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Om Namah Shivaya | numero2luglio2012 Semestrale di informazione dell’Herakhandi Samaj Italiano

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Semestrale di informazione dell’Herakhandi Samaj Italiano

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Semestrale di informazione

dell’Herakhandi Samaj Italiano

Gruppo editoriale:

Tulsa Singh

Giorgia Vigevano

Ramananda

Mahima

Hanno contribuito a questo numero:

Anandu Singh

Prem Das

Hari Krishna Doctor

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Parole del Guru

“Tenete a bada l’ego” pag. 4Tratto da “International Haidakhandi Journal -n.5 - Inverno 2011-2012”Tradotto da Giorgia

L’Herakhandi Samaj Italiano, questo sconosciuto!

Il Karmayoga dell’Ascolto pag. 7di Tulsa Singh

Notizie dai Centri. Cose fatte, cose da fare

La nascita di “Hairakhandi Love” pag. 15di Anandu Singh

Notizie dall’India

Cetra (Spring) Navaratri 2012 Haidakhan pag. 20di Prem Das

Satsang

Perche è così importante trovare se stessi pag. 25in un momento come questo?di Hari Krishna Doctor

Herakhandi Family

Ganga pag. 29di Giorgia Vigevano

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Parole del Guru

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Tratto da “International Haidakhandi Journal -n.5 - Inverno 2011-2012”Tradotto da Giorgia

“Tenete a bada l’ego”Durante il Gurupurnima in Russia Shri Muniraj ha parlato degli Ashram:

Questo non è un concetto nuovo, gli ashram esistono da centinaia e migliaia di anni.In tutte le ere (yuga) sono esistiti degli ashram. Per fare un esempio: se si vuole ottenerela laurea, bisogna cominciare dalla scuola elementare e fare tutto il percorso per giun-gere all’università, ma è solo all’università che ci si può laureare. Quando si studia dasoli, si può anche non ottenere la laurea.E’ buono essere sul sentiero spirituale, ricevere insegnamenti, fare pratica, japa e me-ditazione e studiare le scritture e i libri sacri. Si può fare da soli a casa propria ma èsolo in un ashram che si può ottenere il riconoscimento dagli altri per il servizio com-piuto. Nell’ashram si compie un passo ulteriore. Capite ciò di cui sto parlando? Ora parliamo delle differenze tra le persone: fin dalla nascita non pensiamo o sentiamole stesse cose, ognuno di noi ha pensieri differenti, diversi credi, convinzioni e puntidi vista. Per questa ragione è necessario che seguiamo lo stile di vita dell’ashram: perchéquando viviamo in un ashram ci focalizziamo principalmente sul Divino, ma dob-biamo anche lavorare, mangiare, pregare insieme agli altri e condividere con essi.Non è possibile che tutti abbiano gli stessi pensieri e le stesse idee. Anche in politicaesiste l’opposizione. Quando facciamo qualcosa e siamo osteggiati, non è un maleperché abbiamo la possibilità di imparare e questo ci aiuta a migliorare noi stessi. Ilbene ed il male procedono di pari passo. Questo tipo di opposizione non è nuovo, èstato presente in tutte le ere.La cosa più importante è tenere a bada l’ego. Quando l’ego si riscalda le differenzeaumentano, solo a causa dell’ego. Nel passato si sono combattute molte guerre a causadell’ego. Allo stesso modo verranno le guerre atomiche, a causa dell’ego …… Nelmomento stesso in cui provate rabbia o giudicate un altro, guardate prima voi stessie considerate quanti errori avete compiuto. Notare gli errori e le debolezze degli altriè la cosa più semplice ed invece è così difficile vedere i propri errori. E’ così facile par-

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Parole del Guru

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Parole del Guru

lare e così difficile fare qualcosa. Potete avere centinaia di pensieri nella mente, manon vi aiuteranno. Dovete fare qualcosa, realizzare qualcosa! E’ molto facile criticaregli altri, che stanno facendo qualcosa di buono, ma se vi mettete alla prova vi rendereteconto di quanto sia difficile mettere in pratica e realizzare qualcosa.

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[Sezione dedicata all’informazione sull’HSI, curata da Tulsa Singh]

Il Karmayoga dell’Ascolto“La Verità è Uno” (Babaji)

Nell’estate del 2007 Paolo faceva parte del Direttivo del Samaj Italiano e insieme aRam Lota che era presidente, propose di organizzare a Cisternino durante l’estate duegiorni di confronto fra tutti i devoti di Babaji per affrontare in qualche maniera l’altolivello di conflittualità presente nella Comunità dei devoti. Il Samaj diede a TulsaSingh, cioè a me che scrivo, il compito di organizzare e condurre questo lavoro. Ioorganizzai i due giorni in otto unità di lavoro di un’ora e mezza ciascuna, due la mat-tina e due il pomeriggio. I temi principali erano la sensibilizzazione all’ascolto inter-personale, la gestione del conflitto e l’appartenenza. Diedi a questo lavoro collettivo il nome di ‘Karmayoga dell’Ascolto’, per mettere l’at-tenzione sul fatto che per karmayoga non bisogna intendere solo azioni fisiche comespostare pietre, ma anche azioni mentali come ascoltare l’altro mettendosi dalla suaparte senza pregiudizi, cercando di comprendere le sue buone ragioni. Per qualcunoquest’azione di spostare le pietre mentali che ci impediscono di accettare le personecosì come sono, e le cose così come accadono, risulta molto più faticosa che spostaremassi pesanti.Fu un momento molto forte che costrinse tutti a riflettere sulla realtà relazionale chei devoti di Babaji avevano creato nel tempo, sulle loro relazioni sia a livello di singolisia a livello di gruppi di appartenenza (gli ashramiti, quelli che vivono intorno al-l’ashram, i milanesi, quelli di Croce Mandir, i neri, i bianchi ecc.), e mise le basi perun modo di rapportarsi orientato all’accettazione della persona, alla valorizzazionedelle differenze e delle peculiarità che ognuno porta con sé, all’appartenenza al tuogruppo senza maturare aggressività e rifiuto verso gli altri gruppi e infine alla possibilitàdi viversi senza conflitti interiori il sentirsi appartenente a più gruppi.Dopo l’esperienza chiesi ai partecipanti di mandarmi qualcosa di scritto su quel mo-mento e su quello che era loro successo dopo quel lavoro. Questa riflessione era un’oc-

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casione per chi aveva partecipato di mettere a fuoco il senso dell’esperienza, fissandolacon le proprie parole. Ho sempre pensato che un giorno sarebbe stato utile confrontare gli scritti che mierano arrivati e dare una mia restituzione a tutti su questa esperienza di crescita col-lettiva. Per il bene comune era necessario cominciare a riflettere e meditare sulle coseche venivano fatte, per non correre il pericolo di diventare bigotti e\o settari. Così neimesi a cavallo fra il 2007 e il 2008 ricevetti via mail alcuni commenti scritti che ora,a distanza di più di cinque anni, vorrei condividere con tutti.

