10
FOCUS Nuovi anticoagulanti orali l'innovazione non sfonda ± Di Danilo Ruggeri AboutPhama and Medicai Devices druggeri@aboutpna-ma. corri L e nuove molecole antitrombotiche già presenti sul mercato e quelle in arrivo risultano più maneggevoli, efficaci e sicure rispetto ai vecchi preparati ma nonostante i molti vantaggi la loro prescrizione è compressa tra legacci burocratici e reticenze di una parte dei clinici

Nuovi anticoagulanti orali l'innovazione non sfonda · Nuovi anticoagulanti orali l'innovazione non sfonda ± Di Danilo Ruggeri AboutPhama and Medicai Devices ... e trattamento del

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: Nuovi anticoagulanti orali l'innovazione non sfonda · Nuovi anticoagulanti orali l'innovazione non sfonda ± Di Danilo Ruggeri AboutPhama and Medicai Devices ... e trattamento del

FOCUS

Nuovi anticoagulanti orali l'innovazione non sfonda

± Di Danilo Ruggeri AboutPhama and Medicai Devices druggeri@aboutpna-ma. corri

L e nuove molecole antitrombotiche già presenti sul mercato e quelle in arrivo risultano più maneggevoli, efficaci e sicure rispetto ai vecchi preparati ma nonostante i molti vantaggi la loro prescrizione è compressa tra legacci burocratici e reticenze di una parte dei clinici

Page 2: Nuovi anticoagulanti orali l'innovazione non sfonda · Nuovi anticoagulanti orali l'innovazione non sfonda ± Di Danilo Ruggeri AboutPhama and Medicai Devices ... e trattamento del

OVERVIEW

Una classe di farmaci efficace e sicura ma ancora difficile da prescrivere

S tentano ancora a decollare in Italia, vincolati come sono da legacci burocra­tici che ne ostacolano la prescrizione e

trattenuti da reticenze da parte di alcuni cli­nici. Eppure i nuovi anticoagulanti orali (Nao) rappresentano uno dei più significativi avan­zamenti della farmacologia degli ultimi anni. Sono clinicamente efficaci, maneggevoli e han­no un buon profilo di sicurezza. E consentireb­bero risparmi per il Servizio sanitario naziona­le. Ma, dati di mercato alla mano, l'innovazione in Italia non sfonda. Nel nostro paese, infatti, la scena dell'anticoagulazione è dominata dai farmaci 'tradizionali' ancora saldamente capi­tanati dagli antagonisti della vitamina K (Avk) con il 55,7% del mercato (di cui 48,7% warfarin e 7% acenocumarolo), seguiti dalle eparine con il 37,6% e, in ultimo, dai Nao con il 6,7% (dati Ims, marzo 2014).

"Considerata l'efficacia dei Nao si registra una grande attesa, sia in ambito scientifico sia nell'aspettativa dei pazienti affetti da proble­matiche che impongono una strategia anticoa­gulante, dalla fibrillazione atriale con la neces­sità di prevenzione dell'ictus alla prevenzione e trattamento del tromboembolismo venoso", spiega Marco Moia, Responsabile UOS Fisiopa­tologia della Coagulazione, Fondazione IRCCS Ospedale Maggiore Policlinico di Milano.

Complessivamente, i Nao, come classe far­macologica, hanno dimostrato un'efficacia al­meno non inferiore allo standard terapeutico rappresentato dagli Avk nella riduzione degli eventi tromboembolici nei pazienti affetti da fibrillazione atriale non valvolare e, allo stesso tempo, sono risultati sicuri, con una riduzione statisticamente significativa delle emorragie fatali, in particolare di quelle intracraniche. Il loro impiego, inoltre, si associa ad un trend di riduzione della mortalità. E queste osservazioni si estendono anche ad altre indicazioni, come la prevenzione dell'embolia polmonare in pa­zienti con trombosi venosa profonda o il tratta­mento del tromboembolismo venoso. Una nuo­va era nell'anticoagulazione, dunque? "Andrei cauto con le definizioni - afferma lo specialista milanese - I Nao sono certamente una novità importantissima in campo medico, ma hanno dei caveat non trascurabili". Esiste una crescen­te preoccupazione dei servizi sanitari nazionali per la tenuta del sistema in quanto l'alta preva­lenza epidemiologica delle condizioni che im­pongono l'anticoagulazione e il costo dei nuovi

trattamenti per lunghi periodi, quando non a vita, possono mettere in crisi il sistema di go-vernance della farmaceutica e delle politiche di welfare se non adeguatamente tarate.

"Oltre ai problemi di accesso e di sostenibi­lità economica permangono ancora questioni non risolte o da approfondire", ricorda Moia. Ad esempio il trattamento delle popolazioni fragili e a rischio (pazienti anziani, con insuf­ficienza renale) o il monitoraggio dei pazienti e la diagnostica di laboratorio. Tutto ciò impo­ne la necessità di una strategia di governance concordata tra Ministero, Aifa e Regioni per as­sicurare accesso e sostenibilità economica, con un'azione proattiva che rappresenti un modello della gestione di farmaci di grande rilevanza te­rapeutica e sociale.

"Il fatto è che nel nostro paese, si osserva la presenza, da un lato, di una certa reticenza al ricorso ai Nao da parte di alcuni specialisti e, dall'altro, oggettive complicazioni di ordine bu­rocratico". Una maggiore informazione agli ope­ratori sanitari, e ai pazienti stessi, può rappresen­tare una delle strade da seguire per migliorare la confidenza verso queste nuove possibilità tera­peutiche e aumentarne, così, la diffusione. "Po­trebbe risultare utile l'istituzione di una sorta di 'cali-center' che spieghi al medico come compor­tarsi in situazioni di dubbio, come ad esempio può verificarsi in alcune circostanze in pronto soccorso", propone Moia. Ma per quanto si possa agire sul medico, se non verrà semplificato e ar­monizzato su tutto il territorio nazionale il pro­cedimento stesso di prescrizione, ogni iniziativa produrrà effetti solo parziali.

La prescrizione dei Nao deve, infatti, avvenire nel rispetto di quanto indicato nelle specifiche determine Aifa per i singoli farmaci, in funzio­ne delle indicazioni autorizzate.

