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1 Per la biografia di Senofonte, vedi pag. 257 di Poikilos. 1 Gli insegnamenti di Socrate Senofonte ricorda la coerenza di Socrate e la sua fedeltà all’ispirazione del daivmwn. Swkravth~ d∆ w{sper ejgivgnwsken, ou{tw~ e[lege: to; daimovnion ga;r e[fh shmaivnein. Kai; polloi`~ tw`n sunovntwn prohgovreue ta; me;n poiei`n, ta; de; mh; poiei`n, wJ~ tou` daimonivou proshmaivnonto~: kai; toi`~ me;n peiqomevnoi~ aujtw`/ sunevfere, toi`~ de; mh; peiqomevnoi~ metevmele. Kaivtoi tiv~ oujk a]n oJmologhvseien aujto;n bouvlesqai mhvt∆ hjlivqion mhvt∆ ajlazovna faivnesqai toi`~ sunou`sin∆Edovkei d∆ a]n ajmfovtera tau`ta, eij proagoreuvwn wJ~ uJpo; qeou` fainovmena kai; yeudovmeno~ ejfaivneto. Dh`lon ou\n o{ti oujk a]n proevlegen, eij mh; ejpivsteuen ajlhqeuvsein. Tau`ta de; tiv~ a]n a[llw/ pisteuvseien h] qew`/ Pisteuvwn de; qeoi`~ pw`~ oujk ei\nai qeou;~ ejnovmizen∆Alla; mh;n ejpoivei kai; tavde pro;~ tou;~ ejpithdeivou~. Ta; me;n ga;r ajnagkai`a sunebouvleue kai; pravttein wJ~ ejnovmizen a[rist∆ a]n pracqh`nai: peri; de; tw`n ajdhvlwn o{pw~ ajpobhvsoito manteusomevnou~ e[pempen, eij poihteva. Kai; tou;~ mevllonta~ oi[kou~ te kai; povlei~ kalw`~ oijkhvsein mantikh`~ e[fh prosdei`sqai: tektoniko;n me;n ga;r h] calkeutiko;n h] gewrgiko;n h] ajnqrwvpwn ajrciko;n h] tw`n toiouvtwn e[rgwn ejxetastiko;n h] logistiko;n h] oijkonomiko;n h] strathgiko;n genevsqai, pavnta ta; toiau`ta maqhvmata kai; ajnqrwvpou gnwvmh/ aiJreta; ejnovmizen ei\nai: ta; de; mevgista tw`n ejn touvtoi~ e[fh tou;~ qeou;~ eJautoi`~ kataleivpesqai, w|n oujde;n dh`lon ei\nai toi`~ ajnqrwvpoi~. Senofonte, Memorabili, 1.1.4.6- 1.1.8.1 IL TESTO E IL CONTESTO I MEMORABILI DI SOCRATE Il titolo originale dell’opera, ∆Apomnhmoneuvmata Swkravtou~, allude a degli appunti, o a dei “commentari” inerenti la figura del filosofo ateniese; nei quattro libri da cui essa è costituita Senofonte confuta innanzitutto le accuse di empietà e di corruzione nei confronti dei giovani per le quali era stato processato e che erano state ribadite dal retore Policrate nel 393 a.C. Inoltre egli rappresenta Socrate nel suo insegnamento volto ad indirizzare alla virtù e alla definizione dei doveri del cittadino e illustra, tramite le parole del maestro, il metodo socratico. SOCRATE Il personaggio di Socrate è uno dei più affascinanti dell’antichità: nato ad Atene intorno al 470-69 a.C., muore, condannato a bere la cicuta dalla polis, nel 399, dando vita ad un evento che influenza profondamente la storia della sua stessa città e quella dei suoi discepoli, tra cui Platone e Senofonte. Il contributo più importante che egli ha dato alla storia del pensiero filosofico consiste nel suo metodo d’indagine: il dialogo che utilizzava lo strumento critico dell’elenchos (confutazione) applicandolo Versioni guidate Parte C • Capitolo 2

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Per la biografia di Senofonte, vedi pag. 257 di Poikilos.

1 Gli insegnamenti di Socrate Senofonte ricorda la coerenza di Socrate e la sua fedeltà all’ispirazione del daivmwn.

Swkravth~ d∆ w{sper ejgivgnwsken, ou{tw~ e[lege: to; daimovnion ga;r e[fh shmaivnein. Kai; polloi`~ tw`n sunovntwn prohgovreue ta; me;n poiei`n, ta; de; mh; poiei`n, wJ~ tou` daimonivou proshmaivnonto~: kai; toi`~ me;n peiqomevnoi~ aujtw`/ sunevfere, toi`~ de; mh; peiqomevnoi~ metevmele. Kaivtoi tiv~ oujk a]n oJmologhvseien aujto;n bouvlesqai mhvt∆ hjlivqion mhvt∆ ajlazovna faivnesqai toi`~ sunou`sin… ∆Edovkei d∆ a]n ajmfovtera tau`ta, eij proagoreuvwn wJ~ uJpo; qeou` fainovmena kai; yeudovmeno~ ejfaivneto. Dh`lon ou\n o{ti oujk a]n proevlegen, eij mh; ejpivsteuen ajlhqeuvsein. Tau`ta de; tiv~ a]n a[llw/ pisteuvseien h] qew`/… Pisteuvwn de; qeoi`~ pw`~ oujk ei\nai qeou;~ ejnovmizen… ∆Alla; mh;n ejpoivei kai; tavde pro;~ tou;~ ejpithdeivou~. Ta; me;n ga;r ajnagkai`a sunebouvleue kai; pravttein wJ~ ejnovmizen a[rist∆ a]n pracqh`nai: peri; de; tw`n ajdhvlwn o{pw~ ajpobhvsoito manteusomevnou~ e[pempen, eij poihteva. Kai; tou;~ mevllonta~ oi[kou~ te kai; povlei~ kalw`~ oijkhvsein mantikh`~ e[fh prosdei`sqai: tektoniko;n me;n ga;r h] calkeutiko;n h] gewrgiko;n h] ajnqrwvpwn ajrciko;n h] tw`n toiouvtwn e[rgwn ejxetastiko;n h] logistiko;n h] oijkonomiko;n h] strathgiko;n genevsqai, pavnta ta; toiau`ta maqhvmata kai; ajnqrwvpou gnwvmh/ aiJreta; ejnovmizen ei\nai: ta; de; mevgista tw`n ejn touvtoi~ e[fh tou;~ qeou;~ eJautoi`~ kataleivpesqai, w|n oujde;n dh`lon ei\nai toi`~ ajnqrwvpoi~.