I feedback

Paolo mi scrisse una lunga lettera, di cui riporto alcuni stralci in cui ripercorreval’esperienza. “Sono stato il promotore di questa iniziativa. Ramlotha era appena tornato caricodi benedizioni da Herakhan e si era ritrovato scoraggiato nei soliti conflitti cistra-nesi, così gli proposi l’idea di una serie di incontri, con Settimo come focalizzatoree guida.Ero incuriosito e contento che la cosa fosse stata accolta, convinto che non ci sarebbestata certo una soluzione radicale all’intricata matassa di relazioni ‘patologiche’ dellavalle, ma almeno avremo potuto sciogliere qualche nodo. Ho un buon ricordo della mattinata iniziale (…) Ognuno di noi, secondo le indica-zioni di Settimo (dividersi a un coppie e raccontarsi un lila), aveva dovuto raccontareal vicino un lila che gli era capitato con Babaji. Così ho ascoltato l’incontro di Lelecon Babaji, una storia interessante che non conoscevo (… )Poi siamo andati avanti (…) seguendo un filo che inizialmente era una tematica dibase scelta a priori e poi è diventata un’associazione libera. Parlare d’altro che non i soliti problemi pratici, mi ha fatto sentir bene, ho percepitoanche l’innalzamento dell’umore e dell’energia del gruppo ed una certa euforia. Siamo andati avanti nelle sedute seguenti isolando al centro del gruppo un altro pic-colo gruppo formato via via dai componenti dei sottogruppi presenti, tipo quelli chehanno una qualche responsabilità nell’andamento dei centri o quelli che fanno partedella comunità specifica dei residenti della Bhole Baba City di Cisternino. Questi pic-coli gruppi venivano guidati nelle loro relazioni interne e tutti noi all’esterno segui-

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vamo lo svolgersi dei fatti. Guidati da Settimo con abilità gli individui si sono con-frontati in modo molto diretto ed efficace. (Questo lavoro, che ha preso buona parte del tempo consisteva in un’esercitazione ad ‘ac-quario’, in cui veniva messo al centro un sottogruppo legato ad una particolare luogo ocentro di Babaji. Il resto dell’assemblea osservava in silenzio come questo sottogruppo in-teragiva. Questo lavoro dava un’immagine reale dei sottogruppi cui i devoti di Babaji sisentivano appartenere)Ho ricordi positivi di tutta la serie d’incontri. Sentivo l’attenzione e l’interesse cresceretra tutti noi. L’ultima sessione credo che abbia messo a nudo un fattore essenziale per

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me. Non a caso mi sono ritrovato a confrontarmi con Susan, una nuova arrivata nelgruppo di gestione. Certe peculiarità sue cozzavano apertamente con il mio senso pra-tico e forse per stanchezza o per senso d’impotenza mi sono spazientito per l’impos-sibilità di farmi capire in cose assai semplici. La fine della seduta è stata segnata dall’intervento di E. G. che (…) si è scagliata ma-lamente sul gruppo e su tutto il movimento accusandolo di ogni nefandezza nei suoiconfronti. Alcuni estranei sono intervenuti a dir la loro e la magia sembrava essersidefinitivamente rotta. (…) Lì, devo dire, ho avuto un attimo di scoramento e il dubbioche tutto fosse stato vano. Non nascondo che ho anche pensato di aver avuto un’ideaidiota nel proporre gli incontri. (… )Poi ho sentito che l’uscita allo scoperto di F. faceva parte del gioco e nonostante il do-lore e la rabbia ho accettato la cosa. A conti fatti il gruppo ha tenuto bene e sostanzialmente l’esperimento è riuscito. Ricordo bene il confronto Susan-Shakuntala che mi è sembrato chiarificatore di unasituazione lunga e difficile ed altri assai interessanti.Non è mancata qualche ondata di umorismo a condire fortunatamente le sedute. (...)Credo che questo genere d’interventi sia prezioso, e il fatto che ci sia una personacome Settimo che sappia guidare il complesso gioco di gruppo sia una fortuna.Ho percepito una volta in più che le dinamiche interne all’ashram sono le stesse datrent’anni. E questo non perché siamo rimasti fermi al palo, ma perché i meccanismidi crescita delle persone all’interno di un ashram sono gli stessi per tutti. I nuovi arrivati devono passare attraverso gli stessi giochi e per molti ancora pare nonesserci via d’uscita: anche se sono lì da anni stentano a comprendere la cosa. L’iden-tificazione nei ruoli, nell’ego spirituale, porta inevitabilmente a personalismi, scontrie conflitti. Con Babaji era la stessa cosa, però la Sua presenza rappresentava una solu-zione continua ed anche un continuo perpetuarsi, attraverso i suoi lila micidiali, dellemedesime situazioni. Ogni nuovo arrivato doveva passare per le stesse dinamiche.Se per la crescita personale occorre attraversare questi inferni credo che il nostro com-pito come gestori di centri spirituali sia di garantire per lo meno il buon funziona-mento del ‘contenitore’ e poi succeda quel che deve. Il problema è che spesso i ‘gestori’sono contenuti da un gioco più grande ed anche loro sono messi alla prova. Per quantoriguarda Cisternino, l’esistenza di una forte comunità esterna all’ashram determina

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una costante critica e giudizio nei confronti sia di chi lavora nell’ashram, sia di chi la-vora per l’ashram e sia di chi vive lì attorno e non fa un cacchio per nessuno. Unaspecie di serie di scatole cinesi che complicano esponenzialmente le cose. Le sedute con Settimo hanno confermato una volta di più che occorre non dar pesoalle voci. La forza che ognuno può trovare nel vivere in una comunità è paradossalmentela forza che gli viene dall’essere un individuo solo e autosufficiente spiritualmente epsicologicamente. Invece per molte persone la comunità diventa il capro espiatorio peri propri fallimenti personali ed è fonte di frustrazioni e disillusioni continue.(… )Per me il bilancio è super positivo e dato l’incremento delle presenze e dei pro-blemi in valle, mi auguro che l’esperimento abbia un seguito.”

