parola significano cosedeterminate (n. 482, 487, 647, 648, 755, 813, 1963, 1988 2075, 2252, 3252, 4264, 6175, 9488,9659, 10217, 10253).
Anche gli spiriti percepiscono la Parola nel suo senso interno, nella misura in cui il lorointeriore è aperto al cielo (n. 1771).
Il senso letterale della Parola, che è naturale, è cambiato istantaneamente presso gli angelinel senso spirituale, perché c'è una corrispondenza (n. 5648). E questo avviene senza cheloro ascoltino o sappiano ciò che è contenuto nel senso letterale o esterno (n. 10215).Quindi il senso letterale o esterno è solo presso l'uomo, e non avanza oltre (n. 2015).
C'è un senso interiore della Parola, e allo stesso modo, un senso intimo o supremo(riguardo al quale si vedano i n. 9407, 10604, 10614, 10627). Gli angeli spirituali, cioè coloroche appartengono al regno spirituale del Signore, percepiscono la Parola nel suo sensointerno, e gli angeli celesti, cioè coloro che appartengono al regno celeste del Signore,percepiscono la Parola nel suo intimo senso (n. 2157, 2275).
La Parola è per gli uomini, e anche per gli angeli, essendo adattata a ciascuno (n. 7381,8862, 10322). La Parola è il mezzo di unione del cielo e della terra (n. 2310, 2495, 9212, 9216,9357). La congiunzione del cielo con l'uomo viene effettuata per mezzo della Parola (n.9396, 9400, 9401, 10452). Pertanto la Parola è chiamata alleanza (n. 9396). Perché alleanzasignifica unione (n. 665, 666, 1023, 1038, 1864, 1996, 2003, 2021, 6804, 8767, 8778, 9396,10632).
Vi è un senso interno nella Parola, perché la Parola discende dal Signore attraverso i trecieli, all'uomo (n. 2310, 6597). E così è adattata agli angeli dei tre cieli, e anche agli uomini(n. 7381, 8862). Perciò la Parola è Divina (n 2989, 4989.); ed è santa (n 10276.); ed èspirituale (n 4480).; ed è ispirata da Dio (n. 9094). Significato di ispirazione (n. 9094).
Anche l'uomo rigenerato, è realmente nel senso interno della Parola, anche se ignora ciò,dal momento che il suo uomo interno, che è dotato di percezione spirituale, è aperto (n.10400). Ma in questa circostanza il senso spirituale della Parola sfocia nelle idee naturali, e
quindi si presenta, naturalmente, perché, mentre l'uomo vive nel mondo, pensa secondociò che è naturale (n. 5614). Pertanto la luce della verità, presso colui che è illuminato, e dalsuo interiore, cioè dal Signore, attraverso il suo interiore (n. 10691, 10694). Allo stessomodo la santità scorre presso coloro che considerano santa Parola (n. 6789). Siccomel'uomo rigenerato è realmente nel senso interno della Parola, e nella santità di quel senso,anche se lui lo ignora, dopo la morte giunge in esso, e non è più nel senso letterale (n. 3226,3342, 3343).
260. Il senso interno o spirituale della Parola contiene innumerevoli arcani. La Parola nelsuo senso interno contiene innumerevoli cose, che superano la comprensione umana (n.3085, 3086). Contiene anche cose inspiegabili (n. 1965) le quali sono rappresentate solo agliangeli, e sono da loro comprese (n. 167). Il senso interno della Parola contiene arcani delcielo, riguardo al Signore e al suo regno nei cieli e sulla terra (n. 14, 937). Quegli arcaninon compaiono nel senso letterale (n. 937, 1502, 2161). Molte cose nei profeti sembranoessere prive di collegamento, e nondimeno, nel senso interno, esse sono coerenti in unaserie ordinata e mirabile (n. 7153, 9022). Non una sola parola, neanche un solo iota puòessere omesso nel senso letterale della Parola, senza interrompere con ciò il senso interno,e quindi, dalla Divina provvidenza del Signore, la Parola è stata integralmente conservatain ogni termine e in ogni punto (n. 7933). innumerevoli cose sono contenute in ogniparticolare della Parola (n. 6617, 6620, 8920); e in ogni espressione (n. 1689). Ci sonoinnumerevoli cose contenute nella preghiera del Signore, e in ogni parte di essa (n. 6619). Enei precetti del Decalogo; nel cui senso esterno, nondimeno, alcune cose sono tali da poteressere note presso ogni nazione senza rivelazione (n. 8867, 8900).
Nella Parola, e in particolare nella parte profetica di essa, due espressioni ricorrentisembrano indicare la stessa cosa, ma una è in relazione al bene, e l'altra alla verità; così unasi riferisce a ciò che è spirituale, l'altro a ciò che è celeste (n. 683, 707, 2516, 8339). I beni e leverità sono congiunti in un modo meraviglioso nella Parola, e ciò è evidente solo a coluiche conosce il senso interno (n. 10554). E così vi è un matrimonio Divino e un matrimonioceleste nella Parola, e in ogni parte di essa (n. 683, 793, 801, 2173, 2516, 2712, 5138, 7022). Ilmatrimonio Divino è il matrimonio del Divino bene e della Divina verità, tale è il Signore;in lui solo esiste tale matrimonio (n. 3004, 3005, 3009, 5138, 5194, 5502, 6343, 7945, 8339,9263, 9314). Gesù significa bene Divino, e Cristo la verità Divina; e insieme fanno ilmatrimonio Divino nel cielo, cioè il matrimonio del Divino bene e della Divina verità (n.3004, 3005, 3009). Questo matrimonio è in ogni parte della Parola, nel suo senso interno;così il Signore, in quanto al Divino bene e alla Divina verità, è in ogni parte della Parola (n.5502). Il matrimonio del bene e del la verità dal Signore nel cielo e nella chiesa, si chiamamatrimonio celeste (n. 2508, 2618, 2803, 3004, 3211, 3952, 6179). Quindi in questo senso laParola è una sorta di cielo (n. 2173, 10126). Il cielo nella Parola è paragonato a unmatrimonio, in relazione al matrimonio del bene e della verità in esso (n. 2758, 3132, 4434,4835).
Il senso interno è l'autentica dottrina della Chiesa (n. 9025, 9430, 10400). Coloro checomprendono la Parola secondo il senso interno, conoscono l'autentica ed essenzialedottrina della Chiesa, in quanto il senso interno la contiene (n 9025,. 9430, 10400). L'internodella Parola è anche l'interno della chiesa, e allo stesso modo l'interno del culto (n. 10460).La Parola è la dottrina dell'amore per il Signore, e della carità verso il prossimo (n. 3419,3420).
La Parola nel senso letterale è come una nuvola, e nel senso interno è la sua gloria, si vedala prefazione al capitolo 18 della Genesi (n. 5922, 6343), dove l'espressione, Il Signore verràsulle nubi del cielo con gloria, è spiegata. Una nuvola nelle Parola significa la Parola stessa nelsenso della lettera, e gloria significa la Parola nel senso interno; si veda in proposito laprefazione al capitolo 18 della Genesi (n. 4060, 4391, 5922, 6343, 6752, 8106, 8781, 9430,10551, 10574). Le cose che sono nel senso lettera, paragonate a quelle che sono nel sensointerno, sono come rudi sporgenze arrotondate in un cilindro ottico lucido, in cui,nondimeno, è esposta una incantevole immagine di un uomo (n. 1871).
Nell'altra vita, coloro ai quali è dato di riconoscere il solo senso letterale della Parola,appaiono nelle sembianze di una donna vecchia e deforme; mentre a coloro ai quali è datodi riconoscere il solo interno letterale della Parola, appaiono nelle sembianze di unavergine magnificamente vestita (n. 1774). La Parola nel suo insieme è un'immagine delcielo, perché la Parola è la Divina verità, e la Divina verità rende il cielo; e siccome il cielo ènell'immagine di un uomo, perciò la Parola è in questo senso come l'immagine dell'uomo(n. 1871). Che il cielo nell'insieme è in relazione all'uomo, può essere visto in Cielo e inferno(n. 5967). È la verità Divina che procede dal Signore che rende il cielo (n. 126140, 200212). La Parola è magnificamente e piacevolmente esposta agli angeli (n. 1767, 1768). Ilsenso letterale è come il corpo, ed il senso interno, come l'anima di quel corpo (n. 8943). Diqui la vita della Parola è dal suo senso interno (n. 1405, 4857). La Parola è pura nel sensointerno, e così non appare nel senso letterale (n. 2362, 2395). Le cose che sono nel sensoletterale della Parola, sono sante dalla interno (n. 10126, 10728).
Nelle parti storiche della Parola c'è anche un senso interno, ma al loro interno (n. 4989).Quindi le parti profetica e storica della Parola contengono arcani del cielo (n. 755, 1659,1709, 2310, 2333). Gli angeli non percepiscono quelli cose storiche, ma spiritualmente (n.6884). Il motivo per cui gli arcani che sono all'interno della parte storica, sono menoevidenti per l'uomo di quelli che sono nella parte profetica (n. 2176, 6597).
La qualità del senso interno della Parola mostrato ulteriormente (n. 1756, 1984, 2004, 2663,3035, 7089, 10604, 10614). E illustrato da paragoni (n. 1873).
261. La Parola è stata scritta per corrispondenze, e, quindi, attraverso rappresentazioni.La Parola, in quanto al suo senso letterale, è scritto per corrispondenze, tali che da questecose sono rappresentate e s'intendono cose spirituali che si riferiscono al cielo e alla chiesa
(n. 1404, 1408, 1409, 1540, 1619, 1659, 1709, 1783, 2179, 2763, 2899). Questo è stato fatto peril bene del senso interno, che è contenuto in ogni sua parte (n. 2899). Per il bene del cielo,dal momento che coloro che sono nel cielo non comprendono la Parola secondo il sensoletterale che è naturale, ma secondo il suo senso interno, che è spirituale (n. 2899). IlSignore ha parlato per corrispondenze e rappresentazioni, perché parlava dal Divino (n.9048, 9063, 9086, 10126, 10728). Così il Signore ha parlato allo stesso tempo prima delmondo e prima del cielo (n. 2533, 4807, 9048, 9063, 9086). Le cose di cui il Signore hannoriempito l'intero cielo (n. 4637). La parte storica della Parola è rappresentativa (n. 1540,1659, 1709, 1783, 2686). La Parola non poteva essere scritta in qualsiasi altro stile, affinchéda essa vi potesse essere una comunicazione e congiunzione con il cielo (n. 2899, 6943,9481). Coloro che disprezzano la Parola in ragione della apparente semplicità e rudezzadel suo stile, e che farneticano sul fatto che avrebbero accettato la Parola, se fosse statascritta in uno stile diverso, sono in un grande errore (n. 8783). La modalità e lo stile discrittura, che ha prevalso tra le maggior parte delle genti antiche, era attraversorappresentazioni ed i significati corrispondenti(n. 605, 1756, 9942). Gli antichi savi eranodilettati dalla Parola, a motivo delle rappresentazioni ed i corrispondenti significati (n.2592, 2593). Se un uomo della più antica chiesa avesse letto la Parola, egli avrebbecompreso le cose che sono nel senso interno in modo chiaro, e in modo oscuro, quelle coseche sono nel senso esterno (n. 4493).
