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32 Giovedì 29 Gennaio 2004 IL GIORNALE DI VICENZA ilvia a Maria Dubois Il calendario, overo Ephemeride Historico di M.Costanzo Felici medico,Urbino 1577 N el testamen- to antico la diseredazio- ne è uneven- tualità estrema, la con- seguenza di comporta- menti e di situazioni fa- miliari fortemente in- crinati. Essa ripristina il principio dautorità an- nullando lobbligazione naturale verso i )gli e il coniuge, in nome della libertà di testare )no al punto di disconoscere le pessime azioni dei )gli o delle mogli che, cancel- lati dalla successione e privati della legittima, si trovano cassati dallordi- ne familiare. Se il disere- dare signi)ca ottempe- rare a una dolorosa ne- cessità, parimenti vuol dire rivelare linadegua- tezza della convivenza e linstabilità dei sentimen- ti che dovrebbero regger - la: la diseredazione, ec- cezionalmente imposta dalle circostanzesem- pre una vergogna, nono- stante de)nisca il margi- ne massimo della volontà del testatore. Dalla penna ciarliera, ma spesso ma ligna del conte Giovann Da Schio, che ha lasciat in grossi volumi genealo gie e storie delle famigli nobili vicentine, veniam a conoscere le vicende tra vagliate che ruotarono a torno ad un testamento e Settecento di cui , rtroppo, non abbia- oloriginale. Gaeta- Valmarana era un mo colto, avvedu- , ma nello stesso tempo imbecille”, scrive il nostro me- morialista, perché, spiega, viveva te- nendosi sempre vicino un prete che lo assolvesse da ogni peccato. Egli morì improvvisa- mente nel 1794 e credendosi sen- za )gli , nominò erede universale del suo patrimo- nio i luoghi piidi Vicenza, volendo punire la moglie Elena Garzadori per il suo comportamento libertino”. Que- sta era una donna molto estroversa tanto da far brillare in Vicenza una delle più belle società dEuropa: principi , )lo- so), uomini celebri , erano accolti nelle delizie della villa di S. Bastian. Elena non accettò la decisione di Gaetano e pro- testò il testamento, rendendo pubblico un )glio che, allin- saputa di tutti , era stato da lei partorito a Venezia in casa di un chirurgo chiamato Rizzie al quale lei lo aveva rac- comandato. Il medico,“avezzoa simili avventure e consa- pevole dellimportanza dei membri della famiglia Valmara- na, appena la partoriente partì, mise il bambino allospeda- le dei trovatelli dove fu marchiato con una P , come si usava fare allora, e gli fu dato il nome di Nazario. La madre, non si sa se per tenerezza materna o se meditasse già il suo pia- no nel caso in cui fosse stata diseredata dal marito, appe- na seppe del tradimento del chirurgo, prelevò il bambino dal pio luogo e lo fece educare sotto falso nome. Alla morte del marito avvenne proprio quello che lei temeva: con il testamento il consorte laveva diseredata, riser - vandole ben poco da vivere. Elena rese quindi pubblico il )glio Naza- rio, dichiarando di averlo genera- to dal marito.“I tempi erano tor - bidi , le leggi venete imminenti a cadere, deboli , i giudizi corruttibi- li”. I luoghi pii sostennero in tribu- nale le loro ragioni e come prova principale vollero dimostrare lim- potenza del testatore a generare, esibendo un certi)cato medico che attestava unernia che, secondo loro, af*iggeva il Valmarana. Ma il certi)cato medico presentato ri- sultò falso e i luoghi pii persero la lite.