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Quinto numero dell'Ora di Giurisprudenza, il periodico di facoltà prodotto da Ricomincio dagli Studenti
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L’Ora di Giurisprudenza’’ ’’’ ’ ’’
’Roma TreNumero 4 Anno IV
Aprile 2014 facebook.com/ora.giurisprudenza
Le 234 ragazze rapite della Nigeria
sono abbastanza per attirare la nostra attenzione?
Università:Verso la riforma del
sistema di tassazionepag. 2
Ultras:Tifo: malattia
dell’anti-culturapag. 10
Sentenze:Il caso
Dell’Utripag. 12
2
UNIVERSITA’
Tasse: le rappresentanze studentesche studiano le modifiche al sistema contributivo di ateneoDI EUGENIO FIDELBO
Il dibattito politico universitario si cata-
lizza intorno alla questione delle modi-
fiche al sistema contributivo di ateneo.
Lo scorso 5 maggio, presso la facoltà
di giurisprudenza, è stata organizzata
un’assemblea aperta a tutti gli studenti.
Tra i sindacati universitari, vi hanno par-
tecipato Studenti alla Terza (S3), che ha
indetto l’incontro, Ricomincio dagli Stu-
denti (RdS), Link Roma Tre e Fronte della
Gioventù Comunista (FGC). L’obiettivo?
Raggiungere un’intesa condivisa almeno
dalle forze politiche di sinistra da presen-
tare in Consiglio di Amministrazione, or-
gano deputato all’approvazione del rego-
lamento sulla contribuzione universitaria.
Registrata anche la presenza di Progetto
Roma Tre, la cui posizione parrebbe esse-
re – il condizionale è d’obbligo, dato l’er-
metismo dei suoi rappresentanti – quella
3di mantenere lo status quo con qualche
correttivo che favorisca la redistribuzione,
ma senza toccare i redditi più alti.
Passando alle altre proposte, nelle quali
riscontriamo per lo meno più consapevo-
lezza, un punto appare assodato: tutte le
componenti di sinistra riconoscono la ne-
cessità di abbassare il prelievo per i reddi-
ti medi e bassi, attraverso la modifica del
sistema contributivo in senso progressivo
(ad oggi, i contributi universitari sono mo-
dulati con un sistema semi-proporziona-
le) e mediante l’inquadramento in fascia
dei redditi superiori ai 71mila euro, soglia
cui attualmente corrisponde la fascia red-
dituale più alta. Trova consenso generale
anche la proposta di S3 volta ad aumenta-
re dal 5% al 20% i controlli a campione
sulle dichiarazioni ISEEU degli studenti, a
cui il documento stilato da RdS vorrebbe
affiancare un controllo obbligatorio sul
totale dei beneficiari di borse di collabo-
razione o altre misure analoghe. Lo stesso
documento di RdS propone, inoltre, sgravi
fiscali per gli studenti che abbiano mem-
bri del proprio nucleo familiare già iscritti
a Roma Tre; in sintonia con Link, vi si pre-
vede anche la possibilità di modifica della
dichiarazione ISEEU durante l’anno in cor-
so, in caso di consistenti variazioni nella
situazione economica, e un’ulteriore ra-
teizzazione degli oneri contributivi. Link,
da parte sua, propone l’innalzamento del-
la prima fascia dagli attuali 13mila euro
circa a 17.838,32 euro, corrispondente
alla soglia massima ISEE per la richiesta
della borsa LazioDisu. Contestualmente,
chiede la creazione, per i redditi inferiori
a tale soglia, di una “no tax area”, in modo
che gli studenti rientranti in tale fascia
siano tenuti a versare solo gli importi fis-
si (imposta fissa di bollo, tassa regionale,
tassa minima di iscrizione). Si tratta di una
misura che potrebbe realizzare ancora più
compiutamente i principi di progressività,
equità e solidarietà alla base del sistema
contributivo, ma che va analizzata anche
sotto il profilo del coordinamento con la
normativa sulle borse per il diritto allo
studio.
Tuttavia il punto più controverso, sul qua-
le si consumerà il confronto più serrato,
sembra riguardare la proposta targata S3
per l’introduzione di sgravi fiscali in sen-
so “meritocratico”: gli studenti “meritevo-
li” potranno beneficiare di bonus o minori
oneri contributivi, che comunque dovreb-
bero avere un qualche collegamento con
il reddito. In realtà, una previsione simile
è già contenuta nel vigente Regolamento
Tasse e Contributi Studenti attraverso gli
“esoneri per merito” in favore dei laure-
ati non fuori corso con valore ISEEU pari
o inferiore agli 80mila euro che abbiano
conseguito un voto di laurea pari o su-
periore alla media dei voti di laurea del
Dipartimento di appartenenza nell’anno
precedente. CONTINUA A PAG. 4
4RdS e Link fanno
fronte comune e si dicono nettamente
contrari all’ipotesi di un’ulteriore misura
pro-merito, ritenendo che la funzione de-
gli sgravi debba servire a garantire eguali
condizioni di partenza, in mancanza del-
le quali è impensabile parlare di merito.
