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ORDINE DEI GEOLOGI DELLA TOSCANA Corso in preparazione all’Esame di Stato per Geologi Ordine dei Geologi della Toscana – Maria-Teresa Fagioli Appunti del corso

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ORDINE DEI GEOLOGI DELLA TOSCANA Corso in preparazione all’Esame di Stato per Geologi

Ordine dei Geologi della Toscana – Maria-Teresa Fagioli

Appunti del corso

Corso in preparazione all’Esame di Stato per Geologi

Ordine dei geologi della Toscana – Maria-Teresa Fagioli 1

INDICE 1 IDROGEOLOGIA: ACQUA COME RISORSA E ACQUA COME FONTE DI RISCHIO ............................ 3

2 LA RISORSA IDRICA: COMPETENZE E TIPI DI LAVORO ......................................................................... 3

3 METODOLOGIA DI LAVORO DEL PROFESSIONISTA ................................................................................ 5

4 NORMATIVA IN MATERIA DI ACQUA (ESTRATTO MODIFICATO ED AGGIORNATO DA "DOCUMENTO DELLA COMMISSIONE POZZI-IDRO" CAPTAZIONE DI ACQUE SOTTERRANEE: ITER BUROCRATICO E STANDARD TECNICI – OGT ANNO 2004)............................................................... 5 4.1 REGIO DECRETO N. 1775/1933 “TESTO UNICO DELLE DISPOSIZIONI DI LEGGE SULLE ACQUE E SUGLI IMPIANTI

ELETTRICI” ............................................................................................................................................................ 5 4.2 LEGGE N. 464 DEL 04/08/1984 “NORME PER AGEVOLARE L’ACQUISIZIONE DA PARTE DEL SERVIZIO

GEOLOGICO NAZIONALE DI ELEMENTI DI CONOSCENZA RELATIVI ALLA STRUTTURA GEOLOGICA E GEOFISICA DEL SOTTOSUOLO” ....................................................................................................................................................... 6

4.3 DECRETO MINISTERIALE 11/3/88 “NORME TECNICHE RIGUARDANTI LE INDAGINI SUI TERRENI E SULLE ROCCE ...”.............................................................................................................................................................. 6

4.4 D.P.R N. 236/88 “ATTUAZIONE DELLA DIRETTIVA CEE N. 80/778 CONCERNENTE LA QUALITÀ DELLE ACQUE DESTINATE AL CONSUMO UMANO … ESERCIZIO DELLE FUNZIONI DELEGATE IN MATERIA DI ACQUE” ................... 6

4.5 D.G.R N. 1907/89 “DIRETTIVE AGLI UFFICI DEL GENIO CIVILE PER L’ESERCIZIO DELLE FUNZIONI DELEGATE IN MATERIA DI ACQUE” D.G.R N. 1742/93 “INTEGRAZIONI DIRETTIVE AGLI UFFICI DEL G. C. ...”............................. 7

4.6 LEGGE N. 183/89 “NORME PER IL RIASSETTO ORGANIZZATIVO E FUNZIONALE DELLA DIFESA DEL SUOLO” ..... 7 4.7 DECRETO LGS N. 275/93 “RIORDINO IN MATERIA DI CONCESSIONE DI ACQUE PUBBLICHE” ............................ 8 4.8 LEGGE N. 36/94 “DISPOSIZIONI IN MATERIA DI RISORSE IDRICHE” ................................................................... 8 4.9 L.R. TOSCANA 21 LUGLIO 1995, N. 81. - NORME DI ATTUAZIONE DELLA LEGGE 5.1.1994, N. 36. "DISPOSIZIONI

IN MATERIA DI RISORSE IDRICHE." ......................................................................................................................... 8 4.10 DECRETO LGS. 152/99 E SUCCESSIVE INTEGRAZIONI “DISPOSIZIONI SULLA TUTELA DELLE ACQUE

DALL’INQUINAMENTO E RECEPIMENTO DELLA DIRETTIVA 91/271/CEE CONCERNENTE IL TRATTAMENTO DELLE ACQUE REFLUE URBANE E DELLA DIRETTIVA 91/676/CEE RELATIVA ALLA PROTEZIONE DELLE ACQUE DALL’INQUINAMENTO PROVOCATO DAI NITRATI PROVENIENTI DA FONTI AGRICOLE” ........................................... 9

4.11 DPR 18 FEBBRAIO 1999, N. 238 REGOLAMENTO RECANTE NORME PER L'ATTUAZIONE DI TALUNE DISPOSIZIONI DELLA LEGGE 5 GENNAIO 1994, N. 36, IN MATERIA DI RISORSE IDRICHE.............................................................. 10

4.12 L.R.TOSCANA 9 NOVEMBRE 1994, N. 86 - NORME PER LA DISCIPLINA DELLA RICERCA E COLTIVAZIONI DELLE ACQUE MINERALI E TERMALI. .............................................................................................................................. 10

4.13 L.R.TOSCANA 20 LUGLIO 2004 N. 30 - NORME PER LA DISCIPLINA DELLA RICERCA E COLTIVAZIONI DELL’UTILIZZAZIONE DELLE ACQUE MINERALI DI SORGENTE E TERMALI............................................................. 10

4.14 D.G.R N. 463/01 “DISPOSIZIONI CIRCA L’ADOZIONE DI PROCEDURE TECNICO-AMMINISTRATIVE SEMPLIFICATE PER IL RILASCIO DI CONCESSIONI DI DERIVAZIONE DI ACQUE PUBBLICHE” .......................................................... 10

4.15 DGRT. N. 225/2003 “ACQUISIZIONE DEL QUADRO CONOSCITIVO RELATIVO ALLA QUALITÀ DELLE ACQUE SUPERFICIALI E A SPECIFICA DESTINAZIONE, AI SENSI DEL D. LGS. 152/99 E SUCCESSIVE MODIFICAZIONI. ATTUAZIONE DELLA DELIBERA DI GIUNTA REGIONALE N. 101/2003 (DIRETTIVE ALL’ARPAT PER L’ATTIVITÀ NEGLI ANNI 2003-04-05). .................................................................................................................................... 10

4.16 NORMATIVA REGIONALE RIGUARDANTE IL DECENTRAMENTO DELLE COMPETENZE IN MATERIA DI DEMANIO IDRICO................................................................................................................... 10

4.16.1 DPR N. 616/1977 “Attuazione della delega di cui all’art. 1 della L. n. 382/75”.................................... 10 4.16.2 DECRETO LEGISLATIVO N. 112/1998 “Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello stato

alle regioni e agli enti locali ...”.............................................................................................................. 11 4.16.3 LEGGE REGIONALE n. 91/1998 “Norme per la difesa del suolo” ....................................................... 11 4.16.4 LEGGE REGIONALE n. 1/2001 Modifiche all`articolo 14 della LR 91/98 ............................................ 11

4.17 DIRETTIVA QUADRO NEL SETTORE DELLE ACQUE .............................................................................................. 11 4.17 DIRETTIVA 2006/118/CE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO DEL 12 DICEMBRE 2006

SULLA PROTEZIONE DELLE ACQUE SOTTERRANEE DALL'INQUINAMENTO E DAL DETERIORAMENTO..................... 12

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4.18 NORME IN MATERIA AMBIENTE - DLEG 10.02.2006 & ALLEGATI.......................................................... 12 5 VALUTAZIONE DEL LAVORO E STIMA DEI COSTI.................................................................................. 13 6 PIANIFICAZIONE ED ESECUZIONE DEL LAVORO ................................................................................... 15