“Il tempo aveva lavorato a prodella Valmarana”. I luoghi pii umi- liati cercarono un accomodamento con Elena Garzadori e mediante un riscattoriconobbero Nazario per )glio di Gaetano e lo lasciarono erede dei suoi beniQuale fosse il vero padre di Nazario fra i molti galan- ti della contessa fu sempre dubbio: il Valmarana no certo», sostiene il Da Schio, ma aggiunge malizioso e per)do «pur era curioso losservare che Nazario aveva con lui alcuna so- miglianza. Chi indovina il mistero di una donna?». G. Da Schio, Persone memorabili in Vicenza, ms. 3400, alla voce Valmarana Il tesoro dissepolto Mattea Gazzola (archivio@bibliotecabertoliana.it) I grandi testamenti: (2 a parte) NazarioValmarana di Sonia Residori (rarascripta@bibliotecabertoliana.it) Dietro il sipario Il 23 novembre 1981 moriva lattore e regista vicentino Otello Cazzola. Oggi pochi, forse, ricordano questa )gura di vicentino amante dellarte e del teatro; nondimeno Cazzola è presente in Città e continua a dare stimoli e opportunità culturali attraverso quella che fu la sua personale biblioteca. Per espressa volontà testamentaria, questa fu destinata alla Bertoliana dove costituisce la Raccolta Cazzola. Otello Cazzola si era diplomato allAccademia di Arte drammatica di Roma nel 1940. Nel corso della sua carriera aveva recitato nella Compagnia dellAccademia con attori quali Tino Carrara, Aroldo Tieri, Ave Ninchi e, nel secondo dopoguerra, aveva lavorato con la compagnia di Anna Magnani e Marcello Giorda. La Raccolta, pur contenendo opere rare ed edizioni pregiate quali la Descrizioni di Roma antica, stampata a Roma nel 1697 olopera completa di Goldoni, stampata o a Firenze tra il 1827 e il 1831, ha un innegabile interesse per la sua omogeneità. inneg Si tratta infatti di opere in massima parte i di teatro o sul teatro. Accanto ad opere di impianto generale - come lEnciclopedia dello spettacolo, fondata da Silvio DAmico o la Storia del teatro italiano di Apollonio - si trovano molti saggi monogra)ci, da Il teatro e il suo doppio di Artaud, agli scritti teatrali di Brecht, a le Masques et bouffons di Maurice Sand con prefazione di George Sand, stampato a Parigi nel 1860. Impreziosiscono la raccolta, i capolavori della letteratura drammatica: lopera completa di Molière, di Ruzante, Cechov, Marivaux e, immancabili, gli autori del Novecento sia italiano ( Pirandello, Fabbri, Simoni, Calmieri) che straniero (Gide, Camus, Beckett, Ionesco, Jarry). Numerose, poi, le riviste: da Drammache, pur con qualche lacuna copre le annate dal 1926 al 1974, a Sipariodal 1947 al 1977, a Comoediadal 1923 al 1934, a Lavant scéne du theatredal 1962 al 1965. Cazzola, rientrato a Vicenza, negli ultimi anni della sua vita si dedicò con passione allinsegnamento dellarte scenica e alla regia fondando il gruppo Gli Istrioniche si impose più volte ai festival nazionali del teatro amatoriale. Alessandro Baù scrivi@bibliotecabertoliana.it La raccolta Cazzola Antiche carte Antiche carte G li orologi solari appartengono allera del silenzio. Reperti di un passato che non ritorna, scandiscono un tempo fatto di ritmi senza fretta. Probabilmente il primo a intuire qualcosa di fastidioso dietro alla poesia degli orologi solari fu un romagnolo, il commedio- grafo Plauto, che mise in bocca a un suo personaggio una signi)cativa invettiva contro il tempo. Un soldato, infatti, si scaglia contro lorologio solare installato a Roma consideran- dolo un pericoloso cavallo di Troiache sarebbe penetrato subdolamente nella sua vita, tiranneggiandolo e rendendo- lo schiavo. Tutto q linvettiva del sold presente: «Che g mo che ha invent ore, il primo che sta città un orolo nostra sfortuna, c il giorno a fette. D mia infanzia non no orologi allinfuo mia pancia. Era pe lorologio migliore più esatto; quan si faceva sentire, mangiava, men che non ci foss niente da mangia re. Adesso, anch se c’è abbondanz di cibo, si mangi solo quando piac