Ramananda mi scrisse questa mail di cui prendo alcune parti.“Ricordo la concentrazione, una linea di fuoco e luce che passando attraverso il nostrocorpo, la nostra psiche, ci aiutava a vedere, non solo ascoltare. Ascoltare implica anchealtri sensi oltre all’udito, oltre alla concentrazione del capire razionalmente.E’ come se venissero fuori le branchie. Il centro dell’attenzione si sposta sull’altro, suquello che vuole comunicare. Il nostro ego sparisce. L’energia apre i sensi. Le persone vivono momenti di grande disagio. Dicono a volte cose, ma vorrebberocomunicare altro. La luce bianca passa attraverso la perfetta metà longitudinale delmio corpo. L’ego è intrappolato. Si può quindi andare totalmente all’ascolto del veromessaggio. Le persone vivono momenti di grande disagio. (…) Quello però era il limite del gruppo e in fondo abbiamo dato considerazione aduno al di là di tutto. Ognuno sa che potrà averne in egual modo e misura. E la dimo-strazione è stata subito dopo con la deliziosa E.G. e il giorno seguente con fratello F.(… )Ho visto che ti sei giocato tutto nel rendere questo gruppo un vero gruppo. Mettendoanche in discussione tutto quello che era stato fatto fino a lì. E insomma un rimbalzoc’è poi stato anche su Villa. Anche se siamo maggiorenni e vaccinati ancora forse dob-biamo scartavetrare un po’ di follia indotta. E il miglior scartavetro che conosco è ilkarma yoga.”

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Rambrosi mi scrisse: ”Quello che emerge per prima era una sensazione piacevole distare tutti, o quasi tutti, insieme senza dover decidere, valutare, discutere ecc. sullesolite vicende ashramitiche e con le solite reazione quasi standarizzate. Stare insiemecome persone -e non come devoti con un certo sforzo di profilarsi, che ovviamente è(anche) un mio problema. E infatti questo relazionarmi con gli altri con gli occhi e il cuore aperto mi ha aiutatoa sciogliere un altro po’ le mie vecchie mura di difesa e di realizzare che io sono comete e tu sei come me, cioè che siamo tutti solo esseri umani. E in questo senso mi sonopotuta avvicinare di più agli altri grazie al tuo seminario. Nello stesso momento questo processo di umanizzazione, che sto vivendo cosciente-mente dal Gurupurnima dell’anno scorso, mi sgancia interiormente dal movimentodei ‘devoti’ perché comincio a sentire tutti gli altri uguali come essere umani. “

Padam mi scrisse:“Per me ci sono due livelli d’impressioni, uno è il ricordo, l’altro è l’effetto, latente ovisibile che sia. Il ricordo è una piacevole sensazione di verità, o meglio, di voler essere, di avere piaceredi essere in verità, non una verità polemica e violenta, sbattuta in faccia per colpire,offendere e (fondamentalmente in tutto) difendersi, ma una verità cercata per sentirel’altro più vicino, per avere un incontro di cuori. Tant’è che ho vissuto anche dei mo-menti molto commoventi, ho visto Paolo commuoversi alle parole di Satya, quandol’anno scorso li ho visti scontrarsi violentemente, sono venute fuori tante cose diognuno, le amarezze, le delusioni, le aspettative, siamo tornati tutti molto bambini.Penso che cose del genere sono veramente un miracolo…Per Croce, la sessione che abbiamo affrontato mi ha permesso di inquadrare alcunecose molto importanti, naturalmente ne abbiamo parlato in alcuni satsang.Gli effetti immediati penso che tutti li possiamo testimoniare, dal modo di porci rispettoall’aggressione di quella donna di cui non so il nome, e all’intervento sconnesso di F., alquale nonostante tutta l’inutilità e la dannosità dei suoi gesti, continuo a voler bene.L’effetto che ora vedo su di me, almeno a prima vista, è che le riunioni con gli altrifratelli non sono più una litania sconnessa, ma il piacere di sentirci vicini in verità erilassatezza, vedendo uno scopo comune di là dagli egoismi.”

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Lalla Meregaglia mi scrisse: “…io ti sono grata per aver condotto con tanta professionalità e pazienza delle personeritrose a parlare dei loro sentimenti davanti a un pubblico silenzioso sì a parole, maprobabilmente “carico” di tensioni accumulate e probabilmente già esternate in piùoccasioni. Il fatto che i partecipanti riuscissero ad ascoltare ha reso la tua fatica unsuccesso: questo forse non era ancora capitato tra i devoti e la sensazione mia è chepiù di un seme di cambiamento sia stato messo nella terra scelta da Babaji.”

Ricevetti anche qualche scritto con tonalità più pessimistiche come i due seguenti.

Enzo mi scrisse: “Ho partecipato con interesse alle sessioni sul Karma Yoga dell’Ascolto(…) Devo direche il lavoro che hai fatto con noi è stato molto interessante (…. ) Purtroppo questolavoro, come le precedenti volte, si ferma nel momento in cui rimaniamo da soli.Anche ultimamente ho assistito a degli scontri verbali soltanto perché uno vuole pre-valere sull’altro, senza ascoltare. Nell’ottica di una crescita collettiva posso dire cheben poco si riesce a mettere in pratica di quanto si apprende con te …”

Filippo mi scrisse: “In breve direi che il gruppo mostra tante lacune e i diversi livelli di coscienza checreano diverse prospettive e visioni del mondo tendono allo scontro e non siamo ca-paci di integrarle. Potremmo dire che a Cisternino ci sono situazioni particolari mala situazione di Cisternino pesa anche sul Samaj Italiano e certe dinamiche distruttivepaiono ormai croniche. Tutto può cambiare, almeno idealmente, (…)”.

