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Sezione di controllo per gli affari comunitari ed internazionali RELAZIONE SPECIALE (approvata con deliberazione n.10/2013) Organizzazione Comune dei Mercati nel settore vitivinicolo: attuazione e quadro evolutivo

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Sezione di controllo per gli affari comunitari ed internazionali

RELAZIONE SPECIALE

(approvata con deliberazione n.10/2013)

Organizzazione Comune dei Mercati nel settore

vitivinicolo: attuazione e quadro evolutivo

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Magistrato istruttore: Cons. Giacinto DAMMICCO

Ha collaborato: dott.Emilio COLELLA

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DELIBERA

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Deliberazione n. 10/2013 Organizzazione Comune dei Mercati nel settore vitivinicolo: attuazione e

quadro evolutivo.

LA SEZIONE DI CONTROLLO

PER GLI AFFARI COMUNITARI ED INTERNAZIONALI

composta dai Magistrati:

Dott. Giuseppe COGLIANDRO Presidente della Sezione

Dott. Salvatore NICOLELLA Consigliere

Dott.ssa Maria Teresa POLITO Consigliere

Dott. Giacinto DAMMICCO Consigliere – Relatore

Dott. Michele COSENTINO Consigliere

Dott. Carlo MANCINELLI Consigliere

Nell’Adunanza del 29 novembre 2013

Visto l’art. 100 della Costituzione;

Visto l’art. 287 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE);

Visto l’art. 3, comma 4, della legge 14 gennaio 1994, n. 20 e successive

modificazioni, ai sensi del quale le Corte dei conti svolge il controllo sulla gestione

delle Amministrazioni pubbliche;

Visto il Regolamento per l’organizzazione delle funzioni di controllo della Corte

dei conti, approvato dalle Sezioni riunite con deliberazione n. 14 del 16 giugno 2000

e successive modificazioni, in particolare l’art. 10, comma 3-ter, con cui sono

affidati alla Sezione di controllo per gli affari comunitari i controlli sui Fondi

comunitari;

Visto l’Atto di indirizzo dell’attività di controllo, approvato dalla Sezione con

deliberazione n. 1/2011 nell’Adunanza del 12 gennaio 2011;

Viste le Linee metodologiche del controllo, approvate dalla Sezione con

deliberazione n. 7/2011 nell’Adunanza del 9 maggio 2011;

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Visto il programma delle attività di controllo della Sezione per l’anno 2013

approvato con deliberazione n. 1/2013 nell’Adunanza del 25 febbraio 2013, che

comprende l’indagine speciale su “Organizzazione comune dei mercati. Nuovi regimi

delle produzioni vinicole”;

Vista la Relazione in data 21 ottobre 2013 con la quale il Consigliere Giacinto

DAMMICCO ha riferito sull’esito dei controlli;

Ritenuto opportuno precisare il titolo della suddetta indagine speciale in

“Organizzazione Comune dei Mercati nel settore vitivinicolo: attuazione e quadro

evolutivo”;

Vista l’ordinanza n. 3/2013 del 29 ottobre 2013 con la quale il Presidente della

Sezione di controllo ha convocato il Collegio della Sezione per l’Adunanza del 29

novembre 2013 ai fini della pronuncia sull’attività di gestione in argomento, ai sensi

dell’art. 3, comma 4, della legge n. 20/1994;

Vista la nota della Sezione di controllo n. 1902 del 29 ottobre 2013, inviata al

Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. Dipartimento delle politiche

europee e internazionali e dello sviluppo rurale e all’Agenzia per le Erogazioni in

Agricoltura (AGEA). Area coordinamento, con la quale è stata comunicata la data e

l’ora dell’Adunanza fissata per il 29 novembre 2013 ed è stata trasmessa la

Relazione di controllo della Sezione;

Viste le note pervenute dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e

forestali. Dipartimento delle politiche europee e internazionali e dello sviluppo

rurale (prot. n. 2065 del 25 novembre 2013) e dall’AGEA. Organismo pagatore.