Del resto il merito è già premiato, oltre
che con gli “esoneri”, anche con borse per
programmi di studio all’estero la cui par-
tecipazione, peraltro, risulta in molti casi
proibitiva per gli studenti meno abbienti.
Infine, un piccolo retroscena: sembrereb-
be che i dati e i numeri relativi al sistema
di contribuzione non siano stati ancora
resi noti dai rappresentanti in CdA. Il che
spiegherebbe la genericità delle bozze di
proposta.
A parte questi ultimi aspetti, pare esser-
ci una sostanziale unione di intenti e di
vedute tra le rappresentanze di sinistra.
Certo, bisognerà verificare come questi
intenti saranno realizzati e se i compro-
messi raggiunti reggeranno alla prova dei
- importo totale delle tasse universitarie:
pari alla somma di imposta fissa di bollo (16
euro), tassa regionale (fissata dalla Regione
a 140 euro), tassa minima di iscrizione
(fissata dal MIUR a 195, 46 euro) e contributi
universitari, che sono l’unico elemento che
varia con il reddito;
- il sistema contributivo è fortemente orien-
tato alla proporzionalità: l’aumento dei
contributi da una fascia a quella successiva è
fisso (20 euro);
- fasce reddituali: i redditi sono suddivisi in
60 fasce, delle quali la più bassa copre i redditi
inferiori a 13.769,99 euro, mentre quella più
alta i redditi superiori a 71.770 euro;
- esoneri per merito: i laureati non fuori
corso con votazione pari o superiore alla
media dei voti di laurea del Dipartimento
di appartenenza nell’anno precedente e
con valore ISEEU pari o inferiore agli 80mila
euro, ottengono il rimborso di tasse e con-
tributi relativi all’ultimo anno di corso o, se
iscritti ad un corso di laurea triennale, hanno
diritto all’esonero totale da tasse e contributi
per il primo anno di iscrizione a un corso di
laurea magistrale attivato presso Roma Tre
se l’immatricolazione è effettuata nell’anno
accademico immediatamente successivo a
quello della laurea;
- controlli: i controlli sulle dichiarazione ISEEU
sono effettuati sulla base di un campione pari
al 5% delle dichiarazioni;
- soglia del 20%: i contributi universitari di
cui beneficia l’Ateneo non devono sforare la
soglia del 20% rispetto a quanto l’Università
riceve dal Fondo di Finanziamento Ordinario
(FFO)
Sistema contributivo: cosa prevede?
SEGUE DA PAG. 3
6UNIVERSITA’
I guard-rail killerDI EVA IMAN SERRA
Li chiamano “guard-rail killer”, vere e proprie
lamiere che possono uccidere in caso d’inci-
dente e non svolgere la loro funzione di con-
tenimento, oppure fungere da trampolino di
lancio per il veicolo che vi impatta. Queste bar-
riere stradali risultano trascurate e spesse vol-
te non omologate secondo la norma europea
UNI EN 1313, recepita in Italia con il decreto
ministeriale 21/06/2004. Con la recezione di
tale norma si sarebbe dovuta importare anche
in Italia la prassi europea di omologare solo i
guard-rail che abbiano superato i crash-test sul
contenimento dei veicoli nonché la limitazio-
ne dei danni alle persone. Il regime transitorio
di messa a norma o sostituzione dei guard-rail
presenti sul nostro territorio sarebbe dovuto
durare pochi mesi e invece le cose non sono
andate come previsto, l’omologazione non
è stata portata a termine tant’è che lo stesso
Ministero non risulta in grado di garantire che
non siano state installate barriere prive di
omologazione o addirittura bocciate ai crash-
test. Il Decreto ministeriale 223/92, il principa-
le in materia, è stato aggirato, la marcatura CE
infatti viene spesso rilasciata senza le dovute
garanzie e soprattutto senza la verifica, tramite
crash test, della “stabilità e resistenza mecca-
nica” della barriera. Moltissime ad oggi le vit-
time di queste barriere fatali che dovrebbero
proteggere, contenendo i veicoli all’interno
della carreggiata e invece nascondono tante
insidie che si sommano alla negligenza degli
enti gestori che non assicurano la dovuta ma-
nutenzione. Tutti ricorderanno la tragedia del
bus dell’Irpinia che nel luglio scorso precipitò
dal viadotto Acqualonga dell’autostrada A16. Il
guard-rail presente su quel tratto stradale non