Senofonte, Memorabili, 1.1.4.6- 1.1.8.1

Il testo e Il contesto

I MeMorabIlI dI socrate

Il titolo originale dell’opera, ∆Apomnhmoneuvmata Swkravtou~, allude a degli appunti, o a dei “commentari” inerenti la figura del filosofo ateniese; nei quattro libri da cui essa è costituita Senofonte confuta innanzitutto le accuse di empietà e di corruzione nei confronti dei giovani per le quali era stato processato e che erano state ribadite dal retore Policrate nel 393 a.C. Inoltre egli rappresenta Socrate nel suo insegnamento volto ad indirizzare alla virtù e alla definizione dei doveri del cittadino e illustra, tramite le parole del maestro, il metodo socratico.

socrateIl personaggio di Socrate è uno dei più affascinanti dell’antichità: nato ad Atene intorno al 470-69 a.C., muore, condannato a bere la cicuta dalla polis, nel 399, dando vita ad un evento che influenza profondamente la storia della sua stessa città e quella dei suoi discepoli, tra cui Platone e Senofonte.Il contributo più importante che egli ha dato alla storia del pensiero filosofico consiste nel suo metodo d’indagine: il dialogo che utilizzava lo strumento critico dell’elenchos (confutazione) applicandolo

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prevalentemente all’esame in comune, attraverso il dialogo, di concetti morali basilari. Tale metodo tende ad additare agli uomini alcune verità fondamentali, che emergono dalla discussione tra Socrate stesso e i suoi discepoli, e riguardano i problemi fondamentali della vita dell’uomo: da questo punto di vista Socrate si distingue sia dai filosofi naturalisti, che avevano come scopo soprattutto l’indagine sulla natura, sia dai sofisti, per i quali lo scopo del discorso filosofico e retorico era la persuasione, a prescindere dai contenuti di verità dei discorsi stessi. La ricostruzione della figura di Socrate è molto complessa, soprattutto perché il filosofo non scrisse nulla, ma le sue discussioni e riflessioni sono state narrate dai suoi discepoli, da Platone in numerosi dialoghi, più o meno “vicini” al vero insegnamento del maestro a seconda della collocazione cronologica di essi, e da Senofonte, proprio nei Memorabili. Un’altra fonte molto importante per la vita di Socrate e per la documentazione delle opinioni contemporanee a lui è il comico Aristofane (450-385 a.C. circa), che nella sua commedia Le nuvole, ne traccia un profilo molto discordante da quello dei suoi discepoli e registra, con molta probabilità, le critiche diffuse sul conto di questo strano filosofo, che costituiva un profilo umano in un certo senso rivoluzionario per l’Atene del tempo.

laboratorIo dI morfosIntassI

1 ta; me;n poiei`n, ta; de; mh; poiei`n: uso dell’articolo con le particelle mevn e dev. Le particelle mevn e dev conferiscono funzione pronominale all’articolo, anche in espressioni reciprocamente in contrapposizione:

Ta; me;n e[pratte, ta; de; e[lege, Diceva alcune cose, ne faceva altre.2 wJ~ tou` daimonivou proshmaivnonto~: il participio congiunto introdotto da wJ~ esprime la

causa pensata, soggettiva: è spesso traducibile con come se: Tau`ta ejpoivhse wJ~ bohqw`n hJmi`n, Fece queste cose, poiché voleva, come se volesse aiutarci.3 toi`~ me;n peiqomevnoi~… toi`~ de; mh; peiqomevnoi~: participio sostantivato. Il participio sostantivato, preceduto dall’articolo, si traduce con un sostantivo corrispondente,

se è possibile trovarne uno in italiano, o una proposizione relativa: oiJ polemou`nte~, i combattenti, coloro che combattono; oiJ ejpigignovmenoi, i posteri, i

discendenti.4 a]n oJmologhvseien: la particella a[n con l’ottativo esprime un’azione eventuale; si può rendere

efficacemente con il condizionale presente del verbo potere: chi non riconoscerebbe…5 ∆Edovkei d∆ a]n eij… ejfaivneto… a]n proevlegen, eij mh; ejpivsteuen [stesso link per le due

espressioni]: periodo ipotetico dell’irrealtà: esso presenta a[n nell’apodosi e eij nella protasi; entrambe sono di solito espresse con i tempi storici dell’indicativo, di solito l’imperfetto per l’irrealtà nel presente e l’aoristo per l’irrealtà nel passato.

6 a]n pracqh`nai: a[n conferisce valore eventuale all’infinito, cioè di fatto la proposizione infini-tiva corrisponde a una principale con a[n e ottativo: in questo caso l’espressione wJ~ ejnovmizen a[rist∆ a]n pracqh`nai, in forma indipendente sarebbe: a]n pracqei`en, sarebbero fatte.

7 o{pw~ ajpobhvsoito: la proposizione interrogativa indiretta è retta dall’aggettivo tw`n ajdhvlwn, neutro sostantivato che significa letteralmente le cose incerte; quindi le cose delle quali era incerto come si sarebbero realizzate, come sarebbero riuscite; una buona resa può essere: le cose di cui era incerto l’esito. Osserva che l’ottativo dipende dalla reggenza del tempo storico, mentre il futuro dà l’idea della realizzazione posteriore rispetto al tempo reggente.

8 manteusomevnou~: participio congiunto, con valore finale; questo è dovuto al tempo del vero, futuro, che spesso esprime la proposizione finale implicita. In questo caso specifico il participio è riferito ad un oggetto sottinteso, che puoi sottintendere, come tivna~.