6.1 ESEMPIO 1. RICERCA DI ACQUA PER SCOPO INDUSTRIALE.................................................................................. 15 6.1.1 ESAME NORMATIVA (ente competente PROVINCIA)........................................................................... 15 6.1.2 PERMESSO DI RICERCA....................................................................................................................... 15 6.1.3 PERFORAZIONE E COMPLETAMENTO DEL POZZO........................................................................ 16

6.2 ESEMPIO 2. CARTA IDROGEOLOGICA DI PIANO STRUTTURALE .......................................................................... 17 6.3 ESEMPIO 3 CARTOGRAFIA TEMATICA: PIEZOMETRIE E CARTE CONDUCIBILITÀ ELETTRICA SPECIFICA .............. 19 6.4 ESEMPIO 4 PROGETTAZIONE AMBIENTALE: REALIZZAZIONE DI CHIARO PERENNE ............................................. 23

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1 IDROGEOLOGIA: Acqua come risorsa e Acqua come fonte di rischio LL’’iiddrrooggeeoollooggiiaa èè uunn ccaammppoo ddii aattttiivviittàà eessttrreemmaammeennttee vvaassttoo ee rriigguuaarrddaa llaa iill cciicclloo iiddrroollooggiiccoo iinn ttuuttttee llee ssuuee ccoommppoonneennttii,, ccoonn ppaarrttiiccoollaarree aatttteennzziioonnee aa qquueellllee mmeennoo eevviiddeennttii:: llee ssootttteerrrraanneeee.. Il settore della ricerca e valutazione della risorsa idrica è di piena competenza dei geologi e costituisce uno dei maggiori settori di attività per il professionista geologo. Tratterò più in dettaglio a seguire: ACQUA come RISORSA

• Qualità • Quantità

In questi appunti NON si prenderà in considerazione l’altro grande capo di idrogeologia, idrologia ed idraulica: l’ ACQUA come Elemento di Rischio.

2 LA RISORSA IDRICA: Competenze e tipi di lavoro Lavorare nel campo della risorsa idrica comporta conoscenza

• della quantità e qualità della risorsa, • della interazione che la risorsa ha con il territorio naturale ed urbanizzato, • del corretto uso della risorsa: corretto uso nel senso di rispetto della capacità naturale di

compensare i prelievi (acque sotterranee), tutela del minimo vitale (acque superficiali), ma anche tutela di equilibri complessi (e spesso precari), il cui sbilanciamento potrebbe danneggiare la stessa integrità delle attività antropiche (aree bonificate che diventano in coltivabili, risorse paesaggistiche e di qualità ambientale che perdono ogni attrattiva, attività industriali idroesigenti che diventano antieconomiche), con effetti a volte (raramente) immediati, più spesso a lungo termine.

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E’ NECESSARIO QUINDI avere una conoscenza approfondita di tutti gli strumenti che la geologia offre: dalla rilevamento geologico alla geologia strutturale, dalla sedimentologia alla geofisica, dalla meteorologia statistica alla geochimica IL lavoro del professionista nel campo della risorsa idrica comporta

• Lavori a piccola scala :piccoli pozzi per uso domestico, cattura di sorgenti modeste, studi di fattibilità per la restituzione e/o la riqualificazione di acque usate domestiche.

• Lavori a più grande scala (Bilanci di bacino , pozzi uso industriale o idropotabile pubblico, carte per la pianificazione urbanistica ecc.)

NON SEMPRE I LAVORI A PICCOLA SCALA SONO I PIU SEMPLICI anzi, dato il poco tempo disponibile ed il budget solitamente esiguo sono in realtà i più ardui. Importante aver sempre presente che un lavoro a piccola scala ha sempre la stessa valenza, in termini di rischio per la tutela ambientale ed immagine del professionista (e per l’intera categoria) che lo elabora, di uno a vasta scala, la differenza sta in genere solo nelle dimensioni del “data base” da gestire. Il piano di lavoro è strettamente dipendente dalle disponibilità economiche e dovrà sempre essere oggetto di massima attenzione per ottimizzare il rapporto COSTI/BENEFICI NEL CAMPO DELLA RICERCA IDRICA possono lavorare sia geologi che i geologi Junior (iscritti all’albo B) Il DPR 5 giugno 2001 n.238 all’art 41 enuncia le competenze professionali del geologo (comma 1) e del geologo junior (comma 2), punto d) per quanto riguarda la valutazione delle risorsa idrica

GEOLOGO GEOLOGO Junior attività implicanti Assunzioni di: o responsabilità di programmazione e di

progettazione degli interventi geologici o coordinamento tecnico-gestionale, o nonché le competenze in materia di o analisi, o gestione, o sintesi o elaborazione dei dati relativi alle seguenti attività, anche mediante l'uso di metodologie innovative o sperimentali

le attività di o acquisizione rappresentazione dei

dati di campagna e di laboratorio con metodi diretti e indiretti

d) il reperimento, la valutazione e gestione delle georisorse, comprese quelle idriche, e dei geomateriali d'interesse industriale e commerciale compresa la relativa programmazione, progettazione e direzione dei lavori; l'analisi, la gestione e il recupero dei siti estrattivi dimessi;

d) il reperimento e la valutazione delle georisorse comprese quelle idriche;

L’attività del geologo junior può indubbiamente essere esercitata anche nel campo di cui al punto d , ma limitatamente all’acquisizione dei dati di campagna e di laboratorio con metodi diretti ed indiretti mentre, le accezioni progettuali, decisionali, sintetiche e di elaborazione sottese ai termini reperimento, valutazione e prevenzione restano di competenza del geologo.

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3 METODOLOGIA DI LAVORO DEL PROFESSIONISTA

1. NORMATIVA: è fondamentale conoscerla nel dettaglio sia che si operi come liberi professionisti che come funzionari (per conto di pubbliche amministrazioni).

2. VALUTAZIONE DEL LAVORO E STIMA DEI COSTI: non è possibile stimare un costo senza prima avere una idea di come dovrà essere svolto il lavoro. Vero per ogni campo di attività ma ancora di più per il geologo che lavora “ nell’acqua” .Esempio Progettare un pozzo in pianura non richiede lo stesso lavoro del progettare un pozzo in collina o in montagna.

3. La bravura di un professionista sta nell’ottenere il miglior risultato con la minima spesa per il cliente, MAI RINUNCIARE AD ACQUISIRE DATI INDISPENSABILI per ridurre la spesa ed accontentare un cliente.

