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Contiene I.R. marzo 2003 Anno IX - LXXVIII DELL’ARCIDIOCESI DI TRANI - BARLETTA - BISCEGLIE (Corato, Margherita di Savoia, San Ferdinando di Puglia, Trinitapoli) Palazzo Arcivescovile, Via Beltrani, 9 ~ 70059 Trani ~ ccp n. 22559702 Spedizione in A.P. ~ Art. 2, comma 20/c, legge 662/96 ~Filiale di Bari n.2 MENSILE DI ESPERIENZE STUDIO E INFORMAZIONE

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marzo 2003Anno IX - LXXVIII

DELL’ARCIDIOCESI DI TRANI - BARLETTA - BISCEGLIE (Corato, Margherita di Savoia, San Ferdinando di Puglia, Trinitapoli)

Palazzo Arcivescovile, Via Beltrani, 9 ~ 70059 Trani ~ ccp n. 22559702Spedizione in A.P. ~ Art. 2, comma 20/c, legge 662/96 ~ Filiale di Bari

n.2

MENSILE DI ESPERIENZE STUDIO E INFORMAZIONE

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MENSILE DI ESPERIENZE STUDIO E INFORMAZIONE

marzo 2003n.2

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Mensile dell’Arcidiocesidi Trani-Barletta-Bisceglie(Corato, Margherita di Savoia, Trinitapoli,S. Ferdinando di Puglia)Registrazione n. 307 del 14/7/1995presso il Tribunale di Trania cura dell’Ufficio DiocesanoComunicazioni Sociali

Direttore responsabile: Stefano PaciollaDirettore editoriale e Responsabiledi redazione: Riccardo Losappio

PALAZZO ARCIVESCOVILEVia Beltrani, 9 - 70059 Trani (BA)

Consiglio di RedazioneMargherita De Ceglie (Trani),Marina Ruggiero (Barletta),Giuseppe Faretra (Corato),Giuseppe Milone (Bisceglie),Riccardo Garbetta (Margherita di Savoia),Matteo de Musso (Trinitapoli),Michele Capacchione (S. Ferdinando di Puglia)

Quote abbonamentoq 16,00 Ordinarioq 26,00 Sostenitoreq 52,00 Benefattorisu c.c. postale n. 22559702 intestato a“IN COMUNIONE” - Palazzo ArcivescovileVia Beltrani, 9 - 70059 TraniTel. 0883.494220 - fax 0883.494256 - 334554

Impaginazione, stampa e confezioneEDITRICE ROTAShttp://www.edirotas.itVia Risorgimento, 8 - Barlettatel. 0883/536323- fax 0883/535664

Per l’invio di articoli, lettere e comunicati stampa:diac. Riccardo Losappio, Chiesa S. AntonioVia Madonna degli Angeli, 270051 Barletta tel. 0883/529640 - 338/6464683fax 0883/529640 - 0883/494256 - 0883/334554

e-mail: [email protected]

2003 Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana

Fu pastore, maestro, padreL’omelia di S. E. Mons. Giovan Battista Pichierri

in occasione del trigesimo di S.E. Mons. Giuseppe Carata(Barletta, Basilica Concattedrale S. Maria Maggiore, 27 febbraio 2003)

Carissimi,Congregavi nos in unum Christi amor! Ci ha riuniti in unità l’amore di Cristo per

celebrare la Santa Messa nel trigesimo della morte del Pastore buono di questaArcidiocesi, Mons. Giuseppe Carata. “Preziosa agli occhi del Signore / è la morte deisuoi fedeli” (Sl 116, 15).

Alla luce del salmo 116 voglio considerare la figura del mio venerato e amatopredecessore, Mons. Giuseppe Carata, arcivescovo emerito di questa nostra dilettaArcidiocesi dal 1990 al 25 gennaio 2003.

L’essere e l’agire pastorale dell’Arcivescovo Carata è a voi tutti noto per cono-scenza diretta, carissimi sacerdoti e diaconi, vita consacrata, fedeli laici. Anche i piùgiovani possono dire di averlo conosciuto da ragazzi.

Personalmente di Mons. Carata ho la conoscenza degli anni della mia formazionenel Seminario Regionale di Molfetta (1959-1965). Da adolescente e da giovane lo vidisempre come un padre così come egli stesso voleva essere chiamato. Riporto solo una

testimonianza strettamente personale. Ero negli anni di liceo, quando un giornosentii forte il bisogno di recarmi da lui, in direzione. Mi accolse con grande

paternità e, subito dopo il mio sfogo che manifestava l’amarezza del mioanimo, mi disse con la parola di Dio: “Iacta cogitatum cor tuum in Domino:Ipse te enutriet!”, e mi spiegò il significato di quel iacta (cioè stendi). Quella

SOMMARIO

SPECIALE MONS.GIUSEPPE CARATA

EditorialeFu pastore, maestro, padre pag. 2

Primo pianoMaestro di verità, seminatoredi speranza, alfiere di carità “ 4

La Lettera. 1: Grazie, Padre! “ 6

Il saluto di Mons. Pichierri “ 7

Conferenza Episcopale Italiana “ 7

La Lettera. 2: Ha accolto tutti “ 8

SPECIALE GIORNATA DISENSIBILIZZAZIONEPER LA PARROCCHIADI SANTA HELENA

Pasqua globalizzazionedella speranza “ II

Il Brasile che crescetra illusione e distruzione “ IV

Una voce dal Brasile “ V

Prospetto delle offerte raccoltein occasione della giornataSanta Helena 2002 “ VI

Le vie del Signore in Africa “ VII

Come un pellegrinaggio tra Popolie Chiese “Lévati i calzari,perché qui è terra di Dio” “ VIII

I missionari martiri:un dono per la Chiesa “ IX

Veglia di preghieraper i martiri missionari “ X

Pace e martirio “ XI

Tutti i punti di vistasono la vista di un punto “ XII

DOSSIER CARITAS “ 1

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espressione rimase indelebile nella mia memoria. Lo sentivocome un padre ed ero contento nel dargli rispetto e obbedienza.Quando ebbi modo di incontrarlo, eletto vescovo di Cerignola-Ascoli Satriano, mi disse: “Giovanni, chi l’avrebbe detto?”. Ov-viamente collegai questo suo interloquire con quanto mi disseda educatore: “Iacta cogitatum cor tuum in Domino…”. Da suosuccessore in questa santa sede (26 gennaio 2000), in ogni in-contro potetti solo usufruire del suo sorriso paterno che nonpartiva più da una piena consapevolezza. Rimane in me il ri-cordo di un padre e di un pastore buono e paziente che si èconsumato tutto per la gloria di Dio e la salvezza delle anime.

Vorrei, ora, esprimermi brevemente sulla dimensione pasto-rale dell’episcopato del mio venerato predecessore, per trarreda essa i motivi che devono animarci in questa santa liturgiache celebriamo in sua memoria e in suo suffragio. Egli esercitòil suo ministero episcopale durante gli anni del post-concilioecumenico Vaticano II. Dovette, pertanto, affrontare nelle treDiocesi a lui affidate il rinnovamento conciliare a partire dallaSacrosanctum Concilium a tutti gli altri documenti conciliari eai decreti pontifici che ne scandivano l’esecuzione nelle Chieseparticolari. Si impegnò molto per il rinnovamento della cate-chesi e così, man mano, tenne aggiornato il Clero, la Vita con-

sacrata, il Laicato, operandonella distinzione dell’Arci-

diocesi di Trani, di Naza-reth e Barletta, di Ammi-nistratore perpetuo diBisceglie. Egli continuòcon non poca fatica illavoro di coordinamen-to unitario, saggiamen-te avviato dall’Arcive-scovo Addazi, che fu poisancito dalla unificazione

dell’Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie e Naza-reth. La sua attenzione pre-

cipua fu la formazione el’unità del presbiterio.

Si adoperò per la cre-scita del laicato nel-la fede adulta e fecesentire la sua pa-ternità nei confron-ti dei giovani con lalettera pastorale“Giovani e vita difede” del 24.X.1978.La questione socialelo impegnò molto neldare solidarietà almondo del lavoro spe-cialmente aiutando i di-soccupati che lo asse-diavano chiedendogliaiuto e sostegno nellaricerca occupazionale.La percezione che egliaveva della società

appare chiara dalla citazione che ora faccio di un brano dellasua omelia fatta in un Giovedì santo: “Congregavi nos in unumChristi amor! Ci raduna l’amore di Cristo. È questo il princi-pio, è questo il segreto, è questo il fine che ci unisce non solo,ma ci dà un’identità, una gioia, una forza, una costanza a con-tinuare l’opera del Buon Pastore in favore delle pecorelle intempi come questi particolarmente infestati dai lupi rapaci esubdoli, in continuo agguato per confondere, disgregare, diso-rientare e scoraggiare. Con tutta ragione possiamo ripetere “Bel-la premunt hostilia”. È una congiura di offese, di calunnie, diribellione a Dio, alla Chiesa, al Papa nel tentativo vano e per-tinace di violare le leggi della verità, della morale e della disci-plina. A distanza di dieci secoli si sta ripetendo quanto avvennealla fine dell’anno 1000. Allora la congiura di eresie si chiamòMillenarismo; oggi alla fine del 2000 la nuova eresia e i nuovierrori sono conglobati sotto il nome di Terrenismo. Ed a mag-gior ragione dobbiamo pregare: “Da robur, fer auxilium”. “Ela fede e la fiducia ci fanno certi che il Signore non viene maimeno alla sua promessa e, quindi, verrà in nostro aiuto. Siamonoi che dobbiamo porre la parte nostra” (Pastore Maestro Pa-dre, a cura di don Cosimo Lanzo, Schena ed., 1990, p.119).

Giovanni Paolo II, nella lettera a lui indirizzata in occasio-ne del venticinquesimo di episcopato, espresse nei suoi confrontiquesti apprezzamenti che cito: “Per diciannove anni hai ben go-vernato la Diocesi di Trani-Barletta-Bisceglie e siamo fiduciosiche tu, venerabile fratello, prenderai nuovo slancio pastorale efacendo tesoro della tua esperienza, tenendo conto di quantohai realizzato, trarrai da tutto questo l’entusiasmo per pro-seguire opere di bene e con l’aiuto costante di Dio realiz-zarne nuove e più grandi. Apprezziamo con tanta stima latua sensibilità umana, il tuo costante comportamento pater-no soprattutto verso il Clero, virtù questa che, unita ad unaincrollabile fedeltà alla Sede Apostolica, un’adesione alla suavera dottrina ed una ferma obbedienza, producono nella Chiesafede e vivacità pastorale” (31.V.1990).

Il suo motto episcopale Charitas omnia sperat, idea forzache costantemente animò il suo spirito di pastore e padre, tra-spare ancor oggi in questa santa Chiesa particolare attraversola varietà delle opere che egli ci ha lasciato come preziosa ere-dità: undici parrocchie da lui fondate, la ristrutturazione delleCurie diocesane, il museo diocesano che fu come il fiore all’oc-chiello che egli si portava sulla terra.