9 eij poihteva: proposizione interrogativa indiretta, con sottinteso il verbo h|n; l’aggettivo verbale l’idea di dovere, come il gerundivo latino in unione con la coniugazione del verbo essere; in latino l’espressione sarebbe: faciendane essent, con pieno rispetto della consecutio temporum, mentre in greco il verbo sottinteso può essere un indicativo imperfetto.

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Il lessIco

metevmele: il verbo può avere costruzione impersonale, metamevlei tiniv tinov~, qualcuno si pente di qualcosa, affine all’impersonale latino aliquem paenitet alicuius rei, qualcuno si pente di qualcosa.tw`n ajdhvlwn: l’aggettivo a[dhlo~ deriva dalla fusione di dh`lo~ e di a- privativo; significa perciò oscuro, ignoto e, in questo testo, introduce una proposizione subordinata interrogativa indiretta, grazie al suo significato.tektoniko;n, calkeutiko;n, gewrgiko;n, ajrciko;n, ejxetastiko;n, logistiko;n, oijkonomiko;n, strathgiko;n: stesso link per tutti questi aggettivi:osserva come dal tema dei verbi o dei sostantivi si formino gli aggettivi grazie al suffisso -ikov~, ikovn; tale suffisso si mantiene nella formazione degli aggettivi italiani: scolastico, geografico ecc.

2 Agesilao e Tissaferne si preparano alla guerraTissaferne, convinto di metterlo in difficoltà, dichiara guerra ad Agesilao: ma questo è pronto ad organizzarsi e fiducioso nelle sue forze.

∆Epei; de; mevga fronhvsa~ oJ Tissafevrnh~ ejpi; tw`/ katabavnti strateuvmati para; basilevw~ proei`pen ∆Aghsilavw/ povlemon, eij mh; ajpivoi ejk th`~ ∆Asiva~, oiJ me;n a[lloi suvmmacoi kai; Lakedaimonivwn oiJ parovnte~ mavla ajcqesqevnte~ faneroi; ejgevnonto, nomivzonte~ ejlavttw th;n parou`san ei\nai duvnamin ∆Aghsilavw/ th`~ basilevw~ paraskeuh`~, ∆Aghsivlao~ de; mavla faidrw`/ tw`/ proswvpw/ ajpaggei`lai Tissafevrnei tou;~ prevsbei~ ejkevleusen wJ~ pollh;n cavrin aujtw`/ e[coi, o{ti ejpiorkhvsa~ aujto;~ me;n polemivou~ tou;~ qeou;~ ejkthvsato, toi`~ d∆ ”Ellhsi summavcou~ ejpoivhsen. ∆Ek de; touvtou eujqu;~ toi`~ me;n stratiwvtai~ parhvggeile suskeuavzesqai wJ~ eij~ strateivan, tai`~ de; povlesin eij~ a}~ ajnavgkh h\n ajfiknei`sqai strateuomevnw/ ejpi; Karivan proei`pen ajgora;n paraskeuavzein. ∆Epevsteile de; kai; “Iwsi kai; Aijoleu`si kai; ÔEllhspontivoi~ pevmpein pro;~ eJauto;n eij~ “Efeson tou;~ sustrateusomevnou~. ÔO de; Tissafevrnh~, kai; o{ti iJppiko;n oujk ei\cen oJ ∆Aghsivlao~, hJ de; Kariva a[fippo~ h\n, kai; o{ti hJgei`to aujto;n ojrgivzesqai aujtw`/ dia; th;n ajpavthn, tw`/ o[nti nomivsa~ ejpi; to;n auJtou` oi\kon eij~ Karivan aujto;n oJrmhvsein, to; me;n pezo;n a{pan diebivbasen ejkei`se, to; d∆ iJppiko;n eij~ to; Maiavndrou pedivon perih`ge, nomivzwn iJkano;~ ei\nai katapath`sai th`/ i{ppw/ tou;~ ”Ellhna~, pri;n eij~ ta; duvsippa ajfikevsqai.

Senofonte, Elleniche, 3.4.11

Il testo e Il contesto le ellenIche dI senofonte

L’opera, divisa in sette libri, tratta gli avvenimenti della storia greca della fine del V secolo e dell’inizio del IV, dal 411 a.C., cioè dal momento in cui si interrompe la narrazione di Tucidide, fino all’anno 362 a.C. Il I e il II libro narrano le ultime fasi della guerra del Peloponneso, e la conseguente affermazione del regime dei Trenta tiranni. Prosegue poi (libri III-V) descrivendo la guerra di Sparta contro la Persia fino alla pace di Antalcida (386 a.C.). Gli ultimi due libri narrano il declino dell’egemonia spartana e la breve supremazia tebana, conclusasi con la battaglia di Mantinea (362 a.C.). Poiché l’inizio dell’opera è privo di proemio e ha un incipit brusco, strettamente legato alla conclusione della Guerra del Peloponneso di Tucidide, è stata formulata l’ipotesi che Senofonte abbia utilizzato appunti del suo predecessore, almeno nei primi due libri, il cui stile è in effetti più vicino a quello tucidideo, mentre i dati delle biografie di Tucidide e di Senofonte sembrano quasi confondersi e non giovano a chiarire i rapporti reciproci degli storici e l’eventuale interdipendenza delle loro opere.

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agesIlao

Agesilao (un nome peraltro ricorrente a Sparta, che appartiene anche ad un altro re spartano famoso) discende dalla famiglia reale degli Euripontidi; sale al trono nel 400 a.C. circa, con l’aiuto di Lisandro e partecipa vittoriosamente alla guerra contro la Persia in Asia Minore (395 a.C.); in seguito torna in Grecia per difendere Sparta dalla coalizione di Atene, Argo, Corinto e Tebe; riporta la vittoria a Coronea (394 a.C.) e, dopo la pace di Antalcida (386 a.C.), con la quale Sparta si impegnava a non combattere la Persia in Asia, Agesilao contrasta lungamente il progressivo imporsi della potenza di Tebe sino alla battaglia di Mantinea (362 a.C.). Dopo questa battaglia, per procurarsi i mezzi per continuare la guerra, si reca in Egitto: mentre si accinge a tornare in patria muore a Cirene, nel 360 a.C. La biografia di Agesilao, composta da Senofonte, riprende un nucleo originario già contenuto nelle Elleniche.

laboratorIo dI morfosIntassI

1 tw`/ katabavnti strateuvmati: participio attributivo, riferito al sostantivo strateuvmati; si deve rendere con una proposizione relativa, in quanto non avrebbe senso utilizzare qui un aggettivo o un semplice participio: che sopraggiunse, era sopraggiunto; in italiano si può interiorizzare il participio, in rapporto al contesto storico dell’intero periodo.

