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Oggi , 3 luglio 2009, il Santo Padre Benedetto

XVI ha ricevuto in udienza privata Sua Eccellenza re-

verendissima Mons. Angelo Amato, S.D.B.; Prefetto

della Congregazione delle Cause dei Santi. Nel cor-

so dell'Udienza il Santo Padre ha autorizzato la Con-

gregazione a promulgare i Decreti riguardanti:

Le virtù eroiche della Serva di Dio Teresa Manga-

niello, Giovane Laica, del Terz'Ordine di San France-

sco; nata a Montefusco (Italia) il 1° gennaio 1849 ed

ivi morta il 4 novembre 1876.

(Dall’ “Osservatore Romano” - 4 luglio 2009)

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Col recente decreto della Congregazione per le Cause dei Santi si

chiude la prima e più laboriosa fase del processo per la beatifica-

zione e canonizzazione della Serva di Dio TERESA

MANGANIELLO. Il 2 giugno 2009 la Commissione dei Cardinali e Ve-

scovi ha riconosciuto con voto unanime che l'umile contadina di Monte-

fusco ha esercitato le virtù cristiane in grado eroico e merita pertanto di

essere proposta alla venerazione dei fedeli e a modello di vita cristiana.

Comprensibile quindi la gioia delle benemerite Suore Francescame Imma-

colatine, le quali, in ossequio al mandato del loro fondatore, il Servo di

Dio Padre Lodovico Acernese, dell'Ordine dei Frati Cappuccini, l'hanno

sempre considerata “Pietra angolare e ispiratrice” del loro istituto di con-

sacrazione religiosa a Dio con i voti di obbedienza, castità e povertà, nella

scia della grande tradizione francescana.

Il Processo Diocesano presso la Curia Arcivescovile di Benevento - es-

sendo Montefusco dal punto di vista ecclesiastico nell'area di quella anti-

ca e illustre sede metropolitana - fu iniziato col permesso della Santa Se-

de nel 1991 e si concluse nell'anno seguente quando la Congregazione

Romana competente ne riconobbe la validità a norma delle leggi canoni-

che. Dal 1992 ad oggi tutta la documentazione storica e testimoniale è

stata oggetto di attento scrutinio prima da parte della Commissione Stori-

ca e poi della Commissione dei Teologi del medesimo Dicastero Romano.

A suggello di tutti questi attenti esami è venuto ora il voto definitivo

della Commissione dei Cardinali e dei Vescovi membri della Congregazio-

ne per le Cause dei Santi. Abbiamo voluto dare questa breve sintesi del

Fiorisce un

giglio di santitàin Irpinia

Teresa Venerabile

X Luigi Barbarito

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Mamma bella, o Madonnina mia,fate che non entri in me quello che Gesù non vuole

procedimento per dare una idea della cautela, diligenza e serietà con le

quali la Santa Sede tratta una materia così delicata.

Teresa Manganiello nacque a Montefusco, nella Provincia di Avellino,

il 1° gennaio 1849 in un famiglia contadina nota per religiosità, onestà di

vita e duro lavoro. Come quasi tutte le adolescenti del suo tempo non eb-

be alcuna istruzione scolastica, ma fu ricca di quella saggezza che viene

dall'ascolto e dalla meditazione della Parola di Dio. Fu attratta dall'ideale

francescano e divenne Terziaria e si lasciò guidare verso la santità dalla fer-

ma ed illuminata guida spirituale del Padre Lodovico Acernese da Pietra-

Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, mostra alla Reverenda madre Pasqualina Di Donato Savino, l’autorizzazione di Papa Benedetto XVI a promulgare il Decreto di Venerabilità di Teresa Manganiello

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Teresa Venerabile

defusi (AV). Visse una vita ordinaria tra lavoro in casa e nei campi e

l'assidua frequenza dei sacramenti nella chiesa del Convento di Sant'Egi-

dio dei Padri Cappuccini a Montefusco, nonostante i grossi sconvolgi-

menti sociali e politici che accompagnarono e seguirono il passaggio

dell'Irpinia dal Regno dei Borboni di Napoli a quello dell'Italia unita sotto

la guida della Casa Savoia. Si ammalò di tubercolosi e morì santamente a

soli 27 anni, la mattina del 4 novembre 1876. Il ricordo della sua vita

esemplare rimase sempre vivo nella gente di Montefusco e soprattutto

nelle Suore Francescane Immacolatine che ne fecero conoscere i meriti

e le virtù.

La spiritualità della vita nascosta di Teresa Manganiello si presenta

manifestatamente centrata sulla solida base della pietà eucaristica, della

devozione alla Madonna, e della semplicità francescana. Essa fece della

partecipazione quotidiana alla Santa Messa e della Santa Comunione,

l'alimento della sua pietà, cosa non comune per la religiosità devozionale

di quel tempo. Pur di ascoltare la Santa Messa e ricevere il Pane eucaristi-

co affrontava notevoli sacrifici: si alzava ogni mattina al chiarore dell'alba

e saliva l'impervio sentiero che dalla sua masseria portava al Convento,

col bello e cattivo tempo, sotto poggia vento e neve, accompagnata solo

dal fedele cane.

