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Nuova Vita Magistrale PERIODICO D’INFORMAZIONE della ASSOCIAZIONE NICCOLÒ TOMMASEO10122 Torino - Via del Carmine, 27 Tel. 011 4366339 Sito Internet: www.associazionetommaseo.it E-mail: info@associazionetommaseo.it Il cavallo di battaglia della formazione FRAMMENTI EDITORIALE IN MEMORIA DI LIA FERRERO QUADRANTE NORMATIVO Bullismo e cyber bullismo: il potere di una condivisione Intervista al Professor Claudio Marazzini Il cavallo di battaglia della formazione FRAMMENTI EDITORIALE IN MEMORIA DI LIA FERRERO QUADRANTE NORMATIVO Bullismo e cyber bullismo: il potere di una condivisione Intervista al Professor Claudio Marazzini Anno LXVIII - N. 488 - aprile 2017 Poste italiane. Sped. In a.p. - 70% - D.C. - D.C.I. - Torino n. 1/2017

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Nuova Vita MagistralePERIODICO D’INFORMAZIONE

dellaASSOCIAZIONE “NICCOLÒ TOMMASEO”

10122 Torino - Via del Carmine, 27Tel. 011 4366339

Sito Internet: www.associazionetommaseo.itE-mail: [email protected]

Il cavallo di battaglia della formazione

FRAMMENTI

EDITORIALE

IN MEMORIA DI LIA FERRERO

QUADRANTE NORMATIVO

Bullismo e cyber bullismo: il potere di una condivisione

Intervista al Professor Claudio Marazzini

Il cavallo di battaglia della formazione

FRAMMENTI

EDITORIALE

IN MEMORIA DI LIA FERRERO

QUADRANTE NORMATIVO

Bullismo e cyber bullismo: il potere di una condivisione

Intervista al Professor Claudio Marazzini

Anno LXVIII - N . 488 - aprile 2017Poste italiane. Sped. In a.p. - 70% - D.C. - D.C.I. - Torino n. 1/2017

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www.associazionetommaseo.it

Per rimanere aggiornati sulle nuove iniziative, visitate il sito webdell’Associazione Magistrale “Niccolò Tommaseo”.

A disposizione per la consultazione:• novità dal mondo della scuola e sul mondo della scuola;• aggiornamento in servizio e gruppi di lavoro;• calendario degli appuntamenti;• biblioteca pedagogica;• notiziari associativi.

E-mail: [email protected]

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b Framment i

Prendiamo avvio da una tesi che ormai do-vrebbe sembrare ragionevole. Le teorie dellosviluppo umano, una volta entrate a farparte della cultura prevalente, non operanopiù semplicemente come descrizioni dellanatura e della crescita dell’uomo. Dato il lorocarattere di rappresentazioni culturali accre-ditate, esse conferiscono una realtà sociale aiprocessi che intendono spiegare ed, entrocerti limiti, ai “fatti” che adducono a lorogiustificazione. La stessa cosa si può dire diuna teoria della proprietà: anch’essa fondaconcetti come quelli di proprietà, di viola-zione e di successione ereditaria. Ricono-scendo loro una realtà sociale, noi diamo loroanche una realizzazione pratica. Così, oltre auna “proprietà reale”, esistono anche agentiimmobiliari, società di credito ipotecario eperfino romanzi di protesta come Furore diJohn Steinbeck.Le teorie dello sviluppo, grazie alle loro “sti-pulazioni” circa la crescita dell’uomo, creanoanche delle regole e delle istituzioni che nonsono meno rigide delle società di credito ipo-tecario; basterà pensare ai concetti di man-canza disciplinare, di assenza ingiustificata,di “pietra miliare della crescita” e di modelloscolastico nazionale. Nelle elezioni al consi-glio scolastico locale ha molta importanza ilfatto che i bambini della comunità, perquanto riguarda le capacità di lettura, si col-lochino al di sopra o al di sotto dello standardnazionale. E questo standard, com’è ovvio,dipende dalla teoria della lettura ormai im-plicitamente incorporata nella cultura istitu-zionale della scuola. Su di un terrenoemotivamente ancora più delicato, la teoriadetermina il nostro modo di concepire nor-malità e anormalità nell’evoluzione della ses-sualità infantile. È curioso che noi, mentrenell’ambito della nostra cultura siamo così

stranamente insensibili a questa circostanzacosì ovvia, l’accettiamo pacificamente quantola riscontriamo nelle pagine di Adolescenza in

Samoa di Margaret Mead o di Sesso e repres-

sione sessuale tra i selvaggi di Malinowski.Con tutto ciò non intendo affatto affermareche gli studiosi dello sviluppo umano nonsottopongano a controlli empirici le proprieidee e le proprie ipotesi, com’è consuetudinedi tutti gli scienziati. Il punto è un altro: ènella natura delle cose che, quando le loro“scoperte” siano entrate a far parte delle co-noscenze implicite che costituiscono la cul-tura, quelle che inizialmente erano solo delleteorie scientifiche assumano la stessa fun-zione prescrittiva, canonica e di definizionedel reale delle teorie psicologiche popolariche hanno rimpiazzato.Qualcuno obietterà che una teoria “provata”è vera, mentre una teoria popolare è un mi-scuglio di desideri, paure e abitudini umane.Questa distinzione è importante. Ma la veritàè meglio intenderla nel senso di Nelson Go-odman, ossia come “correttezza”. La veritàdelle teorie della luce – ondulatoria o corpu-scolare – è “vera” solo per particolari conte-sti. Ed è proprio in ciò che consiste lacorrettezza di queste teorie. Per la stessa ra-gione, le verità delle teorie dello svilupposono relative ai contesti culturali a cui quelleteorie vengono applicate. Ma, a differenza diciò che avviene in fisica, tale relatività non èsolo questione di coerenza logica, ma anchedi congruenza con i valori prevalenti dellacultura di riferimento. È proprio in virtù ditale congruenza che le teorie dello sviluppo– inizialmente proposte come pure e semplicidescrizioni –, una volta incorporate nella cul-tura più ampia, assumono valenza morale.

(Jerome Bruner, La mente a più dimensioni,

Edizioni Laterza, Bari, 2005, pp. 164-165)

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b I nd ice

Framment i . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3

I l cavallo di battaglia della formazione 4

Ai Soc i ag l i Amic i a i Let tor i . . . . . . . . . . . . . . . . . 5

Vi ta Associat i va . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6

Edi tor ia le . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7

I n memor ia d i L ia Ferrero . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8

Interv i sta al Profes sorClaudio Marazz in i . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9

Bul l i smo e cyber bu l l i smo: i l potered i una cond iv i s ione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12