PIANIFICAZIONE ED ESECUZIONE DEL LAVORO: Esempi

4 NORMATIVA IN MATERIA DI ACQUA (Estratto modificato ed aggiornato da "Documento della Commissione Pozzi-Idro" Captazione di acque sotterranee: Iter burocratico e standard tecnici – OGT anno 2004)

La normativa attualmente vigente va dal 1933 ad oggi

4.1 REGIO DECRETO N. 1775/1933 “Testo Unico delle disposizioni di legge sulle acque e sugli impianti elettrici” Introduce il concetto di pubblicità delle acque. Le acque definite pubbliche (superficiali e sotterranee) in base all’intervento della pubblica amministrazione, sono inserite in appositi elenchi. Possono derivare e utilizzare acqua pubblica coloro che posseggono un titolo legittimo (riconoscimento) e coloro che ottengono regolare concessione. Le derivazioni sono distinte in piccole e grandi. Il R.D. modificato dal D. Lgs. 275/1993 le distingue secondo i seguenti limiti: - per prod. di forza motrice: potenza nom. media annua kW 3000; - per acqua potabile 100 l/s; - per irrigazione 1000 l/s; - per bonificazione per colmata 5000 l/s; - per usi industriali … 100 l/s; - per uso ittiogenico 100 l/s; - per … uso antincendio e sollevamento a scopo di riqualificazione di energia 100 l/s Nell’ Art. 21 del R.D., come modificato dai D.Lgs. 275/93, 152/99, 258/00 e dalla L. 36/94, è stabilito che tutte le concessioni di derivazione sono temporanee. La durata delle concessioni non può eccedere i 30 anni ovvero 40 per uso irriguo. Questa disposizione si applica anche alle concessioni di derivazione già rilasciate. Le concessioni di grandi derivazioni ad uso industriale sono stipulate per una durata non superiore ad anni 15 e possono essere condizionate all’attuazione di risparmio idrico mediante il riciclo o il riuso dell’acqua. Le concessioni di derivazioni per uso irriguo devono tener conto delle tipologie delle colture in funzione della disponibilità della risorsa idrica, della quantità minima necessaria alla coltura, prevedendo se necessario specifiche modalità di irrigazione; le stesse sono assentite o rinnovate solo qualora non risulti possibile soddisfare la domanda d’acqua attraverso le strutture consortili. Il Regio decreto prevede speciali disposizioni per le acque sotterranee. Per la captazione delle acque sotterranee è necessario, nelle zone soggette a tutela della pubblica amministrazione, chiedere l’autorizzazione alla ricerca e, successivamente al rinvenimento dell’acqua, la concessione alla derivazione. Il REGIO DECRETO N. 2174/1934 e successivi decreti ministeriali definiva i territori comunali soggetti a tutela della Pubblica Amministrazione di

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cui al punto precedente. Con il D.LGS. 258/2000 tutto il territorio nazionale è assoggettato a tutela della Pubblica amministrazione.

L’art. 93 del RD 1775/1933 sancisce la libertà, per il proprietario o il conduttore di un fondo, anche nelle zone soggette a tutela della pubblica amministrazione e limitatamente all’uso domestico, di estrarre ed utilizzare liberamente, anche con mezzi meccanici, le acque sotterranee nel suo fondo, purchè osservi le distanze e le cautele prescritte dalla legge. Sono compresi negli usi domestici l’innaffiamento di giardini ed orti inservienti direttamente al proprietario ed alla sua famiglia e l’abbeveraggio del bestiame. Tutte le norme successive ribadiscono la libertà del pozzo ad uso domestico.

Tutte le norme successive ribadiscono la libertà del pozzo ad uso domestico.

50 anni dopo

4.2 LEGGE N. 464 DEL 04/08/1984 “Norme per agevolare l’acquisizione da parte del Servizio Geologico Nazionale di elementi di conoscenza relativi alla struttura geologica e geofisica del sottosuolo” definisce l’obbligo di informare il Servizio Geologico Nazionale della esecuzione di “… indagini a mezzo di scavi, pozzi, perforazioni e rilievi geofisici per ricerche idriche o per opere di ingegneria civile, al di sotto di 30 m dal p.c.” comunicando la localizzazione delle indagini, la stratigrafia dei terreni ecc.

4.3 DECRETO MINISTERIALE 11/3/88 “Norme tecniche riguardanti le indagini sui terreni e sulle rocce ...” Punto L emungimenti da falde idriche. Si applica alle opere ed agli interventi riguardanti l'estrazione di acqua dal sottosuolo. Nel progetto delle opere di emungimento si deve accertare che queste siano compatibili con le caratteristiche dell'acquifero e che eventuali conseguenti cedimenti della superficie del suolo siano compatibili con la stabilità e la funzionalità dei manufatti presenti nella zona interessata dall'emungimento. Il progetto deve stabilire anche i mezzi e le modalità di estrazione, in modo da evitare che con l'acqua venga anche estratto il terreno o la sua frazione più fina.

4.4 D.P.R N. 236/88 “Attuazione della direttiva CEE n. 80/778 concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano … esercizio delle funzioni delegate in materia di acque” Abrogato in parte dal D. Lgs. 152/99 (parte relativa alle aree di salvaguardia delle opere di captazione ad uso potabile) è rimasto in vigore fino al 31/12/2003 per quanto riguarda i limiti di concentrazione delle sostanze nelle acque potabili, dopodiché è stato sostituito dalla L. 31/2000. (Art. 4 Ancora ultilizzato per carenze tecniche della normativa generale anche se non più in vigore.) Art. 4.-Aree di salvaguardia delle risorse idriche Per assicurare, mantenere e migliorare le caratteristiche qualitative delle acque da destinare al consumo umano, sono stabilite aree di salvaguardia distinte in zone di tutela assoluta, zone di rispetto e zone di protezione. Le zone di tutela assoluta e le zone di rispetto si riferiscono alle sorgenti ai pozzi ed ai punti di presa; le zone di protezione si riferiscono ai bacini imbriferi ed alle aree di ricarica delle falde. Art. 5.--Zona di tutela assoluta La zona di tutela assoluta e' adibita esclusivamente ad opere di presa ed a costruzioni di servizio; deve essere recintata e provvista di canalizzazione per le acque meteoriche e deve avere un' estensione di raggio non inferiore a dieci metri, ove possibile.

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L' estensione della zona di tutela assoluta e' adeguatamente ampliata in relazione alla situazione locale di vulnerabilita' e rischio della risorsa. Art. 6.--Zona di rispetto Le zone di rispetto sono delimitate in relazione alle risorse idriche da tutelare e comunque devono avere un' estensione di raggio non inferiore a 200 metri rispetto al punto di captazione. Tale estensione può essere ridotta in relazione alla situazione locale di vulnerabilitaà e rischio della risorsa. Nelle zone di rispetto sono vietate attività o destinazioni potenzialmente inquinanti quali discariche, cave, spandimento di pesticidi e fertilizzanti ecc.: Art. 7--Zone di protezione Nelle zone di protezione possono essere adottate misure relative alla destinazione del territorio interessato, limitazioni per gli insediamenti civili, produttivi, turistici, agroforestali e zootecnici

4.5 D.G.R n. 1907/89 “Direttive agli Uffici del Genio Civile per l’esercizio delle funzioni delegate in materia di acque” D.G.R n. 1742/93 “Integrazioni direttive agli Uffici del G. C. ...” Le suddette delibere regionali fissano delle regole per gli ex Uffici del Genio Civile al fine di rendere quanto più omogenee le procedure amministrative per l’autorizzazione alla ricerca e la concessione alla derivazione. (facsimile della domanda, contenuti del progetto dell’opera, elaborati cartografici…).

4.6 LEGGE N. 183/89 “Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo” Questa legge ha, tra gli altri, lo scopo di assicurare il risanamento delle acque, la fruizione e la gestione del patrimonio idrico per gli usi di razionale sviluppo economico e sociale, la tutela degli aspetti ambientali ad essi connessi. Le attività di programmazione, di pianificazione e di attuazione degli interventi destinati a realizzare i suddetti scopi curano in particolare: h) il risanamento delle acque superficiali e sotterranee … mediante opere di depurazione … ed il razionale impiego di concimi e pesticidi in agricoltura i) la razionale utilizzazione delle risorse superficiali e profonde con una efficiente rete idraulica, irrigua e idrica garantendo che l’insieme delle derivazioni non pregiudichi il minimo deflusso costante vitale negli alvei sottesi. Nei bacini idrografici di rilievo nazionale è istituita l’Autorità di Bacino. L’intero territorio nazionale è ripartito in bacini idrografici classificati in bacini di rilievo nazionale, interregionale e regionale. Le Regioni provvedono alla delimitazione dei bacini di propria competenza. Il piano di bacino ha valore di piano territoriale di settore ed è lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico-operativo mediante il quale sono pianificate e programmate le azioni e le norme d’uso finalizzate alla difesa del suolo, alla corretta utilizzazione delle acque .