al Sole. La città piena di orologi solari, ma quasi tutti gli abitan- ti si trascinano mezzi morti di fame». Se il solda- to di Plauto non vedeva di buon oc- chio lorologio solare, altri si misero invece a costruirne perché se da una parte vero che il tempo ranno, dallaltra l misura resta pur cessità. Tutto ciò che rigua tra parte, a profo scorre inesorabile. nei famosi motti c meridiane. Tali se vertimenti a soffermarsi sugli aspetti più importanti della vita. Quasi sempre i motti inducono a malinconia, ma talvol- ta c’è spazio anche per la spensieratezza e il sorriso. Andrea Alverà, illustre vicentino nato nel 1799 e morto pre- maturamente alletà di 46 anni colpito da paralisi, uomo di eclettici interessi - si occupò di medicina, storia, musica, arte - ci ha lasciato un brevissimo trattato di gnomica. Conservato tra i manoscritti della Biblioteca Bertoliana e intitolato Nota sugli orologi solari”, il trattato illustra un metodo semplice ed empirico per traccia- non solo: lAlverà, per non incorrere na trattazione troppo osa, elenca una serie di motti che ompagnano questi strumenti di mi- azione del tempo. Apre la serie un so latino lapidario e conciso: «Sine e nihil»(Senza sole nulla). Altre ci- azioni latine fanno riferimento alla precarietà e caducità della vita: «Dies nostri sicut umbra praeterent» (I nostri giorni sfuggono come le ombre). I versi in italiano suonano invece più sornioni: «Ben guarda il tuo camin, chio seguo il mio», oppure «Riguarda il tuo, chio se- guo il mio camino»; altri ancora più spensierati: «Da questo fer- reo strale,/ abbenchè immobil sia / fuga alcuna non vale». Altri in)ne, enati di pessimismo, non nascondono a certa malizia: «Al girar di questo ci- / quante mille stan vite in periglio». A., Note sugli orologi solari, Bi- Bertoliana, ms. 3425.1) Oggi 29 di Oggi 29 genaro ”... genaro Anno antiquamente era preso da diversi, diversamente: Finalmente poi si ridusse in Lunare, & Solare, & noi in questo nostro calendario havemo preso il Solare, secon- do che lordinò C. Giulio Ces. [CESARE] e chosserva la S. Chiesa Rom. [ROMANA] » . Così principia la dedica che il medico Costanzo Felici riser- va ai lettori del calendario per lanno di grazia 1577, tra i più antichi esemplari del genere presenti nelle raccolte della bi- blioteca cittadina. Nel datario, che ha la forma di un libro vero e proprio e che adotta la divisione dellanno secondo la pre- scrizione della Chiesa Romana, ci si può imbattere in molte notabil cose successe al Mondo”. “Nascimentiduomini illu- stri o di Santi, non necessariamente venivano disgiunti da racconti tratti dalla storia ecclesiastica e secolare. Il lettore del 1577 per esempio, aprendo il calendario al giorno 29 di genaro”, poteva sapere che in quella data non solo si ren- deva omaggio ad un discreto numero di Santi, ma anche che nel 1326 Isabella dInghilterra havendo fatto renuntiare [AB- DICARE] Edoardo II al Regno [] & messolo prigione, fece coronare Edoardo III suo F. [FIGLIO] di 14 anni”. Scorren- do nella lettura ci si poteva imbattere nellaneddoto secondo il quale Dagoberto Re di Francia, muore di Flusso di corpo”. Così su due piedi, non appare chiaro se lepisodio si riferisca ad una eroica morte per grave emorragia o ad una poco epica cachessia! Ai lettori del calendario lardua sentenza. Chiara Giacomello scrivi@bibliotecacivicabertoliana.it Il tempo silenzioso dell’orologio solare Villa Valmarana ai Nani, Vicenza G.Da Schio,Persone memorabili di Vicenza ms.3400,c.120r. Motto su una meridiana sita nel comune di Breganze Alverà A.,Nota sugli orologi solari, Biblioteca Civica Bertoliana, ms. 3425.