Quadrante normat ivo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .17

b I l caval lo di battagliadella formazione

Stampa e mass media hanno dato voce, ad ini-zio d’anno, al non indifferente problema deglispostamenti di docenti, al ritardo delle no-mine, al non rispetto della continuità didat-tica. Problemi seri, gravi, in parte ancorairrisolti e destinati a protrarsi nel tempo. Poiil silenzio, come se null’altro ci fosse da docu-mentare nel mondo della scuola. Eppure al-cune grosse novità si sono verificate in campoeducativo in questo primo quadrimestre di at-tività. E non tutte negative, anzi qualcuna de-cisamente positiva. Alludo al Piano triennaledi formazione dei docenti (2016/2019) previ-sto dalla legge sulla Buona Scuola e total-mente ignorato perché forse positivo e difficileda strumentalizzare. Il Piano fu annunciatol’ottobre scorso dall’allora Ministra Gianninied è ora in fase di primo impatto nelle nostreIstituzioni. Si legge nel Comunicato stampaministeriale: “La qualità dell’istruzione nonpuò mai prescindere da quella dei docenti.Proprio per questo le aspettative nei confrontidei docenti sono molto alte. Ci aspettiamo cheabbiano una profonda conoscenza di ciò cheinsegnano che siano appassionati che sappianocoinvolgere gli studenti, che sappiano rispon-dere ai loro differenti bisogni che promuovanol’inclusione e la coesione sociale…”. Il Pianofinanziato complessivamente con 1 miliardoe 400 milioni nel triennio è rivolto ai 750.000docenti e ai dirigenti delle scuole di ogni or-dine e grado per i quali la formazione diventa,come previsto dalla legge, obbligatoria, per-manente e strutturale. Finalmente una presadi posizione sicura per superare l’ambiguitàcontrattuale, frutto di un compromesso tra ipochi soldi offerti ai docenti ed il ridotto im-pegno richiesto.Il Piano prevede nove priorità nazionali da

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perseguire nel triennio: Lingue straniere;Competenze digitali e nuovi ambienti perl’apprendimento; Scuola e lavoro; Autono-mia didattica e organizzativa; Valutazione emiglioramento; Didattica per competenze einnovazione metodologica; Integrazionecompetenze di cittadinanza e cittadinanzaglobale; inclusione e disabilità; Coesione so-ciale e prevenzione del disagio giovanile. Danotare la presenza di importanti tematicheeducative che vanno ben al di là dei conte-nuti disciplinari.Lo sviluppo del piano presuppone il coinvol-gimento di più settori dell’Amministrazionescolastica, dal Ministero che fornisce la ca-bina di regia generale e che valuterà i risul-tati raggiunti, all’Ufficio scolastico regionaleche coordinerà la gestione generale del pianodella regione, alle Reti di scuole che coordi-nate da una scuola Polo coinvolgerannogruppi di istituti e scuole singole. Ogni do-cente si doterà di un piano individuale diformazione che entrerà a far parte di un por-tfolio digitale atto a documentare nel tempogli aspetti più salienti della propria profes-sionalità. Il Documento ministeriale - ben 88pagine - si sofferma a descrivere analitica-mente ogni aspetto del progetto e può a ra-gione essere considerato il più ampio ecompleto testo mai concepito circa il pro-blema della formazione dei docenti. Peravere un riferimento storico occorre forse ri-salire agli anni ’70 del secolo scorso quandol’allora Centro Didattico Nazionale per lascuola elementare varò un importante pro-getto che istituì a livello nazionale la figuradella Direzione Didattica Centro di aggior-namento permanente con fondi appositi edampia autonomia amministrativa e gestio-nale. Ma il progetto riguardava il solo settoreprimario e soli 100 Circoli a livello nazionale.

Gianluigi Camera

b Ai Soc i , agl i Amic i , a i Let tor i

LA SEDE SOCIALE

Torino - via del Carmine, 27 (piano terre -no) presso l’edificio della scuola elemen -tare Federico Sclopis - Tel. 011.436.63.39

SITO INTERNET

www.associazionetommaseo.it

E-Mail:[email protected]

APERTURA DELLA SEgRETERIA

Per appuntamenti con la segreteria con-sultare le nuove modalità riportate nel ca-pitolo “Vita Associativa”.

CORTESE INVITO

Sostenete l’attività dell’Associazione conl’apporto della vostra adesione.La “Niccolò Tommaseo” è una liberaassociazione di insegnanti, dirigenti epensionati della scuola dell’infanzia, pri-maria e secondaria. Essa non ha scopo dilucro ed è indipendente da qualsiasigerarchia amministrativa o confessionale.

AVVISO IMPORTANTE

Ricordiamo a tutti i soci ed agli amici let -tori di rinnovare l’iscrizione all’Associa -zione per l’anno 2016/2017.L’Associazione “Niccolò Tommaseo” habisogno del sostegno di tutti.Invitate amici e colleghi ad iscriversi per ilcorrente anno: l’iscrizione è facile ed èanche possibile tramite bollettino di c/cpostale, senza nessun altro impegno.Allo scopo di favorire tutti coloro che inten -dono iscriversi o rinnovare la propria ade-sione all’Associazione “Niccolò Tomma-seo”, nel presente numero trovate le indica -zioni per il versamento della quota sociale.Il presente notiziario è inviato gratuitamente.

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QUOTA SOCIALE

La quota associativa per l’anno 2016/2017rimane invariata: è di € 30,00 per i sociordinari e di € 50,00 per i soci sosteni -tori/scuole.

MODALITà DI VERSAMENTO DELLA

QUOTA SOCIALE

• bollettino di conto corrente postaleintestato a:Associazione Magistrale “NiccolòTommaseo”,via del Carmine 27 (Torino - 10122) -C.C.P. n. 27591106;

• bonifico bancario intestato a:Associazione Magistrale “NiccolòTommaseo”,via del Carmine 27 - (Torino 10122)IBAN: IT20 Q076 0101 0000 0002 7591 106

• pagamento diretto presso la sede socia - le, nei giorni di apertura della Segreteria

Ricordiamo di indicare sempre nella cau-sale del versamento anche il codice fiscale.

HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO

Valeria Amerano, Gianluigi Camera,Laura Emanuel, Fabrizio Ferrari,Claudio Marazzini- Coordinatore della redazione: LucianoRosboch

IL PRESENTE NUMERO è STATO CHIUSO IN

REDAzIONE IN DATA 13/03/2017

b Vi ta Associat iva

SEgRETERIA

Informiamo tutti i soci e gli amici che la segreteriaassociativa, a partire da gennaio 2017, aprirà solosu appuntamento. Per consulenze o necessità èpossibile fissare un incontro tramite il servizio diposta elettronica all’indirizzo:[email protected]

RETE RESCUE

L’Associazione N. Tommaseo, forte dei suoi annidi esperienza nella collaborazione con le scuole,ha avviato la costituzione di una rete finalizzataal supporto nella formazione in servizio e consu-lenza educativa.Le scuole interessate al protocollo possono contat-tare l’associazione all’indirizzo:[email protected] protocollo di rete è disponibile sul sito associa-tivo all’indirizzo www.associazionetommaseo.it/rescue

FORMAzIONE IN SERVIzIO

L’Associazione N. Tommaseo ha definito sedi e ca-lendario dei corsi di formazione proposti perl’anno scolastico corrente, nell’ambito della pro-posta di costituzione di una rete denominata “Re-Scue - Una Rete per le Scuole” www.associazionetommaseo.it/rescueI corsi, iniziati in questi mesi e destinati a tutti idocenti di ogni ordine e grado di scuola, sono i se-guenti:• Percorsi di educazione al valore della solidarietà

internazionale nella scuola globale;• La relazione educativa;• Coding e pensiero computazionale;• Rendicontazione sociale, RAV e PdM;• Bullismo e Cyberbullismo;• La gestione della classe.