Carissimi, ho voluto rievocare molto essenzialmente il pro-filo pastorale del mio venerato predecessore e vostro Pastore ePadre negli anni 1965-1990, perché la santa liturgia eucaristicache ora celebreremo ci renda pienamente uniti in Cristo nel ren-dimento di grazie al Padre celeste per averci donato un similePastore e per chiedere per la sua anima benedetta il premioeterno che Gesù Cristo nostro Signore assicurò ai suoi servifedeli, saggi e prudenti. Io e voi abbiamo, oggi, la responsabili-tà di seguire gli esempi luminosi di quanti ci hanno precedutoalla casa del Padre, continuando l’opera che il Signore Gesù ciha affidato, ponendoci sotto l’azione dello Spirito Santo:l’Evangelizzazione, la Santificazione, la Testimonianza dellacarità perché il mondo creda in Gesù Cristo, unico Salvatoredel mondo. Amen.

+ Giovan Battista Pichierri

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È morto ed è risorto.La sua salma è dinanzi a noi, in que-

sta antica e venerabile Cattedrale, ma lasua anima è nelle mani del Signore; il suoministero di testimone del Risorto, che hasvolto insieme a tutti voi, continua e con-tinuerà insieme a Cristo che vive ieri, oggie sempre!

È morto, ma continua ancora aparlare!

Per più di venticinque anniha parlato ai futuri sacerdoti diPuglia nel suo memorabile ser-

vizio al Seminario Regionale di

Molfetta. Per 25 anni ha parlato da que-sta Cattedra, prima come Vescovo ausi-liare di Trani dal 26 agosto 1965 al 28agosto 1971 e poi, fino al 15 dicembre1990, come Arcivescovo di Trani, Barletta

Maestro di verità, seminatoredi speranza, alfiere di carità

L’omelia funebre per S.E. mons. Giuseppe Caratadi S.E. mons. Cosmo Francesco Ruppi, presidente della Conferenza Episcopale Pugliese

Trani, Cattedrale, 27 gennaio 2003

e Bisceglie. Ha parlato quale edu-catore dei futuri pastori, poi comeautorevole e amabile Pastore del-le Chiese di Puglia. Cessato il go-verno, l’Arcivescovo Carata nonè entrato nel silenzio, anche se lasua voce si è fatta più rara e più fioca; hacontinuato a parlare con la preghiera, lasofferenza, il nascondimento, edificandoe fecondando il suo lungo ministero conil tributo della Croce.

La sua voce non è stata mai forte, rim-bombante, ma suadente, amabile. Ha par-lato col sorriso e la pazienza, col silenzioe la prudenza; ha guidato il popolo affi-datogli dal Signore con la solerzia delPastore, l’autorità del Maestro, l’amoredel Padre.

L’Arcivescovo Carata nacque a Lec-ce il 9 giugno 1915 da Carmelo e Mar-gherita Greco; entrò in Seminario il 9 lu-glio 1926, guidato dal bravo parroco disan Lazzaro, frequentò il Regionale diMolfetta, venne ordinato sacerdote nellaChiesa del Fulgenzio il 30 gennaio 1938dal Vescovo Mons. Alberto Costa.

Venne subito chiamato come viceret-tore del Pontificio Seminario Regionalee collaborò, prima, con Mons. Ossola epoi con Mons. Ursi, al quale successecome rettore nell’ottobre 1951.

Nel suo rettorato, durato 14 anni, ven-nero ordinati 288 sacerdoti pugliesi; sivissero gli anni del preconcilio e del Con-cilio, con un fervore di idee e di vita, chemolti ancora rammentano con gratitudi-ne.

La sua dedizione al servizio del mas-simo Istituto ecclesiastico regionale fuimmensa. Molti sono i segni di tale servi-zio, tra cui, la ristrutturazione degli studie degli ambienti, la cura della Cappella

Maggiore, con artistici mosaici, l’ammo-dernamento della Biblioteca, la riformaeducativa voluta dalla Congregazione deiSeminari, con l’introduzione delle scien-ze umane, che miravano al completamen-to della formazione seminaristica in chia-ve moderna.

Il 17 maggio 1965 Mons. GiuseppeCarata venne eletto Vescovo titolare diPresidio e assegnato quale Ausiliare del-l’Arcivescovo Addazi.

Fu un momento di esultanza per pro-fessori ed alunni di Molfetta; chi parlavenne designato dal neo vescovo a recarenello stesso pomeriggio il suo saluto aMons. Reginaldo, che si limitò a manife-stare il suo gaudio, perché gli veniva datoun sì autorevole aiuto nella persona delRettore del Seminario Pontificio di Mol-fetta.

Consacrato il 26 giugno successivo,dette subito inizio al suo servizio aiutan-do prima l’Arcivescovo di Trani e, perqualche tempo, anche quello di Molfetta,Mons. Achille Salvucci. Due anni dopo,però, pur rimanendo Vescovo Ausiliare,chiese e ottenne di assumere la sede tito-lare di Canne per sentirsi più vicino al ter-ritorio ove esercitava il ministero aposto-lico.

Con la rinunzia di Mons. Addazi, S.E.Mons. Carata venne nominato Arcivesco-vo Metropolita di Trani e per 19 anni haguidato questa nobile e antica Arcidioce-si, con la passione e dedizione a tutti nota:due decenni importanti per la vita eccle-

Defunctus adhuc loquitur!È morto, ma parla ancora!

S.E. Mons. Cosmo Francesco Ruppi(Foto Zitoli - Trani)

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siale pugliese ed italiana, in cui ha im-presso il segno della sua fedeltà a Cristoe alla Chiesa e in cui ha edificato spiri-tualmente e materialmente questa porzio-ne della Chiesa di Cristo.

Non sono stati anni facili per nessu-no, ma egli li ha vissuti all’insegna dellasapienza e dell’ardore della carità.

79° Vescovo della sede di Trani, l’Ar-civescovo Giuseppe Carata si è distintoper una moltitudine di opere, tra cui la ri-strutturazione delle chiese, l’erezione del-l’Istituto di scienze religiose, del Museodiocesano, numerose opere di culto, direligione e di carità, fiorite non solo a Tra-ni, Barletta e Bisceglie, ma anche neglialtri paesi della Diocesi.

Ha dato impulso al Laicato e alla Vitaconsacrata, ha curato in modo speciale iBeni culturali-ecclesiastici, divenendoanche ideatore, propulsore e suscitatoredi vigorose energie culturali; ha impressola sua orma paterna in istituzioni sociali,civili e sanitarie, primo fra tutte, l’Ospe-dale Psichiatrico di Bisceglie, per cui haavuto sempre un particolare affetto e dal-le cui suore, le Ancelle della Divina Prov-videnza, è stato amorevolmente assistitofino al giorno del suo trapasso.

L’antico motto che aveva caratteriz-zato il suo servizio educativo: “senza ru-more e senza fretta” lo ha accompagnatonel suo lungo servizio episcopale. Era unVescovo calmo e sereno, anche quando latempesta attorniava la sua persona. Ave-va il dono di sdrammatizzare i problemi,rasserenare gli animi e non mancava maidi sovvenire chiunque a lui si rivolgeva,inondando di lettere di presentazione e se-gnalazioni, convinto, com’era, che a tuttisi doveva offrire quel filo di speranza cheaiuta a vivere, osare e camminare.

Chi lo ha conosciuto da vicino sa chenulla gli era estraneo, nulla gli era lonta-no; anche quando era consapevole delledifficoltà e degli ostacoli, aveva il donodell’ottimismo, uno dei doni più necessa-

ri per chi è chiamato a portare ipesi degli altri e ad assumeresu di sé le ansie e i dolori, leangosce e le speranze degli uo-mini del suo tempo.

Non credo abbia mai alzatola voce più di quanto non ser-visse per farsi ascoltare; noncredo vi sia qualcuno che pos-sa raccontare di qualche suoatto di arroganza o di afferma-zione di autorità.

Eppure, chi lo aveva cono-sciuto da giovane e ne ha se-

guito le fasi rettoriali, sa bene che il polsolo aveva, la determinazione operativa nongli era affatto estranea; divenuto pastoree padre, aveva anteposto all’ufficio diPastore quello di padre e di padre amabi-le e sereno.

L’arcivescovo Carata arrivò al Conci-lio, quando la storica assise stava per fi-nire. Partecipò, infatti, solo all’ultima ses-sione conciliare, ma ebbe la gioia di ap-provare 11 dei 16 documenti conciliari.Quando entrò in Concilio, ormai, le di-scussioni erano concluse, i grandi temilungamente dibattuti. Si trovò alla strettafinale, quando ormai non c’era da farealtro che limare, perfezionare e approva-re.

Mi piace dinanzi alla sua salma ricor-dare che il 28 ottobre 1965 partecipò allavotazione finale e alla approvazione deiDecreti Conciliari Optatam totius, Per-fectae Caritatis, Christus Dominus, e alleTre Dichiarazioni Conciliari sulla educa-zione, sulla libertà religiosa e sulle reli-gioni non cristiane.

Il 18 novembre 1965 partecipò alla vo-tazione della Costituzione sulla ScritturaDei Verbum e al Decreto sull’apostolatodei laici, Apostolicam Actuositatem; men-tre il 7 dicembre, vigilia della chiusura delConcilio, partecipò all’approvazione del-la Gaudium et spes e dei Decreti Ad Gen-tes e Presbiterorum Ordinis.

Pur avendo vissuto dall’esterno la sta-gione conciliare, ebbe la gioia di parteci-pare alla sua conclusione, coronando lasua costante preoccupazione, più voltemanifestata ai docenti e agli alunni delSeminario Regionale, quella cioè del rin-novamento e dello slancio missionario.

Divenuto Vescovo dovette misurarsi,giorno dopo giorno, nell’attuazione delConcilio e non solo nel campo liturgico eseminaristico, a lui congeniale, ma anchein quello civile, politico e sociale, nel qua-le sempre manifestò rispetto per i laiciimpegnati nella vita pubblica, avendo a

cuore soprattutto il bene delle sue popo-lazioni.

Accanto a quella perla di educatore edi futuro Cardinale, qual era Corrado Ursi,aveva maturato sin dall’inizio dell’imme-diato dopoguerra un grande rispetto perl’impegno civile e politico e non avevamancato di maturare nel suo cuore i fer-menti democratici, che sono la base dellaconvivenza civile.

Consapevole della distinzione tra im-pegno religioso e civile, l’ArcivescovoCarata ha sempre coltivato le pubblicherelazioni, senza mai sopraffare, sempredistinguendo responsabilità e competen-ze, offrendo un esempio di quella passio-ne civile che qualche decennio prima ave-va fatto compiere a Mons. Petronelli ge-sti eroici, incisi nella memoria e nella sto-ria della città di Trani.