Oggi 29 di genaro”.”.. Il temposilenzioso dell’orologiosolare · Il calendario,overo EphemerideHistorico di M.CostanzoFelici medico,Urbino 1577 N el testamen- ... re. AdessAdessoo,

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32 Giovedì29 Gennaio 2004

ILGIORNALEDIVICENZA

Con la collaborazionedi Silvia MSilvia Maria DuboisSilvia Maria Dubois

Il calendario, overo Ephemeride Historicodi M.Costanzo Felici medico,Urbino 1577

Nel testamen-to antico ladiseredazio-ne è un’even-

tualità estrema, la con-seguenza di comporta-menti e di situazioni fa-miliari fortemente in-crinati. Essa ripristina ilprincipio d’autorità an-nullando l’obbligazionenaturale verso i )gli eil coniuge, in nome dellalibertà di testare )no alpunto di disconoscere lepessime azioni dei )gli odelle mogli che, cancel-lati dalla successione eprivati della legittima, sitrovano cassati dall’ordi-ne familiare. Se il disere-dare signi)ca ottempe-rare a una dolorosa ne-cessità, parimenti vuoldire rivelare l’inadegua-tezza della convivenza el’instabilità dei sentimen-ti che dovrebbero regger-la: la diseredazione, ec-cezionalmente impostadalle circostanze, è sem-pre una vergogna, nono-stante de)nisca il margi-ne massimo della volontàdel testatore. Dalla pennaciarliera, ma spesso ma-ligna del conte GiovannDa Schio, che ha lasciatoin grossi volumi genealogie e storie delle famiglinobili vicentine, veniama conoscere le vicende travagliate che ruotarono atorno ad un testamento

ne Settecento di cui,purtroppo, non abbia-mo l’originale. Gaeta-no Valmarana era unuomo colto, avvedu-to, ma nello stesso

tempo “imbecille”,scrive il nostro me-morialista, perché,spiega, viveva te-nendosi semprevicino un prete chelo assolvesse daogni peccato. Eglimorì improvvisa-mente nel 1794 ecredendosi sen-za )gli, nominòerede universaledel suo patrimo-nio i “luoghi pii” diVicenza, volendopunire la moglie

Elena Garzadori per il suo comportamento “libertino”. Que-sta era una donna molto estroversa tanto da far brillare inVicenza una delle più belle società d’Europa: principi, )lo-so), uomini celebri, erano accolti nelle delizie della villa diS. Bastian. Elena non accettò la decisione di Gaetano e pro-testò il testamento, rendendo pubblico un )glio che, all’in-saputa di tutti, era stato da lei partorito a Venezia in casadi un chirurgo chiamato “Rizzi” e al quale lei lo aveva rac-comandato. Il medico, “avezzo” a simili avventure e consa-pevole dell’importanza dei membri della famiglia Valmara-na, appena la partoriente partì,mise il bambino all’ospeda-le dei trovatelli dove fu marchiato con una P, come si usavafare allora, e gli fu dato il nome di Nazario. La madre, non sisa se per tenerezza materna o se meditasse già il suo pia-no nel caso in cui fosse stata diseredata dal marito, appe-na seppe del tradimento del chirurgo, prelevò il bambinodal pio luogo e lo fece educare sotto falso nome. Alla morte