Ella vide nel concepimento verginale della Madonna il segno della sa-

cralità del corpo umano e l'invito ad una vita casta e ad una verginità spiri-

tualmente feconda nell'esercizio della carità. Da fedele seguace del Pove-

rello d'Assisi amò Cristo ed i poveri e visse l'ideale della povertà francesca-

na rimanendo fedele ai voti fatti quando entrò come laica nella locale se-

zione del Terz'Ordine Francescano. L'ordinario scorrere della vita di que-

sta giovane contadina, materiata di cure domestiche, servizio, lavoro, pri-

vazioni e sofferenze non cessa di sorprendere e di attirare l'attenzione an-

che oggi in una società che preferisce il rumore, la ribalta, la popolarità ,

spesso a scapito della moralità e del decoro.

Questa contadina analfabeta stupisce per la saggezza delle sue deci-

sioni e delle sue conversazioni, ma soprattutto per l'intensità della sua vi-

ta di preghiera fino a toccare vertici di misticismo; per la fermezza del ca-

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Mamma bella, o Madonnina mia,fate che non entri in me quello che Gesù non vuole

rattere e capacità di mortificazione e di sofferenza; per la generosità

nell'amore a Cristo Crocifisso e la forza di elevarsi con l'aiuto della grazia

dello Spirito Santo ai gradi alti della perfezione, pur rimanendo nelle umi-

li condizioni del suo modesto stato sociale. Restia ad ogni forma di osten-

tazione, rimase nascosta, lieta di vivere la felicità nascosta di ogni anima

che sperimenta l'intimità con Dio. La manifestazione della sua ricchezza

interiore la dava nell'amore e nell'accoglienza che riservava ai più poveri e

reietti di una società già di per se stessa povera, ai così detti “pezzienti”,

cioè i coperti di stracci e piaghe e sporcizia, che tutti si guardavano

dall'avvicinare anche se offrivano ad essi qualche spicciolo o un tozzo di

pane. Teresa li accoglieva al pozzo di casa, li lavava, li curava con erbe della

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Teresa Venerabile

farmacoteca contadina e dava loro un indumento pulito, qualcosa da man-

giare e poi li rimandava raccomandandosi alle loro preghiere.

Per la fama della carità di questa graziosa e bionda contadina di contra-

da Potenza, la casa e il pozzo dei Manganiello divenne il luogo di conve-

gno di quanti cercavano un refrigerio, un pane e soprattutto un po' di

umana comprensione. Per questo riteniamo che “la contadina santa” o “la

merlettaia di Dio”, come è chiamata, si offre come esempio alle giovani e

alle donne anche dei nostri tempi, che pur vantando grandi conquiste nel-

la promozione della eguaglianza e dignità della donna, non hanno tuttavia

evitato che se ne faccia spesso merce da offrire in pasto alla pubblicità, al-

la curiosità morbosa ed al sesso.

Essa diventa speranza e stimolo per tante giovani che, avendo perduto

il senso vero della vita e degli ideali, scoraggiate si lasciano spesso andare

alla deriva, ritenendosi incapaci di andare contro corrente ed affermare il

loro diritto ad una esistenza più decorosa e degna. L'umile contadina di

Montefusco è lì con la sua modesta ed ordinaria esistenza a dimostrare

che quando rimane viva nel cuore la fiamma dell'amore di Dio e del prossi-

mo il sorriso, la dolcezza, la gioia serena non si estinguono sul viso di una

donna, e le stesse rinunzie e prove della vita alla luce del Vangelo e della

Croce di Cristo si trasformano in strumenti di speranza e di rinascita fino

a trasfigurarsi nell'immagine luminosa del Cristo Risorto.

In Teresa Manganiello vediamo attuata la verità del detto del Libro del-

la Sapienza: “Nell'arco di una breve esistenza terrena ha racchiuso la sag-

gezza di una lunga vita”. In essa vediamo realizzarsi l'elogio che la liturgia

dell'antica Chiesa d'Oriente riserva alle vergini cristiane: “Essa consu-

mando il suo corpo nei digiuni, nella veglia e nelle preghiere ha ottenuto

per sé e per gli altri il perdono dei peccati e ha insegnato la santa via della

penitenza” (Orologhidion, Grottaferrata 1935, pag.675). Ma nello stesso

tempo Teresa col suo vivo senso della bontà e bellezza del creato e l'amore

per gli umili rende anche testimonianza alla letizia francescana ed al co-

raggio che ogni forma di ascesi cristiana esige per chi vuole essere intera-

mente consacrato a Dio ed ai fratelli col servizio della carità e del-l'amore

fraterno.

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Mamma bella, o Madonnina mia,fate che non entri in me quello che Gesù non vuole

Ci auguriamo, fiduciosi nell'aiuto di Dio e nel giudizio della Santa

Chiesa, che quanto prima sia riconosciuto dalle competenti istituzioni il

presunto miracolo attribuito all'intercessione della Venerabile Teresa

Manganiello e ci sia concessa la gioia di salutare in questo bianco giglio fio-

rito sui colli di Montefusco la prima donna irpina ad accedere alla gloria

ed agli onori degli altari.

Il Postulatore Mons. Luigi Porsi celebra la Santa Messa di ringraziamento

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Teresa Venerabile

I l sogno delle Suore Francescane Immacolatine di Pietradefusi di ve-

der riconosciute le virtù eroiche a Teresa Manganiello, la giovane

montefuscana ispiratrice dell'ordine, si avvia verso più concrete pro-

spettive. Oggi l'Osservatore Romano pubblica il provvedimento di Bene-

detto XVI che promuove Teresa al rango di Venerabile. E' un passaggio

chiave nel complesso iter dei Processi di Beatificazione.