2 eij mh; ajpivoi: protasi della possibilità, la cui apodosi è costituita dal precedente proei`pen ∆Aghsilavw/ povlemon, espressione nella quale si potrebbe sottintendere un infinito verosimilmente accompagnato da a[n: a]n povlemon poihvsein…

3 oiJ parovnte~: participio sostantivato, cui è legato il precedente Lakedaimonivwn, con valore di genitivo partitivo.

ajcqesqevnte~ faneroi; ejgevnonto: il participio predicativo è introdotto dall’espressione e rientra nella categoria degli aggettivi e verbi che indicano un modo di essere del soggetto (faivnomai, dh`lov~ eijmi, fanerov~ eijmi, sembro, appaio, divkaiov~ eijmi, è giusto che io…); questi verbi costruiti personalmente in greco, si rendono in forma impersonale in italiano:

Fanerov~ eijmi; tau`ta pravttwn Sono evidente fare queste cose È evidente che faccio queste cose. Ricorda, inoltre, che nell’aoristo spesso il verbo givgnomai è sinonimo di eijmiv.

4 ajpaggei`lai Tissafevrnei tou;~ prevsbei~ ejkevleusen: il verbo keleuvw regge l’accusativo della persona cui è rivolto l’ordine e l’infinito, come in latino, ove l’espressione sarebbe:

Iussit legatos dicere, Ordinò che gli ambasciatori dicessero Ordinò agli ambasciatori di dire…

5 wJ~ pollh;n cavrin aujtw`/ e[coi: proposizione dichiarativa; l’ottativo è obliquo, in dipendenza dal tempo storico, quindi non ha alcun valore eventuale.

6 polemivou~ tou;~ qeou;~ ejkthvsato: costruzione del doppio accusativo, nella quale tou;~ qeou;~ è complemento oggetto, polemivou~ predicativo; il verbo può essere reso con il trapassato, per migliorare la resa italiana che preferisce un’articolazione temporale nella quale siano rese le azioni in successione: che aveva reso nemici gli dei…

7 ajnavgkh h\n ajfiknei`sqai strateuomevnw/: il participio è congiunto a un dativo sottinteso, per esempio aujtw`/, legato all’espressione ajnavgkh h\n.

8 tou;~ sustrateusomevnou~: osserva che il participio sostantivato è futuro, quindi deve essere reso in forma esplicita: coloro che avrebbero partecipato alla spedizione.

9 iJkano;~ ei\nai katapath`sai: l’infinito è introdotto dall’aggettivo, come nell’ espressione dunatov~ eijmiv, oppure oi\ov~ te eijmiv + infinito, sono capace, in grado di + infinito, che nella forma impersonale impiegano l’aggettivo neutro e il verbo alla 3ª persona: dunatovn, iJkanovn ejstiv, oppure oi\ovn te ejstiv + infinito, è possibile + infinito.

10 pri;n eij~ ta; duvsippa ajfikevsqai: la proposizione temporale implicita è espressa dall’infinito, il cui soggetto è sottinteso perché desumibile dal contesto (in questo caso tou;~ ”Ellhna~).

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Il lessIcomevga fronhvsa~ ejpiv…: espressione idiomatica, con il verbo fronevw e l’aggettivo usato con valore avverbiale, che significa sono orgoglioso per qualcosa.ajgora;n paraskeuavzein: in questo caso ha il valore traslato di mercato, cioè approvvigionamento.tw`/ o[nti: il participio sostantivato del verbo eijmiv ha valore avverbiale, nel senso di in realtà.

3 Lo scontro improvviso Il passo è il seguito del precedente e racconta come improvvisamente le truppe di Agesialo e Tissaferne si trovano di fronte e si scontrano.

ÔO d∆ ∆Aghsivlao~ ajnti; tou` ejpi; Karivan ijevnai eujqu;~ tajnantiva ajpostrevya~ ejpi; Frugiva~ ejporeuveto, kai; tav~ t∆ ejn th`/ poreiva/ povlei~ katestrevfeto kai; ejmbalw;n ajprosdokhvtoi~ pamplhvqh crhvmata ejlavmbane. Kai; to;n me;n a[llon crovnon ajsfalw`~ dieporeuveto: ouj povrrw d∆ o[nto~ Daskuleivou, proi>ovnto~ aujtou` oiJ iJppei`~ h[launon ejpi; lovfon tinav, wJ~ proi?doien tiv ta[mprosqen ei[h. Kata; tuvchn dev tina kai; oiJ tou` Farnabavzou iJppei`~ oiJ peri; ÔRaqivnhn kai; Bagai`on to;n novqon ajdelfovn, o[nte~ parovmoioi toi`~ ”Ellhsi to;n ajriqmovn, pemfqevnte~ uJpo; Farnabavzou h[launon kai; ou|toi ejpi; to;n aujto;n tou`ton lovfon. ∆Idovnte~ de; ajllhvlou~ oujde; tevttara plevqra ajpevconta~, to; me;n prw`ton e[sthsan ajmfovteroi, oiJ me;n ”Ellhne~ iJppei`~ w{sper favlagx ejpi; tettavrwn paratetagmevnoi, oiJ de; bavrbaroi tou;~ prwvtou~ ouj plevon h] eij~ dwvdeka poihvsante~, to; bavqo~ d∆ ejpi; pollw`n. “Epeita mevntoi provsqen w{rmhsan oiJ bavrbaroi. ÔW~ d∆ eij~ cei`ra~ h\lqon, o{soi me;n tw`n ÔEllhvnwn e[paisavn tina~, pavnte~ sunevtriyan ta; dovrata, oiJ de; Pevrsai kranevi>na palta; e[conte~ tacu; dwvdeka me;n iJppeva~, duvo d∆ i{ppou~ ajpevkteinan. ∆Ek de; touvtou ejtrevfqhsan oiJ ”Ellhne~ iJppei`~. Bohqhvsanto~ de; ∆Aghsilavou su;n toi`~ oJplivtai~, pavlin ajpecwvroun oiJ bavrbaroi, kai; Persw`n ei|~ aujtw`n ajpoqnhv/skei.