era a norma, era infatti rimasto uguale a quello
che c’era nel 1990 senza aver subito il corret-
to adeguamento ai nuovi standard europei. Ad
oggi l’inchiesta è ancora in corso. Un altro caso
che mi sento di citare ,purtroppo, mi riguarda
da vicino ed è anche il motivo per cui ho deciso
di affrontare questo argomento: mio cugino, di
soli 23 anni, due mesi fa è rimasto vittima di un
incidente stradale nel Messinese dalla cui ri-
costruzione è emerso che un ruolo fondamen-
tale nella tragedia lo avrebbe avuto proprio il
guard-rail, che alto appena 40 cm e assoluta-
mente non adeguato alla pericolosità di quel
tratto stradale, non è stato in grado di contene-
re l’urto dell’auto su cui viaggiava, anzi ha agito
da trampolino di lancio verso una scarpata di
7centinaia di metri. Ancora, il 5/3/2013 a Brio-
sco, in provincia di Milano, una donna, durante
un incidente stradale, si è ritrovata entrambe
le gambe recise proprio dal guard-rail che era
entrato nell’abitacolo dell’auto. La barriera era
a norma perciò l’ente gestore ANAS ha potuto
dichiarare facilmente la propria non responsa-
bilità all’accaduto; resta il fatto che, poco dopo,
l’ANAS ha provveduto a sostituire la barriera
con un’altra di diverso modello( barriera ri-
curva). L’ente non ha potuto evitare di fare un
passo indietro, passo che forse avrebbe dovuto
fare in precedenza verificando la pericolosità
dei montanti della barriera in caso d’urto. Per
quanto riguarda le menomazioni da guard-rail
killer , queste riguardano soprattutto i motoci-
clisti. Il censimento dei motociclisti vittime del-
la strada ha infatti evidenziato che nel 25% dei
casi gli incidenti avvengono proprio per colpa
dell’inadeguatezza del sistema stradale. Dopo
la bocciatura nel 2011 della proposta di una
norma d’omologazione europea delle barriere
stradali che tenesse in considerazione anche le
esigenze dei motociclisti, torna a farsi sentire
il M5S che chiede al governo di affrontare il
problema dei guard-rail che non tutelano la si-
curezza dei motociclisti. Sperando che si giunga
ad una soluzione tecnica, ricordiamo il dram-
matico caso del motociclista 37enne che nel
luglio scorso scivolando improvvisamente in
un tratto autostradale dell’alta Val Susa è stato
decapitato dal guard-rail che non gli ha lasciato
via di scampo. Numerosissimi sono i casi di me-
nomazione di arti superiori e inferiori, causati
da questi guard-rail assassini a danno dei mo-
tociclisti; gli esempi sono cosi’ tanti, un numero
impressionante solo nel 2013, che non avreb-
be senso citarne uno in particolare. Il danno da
insidia stradale, purtroppo, è ormai entrato nel
linguaggio comune. Rilevante a proposito è la
Sentenza 6537/2011 della 3^ Sezione Civile
della Corte di Cassazione con la quale fu accolto
il ricorso dei familiari di un automobilista rima-
sto ucciso trapassato dal guard-rail. La Sentenza
afferma la responsabilità dell’ ANAS in caso di
guard-rail pericoloso e l’obbligo dell’ente di
risarcire chi resta ucciso in un incidente stra-
dale. La c.d “responsabilità da cosa in custodia”
,infatti, pone in capo al soggetto(ente proprie-
tario della strada) un potere di sorveglianza, di
modifica dello stato della “cosa” e il potere di
escludere che altri vi apportino modifiche. La
funzione del guard-rail -hanno infine precisato i
giudici della Corte- è ontologicamente quella di
evitare che qualsiasi condotta di guida non re-
golare possa portare l’autovettura a pericolose
uscite fuori dalla sede stradale. Rispetto a tale
funzione non può essere considerata condotta
abnorme quella del conducente che impatta
violentemente contro il guard-rail qual è fun-
zionalmente posto ad attutire la conseguenza
degli impatti violenti” . Per concludere, con
riguardo alla sicurezza stradale, emerge sicu-
ramente una problematica che chiede di esse-
re risolta o per lo meno affrontata con i giusti
presupposti tecnici e giuridici per evitare che
a scontare l’incuranza dilagante in materia sia
ancora la pelle dei guidatori.
8
MONDO
Le 234 ragazze rapite in NigeriaSono abbastanza per attirare la nostra attenzione?