I figli di Giacobbe furono condotti nella terra di Canaan, perché tutti i luoghi in quellaterra, dai tempi più antichi, sono rappresentativi (n. 1585, 3686, 4447, 5136, 6516). NellaParola quei luoghi sono menzionati per il bene del senso interno (n. 3686, 4447, 5136, 6516).Tuttavia, la Parola è stata cambiata, per il bene di quella nazione, in quanto al sensoesterno, ma non in quanto al senso interno (n. 10453, 10461, 10603, 10604). Affinché possaessere noto che cosa sono le corrispondenze e cosa rappresentano nella Parola, e qual è laloro qualità, qualcosa deve essere detto al riguardo.
Tutte le cose che corrispondono sono anche rappresentative, e in tal modo significative,pertanto le corrispondenze e le cose rappresentate sono uno (n. 2896, 2897, 2973, 2987,2989, 2990, 3002, 3225). Quali sono corrispondenze e le rappresentazioni, attraversol'esperienza e gli esempi (n. 2763, 29873002, 32133226, 33373352, 34723485, 42184228,9280). La conoscenza delle corrispondenze e delle rappresentazioni era la conoscenzaprincipale tra il antichi (n. 3021, 3419, 4280, 4748, 4844, 4964, 4966, 6004, 7729, 10252).Soprattutto presso gli orientali (n. 5702, 6692, 7097, 7779, 9391, 10252, 10407); e in Egittopiù altri paesi (n. 5702, 6692, 7097, 7779, 9391, 10407). Anche tra i gentili, come in Grecia ein altri luoghi (n. 2762, 7729). Ma nel tempo presente è tra le conoscenze che sono andateperdute, in particolare in Europa (n. 2894, 2895, 2994, 3630, 3632, 37473749, 4581, 4966,10252).
E nondimeno, questa conoscenza è più eccellente di tutte le altre conoscenze, poiché senza
di essa la Parola non sarebbe compresa, né il significato dei riti della Chiesa ebraica, chesono riportati nella Parola. Si ignora cosa sia il cielo, né quello che è lo spirituale è, né inche modo l'influsso spirituale giunge in ciò che è naturale, con molte altre cose (n. 4280, enei luoghi sopra citati). Tutte le cose che appaiono prima di angeli e spiriti sonorappresentazioni, in base alle corrispondenze di cose che sono in relazione con amore efede (n. 1971 3.2133.226, 3449, 3475, 3485, 9481, 9574, 9576, 9577). I cieli sono pieni dirappresentazioni(N. 1521, 1532, 1619). Le rappresentazioni sono più belle, e più perfetta, inproporzione di quanto sono più interiormente nei cieli (n. 3475). Le rappresentazioni sonovere e proprie apparizioni, essendo derivate dalla luce del cielo, che è la verità Divina, eche è l'essenziale dell'esistenza di tutte le cose (n. 3485).
Il motivo per cui ciascuna e tutte le cose del mondo spirituale sono rappresentate nelmondo naturale è che ciò che è interno assume un rivestimento adeguato in ciò che èesterno, con cui si rendono visibili e apparenti (n. 6275, 6284, 6299). Dunque il fine assumeun rivestimento adeguato, affinché possa esistere come causa in una sfera inferiore, e poiaffinché possa esistere come effetto una sfera ancora inferiore. E quando il fine, mediantela causa, diventa effetto, è allora visibile, e appare alla vista (n. 5711). Questo può esseremostrato attraverso l'influsso dell'anima nel corpo, per cui l'anima assume un rivestimentonel corpo che permette a tutte le cose che essa pensa e vuole di apparire e diventarevisibili. Di qui il pensiero, quando si scende nel corpo, è rappresentato da gesti e azioniche corrispondono ad esso (n.2988). Le affezioni, che sono della mente, si manifestano nelvolto, attraverso le variazioni dell'espressione, che le rendono visibili (n. 47914805, 5695).Quindi è evidente, che ciascuna e tutte le cose in natura hanno in loro una causa latente eun fine nel mondo spirituale (n. 3562, 5711). Perché la le cose in natura sono gli effettifinali, che contengono le cose primarie (n. 4240, 4939, 5051, 6275, 6284, 6299, 9216). Le coseinterne sono quelle rappresentate, e le cose esterne le rappresentano (n. 4292).
Dato che tutte le cose in natura sono rappresentative delle cose spirituali e celesti, neitempi antichi vi erano chiese, in cui tutto il culto esterno, che sono rituali, erarappresentativo; perciò quelle chiese erano chiamate chiese rappresentativi (n. 519, 521,2896). La chiesa fondata presso i figli d'Israele era una chiesa rappresentativa (n. 1003,2179, 10149). Tutti i suoi rituali erano cose esterne, che rappresentavano le cose interne delcielo e della chiesa (n. 4288, 4874). Le rappresentazioni della chiesa e del culto sono cessatequando il Signore è venuto nel mondo, perché il Signore ha dischiuso cose interne dellachiesa, e perché tutto l'esterno della chiesa nel senso più elevato riguarda lui (n. 4832).
262. Il senso letterale o esterno della Parola. Il senso letterale della Parola è secondo leapparenze del mondo (n. 589, 926, 1408, 2719, 2720, 1832, 1874, 2242, 2520, 2533). Ed èadattato alla capacità d'intendere dei semplici (n. 2533, 9048, 9063, 9086). La Parola nel suosenso letterale è naturale (n. 8783). Perché ciò che è naturale è il piano più remoto in cui lecose spirituali e celesti terminano, e su cui poggiano come una casa sulle sua fondamenta;
e in caso contrario il senso interno della Parola, senza l'esterno sarebbe come una casasenza fondamenta (n. 9360, 9430, 9433, 9824, 10044, 10436). La Parola è il contenitore delsenso spirituale e celeste, perché è di una tale qualità (n. 9407). Essa è santa e Divina nelsenso letterale, in tutte ed in ogni singola cosa di essa, anche in ogni iota, in quanto è diuna tale qualità (n. 639, 680, 1869, 1870, 9198, 10321, 10637). Le leggi emanate per i figli diIsraele costituiscono tuttora la Santa Parola, nonostante la loro abrogazione, in forza delsenso interno che essi contengono (n. 9211, 9259, 9349). Di leggi, sentenze e statuti dellachiesa israelita ed ebraica, che era una chiesa rappresentativa, vi sono alcuni che sonoancora in vigore, sia nel loro senso esterno, sia nel senso interno; alcuni di questi devonoessere rigorosamente osservati nel loro senso esterno; alcuni possono essere utili, seosservati dal popolo, e altri sono del tutto abrogati (n. 9349). La Parola è Divina, anche inciò che è stato abrogato (n. 10637).
La qualità della Parola in quanto al senso della lettera non è compresa nello stesso tempoin quanto al senso interno, o il che è lo stesso, secondo l'autentica dottrina della Parola (n.10402). Innumerevoli eresie derivano dal senso letterale senza il senso interno, o senzal'autentica dottrina della Parola (n. 10400). Coloro che si soffermano nel senso esternosenza l'interno non tollerano le cose interne della Parola (n. 10694). Gli ebrei erano di unatale indole, che hanno conservato anche nel tempo presente (n. 301303, 3479, 4429, 4433,4680, 4844, 4847, 10396, 10401, 10407, 10694, 10701, 10707).
263. Il Signore è la Parola. La Parola nel suo senso intimo tratta del Signore solo, e descrivetutti gli stati della glorificazione del suo Umano, cioè della sua unione con il Divino in sé; eallo stesso modo, di tutti gli stati di sottomissione dei inferni, e della riduzione all'ordinedi tutte le cose in esso e nei cieli (n. 2249, 7014). Quindi, tutta la vita di Dio nel mondo èdescritta in questo senso, e in tal modo il Signore è sempre presente presso gli angeli (n.2523). Di conseguenza, il Signore solo è nell'intimo della Parola, e la Divinità e la santitàdella Parola è da lì (n. 1873, 9357). L'affermazione del Signore secondo cui tutta la Scritturache lo riguarda è stata compiuta, significa che tutte le cose che sono contenute nel sensointimo sono state compiute (n. 7933).
La Parola significa la verità Divina (n. 4692, 5075, 9987). Il Signore è la Parola, perché è laverità Divina (n. 2533). Il Signore è la Parola perché la Parola è da lui, e tratta di lui (n.2859). E poiché tratta del Signore solo, nel suo senso più profondo, perciò il Signore stessoè in essa (n. 1873, 9357). E perché in ciascuna e in tutte le cose della Parola c'è unmatrimonio del Divino bene e della Divina verità (n. 3004, 5502). Gesù è il Divino bene, eCristo è la Divina verità (n. 3004, 3005, 3009). La Divina verità è la sola autentica verità, eciò di cui consta la Divina verità, che è dal Divino, è la sola autentica sostanza (n. 5272,6880, 7004, 8200). E siccome la Divina verità che procede dal Signore è la luce nel cielo, e ilDivino bene è il calore nel cielo; e siccome tutte le cose nei cieli derivano la loro esistenzadal Divino bene e dalla Divina verità; e siccome il mondo naturale ha la sua esistenza dal
cielo, ovvero dal mondo spirituale; da tutto ciò consegue che ogni cosa che è stata creati, èstata creata dalla Divina verità, ovvero dalla Parola, secondo queste parole in Giovanni:
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e Dio era la Parola, e da essa erano tutte lecose fatte che sono state fatte; e la Parola si fece carne (Giovanni 1:1, 3, 14; n. 2803, 2894, 5272,6880)
Per ulteriori particolari relativi alla creazione di tutte le cose ad opera della Divina verità, equindi dal Signore, si veda in Cielo e inferno (n. 116125, e n. 126140). La congiunzione delSignore con l'uomo si realizza mediante la Parola nel suo senso interno (n. 10375). Lacongiunzione si realizza in ciascuna e in tutte le cose della Parola; e la Parola è quindimagnifica più di ogni altro scritti (n. 10.63210.634). Dal momento che la Parola è in formascritta, è il Signore stesso che parla così con gli uomini (n. 10290).
264. Quelli che sono contro la Parola. Quelli che disprezzano, si fanno beffe e profanano laParola (n. 1878). La loro qualità nell'altra vita (n. 1761, 9322). Essi possono essereparagonati alle parti viscose del sangue (n. 5719). Il pericolo in cui ci si espone nelprofanare la Parola (n. 571582). Quanto sono dannosi i falsi principi, in particolare quelliche favoriscono gli amori di sé e del mondo, se confermati attraverso l'uso strumentaledella Parola (n. 589). Coloro che non sono in alcuna affezione per la verità, per amore dellaverità, respingono completamente il senso interno della Parola, e la disprezzano (n. 5702).Alcuni nell'altra vita che hanno respinto le cose interne della Parola sono privati dellarazionalità (n. 1879).
265. Ulteriori particolari concernenti la Parola. Il termine Parola in lingua ebraica significavarie cose, come la discorso, pensiero della mente, tutto ciò che ha una reale esistenza, eche è qualche cosa (n. 9987). Parola significa la Divina verità e il Signore (n. 4692, 5075,9987). Parola significa le verità (n. 4692, 5075). Con esse s'intendono i principi delladottrina (n. 1288). Le dieci parole significano tutte le verità Divine (n. 10688). Essesignificano cose che esistono realmente (n. 1785 5075, 5272).
Nella Parola, in particolare nella parte profetica, ci sono due espressioni per significareuna cosa; l'una è in relazione al bene, e l'altra alla verità, che sono così congiunti (n. 683,707, 2516, 8339). Non può essere noto quale espressione è in relazione con il bene, e qualecon la verità, se non attraverso il senso interno della Parola; perché ci sono terminiappropriati con le quali si fa riferimento al bene, e altri termini con i quali si fa riferimentoalla verità. (n. 793, 801). E così, semplicemente dai termini citati, può essere noto, se ilsoggetto trattato il bene, o se è la verità (n. 2722). Spesso un'espressione ha un'incidenzagenerale, ed un'altra concerne uno specifico particolare di quella generale (n. 2212). C'èuna sorta di reciprocità nella Parola, di cui si veda al n. 2240. La maggior parte delle cose
nella Parola hanno anche un senso opposto (n. 4816). Il senso interno procede linearmentesecondo il soggetto trattato (n. 4502).