Restituzione

Sono passati cinque anni da quei due giorni d’intensa esperienza e il seme dell’Ascoltoè germogliato ed è cresciuto, almeno all’interno dell’organizzazione dei devoti di Ba-baji. Quest’organizzazione oggi è formata da una associazione madre, il Samaj Ita-liano; quattro associazioni figlie, Herakhandi Samaj Cisternino (HSC)in Puglia,Centro Spirituale di Pace Herakandi (CSPH) in Piemonte, Herakhandi Samaj Croce

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Mandir (CM) in Campania, Herakhandi Samaj Love Center (HLC) in Umbria; inaggiunta a queste associazioni esiste la Fondazione Bhole Baba in cui confluisconole donazioni e le proprietà. Questi enti sono gestiti da gruppi che s’incontrano pe-riodicamente e che lavorano bene insieme con un buon livello di ascolto e di parte-cipazione. Anche le assemblee dei soci sono occasione di scambi stimolanti in unclima di rispetto reciproco. A completare il quadro ci sono altre quattro associazioni chiamate amiche gestite dadevoti di Babaji e che potrebbero col tempo diventare affiliate: Hanuman Center inSardegna, Il loto Blu in Lombardia, Herakhandi Nidhi Center in Umbria, CentroLord Sada Shiva in Piemonte. Oggi l’organizzazione dei devoti di Babaji raccoglie così nove associazioni e una Fon-dazione tutte orientate sempre di più ad un lavoro sociale di integrazione spirituale,al di là di ogni tipo di diversità, per la crescita di un sentimento di fratellanza umana. Sono questi fatti concreti che dimostrano come il seme dell’Ascolto sia germogliato eabbia messo radici e, con la grazia del Signore e la guida sapiente di Muniraji, stia oradando i suoi frutti. Molto c’è ancora da fare, ma ad ogni incontro si rinnova quel senso di unità che tieneunità la famiglia di Babaji da più di trent’anni. Ieri buona parte del direttivo del Samaj,che è formato attualmente da15 persone, era presente all’incontro che si è tenuto al-l’Herakhandi Nidhi Center: è stato un incontro molto bello e produttivo in cui cisiamo confrontati con temi fondamentali, temi che rappresentano l’anima del nostromovimento e che saranno il tema del prossimo articolo che scriverò in questa sezionededicata al Samaj Italiano.

“ Realizzare l’Uno attraverso l’azione è Karma-yoga, attraverso il cuore è Bhakti-yoga, attraverso la mente è Jnana-yoga.Questi yoga non sono forse le tre dimensioni della Verità?

Tulsa Singh

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La nascita di “Hairakhandi Love”di Anandu Singh

Nel 1986 in India nel deserto del Rajastan ero in preghiera e chiesi al Grande SpiritoBabaji di dirmi cosa dovevo fare nella vita, la risposta fu: “Torna in Italia, apri un cen-tro in mio nome e fai nascere una creatura.”Tornato in Italia, squattrinato e senza una compagna, il giorno di ferragosto del 1987ero nell’ashram di Cisternino e ricordai le parole di Shastriji nel momento dell’istal-lazione della murti nel tempio: egli disse a tutti che questa rappresentazione della di-vinità aiutava a realizzare ogni desiderio spirituale.Così mi recai in preghiera davanti alla murti e chiesi alla madre di ricordarsi delle pa-role di Babaji e del programma che aveva per la mia vita.Scesi lungo la strada che porta al refettorio dell’ashram e dall’altra parte della stradavidi una donna davanti al kutir del Baba e stranamente la vidi in astrale incinta mentre

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la voce interiore mi diceva di non preoccuparmi “E’ incinta di te”, ed io mi chiesi chescherzo stesse combinando il Baba, poiché non la conoscevo affatto.Mi sedetti al refettorio e vidi arrivare questa donna che si sedette di fronte a me, dopotre mesi esatti Aliana, la mia compagna rimase incinta. Ho scoperto poi attraversoi libri dei Givaudan che le anime s’incontrano tre mesi prima dell’atto fisico del con-cepimento.La creatura che Babaji mi aveva preannunciato è nata il giorno del Gurupurnima; ilsuo gioco divino funziona come un orologio svizzero.La nostra unione e il nostro amore erano il canale attraverso il quale il centro stavaper manifestarsi.Alcuni mesi dopo Babaji mi riappare in meditazione dicendo “ Questo è il momento,vai ed acquista questo luogo per l’ashram!”; in quel momento, però, avevamo solodebiti, ma le vie del Signore sono infinite.

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Il giorno dopo parto alla ricerca di questo luogo carico di speranze, arrivo a Pietralungae la seconda casa che vedo con un sensale m’ispira, chiudo gli occhi e quando li riaproBabaji appare sull’unico pezzo di tetto rimasto nel rudere dicendomi:”Questo è illuogo, questa valle si riempirà di persone e lavorerete nel nome di un unico essere su-periore, Baghwan”.Nel 1995 Shri Muniraji inizia la Murti di Sri Haidakhandeswari a HAIDAKHAN, equando gli chiediamo il nome del centro, si volta verso Ganga ed in hindi le chiedecome si dice Prem in italiano e quindi dice “Hairakhandi Amore” e poi dice ancora:“Chiamalo Love così lo capiscono tutti”.Nel gennaio del 1996 nella notte del mio compleanno, sogno di volare in piena libertà,senza confini osservando l’infinito con un’unica direzione. Ad un certo punto questapace viene interrotta da un grande aereo che solca il cielo a distanza a grande velocità,sento di andargli incontro ed entro nell’aereo come se fosse di pura energia, vedo unposto libero, mi accomodo. Dopo qualche ora l’aereo atterra nella sacra terra, la MadreIndia. In lontananza osservo un grande tempio e sento subito di entrarci, mi ritrovoinnanzi ad una lunga fila di devoti. Cantano i bhajan a Shiva, mi metto in fila inattesa per ricevere il darshan da qualcuno che non riesco a vedere per via della folla didevoti che ho davanti e sento provenire un immenso Amore. Mi trovo poco dopo in-nanzi a Guruji Shri Muniraj con accanto Shastriji innanzi al tempio dedicato a  ShriBabaji. Mi lancio ai suoi piedi, mentre mi alzo, colmo di beatitudine estatica, il gurumi mette una mano sulla colonna vertebrale, dalla nuca al coccige svariate volte, comeun Padre con suo figlio. Mentre guardo il suo volto profondo come l’oceano, mi dice:“Benedizioni per te e per tutta la tua famiglia, verrò a benedire il vostro centro.” Unmese più tardi arriva un aerogramma dall’India di Shri Muniraj scritto esattamentel’8 gennaio, il giorno del mio compleanno, ancora lo conservo come un cimelio de-vozionale del guru e con mia incredulità leggo: “Benedizioni a te e a tutta la tua fa-miglia, verrò a benedire il vostro centro.” Eravamo tutti testimoni delle siddhaspirituali del nostro maestro silenzioso ed inondati dal suo Amore. Sei mesi dopo sonoandato a prendere Guruji con Ganga ed altri devoti indiani a Pagialla e con lui abordo, la macchina appena  partita si trasforma in una bella astronave, persino il mo-tore si fa più silenzioso per rispetto di quella solennità, finalmente mi sono sentitoaccettato per quello che sono dentro e non  per quello che rappresento nel mondo.