Ufficio monocratico (prot. n. 2081 del 28 novembre 2013);

Comparsi all’Adunanza odierna: per il Ministero delle politiche agricole,

alimentari e forestali, Dipartimento delle politiche europee e internazionali e dello

sviluppo rurale, il dirigente dell’Ufficio PIUE VIII Dott. Michele Maria ALESSI; per

l’AGEA, il Direttore del Coordinamento Dott. Francesco MARTINELLI, il Dirigente

dell’OCM vino e altri aiuti Dott. Pierpaolo FRADDOSIO e la dott.ssa Annarita

FONSETA (OCM vino e altri aiuti);

Udito il relatore Consigliere Giacinto DAMMICCO;

Uditi per le diverse Amministrazioni: il Dott. Michele Maria ALESSI, il Dott.

Francesco MARTINELLI ed il Dott. Pierpaolo FRADDOSIO;

DELIBERA

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di approvare la Relazione allegata integrata con le osservazioni formulate dalle

Amministrazioni e con le modifiche apportate dal collegio in Camera di Consiglio,

concernente “Organizzazione Comune dei Mercati nel settore vitivinicolo: attuazione

e quadro evolutivo.”

ORDINA

che la presente deliberazione, con allegata Relazione, sia trasmessa:

− al Presidente del Senato della Repubblica e al Presidente della Camera dei

Deputati;

− ai Presidenti della Commissione 14^ del Senato (Politiche dell’Unione europea)

e della Commissione XIV della Camera dei Deputati (Politiche dell’Unione

europea);

− al Presidente della Corte dei conti europea;

− al Ministero per gli affari europei – Presidenza del Consiglio dei Ministri

(all’Ufficio di Gabinetto e al Dipartimento per le politiche europee);

− al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali (all’Ufficio di

Gabinetto e al Dipartimento delle politiche europee e internazionali e dello

sviluppo rurale;

− all’AGEA (all’Organismo di coordinamento e all’Ufficio monocratico Organismo

pagatore);

Le Amministrazioni interessate comunicano alla Corte dei conti e al

Parlamento, entro sei mesi dalla data di ricevimento della presente Relazione, le

misure conseguenziali adottate, ai sensi e per gli effetti dell’art. 3, comma 6, della

legge n. 20/1994, modificato dall’art. 1, comma 172, della legge 23 dicembre 2005,

n. 266, tenendo conto delle raccomandazioni formulate nella pagina 38 della

Relazione.

Il RELATORE IL PRESIDENTE

F.to Giacinto Dammicco F.to Giuseppe Cogliandro

Depositata in Segreteria il 27 dicembre 2013

Il DIRIGENTE

F.to Maria Teresa Macchione

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RELAZIONE

ORGANIZZAZIONE COMUNE DEI MERCATI

NEL SETTORE VITIVINICOLO

ATTUAZIONE E QUADRO EVOLUTIVO

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INDICE

Premessa .......................................................................................................... 1

1 - Quadro generale .......................................................................................... 3

1.1 Rilevanza del settore ................................................................................ 3

1.2 - Le politiche del settore ........................................................................... 4

1.2.1 - La riduzione delle produzioni ........................................................... 4

1.2.2 La liberalizzazione ............................................................................ 6

1.3 Strumenti attuali per gli interventi nel settore ............................................ 7

1.3.1 Strumenti OCM .................................................................................. 7

1.3.2 Le singole Misure dell’OCM vino ..................................................... 11

1.3.3 Le altre misure FEAGA: R.P.U. e aiuti accoppiati all’estirpazione .... 13

1.3.4. Il ruolo del Fondo europeo agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR)

nel settore vitivinicolo .................................................................... 14

2 - Il settore vitivinicolo in Italia ........................................................................ 16

2.1 La specificità degli interessi dell’Italia ..................................................... 16

2.2 Le scelte operate ................................................................................... 18

2.2.1 Il Programma nazionale di sostegno (PNS) ..................................... 18

2.2.2 Le scelte delle Regioni..................................................................... 25

3 – Esiti della specifica attività di audit ............................................................. 29

3.1 Le recenti valutazioni in ambito europeo ................................................ 29

3.2 Questioni sollevate dalla Corte dei conti europea. ................................. 31

3.3 Questioni specificamente rilevanti per la Corte dei conti italiana ........... 34

4 - Considerazioni conclusive .......................................................................... 36

4.1 Osservazioni .......................................................................................... 36

4.2 Raccomandazioni .................................................................................. 38

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Organizzazione Comune dei Mercati nel settore vitivinicolo

1

PREMESSA

La valenza strategica del settore vitivinicolo per l’Italia, ancorché ben nota,

rappresenta la premessa dell’inserimento della presente indagine nel programma della

Sezione affari comunitari1, e sarà di seguito posta come preliminare informazione nella

trattazione.

