OPINIONE LIBERALE Settimanale del Partito Liberale Radicale Ticinese G.A.A. Camorino 19 settembre 2014 Anno 23 31 Libertà, razionalità, respon- sabilità, limitazione del potere politico, difesa della proprietà, ecc. La giornata PLR del 13 settembre a Zugo è stata una boccata d’ossigeno, un balsamo per la nostra anima liberale, ricca dei valori che hanno creato la Svizzera. Ne siamo grati ai liberali-radicali che ci hanno preceduto! L’anima liberale è tanto scontata da non essere più percepita, vittima del proprio successo. Un po’ come succede per le vaccinazioni: senza più paura della malat- tia, ci permettiamo il lusso di considerarle superflue. Così anche in politica: la libertà è scontata, dunque che bisogno c’è di testimoniare i valori liberali? Ma è poi davvero scontata la libertà? Guardiamo quante iniziative popolari minacciano costan- temente la struttura liberale del nostro Paese, caratte- rizzata dall’impegno civile e dalla limitazione dell’in- tervento statale. Dal salario minimo garantito all’inizia- tiva 1:12, dall’iniziativa dei medici di famiglia a quella che chiede un’economia verde, per finire con quella sulla cassa malati statale, sulla quale ci esprimeremo tra pochi giorni. Continua a pagina 5 EDITORIALE — Ignazio Cassis — Un tuffo nei valori liberali Nicola Brivio 19 Politica estera cantonale Tre parlamentari vigilano sul Ticino Da quasi un anno il PLR sta applicando una strategia volta a rescindere l’accordo sui fron- talieri del 1974 e contro i vantaggi fiscali deri- vanti dall’esenzione dell’IVA per i padroncini. Non sono rivendicazioni campate in aria ma la costatazione di fatti. Da un lato l’accordo obbliga Cantone e Comuni a pagare 60 mi- lioni all’anno all’Italia (giusto per capirci l’e- quivalente del costo della polizia cantonale). Dall’altro i lavoratori frontalieri, grazie a questo accordo, sono incentivati a venire a lavorare in Svizzera accettando salari più bassi, perchè a parità di salario pagano fino a 1/10 (avete letto bene: un decimo) delle imposte che avrebbe- ro dovuto pagare in Italia. I padroncini invece erano esentati dal pagare l’IVA per i lavori sotto i 10’000 franchi. Non male, vero? I liberali radi- cali, come loro abitudine, non si sono limitati a sbraitare, a denunciare che qualcosa non an- dava ma, un passo alla volta, hanno comincia- to una strategia ragionata nei confronti della Berna federale. Passo dopo passo, un colpo da Berna e uno da Bellinzona, si è portato avanti il messaggio. Qualche risultato si è già ottenuto: per l’accordo sui frontalieri la consigliera fede- rale Widmer Schlumpf ha dovuto impegnarsi con la deputazione alle camere prometten- do che il tema sarebbe stato tenuto in debita considerazione nelle trattative in corso con l’Italia; mentre le camere hanno dato incari- co al governo di eliminare il privilegio fiscale per i padroncini. A vigilare i nostri parlamen- tari con Fabio capace di costruire il sostegno dell’importante commissione delle finanze degli Stati per far pressione sulle trattive con l’Italia; Ignazio a battere il chiodo dell’ingiusta esenzione fiscale dall’IVA per i padroncini; e Giovanni che come un mastino interroga e sollecita puntualmente il Consiglio federale per evitare che qualche manovrina furbesca dei nostri «cugini» d’oltre confine passi inos- servata. Un trio di parlamentari che, ognuno con il suo stile, sta ottenendo risultati, magari non roboanti ma certamente tangibili. Più coesione, meno astio Mauro Antonini 12-13 Arde la fiaccola del PLR svizzero In 1’200 a Zugo 10 Enzo Lucibello 7 Una «tassa» per fare «cassa» Giovanni Merlini 5 Trattative fiscali: nuovo atto PLR
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Libertà, razionalità, respon- sabilità, limitazione del potere
politico, difesa della proprietà, ecc. La giornata PLR del 13
settembre a Zugo è stata una boccata d’ossigeno, un balsamo per la
nostra anima liberale, ricca dei valori che hanno creato la
Svizzera. Ne siamo grati ai liberali-radicali che ci hanno
preceduto! L’anima liberale è tanto scontata da non essere più
percepita, vittima del proprio successo. Un po’ come succede per le
vaccinazioni: senza più paura della malat- tia, ci permettiamo il
lusso di considerarle superflue. Così anche in politica: la libertà
è scontata, dunque che bisogno c’è di testimoniare i valori
liberali? Ma è poi davvero scontata la libertà? Guardiamo quante
iniziative popolari minacciano costan- temente la struttura
liberale del nostro Paese, caratte- rizzata dall’impegno civile e
