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OPRS - Sicilia - numero 1 per PDF...3 ANNO 6 - NUMERO 1 Aut. Trib. di Palermo, n 29/98 del 17/19-11-1998 REDAZIONE: Via Salvatore Marchesi, 5 90144 Palermo Tel. 091 6256708 - 840500290

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ANNO 6° - NUMERO 1Aut. Trib. di Palermo, n° 29/98

del 17/19-11-1998

REDAZIONE:Via Salvatore Marchesi, 5

90144 PalermoTel. 091 6256708 - 840500290

Fax 091 7301854www.oprs.it

e-mail: [email protected]

DIRETTORE RESPONSABILEFulvio Giardina

COORDINAMENTO EDITORIALERoberto Pagano

COMITATO DI REDAZIONESergio Amico,

Claudio Casiglia,Sebastiano Ciavirella,

Maurizio Cuffaro,Maria Gabriella D’Angelo.

CHIUSO IN REDAZIONEil 04-10-2003

EDITOREI-work s.r.l.

Sede legale: via G. Patanè, 13/A95100 Catania

Tel. 095 431418 - Fax 095 437657www.i-work.it

e-mail: [email protected]

GRAFICA & IMPAGINAZIONESalvo La Terra - Andrea Porto

FOTOLITO E STAMPAGrafiche Casentino - Caltagirone

FocusPsicologo un professionista da tutelare pag. 4

In primo pianoSentenza Tar Sicilia n. 1151/03 del 22/01/03 pag. 6Educazione Continua in Medicina: risposte ad alcune FAQ pag. 9

Iniziative dell’OrdineConvegno: “lavoro fonte di benessere e di disagio:il caso della Fiat di Termini Imerese” pag. 10Convegno: “lo psicologo nel mondo giuridico:realtà e prospettive” pag. 12Convegno: “Marketing & Psicologia” pag. 14Incontro con le istituzioni: l’Ordine riceve la visita delPresidente della Regione Sicilia On. S. Cuffaro pag. 16Incontro con le istituzioni: Incontro-Seminariocon gli insegnanti e gli alunni dell’IstitutoComprensivo A. Manzoni di Santa Venerina pag. 17

La professioneLavoro e spirito d’impresa pag. 18Psynsieme 2003 pag. 21Parliamo di cancro insieme pag. 22La società italiana di psicologia penitenziaria (S.I.P.P.) pag. 25La psicotrapiantologia: aspetti clinici pag. 26Sogni e risonanze in un gruppo di Psicodramma Analitico pag. 27Emergenza Etna 2002:interventi psicologici e sociali sulla popolazione pag. 28Sostenere la famiglia adottiva pag. 32Note sul congresso internazionale “Body Psychotherapy” pag. 35

Gli psicologi in SiciliaTabelle e grafici sulla composizione dell’Albo degliPsicologi nella Regione Sicilia aggiornato al 31/12/02 pag. 36

RecensioniI giovani e l’alcol pag. 38La psiche mafiosa pag. 39

In ricordo di Elisa Paglialonga pag. 40

Aggiornamento Albo pag. 41

Siamo tornati... e ci scusiamo per il ritardo. Ritardo dovuto,principalmente, per la completa ristrutturazione grafica delnostro notiziario che mi auguro possiate gradire e, perchè no,

apprezzare.Come tutti i cambiamenti anche questo è stato medi-tato, ricercato e voluto, mantenendolo, comunque, in linea con unconsolidato indirizzo editoriale.

Rimangono, quindi, le stesse aree di contenuto presentatemediante un “vestito” grafico più leggero dove colori, immagini edisegni rappresentano i riferimenti centrali.

Ci impegnamo ad essere più presenti e quindi a riprendere lapubblicazione trimestrale.

Colgo l’occasione per ribadire che il notiziario è, insieme al sitoweb, uno strumento comunicativo di tutti gli iscritti. In attesa diricevere critiche costruttive, contenuti da pubblicare e quant’altro(utilizzando l’e-mail: [email protected]), auguro buona lettura.

Roberto Pagano

sommario

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focusprincipio della responsabilità condivi-sa, medica e psicologica, è riaffermatocon forza.

Altra questione è quella che staemergendo con sempre più intensitànei Tribunali siciliani. Infatti a volte neiTribunali e nelle Procure siciliane ven-gono affidati incarichi di consulenza eperizia psicologica a non iscritti alnostro Ordine.

L'ambito giudiziario è quello piùformale, più ricco di tutele, più legatoa procedure verificabili: non è perniente immaginabile, ad esempio, chel'incarico di consulenza medica peraccertare la gravità di una lesionepossa essere affidata ad un consulen-te non medico, così come non è affat-to immaginabile che la consulenza perverificare la stabilità di un edificopossa essere affidata ad un non inge-gnere o ad un non architetto.

A prescindere dalla facile contesta-zione delle conclusioni, verrebbe menola credibilità stessa dell'incarico peri-tale!

Invece, quando di tratta di consu-lenze psicologiche, sembra che lacompetenza richiesta non sia quelladeterminata all'interno di una profes-sione regolamentata dalla legge, masia invece estendibile a tutti coloroche, a parere dei magistrati che affi-dano l'incarico, ne posseggano unalone, avendo studiato qualche mate-ria di psicologia: medici generici,medici specialisti in psichiatria, medicispecialisti in neuropsichiatria, medicispecialisti in neurologia, medici spe-cialisti in pediatria, pedagogisti, lau-reati in lettere e filosofia, un pò tutti -a parere di alcuni magistrati - sono ingrado di fornire risposte professionalia quesiti specificatamente di tipo psi-cologico.

La nostra professione cresceanche per la matura sensibilità dinumerosi nostri colleghi, che, da unlato hanno acquisito una notevole edocumentabile competenza professio-nale, dall'altro si vedono esautoratidall’applicazione di tale competenzaall'interno dei Tribunali.

Debbo ringraziare i colleghi chefinalmente segnalano casi palesemen-te contrastanti con la legge che rego-la la nostra professione.

Siamo continuamente alla ricercadel dialogo, soprattutto con quei magi-strati che hanno una visione parziale

della professione di psicologo. Maquando è necessario, sappiamo anda-re fino in fondo.

In atto presso il Tribunale diSiracusa si sta svolgendo un processoper il reato di esercizio abusivo dellaprofessione di psicoterapeuta a caricodi due pedagogisti, nel quale il nostroOrdine regionale si è costituito "partecivile".

Con soddisfazione abbiano accoltoil provvedimento del G.I.P. di Messinadel 13/03/2003, con cui sostanzial-mente è stata rinviata a giudizio unadottoressa in psicologia, non iscritta alnostro Ordine, che aveva espletato unincarico di consulenza psicologica affi-datale da un sostituto procuratore,rigettando la proposta, e del qualeriportiamo alcuni periodi estremamen-te significativi: "L'indagata ha fattouso degli strumenti conoscitivi propridella scienza psicologica al fine diaccertare la veridicità delle afferma-zioni di un minore e dunque con attivi-tà in senso lato diagnostica, rivolta adun organismo sociale, in particolare unufficio pubblico, quale senz'altro è laProcura della Repubblica… Nessundubbio pertanto che l'attività svolta siapropria della professione di psicologodi cui all'art. 1 della L. 56/89…Nessunrilievo riveste la circostanza, afferma-ta dall'indagata, di non aver richiestol'incarico in questione….Allo stessomodo non si comprende quale valoreabbia il rivendicare la propria compe-tenza di psicologa….Non è in discus-

sione che l'indagata potesse svolgereuna consulenza per il PM, godendodella sua fiducia, bensì che potessesvolgere una consulenza psicologicanon essendo abilitata all'esercizio ditale professione….La lettura dell'ela-borato peritale non lascia spazio adubbi in proposito, poiché l'accerta-mento demandato … sull'attendibilitàdi un minore è esattamente una con-sulenza psicologica".

Abbiamo già provveduto a segnala-re ad altre Procure episodi simili,senza fare per il momento alcun com-mento né pubblicità, nel pieno rispettodi qualunque decisione il magistratovorrà assumere.

Alla luce di quanto sta emergendo,è nostra intenzione informare adegua-tamente tutti i magistrati che operanonegli Uffici Giudiziari e nelle Procuredella Sicilia sulla opportunità (consen-titemi, necessità!) di una piena utiliz-zazione degli psicologi per quanto con-cerne l'affidamento di incarichi di con-sulenze psicologiche, con l'augurio checi si possa avvalere pienamente delnostro contributo, senza ricorrerenecessariamente alle procedure ditutela previste dalla legge.

Alla fine, deve essere il contraddit-torio tra le parti appartenenti allamedesima professione, il libero merca-to della professione regolamentata dipsicologo, a determinare la qualità delprodotto finito, così come del restoavviene in tutti gli ambiti applicatividelle altre professioni.

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Care colleghe e cari colleghi,sono trascorsi quattro anni dal-l'insediamento di questo

Consiglio, e credo che oggi sia quantomai attuale ed opportuna una riflessio-ne critica sulle norme che regolano ilnostro lavoro.

Il Consiglio, che mi onoro di presie-dere, si è caratterizzato per una visio-ne - diciamo pure - garantista, e nongiustizialista, rispetto alle problemati-che legate all'esercizio della nostraprofessione.

La Commissione "deontologia etutela della professione" ha lavorato inquesti anni con estrema delicatezza,senza pregiudizi e rigidità, senza maioltrepassare il sottile confine dell'auto-referenzialità, e soprattutto senza unatteggiamento persecutorio verso icolleghi.

Abbiamo invece posto alla nostraattenzione come obiettivo strategico,sicuramente non secondario, la tuteladella professione di psicologo all'inter-no del mercato del lavoro intellettuale,in cui è sempre più pregnante il biso-gno di psicologia, molto spesso nonaccompagnato da una pari richiesta dipsicologi.

Sappiamo bene che la nostra pro-

fessione presenta competenze bencondivisibili con altre professioni. Inambito sanitario, in quello formativo escolastico, in quello giuridico, ecc. ilprofessionista che eroga la sua speci-fica prestazione non può non avereanche una competenza psicologica,non può non determinare le condizioniper un clima psicologico quanto piùvicino ai bisogni del suo utente.

Senza retorica, possiamo afferma-re che non vi è alcuna attività profes-sionale che non preveda una relazioneinterpersonale, un processo comuni-cativo.

Paradossalmente, proprio per ilfatto che le nostre competenze psico-logiche sono mascherate all'internodelle altre attività professionali, cheinvece sono vincolate ad una rigidaconoscenza specifica del campo d'in-dagine, accade spesso che nelle altreprofessioni si possa manifestare inmaniera semplicistica una certasovrapposizione di competenze: quellaper l'appunto specifica e quella psico-logica.

Si comprende allora che non è faci-le difendere il nostro ambito professio-nale, nel senso che non è sempliceaffermare nel contraddittorio intellet-

tuale ed in quello giudiziario l'unicitàdel nostro atto professionale rispettoa quello degli altri. In altre parole, sel'attività della ingegneria meccanica,ad esempio, può essere fortemente erigidamente parcellizzata e procedura-lizzata, quella della psicologia applica-ta invece può essere intesa con ampiaflessibilità.

Per questi motivi ho da sempreritenuto che la propria professionevada difesa e promossa innanzi tuttofornendo risposte professionali valide,credibili e condivise.

Se è, vero, però, che la psicologiaincornicia un pò tutte le attività dell'in-dividuo, è altrettanto vero che ormaida anni espletano la loro attività i pro-fessionisti psicologi, sia per offrirerisposte altamente mirate ai bisogniindividuali e collettivi, sia - e, direi,soprattutto - per legittimare tali rispo-ste all'interno di un sistema di teorie,di metodologia, di regole e protocolliprofessionali.

Ecco perché stiamo seguendo conparticolare attenzione gli ambiti appli-cativi della nostra professione in alcu-ne aree altamente rappresentativedella nostra società: quella sanitaria equella giuridica.

Non è possibile escludere lo psico-logo, quale dirigente sanitario all'inter-no del Servizio Sanitario Nazionale e,ovviamente, nel settore privato adesso collegato e con esso convenzio-nato, da tutte quelle mansioni diresponsabilità che il Piano SanitarioRegionale del 2000, ma potremmodire, una cultura medica retrograda ecorporativa, aveva previsto nellagestione dei SERT e dei DistrettiSanitari.

Un grande successo per la nostraprofessione è il contenuto della sen-tenza del TAR Sicilia (che di seguitoviene pubblicata per intero) dello scor-so 14 Luglio, che ha rimesso le cose aposto e, almeno sul piano formale (cheè poi quello di interesse ordinistico), il

"Nel senso più elementare, il professionalismo è un insiemedi istituzioni che permettono ai membri di una professione diguadagnarsi da vivere controllando il proprio lavoro. Si trat-ta di una condizione di notevole privilegio; infatti, non puòesistere professionalismo se non si crede che le specificheattività svolte dai professionisti sono così diverse da quelledella maggior parte dei lavoratori e che è essenziale il loroautocontrollo …… Le due idee più generali ad esso sottesesono la credenza che un certo lavoro sia così specializzatoda essere inaccessibile a quanti sono privi della formazioneed esperienza richieste, e la credenza che non possa esserestandardizzato, razionalizzato." (Freidson E., Professionalismo:la terza logica, Dedalo ed., Bari 2002)

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focus

PSICOLOGO: un professionista da tutelare

di Fulvio Giardina - Presidente Ordine Regionale

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REPUBBLICA ITALIANAIN NOME DEL POPOLO ITALIANO

N. 1151/03 Reg. Sent. - N. 2478 Reg. Gen. - ANNO 2000

Il Tribunale Amministrativo Regionale della Sicilia, SezionePrima, ha pronunciato la seguente

SENTENZA

sul ricorso n. 2478/2000 proposto dall'ORDINE degli PSI-COLOGI della Regione Siciliana, in persona del Presidentepro-tempore, elettivamente dom.to in Palermo, Via Catanian. 25, presso lo studio dell'avv.to Ignazio Montalbano, chelo rappresenta e difende per mandato in calce al ricorso;

CONTRO

la Presidenza della Regione Siciliana, in persona delPresidente pro-tempore, entrambi rapp.ti e difesi per leggedall'Avvocatura Distrettuale dello Stato di Palermo, domi-ciliataria;

E NEI CONFRONTI

dell'Az. U.S.L. n. 6 di Palermo, in persona del DirettoreGen.le pro-tempore, elett.te dom.to in Palermo, ViaPindemonte n. 88, presso l' Ufficio Legale dell'Azienda, rap-presentato e difeso dagli avv.ti Antonio Abruzzese eSalvatore Narbone per mandato in calce alla copia notifi-cata del ricorso;

PER L'ANNULLAMENTO

del Piano Sanitario Regionale 2000/2002, approvato conD. Press. Reg. 11.05.2000 e, per quanto attiene al ricorsoper motivi aggiunti, del D. Ass. Sanità 21.12.2001, con ilquale sono state impartite "Linee guida sul Dipartimentodelle dipendenze patologiche".

Visto il ricorso con i relativi allegati;Visto l'atto di costituzione in giudizio

dell'Avvocatura distrettuale dello Stato di Palermo perl'amm.ne reg.le intimata e quello degli avv.ti A. Abruzzese eS. Narbone per l'Az. U.S.L. n. 6;

Viste le memorie prodotte dalle parti a sostegnodelle rispettive difese;

Designato relatore alla pubblica udienza del

22.01.2003 il Consigliere Avv.to Salvatore Veneziano;Uditi l'avv.to Montalbano per il ricorrente e l'avv.to delloStato M. Rubino per l'Amm.ne reg.le intimata;

Ritenuto in fatto e considerato in diritto quantosegue:

FATTO

A. Con ricorso notificato il 31.07.2000, e depositato il suc-cessivo 4.08, l'Ordine ricorrente ha impugnato il decreto diapprovazione del Piano Sanitario Regionale, lamentando chesarebbero stati disciplinati i requisiti di accesso ad alcuni inca-richi dirigenziali, escludendo da tali incarichi gli psicologi eriservandoli, invece, ai medici. Deduce le seguenti censure:1) Violazione e falsa applicazione dell'art. 66 l.r. n.25/1993, come sostituito dall'art. 54 l.r. n. 30/1993; viola-zione dell'art. 15 D.Lgs. n. 229/1999; eccesso di potereper errore e contraddittorietà.Illegittimamente il P.S.R. disciplina l'accesso agli incarichi diri-genziali delle strutture sanitarie pubbliche.2) Violazione di legge ed eccesso di potere sotto moltepli-ci profili.Illegittimamente il P.S.R. ha precluso alla figura professio-nale degli psicologi l'accesso a determinate funzioni diri-genziali, riservandole invece alla figura professionale deimedici.Si sono costituiti in giudizio sia l'amm.ne regionale, che haconfutato la fondatezza del gravame, che l'Az. U.S.L., la qualerileva la propria sostanziale estraneità alla controversia. Con ordinanza n. 1609 del 14.09.2000 è stata respintal'istanza di sospensione del provvedimento impugnato.B. Con, ricorso per motivi aggiunti, notificato il 12.04.2002e depositato il successivo 23.04., l'Ordine ricorrente haimpugnato il D. Ass. Sanità 21.12.2001, con il quale sonostate impartite " Linee guida sul Dipartimento delle dipen-denze patologiche", lamentando che la funzione di Direttoredel Dipartimento risulti riservata ad un dirigente medico, invirtù dell'applicazione delle prescrizioni del P.S.R., già cen-surate. Deduce vizi di violazione di legge, con conseguenteillegittimità delle clausole dei decreti regionali che riservanoalla sola figura professionale dei medici le funzioni dirigen-ziali dei SERT e, conseguentemente, del Dipartimento. Con ordinanza n. 666 del 7.05.2002 è stata respinta l'istanzadi sospensione proposta con il ricorso per motivi aggiunti.Alla pubblica udienza del 22.01.2003 i procuratori delleparti - previo scambio di memoria e note difensive - hannoinsistito nelle rispettive conclusioni e chiesto porsi il ricor-so in decisione.

DIRITTO

C. Deve preliminarmente esaminarsi l'eccezione di inam-missibilità del ricorso, per mancata evocazione in giudiziodell'Ordine dei Medici; essa è infondata per il rilievo che l'e-ventuale accoglimento delle censure dedotte dall'Ordinedegli Psicologi non implicherebbe la riserva in favore di talefigura professionale di alcun incarico dirigenziale, con effet-to pregiudizievole per i medici, ma solo la rimozione di unapreclusione ai danni degli psicologi e la possibilità per que-st'ultimi di concorrere all'affidamento di taluni incarichi diri-

genziali alla pari dei medici.Ricostruire in tali termini le finalità dell'impugnativa, deveescludersi che l'Ordine dei Medici debba essere considera-to soggetto controinteressato, non risultando titolare dialcuna posizione giuridica soggettiva qualificata al mante-nimento degli atti impugnati, cosi come adottati.D. Il ricorso è, invece, fondato nei limiti di seguito precisati.Con la prima censura, l'Ordine ricorrente contesta in radicela possibilità che il P.S.R. contenga delle previsioni finaliz-zate a disciplinare la materia dell'attribuzione degli incarichidirigenziali, materia che esulerebbe da quelle espressa-mente devolute al P.S.R. e rientrante, invece, nella sferadella contrattazione collettiva nazionale;Assume la difesa dell'Amm.ne regionale, invece, che lerecenti modifiche introdotte al D.Lgs. n. 502/1992 da partedel D.Lgs. n. 229/1999 consentirebbero all'Amm.ne regiona-le di impartire direttive finalizzate ad assicurare una unifor-mità di comportamenti da parte delle aziende sanitarie anchenella materia dell'attribuzione degli incarichi dirigenziali.Osserva il Collegio che la censura dedotta in ricorso deveessere in linea di principio condivisa, ma che il suo accogli-mento non comporta l'automatico annullamento di tutte leprevisioni contenute nel P.S.R. impugnato in siffatta materia.Deve, infatti, rilevarsi che l'art. 66 della l.r. n. 25/1993, neltesto sostituito dall'art. 54 della l.r. n. 30/1993, nonché lealtre norme della stessa l.r. n. 30/1993 individuano nelP.S.R. lo strumento di programmazione delle linee dellapolitica sanitaria regionale, nonché di pianificazione deirelativi interventi destinati ad essere concretizzati dalleaziende sanitarie operanti sul territorio regionale.Esula, invece, dalla previsioni della normativa regionale l'at-tribuzione al P.S.R. della funzione di regolamentare la mate-ria dell'attribuzione degli incarichi dirigenziali, materia cherisulta invece direttamente disciplinata - in modo in linea diprincipio uniforme per l'intero Sistema Sanitario Nazionale,non disponendo la Regione Siciliana di potestà legislativaesclusiva in materia (Corte Cost. n. 444/1997) - dal D.Lgs.n. 502/1992 e successive modifiche e/o da altre fonti legis-lative nazionali.Limitando l'esame alle figure specificatamente individuatein ricorso risulta, infatti, che:• l'attribuzione dell'incarico di Direttore di Distretto è disci-plinata dal co. 3 dell'art. 3-sexies del D.Lgs. n. 502/1992, nelrispetto dei principi del quale la legge regionale potrà intro-durre ulteriori prescrizioni ( co. 4 del medesimo articolo);• l'attribuzione dell'incarico di Direttore di Dipartimento èdisciplinata dal co. 2 dell'art. 17-bis del medesimo D.Lgs. n.502/1992;• l'attribuzione dell'incarico di Responsabile del SERT risultadisciplinata dall'art. 2 della 1. n. 45/1999.

Né può ritenersi che l'attribuzione di una funzionedi omogeneizzazione organizzativa delle aziende sanitariepossa comportare l'adozione, in sede di P.S.R., di prescri-zioni difformi dalla normativa primaria che disciplina speci-ficatamente la materia dell'attribuzione degli incarichi diri-genziali.

La fondatezza della censura dedotta dall'Ordine -quanto meno nel senso di escludere che il P.S.R. possadisciplinare la materia dell'attribuzione degli incarichi diri-genziali in modo difforme dalle prescrizioni legislative in

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inprimo piano

TAR Siciliasentenza n° 1151/03 del 22/01/03

Il TAR Sicilia, con provvedimento n. 1151/03 del 22/01/2003, depositato in cancelleria il14/07/2003 (di seguito integralmente trascritto), ha accolto il ricorso presentato dall'Ordinedegli Psicologi della Sicilia avverso al Piano Sanitario Regionale 2000/2002 per quanto con-cerne l'attribuzione dell'incarico di Direttore di Distretto (punto 2.2.3 del P.S.R.), diResponsabile del Dipartimento delle dipendenze patologiche e Responsabile del SER.T.(punto 2.1.3. del P.S.R.).