Trani, Barletta e Bisceglie devonomolto a questo Arcivescovo, ma ancheCorato, Margherita di Savoia, San Ferdi-nando di Puglia e Trinitapoli, ognuna perla sua parte, gli sono debitrici di tanti in-terventi.

Ma anche la Puglia, la ConferenzaEpiscopale, la cultura pugliese, il Sa-lento, da cui partì e al quale è rimastosempre profondamente legato, tuttigli dobbiamo qualcosa. Tutti sentia-mo di dover ringraziare il Signore peraverci dato questo Pastore buono, che,come Gesù, ha attraversato mezzo secolodi storia, facendo del bene a tutti, lascian-doci l’eredità di un sorriso amabile e sin-cero, di cui abbiamo tutti immenso biso-gno.

Desidero, però, allargare gli orizzontie dalla persona che ha servito così larga-mente la Chiesa di Dio, vorrei riflettererapidamente sul ministero che l’Arcive-scovo Giuseppe Carata ha esercitato esulla eredità pastorale che in questo mo-mento ci affida, perché la sua memoriapossa suscitare stimoli di fede e di carità.

Quando egli approvò il 28 ottobre1965 il Decreto sull’ufficio pastorale deiVescovi Christus Dominus era fresco delleinfule episcopali. Aveva appena trascor-so l’estate, la prima estate da vescovo, eforse non ne aveva soppesato la portata,ma gli anni maturarono, come è avvenu-to per ciascuno di noi, una responsabilitàimmensa che - come scrive il Santo Ve-scovo di Ginevra - nessuno mai oserebberichiedere o implorare.

Per virtù dello Spirito Santo il Vesco-vo è maestro della fede, Pontefice e Pa-dre. Successore degli Apostoli, in comu-nione e sotto l’autorità del Sommo Pon-

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La lettera. 1

Grazie, Padre!Molti ti ricorderanno per i meriti acquisiti, per le

giovani energie consumate nella formazione dei futuri sa-cerdoti; altri per l’impegno e le opere realizzate nel lungoministero episcopale; altri, ancora, per la passione innatache portavi per la salvaguardia dei beni artistici e culturali.Io voglio ricordarti per la grande sensibilità e capacità diascolto che hai avuto, tanto da meritarti il titolo di “vesco-vo della gente”.

Per tutti hai avuto una parola buona, un gesto delicato.Tu mi hai fatto comprendere che non sempre possiamo

risolvere i problemi dichi ci interpella, tantomeno questi hanno unatale pretesa. Il sol fatto,però, di essere statiascoltati apre alla spe-ranza.

Personalmente sonoa te legato perché mi haiamministrato il sacra-mento della Conferma-zione, mi hai accolto inSeminario; anzi, per unanno, da vescovo haivoluto sentirti ancorauna volta Rettore, ria-prendo il Seminario In-terdiocesano a Trani,nel tuo Episcopio, fa-cendo vita comune connoi, giovani leve, spe-ranza del domani. Ed è

proprio in quell’anno 1976-1977 che ho imparato a volertibene come padre a sentirti vicino in ogni necessità, tro-vando in te sostegno e sicurezza.

Resterai sempre il mio padre, perché mi hai generato alsacerdozio e - come ultimo segno di stima - mi hai affidatouna Comunità parrocchiale.

In questi ultimi anni, segnato dalla sofferenza, anchese non riconoscevi più chi ti veniva a far visita, hai conti-nuato a regalarci quel sorriso rimasto inalterato sulle tuelabbra, frutto della pace che portavi nel cuore e della tuabontà che ti rendeva simile - anche fisicamente - al grandepapa Giovanni XXIII.

Non mi risulta tu abbia scritto lettere pastorali di rilie-vo, o che abbia fatto pronunciamenti ufficiali che hannolasciato traccia nella nostra storia ecclesiale e civile; mason convinto che la più grande lettera pastorale tu l’abbiascritta con la vita. Grazie, Padre!

sac. Sabino Lattanzio

Mons. Carata ordina sacerdote donSabino Lattanzio

La solenne celebrazione eucaristica in occasione

delle esequie di S.E. Mons. Giuseppe Carata, tenutasi

nella Cattedrale di Trani il 27 gennaio 2003, è stata pre-

sieduta da S.E. Mons. Cosmo Francesco Ruppi, arcive-

scovo di Lecce e presidente della Conferenza

Episcopale Pugliese. Vi hanno preso parte 14 vescovi,

120 sacerdoti, 12 diaconi permanenti, 170 seminaristi.

Presenti anche rappresentanti di diverse congrega-

zioni religiose femminili, di gruppi, di associazioni e mo-

vimenti ecclesiali, nonché dell’Ordine Equestre del San-

to Sepolcro, di cui Mons. Carata era membro.

tefice, rappresenta nella diocesi, il Cristo, di cui è vero e auten-tico Vicario.

La Chiesa di Trani, episcopale dal VI secolo, arcivescoviledal X e Metropolitana dall’XI secolo, ha avuto una serie di ve-scovi santi e illuminati, alcuni dei quali distintisi per fulgoreapostolico, impegno ecumenico, profondità dottrinale. Tutti han-no dato lustro e hanno contribuito allo sviluppo civile, spiritua-le e culturale della Città, offrendo templi uno più sontuoso del-l’altro e istituzioni benefiche che hanno anche oggi la loro vita-lità. Nella cronotassi dei Pastori tranesi l’Arcivescovo Carata,insieme a Mons. Leo e Mons. Addazzi ha fatto un largo pezzo distoria pastorale del secolo passato: tre vescovi in 60 anni circa,costituiscono un motivo di stabilità pastorale, frammezzato daepiscopati rapidi, pur se significativi. Egli, cioè, ha avuto mododi incidere con la sua vita e la sua azione, sul cammino del cleroe del popolo, lo stile paterno e sommesso che gli era proprio.

È stato maestro di verità, seminatore di speranza, alfiere dicarità. Ha portato sulle spalle, senza affanno, il peso del Vange-lo; ha riconciliato col Padre innumerevoli fratelli e sorelle chelo hanno avvicinato e ascoltato. Tutti i compiti degli Apostoli,tutti i poteri conferiti loro dal Signore, sono stati trasmessi a luicon l’Ordinazione Episcopale. Tutti, tranne uno: la “testimonian-za del Risorto” cioè che solo i Dodici, compreso Paolo, poteva-no vantare come dono specifico delle loro persone. Il Vescovo,cioè, è successore degli Apostoli, in tutto e per tutto, ma nonpuò dire come Pietro, Paolo e Giovanni: “Ho visto il Risorto!L’ho toccato, l’ho ascoltato, L’ho visto camminare sulle ac-

que…”.La testimonianza apostolica del Risorto, come inse-

gna Agostino, è prerogativa degli Apostoli, ma nondel singolo Vescovo; il Vescovo vive la testimonianzadel Risorto insieme alla sua Chiesa, ai suoi fedeli.

Il ministero pasquale del Vescovo si esprime con lavita e l’azione del suo popolo.

La Pasqua del Vescovo è la Pasqua del popolo cristiano.Per questo, la celebrazione nostra, che ci vede tutti uniti attornoall’altare, non è solo la Pasqua di tutti noi: Cristo Risorto che hachiamato il Giuseppe Vescovo alla Pasqua eterna continua a so-stenerci, perché anche il nostro cammino di Resurrezione e divita, di speranza e carità.

Cosmo Francesco RuppiArcivescovo Metropolita di Lecce

Presidente della Conferenza Episcopale Pugliese

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Nell’apprendere la notizia della morte di S.E. Mons.Giuseppe Carata, Arcivescovo emerito di Trani-Barletta-Bisceglie, partecipiamo al cordoglio di Vostra eccellenza edei Vescovi della regione ecclesiastica della Puglia ove egliebbe i natali ed esercitò il suo ministero presbiterale edepiscopale.

Unendoci al dolore di tanti sacerdoti e fedeli che lo eb-bero come padre premuroso, desideriamo ricordare la suanobile figura di pastore che ha donato l’intera vita al benedella chiesa, e il suo ministero episcopale, esercitato per cir-ca 20 anni nella diocesi di Trani-Barletta-Bisceglie, offren-do alla comunità diocesana un prezioso e sapiente magiste-ro e un’amorevole guida pastorale.

Nella luce della Risurrezione di Cristo e nostra, assicu-riamo preghiere di suffragio perché Dio accolga nel gau-dio eterno il suo servo buono e fedele, che ha speso la vitaal servizio del Vangelo e dei fratelli.

Roma, 27 gennaio 2003

Conferenza Episcopale Italiana

A Sua Eccellenza ReverendissimaMons. Giovanni Battista PichierriArcivescovo di Trani-Barletta-BisceglieVia Beltrani, 9 70059 Trani Ba

L’Arcivescovo emerito di Trani-Barletta-Bisceglie eNazareth, Mons. Giuseppe CARATA è alla presenza di Dio dalleore 11.40 del 25 gennaio 2003.

Cronologia* Nacque a Lecce il 9 giugno 1915* Ordinato presbitero a Lecce il 30 gennaio 1938* 1941: vicerettore nel Pontificio Seminario Regionale di Molfetta* 1951: Rettore* 17 maggio 1965: eletto Vescovo Ausiliare dell’Arcivescovo di

Trani...* 28 agosto 1971: Arcivescovo di Trani e Barletta con il titolo di

Nazareth e Amministratore perpetuo di Bisceglie* 1990: rimise il mandato secondo la nomina canonica* 1991-2003: visse in Bisceglie presso la Casa Divina Provvidenza

- “Opera - Don Pasquale Uva”.

Profilo di PastoreCome Pastore nel pieno esercizio del ministero episcopale

(circa 20 anni) manifestò le sue doti di educatore e padre, disuccessore degli Apostoli, di guida saggia e prudente della Chiesaaffidatagli attraverso la carità pastorale che lo spinse ad elevare iltenore della vita cristiana nelle parrocchie.

Istituì 11 parrocchie, si prodigò per il restauro delle treCattedrali, dei locali della Curia Arcivescovile. Istituì il Museodiocesano e si premurò di arricchirlo di preziosi pezzi lapidei emuseali. Le opere più belle sono quelle che lo hanno reso preziosoagli occhi di Dio.

Come Pastore emerito, avvolto nel silenzio della preghiera edella sofferenza, edificò la santa Chiesa di Trani-Barletta-Biscegliecon l’esempio umile e discreto manifestato attraverso l’eserciziodel ministero profetico e sacerdotale finché le forze fisiche epsichiche glielo consentirono, ed in particolar modo con lasofferenza accettata pazientemente fino all’ultimo respiro. La suamorte ci ha edificato.