DI ARIANNA DI MAULO
14 Aprile, Nigeria. Le studentesse della boarding
school di Chibok, piccola città di contadini dello stato
di Borno, si trovano in collegio per prepararsi agli
esami finali. Nel pieno della notte fanno irruzione,
all’interno del dormitorio, degli uomini. Si spacciano
per militari, dicono di essere lì per proteggere le
ragazze. Appena aprono il fuoco al grido di “Allah
Akbar” (Dio è grande), però, diventa chiaro quali
siano le loro reali intenzioni. I miliziani riescono
a rapire gran parte delle studentesse facendole
salire su camion e motociclette ed a sparire nel
nulla. Seguono giorni di grande confusione, sia sul
numero effettivo delle studentesse sequestrate, sia
sull’identità del mandante di questa scellerata azione.
Il primo interrogativo è presto risolto; ci vuole poco
a fare i conti, ed il risultato è tremendo: sarebbero
oltre duecento le ragazze mancanti all’appello, tutte
tra i 16 e i 18 anni. Qualche giorno dopo, un video
fornisce risposta anche al secondo interrogativo:
il sequestro è rivendicato dal gruppo estremista
islamico Boko Haram. In occidente questa cellula
terroristica è conosciuta ben poco, ma in Nigeria
il suo infausto nome (che significa “l’educazione
occidentale è proibita”) è tristemente noto: solo
nel 2014 sarebbero state spente 1500 vite a causa
di Boko Haram, il cui obiettivo è creare uno Stato
islamico nella Nigeria settentrionale.
Nel video compare il leader della cellula terroristica
Abubakar Shekauha che, nel suo discorso delirante,
9afferma di aver ridotto in schiavitù le ragazze e
di volerle vendere come spose per una cifra che,
secondo i locali, si aggirerebbe intorno ai 12 dollari
ciascuna.
Le colpe delle ragazze sarebbero tre: essere di
religione cristiana, essere donne, e voler ricevere
un’istruzione.
L’occidente assiste attonito all’episodio.
La prima reazione che si ha davanti ad una notizia
così è il rifiuto: non è possibile che nel ventunesimo
secolo, dopo migliaia di anni e miliardi di uomini
e donne morti per rivendicare determinati diritti,
possano ancora esistere luoghi nel mondo in cui
miliziani armati riescano a rapire delle bambine per
convertirle all’Islam e venderle per meno di nove euro
ciascuna. Non è vero, non può essere vero. La seconda
reazione è il senso di orrore: quasi 250 adolescenti in
mano a quei mostri: cosa ne faranno, cosa ne avranno
già fatto? La terza reazione è la rabbia, accompagnata
dalla volontà di fare qualcosa, nonostante la
sensazione di poter fare ben poco.
Sulla rete parte una campagna di solidarietà
all’insegna dell’ashtag “#bringbackourgirls”.
Dalle madri delle ragazze,scese in piazza, a Michelle
Obama; dagli attori di Hollywood al Papa, tutti si
stringono e pregano e protestano affinchè il governo
nigeriano faccia il possibile per riportare a casa “le
nostre ragazze”.
Le autorità locali, infatti, sembrano essere quasi inermi
e tra loro serpeggia la diffidenza verso un occidente
così attento al caso in questione. Pochi giorni fa la
diffusione di un nuovo video ha creato, se possibile,
ancora più scompiglio. Vi compaiono le ragazze, tutte
convertite alla religione islamica, con il velo ed il
terrore negli occhi. I fondamentalisti propongono uno
scambio, le studentesse in cambio dei loro prigionieri,
ma il governo chiude la porte ad ogni trattativa.
Mantenere una pressione mediatica, e non solo,
sul caso nigeriano è, perciò, fondamentale. E’
fondamentale per far si che le ragazze vengano
liberate, che possano condurre una vita degna di
questo nome, che possano tornare a studiare. È
fondamentale perché ciò che è successo a Chibok è un
caso eclatante, questo si, ma purtroppo non è l’unico.
Perché sono migliaia le donne in tutto il mondo cui è
precluso studiare, e sono altrettante quelle che ogni
anno vengono uccise anche solo per aver cercato
di credere nei propri sogni ed aver sperato in una
conclusione diversa, laddove la loro vita sembrava
già scritta. Perché un occidente che si batte per la
presenza delle donne ai più alti vertici della politica,
che si esalta per la conquista di nuovi diritti da parte
dei suoi cittadini, ma si dimentica in fretta degli angoli
del mondo in cui tutto questo sembra lontano ed
irraggiungibile, non è un buon occidente.
