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Omaggio a Carlo Chendi, 75… e non sentirli!

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Un omaggio a Carlo Chendi, uno tra i più celebri sceneggiatori Disney, in occasione del suo settantacinquesimo compleanno. Sono raccolti in questo albo/catalogo tavole inedite realizzate appositamente da autori di calibro mondiale. Tra i partecipanti: Don Rosa, Leo Ortolani, Donald Soffritti, Alfredo Castelli, Fabio Celoni, Francois Corteggiani, Silvia Ziche, Tito Faraci, Giorgio Cavazzano.. A cura di Sergio Badino e Davide G.G. Caci Copertina di Giorgio Cavazzano

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INDICEIntroduzione · S. BadinoCarlo, come lo conosco io · A. BecattiniCarlo Chendi non esiste · G. FantoniIl regno di Carlo · U. CanoniciI segreti di Mastro Carlo · A. Savini«Pronto, Nonno?» · F. CorteggianiConoscere Carlo Chendi · F. Artibani e K. CentomoGrazie, Carlo · C. PanaroChendi 75 anni · A. CastelliLa Chendi-Camera di Carlo · L. MaioRicordi · E. PennaUn alieno tra i paperi · M. ValentiniFlashback · S. GianattiDedicato a Carlo Chendi · T. Faraci35 anni fa · I. MilazzoIl suo nuovo personaggio · G. BerardiViaggio a Paperopoli · R. Branca

Omaggi illustratiD. SoffrittiC. OnestiDon RosaR. e M. ZaghiL. GattoB. OlivieriV. HeldL. MolinariF. GuerriniL. BalleraniD. Caci, E. GrigoliP. MotturaL. UsaiL. MaioM. Surroz, V. CarignanoC. SciarroneS. ZicheG. SoldiP. MoiselloE. MacchiavelloF. CeloniA. CastellanL. OrtolaniG. BruzzoA. FrecceroL. MontaglianiS. DossiM. GhiglioneR. SantilloM. WalkerG. Cavazzano

Auguri, Nonno Fumetto! · D. Caci

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Anche se mi sembra di essere suo amico dauna vita, con Carlo ci si frequenta da appenasette anni, e, al contrario di quanto afferma

un luogo comune ripreso dal titolo originale di uncelebre film di Billy Wilder, non c’è nessuna crisi!

Chiunque conosca Carlo, anche soltanto un po-chino, sa che non potrebbe essere altrimenti. Ne èprova la pubblicazione che tenete tra le mani, con cuinoi di Rapalloonia! abbiamo deciso di omaggiare ilnostro «guru» nell’anno del suo 75mo compleanno,

contattandoamici, colle-ghi, cono-scenti, esti-matori chedesiderasserofargli gli au-guri.

Il risultatoè questo al-bo, che staqui a testi-moniare l’af-fetto e la sti-ma di cuiCarlo si è cir-condato nel

corso degli anni non solo come autore, ma anche esoprattutto come «meraviglioso essere umano», para-frasando questa volta la dedica che Mort Walker gliscrisse su una strip autografa di Beetle Bailey.

Ecco perché è stato facile mettere insieme un inso-lito regalo di anniversario come questo. È chiaro chenoi di Rapalloonia! non abbiamo alcun merito: si ètrattato soltanto di fare qualche telefonata e d’inviareun paio di decine di e-mail. Se la sorpresa (Carlo eradel tutto all’oscuro della nostra iniziativa) può dirsiriuscita, dobbiamo ringraziare gli autori al di qua eal di là dell’oceano con cui Carlo ha stretto – e, neltempo, mantenuto – cordiali rapporti di amicizia: cibastava riassumere in breve lo scopo e il destinatariodella nostra richiesta per ottenere immediata ed en-tusiastica risposta affermativa. E, oltre al fatto chesenza dubbio Carlo è un soggetto assai gustoso da ri-trarre in forma di caricatura, si percepiva ci fosse del-l’altro, qualcosa di profondo.

Per quel che mi riguarda, non è un mistero l’affettoche ho verso Carlo. Gli devo molto, sia sotto il pro-filo professionale, sia per quanto concerne l’aspettoumano, e so di non essere il solo.

Se adesso state leggendo queste righe vuol dire cheanche voi, in un modo o nell’altro, volete bene aCarlo: unitevi a noi nel fargli gli auguri per questeprime settantacinque primavere. •

SERGIO BADINO 1

• Sergio Badino, Carlo e Giancarlo Berardi durante la presentazione del libro Conversazione con Carlo Chendi.

Sergio Badino

• Carlo ai tempi dello studio Bierreci.