Coloro che sono stati deliziati nella Parola, nell'altra vita ricevono il calore del cielo, in cuiè l'amore celeste, secondo la qualità e la quantità della loro delizia dall'amore (n. 1773).
266. Quali sono i libri della Parola. I libri della Parola sono tutti quelli che hanno il sensointerno; Viceversa quei libri che sono privi di senso interno, non sono la Parola. I libri dellaParola, nel Vecchio Testamento, sono i cinque libri di Mosè, il libro di Giosuè, il libro deiGiudici, i due libri di Samuele, i due libri dei Re, i Salmi di Davide, i libri dei profetiprofeta Isaia, Geremia, Lamentazioni, Ezechiele, Daniele, Osea, Gioele, Amos, Abdia,Giona, Michea, Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria e Malachia; e nel NuovoTestamento, i quattro evangelisti, Matteo, Marco, Luca e Giovanni; e l'Apocalisse. I restantilibri sono privi di un senso interno (n. 10325).
Provvidenza 267. Il governo del Signore nei cieli e nelle terre si chiama provvidenza; e siccome ognibene che si riferisce all'amore, ed ogni verità che appartiene alla fede, per mezzo dei qualisi ottiene la salvezza, procedono dal Signore, e nulla assolutamente proviene dall'uomo, èdunque evidente che la Divina provvidenza del Signore sia in tutto e in ogni singola cosache contribuisce alla salvezza del genere umano. Il Signore insegna questo in Giovanni:
Io sono la via, la verità e la vita (Giovanni16:6)
e altrove:
Siccome il tralcio non può portare frutto da se stesso se non dimora nella vite, così neanche voise non dimorate in me; fuori di me non potete far nulla (Giovanni 15:45)
268. La Divina provvidenza del Signore è fin nei minimi particolari della vita dell'uomo,perché non c'è che un'unica sorgente di vita, che è il Signore, da cui siamo, viviamo e cimuoviamo.
269. Coloro i quali pensano della provvidenza secondo le cose del mondo, ne deduconoche essa sia solo universale, e che i particolari siano lasciati alla libera determinazionedell'uomo; tuttavia, costoro non conoscendo gli arcani del cielo tirano le loro conclusioniunicamente dall'amore di sé e del mondo e dalle conseguenti concupiscenze. Quandodunque essi vedono i furfanti elevarsi agli onori e acquistare maggiori ricchezze dei retti;quando ancora vedono i malvagi riuscire nelle loro macchinazioni, essi dicono in cuor loroche non sarebbe così se la Divina provvidenza fosse in tutto e in ogni singola cosa. Ciònondimeno, essi non considerano che la Divina provvidenza non riguarda ciò chebrevemente passa e finisce nel mondo, con la vita dell'uomo, bensì la sua prospettiva miraa ciò che dura eternamente, dunque a ciò che non ha fine. Ciò che non ha mai fine, quelloÈ, ma quello che ha fine, quello relativamente, non È. Si consideri se centomila anni sianoqualche cosa paragonati all'eternità, e si percepirà che non sono niente; e che cosa sonodunque alcuni anni della vita nel mondo?
270. Chi esamina con discernimento può sapere che la preminenza e la ricchezza nelmondo non sono reali benedizioni Divine, nonostante l'uomo, trovando godimento inesse, le definisca così; questo perché esse passano, seducono molti e allontanano dal cielo.Viceversa, la vita eterna e la sua felicità sono reali benedizioni che procedono dal Divino.Questo è ciò che insegna il Signore in Luca:
Procuratevi un tesoro nei cieli, che giammai viene meno, ove il ladro non giunge; e ove latignola non guasta; perché dove è il tesoro, quivi anche sarà il vostro cuore (Luca 12:3334)
271. Se i malvagi hanno successo nelle loro trame, è perché è conforme all'ordine Divinoche ciascuno, in forza della ragione, faccia ciò che fa, secondo la propria liberadeterminazione; perché se non fosse stata lasciata all'uomo la libertà di di agire secondo lapropria ragione, e quindi se gli artifici che ne derivano non riuscissero, l'uomo non sarebbein alcun modo disposto a ricevere la vita eterna, giacché questa vita è ispirata quandol'uomo è nella libertà, e quando la sua ragione è illuminata. Nessuno infatti può esserecostretto al bene, perché nulla di coatto aderisce all'uomo in quanto non gli appartiene.L'uomo si appropria di una determinata cosa, quando questa è fatta nella libertà secondoragione, poiché secondo il libero arbitrio si fa ciò che è dettato dalla volontà o amore; e lavolontà o amore, è l'uomo stesso. Se l'uomo fosse costretto a ciò che non vuole, eglinell'animo si volgerebbe sempre verso ciò che vuole; ed inoltre ciascuno propende versociò che è vietato; e questo per una ragione latente. L'uomo tende verso la libertà,da cuiappare evidente che se l'uomo non fosse mantenuto nella libertà, non potrebbe essereprovveduto al bene per lui.
272. Lasciare all'uomo in forza della sua libertà, di pensare, di volere e, per quanto non lovietino le leggi, di fare il male, si chiama permettere.
273. Essere condotto verso felici fortune nel mondo per avvedutezza, sembra all'uomoun effetto della propria prudenza, quando invece sta sempre alla Divina provvidenza,accompagnare incessantemente, permettendo e distogliendo continuamente dal male.Essere poi condotti a felici sorti nel cielo, si sa e si percepisce che non dipende dallapropria prudenza, perché ciò proviene dal Signore e ha luogo secondo la sua Divinaprovvidenza, che dispone e conduce continuamente al bene.
274. Che sia così l'uomo non può comprenderlo in virtù del lume naturale, da cui nonpossono essere note le leggi dell'ordine Divino.
275. Deve essere noto che vi è la provvidenza e la previdenza. Il Signore provvede al bene.Il male invece è previsto dal Signore. Una cosa è connessa con l'altra, perché dall'uomonon procede altro che il male, mentre ciò che procede dal Signore non è altro che il bene.
Estratti da Arcana CoelestiaDal momento che tutto il bene che fluisce nell'uomo è dal Signore, saranno quindi addottida Arcana Coelestia i particolari concernenti l'influsso; e poiché il Signore provvede ad ogni
cosa secondo il Divino ordine, saranno anche addotti da quell'opera i particolari relativiall'ordine.
276. La provvidenza. La provvidenza è il governo del Signore nei cieli e sulla terra (n.10773). Il Signore, attraverso la provvidenza, governa tutte le cose secondo l'ordine, equindi la provvidenza è il governo secondo l'ordine (n. 1755, 2447). Egli governa tutte lecose sia propria volontà, sia per consenso o permesso; quindi con varie modalità secondola qualità dell'uomo (n. 1755, 2447, 3704, 9940). La provvidenza agisce invisibilmente (n.5508). La maggior parte delle cose che sono operate dalla provvidenza appaiono all'uomocome contingenze (n. 5508). La provvidenza agisce invisibilmente, in modo che l'uomonon debba essere costretto a credere a ciò che è invisibile, e quindi affinché il suo liberoarbitrio non sia pregiudicato; perché se l'uomo non è nella libertà, non può essereriformato, e quindi, non può essere salvato (n. 1937, 1947, 2876, 2881, 3854, 5508, 5982,6477, 8209, 8987, 9588, 10409, 10777). La Divina provvidenza non riguarda le cosetemporanee che presto passeranno, ma quelle eterne (n. 5264, 6491, 8717, 10776).
Coloro che non comprendono questo, ritengono che l'opulenza e eminenza nel mondosiano le uniche cose che devono essere perseguite, e le chiamano benedizioni Divine,quando invero, esse sono non devono essere considerate come benedizioni dal Signore,ma solo come mezzi che agevolano la vita dell'uomo nel mondo. Viceversa, le cose di cui sioccupa la Divina provvidenza, sono considerate dal Signore, in quanto concorrono allafelicità eterna dell'uomo (n. 10409, 10776). Coloro che sono nella Divina provvidenza delSignore, sono condotti in tutte e in ogni singola cosa, verso la felicità eterna (n. 8478, 8480).Coloro che attribuiscono tutte le cose alla natura e alla prudenza propria dell'uomo, enulla al Divino, non pensano né comprendono questi concetti (n. 6481, 10409, 10775).
La Divina provvidenza del Signore non è, come si crede nel mondo, soltanto universale,essendo i particolari e le singole cose lasciate alla prudenza dell'uomo (n. 8717, 10775).Nessun universale esiste se non attraverso le singole cose di cui si compone; perché lesingole cose singole prese nell'insieme sono chiamate universale, come i particolarinell'insieme formano ciò che è generale (n. 1919, 6159, 6338, 64826484). Ogni universale ètale come le singole cose di cui è formato (n. 917, 1040, 6483, 8857). La provvidenza delSignore è universale, in quanto esiste allo stesso modo nelle singole cose (n. 1919, 2694,4329, 5122, 5904, 6058, 64816486, 6490, 7004, 7007, 8717, 10774). Se la Divina provvidenzadel Signore non fosse universale, attraverso e nelle singole cose, nulla potrebberosussistere (n. 6338). Tutte le cose sono disposte nell'ordine, e mantenute nell'ordine, sia ingenerale, sia nel particolare (n. 6338). Allo stesso modo che per i regni nel mondo (n. 6482,10800). La prudenza propria dell'uomo è come un piccolo granello di polverenell'universo, mentre la Divina provvidenza è comparativamente, come l'universo stesso(n. 6485). Questo non può essere compreso dagli uomini nel mondo (n. 8717, 10775, 10780).Poiché molti errori li assalgono, e li inducono nella cecità (n. 6481). Di una certa persona
nell'altra vita, che nel mondo si era persuasa che tutte le cose dipendessero dalla prudenzapropria dell'uomo, e in nulla dalla Divina provvidenza; le cose a lui inerenti apparivanoinfernali (n. 6484).
La qualità della provvidenza del Signore rispetto al mali (n. 6481, 6495, 6574, 10777, 10779).I mali sono governati dal Signore con leggi di autorizzazione, e sono ammesse per il benedell'ordine (n. 8700, 10778). Il permesso del male da parte del Signore non è volere il male,ma non volerlo, e ciò nondimeno, non poter intervenire, dovendo tenere in considerazioneil fine, che è la salvezza (n. 7887). Perché lasciare l'uomo nella sua libertà di pensare e divolere il male, e per quanto le leggi non lo vietano, di fare il male, questo è permettere (n.10778). Che, senza la libertà, quindi senza questo permesso, l'uomo non avrebbe potutoessere riformato, quindi non avrebbe potuto essere salvato, può essere visto sopra nelladottrina della libertà (n. 141149).
Il Signore ha provvidenza e previdenza, e l'una non esiste senza l'altra (n. 5195, 6489). Ilbene è provveduto dal Signore, il male è previsto (n. 5155, 5195, 6489, 10781).
La predestinazione o il destino non esiste (n. 6487). Tutti sono predestinati per il cielo, enessuno per l'inferno (n. 6488). L'uomo non ha l'assoluta necessità della provvidenza, maha la piena libertà (n. 6487). Gli eletti nella Parola sono coloro che sono nella vita del bene,e quindi della verità (n. 3755, 3900, 5057, 5058). In che modo si deve intendere che Dioconsegna l'uomo nelle mano di un altro (Es. 21:13) (n. 9010).