Sostituita dal Decreto Legislativo 152/2006 che forma i distretti Bacini di rilievo nazionale a) per il versante adriatico: 1) Isonzo (Friuli-Venezia Giulia); 2) Tagliamento (Veneto, Friuli-Venezia Giulia); 3) Livenza (Veneto, Friuli-Venezia Giulia); 4) Piave (Veneto, Friuli-Venezia Giulia); 5) Brenta-Bacchiglione (Veneto, Trentino-Alto Adige); 6) Adige (Veneto, Trentino-Alto Adige); 7) Po (Piemonte, Valle d' Aosta, Liguria, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto, Toscana, Emilia-Romagna); b) per il versante tirrenico: 1) Arno (Toscana, Umbria); 2) Tevere (Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo); 3) Liri-Garigliano (Lazio, Campania, Abruzzo);

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4) Volturno (Abruzzo, Lazio, Campania). Bacini di rilievo interregionale a) per il versante adriatico: 1) Lemene (Veneto, Friuli-Venezia Giulia); 2) Fissaro-Tartaro-Canal Bianco (Lombardia, Veneto); 3) Reno (Toscana, Emilia-Romagna); 4) Marecchia (Toscana, Emilia-Romagna, Marche); 5) Conca (Marche, Emilia-Romagna); 6) Tronto (Marche, Lazio, Abruzzo); 7) Sangro (Abruzzo, Molise); 8) Trigno (Abruzzo, Molise) 9) Saccione (Molise, Puglia); 10) Fortore (Campania, Molise, Puglia); 11) Ofanto (Campania, Basilicata, Puglia); b) per il versante ionico: 1) Bradano (Puglia, Basilicata); 2) Sinni (Basilicata, Calabria); c) per il versante tirrenico: 1) Magra (Liguria, Toscana); 2) Fiora (Toscana, Lazio);3) Sele (Campania, Basilicata); 4) Noce (Basilicata, Calabria);5) Lao (Basilicata, Calabria).

4.7 DECRETO LGS N. 275/93 “Riordino in materia di concessione di acque pubbliche” L’Art. 10 prevede che tutti i pozzi esistenti, a qualunque uso adibiti, ancorchè non utilizzati, siano denunciati dai proprietari o utilizzatori alla Regione … nonché alla Provincia competente per territorio. Questo decreto stabilisce inoltre che le domande di concessione alla derivazione delle acque siano inoltrate alle Autorità di Bacino che nel termine max di 40 gg. comunicano il proprio parere in ordine alla compatibilità della utilizzazione con le previsioni del Piano di Tutela e, anche in attesa di approvazione dello stesso, ai fini del controllo sull’equilibrio del bilancio idrico o idrologico (silenzio assenso).

4.8 LEGGE N. 36/94 “Disposizioni in materia di risorse idriche” Istituisce la pubblicità di tutte le acque: “Tutte le acque superficiali e sotterranee, ancorchè non estratte dal sottosuolo, sono pubbliche e costituiscono una risorsa che è salvaguardata ed utilizzata secondo criteri di solidarietà. L’attuazione di questo principio avviene con il DPR n. 238/1999 “Regolamento recante norme per l’attuazione di talune disposizioni della L. n. 36/94 in materia di risorse idriche” che all’art. 1 recita: “Appartengono allo Stato e fanno parte del demanio pubblico tutte le acque sotterranee e le acque superficiali, anche raccolte in invasi o cisterne. Questa disposizione non si applica a tutte le acque piovane non ancora convogliate in un corso d’acqua o non ancora raccolte in invasi o cisterne. La raccolta delle acque in invasi e cisterne a servizio di fondi agricoli o di singoli edifici è libera e non è soggetta a licenza o concessione di derivazione. In seguito alla pubblicità di tutte le acque può essere chiesto il riconoscimento o la concessione preferenziale. La libertà dell’uso domestico è ribadita dall’art. 28, con l’aggiunta di un concetto importante: “L’utilizzazione delle acque sotterranee per gli usi domestici come definiti all’articolo 93 del RD n. 1775/33, resta disciplinata dalla medesima disposizione, purchè non comprometta l’equilibrio del bilancio idrico” La legge 36/94 stabilisce che l’Autorità di Bacino competente definisca ed aggiorni periodicamente il bilancio idrico diretto ad assicurare l’equilibrio fra le disponibilità di risorse reperibili o attivabili nell’area di riferimento ed i fabbisogni per i diversi usi. Definisce inoltre concetti di risparmio della risorsa idrica attraverso il risanamento delle reti, l’installazione di contatori in ogni singola unità abitativa, la diffusione di metodi e apparecchiature per il risparmio idrico domestico e nei settori industriale, terziario e agricolo, il riutilizzo delle acque reflue.

4.9 L.R. TOSCANA 21 luglio 1995, n. 81. - Norme di attuazione della Legge 5.1.1994, n. 36. "Disposizioni in materia di risorse idriche." Definisce l’organizzazione territoriale del servizio idrico integrato (approvvigionamento potabile, distribuzione delle acque, fognatura, depurazione) gestito da un unico soggetto. La regione con

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L.R. 81/95 individua sei ambiti territoriali ottimali a livello toscano per ciascuno dei quali è istituita una Autorità di Ambito Territoriale Ottimale (Aato n. 1 Toscana Nord, Aato n. 2 Basso Valdarno, Aato n. 3 Medio Valdarno, Aato n. 4 Alto Valdarno, Aato n. 5 Toscana Costa, Aato n. 6 Ombrone). SERVIZIO IDRICO INTEGRATO In Toscana è previsto che il gestore sia una Società per Azioni a prevalente capitale pubblico Il solo soggetto gestore svolge un ruolo attivo nella fornitura del servizio all’utenza. Le funzioni normative competono a Stato e Regioni. Funzioni di pianificazione preventiva afferiscono in via esclusiva alle A.A.T.O., sia pur con l’importante notazione che il Piano di Ambito si configura come Piano di dettaglio del Piano di Bacino o dei Piani di Bacino ex legge 183/89 (cui il territorio dell’ambito territoriale ottimale appartiene).