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Quello del filologo disneyano è un «me-stiere» talvolta ingrato, ma che riserva an-che qualche soddisfazione. Tra queste, la

più grande è certamente conoscere personalmente gliautori le cui storie si sono lette, apprezzate e meta-bolizzate. Non sempre – come del resto accade intutti i settori della creatività – l’uomo vale l’artista,ma talvolta dietro ai formidabili ideatori e tratteg-giatori di trame si scoprono personaggi altrettantostraordinari. Carlo Chendi è tra questi. Io, che pro-prio un giovinetto non sono più, ho conosciuto le suestorie Disney nei primi anni Sessanta, sulle pagine diTopolino ma anche grazie alle ristampe sugli Albi dellaRosa e sui Classici di Walt Disney. Come tutti, però,ho appreso che era stato lui a scriverle soltanto ven-t’anni dopo, grazie al primo, fondamentale dossiercompilato da Franco Fossati per If. Da Le istantaneedi Beppe (la sua primissima storia, pubblicata nel giu-gno 1952) in poi, un sottile fil rouge lega la monu-mentale produzione di questo autore ferrarese tra-piantato, adolescente, nella ridente Rapallo. Ed è –mi si passi l’ossimorica espressione – il «demenzialerigore» con il quale Carlo ha sempre affrontato la co-struzione delle sue storie. Conoscendo Carlo sul fi-nire degli anni Ottanta e poi frequentandolo nelcorso di un ventennio, ho infatti compreso come inlui convivano due nature fondamentalmente oppo-ste eppure mirabilmente complementari. Da un latoc’è una vena creativa decisamente a briglia sciolta, atratti imprevedibile, arricchita da una non comunecapacità di creare gag mai banali e sempre esilaranti;dall’altro lato, la sua assoluta professionalità, la suavasta memoria storica e la sua sincera passione per ilmedium fumetto, rimasta a tutt’oggi immutata. Daquesta miracolosa alchimia nascono capolavori del-l’arte parodistica quali Il Dottor Paperus (1958) o Pa-perino il Paladino (1960), quest’ultimo caratterizzatodall’invenzione di un irresistibile idioma aulico cui sirifarà senza mezzi termini il cinematografico Branca-leone. A dar corpo alla vena destabilizzante di Carloc’è, in entrambi i casi, il tratto surreale del grande Lu-ciano Bottaro, con il quale si crea una simbiosi che,nell’arco di un trentennio e nell’ambito di quellasplendida officina cartacea chiamata Studio Bierreci,produrrà in ambito non disneyano piccoli capolavoridell’umorismo quali Pepito, Piper Maiopi, Redipic-

che, Pon Pon e Whisky & Gogo, giusto per citarnealcuni. Ma ad esaltare le scrittorie evoluzioni di Carloe a materializzarne le caratterizzazioni sono stati an-che altri disegnatori, altrettanto grandi, da Scarpa aCarpi, da Cavazzano a Rebuffi, da Scala a Esposito,da Fusco a Marcello, passando agevolmente dall’an-tropomorfismo di OK Quack e Umperio Bogarto at-traverso il mondo caricaturale di Tore Scoccia, finoal realismo di Rin Tin Tin & Rusty. Per quanto pro-lifico e poliedrico, il narratore Carlo Chendi identi-fica soltanto in parte il magmatico Chendi Carlo, cu-ratore di sofisticate collane, ideatore di testate, orga-nizzatore di mostre (su tutte, quella di Rapallo, che siripete con cadenza annuale sin dal 1972) e altro an-cora. Per me, che lo conosco e che mi pregio della suaamicizia, è importante anche e soprattutto il CarloChendi essere umano. Osservo le sue foto sui primicataloghi rapallesi e constato che, fatti salvi la caniziee l’ingrossamento del naso che lo rende più fumetti-stico (in quanto più simile ai suoi personaggi), non èaffatto cambiata la luce che illumina i suoi occhichiari. La stessa luce che noto ogni volta che parliamodelle nostre comuni passioni – Carl Barks, FloydGottfredson, Alex Raymond – oppure quando Carlomi regala uno dei suoi gustosi aneddoti sui tanti per-sonaggi, a volte finanche bizzarri, che ha conosciuto.È la luce dell’entusiasmo, dell’amore per il bello e perla creatività, ad illuminare quegli occhi. Alla facciadei quindici lustri anagrafici. A proposito: uno ski-rillione di auguri, amico mio. •