Tutti i corsi si avvalgono della piattaforma Moodleper la raccolta dei materiali e il supporto online.

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Il Direttivo e la Redazione di Nuova Vita Ma-gistrale desiderano esprimere i migliori auguriper la prossima Pasqua.

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b Ed itor ia le

La nostra Redazione ricorda con tristezzala figura della pedagogista, già Ispettricetecnica, collaboratrice e amica Lia FerreroCamera, improvvisamente scomparsa il 17gennaio scorso. Mancheranno al nostronotiziario i suoi preziosi interventi, fino al-l’ultimo rivisti e corretti nella forma conmeticolosa attenzione, propositivi e colmidi spunti nella sostanza per aiutare gli in-segnanti a costruire una scuola migliore. Gianluigi Camera richiama l’attenzionesul piano triennale di formazione dei Do-centi previsto dalla Buona Scuola, ricor-dando che la qualità dell’istruzione nonpuò prescindere da quella dei docenti.Vengono pertanto stanziati dallo Stato unmiliardo e quattrocento milioni di Europer formare e aggiornare 750.000 inse-gnanti, ognuno dei quali si doterà di unpiano di formazione individuale che en-trerà a far parte del suo portfolio digitale. Abbiamo il piacere e l’onore di accoglierein questo numero l’intervista a noi rila-sciata dal Professor Claudio Marazzini,Presidente dell’Accademia della Crusca,professore di Storia della Lingua italianadell’Università del Piemonte Orientale,sull’impoverimento e le contaminazionistraniere dell’italiano. Nel ringraziarlocolgo l’occasione per raccomandare ai no-stri Soci la lettura dei libri citati nell’inter-vista, che studiano e illustrano i fattoriintervenuti ad omologare la nostra linguae a ridurre il patrimonio lessicale in usoagli italiani.Segnaliamo inoltre l’interessante articolodi Laura Emanuel su un fenomeno pur-troppo molto diffuso nella scuola con-

temporanea: il bullismo e il cyberbulli-smo. Dall’esperienza in classe ella risalead analizzare situazioni psicologiche ecomportamentali di soggetti che nelgruppo tendono a vessare o a subire. Ilcontesto tecnologico e l’immediatezzadella comunicazione allargano poi laportata del danno e l’emarginazionedelle vittime. Anche le figure adulte (in-segnanti, genitori, operatori scolastici)sono a volte percepiti dai ragazzi comeattori in grado di esercitare nei loro con-fronti pressioni, discriminazioni o atteg-giamenti poco rispettosi o inclusivi.L’articolo cita espres samente le lineeguida per la prevenzione del bullismo,secondo la Direttiva n° 16/2007 del Mi-nistero della Pubblica Istruzione. Di notevole interesse, nella sezione dedi-cata al Quadrante Normativo, sono i datirelativi allo svolgimento del Concorso acattedre per la scuola primaria e ai primidesolanti risultati. La percentuale dei can-didati respinti supera in molte regioniquella dei candidati che hanno meritato lasufficienza nelle prove.

Valeria Amerano

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b I n memor ia di L ia Ferrero

Abbiamo perso Lia Ferrero. Inaspettata-mente, come accadono le cose che ci la-sciano senza parole a ricevere il colpo ea far posto dentro di noi a una realtà do-lorosa, inspiegabile. Possiamo dire unavita interrotta in iniziative avviate, di-scorsi aperti, riflessioni che di volta involta eravamo desiderosi di leggere sulnotiziario per comprendere a fondo iproblemi della scuola odierna e orien-tarci. Una intelligenza viva cui porre do-mande: di scuola o di vita; Lia Ferreronon era soltanto la professoressa, l’Ispet-trice Tecnica a riposo. Non riposava pernulla: la ricercatrice scrupolosa e attentacontinuava a studiare; aveva concluso lapubblicazione dei testi “Itinerari di ap-prendimento per la progettazione didatticadella Storia” - Edizioni Il capitello, per in-segnare la Storia nella scuola primaria;partecipava alla formazione degli inse-gnanti, ci illuminava con i suoi articolisulla educazione degli alunni alla Citta-dinanza. Trovava tempo da dedicare al

volontariato presso la sua parrocchia.Una signora raffinata, colta, discreta e in-finitamente umile, disposta all’ascolto,alla reciprocità. Le parlavo e avevo da-vanti l’amica, la sorella maggiore, unsorriso accogliente e sincero che mi sem-brava di conoscere da sempre: la nobilegratitudine di chi apprezza ogni minimogesto di confidenza, di affetto e lo ricam-bia. Chissà quante volte con lei non avròusato le espressioni giuste, sarò uscitadalle righe con la mia improntitudine…Mi avrà scusata, spero, con la pazienzache le ammiravo e il senso dell’umori-smo che percorreva appena le sue frasicome una corrente interna vitale. Avevauno spirito sottile nel modo di raccon-tare lento e puntuale che era per me sor-presa e complicità.

Valeria Amerano

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b I nterv i s ta al Professor ClaudioMarazz in i

Né racconti né filastrocche, stavolta. Co-minciamo dal principio. Cominciamo dalprincipio per riuscire a immaginare lepremesse dell’evento che oggi irrompecol fragore del tuono fra le pagine sonnac-chiose del nostro notiziario. E’ il pomerig-gio del 12 gennaio 2017. Il Direttivo siritrova intorno al tavolo lungo, nella lucelivida della saletta generosamente pre-stata dalla storica Scuola Elementare Sclo-pis alla nostra Associazione. Sulle pareti:disegni di bambini, un calendario, un oro-logio, le foto incorniciate dei professoridefunti che nei decenni trascorsi presta-rono presso la Tommaseo un’opera di for-mazione e informazione scrupolosa egratuita per i maestri elementari. Siamorimasti in pochi. Noi pensionati un po’ cisentiamo reduci. I colleghi ancora in ser-vizio stanno discutendo intorno ai pro-getti da presentare nelle scuole. Io, adessere sincera, mi perdo. M’insinuo inuna pausa della conversazione per tirarefuori quello che mi balla in testa daquando sono arrivata: - Sapete dove misarebbe piaciuto andare oggi?... Al TeatroColosseo a sentire il Presidente dell’Acca-demia della Crusca sul futuro della linguaitaliana”.Sheila mi guarda con aria serena: - Il pro-fessor Marazzini! Vuoi metterti in contattocon lui? Ho la sua e-mail… Potresti chie-dergli un’intervista per il notiziario.Resto a guardarla attonita: lo stupore mitoglie la parola vedendola sfogliare tran-quillamente un’agenda in cerca di unnome, collocato per me a distanze side-

rali. Già mi attanaglia l’inquietudine:non ho mai pensato di avvicinare unpersonaggio così illustre, non ho titoliio, ma intanto mi sfugge: “Sarebbebello”. Torno a casa con in tasca un bi-glietto che brucia. Poi penso che il Pro-fessore avrà troppo da fare perrispondermi, per rispondere presto; edunque avrò tutto il tempo di formularele mie domande. Nei giorni seguenti in-dosso gli abiti curiali e mi metto a scri-vere. Ripercorro tutti gli affanni delpiccolo Proust quando doveva partireper Venezia o vedere la Berma al teatro.(Da sempre divido con gli artisti i males-seri ma non il talento). Non è stata unacorrispondenza lenta, cari Soci. Il Pro-fessor Marazzini ha accolto la mia ri-chiesta e risposto con inimmaginabiletempestività alle mie domande, trascu-rando sicuramente impegni più impor-tanti. Nel ringraziarlo per il privilegioche ci ha accordato, riflettiamo sulle sueaffermazioni e auguriamoci non debbadispiacersi troppo di comparire fra lepagine di un periodico dimesso comeNuova Vita Magistrale.