La prima fase del processo di competenza diocesana ( nella fattispecie

l'Archidiocesi di Benevento cui Montefusco e Pietradefusi appartengono)

aveva riconosciuto il titolo di Serva di Dio. Ora la parola è passata al Papa

che, sentito il parere di una Commissione di Cardinali si pronuncia perso-

nalmente e lo fa per antica consuetudine firmando col suo nome di batte-

simo. Con un provvedimento firmato “ Giuseppe”, Benedetto XVI , an-

nuncia al mondo e in particolare all'Irpinia e alla diocesi beneventana che

la santità della giovane terziaria francescana si fonda su una incontroverti-

bile certezza , sul piano storico come su quello della condotta di vita della

candidata alla santità.

La giovane contadina, nata e vissuta nella contrada Potenza di Monte-

fusco, caratterizzò la sua brevissima ma intensa vita in un impegno di cari-

tà e solidarietà spinto fino alla mortificazione di sé. Sostanzialmente illet-

terata , possedeva una spiritualità di assoluta potenza corroborata da intu-

izioni felicissime. La figura titanica di padre Ludovico Acernese, fondato-

re dell'Ordine, perderebbe gran parte della sua consistenza avulsa dal-

Antonio Polidoro

Irpinia in festaper la Venerabile Teresa

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Amiamo, amiamo Dio. Egli sia l'unico oggetto dei nostri pensieri.

l'influenza provvidenziale della giovane frequentatrice del Terz'Ordine

Francescano nel Convento di Sant'Egidio in Montefusco che seppe ispi-

rargli la fondazione di una Congregazione che opera in Italia ed in ogni an-

golo del mondo, dalle Filippine all'India, dal Brasile all'Australia e all’Indo-

nesia in un fecondo ed infaticabile fervore missionario. Maria Luisa Man-

ganiello nel Terz'Ordine, Teresa all'anagrafe di Montefusco, riuscì perfino

a parlare a Papa al quale raccomandò il nuovo Ordine, vanto di Pietradefu-

si e dell'Irpinia.

Nata nel 1849 da Romualdo Manganiello e Teresa Lepore, fu battezza-

ta lo stesso giorno. Una vita breve (si spense tra atroci sofferenze nel

1876) spesa tra un impegno di lavoro più grande delle sue forze e una te-

Teresa li accoglieva al pozzo di casa, li lavava, li curava con erbe della farmacoteca

contadina e dava loro un indumento pulito, qualcosa da mangiare e poi li rimandava

raccomandandosi alle loro preghiere.

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Teresa Venerabile

stimonianza di preghiera ed obbedienza al modello francescano di vita. Le

pratiche ascetiche segnavano le ore della sua giornata operosa, digiunava,

limitandosi spesso a consumare un pezzo di pane bagnato nell'acqua.

Al grande equilibrio di Padre Acernese, corroborato da una cultura po-

derosa e da una santità di vita singolarissima, toccò provvidenzialmente la

direzione spirituale di una personalità dalla profonda fisionomia spiritua-

le. “Aveva annientato il suo io - scrive il colto e compianto padre conven-

tuale Padre Antonio Di Monda - per essere tutta di Cristo al Quale volle

conformarsi pure in una mirabile compartecipazione ai suoi dolori e sof-

ferenza. Maria Luisa fu infatti una penitente d'eccezione, tanto più sor-

prendente quanto più giovane e fragile sembrava la sua età e il suo corpo”.

Sono parole che fotografano una realtà spirituale di singolare potenza,

quella stessa realtà che i dotti e severi Cardinali di Santa Romana Chiesa

hanno creduto in questi giorni di ravvisare in migliaia di pagine, il com-

plesso di documentazione che va sotto il termine tecnico di “positivo”, e

che hanno comunicato al Santo Padre. Migliaia di pagine dovute ad una vo-

lontà granitica delle Suore di Pietradefusi, delle Madri Generali che han-

no seguito il Processo, in particolare Madre Elisabella Gnerre che le sue

migliori energie e la sua vivace intelligenza ha riservato alla realizzazione

di un grande sogno e Madre Mariagiovanna Santedicola, guida sorridente

e sicura della Congregazione strappata da un male inesorabile alla vita atti-

va della Congregazione e pur tuttavia ancora in grado di offrire le sue sof-

ferenze per la realizzazione del progetto di santità di Teresa.

Oggi Madre Pasqualina Savino, attuale Guida della Congregazione,

non risparmia il suo impegno tra la cura delle Missioni e l'attesa degli esiti

del viaggio di Teresa verso la Santità. A Lei è toccata la gioia di questo mo-

mento di grazia nella vita delle suore di Padre Acernese.

Ma quelle migliaia di pagine, che sottendono un lavoro di ricerca mi-

nuzioso quanto puntiglioso raccontano dell'impegno e, diremmo, della

stessa vita del professor Fausto Baldassare, che non ha risparmiato ener-

gie, intelligenza, acume storico per costruire le coordinate storiche della

vita di Teresa, della società, della Chiesa, dell'Irpinia del suo tempo.Dal “Corriere dell’Irpinia” - 5 luglio 2009

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l decreto di ieri che ne riconosce le virtù eroiche la renderà

venerabile. Teresa Manganiello nacque a Montefusco, in pro-I vincia di Avellino, il 1° gennaio 1849, undicesima di dodici fi-

gli, da genitori contadini. Ancora adolescente manifestò il deside-

rio di consacrare la sua vita al Signore, possibilità realizzata grazie

alla presenza di padre Ludovico Acernese che istituì a Montefusco

il Terz'Ordine Francescano proprio per rivitalizzare la vita cristiana.

