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Omelia di don Ferruccio Domenica 19 gennaio Anno A

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Omelia di don Ferruccio Domenica 19 gennaio Anno A

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Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse:

«Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo! Ecco colui del quale io dissi: Dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti, perché era prima di me. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua perché egli fosse fatto conoscere a Israele».

Giovanni rese testimonianza dicendo: «Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui. Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto:

L'uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito È colui che battezza in Spirito Santo. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio».

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In questa settimana tutte le Chiese chiedono a Dio, con umiltà e intensa preghiera,

il dono dell’unità tra tutti i Cristiani.

Questo è il desiderio insistenteespresso da Gesù la vigilia della sua morte:

“ Come tu Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi  una cosa sola,

perché il mondo creda che tu mi hai mandato. (Gv. 17,22).

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Per costruire l’unità ci vuole molta umiltà, saper dialogare, saper camminare insieme.

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“Dialogare” ha detto papa Francesco “non significa  rinunciare alla propria identità quando si va incontro all’altro

La vera apertura implica il mantenersi fermi nelle proprie convinzioni più profonde, con un’identità chiara e gioiosa.

Una identità quindi aperta a comprendere le ragioni dell’altro, capace di relazioni umane rispettose, convinta che l’incontro con chi è diverso da noi può essere occasione di crescita nella fratellanza, di arricchimento e di testimonianza”.

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“Non imponiamo nulla”, ha aggiunto papa Francesco, “non usiamo nessuna strategia subdola per attirare fedeli, bensì testimoniamo con gioia, con semplicità ciò in cui crediamo

e quello che siamo. Siamo convinti che per questa via passa l’edificazione della pace del mondo”.

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E già nel 1965, papa Paolo VI, accogliendo nella Basilica di S. Pietro un gruppo di luterani in dialogo con altre confessioni, li aveva salutati così:

“Un particolare saluto va oggi a un gruppo di fratelli e sorelle di un’altra confessione cristiana;

la loro visita ci onora e ci rende gioia.

Possa essa contribuire a conoscere più profondamente qui nel suo centro la chiesa cattolica”.

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Un pastore di Norimberga, responsabile spirituale del gruppo luterano, parlando in pubblico nello stesso pomeriggio aveva affermato:

“Nell’ incontro personale ho cercato di guardare il Papa negli occhi e devo dire che in fondo a quegli occhi, e perciò in fondo a quell’anima, ho visto un dolore, un amore, una speranza profonda e fiduciosa, una grande umiltà.

In quel momento egli faceva posto solamente all’amore di Dio, affinché l’amore di Dio potesse fare quello che noi uomini non possiamo fare”.

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Poi, altri fratelli luterani durante quel giorno, si esprimevano così:

“Il Papa tanto semplice è come un padre che fa festa ai figli, mentre i figli fanno festa a lui”.

“A San Pietro ci siamo sentiti a casa”.

“Così devono essere stati gli incontri dei primi cristiani”.

“Vedendo molte nazioni diverse e unite ho sperimentato di nuovo la Pentecoste”.

“Abbiamo sentito alcune canzoni sulla Madonna, ma in questo clima abbiamo capito Maria”.     “Ciò che più mi ha commosso è stato il momento in cui il Papa ha benedetto anche me, pastore luterano”.

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Quell’anno, quel gruppo, tornato in Germania, ha portato ai conoscenti le parole che il Papa aveva loro affidato:

“Dite che il Papa li ama tutti e apprezza i loro sforzi religiosi”.

Ed è stato proprio in quell’incontro a Roma che si è deciso la costruzione di un “centro di vita” in Germania, che permettesse rapporti costanti tra fratelli di confessioni diverse.

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Così è sorta nel giugno del ’68, ad Ottmaring, che si trova in Baviera, tra Monaco ed Augsburg, una cittadella ecumenica: “Centro di Vita”, fondata da una Fraternità (Bruderschaft), nata nella Chiesa Evangelica-Luterana, e dal Movimento dei Focolari, nato nella Chiesa Cattolica Romana.

E si scelse con determinazione di testimoniare insieme il messaggio di unità lasciato da Gesù. Insieme, cattolici e luterani, senza perdere la propria identità.

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Il dialogo nella cittadella di Ottmaring è “il dialogo della vita”, che mette in pratica l’amore scambievole: unica legge del Vangelo, comune a tutti i cristiani;

un amore che non conosce confini ecclesiali, né di nessun altro tipo.

Visitatori di ogni denominazione affluiscono a centinaia e il Centro di Ottmaring è diventato sempre più un faro, un popolo che s’impegna a vivere il desiderio di Gesù: “Che tutti siano uno!” (Gv. 17,21)

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 Dice Papa Francesco che nella Chiesa “l’unità è superiore ai conflitti”.

“L’unità – ha spiegato – è una grazia che dobbiamo chiedere al Signore perché ci liberi dalle tentazioni della divisione, delle lotte tra noi,

dagli egoismi”.