View
233
Download
1
Embed Size (px)
DESCRIPTION
Â
Citation preview
Mese: Gennaio Febbraio
Anno: V - N°33
Ilario Mezzina
GMS: “Signore manda me”
I l 25 febbraio di ogni anno, la Famiglia Salesiana
festeggia i Santi Protomartiri Luigi Versiglia e
Callisto Caravario, pionieri della missionarietà
salesiana e, in genere, in questo periodo, si celebra
la giornata missionaria salesiana (GMS). In questa
occasione il Rettor Maggiore dei Salesiani invia il
suo messaggio, che quest’anno propone la frase del
profeta Isaia, che alla chiamata del Signore
risponde: “Signore, eccomi manda me”. È chiaro
che questa frase è un profondo appello a ciascuno
di noi perché si senta chiamato in prima persona ad
annunciare il Vangelo nel mondo.
Aggiunge poi tre punti fondamentali: innanzitutto
ricorda che le due congregazioni salesiane, maschile
e femminile (SDB e FMA), sono nate per difendere
e promuovere i diritti della gioventù in tutti i paesi
del mondo. Chàvez spiega che come un albero i
salesiani hanno fissato le radici nella chiesa
ramificandosi in tutto il mondo, fino a essere
presenti in 130 paesi.
In secondo luogo insiste sullo spirito con cui i
missionari devono cercare anime da portare a
Cristo. “Da mihi animas, cetera tolle” diceva Don
Bosco (dammi le anime, tieni tutto il resto) ed è
proprio da questo che bisogna ripartire, è proprio
da questo che i 3.000 missionari salesiani devono
iniziare il proprio operato.
Infine sottolinea come sia strabiliante il fatto che su
53 santi non martiri, si possano contare 25
missionari o frutti della prima evangelizzazione
missionaria. L’essere
missionario e il crescere nella
generosità missionaria permette
una buona maturazione
evangelica. L’augurio finale per
questa interessante ricorrenza è
quello di avvicinarsi con
passione all’esperienza
spirituale ed evangelica dei
missionari, e quello di arrivare
anche nelle periferie meno
conosciute del mondo, dove
Gesù è solo un nome conosciuto o forse neanche
questo.
Il pensiero di don Dino
S iamo entrati nel 2015, anno molto significativo
in casa salesiana, che per di più si apre proprio
con la festa di don Bosco, il 31 gennaio.
Si sente parlare dappertutto di celebrazioni, feste,
incontri, meeting che si terranno lungo tutto il corso
dell’anno. La nostra diocesi e il nostro oratorio si
stanno organizzando per far visita ai luoghi dove
don Bosco è vissuto. Ma perché facciamo tutto
questo?
Il Bicentenario della nascita di don Bosco è
un’occasione preziosa per conoscere meglio il
nostro fondatore, confrontarsi con lui e
domandarsi se si sta vivendo in sintonia con
l’insegnamento che lui ha trasmesso, con la
missione che lui ha ricevuto, con lo stile che lui ha
assunto.
Il Bicentenario sarà l’occasione per guardare il
passato con gratitudine, per affrontare il presente
con maggiore fiducia e per sognare il futuro con
coraggio lasciandoci guidare dallo Spirito, che ci
apre sempre alla novità di Dio.
Don Bosco attrae anche oggi numerosi giovani, laici
e famiglie e li spinge così a diventare santi,
impegnandosi nella missione educativa pastorale e
proprio attraverso la concretezza di questo
impegno.
La nostra sfida è dunque tornare ai giovani, stando
in mezzo a loro, specialmente con i più poveri ed
emarginati, sentendo la gioia d’essere per loro
“segno dell’amore previdente di Dio”.
Il Bicentenario e poi ...
2
Don Bosco e i suoi 200 anni
Ivana de Ceglie
I l 25 gennaio si è tenuto a Bari il don Bosco day, un giorno di festa a cui hanno partecipato 200 giovani pugliesi dai
quindici anni in su, il tutto per celebrare il nostro padre, dei giovani. Il tutto si è svolto presso l'oratorio del
Redentore e, dopo una breve accoglienza, saluti e presentazione dei vari oratori di provenienza, e la formazione
delle squadre, è partita una mega caccia al tesoro per tutta la città, con
tappe e prove a tema che includevano anche episodi per conoscere
meglio don Bosco che hanno occupato la maggior parte della mattinata.