In altre parole lo psicologo, alla pari del medico, può dirigere le strutture sopraindicate.Si tratta di un rilevante, e per certi aspetti "storico", successo per l'intera nostra categoria

professionale, che da molti anni ormai - con grande impegno e competenza - è presente all'in-terno del Servizio Sanitario.

L'applicazione della sentenza del TAR Sicilia infatti, legittimando la condivisione delleresponsabilità tra medici e psicologi, determinerà non solo reali possibilità dirigenziali per inostri colleghi che ne hanno i titoli, ma anche la necessaria rimodulazione della organizzazio-ne interna dei singoli servizi, nei quali l'attribuzione e l'individuazione della gerarchia dovrànecessariamente prevedere medici e psicologi all'interno della medesima graduatoria.

Ovviamente, ed a maggior ragione, tali responsabilità potranno essere affidate a psicologianche in strutture private.

Il Presidente dell'Ordine degli Psicologi della Sicilia ha già trasmesso questa sentenza aiDirettori Generali delle Aziende Sanitarie Locali ed Ospedaliere, nonché ai Responsabili deiServizi di Psicologia delle AUSL siciliane.

in primo piano

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materia - non implica, però, l'automatica illegittimità delleeventuali previsioni in materia che, ove ripetitive o attuati-ve di detta disciplina legislativa, non risultano in alcunmodo viziate per il solo fatto di essere contenute nel P.S.R.;si tratterà, quindi di valutare caso per caso se le singoleprescrizioni del P.S.R. censurate siano conformi, o meno,alle relative prescrizioni legislative.E. Le clausole specificatamente censurate dall'Ordinericorrente, in quanto asseritamente limitative dalla possibi-lità di accesso da parte degli psicologi, sono quelle relativeall'attribuzione dell'incarico di:• Direttore di Distretto (punto 2.2.3. del P.S.R.);• Direttore di Dipartimento (punto 2.1. del P.S.R.);• Responsabile del Dipartimento delle dipendenze patolo-giche e Responsabile del SERT (punto 2.1.3. del P.S.R.).

Con riferimento a ciascuna di tali figure professio-nali il Collegio osserva:E.1. La clausola del P.S.R. relativa all'attribuzione dell'inca-rico di Direttore di Distretto (punto 2.2.3.) appare difformedalla previsione del co. 2 dell'ar. 3-sexies del D.Lgs. n.502/1992, in quanto individua i soggetti potenzialmentedestinatari di tale incarico nei soli dirigenti medici, conesclusione degli psicologi; essa deve, quindi, essere consi-derata illegittima.E.2. La clausola del P.S.R. relativa all'attribuzione dell'inca-rico di Direttore di Dipartimento (punto 2.1) costituisce unamera trascrizione del co. 2 dell'art. 17-bis del D.Lgs. n.502/1992, in quanto tale pienamente legittima; né assumerilievo decisivo l'invocazione dell'art. 7-quater del D.Lgs. n.502/1992, avente natura di norma speciale per l'attribuzio-ne dello specifico incarico di Direttore del Dipartimento diprevenzione, ed in quanto tale non applicabile ad altre ipo-tesi. La clausola in esame deve, quindi, essere consideratalegittima.E.3. Le clausole del P.S.R. relative all'attribuzione degliincarichi di responsabilità del Dipartimento delle dipenden-ze patologiche e di responsabile del SERT (punto 2.1.3.)appaiono difformi dalle prescrizioni legislative in tema diconferimento dell'incarico di Direttore di Dipartimento e diresponsabile di SERT in quanto individuano i soggettipotenzialmente destinatari di tali incarichi nei soli dirigentimedici, con esclusione degli psicologi; esse devono, quindi,essere considerate illegittime.

Mentre si rinvia alle considerazioni svolte al prece-dente punto E.1. in tema di conferimento dall'incarico diDirettore di Dipartimento, il Collegio rileva che l'art. 2 l. n.45/1999 ha recentemente previsto che la copertura degliincarichi di direzione dei SERT avvenga, con specificamodalità, da parte di operatori che abbiano già prestatoservizio presso tali strutture e che siano in possesso deirequisiti previsti per il conseguimento della qualifica apica-le, o di quella di dirigente di primo livello, nel profilo pro-fessionale di appartenenza (art. 2, co. 1 e 2, l. n. 45/1999).

Il ripetuto riferimento al possesso dei requisiti pre-visti "nel profilo professionale di appartenenza" induce adescludere che il conferimento di detti incarichi sia riservatoai soli dirigenti medici e ciò in considerazione sia della tipo-logia dei trattamenti erogati (art. 3, " trattamenti di carat-tere psicologico, socio-riabilitativo e medico-farmacologi-co") che della previsione dei relativi organici di un egual

numero di posti per medici e psicologi ( cfr. tabella allegata).F. Deve, infine, essere dichiarato inammissibile, per difettod'interesse, il ricorso per motivi aggiunti, proposto avverso ilD.Ass. Sanità 21.12.2001, con il quale sono state impartite"Linee guida sul Dipartimento delle dipendenze patologiche".

Osserva, infatti, il Collegio che la lesività delleprescrizioni impartite con tale decreto non discende dallaloro specifica formulazione ma, piuttosto, dalla circostanzache il P.S.R. aveva precluso agli psicologi l'accesso alle fun-zioni di dirigente responsabile di SERT, tra i quali deveessere individuato il Direttore del Dipartimento.

Eliminata - per effetto dell'accoglimento dellacensura proposta avverso il P.S.R. - tale preclusione,l'Ordine non ha alcun interesse all'annullamento di una pre-scrizione di per sé non lesiva delle prerogative dei propriiscritti.

Conclusivamente, il ricorso principale deve essereaccolto nei limiti in precedenza indicati, con conseguenteannullamento delle clausole del Piano Sanitario Regionalesopra specificate; il ricorso per motivi aggiunti deve esseredichiarato inammissibile.

Sussistono giusti motivi per disporre la compensa-zione tra le parti delle spese del giudizio.

P.Q.M.

Il Tribunale Regionale Amministrativo per la Sicilia,Sezione prima, accoglie in parte il ricorso in epigrafe e, perl'effetto, annulla il provvedimento impugnato con il ricorsoprincipale nelle parti in motivazione specificate; dichiarainammissibile il ricorso per motivi aggiunti.

Dispone la compensazione tra le parti delle spesedel giudizio.

Ordina che la presente sentenza sia eseguitadall'Autorità Amministrativa.

Cosi deciso in Palermo, nella Camera di Consigliodel 22 gennaio 2003, con l'intervento dei Sigg.ri Magistrati:- Salvatore Veneziano - Presidente, Estensore- Nicola Maisano - Referendario- Fabio Taormina - Referendario

Depositata in Segreteria il 14 LUG. 2003

IL FUNZIONARIO (Laura Malerba)

A cura di Roberto Pagano

n.b. - il contenuto del presente articolo è tratto da:acta@news (curata dal collega Mario Rossini) n. 24 (spe-ciale "E.C.M.") del 15/03/2003 - http://ecm.sanita.it/pre-sentazione/programma.htm

PREMESSA

L'E.C.M. (Educazione Continua in Medicina) meglio epiù propriamente conosciuta e definita come forma-zione continua è, nell'ambito del SSN, un obbligo

specifico per gli psicologi e per altre figure sanitarie. In talecontesto tre sono le domande fondamentali: chi obbliga; chisono gli obbligati agli eventi ECM; come è articolata l'ope-razione ECM del Ministero della Salute.CHI OBBLIGA: Ministero/Regione, finanziatori del SSN.- L'operazione E.C.M. è il primo tentativo da parte di uncommittente (i finanziatori del SSN) di richiedere ai proprifornitori di prestazioni (professionisti che operano nelleaziende sanitarie locali, aziende ospedaliere, strutture sani-tarie private accreditate) l'aggiornamento permanente, edestendere anche agli operatori non dipendenti di ruolo ilcosiddetto "aggiornamento obbligatorio", peraltro già disci-plinato dai precedenti Contratti Sanità. CHI SONO GLI OBBLIGATI: Categorie professionalisanitarie (medici, psicologi, infermieri professionali. -L'E.C.M. è circoscritta nell'ambito dei confini del poterecontrattuale del committente, e quindi come obbligazionecontrattuale il programma nazionale di E.C.M. riguardasolo gli psicologi, si dipendenti o libero professionisti con ipiù vari contratti, ma operanti nella e per conto dellaSanità, pubblica, privata o accreditata. L'operazioneFormazione Continua interessa e coinvolge unicamentegli psicologi che lavorano nel e per conto del SSN,pertanto sono interessati a questo Istituto normativo nontutti i 40.000 iscritti all'Albo, ma solo gli 8.000-9.000 chelavorano (in ruolo, convenzionati, consulenti, tramite con-tratto interinale, tramite cooperative) nel e per conto delSSN: presso aziende sanitarie locali, aziende ospedaliere,IRCSS, o nella sanità privata accreditata. Non sonotenuti ad ottemperare all'obbligo ECM i colleghipsicologi che operano alle dipendenze o come pre-statori d'opera di Enti pubblici non connessi al set-tore sanitario, come le Regioni o gli Enti Locali.COSA È LA E.C.M.La E.C.M. è lo strumento per ricordare ad ogni professioni-sta il suo dovere di svolgere un adeguato numero di attivi-tà di aggiornamento e di riqualificazione professionale.Essa comprende l'insieme organizzato e controllato di tuttequelle attività formative, sia teoriche che pratiche, promos-

se da chiunque lo desideri, con lo scopo di mantenere ele-vata e al passo con i tempi la professionalità degli operato-ri del SSN.IN CHE COSA CONSISTE IL PROGRAMMANAZIONALE E.C.M.L'elaborazione del programma E.C.M. è stata affidata aduna Commissione Nazionale per la Formazione Continua,che ha il compito, tra l'altro di definire i crediti formativi chedevono essere maturati dagli operatori in un determinatoarco di tempo e di definire i requisiti per l'accreditamentodei soggetti pubblici e privati che svolgono attività formati-ve. La Commissione, inoltre, in questa fase valuta il singo-lo evento formativo per garantire al professionista la quali-tà e l'utilità dell'evento stesso.Cosa sono i crediti formativi E.C.M. - I crediti forma-tivi E.C.M. sono una misura dell'impegno e del tempo cheogni operatore della Sanità ha dedicato annualmente all'ag-giornamento ed al miglioramento del livello qualitativo dellapropria professionalità. Il credito è riconosciuto in funzionesia della qualità dell'attività formativa che del tempo adesso dedicato. I crediti formativi per il primo quinquenniosono stati fissati in complessivi 150, con un obbligo pro-gressivo di crediti da 10 per il primo anno fino a 50 per ilquinto anno con un minimo annuale di almeno il 50% deldebito formativo previsto per l'anno e con un massimoannuale del doppio del credito formativo previsto per l'an-no. Il programma quinquennale è così definito: - 2002: 10crediti (con un minimo di 5 ed un massimo di 20); -2003: 20 crediti (con un minimo di 10 ed un massi-mo di 40); - 2004: 30 crediti; - 2005: 40 crediti; -2006: 50 crediti.In sede di Conferenza Stato-Regioni del 13/3/2003 è statostabilito che "8. In considerazione della carente offerta for-mativa per alcune categorie professionali registratasi nelcorso dell'anno 2002, e tenuto conto che il predetto anno èstato il primo della formazione residenziale a regime, nonessendo stata ancora attivata la formazione a distanza,consentito di soddisfare il debito formativo stabilito per il2002 anche nel corrente anno (2003)."Il "valore" in crediti formativi E.C.M. non deve essere vistocome elemento di "giudizio" sul valore scientifico globaledella manifestazione; esso indicherà invece esclusivamentela rilevanza professionale di quella particolare manifesta-zione ai soli ed esclusivi fini del programma nazionaleE.C.M. anche alla luce degli obiettivi formativi d'interessenazionale. I crediti formativi E.C.M. sono espressi in nume-ri interi: ogni attività formativa programmata, ossia ognievento formativo, si vedrà assegnato un numero di creditiformativi E.C.M. calcolato sulla base di una serie di indica-tori appositamente definiti.

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in primo piano in primo piano

E.C.M.le risposte ad alcune FAQ

(Educazione Continua in Medicina):

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oluppo dell'empowerment individuale esociale nei gruppi e nelle organizzazio-ni. Si è trattato di un confronto ravvi-cinato con l'esperienza reale dei prota-gonisti, senza porsi quindi nell'ottica diinsegnare tecniche e strategie, mamolto più efficacemente in quella dellaricerca sul campo, dell'apprendimentoe dello scambio reciproco.

Gli psicologi chiamamo empower-ment la caratteristica distintiva dellepersone e dei gruppi che costituisconouna "comunità competente" e la socie-tà termitana in questa esperienzaaveva dimostrato di possederla.

Il dibattito ha evidenziato la neces-sità che questo territorio così com-plesso si attrezzi di servizi adeguatiper le persone, i gruppi e le organizza-zioni per prevenire il disagio, sviluppa-re tutte le potenzialità, sia in formaindividuale che gruppale e collettiva.

Si è fatto esplicito riferimento allapsicologia sociale e di comunità ed allapsicologia del lavoro ed a come i pro-fessionisti psicologi che operano inquesti campi possono rendere disponi-bili strumenti che aiutano questo pro-cesso di sviluppo, consentendo a cia-scuno di utilizzare tutte le propriepotenzialità personali e sociali (empo-werment), conoscere e sviluppare leproprie competenze (bilancio dellecompetenze) prevenendo la sfiduciaed il senso di impotenza derivati dallesituazioni di crisi (stress), acquisiremaggiore autonomia e flessibilità nellavoro e nelle relazioni interpersonali esociali (autoorientamento, aumentarele opportunità di scelta), gestire in

modo adeguato, e non perdente, leemozioni che sono inevitabilmenteimplicate nelle fasi di passaggio delciclo di vita (stress da eventi vitali).

Gli interventi del Presidente e delVicepresidente dedll'Ordine e dei col-leghi presenti hanno sottolineatocome la psicologia e gli psicologi nonintervengono solo per riparare i guastiattraverso la consulenza o la psicote-rapia, ma dispongono di strumenti utilied efficaci a promuovere, sviluppare econsolidare il benessere delle perso-ne; in questo senso la psicologiasociale di comunità e la psicologia dellavoro sono scienze che si occupano diprocessi psicologici normali e mettonoin campo, in favore dell'individuo, deigruppi e delle organizzazioni, ad esem-pio le aziende, strategie per promuo-vere il successo nella realizzazione delprogetto di vita della persona, deigruppi sociali, e delle aziende.

Si è evidenziato come la psicologianon soggiace ad opzioni politiche oideologiche: lo psicologo può operare alservizio del lavoratore come dell'azien-da; indipendentemente da chi sia il sog-getto committente, rispondendo a prin-cipi etici e ad un codice deontologicoper il quale, nei rapporti tra azienda elavoratore, sia possibile perseguire ilvantaggio ed il benessere comune. La"manutenzione" delle risorse umane,se mi si passa la metafora che è statautilizzata, cioè investire risorse perottimizzare la selezione, l'orientamen-to, la gratificazione nel lavoro del per-sonale, la sicurezza, rappresenta ilmodo migliore per assicurare la pro-

duttività all'impresa e la partecipazio-ne responsabile dei lavoratori ai tra-guardi dell'impresa.

La seconda tavola rotonda"Psicologia del lavoro: dal lavoro ailavori. Flessibilità da problema a risor-sa per l'efficacia produttiva, la sicurez-za e lo sviluppo della carriera lavorati-va" è stata centrata sui temi della psi-cologia del lavoro.

L'intervento dello psicologo dellavoro per favorire la flessibilità, inte-sa sia come strumento per incremen-tare l'efficacia del lavoro che comerisorsa del lavoratore nel costruire ipercorsi professionali ed affrontare lefasi di crisi.

In questa tavola rotonda, coordina-ta dal Presidente dell'Ordine, hannopartecipato il collega Maurizio Cuffaro,Consigliere dell'Ordine, che ha eviden-ziato, con un creativo ed efficaceintervento, la netta differenza tramobilità e flessibilità, il sig. MarioFilippello, Presidente regionale dellaC.N.A. che ha offerto un significativospaccato della problematica nella pic-cola e media impresa artigianale sicilia-na, il sig. Claudio Barone, Segretarioregionale della UIL che si è soffermatosul ruolo della contrattazione, l'ing.Filippo D'Arpa, della Giunta Esecutivadella Assindustria di Palermo che hadescritto interessanti scenari del ruolodella Sicilia nello sviluppo tecnologicoe dei cambiamenti radicali nell'organiz-zazione del lavoro, il Dott. ClaudioSabattini, segretario regionale dellaFIOM CGIL, il quale, dimostrando unainusitata competenza di psicologiagenerale e del lavoro, ha sottolineato ilruolo dell'appartenenza sindacale permantenere il legame indissolubile trasviluppo della professione e integritàdella persona del lavoratore. E' tocca-to infine al collega prof. GiuseppeSantisi, dell'Università di Catania, sof-fermarsi sul ruolo dello psicologo dellavoro nel favorire insieme sviluppoprofessionale, soddisfazione nel lavo-ro ed efficacia nell'organizzazione dellavoro ed al prof. Giuseppe Ruvolo,dell'Università di Palermo, il delicatis-simo rapporto tra identità individuale ecultura d'impresa, problematizzando ladefinizione e la pratica del mercato dellavoro come "mercato di uomini" e ana-lizzando l'irriducibilità degli elementi diconflitto sociale in un contesto chevede prevalere la logica del mercato.

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di Antonio SperandeoVice Presidente Ordine Regionale

Il Convegno si è svolto presso l'au-la consiliare del Comune di TerminiImerese, nei giorni 13 e 14 Giugno

2003, su iniziativa dell'Ordine regiona-le degli psicologi, con il patrociniodell'Assemblea Regionale Siciliana edel Comune di Termini Imerese,Assessorato alle Politiche Sociali.

Attraverso questo appuntamentopensavamo di raggiungere un duplice

ed ambizioso scopo.In primo luogo realizzare un ampio

e ravvicinato confronto fra gli attorisociali ed istituzionali della vicendainsieme a psicologi professionisti ericercatori, allo scopo di iniziare afocalizzare la dimensione umana e psi-cologica della paventata crisi occupa-zionale della Fiat.

Un secondo obiettivo consistevanel tentativo di offrire spunti di ricercae di sviluppo professionale nell'ambitodella psicologia sociale di comunità edella psicologia del lavoro, con parti-colare riferimento allo sviluppo dicomunità ed all'implementazione diservizi di psicologia del lavoro.

La stampa ha dato ampio risalto alconvegno, e la partecipazione dei col-leghi è stata significativa.

La prima tavola rotonda "Psicologiadi una emergenza sociale. Crisi occu-pazionale: risposte sociali spontanee estrategie di sviluppo dell'empower-ment" ha rappresentato un momentodi ascolto delle storie, dei vissuti e deiprogetti dei protagonisti della vicenda.

Nel dibattito, coordinato da chiscrive, sono intervenuti i delegati sin-dacali, Roberto Mastrosimone,

Vincenzo Comella, Giovanni Scanezzoe Francesco Conte che hanno raccon-tato la vertenza, le difficoltà a "tenere"unito il movimento dei lavoratori, lanecessità di dare fondo alla fantasianel trovare adeguate forme di lotta, ildifficile rapporto, tra solidarietà e ten-sione, con le persone che subivanotalvolta le iniziative più estreme comei blocchi stradali, ferroviari e portuali,la preoccupazione di non riuscire ascomodare la politica e modificare ipiani industriali della Fiat. Le donnehanno testimoniato una vera e con-traddittoria novità sociale, almeno peril mezzogiorno, e cioè la mobilitazionedelle famiglie, il protagonismo nella

lotta insieme agli operai, ma anche iltentativo di porre la questione dell'au-toorganizzazione delle mogli e delleragazze nella costruzione di nuovi per-corsi di lavoro, che ne trasformasserola posizione e l'identità sociale tradi-zionale. Sono intervenute la prof.ssaSilvana Bova, del Coordinamentodonne Fiat e la formatrice GigiaBolone, del Gruppo Donne inCantiere. Una significativa testimo-nianza è stata portata dal mondoecclesiale, attraverso padre FrancescoAnfuso, Arciprete di Termini Imerese,che ha manifestato una solidarietàsostanziale ed un sostegno morale chehanno senz'altro contribuito alla tenu-ta ed alla coesione dei protagonisti neilunghi mesi della vertenza. E' emersocon chiarezza il disagio dei ragazzi,con particolare riferimento ai figli deidipendenti della Fiat e delle aziendedell'indotto, testimoniato da una inse-gnante dell’Istituto comprensivo PaoloBalsamo, la prof.ssa Silvia Lentini. Glistudenti sono stato impegnati dagliinsegnanti in attività scolastiche, ela-borati, ricerche ed esperienze extra-scolastiche nel territorio che hannoconsentito una adeguata elaborazionedei vissuti e delle angosce, cercandodi superare lo scoramento che, in molticasi, rischiava di mettere in discussio-ne i progetti formativi e di vita.

Sulla base di questi interresantistimoli sono intervenuti, gli psicologied i sociologi, dott. EmanuelePecoraro e dott.ssa Ornella Papitto,del Servizio di Salute Mentale chehanno presentato una significativaricerca psicosociale condotta nellescuole di Termini Imerese, la dott.ssaVittoria Macaluso del ConsultorioFamiliare, che ha esaminato l'organizza-zione e le dinamiche familiari di fronteagli eventi sociali stressanti, la dott.ssaSabrina Cipolletta dell'Università diPadova, che ha presentato un modellodi intervento psicosociale per lo svi-

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iniziativedell’ rdine

Convegno: “lavoro fonte di benessere e di disagio:il caso della Fiat di Termini Imerese”.Crisi industriale ed emergenze sociali: aspetti psicologici e strumenti d’intervento

iniziative dell’ordine

da sinistra: Prof. Cardaci, On.le Lumia, Dr. Sperandeo

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Nel Simposio conclusivo:“Territorio, istituzioni, processi sociali eservizi psicologici”, sono state discussele proposte dell'Ordine per l'implemen-tazione nel territorio di alcuni impor-tanti servizi di psicologia sociale dicomunità e di psicologia del lavoro.

1. Istituzione di un servizio di psico-logia del lavoro: sviluppo organizzativo,selezione, bilancio delle competenze,assessment center, sostegno e consu-lenza alla riconversione ed allo sviluppoprofessionale (career counseling).