L'iter per la prescrizione sembra un vero e proprio percorso a ostacoli. L'Aifa ha previsto la compilazione di un Piano Terapeutico (PT) web based, da parte dei centri prescrittori individua­ti dalle regioni, che deve essere redatto da me­dici specialisti (cardiologi, neurologi, internisti, geriatri, ed ematologi dei centri di trombosi ed emostasi). Il piano terapeutico ha durata di 48 settimane (ma in alcune regioni dura 6 mesi), trascorse le quali è prevista la rivalutazione del paziente e la compilazione della scheda di fol-low-up (obbligatoria ai fini del rinnovo del PT). L'accesso alla prescrizione e rimborso dei Nao è ulteriormente complicata anche da diverse di­sposizioni regionali. I criteri autorizzativi sia per i centri prescrittori sia per i singoli medici pre­scrittori non sono univoci sul territorio naziona­le, essendo stati demandati alle singole regioni, con il risultato di avere un mappa estremamente variegata, tanto geograficamente quanto per le singole competenze professionali. In alcune re-

MARCO MOIA

Respoisabile UOS Fisiopatologia della Coagulazione, Fondazione IRCCS Ospedale Maggio-e Policlinico di Milano

Parole chiave Anticoagulanti, maneggevolezza, burocrazia, prescrivibilità Azieiìdejlstìtuzioni Fondazione IRCCS Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, Osservatorio sull'impiego dei medicinali (Osmed)

Line
Line
Line
Line
Line
Line
Line
Page 3: Nuovi anticoagulanti orali l'innovazione non sfonda · Nuovi anticoagulanti orali l'innovazione non sfonda ± Di Danilo Ruggeri AboutPhama and Medicai Devices ... e trattamento del

gioni sono stati autorizzati come centri prescrit­tori solo i centri per la terapia anticoagulante orale (Tao), in altre i centri Tao sono stati comple­tamente esclusi. In alcune regioni si vengono a creare, poi, delle situazioni paradossali in cui, a parità di specialità ammesse alla prescrizione, ci sono medici autorizzati e medici non autorizzati anche all'interno dello stesso centro.

Il paziente considerato eleggibile alla terapia con Nao, deve, quindi, recarsi con richiesta di visita su ricettario regionale presso il centro o il medico prescrittore per ottenere la compilazio­ne del PT, differente per ogni Nao. Qui il medico prescrittore deve rivalutare il paziente e quindi compilare il piano terapeutico. Questo significa che i centri prescrittori devono necessariamente essere forniti di un computer in rete per acce­dere al sito Aifa, procedura spesso difficile per problemi di connessione, ma indispensabile per la compilazione del PT, un compito che risulta lento e complesso, tanto da richiedere circa una mezz'ora a paziente. Tempo evidentemente non in linea con le necessità di una pratica clinica

routinaria. "Sono esclusi dalla prescrizione i Me­dici di medicina generale, che invece possono prescrivere i vecchi anticoagulanti orali, molto più complessi da gestire. Un controsenso, che potrebbe essere risolto con una adeguata for­mazione di questi professionisti", sostiene Moia. "Non vorrei che questo eccesso di normazione mirasse a ingabbiare le procedure di prescrivi-bilità in tutta una serie di aspetti burocratici responsabili solo di una perdita inutile di tem­po e, di fatto, non gestibili. Se questo è lo scopo - commenta il clinico meneghino - diciamolo chiaramente. La terapia anticoagulante, stante le indicazioni, può riguardare qualcosa come il 10% della popolazione anziana, cioè circa un milione di persone, in Italia e allora dovremmo rendere più agevole l'uso dei Nao. Senza bana­lizzazioni e responsabilizzando sempre più il medico nella scelta prescrittiva e nel follow-up, ma evitando di costringerlo a passare attraverso percorsi tortuosi per riuscire a dare un farmaco che poi, nei fatti, si dimostra di norma efficace, sicuro e molto gradito ai pazienti".

Parole chiave Fibrillazione atriale, Healtli technology assessment, costo-efficacia Aziende/Istituzioni National institute for liealth and care excellence; Scottish medicine consortium; Università di Roma, Tor Vergata; Università Cattolica del Sacro Cuore; Business Integration Partners

L'efficacia clinica sotto braccio a quella economica

P er garantire l'accesso ai cittadini a nuove terapie è indispensabile un controllo dei costi in modo da valutare la sostenibilità

dell'innovazione da parte del Servizio sanitario nazionale (Ssn). È il leit-motiv che i decisori del­la spesa pubblica ripetono ormai da anni quan­do si affacciano sulla scena nuove possibilità di cura. Nulla da eccepire. A patto che le valuta­zioni non vengano condotte con una mentalità a silos in cui si prendano in esame aspetti solo parziali come il costo del farmaco e non un qua­dro generale più ampio come la gestione degli eventi patologici evitati dal farmaco.

Cosa dicono le valutazioni farmaco-economiche relative ai Nao? Facciamo il caso della prevenzio­ne dell'ictus tramite terapia anticoagulante orale nelle persone affette da fibrillazione atriale (Fa). La Fa è un'aritmia cardiaca che, per le sue carat­teristiche, aumenta di cinque volte il rischio di ictus. Questo disturbo del ritmo cardiaco risulta estremamente diffuso: ogni anno le diagnosi sono circa i,i ogni 1.000 persone di età compresa tra i 55 e i 59 anni, e raggiungono le 20,7 ogni 1.000 in età compresa tra gli 80 e gli 84 anni.

Dei 200.000 casi di ictus mediamente stimati an­nualmente in Italia il 15-20% cioè 33-36.000 sarebbe­ro imputabili alla Fa (vedi figura pagina successiva).

Va sottolineato che il costo annuo medio per il Ssn di un paziente con ictus in Italia è di circa 20.000 euro. Nella realtà clinica italiana si registra un notevole sottotrattamento di questi pazienti, come risulta dal fatto che fino al 65% circa dei pazienti con fibril­lazione atriale non sia trattato con anticoagulanti come gli inibitori della vitamina K (Avk).

La disponibilità dei Nao consente di rispondere ad un bisogno clinico ancora oggi insoddisfatto. Anche da un punto di vista economico? Le due principali agenzie internazionali per questo tipo di analisi, cioè il National institute for health and care excellence (Nice) e lo Scottish medicine con­sortium (Smc), considerano questi farmaci costo-efficaci, con un rapporto di costo-efficacia al di sotto delle 30.000 £ per anno di vita guadagnato aggiustato per la qualità (il cosiddetto Qaly), valore fissato nel Regno Unito come limite per considera­re una terapia costo-efficace.

Un'analisi di budget-impact sull'uso di dabi-gatran nella prevenzione dell'ictus in pazienti con fibrillazione atriale, condotta da Francesco Saverio Mennini, direttore centro Economie Evaluation and HTA (EeHta), Facoltà di Econo­mia, Università di Roma, Tor Vergata, dimostra la costo-efficacia del farmaco.

Secondo l'indagine, un utilizzo estensivo del Nao comporterebbe un vantaggio economico (cost saving) dal secondo anno di utilizzo, pur con un aumento del costo del trattamento far­macologico. Al 5° anno di osservazione il rispar­mio per il Ssn sarebbe di 123 milioni di euro verso il trattamento con Avk.