Responsabile:
Giulia Romano
Contatti
348.0985291
yieldroma3.blogspot.com
facebook.com/ora.giurisprudenza
L’Ora di Giurisprudenza’’ ’
’’ ’ ’’
’Roma Tre
10
ATTUALITA’
Tifo: malattia dell’anti-culturaDI CHIARA ARRUZZOLI
“Che bello papà, grazie che mi hai portato allo stadio!”
“Sei contento, Francesco?”
“Si, tanto! Speriamo di vincere!” segue un forza Napoli,
o un forza Fiorentina inneggiato a gran voce dal
giovane tifoso.
I due si avviano ad uno dei tanti ingressi dell’Olimpico
di Roma - ma potrebbe essere stato qualsiasi altro
stadio italiano - fanno vedere i biglietti agli addetti
ai controlli, quindi sfilano rapidamente, ornati dei
vessilli della loro squadra del cuore, verso i posti
migliori che riescono a trovare, tra i seggiolini del
settore in questione. Nel giro di pochi minuti gli
spalti iniziano a riempirsi, lo stadio gremito di sciarpe,
striscioni e cori ascolta, respira il crescendo di decibel
bicolori. Ma ecco un boato irrompere nel copione di
rito della finale. Le tifoserie cominciano ad agitarsi,
i cori da inneggianti divengono fischi, grida senza
un fine altro. Il fragore non è più sostenibile per il
piccolo Francesco e suo papà che, preoccupato, cerca
invano di capire cosa stia succedendo, il perché di
tanta agitazione. Intercetta, con lo sguardo, uno
steward intento a dirigersi verso le file più in basso
e con un cenno del capo gli chiede perché, “C’è stata
una sparatoria fuori lo stadio”.
Il gelo nel sangue del papà di Francesco, gli squilli
dei telefonini. “Hanno ammazzato un napoletano”,
“No, non è morto, ma sta malissimo”, “Chiamami se
dicono qualcosa in tv, qui non si capisce niente”.
Non si capisce niente.
In quegli stessi momenti Ciro Esposito, tifoso azzurro
accorso a Roma per sostenere i suoi beniamini nella
partita che più conta, si trova in un pronto soccorso
della Capitale, a dare seguito a quella corsa contro il
tempo che è il filo sospeso a mezz’aria tra la vita e
11la morte.
Le squadre non possono svolgere il riscaldamento, il
clima è sin troppo irreale per pensare di scendere
sul terreno verde. Cosa fare dunque? Un messaggio
dello speaker potrebbe essere la soluzione giusta?
O dei Presidenti delle due squadre? O delle forze
dell’ordine? Nemmeno a pensarlo, figuriamoci.
Come sarebbe possibile immaginare che un
individuo della caratura morale di Gennaro De
Tommaso - “Genny ‘a carogna” – accorso allo stadio
con una maglietta dal messaggio tanto vile quanto
violento, possa tradire il suo ruolo di boss della
curva, per dar retta ad una dichiarazione delle forze
dell’ordine? È già, la polizia, i carabinieri, nemico
storico...
Mandiamo i giocatori, il capitano, Hamsik. Marek,
tocca a te. Chiedi al signor Carogna se sia possibile
giocare la partita visto che i 3 feriti sono vivi,
malandati - uno in particolare - ma vivi, e colpiti per
questioni non connesse allo svolgimento della gara.
Non prendermi in giro Marechia’, se dici sciocchezze
ti veniamo a cercare! Ok, ok, si può giocare.
La vergogna del calcio italiano è andata in onda quel
sabato 3 maggio. Non mi si fraintenda, il paradosso
non sta nel fatto che ci sia stato un incontro tra i
buoni e i cattivi a bordo campo, o meglio, tra cancello
e campo - perché mi sembra chiaro che per quanto
concerne i fatti di cui fuori, rientranti a pieno titolo
nell’ambito di competenza della giustizia penale, il
riferimento sarebbe a circostanze scevre da ogni
valutazione in termini di “mere” considerazioni sul
tifo (parliamo di un tentato omicidio!); ciò che qui
interessa analizzare è che si sia dovuti arrivare ad una
situazione simile. Una volta era l’arbitro a dare il via
all’incontro, in caso di problemi di ordine pubblico
era il delegato della Federazione, assieme al Prefetto,
ai Presidenti delle due squadre, oggi no, oggi serve
il placet di De Tommaso. Non è la debolezza di
uno Stato che scende a trattare con i violenti, è
l’immobilismo di una cultura sportiva che antepone
al tifo, l’anti-tifo. La coscienza dei propri limiti è cosa
giusta, in quanto sintomo di umiltà. Il rispetto della
libertà è cosa ancor più importante, senza dubbio.