4.10 DECRETO LGS. 152/99 e successive integrazioni “Disposizioni sulla tutela delle acque dall’inquinamento e recepimento della direttiva 91/271/CEE concernente il trattamento delle acque reflue urbane e della direttiva 91/676/CEE relativa alla protezione delle acque dall’inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole”

Il presente decreto definisce la disciplina generale per la tutela delle acque superficiali, marine e sotterranee attraverso la redazione del Piano di Tutela della Acque, che costituisce un piano stralcio di settore del piano di bacino ai sensi dell'art. 17 della L. 183/89. Le Autorità di bacino di rilievo nazionale ed interregionale, sentite le Province e le A.A.T.O., definiscono gli obiettivi su scala di bacino, cui devono attenersi i piani di tutela delle acque, nonché le priorità degli interventi. Entro il 31/12/2003, le Regioni, sentite le Province, previa adozione delle eventuali misure di salvaguardia, adottano il piano di tutela delle acque e lo trasmettono alle competenti Autorità di bacino. Il concetto importante introdotto dal decreto è la tutela integrata degli aspetti qualitativi e quantitativi. A questo scopo è trattata la disciplina degli scarichi e sono definite le aree richiedenti specifiche misure di prevenzione dall’inquinamento e di risanamento e salvaguardia degli usi sostenibili. Queste aree sono:

o le aree di salvaguardia delle captazioni potabili che, su proposta delle autorità d’ambito, sono individuate dalla Regione per mantenere e migliorare le caratteristiche qualitative delle acque superficiali e sotterranee destinate al consumo umano e erogate a terzi mediante impianto di acquedotto che riveste carattere di pubblico interesse, nonché per la tutela dello stato delle risorse. Le aree di salvaguardia sono distinte in zona di tutela assoluta, zona di rispetto, e, all’interno dei bacini imbriferi e delle aree di ricarica della falda, zona di protezione. Le regioni, al fine della protezione delle acque sotterranee, anche di quelle non ancora utilizzate per l'uso umano, individuano e disciplinano, all'interno delle zone di protezione, anche le seguenti aree: aree di ricarica della falda; emergenze naturali ed artificiali della falda; zone di riserva.

o Aree sensibili o Aree vulnerabili da nitrati di origine agricola.

La Regione con Deliberazione del Consiglio Regionale n. 170 del 08/10/03 ha definito le prime aree sensibili e vulnerabili da nitrati di origine agricola nel bacino Toscana Costa (padule di Bolgheri e relativo bacino drenante, zona costiera tra Rosignano M.mo e Castagneto Carducci). Aree vulnerabili da fitofarmaci La tutela quantitativa della risorsa concorre al raggiungimento degli obiettivi di qualità. Nei piani di tutela sono adottate le misure volte ad assicurare l'equilibrio del bilancio idrico come definito dall'Autorità di bacino, nel rispetto delle priorità della L.36/94, e tenendo conto dei fabbisogni, delle disponibilità, del minimo deflusso vitale, della capacità di ravvenamento della falda e delle destinazioni d'uso della risorsa compatibili con le relative caratteristiche qualitative e quantitative. Il decreto definisce inoltre che iI provvedimento di concessione alla derivazione delle acque è rilasciato se non pregiudica il mantenimento o il raggiungimento degli obiettivi di qualità definiti per

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il corso d'acqua interessato e se è garantito il minimo deflusso vitale, tenuto conto delle possibilità di utilizzo di acque reflue depurate o di quelle provenienti dalla raccolta di acque piovane, sempre che ciò risulti economicamente sostenibile. Analogamente, nei casi di prelievo da falda si tiene conto della necessità di assicurare l'equilibrio complessivo tra i prelievi e la capacità di ricarica dell'acquifero, anche al fine di evitare fenomeni di intrusione di acque salate o inquinate, e quant'altro sia utile in funzione del controllo del miglior regime delle acque. Il decreto inoltre ribadisce i concetti di risparmio e riutilizzo acque reflue espressi già dalla L. n. 36/94: eliminazione degli sprechi e riduzione dei consumi, riduzione perdite di rete, realizzazione di reti duali, utilizzo di acque meno pregiate per usi compatibili.

4.11 DPR 18 febbraio 1999, n. 238 Regolamento recante norme per l'attuazione di talune disposizioni della legge 5 gennaio 1994, n. 36, in materia di risorse idriche

Appartengono allo Stato e fanno parte del demanio pubblico tutte le acque sotterranee e le acque superficiali, anche raccolte in invasi o cisterne.

4.12 L.R.TOSCANA 9 novembre 1994, n. 86 - Norme per la disciplina della ricerca e coltivazioni delle acque minerali e termali.

4.13 L.R.TOSCANA 20 luglio 2004 n. 30 - Norme per la disciplina della ricerca e coltivazioni dell’utilizzazione delle acque minerali di sorgente e termali.

4.14 D.G.R n. 463/01 “Disposizioni circa l’adozione di procedure tecnico-amministrative semplificate per il rilascio di concessioni di derivazione di acque pubbliche”

Introduce delle semplificazioni nelle procedure alla luce delle innovazioni portate dal D.Lgs. 152/99. Nella delibera regionale è riportato che “La presentazione, entro il termine del 30 giugno 2001, di denuncia di pozzi, ai sensi dell’art. 10 del D. Lgs. 275/93 … equivale alla presentazione della relativa istanza volta ad ottenere il rilascio di concessione preferenziale di cui all’art. 4 del RD n. 1775/33”; stabilisce che l’istanza volta al rilascio delle nuove concessioni, qualora presuppongano altresì la preventiva ricerca di acque sotterranee, assorba la fase inerente la ricerca stessa; stabilisce che gli Uf. del G.C. competenti, ai fini dell’istruttoria per il rilascio della concessione preferenziale si attengano all’art. 22 del D. Lgs. 152/99 affinchè sia garantito il minimo deflusso vitale nei corpi idrici.

4.15 DGRT. n. 225/2003 “Acquisizione del quadro conoscitivo relativo alla qualità delle acque superficiali e a specifica destinazione, ai sensi del D. Lgs. 152/99 e successive modificazioni. Attuazione della delibera di Giunta Regionale n. 101/2003 (Direttive all’Arpat per l’attività negli anni 2003-04-05).

Nella delibera sono approvati i criteri di individuazione e l’elenco dei corpi idrici significativi superficiali e sotterranei ed il piano di rilevamento dello stato di qualità delle acque superficiali, sotterranee ed a specifica destinazione da attuarsi attraverso misure qualitative e quantitative su reti di monitoraggio opportunamente definite. L’attuazione del piano di monitoraggio è affidata all’Arpat.

4.16 NORMATIVA REGIONALE RIGUARDANTE IL DECENTRAMENTO DELLE COMPETENZE IN MATERIA DI DEMANIO IDRICO

4.16.1 DPR N. 616/1977 “Attuazione della delega di cui all’art. 1 della L. n. 382/75” Titolo V, Capo IV, art. 90. Trasferisce alle Regioni “Tutte le funzioni relative alla tutela, disciplina e utilizzazione delle risorse idriche … in particolare le funzioni concernenti: la ricerca, l’estrazione e l’utilizzazione delle acque sotterranee, ivi comprese le funzioni concernenti la tutela del sistema idrico del sottosuolo (istruttorie eseguite dagli uffici del Genio Civile). Sono riservate allo Stato: la determinazione e la disciplina degli usi delle acque pubbliche anche sotterranee ivi comprese le

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funzioni relative all’istruttoria e al rilascio delle concessioni di grandi derivazioni (istruttorie eseguita dal Provv. OO. PP.)

4.16.2 DECRETO LEGISLATIVO N. 112/1998 “Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello stato alle regioni e agli enti locali ...”

Titolo III, Capo IV Risorse idriche e dif. del suolo, art. 89 Conferisce alle regioni e agli enti locali ... le funzioni relative alla gestione del demanio idrico, ivi comprese tutte le funzioni amministrative relative alle derivazioni di acqua pubblica, alla ricerca, estrazione e utilizzazione delle acque sotterranee, alla tutela del sistema idrico sotterraneo nonché alla determinazione dei canoni di concessione e all'introito dei relativi proventi, fatto salvo quanto disposto dall'art. 29 c. 3. Lo Stato definisce obiettivi generali e vincoli specifici per la pianificazione regionale e di bacino idrografico in materia di utilizzazione delle risorse idriche ai fini energetici, disciplinando altresì le concessioni di grandi derivazioni di acqua pubblica per uso idroelettrico.