Pubblichiamo di seguito l’intervista alProfessor Claudio Marazzini, professoreordinario di Storia della lingua italiana eLinguistica italiana nell’Università del Pie-monte Orientale, presidente dell’Accade-mia della Crusca dal 2014, autore di oltreduecento pubblicazioni, condirettore dellarivista “Lingua e stile”, socio corrispon-dente dell’accademia delle Scienze di To-rino.

Valeria Amerano

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La diffusione della tecnologia e l’abilità ac-quisita dai ragazzi nelle sue varie applica-zioni quanto è costata (e quanto costerà) alpossesso e all’uso corretto della lingua ita-liana?Non sono tra coloro che vedono una con-trapposizione tra tecnologia e competenzalinguistica. Sono però anch’io testimone diun uso cattivo della tecnologia. Per esempio,sono emerse teorie folli che suggeriscono dinon insegnare più la scrittura manuale, per-ché la scrittura oggi è tutta “digitata”. Ma seesistono alcuni imbecilli che aderiscono a si-mili teorie, non credo si debba attribuire re-sponsabilità di ciò alla tecnologia in quantotale, che invece è preziosa: basti pensare al-l’attuale perfezione dei programmi di scrit-tura e ai correttori automatici. Questistrumenti vanno però controllati e usati concoscienza: il correttore ortografico è oggi piùutile del correttore grammaticale, che invecefornisce non di rado indicazioni discutibili.

Quali sono i fattori che maggiormente inci-dono sull’impoverimento di una lingua?Sempre uno sopra tutti gli altri: la scarsità dicultura.

Il progressivo deterioramento dei pro-grammi televisivi ha contribuito ad avvi-lire il linguaggio? Sì, senza dubbio. Senza dimenticare, tutta-via, che la televisione è (come i giornali ecome Internet) uno specchio della società. Visi trova di tutto, il buono e il cattivo.

Abbiamo assorbito senza alcuna resistenzatermini inglesi quando ne sarebbero esi-stiti di uguale significato in italiano. Per-ché, secondo Lei, questo disinteresse a

difendere una lingua ricca e sfumata comela nostra?È uno dei tanti esempi che si possono citare delprovincialismo della nostra classe dirigente, so-prattutto imprenditoriale. Pesa anche la scarsalungimiranza di chi crede di non avere bisognodi una nazione, illudendosi che le nazioni sianofinite e si viva esclusivamente in una idilliacadimensione globale. Proprio questa mattina igiornali e i giornali radio raccontano la vicendadelle accuse tedesche all’industria italianadell’auto: ecco una lezione sui rapporti tra glo-balizzazione e nazione, per chi sappia inten-derla. Del resto basta pensare alla Brexit,piombata sulla testa di chi non era stato capacenemmeno di immaginarne la possibilità. Nel2015 l’Accademia della Crusca ha pubblicatoun libro elettronico (e-book), atti di un conve-gno svoltosi in Accademia e presso la sede fio-rentina della Società Dante Alighieri: il libroconfronta la diversa reazione agli anglicismi daparte di varie lingue romanze. L’italiano risultala lingua più debole e meno reattiva rispetto afrancese, spagnolo, portoghese e catalano. Lalettura di questo libro credo sia molto utile(http://www.goware-apps.com/la-lingua-ita-liana-e-le-lingue-romanze-di-fronte-agli-angli-cismi-claudio-marazzini-alessio-petralli-a-cura-di/). Dal convegno è nata anche la petizionedi Anna Maria Testa “Dillo in italiano”.

Di quanti vocaboli dispone in media il cor-redo lessicale di un giovane?Pare che molti giovani siano confinati nelle2000 parole dell’italiano “fondamentale”. Inpratica, non possono comunicare al di là del li-vello di sopravvivenza. Il rapporto PIAAC –OCSE 2013 mostra che gli italiani dai 16 ai 65anni (non solo i giovani, dunque) sono all’ul-timo posto per capacità di comprendere un

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testo scritto (si vedano i commenti dell’econo-mista M. Pellizzari e del linguista A. Moro:(http://www.lavoce.info/archives/13368/competenze-degli-italiani-siamo-i-peggiori/http://noisefromamerika.org/articolo/com-petenze-adulti-qualche-dato-piu).Io non so se questo rapporto sia affidabile intutto e per tutto: ma certo anche Tullio DeMauro ne parlava con grande preoccupazione.

Possiamo sospettare che all’eccessiva sem-plificazione di una lingua si accompagniuna superficialità nel pensiero e nell’agire?Non possiamo “sospettare”, possiamo es-serne certi. Un tempo gli incolti sapevano al-meno usare in maniera splendida il lorodialetto materno e naturale. Per questo com-prendevano bene quale fosse l’obiettivo daconseguire nel passaggio alla lingua nazio-nale. Il progresso sociale delle classi popolariha seguito proprio questa strada, al tempodel movimento operaio (basti rileggere lepagine di Gramsci). Oggi l’individuo in-colto, privo di una lingua nazionale ben co-nosciuta, privo del dialetto, spesso è ancheprivo della coscienza del proprio stato. Sisente appagato e contento. Felice, con il suotelefonino, a cui è appiccicato come a un ta-lismano.

La rapidità della comunicazione ha dan-neggiato la capacità di esprimere e comu-nicare compiutamente. Dobbiamoaccettarlo come il contrappasso inevitabiledella comodità?È vero che una lettera elettronica (e-mail) oun messaggino possono essere scritti conscarsa cura formale anche da chi è colto, edè vero che la comunicazione meditata è ilvero segreto della qualità. Manzoni, a chi gli

chiedeva il segreto dello scrivere bene, ri-spondeva: “Pensarci su”. Chi ha chiaro tuttociò, può affrontare con migliore coscienzacritica il condizionamento della velocità, chepure esiste davvero. I danni saranno in que-sto caso limitati.

Cosa può proporre una buona scuola perfar amare una buona lingua dagli studenti,pur rimanendo attuale?Temo che “far amare” non possa essere il risul-tato di un metodo, ma solo della dote comuni-cativa di un insegnante dotato della vocazionegiusta. Però si può ricorrere, si dovrebbe ricor-rere, a figure di insegnanti con formazione mi-gliore di quella di oggi: occorrono piùcompetenze linguistiche e storico-linguistiche.Non basta la formazione letteraria generica.Non basta l’idea che la lettura piacevole (ma-gari di libri di narrativa tradotti da altri idiomie privi di spessore reale) possa sostituire com-petenze saldamente costruite su base logica, aifini di una corretta capacità di comunicare, periscritto e oralmente.