del marito avvenne proprio quelloche lei temeva: con il testamento ilconsorte l’aveva diseredata, riser-vandole ben poco da vivere. Elenarese quindi pubblico il )glio Naza-rio, dichiarando di averlo genera-to dal marito. “I tempi erano tor-bidi, le leggi venete imminenti acadere, deboli, i giudizi corruttibi-li”. I luoghi pii sostennero in tribu-nale le loro ragioni e come provaprincipale vollero dimostrare l’im-potenza del testatore a generare,esibendo un certi)cato medico cheattestava un’ernia che, secondoloro, af*iggeva il Valmarana. Mail certi)cato medico presentato ri-sultò falso e i luoghi pii persero lalite. “Il tempo aveva lavorato a pro’della Valmarana”. I luoghi pii umi-liati cercarono un accomodamento

con Elena Garzadori e mediante un “riscatto” riconobberoNazario per )glio di Gaetano e lo lasciarono erede dei suoibeni. «Quale fosse il vero padre di Nazario fra i molti galan-ti della contessa fu sempre dubbio: il Valmarana no certo»,sostiene il Da Schio, ma aggiunge malizioso e per)do «purera curioso l’osservare che Nazario aveva con lui alcuna so-miglianza. Chi indovina il mistero di una donna?».

G. Da Schio, Persone memorabili in Vicenza, ms.3400, alla voce Valmarana

Il tesoro dissepoltop Mattea Gazzola ([email protected])

I grandi testamenti:(2a parte)

NazarioValmarana

di Sonia Residori ([email protected])([email protected])(Dietro il sipariop

Il 23 novembre 1981 moriva l’attore eregista vicentino Otello Cazzola. Oggi pochi,forse, ricordano questa )gura di vicentinoamante dell’arte e del teatro; nondimeno

Cazzola è presente in Città e continua a darestimoli e opportunità culturali attraverso

quella che fu la sua personale biblioteca. Perespressa volontà testamentaria, questa fudestinata alla Bertoliana dove costituisce la

Raccolta Cazzola.Otello Cazzola si era diplomato all’Accademiadi Arte drammatica di Roma nel 1940. Nelcorso della sua carriera aveva recitato nellaCompagnia dell’Accademia con attori qualiTino Carrara, Aroldo Tieri, Ave Ninchi e, nelsecondo dopoguerra, aveva lavorato conla compagnia di Anna Magnani e MarcelloGiorda. La Raccolta, pur contenendo opererare ed edizioni pregiate quali la Descrizionidi Roma antica, stampata a Roma nel 1697o l’opera completa di Goldoni, stampataoa Firenze tra il 1827 e il 1831, ha un

innegabile interesse per la sua omogeneità.innegSi tratta infatti di opere in massima parteSi tdi teatro o sul teatro. Accanto ad opere diimpianto generale - come l’Enciclopedia

dello spettacolo, fondata da Silvio D’Amicoo la Storia del teatro italiano di Apollonio- si trovano molti saggi monogra)ci, da Ilteatro e il suo doppio di Artaud, agli scritti

teatrali di Brecht, a le Masques et bouffons diMaurice Sand con prefazione di George Sand,stampato a Parigi nel 1860. Impreziosiscono

la raccolta, i capolavori della letteraturadrammatica: l’opera completa di Molière, di

Ruzante, Cechov, Marivaux e, immancabili, gliautori del Novecento sia italiano ( Pirandello,

Fabbri, Simoni, Calmieri) che straniero(Gide, Camus, Beckett, Ionesco, Jarry).

Numerose, poi, le riviste: da “Dramma” che,pur con qualche lacuna copre le annate dal1926 al 1974, a “Sipario” dal 1947 al 1977,a “Comoedia” dal 1923 al 1934, a “L’avant

scéne du theatre” dal 1962 al 1965. Cazzola,rientrato a Vicenza, negli ultimi anni della suavita si dedicò con passione all’insegnamento

dell’arte scenica e alla regia fondando ilgruppo “Gli Istrioni” che si impose più volte ai

festival nazionali del teatro amatoriale.