Senofonte, Elleniche, 3.4.12.9-15.1

Il testo e Il contesto La Caria era una regione meridionale dell’Asia minore, odierna Turchia, di fronte all’isola di Rodi, nella fascia costiera; la sua capitale era Alicarnasso, città d’origine dello storico Erodoto. In questa regione Tissaferne possedeva dei terreni, perciò era convinto che Agesilao lo volesse colpire nei suoi possedimenti privati; al contrario, il re spartano si dirige in Frigia, una regione dell’Anatolia, posta a nord della Caria, la cui capitale era Gordio. Entrambi questi regni furono inglobati nell’Impero persiano ai tempi dell’espansione di Ciro e poi compresi nella conquista di Alessandro.Favlagx: la falange è una forma di schieramento militare di grande importanza nel mondo greco; la falange tradizionale era disposta su due file di opliti, armati con la panoplia, costituita da

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lance, elmo armatura di lino pressato o di bronzo che non proteggeva l’inguine e le cosce, e gli schinieri. Senofonte informa che i guerrieri più esperti venivano posti in prima linea e nelle retrovie per mantenere l’ordine della formazione, la cui compattezza era un elemento fondamentale. Il campo di battaglia più adatto allo scontro oplitico era un terreno piatto e libero da alberi, adatto per mantenere la formazione unita e compatta, anche di fronte all’impatto e alla pressione delle schiere opposte. Per la riuscita della falange non contavano le gesta individuali del singolo soldato, ma la capacità di resistere a fianco del compagno e di mantenere la compattezza dello schieramento, in modo di formare una sorta di muro di scudi, senza varchi per lo sfondamento da parte del nemico. La falange oplitica era alla base della forza e supremazia militare di Sparta; ebbe fama di imbattibilità fino alla battaglia di Leuttra (371 a.C.), quando fu travolta dalla falange obliqua tebana adottata da Epaminonda; Filippo II di Macedonia a sua volta riformò lo schieramento, dando origine alla falange macedone.

laboratorIo dI morfosIntassI

1 ajprosdokhvtoi~: aggettivo sostantivato, cui è sottinteso un articolo toi`~; è simile al latino inopinantes, che non se l’aspettavano, colti alla sprovvista.

2 wJ~ proi?doien: wJ~ è usato come congiunzione, ad introdurre la proposizione finale; l’ottativo è obliquo, in dipendenza dal verbo h[launon, quindi non ha alcuna sfumatura eventuale.

3 tiv ta[mprosqen ei[h: proposizione interrogativa, anche il questo caso l’ottativo è obliquo; osserva la crasi ta[mprosqen, per ta; e[mprosqen, in cui l’avverbio di luogo assume valore di sostantivo neutro, dato dall’articolo: letteralmente le cose davanti.

4 e[sthsan: indicativo aoristo di i{sthmi, nella forma fortissima, con significato intransitivo; ricorda che il verbo ha anche la forma debole dell’aoristo, con valore transitivo, che nella 3ª persona è omografo: e[sthsan, si fermarono, ma e[sthsan tou;~ polemivou~, fermarono i nemici.

5 o{soi me;n tw`n ÔEllhvnwn e[paisavn tina~: proposizione relativa prolettica, nella quale il pronome relativo va riferito al successivo pavnte~.

Il lessIcoKata; tuvchn dev tina: si tratta di una locuzione avverbiale, con il significato di per caso; analogo significato ha il dativo semplice tuvch/.eij~ cei`ra~ h\lqon: letteralmente vennero alle mani; l’espressione idiomatica è del tutto analoga a quella italiana.

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4 La ricchezza interioreGli uomini spesso sono insaziabili, perché ritengono che la ricchezza sia costituita dai beni materiali, ai quali in realtà non c’è vero limite.

Nomivzw, w\ a[ndre~, tou;~ ajnqrwvpou~ oujk ejn tw`/ oi[kw/ to;n plou`ton kai; th;n penivan e[cein ajll∆ ejn tai`~ yucai`~. ÔOrw` ga;r pollou;~ me;n ijdiwvta~, oi} pavnu polla; e[conte~ crhvmata ou{tw pevnesqai hJgou`ntai w{ste pavnta me;n povnon, pavnta de; kivndunon uJpoduvontai, ejf∆ w|/ pleivw kthvsontai, oi\da de; kai; ajdelfouv~, oi} ta; i[sa lacovnte~ oJ me;n aujtw`n tajrkou`nta e[cei kai; peritteuvonta th`~ dapavnh~, oJ de; tou` panto;~ ejndei`tai: aijsqavnomai de; kai; turavnnou~ tinav~, oi} ou{tw peinw`si crhmavtwn w{ste poiou`si polu; deinovtera tw`n ajporwtavtwn: di∆ e[ndeian me;n ga;r dhvpou oiJ me;n klevptousin, oiJ de; toicwrucou`sin, oiJ de; ajndrapodivzontai: tuvrannoi d∆ eijsiv tine~ oi} o{lou~ me;n oi[kou~ ajnairou`sin, aJqrovou~ d∆ ajpokteivnousi, pollavki~ de; kai; o{la~ povlei~ crhmavtwn e{neka ejxandrapodivzontai. Touvtou~ me;n ou\n e[gwge kai; pavnu oijktivrw th`~ a[gan caleph`~ novsou. ”Omoia gavr moi dokou`si pavscein w{sper ei[ ti~ polla; e[coi kai; polla; ejsqivwn mhdevpote ejmpivmplaito.