2. Creazione di sportelli di consu-lenza ed orientamento per l'empower-ment sociale: empowerment individua-le, familiare, di gruppi, progetti pariopportunità, organizzazione di moduli dipreformazione.

3. Creazione di sportelli di ascoltoper gli adolescenti: consultorio adole-scenziale.

4. Raccordo con gli sportelli diorientamento professionale, preveden-do la presenza dello psicologo (bilanciodelle competenze, accompagnamentoalla scelta, counseling, sviluppo dellacultura di impresa).

Il dibattito, introdotto dalVicepresidente dell'Ordine e coordina-to dal prof. Maurizio Cardaci,dell'Università di Palermo, ha registra-to l'interesse delle istituzioni locali, ilSindaco Dott. Luigi Purpi, l'Assessorealle Politiche sociali sig. FrancoNicolini, il Presidente del Consigliocomunale Avv. Carmelo Pace, delleforze sociali e sindacali, Dott.ssaRosemarie Culotta, Presidente delCo.RE.CAF e sig. Giuseppe Lo Bello,segretario provinciale della CGIL, cheha annunciato l'apertura di un Centrodi ascolto anti-mobbing e dai parla-mentari presenti, On.le GiuseppeLumia, deputato nazionale DS,Senatore Antonio Battaglia di AN eOn.le Domenico Giannopolo, deputatoregionale DS, che ha assunto l'impe-gno di favorire iniziative parlamentariregionali che favoriscano l'implemen-tazione di questi servizi.

Tutti hanno indicato nell'attuazionedei piani di zona sociosanitari, previstidalla legge 328 gli strumenti legislativiper la loro realizzazione.

Agli psicologi il compito di assume-re iniziative professionali ed elaborareprogetti che rispondano alle esigenzedel territorio.

Questa Giornata di Studio ènata al fine di raccogliere le“criticità” legate alla profes-

sione di psicologo all’interno delmondo della giustizia, con l’intento diindividuare successivamente azioni eprocedure mirate, volte alla loro solu-zione.

All’incontro hanno partecipato 95colleghi, provenienti da tutte le provin-ce della Sicilia, e numerosi sono statigli interventi che hanno arricchito ildibattito in aggiunta a quanto espostodalle relazioni preordinate.

Le molteplici criticità emerse sonostate raggruppate in 11 gruppi secon-

do un semplice criterio di similitudinetematica e vengono qui di seguitopubblicate affinchè ciascuno, anche senon presente a quell’incontro, possaaggiungere altri spunti critici, contri-buendo così a questo processo diriflessione collettiva sul tema, in vistadi un prossimo appuntamento per pro-seguire nel progetto su esposto.Attenzione: in questa fase raccoglia-mo solo le criticità e non le riflessioninè le soluzioni. Potete inoltrare le criti-cità da aggiungere in forma sinteticapresso la sede per posta/fax o postaelettronica ([email protected]).

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Convegno: “lo psicologo nelmondo giuridico: realtà e prospettive”.Acitrezza, 19 Giugno 2003

Criticità emerse, quali spunti per ulteriori riflessioni.A cura di: Sergio Amico, Adele Distefano, Valentina Monaco Crea, Antonella Cunsolo

•Carente utilizzo di metodologie scientificamente comprovate.

•Scarsa attenzione alle specificità del setting, della domanda e dell’utente.

•Scarsa conoscenza delle procedure giuridiche e delleaspettative di Giudici ed Avvocati.

•Necessità di distinguere Civile da Penale, Adulti da Minori, Procure da Tribunali e gradi differenti di giudizio.

•Assenza di procedure standard concordate.

Aspetti formali e procedurali

•Necessità di basare le affermazioni professionali su

dati verificabili.

•Difficoltà a quantificare abilità e/o danni in modo

uniforme, specialmente in ambito neuropsicologico.

•Conclusioni non sufficientemente motivate.

Scarsa credibilità

•Carenza di elementi etici e deontologici propri della

professione adeguati al ruolo peritale.

•Violazioni agli articoli 5, 6, 7, 22 del nostro codice

deontologico.

Codice deontologico pocospecifico e/o disatteso

•Presenza di troppi periti (C.T.P.) nel corso delle

osservazioni peritali del C.T.U. rivolte ai minori.

Rispetto verso i minorioggetto di perizia

•Il C.T.P. deve verificare solo la correttezza delleprocedure o deve fare gli interessi del suo cliente?

•Cosa si aspetta il cliente dal C.T.P.?

•Scarsa collaborazione tra C.T.P. e C.T.U.

•L’interesse personale del committente può interferirecon l’atto peritale?

Comportamenti etici del C.T.P.

•Difficoltà per lo Psicologo ad astenersi

dall’intervenire ed a mantenersi entro i limiti

di un’osservazione esclusivamente ‘peritale’.

•Rischio di stabilire alleanze improprie con una delle

parti in conflitto.

Coinvolgimenti

•Domanda del Giudice non appropriata al tipo di problema.•Carenza di feed-back da parte del Giudice.•Difficoltà nel dialogo con il Giudice.•Possibilità di indagini parallele sullo stesso soggetto

da parte di Giudici di diversi uffici giudiziari.•Richieste di più perizie, rivolte a strutture diverse, sullo

stesso utente (o nucleo familiare) con conseguente sovrap-posizione degli interventi e/o parcellizzazione non coordinata.

•Indicazioni scritte e orali del Giudice a volte contrastanti.

Rapporti con i Giudici

•Psicoterapie coatte.

•Richiesta di valutazione e di sostegno

contestualmente allo stesso operatore.

Prescrizione da parte del Giudice dispecifici interventi psicologici

•A volte il tempo disponibile non basta per espletare il

mandato in maniera approfondita.

•Nei Consultori Familiari si evidenzia un accavallarsi

di richieste che può limitare la disponibilità

agli approfondimenti.

Tempi ristretti nelle C.T.U.•Il Giudice che richiede una C.T.U. è in cerca di

elementi utili per operare una decisione, ha quindi bisogno di certezze e non di probabilità.

•Le nostre categorie interpretative lasciano spazio al fraintendimento.

•Viene messa in dubbio la fruibilità giuridica el’attendibilità del lavoro dello psicologo.

•Esistono quesiti giuridici che non possono avere risposta in ambito psicologico.

Appropriatezza e fruibilità

•Bisogna stare attenti a quelle affermazioni o vocaboli che hanno significati specialistici e accezioni diverse in differenti contesti.

•Necessità di utilizzare linguaggi fruibilida professionalità differenti.

•Bisogna evitare l’uso di asserzioni autoreferenziali.

Linguaggio equivocabile

iniziative dell’ordine iniziative dell’ordine

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Siracusa, 27-28 Giugno 2003

Resoconto del convegno

Nei giorni 27 e 28 Giugno 2003 a Siracusa si è svol-to il convegno "Marketing & Psicologia", organiz-zato dal nostro Ordine professionale, con la parte-

cipazione dei più importanti esperti italiani del settore e dioltre 120 convegnisti.

Obiettivo del convegno: il superamento dello stereotipodell'asservimento dello psicologo all'impresa, uno stereoti-po che, per tanti anni, ha fatto guardare con sospetto ilmondo del marketing allo psicologo.

A Siracusa il marketing è stato presentato come nuovapossibilità, ed insieme sfida, per la psicologia moderna. Ilclima culturale odierno è cambiato. Sono sempre più radi-cate nel territorio le associazioni dei consumatori, che spin-gono l'opinione pubblica verso un controllo di tutto quantonon sia conforme non soltanto alla genuinità del prodotto,ma anche al comportamento etico assunto dall'impresa.

L'impresa stessa riconosce che il suo profitto è correla-to anche al soddisfacimento del desiderio del consumatoredi vivere in un mondo più equo e solidale. Il suo attualeorientamento pertanto non è più rivolto alla mera soddisfa-zione del bisogno del consumatore, ma tende soprattuttoa soddisfarne il desiderio di equità. Oggi si tende ad otte-nere "valore" non solo dal profitto economico, ma anchedalla soddisfazione di tutti, clienti, utenti, personale, azio-nisti, fornitori, ecc.

Un contesto equo e solidale (ad es. senza sfruttamentoerrato di risorse e rispettoso dell'umanità anche dei sog-getti appartenenti a Paesi svantaggiati) è il contestomigliore per lo sviluppo dell'impresa.

In questo nuovo clima culturale, lo psicologo, con le suespecifiche competenze sul fattore umano, può operare indirezione etica, favorendo il miglioramento della qualitàdella vita.

Si è parlato anche di marketing sociale, uno strumentooperativo che consente di concepire, realizzare e controlla-re programmi destinati a promuovere un cambiamentosociale.

Tali programmi possono essere orientati all'incremento

dell'accettabilità di una causa o di un'idea sociale presso ungruppo-obiettivo.

Essi hanno prerogativa e ambiti specifici.Tra questi ulti-mi, ad esempio, possiamo annoverare la prevenzione dicomportamenti a rischio (guida scorretta, alcool, ecc.) epromozione di comportamenti sociali (beneficenza, dona-zione di sangue, ecc.).

È stato presentato un CD, prodotto dall'Università diPadova e commissionato dalla Regione Veneto, in cui, inmaniera interattiva, viene proposto un percorso psicologicoe pedagogico verso l'assunzione di comportamenti congruied idonei alla sicurezza stradale.

Lo psicologo può avvicinarsi al mondo del marketing,profit e non, quando, ad esempio, l'impresa commissionaricerche di mercato o quando essa vuole mettere in attoprogetti, processi valutativi, interventi ergonomici, ristrut-turazioni, ecc.

Il committente infatti ha necessità di una conoscenzaapprofondita del destinatario del progetto per migliorare laqualità dei prodotti, dei servizi, della vita.

Fare marketing per la comunità degli psicologi significainnanzitutto integrare Comunità Scientifiche e OrdiniProfessionali. Solo così infatti il mondo della ricerca potràcolloquiare con quello della professione e viceversa a tuttovantaggio del credito che la psicologia potrà riscuotere daisuoi committenti.

Oggi è già in atto l'avvio di un processo che promuoveda un lato la specializzazione dei profili professionali delleUniversità e dall'altro l'affermarsi di una linea di tendenzaorientata a dare maggiore dinamismo alla Sanità e aiServizi Socio-Sanitari impegnando in fondo i professionisti. Tale linea contemporaneamente si avvicina ai temi dellascuola, della sicurezza, del marketing.

Fare marketing in psicologia significa, in definitiva, daun lato attivarsi per meglio specializzare gli psicologi, affin-ché ottengano maggiore credibilità sul mercato e dall'altrofare operazione di ampliamento della psicologia come pro-fessione specialistica, creando un bisogno di psicologia indiversi nuovi contesti, ivi compreso quello dell'impresa.

Riflessioni sul convegnodi Salvatore Cammarata - Psicologo

Ho partecipato con piacere aquest'altra iniziativa promossaed organizzata dal nostro

Ordine sulle possibili relazioni edapplicazioni della psicologia al mondodel lavoro.

La competenza dei relatori mi èsembrata elevata. La partecipazionedei colleghi è stata alta, a dimostrazio-ne dell'interesse che essa ha suscita-to. Da qualche tempo l'Ordine cerca disensibilizzarci alla opportunità di pren-dere maggiormente in considerazioneambiti formativi, di ricerca e lavoratividiversi da quello tradizionalmente psi-coclinico nel quale ci siamo impegnatisoprattutto quelli più anziani. Taleopportunità è emersa più volte dallerelazioni e dagli interventi preordinati.

Come psicologi siamo stati solleci-tati ad occuparci maggiormente dalpunto di vista professionale del mondodel lavoro, in generale, e del "marke-ting", in particolare. Quest'ultimo èstato definito come un insieme d'attivi-tà (ideazione, progettazione, realizza-zione, controllo) dirette a facilitare-realizzare gli scambi fra domanda edofferta, ai fini di conseguire vantaggireciproci per produttori e consumatori(Kotler, 1973). Inoltre, è stata presen-tata come attualissima una vecchiaaffermazione secondo la quale il campodi sovrapposizione tra economia e psi-cologia è il desiderio (Foster, 1892).

Io voglio fare qualche riflessionesulle implicazioni professionali ed eti-che che possono avere per noi le sud-dette definizioni ed affermazioni inconsiderazione proprio del maggioreinteresse ed impegno professionale

verso cui siamo stati sollecitati alConvegno.

Innanzi tutto, la definizione di "mar-keting" lascia aperta la "quaestio" del-l'individuazione di chi può o deve sta-bilire in cosa consistono i cosìddetti"vantaggi" per le due parti; soprattut-to, per quella parte più "debole", alme-no dai punti di vista organizzativo edeconomico, costituita dai consumatori.Inoltre, se intendiamo approssimativa-mente per "soddisfazione di desideri"la soddisfazione di qualcosa di sogget-tivo, di psichico, di aleatorio e la con-trapponiamo alla "soddisfazione dibisogni" intendendo con questa ultimaaltrettanto approssimativamente lasoddisfazione di qualcosa di obiettivo,di concreto, di certo, a mio avviso sipossono introdurre nel concetto di"marketing", così come sopra definito,degli elementi che comportano deirischi. Cioè, se l'analisi e la soddisfa-zione della domanda deve essere nonsolo economica, materiale, concreta,ma anche sensoriale, percettiva, psi-chica, sociale, culturale si possonocorrere, in talune circostanze, rischiche sono legati a quei prodotti benpresentati e confezionati esteriormen-te che risultano allettanti per i consu-matori, al fine di soddisfare i loro desi-deri, per quei significati di cui sonoportatori. A dispetto del fatto chesono prodotti poveri di contenutimateriali rispetto al loro prezzo paga-to. Ai produttori andrà, invece, queldenaro che costituisce una fonte di gra-tificazioni obiettive, concrete, certe!

Forse che in tali casi i consumatoridovrebbero poter ricompensare i pro-duttori col solo suono del denaro, perriequilibrare il rapporto?! Questo puòfar parte dell'aneddotica. Nella realtàil tanto decantato primato in campocommerciale dei consumatori sui pro-duttori rischia di rimanere del tuttoretorico. In altre parole, si corrono deirischi di strumentalizzazione delleconoscenze psicologiche per lo sfrut-tamento di desideri o di "bisogni fittizi"o addirittura "indotti" nei consumatori,da parte dei produttori. Qualche"anima bella" può far presente chequella che conta è la "legge del merca-to" oggi in voga più che mai. Ma qua-lunque legge non integrata in una cor-nice di regole condivise, consapevoli ebasate su valori etici può trasformarsinella "legge della jungla" che è sempre

quella del più forte, nel nostro caso dalpunto di vista economico ed organiz-zativo, sul più debole.

Forse, uno dei motivi che ha tenutolontani noi psicologi dal "marketing",oltre quelli storicamente culturali, tec-nici, metodologici e formativi, sta inuna certa nostra diffidenza verso diesso, la quale nasce dalla "subodora-zione" di questi possibili sfruttamenti estrumentalizzazioni. O, forse, è la miaposizione culturale che oggi risulta"dèmodé" o "naif".

Il problema su esposto è comunquecollocabile in quello più generale del-l'uso del sapere scientifico, in questocaso psicologico, da parte di nonscienziati, in questo caso da parte dinon psicologi. Ad esso non possiamosottrarci come professionisti, di essosiamo consapevoli come personeintelligenti e su di esso dobbiamo vigi-lare come consumatori. Lo stesso con-cetto di "marketing" proposto alConvegno comprende anche l'uso chesi può fare delle competenze profes-sionali e delle conoscenze scientifiche.Cioè, comprende una dimensioneetica dell'agire che deve sì fare dacatalizzatore tra domanda ed offerta,ma che deve anche garantire la salva-guardia dei beni comuni. Per fare degliesempi, se uno può e vuole comprareconsapevolmente un'automobile fattacon materiali scadenti, ma carica disignificati (per le sue forme, colori,strumentazioni, prestazioni, ecc.) devepoterlo fare. L'importante è che la pro-duzione e l'uso di quell'automobile noncomporti danni (per esempio, ambien-tali) ad altri. Il problema etico è tra ilproduttore e il consumatore.

Se, invece, uno psicologo scopreuna tecnica utile ai produttori persfruttare a fini di profitto economico,inconsapevolmente per i consumatori,i desideri di questi ultimi o, addirittura,per indurre nuovi bisogni, il problemaetico della comunicazione ed illustra-zione della tecnica è dello psicologo,poiché è a danno della libera e consa-pevole scelta dei consumatori.

La libertà individuale e l'ambienterientrano, infatti, tra i beni comuni dasalvaguardare e ad essi noi psicologicome persone e come professionistinon possiamo rimanere insensibili.

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Convegno: Marketing & Psicologia

iniziative dell’ordine iniziative dell’ordine

il Prof. Bosio durante la sua relazione

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Egregio Presidente,

La ringrazio per aver onorato con la Sua presenza ilnostro Ordine professionale: è la prima volta che, nellanostra breve storia, la massima carica della nostra

regione è nostro graditissimo ospite presso la nostra sede. La ringrazio ancor più perché questa Sua visita avvie-

ne in occasione dello scambio degli auguri natalizi, in unclima di grande speranza per il futuro della nostra regione,che anche gli psicologi siciliani intendono sostenere edincentivare.

Appare opportuno che - come Ella ha più volte sostenu-to - debbano essere individuati e sviluppati quegli elemen-ti che possano facilitare e determinare la piena integrazio-ne all'interno dell'ambito comunitario della Sicilia, che -rispetto ad altre regioni - dispone di indubbie risorse stori-che e culturali, nonché di una posizione geografica proiet-tata verso il Mediterraneo.

Ella, signor Presidente, ha strutturato un modello diazione politico-amministrativa di indubbio interesse, che daun lato è legato direttamente alla lettura ed alla risoluzionedei bisogni emergenti, e dall'altro è proiettato verso ilmiglioramento della qualità della vita.

In un paese altamente industrializzato come il nostro,ed in una Regione - la Sicilia - che, per ampiezza territoria-le e numero di abitanti, assume una posizione centrale nelpanorama delle grandi regioni europee, appare quanto maiopportuno, non soltanto ricercare l'efficienza e l'efficaciadei servizi erogati, ma soprattutto confermare la volontàdel Governo Regionale di sostenere il processo di sviluppoattraverso interventi mirati e risolutivi.

Nei paesi comunitari, tra i vari indicatori della qualitàdella vita e della risoluzione dei problemi e dei conflittisociali, vi è il numero dei professionisti psicologi, il cuiintervento - proprio per la sua specificità - assume di fattola funzione di "valore aggiunto" ai servizi che vengono ero-gati ai cittadini.

Il tasso di scolarizzazione relativo alla scuola mediasuperiore dovrà allinearsi almeno a quello delle altre regioniitaliane, poiché è un diritto di tutti gli alunni delle scuole sici-liane essere sostenuti nel percorso didattico-curriculare, peressere realmente competitivi nel futuro mercato del lavoro.

Il servizio di psicologia scolastica, che da decenni vienegarantito alla gran maggioranza degli alunni comunitari,dovrebbe essere esteso in favore di tutti gli alunni siciliani,proprio in forza dell'autonomia politico-amministrativa dicui gode la nostra Regione

Così come appare quanto mai opportuno che nellanostra Regione il turismo, che di fatto ha assunto - grazieanche al Suo intervento - un ruolo trainante nel mercato dellavoro, venga garantito da operatori che abbiano una ade-guata formazione, non solo nella gestione dell'utente, maanche nella individuazione di nuove strategie imprenditoriali.

Altro contesto in cui è necessario, caro Presidente,offrire un immediato sostegno psicologico è quello legatoalla immigrazione, sia regolare che clandestina.

Nell'auspicare un pronto recepimento della legge 328per la piena realizzazione del sistema integrato di interven-ti e servizi sociali, sottolineiamo la spinta decisiva che la"professionalizzazione" di questi servizi, con la presenzaanche degli psicologi, imprimerebbe alla qualità ed al gra-dimento sociale del comparto e delle politiche che ad essovengono rivolte.

È ben risaputo che le deprivazioni sociali, culturali, eco-nomiche, sono condizioni che possono facilitare la genesi dipersonalità devianti: nostro compito è quello di contribuirea rimuovere tali deprivazioni affinché l'immigrato divengasempre più una risorsa, e non un problema sociale.

Non mi dilungo oltre: sono tanti gli ambiti di grandeattualità, in cui la psicologia può fornire un prezioso contri-buto (il contesto lavorativo, le organizzazioni, il mobbing, losport ed il tempo libero, la riabilitazione di minori ed anzia-ni, la gestione delle emergenze e calamità sismiche, natu-rali ed ambientali, ecc.), e sono sicuro che Ella vorrà rac-cogliere l'invito degli oltre 2.350 psicologi siciliani ad unaricca collaborazione.

Ma soprattutto gli psicologi sono impegnati attivamen-te nella tutela delle utenze deboli, primi fra tutti i minori, ibambini, molto spesso trascurati, se non quando divengo-no oggetto di interesse dei mass media.

Mi permetto di segnalarLe che l'Ordine degli Psicologidella Sicilia è disponibile a supportare le iniziative promos-se dalla Regione sia nella progettazione, che nella formula-zione di tutte le azioni utili di propria pertinenza.

Sintesi dell'intervento del Presidente dell'Ordine all'Incontro.

AGLI ALUNNI, AI DOCENTI, AL PERSONALE AMMINI-STRATIVO E TECNICO DELL'ISTITUTO COMPRENSIVO"A. MANZONI" S. VENERINA

Egregi insegnantied operatori della scuola, cari ragazzi,

il Consiglio dell'Ordine degli Psicologi della Sicilia oggi è quipresente in forma istituzionale per manifestare la solidarie-tà e la vicinanza di tutti gli psicologi siciliani.

Questo incontro avviene proprio oggi, quando i rifletto-ri si sono spenti sulla drammatica esperienza da voi vissu-ta appena qualche mese fa: da un lato il ritorno alla norma-lità, alle cose di ogni giorno, vi spinge ad organizzare lavostra vita come se niente fosse accaduto, dall'altro è sem-pre presente una sottile ed a volte incontrollata paura cheinvece tutto possa accadere nuovamente.

Nei mesi successivi agli eventi disastrosi si possonomanifestare in coloro che li hanno vissuti, senza apparentepreavviso, segni di sofferenza individuale e collettiva, che avolte può determinare una condizione di difficoltà e di disagionel rapporto con se stessi e con gli altri.

La memoria di quanto è accaduto non può e non deveessere rimossa o contrastata, ma organizzata e riordinata,affinché nel vissuto di ognuno vi sia la consapevolezza delsuperamento, del cambiamento, così come dovrebbe avve-nire per tutti gli eventi importanti della nostra vita.