4.16.3 LEGGE REGIONALE n. 91/1998 “Norme per la difesa del suolo” Trasferimento di competenze alle Province. Competenze riservate alla Regione: Sono riservate alla Regione … il bilancio idrico e le misure per la pianificazione dell’economia idrica in attuazione della L. 36/94, nonché la determinazione del canone di concessione per l’utilizzo del demanio idrico e l’introito dei relativi proventi. Sono attribuite alle Province le funzioni amministrative in materia di gestione del demanio idrico, ivi comprese le funzioni relative alle derivazioni di acqua pubblica, alla ricerca, estrazione e utilizzazione delle acque sotterranee, alla tutela del sistema idrico sotterraneo.

4.16.4 LEGGE REGIONALE n. 1/2001 Modifiche all`articolo 14 della LR 91/98 Sono attribuite alle Province le funzioni amministrative in materia di gestione del demanio idrico, ivi comprese le funzioni relative alle derivazioni di acqua pubblica, alla ricerca, estrazione ed utilizzazione delle acque sotterranee, alla tutela del sistema idrico sotterraneo, nonchè la determinazione dei canoni di concessione per l`utilizzo del demanio stesso e l`introito dei relativi proventi. Le Province destinano le risorse introitate a seguito delle concessioni per l’utilizzo del demanio idrico al finanziamento dell’organizzazione dei servizi e degli interventi di tutela delle risorse idriche e dell’assetto idraulico e idrogeologico sulla base delle linee programmatiche di bacino, sentiti gli altri enti locali interessati.

4.17 Direttiva quadro nel settore delle acque Direttiva 2000/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2000, che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque [Gazzetta ufficiale L 327, 22.12.2000]. Modificata da: Decisione n. 2455/2001/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 novembre 2001 [GU L 331 del 15.12.2001] 1) OBIETTIVO: Fissare un quadro comunitario per la protezione delle acque superficiali interne, delle acque di transizione, delle acque costiere e sotterranee, che assicuri la prevenzione e la riduzione dell'inquinamento, agevoli l'utilizzo idrico sostenibile, protegga l'ambiente, migliori le condizioni degli ecosistemi acquatici e mitighi gli effetti delle inondazioni e della siccità. 3) SINTESI

1. Ai fini dell'applicazione della presente direttiva gli Stati membri individuano tutti i bacini idrografici presenti nel loro territorio e li assegnano a distretti idrografici. Un bacino idrografico che si estende sul territorio di più Stati membri sarà assegnato a un distretto idrografico internazionale. Per i singoli distretti idrografici un'autorità competente è designata entro il 22 dicembre 2003.

2. Entro quattro anni dall'entrata in vigore della presente direttiva gli Stati membri provvedono affinché, per ciascun distretto idrografico siano effettuati l'analisi delle caratteristiche del distretto, l'esame dell'impatto delle attività umane sulle acque e l'analisi economica dell'utilizzo idrico e si

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compili un registro delle aree alle quali è stata attribuita una protezione speciale. Deve essere individuata l'ubicazione dei punti del corpo idrico sotterraneo usati per l'estrazione di acque destinate al consumo umano che forniscono più di 10 m3 al giorno o servono più di 50 persone. 3. Entro nove anni dall'entrata in vigore della direttiva per ciascun distretto idrografico devono essere predisposti un piano di gestione e un programma operativo che tenga conto dei risultati delle analisi e degli studi di cui al punto 2. 4. con decorrenza dal 2010 gli Stati membri devono provvedere affinché le politiche dei prezzi dell'acqua incentivino gli utenti a usare le risorse idriche in modo efficiente e affinché i vari comparti dell'economia diano un adeguato contributo al recupero dei costi dei servizi idrici, compresi i costi per l'ambiente e le risorse. 8. La Commissione presenta un elenco degli inquinanti prioritari , selezionati fra quelli che presentano un rischio significativo per l'ambiente acquatico o trasmissibile tramite l'ambiente acquatico. Presenta inoltre misure intese a mantenere sotto controllo tali sostanze e norme di qualità relative alla concentrazione di esse. Le prime sono destinate a ridurre, arrestare o eliminare gli scarichi, le emissioni e le perdite delle sostanze prioritarie. Atto Direttiva 2000/60/CE Data di entrata in vigore 22.12.2000 Data limite di trasposizione negli Stati membri: 22.12.2003 Atto Direttiva 2455/2001/CE Data di entrata in vigore 22.12.2000

4.17 DIRETTIVA 2006/118/CE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 12 dicembre 2006 sulla protezione delle acque sotterranee dall'inquinamento e dal deterioramento

1. La direttiva istituisce misure specifiche per prevenire e controllare l'inquinamento delle acque sotterranee, ai sensi dell'articolo 17, paragrafi 1 e 2, della direttiva 2000/60/CE. Queste misure comprendono in particolare: a) criteri per valutare il buono stato chimico delle acque sotterranee; e b) criteri per individuare e invertire le tendenze significative e durature all'aumento e per determinare i punti di partenza per le inversioni di tendenza. 2. La direttiva inoltre integra le disposizioni intese a prevenire o limitare le immissioni di inquinanti nelle acque sotterranee, già previste nella direttiva 2000/60/CE e mira a prevenire il deterioramento dello stato di tutti i corpi idrici sotterranei.

4.18 NORME IN MATERIA AMBIENTE - DLeg 10.02.2006 & Allegati (Contiene il recepimento della 2000/60/CEE)

AMBITO DI APPLICAZIONE Il presente decreto legislativo disciplina, in attuazione della legge 15 dicembre 2004, n. 308, le materie seguenti:

• nella parte seconda, le procedure per la valutazione ambientale strategica (VAS), per la valutazione d'impatto ambientale (VIA) e per l'autorizzazione ambientale integrata (IPPC);

• nella parte terza, la difesa del suolo e la lotta alla desertificazione, la tutela delle acque dall'inquinamento e la gestione delle risorse idriche;

Si tratta di una sorta di “testo unico” di livello legislativo comprendente le norme: • per il risanamento idrogeologico del suolo e del sottosuolo; • per la messa in sicurezza delle zone a rischio e per la difesa dalle acque; • per la difesa delle acque dall’inquinamento; • per la tutela quantitativa e qualitativa delle risorse idriche; • per la gestione delle stesse.

• nella parte quarta, la gestione dei rifiuti e la bonifica dei siti contaminati;

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• nella parte quinta, la tutela dell'aria e la riduzione delle emissioni in atmosfera; • nella parte sesta, la tutela risarcitoria contro i danni all'ambiente.

PARTE TERZA - difesa del suolo e la lotta alla desertificazione, la tutela delle acque dall'inquinamento e la gestione delle risorse idriche Abrogazione: Legge 18 maggio 1989, n. 183 “Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo” Individuati 8 distretti: Ciascun distretto idrografico fa capo ad una Autorità di bacino distrettuale a cui sono trasferite tutte le funzioni, già esercitate dalle autorità di bacino previste dalla legge

1. distretto idrografico delle Alpi orientali; 2. distretto idrografico Padano; 3. distretto idrografico dell’Appenino settentrionale; 4. distretto idrografico pilota Serchio; 5. distretto idrografico dell’Appennino centrale; 6. distretto idrografico dell’Appennino meridionale; 7. distretto idrografico della Sardegna; 8. distretto idrografico della Sicilia.