Il saluto di Mons. PichierriA S.E. Rev.ma Mons. Giuseppe Carata

27 gennaio 2003

Nella memoriaS.E. Mons. Giuseppe Carata rimane nella storia di questa

Chiesa particolare con la sepoltura delle sue spoglie mortali nelCimitero di Trani, con l’eredità della sua grande spiritualità e conle opere che parlano di lui. Nella visione beatifica di Dio è per noiun intercessore di grazia, perché, nell’imitazione delle sue virtùumane e cristiane, possiamo continuare ad operare per la gloria diDio e l’edificazione della Chiesa come strumento del Regno nellaprospettiva di giungere anche noi in Paradiso.

RiconoscenzaEccellenze carissime, Autorità civili e militari, illustri amici

di Mons. Carata, a nome di tutta questa Chiesa diocesana, viringrazio per la partecipazione al lutto che ci ha colpito. Ringrazioin particolare la Congregazione delle Ancelle della DivinaProvvidenza e quanti si sono presi cura di Mons. Carata nel corsodella sua vita sofferente sino alla morte.

AuspicioIn noi tutti, carissimi, prevalga ancor più, oggi, il desiderio del

Paradiso nell’attesa della nostra ora, quando il Signore Gesù verràa prenderci. Ci conforti e ci sostenga la Regina Apuliae, nostraMadre dolcissima. Amen.

+ Giovan Battista Pichierriarcivescovo

Camillo Card. RuiniPresidente CEI

Giuseppe BetoriSegretario generale CEI

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Mons. Giuseppe Carata, 65 anni di episcopato attivo nell’arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie.Gli ultimi dodici anni li ha trascorsi in una casa di cura assistenziale per disabili mentali in Bisceglie (BA) ed, infine, gli ultimi

tre anni li ha vissuti in solitudine in un letto, ammalato sorridente e docile, così come era sempre stato in passato.Quando mangi una pietanza per tanti anni perdi il gusto ed il sapore, ma quando non la mangi più, ti accorgi di quanto era buona.

Così, per il lungo periodo d’episcopato, chi scrive non si è mai addentrato nella spiritualità del vescovo, legata ad una fede forte-mente mariana ed a una carità viva.

Così come non ho mai capito la scelta di una vita così francescana per chi poteva permettersi una veste nuova e non rattoppatao un paio di scarpe anche semi-nuove ma non logore o una macchina di rappresentanza. Ma Mons. Carata non era legato a nientee nessuno in particolare: tutto e tutti servivano a dare lode a Dio. Credo dicesse tre rosari al giorno, in latino (!) e spesso, trovandomia condividere la preghiera con altri fedeli, mi addormentavo al “suono” delle litanie. Nei 25 anni di episcopato ha stretto mani a nonfinire, accolto tutti: ricchi, poveri, politici e semplici cittadini. Per tutti una parola buona, un aiuto. Quando possibile. E tanta

accoglienza, a volte male interpretata.L’ultima parte della sua vita, decise di condividerla con gli “ultimi” di don Pasquale Uva, a Bisceglie. Lo chiamavano

il vescovo dei matti e loro - i matti - ne andavano fieri. Continuò a ricevere e donare, ma le visite degli esterni, i sani (?),diventavano sempre più rare. A volte gli chiedevano se era felice di questo “esilio” e lui, sorridendo, ci indicava unadecina di disabili in attesa di una benedizione e diceva: “E lo chiamate esilio questo?”. Quando i primi segni della grave

malattia si fecero palesi, protestai perché notai che non era particolarmente pronto nel curarsi, quasi accettasse “passiva-mente” la malattia. Mi diede uno schiaffetto e mi disse:

“Vedi quello (un crocifisso)? Ha bisogno di operai alla suamesse”. “Ma, Eccellenza - risposi - se gli operai non sono sani,non possono lavorare”. Non mi rispose, allontanandosi. Ora hocapito: accettando la sofferenza, l’ha offerta per ciò che gli stavapiù a cuore, le vocazioni sacerdotali. Da ex-rettore di seminarionon poteva non pensare ai “suoi” seminaristi. È morto il 25 gen-naio, giorno della memoria della conversione di S. Paolo e saba-to (giorno mariano) così come lui stesso, qualche giorno prima,aveva richiesto in un brevissimo momento di lucidità.

Il vescovo della gente, degli ultimi, del sorriso e dei seminaristisi è ricongiunto a Giovanni XXIII, di cui era grande devoto, aMons. Bello e a Padre Pio e potrà contemplare il volto di Cristoche ha visto in ogni “figlio” su questa terra.

Padre Giuseppe, Vescovo,intercedi per tutte le vocazioni,specie quelle sacerdotali,perché, dal tuo esempio,tutti i chiamatipossano viverela fedeltà alla propria sceltae l’amore per Cristoche si fa accoglienzae dono per il prossimo.Amen.

I tuoi figli spirituali dalla Provincia di Milano

31 gennaio 2003S. Giovanni Bosco

“NESSUNO ACCENDE UNA LAMPADA PER POI METTERLA

SOTTO UN SECCHIO O SOTTO IL LETTO,MA PIUTTOSTO PER METTERLA IN VISTA

PERCHÉ CHI ENTRA IN CASA VEDA LA LUCE” (LUCA 8,16-17)

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Ha accolto tuttiLa lettera. 2

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Con

tiene I.R

.

marzo 2003Anno IX - LXXVIII

DELL’ARCIDIOCESI DI TRANI - BARLETTA - BISCEGLIE (Corato, Margherita di Savoia, San Ferdinando di Puglia, Trinitapoli)

Palazzo Arcivescovile, Via Beltrani, 9 ~ 70059 Trani ~ccp n. 22559702Spedizione in A.P. ~ Art. 2, comma 20/c, legge 662/96 ~Filiale di Bari

n.2

MENSILE DI ESPERIENZE STUDIO E INFORMAZIONE

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MENSILE DI ESPERIENZE STUDIO E INFORMAZIONE

marzo 2003n.2

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Carissimi,da più parti sento dire che viviamo un tempo di transi-zione. È vero, sono morte le utopie e le speranze del

passato e non sono nate ancora le alternative del XXIsecolo. Però questo periodo non può limitarsi ad es-sere solo un tempo di attesa passiva, di confusione o

disperazione. Come dice un detto popolare locale:“Vale più accendere una candela che maledire le tene-

bre”; questo tempo di transizione insomma deve essere un tem-po profondo e creativo per la formazione di persone e di co-munità che in un futuro prossimo possano essere soggetticreatori di spazi vitali che ci consentano di definire nuove al-ternative, speranze e utopie capaci di orientare la storia versouna società che sappia accogliere tutti e tutte. Per fare questo èimportante interrogarci dove passa oggi la speranza del popo-lo escluso e povero. Nel passato, infatti, la speranza era collo-cata nella politica, come potere capace di trasformare in ma-niera radicale il sistema.

Attualmente l’economia internazionale tende a determina-re tutto, lasciando poco spazio alle decisioni locali o naziona-li, con conseguente corruzione delle classi politiche dominan-ti e della politica in sé. Di fronte ad una simile realtà i vescovidel Brasile scrivono, in occasione della “campagna dellafraternità” di quest’anno: “Cresce nel popolo la convinzioneche le grandi decisioni stiano nelle mani di pochi privilegiati eche i politici non sono promotori efficaci del bene comune,ma strumenti passivi della volontà delle grandi imprese. Il cit-tadino si trasforma in puro spettatore. Il risultato più perversodi tutte queste cause della crisi sociale attuale è il fenomenodell’esclusione; ciò significa che l’attuale sistema economi-co-politico, che finora era criticato per lo sfruttamento dellamassa dei lavoratori, tende adesso a rifiutarli perché non ne-cessari e disinteressanti come consumatori di basso reddito.

Pasqua

Anzi, si arriva a vederli come pericolosi per la società e aconsiderarli come criminali in potenza, dopo averliemarginati”. Per ridare speranza al popolo è necessario checome Chiesa si realizzi un distanziamento positivo dal poterepolitico-economico: i settori oppressi ed esclusi dallaglobalizzazione economica devono incontrare in una Chiesache opta per la vita di tutti uno spazio significativo di parteci-pazione e di vita. Non siamo veri cristiani se rimaniamo intesta, se continuiamo ad essere i primi e ci limitiamo ad aiuta-re la coda, a sovvenzionare gli ultimi solo mettendo mani alportafogli senza cambiare il sistema in cui viviamo. Stare congli ultimi significa lasciarsi coinvolgere dalla loro vita, condi-videre la loro povertà e la nostra ricchezza, guardare le cosedalla loro parte, parlare il loro linguaggio. Significa aiutarli acrescere, rendendoli protagonisti del loro riscatto e nondestinatari delle nostre strutture assistenziali. Quante volte que-sta esperienza missionaria mi ha provocato e fatto capire chese vogliamo aiutare veramente tutti gli esclusi di questo siste-ma neoliberale che rende i ricchi sempre più ricchi e i poverisempre più miseri ed esclusi, dobbiamo anche noi essere una“Chiesa esclusa”, non accettata da questa società.

È quanto mi faceva capire uno dei tanti poveri di SantaHelena quando, aiutato da me per l’ennesima volta, obiettavaalla mia frase: “Ti com-prendo!”, dicendomi: “Padre, ma tucosa puoi capire della mia situazione. Fino a quando tu saraiben accetto da tutti, un potente, non puoi capire cosa passasulla mia pelle, i sentimenti che vivo. A volte mi sento peggiodi una busta di rifiuti, perché almeno per i rifiuti c’è un tratto-re che passa a raccoglierli, ma per me non c’è nessuno che siprenda veramente cura di me, che possa prendermi con lui(=com-prendere)”.

globalizzazione

Una lettera di Don Mario Pellegrino,parroco di Santa Helena in Brasile

della speranza

Don Mario Pellegrino, parroco di Santa Helena

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Sì, è vero, come Chiesa siamo diventati una Chiesa dellaripetitività della Parola, dove l’accento è posto sulla ripetizio-ne delle cose che diciamo (a volte senza crederci pienamen-te...) e non sulla Parola che salva. Quante volte abbiamo detto,ad iniziare da me, che bisogna aiutare gli esclusi, aver curadegli altri, ma poi ci creamo una corazza di pietra che avvolgenon solo il nostro cuore, ma anche tutto il nostro corpo (perfi-no gli occhi per non vedere, le orecchie per non sentire...) ecosì tutto ci sembra “normale”: le sofferenze, le ingiustizie, leoppressioni... è quasi lo scotto “normale” che dobbiamo paga-re per il “progresso” (?); poco importa poi se sono sempre glialtri a dover pagare questo caro prezzo. Qualcuno potrebbeobiettarmi: “Ma io aiuto i poveri, partecipo alla Caritas par-rocchiale...”. Sì è vero, attenzione però a non cadere nella ten-tazione di “giocare” a fare gli ultimi, come se fossimo degli“attori” o dei “mestieranti”, per cui, una volta finito “l’orariodi lavoro”, si torna a essere ... normali, la Chiesa normale, disempre, magari in prima fila: ci si fa ultimi non per smania dievidenza o per stare sulla cresta dell’onda, ma per rispondere

alla nostra vocazione. “Con gli ultimi econ gli emarginati, potremo tutti recupe-rare un genere diverso di vita. Demolire-mo, anzitutto, gli idoli che ci siamo co-struiti: denaro, potere, consumo, spreco...Riscopriremo poi i valori del bene comu-ne... Ritroveremo fiducia nel progettareinsieme il domani... e avremo la forza diaffrontare i sacrifici necessari, con unnuovo gusto di vivere”, è scritto nel do-cumento “Chiesa italiana e prospettive delpaese”.