Per questo motivo vi doniamo una telecamera, affinchépossiate produrre un documentario su quanto è avvenuto,così da trasmettere a noi tutti, ma principalmente a voistessi, la lettura delle vostre emozioni, della vostra dispe-razione, della vostra gioia, della vostra speranza.

Come è tradizione, la scuola è il volano che normalizzalo stile di vita di tutti, operatori scolastici, alunni e famiglie,con l'allegria e la gioia di vivere.

Per questi motivi ci complimentiamo per la grande lezio-ne di professionalità e di affetto che avete dato, e di cuoreformuliamo i migliori auguri per il vostro futuro.

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Incontro con le Istituzioni:

l’Ordine riceve la visita del Presidente della Regione On. Salvatore Cuffaro

Incontro con le Istituzioni:Incontro-Seminario con gli insegnanti e gli alunni dell'Istituto Comprensivo "A. Manzoni" di

S. Venerina (CT) sul tema "Psicologia dell'emergenza" - S. Venerina 1 febbraio 2003.

Con la presente vi ringraziamo per la solidarietà che ci avete dimostrato in occasione dell’evento sismico del

29 ottobre scorso e inoltre mentre esprimiamo la nostra profonda gratitudine, ci scusiamo un pò per eventuali

inadempienze nel fornirvi immediato riscontro. Cogliamo l’occasione per informarvi che abbiamo provveduto a

divulgare la vostra lettera dell’1 febbraio 2003, ricevendo da più parti consensi e apprezzamenti per l’attenzio-

ne che ci avete prestato per le azioni che avete intrapreso in nostro favore. La vostra presenza è stata per tutti

noi un sostegno forte già da quando avete incontrato i docenti nella Chiesa-Tenda. In seguito la vostra vici-

nanza, espressa in modo tangibile con la presenza di tutto il consiglio degli Psicologi dell’Ordine al momento

della consegna della “telecamera” nella tensostruttura di via A. Moro ci ha commosso sinceramente, non ci

aspettavamo tanto. Grazie per la vostra solidarietà, per la vostra premurosa attenzione, ma soprattutto Grazie

per la gentilezza, la signorilità e la grande professionalità con cui ci state sostenendo.

Cordiali saluti.

il Dirigente, gli alunni, i Docenti, il personale A.T.A.

iniziative dell’ordine iniziative dell’ordine

il Rappresentante dell’Istituto riceve il dono

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Nicola De CarloOrdinario di Psicologia del Lavoro Universitàdi Padova e di Catania

Obiettivi comuni di sviluppo

La creatività, in quanto categoria cognitiva che asso-cia logica ad intuizione, è la capacità di produrresoluzioni nuove a problemi definiti stabilendo legami

non usuali tra gli elementi, abbandonando schemi di riferi-mento consolidati, destrutturando e ristrutturando il campopercettivo. Non solo: la creatività è anche la capacità dielaborare risposte ad hoc a problemi emergenti, attraversol'immaginazione di collegamenti nuovi tra informazioniattualmente e potenzialmente disponibili.

Il pensiero creativo - o pensiero laterale - a differenza diquello verticale caratterizzato dalla costruzione di una solu-zione per derivazione logica dallo schema di riferimento, "sifonda sull'atto di trascendere i modelli concettuali di unsistema informativo auto-organizzato attraverso uno spo-stamento laterale" (De Bono, 1998, p. 65). Il processocreativo si snoda a cavallo tra l'area della consapevolezza equella dell'inconscio, attraverso fasi distinte che vedonoun'alternanza di ragionamento e fantasia, di analisi e sinte-si, di valutazione ed immaginazione.

Le dimensioni della capacità creativa individuate daGuilford (1972) tramite analisi fattoriale ed organizzate inun modello teorico concernono la fluidità nella produzionedel maggior numero possibile di soluzioni alternative ad unproblema, la flessibilità o elasticità nell'utilizzazione di cate-gorie concettuali, l'elaborazione o ridefinizione di uno sche-ma organizzato di riferimento, l'originalità nella ristruttura-zione del campo cognitivo.

Le persone creative si distinguono per caratteristiche per-

sonali quali la curiosità, l'energia e la tenacia, per una spicca-ta propensione al rischio, per una maggiore apertura cultura-le, per originalità e flessibilità cognitive, nonché per un atteg-giamento di accettazione e valorizzazione del conflitto.

L'impiego collettivo, coordinato e finalizzato delle crea-tività individuali ha determinato e determina lo svilupposociale, economico e culturale delle civiltà. "La creativitàindividuale è il mattone con cui si costruisce l'innovazione"(Tierney, Farmer & Graen, 1999, p. 591). Si può parlare, atal proposito, di creatività collettiva o creatività organizza-ta, il cui prodotto - l'innovazione - è condizione per lasopravvivenza e lo sviluppo dei sistemi sociali ed economi-ci. L'innovazione rappresenta la trasformazione applicativadel processo creativo organizzato, la realizzazione e il suc-cessivo uso sociale ed economico delle idee.

I luoghi privilegiati di generazione ed applicazione dellacreatività organizzata, nonché di produzione delle innova-zioni, sono le imprese. La complessità e la sofisticazionedei sistemi che caratterizzano la società postindustrialerichiedono alle istituzioni ed alle imprese uno sforzo creati-vo che integri le singole creatività individuali in vista diobiettivi comuni di sviluppo.

È possibile stabilire un'analogia fra la creatività indivi-duale e quella organizzata, immaginando un sistema cogni-tivo dell'impresa (Cocco, 2002) costituito dalle risorsestrutturali, tecnologiche, culturali e umane di cui si compo-ne l'organizzazione, le quali, attraverso continui processicreativi di individuazione delle opportunità e messa a puntodelle strategie, immaginano e realizzano innovazioni.

Nella società postindustriale il processo innovativoriguarda non tanto, o non solo, i contenuti tangibili - tecno-logici, organizzativi e di mercato - quanto soprattutto quel-li intellettuali, informativi e conoscitivi, gli intangibles. Leimprese, oggi, innovano sul piano dei servizi, della comuni-cazione, della personalizzazione (tanto dell'offerta quantodella relazione con il cliente). Le decisioni strategichediventano sempre più complesse ed i processi creativi sem-pre più raffinati: si fa quanto mai pressante l'esigenza diuna creatività diffusa all'interno delle organizzazioni.

Alimentandosi essenzialmente dell'immaginazione deisingoli, la creatività collettiva non può prescindere da quel-la individuale, la quale deve essere salvaguardata e pro-mossa dalle e nelle imprese. L'idea creativa dell'imprendi-tore, motore del processo innovativo, richiede una diffusio-ne dello spirito d'impresa a tutti i livelli organizzativi, finoalla generazione di una cultura e di un clima organizzativoorientato all'innovazione e sostenuto dalla fiducia, dal com-mitment e dalla motivazione di ciascuno, nonché dalla con-divisione responsabile di un atteggiamento positivo neiconfronti del successo, della sfida e del rischio.

Si possono, dunque, isolare duecategorie di attori individuali all'originedel processo creativo organizzato. Daun lato, l'imprenditore rappresenta -attraverso l'idea imprenditiva, la busi-ness idea (Norman, 1979) - il fattorestrategico dello sviluppo sociale edeconomico e, dall'altro lato, il lavorato-re consente - attraverso il propriosforzo esecutivo ma anche creativo - ilpassaggio dall'idea all'innovazione.

Nascita di nuove impreseMa il confine tra lavoro autonomo e

lavoro dipendente si sta facendo, oggi,sempre più sfumato, anche grazie allaprogressiva ridefinizione delle modali-tà contrattuali secondo logiche di fles-sibilità e dinamicità delle relazioni pro-fessionali. La diffusione di nuove for-mule lavoristiche - contratti a termine,part time, contratti di collaborazionecoordinata e continuativa o di collabo-razione occasionale - più che derivare,come necessaria conseguenza, dagliinterventi normativi attuati, sembraseguire un'evoluzione spontanea versoassetti professionali ispirati ad unasempre più viva esigenza di autono-mia, discrezionalità, libertà nel lavorodipendente.

Il principale valore che le personeoggi attribuiscono al lavoro è correlatoalla capacità professionale (Censis,2002a), alla possibilità di esercitare esviluppare continuamente il propriopersonale bagaglio di competenze. Edè proprio la competenza il nuovo ele-mento di valutazione e di valorizzazio-ne delle persone nelle organizzazioni,a superamento di sistemi e logichebasati sui titoli e sull'anzianità.

La persona che lavora diventa sog-getto attivo nell'impresa, protagonistanei processi di organizzazione, finaliz-zazione e significazione del propriolavoro. La quota di prescrittività pre-sente nei ruoli lavorativi, ai diversi livel-li, si riduce progressivamente a vantag-gio di una crescente richiesta di discre-zionalità. Le imprese necessitano dilavoro creativo, di sforzo immaginativofinalizzato alla prefigurazione di scena-ri originali che travalichino le soluzioninote e le strategie consolidate.

"Il lavoro è per definizione attivitàgenerativa; lavorare significa mettereal mondo cose che prima/altrimentinon c'erano, utilizzare capacità edenergia, intelligenza, know-how"

(Bruscaglioni & Gheno, 2002, p. 45). Creatività e generatività sono, pur

se in misura diversa ai vari livelli di qua-lificazione, categorie insite nell'attivitàlavorativa e rappresentano il motore pri-mario di qualsiasi salto di qualità, nonsolo nei processi di sviluppo organizzati-vo, economico e sociale, ma anche neipercorsi professionali individuali.

Una ricerca condotta daUnioncamere (2000) sui nuovi impren-ditori rileva le caratteristiche demo-grafiche, culturali e psicologiche deicreatori di nuove imprese: quali moti-vazioni spingono ad avviare un'attivitàimprenditoriale, quale formazione cul-turale sta alla base della nascita di unabusiness idea, quali condizioniambientali facilitano e promuovonol'imprenditorialità? Secondo i risultatidella ricerca, quasi la metà delleimprese di recente costituzione èstata fondata da persone che prece-dentemente erano operai (circa il 30%)oppure impiegati, quadri e dirigenti(circa il 20%), dunque lavoratori dipen-denti. Non si è imprenditori per nascita.Sono molto importanti la competenzatecnica, la conoscenza del mondo pro-duttivo, la padronanza del settore, tuttielementi che si acquisiscono necessa-riamente con l'esperienza.

Emerge, inoltre, che la principalemotivazione alla base della generazio-ne di nuova impresa è la necessità dilavoro (43,5% contro un 7,2% diimprenditori che operano spinti dallatradizione familiare). Non è quindi lasicurezza, né la stabilità, la molla del

processo creativo/innovativo.Piuttosto, il bisogno/desiderio di

un lavoro che non sia solo esecutivo eprescrittivo ma che, al contrario, richie-da un'attività prevalentemente immagi-nativa e generativa - con il suo neces-sario correlato, costituito dall'assunzio-ne del rischio - è la forza che muove illavoratore dipendente a diventareimprenditore (De Carlo, 2001).

Giovani e lavoroI nuovi imprenditori, ancora sulla

base dei dati Unioncamere, sono gio-vani: più del 60% di essi ha un'etàcompresa tra i 18 e i 35 anni. Ma, al dilà di quelli che creano impresa, i gio-vani italiani come intendono, interpre-tano e vivono il lavoro? Una ricercacommissionata al Censis (2002b)dall'Osservatorio Europeo sui Giovanie realizzata su un campione rappre-sentativo di italiani tra i 15 e i 30 anniha messo in luce i cambiamenti in attonella cultura e nell'identità giovanili.Nonostante una diffusa tendenza aprivilegiare la dimensione del presenterispetto a quella del futuro ed una con-divisa richiesta di sicurezza, quasi lametà del campione (44,2%) ritiene cheil proprio futuro dipenda dalle capacitàpersonali e dal desiderio di autorealiz-zazione.

I desideri dei giovani italiani neiconfronti del lavoro indicano una nettapropensione per le attività indipenden-ti (71,5%), che non impongano formedi etero-controllo (72,3%), che consen-tano di viaggiare (59,8%), che garanti-

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l pa rofessione

Lavoro e spirito d’impresa

la professione

il Prof. Nicola De Carlo

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scano una quota significativa di tempo libero (68,7%).Emerge, dunque, un'esigenza forte di autonomia, di libertàindividuale e di autorealizzazione.

Tale tendenza è confermata da una recente indaginecondotta dalla Fondazione di Dublino sulle Condizioni diLavoro (Censis, 2002a) volta a rilevare le attuali caratteri-stiche del lavoro dipendente nei diversi paesi europei. Lagrande maggioranza (75%) dei dipendenti italiani dichiarache il proprio lavoro promuove l'acquisizione e lo sviluppocontinuo di competenze, mentre il 47% svolge un'attivitàche prevede numerosi incarichi complessi e non standar-dizzati. Il 71% dei lavoratori dipendenti ha piena responsa-bilità sulla qualità del proprio lavoro.

Maggiore autonomia, dunque, caratterizza oggi il lavorodipendente, ma anche crescente coinvolgimento nella vitadell'impresa: il 69% dei lavoratori italiani alle dipendenzedichiara di avere la possibilità di discutere con il manage-ment in merito all'organizzazione del lavoro.

Il lavoro creativo e innovativo non è più solo quello auto-nomo. L'impiego della creatività all'interno delle imprese siestende dal ruolo dell'imprenditore alle professioni cosid-dette creative - attività di marketing, styling, design finaliz-zate alla personalizzazione ed alla comunicazione dell'im-magine e dell'identità d'impresa - fino a coinvolgere tutti iruoli ed i livelli, nella prospettiva di una richiesta sempremaggiore di autonomia e di apporti innovativi rivolta allediverse tipologie di lavoratori.

Il processo innovativo prevede, però, oltre al contributocreativo dei singoli, un consistente investimento nella ricer-ca scientifica e tecnologica, che può essere sostenuto soloda imprese di medie e grandi dimensioni. La prevalenza, nelpanorama economico italiano, di piccole e micro imprese -le quali rappresentano il 95% del totale ed impiegano il 46%degli occupati (Unioncamere-Ministero del Lavoro, 2001) -rallenta lo sviluppo tecnologico e l'innovazione. "La grandesfida con la quale dovrà confrontarsi, nei prossimi anni, ilnostro sistema produttivo è quella di convogliare la vitalitàimprenditoriale dei nuovi entrati nel mercato del lavoroverso strutture organizzative di dimensioni medio-grandi. Ilche richiede […] che le grandi aziende facciano uno sforzoper soddisfare le esigenze di autonomia e di libertà mani-festate dai lavoratori appartenenti alle generazioni più gio-vani […] trasformando l'esperienza stessa del lavoro dipen-dente, attribuendole caratteristiche imprenditoriali…" (DaEmpoli, 2002, p.6).

Appare, a tal proposito, particolarmente calzante l'ap-proccio organizzativo dell'empowerment (Piccardo, 1995), icui principi consistono nella valorizzazione delle singoleindividualità all'interno dell'impresa, nell'orientamento allasperimentazione, nel focus sulla vitalità desiderante gene-rativa e innovativa delle persone. Una cultura d'impresacentrata sull'empowerment - di individui e organizzazione -promuove l'autonomia e la discrezionalità dei singoli ruoli,propone un management by vision che utilizza visioni evalori più che obiettivi e strategie, incentiva la messa apunto di sistemi innovativi di gestione e sviluppo delle risor-se umane orientati ad una sempre maggiore personalizza-zione dei percorsi professionali e formativi, valorizza eapprofondisce le metodologie di valutazione della soddisfa-zione lavorativa.

Creatività e innovazione, dunque, rappresentano oggiper persone e imprese obiettivi primari e vitali, da persegui-re tanto nel lavoro autonomo quanto in quello "dipendente".

Nota bibliograficaBruscaglioni, M., & Gheno, S. (2002). Il gusto del potere.Empowerment di persone ed azienda. Milano:FrancoAngeli.Censis (2002a). 36° rapporto sulla situazione sociale delPaese. 2002. Milano: FrancoAngeli.Censis (2002b). Governance territoriale, giovani, capitaleumano. Un anno di innovazione. Censis Note & Commenti,10-11/02.Cocco, G. C. (2002). Creatività, ricerca e innovazione.Individui e imprese di fronte alle sfide della società post-industriale. Milano: FrancoAngeli.Da Empoli, G. (2002). Interpretare le attese dei giovani. IlSole 24 ore, 15 giugno 2002.De Bono, E. (1998). Essere creativi. Come far nascerenuove idee con le tecniche del pensiero laterale. Milano: IlSole 24 Ore.De Carlo, N. A. (2001). Le imprese cercano. Milano:FrancoAngeli.Guilford, J. P. (1972). Elementi caratteristici della creativi-tà. In H. H. Anderson (a cura di), La creatività e le sue pro-spettive. Brescia: La Scuola.Normann, R. (1979). Le condizioni di sviluppo dell'impresa.Milano: Etas Libri.Piccardo, C. (1995). Empowerment. Strategie di sviluppoorganizzativo centrate sulla persona. Milano: Cortina.Tierney, P., Farmer, S. M., & Graen, G. B. (1999). An exa-mination of leadership and employee creativity: the rele-vance of traits and relationship. Personnel Psychology,52(3), 591-620.Unioncamere (2002). I nuovi imprenditori: caratteristiche,motivazioni e prospettive di crescita. Roma: Unioncamere.Unioncamere-Ministero del Lavoro (2001). Sistema infor-mativo Excelsior. Roma: Unioncamere.

Bando si selezioneIl Consiglio dell'Ordine degli Psicologi della RegioneSiciliana, allo scopo di promuovere tra i giovani colleghi losviluppo di iniziative professionali innovative in forma asso-ciata ha istituito un Programma di incentivazione denomi-nato "Psynsieme", erogabile agli interessati secondo finali-tà, obiettivi, criteri e modalità indicati dal Regolamentoapprovato con atto deliberativo del 12. 04.2002.Allo stesso fanno riferimento le modalità di attuazione indi-cate dal presente bando di selezione.Art. 1: Soggetti destinatari e criteri di ammissioneIl premio di cui al presente bando è destinato alle associa-zioni professionali costituite, nella misura della metà piùuno, da psicologi iscritti all'Albo Regionale da non oltre cin-que anni dalla data di scadenza del bando stesso, prescin-dendo dagli specifici assetti e tipologie societarie.L'associazione può prevedere tra i propri soci anche altri pro-fessionisti, non psicologi, rimanendo comunque il vincolo chegli psicologi debbano costituire la maggioranza dei soci.Le superiori caratteristiche devono risultare dall'atto costi-tutivo della società medesima, mentre l'iscrizione all'AlboRegionale potrà comprovarsi con autocertificazioni, rila-sciate ai sensi delle disposizioni vigenti.L'associazione deve avere sede legale ed operativa nel ter-ritorio della Regione Siciliana. Sono escluse le sezioni ter-ritoriali di associazioni di dimensione nazionale.Ciascuna associazione, la cui iniziativa verrà ammessa alprogramma di concessione del premio, stipulerà con l'OrdineRegionale un apposito disciplinare, che preveda il rispettodelle condizioni del Regolamento e del presente bando.Il disciplinare dovrà prevedere le condizioni di partecipazio-ne all'iniziativa degli organi dell'Ordine Regionale.Il logo dell'Ordine e la menzione del patrocinio, dovrannoessere indicati nei materiali divulgativi dell'iniziativa.Art. 2: Oggetto del premioIl premio viene erogato come partecipazione alle spesenecessarie per l'organizzazione di eventi di carattere scien-tifico, quali convegni, congressi, seminari, workshop ed ini-ziative similari, tendenti a divulgare gli ambiti, i modelli, lemetodologie, le tecniche o gli strumenti oggetto specificodel tipo di attività professionale svolto o proposto dall'as-sociazione concorrente. Sono escluse le iniziative tendentialla divulgazione o realizzazione di attività formative.Le iniziative dovranno svolgersi nel territorio della RegioneSiciliana entro il 30.06.2004.Art. 3: Criteri di selezioneLe istanze saranno valutate sulla base dei seguenti criteridi selezione, in concorso fra loro, quantificabili ciascunocon punteggi da 0 a 5. Ambiti di intervento innovativi: meto-dologie di lavoro innovative, anche in forma sperimentale; spe-rimentazione di modelli e metodologie integrate; destinata-ri portatori di domande di prestazioni psicologiche emer-genti; adozione e/o sperimentazione di sistemi di valuta-zione di processo e di prodotto, sia interne che esterne;

diversificazione delle competenze degli associati documen-tate dai percorsi formativi post laurea; dimensione multipro-fessionale e relativa integrazione operativa; partenariato e retesociale; consistenza numerica degli associati;Art. 4: Commissione di valutazione e selezioneLe istanze saranno sottoposte alla valutazione di una Commissionenominata dal Consiglio Regionale dell'Ordine, che determina la gra-duatoria di merito, sulla base dei criteri dettagliati all'art. 3.Il Consiglio Regionale approva la graduatoria e delibera laconcessione delle somme.La Commissione è composta dal Presidente del ConsiglioRegionale dell'Ordine e da due consiglieri liberi professionistiin possesso di una anzianità professionale di almeno 8 anni.Art. 5: Modalità di presentazione delle istanzeLe istanze vanno presentate in triplice copia, a firma dellegale rappresentante, entro il 31.12.2003, corredate dallaseguente documentazione in unica copia.1. Statuto dell'Associazione.2. Elenco dei soci con l'indicazione delle specifiche qualifi-che professionali possedute.3. Scheda curricolare dell'associazione, indicante i punti relati-vi ai criteri di selezione di cui all'articolo 3 del presente bando.4. Scheda curricolare sintetica dei soci, attestante l'attivitàdi formazione e le effettive competenze conseguite.5. Brochure, anche provvisoria, dell'evento scientifico-pro-fessionale con l'indicazione del tema, del programma, deirelatori, dell'epoca di svolgimento e del calendario dei lavori.6. Preventivo delle spese da destinare all'iniziativa, conindicazione analitica delle singole voci.7. Dichiarazione di responsabilità del legale rappresentan-te circa la esclusività di destinazione del premio alle speseda sostenere per la realizzazione dell'iniziativa.8. Dichiarazione circa i dati identificativi dell'Associazione, sedelegale, sedi ed ambiti operativi, codice fiscale e/o partita Iva.9. Ogni altra documentazione probatoria dell'attività pro-fessionale svolta.Per le istanze pervenute con mezzo postale farà fede il tim-bro apposto sulla busta.Art. 6: Entità del premio e modalità di erogazione Per ciascuna iniziativa ammessa potrà essere concesso uncontributo massimo di 2.500 euro.La spesa massima ammissibile per le iniziative di cui al pre-sente bando viene fissata in 10.000 euro.Il premio, o una sua quota parte, potrà essere corrispostosotto forma di servizi utili all'organizzazione dell'iniziativa,sia materiali che professionali e scientifici, detraendo larelativa spesa dall'ammontare del contributo deliberato.La liquidazione del premio avverrà in due trance: il 50% in acconto,dopo l'avvenuta deliberazione del Consiglio e la stipula del discipli-nare, ed il restante 50% a saldo, dopo lo svolgimento dell'iniziativa,previo rendiconto e presentazione dei giustificativi di spese.Il legale rappresentante rilascerà opportuna quietanza.