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All’arrivo a Villarosa, Muniraji è felicissimo, riconosce qualcosadi familiare nell’atmosfera, le montagne, il suono del fiume.

I devoti lo aspettano suonando i bhajan sul piazzale ed ap-pena scende gli viene posta al collo una mala di fiori ed inquel tratto di strada che divide il parcheggio dall’ashram,Guruji si guarda intorno e sorridente mi dice per tre volte

“You are a very lucky man”.All’aarti della sera Shri MunirajI sprizzava di gioia, un altro

tassello si stava unendo al grande mosaico di Babaji, HairakhandiLove stava per nascere, erano passati dodici anni da quando Babaji mi era apparsodicendo di costruire un centro in suo nome. All’indomani eravamo in duecentocin-quanta persone a celebrare la venuta del Maestro e per molti era il primo incontrocon un Santo Uomo.Scendendo al dhuni per iniziarlo, Guruji si sofferma  ad osservare l’architettura deldhuni ed il Sangam creato dai tre torrenti che scorrono a valle e si incontrano diven-tando un fiume. Il dhuni doveva essere acceso per la prima volta dal maestro, non ap-pena il fuoco si sprigionò venne coperto da così tante offerte che non si riusciva avedere la persona accanto, tutti piangevano, si stropicciavano gli occhi  ma lui, estatico,seduto da grande yogi, non ha versato una lacrima, anche un bambino avrebbe vistola differenza tra tutti noi immersi nella nostra valle di lacrime e lui oltre la gioia ed ildolore, immenso come una montagna, presente nell’unire il cielo alla terra.Alla fine della cerimonia Muniraj disse a tutti che il fumo dello yajna cura e tutti co-loro che avevano problemi  alle vie respiratorie sarebbero stati curati. Molte personehanno avuto la possibilità di incontrarlo personalmente e di avere risposta alle lorodomande.Al tempio, più tardi, Muniraj fece alzare lo Shastra indiano che disse: ” Questoluogo non si chiama solo Hairakhandi Love  ma in questo ashram vive l’amore diHaidakhan”.Un grande bandhara celebrò la fine della cerimonia.Grazie, grazie, grazie Shri Muniraj Gurumaharaji.Sono passati sedici anni da quella iniziazione del centro, tanta gente è passata da questoluogo, è nato come Healing Center in cui ci siamo presi cura degli esseri umani che

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per la maggior parte non avevano mai conosciuto Babaji, con gli anni è sempre piùdiventato ashram, con le puje che si eseguono regolarmente da residenti nel centro;in questi anni è cresciuto un gruppo che ha formato un consiglio direttivo che pre-siede il centro e siamo entrati nel Samaj con l’intento di portare il nostro contributoalla crescita del movimento di Babaji.Ora una nuova fase sta nascendo, è importante fare un altro salto di qualità, unirsinon solo per pregare o festeggiare, ma vivere insieme dedicando la vita alla crescitainteriore, all’armonia, a Babaji, unendo spirito e materia organizzandosi a vivere in-sieme con un’altra modalità, le strutture sono state create per poter accogliere questafase, ora l’energia sta lavorando per creare veridicità umana nei rapporti, per fare que-sto passaggio non basta essere devoti, ma avere un obbiettivo comune ed una fre-quenza di comunicazione che sia legata non alla protezione di se stessi ma all’unione,l’amore.Lavorare, avendo una propria responsabilità ed indipendenza economica, cantare esuonare e crescere insieme, chiunque senta proprio questo può partecipare a questoprogetto comune.Uno dei pochi voti che ci ha lasciato il Baba è il voto dell’unione e questo è il grandelavoro che sta cercando di fare il Samaji Italiano.

Anandu Singh

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Cetra (Spring) Navaratri 2012 Haidakhandi Prem Das

E’ certo che i trascorsi mesi invernali sono stati molto tristi ,per noi figli di Herakhan Baba, e ci hanno lasciati attoniti eprovati.La malattia di Sri Muniraji e la dipartita di Ganga sono statiuna dura prova. Io e Vasanti abbiamo atteso Guruji al Suoritorno dalla Thailandia accudendolo per oltre un mese. Vorreipotervi dire che questa è stata una delle esperienze più pro-fonde della mia vita ma questo mi risulta difficile poiché lostato mentale in cui mi trovo è uno spazio di silente vacuità

dove non esistono concetti. La capacità di Guruji di danzare fra la terra e il cielo èincredibile; passare dalla sofferenza fisica ed emotiva, al totale donarsi a noi, è stupe-facente, il tutto immerso in un silenzio frastornante fatto di oreed ore a guardarLo sulla Sua poltrona con lo sguardo lanciatoin una dimensione a noi straniera. Allora il Suo essereumano e terreno, dalla lacrima che gli scende sul viso, all’essere goloso come un bimbo, mi è veramente apparsacome un mimetizzarsi. La Sua essenza Divina ha demolitola mia mente, che di colpo mi è apparsa come un territorioarso da un’esplosione nucleare. Il senso di tutto ciò mi è sco-

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nosciuto e confesso che mi ha fatto stare male ma un pensiero è cominciato a sorgerepiano piano dalle macerie: “così è”. Tutti i nostri tentativi di essere bravi, coesi, attivi,pratici e produttivi, regolarmente disattesi, fino a disobbedire al nostro stesso Guru,forse sono lo stato nel quale proprio Lui ci vuole. Slegati, vaganti e frastornati mapronti a scattare. Sì, credo che sia così, Babaji ci abbia messo in stand-by, soldati diun esercito disastrato all’apparenza ma pronto a tutto, specialmente a buttare il cuoreoltre l’ostacolo, come solo noi italiani sappiamo fare. Tutto ciò in attesa che Lui decidadi tornare fra di noi.Il mese di febbraio è trascorso fra alti e bassi, verso Shivaratri è sembrato che Gurujiavesse veramente imboccato la strada del pieno recupero per poi, invece, peggiorarerapidamente come le nostre aspettative finchè un giorno, inaspettatamente, Gurujiha deciso di tornare in ospedale più che altro per controllare che le decine di farmaciche ingeriva gli fossero veramente di beneficio. In quel momento nessuno di noi pen-sava che Muniraji avrebbe avuto la forza e la salute di partecipare al Novaratri a Hera-khan, cosa che poi è avvenuta regolarmente e che per me è stato un vero miracolo.A Herakhan, intanto, fervevano i preparativi. In Gufa side è cresciuto, rapido comeun fungo, il Kutir del nuovo Babaji, proprio di fianco al Dhuni, maestoso ed impo-