La buona sorte che appare nel mondo prodigiosa in molte circostanze, è un'operazionedella Divina provvidenza sul piano più remoto dell'ordine, secondo la qualità dello statodell'uomo; e questo dimostra che la Divina provvidenza è nei minimi particolari di tutte lecose (n. 5049, 5179, 6493, 6494). Questa operazione prende le mosse dal mondo spirituale(n. 5179, 6493, 6494).
277. L'influsso. L'influsso del cielo nel mondo, e l'influsso dell'anima in tutte le cose delcorpo (n. 60536058, 61896215, 63076327, 64666495, 65986626). Nulla esiste da sé, ma daciò che è anteriore sé, quindi tutte le cose procedono dal Primo (n. 4523, 4524, 6040, 6056).Come tutte le cose esistono, sussistono anche, perché la sussistenza è una perpetuaesistenza (n. 2886, 2888, 3627, 3628, 3648, 4523, 4524, 6040, 6056). L'influsso avvienesecondo questo ordine (n. 7270). Quindi è chiaro che tutte le cose sussistonoperpetuamente dal Primo, perché esistono da esso (n. 4523, 4524, 6040, 6056). Tutta vitafluisce dal Prima, perché di lì deriva, vale a dire dal Signore (n. 3001, 3318, 3337, 3338,3344, 3484, 3628, 3629, 37413743, 43184320, 4417, 4524, 4882, 5847, 5986, 6325, 64686470,6479, 9279, 10196). Ogni esistenza è da ciò che È. Nulla può esistere a meno che la suaessenza sia in esso (n. 4523, 4524, 6040, 6056).
Tutte le cose che un uomo pensa e vuole fluiscono in lui (n. 904, 28862888, 4151, 4319,4320, 5846, 5848, 6189, 6191, 6194, 61976199, 6213, 7147, 10219). La capacità dell'uomo di
esaminare le cose, e di pensare e di trarre analiticamente delle conclusioni, è dall'influsso(n. 2888, 4319, 4320). L'uomo non potrebbe vivere un solo momento, se l'afflusso dalmondo spirituale si allontanasse da lui; e ciò nondimeno, l'uomo è nella libertà (n. 2887,5849, 5854, 6321). La vita che fluisce dal Signore, varia secondo lo stato dell'uomo esecondo la ricezione (n. 2069, 5986, 6472, 7343). Presso il malvagio, il bene che scorre dalSignore si trasforma in male, e la verità in falsità (n. 3643, 4632). Il bene e la verità, checontinuamente fluiscono dal Signore, sono ricevuto, nella misura in cui il male e il falsonon si oppongono alla loro ricezione (n. 2411, 3142, 3147, 5828) .
Tutto il bene fluisce dal Signore, e tutto il male dall'inferno (n. 904, 4151). Nel tempopresente l'uomo crede che ogni cosa sia in se stesso e da se stesso, quando invece essi sononell'uomo per influsso, come avrebbe potuto sapere dalla dottrina della chiesa, secondocui tutto il bene viene dal cielo, e tutto il male dall'inferno (n. 4249, 6193, 6206). Ma se eglicredesse in modo corretto, non si approprierebbe del male, ma lo respingerebbe versol'inferno; né farebbe il bene dal suo proprio, e quindi non rivendicherebbe alcun merito daesso (n. 6206, 6324, 6325). Quanto sarebbe felice lo stato dell'uomo allora, potendo eglivedere interiormente, dal Signore, sia il bene, sia il male (n. 6325). Coloro che negano ilcielo, o non sanno nulla di esso, ignorano l'esistenza di un influsso di là (n. 4322, 5649,6193, 6479). Cosa è l'influsso, illustrato da paragoni (n. 6128, 6190, 9407).
L'influsso è spirituale, e non fisico, quindi è dal mondo spirituale nel mondo naturale, enon dal mondo naturale nel mondo spirituale (n. 3219, 5119, 5259, 5427, 5428, 5477, 6322,9109, 9110). L'influsso è attraverso l'uomo interno, nell'uomo esterno, e non al contrario (n.1702, 1707, 1940, 1954, 5119, 5259, 5779, 6322, 9380). Perché l'uomo interno è nel mondospirituale, e l'esterno nel mondo naturale (n. 978, 1015, 3628, 4459, 4523, 4524, 6057, 6309,97019709, 10156, 10472). Sembra come l'influsso fosse dall'esterno nell'interni; questo è unerrore (n. 3721). L'influsso è nel pensiero razionale dell'uomo e attraverso questo nella suamemoria, e non al contrario (n. 1495, 1707, 1940). L'ordine dell'influsso (n. 775, 880, 1096,1495, 7270).
C'è un influsso immediato dal Signore, e anche un influsso mediato attraverso il mondospirituale o il cielo (n. 6063, 6307, 6472, 9682, 9683). L'influsso immediato, dal Signore entranei minimi particolari di tutte le cose (n. 6058, 64746478, 8717, 8728). Dell'influsso mediatodel Signore attraverso il cielo (n. 4067, 6982, 6985, 6996). Esso avviene attraverso gli spiritie gli angeli che sono in comunicazione con l'uomo (n. 697, 58465866). Il Signore, permezzo degli angeli, fluisce in ciò che gli è più remoto. In forza di ciò, un uomo così pensa,vuole e agisce (n. 1317, 1645, 5846, 5854). E così in quelle cose che sono della coscienzapresso l'uomo (n. 6207, 6213). E per mezzo di spiriti, nei pensieri, e da lì nelle cose dellamemoria (n. 4186, 5854, 5858, 6192, 6193, 6198, 6199, 6319). Questo può a stento esserecreduto dall'uomo (n. 6214). In che modo il Signore fluisce nei primi e negli ultimi, o in ciòche è intimo e allo stesso tempo in ciò che è esteriore (n. 5147, 5150, 6473, 7004, 7007, 7270).
L'influsso del Signore è nel bene presso on l'uomo, e attraverso il bene, nella verità, e nonal contrario (n. 5482, 5649, 6027, 8685, 8701, 10153). Il bene dà la facoltà di riceverel'influsso dal Signore, ma non la verità senza il bene (n. 8321). Non è ciò che entra nelpensiero, ma ciò che entra nella volontà, che è nocivo, perché questa si radica nell'uomo (n.6308). L'influsso Divino, in ciò che è più elevato, è tacito e pacifico, ma nella discesa versole cose inferiori dell'uomo, diventa agitato e tumultuoso, a causa di ciò che è nel disordine(n. 8823). La qualità dell'influsso del Signore presso i profeti (n. 6212).
C'è un influsso generale; la sua qualità (n. 5850). È un continuo sforzo di agire secondoordine (n. 6211). Questo influsso ha luogo nella vita degli animali (n. 5850). E anche nellespecie del regno vegetale (n. 3648). Dal pensiero prende forma il discorso e dalla volontà,l'azione, presso.l'uomo, in base a questo influsso generale (n. 5862, 5990, 6192, 6211).
278. L'influsso della vita presso l'uomo in particolare. C'è una sola sorgente di vita, da cuitutti vivono sia in cielo, sia nel mondo (n. 1954, 2021, 2536, 2658, 28862889, 3001, 3484,3742, 5847, 6467). Questa vita è unicamente dal Signore (n. 28862889, 3344, 3484, 4319,4320, 4524, 4882, 5986, 6325, 64686470, 9276, 10196). Che il Signore è la vita stessa, puòessere visto in Giovanni 1:1, 4; 5:26; 14:6. La vita del Signore fluisce presso gli angeli, glispiriti e gli uomini, in un modo meraviglioso (n. 28862889, 3337, 3338, 3484, 3742). IlSignore fluisce dal suo Divino amore, che è tale che vuole che ciò che è suo proprio siacondiviso con l'altro (n. 3742, 4320). Tutto l'amore è tale; e infinitamente di più il Divinoamore (n. 1820 del 1865, 2253, 6872). Pertanto, la vita appare come se fosse nell'uomo, enondimeno, è opera dell'influsso (n. 3742, 4320). La vita appare come se fosse nell'uomo,perché la causa principale, che è la vita del Signore, e la causa strumentale, che è la formaricevente, agiscono come un'unica causa, che si fa sentire in ciò che è strumentale (n. 6325).Il caposaldo della sapienza e dell'intelligenza degli angeli consiste nel percepire e sapereche la tutta la vita è dal Signore (n. 4318). Riguardo alla gioia degli angeli percepitami emostratami da loro stessi, in questo che non vivono da se stessi, ma dal Signore (n. 6469). Imalvagi non desiderano essere persuasi del fatto che la vita è nell'uomo per influsso (n.3743). I dubbi circa l'influsso della vita, dal Signore non possono essere rimossi doveregnano gli errori, l'ignoranza, e la negazione (n. 6479).
Tutti nella Chiesa sanno che tutto il bene e la verità vengono dal cielo, cioè attraverso ilcielo, dal Signore, e che tutto il male e il falso è dall'inferno; e invero, tutta la vita è inrelazione con il bene e la verità, e il male e la falsità, non essendovi alcuna vita senza diessi (n. 2893, 4151). La dottrina della chiesa che deriva dalla Parola insegna la stessa cosa(n. 4249). Tuttavia l'uomo non crede che la vita sia per influsso (n. 4249). Se lacomunicazione e il collegamento con gli spiriti e gli angeli fossero rimossi, l'uomomorirebbe immediatamente (n. 2887). È evidente da qui, che la tutta la vita fluisce dalprimo Essere della vita, perché non esiste nulla da se stesso, ma da ciò è anteriore in modociascuna e tutte le cose esistono dal Primo; e perché tutto deve sussistere dalla stessa fonte
da cui prima esisteva, dal momento che la sussistenza è una perpetua esistenza (n. 4523,4524). Angeli, spiriti e uomini sono stati creati per ricevere la vita, quindi sono formedestinatarie della vita (n. 2021, 3001, 3318, 3344, 3484, 3742, 4151, 5114, 5986). Le loro formesono secondo la qualità della loro ricezione (n. 2888, 3001, 3484, 5847, 5986, 6467, 6472).Uomini, spiriti e angeli sono quindi tali quali sono le loro forme destinatarie della vita dalSignore (n. 2888, 5847, 5986, 6467, 6472). L'uomo è così creato, affinché nel suo intimo, equindi in ciò che segue nell'ordine, possa ricevere il Divino, essere elevato al Divino edessere congiunto con il Divino attraverso il bene dell'amore e le verità della fede, e perquesto egli vive per l'eternità, a differenza degli animali (n. 5114).
La vita del Signore fluisce anche presso i malvagi, quindi anche presso coloro che sonoall'inferno (n. 2706, 3743, 4417, 10196). Ma essi trasformano il bene in male e la verità infalsità, e quindi la vita spirituale in morte; perché come l'uomo è, tale è la sua ricezionedella vita (n. 4319, 4320, 4417). I beni e le verità, dal Signore fluiscono continuamenteanche in loro, ma sono respinte, soffocate o pervertite (n. 3743). Coloro che sono nei mali, edi là nelle falsità, non hanno realmente la vita; la qualità della loro vita (n. 726, 4623, 4747,10284, 10286).