Alessandro Baù[email protected]

La raccoltaCazzola

Antiche carteAntiche carte

Gli orologi solari appartengono all’era del silenzio.Reperti di un passato che non ritorna, scandisconoun tempo fatto di ritmi senza fretta. Probabilmenteil primo a intuire qualcosa di fastidioso dietro alla

poesia degli orologi solari fu un romagnolo, il commedio-grafo Plauto, che mise in bocca a un suo personaggio unasigni)cativa invettiva contro il tempo. Un soldato, infatti, siscaglia contro l’orologio solare installato a Roma consideran-dolo un pericoloso “cavallo di Troia” che sarebbe penetratosubdolamente nella sua vita, tiranneggiandolo e rendendo-subdolamente nella sua vita, tiranneggiandolo e rendendo-lo schiavo. Tutto qlo schiavo. Tutto questo accadeva nel II secolo a.C.,mal’invettiva del soldl’invettiva del soldato romano ha l’attualità delpresente: «Che gpresente: «Che gli dei smascherino il pri-mo che ha inventmo che ha inventato la divisione delleore, il primo cheore, il primo che ha messo in que-sta città un orolosta città un orologio solare. Pernostra sfortuna, cnostra sfortuna, ci ha tagliatoil giorno a fette. Dil giorno a fette. Durante lamia infanzia non emia infanzia non esisteva-no orologi all’infuono orologi all’infuori dellamia pancia. Era pemia pancia. Era per mel’orologio migliorel’orologio migliore, ilpiù esatto; quanpiù esatto; quandosi faceva sentire,si faceva sentire, simangiava, menmangiava, menoche non ci fossche non ci fosseniente da mangianiente da mangia-re. Adesso, anchre. Adesso, anchese c’è abbondanzse c’è abbondanzadi cibo, si mangiadi cibo, si mangiasolo quando piacsolo quando piaceal Sole. La cittàal Sole. La città èpiena di orologipiena di orologisolari, ma quasitutti gli abitan-ti si trascinanomezzi morti difame».Se il solda-to di Plautonon vedevadi buon oc-chio l’orologiosolare, altri simisero invece amisero invece acostruirne perchécostruirne perchése da una partese da una parte èvero che il tempovero che il tempo è ti-ranno, dall’altra laranno, dall’altra la suamisura resta purmisura resta pur sempre una ne-cessità.Tutto ciò che riguaTutto ciò che riguarda il tempo induce, d’al-tra parte, a profotra parte, a profonde ri*essioni sulla vita chescorre inesorabile.scorre inesorabile. Di ciò si può trovare ampia traccianei famosi motti cnei famosi motti che accompagnano e impreziosiscono lemeridiane. Tali semeridiane. Tali sentenze suonano come dei fatalistici av-

vertimenti a soffermarsi sugli aspetti più importanti dellavita. Quasi sempre i motti inducono a malinconia,ma talvol-ta c’è spazio anche per la spensieratezza e il sorriso.Andrea Alverà, illustre vicentino nato nel 1799 e morto pre-maturamente all’età di 46 anni colpito da paralisi, uomo dieclettici interessi - si occupò di medicina, storia,musica, arte- ci ha lasciato un brevissimo trattato di gnomica. Conservatotra i manoscritti della Biblioteca Bertoliana e intitolato “Notasugli orologi solari”, il trattato illustra un metodo semplice

ed empirico per traccia-ed empirico per traccia-re un quadrante

solare.