dalla limitazione dell’in- tervento statale. Dal salario minimo
garantito all’inizia- tiva 1:12, dall’iniziativa dei medici di
famiglia a quella che chiede un’economia verde, per finire con
quella sulla cassa malati statale, sulla quale ci esprimeremo tra
pochi giorni. Continua a pagina 5
EDITORIALE — Ignazio Cassis —
Tre parlamentari vigilano sul Ticino
Da quasi un anno il PLR sta applicando una strategia volta a
rescindere l’accordo sui fron- talieri del 1974 e contro i vantaggi
fiscali deri- vanti dall’esenzione dell’IVA per i padroncini. Non
sono rivendicazioni campate in aria ma la costatazione di fatti. Da
un lato l’accordo obbliga Cantone e Comuni a pagare 60 mi- lioni
all’anno all’Italia (giusto per capirci l’e- quivalente del costo
della polizia cantonale). Dall’altro i lavoratori frontalieri,
grazie a questo accordo, sono incentivati a venire a lavorare in
Svizzera accettando salari più bassi, perchè a parità di salario
pagano fino a 1/10 (avete letto bene: un decimo) delle imposte che
avrebbe- ro dovuto pagare in Italia. I padroncini invece erano
esentati dal pagare l’IVA per i lavori sotto i 10’000 franchi. Non
male, vero? I liberali radi- cali, come loro abitudine, non si sono
limitati a sbraitare, a denunciare che qualcosa non an- dava ma, un
passo alla volta, hanno comincia- to una strategia ragionata nei
confronti della Berna federale. Passo dopo passo, un colpo da
Berna e uno da Bellinzona, si è portato avanti il messaggio.
Qualche risultato si è già ottenuto: per l’accordo sui frontalieri
la consigliera fede- rale Widmer Schlumpf ha dovuto impegnarsi con
la deputazione alle camere prometten- do che il tema sarebbe stato
tenuto in debita considerazione nelle trattative in corso con
l’Italia; mentre le camere hanno dato incari- co al governo di
eliminare il privilegio fiscale per i padroncini. A vigilare i
nostri parlamen- tari con Fabio capace di costruire il sostegno
dell’importante commissione delle finanze degli Stati per far
pressione sulle trattive con l’Italia; Ignazio a battere il chiodo
dell’ingiusta esenzione fiscale dall’IVA per i padroncini; e
Giovanni che come un mastino interroga e sollecita puntualmente il
Consiglio federale per evitare che qualche manovrina furbesca dei
nostri «cugini» d’oltre confine passi inos- servata. Un trio di
parlamentari che, ognuno con il suo stile, sta ottenendo risultati,
magari non roboanti ma certamente tangibili.
Più coesione, meno astio
Enzo Lucibello 7
Giovanni Merlini 5
OPINIONE LIBERALE 5CANTONE
A Giovanni Merlini non è pia- ciuta la risposta del governo alla
sua interrogazione (della scorsa settimana) sulle «disposizioni di-
scriminatorie per il Ticino e per la Svizzera» che sembra contenere
il disegno d legge sulla «voluntary disclosure» (l’autodenuncia per
il rientro dei capitali all’estero). E ritorna all’attacco con un
ulterio- re atto parlamentare
Consiglio federale non nega che i nego- ziati fiscali si siano
nuovamente arenati in attesa dell’approvazione della legge sulla
denuncia spontanea dei capitali non di- chiarati (voluntary
disclosure) da parte della Camera dei deputati a Roma. Non contesta
neppure che il disegno di legge italiano contempli sanzioni
discriminato- rie nei confronti dei contribuenti che de- tengono
capitali negli Stati attualmente iscritti nelle liste nere del
diritto interno italiano, tra i quali figura la svizzera.
Cionondimeno il Consiglio federale ten- ta di tranquillizzarmi,
ricordandomi che se la Svizzera riuscirà a concludere con l’Italia
una nuova Convenzione contro la doppia imposizione (CDI) entro 60
giorni dall’entrata in vigore della nuova legge sul- la denuncia
spontanea, impegnandosi ad applicare lo standard OCSE sullo scambio
di informazioni su richiesta già a partire dalla parafatura
dell’accordo – e quindi senza neppure attendere la ratifica da par-
te delle Camere federali – allora la Svizzera non avrà nulla da
temere in relazione alle misure discriminatorie perché verrà tolta
dalle black list. Pochi osservatori, temo, hanno compreso la reale
portata di que- sta risposta che, invece di rassicurarmi, mi
inquieta. E’ come se, usando una metafo- ra un po’ colorita, la
controparte italiana ci puntasse un coltello alla gola, dicen-
doci: o firmate la Convenzione contro la
doppia imposizione entro questo termine (e alle nostre condizioni)
oppure restate sulle black list e verrete discriminati a livel- lo
di sanzioni previste nel disegno di legge. Serve quindi la massima
vigilanza affinché gli interessi svizzeri siano adeguatamente
tutelati.