L'impatto dell'introduzione dei Nao nella pra­tica clinica italiana è stato, poi, valutato da Silvio

Page 4: Nuovi anticoagulanti orali l'innovazione non sfonda · Nuovi anticoagulanti orali l'innovazione non sfonda ± Di Danilo Ruggeri AboutPhama and Medicai Devices ... e trattamento del

Capizzi e colleghi dal Centro di Ricerca in Valuta­zione delle Tecnologie Sanitarie, Istituto di Sani­tà Pubblica, Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, mediante un'analisi di Health techno-logy assessment (Hta) nei confronti di uno dei farmaci di questa classe, il rivaroxaban. L'analisi dimostra, in un arco temporale di tre anni, come l'introduzione del Nao con quote di mercato in­crementali dall'8% nel primo anno, fino al 30% nel terzo anno consentirebbe di ridurre gli even­ti di ictus, embolia sistemica e infarto del mio­cardio con un ingente risparmio complessivo di risorse sanitarie, nonostante un incremento del­la spesa farmaceutica. Nel dettaglio, per quanto riguarda la riduzione degli ictus, gli esperti han­no stimato un calo di 642 eventi nel primo anno, di 1.636 eventi nel secondo e di 2.504 eventi nel terzo, per un risparmio complessivo a carico del Servizio sanitario nazionale di 7 milioni di euro nel primo anno, che diventano 19 milioni nel se­condo e arrivano a 32 milioni nel terzo anno di impiego del Nao.

Se venissero trattati con un Nao tutti i pazien­ti affetti da Fa con maggior bisogno clinico non soddisfatto, pari al 50-65% del totale, si potrebbero evitare circa 11.000 casi di ictus ogni anno, con un risparmio di circa 230 milioni di euro l'anno per il Ssn. Il Nice ha concluso che, a causa delle diffe-

Ictus emorragico: circa 30.000 ricoveri per ictus presentano diagnosi concomitante di FA

Ictus emorragico Ictus ischemico

renze nelle caratteristiche basali dei pazienti arruo­lati nei trial clinici, i risultati dei confronti indiretti e metanalisi tra rivaroxaban, dabigatran e apixaban dovrebbero essere interpretati con estrema cautela in quanto non sono sufficientemente robusti per dif­ferenziare la costo-efficacia delle tre molecole. Che non è comunque discutibile.

La parola ai cittadini e alle associazioni pazienti Meno burocrazia e più diritti

LI accesso ai farmaci innovativi, come i nuovi anticoagulanti orali (Nao), resta ancora un percorso a ostacoli in Italia.

Lo denunciano a pieni polmoni le organizzazio­ni dei cittadini come Tribunale per i diritti del malato- Cittadinanzattiva e le associazioni dei pazienti, quale Feder-Aipa, Associazione italiana pazienti anticoagulati. Costi privati, burocra­zia, tempi di accesso troppo lunghi, difformità fra territori e scarso coinvolgimento delle asso­ciazioni nelle scelte che li riguardano sono le questioni più rilevanti. "Il 44% delle associazioni dei pazienti ci ha segnalato che esistono molte difficoltà ad accedere alle terapie innovative", dice ad AboutPharma Sabrina Nardi, vice coor­dinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato - Cittadinanzattiva. "Rispetto ai Nao, il primo ostacolo che da sempre denunciamo è la lentezza nella concessione della rimborsabilità da parte di Aifa ai farmaci già approvati in sede Ema: in media passano 2 anni per concludere le procedure di autorizzazione". Ma ci sono altre

barricate che ostacolano la diffusione di questi farmaci. "A fronte di una possibilità di prescrive­re per alcune indicazioni terapeutiche, fissata a livello centrale, esistono delle variabilità di com­portamento in alcuni territori regionali", chiari­sce Nardi. La burocrazia diventa, in sostanza, an­cora più complicata quando dal livello nazionale si passa ai Servizi sanitari regionali, che preve­dono procedure e tempi completamente diversi tra loro, duplicando peraltro anche funzioni di competenza centrale. Succede così che siano ne­cessari da un minimo di 200 giorni a oltre 500 per l'inserimento dei farmaci nei Piani terapeu­tici ospedalieri regionali (Ptor).

"Il nostro osservatorio civico sul federalismo in sanità - prosegue Nardi - ha individuato tre regioni (Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Veneto) in cui sono state previste delle aggiun­te normative rispetto a quanto definito a livello nazionale, che nei fatti rendono più complessa e lenta la possibilità di accedere ai Nao". In tal sen­so, Cittadinanzattiva non è stata alla finestra e ha proposto procedure d'infrazione con sanzioni economiche per quelle Regioni che non provve­dano entro i termini stabiliti a rendere disponi­bili quei farmaci già approvati da Aifa.

"Siamo convinti che l'innovazione non debba essere penalizzata, ma che debba, invece, seguire delle regole chiare, nella cui stesura vanno coinvol­ti le associazioni di cittadini e di pazienti, i produt-

SABRINA NARDI

ViceCoo'dmatore Nazionale del Tribunale per 1 diritti del malato -Cittadinanzattiva

Parole chiave Innovazione, accessibilità, diritti, burocrazia, appropriatezza Aziendejlstituzioni Tribunale per i diritti del malato, Cittadinanzattiva, Feder-Aipa, Associazione italiana pazienti anticoagulati

Page 5: Nuovi anticoagulanti orali l'innovazione non sfonda · Nuovi anticoagulanti orali l'innovazione non sfonda ± Di Danilo Ruggeri AboutPhama and Medicai Devices ... e trattamento del

tori, i clinici, i decisori, i tecnici, l'Aita", propone Nardi. Ma è necessario anche dotarsi di una meto­dologia di valutazione dell'innovazione, come l'ap­plicazione di metodologie di Health technology assessment (Hta) nelle forme più avanzate, nelle quali siano coinvolti tutti gli stakeholders in sani­tà. "In realtà, nel testo del Patto per la salute c'è un riferimento all'Hta, ma nel modello di valutazione dell'assistenza, soprattutto dell'area farmaceutica, il coinvolgimento delle organizzazioni di cittadini e pazienti non è previsto", precisa Nardi. "Un'al­tra cosa che si legge nel documento è che tutte le regioni dovranno dotarsi di una loro struttura di Hta, ma non vorremmo che questa fosse una via per duplicare funzioni e legittimare differenze di comportamento, in modo da valutare l'appro-priatezza in maniera differente a seconda del luo­go in cui ci si trovi". Un aggravio burocratico che renderebbe ancora più complesso accedere alle nuove terapie. E c'è di più. "Abbiamo denunciato che a volte nella procedura di approvazione di un farmaco per giungere alla determina dell'Aita c'è uno strano 'buco nero' temporale, che è il tempo tra l'approvazione della determina stessa e l'invio al poligrafico dello stato per la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale", evidenzia Nardi. "Questo tem­po non è regolamentato in modo certo e comporta attese anche di mesi prima che qualcuno si occupi di inviare da un'amministrazione all'altra la deter­mina. È una modalità molto subdola per regolare la spesa, nei fatti. I problemi come i tempi per com­pletare gli iter, le variabilità regionali per definire chi sia abilitato a prescrivere, l'individuazione dei centri prescrittori, la definizione dei Piani tera­peutici sono la dimostrazione di come l'appropria-tezza amministrativa prevalga su quella clinica. A scapito dei pazienti".