a non solo: l’Alverà, per non incorrereMa non solo: l’Alverà, per non incorrereuna trattazione troppoin una trattazione troppoeriosa, elenca una serie di motti cheseriosa, elenca una serie di motti checcompagnano questi strumenti di mi-accompagnano questi strumenti di mi-urazione del tempo. Apre la serie unsurazione del tempo. Apre la serie unerso latino lapidario e conciso: «Sineverso latino lapidario e conciso: «Sineole nihil» (Senza sole nulla). Altre ci-sole nihil» (Senza sole nulla). Altre ci-tazioni latine fanno riferimento allatazioni latine fanno riferimento allaprecarietà e caducità della vita:precarietà e caducità della vita:«Dies nostri sicut umbra praeterent»(I nostri giorni sfuggono come leombre). I versi in italiano suonanoinvece più sornioni: «Ben guardail tuo camin, ch’io seguo il mio»,oppure «Riguarda il tuo, ch’io se-guo il mio camino»; altri ancorapiù spensierati: «Da questo fer-reo strale, / abbenchè immobil sia/ fuga alcuna non vale». Altri in)ne,

venati di pessimismo, non nascondonovenati di pessimismo, non nascondonona certa malizia: «Al girar di questo ci-una certa malizia: «Al girar di questo ci-lio / quante mille stan vite in periglio».glio / quante mille stan vite in periglio».

à A., Note sugli orologi solari, Bi-(Cfr.Alverà A., Note sugli orologi solari, Bi-a Bertoliana,ms. 3425.1)blioteca Civica Bertoliana,ms. 3425.1)

Oggi 29 diOggi 29“genaro”...“genaro”

«L’«L’«L Anno antiquamente era preso da diversi,’ Anno antiquamente era preso da diversi,’ diversamente: Finalmente poi si ridusse in’ diversamente: Finalmente poi si ridusse in’ Lunare, & Solare, & noi in questo nostrocalendario havemo preso il Solare, secon-do che l’ordinò C. Giulio Ces. [CESARE] e ch’osserva la S.Chiesa Rom. [ROMANA]».Così principia la dedica che il medico Costanzo Felici riser-va ai lettori del calendario per l’anno di grazia 1577, tra i piùantichi esemplari del genere presenti nelle raccolte della bi-blioteca cittadina. Nel datario, che ha la forma di un libro veroe proprio e che adotta la divisione dell’anno secondo la pre-scrizione della Chiesa Romana, ci si può imbattere in “moltenotabil cose successe al Mondo”. “Nascimenti” d’uomini illu-stri o di Santi, non necessariamente venivano disgiunti daracconti tratti dalla storia ecclesiastica e secolare. Il lettoredel 1577 per esempio, aprendo il calendario al giorno 29 di“genaro”, poteva sapere che in quella data non solo si ren-deva omaggio ad un discreto numero di Santi, ma anche chenel 1326 Isabella d’Inghilterra “havendo fatto renuntiare [AB-DICARE] Edoardo II al Regno […] & messolo prigione, fececoronare Edoardo III suo F. [FIGLIO] di 14 anni”. Scorren-do nella lettura ci si poteva imbattere nell’aneddoto secondoil quale “Dagoberto Re di Francia, muore di Flusso di corpo”.Così su due piedi, non appare chiaro se l’episodio si riferiscaad una eroica morte per grave emorragia o ad una poco epicacachessia! Ai lettori del calendario l’ardua sentenza.

Chiara [email protected]

Il tempo silenziosodell’orologio solare

Villa Valmarana ai Nani, Vicenza

G.Da Schio,Persone memorabili di Vicenzams.3400,c.120r.

Motto su una meridianasita nel comune di Breganze

Alverà A.,Nota sugli orologi solari,Biblioteca Civica Bertoliana, ms.3425.

ti che dovrebbero regger-la: la diseredazione, ec-cezionalmente impostadalle circostanze, è sem-pre una vergogna, nono-stante de)nisca il margi-ne massimo della volontàdel testatore. Dalla pennaciarliera, ma spesso ma-ligna del conte GiovanniDa Schio, che ha lasciatoin grossi volumi genealo-gie e storie delle famiglienobili vicentine, veniamoa conoscere le vicende tra-vagliate che ruotarono at-torno ad un testamento di

)ne Settecento di cui,purtroppo, non abbia-mo l’originale. Gaeta-no Valmarana era unuomo colto, avvedu-to, ma nello stesso

tempo “imbecille”,