Dunque per quale motivo si accetta un tifo che non
inneggia, ma insulta? Perchè si consente l’ingresso e
la permanenza negli stadi di magliette come quelle
sfoggiate all’Olimpico? Certo, il piccolo Francesco,
con il suo papà, non saranno i maggiori contribuenti
agli introiti della società che sostengono, ma non
meritano forse, loro come altre centinaia di migliaia
di spettatori, maggiore rispetto e tutela? La curva
dovrebbe essere il cuore pulsante del tifo, un punto
di riferimento, non un ricettacolo di barbarie e di
inciviltà. Quando finirà questa religione dell’odio
avversario, quest’esasperazione del classico sfottò in
un inno alla violenza, vuoto e purtroppo malamente
fronteggiato dai vertici della politica sportiva allora,
e solamente allora, l’espressione “andare allo stadio”
diverrà sinonimo di intrattenimento sano. Fino a
quel giorno, l’obiettivo dovrà esser quello di non
dare adito al rinvigorimento di questa anti-cultura,
obiettivo raggiungibile cominciando a mettere in
discussione, in primo luogo, il nostro modo di vivere
il tifo che è – dovrebbe essere – passione per lo
sport. Così facendo, un giorno, speriamo il più vicino
possibile, l’Italia potrà ricominciare a vincere, non
soltanto sui campi, ma anche fuori.
12
RUBRICA: LA SENTENZA
Dell’Utri: confermata la condanna a 7 anni di reclusioneDI EDOARDO PASSERINI
Qualche giorno fa, in data 9 maggio 2014,
dopo una lunga udienza (durata dalle 14
fino a sera) e dopo 4 ore di camera di con-
siglio, la I sezione penale della Corte di
Cassazione ha confermato la condanna
a 7 anni di reclusione per l’ex-senatore
Dell’Utri. Per uno strano scherzo del de-
stino (o, magari, delle “toghe rosse”) il 9
maggio è una data simbolo, in quanto an-
niversario della morte di Peppino Impa-
stato e di Aldo Moro, nonché primo giorno
di Berlusconi ai servizi sociali. Ma prima
di analizzare l’iter giudiziario che ha por-
tato alla condanna definitiva, facciamo
un passo indietro, chiedendoci: chi è Mar-
cello Dell’Utri? Nato a Palermo 75 anni
or sono, si laurea in giurisprudenza all’U-
niversità Statale di Milano, dove diventa
amico di Silvio Berlusconi (mai prover-
bio fu più azzeccato di quello che recita:
“chi trova un amico trova un tesoro”). Nel
1974 Berlusconi lo porta ad Arcore per
seguire i lavori di ristrutturazione della
villa, e ad Arcore Marcello porta Vittorio
Mangano, giovane mafioso, ufficialmente
assunto come “stalliere”. Dopo aver lavo-
13rato in Publitalia e Fininvest, fonda Forza
Italia insieme a Berlusconi e ne diviene
parlamentare dal 1996, ma senza alcun
interesse politico se non quello di difen-
dere la propria persona, tanto che in una
intervista rilasciata a La Zanzara disse: “Io
sono senatore a vita, mi sono nominato io.
[…] Io l’ho già detto, sono al senato solo
per legittima difesa contro i magistrati.
Votare o non votare non me ne frega nien-
te, non me ne fregava niente di andare
in Parlamento”. Ebbene, anche la storia
giudiziaria di Dell’Utri inizia in un anno
simbolo, ossia il 1994, anno della prima
scalata al potere di Forza Italia. Il primo
processo si conclude in data 11 dicem-
bre 2004, quando il tribunale di Palermo
condanna Dell’Utri a 9 anni di reclusione
con l’accusa di concorso esterno in as-
sociazione mafiosa. La Corte lo dichiara
colpevole dei reati di cui agli artt.110 e
416, commi 1,4,5, c.p. per “aver concorso
nell’attività di associazione di tipo mafio-
so denominata “Cosa Nostra”, nonché nel
perseguimento degli scopi della stessa,
mettendo a disposizione della medesima
associazione l’influenza ed il potere deri-
vanti dalla sua posizione di esponente del
mondo finanziario ed imprenditoriale”.