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nente, con una grande kirtan hall al piano terra e la camera di Babaji al piano supe-riore. Gorhari, nel mentre, era impegnatissimo con la Sua nuova Murti: una betonieracon motore a scoppio nuova di zecca con la quale ha costruito, in men che non sidica, nuovi muri di protezione dalla piena monsonica, sia in Gufa che a Fakirabad. L’attesa per l’inizio di Novaratri è trascorsa in maniera inusuale, con il dubbio sullapresenza di Guruji e senza sapere quante persone avrebbero partecipato alla celebra-zione, poiché erano saltate tutte le comunicazioni per la mancanza di Ganga e a causadelle condizioni di Guruji ma già una settimana prima dell’inizio si è capito che Hera-khan sarebbe stata piena di devoti felici e benedetti dalla presenza di Sri Muniraji.Guruji non ha preso parte a nessuna Puja e Havan ma la Sua presenza fisica è bastataper ispirare e aiutare tutti noi a concentrarci nella preghiera.E’ incredibile come Muniraji sia riuscito a ricreare una sorta di “normalità” nonostantetutti i problemi trascorsi. Due giorni prima dell’inizio di Novaratri , le ceneri del-l’amatissima Ganga Ram, sono state affidate al Gotami Ganga con una Puja alla qualeha preso parte praticamente tutto l’ashram; molte lacrime si sono aggiunte alle acque

cristalline del fiume ma la consapevolezza delgioco Divino ha aiutato un po’ tutti ad accet-tare la realtà. Ganga non è più fra noi fisica-mente e la voragine lasciata dal suo Samadhiva ben oltre la gestione materiale delle millecose che lei faceva: è sembrato quasi di essere

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rimasti indifesi dalle strane energie egoiche che regolarmente danzano attorno allegrandi anime come Sri Muniraji.All’arrivo a Haldwani di sua nipote Paola, è stata aperta la Sua stanza e tutte le suecose sono state poi distribuite un po’ a tutti durante il Novaratri, come ricordo eultimo dono di un’ anima grande di cui non ci dimenticheremo mai.Trascorso Novaratri è partito il progetto di ristrutturazione del tetto del Mandir diChillianoula, coordinato da Phullsing e tuttora in corso. A proposito di ciò, duranteun silenzioso pomeriggio Muniraji mi ha spiegato come mai questo lavoro si era resonecessario: la ragione era nella fretta con cui era stato costruito la prima volta, 33 anniorsono, con un direttore dei lavori molto speciale, Babaji stesso. La ditta specializzatanella costruzione di templi fu messa sotto una tremenda pressione da parte di Babaji,che ogni giorno presenziava i lavori, spingendo gli operai e il capomastro in particolaread accelerare i lavori, costringendoli a lavorare notte e giorno. Sri Muniraji e moltialtri non capirono la ragione di tutto ciò fino al giorno seguente il completamentodell’opera quando, il capomastro, tornato finalmente a casa, morì colpito da un infartofulminante; chiaramente Babaji sapeva cosa sarebbe successo e credo che oltre il com-pletamento dell’opera prima della morte del capomastro, Baba abbia voluto aiutarloa completare il meritevole accumulo di karma, con la costruzione di un luogo sacro.Questo è il motivo per cui il tetto è durato “solo” 33 anni.Come ultima considerazione di questo inverno in India vorrei cercare di descriverel’incredibile ondata di amore che è confluita attorno a Guruji in questo periodo: da

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tutto il mondo, da tutti i Suoi devoti, ha vibrato l’energia costante di un supportoche va decisamente oltre l’attaccamento al Guru. Sono rimasto stupito, leggendo aGuruji le tantissime mail che arrivavano ogni giorno di come, in realtà, siamo quasitutti consapevoli di trovarci al cospetto di un essere straordinario, centro di un man-dala divino apparso su questa terra per tutti noi, per il nostro progresso spirituale eper la nostra liberazione.

Much love Premdas

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Perche è così importante trovare se stessi in un momento come questo?di Hari Krishna Doctor

“ La sola rivoluzione è l’amore tutte le altre sono solo rivolteJ. Krishnamurti

Durante i periodi di grande cambiamento l’umanità si trova di fronte a nuove sfideed è costretta a sviluppare nuove capacità per affrontare le prove implicite in ogni tra-sformazione. Appare chiaro a tutti che stiamo attraversando un periodo in cui la crisinon è soltanto economica, politica ed ecologica, ma coinvolge aspetti profondi della psiche collettiva.Da diversi decenni leggiamo che si attende una grande crisi, una rivoluzione che scuo-terà tutto il pianeta per ristabilire giustizia armonia e un nuovo modo di vivere. Diquest’argomento parlano grandi saggi e scienziati la cui opinione merita grande ri-spetto. Essi indicano soluzioni positive che partono dall’individuo stesso, permetten-doci di riconoscere che il nemico da sconfiggere non è esterno a noi. Per questo nondobbiamo farci confondere da quei complottisti deliranti o da ufologi paranoici chediffondono maggior confusione e paura, senza proporre soluzioni costruttive. Para-dossalmente anche loro svolgono, inconsapevolmente, l’utile compito di accelerarel’inarrestabile processo in corso. E’ evidente che una società in cui ogn’uno è trinceratonel suo ego, in cui il dio danaro domina, rinforzando l’egoismo e l’avidità che inevi-tabilmente producono speculazione e corruzione, non può funzionare a lungo. E’come se l’uomo, schiavo dell’emisfero cerebrale sinistro, prigioniero del pensiero ra-zionale basato sull’io e sul mio, avesse perso la visione d’insieme e l’interdipendenzadi tutti gli esseri. Lo sviluppo dei mezzi di comunicazione, ha fatto venire i nodi alpettine e ha reso possibile che un numero sempre maggiore d’individui prendesse co-scienza della situazione globale. L’uomo stesso è causa dei mali della società e solo unrisveglio interiore dell’individuo può condurre ad autentici cambiamenti. Per questoil processo di autoconoscenza, di trascendenza dell’io e di realizzazione del sé è indi-

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spensabile per trovare il coraggio e la forza per affrontare questi momenti difficili senzaessere travolti dall’ansia collettiva. Lavorare su noi stessi e sviluppare la consapevolezzanon frammentata dal pensiero (usando il pensiero solo negli gli ambiti in cui è indi-spensabile senza divenire schiavi del servo) è un bisogno urgente dell’uomo d’oggi.Al contrario fuggire la realtà e cadere nelle illusioni e nelle paure dell’ego può condurrealla catastrofe. Solo lo sviluppo della coscienza potrà far sì che questa rivoluzione con-duca all’emergere di un mondo migliore e del Nuovo Piano di Coscienza. E, in questosenso, la crisi che stiamo attraversando è invero un’opportunità positiva e necessaria.Oltre vent’anni fa, prima dei grandi scandali della politica, prima delle torri gemellee della crisi economica, (per non parlare del terremoto che proprio in questi giorniha ferito tanto fortemente la mia terra natia distruggendo le vestigia degli antenati),iniziavo la prefazione del mio primo libro, Il Respiro dell’Anima, con queste frasi che,lette oggi, mi paiono particolarmente appropriate al momento che stiamo vivendo.