In linea con questi ragionamenti è anche Ales­sandro Granucci, presidente di Feder-Aipa. "Ho fatto un sondaggio tra tutte le settanta sezioni Aipa sul territorio nazionale per capire come

e quanto venissero prescritti i Nao", riporta ad AboutPharma il dottor Granucci. "È emerso che i farmaci, qualora ci siano le giuste condizioni, sono prescritti con una certa frequenza, ma con differenze regionali significative. Sarebbe auspi­cabile un'uniformità di accesso a queste terapie su tutto il territorio nazionale, ma non tutti i centri prescrittori garantiscono uno standard dello stesso livello e in più sono anche disloca­ti geograficamente in modo disomogeneo, con il 70% al Nord, il 25% al Centro e il 5% al Sud". Granucci denuncia, tuttavia, un'altra lacuna: la carenza di informazioni su queste nuove tera­pie fornite ai pazienti. "Bisogna fare la massima chiarezza e fornire la più ampia informazione sull'efficacia di questi farmaci per condizioni patologiche di ampia diffusione, come la preven­zione dell'ictus nella fibrillazione atriale - sostie­ne Granucci - Queste terapie offrono una serie di vantaggi importanti per la qualità della vita di chi deve sottoporsi a una terapia cronica". Il fatto di non doversi recare frequentemente in centri per il monitoraggio, spesso lontani dalla propria abitazione, la mancanza di interazioni significative con farmaci e cibo, e l'efficacia cli­nica sono plus che Granucci definisce una con­quista della farmacologia. Che però deve essere garantita nella maniera più adeguata. "Noi sia­mo riusciti quattro anni fa a fare emanare un decreto dal presidente del consiglio dei ministri nell'ambito degli accordi Stato-Regioni sul mi­glioramento della qualità della vita dei pazienti anticoagulati", ricorda Granucci. "Il fatto è che ancora questo decreto non è stato messo in pra­tica in nessuna regione. Abbiamo, quindi, stilato insieme alla Federazione dei centri per la diagno­si della trombosi e la sorveglianza delle terapie antitrombotiche (Fesa) un documento di solleci­to che manderemo al ministro della Salute e ai vari responsabili regionali sperando di ricevere la giusta attenzione".

AZIENDE

ir FRANCO PAMPARANA

Dire:tore Medico Bayer S.p.A.

Bayer, una storia di tradizione e innovazione a fianco dei pazienti e dei medici

Di Franca Pamparana

A ll'indomani dei suoi 150 anni di storia, Bayer continua ad essere una società fortemente orientata alla ricerca e all'in­

novazione; allo stesso tempo Bayer mantiene un forte legame con la tradizione, i suoi valori, che in una parola definiscono l'impegno di un'azienda

pei' la salute del paziente e il benessere dell'uomo, con un'attenzione particolare all'etica, al sociale e all'ambiente.

Bayer investe ogni anno circa il 15% del proprio fatturato (circa 3 miliardi di euro) in ricerca e svi­luppo. Nessuna azienda del settore arriva a questo importante impegno finanziario che però ha con­sentito e consente a Bayer dal 1863 di mettere a disposizione della collettività un numero elevato di prodotti innovativi e non solo nel settore far­maceutico. La Bayer è, infatti, attiva nella ricerca e produzione di materiali per l'industria chimica, agrobiologica, termoplastica, dei coloranti e delle fibre sintetiche oltre che nella farmaceutica di cui parleremo più estesamente in questa sede.

Page 6: Nuovi anticoagulanti orali l'innovazione non sfonda · Nuovi anticoagulanti orali l'innovazione non sfonda ± Di Danilo Ruggeri AboutPhama and Medicai Devices ... e trattamento del

Dall'Aspirina al primo antibatterico sulfamidi­co Prontosil, dal praziquantel alla nifedipina, dal Kogenate alla ciprofloxacina, al rivaroxaban (Xa-relto) ogni farmaco di sintesi Bayer ha rappresen­tato una svolta fondamentale nella terapia medica.

Ed è proprio la presenza storica di Bayer nel settore delle malattie cardiovascolari e della prevenzione e terapia delle trombosi, che ha coerentemente impegnato l'azienda nella ricer­ca di un nuovo anticoagulante orale che garan­tisse nei pazienti uguale o maggiore efficacia del warfarin, senza averne però gli spiacevoli risvolti gestionali e il ristretto range terapeuti­co, con gli inevitabili e conseguenti rischi, e che fosse, possibilmente, anche più sicuro.

Xarelto (rivaroxaban) è dunque il frutto di questa ricerca e ha soddisfatto i requisiti so­praelencati.

Xarelto agisce inibendo direttamente e seletti­vamente il fattore X attivato, uno dei fattori chiave della cascata della coagulazione, e riducendo di conseguenza la formazione di coaguli.

Tra i NAO (Nuovi Anticoagulanti Orali) Xarelto vanta i primati di essere oggi quello a più forte espansione commerciale e quello con il maggior numero di indicazioni: • prevenzione dell'ictus in pazienti con fibrillazione

atriale non va Ivo are;

• prevenzione del tromboembolismo venoso dopo protesica di anca e di g'nocchio:

• trattamento in acuto e prevenz'one secondaria della trombosi venosa profonda e dell'embo 'a polmonare;

• prevenzione secondaria in pazienf con sindrome coronarica acuta.

Questo ventaglio di indicazioni assieme alla monosomministrazione, caratterizzano forte­mente Xarelto nel panorama dei nuovi antico­agulanti orali.

Un farmaco nasce però molto tempo prima del­la sua immissione sul mercato. Quella che di solito viene definita una 'novità' ha già dietro di sé anni di storia, di ricerca e di sperimentazione. In tutto quel periodo, che potremmo chiamare il 'dietro le quinte', diversi sono i soggetti che si prendono cura delle varie fasi di crescita e sviluppo di una molecola che, a volte, non vedrà mai la luce, va­nificando costi enormi e tempo: dai chimici che sintetizzano le molecole, ai farmacologi che ne faranno lo screening, ai biologi che le testeranno sugli animali... via via fino alle sperimentazioni sugli umani, i primi lavori clinici e i grandi trial.

Lo sviluppo di un nuovo farmaco innovativo costa oggi svariati miliardi di euro. Il ruolo di un'azienda diviene dunque cruciale proprio nel periodo immediatamente precedente il lancio sul mercato di un nuovo farmaco: il periodo degli stu­di di fase III, il periodo dei dossier da presentare alle autorità del paese.