Palermo 30 Luglio 2003Il Presidente Dott. Fulvio Giardina

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Psynsieme 2003

la professionela professioneProgramma di incentivi per le iniziative di divulgazione delleattività professionali in forma associata dei giovani psicologi siciliani

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Silvana Verdura - Maurizio Consoli - Rosario PuglisiServizio di Psicologia - Az. Osp. Vittorio Emanuele Catania

Introduzione

L'attenzione dei sistemi sanitari a produrre salute piut-tosto che erogare prestazioni, dovuto da un lato, agliimportanti contributi dell'innovazione tecnico-scientifi-

ca e, dall'altro, all'aumento dell'incidenza delle malattie croni-che per il prolungamento del tempo di vita, ripropone il cam-biamento nei confronti del modo di concepire il benesseredell'individuo.

Secondo un recente rapporto del Censis ( 1998 ), pergli italiani essere sani significa "essere efficienti ed ingrado di svolgere le normali attività" e "vivere una situazio-ne di stabilità ed equilibrio psicofisico", piuttosto che,"assenza di malattia e di sintomi".

Nell'ambito della cronicità, quindi, la salute può essereconsiderata uno stato di equilibrio, mentre la malattiacoincide con la crisi rappresentata dalla diagnosi, dallaricaduta, dalla comparsa di una complicanza o dal mancatoadattamento alla terapia.

Il concetto di benessere della persona non sempre puòseguire una causalità diretta collegata all'uscita dallamalattia ed alla guarigione, quanto piuttosto deve essereriferito alla capacità di utilizzo delle risorse individuali perriadattarsi ad un processo in movimento, in cui le solleci-tazioni di crisi si ripresentano ciclicamente.

Diventa allora consequenziale nell'assistenza sanitaria,la centralizzazione del paziente attraverso l'atteggiamentodei curanti che permetta la personalizzazione di metodolo-gie d'intervento che, seppure omologabili nelle loro lineeguida, devono poi "incontrare" i bisogni, le capacità e leaspettative individuali in un processo di armonizza-zione e movimento in cui il regista è il paziente.

Nelle patologie oncologiche tutto ciò è ben rappresen-tato, data la potenza destabilizzante dell'evento traumaticonel momento della presa di coscienza del pericolo di morte,che generalmente sollecita, in una parabola discendente, ilcollasso della mente sul somatico, quasi un effetto espulsi-

vo della mente a vantaggio del corpo, data la ciclicità deifollow up che spesso sono presenti per tutto il resto dellavita, e dato il forte impatto psicofisico che i trattamentiimpongono, dalla chemioterapia agli interventi chirurgicidemolitivi, con conseguenze anche sul versante identifica-tivo a livello intra ed interpersonale.

La percezione dinamica del percorso di malattia, dellestrategie di coping messe in atto dal paziente, della rela-zione che egli intrattiene con i curanti, fanno sì che si indi-vidui, quale obiettivo primario, il raggiungimento di unaalleanza terapeutica che promuova la definizione e lasoddisfazione dei bisogni dell'individuo, che gli consenta diagire nuovi assetti per padroneggiare la crisi e, di fatto, permigliorare la qualità della propria vita.

L'alleanza terapeutica diventa, allora, uno spazio ed unluogo d'incontro e di operatività integrata con le pro-fessionalità sanitarie, responsabilizzate al cambiamentodalla visione di contesto e di scambio che la relazione mala-to-operatore assume, ed in cui lo psicologo ospedalieroriveste il duplice ruolo di comunicatore nel momento in cuientra, come specialista insieme ad altri, nella relazione conil paziente e di metacomunicatore, quando si occupa delprocesso che definisce la relazione paziente-curanti.

L'esperienza in senologiaQuesto il quadro di riferimento teorico da cui ha preso

le mosse, all'inizio dell'anno 2002, l'iniziativa del nostroServizio, attuata con l'Istituto di Patologia Chirurgica delProf F. Basile dell'Ospedale Vittorio Emanuele dell'AziendaOspedaliera di Catania, e specificamente con il Servizio diSenologia diretto dal Prof. Santi Gangi, rivolta a donneaffette da patologie neoplastiche al seno.

Attraverso gli incontri inizialmente effettuati con i sani-tari è maturata la convinzione che, oltre a procedereseguendo usuali protocolli di collaborazione prettamenteclinici (consulenze diagnostiche individuali, interventi psi-coterapeutici e di sostegno), era possibile attivare una pro-gettualità operativa che non solo allargasse l'assistenzasanitaria alle implicazioni psicologiche, ma che le integras-se al suo interno risolvendosi in un prodotto unico, ten-dente a sanare un approccio alla salute ormai insufficienteperché limitato alla diagnosi e cura dell'organo malato.

Sulla base di quest'obiettivo si è strutturata la necessi-tà di costituire una equipe pluridisciplinare i cui componen-ti presentassero un livello di motivazione adeguato a speri-mentare un nuovo stile di relazione. Raggiungere questoprimo traguardo non ha posto nessuna difficoltà, a testi-monianza della grande attenzione che anche il personalemedico pone a tematiche orientate alla qualità assistenzia-le, cosicché, attualmente, l'equipe risulta composta, oltre chedallo psicologo, dal chirurgo, dall'oncologo, dal fisiatra,dal radioterapista, dal ginecologo e dal radiologo.

Si è pensato innanzitutto di creare un confronto tra ivari operatori delle diverse UU.OO. che fosse propedeuti-co a consolidare nell'equipe una modalità di trasferimento

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"Parliamo cancro insieme”diL'educazione terapeutica - Un modello psicologico di assistenza sanitaria integrata

la professione

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di informazioni e competenze terapeu-tiche da articolarsi attraverso unacomunicazione efficiente ed efficace.

Sono stati focalizzati i maggioriostacoli del comunicare, in relazionealla stessa patologia, sia in termini dicontenuti (la pratica di dare informa-zioni puntuali e precise sulla diagnosidi cancro in Italia è generalmente pocodiffusa), sia in termini di relazione,promuovendo, cioè, l'uso di modellicomunicativi e operativi che trasfor-massero il tradizionale rapporto"paternalistico" nel quale il medicosapeva quale era il bene del pazientee lo realizzava con tutto il suo impe-gno, in un rapporto basato invece sullacondivisione delle responsabilità e,per quanto è reso possibile, dai limitidella malattia, sulla collaborazione traeguali, rinunciando così da parte deicuranti ad una posizione di potere e diautorità quasi assoluti.

La fase progettuale è stata carat-terizzata dall'aspettativa di promuove-re un piano di consapevolezza di anali-si da parte dei pazienti, e dall'aderen-za al concetto di "miglioramento conti-nuo" dell'intervento sanitario. Si sono,pertanto, definite come fondamentalidue variabili di struttura dell'interven-to stesso: la prima, soddisfatta dallastessa costituzione dell'equipe, è dioffrire un approccio integrato per defi-nire la modifica relazionale finalizzataalla consapevolezza; la seconda è l'in-dividuazione della persona piutto-sto che del paziente quale prota-

gonista del processo assistenziale.Questo primo momento ha reso

possibile la realizzazione non solo diuna èquipe capace di offrire la defini-zione di una specifica funzione d'inter-vento espressa attraverso un "pianoeducativo terapeutico", ma anche ade-rente alla consapevolezza di un per-corso di analisi che tenesse in consi-derazione le variabili qualitative per il"miglioramento continuo".

Si crea, in sintesi, un effettoterapeutico, anche se sostanzial-mente diverso da un metodo di tratta-mento o uso di specifiche tecniche psi-coterapiche, che implementa l'interosistema di risorse umane attivate.

Sul bisogno psicologico del pazien-te oncologico non crediamo esistanodubbi.

Tuttavia è necessario prendereatto, all'interno di questo bisogno,della presenza di reazioni emotive ecomportamentali evitanti o di negazio-ne, agite dalle persone nell'immediato,ma frutto di scelte di copione di vitastoricamente maturate ed espresseancor prima che un assetto elaborati-vo ne verifichi la funzionalità e ne pro-muova o meno il mantenimento che, anostro avviso, vanno accolte.

Pertanto, la necessità di coinvolge-re la persona all'interno di questo pro-cesso maturativo, ha comportato l'ela-borazione e la somministrazione di unQuestionario di Accesso al piano edu-cativo - terapeutico (Q.E.T.), in mododa consentire l'autodeterminazioneattiva e responsabile verso la scelta diattivare le proprie risorse cognitive,affettive e relazionali.

La scelta metodologicaLo studio della letteratura nell'area

della psiconcologia ha consentito diricercare nel panorama metodologicouna strumentazione coerente con ipresupposti e gli obiettivi teorici, e,seppure si sia rivelato in seguitonecessario intervenire con una serie diaggiustamenti per contestualizzare ilmetodo all'organizzazione sanitaria oveoperiamo, si è scelta l'EducazioneTerapeutica ( E.T.), modello d'inter-vento già attuato dai colleghidell'Azienda Ospedaliera di Padova -Dipartimento di medicina clinica esperimentale - Gruppo di comunicazio-ne e pedagogia clinica.

L'Educazione Terapeutica, avendo

come obiettivo di dotare il paziente ditutti gli strumenti cognitivi utili a gesti-re la sua malattia in collaborazione conl'equipe curante, implica, "un vero eproprio trasferimento pianificato edorganizzato di competenze terapeuti-che dai curanti ai pazienti." In questaprospettiva la consapevolezza e la col-laborazione del paziente avvia l'elabo-razione della relazione di dipendenzaconsentendo così la strutturazione diuna relazione equipe-paziente forte-mente caratterizzata dalla reciprocità edallo scambio ( alleanza terapeutica).

La modalità prescelta per attuare ilprogetto è stata la costituzione di ungruppo di pazienti, precedentementeselezionati, mediante somministrazio-ne di questionari, che, con un re-testfinale, fungessero da indicatori di veri-fica dello spostamento individualeverificatosi in alcune variabili psicologi-che quali: atteggiamento ipocondriaco,convinzione di malattia, percezione psi-cologica/somatica della malattia, inibi-zione affettiva, negazione, irritabilità.

La partecipazione, aperta anche aifamiliari delle pazienti, coinvolti nelprocesso di informazione/formazione,prevedeva 6 incontri suddivisi pertematiche:

1° Incontro: il chirurgo relazio-na sulle metodiche diagnostiche, ope-rative e ricostruttive.

2° Incontro: l'oncologo relazio-na sulle metodiche chemioterapicheed ormoterapiche.

3° Incontro: lo psicologo rela-ziona sulle reazioni alla malattia(coping) individuali e interpersonali.

4° Incontro: il radioterapistarelaziona sulle metodiche radioterapiche.

5° Incontro: il fisiatra relazionasulle metodiche riabilitative e fisiote-rapiche

6° Incontro: il ginecologo relazio-na sulla menopausa e il tumore al seno.

ConclusioniL'iniziativa descritta, è bene ricor-

dare, ha trovato attuazione nell'ambitoPsico-Oncologico ed in particolare perdonne con diagnosi di tumore al seno.L'attività di gruppo ha avuto inizio amaggio dello scorso anno, tutt'ora è incorso il terzo ciclo di EducazioneTerapeutica, e si è da poco costituito ilprimo gruppo di Self-Help Strategico,che, come previsto in sede progettua-le, è la seconda fase di attuazione del

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la professione

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piano di elaborazione dei contenuti,coordinato esclusivamente da psicote-rapeuti.

Ci sembra utile sottolineare alcuniaspetti di questa esperienza che auto-rizzano delle riflessioni su temi che ingenerale appartengono ai sistemilavorativi complessi ed al profilo pro-fessionale dello psicologo inserito inessi; dalla valutazione dell'esperienzaprodotta possono trovare posto anchealcune considerazioni di tipo strategi-co/politico, attraverso una lettura apiù livelli che, dall'osservazione speci-fica del metodo e dei suoi effetti, arri-vi ad analizzare il processo che defini-sce la funzione ed il ruolo della psico-logia nell'ambito ospedaliero.

Lo psicologo di una AziendaOspedaliera agisce, per caratteristi-che organizzative e funzionali propriedella struttura, inserito in un sistemaricco di sollecitazioni e spunti lavorati-vi dovuti sia alla molteplicità delle pos-sibilità integrative con le specialistichepresenti, sia alla opportunità di sce-gliere relazioni operative che, permotivazione e tipologia di richiestapresentate dal personale sanitario,risultano maggiormente correlabili congli obiettivi di un Servizio diPsicologia.

Ma è altrettanto vero che è ancorariscontrabile una problematica para-dossale per la quale pur essendo evi-dente la presenza di importanti disagidi natura psicologica, la domanda èancora sottodimensionata e le traiet-

torie dell'invio spesso confusive; inquesto caso la necessità di definireforme protocollari chiare e definite,nell'esperienza descritta, è stataampiamente soddisfatta dal momentoin cui il paziente, dopo l'EducazioneTerapeutica, sceglie in prima personadi incontrare Sé attraverso loPsicoterapeuta nella seconda fase delprogetto (Self Help Strategico).

D'altra parte, per quanto riguarda isanitari, sembra importante aver tra-sferito le competenze psicodiagnosti-che in sede valutativa dal singolo pro-blema della persona a tutto il sistemache ruota attorno ad essa; l'inserimen-to di un punto di vista eminentementepsicologico, forse più incline allaPsicologia del lavoro e alle Scienzedell'Organizzazione, ha fornito al grup-

po di lavoro una diagnosi dei sistemisanitari definiti frammentati e costosiper l'utenza.

Si è passati, allora, a focalizzare larelazione curante-paziente, con lostesso stile diagnostico, comportandola giustificata costituzione di una èqui-pe pluridisciplinare e l'apertura a quelduplice fronte che lo Psicologo è con-sapevole di dover gestire, attraversostrumenti metacomunicativi e sistemi-ci. Il paziente, inserito come variabileattiva nel processo, ha potuto fornire,già nella fase propedeutica all'E.T., unaserie di informazioni sia sul consensoalla propria partecipazione sia sullaqualità della relazione con l'assistenzamedica non più parcellizzata ma centra-lizzata, chiara e facile da raggiungere.

Non di minore importanza sono irisvolti di tipo aziendale e le ricaduteorganizzative, se Direzione Generale eDirezione Sanitaria non solo hannodato ampio riconoscimento ai conte-nuti del progetto nel corso della pre-sentazione ufficiale dell'attività, madeliberato la nascita di un Servizio diSenologia .

Queste caratteristiche, che imple-mentano l'apertura a modelli d'inter-vento pluridisciplinare, aderiscono aicriteri fondamentali dell'attuale politi-ca assistenziale per ottenere un innal-zamento qualitativo del sistema sani-tario, senza, tuttavia, restare segrega-ti all'interno di specifici ambiti ed anziconsentendo alla nostra disciplina diconfrontarsi con scenari nuovi come ilmanagement delle risorse umane eprofessionali fino ad inferire all'internodei fattori basilari dell'organizzazionesanitaria stessa.

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Giuseppe La Face - ConsigliereSegretario S.I.P.P.

Il 29 Marzo 2003 è stata costituita la Società Italiana diPsicologia Penitenziaria, con sede in Roma, ma operan-te su tutto il territorio nazionale.Così come recita lo statuto: "L´associazione è un´orga-

nizzazione a carattere volontario...che si propone finalitàculturali, scientifiche e professionali per l´applicazionedella psicologia e della psicoterapia in ambito penitenziarioe della Giustizia minorile...nonché nel campo della ricercasociale ed in campi affini".

Tale momento si offre quale occasione utile ad unariflessione sulle questioni teoriche, cliniche ed etiche cheriguardano la professione di psicologo in tale ambito, non-ché opportunità per chiunque voglia, a vario titolo, contri-buire alla costruzione di un discorso scientifico sulla psico-logia nelle istituzioni totali con progetti di ricerca, espe-rienze e contributi vari.

Circa tre anni fa nasceva il Coordinamento Nazionaledegli Psicologi Penitenziari su impulso dato dal D.L. 230,recante norme relative al riordino della medicina peniten-ziaria, per costruire una rete di rapporti tra i professionistiche lavoravano nelle istituzioni penitenziarie e rendere visi-bile il proprio lavoro, al fine anche di poter contribuire conle istituzioni alla riorganizzazione di un servizio complesso,quale quello fornito dagli psicologi all´interno del sistemacarcerario. La costituzione della S.I.P.P. è divenuto approdoconsequenziale ad una riflessione e ad un lavoro che inquesti anni abbiamo svolto con i colleghi del coordinamen-to; dotarsi di una struttura scientifica a copertura naziona-le è apparso, evolutivamente, quale condizione migliore perproporre non solo un modello di lavoro che, pur nelle diffe-renze contestuali, segue criteri che sono comuni, ma ancheper proporsi quale soggetto, coinvolto nei processi di defi-nizione e ridefinizione del lavoro piscologico in ambitopenitenziario, con le istituzioni.

Il rapporto con queste ultime non sempre è stato facile,anzi ci siamo talvolta scontrati con l´indifferenza e con irifiuti, motivati con imprescindibili ragioni economiche e diopportunita, per nascondere invece ragioni di ordine politi-co e di “pressione” su questioni che mettono in discussio-ne interessi di diverse categorie professionali (psicologi,medici ed infermieri) e resistenze fisiologiche ad ogni pro-cesso di cambiamento.

Tra vissuti persecutori e di espropriazione e paure diaggravio economico e gestionale da parte dei Ministeridella Giustizia e della Salute, sembra oggi risolta la que-stione che riguarda il passaggio del Presidio Sanitario tos-sicodipendenze, dal Min. di Giustizia al Min. della Sanità,grazie al decreto datato 03.08.2002, che ne sancisce defi-nitivamente il passaggio al 1° Luglio 2003 (è ovvio il riman-do agli Assessorati alla Sanità regionale per ciò che con-cerne la promulgazione dei decreti di attuazione, per ladefinizione econmomico-finanziaria e quella organizzativo-funzionale del servizio). Le sorti del resto della sanità peni-tenziaria sono ancora rimandate agli esiti di una ennesima

sperimentazione, che si spera possa essere conclusa entroil prossimo anno.

Va detto che siamo riconoscenti all’Ordine Nazionaledegli Psicologi e all’Aupi per il lavoro di concertazione chesi sta portando avanti nelle sedi istituzionali coinvolte e chemira essenzialmente alla tutela di un lavoro che nato con lalegge 354 del 26.07.75, ha maturato in questo ventennioesperienze e metodologie di intervento in una istituzionetotale ove alla logica del "sorvegliare e punire", matricedella istituzione carceraria, andrebbe definitivamente sosti-tuito un modello che consenta la definizione del carcerequale laboratorio di esperienze relazionali e formative altrerispetto a quelle del passato , orientato ad un pensiero pro-gettuale che coinvolge il soggetto in prima persona e l´isti-tuzione quale garante di tale percorso.

Chiunque fosse interessato può contattare il sottoscrit-to al recapito 3494452752 oppure alla seguente email: [email protected]

La Società Italiana di Psicologia Penitenziara (S.I.P.P.)

la professionela professione

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Dott. Josephine Morana - PsicologoResponsabile Servizi Psicologici IsMeTTDott. Rosario Girgenti - Psicologo Assistente IsMeTT

Nell'articolo pubblicato sul gior-nale dell'Ordine degli Psicologinel mese di Novembre 02 veni-

va individuata una nuova area di stu-dio e di applicazione della psicologiaclinica: La Psico-trapiantologia o psi-cologia clinica per i trapianti.

Come è noto, la nostra utenza èrelativa a pazienti affetti da patologiecroniche degenerative quali: Epatiti,Cirrosi Epatiche, Epatocarcinomi,Insufficienze Renali Croniche ecc...ossia, malattie croniche invalidanti,che richiedono spesso l'usilio di un tra-pianto per la loro "risoluzione". Di fre-quente, i pazienti che giungono allanostra attenzione, hanno alle spalle unbagaglio di vissuti fatto di sofferenza,ma anche di speranza, forse l'unicaarma che hanno a loro disposizione perpoter lottare ed andare avanti.

In quest'ambito, dunque, si vuoledare maggiore focus ad alcuni aspetticonnessi alle dinamiche psichiche e, inalcuni casi, psicopatologiche concerne-ti il paziente che si trova ad essere sot-toposto ad una valutazione per l'ido-neità psicologica all'eventuale trapian-to. Di certo diverse sono le dinamicheintercorrenti, così come diversi sono imeccanismi difensivi utilizzati daipazienti. In alcuni casi, infatti, il candi-dato al trapianto ha alle spalle unalunga storia clinica che lo ha indotto aprendere consapevolezza della propriapatologia e dell'eventuale iter clinicoda percorrere e che può finalizzarsicon un trapianto. In alcuni casi, invece,il paziente può trovarsi di fronte aduna condizione clinica che fino a quel

punto non ha "mostrato i segni" del suoesistere ma che, malgrado tutto, hauna sua gravità tale da avere unachiara indicazione al trapianto. Ci rife-riamo, per esempio, a quei pazientiaffetti da epatocarcinoma senza alcu-na espressione sintomatica. Spesso,infatti, ci siamo trovati di fronte a casimolto complessi di pazienti che riferi-vano di essersi rivolti al medico perdegli accertamenti clinici relativi allaperseverante astenia, senza accusarenient'altro di rilevante. Dichiarano, tral'altro, che fino a quel momento ave-vano portato avanti una vita regolaresenza particolari problemi e di essersitrovati di fronte ad una diagnosiagghiacciante. Le reazioni a tali dia-gnosi sono molto diverse tra di loro eciò dipende da una serie di "fattori", trai quali la struttura di personalità delpaziente, il livello socio-culturale ecc...