A motivare tale scelta concorrono specifiche circostanze che saranno

ampiamente esposte nell’ambito della relazione, ma che già possono essere qui

richiamate. Si tratta infatti di prendere atto che la Politica Agricola Comune (PAC) ed in

particolare l’Organizzazione Comune dei Mercati (OCM) che di essa fa parte, ed in via

generale la politica dell’Unione riguardo al settore vitivinicolo, sono di fronte ad un

punto di svolta che dovrà considerare i pochi punti di forza da conservare ma anche di

eventuali errori del decisore comunitario, così come esposti anche nella apposita

Relazione della Corte dei conti europea approvata a metà 20122.

Si è inoltre valorizzato il concomitante svolgimento dell’audit svolto dalla Corte

dei conti europea presso il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali,

l’AGEA e le Regioni Lazio e Veneto: oltre all’attività di doverosa collaborazione ai sensi

dell’art 287 TFUE da parte di questa Corte, è stata nella circostanza effettuata una

parallela attività di acquisizione documentale e di verifica, che ha consentito di

compiere autonome rilevazioni rispetto agli obiettivi dell’organismo di controllo UE, che

sono state successivamente definite ed analizzate nell’ambito della Sezione di

Controllo Affari Comunitari e Internazionali.

L’oggetto del controllo della Corte dei conti UE era infatti rappresentato

dall’attuazione in Italia delle Misure OCM del programma di sostegno del settore

vitivinicolo, denominate “promozione sui mercati dei Paesi terzi” e “investimenti”, sotto

il profilo della sana gestione e anche del coordinamento di tali Misure con quelle del

FEASR e della promozione dei prodotti agricoli più in generale .

La prospettiva della Corte dei conti italiana è stata invece definita da

approfondimenti anche sotto due principali aspetti: il primo è quello relativo alla

capacità di impegno e utilizzo delle risorse comunitarie, senza incorrere in rettifiche e/o

restituzioni; l’altro aspetto riguarda l’adeguatezza della risposta delle Amministrazioni

1 Deliberazione n. 1 del 25 febbraio 2013. 2 Relazione n. 7 del 12 giugno 2012 “La Riforma dell’Organizzazione comune del Mercato vitivinicolo: i

progressi sinora compiuti”.

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Organizzazione Comune dei Mercati nel settore vitivinicolo

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interessate, sia nella realizzazione della fase discendente delle politiche comunitarie,

sia in quella ascendente, in termini quindi esecutivi, propositivi e progettuali, a fronte

della peculiarità della situazione del settore vitivinicolo italiano.

La prospettiva nazionale, che necessariamente rappresenta il punto di vista di

questa indagine, metterà dunque in evidenza le scelte, l’organizzazione e le

realizzazioni compiute in Italia a livello centrale e regionale per utilizzare razionalmente

le risorse che i diversi strumenti della PAC hanno messo a disposizione. Sempre nella

suddetta prospettiva, sarà considerato l’impatto della annunciata (e per ora rinviata)

cessazione del regime dei “diritti di impianto”, con conseguente “liberalizzazione” della

coltivazione della vite.

In sede di conclusione saranno infine esposte notazioni critiche e

raccomandazioni, corredate delle risposte e dei commenti che le Amministrazioni

chiamate in sede di contraddittorio hanno voluto presentare.