Spesso mi dico che per non lasciarmiprovocare ho reso Gesù Cristo una speciedi eroe, dimenticando che Egli rinunciò atutti i suoi privilegi (divini) e si fece uomocome noi, creatura umana; abbracciò lacroce di tutte le ingiustizie della storia,morì, discese agli inferi e resuscitò.

Anche noi siamo chiamati, se voglia-mo veramente vivere la nostra Pasqua, adabbracciare le croci delle ingiustizie dioggi (e quante se ne incontrano anche inItalia), morire a tutti i nostri privilegi e

tornaconti (anche economici), discendere negli inferi degliesclusi (fino a sentire la puzza della loro pelle, della loro vita),e resuscitare come Chiesa degli esclusi. Siamo chiamati adessere il “resto” che la società dei consumi oggi fa morire ecentrare tutta la nostra vita, proprio come il “resto di Israe-le”, intorno alla fede nel Dio della vita, della condivisione,della giustizia, della pace, della solidarietà.

Proprio in questi giorni meditando sulla seconda lettera aiTessalonicesi (2,1-12), facevo una riflessione sull’attuale si-tuazione. E pensavo che l’idolatria del mercato è oggi quel“mistero di ingiustizia” presente nel mondo, quella forza del-l’errore che ci fa credere nelle bugie dei potenti e non nellaverità. Il testo parla che davanti a questo mistero della ingiu-stizia, esistono due possibilità: l’apostasia o la pratica dellaverità che sola può sconfiggere il mistero dell’ingiustizia.L’apostasia credo che possa essere oggi interpretata nell’ab-bandono totale all’idolatria del mercato, all’ideologianeoliberale.

L’altra possibilità è la pratica della verità: è possibile scon-figgere l’anticristo e resistere al mistero dell’ingiustizia. Chilo può sconfiggere sono oggi coloro che praticano la giustiziae la verità, quelli che difendono la vita, coloro che voglionocostruire una società dove siano “inclusi” tutti e tutte. Ciò chesconfigge l’anticristo o il mistero dell’ingiustizia è la resisten-za culturale, etica e spirituale al sistema idolatrico dellaglobalizzazione neoliberale, è la comunità cristiana che credenella globalizzazione della speranza, la Chiesa che resiste al-l’idolatria del mercato e crede nel Dio della vita.

Che questa Pasqua, allora, possa restituire a noi e a tutti lagioia di sperare, credere e lottare per un mondo più giusto:tutto questo dipende da NOI INSIEME.

Buona Risurrezione a tutti, vostro Mario

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La redazione di

“In Comunione”

formula ai

propri lettori

i più sentiti auguri

per una Santa Pasqua

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La luce abbagliante delle immense ricchezze accumulate da un Occidente pro-gredito tende a far chiudere gli occhi a molti di noi davanti alla grande tragedia chestanno vivendo i Paesi del Sud del mondo dove, alle soglie del terzo millennio, uomi-ni, donne e bambini muoiono perché non hanno acqua potabile per dissetarsi e a stentoriescono a procurarsi quel poco che basta per un pezzo di pane.

Quanti uomini dovranno soffrire e quante malattie ancora per interesse non si po-tranno curare, primache gli occhi dell’Oc-cidente si schiudano esi inizi ad abbandona-re le politiche fatte solodi parole.

Così, mentre negliStati Uniti continua laricerca di medicinaliche possano curare idanni procuratidall’obesità, nelNord-Est del Bra-sile migliaia dibambini sono co-stretti a lavorare, ab-bandonando la scuola,per guadagnare almenoun pasto al giorno. Sìper un piatto di riso ibambini brasiliani de-vono rinunciare allagioia di giocare e di im-

parare. Aumenta così il numero di coscienze ignoranti. Ciò fa molto comodo a tanti:tutti quei potenti in cravatta e doppio petto che non guardano lontano e, protetti dallalogica del tacito consenso di cui godono, sfruttano l’alto livello di paura di questiuomini che non hanno i mezzi per contrapporsi a realtà che appaiono troppo grandi perun semplice contadino di un paese come Sant’Helena.

Gente che vive in case di legno e fango, circondata da tanta indifferenza, che conun semplice sorriso ti riempie il cuore di gioia, credo ce ne sia molto poca nel nostroOccidente immerso in ostentate ricchezze e nel consumismo più spietato, dove gliuomini pensano esclusivamente alla borsa che scende e alla borsa che sale, mettendoda parte ogni rapporto con il prossimo e con se stesso, abbandonati al più profondomaterialismo, non possono essere più in grado di conoscere un sorriso di un bambinodi Sant’Helena che sa apprezzare, nonostante tutto, le poche gioie che la vita gli offre.

Per fortuna tra i moralismi ipocriti, ci sono uomini che abbandonano le ricchezzemateriali di un mondo che sembra aver dimenticato le vere gioie che una vita sempliceè in grado di offrire, per dirigersi verso queste grandi terre cercando di amare un fratel-lo lontano in cerca di un abbraccio.

Maria Giovanna CaputoLiceo Scientifico - Barletta

Una voce dal BrasileDon Rino Caporusso parla agli studenti

del “Liceo Scientifico” del dramma brasiliano

“…quelle diapositive rappre-sentano la vita dei poveri. C’eranobambini che avevano una pancia gon-fia, altri che dormivano sulle ama-che e tante altre persone che aveva-no una casa fatta di fango e legno.Infatti don Rino ci ha raccontato chein quei paesi quando piove le casecrollano e il fango attira le zanzarevelenose che ammazzano la gente dimalaria. Poi solo tre bambini, fra cuiio, abbiamo letto un testo che aveva-mo fatto in precedenza con la nostramaestra di religione, Francesca, e perpremio don Rino ci ha regalato unpalloncino con su scritto “Ragazzimissionari”. Io sono stata molto con-tenta di aver ricevuto quel pallonci-no, anche se non ha gran valore, maper me è importante”.

“…dopo aver risposto alle nostredomande ci ha salutati e ringraziatidell’attenzione, con la promessa daparte di tutti noi di aver cura di tuttociò che ci circonda, di quello che ab-biamo che è tanto, dei nostri fratellipiù bisognosi e di ringraziare i no-stri genitori per averci fatto nasceree di non privarci di niente”.

Noemi DibenedettoClasse Va B - R. Musti (Barletta)

rocchiale. Il valore di questa iniziativa èinestimabile, si potrà finalmente educarefin da bambini alla dignità e soprattutto sipotrà far conoscere loro diritti e doveri.Un insegnamento spesso volutamente di-menticato dalle scuole comuni, il cui sco-po è far vivere l’individuo nella stupiditàe nell’incoscienza. Ma il sogno di DonMario e Don Savino è quello di usufruiredella struttura anche come circolo ricrea-tivo, fornendo una valida alternativa alladroga per i giovani. Tuttavia come hocompreso chiaramente, questo lavoro nonè semplice. Come raccontava Don Mario,la delusione è dietro l’angolo in quanto ilmondo della televisione (ossia industria-le-consumistico), dispone di una forte at-trattiva rispetto all’etica del lavoro di NinoCiliento (il missionario laico responsabi-le del progetto agricolo). Da parte nostranon possiamo che pregare e dar fiduciaalla Volontà, alla Fede e alla Carità diquesti uomini.

Ruggiero Gorgoglione

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TRANI (PARROCCHIE NUM. 9; ABITANTI 53.732)Santa Maria del Pozzo ........................................................... e 2.750,000San Giuseppe ........................................................................ e 650,000Madonna di Fatima ................................................................ e 150,000San Francesco ....................................................................... e 260,000Santa Chiara ..........................................................................SS. Angeli Custodi ................................................................. e 360,000Spirito Santo .......................................................................... e 265,000Santa Maria delle Grazie ....................................................... e 150,000San Giovanni ......................................................................... e 100,000San Michele ........................................................................... e 70,000San Domenico ....................................................................... eCappella del cimitero ............................................................. e 55,000Chiesa del Carmine ............................................................... e 200,000Ospedale San Nicola Pellegrino ............................................ e 130,000Santa Maria de Dionisio ......................................................... e 55,000Santuario dell’Apparizione ..................................................... e 30,000Chiesa Cattedrale - Capitolo .................................................. eSant’Agostino ......................................................................... eFiglie della Carità S.Caterina ................................................. e 130,000Casa di riposo Villa Dragonetti ............................................... eScuola Materna “A. Dragonetti” ............................................. eSantuario di Colonna ............................................................. e 158,920

Suore Figlie Divino Zelo+Antoniano Femminile .......... e 150,000Suore Consolatrici ................................................... e 140,000

Suore Operaie Francescane del S. Cuore ........... eSuore Angeliche .................................................. eCentro di Spiritualità ASC .................................... eSuore di Colonna ................................................. e

Clarisse Monastero San Giovanni .......................... e 15,000Comunità Maria ......................................................... e

Istituto San Paolo ........................................................... eCasa Penale femminile .......................................................... eIstituto San Giuseppe ............................................................. eSac. Nicola Caruso ................................................................ eAdoratrici Sangue di Cristo .................................................... eDon Giovanni Masciullo ......................................................... e

BARLETTA (PARROCCHIE NUM. 21; ABITANTI 91.904)Sacra Famiglia ....................................................................... e 400,000San Sepolcro ......................................................................... e 500,000San Benedetto ....................................................................... e 258,228Sant’Agostino ......................................................................... e 259,000San Giacomo Maggiore ......................................................... eSS. Crocifisso ........................................................................ e 300,000Santa Lucia ............................................................................ eBuon Pastore ......................................................................... e 500,000Santuario dello Sterpeto ........................................................ e 500,000Cuore Immacolato di Maria .................................................... e 330,000San Filippo Neri ..................................................................... e 100,000Sant’Andrea ........................................................................... e 1.000,000Santa Maria degli Angeli ........................................................ e 215,000Immacolata ............................................................................ e 160,000Spirito Santo .......................................................................... e 100,000San Nicola .............................................................................. eSanta Maria della Vittoria ....................................................... eSan Paolo Apostolo ................................................................ eSS. Trinità .............................................................................. eSan Giovanni Apostolo ........................................................... eSan Ruggiero - Canne ........................................................... eSan Domenico ....................................................................... eChiesa di Nazareth ................................................................ eCattedrale “Santa Maria Maggiore” ........................................ eSanta Teresa del Bambin Gesù ............................................. eMonastero San Ruggiero ....................................................... e 400,000