Per Xarelto la fase di approvazione e registrazio­ne in Italia è stata particolarmente laboriosa e irta

di ostacoli, ridiiedendo a tutta la nostra azienda uno sforzo ed una concentrazione insolitamente elevati, ma che hanno avuto come propellente l'entusiasmo e la consapevolezza di avere per le mani un farmaco di portata storica e in grado di cambiare in meglio la vita dei pazienti sia che nel­la prevenzione che nella terapia degli eventi trom-boembolici nel nostro paese.

Oggi Xarelto, con un incremento rispetto all'an­no precedente di ben 1,5 miliardi di dollari, guida la classifica nel mercato europeo e americano dei farmaci più 'performantf mentre al quarto posto troviamo ancora Bayer con Eylea (il nuovo prodot­to per la degenerazione maculare)*.

Xarelto senza dubbio rappresenta per Bayer un impegnativo e cruciale presente ma anche un im­portante futuro. Ha comunque già superato gli 8 milioni di pazienti trattati nel mondo e consolida giorno dopo giorno il suo successo. La completez­za di indicazioni e l'esperienza accumulata su una così enorme mole di pazienti fanno dunque di Xa­relto già un pilastro mondiale della nuova terapia anticoagulante orale. Si tratta di un settore della medicina dove una pratica terapeutica adottata da decenni con il collaudatissimo, ma insidioso e poco compliante, warfarin, obbliga in qualche modo il medico a considerare la sicurezza come il primo elemento di scelta per un cambiamento di abitudini profondamente radicate.

Xarelto fornisce da questo punto di vista le più complete garanzie. La presenza sul mercato ad oggi di tre molecole ed il prossimo avvento di nuove opzioni terapeutiche fa prevedere che ne­gli anni il mercato degli anticoagulanti orali po­trebbe diventare un qualcosa di analogo a quello che è oggi quello dei sartani o degli Ace-inbitori (o quello dello diidropiridine); ma proprio per le ragioni appena sopra elencate, nella mente del medico prescrittore sarà certamente la sicurez­za, e quindi la grande disponibilità di letteratura e trials, a fare la differenza.

In questo senso Xarelto vanta il suo terzo pri­mato: quello di nuovo anticoagulante orale con il maggior numero di studi clinici in corso anche per la ricerca di nuove indicazioni. Al momento nel mondo sono decine i trials in corso con rivaro­xaban e di questi alcuni sono osservazionali nella fibrillazione atriale come lo XANAP in Giappone, 2.500 pazienti nella prevenzione dello stroke in fibrillazione atriale non valvolare; stessa indica­zione per lo XANTUS condotto in Europa su 6.000 pz. L'X-VERT considera invece 1.500 pazienti e l'efficacia di Xarelto nella prevenzione di eventi in pazienti sottoposti a cardioversione. Vi sono studi di 'nicchia' come il VENTURE AF in pazienti sottoposti ad ablazione o studi come il COMPASS che riguardano ben 19.500 pazienti e che confron­ta l'efficacia e la sicurezza di rivaroxaban da solo verso rivaroxaban a basse dose più ASA, o ASA da solo nella riduzione eventi cardiaci maggiori nel­la malattia coronarica o nella malattia arteriosa periferica, così come lo studio XALIA, condotto in Europa, in pazienti con trombosi venosa profonda.

Parole chiave Rivaroxaban, innovazione, tradizione, tromboembolismo, salute Aziende/Istituzioni BayerSpA

' FirstWord Lists - Top 50 growth driver drugs in 2013 - oncology casts a dominant shadow, as does Johnson & Johnson (Ref: FirstWord Lists),March 2nd, 2014, By: Simon King

Page 7: Nuovi anticoagulanti orali l'innovazione non sfonda · Nuovi anticoagulanti orali l'innovazione non sfonda ± Di Danilo Ruggeri AboutPhama and Medicai Devices ... e trattamento del

Il COMMANDER invece riguarda l'insufficienza cardiaca e la malattia coronarica dove rivaroxaban si confronta con placebo in pazienti con doppia ag­gregazione piastrinica come trattamento base. Al­tri studi come il MARINER e 1 .EINSTEIN CHOICE riguardano il tromboembolismo venoso.

Concludendo si può affermare che Bayer sta de­

cisamente facendo la sua parte per contribuire il più possibile e in modo rigoroso all'utilizzo miglio­re, più allargato e più sicuro di Xarelto nelle sue indicazioni, sfruttandone appieno tutte le poten­zialità al fine di proteggere il maggior numero di pazienti e migliorando decisamente la compliance e la qualità della loro vita.

MARINA GUFFANTI

Responsabile Comunicazione di Boenringe' hgelheim in Italia

Parole chiave Ricerca, sviluppo,

prevenzione

Aziendellstìtuzioni Boehringer

IngeVieim Italia

Boehringer Ingelheim: un leader storico nel trattamento delle malattie cardiocerebrovascolari

B £ ( ^ ^ ^ oehringer Ingelheim Italia si può considerare un leader storico nel­la prevenzione e trattamento delle

malattie cardiocerebrovascolari tra cui, in parti­colare, ictus, ipertensione e infarto miocardico". È quanto afferma ad AboutPharma Marina Guf-fanti, Responsabile Comunicazione di Boehringer Ingelheim in Italia. "In linea con questa tradizione di innovazione sono stati la ricerca e lo sviluppo di dabigatran etexilato, il primo nuovo anticoagulan­te orale (Nao), approvato dopo oltre 50 anni, per la prevenzione di ictus e embolia sistemica in pa­zienti adulti con fibrillazione atriale non valvolare (Fanv) con uno o più fattori di rischio".

Dabigatran etexilato è un anticoagulante orale di nuova generazione caratterizzato da un potente effetto antitrombotico grazie all'inibizione diretta della trombina, di cui ne blocca l'attività in ma­niera mirata (sia della frazione libera sia di quella legata al coagulo). Diversamente dagli antagonisti della vitamina K, che agiscono in maniera varia­bile influendo sull'attività di diversi fattori della cascata coagulativa, dabigatran etexilato esplica un'azione anticoagulante efficace, prevedibile e costante, con un basso potenziale di interazione con altri farmaci e nessuna interazione con il cibo e senza la necessità di controlli di routine della co­agulazione o adeguamenti di dosaggio.

Essendo il primo Nao ad essere arrivato sul mercato, l'esperienza clinica di dabigatran è par­ticolarmente estesa: approvato in più di 100 Paesi, questo Nao vanta oltre 6 anni di follow up, con 2,9 milioni di pazienti/anno trattati in tutte le indica­zioni per cui il farmaco è stato approvato.

Il positivo profilo rischio/beneficio di dabiga­tran è stato dimostrato nello studio registrativo RE-LY, uno dei più ampi studi clinici condotti sulla prevenzione dell'ictus nei pazienti con fibrillazio­ne atriale non valvolare.