Senofonte, Simposio, 4.35-37

Il testo e Il contesto Il Simposio di Senofonte è redatto in forma dialogica e riporta la conversazione di Socrate con alcuni commensali ad una cena data da Callia in onore di Autolico, vincitore della gara del pancrazio nel 422 a.C. In esso i partecipanti pronunciano discorsi dedicati alla giustizia, all’arte rapsodica, alla bellezza, alla ricchezza, alla povertà, al lenocinio, allo scherzo e alla divinità; infine Socrate pronuncia un discorso sull’amore. Il testo è caratterizzato dallo scambio frequente di battute, giocate su risposte spesso paradossali ed è generalmente considerato poco attendibile per la ricostruzione del personaggio di Socrate e del contesto storico, mentre non è opportuno paragonarlo al Simposio platonico, che è un’opera di ispirazione del tutto diversa, nonostante l’analogo sfondo del banchetto.

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1 ejf∆ w|/ pleivw kthvsontai: il nesso ejf∆ w|/ è impiegato con valore di congiunzione ed introduce una proposizione finale.

2 touvtou~… oijktivrw th`~ a[gan caleph`~ novsou: osserva la reggenza del verbo oijktivrw, che richede l’accusativo della persona e il genitivo della cosa per cui si compatisce qualcuno.

3 w{sper ei[ ti~ polla; e[coi… mhdevpote ejmpivmplaito: protasi di III tipo introdotta dalla congiunzione: di fatto risulta essere una comparativa, che costituisce il II termine di paragone rispetto a o{moia.

Il lessIcota; i[sa lacovnte~: il verbo lagcavnw significa ottenere in sorte, quindi in questo caso l’espressione significa avendo ottenuto parti uguali.

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6 L’invenzione dell’alfabetoUn esempio tipico di mu`qo~ platonico illustra la nascita dell’alfabeto, e sottolinea la diffidenza di Socrate per l’uso della scrittura.

SW. “Hkousa toivnun peri; Nauvkratin th`~ Aijguvptou genevsqai tw`n ejkei` palaiw`n tina qew`n, ou| kai; to; o[rneon iJero;n o} dh; kalou`sin «Ibin: aujtw`/ de; o[noma tw`/ daivmoni ei\nai Qeuvq. Tou`ton dh; prw`ton ajriqmovn te kai; logismo;n euJrei`n kai; gewmetrivan kai; ajstronomivan, e[ti de; petteiva~ te kai; kubeiva~, kai; dh; kai; gravmmata. Basilevw~ d∆ au\ tovte o[nto~ Aijguvptou o{lh~ Qamou` peri; th;n megavlhn povlin tou` a[nw tovpou h}n oiJ ”Ellhne~ Aijguptiva~ Qhvba~ kalou`si, kai; to;n qeo;n “Ammwna, para; tou`ton ejlqw;n oJ Qeu;q ta;~ tevcna~ ejpevdeixen, kai; e[fh dei`n diadoqh`nai toi`~ a[lloi~ Aijguptivoi~: oJ de; h[reto h{ntina eJkavsth e[coi wjfelivan, diexiovnto~ dev, o{ti kalw`~ h] mh; kalw`~ dokoi` levgein, to; me;n e[yegen, to; d∆ ejphv/nei. Polla; me;n dh; peri; eJkavsth~ th`~ tevcnh~ ejp∆ ajmfovtera Qamou`n tw`/ Qeu;q levgetai ajpofhvnasqai, a} lovgo~ polu;~ a]n ei[h dielqei`n: ejpeidh; de; ejpi; toi`~ gravmmasin h\n, «Tou`to dev, w\ basileu`, to; mavqhma,» e[fh oJ Qeuvq, «sofwtevrou~ Aijguptivou~ kai; mnhmonikwtevrou~ parevxei: mnhvmh~ te ga;r kai; sofiva~ favrmakon huJrevqh.» ÔO d∆ ei\pen: ««W tecnikwvtate Qeuvq, a[llo~ me;n tekei`n dunato;~ ta; tevcnh~, a[llo~ de; kri`nai tivn∆ e[cei moi`ran blavbh~ te kai; wjfeliva~ toi`~ mevllousi crh`sqai: kai; nu`n suv, path;r w]n grammavtwn, di∆ eu[noian toujnantivon ei\pe~ h] duvnatai. Tou`to ga;r tw`n maqovntwn lhvqhn me;n ejn yucai`~ parevxei mnhvmh~ ajmelethsiva/, a{te dia; pivstin grafh`~ e[xwqen uJp∆ ajllotrivwn tuvpwn, oujk e[ndoqen aujtou;~ uJf∆ auJtw`n ajnamimnh/skomevnou~: ou[koun mnhvmh~ ajlla; uJpomnhvsew~ favrmakon hu|re~. Sofiva~ de; toi`~ maqhtai`~ dovxan, oujk ajlhvqeian porivzei~: poluhvkooi gavr soi genovmenoi a[neu didach`~ polugnwvmone~ ei\nai dovxousin, ajgnwvmone~ wJ~ ejpi; to; plh`qo~ o[nte~, kai; calepoi; sunei`nai, doxovsofoi gegonovte~ ajnti; sofw`n.»