Suore Ospedaletto ................................................................. eDon Antonio Gissi .................................................................. e 41,317Suore Salesiane SS. Cuori .................................................... e 258,228

BISCEGLIE (PARROCCHIE NUM. 12; ABITANTI 50.937)San Domenico ....................................................................... e 258,000San Silvestro .......................................................................... e 300,000Sant’Agostino ......................................................................... e 135,000S. Maria di Costantinopoli ...................................................... e 525,000Santa Caterina ....................................................................... e 206,000Abazia S. Adoeno .................................................................. e 100,000Parr. Santi Matteo e Nicolò .................................................... e 250,000San Pietro .............................................................................. e 500,000S. Maria della Misericordia ..................................................... e 1.032,000Maria Madonna di Passavia ................................................... e 350,000S. Andrea ............................................................................... e 60,000San Lorenzo ........................................................................... e 720,000Concattedrale ......................................................................... e 200,000Basilica San Giuseppe ........................................................... eSuore Villa Giulia ................................................................... eCasa della Missione ............................................................... e 155,000Seminario diocesano ............................................................. eDon Carlo Valente .................................................................. e 250,000Ospedale Civile ...................................................................... e 40,000Monastero San Luigi .............................................................. e 100,000Suore di S. Vincenzo ............................................................. e 275,000Monastero Santa Chiara ........................................................ eSuore Casa S. Luisa .............................................................. eMons. D’Ambrosio .................................................................. e 500,000

CORATO (PARROCCHIE NUM. 8; ABITANTI 45.214)Santa Maria Greca ................................................................. e 495,000Maria SS. Incoronata ............................................................. e 300,000Sacro Cuore ........................................................................... e 100,000San Giuseppe ........................................................................ e 50,000San Gerardo Majella .............................................................. eSan Francesco ....................................................................... e 255,000Sacra Famiglia ....................................................................... eSan Domenico ....................................................................... e 50,000Santuario Opera Madonna delle Grazie-Oasi ........................ e 510,000Chiesa dei Cappuccini ........................................................... e 200,000Chiesa Matrice ....................................................................... e 100,000San Benedetto ....................................................................... eDon Antonio Piano ................................................................. eOspedale Civile ...................................................................... eChiesa S. Michele .................................................................. eSuore Figlie Divino Zelo ......................................................... e 35,000Don Giuseppe Mintrone ......................................................... e 26,000

MARGHERITA DI SAVOIA (PARROCCHIE NUM. 3; ABITANTI 12.849)Maria SS. Addolorata .............................................................Maria SS. Ausiliatrice ............................................................. e 100,000SS. Salvatore ......................................................................... ePia Casa San Giuseppe ......................................................... e

S. FERDINANDO DI PUGLIA (PARROCCHIE NUM. 3; ABITANTI 14.351)San Ferdinando Re ................................................................ e 300,000Santa Maria del Rosario ........................................................ eSacro Cuore ........................................................................... eSan Giuseppe ........................................................................ eScuola Materna “Riontino” Suore Missionarie ....................... e

TRINITAPOLI (PARROCCHIE NUM. 4; ABITANTI 14.447)Cristo Lavoratore ................................................................... e 200,000Beata Vergine di Loreto ......................................................... e 555,000Immacolata ............................................................................ eSanto Stefano ........................................................................ e 232,410SS. Trinità e Sant’Anna .......................................................... eSan Giuseppe ........................................................................ eVillaggio del Fanciullo ............................................................ e 103,290Istituto Sant’Antonio ............................................................... eFiglie della carità ....................................................................

TOTALE ................................................................................. e 20.708,393

Prospetto delle offerte raccoltein occasione della giornata

Santa Helena 2002

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VII

LA FOTO RITRAE UN

MOMENTO DEI LA-VORI DEL CONVE-GNO SU SANTA

HELENA ALL’INTER-NO DEL PROGETTO

SULLA PARROCCHIA

BRASILIANA REALIZ-ZATA DAL 7° CIRCO-LO DIDATTICO DI

BARLETTA

Foto evento

Ma quale tipo di annuncio perché siacredibile nell’Africa di oggi?

Da un esame dei numerosi documenti ec-clesiali di questi ultimi anni riguardanti la Chie-sa in Africa, sembra di poter individuare alcu-ne linee di forza, cioè le priorità perché l’azio-ne pastorale della Chiesa possa essere effi-cace e fruttuosa: l’inculturazione del Vangelo,la famiglia, i mezzi di comunicazione sociale,l’ecumenismo, la giustizia e la pace.

INCULTURAZIONE: il documento post-si-nodale, parlando dell’urgenza e della necessi-tà dell’inculturazione del Vangelo, afferma cheessa “comprende una duplice dimensione: dauna parte, l’intima trasformazione degli auten-tici valori culturali mediante l’integrazione nelcristianesimo e, dall’altra, il radicamento nelcristianesimo delle varie culture”.

“L’inculturazione è tutto ciò che confermala presenza di Cristo nelle vostre culture afri-cane, e quindi nelle vostre lingue, nella vostraletteratura, nei vostri canti e nelle vostre dan-ze, nel modo di celebrare l’Eucaristia e anchedi vivere la vostra vita quotidiana” (GiovanniPaolo II, Discorso all’aeroporto di Yaoundè15.09.1995).

Tuttavia la vera inculturazione richiede stu-dio, approfondimento teologico, sperimentazio-

LE VIE DEL SIGNOREIN AFRICA

ne, per evitare che sia superficiale e assumaforme solamente esterne che a lungo andaredanneggerebbero il messaggio cristiano, più chegiovargli. Il termine inculturazione è relativamenterecente, ma la realtà che nasconde risale ai Pa-dri della Chiesa, che parlavano di semi del ver-bo nascosti nelle culture non cristiane, e addirit-tura agli Atti degli Apostoli, al cosiddetto Conciliodi Gerusalemme di cui parla il capitolo 15 degliAtti, quando la Chiesa delle origini si trova a fareuna prima scelta fondamentale: distinguere quel-lo che appartiene all’essenza della fede, e chequindi deve essere accettato da tutti coloro cheabbracciano la fede cristiana, da ciò che è il ri-vestimento, cioè il modo esterno di vivere la fedesecondo il proprio mondo culturale, e che quindipuò essere diverso da popolo a popolo. La di-versità di espressione dell’unica fede arricchiscela fede.

LA FAMIGLIA: il futuro del mondo passaattraverso la famiglia; la famiglia rappresentail pilastro su cui è costruito l’edificio della so-cietà. Ecco perché il Sinodo considera l’evan-gelizzazione della famiglia come una delle prio-rità maggiori, se si vuole che essa assuma, asua volta, il ruolo di soggetto attivo nella pro-spettiva dell’evangelizzazione delle famigliemediante le famiglie.

Tutto ciò non è facile visto che anche lasocietà africana, e quindi la famiglia, sta su-bendo profonde trasformazioni, non semprepositive, soprattutto a contatto con le idee cheprovengono dall’Occidente attraverso i mezzidi comunicazione sociale.

E così si sperimentano i fenomeni di sra-dicamento familiare, di urbanizzazione, di di-soccupazione, come pure le molteplici sedu-zioni materialistiche e quella sorta di traumaintellettuale che provoca la valanga di idee in-sufficientemente vagliate, diffuse dai media.

Sull’importanza della famiglia nel contestoafricano si era già soffermato a lungo Paolo VIin un importante documento “l’Africae Terra-rum” del 29 settembre 1967. Vi si legge:“Elemento proprio della tradizione africa-na è la famiglia, provato dal legame congli antenati e che trova espressione in tan-te e così diffuse manifestazioni di culto.Per gli africani la famiglia viene così ad esse-re l’ambiente naturale nel quale l’uomo nascee agisce, trova la necessaria protezione e si-curezza, ed ha infine la sua continuità oltre lavita terrena per mezzo dell’unione con gli an-tenati”.

Anche Giovanni Paolo II è tornato su que-sto tema: “L’Africa è il continente della fami-glia e il futuro della missione evangelizzatricedella Chiesa passa attraverso la famiglia[…].La famiglia è fondamentale in Africa! La socie-tà africana è profondamente radicata nella fa-miglia! Si tratta di un tesoro che deve essereconservato e mai sottovalutato, perché ogniindebolimento della famiglia è fonte di com-plessi problemi”.

Si potrà forse obiettare che quella del Papasia una visione romantica della famiglia afri-cana che ormai va scomparendo sotto le pres-sioni della civiltà moderna. Ma questo non ciesime dall’obbligo di sottolinearne l’importan-za nella pastorale e di escogitare tutti i mezziperché questo autentico valore non si disper-da. Per questo è necessario pregare e, comeha ribadito il Papa, bisogna studiare e appro-fondire il contesto tradizionale, sociale e teo-logico in vista di una pastorale efficace e con-creta.

a cura di Antonio Negro

“Per le chiese particolari dell’Afri-ca, perché dinanzi alle difficili si-tuazioni del momento presente av-vertano l’urgenza di annunciarecon coerenza e coraggio il Vange-lo”

(intenzione mensile Missionariadell’Apostolato della preghiera)

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Come un pellegrinaggio tra Popoli e Chiese

“Lévati i calzari, perché qui è terra di Dio”- Testimonianze Missionarie…- Animazione!!! (al campo, in spiaggia, per strada, in chiesa…).

Agosto

1. S. Helena - Brasile (1-30; per tutti)

2. Studio dell’inglese… con stile missionario a Dublino (4- 24)Molti giovani, d’estate, sono soliti andare in un Paese straniero per

studiare o approfondire l’inglese. Perché non aggiungere a questo deglispazi per confrontarsi con altri giovani e con dei missionari sulla “mis-sione”? Si studia seriamente inglese dal lunedì al venerdì (mattina)presso il rinomato THE INTERNATIONAL STUDY CENTRE, 67HARCOURT STREET, DUBLIN 2, IRLAND, mentre si divide il restodel tempo tra compiti, vita comunitaria, alcuni momenti di spiritualità eformazione missionaria (in inglese!), con libertà di movimento nellacittà (là, si acquista la tessera dei trasporti).

Zambia (5- 22 agosto)L’esperienza è suddivisa in tre fasi:

• primi 3 giorni: il gruppo è tutto insieme e fa formazione, incontrandopersone del posto che faranno loro una panoramica dal punto divista sociale, culturale, religioso.

• 13 giorni centrali a gruppi piccoli, nelle varie missioni dei villaggi, per“vivere la missione”.

• Ultimi giorni: si torna tutti insieme per condivivere l’esperienza vis-suta. Visita ad alcuni luoghi caratteristici.