279. L'ordine. La Divina verità che procede dal Signore è la fonte dell'ordine, e il Divinobene è l'essenziale dell'ordine (n. 1728, 2258, 8700, 8988). Il Signore è il fine, poiché ilDivino bene e la Divina verità sono dal Signore, esse sono il Signore, nei cieli e sulla terra(n. 1919, 2011, 5110, 5703, 10336, 10619). Le Divine verità divine sono le leggi dell'ordine(n. 2447, 7995). Dove è l'ordine, il Signore è presente, ma dove non c'è ordine, il Signorenon è presente (n. 5703). Poiché la Divina verità è ordine, e il Divino bene è l'essenzialedell'ordine, perciò ciascuna e tutte le cose dell'universo devono necessariamente essere inrelazione con il bene e con la verità, affinché siano qualcosa, perché sono in relazione conl'ordine (n. 2452, 3166, 4390, 4409, 5232, 7256, 10122, 10555). Il bene, in quanto essenzialedell'ordine, dispone le verità nell'ordine, e non viceversa (n. 3316, 3470, 4302, 5704, 5709,6028, 6690). L'intero cielo, al pari di tutte le società angeliche, è disposto dal Signoresecondo il suo Divino ordine, perché il Divino del Signore presso gli angeli fa il cielo (n.3038, 7211, 9128, 9338, 10125, 10151, 10157). Quindi la forma dei cieli è una forma secondoil Divino ordine (n. 40404043, 6607, 9877).
Fintanto che l'uomo vive secondo l'ordine, quindi nella misura in cui egli vive nel benesecondo le Divine verità, che sono le leggi dell'ordine, egli è un uomo (n. 4839). Nellamisura in cui un uomo vive così, appare nell'altra vita come un uomo perfetto e bellissimo;ma nella misura in cui egli non così vive, egli appare come un mostro (n. 4839, 6605, 6626).Ne consegue che tutte le cose del Divino ordine sono raccolte insieme nell'uomo, e chedalla creazione egli è una forma del Divino ordine (n. 4219, 4220, 4223, 4523, 4524, 5114,5368, 6013, 6057, 6605, 6626, 9706, 10156, 10742). Ogni angelo, in quanto destinatario delDivino ordine dal Signore, è in una forma umana perfetta e bellissima, secondo la
ricezione (n. 322 del 1880, 1881 3633, 3804, 4622, 4735, 4797, 4985, 5199, 5530, 6054, 9879,10177, 10594). Anche il cielo angelico nel suo insieme è in forma umana, perché l'interocielo come tutte le sue società angeliche è disposto dal Signore secondo il Divino ordine (n.2996, 2998, 36243629, 36363643, 37413745, 4625). Perciò è evidente che il Divino Umano èla fonte da cui tutte queste cose sono derivate (n. 29962998, 36243649, 37413745). Da quianche ne consegue che il Signore è il solo Uomo, e che sono uomini coloro che ricevono ilDivino da lui (n. 1894). Nella misura in cui lo ricevono, sono immagini del Signore (n.8547).
L'uomo non nasce nel bene e nella verità, ma nel male e nel falso; dunque non nasce nelDivino ordine, ma in ciò che è in opposizione con l'ordine, e per questo motivo è nellamera ignoranza, e deve quindi necessariamente nascere di nuovo, cioè essere rigenerato,per mezzo delle Divine verità, dal Signore, e da una vita conforme ad esse, affinché eglipossa essere ammesso nell'ordine, e diventare così un uomo (n. 1047, 2307, 2308, 3518,3812, 8480, 8550, 10283, 10284, 10286, 10731). Quando il Signore rigenera uomo, disponesecondo ordine, tutte le cose presso di lui , cioè, secondo la forma del cielo (n. 5700, 6690,9931, 10303). L'uomo che è guidato dal Signore, è condotto secondo il Divino ordine (n.8512). L'interiore della mente è aperto nel cielo, dal Signore, presso l'uomo che è nelDivino ordine; ma è chiuso presso colui che non è nel Divino ordine (n. 8513). Nellamisura in cui l'uomo vive secondo l'ordine, egli e dotato di intelligenza e la sapienza (n.2592).
Il Signore governa i primi e gli ultimi dell'ordine, e i primi dagli ultimi, e gli ultimi daiprimi; e quindi mantiene tutte le cose in connessione secondo l'ordine (n. 3702, 3739, 6040,6056, 9828). L'ordine successivo, e gli ultimi dell'ordine, in cui le cose successive sonoinsieme nel loro ordine (n. 634, 3691, 4145, 5114, 5897, 6239, 6326, 6465, 8603, 9215, 9216,9828, 9836, 10044, 10099, 10329, 10335).
Mali e falsità sono in opposti all'ordine, e ciò nondimeno, sono governati dal Signore, nonsecondo ordine, ma dall'ordine (n. 4839, 7877, 10778). Mali e falsità sono governati da leggidi permesso; e questo è per il bene dell'ordine (n. 7877, 8700, 10778). Ciò che è in contrastocon il Divino ordine è impossibile, al pari di un uomo che vivendo nel male non puòessere salvato per pura misericordia, come allo stesso modo in cui il male non può essereassociato con il bene nell'altra vita, e molte altre cose (n. 8700).
Il Signore 280. Vi è un solo Dio, che è il creatore e il custode dell'universo. Egli è di conseguenza ilDio del cielo e della terra.
281. Due sono le cose che fanno la vita del cielo presso l'uomo, il bene dell'amore e laverità della fede. Questa vita emana da Dio nell'uomo, e assolutamente nulla di essaderiva dall'uomo. Pertanto l'essenziale della chiesa è riconoscere Dio, credere in Dio eamare Dio.
282. Coloro che sono nati nel seno della chiesa debbono riconoscere il Signore, nel suoDivino e nel suo Umano; e devono credere in lui e amarlo. Perché dal Signore procedeogni salvezza. Questo è ciò che insegna il Signore in Giovanni:
Chi crede nel Figlio ha la vita eterna, ma chi non crede nel Figlio non vedrà la vita, e l'ira di Diodimora sopra di lui (Giovanni 3:36)
Nello stesso evangelista:
La volontà di colui che mi ha mandato è questa, che chiunque vede il Figlio e crede in lui, abbiala vita eterna; ed Io lo risusciterò nell'ultimo giorno (Giovanni 6:40)
Ancora nello stesso evangelista:
Gesù disse, Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, benché muoia, vivrà. Ma chi vive e crede in me, non morirà in eterno (Giovanni 11:25, 26)
283. Pertanto, coloro che nel seno della chiesa non riconoscono il Signore, né il suoDivino, non possono essere congiunti con Dio, né essere con gli angeli nel cielo; invero,nessuno può essere congiunto con Dio, se non per il Signore e nel Signore. Che nessunopossa essere congiunto con Dio se non per il Signore, è ciò che insegna il Signore stesso inGiovanni:
Nessuno ha mai visto Dio. L'Unigenito Figlio che è nel seno del Padre è colui che lo ha rivelato(Giovanni 1:18)
Nello stesso evangelista:
Voi non avete mai ascoltato la sua voce e non avete mai visto il suo volto (Giovanni 5:37)
In Matteo:
Nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui alquale il Figlio vorrà rivelarlo (Matteo 11:27)
E in Giovanni:
Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene la Padre se non per mezzo di me (Giovanni 14:6)
Che nessuno possa essere congiunto con Dio se non nel Signore, è perché il Padre è in lui,e perché sono Uno, come pure egli insegna in Giovanni:
Se voi mi aveste conosciuto, avreste conosciuto anche il Padre mio. Chi vede me, vede il Padre.Filippo, tu non credi che io sono nel Padre, e che il Padre è in me? Credetemi, io sono nel Padree il Padre è in me (Giovanni 14:711)
Nello stesso evangelista:
Il Padre e io siamo Uno; affinché sappiate e crediate che io sono nel Padre e il Padre è in me(Giovanni 10:3038)
284. Poiché il Padre è nel Signore, e il Padre ed il Signore sono Uno, e poiché si devecredere in lui, e chi crede in lui ha la vita eterna, è evidente che il Signore sia Dio. Che ilSignore sia Dio la Parola lo insegna in Giovanni:
In principio era il Verbo; e il verbo era presso Dio; e il Verbo era Dio. Ogni cosa è stata fatta persuo mezzo; e senza di esso niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. E il Verbo si è fatto carne edè venuto ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria; gloria comedell'Unigenito generato dal Padre (Giovanni 1:1, 3, 14)
In Isaia:
Un fanciullo ci è nato, un figlio ci è stato dato; sulle sue spalle è il segno del potere regale; e saràchiamato Dio potente, Padre di eternità, Principe della pace (Isaia 9:5)
Nello stesso profeta:
La vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele [Dio con noi] (Isaia 7:14;Matteo 1:23)
E in Geremia:
Ecco verranno i giorni in cui farò sorgere a Davide un germoglio giusto che regnerà da re eprospererà; e questo sarà il nome con il quale sarà chiamato: Jehovah nostra giustizia (Geremia23:5, 6: 33:15, 16)
285. Quelli che sono nella chiesa e nella luce che viene dal cielo vedono il Divino che ènel Signore. Ma quelli che non sono nella luce proveniente dal cielo, non vedono chel'Umano nel Signore; e nondimeno, Divino e Umano sono così uniti in lui da essere Uno,come insegna il Signore stesso in Giovanni:
Padre, tutte le cose mie sono tue, e tutte le cose tue, sono mie (Giovanni 17:10)
286. Che il Signore sia stato concepito da Jehovah il Padre, e che dunque egli sia Dio perconcezione, è noto nella chiesa; come pure che egli sia risorto con tutto il corpo, nonavendo lasciato nulla nel sepolcro, di cui poi ne diede conferma ai discepoli, dicendo:
Vedete le mie mani ed i miei piedi; perché sono io stesso. Toccatemi e verificate: uno spirito nonha carne né ossa come vedete che io ho (Luca 24:39)
E benché fosse uomo in quanto alla carne e alle ossa, ciò nondimeno, entrò attraverso leporte serrate, e dopo che si fu manifestato, si rese invisibile (Giovanni 20:19, 26; Luca24:31). Diversamente avviene di ogni uomo, perché l'uomo risuscita solo in quanto allospirito, e non in quanto al corpo; perciò quando disse che non era come uno spirito,intendeva dire che egli non è come ogni altro uomo. Dunque appare evidente che anchel'Umano nel Signore è Divino.
287. Ogni uomo trae dal padre l'essere della sua vita, che si chiama anima, e l'esisteredella sua vita, che si chiama corpo. Quindi il corpo è l'immagine della sua anima, poichéper mezzo del corpo l'anima conduce la sua vita secondo il proprio apprezzamento. Da ciògli uomini nascono nella somiglianza dei loro genitori, e che le famiglie si distinguono leune dalle altre. Da ciò si può scorgere chiaramente quale sia stato il corpo, ovvero quale siastato l'Umano del Signore, cioè egli è stato come lo stesso Divino che era l'Essere della suavita, ovvero l'anima dal Padre. Perciò egli disse:
Chi vede me, vede il Padre (Giovanni 14:9)
288. Che il Divino e l'Umano del Signore siano una sola Persona, è conforme alla federicevuta in tutto il mondo cristiano, che è la seguente: Benché Cristo sia Dio e Uomo, ciònondimeno, non sono due, ma un solo Cristo; anzi egli è assolutamente uno ed una sola Persona;poiché siccome il corpo e l'anima sono un solo uomo, così del pari Dio e l'Uomo, sono un soloCristo. Queste parole sono tratte dal simbolo atanasiano.
289. Coloro che del Divino hanno l'idea di tre persone, non possono aver l'idea di un soloDio; se con la bocca profferiscono uno, pensano sempre a tre. Ma coloro che del Divinohanno l'idea di Tre in una sola Persona, quelli possono avere l'idea di un solo Dio, e cometali, dicono e pensano ad un solo Dio.