Dopo essere ritornati in oratorio, ci si è organizzati per le partite o
semplicemente per chiacchierare, momento simbolo dello stare insieme
senza riserve, non preoccupandosi della provenienza differente o dei
diversi modi di fare, perchè lo spirito salesiano univa tutti i giovani
pugliesi! Il tutto si è concluso con l'immancabile Celebrazione eucaristica
dove abbiamo potuto celebrare il nostro Padre e cantare e pregare per
lui. È stato forse il
momento più bello della
giornata, quello in cui
l'unione si rafforza, si sente un unica voce cantare per lui! Festeggiamo
tutti insieme don Bosco pregando e ringraziandolo per tutto il bene che
ha fatto e che fa attraverso gli animatori e gli stessi salesiani. Se noi siamo
qui oggi, lo dobbiamo a lui e alla sua passione per i Giovani.
Vincenza Gadaleta
C osa significa essere una squadra? Tutti pensano di sapere cosa significhi essere una squadra, ma pochi sono quelli
che per davvero ne formano una. Ecco, vi svelo un segreto, essere una squadra vuol dire avere una meta che
nessuno può raggiungere da solo, per questo una squadra, una famiglia e una comunità sono un vero miracolo!
In una squadra tante debolezze possono diventare punti di forza!! Ma il campionato si ripete e ricomincia ogni anno,
ogni anno tutti noi dobbiamo risvegliare il nostro cuore, così come ogni anno Don Bosco svegliava il cuore dei suoi
giovani con la bellezza e il dono della strenna. Don Bosco in ogni singolo istante
della sua vita preparava una zattera per proteggere e salvare i suoi ragazzi dal
peccato per condurli alla salvezza, un po’ come oggi fa con noi il nostro Rettor
Maggiore Don Angel Fernàndez Artime che in questo anno del bicentenario della
nascita di Don Bosco, come ogni anno, ci ha regalato un messaggio che ci scalderà il
cuore. Ancora una volta ascoltiamo la voce del nostro capitano che grida forte e
chiaro a tutti noi salesiani nel mondo di stare con i giovani, in mezzo a loro ogni
giorno, conoscere e amare il loro mondo, risvegliare in loro la fede, ma soprattutto
invogliarli a porsi delle mete alte e a sperare in modo da vivere la loro vita da veri
PROTAGONISTI! Molto importante è che, come Don Bosco, noi salesiani, grazie
alla nostra vocazione e passione, cerchiamo di fare del nostro meglio per far vivere
al TOP la vita ai nostri ragazzi. Il nostro Papa Francesco insieme al nostro Rettor
Maggiore, ci chiedono di stare con i giovani della “PERIFERIA”, quelli lontani da
tutto, esclusi, quasi senza opportunità, perché sono proprio i giovani più bisognosi che ci salveranno dalla routine, dalle
inerzie, dalle preoccupazioni, dalle insicurezze e dai timori per tenere il cuore e la mente aperti a quello che lo spirito ci
chiede. Il Bicentenario è una festa, ma è anche un’occasione per andare incontro ai più bisognosi come sicuramente
oggi Don Bosco farebbe, ma anche di fare loro un dono, un dono d’AMORE. Quindi, cari lettori, cosa stiamo
aspettando? Mettiamoci in cammino e ricordiamoci sempre che la vita è una festa, per questo viviamola insieme
donandola!
Come don Bosco con i giovani e per i giovani
3
La vita è vita. DIFENDILA
Alessandro C.
Donato A. Facchini
“L a vita è vita,
difendila”. Con
queste parole
Madre Teresa di Calcutta
conclude il suo inno alla vita,
il suo canto di speranza, il
suo elogio al bene più
prezioso che un essere
vivente possa avere. La vita,
che possa essere quella di un
animale, di una pianta, di un
bambino o di un anziano, è
la gemma più invisibile e più
fragile che ci potesse
capitare. Eppure ci
giochiamo, la trascuriamo,
non le diamo la giusta
importanza, la giusta
attenzione. Ogni giorno si
sente al telegiornale che
qualcuno muore, per amore
o per incidente o per vendetta, che qualcuno ha perso la
vita e non avrà più occasione di vedere il sole sorgere, di
assaporare l’aria umida e carica di tempesta prima della
pioggia, vedere sua madre, suo padre o anche il suo
cane... Ma l’uomo è malvagio, sciocco e non comprende!