Teresa divenne la prima terziaria della località irpina e nel 1871 fe-

ce la professione del voti prendendo il nome di sorella Maria Luisa.

Sebbene priva di istruzione, fu l'artefice dell' estensione del Movi-

mento Terziario Francescano in Irpinia e nel Sannio. Veniva chia-

mata, con affetto, «analfabeta sapiente» per la dedizione con cui si

prendeva cura delle necessità delle persone che incontrava. Nel

1873 si recò in udienza da papa

Pio IX per presentare l'idea di una nuova comunità francescana.

Il Pontefice la benedisse e la incoraggiò ad andare avanti; quando or-

mai veniva già considerata come la prima superiora della nuova

Congregazione delle Suore Terziarie Francescane Immacolatine, la

salute cominciò a declinare. Morì il 4 novembre 1876 a soli 27 an-

ni; nel 1881 padre Ludovico Acernese fondò a Pietradefusi, sem-

pre in provincia di Avellino, la congregazione delle Suore France-

scane Immacolatine ispirate all' opera e alla dedizione di Teresa.

Nel 1976 è stata aperta la causa per la sua beatificazione; il proces-

so diocesano si è chiuso nel 1991 e gli atti sono stati approvati dalla

Santa Sede il 12 dicembre 1992.(Da “Avvenire” - 4 luglio 2009)

F. Mas.

L’«analfabeta» sapienteche ad Avellino fece fiorire il Terz’Ordine

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Teresa Venerabile

Il 3 luglio il Santo Padre, Benedetto XVI, ha firmato in Vaticano il de-

creto con cui è stata dichiarata Venerabile la Serva di Dio Teresa

Manganiello. Il Papa, dopo il lungo iter previsto per le cause di cano-

nizzazione, ha riconosciuto le virtù eroiche della giovane contadina di

Montefusco (AV), divenuta maestra di vita evangelica per la testimonian-

za di una fede audace, di una carità operosa verso i piccoli e i poveri e di

una speranza capace di donare a tutti pace e consolazione. Così Teresa sa-

rà la prima donna del Sannio e dell'Irpinia ad essere proclamata santa.

Nata a Montefusco (AV) il 1° gennaio 1839, undicesima di dodici figli,

Teresa è una donna piena di coraggio e di fortezza, sul modello delle don-

ne del mezzogiorno di fine ottocento, tutta dedita al lavoro e alla famiglia.

Dentro il suo cuore, però, coltiva il desiderio di un amore più grande, rico-

nosciuto e custodito con fierezza quando entra nel Terz'Ordine di San

Francesco: Cristo Gesù.

L'esperienza francescana le consente di comprendere la sua vera voca-

zione: essere tutta di Dio e dei fratelli più bisognosi. Teresa comprende su-

bito, infatti, che vi sono due generi di povertà: quella materiale e quella

spirituale. La prima si previene e si cura con le opere di misericordia e con

una sana educazione che emancipa e migliora le condizioni di vita. La se-

conda si previene e si cura con la preghiera e il sacrificio, con le opere di

misericordia spirituali, che testimoniano l'amore di Dio per l'umanità.

Suor Daniela Del Gaudio

Teresa Manganiello:una contadina maestra di sapienza evangelica

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Ogni cosa voglio fare per obbedienza perchè questa è una virtù assai gradita a Gesù.

Alla scuola di un grande apostolo del Sannio e dell'Irpinia, P. Lodovico

Acernese, Teresa inizia, in tal modo, un'incredibile avventura di bene, di-

venendo ben presto un vero missionario nella sua terra, come lo stesso di-

rettore spirituale scrive nella sua prima biografia. Alla sua porta comincia-

no a bussare poveri, malati, oppressi di ogni genere e lei accoglie tutti col

sorriso, con la parola calda e sicura, donando rimedi e amore, consigli e

medicine, per la guarigione del corpo e dello spirito.

Di notte, poi, invece di concedersi il meritato riposo, come sentinella

intrepida veglia in preghiera e in penitenza per impetrare grazie dal suo Si-

Chiesa di Sant’Egidio - Montefusco (AV) “... si alzava ogni mattina al chiarore dell'alba e saliva l'impervio sentiero che dalla suamasseria portava al Convento, col bello e cattivo tempo, sotto poggia vento e neve,accompagnata solo dal fedele cane”.

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Teresa Venerabile

gnore, per riparare i peccati degli uomini, per ottenere il dono prezioso

della pace nelle famiglie e nella società.

Benché analfabeta Teresa diventa per i suoi concittadini maestra di vi-

ta evangelica, tanto che viene nominata prima consigliera nel Terz'Ordine

e maestra delle novizie. Con alcune ragazze, sempre sotto la direzione di

P. Lodovico, dà vita ad un apostolato meraviglioso soprattutto per i poveri

e i bambini, istruendo e ammonendo con l'esempio più che con la parola.

P. Lodovico la coinvolge nel suo progetto di fondazione di una nuova fa-

miglia religiosa, le Suore Francescane Immacolatine, la cui missione dove-

va essere quella di testimoniare al mondo la bellezza della vita evangelica

sull'esempio della Vergine Immacolata e di San Francesco, e il cui aposto-

lato specifico doveva essere la scuola e l'evangelizzazione a tutti i livelli.