Claudio Marazzini

=°=ACCADEMIA DELLA CRUSCA

Accademia linguistica sorta a Firenze nel1583 da “conversazioni” di letterati e umani-sti. Assunse questo nome perché si propo-neva di separare la farina dalla crusca nellalingua italiana. Organizzata in modo scienti-fico da Leonardo Salviati, fu per secoli la roc-caforte del volgare fiorentino e del purismo.Sua funzione principale fu la pubblicazionedel grande Vocabolario degli Accademicidella Crusca, apparso in varie, successive edi-zioni (dal 1612 al 1923). Fusa dal 1783 al 1811con l’Accademia fiorentina, la Crusca tornòautonoma nel 1812.

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b Bu l l i smo e cyber bul l i smo:i l potere di una condiv i s ione

“La violenza nella scuola …. A cosa vi fa pen-sare?” I bambini mi guardano seri e riflessivi.Conoscono le regole della discussione in que-ste nostre attività: nessun riferimento direttoa persone, ascolto reciproco senza contrappo-sizioni, senza sovrapposizioni, senza nessunaespressione di giudizio, pena l’interruzioneimmediata del lavoro. Un’alunna risponde“La scuola fa male”. Avevo inteso fosse unadomanda e l’avevo scritta alla lavagna con ilpunto interrogativo, ma l’alunna mi ha cor-retta “Era un’affermazione!” Ho cancellato ilpunto interrogativo. Altri compagni aggiun-gono altre loro esperienze di violenza nellascuola e le scrivo alla lavagna così come le di-cono. Il pensiero che una classe Vª, giunta al terminedi un percorso di 5 anni nella scuola primaria,possa aver maturato un’esperienza scolasticacosì devastante, impone una revisione com-plessiva di come i riferimenti educativi del

territorio e le istituzioni scolastiche abbianooperato e operino ancora nella formazione deipiù piccoli. I bambini descrivono il comporta-mento dei bulli come: “ricatto” “minaccia”“derisione” “isolamento”. Chiedo a questibambini “Chi sono i bulli nella vostra espe-rienza scolastica?” I bambini rispondono “icompagni”, “alcune maestre”, “la bidella”, “igenitori”. La violenza nella scuola vista daibambini assume profondità inaspettate, comeun iceberg le cui dimensioni sono molto piùprofonde di ciò che appare. Perché identifi-care il bullo nei genitori? Perché nella loroesperienza i genitori formano sotto-gruppicoesi e oppositivi attorno a leader negativi chesistematicamente aggrediscono e prendono dimira altri genitori all’uscita da scuola. Geni-tori che esortano aspramente i figli contro icompagni avversari durante le partite di cal-cio. Perché identificare il bullo in un’inse-gnante? Perché i linguaggi dell’insegnanteverso alcuni alunni hanno trasmesso squali-fica, disprezzo, umiliazione, discriminazione.Perché identificare il bullo in una collabora-

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trice scolastica? Perché i bambini hanno benchiaro che ciò che accomuna i comportamentidei bulli sono i linguaggi vessatori, i ricatti, leumiliazioni non l’età o la simmetria dei ruoli.Nell’esperienza dei bambini il bullo può es-sere allora chiunque nella scuola metta in attocomportamenti volti a sopraffare l’altro, a de-riderlo, ad isolarlo dagli altri, a beffeggiarloumiliandolo pubblicamente. Il leader nega-tivo non veste dunque solo le vesti dello stu-dente ma anche quelli dell’insegnante, deicollaboratori scolastici, dei genitori. I mediastessi identificano forme diverse di violenzanella scuola come fenomeni di bullismo. Maoccorre distinguere la violenza agita da adultida quella tra pari. Ho chiesto ai bambini“Com’è il bullo? Come lo descrivereste?”. Leloro risposte sono state come colpi di scalpellodi uno scultore da cui emerge una immaginemolto nitida: “Il più insicuro”, “una nullità”,“quello che vorrebbe avere potere ma non cel’ha”, “il prepotente”, “l’incapace”.Il bullo è una persona che ha paura delle re-

lazioni, che rifiuta la diversità come valore,che considera l’altro un ostacolo al propriosuccesso, che gode nel vedere fuori di sé,nell’altro, la sconfitta che porta dentro. La vit-tima si vede isolata, sfidata a sottostare adazioni contrarie alla sua volontà, calunniata,criticata e sistematicamente messa in ridicolodi fronte agli altri. Sarebbe un errore credereche la vittima fosse il debole; in realtà la vit-tima deve essere ridotta ad uno stato di debo-lezza totale proprio perché percepita più forte(fisicamente, psicologicamente, socialmente).Il bullo deve quindi ribaltare l’asimmetria dipotere percepita con la persona offesa e perfare questo ha bisogno di dimostrare algruppo chi è il più forte, ha bisogno di con-senso colpendo il bersaglio senza pietà. Gli

episodi di bullismo avvengono alla presenzadi altri compagni o di adulti, spettatori o com-plici, perché il bullo ha necessariamente biso-gno di ottenere potere dal consenso di chiassiste, traendo rinforzo positivo e legittima-zione al suo comportamento. Il bullismo nonè mai espressione violenta di un singolo maazione comune da parte di coloro che assi-stono e sottovalutano, che sanno ma tacciono,che si aggregano intorno a colui che usa il con-senso del gruppo come strumento di prevari-cazione per annientare chi non si piega. Ciò che differenzia il bullismo da una occasio-nale aggressione è anche la motivazione inquanto il bullo non reagisce ad una provoca-zione o non colpisce per ira. Il bullo aggredi-sce per il piacere di assistere all’umiliazione eal dolore del compagno, per il piacere di an-nullare la sua dignità, la sua stima, per il po-tere che la paura suscita in chi assiste. Il bullosi compiace nel vedere la paura negli occhi dichi avvilisce e si compiace del timore reveren-ziale in chi sta a guardare, in chi fomenta lesue angherie per scongiurare la possibilità diesserne a sua volta vittima. L’azione del bullosi avvale di complicità grazie alle quali aggre-disce e offende in modo spregiudicato conviolenze fisiche e psicologiche, umiliazioni eminacce verbali, costrizioni a compiere attinon voluti, oppure isolando progressiva-mente il compagno dal gruppo, calunnian-dolo, deridendolo in sua assenza, rivelando edistorcendo problematiche personali. Il bulli-smo si nutre di consenso e di valutazioni su-perficiali di coloro che banalizzano econsiderano tali comportamenti normali ra-gazzate; si caratterizza spesso come un circolovizioso in cui le azioni del bullo, della vittima,della scuola e della famiglia, si rinforzano avicenda. Il bullismo è un fenomeno psico-so-