290. L'idea di Tre in una sola Persona si ha quando si pensa che il Padre è nel Signore, eche lo Spirito Santo procede dal Signore. Allora il Trino nel Signore è lo stesso Divino chesi chiama Padre, Il Divino Umano che si chiama Figlio e il Divino procedente che si chiamaSpirito Santo.
291. Poiché nel Signore tutto è Divino, egli ha ogni potestà nei cieli e nelle terre, comeafferma egli stesso in Giovanni:
Il Padre ha posto ogni cosa nelle mani del Figlio (Giovanni 3:35)
Nello stesso evangelista:
Il Padre ha dato al Figlio potestà su ogni carne (Giovanni 17:2)
In Matteo:
Ogni cosa mi è stata data in mano dal Padre (Matteo 11:27)
Nello stesso evangelista:
Ogni potestà mi è stata data in cielo e in terra (Matteo 28:18)
Una tale potestà è Divina
292. Coloro che considerano l'Umano del Signore simile all'umano di ogni altro uomo,non riflettono sul suo concepimento in forza del Divino; essi non considerano che il corpodi ciascuno è l'immagine della sua anima. Non pensano neppure alla resurrezione delSignore con tutto il corpo, né alla sua trasfigurazione, in cui fu visto risplendere il suovolto come il sole. Né pensano a ciò che il Signore disse della sua fede in lui, del fatto cheegli è Uno con il Padre, della glorificazione e della potestà sul cielo e sulla terra, le qualisono cose Divine e sono state dette del suo Umano. Neppure considerano che il Signore èonnipresente, anche in quanto all'Umano (Matteo 28:20). Da qui, nondimeno, ha origine lafede della sua onnipresenza nella Santa Cena. L'onnipresenza è Divina. Invero, essi nonpensano che il Divino, denominato Spirito Santo, proceda dal suo Umano; e nondimeno,esso procede dal suo Umano glorificato, poiché è detto:
Non c'era ancora lo Spirito Santo, perché Gesù non era stato glorificato (Giovanni 7:39)
293. Il Signore venne nel mondo per salvare il genere umano, che diversamente sarebbeperito di morte eterna. Ed egli l'ha salvato soggiogando gli inferni che infestavano ogniuomo venendo nel mondo, ed uscendo dal mondo. Ed è per questo che ha glorificato ilsuo Umano, potendo così tenere soggiogati gli inferni in eterno. La soggezione degliinferni e la glorificazione del suo Umano sono state fatte attraverso le tentazioni ammessenell'umano che ebbe dalla madre, e al tempo stesso per le continue vittorie. La suapassione sulla croce fu l'ultima tentazione e la completa vittoria.
294. Che il Signore abbia soggiogato gli inferni, lo insegna egli stesso in Giovanni,allorché era imminente la passione della croce. Allora Gesù disse:
Ora è il giudizio di questo mondo. Ora sarà cacciato fuori il principe di questo mondo(Giovanni 12:27, 28, 31)
Nello stesso evangelista:
Abbiate fiducia, io ho vinto il mondo (Giovanni 16:33)
E in Isaia:
Chi è costui che viene da Edom, che avanza nella grandezza della sua forza, e viene per salvare?Lo ha soccorso il suo braccio, la sua giustizia lo ha sostenuto. Perciò egli è divenuto per quelliun salvatore (Isaia 63:118; 49:1621)
Che il Signore abbia glorificato il suo Umano, e che la passione della croce è stata l'ultimatentazione e l'ultima vittoria per la quale è stato glorificato, lo insegna ancora egli stesso inGiovanni:
Dopo che Giuda fu uscito, Gesù disse: Ora è glorificato il Figlio dell'uomo, e Dio lo glorificheràin se stesso, e subito lo glorificherà (Giovanni 13:31, 32)
Nello stesso evangelista:
Padre, l'ora è venuta; glorifica tuo Figlio, affinché anche tuo Figlio glorifichi te (Giovanni 17:1, 5)
Nello stesso evangelista:
Ora è turbata l'anima mia. Padre glorifica il tuo nome. Ed uscì dal cielo una voce, L'hoglorificato e lo glorificherò ancora (Giovanni 12:27, 28)
e in Luca:
Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria? (Luca24:26)
Queste cose sono state dette della passione. Glorificare significa fare Divino. Da ciò ora èmanifesto che se il Signore non fosse venuto nel mondo, non si fosse fatto uomo e nonavesse liberato dall'inferno tutti quelli che credono in lui e lo amano, nessun mortaleavrebbe potuto essere salvato. Così deve intendersi che senza il Signore non vi è salvezza.
295. Quando il Signore ebbe glorificato pienamente il suo Umano, allora dismise l'umano
che aveva preso dalla madre, e indossò l'Umano proveniente dal Padre, che è il DivinoUmano, in modo tale che egli da quel momento non fu più figlio di Maria.
296. La prima e principale cosa della chiesa è riconoscere il suo Dio, poiché senza questaconoscenza e riconoscenza, non vi può essere congiunzione. Quindi non c'è congiunzionenella chiesa senza la riconoscenza del Signore. Il Signore insegna ciò in Giovanni:
Chi crede nel Figlio ha la vita eterna, ma chi non crede nel Figlio non vedrà la vita, e l'ira di Diodimora sopra di lui (Giovanni 3:36)
E altrove nello stesso evangelista:
Se voi non credete che io sono, morirete nei vostri peccati (Giovanni 8:24)
297. Che nel Signore vi sia il Trino, vale a dire lo stesso Divino, il Divino Umano e ilDivino procedente, è un arcano del cielo, e per coloro che saranno nella santaGerusalemme.
Estratti da Arcana Coelestia 298. Il Divino era nel Signore fin dal suo concepimento. Il Signore aveva il Divino dal Padre(n. 4641, 4963, 5041, 5157, 6716, 10125). Solo il Signore ha il seme Divino (n. 1438). La suaanima era Jehovah (n. 1999, 2004, 2005, 2018, 2025). Quindi l'intimo del Signore era ilDivino in sé; il corpo era dalla madre (n. 5041). Il Divino stesso era l'essenza della vita delSignore, da cui è scaturito l'Umano, ed è diventato l'Esistenza di quella Essenza (n. 3194,3210, 10270, 10372).
299. Il Divino del Signore deve essere riconosciuto. All'interno della chiesa dove è la Parola, edove il Signore è così noto, il Divino del Signore non deve essere negato, né la santitàprocedente da lui (n. 2359). Coloro che all'interno della chiesa non riconoscono il Signorenon hanno alcun legame con il Divino. Non è così per coloro che sono fuori della Chiesa(n. 10205). È un principio essenziale della chiesa riconoscere il Divino del Signore, e la suaunione con il Padre (n. 10083, 10112, 10370, 10730, 10738, 10.81610.818, 10820).
300. Il Signore ha glorificato il suo umana nel mondo. In molti luoghi della Parola si trattadella glorificazione del Signore (n. 10828.); e in ogni parte del senso interno (n. 2249, 2523,3245). Il Signore ha glorificato il suo Umano, ma non il suo Divino, in quanto questo èglorificato in sé (n. 10057). Il Signore è venuto nel mondo per glorificare il suo Umano (n.
3637, 4287, 9315). Il Signore ha glorificato il suo Umano dal Divino, che era in lui dalconcepimento (n. 4727). La nozione di rigenerazione dell'uomo può rendere un'ideadell'esaltazione dell'Umano del Signore, perché il Signore rigenera l'uomo nella stessomodo in cui ha glorificato il suo Umano (n. 3043, 3138, 3212, 3296, 3490, 4402, 5688). Alcunidegli arcani concernenti la glorificazione dell'Umano del Signore (n. 10057). Il Signore hasalvato il genere umano glorificando il suo Umano (n. 1676, 4180). Riguardo allo stato diglorificazione e di umiliazione del Signore (n. 1785 del 1999, 2159, 6866). La glorificazione,riferita a Dio, è la unione del suo Umano con il Divino; glorificare sta per rendere Divino(n. 1603, 10053, 10828).
301. Il Signore dal suo Umano ha soggiogato gli inferni quando era nel mondo. Il Signore,quando era nel mondo, ha soggiogato tutti gli inferni, e ha quindi ridotto tutto all'ordinesia nei cieli, sia negli inferni (n. 4075, 4287, 9937). Il Signore allora ha liberato il mondospirituale dalle genti che vissero prima del diluvio (n. 1266). Quale era la loro indole (n.310, 311, 560, 562, 563, 570, 581, 607, 660, 805, 808, 1034, 1120, 12651272). Con lasottomissione degli inferni, e l'esaltazione del suo Umano, allo stesso tempo, il Signore hasalvato l'umanità (n. 4180, 10019, 10152, 10655, 10659, 10828).
302. La glorificazione dell'Umano del Signore, e la sottomissione degli inferni, hannoavuto luogo attraverso le tentazioni. Il Signore al di sopra di tutti ha sopportato letentazioni più gravi (n. 1663, 1668, 1787, 2776, 2786, 2795, 2816, 4295, 9528). Il Signore hacombattuto in virtù del suo Divino amore verso il genere umano (n. 1690, 1691, 1812, 1813,1820). L'amore del Signore era la salvezza del genere umano (n. 1820). Gli inferni hannocombattuto contro l'amore del Signore (n. 1820). Il Signore solo, in virtù della propriapotenza, ha combattuto contro gli inferni, sconfiggendoli (n. 1692, 1813, 2816, 4295, 8273,9937). Al Signore solo spetta la giustizia e il merito (n. 1813, 20252027, 9715, 9809, 10019).L'ultima tentazione del Signore era nel Getsemani e sulla croce, momento in cui haconseguito una piena vittoria, con cui ha assoggettato inferni, e allo stesso tempo haglorificato il suo umano (n. 2776, 2803, 2813, 2814, 10655, 10659, 10828). Il Signore nonpoteva essere tentato in quanto al suo Divino (n. 2795, 2803, 2813, 2814). Perciò egliassunse una fragile forma umana dalla madre, da cui ha permesso le tentazioni (n. 1414,1444, 1573, 5041, 5157, 7193, 9315). Attraverso le tentazioni e le vittorie, ha dismesso tuttociò che aveva ereditato dalla madre, finché alla fine non era più suo figlio (n. 2159, 2574,2649, 3036, 10830). Jehovah, che era in lui, è apparso come se fosse assente nelle tentazioni;e questo finché il Signore era nell'umano della madre (n. 1815). Questa condizione era lostato di umiliazione del Signore (n. 1785 del 1999, 2159, 6866). Il Signore attraverso letentazioni e le vittorie conseguite, ha disposto secondo l'ordine tutte le cose nei cieli (n.4287, 4295, 9528, 9937). E allo stesso tempo, ha unito il suo Umano con il suo Divino, cioèha glorificato il suo Umano (n. 1725, 1729, 1733, 1737, 3318, 3381, 3382, 4286, 4287, 4295,9528, 9937) .