Teresa viene forgiata dal Fondatore come la prima superiora di tale isti-

tuzione. Tutti in paese cominciano a chiamarla: “la monachella santa”,

specialmente dopo che, d'accordo con il Padre Acernese, si reca a Roma

da Pio IX per chiedere il consenso ufficiale per la nascente Congregazio-

ne, portando già indosso l'abito religioso.

Non per questo, però, mancarono a Teresa sofferenze e croci soprat-

tutto morali dovute ad incomprensioni per il suo stile di vita molto auste-

ro e per il progetto della fondazione della nuova famiglia religiosa. Ciò le

consentì di esercitare la virtù della fede rimettendo ogni cosa al suo Sposo

divino che la favoriva di grazie incomparabili evidenti anche con segni stra-

ordinari e guarigioni fisiche e spirituali.

Purtroppo Teresa non vide realizzata la fondazione tanto agognata per-

ché, offertasi vittima di espiazione per i peccatori, morì ad appena venti-

sette anni, il 4 novembre 1876 trasformando anche il suo letto di malattia

in una cattedra di sapienza di vita e di amore.

Una testimone afferma che aveva previsto e annunciato il giorno e

l'ora esatta della sua dipartita, preparandovisi come quando si va ad una fe-

sta di nozze, col sorriso sulle labbra. La sua eroica testimonianza di vita co-

stituisce per la Congregazione delle Suore Francescane Immacolatine la

pietra angolare sui cui meriti è fondata la vitalità e la santità dell'isti-

tuzione.

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Monsignor Pasquale Maria Mainolfi

Prima donna sannito-irpinaagli onori degli altari

I l 25 febbraio 2008 in qualità di direttore dell'Istituto Superiore di

Scienze Religiose, ho invitato il giornalista Giuliano Ferrara a tenere in

città una conferenza circa la moratoria sull'aborto. Questi durante il

suo qualificato intervento ha definito Benevento "capitale della santità".

Non è esagerato affermare che il Sannio sia una terra mistica o "terra di

santi" come amava ripetere con fierezza l'Arcivescovo Raffaele Calabrìa. In

queste nostre contrade hanno vissuto intensamente la loro avventura uma-

na personaggi di profonda passione religiosa: santi, beati, vescovi, sacerdoti

e laici che hanno regalato al Sannio un forte spessore di spiritua1ità ancora

presente nella realtà beneventana, a lungo enclave pontificia.

(...) Ancora oggi sono in itinere i processi per la canonizzazione di quat-

tro servi di Dio dell'Arcidiocesi di Benevento: Teresa Manganiello di Monte-

fusco (1849-1876); Concetta Blatta di San Giorgio la Molara (1903-1957);

Rachelina Ambrosini di Venticano (1925-1958) e Giuseppe Ottone di Ca-

stelpagano (1928-1941).

Teresa Manganiello, dopo una lunga serie di santi maschi beneventani,

sarà la prima donna sannita elevata agli onori degli altari. ( ...) Infatti Papa Be-

nedetto XVI con decreto del 3 luglio 2009 ha riconosciuto le virtù eroiche

della Serva di Dio Teresa Manganiello, giovane laica, del terz'ordine di San

Francesco, nata a Montefusco il l° gennaio 1849 ed ivi morta il 4 novembre

1876, a 27 anni di età, pietra angolare e matrice spirituale della Congrega-

zione delle Suore Francescane lmmacolatine fondata dal cappuccino padre

Lodovico Acemese 1'8 dicembre 1881 a Pietradefusi.

Ora si attende il riconoscimento da parte della Congregazione dei Santi

di una guarigione miracolosa attribuita all'intercessione della Venerabile Te-

resa Manganiello che così sarà finalmente beatificata.(Da “Il Sannio” - 4 luglio 2009)

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Teresa Venerabile

Come annunciato ieri dal Corriere il papa ha firmato la “promo-

zione” a “venerabile” di Teresa Manganiello. Si parlava del so-

gno della Congregazione delle Suore Francescane Immacolati-

ne, l'unica che abbia in Irpinia, tra gli ordini maschili e femminili, la sua se-

de generalizia. Pietradefusi, come nelle intenzioni del grande fondatore

padre Acernese, sarà in eterno il centro propulsore di un'attività che vede

impegnate le suore grigio-azzurrine in ogni angolo della terra. E se di so-

gno si tratta è senza ombra di dubbio un sogno che ha richiesto, giorno

per giorno, un impegno costante e una fiducia incrollabile nella possibili-

tà che le rigorose Congregazioni vaticane potessero riconoscere fonda-

mento alla santità di vita della giovane Teresa Manganello, nata nella con-

trada Potenza di Montefusco nel 1849. Una vita spezzata presto ma spesa

al servizio della famiglia, del prossimo, della preghiera, di un inseguimen-

to caparbio ed eroico dell'ideale francescano di vita. All'ombra del Con-

vento di Sant'Egidio, nella sequela del Terz'Ordine, voluto da padre Acer-

nese, la sua spiritualità poderosa prese corpo e sostanza.