L’Italia è uno dei Paesi in cui dilaga il fenomeno della
denatalità, dove ogni anno migliaia di BAMBINI non
vedono la luce a causa dell’aborto oppure molti embrioni
si perdono a causa della fecondazione artificiale. Papa
Francesco afferma: «I bambini e gli anziani costruiscono il
futuro dei popoli; i bambini perché porteranno avanti la
storia, gli anziani perché trasmettono l'esperienza e la
saggezza della loro vita». E non a caso tutti noi viviamo
questa realtà nel nostro oratorio dove animatori, salesiani,
cooperatori ed ex-allievi si impegnano e collaborano per
dare gioia, gioco e felicità ai giovani, ai bambini che si
affacciano al mondo, che si affacciano alla vita. Perché la
nostra è una grande famiglia – riprendendo le parole del
pontefice - e quando accoglie una nuova creatura
sperimenta la forza della
tenerezza e risplende un
bagliore non solo per la
famiglia, ma per l’intera
società. Per questo
motivo la Chiesa
Cattolica, la prima
domenica di febbraio,
celebra la Giornata della
Vita, giungendo,
quest’anno, al 37°
anniversario.
“La vita è
un’opportunità,
coglila”… abbiatene
cura, amici miei. Buona
giornata della vita.
Q uesto libro descrive la storia di Giovanni, un bambino che vive a Palermo.
Nella scuola di Giovanni, c’è un bambino di nome Toni che si comporta in
modo prepotente. Giovanni e i suoi compagni di scuola hanno paura di
questo bambino, per cui lo accontentano nelle sue minacciose richieste. Giovanni
racconta al padre questi episodi e lui vuole spiegare al figlio cosa sia la prepotenza,
la paura, la mafia e come la si può combattere fin da bambini. Per questo motivo
decide di fargli un regalo di compleanno speciale. Padre e figlio percorrono le
strade di Palermo e dintorni, visitando alcuni luoghi importanti per un uomo che
ha combattuto la mafia: Giovanni Falcone. Fin da piccolo Giovanni proteggeva i
suoi compagni di scuola dai prepotenti. Ha continuato a farlo da grande
diventando prima avvocato, poi magistrato nelle Procure di Trapani, Palermo e
Roma. Nel suo lavoro Giovanni Falcone ha cercato di assicurare alla giustizia i
mafiosi e insegnare ai giovani la cultura del rispetto reciproco e il valore delle
“leggi giuste”. Il 23 maggio 1992 sono accaduti due eventi gravi causati dagli
uomini di mafia: Giovanni Falcone, la moglie e la scorta sono stati uccisi da un
gruppo di mafiosi e la nascita del piccolo Giovanni, protagonista di questo libro.
Donato A. Facchini
REDAZIONE
Don Dino Perulli
Alessandro Capurso
Donato A. Facchini
Ivana de Ceglie
Vincenza Gadaleta
Ilario Mezzina
[email protected] [email protected]
Giovanni Bosco - Crucintarsio -
DEFINIZIONI 1 - Giovanni Bosco lo era di padre. 2 - Ha cresciuto Giovanni Bosco e poi i suoi
ragazzi. 3 - Ha segnato la vita di Giovanni Bosco. 4 - Fin da piccolo, Giovanni, impara a farlo
per intrattenere i suoi coetanei. 5 - Nel sogno dei 9 anni si trasformano in
agnelli. 6 - Luogo in cui Giovannino Bosco
intrattiene ogni domenica i suoi coetanei.
7 - Era cappellano di Morialdo e fu il primo prete di riferimento per Giovanni Bosco.
8 - Vi va Giovanni Bosco a studiare. 9 - A Castelnuovo, Giovanni Bosco, alloggia
presso Roberto Giovanni da cui si fa insegnare il suo lavoro di…
10 - Nel 1830 vi va a studiare Giovanni Bosco.
11 - La fonda Giovanni Bosco a Chieri. 12 - L’amico ebreo di Giovanni Bosco. 13 - Uno dei fratelli maggiori di Giovanni
Bosco. 14 - Il caffè in cui lavorò Giovanni Bosco
quando è studente a Chieri. 15 - Luogo in cui nasce Giovanni Bosco. 16 - Un amico degli anni di seminario di
Giovanni Bosco. 17 - A Lei deve tutto don Bosco. 18 - Con lui inizia l’oratorio l’8 dicembre
1841. 19 - Il nome dell’ordine fondato da don
Bosco. 20 - La prima cappella dell’oratorio di don
Bosco. 21 - Il nome del cane che più volte ha
salvato la vita a don Bosco. 22 - Vi vive don Bosco coi suoi ragazzi.
2 3
7
11
6
9
13
20
14
18
4
21
16
17
1
19
8
22
12
10
5
15
Feste di carnevale per bambini e giovani
20.00
21.00