Per questa ragione lei ha trasmesso mercoledì un’ulteriore
interrogazione dal titolo «L’adesione della Svizzera al trattato
multilaterale OCSE sullo scam- bio di informazioni fiscali su
richiesta è irrilevante per l’Italia?»... Sì. Non si capisce
infatti perché mai l’Italia dovrebbe fa dipendere l’applicazione di
sanzioni discriminatorie nei confronti del nostro Paese nell’ambito
della loro regola- rizzazione dal fatto che la Svizzera conclu- da
il nuovo accordo fiscale bilaterale con l’Italia entro 60 giorni
dall’approvazione della legge italiana sulla denuncia sponta- nea e
che applichi quindi già dal momen- to della firma lo standard OCSE
in tema di scambio di informazioni su richiesta. In realtà il
Consiglio federale ha già firmato lo scorso 15 ottobre la
Convenzione mul- tilaterale OCSE che adegua lo scambio di
informazioni fiscali ai nuovi standard internazionali e l’Italia fa
parte a pieno ti- tolo della stessa OCSE. Questa importan- te
circostanza viene del tutto trascurata dall’Italia.
Il Consiglio federale lunedì, nell’ora delle domande, ha risposto
all’ interrogazione di Giovanni Merlini dicendo in sostanza che con
il progetto di legge sull’autodenuncia, al momento in discussione,
l’Italia impone agli Stati che figurano sulle liste nere, come la
Svizzera, di sottoscrivere entro 60 giorni dall’entrata in vigore
della legge, la con- venzione OCSE sullo scambio automatico di
informazioni, altrimenti le sanzioni per chi ha soldi in Svizzera
saranno più elevate.
Giovanni Merlini. Quale la reale ri- sposta del Consiglio federale
alla sua interrogazione? La risposta è quantomeno sibillina.
Il
Trattative fiscali: coltello alla gola?
Giovanni Merlini: «Il Consiglio federale tenta di tranquillizzarmi,
ricordandomi che il Ticino e la Svizzera non avranno nulla da
temere se riuscirà a concludere con l’Italia una nuova Convenzione
contro la doppia imposizione. Ma invece di rassicurarmi, mi
inquieta: è come se l’Italia ci puntasse una coltello alla
gola»
Un tuffo nei valori liberali
EDITORIALE — Ignazio Cassis —
consigliere nazionale PLR
Hanno tutte lo stesso denominatore: con- ferire allo Stato la
soluzione di problemi veri o presunti, a causa della mancanza di
fiducia in noi stessi o della paura del futuro. Persuasi che sia
possibile rifugiarsi nelle certezze che mamma Stato sembra poter
dare. Dico «sembra» perché la storia ci ha chiaramente insegnato
che conferire sempre più compiti e potere allo Stato non ci porterà
a maggior libertà, ma a costi insostenibili, con relativi debiti e
imposte per chi ci succederà. Abbiamo bisogno di percepire
sicurezza, dimenticando che sicurezza e libertà sono valori
antitetici. Ma la libertà di decidere come vogliamo vivere e come
vogliamo
spendere il frutto delle nostre fatiche richiede responsabilità,
sia individuale che collettiva, e la responsabilità costa fatica.
Così ci culliamo nell’illusione che tutto sarà più bello, più
facile e più prospero quando avremo delegato ogni nostra fatica
allo Stato. Il quale, per poter adempiere ai suoi compiti,
fagociterà sempre più risorse che ci mancheranno, riducendo di con-
seguenza la nostra libertà. Lo vediamo nei bilanci deficitari di
molti Paesi dell’UE, ma senza andare lontani anche nei bilanci del
nostro Cantone. A quel punto non ci reste- rà che ripercorrere a
ritroso il cammino. La fatica sarà immensa. Il liberalismo non è
anarchia: lo Stato deve giocare un ruolo forte, ma nel garantire
libertà e proprietà, non nel sostituirsi all’in- traprendenza della
società civile. Lo Stato ci deve garantire la possibilità di
realizzare, con forza e fatica, quei sogni che rendono
la vita degna di essere vissuta, perché le danno un senso e una
coerenza. Questi pensieri sono diventati emozioni a Zugo: quegli
oltre 1’200 liberali svizzeri sembravano voler gridare «Ci siamo! E
vogliamo che la Svizzera resti anche in futuro un Paese liberale!».
Che brivido! Per concretizzare l’obiettivo dobbiamo però avere
fiducia in noi e nelle nostre capacità di creare, correggere e
innovare. Avere fiducia nel futuro e accettare i rischi della vita:
la mentalità da «casco totale» non nutre la nostra inventiva.
Pensieri astratti? No, per nulla! Gli appun- tamenti alle urne che
la democrazia diretta svizzera ci concede trimestralmente non sono
sondaggi per riviste patinate, come sempre più persone credono.
Sono invece modifiche della Costituzione, occasioni cioè per
plasmare il nostro futuro. Occa- sioni d’oro, da non
sprecare!
140919 OL Un tuffo nei valori liberali pag. 1 def