La trasformazione del mondo inizia con la trasformazione del Sé

In questa nostra epoca l'uomo è di fronte ad un autentico bisogno di trovare sé stesso e dicontrollare la mente per potersi confrontare con un mondo in rapido cambiamento che at-traversa una crisi profonda. La ricerca di sé, che era prerogativa dei saggi, è ora divenutanecessità vitale di tutti. Tale ricerca si presenta difficile per la generale confusione delle ideo-logie, l'inflazione dellinguaggio (sempre più parole che dicono sempre meno) e per la man-canza di sicuri punti di riferimento. Il grande sviluppo tecnologico del mondo Occidentalee il progresso dell'uomo in molti campi è contraddetto dalle tragedie del Terzo Mondo chetoccano la coscienza dell'umanità tutta. Drammi individuali e sociali affliggono tutti ipaesi ed è possibile ipotizzare che la situazione si possa ancor più deteriorare, se si andràavanti di questo passo. Pare stia avendo luogo una grande lotta tra forze evolutive e forzeinvolutive. E' dovere di ogni uomo intervenire affinché le negatività attuali non prevalgano,infatti è possibile presagire un mondo positivo solo qualora fossero le forze costruttive insitenell'uomo a prevalere. La trasformazione come tutti i saggi insegnano parte dall'uomo stesso.Molti individui, anche tra coloro che sono in posizione di "potere", paiono impotenti difronte all'incalzare di processi distruttivi e degenerativi ed incapaci di promuovere efficacirimedi. Si va diffondendo la sensazione d'essere in balia di forze che conducono verso pericoliancor più grandi, in un futuro prossimo, e il potere delle organizzazioni della malavita

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provoca già una guerra all'interno degli stati. Nello stesso tempo molte manifestazioni po-sitive fanno sperare in un mondo migliore. Si può notare il risveglio di una nuova coscienzanei confronti della natura ed è ora più realistico sognare che gli ideali di un governo mon-diale possano un giorno realizzarsi, liberando il pianeta dalle guerre. Esperienze umane escoperte scientifiche e tecnologiche, dimostrano che esiste un fermento evolutivo ricco di spe-ranza. Secondo alcuni studiosi della psicologia del profondo proprio in tempi di trasforma-zione e caos l'uomo viene a trovarsi nelle condizioni ideali per prendere più rapidamentecoscienza di sé e dell'anima. Purtroppo nel materialismo imperante della cultura dei con-sumi, la religiosità, intesa come rapporto con il mondo interiore e come contatto intuitivocon livelli superiori dell'essere è raramente presa in considerazione. Essa o viene consideratauna superstizione che non può sopravvivere di fronte all'illuminismo razionale, oppure,tranne rare eccezioni, viene presentata solo a livello mentale che non conduce ad autentica"trascendenza" e "rivelazione". A volte si considera un'ideologia trascurando il suo effettivorapporto con la vita, oppure, al contrario, si considera buono solo ciò che si può valutare intermini materiali. Ma è nel campo interiore, non raggiunto dalle scienze e dalle filosofiematerialistiche, che da sempre l'uomo si trova a dover affrontare le realtà psichiche, e cioèl'essenza stessa della sua coscienza e consapevolezza. E' certo questa la direzione in cui muo-versi per trasformare noi stessi e trovare quelle risorse che ci permetteranno di agire corret-tamente nel mondo e collaborare al bene. Solo un cambiamento della coscienza dell'uomoe la realizzazione dell'armonia da parte di ogni individuo può risolvere la problematicaecologica, politica, sociale, psicologica e spirituale degli abitanti del pianeta.Un certo grado di autocoscienza, va di pari passo con la salute psichica, indispensabile alsuccesso in ogni campo, da quello affettivo, a quello del lavoro e alla relazione positiva conil reale che ci permette di godere della vita. La condizione mentale dell'uomo è generalmenteuno stato di grande confusione, tanto che la salute psichica appare spesso un ideale, ancheper gli individui cosiddetti "sani". Per ottenere vero equilibrio interiore e trovare il sentieroche ci conduca a un più chiaro rapporto con la nostra coscienza, dobbiamo "prenderci incura". Abbiamo bisogno di trovare un giusto atteggiamento e avere efficaci strumenti persanarci. Essi ci sono necessari per sconfiggere la confusione, il condizionamento e giungereall'autoconoscenza e alla liberazione che potranno concretizzarsi in una vita sana e felice.Ognuno è responsabile della propria pace interiore, aspetto sostanziale se si vuol essere ingrado di creare e amare. Solo questo potrà produrre la pace individuale e collettiva.

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Herakhandi Familydi Giorgia Vigevano

L’International Haidakhandi Journal viene pubblicato due volte all’anno ed è alla suaquinta uscita. E’ a cura di Rob e Gaby, una coppia di devoti inglesi. Il Journal è soste-nuto anche da Alok Banerjee in India, da Gayatri Devi e Lok Nath in America e daRaghuvir. Viene pubblicato sul sito internazionale dell’Hairakhandi Samaj www.hai-dakhandisamaj.org e viene spedito in cartaceo in tutto il mondo. Ogni numeroaffronta un diverso argomento sul quale i devoti di tutto il mondo sono chiamati aintervenire. L'ultimo numero è stato dedicato anche al ricordo della nostra amatasorella e amica, Ganga.