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ciale, agito da un violento, subito da una vit-tima e osservato tacitamente da testimoni chederidono e rinforzano il potere e la violenzadel bullo. Chiedo ancora ai bambini in chemodo agisce il bullo: il bullo o la bulla “pic-chia”, “tradisce”, “prende in giro”, “offende”,“deride”, “sparla”, “riferisce cose non vere”,“allontana”. Ciò che fa lo fa da solo? Lo fa dinascosto? La risposta della classe è anche quimolto pronta: “No, il bullo non agisce mai dasolo perché ha bisogno di complici”, di quegliosservatori che “gli danno potere”, “quelli chenon fanno niente” (che non intervengono) –“però vedono e sanno” – “quelli che non tiaiutano” – “quelli che ti lasciano solo”; ma setutto ciò avviene nella scuola non si può elu-dere la responsabilità educativa e sociale del-l’insegnante, la sua consapevolezza inrelazione agli studenti, il suo livello di perce-zione del disagio e di competenza nell’affron-tarlo. Il comportamento o il linguaggioviolento, quando diventa stile di comunica-zione e di relazione in classe, non è mai indi-viduale ma è espressione di un malessere checoinvolge tutta la scuola, tutti coloro che ope-rano in essa.La scuola è luogo in cui si forma l’identità ein cui il bambino può apprendere ad orien-tarsi e a misurarsi con una complessità di re-lazioni e di culture differenti. I bambini, iragazzi, osservano e integrano i modelli edu-cativi, i linguaggi, le culture, con i quali en-trano in relazione. Ma come parlare diviolenza tra bambini o tra adolescenti quandole relazioni nelle istituzioni educative come lascuola, la famiglia, le organizzazioni sportive,mostrano a volte modelli di linguaggio vessa-tori, diffamatori, discriminatori? Quando laviolenza è espressione quotidiana delle rela-zioni, dei linguaggi, dei pregiudizi fra adulti,

i ragazzi stanno male, sono feriti. Parlare dibullismo allora è utile se interroga la loroesperienza, anche quella dei più piccoli, nonsolo in relazione ai pari ma anche in relazioneagli adulti, nei comportamenti e nei linguaggidi quelle figure di riferimento che i bambiniosservano negli ambienti educativi, sportivi,parrocchiali, che dovrebbero proteggerli. Ilbullismo negli ultimi anni ha avuto una forteattenzione mediatica scuotendo il mondodella scuola e suscitando una presa di co-scienza collettiva su una violenza spesso som-mersa, invisibile, ma che provoca moltasofferenza tra i giovani. La scuola ha da sem-pre cercato risposte metodologiche volte al-l’integrazione e alla promozione di un climacooperativo fra gli studenti, tuttavia le dimen-sioni raggiunte oggi dal bullismo e dal cyberbullismo, nel mondo reale come in quello vir-tuale, l’escalation di suicidi da parte di adole-scenti che ne sono vittime, ha destato unamaggiore attenzione sociale e richiesto miratiinterventi di sistema scuola-famiglia-territo-rio. Nel 2014, poco più del 50% degli 11-17enni ha subìto qualche episodio offensivo,non rispettoso e/o violento da parte di altriragazzi o ragazze nei 12 mesi precedenti. Il19,8% è vittima assidua di una delle “tipiche”azioni di bullismo, cioè le subisce più volte almese. Per il 9,1% gli atti di prepotenza si ripe-tono con cadenza settimanale1.La scuola è il mondo di relazioni in cui il bam-bino costruisce la propria rete sociale in cuiapprendere a dialogare, mediare coi compa-gni, scoprire modi diversi di essere e di pen-sare superando stereotipi e pregiudizi.

1 Il bullismo in Italia: comportamenti offensivi eviolenti tra i giovanissimi Anno 2014http://www.istat.it/it/files/2015/12/Bullismo

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Tuttavia la scuola può fare molto male, puòferire, può essere un luogo di violenza, vissutacon dolore. La violenza che fa male è quellainattesa, spesso legittimata, che serpeggia la-tente, che si nasconde tagliente nei pregiudizi,che allontana e umilia. I modelli educativiadulti costituiscono quel contenitore di riferi-mento nel quale apprendere il limite e le pos-sibilità, i vincoli e i modi di superarli con lacollaborazione. Là dove i linguaggi della vio-lenza umiliano i primi passi verso l’altro,dove l’insicurezza genera paura del falli-mento, nascono e si sviluppano relazioni ne-gative volte ad acquisire il potere e ilconsenso. Il bullismo è solo una delle formedi violenza che avvengono nella scuola e hacaratteristiche specifiche (Olweus, 1999; Me-nesini, 2000). Dan Olweus, professore di Psi-cologia all’Università di Bergen ha dato unadefinizione molto precisa del bullismo: “Unostudente è oggetto di azioni di bullismoquando viene esposto ripetutamente nel corsodel tempo alle azioni offensive messe in attoda uno o più compagni”2. Il significato ita-liano del termine bullismo deriva dall’inglesebullying con il quale si definiscono prepo-tenze, soprusi e violenze di tipo anche fisico3

tra pari di fronte ad un gruppo. Sharp e Smith(1994) lo definiscono un “abuso tra pari”. Ilbullismo consiste in un lungo processo in cuiil sistema delle relazioni tra pari si caratterizzasempre di più in una serie ripetuta di comu-nicazioni negative improntate a ruoli di po-tere e di controllo. Il comportamento del bullo

è intenzionale, volutamente mirato all’umilia-zione e alla distruzione psico-sociale della vit-tima che viene percepita come oggetto dacolpire senza indugi per dimostrare al gruppoil proprio potere e la propria forza. Il bulloagisce in modo premeditato e spregiudicato,senza pietà, sapendo di arrecare offesa edanno al compagno. Come alcuni studi inter-nazionali hanno evidenziato (Olweus 1993,1996, Fonzi 1997) il bullismo si esprime incomportamenti vessatori oppressivi, umi-lianti, reiterati nel tempo, persistenti, sistema-tici e frequenti, mirati ad annullarepsicologicamente la capacità reattiva dellapersona, ad indurla all’isolamento dai pari. I comportamenti vessatori di carattere perse-cutorio sono attuati in un contesto di gruppoin cui si rafforzano gli effetti devastanti sullavittima e possono avvenire nelle aule scola-stiche, sugli scuolabus, negli spazi ricreativi eludici, ma sempre più spesso superano i con-fini delle comunità di vita, utilizzano la velo-cità, lo spazio virtuale dei media digitali e icontatti della rete per raggiungere e coinvol-gere un numero imprevedibile di persone. Larete potenzia lo spazio della comunicazione epermette di costruire una platea di consensi(basta cliccare un mi piace) di portata dila-gante e incontenibile, protetta dall’anoni-mato. Il bullismo diventa virale (cyberbullying)attraverso le nuove tecnologie dell’informa-zione e della comunicazione economicamenteaccessibili per i ragazzi e molto diffuse. Talistrumenti digitali consentono un dilagare in-controllato di vessazioni filmate e inviate allarete, coinvolgono un numero sempre mag-giore di testimoni compiacenti, rendono pub-bliche le umiliazioni con messaggi, immagini,video, grazie all’ano nimato e all’invisibilitàdegli autori. Il Cyber-bullismo, attraverso

2 Dan Olweus, Bullismo a scuola. Ragazzi op-pressi, ragazzi che opprimono. Giunti, Firenze, 1996.3 Menesini E. Il bullismo a scuola: sviluppi recenti.http://www.rassegnaistruzione.it/rivista/rasse-gna_0102_2008/RAGIONAMENTI%20pag%2051RDI_1_128.pdf