Campo internazionale missionario in Venezuela (10 agosto-2settembre)

“Joven Mission” è il nome del Movimento Giovanile Missionariodelle Pontificie Opere Missionarie in Venezuela. Questi giovani vulcaniorganizzano ogni estate un campo di animazione nelle periferia diCaracas. Tratto distintivo: l’annuncio (catechesi ai bambini).

SettembreS. Helena - Brasile…per allargare i propri orizzonti e aprirsi al mondo;…per tornare a casa molto più motivati ed entusiasti, molto più

consapevoli;…per iniziare o continuare il proprio impegno, con un punto di vista

diverso da cui guardare alla propria vita e…;…chissà, magari per progettare partenze più lunghe!

L’allargamento dello sguardo verso un orizzonte planetario,compiuto riaprendo il libro delle missioni, aiuterà le nostre comunità anon rinchiudersi nel “qui e ora” della loro situazione e consentirà loro diattingere risorse di speranza e intuizioni apostoliche nuove, guardan-do a realtà spesso più povere materialmente, ma niente affatto tali alivello spirituale e pastorale”. (Comunicare il Vangelo in un mondo checambia, n° 46)

Programmi estiviL’Ufficio Missionario Diocesano e la Pontificia Unione Missionaria

offrono ai giovani seminaristi, a sacerdoti, religiosi e religiose, e perso-ne di buona volontà di visitare altre chiese che minoranze religiosevivono in culture differenti.

Questa iniziativa si inscrive nella nostra formazione alla missioneuniversale della Chiesa, presente in mezzo ai popoli per innestarvi la

cultura del Vangelo.

Luglio

1.S. Helena - Brasile (1-30; per tutti)L’Ufficio Missionario Diocesano propone esperienze di mis-

sione! Quattro settimane non sono molte, ma si può iniziare adaccostarsi alla realtà della missione, ed entrare in dialogo con la

gente, con la cultura di un paese diverso, con i nostri missionari...

2. Paranà - Brasile (1-28; per i giovani)L’esperienza si svolgerà tra gli Indios Guaranti, Caingangue e Xetàs,

con residenza di base a Guarapuava: Centro Culturale Indigeno.

3. Sud Africa (1-28; per seminaristi)La regione di permanenza è Kwazulu-Natal. I seminaristi potran-

no venire a contatto con gli Zulù residenti nelle “locations”, nelle“homelands” e nella loro terra di origine.

4. Turchia (7-22; sacerdoti, religiosi e religiose)L’esperienza vuole essere una rilettura sul posto della metodologia

di evangelizzazione degli Apostoli con le loro comunità cristiane e avràcarattere biblico-spirituale-missionario. Il viaggio è previsto tra il 7 e il22 di luglio.

5. Campo scuola nazionale di Formazione MissionariaLORETO (28 Luglio-3 Agosto; 17-30 anni)È un campo da formazione, da vivere “con stile… quello… della

condivisione, dell’accoglienza, della sobrietà, del servizio reciproco,dell’entusiasmo… della scoperta… (nel rispetto degli orari e della vitacomunitaria).

Cosa vi aspetta?- Momenti di riflessione personale e di assemblea. Ascolto e confron-

to. Laboratori e lavori di gruppo…- Preghiera comunitaria, celebrazione dell’Eucarestia, giornata di

Deserto…

Don Rino Caporussoc/o Parrocchia SS. Crocifisso - tel.0883/333382

Per informazioni rivolgersiUfficio Missionario Diocesano - Via Beltrani 9

Tel. 0883/494230 - 70059 Trani

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IX

La chiesa che annuncia e testimonia il Cristo crocifisso e risor-to è chiamata a seguirlo per la stessa strada che Lui ha percorso, aconfessarlo perché “un discepolo non è più grande del suo maestro eun servo non è più importante del suo padrone” (Mt. 10,24-25). Cosìgli apostoli, prima vengono accusati e processati, e poi perseguitati.Ma pieni di Spirito Santo, si comportano evangelicamente, e con co-raggio testimoniano a tutti la gioia del risorto.

Persecuzione e missione: un binomio che accompagna il cammino ela crescita della primitiva comunità cristiana. È la missione di Colui che ilgiorno di Pentecoste aveva inviato lo Spirito Santo e da allora in poi nonaveva cessato di manifestare con prodigi e segni la propria presenza eassistenza. Un binomio che accompagna anche la chiesa di oggi. Infattila predicazione di Cristo morto e risorto per il bene dell’umanità - che èl’affermazione della solidarietà definitiva di Dio con i poveri - disturba tuttiquelli che desiderano che i poveri e gli oppressi restino tali.

Molti dei missionari martiri, uccisi in questo anno e in questi ultimianni, sono stati uccisi perché, come Gesù, hanno dato la vita per glialtri. La causa del loro martirio è veramente il rifiuto da parte di moltipotenti di un Dio che vuole la salvezza di tutti, che ama ogni persona,in particolare i più poveri e i bisognosi, che vuole un regno di giustizia,di solidarietà, di amore e di pace! Sono assomigliati a Gesù nella vita enella morte, “odiati a causa del mio nome” (Mt.10,12).

La predicazione del Cristo morto e risorto diventa così annuncio diuna città diversa, della nuova Gerusalemme, di un regno di Dio chetrova nella comunità cristiana, la Chiesa, una prima se non definitivarealizzazione. Il martirio pertanto appare necessario alla Chiesa, comeafferma Tertulliano quando scrive che “il sangue dei martiri è seme dinuovi cristiani”.

Il libro degli Atti degli Apostoli ci fa vedere il legame strettissimo trala persecuzione, il martirio e la crescita della comunità cristiana. Mal-grado le persecuzioni, anzi, potremmo dire proprio grazie alla perse-cuzione, il compito che Gesù ha affidato agli apostoli viene portatoavanti e le promesse del Risorto giungono a compimento. Ritorna qua-si come un ritornello: “molti di quelli che avevano udito il discorso cre-dettero…” (Atti 4,4).

La giovane Chiesa cresce e tocca con mano la presenza forte evivificante dello Spirito che la guida e assiste. La persecuzione, comevediamo anche dal martirio di Stefano (Atti 7,55-60), ha un effetto stra-volgente nell’animo e nella vita dei discepoli.

Invece della paura e dello smarrimento, essi riprendono vigore ecoraggio.

Possiamo ben affermare che nell’animo stesso di Paolo, pre-sente al martirio di Stefano (Atti 8,1), si è accesa una scintilla chein seguito, grazie all’azione del Risorto, lo ha fatto bruciare d’amoreper Cristo e per la Chiesa.

Dalla morte nasce la vita

Nell’imminenza della sua passione Gesù ha detto: “Se il chicco digrano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produ-ce molto frutto” (Gv. 12,25) e S. Paolo scriveva: “Mi vanterò ben volen-tieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo.Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessi-tà, nelle persecuzioni, nelle angosce, sofferte per Cristo: quando sonodebole, è allora che sono forte” (2Cor. 12,9-10).

Lo Spirito guida la Chiesa orientandola alla vittoria finale attraver-so l’esteriore e apparente debolezza. Proprio dalla persecuzione dovegli Apostoli e i credenti vengono dispersi, la Chiesa si diffonde e sisviluppa per il mondo intero.

Giunge infatti a noi una luce dalla persecuzione, ed è la certezzache lo Spirito non abbandona mai la comunità cristiana, rendendolavittoriosa e indistruttibile, perché la Chiesa completa ciò che mancaalla passione di Cristo (cfr. Col. 1,24).

In tal modo essa sperimenta, sulle tombe di coloro che diedero ilproprio sangue in testimonianza, gli splendori della Resurrezione.

Anche ai giorni nostri, nell’edificazione della Chiesa comunione,un ruolo importante lo hanno tutti i missionari, in particolare coloro chehanno dato la vita per il Vangelo.

Figli della Chiesa, essi sono chiamati ad essere anche servitoridella Chiesa.

Hanno vissuto di Lei e per Lei, pronti a dare la vita! Non hannobadato a sacrifici, a rinunce pur di servire la comunità ecclesiale. Con

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I MISSIONARIMARTIRIUN DONOPER LA CHIESA

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S. Teresa di Gesù Bambino hanno gridato:“Nel cuore della Chiesa, mia madre, io saròl’amore, perché Gesù non ha bisogno affattodelle nostre opere, ma soltanto del nostroamore”. Quanti cristiani, guardando a loro, allaloro forza e fedeltà durante la persecuzione,si sono mantenuti fedeli alla fede nel Dio dellavita e alla sequela di Gesù; hanno perso lapaura, hanno fortificato la fede, convinti chela forza e la ricchezza di uno diventano donoe ricchezza per tutti. Qui sta il grande misterodella comunione! In Gesù Cristo, attraversola forza dello Spirito Santo, tutti possiamo par-tecipare del medesimo dono!

Non è la forza del branco, della massa,ma è il dono dello Spirito che rende forti edarricchisce tutti.

“A ciascuno è data una manifestazioneparticolare dello Spirito per l’utilità comune” (1Cor. 12,7).

a cura dell’Ufficio Missionario Diocesano

1. Desideriamo che attraverso questa giornata, tutte le comunità parrocchiali e le co-munità religiose entrino in comunione spirituale con i missionari e le missionariesparsi in ogni angolo della terra, attraverso la preghiera, il digiuno e la solidarietàfraterna. È opportuno inserire questa giornata nel cammino quaresimale, valoriz-zando alcuni giorni della settimana, e precisamente:- giovedì 20 marzo: adorazione Eucaristica per i missionari e preghiera per le

vocazioni missionarie. Chiediamo al Padre il dono di tanti giovani disposti aseguire Gesù sulla via della consacrazione per la missione.

- venerdì 21 marzo:• VIA CRUCIS. Nel sussidio viene indicato uno schema di Via Crucis.

- lunedì 24 marzo: Giornata dei missionari martiri. Veglia in ogni città dellaDiocesi.*

Invitiamo tutti a una giornata di digiuno, per unirci strettamente ai missionari e aipoveri del mondo e perché la nostra preghiera sia più accetta a Dio. Un digiuno chediventi anche testimonianza. Ecco perché è da proporre a tutta la comunità, comegesto visibile. Digiuno e preghiera! Con il digiuno noi purifichiamo il nostro cuore e ciapriamo alla condivisione con chi soffre.2. Tutte le persone ammalate e sofferenti sono invitate ad unire ed offrire la loro

sofferenza in memoria dei missionari martiri, per la diffusione del Vangelo, crean-do così un flusso di forza spirituale che sostiene i missionari nell’opera dievangelizzazione e per chiedere al Signore il dono di nuove vocazioni missionariealla Chiesa.