Non è strano, comunque, che alcu-ni di loro si presentano al nostro con-sulto, senza avere chiara consapevo-lezza della patologia e senza saperel'entità del "danno clinico" tale daporre l'indicazione al trapianto. In que-sti casi, dunque, il lavoro psicotera-peutico mira ad informare il pazientedello stato clinico, cercando di esseremeno allarmistici possibile, inducendolo stesso a prendere consapevolezzadel proprio status patologico in mododa prepararsi ad affontare un iter-clini-co in alcuni casi molto invasivo.Spesso si tende ad indurre il pazientead uno stato di "accettazione" del pro-prio stato clinico, rilevando fin quandoè possibile, l'alternativa di vita che siprospetterebbe, grazie ad una validastrategia chirurgica terapeutica qualeè il trapianto. In tal modo, si tende adindurre il paziente a non perdere lapropria capacità prospettica, capacitàche in taluni casi viene a mancare,condizione che prevedibilmente risultaessere la causa principale delladepressione che induce gli stessi anon volere reagire, rassegnandosi alloro destino. Questi ultimi risultanoessere tra i "casi clinici" più difficili daaffrontare. Spesso, il percorso psico-terapeutico si muove partendo dalletecniche cognitiviste della ristruttura-zione cognitiva, tale da indurre il pazien-te a "riformulare" cognitivamente la loro

patologia e il modo di affrontarla.In altri casi, invece, ci si trova di

fronte a soggetti che, proprio per lagravità della patologia ed in assenza disintomi specifici e tali da giustificare lamalattia, tendono a utilizzare un mec-canismo difensivo primitivo quale ildiniego. In tali casi il lavoro psicotera-peutico è spesso lungo e contorto,proprio per la caratteristica di tali indi-vidui che, come dicevamo prima, ten-dono a negare a sé stessi la malattiache li ha indotti a rivolgersi ad unCentro Trapianti quale l'IsMeTT(Istituto Mediterraneo Trapianti eTerapia ad Alta Specializzazione). Inquesti casi si cerca di indurre il pazien-te a muoversi su un piano di realtà,tale da consentirgli di prendere deci-sioni appropriate e funzionali a sestesso. In molti casi, inoltre, non solotendono a negare a sè stessi la propriapatologia ma, altresì, tendono anasconderla agli altri. Non di rado,infatti, dall'anamnesi si rilevano perio-di anche lunghi di chiusura, non solometaforica, che porta il malato a ridur-re al minimo le sue relazioni sociali e,talvolta anche familiari. In questocaso, dunque, è necessario utilizzareogni accortezza possibile in modo danon indurre il paziente a viversi ilnostro intervento come invasivo e vio-lento. Per tanto, prima si cerca di valu-tare il vissuto del paziente rispetto allapropria patologia e, su tali dati, vieneimpostato il lavoro psicologicio suc-cessivo. In questo caso, si è valutatoche le tecniche più efficaci sono quel-le di "esposizione graduale", comenella desensibilizzazione sistematica,tale da portare il paziente ad una gra-duale "accettazione" della propriapatologia. Questo, in effetti, rappre-senta il primo passo per potere elabo-rare, affrontare e gestire quelle dina-miche psicologiche conflittuali chestanno alla base del meccanismodifensivo del diniego.

Concludendo, con questo articolonon si ha e non si vuole avere la pre-sunzione di avere indicato tutto il lavo-ro dello psicologo clinico nella valuta-zione/supporto dei pazienti che devo-no sottoporsi ad un eventuale trapian-to, ma ad alcuni ambiti ad esso stret-tamente legati.

Antonia Arcuri - Psicologo

Il sogno e il suo teatro rappresentano lo sfondo, all'in-terno del quale verranno narrati alcuni processi di rispec-chiamento e di risonanza emotiva, vissuti dai membri di ungruppo di psicodramma analitico.

Un percorso costellato di narrazioni in cui i toni elegiacisi alternano a quelli drammatici, in una danza di scambicomunicativi, che preludono alle identificazioni dei giochitrasformativi.

Una donna del gruppo racconta un sogno, e lo fa condistacco nonostante il contenuto sia altamente drammatico.

La seconda donna si muove all'interno dello spazio sce-nico in modo totalmente opposto; manifesta paura, è inpreda ad una emozione intensa, che manifesta nei gesti,nel tono della voce, nelle posture del corpo.

Un altro membro del gruppo evoca un sogno, il cui con-tenuto ha delle affinità con quello precedente.

Viene messo in scena il secondo sogno.Il protagonista , quando la scena viene sciolta, afferma di

aver vissuto la distruttività del personaggio con molta ironia.La scena, nella visione dell'osservatore, sembra abba-

stanza scontata, emerge, anche questa volta, una distanzaemotiva tinta di ironia, che a tratti appare come una burlapuerile.

C'è un terzo sogno, sempre relativo a quell'incontro digruppo, che sembra avere le stesse caratteristiche deglialtri due: la rappresentazione di un fatto doloroso in chiavegrottesca.

Tre sogni nell'arco di un incontro, tre storie con temicomuni, tre scene nate da risonanze e rispecchiamenti.

La scena riscrive il sogno e lo fa negli scambi di ruolo,nelle relazioni attualizzate con i personaggi del sogno.

Ogni membro del gruppo, infatti, investito dal ruolo,offre il suo contributo emotivo e le tonalità affettive si sfac-cettano; il personaggio del "lì e allora" si armonizza con lapersona reale del "qui e ora".

Nell'azione incarnata dello psicodramma l'evento vieneridipinto dalle posture dei partecipanti, dai loro sguardi,dalla scala tonale delle loro voci.

Così l'arco scenico oscilla tra il desiderio, il ricordo, e ilnuovo racconto si intesse di incanto e disincanto.

Si crea una sorte di fascinazione, all'interno del gruppo,variamente descritta come reazione speculare, rispecchia-mento, che consente ai membri di cogliere l'alterità come inuno specchio.

Lo spazio protetto del gruppo si fa contenitore delleesperienze dolorose, inaccettabili, scisse, per restituirle"parlanti" fra loro.

Si narra nella "piazza" dello psicodramma, si piange e siride, così come in tutti i gruppi, a volte si sta in silenzio.

"Il sipario psicodrammatico rende noto il senso ultimodella trama del gioco innanzi tutto agli altri membri del grup-po e successivamente al protagonista, grazie alle possibili-tà del metodo, che utilizza inversioni di ruolo, giochi dellospecchio, espressioni dei vissuti provati da altri pazienti chehanno interpretato gli Io Ausiliari.…(….)Attraverso il gioco,

infatti si sperimentano le emozioni, si amplificano i vissuticorporei, e la successiva analisi e l'osservazione, al terminedella seduta, hanno il compito di integrare le emozioni e icontenuti elaborati verbalmente dal gruppo nella coscien-za, aiutando il protagonista nella sua ricerca consapevole disenso.".(M. Gasseau, G. Gasca,1991).

Nello spazio - tempo psicodrammatico il campo menta-le del protagonista entra in comunicazione con i campi men-tali degli altri membri del gruppo; la scena fa vibrare altrecorde, rinvia altre immagini, che, se non cancellano quellepassate, possono tuttavia integrarle. Così lo stile emotivo,l'ethos della matrice familiare si armonizza, scopre nuovevariazioni, e la partitura affettiva si arricchisce di tante sfu-mature tonali. È la sacralità dell'umano che prende forma.

Nel gruppo di psicodramma ognuno è presente comepersona, come membro del gruppo, come socius nei ruoliche assume. È presente in una multidimensionalità origina-ria, personale, familiare, sociale, nello spazio aperto e chiu-so della scena; chiuso dalle storie di ognuno, aperto allestorie che diventano universali.

In questo spazio-tempo della scena si dispiega il mondoimmaginale. Questo luogo situato tra il conscio e l'incoscio,secondo Andrew Samuels(1989), investe il livello metafori-co e quello letterale; ma quello che risulta più interessanteper noi è che chiama in causa le relazioni interpersonali,infatti gli altri sono le figure necessarie su cui proiettare ilnostro mondo immaginale, per cui un processo individuati-vo è sempre un processo relazionale.

Sulla scia di Samuels possiamo aggiungere che il modoin cui immaginiamo la nostra vita è anche il modo in cui ciapprestiamo a viverla, perché la maniera in cui diciamocosa sta accadendo è il genere per cui gli avvenimentidiventano esperienza, in una duplice dimensione: "apolli-nea", come riflessione e consapevolezza, "dionisiaca" nelvissuto emozionale, nella forza della passione.

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Psico-trapiantologia: Sogni e risonanze in un gruppo di Psicodramma AnaliticoLa Aspetti clinici

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L’organizzazione degli interventi psicologicie sociali nella fase dell’emergenza secondaria

a cura di Giuseppe Bella - Psicologo

1. Descrizione dello scenario.

Questa parte di Sicilia compresa tra l’Etna e la puntaestrema del golfo di Catania è, da sempre, percor-sa da fenomeni sismici, che si manifestano con

periodicità più o meno regolare (ad intervalli di due/treanni le scosse percepite, molto più frequenti quelle solostrumentali), e con una intensità che raramente sfiora lacatastrofe, per lo più mantenendosi entro il terzo/quartogrado della Scala Richter.

Il sistema orografico responsabile sarebbe costituito dauna faglia attiva che, attraversando in diagonale il versan-te nord-est dell’Etna, con percorso a serpentina poi lambi-sce il territorio a valle, fino a perdersi al largo delle coste diAcireale.

L’esperienza della “terra che trema”, perciò, è costantee diffusa tra le popolazioni pedemontane e costiere, senzamai dar luogo a fenomeni di panico collettivo, giacché èrisaputo che i terremoti che nascono dalla “Montagna” nonconducono mai a cataclismi devastanti.

Sennonché, circa ogni cinquant’anni, la “Montagna” dàun “botto” più forte dei precedenti: con crolli di edifici e convittime, se va male (sempre in numero esiguo, per fortuna).

Così fu nel 1952. Così è stato, ma senza vittime, nel-l’ottobre del 2002.

Giorno 29, di tarda mattina, tutti percepimmo l’eccezio-nalità della scossa, che qui ad Acireale, sul mare, si limita-va a far ondeggiare gli edifici, ma che qualche chilometropiù in alto, verso la mole del Vulcano, squarciava letteral-mente la terra e devastava le case.

Il pensiero istintivo e diffuso fu che, stavolta, parecchievittime sarebbero rimaste sotto le macerie.

Così non è stato: ed è un prodotto della fortuna, inparte; ma è anche il risultato di un’accorta seppur tardivapolitica di prevenzione, che negli ultimi anni ha visto soprat-tutto le scuole pubbliche impegnate in esercitazioni sotto laguida della Protezione Civile.

Se non si è ripetuta a Bongiardo (una frazione diS.Venerina, il territorio più colpito) la tragedia di S.Giulianoin Molise, è grazie alla tempestività con cui gli insegnanti,al primo accenno di scossa, hanno accompagnato all’aper-to i bambini: da lì a qualche minuto l’edificio scolasticosarebbe diventato una trappola mortale.

Questa premessa per dire che è stato immediato e fortel’impulso di ciascuno di noi, operatori sanitari, a impiegarela nostra professionalità nell’opera di soccorso alle popola-zioni coinvolte dall’esperienza, stavolta tragica, del sisma.

2. L’intervento della Protezione CivileLa Protezione Civile era frattanto intervenuta tempesti-

vamente, organizzando i COM (Centri Operativi Misti)

nelle zone di S.Venerina e Acireale (frazione di GuardiaMangano).

Tali COM coordinano le attività di soccorso e assisten-za alla popolazione previste dal Decreto del Dipartimentodella Protezione Civile n.81 del 06/04/2001.

All’interno della Funzione di supporto n.2, Sanità umanae veterinaria, coordinata dal Direttore del DistrettoSanitario di Acireale (su incarico della Direzione Aziendaledella AUSL 3 di Catania), era prevista la specifica attivitàdi assistenza psicologica e sociale alla popolazione colpita.

Quindi, giorno 5/11/02, il Direttore del Distretto con-vocava una riunione plenaria di tutti gli psicologi e gli assi-stenti sociali dei Distretti di Acireale e Giarre (competenteper il territorio montano di Milo), riunione svoltasi in unatenda del COM di S.Venerina, con la presenza della Dr.ssaVolpini (Responsabile Nazionale della Funzione 2), di alcunidirigenti della AUSL 3, tra cui il Dr. Silvio Musumeci(Dirigente dei Consultori Familiari e del servizio di MedicinaScolastica del Distretto), nonché di un Responsabile deglioperatori della Protezione Civile.

La discussione scaturitane serviva a fare il punto sullafase post-emergenziale, e a delineare il quadro dei bisogniprioritari dei cittadini.

Si decise di attivare dei “centri ascolto” nelle tende adi-bite all’assistenza sanitaria, quale sistemazione provviso-ria, con la presenza di almeno uno psicologo e un assisten-te sociale, e con lo scopo di offrire ai cittadini un punto diriferimento per l’espressione e l’elaborazione dei loro vis-suti traumatici.

Si aggiungeva la raccomandazione di agire discreta-mente, senza creare forzature e, soprattutto, senza inter-ferire con le esigenze principali della gente, in quella faseoccupata dalle comprensibili angosce relative al presente eall’immediato futuro materiale.

La psicologia collettiva, tra l’altro, esprimeva un disagioda “stato d’assedio”, perché l’intero apparato dellaProtezione Civile, nel suo dispiegamento, è capace di“occupare” un intero territorio, e si declina come presenza

rassicurante da una parte, ma dall’altracome presenza intrusiva e militaresca.

3. Costituzione del gruppo dilavoro e pianificazione degliinterventi. I “centri ascolto”.

Il gruppo di lavoro , costituito da 6psicologi, 1 pedagogista, 5 assistentisociali, valutò la possibilità di esten-dere la propria attività anche al terri-torio di Guardia Mangano e S.M.Ammalati, dove i danni, seppure menoingenti, erano comunque notevoli.

Tenendo conto, quindi, delle attitu-dini e delle preferenze manifestate daisingoli operatori, nonché del fatto checiascuno di essi avrebbe continuato asvolgere la propria attività nei Servizidi appartenenza, si concordò che l’in-tera équipe del Consultorio Familiaredi S.Venerina, in quanto impossibilita-ta a svolgere i propri compiti istituzio-nali per l’inagibilità temporanea dellastruttura, avrebbe garantito il suppor-to psicologico e sociale all’intero terri-torio comunale, negli orari di servizio;mentre gli altri operatori avrebberocoperto a turno le esigenze delle fra-zioni acesi di Guardia e S.M. Ammalati.

A Guardia si sarebbe collaboratocon i due operatori (1 psicologa e 1assistente sociale) messi a disposizio-ne dal Comune di Acireale, sulla basedi un accordo intercorso tra il Dr.Cristaudo, responsabile dellaFunzione 2, e il Dr. Catania, responsa-bile della Funzione 13 “Assistenza allapopolazione”.

Gli psicologi avrebbero accolto leprime richieste di aiuto e, dopo un col-loquio breve e mirato, avrebbero o for-nito le indicazioni terapeutiche più

efficaci, o rinviato i richiedenti a unapprofondimento clinico da effettuarsi

negli ambulatori dei Servizi. Gli assi-stenti sociali, dal canto loro, oltre acreare dei contatti di rete all’internodelle attività di soccorso, avrebberoelaborato un quadro delle attuali collo-cazioni di tutti quei pazienti assistitidalla AUSL che, in quanto soggetti“deboli” (a esempio i pazienti psichia-trici), avrebbero di sicuro manifestatostati di disagio acuto in conseguenzadell’evento calamitoso. Per questaparte della loro attività, gli assistentisociali si sarebbero posti in contattocon il Dipartimento di Salute Mentale.

Da lì a qualche giorno ci si avvideche la frenesia delle varie attività assi-stenziali svolgentisi sia nel COM sianegli accampamenti (dove nel frattem-po erano stati sistemati i cittadini sfol-lati), questa frenesia rendeva secon-daria, se non confusa, la percezionedell’utilità degli operatori psicologi.

Tuttavia, in questa fase immediata-mente post-emergenziale, si raccolse-ro diverse segnalazioni di casi urgenti,in parte costituiti da minori con distur-bi di tipo ansioso-depressivo, in parteda reazioni acute in soggetti adulti conpregressa patologia psichiatrica.

Per rendere più incisivo e menooccasionale l’intervento del Gruppo dilavoro, si decise quindi di privilegiareuna particolare fascia di cittadini: gliscolari delle materne, elementari emedie inferiori, che, meno protetti psi-cologicamente degli adulti, e meno ingrado di elaborare con gli strumentiego-difensivi gli effetti dell’eventostressante, e per di più costretti a

riprendere le lezioni in sistemazioni difortuna, containers o tende, avrebberoprevedibilmente sviluppato una seriedi reazioni da disadattamento ambien-tale, oltre a eventuali patologie post-traumatiche.

A metà di novembre sarebberoriprese le attività didattiche: e perciò,senza porre tempo in mezzo, il Grupposi mise in contatto con i Dirigenti sco-lastici, i quali, nominati alcuni inse-gnanti quali loro referenti, si attivaro-no validamente per l’organizzazionedei “Centri ascolto psicologici” all’in-terno degli ambienti scolastici.

Tale attività si è svolta da metànovembre fino a tutto il gennaio 2003,negli Istituti scolastici di GuardiaMangano e S.M. Ammalati (e non aS.Venerina, sia perché tutte le scuoleerano inagibili, sia perché i colleghi delConsultori Familiare preferirono agireliberamente sul campo).

Le modalità di lavoro dei “Centriascolto” erano le seguenti: ogni matti-na, dal lunedì al sabato, uno psicologoe un assistente sociale erano disponi-bili a incontrare, in un ambiente riser-vato, sia genitori di bambini sia inse-gnanti, secondo un calendario diappuntamenti predisposto dal referen-te del Dirigente scolastico.

Giornalmente, gli operatori effet-tuavano approfonditi colloqui di valu-tazione, ma in assenza dei minori inte-ressati, per evitar loro un precoce stig-ma e il disagio di dover sopportare losguardo invadente di un estraneo.

Insieme ai genitori si stabiliva l’op-portunità o meno di sottoporre i mino-ri ad approfondimenti psicodiagnosti-ci, nell’Unità operativa di NeuroPsichiatria Infantile. I casi positivi sonostati, in verità, pochissimi: per lo più sitrattava di rassicurare le mamme e difornir loro le indicazioni più opportuneper favorire nei bimbi il naturale rias-sorbimento del trauma.

Gli insegnanti, dal canto loro, chie-devano consigli su come caratterizza-re la ripresa delle attività didattiche, esu quale dovesse essere il modo piùappropriato di rispondere alle ansie eai disagi degli scolari, specie nel casosi manifestassero nuove scosse (comein effetti si manifestarono, a lungo,con sciami sismici interminabili).

Oltre ad espletare questa serie dicompiti specifici, i “Centri ascolto”erano anche il più diretto riferimento

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Emergenza Etna 2002:interventi psicologici e sociali sulla popolazione

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È rilevabile, da un canto, il persi-stere di quella sorta di onda lungaemotiva che, scatenata dalla percezio-ne improvvisa e perturbante del terre-moto, induce nei bambini, oggettodella nostra indagine, un grado sia purmodesto di disadattamento ambienta-le: e questo in ambito prevalentemen-te familiare, dove si osserva un distur-bo del sonno nel 20 % dei soggetti e,soprattutto, un aumento dei legami didipendenza dalle figure genitoriali nel31,8% dei casi.

Mentre in ambito scolastico siregistra come dato più rilevante uncalo delle facoltà attentive che inte-ressa nella misura del 7% il campionedella scuola elementare e nella misuradel 31,2% quello della scuola media;

subisce una limitata diminuzione ancheil rendimento scolastico (13% alunnidelle elementari e 9,4% alunni dellemedie).

Inoltre, una percentuale molto esi-gua di bambini ( 1,70% in base all’os-servazione degli insegnanti; 5,80% inbase all’osservazione dei propri geni-tori ) presenta almeno quattro indica-tori positivi di una possibile sindromeda stress.

Tuttavia occorre dire che, quan-d’anche questa stessa percentuale disoggetti avesse fornito una positivitàcompleta a tutti e sei gli items del que-stionario, ciò non avrebbe comportatoipso facto una loro individuazionecome soggetti con patologie clinica-mente significative.

Infatti gli items del questionarioerano concepiti, come già sottolinea-to, allo scopo di individuare precoce-mente una serie di comportamentiproblematici da valutare attentamentein sede clinica con gli approfondimentidiagnostici del caso, e da monitorarenella loro evoluzione temporale.

In conclusione, intendiamo sottoli-neare come la nostra ricerca, al di là diun interesse strettamente clinico, hadato un senso diverso al nostro ruolodi operatori dell’istituzione sanitaria,permettendoci di immettere nuovoentusiasmo nei nostri compiti istituzio-nali e favorendo una differente perce-zione di questi compiti da parte siadegli insegnanti sia degli alunni con iloro familiari.

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per il presidio sanitario ubicato all’inter-no dell’accampamento: diverse volte imedici di guardia segnalarono casi cherichiedevano un’immediata valutazionepsicologica.

Al termine dell’attività dei “Centriascolto”, il Gruppo di lavoro ha predi-sposto un dépistage negli Istituti sco-lastici di Guardia, S.M. Ammalati eS.Venerina, attraverso la diffusione dicentinaia di copie di una “Scheda divalutazione dei comportamenti post-traumatici da stress”, suddivisa in dueparti e da compilare a cura degli inse-gnanti e dei genitori.

Il dépistage si è concluso nel mese diMaggio 2003 , e le sue finalità nonché isuoi risultati saranno illustrati più avanti

Finalità della ricerca

a cura di Sebastiano Seminara - Psicologo

L’attività di dépistage relativaall’osservazione dei comporta-menti, mai manifestati prima, in

famiglia e a scuola dagli alunni fre-quentanti la scuola elementare e lascuola media, ha rappresentato ilnaturale proseguimento dell’interventopsicologico effettuato presso i CentriAscolto attivatati all’interno degli isti-tuti scolastici di S. Venerina e diGuardia, e ha avuto la finalità di indivi-duare, a distanza di tre mesi dall’even-to sismico, i “segni” comportamentalied emotivi riconducibili a tale fenome-no, e che sono indicativi della probabilepresenza del Disturbo post-traumaticoda stress (DPTS ).

Metodologia della ricerca

Il campione è stato costituito daglialunni frequentanti le ScuoleElementari di S. Venerina e di Guardia,per un totale di 173 bambini, e daglialunni della Scuola Media di Guardiaper un totale di 64 alunni.

Strumento della ricerca Per l’effettuazione del dépistage è

stata predisposta , dal gruppo di lavo-ro degli psicologi, una “Scheda divalutazione dei comportamenti post-traumatici da stress”, costituita da 12domande chiuse, e suddivisa in dueparti, da compilare, rispettivamente, acura degli insegnanti, relativamente

all’osservazione dei comportamentiscolastici mai manifestati prima, e acura dei genitori, relativamente ai com-portamenti, mai manifestati prima, infamiglia.