Platone, Fedro, 274.d.1-275 b. 1

Il testo e Il contesto Il Fedro è il dialogo che permette la rivalutazione della retorica, severamente criticata da Platone nel Gorgia; il protagonista, Fedro ripropone un discorso sull’eros del retore Lisia e dà l’avvio alla “polemica” di Socrate: Fedro legge un discorso scritto, perciò non l’ha veramente interiorizzato, né discusso: a ciò risponde Socrate con due discorsi in progressione: dal discorso di Lisia, condotto secondo le modalità della retorica, si passa a un primo discorso di Socrate, che per contenuto è molto simile a quello di Fedro, ma è pronunciato al momento, e al secondo discorso di Socrate, la cosiddetta palinodia, ispirata dal daivmwn socratico, che stabilisce alcuni punti fondamentali, tra cui la questione dell’anima, legata alla dottrina delle Idee. Eros, anch’esso un daivmwn, è legato alla contemplazione delle Idee, dalle quali l’anima trae l’impronta che la muove verso il bello e la verità. Il Fedro contiene alcuni dei più bei miti platonici, tra cui quello del cocchio alato, che descrive appunto la natura dell’anima e la sua contemplazione del mondo Iperuranio.Aijguptiva~ Qhvba~: Tebe, definita egizia per distinguerla dalla città della Beozia, è citata già da Omero, nell’Iliade, come una città di straordinaria ricchezza. Oggi il sito archeologico di Tebe è uno dei più ricchi dell’Egitto, ed è stato proclamato Patrimonio dell’Umanità nel 1979; esso è costituito da numerosi templi funerari e religiosi situati sia sulla riva occidentale sia orientale del fiume Nilo. Lungo la riva occidentale del Nilo, si trova la necropoli, con la Valle delle Regine e la Valle dei re, nelle quali scavi archeologici portarono alla luce le tombe dei sovrani del Nuovo Regno, tra cui la tomba di Tutankhamon. Vi sono inoltre le rovine di maestosi edifici quali il tempio di Medinet Habu, i colossi di Memnone, il tempio di Ramesse II e il tempio di Seti I. Sulla riva orientale si trovano il Tempio

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di Luxor e il Grande tempio di Amon, il cui culto era particolarmente vivo a Tebe, come testimonia anche il passo platonico. L’espressione tou` a[nw tovpou, che si può rendere con l’Alto Egitto indica la parte meridionale del paese, che è definito prendendo come riferimento la sorgente del Nilo, quindi la parte più profonda, dal significato latino di altus.

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1 ou| kai; to; o[rneon iJero;n: proposizione relativa, cui è sottinteso il verbo ejstiv; il genitivo è voluto dall’aggettivo iJero;n.

2 Tou`ton … euJrei`n: la struttura infinitiva dipende da un verbum dicendi sottinteso, per esempio levgousi; nella traduzione si può scegliere di rendere l’espressione come proposizione principale.

3 h{ntina eJkavsth e[coi wjfelivan: proposizione interrogativa indiretta, espressa con l’ottativo obliquo, dipendente dal tempo storico h[reto.

4 o{ti kalw`~ h] mh; kalw`~ dokoi` levgein: la proposizione può essere intesa come causale oppure si può intendere o{ti come accusativo di relazione e rendere: a seconda che gli sembrasse…

5 a[llo~ me;n tekei`n dunato;~ ta; tevcnh~, a[llo~ de; kri`nai: sottintendi un verbo ejstiv; i due pronomi indefiniti contrapposti significano uno…un altro; l’aggettivo introduce l’infinito, ed è sottinteso nella seconda espressione. A questo proposito ricorda anche le espressioni iJkanov~ eijmiv, oppure oi\ov~ te eijmiv + infinito, sono capace, in grado di + infinito, che nella forma impersonale impiegano l’aggettivo neutro e il verbo alla 3ª persona: dunatovn, iJkanovn ejstiv, oppure oi\ovn te ejstiv + infinito, è possibile + infinito.

6 toujnantivon ei\pe~ h] duvnatai: l’aggettivo sostantivato espresso dalla crasi to; ejnantivon introduce la proposizione comparativa costituita dal solo verbo duvnatai, che si può rendere in italiano con un condizionale: dicesti il contrario di ciò che si dovrebbe (dire).

7 calepoi; sunei`nai: anche questo aggettivo (come il precedente dunato;~ ) introduce l’infinito, con sfumatura consecutiva, e si può rendere meglio in forma impersonale in italiano, cioè con è difficile discorrere con loro, piuttosto che sono difficili a discorrere.

Il lessIcodovxan… ajlhvqeian: i due termini indicano una contrapposizone fondamentale tra l’apparenza di conoscenza e la vera conoscenza: la dovxa, infatti, connessa al verbo dokevw, è ciò che appare esteriormente, mentre l’ajlhvqeia è la condizione dello svelamento, del mostrarsi del vero, e costituisce il cardine della filosofia platonica.polugnwvmone~… ajgnwvmone~: osserva, in questi due termini, l’uso dei prefissi: alla radice comune gnw, i prefissi polu- e a- conferiscono due significati opposti, dotati di molte conoscenze e ignoranti, che insistono tuttavia sullo stesso nucleo semantico fondamentale, quello della conoscenza. Da un punto di vista lessicale, la lingua greca, povera di radici, ha un fondamentale strumento di “moltiplicazione” dei termini.

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6 La dialettica è come una seminaProseguendo nella sua polemica contro la parola scritta, Socrate definisce la funzione della dialettica.