Dabigatran è disponibile in due dosaggi (150 mg e 110 mg, due volte al giorno). Nello studio RE-LY,

ciascuno dei 2 dosaggi di dabigatran è stato valuta­to in oltre 6.000 pazienti verso warfarin; le eviden­ze raccolte dallo studio RE-LY supportano i clinici nella scelta del dosaggio più appropriato per ogni singolo paziente. Lo studio RE-LY ha dimostrato che, nei pazienti con Fanv dabigatran 150 mg ridu­ce significativamente del 25% rispetto al warfarin ben controllato, il rischio relativo di l'ictus ische-mico (obiettivo della terapia anticoagulante stessa) e significativamente del 35% il rischio di ictus (sia ischemico sia emorragico) e di embolia sistemica.

Inoltre utilizzando dabigatran secondo le in­dicazioni riportate in scheda tecnica, si osserva un'incidenza significativamente minore di emor­ragie maggiori, come pure dei sanguinamenti maggiori potenzialmente fatali, dei sanguinamen­ti intracranici e dei sanguinamenti totali rispetto al warfarin ben controllato.

Anche da un punto di vista economico, come mostrato al recente convegno Aies (Associazione Italiana Economia Sanitaria), in una relazione dal titolo 'Analisi di costo-efficacia dei nuovi an­ticoagulanti orali nella prevenzione dell'ictus in pazienti con fibrillazione atriale non valvolare in Italia', dabigatran ha mostrato di avere un ottimo profilo di costo-efficacia sia nei confronti degli al­tri Nao sia nei confronti del warfarin.

"Boehringer Ingelheim continua ad investire nella ricerca per dabigatran, al fine di amplia­re e rendere disponibile alla classe medica dati sempre più robusti ed estensivi", spiega la dot­toressa Guffanti.

"Ad agosto 2013 è stata avviata una collabora­zione con Brigham and Women's Hospital, un istituto del Harvard Medica School riconosciuto a livello internazionale, per un programma di stu­di a lungo termine con l'obiettivo di valutare, in modo comparativo, sicurezza, efficacia e modelli prescrittivi degli anticoagulanti orafi, incluso da­bigatran", dice Guffanti.

A Novembre 2013, Boehringer Ingelheim ha annunciato una nuova estensione del programma di sviluppo clinico REVOLUTION di dabigatran etexilato, con due ampi studi clinici globali su ef­ficacia e sicurezza del farmaco nella terapia di pre­venzione dell'ictus in due condizioni cliniche alta­mente rilevanti. Lo studio RE-SPECT ESUS valuterà l'efficacia e la sicurezza di dabigatran etexilato in pazienti colpiti da un primo ictus di origine embo-lica da cause sconosciute (Esus). Lo studio RE-DUAL

Page 8: Nuovi anticoagulanti orali l'innovazione non sfonda · Nuovi anticoagulanti orali l'innovazione non sfonda ± Di Danilo Ruggeri AboutPhama and Medicai Devices ... e trattamento del

PCI valuterà l'efficacia e la sicurezza di dabigatran etexilato in pazienti con fibrillazione atriale non valvolare sottoposti a intervento coronarico per-cutaneo (Pei), noto anche come angioplastica con stent. A Marzo 2014 è stato annunciato l'arruola­mento del decimillesimo paziente nell'innovativo registro GLORIA-AF, the Global Registry on Long-Term Orai Antithrombotic Treatment in Patients with Atrial Fibrillation, attualmente uno dei più ampi registri al mondo sulla fibrillazione atriale, che prevede un arruolamento finale di 56.000 pa­zienti in 2.200 centri in 35 Paesi. L'Italia contribu­isce in modo importante a questo studio osserva-zionale internazionale, con 80 centri.

"A Maggio 2014, l'Fda ha riaffermato ulterior­mente il positivo profilo rischio/beneficio di dabigatran, quando impiegato come prescritto; infatti ha emanato una Drug Safety Commu-nication che riporta i risultati di uno studio di confronto tra dabigatran e warfarin condotto su oltre 134.000 pazienti di età pari o superio­

re a 65 anni assicurati con Medicare e con dia­gnosi di F.A.", ricorda Guffanti. Questo nuovo studio ha evidenziato che, tra i nuovi pazienti in trattamento con farmaci anticoagulanti, da­bigatran è stato associato ad un minor rischio di ictus ischemici, di sanguinamenti cerebrali e di mortalità rispetto a warfarin.

Le indicazioni per cui dabigatran è attual­mente approvato sono le seguenti: • Prevenzione primaria dì tromboembolismo

venoso (Tev) in pazienti che si sottopongono a chirurgia elettiva di sostituzione tota e dell'anca 0 del ginocchio.

• Prevenzione di ictus e embolia sistemica in pazienti adulti confibrillazione atriale non-valvolare, con uno 0 più fattori di rischio.

• Trattamento della trombosi venosa profonda (Tvp) e dell'embolia polmonare (Ep) e prevenzione delle recidive di Tvp ed Ep negli adu ti.

BMS a supporto di un cambio culturale nella prevenzione e cura delle tromboembolie

R appresentano un vero e proprio 'cambio culturale' e, come tutti i cambi cultura­li che si rispettino, hanno bisogno di un

po' di tempo per affermarsi. Ma la strada è ormai aperta. L'arrivo nell'armadietto dei medicinali dei nuovi anticoagulanti orali (Nao) è un fenome­no che sta cambiando, e lo farà sempre di più, il modo con cui si effettuano prevenzione e terapia delle tromboembolie.

"Questi farmaci stanno conquistando il loro spazio giorno per giorno" afferma Milena Sta­bile, Direzione medica di Bristol-Myers Squibb. "È necessario, infatti, un cambio culturale, una conoscenza sempre più approfondita, delle nuo­ve evidenze scientifiche e dei vantaggi di que­sta nuova classe di farmaci, sia tra i medici che anche tra i pazienti. Una novità prima di essere recepita ha bisogno di tempo e la situazione è de­stinata a cambiare ancora". In meglio.

"Dobbiamo ricordare che il grosso vantaggio offerto dai Nao è sicuramente il superamento dei problemi legati ai vecchi anticoagulanti orali, come la necessità di prelievi frequenti per il monitoraggio, le interazioni farmacolo­giche e con alcuni cibi, la difficoltà a mante­nere il controllo della terapia. Problemi ancora più rilevanti se si pensa ai pazienti anziani,

che rappresentano la maggioranza dei sogget­ti in terapia anticoagulante", continua la dot­toressa. "I nuovi anticoagulanti, poi, rispetto al warfarin riducono in maniera davvero im­portante il rischio di emorragia intracranica, un aspetto, questo, fondamentale, soprattutto nei pazienti anziani particolarmente esposti a questo rischio", dice Stabile.