Nel 2010 la Corte di Appello di Palermo
(con una sentenza lunga più di 600 pagi-
ne che chi scrive non ha avuto il coraggio
di leggere) riduce la condanna da 9 a 7
anni, assolvendolo per i fatti contesta-
ti avvenuti dopo il 1992 perché “il fatto
non sussiste”. Il Procuratore Generale di
Palermo chiede quindi ricorso in Cassa-
zione in merito alla suddetta assoluzione,
ma nel marzo 2012 la Suprema Corte an-
nulla con rinvio la sentenza d’appello, ac-
cogliendo il ricorso della difesa. Si torna
quindi ad una nuova sentenza in appello,
con cui la Corte di secondo grado confer-
ma la condanna a 7 anni di reclusione. Ed
eccoci arrivati ai giorni nostri. A seguito
della pronuncia della Cassazione che re-
spinge il ricorso degli avvocati di Dell’Utri
e conferma in via definitiva la condanna,
la Procura generale emette un mandato
di cattura che va ad unirsi agli altri do-
cumenti trasmessi al governo libanese ai
fini dell’estradizione. Infatti, al momento
della sentenza Dell’Utri si trovava in Liba-
no, a suo dire per problemi di salute, in
possesso di due passaporti e di una som-
ma di denaro contante pari a 30.000€ in
banconote da 50. Giusto per non destare
sospetti insomma. Senza dubbio in base
ai trattati internazionali l’estradizione ri-
sulta essere un procedimento difficile e
macchinoso, ed è per questo che voglia-
mo lasciarvi con una piccola profezia: se
all’uscita di questo numero de L’Ora non
sarà già stato estradato, è molto proba-
bile che non vedremo mai più Marcello
Dell’Utri rimettere piede in Italia.
14IL LIBRO
“Banksy - L’uomo oltre il muro” di Will Ellsworth-Jones
DI SAMMY MORANO
Ogni giorno,girando per le strade dei
n o s t r i p a e s i , c i c a p i t a d i i m b a t t e rc i
in scritte sui muri ,graffiti o semplici
sigle apparentemente prive di senso.Si
tratta di simboli appartenenti ad una
realtà completamente underground.
Il «writing» è una disciplina ricollega-
bile all ’hip hop e nata in origine per
etichettare una crew o una gang,per
poi svilupparsi diventando una vera e
propria forma d’arte.Ci soffermeremo
p ro p r i o s u q u e s t o e d i n p a r t i co l a r
modo su un artista di strada oggi tra i
più apprezzati: Banksy.
« B a n k s y - L’ u o m o o l t re i l m u ro» d i
Will El lsworth-Jones non è altro che
un entusiasmante viaggio nei meandri
d i questa speciale sottocultura ,a l la
s co p e r t a d e i p r i m i p a ss i d i q u e s t o
eclettico artista.Ellsworth-Jones pre-
cisa già nell ’ introduzione che i l suo
o b i e t t i v o n e l l a s t e s u r a d i q u e s t o
l ibro,non è quello di «smascherare»
Banksy (la cui identità è ignota),bensì
quello di seguire i suoi passi mentre
«mette l’arte sottosopra» .
A l l ’ i n t e r n o d e l v o l u m e s o n o p r e -
senti numerosi virgolettati aventi ad
oggetto d ichiaraz ioni d i Banksy,ma
questo non deve indurci a pensare che
l’artista ami rilasciare interviste,bensì
si tratta di domande alle quali Banksy
rispnde per lo più telefonicamente o
per e-mail.
Banksy nasce a Bristol ed è lì che stu-
dierà arte in una prest igiosa scuola
privata.Ma i l suo scopo non è diven-
tare un ar t is ta qualunque, lu i vuole
d a r e a l l ’ a r t e u n a fo r m a n u ov a . Pe r
cominciare ,decide di dare un tagl io
ai cl ichè della street art ,aff idandosi
a i p i ù s i c u r i e r a p i d i s t e n c i l .
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Ellsworth-Jones riporta nel volume un
frammento di intervista in cui Banksy
a f fe r m a c h e l ’ a u s i l i o d e l l o s t e n c i l
g l i dava la possibi l i tà di essere più
rapido nella stesura dei suoi lavori ,e
quindi ridurre il rischio di essere avvi-
stato dalla polizia .Ma i muri non gl i
bastano.L’autore ci trascina infatti in
un viaggio al l ’ interno di numerosis-
sime gallerie d’arte.Le più prestigios
e:Moma,Louvre,Metropolitan Museum.
In questi luoghi Banksy aggirando la
sicurezza con grande maestria,riusciva
ad inf i l t rars i ed appendere al muro
una sua opera,affinchè tutti potessero
vederla. I suoi colpi andarono tutti a
segno e nel giro di poco tempo Banksy
divenne una celebrità.
Wil l E l lsworth-Jones spiega nel suo
l i b ro , r i cco d i i m m a g i n i d i o p e re d i
Banksy,che esiste una differenza fra
street arter e outsider e l ’art ista di
Bristol è sicuramente un outsider,uno
cioè che trascina l ’arte fuori dai suoi
schemi . «L’uomo oltre i l muro» è i l
racconto di una vita al l ’ insegna dell
‘originalità e del rischio,un viaggio alla
scoperta dell’artista pseudo-naif che
ha rivoluzionato l’arte contemporanea
con sarcasmo e spi r i to d issacrante .