3. Proponiamo a tutti, sia personalmente che in gruppo, durante questi giorni, di visi-tare un luogo di sofferenza (ospedali, case di riposo, ammalati soli in casa, carce-re…) per condividere con chi soffre la stessa vita di Cristo e per ricordarci che laforza propulsiva dell’annuncio viene proprio dalla sofferenza e dal sacrificio dimolte persone.

4. Un gesto di solidarietà può diventare anche il donare il sangue. Molte realtà egruppi, in primo luogo l’AVIS, da anni stanno cercando una rete di solidarietà perrisollevare uno dei gravi problemi della nostra società.

5. Per rendere visibile la Giornata di memoria dei missionari martiri, nel giorno dilunedì 24 marzo proponiamo che siano esposti alcuni segni di richiamo.

- si potrebbe invitare le famiglie a porre sul davanzale di casa un cero rosso acceso,segno del martirio e… perché no, invitare a pranzo un extracomunitario o un pove-ro, segno vivente dello stile di vita nuovo che il Vangelo porta nella comunità;

- in Chiesa parrocchiale o nelle cappelle degli istituti religiosi:• si può porre un segno: un drappo rosso posto sulla croce e un ramo d’ulivo con

appesi i nomi dei missionari uccisi nel 2002; i frutti dell’amore, della misericor-dia, della riconciliazione e della pace.

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Veglia di preghieraper i martiri missionari

*Trani, presso la Parrocchia Madonna del Pozzo: presiede l’Arcivescovo Pichierri, ore20.30Barletta, Santuario Immacolata (Monaci): presiede il parroco padre Michele Cilli, ore 20.30Bisceglie, Parrocchia S. Caterina: presiede il parroco don Michele Barbaro, ore 20.30Corato, Parrocchia S. Cuore: presiede il parroco don Giuseppe Tarricone, ore 20.30Margherita di Savoia, Parrocchia Ausiliatrice: presiede il parroco don Mauro Sarni, ore20.30Trinitapoli, Parrocchia S. Stefano: presiede il parroco don Stefano Sarcina, ore 20.30S. Ferdinando di Puglia, Parrocchia S. Ferdinando Re: presiede il parroco don DomenicoMarrone, ore 20.30

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XI

Abbattista sig.na Franca (Molfetta) -

Addario Chieco Sig. Paolo (Corato) -

Attivissimo sig. Gaetano (Trani) -

Boragine sig. Vincenzo (Terlizzi) -

Calò sig. Domenico (Barletta) - Car-

rera sig. Domenico (Trani) - Calabre-

se sig. Domizio (Barletta) - Confra-

ternita S. Giuseppe (Trani) - Calò sig.

Paolo (Trani) - Corrieri sig. France-

sco (Bisceglie) - Cosentino rag. Mi-

chele (Manfredonia) - Dibenedetto p.

Antonio (Pescara) - Di Buduo mons.

Giuseppe (Bisceglie) - Di Cugno

prof.ssa Rosa (Trani) - Di Gioia sig.

Carlo (Bisceglie) - Di Lernia sigg.

Paolo e Franca (Trani) - Dimonte

mons. Luigi (Barletta) - D’Ingeo sig.

Antonio (Corato) - Doronzo mons.

Leonardo (Barletta) - FPDS-Fidas sez.

Trani (Trani) - Giannetto prof. Anto-

nino (Trani) - Istituto S. Teresa del

Bambin Gesù (Barletta) - Istituto S.

Vincenzo (Bisceglie) - Leandro sig.ra

Anna Maria (Trani) - Mangione sig.

Luigi (Corato) - Mazzilli sig.ra Ma-

ria - Mininni sac. Luigi (Bari) - Mi-

suriello sig.ra Giovanna (Barletta) -

Monastero San Ruggiero (Barletta) -

Musciolà prof.ssa Franca (Trinitapo-

li) - Palmieri sig. Danila (Corato) - Pia

Associazione Luisa Piccarreta (Cora-

to) - Parrocchia S. Maria Greca (Co-

rato) - Sasso sig.ra Lucia (Lugo) -

Seccia dott. Stefano (Barletta) - Stel-

la suor Lina Rosaria (Fuscaldo) - Suo-

re Salesiane dei Sacri Cuori (Trani) -

Suore Serve dei Poveri (Margherita di

Savoia) - Suore Stimmatine (Barlet-

ta) - Superiora Casa della Missione

(Bisceglie)

IL NOSTRO GRAZIE …PER IL PREZIOSOSOSTEGNO A“IN COMUNIONE”

Pace emartirioIn un momento delicato come il nostro ri-

cordiamo i martiri missionari il prossimo 24 mar-zo celebrando l’XI Giornata di preghiera e digiu-no per i martiri missionari dal tema “Hanno ver-sato il sangue per la Chiesa”.

È d’obbligo fermarci e considerare il martirio,caratteristica che accompagna la Chiesa di tutti itempi, in relazione alla pace. Siamo in tempi criticiper la pace, l’ombra di un conflitto accompagna lanostra vita quotidiana, le notizie si susseguono inmodo vertiginoso (una notizia di qualche ora prece-dente è già “vecchia”).

“Persecuzione e missione: un binomio che accom-pagna il cammino e la crescita della primitiva comunitàcristiana.[…] Infatti la predicazione di Cristo morto e ri-sorto per il bene dell’umanità […] disturba tutti quelli che desiderano che i poveri e glioppressi restino tali”, scrive l’Assistente del M.G.M., don Giuseppe Pellegrini.

I martiri missionari sono coloro che sono morti per aver tentato di portare un po’di pace e umanità alle popolazioni presso cui si sono recati. Sono stati uomini dipace, essendo uomini del Vangelo, che, come Gesù Cristo, hanno colto la miseria,fisica, culturale e spirituale, e si sono prodigati per risollevare queste donne e uominida una situazione poco umana. Uomini di pace in territori di ingiustizia e guerra. Ricor-diamo il nostro conterraneo, P. Raffaele Di Bari, che ha versato il sangue per la Chiesalocale dell’Africa, che è stato “fatto fuori”, perché scomodo, in quanto predicava la pace,operava per il progresso della porzione di popolo di Dio affidatagli.

Missione e persecuzione. Aggiungerei tra questi due termini: “pace”. Una missione,un Vangelo che non porti la pace, non è tale. E la pace ad alcuni uomini è scomoda.

Occorre cercare la pace a tutti i costi, come hanno fatto i missionari martiri, trova-re accordi, perché così si eviteranno sicuramente spargimenti di sangue. “L’amore èun miracolo, è un dono che trascende le stesse vite. Nulla vale più della vita, la vita diqualsiasi creatura”, ha scritto David Maria Turoldo.

Il Vangelo è l’annuncio della vita, della salvezza, della gioia; è contro la violenza,la morte.

Chi ama Gesù Cristo ama ogni donna e uomo di questa terra, perché Egli è mortoper salvare la vita degli esseri umani. Ci ha dato l’esempio!

In collaborazione con l’ufficio scuola e il progetto della diocesi “Dalla scuola peril mondo: ogni uomo è mio fratello” che vede coinvolte diverse istituzioni scolasti-che, si marcerà il giorno 23 marzo 2003 a Barletta per le vie cittadine secondo ilseguente itinerario:• Partenza alle ore 19.30 da viale Giannone (nei pressi della stazione ferroviaria

FF.SS.).• Percorso: via Baccarini, piazza Aldo Moro, via Consalvo da Cordova, corso Vitto-

rio Emanuele, corso Garibaldi, via Duomo.Il corteo terminerà presso la Cattedrale alle ore 21.00 circa.Seguirà un momento conclusivo di riflessione e canti nella piazzetta retrostante il

campanile della CattedraleAlla marcia sono invitati i Dirigenti, tutti i Docenti, gli alunni e le famiglie.

Ruggiero Rutigliano

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XII

Uno dei problemi che assilla l’umanità è l’assurditàdel fondamentalismo. Politico, religioso, culturale che sia, oggiincombe su di noi il dilemma: come convivere con i fonda-mentalisti?

Questa è una domanda pedagogica e allo stesso tempopolitica. Come dicono i filosofi, non c’è niente da ridere eniente da piangere. Ma dobbiamo cer-care di capire.

Tutti i fondamentalismi, hanno qual-cosa in comune. Si tratta sempre di unsistema chiuso, fatto di chiari e oscuri,nemico di ogni differenza e ceco in fac-cia ad ogni logica dell’arcobaleno. Nel

fondamentalismo ogni verità si in-contra indissolubilmente conca-tenata all’altra. Questionatauna tutto l’edificio crolla. Da

questo nasce l’intolleranza euna logica lineare. Da questo na-

sce la sua forza attrattiva verso per-sone con uno spirito assetato di orienta-zioni chiare, con contorni precisi.

Il fondamentalista militante vede lamorte come la massima realizzazione dise stesso, perché trasporta il martire nelseno stesso di Dio, in quanto la vita è vis-suta come il compimento di una missionedivina: convertirsi o sterminare gli infe-deli. Il gruppo è il nido accogliente, chegli dà identità, il porto sicuro della piena sicurezza, dove trovaconferma delle sue certezze. Come affrontare i fondamentali-sti? Questi sono praticamente inaccessibili a qualsiasi argomen-tazione razionale. Segreto: mai rinunciare al dialogo.

Tutti i punti di vista sono la vista di un punto, questo èimportante capire.

Nessuno ha una verità in mano, nessuno può dire con cer-tezza ciò che è il bene e ciò che è il male. Ricordiamoci dellaparabola del grano e della zizzania, nessuno è in grado di se-parare il grano da quest’ultima. Dunque il segreto è dialoga-re, fino al limite della spossatezza, negoziare fino al limitedella ragionevolezza. Nel dialogo si devono enfatizzare più ipunti in comune che i punti discordanti.

Viviamo dei momenti in cui ci troviamo in un incrocionella storia delle umanità.

Tutti i punti di vistasono la vista di un punto

O creamo relazioni multipolari di potere, uguaglianti einclusive, con forti investimenti nella qualità totale del vivereaffinché tutti possano mangiare, avere un’abitazione degna,accesso alla cultura con la quale si può comunicare con i pro-pri simili, preservando l’integrità e la bellezza della natura, oandremo incontro al peggio, chissà allo stesso destino dei di-

nosauri. Armi per questo non mancano e nè tanto meno lastupidità per farlo.

Si fa urgente bisogno di più sapienza e non di potere, dipiù spiritualità e non di accumulo di beni materiali.

Gli uomini non sono gli abitanti di una valle di lacrime,ma di una comunità di esseri che guarda tutta insieme versoun punto, con sfaccettature differenti, con modi e mezzi di-versi, con più o meno vantaggi uno d’altro, ma con un’unicacertezza: nessuno ha da solo la vista totale di quel punto. Solounendo i punti insieme potremmo avere la certezza di vedereciò che non siamo capaci di fare da soli.

Nel linguaggio dei figli di Abramo, Shalom, Shala-melek,Pace e Bene. Grazie.

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