Analisi dei dati relativi all’osser-vazione dei comportamenti sco-lastici mai manifestati prima.

Alunni di scuola elementareI dati relativi all’osservazione dei

comportamenti scolastici, mai manife-stati prima, evidenziano una diminu-zione del rendimento scolastico nel13% degli alunni di scuola elementare,associata a una maggiore distraibilitàe tendenza ad isolarsi nel 7%.

Si registra, poi, un incremento, nel10,5% dei bambini, dell’irrequietezzae/o dell’aggressività.

È da rilevare anche la richiesta diuscire spesso dall’aula nel 12,7% , edi avere l’attenzione e la vicinanza del-l’insegnante (7,5%).

Si evidenzia, infine, come nessunalunno si sia rifiutato di entrare in aulaesigendo, per rassicurarsi, la presenzadel genitore.

Alunni di scuola mediaI dati relativi all’osservazione dei

comportamenti scolastici degli alunnidi scuola media evidenziano, in parti-colare, una diminuzione del rendimen-to scolastico nel 9,4% dei ragazzi, eun marcato aumento nel 31,2% di unatteggiamento distratto e tendenteall’isolamento.

Si nota, poi, un leggero aumento(nel 3,1%) del comportamento irre-quieto e/o aggressivo.

Nell’ 1,6% dei casi dunque in unapercentuale esigua gli alunni rivolgonoagli insegnanti la richiesta di maggiorevicinanza e di maggiori attenzioni ,oppure chiedono di uscire frequente-mente dall’aula.

Infine, nessun alunno si è rifiutato dientrare in aula esigendo, per rassicu-rarsi, la presenza del genitore.

Analisi dei dati relativi allaosservazione dei comportamentimanifestati in famiglia.

Alunni di scuola elementareI dai relativi all’osservazione dei

comportamenti in famiglia, mai mani-festati prima, evidenziano, la richiesta

da parte del 31,8% dei bambini distare vicino a uno dei genitori, evitan-do, nel contempo di uscire da soli, lad-dove quest’ultima abilità sociale eragià stata acquisita.

Anche la funzione del sonno appa-re disturbata nel quasi 20% dei bambi-ni, i quali rifiutano di dormire da soli, o,comunque in un letto collocato in unastanza diversa da quella dei genitori;tale condizione appare, ulteriormente,accentuata (nel 9,2 %) dalla difficoltàad addormentarsi e dai frequentirisvegli notturni.

Tuttavia, solamente una percentua-le esigua (l’1,7%) risulta affetta daldisturbo psicopatologico dell’enuresinotturna.

È da rilevare, poi, come un consi-stente numero di bambini (19,7%)manifesti un comportamento piùcapriccioso e litigioso di prima: taledato trova conferma nella maggioreirrequietezza osservata a scuola.

Infine, il 13,3% dei bambini presen-ta una alterazione del comportamentoalimentare, mangiando di meno oppu-re più spesso di prima.

Conclusionia cura di Giuseppe Bella - Psicologo

Le varie percentuali riportate nellasezione precedente indicano, nel lorocomplesso, che le modalità emozionalidi riadattamento dei minori in età com-presa tra i sei e i quattordici anni nonpresentano, a tre mesi circa dall’even-to sismico, i tratti di un disagio ricon-ducibile alla psicopatologia delle rea-zioni post-traumatiche. Tale osserva-zione concorda con quella che si eraintuitivamente formulata a propositodella popolazione adulta.

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APPENDICE

Scheda di valutazione dei comportamenti post-traumatici da stress negli alunni delle scuoleelementari e medie delle zone colpite dal sisma 2002 nei territori di Acireale e S.Venerina

Istituto___________________________________________ Alunno/a___________________________________________

Classe_______ Sez._____ L’Insegnante compilatore_____________________________ Data__________________

A) Osservazione dei comportamenti scolastici (mai manifestati prima)1) Il rendimento scolastico complessivo è diminuito Sì No 2) È più distratto e tende a isolarsi Sì No3) È più irrequieto e/o aggressivo Sì No4) Richiede più spesso l’attenzione e la vicinanza dell’insegnante Sì No5) Si rifiuta di entrare in aula ed esige la presenza del genitore Sì No6) Chiede spesso di uscire dall’aula Sì NoAltro___________________________________________________________________________________________________

B) Osservazione dei comportamenti in famiglia (mai manifestati prima)1) Rifiuta di dormire da solo o comunque in un letto separato da quello dei genitori Sì No2) Si sveglia frequentemente la notte e/o ha difficoltà ad addormentarsi Sì No3) Fa la pipì nel letto (prima non l’aveva mai fatta) Sì No4) È più capriccioso e litigioso di prima Sì No5) Chiede più spesso di stare vicino

a uno dei genitori evitando nel contempo di uscire da solo (se già lo faceva) Sì No6) Mangia di meno o più spesso di prima Sì NoAltro___________________________________________________________________________________________________

Note per la compilazione della schedaLa finalità della presente scheda è quella di individuare negli alunni, precocemente, specifici disturbi del comportamento riconducibili in

maniera inequivoca agli eventi sismici 2002. È opportuno, quindi, che l’attenzione del valutatore si rivolga a quelle condotte che presenta-

no una netta discontinuità con le condotte abituali del bambino. Per la seconda parte della scheda, riguardante l’ambito familiare, si rac-

comanda di limitare la raccolta delle informazioni alle sole voci previste. Le ulteriori notizie ritenute degne di rilievo dovranno essere espo-

ste, in sintesi e in forma intelligibile, negli appositi spazi punteggiati. Importante: Per ogni alunno valutato dovrà essere previamenteacquisito il consenso informato del genitore. Si consiglia di utilizzare tale occasione per effettuare una breve ma incisiva intervista con ilgenitore interessato (preferibilmente la madre) dalla quale ricavare gli elementi previsti dalla seconda parte della scheda.

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La partenzaUn ruolo strategico nella ricerca

che ogni coppia di futuri genitori adot-tivi compie all'interno del proprio vis-suto lo svolgono le associazioni prepo-ste all'adozione internazionale, all'in-terno delle quali - così come indica laCommissione per le AdozioniInternazionali - operano psicologi.

Se prima il progetto adottivo dellacoppia era indifferenziato, quasi subli-mato e razionalizzato nell'impatto conla procedura burocratica-giudiziariaper determinare l'idoneità, adessoappare concreto, definito nello spazioe nei tempi.

Aderire ad una associazione infattivuol dire accettare il paese di nascitadel proprio figlio.

È il momento in cui i futuri genitoriincominciano a costruire l'immagineideale del proprio figlio, a volte comu-nicando tra loro, a volte non comuni-cando affatto.

È l'inizio del viaggio che li trasfor-merà radicalmente, che modificherà inmaniera irreversibile le modalità concui fino ad ora hanno relazionato traloro.

Si tratta di un viaggio in cui tutte leemozioni vengono attivate ed agitate,in cui il desiderio assume una dimen-sione passionale.

È quanto mai opportuno che i futu-ri genitori abbiano ogni tipo di infor-mazione sulla storia, sulla cultura,sulle condizioni sociali del paese in cuiandranno.

Lo stile di vita, le abitudini alimen-tari, il folklore, la vita quotidiana deiconterranei del loro figlio, che di lì apoco incontreranno, tutto è utile percapire ed accoglierlo senza alcun pre-giudizio.

È un momento delicato perchésono prevalenti i desideri inconfessati,quelli ancorati alla parte più profondadel proprio IO, quelli che idealizzano ilfiglio che deve nascere, come se fosseconcepito e generato dal corpo, e nondalla mente.

È il momento in cui il desideriodeve virare da una dimensione pretta-mente narcisistica ("il figlio neonato,che avrei voluto avere"), in cui prevaleil proprio bisogno di autorealizzazionegenitoriale, ad una dimensione fidei-stica o romantica ("mio figlio è già natoin qualche parte del mondo"), in cuideve invece emergere la realtà del

proprio figlio, qualunque sia la sua etào il suo sesso.

Il percorso adottivo è un percorsoterapeutico, introspettivo, in cui sideve esplorare fino in fondo il proprioIO, affinché l'incontro, quell'incontro,possa generare un legame coerente eprogressivamente sempre più saldo.

Il primo incontroIl primo incontro con il proprio

figlio, la prima lettura della suaespressione, il primo contatto con ilsuo corpo è per ogni genitore unmomento di intensa e profonda emo-zione.

È il momento nel quale ognunocoglie nel proprio vissuto una nuovadimensione, prima sconosciuta: quelladella propria indispensabilità.

E anche il momento in cui l'immagi-ne del figlio ideale, di quel figlio dise-gnato e desiderato utilizzando i para-metri della propria esperienza, siincontra e si scontra con quella delfiglio reale.

Nella nostra società infatti gli assidi riferimento con cui rapportiamo ilvivere quotidiano si caratterizzano perl'enfasi data a valori effimeri, ma con-divisi: salute, benessere, bellezza, ecc..

E sono proprio questi parametri,utilizzati per valutare il soddisfacimen-

to dei propri bisogni, ad essere travol-ti, perché molto spesso quel figlioappena incontrato ha una salute pre-caria, è debole, è mal nutrito, è pocoespressivo, non è bello!.

Questi primi incontri, che avvengo-

no in una terra appena conosciuta, conuna linguaggio verbale spesso incom-prensibile, se ben sostenuti, potrannofacilitare gradualmente la comparsa diun legame tra persone concrete.

È infatti paradossale, ma il bambi-no - pur nella sua estrema precarietàpsicofisica, affettiva e relazionale chevive all'interno dell'istituto in cui èospitato - si è quasi costruito addossouna propria corazza difensiva: èsospettoso di questi nuovi adulti chelo accolgono con affetto, non si fidaancora di loro, li sfida attraverso com-portamenti aggressivi o minacce diabbandono, alterna momenti di rivalsae momenti di richiesta di affetto chepossono stupire gli adottanti.

Ma se gli sguardi si intrecciano, èpronto a lasciarsi andare, ad adottarea sua volta quei due adulti.

Le emozioni non cancellano però idubbi, le incertezze, le paure che manmano prendono forma nelle fantasiedei due genitori: chi è quel bambino,perché e da chi è stato abbandonato,è sano, è proprio mio figlio?!.

Però è proprio la consapevolezzaed il superamento di questi dubbi, nonle apparenti certezze, ad avere unafunzione da un lato catartica e dall'al-tro propedeutica ad un percorso adot-tivo concreto.

L’arrivo in ItaliaL'arrivo in Italia, a casa, senza alcu-

na retorica è il momento della secondanascita, così almeno mia figlia hadescritto il suo arrivo "quando sononata in Italia".

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Fulvio GiardinaPresidente dell'Ordine degli Psicologi della Sicilia

Relazione presentata al convegno:“il bambino straniero adottato in Italia:una realtà poco conosciuta”.

Organizzato dal Ministero per le Pari OpportunitàSiracusa 20 Settembre 2003

La ringrazio, signor Ministro per le Pari Opportunità,sul piano professionale e su quello personale, peraver ideato questo convegno, che pone l'attenzione

su una realtà complessa, ma - mi consenta - felice, come ivisi allegri e sereni dei bambini proposti sulla locandina del

convegno. Porto i saluti del dott. Pierangelo Sardi, Presidente del

Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi, e dell'interacomunità degli psicologi, che Ella, signor ministro, ha inte-so coinvolgere.

Parlare oggi di adozione significa anche leggere il nostropassato recente, che negli anni '50 e '60 si caratterizzavaper gli orfanotrofi pieni di bambini alla ricerca di famiglie,ed il nostro presente che invece mostra una crescita natu-rale (cioè la differenza tra il tasso di natalità e quello dimortalità) ancora con un saldo negativo: -0,6 nel 1999,-0,3 nel 2000 e -0,2 nel 2001.

Il numero medio di figli per ogni donna in età feconda(tra i 15 ed i 49 anni) è ancora vicino al minimo storico del1995 (1,19), anche se tendenzialmente stabile (1,24).

Alla luce anche di una riduzione della fertilità della cop-pia italiana (1 su quattro), l'adozione non appare più un pro-cesso elitario, episodico, nella vita del nostro paese: è unmodo parallelo per nascere.

Lo stile di vita degli italiani - che fino a qualche decen-nio fa si caratterizzava per una marcata presenza dellafamiglia, dei genitori, nella costruzione del progetto di vitadei singoli individui - oggi tende ad allinearsi con quello deipaesi tradizionalmente più industrializzati.

Inevitabilmente infatti il progressivo e necessariobenessere sociale ed economico ha determinato una modi-ficazione nei comportamenti individuali e collettivi.

In una società globalizzata, quale - vuoi o non vuoi - è lanostra, si tende sempre più ad una certa omologazione deibisogni e - di conseguenza - dei consumi, con una dipen-denza sempre maggiore da nuove e sofisticate tecnologie.

Ecco perché credo che parlare oggi di adozione rappre-senti un momento di naturalezza, perché si riafferma il valo-re sociale della famiglia, e di forte impatto emotivo, perchéricostruisce la rete degli affetti attorno ad un bambino lacui unica responsabilità è stata quella di esser nato.

Sostenere la famiglia adottiva significa aiutare que-st'ultima ad affrontare e superare tutte le problematicheche la "scelta" dell'adozione comporta.

Il termine "scelta" non è in tale contesto utilizzato inmodo casuale, la parola "adottare" (dal latino "optare")significa "scegliere", e ciò indica un comportamento desi-derato e voluto.

Non farò riferimento al sostegno di tipo politico, buro-cratico, potremmo dire tecnico, che già è ben consolidatonel nostro paese, anche se appare opportuno ridisegnareun quadro normativo ancora più esplicito ed inequivocabi-le: si segnalano infatti episodi - anche nella pubblica ammi-nistrazione - in cui i genitori adottivi non vengono ricono-sciuti come portatori dei medesimi diritti dei genitori bio-logici (vedi, ad esempio, la concessione del congedoparentale).

Cercherò di seguito di cogliere alcuni aspetti, fra itanti, che caratterizzano il cammino verso l'incontro checompiono insieme, bambini e futuri genitori, per compren-dere anche l'importanza di un sostegno psicologico miratoed efficace.

Sostenere Famiglia adottivala

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Napoli-Ischia, dal 27 al 31 Ottobre 2002

Nello Ciavirella - Consigliere

Grande occasione di incontrare in Italia così tanti col-leghi psicoterapeuti, e di trovarvi i massimi espo-nenti mondiali di tutti gli approcci che si rifanno al

“corporeo”.Organizzato e promosso dalla Società Italiana di

Psicoterapia Funzionale, il congresso ha sottolineato che"all'inizio del nuovo millennio è indispensabile che anche perla psicoterapia si apra una nuova fase. Da una parte saràsempre più una metodologia integrata in grado di utilizzaretutti i livelli psico-corporei per intervenire nelprofondo,rapidamente e con efficacia. Dall'altra il cambia-mento delle condizioni sociali e ambientali richiederannouna scienza della psicoterapia come punto di riferimento,capace di preservare la vita delle persone da un degradopericoloso in atto,capace di dare sostegno e speranza"(dalla prolusione al congresso del Presidente LucianoRispoli).

L'apertura dei lavori è stata centrata sul tema "La psi-coterapia del futuro. Dal curare alle potenzialità della vita",svolto nella magnifica cornice di Palazzo Serra di Cassano diNapoli sede del prestigioso Istituto Italiano per gli StudiFilosofici, con la partecipazione di Santo Di Nuovo,Professore Ordinario di Psicologia e Preside della Facoltà diScienze della Formazione nell'Ateneo di Catania, Mario Reda,professore ordinario di Psicologia Clinica e Direttoredell'Istituto di Psicologia Generale e Clinica dell'Università diSiena e del Prof. Ludwig Janus (Germania) e dallo stessoRispoli.

Gli insigni studiosi hanno focalizzato le loro riflessionisulle basi epistemologiche e scientifiche della ricerca in psi-coterapia mettendo in evidenza la necessità della sinergiatra la prassi clinica, la ricerca metodologicamente correttae le neuroscienze.

Il congresso ha visto poi lo sviluppo di una articolataserie di Tavole rotonde su "Basi scientifiche della Bodypsychotherapy", riguardanti i seguenti temi: “i nuovi pro-gressi e le nuove metodologie realizzate nel campo dellapsicoterapia. Curare lo stress ed i traumi con le nuovemetodologie", "La prevenzione", "Il futuro della psicoterapiaed il benessere", "L'educazione alla vitalità".

Molto interessanti i numerosi workshops esperienzialigiornalieri condotti da validissimi esperti provenienti daquasi tutto il mondo (Italia, Europa, America latina, USA,Canada, Giappone, America Centrale).

È emerso che il variegato mondo della psicoterapia cor-porea risponde ad un duplice bisogno: quello del supera-mento in ambito psicoterapico del dualismo corpo-mente equello della necessità di integrare un approccio psicotera-pico in maniera "funzionale", così come ha ben messo in evi-denza Luciano Rispoli, che insieme a Paola Bovo e PaolaFecarotta ha rappresentato "l'anima" del congresso. In par-ticolare Rispoli ha sottolineato che le nuove conoscenzepermettono di guardare al funzionamento profondo dellapersona, intesa come "intera", non più spezzettata, così che

si può oggi intercollegare le "ottiche" dei vari approcci clini-ci e portare verso una terapia di tipo "integrato" non solo alivello di teoria ma anche delle metodologie di intervento.

Di notevole valore clinico e scientifico è stato il contri-buto fornito dalla Scuola siciliana di Psicoterapia Funzionaledi Catania, sia nella Tavola Rotonda sulle Metodologie ed inuovi progressi nella terapia, sia nei workshop tenutesi.

Ancor più evidente si è manifestato questo contributoquando si è trattato di assistere all'"Evento" del Congressocon la Compagnia "Guizzo": uno spettacolo di danza.Questa compagnia di "non-danzatori" ha presentato lospettacolo intitolato "Otra Ocasiòn": un omaggio affettuosoal valore della psicoterapia come altra occasione in cuipoter riprendersi le esperienze che ci sono state negate oche non abbiamo potuto vivere "abbastanza".

Splendida occasione per tutti quelli che vi hanno assi-stito di poter ammirare "corpi in movimento", immagini sin-crone di luce, musica e scena che donavano un "senso" diestraneamento contemporaneamente ad una sensualitàmediterranea.

Il congresso ha raggiunto efficacemente i suoi obbietti-vi: occasione di incontro e di confronto, sviluppo di sinergienel campo della psicoterapia corporea, interessante possi-bilità di ammirare un grande sforzo organizzativo in unacornice meravigliosa.

Note Congresso Internazionale “Body Psychotherapy”sul

la professionela professione

Sono giorni indimenticabili, digrande gioia. Un evento così impor-tante come la nascita di un figlio pro-voca però radicali cambiamenti nell'or-ganizzazione familiare: i nuovi genitoridevono dividersi nuovi compiti per ade-guarsi ai bisogni del nuovo arrivato.

I genitori a volte non saranno ingrado di riconoscere il bisogno duplicedel bambino, di protezione e di affetto,ma anche di rendersi gradatamenteautonomo, sperimentando nuovi spazi,anzi cercheranno di riattivare unadimensione di dipendenza dalla lorofigura, imponendo erroneamente unadeguamento passivo ai loro schemifamiliari.

Passato il periodo difficile dell'a-dattamento reciproco, il bambino deveessere messo in grado di riuscire aproseguire verso il processo di auto-nomizzazione dai genitori, deve riusci-re a sviluppare la propria individualità. Ma per far ciò deve sentirsi capace edautonomo e, in questo, deve essereaiutato proprio dai suoi genitori.

Tale processo viene ostacolatoquando i genitori mettono a confrontole capacità del figlio con quelle di altribambini o del bambino idealizzato,invitandolo a migliorare per essere piùapprezzato da loro.

La costruzione dell'immagine del séè ancorata all'opinione che ne hanno igenitori: se questa sarà negativa, ilbambino si considererà non adeguato,incapace, e ciò potrà compromettere ilprocesso di individualizzazione e crea-re maggiore dipendenza nei confrontidei genitori.

Il bambino, a qualunque età giungain Italia, per divenire "figlio" dovràrielaborare il suo attaccamento all'im-magine materna, che in ogni caso hagià vissuto, per poter ricostruire unanuova e più stabile sicurezza affettivaed un proprio rapporto di fiducia con inuovi genitori.

Da un lato le paure di un nuovoabbandono vissute dal bambino, dal-l'altro il timore vissuto dai genitori dicompetere con un passato sconosciu-to e di essere a loro volta abbandona-ti, potrebbero alterare la nuova rela-zione proprio quando la stessa richie-derebbe una particolare attenzione.

Il bambino verrà proiettato dallesue emozioni verso una fase di regres-sione neonatale, a volte attraverso laperdita del controllo sfinteriale, affin-ché - anche con la manipolazione delcorpo materno - possa gradualmente,e senza rinunciare alla propria storiaed al proprio passato, rigenerare lasua rete degli affetti e delle certezze.

È opportuno considerare che ognidonna, durante il periodo della propriagravidanza, del parto e dell'allatta-mento, gestisce la sua corporeità inmaniera diretta e consapevole, così dacodificare con immediatezza e facilitàun linguaggio corporeo, tattile, olfatti-vo con il proprio figlio, sia durante lavita intrauterina che dopo la nascita.

Anche la madre adottiva, pur senzal'esperienza vissuta, deve esseresostenuta affinché il suo corpo, il suoseno, diventino luoghi di esplorazionee di certezze da parte del bambino.

ConclusioneCome si può ben comprendere, la

famiglia adottiva deve essere sostenu-ta affinché la singola esperienza vengaletta né in termini di eccezionalità (isupergenitori), né in termini di proble-maticità (i genitori eroi o vittime).

Tale sostegno, per essere credibileed accettato, non può assumere ladimensione della banalità: non si trat-ta di inventarsi qualcosa di nuovo perdire al proprio figlio che ha una madrebiologica ed una adottiva.

Spero sia emersa la delicatezza e,allo stesso tempo, la concretezza ditale sostegno.

Ecco perché si richiede una grandeprofessionalità ed una conoscenzadiretta del contesto adottivo a coloroche sono chiamati a sostenere la fami-glia adottiva.

È quanto mai opportuno che talesostegno venga offerto dall'associa-zione che ha curato l'adozione, checonosce luoghi e tempi vissuti dallafamiglia adottiva.

Credo che sia determinante cheogni associazione riconosciuta indichicon chiarezza gli psicologi che collabo-rano per sostenere le coppie, i bambi-ni e le future famiglie.