Compiti Le nuove Autorità di bacino devono:

• elaborare un’analisi delle caratteristiche del distretto, un “esame” dell’impatto delle attività umane sullo stato delle acque superficiali e sotterranee, un’ analisi economica dell’utilizzo idrico;

• elaborare il Piano di bacino distrettuale; • esprimere parere sulla coerenza tra piani e programmi comunitari, nazionali, regionali e

locali relativi alla difesa del suolo, alla lotta alla desertificazione, alla tutela delle acque ed alla gestione delle risorse idriche e obiettivi del Piano di bacino. Inoltre le Autorità di bacino distrettuale

• fatte salve le specifiche discipline regionali coordinano e sovrintendono alle attività ed alle funzioni dei consorzi di bonifica con particolare riguardo all’esecuzione, alla manutenzione ed all’esercizio delle opere idrauliche e di bonifica nonché alla realizzazione di azioni di salvaguardia ambientale e di risanamento delle acque.

5 VALUTAZIONE DEL LAVORO E STIMA DEI COSTI Il tariffario professionale definisce che l’onorario spettante al geologo per le prestazioni fornite può essere determinato:

• in ragione del tempo impiegato (a vacazione); • in ragione della misura (a quantità); • in ragione dell’importo dell’opera (a percentuale); • in ragione dell’importanza, della natura o dell’esito dell’incarico (a discrezione); • in maniera comune a più di una delle forma sopraddette (a forma mista) o in maniera

composita in ragione di materia (tariffari speciali). e che l’ammontare delle competenze dovute al professionista è dato dalla somma dei vari tipi di onorario, dei compensi accessori, delle spese e delle eventuali maggiorazioni previste nella presente tariffa. Per quanto concerne l’attività del geologo nel campo dei pozzi rientrano nel calcolo a “vacazione”:

• sopralluoghi preliminari; • visite e trattative con i pubblici uffici e con privati per pratiche accessorie; • tempo impiegato nei viaggi di andata e ritorno;

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• varianti a progetti o studi se conseguenti a circostanze che il professionista non poteva prevedere;

• acquisizione dei dati e ricerche bibliografiche relative a studi precedenti; • sopralluoghi per assistenza periodica ai lavori in corso nei cantieri di perforazione; • applicazioni di modellazioni con valutazioni analitiche e numeriche finalizzate alla

geotecnica, , all’idrogeologia ed all’idrologia; • implementazione di sistemi G.I.S., • esecuzione e direzione delle prove di pompaggio in pozzo, delle prove in falda o nel terreno

insaturo, di prove di portata di corsi d’acqua ed esecuzione di monitoraggi in genere; Sono da compensare a quantità:

• studi e rilievi idrogeologici e idrologici per l’individuazione di risorse idriche, di acque minerali;

• studi e prospezioni idrogeologiche e geochimiche Sono invece da compensare a“percentuale”,

• gli studi specialistici idrologici, idraulici, che riguardano il suolo e il sottosuolo funzionali all’esecuzione di opere di captazione delle acque e dei fluidi sotterranei il cui costo è definito o attendibilmente preventivato (vedi pozzi uso idropotabile)

• La progettazione e la direzione dei lavori di interventi nel campo delle georisorse; esempio coltivazione di giacimento di acque termali

Sono compensate a discrezione, con importo che può essere preconcordato, oltre alle consulenze, tutte le prestazioni nelle quali i fattori tempo, quantità, costo e valore non sono determinabili e nelle quali è richiesto un parere o una valutazione di carattere tecnico ed economico frutto di competenza specifica o di lunga esperienza e in tutti i casi in cui non sia possibile applicare il criterio per analogia. Possono quindi venir compensate a discrezione anche la costruzione di modelli idrogeologici, idrologici, geologico-tecnici ed i collaudi di studi e di progetti elaborati da altro professionista o prestazioni per direzione di cantiere.

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6 PIANIFICAZIONE ED ESECUZIONE DEL LAVORO o Esempio ricerca d’acqua per uso industriale. o Esempio di carta idrogeologica per la pianificazione o esempio di bilancio di Piana costiera

6.1 Esempio 1. Ricerca di acqua per scopo industriale

6.1.1 ESAME NORMATIVA (ente competente PROVINCIA) Richiesta di permesso di ricerca Richiesta di concessione

6.1.2 PERMESSO DI RICERCA (schede ed elenco elaborati richiesti differente provincia a provincia. Sempre necessaria una relazione idrogeologica preliminare) a) Rilevamento idrogeologico b) Raccolta dati di base: stratigrafie da prospezioni geomeccaniche, stratigrafie da pozzi,

geochimica, geofisica I rilievi di tipo geologico-idrogeologico assumono carattere ed importanza diversa in relazione al contesto e al tipo e funzione dell’opera in oggetto. In una situazione di pianura, ad esempio, potrà essere privilegiato l’aspetto di raccolta dati esistenti, integrato con indagini in situ dirette o indirette, in relazione anche all’accessibilità e alla logistica dei luoghi. In una situazione collinare-montuosa va ad assumere una maggiore importanza la ricostruzione geologico-strutturale, da effettuare con ricerche bibliografiche, rilievi di dettaglio e a grande scala e con ricostruzioni da foto aerea. Inoltre si rivela fondamentale, in questo caso, l’esame di sorgenti esistenti, con prelievo di campioni per analisi chimiche e, quando utile per la ricostruzione del circuito idrogeologico, isotopiche Dati di interesse, a seconda dell’assetto locale, possono ottenersi mediante indagini geosismiche (sismica a rifrazione – sismica a riflessione) geoelettriche (SEV – tomografie) e magnetometriche. In funzione dell’importanza dell’opera, può accadere che i dati indiretti di questo tipo siano gli unici su cui basarsi per valutare la risorsa. I dati raccolti da pozzi o sondaggi esistenti possono riguardare stratigrafia, chimismo, livelli di falda e parametri idrodinamici da prove di pompaggio. E’ fondamentale che tali dati siano attendibili, perché in caso contrario possono portare a conclusioni pesantemente errate. c) Valutazione preliminare delle risorse La valutazione delle risorse disponibili, anche a carattere preliminare, è di fondamentale importanza, in quanto può fornire indicazioni alla committenza sull’opportunità di proseguire le indagini e di investire risorse nel progetto. Questo sia per quanto riguarda opere di modesta entità (ed impatto) come piccoli pozzi ad uso domestico, sia per quanto riguarda pozzi ad uso irriguo ed industriale. d) Esame normativa – regime vincolistico esistente La relazione idrogeologica preliminare, dovrà contenere al minimo:

a) Elementi su cui si basa la previsione di reperimento della risorsa b) Cartografia generale, cartografia idrogeologica ed altre eventuali carte tematiche

esplicative c) Parametri presumibili, in via preliminare, dell’acquifero da porre in produzione (idraulico-

idrogeologici, geochimici). d) Progetto preliminare dell’opera di captazione: tipo di perforazione el diametro condizionano

la profondità raggiungibile ed i diametri della tubazione definitiva; il progetto deve essere compatibile, tecnicamente ed economicamente, con le condizioni al contorno. Il completamento del pozzo deve essere coerente con le finalità di utilizzo dello stesso e con le esigenze di utilizzo e protezione

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e) Valutazione degli effetti ambientali prodotti dalla perforazione La redazione di un progetto anche preliminare dell’opera di presa deve tener presente le ricadute ambientali, nel senso di:

• opere che si rendono necessarie per accedere ai luoghi di perforazione • accorgimenti progettuali necessari ad evitare contaminazioni e mescolamenti tra livelli

acquiferi diversi • accorgimenti progettuali necessari ad evitare contaminazione delle acque superficiali da

parte dei fluidi di perforazione di risulta con particolare riguardo alla utilizzazione di additivi schiumogeni

• impatto dell’opera nei confronti dell’acquifero posto in produzione, in relazione agli emungimenti previsti e alle condizioni di ricarica.