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chat e pubblicazioni sui social network, rag-giunge la vittima in qualsiasi momento dellagiornata, invade la sua privacy e la sua inti-mità con minacce, derisioni, calunnie, imma-gini compromettenti, entra nella suaquotidianità, diventa azione pubblica nel vil-laggio globale attraverso un numero sempremaggiore di condivisioni e di consensi. Pro-prio l’impersonalità, la distanza emotiva, ilnumero di persone che possono assistere al-l’episodio vessatorio senza prenderne parte,la forza mediatica di messaggi scritti, di fotoo di filmati rispetto a situazioni di interazionefaccia a faccia, rendono particolarmente gravii danni psico-sociali del cyber bullismo per lavittima (Campbell - 2005; Gini - 2005; OliverioFerraris - 2006). Oggi emerge una maggiore sensibilità al bul-lismo e al cyber bullismo: sono molte le ini-ziative promosse dagli Uffici ScolasticiRegionali in collaborazione con le istituzionidel territorio per promuovere consapevolezzae contrastare sul nascere i comportamenti ves-satori. Sono importanti tutte le iniziative di in-formazione nelle scuole attraverso letestimonianze di chi ne è stato coinvolto, ben-ché ci sia il rischio, se non inserite in una stra-tegia di costante osservazione e relazioneeducativa in classe, a scuola e in famiglia, dichiudere il sipario sulle esperienze reali,quelle quotidiane dei bambini e dei ragazzi,quelle che sfuggono al racconto ma si svilup-pano velocemente sotto i nostri occhi. Il Mini-stero dell’Istruzione ha introdotto importantimisure legislative mirate ad informare, for-mare, coinvolgere gli attori della scuola al finedi attuare azioni di sistema integrate volte allaprevenzione e al contrasto di ogni forma diviolenza nella scuola. In particolare attraversole Linee Guida per la prevenzione del bulli-

smo (Direttiva n. 16/2007) si è sottolineatal’importanza di un approccio scolastico alproblema, si è definita una linea operativa co-mune nella prevenzione e nel contrasto al bul-lismo. Nell’aprile 2015, il Ministro StefaniaGiannini ha pubblicato le Linee di Orienta-mento per la prevenzione e di contrasto albullismo nelle scuole a cui sono seguite Indi-cazioni operative per la loro attuazione attra-verso nuovi ruoli e compiti assegnati ai CTS.Con questi strumenti il MIUR ha introdottouna riorganizzazione degli Osservatori Regio-nali Permanenti sul Bullismo, istituiti con laD.M. n.16 del 5 Febbraio 2007 e attivi pressogli Uffici Scolastici Regionali. L’Ufficio Scola-stico Regionale del Piemonte ha sviluppatoazioni sistemiche di contrasto al bullismocome la nomina di referenti per le attività diprevenzione e contrasto del bullismo e delcyber bullismo nelle scuole e azioni volte a fa-vorire un uso sicuro e consapevole della Rete.Il 7 febbraio 2017 è stata inaugurata la prima“Giornata nazionale contro il bullismo ascuola”. Le azioni elencate sono sviluppimolto importanti perché attivano l’attenzionedi tutti; tuttavia per contrastare il bullismo oc-corre innanzitutto verificare gli stili di comu-nicazione legittimati all’interno della scuola,a cominciare dalla dirigenza e da tutto il per-sonale che opera nell’istituzione, i linguaggitra DS, insegnanti e personale ATA, tra inse-gnanti e genitori, tra insegnanti e alunni. Con-trastare il bullismo significa riconoscerne gliindicatori fin dalle prime classi della scuolaprimaria, conoscere gli elementi costitutiviche lo differenziano da altre forme di vio-lenza. A scuola non basta parlare di bullismo,occorre riconoscere i comportamenti indivi-duali ed organizzativi di cui si alimenta e dacui si sviluppa all’interno delle strutture edu-

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cative e nei territori in cui sono inserite, senzailludersi che riguardino altri. Occorre fare unpasso avanti, occorre fare sistema fra tutti gliattori coinvolti nell’educazione dei ragazzi,per evitare che l’efficacia di queste misure siestingua in uno spot mediatico, o in una testi-monianza estemporanea. In un mondo globa-lizzato, tecnologico e individualista, quandovengono meno le forme di controllo collettivo,proprio delle comunità integrate regolate danorme, usi e costumi condivisi, la consapevo-lezza e la preparazione richiesta alle figureeducative e alla scuola è maggiore rispetto alpassato (Anna Oliverio Ferraris 2017).Prevenire il bullismo significa identificare lecondizioni che ne favoriscono lo sviluppo oche contrastano sul nascere qualsiasi consensoa tali azioni, da parte di tutti: la qualità dellacomunicazione nella scuola, la positività e lafluidità delle relazioni, i linguaggi e i compor-tamenti legittimati dalla leadership e dagli in-segnanti, l’osservazione attenta e partecipe daparte delle figure educative. Prevenire il bul-lismo richiede la capacità di favorire un am-biente di apprendimento interculturale dovetutti possano sperimentare sé e l’altro come ri-sorsa, come valore, superando stereotipi epregiudizi, sviluppando prossimità, vici-nanza, confronto e collaborazione. La scuolaconsapevole della propria responsabilità so-ciale è una scuola che dà valore alle relazionie alle persone, che usa la tecnologia con i ra-gazzi senza averne paura, mostrando loro ifalsi idoli della rete e il potere mascherato diuna condivisione su internet.

Laura EmanuelPedagogista, docente e formatrice

b Quadrante normat ivo

I DECRETI LEgISLATIVI PREVISTI DALLA LEggE

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Dopo un lungo periodo di silenzio il Mini-stero ha deciso di accelerare i tempi di per-corso di almeno otto dei nove decreti previstidalla legge sulla “Buona scuola”, pena la de-cadenza della delega stessa. Dopo il burra-scoso inizio dell’anno scolastico che lasciavaintravvedere un abbandono degli esiti finalidella legge, la nuova Ministra ha deciso dinon perdere l’occasione per dare piena attua-zione alle deleghe rispettando i termini pre-visti: aprile 2017. I tempi un po’ affrettatipotranno anche dar luogo a provvedimenticon qualche lacuna. Ci sembra però impor-tante che alcuni punti fermi vengano concre-tizzati nell’interesse della scuola.Vediamo di sintetizzare i punti salienti deidecreti in via di formazione, utilizzando unaesposizione il più possibile oggettiva per evi-tare, al momento, interpretazioni di parte.

Bozza di Decreto sul reclutamento dei do-centi nella scuola secondaria di 1° e 2° gradoSi prevede che dopo il conseguimento dellalaurea quinquennale, si affronti un concorsopubblico con un numero di posti superiori al5% rispetto alle cattedre disponibili. I vinci-tori saranno inseriti in un percorso triennaleabilitante obbligatorio e retribuito di cui dueanni da svolgere anche in scuola attraversoforme di tirocinio guidato. Ultimato il trien-nio immissione in ruolo e anno di prova. Peri docenti di primaria resta la laurea quin-quennale abilitante.