Alberto Becattini

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Carlo Chendi non esiste. È da tempo che lofrequento, e alla fine ho scoperto il suo se-greto. Non esiste nel mondo reale. Tutti si

sono sempre detti «è un fumetto», pensando di tra-scendere nel paradossale, ma Chendi è davvero un fu-metto! L’avete mai visto da solo, senza avere vicinoun disegnatore? Mai! Per forza: è quel disegnatore acrearlo, a tenerlo in vita, a modificarne di continuo leposizioni e i movimenti per adattarlo alle circostanze!La setta segreta – molto poco segreta e molto pocosetta – dei disegnatori che ogni anno si riunisce aRapallo è riuscita a nascondere a tutti questa ve-rità, ma a me non è sfuggito: è bastato osservarecome cambia la sua fisionomia a seconda dellequalità diverse dei disegnatori con cui si affiancanel mondo reale. Se lo passano di continuo pernon destare sospetti. A volte è più tratteggiato, avolte è più allungato, a volte è più sfumato, a volteè più giovane, a volte è più neretto, insomma: nonè mai uguale! E per giunta non l’ho mai visto ar-rivare: Carlo Chendi c’è o non c’è. Non è che ar-riva; tu ti giri e non c’è, ti rigiri ed è lì come se cifosse sempre stato. Probabilmente entra nelmondo tridimensionale direttamente da un blocknotes del disegnatore di turno, che lo estrae al-l’improvviso senza farsene accorgere. Inoltre, nonl’ho mai visto mangiare veramente: quando sta atavola parla tutto il tempo, per giunta dicendocose non sempre intelligibili a causa di una barba

fonoassorbente che ha sicuramente fatto arricchirel’Amplifon di clienti che improvvisamente si sonocreduti iniziati alla sordità. Chi, se non un personag-gio immaginario, può avere queste caratteristiche?Oh, andiamo, non penserete che uno così esista dav-vero? Un incrocio tra Eta Beta e Capitan Findus? Edè proprio questo lo specifico di Carlo Chendi: è unoche, siccome non c’era, c’è stato bisogno d’inventar-selo. E complimenti allo sceneggiatore! •

CARLO, COME LO CONOSCO IO CCAARRLLOO CCHHEENNDDII NNOONN EESSIISSTTEEAlberto Becattini

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Pochi ambienti di lavoro mi hanno colpitocome lo studio di Carlo Chendi. Al puntoche suggerisco a tutti coloro che lo conoscono

di trovare una scusa qualsiasi per farsi invitare da luie andarlo a trovare nel suo regno.

Provo a descrivervelo. Si tratta di una stanza, unaquindicina di metri quadrati, in un vecchio palazzodella Rapallo di una volta (quella, per intenderci, chenon era ancora andata a occupare tutti i campi, le col-line e gli spazi più incredibili per costruire condo-mini, nell’Italia del boom). Lui è seduto dietro unapiccola scrivania (unicaconcessione al moderno,un paio di computer),letteralmente sepoltoda… indovinate un po’:fumetti. Le pareti, o me-glio i muri, non si ve-dono neanche più. Soloscaffali, scaffali dapper-tutto, che traboccano digiornalini, libri, imma-gini di fumetti. C’è sì unleggero predominio deipersonaggi Disney, maciascun altro charactertrova diritto d’asilo e dibella evidenza.

E vogliamo parlare delpavimento? In ogni an-golo stanno pile di albi divario genere. Ci sono rac-colte di articoli, pubbli-cazioni specializzate, i ca-taloghi delle 36 edizionidella «Mostra Internazio-nale dei Cartoonists»,creata e curata amorevol-mente da Carlo, recen-sioni e rassegne stampa.

Un gran disordine, potrebbe pensare qualcuno. Eno. Proprio qui sta il miracolo. Quando, nel corsodella conversazione, capita di citare un personaggio,un autore, un avvenimento del mondo dei comics,Carlo interrompe un attimo il suo dire, volge un ra-pido sguardo intorno e, con estrema sicurezza, in quel

mare magnum, va a prendere la pubblicazione che in-teressava. Senza sbagliare un colpo.

Negli angoli che erano rimasti liberi ha appeso pre-ziosi disegni, a lui dedicati da importanti e famosicolleghi di tutto il mondo: Charles M. Schulz, CarlBarks, Floyd Gottfredson, Johnny Hart, Mort Walker(solo per citarne alcuni), e anche targhe, diplomi, ri-conoscimenti, ringraziamenti da alcuni di coloro chesono cresciuti leggendo le storie scritte e raccontateda Carlo (sono stato con lui a Milano alla Disney. Aparte le feste che i vecchi amici e colleghi gli fanno,

è toccante vederecome anche i giovani,riconosciutolo, gli siavvicinino per com-plimentarsi e gli ci-tino personaggi, sto-rie, avventure da luicreate).

Sepolta sotto altrigrandi volumi c’è poianche un’enciclope-dia mondiale del fu-metto, The world en-cyclopedia of comics, acura di MauriceHorn, dove ancheCarlo, manco a dirlo,ha la sua bella schedabiografica.