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Organizzazione Comune

1.1 Rilevanza del settore

L’Unione europea occupa una posizione predominante nel mercato vitivinicolo

mondiale. Essa rappresenta infatti il 45% delle super

della produzione, il 57% del consumo globale ed il 70% delle esportazioni a livello

mondiale

Tra i paesi all’interno del mercato europeo, la Francia e l’Italia rimangono i

maggiori produttori di vino con rispettivamente 51

Germania e Portogallo, così come evidenziato nel grafico che segue

Grafico n. 1

Fonte: elaborazione Corte dei conti s

La situazione del mercato vitivinicolo all’interno dell’Unione Europea evidenzia

però negli ultimi anni, una

fatto eco iniziative che hanno determinato

che è passata da 186 milioni di hl nel 2006

Questa minor produzione è stata principalmente ottenuta attraverso

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50

6051

Organizzazione Comune dei Mercati nel settore vitivinicolo

3

1 - QUADRO GENERALE

del settore

L’Unione europea occupa una posizione predominante nel mercato vitivinicolo

mondiale. Essa rappresenta infatti il 45% delle superfici vinicole del pianeta, il 65%

della produzione, il 57% del consumo globale ed il 70% delle esportazioni a livello

Tra i paesi all’interno del mercato europeo, la Francia e l’Italia rimangono i

maggiori produttori di vino con rispettivamente 51 e 45 milioni di hl, seguiti da Spagna

, così come evidenziato nel grafico che segue.

Grafico n. 1 – maggiori produttori di vino nell’UE nel periodo 2011

(milioni di hl)

elaborazione Corte dei conti su dati della Commissione europea

La situazione del mercato vitivinicolo all’interno dell’Unione Europea evidenzia

tendenziale diminuzione del consumo di vino

fatto eco iniziative che hanno determinato una riduzione della produzione vitivinicola,

da 186 milioni di hl nel 2006-2007 a 163 milioni di hl nel 2011

minor produzione è stata principalmente ottenuta attraverso la riduzione dell

45

37

95,6

L’Unione europea occupa una posizione predominante nel mercato vitivinicolo

fici vinicole del pianeta, il 65%

della produzione, il 57% del consumo globale ed il 70% delle esportazioni a livello

Tra i paesi all’interno del mercato europeo, la Francia e l’Italia rimangono i

oni di hl, seguiti da Spagna,

maggiori produttori di vino nell’UE nel periodo 2011-2012

(milioni di hl)

Commissione europea

La situazione del mercato vitivinicolo all’interno dell’Unione Europea evidenzia

di vino, a cui hanno

produzione vitivinicola,

2007 a 163 milioni di hl nel 2011-2012.

la riduzione della

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Organizzazione Comune dei Mercati nel settore vitivinicolo

4

superficie complessiva viticola (-10%) in parte favorita da aiuti comunitari attribuiti ai

produttori che procedevano alla estirpazione dei vigneti.

Nel contempo si è registrato un aumento delle esportazioni di vino nei paesi

terzi, superiore alle importazioni. Ciò ha determinato una positiva diminuzione delle

giacenze ed il conseguente aumento dei prezzi del vini, in particolare negli ultimi 2

anni.

Per quanto concerne il fattore della diminuzione del consumo di vino nell’UE,

tale fenomeno si registra in particolare nei paesi produttori dell’Europa meridionale,

mentre è aumentato negli Stati membri settentrionali. Segnale degno di annotazione è

anche quello dell’aumento della domanda di vini sfusi (dal 39% del 2007 al 42% del

2011).

Di segno positivo sono le esportazioni dell’UE verso i paesi terzi, che vedono

tra il 2007 e il 2011 un aumento del 27% di quantità esportata, mentre l’aumento è del

36% per quanto concerne il valore economico totale delle esportazioni, che da 5,9

miliardi di Euro nel 2007 passa a 8,1 miliardi di Euro nel 2011. I paesi terzi

maggiormente destinatari delle esportazioni UE sono stati in questi ultimi anni gli Stati

Uniti (23%) la Russia (18%) e la Cina (10%).

Aumentate sono anche le quantità delle importazioni complessive nell’Unione

europea da paesi terzi, che fanno registrare un più 5%. A questo incremento però, non

corrisponde una crescita del valore economico, che invece registra un meno 12%, a

causa del fatto che i prezzi medi delle importazioni hanno registrato una consistente

diminuzione, per la preferenza, rispetto ai vini imbottigliati, dei vini sfusi, che hanno un

minor costo.