Ma qualche distinguo va fatto. "Quando si parla di Nao, in genere, si tende a

ragionare in termini di classe e questo avviene per vari motivi, come ad esempio i problemi di accesso alle terapie innovative - va avanti Sta­bile -. Ma i Nao, pur appartenendo a una stessa classe farmacologica, hanno caratteristiche dif­ferenti tra di loro. Questo è un aspetto impor­tante da sottolineare, perchè significa avere a disposizione varie opzioni terapeutiche da sce­gliere in base alle caratteristiche dei pazienti".

Se entriamo più nello specifico, all'interno della classe dei Nao, apixaban (Eliquis, Bristol-Myers Squibb/Pfizer) negli studi di registrazio­ne ha dimostrato un'efficacia superiore (non solo non inferiore) rispetto al warfarin, con una riduzione significativa della mortalità per tut­te le cause e dei sanguinamenti maggiori ed è l'unico farmaco ad avere raggiunto questi tre principali end-point con un solo dosaggio. E non solo: apixaban tra tutti ha dimostrato il profi­lo di sicurezza migliore, infatti, la terapia con questa molecola si associa a una forte riduzione delle emorragie non soltanto intracraniche, ma di tutte le emorragie. Apixaban ha confermato il suo miglior profilo di sicurezza non solo nella prevenzione dell'ictus in fibrillazione atriale, ma anche nelle altre indicazioni.

MILENA STABILE

Direzione medica di Bristol-Myers Squibb

Parole chiave Apixaban, tromboembolie. prevenzione, cura, efficacia, sicurezza Aziende/Istituzioni Bristol-Myers Squibb, Pfizer

Page 9: Nuovi anticoagulanti orali l'innovazione non sfonda · Nuovi anticoagulanti orali l'innovazione non sfonda ± Di Danilo Ruggeri AboutPhama and Medicai Devices ... e trattamento del

"In generale possiamo, quindi, ricordare che tutti i Nao sono efficaci e, rispetto a warfarin, hanno un profilo di sicurezza più rassicurante".

Va, inoltre, sottolineato un altro aspetto. "Uno dei rischi possibili dei Nao, osservato ne­gli studi, è l'aumento delle emorragie gastroin­testinali - spiega Stabile -. Apixaban è stato l'unico a non avere mostrato questo aumento, rispetto a warfarin". Si tratta di un punto per nulla marginale, se si pensa alla necessità di dover sempre valutare attentamente il profilo rischio-beneficio di una terapia, ancor di più nei pazienti anziani.

L'anziano, infatti, rappresenta una tipologia di paziente particolarmente complessa. "Negli studi condotti con i Nao, almeno un terzo dei pa­zienti aveva un'età superiore ai 75 anni - ricor­da la specialista -. Nello specifico, per apixaban il 13% degli oltre 18.000 pazienti inclusi trial nello studio registrativo in cui il farmaco è stato valutato aveva oltre 80 anni di età. I dati a dispo­sizione per questo farmaco evidenziano anche in questo sottogruppo una grande sicurezza di impiego. Anche nei soggetti anziani (>75 anni) con ridotta funzionalità renale, apixaban ha mostrato di essere ancora più sicuro".

Questi riscontri sono particolarmente confor­tanti considerato che l'età media della popola­zione italiana affetta da fibrillazione atriale è di 75-80 anni.

Apixaban oggi in Italia è approvato per la pre­venzione degli eventi tromboembolici venosi nei pazienti adulti sottoposti a interventi chi­rurgici elettivi di sostituzione del ginocchio o dell'anca e per la prevenzione dell'ictus cerebra­le ed embolia sistemica nei pazienti con fibrilla­zione atriale non valvolare (Fanv).

Le indicazioni di apixaban si stanno ora ul­teriormente allargando, dato che il Comitato per i Medicinali per Uso Umano (Chmp, Com-mittee for Medicinal Products for Human Use) dell'Agenzia Europea per i medicinali (Ema, European Medicines Agency) ha espresso pa­rere favorevole all'autorizzazione di apixaban per il trattamento della trombosi venosa pro­fonda (Tvp) e dell'embolia polmonare (Ep) e per

la prevenzione delle recidive di Tvp e dell'Ep negli adulti.

La Commissione per i medicinali per uso umano dell'Agenzia Europea per il farmaco (EMA) ha, inoltre, approvato l'aggiornamento del Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP), che include ora l'indicazione a proseguire la terapia con apixaban nei pazienti sottoposti a cardioversione.

L'efficacia di questi farmaci non si limita, comunque, alla sola clinica, ma investe anche l'aspetto economico. "Le valutazioni farmaco-economiche, infatti, sono tutte positive e do­vrebbero essere considerate più attentamente dai decisori", sostiene Stabile. Si tratta di va­lutazioni che danno proiezioni di costo effica­cia a breve-termine e di risparmio a più lungo termine se confrontate a un farmaco come il warfarin, che è tra i meno costosi in assoluto. "I confronti di farmaco-economia non vanno fatti solo sul costo di acquisto dei farmaci, ma considerando anche la prevenzione del numero di eventi, come ad esempio ictus o emorragia cerebrale, associati ad un alto consumo di risor­se", specifica la dottoressa. I Nao sono stati con­siderati costo-efficaci anche dal Nice, agenzia britannica nota per essere piuttosto restrittiva nelle sue valutazioni farmaco-economiche.

"Il problema principale in questo momento è l'accesso a questi farmaci, un problema forte­mente sentito nel nostro Paese", precisa Stabile. Il piano terapeutico limita de facto la possibili­tà dei pazienti di accedere a queste terapie. Ma il problema non è solo questo. "Noi viviamo in una realtà dove esiste un'autorità centrale, l'Ai-fa, che stabilisce dei criteri di rimborsabilità, e, accanto a questa, autorità locali, regionali, che hanno la facoltà di limitare ulteriormente tali criteri", commenta la dottoressa. Esiste, quindi, la possibilità di differenze di accesso alla tera­pia tra una regione e l'altra. Conclude Stabile: "Queste differenze si scontrano con il diritto di accedere alle cure, considerato che le indicazio­ni al trattamento e la patologia sono le stesse da Nord a Sud. È un discorso di equità sociale". Già, purtroppo mancata.

Ci I

FABIO ROMEO

Diretto'e Medico Danohi-Sainyo Italia

Daiichi-Sankyo, il valore dell'innovazione a vantaggio dei pazienti da anticoagulare

U n connubio tra innovazione farmacolo­gica, miglioramento della cura e della qualità della vita dei pazienti. "Potrem­

mo definire così i nuovi anticoagulanti orali

(Nao), una classe di farmaci che oltre all'efficacia terapeutica garantisce una riduzione - aspetto estremamente importante - degli eventi emor­ragici", dice ad AboutPharma Fabio Romeo, Di­rettore Medico Daiichi-Sankyo Italia. Una classe di farmaci che sta per annoverare tra le sue fila un nuovo nato, edoxaban, frutto della ricerca di Daiichi-Sankyo.