Tra pratiche ascetiche e inaudite mortificazioni di un corpo sottopo-

sto alle più dure sollecitazioni prendeva corpo una fisionomia spirituale

provvidenzialmente irreggimentata dal Padre Ludovico Acernese. La fan-

ciulla, indubbiamente di intelligenza vivacissima, non aveva avuto il dono

dell'istruzione e pur tuttavia era in grado di costruire ed esprimere pen-

sieri elevati. Pronta a soccorrere gli ultimi, si improvvisava infermiera ed

erborista nell'Irpinia ottocentesca nella quale la povertà era padrona asso-

luta del campo. Una somma di fatiche e mortificazione non commisurate

alla consistenza fisica di Teresa che volò al cielo giovanissima tra il com-

pianto generale. Molte le testimonianze di storici dell'epoca, notevole lo

sforzo di sistemazione dei riferimenti documentari, brillante l'idea di ri-

correre alla tradizione orale attraverso faticosissime ricerche condotte

Un grande sogno...Antonio Polidoro

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Di ogni cosa voglio fare un omaggio novello al mio Sposo Gesù.

sul campo, uno sforzo che ha visto impegnato fino allo spasimo Fausto Bal-

dassarre, amatissimo docente del glorioso Colletta e professore all'Istitu-

to Superiore di Scienze Religiose San Giuseppe Moscati. Ma cosa signifi-

ca in realtà questa promozione canonica? E' in sostanza la pronuncia uffi-

ciale e solenne della Chiesa, nella persona del Papa, sulla consistenza del-

le testimonianze contenute nella folta documentazione “positio”.

Il tutto è stato sottoposto al vaglio di una commissione di Cardinali.

Il titolo di Venerabile da accesso al momento decisivo della beatifica-

zione. Si tratterà, ora, di verificare in primis la consistenza di un miracolo

attribuito alla giovane montefuscana. Tutto ebbe inizio il nove giugno

1991, nella Cattedrale di Benevento (l'archidiocesi cui Pietradefusi e

Montefusco appartengono) quando si aprì il processo di beatificazione.

Da allora, con intelligente e francescana discrezione, le Suore di Pietrade-

fusi hanno promosso una serie di iniziative per far conoscere la vita della

giovane aspirante alla santità. Sotto lo sguardo attento di Monsignor Luigi

Porsi, impareggiabile Postulatore del Processo, anche un gruppetto di lai-

ci hanno collaborato con le suore, tra questi il professor Gennaro Passaro,

apprezzato esperto di ricerche bibliografiche, il preside Virgilio Iandiorio

e tanti altri che sarebbe lungo enumerare.

Dall'apertura del Processo l'attenzione su Teresa andò sempre più cre-

scendo, il Sagrato costruito ad un tiro di schioppo dalla masseria dei Man-

ganiello è stato il luogo deputato di un culto spontaneo sempre più consi-

stente. “Gli entusiasmi dei giorni dell'Inchiesta Diocesana non si rivelaro-

no un fuoco di paglia, scrisse il Postulatore Porsi, né un fenomeno di com-

mozioni passeggere. La figura di Teresa Manganiello, al contrario, ha gua-

dagnato di mese in mese, di anno in anno, sempre maggiore risonanza,

non soltanto in seno all'Istituto delle Suore Francescane Immacolatine,

ma anche fra il popolo fedele dell 'Irpinia. Ha trovato, così, conferma la pa-

rola della Scrittura : Il giusto sarà sempre ricordato (SaL 111, 7)”.

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Teresa Venerabile

L'Arcivescovo Minchiatti, in occasione della Chiusura del Processo

Diocesano a Benevento usò un termine tenero e felicissimo per ricordare

le virtù della giovinetta. “Possiamo presentare questa nostra ragazza, dis-

se in quell'occasione, come esemplare alle ragazze cristiane d'ogni tem-

po, e perciò anche a quelle di oggi. La sua spiritualità è di schietto sapore

evangelico e sempre attuale”.

Una bella provocazione e una felice intuizione: Teresa protettrice, un

giorno, delle ragazze d'oggi e di domani! Monsignor Sprovieri, che succe-

se all'Arcivescovo Minchiatti, singolare tempra di scrittore ed oratore bril-

lantissimo e di stupefacente taglio letterario, scrisse da par suo, tra le tan-

te cose dedicate a Teresa “Io devo dire con molta onestà che la sua avven-

tura sconvolge: tanta è la forza della sua fede, la semplicità del suo cuore;

tanto è l'ardore della sua anima: Teresa non si abbassa alla mediocrità. Te-

resa si inabissa nell'eroismo più profondo... Ecco, noi troviamo questa con-

tadina che sviluppa il suo senso del mondo, delle cose, però con quella tra-

sparenza diafana che fa vedere tutto e tutti in Dio amorevolissimo, che cu-

ra anche il piccolo verme che sta sotto la pietra, che veste i gigli dei campi,

che nulla fa mancare ai passerotti del cielo. Teresa non era soltanto una

contadina che sapeva ripetere le formule delle preghiere.”

La soddisfazione si legge in queste ore nei volti delle Immacolatine,

pur nella misurata compostezza che le distingue. Da noi sollecitate ci han-

no confessato che hanno accolto questo riconoscimento a Teresa da parte

della Santa Madre Chiesa “quale dono che viene dall'Alto, con cuore col-

mo di gratitudine. E' un evento di fede che ci accende di santo entusia-

smo, di ringraziamento al Signore per quanti si sono fatti strumento della

sua Volontà nell'additare al mondo, quale lampada che emana luce di cie-

lo, questa umile creatura, una contadina che è stata Maestra di vita, come

l'ha definita Monsignor Porsi, postulatore della Causa, nella biografia da

lui scritta. In un epoca in cui si avverte forte il calo del senso religioso, con-

tinuano le Suore di Pietradefusi, Teresa ricorda al mondo il motivo del no-

stro pellegrinaggio terreno. Stiamo sulla terra per apparecchiarci a ben

morire, ella diceva. Da qui l'esigenza di farci santi”. “Tutti - ci dice Madre

Savino,da qualche anno a capo della Congregazione – siamo chiamati ad

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19esercitare le virtù, a progredire nella santità, la cui essenza consiste nella