Insomma, chiac-chierando con Carlo,nel suo regno, sembradi essere entrati, pro-prio come Alice, inun mondo da favola.Nel mondo dei fu-metti.

E la domanda,quando ti congedi, viene spontanea: «Carlo, quantestorie hai scritto che hanno girato tutto il mondo?».Lui non ti dà un numero, ma mentre ti accompagnati mostra una pila di fogli A4, affiancata allo stipitedella porta, alta più di un metro e mezzo (si tratta ditanti fogli!): «Questa è solo una parte dei testi che hoscritto». •

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Tre sono i segreti che, di recente, hanno per-messo a Carlo di spegnere settantacinquecandeline con la medesima energia di

quando ancora, sulle sue torte, la cera pesava menodella farina. E questa mi sembra l’occasione giustaper svelarli al mondo.

Innanzitutto la dieta. Si mormora che Carlo sia on-nivoro, ma sono solo voci prive di fondamento. Aitempi del suo appartamento-studio milanese di viaLorenteggio, infatti, ho trascorso gomito a gomitocon lui centinaia di giornate lavorative e posso assi-curarvi che a mezzogiorno, immancabilmente, si èsempre riempito il piatto di formaggi di ogni genere,provenienza e stagionatura e ha sbucciato almeno unamela. Anche fuori casa, per esempio agli annuali mee-ting un tempo organizzati dalla Disney, non ha mairifiutato una portata, ma il sorriso e il vero appetitospuntavano solo una volta individuato il carrello deiformaggi. E le mele? Vi siete mai chiesti perché, intanti anni, non si sia mai tenuto un meeting Disneyin Trentino o in zone altrettanto ricche di meleti?Semplice prudenza degli enti locali, signori miei. Il ri-schio di vedersi spazzolare in tre giorni l’intero rac-colto sarebbe insostenibile.

Mele e formaggio, quindi. E, sia per le virtù pro-verbiali del pomo al giorno, sia per gli effluvi di pe-corino, taleggio e gorgonzola che infestano di normail frigorifero di Carlo, non esiste medico che abbia

mai osato varcare la soglia di casa Chendi. Di conse-guenza, senza le ingerenze dei seguaci di Ippocrate,Carlo ha potuto mantenersi in perfetta salute.

Il secondo segreto, difficilmente imitabile se nondopo un’estenuante fila all’anagrafe, è il suo co-gnome. Chissà perché, la parola «Chendi» sembra aipiù un termine straniero. Al massimo barese, per chiavesse dimestichezza con le lavatrici. Ho assistito ascene kafkiane con Carlo costretto più volte a ripeterelo spelling del proprio cognome a commessi di unnegozio di elettrodomestici, al telefono e ovunque glifossero richieste le generalità. Chi cominciava a tra-scriverlo con una kappa iniziale, chi terminava conuna svolazzante ipsilon, chi francesizzava, leggendo«scendi».

La dura necessità di trovarsi troppo spesso a silla-bare il proprio, per fortuna corto, cognome, ha ad-destrato Carlo alla difficile arte della flemmaanglosassone, qualità che lo ha sovente aiutato nelcorso della vita: mai una volta, infatti, l’ho visto per-dere il controllo o prendersela per le inevitabili av-versità della vita. Quando giunge al limite, cominciaa mormorare come un mantra il proprio cognome.Lettera per lettera. Incurante dei passanti perplessiche chiedono se ci voglia una kappa.

Il terzo segreto risiede nell’avverbio «naturalmente»con il quale, se non editato, Carlo comincia qualsiasicapoverso egli si trovi a scrivere. Dodici lettere che

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• Carlo, Sergio Badino e Alberto Savini

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riassumono la sua filosofia di vita. Naturalezza nelcibo, nei rapporti umani, nella facilità di elaboraretrame, nell’adeguarsi alla corrente dell’esistenza, nel-l’apprendere l’uso di videoregistratori, computer ecellulari nonostante non abbia più l’età per indossarejeans a cavallo basso.

È la naturalezza del vero gentleman, di un Signoreche ha insegnato a parecchi tra noi non solocome vivere facendo sognare i lettori, maanche come resistere con sottile ironia aun mondo nel quale ormai il rispetto ei rapporti umani sono diventatimeno importanti dei tabulati dellevendite.

Carlo Chendi è il mio Maestro. Edè anche il Maestro di molti tra voi. Fe-steggiamolo dunque tutti assieme con unlungo applauso, due scaglie di parmi-giano e offrendogli in dono proprio ciòche, un tempo, si usava regalare il primogiorno di scuola al proprio Maestro: unarossa e sugosa mela, naturalmente. •

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