Bozza di Decreto sull’inclusione scolasticaAccento sulla formazione iniziale e in itineredei docenti di sostegno e di tutto il personaledocente e non della scuola. La scuola è te-

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nuta ad elaborare un progetto educativo in-dividuale, un piano di inclusione e la valu-tazione diagnostico funzionale. Laformazione iniziale dei docenti dovrà preve-dere l’obbligo di 120 crediti universitari sul-l’inclusione e l’elevazione da cinque a diecianni della permanenza nel ruolo di sostegno.Bozza di decreto relativo alla revisione deipercorsi dell’Istruzione ProfessionaleIl fondamento del decreto sta nel supera-mento dell’attuale sovrapposizione con l’Isti-tuto Tecnico. Il percorso si protrarrà per unquinquennio (biennio più triennio). Vieneadeguatamente riconosciuta la componente“laboratoriale” della formazione (40% delleore del biennio e 55% del triennio). Vieneampliata la gamma delle specializzazionisino a dodici in modo da coprire tutte le esi-genze del mondo del lavoro. Ogni istitutopotrà adottare le specializzazioni che ritienecongrue con la domanda di territorio. Al ter-mine dei primi tre anni, conseguita la specia-lizzazione, lo studente potrà optare percontinuare il percorso di Istruzione profes-sionale o per inserirsi nei corsi di Istruzionee Formazione professionale. Viene costituitauna rete nazionale delle Scuole Professionali.

Bozza di decreto relativo al Sistema integratodi educazione e istruzione 0/6 anniSi affronta il problema di una reale continuitàdei servizi attualmente svolti dagli AsiliNido e dalle Scuole per l’Infanzia garan-tendo una omogeneità di trattamento sulpiano assistenziale, ludico, sociale e forma-tivo. I Poli delle nuova realtà, anche aggre-gati a Scuole Primarie e ad IstitutiComprensivi, in sintonia con Regioni ed EntiLocali, fruiranno di fondi statali, sulla basedi un piano nazionale.

Bozza di decreto relativo Diritto allo StudioPotenziamento di azioni di welfare a favore

di studenti e famiglie: libri di testo, trasporti,borse di studio. Viene istituita una Confe-renza Nazionale con Associazioni di genitori,studenti, MIUR e altri Ministeri. Sono previ-ste borse di studio per studenti dell’ultimobiennio di scuola superiore e l’esonero dalletasse scolastiche per lo stesso periodo. Saràampliato il comodato d’uso gratuito per ledotazioni librarie delle scuole di 1° e 2°grado.Bozza di decreto relativo alla Promozionedella cultura umanisticaIl MIUR, in accordo col Ministero dei BeniCulturali, promuoverà lo sviluppo delle di-scipline cosiddette umanistiche: Musica,Danza, Teatro, Cinema e Scrittura creativacon possibile coinvolgimento di soggettiesterni. La pratica musicale sarà estesa allesecondarie e verranno sfruttati gli spazi di al-ternanza scuola/lavoro per offrire occasioniatte a favorire le attività artistiche.

Bozza di decreto relativo Scuole italiane al-l’esteroViene sottolineata la finalità di assicurare agliitaliani all’estero la stessa qualità della for-mazione presente sul territorio nazionale.Viene introdotto l’Organico potenziato pergarantire il sostegno ai disabili ed ampliarel’offerta formativa. Il periodo di possibile di-stacco dei docenti passa da 9 a 6 anni al finedi evitare un troppo lungo periodo di as-senza dalla realtà nazionale. Le scuole al-l’estero faranno parte del portale unico dellascuola.

Bozza di decreto relativo alla ValutazioneLa nuova disciplina degli esami di stato saràin vigore dall’a.s. 2017/2018.Per l’esame di stato dopo il triennio dellascuola secondaria di 1° grado: tre provescritte (italiano, matematica e lingua stra-niera) e un colloquio orale volto a saggiare le

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competenze trasversali degli alunni. Leprove INVALSI si effettueranno nel corsodell’ultimo anno e non saranno prova diesame, pur costituendo titolo per l’ammis-sione allo stesso.Per l’esame di stato al termine del quinquen-nio di scuola secondaria di 2° grado: due soleprove scritte (italiano e disciplina caratteriz-zante il tipo di scuola prescelto) e un collo-quio orale volto a saggiare la maturitàraggiunta dal candidato. Le prove INVALSIsi svolgeranno nel corso dell’ultimo anno,non costituiranno prova d’esame ma titoloper l’ammissione all’esame. Anche l’effettua-zione dell’alternanza “scuola/lavoro”costi-tuirà titolo per l’ammissione all’esame dimaturità. Il voto conclusivo espresso in cen-tesimi terrà conto dei crediti acquisiti neltriennio (fino a 40 punti); ciascuna delleprove scritte varrà 20 punti; l’orale altri 20punti. La commissione sarà formata da unpresidente esterno, da tre commissari internie tre esterni.

ECATOMBE DI CANDIDATI AL CONCORSO PER

LA SCUOLA PRIMARIA

Per alcune regioni – tra cui il Piemonte – leoperazioni sono ancora in corso, ma già si in-travede una grossa falcidie di candidati.Hanno concluso i lavori le regioni: Abruzzo(83% di esclusi); Liguria (69,2% di esclusi);Lombardia (75,2% di esclusi); Molise (63,8%di esclusi); Veneto (53% di esclusi). In Pie-monte dove sono in corso le prove orali èstato escluso a oggi il 49%. La media nazio-nale in continua evoluzione dà il 70% diesclusi. E’ il momento di interrogarci sullepossibili cause di un fenomeno così vasto.Alcuni commissari parlano di forti lacunelinguistiche dei partecipanti, ma le causepossono essere ricercate anche altrove. Primadi tutto la scarsità del tempo a disposizionedei candidati: 150 minuti a fronte di otto que-

siti di cui sei a risposta aperta e due di linguaa risposta chiusa: meno di 20 minuti per ogniquestione proposta. Si pensi che nei concorsitradizionali lo sviluppo di una singola tema-tica prevedeva ben sei ore di tempo! E’ ne-cessario che il MIUR ripensi a fondo le proveconcorsuali.

CONCORSO PER DIRIgENTI SCOLASTICI: AN-CORA RITARDI

Annunciato da più parti come imminente ilConcorso a 1.500 posti nel triennio subisceancora ritardi. A questo punto è quasi impos-sibile che le nomine dei vincitori possano av-venire per il prossimo mese di settembre.Sembra che la responsabilità risalga ad uncontrasto tra il MIUR ed il Ministero dellaFunzione pubblica circa il contenuto delbando stesso. Tutto ciò lascia prevedere cheper l’anno 2017/2018 circa 1.250 IstituzioniScolastiche rimarranno prive di titolare, ivicomprese le 334 sottodimensionate che, perlegge, vanno date in reggenza. Stante che laReggenza prevede che ad un Dirigente tito-lare venga assegnata una seconda sede sco-lastica, avremo ben 2.500 scuole con unDirigente a mezzo servizio: quasi il 30% delle8.281 Istituzioni oggi funzionanti. Non ècerto questo il miglior modo per l’attuazionedella Riforma prevista dalla legge 107/15.

La Redazione

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Autorizzazione del Tribunale Civile e Penale di Torino N. 2798 in data 8 giugno 1978Direttore Responsabile: Valeria AmeranoStampa e impaginazione Graphot/Torino