carità, nell'amore verso Dio e poi verso il prossimo, come ci ha insegnato

Gesù, come ci insegna la Chiesa, come ci hanno testimoniato i Santi e la

prima terziaria francescana di Montefusco, la Venerabile Teresa Manga-

niello”. E ci piace concludere con le parole di un grande nome della cultu-

ra italiana, Angelo Calabrese, raffinato saggista e critico d'arte, il quale “in-

contrò” Teresa qualche anno or sono e approfondì la conoscenza della sua

figura. “Ho letto di Teresa, ho meditato, non nascondo che ho provato do-

lore per la sua bella chioma recisa, che l'ho vista sotto il peso della rozza

croce costruita dalle sue stesse mani prodighe di lavoro e di conforto: solo

più tardi sono inciampato nella sua santità. Per dirla breve mi sono ascol-

tato dentro e ascoltato voci interiori; la santità è uno scandalo illuminan-

te, ineffabile. Spezza la corsa indaffarata, ostinata; non la interrompe: la

devia in svolta repentina, a nuova meta e rinnovato ardore...”(Dal “Corriere dell’Irpinia” - 4 luglio 2009)

Di ogni cosa voglio fare un omaggio novello al mio Sposo Gesù.

Il gelso trapiantato sotto il quale Teresa leniva gli affanni e curava le piaghe...

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Teresa Venerabile

Nel leggere le testimonianze sulla vita della Venerabile Teresa

Manganiello si rimane veramente sconcertati nell'apprendere

della aspre penitenze alle quali sottoponeva giornalmente il

suo corpo. I suoi biografi parlano di un continuo martirio e riferiscono del-

la sua ferma volontà di affrontare il dolore come penitenza per riparare al-

le offese al Signore con il peccato, che gli uomini giornalmente commet-

tono: “allorché sentiva bestemmie, risse, morti improvvise, omicidi, in-

sulti ai sacerdoti…”.

Con la professione di Terziaria francescana aveva preso a modello il Se-

rafico Padre S. Francesco d'Assisi, che si era fatto tutto per tutti

nell'annientarsi anche nel dolore e nella sofferenza, e le grandi sante

dell'Ordine francescano delle quali ammirava le aspre penitenze per la

propria ed altri santificazione. Teresa è una giovane che utilizza il suo cor-

po per la sua santificazione personale e per quella degli uomini. Il dolore è

partecipazione alle sofferenze redentrici di Cristo, Teresa sceglie la strada

della penitenza e del dolore per essere sempre più vicina al suo redentore

e Signore. Le aspre sofferenze non faranno sfiorire la sua gioventù anzi

rendono il suo corpo ancora più splendente e la sua anima ricca di meriti.

E' P. Ludovico Acernese, suo confessore e direttore spirituale, che ne

da testimonianza: “Che dirò poi delle austerità corporali? Digiuno in pane

acqua, e a quando a quando in un po' di pane, chiesto per carità in ginoc-

chio a sua madre o ad una delle sue cognate. Digiuno cotidiano in tal mo-

do, che potrebbe dirsi una continua Quaresima di pane e acqua. Anzi in

ogni Settimana Maggiore, come negli ultimi giorni di carnevale, soltanto

la Santa Comunione ed una tazza di caffè con un fascetto di assenzio, che

masticava ed inghiottiva come un cibo squisito”. Quando era obbligata

dai genitori di sedere a tavola faceva finta di mangiare, se vi era costretta

Le penitenze di TeresaP. Domenico Tirone ofm

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Io debbo essere in casa e dovunque l'angelo della pace.

aggiungeva al cibo delle foglie di assenzio, mortificazione usata giornal-

mente, ma quando poteva, per la distrazione degli altri, si alzava da tavola

per fare le faccende e continuare così a mortificarsi.

“Sonno, poco o nulla. Statasene in cucina a fare le sue devozioni: a not-

te avanzata si ritirava alla stanza”. Per lasciar credere ai familiari di aver

dormito, si appoggiava sul letto in modo che fosse smosso, ma poi si cori-

cava su un tavolaccio sul quale aveva sparso delle spine. Calzava i sandali

aperti anche d'inverno. Comminare nella neve alta di primo mattino era

un sacrificio gradito in preparazione alla santa comunione ed alla messa.

Praticava la disciplina fustigandosi a sangue e lo faceva anche più volte

al giorno e di notte. Sotto la veste metteva poi un fascetto di ortiche, di

cardi e di spine: “Alla disciplina aggiungeva il tormento prolungato da un

fascetto di ortiche, l'avvoltolarsi, coperta soltanto, a modestia, da una lun-

ga camicia somigliante ad un velo, su uno strato di cardi di castagno o di

pungentissime spine”. “In giorno di venerdì, segnatamente nei venerdì di

marzo, alle consuete penitenze aggiungeva il salire la scalinata della casa

con enorme peso sulle spalle e sulla testa e l'appendersi ad una corona di

... Indossava un busto armato anche da vitarelle in tanta copia da inorridire; busto che

ne trafiggeva orrendamente il petto, fianchi e spalle da impregnarsi di sangue...