Gangadi Giorgia Vigevano

Nella Herakhandi family lo scam-bio di informazioni si è infittitoquando, pochi mesi fa, Shri Mu-niraj è stato ricoverato per pro-blemi al cuore; le comunicazionidall’India erano diventate giorna-liere, ma proprio quando la salutedi Guruji stava migliorando, eccogiungere dall’Italia nuove e scon-volgenti notizie su Ganga, nostraamica e sorella, fedele servitricedel Maestro per tanti anni: la suasalute era irrimediabilmente com-promessa ed era giunta prematu-ramente la sua ora di lasciare la

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veste terrena. Kanta racconta:

“Durante la luna piena del 9 gennaio 2012, la nostraamata Ganga è stata accompagnata dalla sua famiglianaturale, la famiglia di Babaji e gli amici di lungadata, con rispetto e immenso amore, nel suo camminofuori dalla vita terrena……… Molti simboli significa-

tivi hanno accompagnato il suo viaggio di ritorno a Ba-baji. Ha lasciato il corpo lunedì 9 gennaio, la prima luna

piena dell’anno 2012. Lunedì nel calendario indiano è dedicatoa Shiva e nove è il numero sacro. Durante gli ultimi giorni della sua

vita Settimo le ha letto i nove capitoli della Bhagavad Gita. La sera della sua morte, novemembri della famiglia di Herakhan si sono trovati per cantare i bhajan per lei...… Ha passato i suoi ultimi giorni in coma in un ospedale a Milano. C’era sempre qual-cuno al suo fianco. Si dice che quando una persona è in procinto di morire possa trovaredifficile lasciarsi andare mentre si trova insieme agli amici più cari e ai membri della fa-miglia e forse è stato lo stesso per Ganga: Moti Ma, la sua sorella spirituale che ha cam-minato accanto lei nella vita, è rimasta al suo capezzale la domenica sera, e il lunedì

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mattino fino al pomeriggio.Solo quando Moti Ma è statasostituita da altri amici per unbreve intervallo, Ganga ha la-sciato il corpo…Ecco, dunque, la testimo-nianza di Moti Ma:“Sono appena tornata da Mi-lano. Questi ultimi sei giornisono stati così intensi ed è statocosì bello stare con la miaamata Gangaji e con tutti i de-voti che hanno saputo darsi amore e confortoa vicenda e ne hanno dato molto anche a me.Lunedì 9, il giorno del suo passaggio, ci siamotrovati in nove la sera a casa di Lalla per can-tare i bhajan per lei. Ci ha aiutato a calmareun po’ il dolore perché sentivamo lo spirito diGanga presente in mezzo a noi.La mattina seguente Bhawani, Patrizia e Bernadettele hanno messo un sari bianco e le hanno profumatoil corpo. Phull Singh le ha fatto il Chandan e le hamesso della Vibhuti sulla fronte.Sembrava pacifica comeuna dea e una verasanta. Siamo tutti con-vinti che Shri MuniRaj ji sia venuto perriceverla e portarla di-rettamente da Babaji.Sicuramente è in pace.Siamo noi che soffriamo,

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mi manca cooooooosì tanto – è impos-sibile descriverlo…...Ieri si è tenuta la cerimonia del fu-nerale in chiesa a Gavirate, la sua cittànatale… L’atmosfera era caricad’amore, e tristezza per noi e felicitàper la sua pace. Per favore date il mioamore e la mia gratitudine a Guruji.Ha fatto un lavoro così grande per lamia amata piccola grande sorella. Hotimore di venire a Haldwani senzaGanga. Non riesco ad immaginarlo.Certe volte non mi sembra vero, desi-dero che non sia vero e invece…”Kharku, accorso ai piedi del Guru,scrive attingendo alle profondità delsuo cuore:“Muniraji è rimasto molto in silenzioe profondamente in preghiera nelle ul-time due settimane dopo l’operazione.Era concentrato su Ganga, la sua fa-miglia, i suoi amici e su tutti noi chesiamo stati in contatto con lei. Non misento libero di dire troppo ma so cheLui l’ha seguita passo dopo passo sulla

strada, durante la sua malattia e durante il passaggio e anche dopo il suo passaggio. Lui econ Lui tutti noi abbiamo perduto una Cara Sorella, una devota ricca di dedizione, amore,devozione e forza con la volontà e la capacità di servire Muniraji e tutti noi, come offertaal Divino Babaji.Oggi Ganga Ram celebra la sua puja; i suoi resti mortali diventeranno cenere che sarà por-tata al Gotama Ganga fra qualche tempo, per essere immersa nel fiume sacro da cui lei hapreso il nome e per tornare a fondersi nel mare della coscienza. Jai Ganga Mata ki jai!

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E’ circondata dalla famiglia e dagli amici. In tutto il mondo i devoti di Babaji preganoper il suo viaggio e ricordano i momenti vissuti con lei e come lei sia riuscita a toccare laloro vita, la vita dei nostri amici, come abbia servito Muniraj sempre al posto giusto,sempre pronta, e come sapeva cantare…..!”....“…Gangaji è stata mia amica, la mia confidente, la mia amante, la mia Sorella Guru;abbiamo condiviso il servizio a Muniraji e poi, rispondendo alla chiamata, è diventata lasua devota ideale. Sempre, e dico sempre, era lì, pronta – fino all’istante in cui ha persoconoscenza non ha smesso di chiamare me e gli altri, per controllare consigliare e pregareper il nostro amato Shri Muniraji.Anche dopo il suo Passaggio è venuta da me, dolcemente e con gentilezza, per prendersicura del nostro amato Guruji. Ganga si è occupata di Muniraji in modi in cui molti dinoi non sarebbero in grande di fare, mostrando un amore e una devozione da cui do-vremmo tutti sentirci ispirati. E’ stata la sua pujarini, la sua guardiana e la sua infermiera.Ci sapeva accogliere vicino al Guru e, contemporaneamente, tenerci a distanza. Servivanoi servendo Lui, preparava la nostra puja, cantava l’Arati e i bhajan ed è diventata partedelle nostre vita e della vita dei nostri figli... Ha servito con tutta la sua energia, tutto ilsuo cuore, tutta la sua volontà, desiderando l’Amore, desiderando di immergersi nel Divinoin lei, cercando una comprensione più profonda e la libertà dalle cose del mondo. Perfavore ricordatela nella preghiera, fate che la sua devozionevi ispiri sempre.”Kanta ricorda: “Una volta Ganga mi ha rac-contato che era stata a Gangotri, la sorgentedella sacra Ganga, nell’Himalaya. Le hochiesto di raccontarmi la sua esperienza emi ha detto che l’unica cosa che aveva de-siderato alla presenza di quegli imponentighiacciai era stata: “Signore, voglio starevicino a te.”Ci manchi tanto, Ganga, ma sappiamoche ora sei insieme a Babaji e risiedi nellaLuce, cara amica, sorella, compagna!

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