ÔO nou`n e[cwn gewrgov~, w|n spermavtwn khvdoito kai; e[gkarpa bouvloito genevsqai, povtera spoudh`/ a]n qevrou~ eij~ ∆Adwvnido~ khvpou~ ajrw`n caivroi qewrw`n kalou;~ ejn hJmevraisin ojktw; gignomevnou~, h] tau`ta me;n dh; paidia`~ te kai; eJorth`~ cavrin drwv/h a[n, o{te kai; poioi`: ejf∆ oi|~ de; ejspouvdaken, th`/ gewrgikh`/ crwvmeno~ a]n tevcnh/, speivra~ eij~ to; prosh`kon, ajgapwv/h a]n ejn ojgdovw/ mhni; o{sa e[speiren tevlo~ labovnta… FAI. Ou{tw pou, w\ Swvkrate~, ta; me;n spoudh`/, ta; de; wJ~ eJtevrw~ a]n h|/ levgei~ poioi`. SW. To;n de; dikaivwn te kai; kalw`n kai; ajgaqw`n ejpisthvma~ e[conta tou` gewrgou` fw`men h|tton nou`n e[cein eij~ ta; eJautou` spevrmata… FAI. ”Hkistav ge. SW. Oujk a[ra spoudh`/ aujta; ejn u{dati gravyei mevlani speivrwn dia; kalavmou meta; lovgwn ajdunavtwn me;n auJtoi`~ lovgw/ bohqei`n, ajdunavtwn de; iJkanw`~ tajlhqh` didavxai. FAI. Ou[koun dh; tov g∆ eijkov~. SW. Ouj gavr: ajlla; tou;~ me;n ejn gravmmasi khvpou~, wJ~ e[oike, paidia`~ cavrin sperei` te kai; gravyei, o{tan de; gravfh/, eJautw`/ te uJpomnhvmata qhsaurizovmeno~, eij~ to; lhvqh~ gh`ra~ eja;n i{khtai, kai; panti; tw`/ taujto;n i[cno~ metiovnti, hJsqhvsetaiv te aujtou;~ qewrw`n fuomevnou~ aJpalouv~: o{tan de; a[lloi paidiai`~ a[llai~ crw`ntai, sumposivoi~ te a[rdonte~ auJtou;~ eJtevroi~ te o{sa touvtwn ajdelfav, tovt∆ ejkei`no~, wJ~ e[oiken, ajnti; touvtwn oi|~ levgw paivzwn diavxei. FAI. Pagkavlhn levgei~ para; fauvlhn paidiavn, w\ Swvkrate~, tou` ejn lovgoi~ dunamevnou paivzein, dikaiosuvnh~ te kai; a[llwn w|n levgei~ pevri muqologou`nta. SW. “Esti gavr, w\ fivle Fai`dre, ou{tw: polu; d∆ oi\mai kallivwn spoudh; peri; aujta; givgnetai, o{tan ti~ th`/ dialektikh`/ tevcnh/ crwvmeno~, labw;n yuch;n proshvkousan, futeuvh/ te kai; speivrh/ met∆ ejpisthvmh~ lovgou~, oi} eJautoi`~ tw`/ te futeuvsanti bohqei`n iJkanoi; kai; oujci; a[karpoi ajlla; e[conte~ spevrma, o{qen a[lloi ejn a[lloi~ h[qesi fuovmenoi tou`t∆ ajei; ajqavnaton parevcein iJkanoiv, kai; to;n e[conta eujdaimonei`n poiou`nte~ eij~ o{son ajnqrwvpw/ dunato;n mavlista. FAI. Polu; ga;r tou`t∆ e[ti kavllion levgei~.

276 c-277 a

Il testo e Il contesto eij~ ∆Adwvnido~ khvpou~: non veri e propri giardini, ma bacinelle o cesti nei quali venivano posti dei semi nel cuore dell’estate; essi nascevano e crescevano rapidamente grazie al caldo intenso, ma morivano senza dare frutto e simboleggiavano la morte del giovane Adone, amato da Afrodite.

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1 w|n spermavtwn khvdoito… ejf∆ oi|~ de; ejspouvdaken: proposizioni relative prolettiche; il caso dei pronomi relativi è determinato dal verbo cui sono legati, khvdomai e spoudavzw.

2 povtera… a]n ajrw`n caivroi… h]… drwv/h a[n: proposizione interrogativa indiretta disgiuntiva, nella quale l’uso di a[n e ottativo conferisce valore eventuale; osserva che il verbo caivroi introduce un participio con valore predicativo, ajrw`n.

3 qewrw`n… gignomevnou~: anche in questo caso il participio qewrw`n introduce a sua volta un participio predicativo, cioè gignomevnou~.

4 crwvmeno~ a]n tevcnh/: la particella a[n in questo caso attribuisce sfumatura eventuale al participio, ma si può omettere nella traduzione: usando la tecnica…; si potrebbe anche

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intendere come una protasi eventuale, espressa con il participio, legando a[n al participio successivo, speivra~, ed in tal caso si tradurrebbe: se seminerà come è conveniente, facendo uso dell’arte…: il senso dell’affermazione è comunque il medesimo.

5 ajgapwv/h a]n… labovnta… a]n poioi`: proposizioni principali, cui la particella a[n conferisce sfumatura eventuale; se si interpreta la struttura precedente come protasi, queste possono essere intese come apodosi.

6 h|/ levgei~: il pronome relativo è usato come congiunzione.7 ajdunavtw/n… bohqei`n, ajdunavtwn… didavxai… bohqei`n iJkanoi;: l’aggettivo introduce

l’infinito con valore consecutivo-finale, secondo l’uso che si riscontra nelle espressioni iJkanov~ eijmiv, oppure oi\ov~ te eijmiv + infinito, sono capace, in grado di + infinito, che nella forma impersonale impiegano l’aggettivo neutro e il verbo alla 3ª persona: dunatovn, iJkanovn ejstiv, oppure oi\ovn te ejstiv + infinito, è possibile + infinito.

8 paidia`~ cavrin: è accusativo di relazione e, legato al genitivo, introduce il complemento di causa o di fine, analogo al latino causa, gratia + genitivo.

9 ajnti; touvtwn oi|~ levgw paivzwn: il dativo del pronome è voluto dal participio paivzwn, non dal verbo levgw, che di fatto è verbo della relativa; rendi con giocando, anziché con questi, con quelli che dico.

10 dikaiosuvnh~ te kai; a[llwn w|n levgei~ pevri muqologou`nta: la preposizione periv è in anastrofe, quindi presenta baritonesi, cioè ritrazione dell’accento: essa introduce i genitivi dikaiosuvnh~ e a[llwn; w|n levgei~ è proposizione relativa che presenta attrazione del pronome.

11 to;n e[conta eujdaimonei`n poiou`nte~: il verbo poievw assume significato causativo rispetto all’infinito, il cui soggetto è costituito dal participio sostantivato to;n e[conta.

Il lessIcoejn gravmmasi khvpou~: l’espressione è considerata una citazione, anche se non se ne conosce la provenienza; si rende come nei giardini letterari.crwvmeno~ a]n tevcnh… th`/ dialektikh`/ tevcnh/ crwvmeno~: ricorda che il verbo cravomai è intransitivo, costruito con il dativo, come il latino deponente utor.

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