"Edoxaban ha concluso gli studi registrativi di fase III per due indicazioni: una è la preven­zione dello stroke in pazienti con fibrillazione atriale e l'altra è il trattamento in acuto e la

Page 10: Nuovi anticoagulanti orali l'innovazione non sfonda · Nuovi anticoagulanti orali l'innovazione non sfonda ± Di Danilo Ruggeri AboutPhama and Medicai Devices ... e trattamento del

prevenzione secondaria delle recidive in pa­zienti con trombosi venosa profonda o embo­lia polmonare, le indicazioni 'classiche' anche degli altri Nao", spiega Fabio Romeo. "Abbiamo richiesto l'autorizzazione per entrambe queste indicazioni in un unico dossier, che adesso è in valutazione sia all'Agenzia europea dei medici­nali (Ema), sia alla Food and Drug Administra-tion (Fda), per quanto riguarda gli Stati Uniti", prosegue il dottore. "Il dossier è stato inviato all'inizio del 2014, quindi, considerando i tem­pi tecnici richiesti dall'Ema, ci aspettiamo la registrazione europea nei primi mesi del 2015. Successivamente in Italia, come per altri paesi europei, inizierà l'iter per la richiesta di prez­zo e rimborsabilità con l'Agenzia Italiana del farmaco (Aifa)".

Il fatto di arrivare dopo altre aziende potreb­be rivelarsi un'opportunità per un ingresso in un mercato più maturo. "La diffusione dei Nao in Italia non è stata immediata, anche se in que­sti ultimi mesi stiamo assistendo ad una, seppur lenta, crescita di questi farmaci. Speriamo che quando arriveremo sul mercato la situazione sarà migliorata", si augura Romeo, che ricorda come al di là delle caratteristiche delle singole molecole, i vantaggi assicurati da questa classe di farmaci siano indiscutibili rispetto agli anta­gonisti della vitamina K.

"Edoxaban, inoltre, ha delle peculiarità im­portanti che lo contraddistinguono rispetto agli altri Nao, legate innanzitutto alla valutazio­ne specifica della sicurezza e delle modalità di somministrazione, condotte tramite uno studio di fase II che ha coinvolto oltre 1000 pazienti affetti da fibrillazione atriale", afferma Romeo. Questo studio di 'dose-finding' ha permesso di evidenziare che la dose di 60 mg in monosom­ministrazione giornaliera (Od) ha un profilo di safety (valutata attraverso l'incidenza di sangui­namenti) migliore rispetto alla stessa dose sud­divisa in due somministrazioni giornaliere (30 mg Bid). Sulla base dei risultati di questo trial è stato quindi deciso di proseguire lo sviluppo clinico di edoxaban in monosomministrazione giornaliera nei successivi studi di fase III: ENGA-GE-AF nella fibrillazione atriale e HOKUSAI-VTE nel tromboembolismo venoso, che rappresenta­no, ognuno nella sua categoria, i trials condotti con i Nao in cui è stato arruolato il maggior nu­mero di pazienti.

"Nell'ENGAGE-AF, in particolare, sono stati inclusi oltre 21.000 pazienti e sono stati testa­ti due diversi dosaggi di edoxaban OD, 60 mg e 30 mg, confrontati con il warfarin", ricorda il dottor Romeo. "Non solo è lo studio che ha coin­volto il maggior numero di pazienti, ma è an­che quello che ha avuto la durata più lunga, con quasi tre anni di follow-up". Un'altra peculiarità dello studio, a supporto della qualità dei risulta­ti, riguarda il braccio trattato con warfarin, in cui il Ttr (cioè il tempo in cui il paziente è rima­sto in range terapeutico) è stato del 68,4%, che è

il valore più alto fra tutti gli altri studi condotti con i Nao. "Il confronto - sottolinea Romeo - è quindi avvenuto con u n farmaco somministra­to al meglio delle sue potenzialità".

I dati dell'ENGAGE-AF confermano che entram­bi i dosaggi di edoxaban hanno raggiunto l'obiet­tivo principale dello studio, cioè la non inferiorità rispetto a warfarin sull'incidenza di stroke o eventi embolia sistemici, con un trend di superiorità evi­denziato con il dosaggio più alto.

Per quanto riguarda la sicurezza, entrambi i dosaggi hanno ridotto l'end-point principale, rappresentato dai sanguinamenti maggiori, in maniera statisticamente significativa rispetto al warfarin. "Anche la mortalità cardiovascola­re e il net clinical benefit, end-point composi­to che comprende sia elementi di safety che di efficacia", prosegue Romeo, "sono stati ridotti, in maniera significativa rispetto al warfarin, da entrambi i dosaggi di edoxaban". Ad oggi il dosaggio di 60 mg appare quello con il miglior beneficio clinico.

L'ENGAGE-AF ha, inoltre, offerto agli speri­mentatori la possibilità di dimezzare il dosaggio di edoxaban (da 60 a 30 mg e da 30 a 15 mg) in alcune classi di pazienti (con insufficienza re­nale moderata, con basso peso corporeo o con assunzione concomitante di alcune tipologie di farmaci). Alla randomizzazione, la riduzione del dosaggio è stata effettuata in circa il 25% dei pa­zienti dello studio. "Si tratta di un punto rilevan­te, perché adesso sappiamo in quali situazioni e in quali pazienti deve essere ridotto il dosaggio di edoxaban, che, anche in queste circostanze, ha dimostrato di mantenere comunque un otti­mo profilo di efficacia e sicurezza". Un farmaco, dunque, che si adatta alle caratteristiche del pa­ziente, ma che, come gli altri Nao, avrà un costo superiore a quello del warfarin.

"È vero - sottolinea Romeo - ma si dovrebbe tener conto dei benefici che l'utilizzo dei Nao porterà nel tempo al nostro Servizio Sanitario Nazionale: ad esempio la riduzione significati­va, dimostrata da tutti questi farmaci, dell'in­cidenza di emorragie cerebrali, che rappresen­tano un evento dai costi sociali ed economici devastanti. Con edoxaban la riduzione di que­sti eventi, rispetto al warfarin, è maggiore del 50%. Tuttavia, assistiamo ad oggi ad una limi­tazione all'utilizzo di questi farmaci legata a un piano terapeutico, che, se da un lato cerca di focalizzare l'impiego delle nuove molecole, e quindi delle risorse, nei pazienti che ne han­no maggiore bisogno o in cui sono stati dimo­strati i maggiori benefici, ha tuttavia portato a una complicazione burocratica talvolta ec­cessiva. Ci auguriamo - conclude Romeo - che nel momento in cui saremo sui mercato con il nostro farmaco, il piano terapeutico possa es­sere gestito in maniera più flessibile e che il tetto di spesa possa essere rivisto in modo da consentire ad un numero maggiore di pazienti di usufruire dei benefici di questi farmaci". A

Parole chiave Edoxaban, innovazione, qualità détta vita, maneggevolezza Aziende/Istituzioni Daiichi-Sankyo Italia