303. Il Signore, quando era nel mondo, in quanto al suo Umano, era la Divina verità. Il Signore,quando era nel mondo, ha rso il suo Umano, Divina verità dal Divino bene, che era in lui(n. 2803, 3194, 3195, 3210, 6716, 6864, 7014, 7499, 8127, 8724, 9199). Il Signore allora hadisposto tutte le cose in se stesso in una forma celeste, che è secondo la verità divina (n.1928, 3633). Di conseguenza, il cielo era allora nel Signore, come il Signore era nel cielo (n.911, 1900, 1928, 36243631, 3634, 3884, 4041, 4279, 45234525, 6013, 6057, 6690, 9279, 9632,9931, 10303). Il Signore ha parlato dalla Divina verità stessa (n. 8127). Perciò il Signore haparlato nella Parola per corrispondenze (n. 3131, 34723485, 8615, 10687). Da qui il Signoreè la Parola, ed è chiamato la Parola, che è la Divina verità (n. 2533, 2813, 2859, 2894, 3393,3712). Nella Parola il Figlio dell'uomo significa la Divina verità, e il Padre, il Divino bene (n.2803, 3704, 7499, 8724, 9194). Perché il Signore era la Divina verità, era la Divina sapienza(n. 2500, 2572). Solo il Signore ha percezione e pensiero da se stesso, al di sopra di ognipensiero e percezione angelica (n. 1904, 1914, 1919). La Divina verità potrebbe esseretentata, ma non il Divino bene (n. 2814).
304. Il Signore ha unito la Divina verità al Divino bene, quindi il suo Umano al Divino stesso. IlSignore è stato istruito come un qualunque uomo (n. 1457, 1461, 2523, 3030). Il Signoresuccessivamente è avanzato verso l'unione con il Padre (n. 1864, 2033, 2632, 3141, 4585,7014, 10076). Nella misura in cui il Signore si è unito al Padre, egli parlava da se stesso, adifferenza di ogni altro uomo (n. 1745, 1999 7058). Il Signore ha unito il suo Umano con ilDivino dal potere suo proprio (n. 1616, 1749, 1752, 1813, 1921, 2025, 2026, 2523, 3141, 5005,5045, 6716). Il Signore ha unito la Divina verità, che era egli stesso, con il Divino bene cheera in se stesso (n. 10047, 10052, 10076). L'unione è stata reciproca (n. 2004, 10067). Quandoil Signore ha lasciato il mondo, ha reso il suo Umano, Divino bene (n. 3194, 3210, 6864,7499, 8724, 9199, 10076). Quindi egli è venuto dal Padre, ed è tornato al Padre (n. 3194,3210). Così è diventato uno con il Padre (n. 2751, 3704, 4766). Il Signore, nella sua unionecon il Divino stesso che era in lui, ha mirato alla congiunzione di se stesso con il genereumano (n. 2034). Dopo l'unione, la Divina verità procede dal Signore (n. 3704, 3712, 3969,4577, 5704, 7499, 8127, 8241, 9199, 9398). In che modo procedono le Divine verità (n. 7270,9407). Se il Divino non fosse stato nell'Umano del Signore dalla concezione, l'uomo nonavrebbe potuto essere unito con il Divino in sé, a causa dell'incommensurabile potenzadell'amore infinito in cui il Divino è in sé (n. 6849). Quindi nessun angelo può mai essereunito con il Divino stesso, se non a debita distanza, e attraverso una sorta di velatura;altrimenti sarebbe consumato (n. 6849). Il Divino amore è di una tale qualità (n. 8644). Diqui emerge che l'Umano del Signore non è come l'umano di ogni altro uomo (n. 10125,10826). La sua unione con il Padre, dal quale è la sua anima, non era come un'unione tradue, ma come quella tra anima e corpo (n. 3737, 10824). Si dice unione dell'Umano delSignore e del Divino; mentre tra l'uomo è il Divino ha luogo una congiunzione (n. 2021).
305. Il Signore ha reso il suo Divino umano. L'umano della Signore è Divino, perché era
dall'essenza del Padre, che era la sua anima (n. 10269, 10372, 10823). Ciò in forza delDivino amore che era in lui (n. 6872). Ogni uomo è tale quale è il suo amore; ed egli è il suoamore (n. 6872, 10177, 10284). Il Signore è il Divino amore (n. 2077, 2253). Il Signore ha resotutto il suo Umana, sia l'interno, sia l'esterno, Divino (n. 1603, 1815, 1902, 1926, 2093, 2803).Perciò risuscitò con tutto il corpo, diversamente da qualsiasi uomo (n. 1729, 2083, 5078,10825). Che l'Umano del Signore è Divino, è riconosciuto dalla onnipresenza del suoUmano nella santa cena (n. 2343, 2359). E ciò è evidente dalla sua trasfigurazione davantiai tre discepoli (n. 3212). E allo stesso modo dalla Parola (n. 10154). E lì è stato chiamatoJehovah (n. 1603, 1736, 1815, 1902, 2921, 3035, 5110, 6281, 6303, 8864, 9194, 9315). Nel sensoletterale c'è una distinzione tra Padre e figlio, o Jehovah e il Signore, ma non nel sensointerno, in cui sono gli angeli (n. 3035). Il mondo cristiano non riconosce il carattere Divinodell'Umano del Signore, a causa di un decreto approvato da un concilio a favore del papa,secondo cui questi veniva riconosciuto quale vicario del Signore; da una conversazioneintrattenuta nell'altra vita (n. 4738).
Il Divino Umano fin dall'eternità era la Divina verità nel cielo, cioè la Divina esistenza, chefu poi resa nel Divina essenza, da cui è la Divina esistenza nel cielo (n. 3061, 6280, 6880,10579). Descrizione dello stato precedente del cielo (n. 63716373). Il Divino non erapercettibile, e quindi non poteva essere ricevuto, fino a quando non è passato attraverso ilcielo (n. 6982, 6996, 7004). Il Signore dall'eternità era la Divina verità nel cielo (n. 2803,3195, 3704). Questo è il Figlio di Dio nato dall'eternità (n. 2628, 2798).
Nel cielo nessun altro Divino è percepito, se non il Divino Umano (n. 6475, 9303, 9356,9571, 10067). Le genti più antiche non adoravano la Divina essenza infinita, ma la l'esistenzainfinita, cioè il Divino umano (n. 4687, 5321). Gli antichi hanno riconosciuto il Divino,perché è apparso in forma umana, e questa era il Divino Umano (n. 5110, 5663, 6846,10737). Gli abitanti di tutte le terre adorano il Divino sotto una forma umana, e gioisconoquando sentono che Dio si è fatto uomo realmente (n. 6700, 85418547, 9361, 10.73610.738).Si veda anche Terre nell'universo. Il pensiero su Dio non può essere altrimenti che in unaforma umana; perché ciò che è incomprensibile, non può collocarsi in un'idea (n. 9359,9972). L'uomo può adorare ciò di cui ha qualche idea, ma non quello di cui non ha idea (n.4733, 5110, 5663, 7211, 9356, 10067). Perciò, il Divino è adorato in una forma umana nellamaggior parte nel mondo intero, e questo è attraverso un influsso dal cielo (n. 10159). Tutticoloro che sono nel bene in quanto alla loro vita, quando pensano al Signore, pensare adun essere Divino Umano, ma non all'Umano separato dal Divino (n. 2326, 4724, 4731, 4766,8878, 9193, 9198). Coloro che nella chiesa odierna sono nel male in quanto alla loro vita, ecoloro che sono nella fede separata dalla carità, pensano all'Umano del Signore senza ilDivino, e non comprendono cosa sia il Divino Umano; le cause di ciò (n. 3212, 3241, 4689,4692, 4724, 4731, 5321, 6371, 8878, 9193, 9198).
306. La Trinità è nel Signore. I cristiani sono stati esaminati nell'altra vita riguardo all'idea
che avevano dell'unico Dio, ed è stato trovato che avevano un'idea di tre Dei (n. 2329,5256, 10.73610.738, 10821). La Divina Trinità può essere concepita in una persona, equindi come un Dio, ma non in tre persone (n. 10738, 10821, 10822). La Trinità in una solapersona, quindi nel Signore, è il Divino in sé, che è chiamato il Padre; il Divino Umano, chesi chiama il Figlio; e il Divino procedente, che si chiama lo Spirito Santo; così la trinità è Una(n. 2149, 2156, 2288, 2321, 2329, 2447, 3704, 6993, 7182, 10738, 10822, 10823). La DivinaTrinità nel Signore è riconosciuto nel cielo (n. 14, 15, 1729, 2005, 5256, 9303).
Il Signore è uno con il Padre, così egli è il Divino stesso, e il Divino Umano (n. 1729, 2004,2005, 2018, 2025, 2751, 3704, 3736, 4766). Il Divino procedente è anche il suo Divino nelcielo, che si chiama lo Spirito Santo (n. 3969, 4673, 6788, 6993, 7499, 8127, 8302, 9199, 9228,9229, 9278, 9407, 9818, 9820, 10330). Dunque il Signore è l'unico e solo Dio (n. 1607, 2149,2156, 2329, 2447, 2751, 3194, 3704, 3712, 3938, 4577, 4687, 5321, 6280, 6371, 6849, 6993, 7014,7091, 7182, 7209, 8241, 8724, 8760, 8864, 8865, 9194, 9303).
307. Il Signore nel cielo. Il Signore appare nel cielo sia come un sole, sia come una luna;come un sole a coloro che sono nel regno celeste; come una luna a coloro che sono nelregno spirituale (n. 1053, 1521, 15291531, 3636, 3641, 4321, 5097, 7078, 7083, 7173, 7270,8812, 10809). La luce che procede dal Signore come un sole è la Divina verità, da cui gliangeli attingono tutta la loro sapienza e intelligenza (n. 1053, 15211533, 2776, 3138, 3195,3222, 3223, 3225, 3339, 3341, 3636, 3643, 3993, 4180, 4302, 4415, 5400, 9399, 9407, 9548, 9571,9684). E il calore che procede dal Signore in quanto sole, è il Divino bene, da cui che gliangeli traggono il loro amore (n. 3338, 3636, 3643, 5215).
Il Divino stesso del Signore è di gran lunga sopra il suo Divino nel cielo (n. 7270, 8760). LaDivina verità non è nel Signore, ma procede dal Signore, come la luce non è nel sole, maprocede dal sole (n. 3969). L'Essenza è nel Signore, e l'esistenza è dal Signore (n. 3938). IlSignore è il centro comune al quale tutti gli angeli del cielo si volgono (n. 3633, 9828, 10130,10189). Tuttavia, non sono gli angeli a rivolgersi al Signore, ma è il Signore che li attrae asé (n 10189.); perché gli angeli non sono presenti presso il Signore, ma il Signore è presentepresso gli angeli (n. 9415). La presenza del Signore presso gli angeli è secondo la lororicezione del bene dell'amore e della carità da lui (n. 904, 4198, 4206, 4211, 4320, 6280, 6832,7042, 8819, 9680, 9682, 9683, 10106, 10810). Il Signore è presente presso tutti in tutto il cielo,e anche nell'inferno (n. 2776, 3642, 3644). Il Signore in virtù del suo Divino amore desideracondurre tutti gli uomini a sé nel cielo (n. 6645). Il Signore è in uno sforzo continuo dicongiunzione con l'uomo, ma l'influsso e la congiunzione sono ostacolati dall'amore delproprio dell'uomo (n. 2041, 2053, 2411, 5696).
Il Divino Umano del Signore fluisce nel cielo, e rende il cielo, e non vi è alcuncollegamento con il Divino stesso nel cielo, ma con il Divino umano (n. 3038, 4211, 4724,5663). È il Divino Umano che fluisce presso gli uomini dal cielo e attraverso il cielo (n.1925). Il Signore è il tutto il cielo, e la vita del cielo (n. 7211, 9128). Il Signore dimora presso
gli angeli in ciò che è suo proprio (n. 9338, 10125, 10151, 10157). Quindi coloro che sono nelcielo, sono nel Signore (n. 3637, 3638). Il cielo corrisponde al Divino Umano del Signore, el'uomo in tutto e in ogni singola cosa, corrisponde al cielo, che in generale, è come unuomo, ed è quindi chiamato il grandissimo uomo (n. 2988, 2996, 36243629, 36363643, 37413745, 4625). Il Signore è l'unico Uomo, e sono uomini solo color che ricevono il Divino daLui (n. 1894). Nella misura in cui lo ricevono, diventano immagini del Signore (n. 8547).Gli angeli sono forme di amore e di carità in una forma umana, e questo è dal Signore (n.3804, 3735, 4797, 4985, 5199, 5530, 9879, 10177).