Una lettura godibile e dopo la quale
s icuramente ,quel le scr i t te su i mur i
del le vostre c i t tà avranno un senso
tutto nuovo.
17FASHION PHILOSOPHY
Talking aboutfashionDI GIULIA SULIS
Cosa si nasconde dietro quella maschera, che
ognuno di noi decide di indossare giorno dopo
giorno, per interpretare il ruolo che gli spetta in
quel palcoscenico chiamato mondo?
Ci ripetono sin dall’infanzia che l’apparenza
inganna e che l’abito non fa il monaco, finché non
finiamo per crederci davvero; e a quel punto basta
girare lo sguardo osservando con attenzione l’o-
rizzonte, per incontrare tanti discreti indici puntati
verso di noi, pronti a giudicarci, a patto che non
l’abbiano già fatto.
Non è poi così difficile rendersi conto, che il
mondo è fatto di individui a cui piace improvvi-
sarsi creatori di personaggi, e mentre i personaggi
vivono e raccontano la loro vita nella sua mera
essenza, i creatori la colorano di continui e mol-
teplici colpi di scena.
Ci sono poi, persone più affini al mestiere di sce-
neggiatore , ed altre che si limitano ad alimentare
la trama che hanno scelto per noi, di sottili sfac-
cettature che nel tempo, faranno la differenza.
Ognuno di noi quindi, vive si, la parte che ha
deciso di interpretare, ma il mondo, si riserva l’o-
nere di disegnare come da cornice, lo spettacolo
che ha voglia di vedere.
A questo punto nulla diviene più sincero della
finzione stessa, che espandendosi fino ai massimi
dell’immoralità, ci esorta ad accettare l’idea che il
mondo si è fatto di noi, come fosse la pura realtà.
Con ciò, vi pongo delle domande, vogliamo
vedere la moda, come una maschera che ci per-
mette di recitare la parte che è stata scelta per
noi?
O al contrario, come la massima espressione
di noi stessi, in un mondo che crede soltanto a
quello che vuole vedere?
C’è chi dice che le persone, sanno solamente
quello che gli racconti, tutto il resto è arte, è poe-
sia, è vita e destino miscelati in un unico frullato
ipercalorico, da assumere prima o dopo i pasti.
Per questo, dandovi appuntamento ad ottobre
io mi chiedo e chiedo a voi, oggi e nei giorni che
verranno, quale storia, sceglierete di raccontare?
Good fashion eveyone.
18
CruciverbagiuridicoA CURA DI
ANNAMARIA D’ANIELLO
VERTICALI
1. Ex colonia francese
2. Nome rumeno
3. Reato connesso con il
fallimento
4. Quella della verità si trova a
Roma
5. Chi lo ha bianco è in là con
gli anni
6. Andare fuori
7. Documento
9. Nel diritto romano è un
m o d o d i a cq u i s t o d e l l a
proprietà
11. Deputato
13. Pubblica Amministrazione
16. É un tempo musicale
17. Procedimento legislativo
2 2 . O r g a n o a l v e r t i c e
dell’azienda
24. Titoli di Stato
26. Sacerdotali
27. Comune abruzzese
31. Documento catastale
36. Capitale della Giordania
38. Società Italiana Avvocati
Amministrativi
39. Onorevole
40. Restituito
42. I libri del Codice civile
19ORIZZONTALI
2. Codice civile austriaco del
1811
5. La sua assenza o illiceità deter-
mina la nullità del contratto
8. A scuola e in Tribunale
10. Offerta pubblica di acquisto
12. Sono diverse nei tipi
14. Codice per l’identificazione
degli strumenti finanziari
15. Quella...d’agire la si acquista
a 18 anni
18. Con ex...indica la retroatti-
vità degli effetti giuridici
19. Diritto ad una prestazione
futura
20. Al centro dell’articolo
21. Garantire una cambiale
23. Abrogato a metà
25. Stato africano
28. Équipe di magistrati
29. L’ État c’est ...!
30. Nome di Tolstoj
31. Consacrate alle divinità
32. Modus
33. Me
34. Al centro dell’atto
35. In fondo alla copertina
37. ...prom, grande compagnia
russa
38. Nota località turistica
svizzera
41. Fonte del diritto
43. Dimenticanza
44. Può essere comune o proprio
45. Divinità egizia
46. Cuneo
47. Sede della Corte internazio-
nale di giustizia
48. Atto che...”taglia”.
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