SOPRALLUOGHI CON LE AUTORITA’ COMPETENTI, CON LA DITTA ESECUTRICE

Ottenuto il permesso di ricerca si passa alla ricerca dell’acqua e quindi alla

PERFORAZIONE

6.1.3 PERFORAZIONE E COMPLETAMENTO DEL POZZO • Assistenza in cantiere e direzione lavori di carattere idrogeologico - L’assistenza

geologica in cantiere non deve sostituirsi al lavoro e alle decisioni del capo sonda, bensì lo deve affiancare per quanto possibile per risolvere problemi e situazioni specifiche legati alla litologia attraversata, con l’obiettivo comune di realizzare un’opera valida e compatibile con l’acquifero e con le richieste della Committenza..

• Redazione stratigrafia nel modo più dettagliato possibile in relazione anche alle modalità di perforazione (es. percussione / rotazione con circolazione di fanghi / rotazione con circolazione inversa / rotopercussione) La colonna litologica dei terreni attraversati sarà ricostruita con l’analisi dei detriti di perforazione che potranno andare, a seconda dei metodi impiegati, da una ghiaia grossolana ad una sabbia. Valutazione caratteristiche degli acquiferi intercettati durante la perforazione (anche questo dipende dalle metodologie stesse di perforazione)

• Conclusione perforazione La conclusione della perforazione avverrà quando dai dati raccolti nelle fasi precedenti si ricaverà che è stato (o anche non è stato) raggiunto l’obiettivo di progetto.

• In base ai risultati, definizione degli elementi progettuali che concorrono al completamento del pozzo: tipo e diametro tubazione definitiva , tipo di filtri e loro posizione: tipo di drenaggio e sue caratteristiche: tamponamenti isolanti: cementazione superficiale , completamento boccapozzo:

• Completamento del pozzo in base a quanto definito al punto precedente: tubaggio – posizionamento filtri: realizzazione dreno – eventuali tamponi isolanti:

Sviluppo - spurgo – assestamento del dreno – prime valutazioni grossolane della potenzialità dell’acquifero posto in produzione

realizzazione cementazione tratto iniziale • Prove di emungimento con pompa sommersa

• prova preliminare per una valutazione del “range” di portata sia dell’opera, che effettiva della pompa, in modo da poterle adeguare alle portate desiderate

• prova a gradini per la costruzione della curva caratteristica del pozzo; modulare la portata in modo da eseguire non meno di cinque gradini, in modo che se per qualsiasi ragione un gradino non è utilizzabile, la prova non salta.

• prova di lunga durata per definire i parametri idrodinamici dell’acquifero; per una valutazione ottimale sarebbe necessario controllare l’andamento naturale del livello

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di falda (pozzo e piezometri) da alcuni giorni prima ad alcuni giorni dopo la realizzazione della prova per avere valori corretti. Occorre valutare nell’analisi dei livelli tutte le possibili cause di variazione degli stessi dovuti a cause esterne, in modo da poterne tenere conto.

• prova di risalita; protrarre la prova fino ad un recupero sostanziale del livello, tenendo conto che nell’ultimo tratto potrebbero influire in maniera significativa anche oscillazioni naturali; controllare che la pompa abbia la valvola di fondo, oppure eliminare le misure del primo minuto.

• Valutazioni idrochimiche : prelievo campioni di acqua per le analisi • Valutazioni idrogeologiche In base ai risultati delle prove di portata, definizione di

trasmissività, permeabilità, immagazzinamento-esaurimento (in funzione, anche, di possibili altri punti attendibili di monitoraggio della piezometrica riferita all’acquifero posto in produzione).

• Valutazioni (eventuali) di carattere geologico-paleogeografico nel caso di perforazioni che rivestano particolare interesse scientifico, è auspicabile (ove possibile)

l’utilizzazione dei dati raccolti dal punto di vista geologico e paleogeografico, mediante un esame dei cuttings finalizzato anche al reperimento di dati sedimentologici e paleontologici; parimenti risulterebbe utile la conservazione dei campioni per successiva consultazioni ed esami. RELAZIONE FINALE (anche per richiesta concessione) – contenente

1) Descrizione lavori Tipo di perforazione adottata, tubazione, dreno, tamponi, cementazione 2) Stratigrafia terreno attraversato - schema definitivo dell’opera di captazione Ricostruzione

stratigrafica dei livelli tramite l’analisi dei detriti di perforazione, analisi dei dati di perforazione e del comportamento della sonda; per pozzi profondi valutazione del ritardo dell’arrivo in superficie dei detriti.

3) Sintesi dati prove di emungimento e dati derivati 4) Sintesi analisi chimico-fisiche e batteriologiche e dati derivati 5) Valutazioni portate di esercizio previste in relazione ai parametri dedotti per l’acquifero e

alle caratteristiche dell’opera realizzata

ESITO POSITIVO DELLA RICERCA si passa alla richiesta di concessione

6.2 Esempio 2. Carta Idrogeologica di Piano strutturale CONSIGLIO REGIONALE del 12 febbraio 1985. DELIBERAZIONE N. 94 (Pubblicato su 20.3.1985 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE TOSCANA - N. 12) Delibera valida fintanto che non verrà sostituita dal regolamento di attuazione della LR 1/05 CARTA IDROGEOLOGICA Nelle zone di pianura andrà sviluppato l'aspetto idrogeologico per definire le caratteristiche dell'acquifero, la quota e l'ampiezza delle escursioni della falda freatíca, la presenza di terreni saturi, le condizioni di drenaggio superficiale, la possibilità di inondazioni. Le informazioni relative all'ubicazione dei pozzi, all'andamento della superficie piezometrica e alle linee di flusso, alle aree di possibile inondazione e alle aree soggette a ristagno, andranno indicate su apposita cartografia. Nella Carta idrogeologica devono essere indicati tutti i dati idrologici ed idraulici, anche solo da bibliografia, necessari per elaborare un modello idrogeologico dell’area comunale

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Esempio di Carta idrogeologica per piano strutturale di Comune a basso grado di complessità idrogeologica.

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6.3 Esempio 3 Cartografia tematica: Piezometrie e carte conducibilità elettrica specifica Estratto da: AMBROSIO M., FAGIOLI M.T. (2001) Modellazione e simulazione numerica come utensili in idrogeologia: esempio di applicazione alla Pianura costiera di Cecina. Acque Sotterrane Vol 70 Anno XVIII, Aprile 2001

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6.4 Esempio 4 Progettazione ambientale: realizzazione di chiaro perenne

AMBROSIO M., FAGIOLI M.T., DELLOMONACO G, CATTANEO M. (2003) Progettazione di un chiaro perenne per la sosta dell’avifauna migratoria mediante tecniche integrate di idrochimica e modellazione idrogeologica numerica nell’alveo “bonificato” dell’ex Lago di Bientina (PI)., “Geologia dell’ambiente”, Vol. 4, 2005 ISSN 1591-5352 pgg. 7-20