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Teresa Venerabile

spine, proprio verso l'ora della morte di Gesù benedetto”. “Indossava sul

cilizio lombare, o su di una fascetta larga quattro dita e ricolma di piccoli

chiodi volgarmente, vitarelle a due liste, un busto armato anche da vita-

relle in tanta copia da inorridire; busto che ne trafiggeva orrendamente il

petto, fianchi e spalle da impregnarsi di sangue; alle braccia fascette alla

stessa maniera, alle coscie e alle gambe altrettanto; mentre al luogo delle

legature delle calze benache, un cilizio”. Si muoveva in continuazione in

modo che il suo corpo venisse continuamente straziato. Chiamava il suo

corpo “ciuccio vizioso e fetente”.

“Qualche volta si è battuta con un fascio di chiavi; qualche volta ha go-

duto di vedersi battuta medesimamente sulle spalle, divenendo così più

atroci i dolori, a causa delle vitarelle, e più profonde le piaghe”.

Dal giorno della sua consacrazione a Dio come terziaria della famiglia

francescana fino alla morte Teresa compie questi esercizi di penitenza

mantenendoli nel più stretto riserbo e facendosi guidare dal suo direttore

spirituale il quale in più di una occasione fu costretto a moderarla.

Teresa aveva cercato di tenere nascosto a tutti le sue penitenze, però

nell'approssimarsi della morte la tormentava il sapere che tutti avrebbero

visto gli strumenti delle sue penitenze: cilizi, discipline, corpetti trapunti

di chiodini, ginocchiere. Un giorno riuscì a rimanere sola con il suo diret-

tore spirituale P. Ludovico. Si alzò dal letto, corse all'armadietto, prese gli

strumenti di penitenza e li consegnò al Padre il quale poi raccontò così

l'avvenimento. “Un giorno, non molto prima di morire, era impensierita,

temendo che potesse morire sotto qualche convulsione e così si avrebbe-

ro potuto scoprire gl'istrumenti del suo volontario martirio, che aveva sin

allora gelosamente custoditi. Quando ecco, rimasta sola col confessore,

fatti uscire gli altri dalla stanza, essa, che non poteva muoversi ne proferir

parola se non a grande stento, svelta svelta, si butta dal letto, apre la cassa

e, tenete Padre, tenete, custoditeli…”. Ritornò così in pace, sicura che il

segreto del suo martirio sarebbe andato con lei nella tomba. Gli strumenti

di penitenza, custoditi gelosamente da P. Ludovico e poi trasmessi alle sue

figlie spirituali, le Suore Immacolatine, sono rimasti le uniche reliquie del-

la Venerabile, essendo andato perduto il suo corpo.

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N essuna esperienza interiore in certe creature è puramente mentale. In

questi soggetti particolari la vita interna è esperienza di sangue, di carne,

di respiro. Solo dopo, e non necessariamente, diventa forma, parola, ver-

bo. In essi non c'è parola che non passi per il corpo, anzi la parola in loro si forma nel

corpo, nel sentire dei sensi, nello sguardo degli occhi, che puntano sempre in due di-

rezioni, dentro e fuori dell'anima.

Per questi esseri ogni attimo della vita è atto creativo. Teresa nell'incontro con la

vita non ebbe bisogno della parola per coglierne l'essenza sacrale. In lei

l'immediatezza del sacro costituisce la cifra del suo rapporto con il mondo, di cui

percepisce la perfezione evocatrice di una Mano Superiore, e a cui guarda con occhi

avidi di bellezza. In Teresa non è immediatamente la parola a compiere la funzione

mediatrice tra lei e la natura, ma il sacro di cui la sua anima e il suo corpo sono per-

meati. La religiosità prima della religione, il sentire prima del dire, l'essenza prima

del simbolico. Ciò non significa il disvalore della parola, semmai alla parola viene con-

ferita un'importanza maggiore.

Teresa dà alle cose che dice un peso assoluto. Ma la parola acquista forza in lei per-

ché essa parola si genera dal sudore della fronte, dalla tensione dei muscoli,

dall'abbraccio di un corpo bisognoso. Una volta pronunciata, la parola per Teresa è

nata, e dunque è divenuta vita. Impegno. Promessa. Speranza. Piuttosto, quando oc-

corre, e ciò accade spesso, la fanciulla si chiude nel silenzio laddove il verbo rischia

abuso, volgarizzazione. Già! Teresa ha orrore di tutto ciò che è grossolano, per ciò

stesso brutto e offende la bellezza del creato. Quando parla si dona, con la sua pas-

sione e il suo amore, la sua gioia, la sua commozione per la magnificenza del mondo,

e di tutto ciò che vi è compreso. Nell'incontro con le cose, gli uomini, gli animali, ella

vive un'esperienza unica, di genesi. Teresa è innocente. Ma non ingenua.

La sua azione è frutto di una scelta consapevole, responsabile, senza macchia di

compromesso, d'ambiguità. Nella sua breve e densa vita, la fanciulla conserva

l'innocenza con cui viene al mondo, ma acquista la sapienza degli uomini robusti di

mente. I due aspetti, innocenza e sapienza, ne fanno una figura limpida, che riscatta

dal male che trascina verso il basso, offre la speranza a ogni uomo di attraversare il

mondo, dialogare con esso, e mantenere la luminosità di quella traccia di divinità

che ha in sé.

Giovanna Manganiello

Teresa: innocenza e sapienza

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Finito di stampare nel mese di luglio 2009 presso la Tipolitografia BORRELLI srl - San Giorgio del Sannio (BN Tel. 0824.58147 - Fax 0824.49601 - www.borrellitipolito.it - [email protected]

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