308. Tutto il bene e la verità sono dal Signore. Il Signore è il bene stesso e la verità stessa (n.2011, 5110, 10336, 10619). Tutto il bene e la verità, e di conseguenza tutta la pace,l'innocenza, l'amore, la carità e la fede, provengono dal Signore (n. 1614, 2016, 2751, 2882,2883, 2891, 2892, 2904). E ogni sapienza e intelligenza sono da lui (n. 109, 112, 121, 124).Nient'altro che il bene procede dal Signore, ma il male perverte il bene che viene dalSignore in male (n. 7643, 7679, 7710, 8632). Gli angeli sanno che tutto il bene e la veritàsono dal Signore, ma i malvagi non sono disposti a conoscere ciò (n. 6193, 9128). Gli Angelialla presenza del Signore sono maggiormente nel bene, mentre i malvagi alla presenza delSignore sono maggiormente nei mali (n. 7989). I malvagi si sono gettati nella Geenna allasola presenza del Signore (n. 8137, 8265). Il Signore giudica tutto dal bene (n. 2335). IlSignore considera ogni cosa dalla misericordia (n. 223). Il Signore non è mai arrabbiato conalcuno, né fa il male ad alcuno, e non invia alcuno all'inferno (n. 245, 1683, 2335, 8632). Inche senso quelle parti della Parola sono da intendersi, dove si dice che Jehovah o il Signoreè arrabbiato, che uccide, che egli getta in un inferno, e altre cose del genere (n. 592, 696,1093, 1874, 1875, 2395, 2447, 3605, 3607, 3614, 6071, 6997).
309. Il Signore ha tutto il potere nei cieli e sulla terra. Il cielo intero appartiene al Signore (n.2751, 7086). Ed egli ha tutto il potere nei cieli e sulla terra (n. 1607, 10089, 10827). Come ilSignore governa i cieli, egli governa anche tutte le cose che dipendono essi, quindi tutte lecose del mondo (n. 2026, 2027, 4523, 4524). Egli governa anche gli inferni (n. 3642). IlSignore governa tutte le cose dal Divino, attraverso il Divino umano (8864, 8865). IlSignore governa tutto le cose secondo l'ordine Divino, e l'ordine Divino è in relazione aquelle cose che sono dalla sua volontà, a quelle cose che si fanno per autorizzazione, e aquelle cose che si fanno per permesso (n. 1755, 2447, 6574, 9940); Riguardo all'ordine, siveda sopra (n. 279). Il Signore governa gli ultimi dai primi e i primi dagli Ultimi, e questoè il motivo per cui è chiamato il primo e l'ultimo (n. 3702, 6040, 6056). Solo il Signore ha ilpotere di rimuovere gli inferni, e di dissuadere dai mali, e di mantenere nel bene quindi, disalvare (n. 10019). Il giudizio appartiene al Signore (n. 23192321, 10810, 10811). Cosa è ilsacerdozio del Signore e quale è la sua regalità è (n. 1728, 2015).
310. In che modo alcune espressioni nella Parola, che si riferiscono al Signore, sono da intendersi.Cosa si intende per seme della donna, nella profezia riguardo al Signore (n. 256). Cosa
s'intende per figlio dell'uomo e per figlio di Dio (n. 2159, 2813). Quello che i due nomi GesùCristo significano (n. 30043011). Ciò che è significato per essenza del Signore viene dettoessere mandato dal Padre (n. 2397, 6831, 10561). Come si deve intendere che il Signoresopportava le iniquità di tutti (n. 9937). Come deve intendersi che il Signore ha redentol'uomo con il suo sangue (n. 10152). Come si deve intendere che il Signore compie tutte lecose della legge (n. 10239). Come si deve intendere che il Signore intercede per l'uomo (n.2250, 8573, 8705). Come si deve intendere, che senza il Signore non c'è salvezza (n. 10828).La salvezza non è effettuato, invocando il Padre, o pregandolo di avere misericordia per ilbene di suo figlio; perché il Signore dice:
Io sono la via, la la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per me (Giovanni 14: 6; n.2854)
Le contraddizioni coinvolte nella fede secondo cui il Signore ha riconciliato il genereumano al Padre, attraverso la passione della croce (n. 10659).
La venuta del Signore è la sua presenza nella Parola (n. 3900, 4060). Il Signore nondesidera essere glorificato dall'uomo per amore di se stesso, ma per la salvezza dell'uomo(n. 5957, 10646). Ovunque nella Parola ricorre il nome Signore, significa il Divino bene (n.4973, 9167, 9194). Quando ricorre il nome Cristo, significa la Divina verità (n. 30043009).
Il vero riconoscimento e la vera adorazione del Signore è osservare i suoi comandamenti,così come emerge dalla Parola (n. 10143, 10153, 10578, 10645, 10829).
Governo ecclesiastico e governo civile 311. Ci sono due generi di cose che devono essere in ordine presso gli uomini, cioè lecose che appartengono al cielo e quelle che appartengono al mondo. Quelle cheappartengono al cielo si dicono ecclesiastiche; quelle che appartengono al mondo si diconocivili.
312. L'ordine non può essere mantenuto nel mondo senza governatori che sorveglianotutto ciò che si fa secondo l'ordine, e tutto quel che si fa contro l'ordine, e chericompensano coloro che vivono secondo l'ordine, e puniscono quelli che infrangonol'ordine. Se così non fosse, il genere umano perirebbe, perché in ogni uomo è innata edereditata la propensione a comandare gli altri, a possedere le ricchezze altrui, da cuiscaturiscono inimicizie, invidie, odi, vendette, frodi, crudeltà e altri mali. Così, se gliuomini non fossero contenuti da leggi e ricompense adeguate alla loro indole, che sonoonori e guadagni per coloro che agiscono rettamente, e con castighi contrari ai loro amori,che sono la perdita della stima, delle ricchezze e della vita, per coloro che hanno agitoempiamente, il genere umano precipiterebbe nella perdizione.
313. Devono dunque esservi governatori che mantengono nell'ordine le società, i qualisaranno esperti, sapienti e timorati di Dio. Deve inoltre esservi una gerarchia tra igovernatori, affinché nessuno di loro, per arbitrio o per ignoranza, permetta i mali control'ordine, determinando in tal modo la sua distruzione, il che si evita se vi è una gerarchiatra governatori superiori e inferiori.
314. I governatori preposti all'amministrazione delle cose del cielo presso gli uomini,ossia quelle ecclesiastiche, si chiamano sacerdoti, ed il loro ministero si chiama sacerdozio.I governatori preposti all'amministrazione delle cose del mondo, ossia sulle cose civili, sichiamano magistrati, e il prima tra essi ove esiste una tale sovranità, si chiama re.
315. Riguardo a ciò che spetta ai sacerdoti, essi devono insegnare agli uomini la via checonduce al cielo, e anche guidarli in essa. Essi quindi li istruiranno nella dottrina conformealla loro chiesa, secondo la Parola, e li dirigeranno affinché vivano in armonia con quelladottrina. I sacerdoti che insegnano le verità e per esse conducono al bene della vita, equindi al Signore, sono i buoni pastori dell'ovile; ma coloro che insegnano e nonconducono al bene della vita, né quindi al Signore, sono cattivi pastori.
316. I sacerdoti non devono arrogarsi alcun potere sulle anime degli uomini, perché loronon sanno in quale stato è l'interiore dell'uomo, e a maggior ragione non devono arrogarsiil potere di aprire e chiudere il cielo, il quale appartiene unicamente al Signore.
317. I sacerdoti devono avere dignità ed onori in ragione delle cose sante annesse alle
loro funzioni; ma quelli tra essi che sono savi, attribuiscono l'onore al Signore, da cuiemanano le cose sante, e non già a se stessi. Coloro poi che non sono savi, attribuisconol'onore a se stessi; essi lo rubano al Signore. Coloro che si attribuiscono l'onore in ragionedelle cose sante che amministrano, preferiscono l'onore e il guadagno alla salvezza delleanime, su cui dovrebbero vigilare. Ma coloro che attribuiscono l'onore al Signore, e non ase stessi, preferiscono la salvezza delle anime all'onore e al guadagno. L'onore diqualsivoglia funzione non risiede nella persona, ma è ad essa annesso, secondo la dignitàdella cosa che amministra; e ciò che è annesso, non appartenendo alla persona stessa, ed èanche separato dalla funzione. L'onore nella persona è l'onore della sapienza e del timoredel Signore.
318. I sacerdoti devono istruire il popolo e condurlo attraverso le verità, al bene dellavita, senza però costringere nessuno, perché nessuno può essere costretto a credere ilcontrario di ciò che dal fondo del cuore ritiene essere vero. Chi crede diversamente dalsacerdote, senza per questo suscitare turbolenze, deve essere lasciato in pace. Ma chisolleva tumulti deve essere segregato, perché questo anche appartiene all'ordine per cui ilsacerdozio è stabilito.
319. Siccome i sacerdoti sono preposti ad amministrare le cose concernenti la leggeDivina e il culto, allo stesso modo i re e i magistrati sono preposti ad amministrare le coseconcernenti la legge civile ed il giudizio.
320. Non potendo il re amministrare da solo ogni cosa, devono necessariamente essercidei governatori a lui sottoposti, ad ognuno dei quali viene conferita l'amministrazione diuna provincia che il re non può amministrare direttamente. Questi amministratori,considerati insieme, costituiscono la dignità reale, di cui il re stesso è il capo supremo.
321. La dignità reale stessa non è nella persona, ma è aggiunta alla persona. Il re checredesse che la dignità reale sia nella sua persona, ed il governatore che credesse che ladignità delle sue funzioni sia nella sua persona, non sono savi.
322. La dignità reale consiste nell'amministrare secondo le leggi del regno e nelgiudicare, conformemente a quelle leggi, secondo giustizia. Il re che considera le leggisopra di lui, è savio. Quello che invece si considera al di sopra delle leggi, non è savio. Il reche guarda alle leggi in quanto a lui sopra ordinate, pone la dignità reale nella legge, e lalegge domina sopra di lui, poiché egli sa che la legge è giustizia, ed ogni giustizia è Divina.Ma il re che si considera sopra ordinato alla legge, ripone la dignità reale in se stesso ecrede di essere egli stesso la legge, o che la legge, che è la giustizia, venga da lui; dunqueegli si arroga ciò che è Divino, al di sotto del quale nondimeno, dovrebbe essere.
323. La legge che è la giustizia deve essere stabilita nel regno da giureconsulti sapienti etimorati di Dio. Sotto di essa, re e sudditi vivranno. Il re che vive secondo la legge stabilitae che in questo precede i sudditi con l'esempio, questi è autenticamente un re.
324. Il re che ha un potere assoluto, e che crede che i suoi sudditi siano schiavi, e cometali che egli abbia il diritto sui loro possedimenti e sulla loro vita, se esercita un tale diritto,egli non è un re ma un tiranno.
325. Si deve obbedienza al re secondo le leggi del regno, e non si deve oltraggiarlo inalcun modo, né con fatti, né con parole; poiché da ciò dipende la sicurezza pubblica.