Proprio per la specificità di questosostegno, è auspicabile che tutti que-sti professionisti psicologi possanoessere formati adeguatamente e cheperiodicamente possano essere sotto-posti ad aggiornamento e supervisio-ne, perché no, anche da parte dellaCommissione per le AdozioniInternazionali.

Lo sguardo sereno e felice di unabambina e di un bambino rappresentail traguardo ed il punto di partenza diuna storia infinita: quella che li faràdiventare una donna ed un uomo, auto-ri della propria storia, del proprio pro-getto di vita.

Un ultimo pensiero a tutti i bambi-ni che sono rimasti a Kiev, nell'istitutodove è vissuta per qualche anno miafiglia, in attesa di incontrare la propriafamiglia.

Si ringraziano per la gradita collabo-razione la dottoressa Alessia Magnano

e le dottoresse Giorgia Castorina,Antontella Gisabella e CrescenziaSpampinato dell'A.S.A di Catania.

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Tabella 2:psicologi iscritti all’Ordineper anno

Tabella 5:iscritti all’Ordine per provincia

Tabella 6:iscritti all’Ordine del SSN

su totale degli iscritti

Tabella 7:percentuale psicoterapeuti

percentuale non psicoterapeuti

Tabella 9:distribuzione degli

psicoterapeuti siciliani per sesso

Tabelle e grafici sulla composizione dell’Albo degli Psicologinella Regione Sicilia aggiornato al 31 Dicembre 2002

Tabella 8:distribuzione degli

psicoterapeuti sicilianiTabella 3:iscritti all’Ordineper sesso

spsicologiin icilia

Tabella 1:totale iscritti all’Ordinenegli anni 93/02

Tabella 4:iscritti all’Ordine per fasce d’età

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Nella società odierna come in quelle più antiche l'al-col corona, valorizza e sancisce la maggior partedelle cerimonie sociali, ai luoghi del bere è conferi-

ta una funzione di socializzazione, di rafforzamento deigruppi e dei rituali collettivi.

Birrerie, bar, osterie e circoli ricreativi conservano ilsignificato di posti privilegiati per sviluppare e mantenere lasolidarietà tra gli individui, dove si ritrova una certa atmo-sfera familiare.

Da lungo tempo, però, l'uso di bevande alcoliche vieneconsiderato un fattore di rischio per la salute pubblica. Lemodalità con cui nelle diverse realtà nazionali ci si rapportaalle bevande alcoliche variano in relazione al contesto stori-co, culturale, sociale ed economico delle singole comunità.

Tali differenze evidenti nella realtà europea persistonoanche all'interno delle varie aree geografiche nazionali. InItalia l'abuso delle bevande alcoliche è generalmente sotto-valutato, per ragioni storiche, economiche e culturali. Inrealtà le alcoldipendenze costituiscono un problema nonsoltanto più antico ma più diffuso, e spesso più letale, dellealtre forme di tossicodipendenza, e comunque in altrettan-ta rapida espansione.

Nel presente volume le autrici affrontano questi aspettiin modo chiaro ed esauriente, cercando di indagare gliatteggiamenti e le credenze dei pre-adolescenti di treregioni diverse il Lazio, la Sicilia e il Veneto.

I giovani, infatti, sono considerati un gruppo particolar-mente a rischio per gli effetti acuti che possono sperimen-tare e per l'acquisizione di abitudini che possono avere unforte impatto sulla loro maturazione psicofisica.

Tendenzialmente i ragazzi consumano alcol in modooccasionale nei fine settimana e utilizzano questa sostanzaper produrre un cambiamento dello stato di coscienza, percreare lo "sballo".

Di solito la prima iniziazione all'alcol si ha in famiglia equesto non si configura mai come comportamento perico-loso o trasgressivo.

Poi il gruppo di amici si sostituisce a quello familiare e

con esso si cominciano a sperimentare le bevande e/ osostanze "alternative".

Lo scopo principale della ricerca svolta dalle autrici, èstato quello di indagare su una realtà spesso sottovalutatama che dovrebbe essere maggiormente monitorata perintervenire tempestivamente in quei casi detti "a rischio".

Il progetto è stato indirizzato alla fascia dei ragazzi di13-14 anni di età, frequentanti la 3° media, considerandoquesto momento del processo evolutivo del ragazzo comeil più rappresentativo per intervenire con percorsi di pre-venzione dal rischio di abuso alcolico.

Il mondo giovanile rappresenta un ponte tra il sogno diquello che il ragazzo vorrebbe diventare e la ricerca di unameta raggiungibile.

È necessario incrementare le conoscenze degli inse-gnanti e degli educatori, insegnando strategie più proficueper dialogare in maniera più efficace con i ragazzi, per pas-sare dalla sensibilizzazione all'educazione e dall'apprendi-mento al comportamento, sviluppando atteggiamenti piùresponsabili e maturi.

Nel libro si fa riferimento alle teorie sull'adolescenza, aquelle sui comportamenti devianti e a ricerche precedenti,anche se gli studi in questo campo sono pochi, specie quel-li svolti in Italia, e proprio per questo il lavoro rappresentaun'importante contributo allo sviluppo di nuovi studi edinterventi, nonché un riferimento per chi vuole approfondi-re le proprie conoscenze sul mondo dei giovani e dei lorocomportamenti e atteggiamenti.

Prof. Mauro Ceccanti

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Ad una drammatica ed urgente questione, quellamafiosa, si affianca la continuità del percorso edell'impegno del Prof. G. Lo Verso e di quanti

hanno collaborato con lui alla stesura del testo soprain-dicato.

Uscito da pochi giorni e su problematiche rilevanti ecomplesse inerenti lo psichismo mafioso, il libro è rivoltoad un pubblico vasto e non necessariamente per addettiai lavori; inoltre costituisce il primo contributo di una arti-colata ricerca empirica effettuata tramite l'analisi di peri-zie, deposizioni, e "colloqui clinici" con collaboranti di giu-stizia.

Questo lavoro di ricerca, avviato già da una decina dianni, seguendo un vertice di indagine psicodinamico,specificamente gruppoanalitico, inquadra il fenomenomafia non solo come sistema criminale ma soprattuttocome organizzazione psico-antropo-culturale.

La prima parte del libro è volta alle storie cliniche ealle vicissitudini quotidiane di bambini, adolescenti,donne e quant'altri fanno i conti con la propria "PsicheMafiosa", come recita il titolo; dinamiche psichiche fon-damentaliste e totalizzanti che conferiscono al sistemacriminale Cosa Nostra la sua particolarità e specificità.

Come nel Leviatano di Hobbes ogni membro perde lasua capacità di essere persona per riconoscersi total-mente nell'istituzione Cosa Nostra che informa le volon-tà dei suoi componenti.

Sulla scia delle lacerazioni prodotte nel tessuto fami-liare dal fenomeno del pentitismo, si sono verificati casidi richiesta di aiuto terapeutico da parte di membriappartenenti a famiglie mafiose.

Lo specchio di regole e codici che garantiva il sensodi identità psichica e il contenitore emotivo si è frantu-mato, causando la rottura degli equilibri psichici e rela-zionali. L'individuo non sa più a cosa legare l'identità sog-gettiva.

La seconda parte del libro risulta essere la più inno-vativa, in quanto vengono riportate diverse interviste cli-niche effettuate con ex uomini d'onore diventati collabo-ratori di giustizia.

Queste interviste, diversamente dalle deposizioni giu-diziarie, rappresentano l'occasione per poter entrare perla prima volta nell'universo di chi ha vissuto da mafioso,si possono finalmente dare risposte a tutte quelledomande rimaste irrisolte.

Si riesce a comprendere chiaramente il ruolo svolto

dalla famiglia d'origine e dall'ambiente sociale nella for-mazione dell'identità del futuro uomo d'onore, e la suamancanza di processi di identificazione alternativi a quel-li proposti dalla "famiglia".

Diventano inoltre evidenti le dinamiche più intime, irapporti con i figli, le relazioni coniugali, la vita affettivae il ruolo della sessualità.

Per la prima volta si parla di omicidi e crimini vari inseno a Cosa Nostra in un setting diverso da quello chepuò essere un tribunale; si parla di omicidio come sensodel dovere, senza provare sensi di colpa, anzi in alcunicasi riuscendo a conciliare la condotta di uomo d'onorecon i valori religiosi.

Ciò che colpisce maggiormente è l'evoluzione dei loroatteggiamenti nei confronti di argomenti come l'omoses-sualità, l'adulterio, il divorzio e l'educazione dei figli poi-ché fa intravede l'abbandono del mondo monolitico pro-posto dalla cultura mafiosa e la ricerca di una pluralità dimondi possibili.

In questa condizione di "border people", tra l'onnipo-tenza passata e l'incertezza futura, il pentito manifestapaure, disturbi d'ansia, vissuti depressivi e persecutorianche se in misure diverse rispetto a chi apparteneva atutti gli effetti a Cosa Nostra e chi invece ruotava nel-l'orbita di Cosa Nostra per motivi economici.

Confermando l'aspetto interdisciplinare di tutto illavoro, la terza parte del libro contiene i commenti di unavvocato e di un magistrato, noti per la profonda cono-scenza del fenomeno "mafia".

Il libro, tenendo in considerazione l'interesse che sem-pre hanno suscitato i temi oggetto della ricerca, vuoleoffrirsi a chiunque volesse soddisfare una propria curio-sità sulla vita degli uomini d'onore attraverso materiale diprima mano.

Francesco Floccae Serena Giunta

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recensionia cura di Roberto Pagano - Consigliere

Bastiani Pergamo Antonia,Drogo Giuseppina M. Letizia “I GIOVANI E L’ALCOL”

Armando Editore, Roma.

A cura diGirolamo Lo Verso

e Gianluca Lo CocoLA PSICHE MAFIOSA

Storie di casi clinici ecollaboratori di giustizia

Ed. Franco Angeli

recensioni

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2467 Alesi Dario TP2468 Alquino Giulia f.R.2469 Arena Debora f.R.2470 Calà Calogera ME2471 Chiavetta Vincenzo PA2472 Chisena Angela Lucia PA2473 Ciccarello Maria Elena PA2474 Criscione Giuseppa PA2475 De Lucia Michele PA2476 Di Bella Carmela CT2477 Falletta Maria Tiziana Vittoria CL2478 Garofalo Giuseppina CT2479 Grasso Stefania CT2480 Lo Menzo Maria ME2481 Mansueto Maria PA2482 Monaco Monica PA2483 Mondello Angelica EN2484 Oliva Antonio PA2485 Papalia Roberta CT2486 Pappalardo Maria PA2487 Pupella Maria PA2488 Raffaele Addamo Maria Alessandra ME2489 Ribaudo Gianluca PA2490 Sciré Daniela PA2491 Scuderi Antonella TP2492 Stefano Claudia PA2493 Taschetti Mersia PA2494 Urso Liliana CT2495 Villa Maria Rita AG2496 Volpe Loredana AG2497 Vulpitta Alice TP2498 Corso Michele Luciano Mario AG2499 Arezzo Di Trifiletti Elvira CT2500 Fiore Valentina PA2501 Di Betta Alba PA2502 Tropea Leonarda CT2503 Sgroi Angela Rita CT2504 Alfano Burruano Concetta AG2505 Cardinale Giuliana PA2506 Carrubba Giuseppina AG2507 Coppola Giacomo TP2508 Di Blasi Filomena PA2509 Federico Salvatore CT2510 Gulino Elisa CT

2511 Iozza Alessandra Maria Carmela CL2512 Lupo Ilaria PA2513 Mannone Amelia PA2514 Mirabile Patrizia ME2515 Monti Salvatore PA2516 Petralia Rosanna TP2517 Scalici Maria Concetta PA2518 Giuliano Alessia SR2519 Passarello Adriana SR2520 Accomando Ignazio PA2521 Arceri Daniela TP2522 Ascolillo Arianna PA2523 Barrale Giovanni PA2524 Bonetti Gioacchino PA2525 Bosco Carmela CT2526 Bosco Gloria PA2527 Cacciabaudo Letizia TP2528 Calderone Fabiana PA2529 Cumbo Silvia AG2530 De Vita Maria Anna TP2531 Di Fede Anna Lucia PA2532 Errante Manuela PA2533 Gambino Rosaria PA2534 Giganti Giovanna AG2535 La Gattuta Elisabetta PA2536 Maganuco Giusi Rita PA2537 Massaro Marina PA2538 Micciché Laura PA2539 Ruggeri Manuela CT2540 Sanfelice Tiziana PA2541 Scozzari Domenica PA2542 Tomasello Flavia PA2543 Tomasello Giuseppina Maria Rita PA2544 Vinci Fabrizia CL2545 Vitale Caterina PA2546 Vitale Giosella PA2547 Beninati Viviana PA2548 Bonelli Rossana AG2549 Bonomo Rossella PA2550 Cammarata Marcella TP2551 Castelli Antonella PA2552 Como Maria Rosaria PA2553 Gattuso Monia PA2554 La Placa Francesca PA

n° Scheda Cognome e Nome Prov.

Cari Colleghi,

Sabato 26 Aprile , in un'ospedale di Genova, è morta lanostra collega ed amica Elisa Paglialonga. Accanto a leierano, soli, la madre ed il marito. L'impotenza ed il ramma-rico per l'impossibilità di esserle potuto stare vicino fisica-mente, sono solo alcuni dei sentimenti che anch'io (oltre aquanti hanno saputo delle sue vicissitudini) ho vissuto nelpensare ai suoi ultimi ed incomprensibilmente lunghi mesidi sofferenze, tesi nel tentativo di superare una malattia.

Adesso devo solamente limitarmi ad un rito che possadarle giustizia nell'essere ricordata e compresa, anche daquanti non la conobbero, ma condivisero con lei una pro-fessione nella quale Elisa aveva espresso il massimo dellesue energie, fisiche ed intellettuali. Fin dagli studi pressol'Università di Roma, dove si laureò, nei quattro aa. aa. pre-visti, nell' '88/'89 con il massimo dei voti, ma con apparentefacilità (invidiavo la sua capacità di lettura veloce edapprendimento!). Ed, in seguito, nella specializzazione inPsicoterapia familiare, dove non esitò mai nel conseguire irisultati programmati, con costanza e limpida onestà intel-lettuale, al limite con una 'cocciutaggine' che solo affettuo-samente potevo rimproverarle. Per circa dieci anni ha lavo-rato nell'Az.USL 3 di Catania senza lesinare impegno nel-l'aggiornarsi e nell' accogliere l'Utenza, con una preoccupa-zione per la professionalità che la vedeva, negli ultimitempi, seriamente dispiaciuta quando doveva assentarsi,sempre più spesso, dagli appuntamenti a causa dell'incal-zante malattia. Avendola conosciuta anche nella vita socia-le e privata, sino a volerla testimone del mio matrimonio, hopotuto apprezzarla, nel tempo, anche negli aspetti del suocarattere più 'rigidi': attraverso una costante e spontaneaintrospezione, Elisa aveva conquistato quella maturazionee quella consapevolezza, nei suoi 36 anni, che la facevanoamare come sincera e preziosa Amica.

E tutt'ora, mi rode quella sconosciuta regola che le haimposto una sofferenza immeritata. Questo mio pensiero sof-ferto è l'ultimo atto dovuto nei confronti di un'Amica che nonsi è tirata indietro di fronte alle difficoltà che la vita le hadestinato, dedicandosi anche alla sofferenza altrui. Elisa nonl'ha data vinta facilmente neanche ad una malattia che l'haconsumata, ma non le ha mai estirpato un momento di abban-dono o di disperazione che non sia stato riassorbito nel suoequilibrio iniziale e proiettato in un futuro migliore. Una malat-tia e un tentativo di guarigione, sfociato nella sofferenza,.....un dono, per me, un esempio di dignità personale e pro-fessionale, oltrechè di attaccamento alla vita, verso cui ten-dere, ma mai poter eguagliare. Tuttavia voglio ricordarla comein una bella giornata trascorsa al mare, alcuni anni fa, traamici, nella spiaggia di Fiumefreddo: avevamo portato gliaquiloni......una novità per bimbi grandi......e lei correva, senzaguardare davanti a sè, ma rivolta verso quella speranza cheper lei era certezza. La vedo ancora.....correre e sorridere!!!

Elisa avrebbe salutato i suoi Colleghi.Io ringrazio l'Ordine degli Psicologi e tutti i Colleghi che finoad oggi hanno trovato un'occasione per ricordarla, un attimo.

Daniele Pinetti

In ricordo di un’amica

Forse l'idea di una trasformazione verso una dimensio-ne differente semplicemente più alta di noi e del nostroumano punto di osservazione potrebbe sanarci tutti dallostrappo, dal dolore per la perdita di una persona cara.Forse l'idea che tutto quello che resta di chi se ne è anda-to per sempre, i suoi oggetti e soprattutto i non-oggetticondivisi, sentimenti, esperienze, progetti, continui adesprimere un "po' di vita non ancora spenta", potrebbe farcisentire meno soli. Forse.

Tante idee si potrebbero cercare, e alla fine trovare, perprovare a sopportare dignitosamente la mancanza e lanostalgia di qualcuno che non si vedrà più; ma davvero nonsappiamo se in questo caso le idee, anche quelle più asse-state e rassicuranti, basteranno.

Elisa era una bella persona. E temiamo che a descrive-re il modo in cui lei era, qualcuno, soprattutto fra coloro chenon la conoscevano, potrebbe pensare ad un eccesso diluce, ad un eccesso di buone qualità, ad una mancanza dichiaroscuri.

La particolarità di Elisa risiedeva nel suo saper sorride-re senza risparmiarsi, nella caparbia volontà di andareavanti nonostante le avversità che sono state tante. Ilsenso dell'umorismo e la creatività hanno contrassegnato ilsuo rapporto con il mondo, anche quando c'era poco dascherzare e poco da inventare; ma a lei piaceva rompere glischemi, compresi quelli del dolore e della sofferenza, soste-nendo il passo della vita ordinaria con la passione e l'inte-resse per la scoperta di nuovi ambiti, per lei, quasi sempre,sfide ben riuscite verso ulteriori conoscenze, Amava l'artedel narrare e rispettava i libri come in una specie di 'sacra-lità' apprezzandone finanche l'odore di stampa, i colori dellacopertina, le impressioni tattili.

Amava moltissimo il suo lavoro di psicologa avviato neiprimi anni novanta dapprima presso istituti privati, poi pres-so il consultorio familiare di Misterbianco ASL3 Catania:psicoterapeuta della famiglia, non si è accontentata di uti-lizzare le competenza già acquisite, le piaceva spessoaggiungere, integrare, modificare se necessario, dimo-strando quella sana quanto rara capacità di messa in dis-cussione essenziale per mantenere vitale l'esercizio di unaprofessione.

E adesso ci rendiamo conto di quanto queste pocheparole in ricordo di Elisa, piuttosto che rappresentare lamemoria di una collega scomparsa, risuonino inevitabil-mente come la trascrizione letterale di un sentimento d'a-micizia che, attraverso la vicenda di una storia personalecondivisa, rimane unicamente grande e grato.

Elisa Teramo

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Ricordo Elisa Paglialongain di a aggiornamento lbo

Nuovi iscritti all’Albodal 28 Novembre 2002 al 26 Giugno 2003

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2555 La Spina Concetto CT2556 Leggio Laura RG2557 Lombardo Alba PA2558 Longo Simonetta ME2559 Messina Daniela TP2560 Mistretta Stefania TP2561 Noto Crocifissa Anna Maria CL2562 Renda Domenica PA2563 Rizzo Silvia PA2564 Russo Daniela PA2565 Spallino Monica PA2566 Spampinato Katia SR2567 Spasaro Sebastiano ME2568 Vinciguerra Maria PA2569 Volpe Angela CT2570 Adorno Ivana PA2571 Baglieri Tiziana RG2572 Baldacchino Jlenia SR2573 Bellomo Paola PA2574 Bernardi Fabio PA2575 Bonura Giuseppina PA2576 Calvo Silvia RG2577 Cassaniti Marinella CT2578 Coniglio Dora AG2579 Conoscenti Daniela ME2580 Cottone Patrizia Valeria RG2581 Cutaia Licia AG2582 De Santi Giuseppa TP2583 Di Francesco Giacomina f.R.2584 Difalco Roberto RG2585 Fiscella Melinda PA2586 Fisco Lidia PA2587 Giaimi Laura EN2588 Gramagnolo Alba PA2589 Incalcaterra Salvatore TP2590 Incontrera Maria Concetta PA2591 Ingrandi Lucia PA2592 Ingrao Maria CL2593 La Barbera Chiara PA2594 Nicolosi Rossana AG2595 Noto Antonietta ME2596 Pace Pierangela CL2597 Petralito Giuseppina SR2598 Piazza Maria PA2599 Pitarresi Liliana PA2600 Russo Domenico PA2601 Salvo Caterina TP2602 Sciacca Antonino TP2603 Telaretti Enrico PA2604 Tomasi Loredana RG2605 Villanti Veruschka TP2606 Mammana Eugenia PA2607 Bilardo Vissia EN2608 Bottino Rosalba CT

2609 Bracco Massimiliano PA2610 Caito Cinzia TP2611 Fagone Teresa Domenica PA2612 Fiorello Angela CT2613 Frenda Adriana AG2614 Gaglio Riccardo PA2615 Lo Magno Annalisa Maria Grazia CL2616 Mammana Laura Angela PA2617 Mirabella Alessandra PA2618 Montalto Domenica Cinzia TP2619 Passari Smeralda ME2620 Porcino Francesca ME2621 Sardi Anna ME2622 Tasca Annunziata ME2623 Vacca Rita AG2624 Angileri Giovanna Daniela TP2625 Armato Gaspare PA2626 Ciccarello Laura ME2627 Colicchia Maria Debora ME2628 Grifò Rosa Salvatrice CT2629 Liotta Laura SR2630 Musumeci Antonella Rosa CT2631 Ognibene Elvira SR2632 Piazzese Clelia PA2633 Raciti Alberto Antonio Maria CT2634 Vitale Arianna Geralda CL

Iscritti all’Albo al 26/06/03.........N. 2508

aggiornamento albo

Abbiamo avuto notizie della scomparsa deicolleghi:LASZLO CSONKAELISA PAGLIALONGAMARIA TERESA PIGNERILa Comunità degli Psicologi, nel ricordare illoro impegno professionale si associa aldolore dei familiari.

È immaturamente scomparso il nostro collegaTOMMASO VIGLIONE,Presidente dell’Ordine della Basilicata, sti-mato ed apprezzato per il Suo equilibrio, laSua profonda saggezza, la Sua indubbiacompetenza.Lascia un grande vuoto nella Comunitàdegli Psicologi Italiani.

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