La bilancia commerciale vinicola dell’Unione europea è quindi certamente di

segno positivo ed ha un incremento continuo e progressivo negli ultimi cinque anni, sia

per quanto concerne le quantità esportata (+ 80% dal 2007 al 2011), sia per quel che

riguarda il valore economico (+ 76% dal 2007 al 2011).

1.2 - Le politiche del settore

1.2.1 - La riduzione delle produzioni

La scelta di governare il settore vitivinicolo in Europa attraverso una riduzione

della superficie coltivata con l’intenzione di ridimensionare la produzione, ha origine

dalla situazione determinatasi alla fine anni ‘60, quando all’aumento consistente della

produzione ha corrisposto invece una stagnazione della domanda, con conseguente

minaccia al reddito dei produttori. E’ tuttavia soltanto nel 1978 che concretamente è

stata posta in essere una normativa comunitaria comportante il divieto di impiantare

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Organizzazione Comune dei Mercati nel settore vitivinicolo

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nuovi vigneti3 e l’obbligo di distillare la produzione eccedente. Successivamente, negli

anni '80, è stato introdotto lo strumento del premio per l’estirpazione e si consegue una

diminuzione della produzione accompagnata dall’orientarsi della domanda verso i vini

di qualità e imbottigliati. Più tardi con la riforma dell’Organizzazione Comune dei

Mercati (OCM) intervenuta nel 1999, (regolamento CE n. 1493/1999 del Consiglio) tale

tendenza è stata accompagnata da misure apposite di ristrutturazione e riconversione

dei vigneti. Tali interventi, in vigore fino alla campagna 2007/08, non hanno tuttavia

consentito una soddisfacente riduzione delle eccedenze di vino, ed è stato necessario

introdurre ulteriori misure e risorse.

Nel regime attualmente in vigore4, in cui si perseguono gli obiettivi di

accrescere la competitività dei produttori di vino dell'UE, consolidare la reputazione dei

vini europei e riconquistare quote di mercato nell'Unione europea e nel resto del

mondo, ha avuto minore impulso la riduzione delle superfici, a favore di altre iniziative

volte a ristabilire l'equilibrio tra offerta e domanda e preservare le tradizioni della

produzione vitivinicola europea, col suo ruolo sociale e ambientale nelle zone rurali.

Concretamente, al regime di estirpazione l’Unione ha destinato 1,074 miliardi di

euro nel triennio dalla campagna 2008-2009 a quella 2010-2011, avendo valutato una

eccedenza di produzione di 18,5 milioni di ettolitri l’anno. La riduzione ottenuta,

tuttavia, alla fine della campagna 2011, è stata soltanto di 10,2 milioni di ettolitri l’anno

per la contrapposta politica di finanziamento delle ristrutturazioni che, rinnovando le

strutture esistenti, migliorava la resa della superficie vitata conservata5.

Dal momento che le domande presentate per la misura estirpazione hanno

superato la capienza finanziaria assegnata alla misura stessa, è stato ipotizzato un

errore nella sua progettazione. Sarebbe stato, infatti, sufficiente assegnare un minor

importo per i singoli relativi premi, favorendo così la soddisfazione di un maggior

3 In sostanza, i vigneti non potevano essere piantati liberamente, pena l’irrogazione di una sanzione

pecuniaria e l’estirpazione coattiva; ogni nuovo vigneto doveva sostituirne uno di eguale superficie. Il viticoltore doveva quindi possedere il diritto all’impianto, o perché già era di sua proprietà o acquistandolo da alto produttore che espiantava una superficie equivalente; e ciò con il duplice risultato di calmierare la produzione complessiva e di migliorare la qualità del vino prodotto.

I diritti di impianto possono essere originati dalla distribuzione di quote provenienti dalla riserva nazionale, a sua volta alimentata:

- da diritti non esercitati entro i 6 anni (limite oggi esteso ad 8 anni in alcune regioni italiane); - da diritti specifici per giovani agricoltori destinati ad accompagnare le misure di insediamento; - dalla concessione di nuovi diritti da parte della Comunità europea sulla base di richieste nazionali. 4 Risultato di una riforma che, per il settore in esame è formalizzata nel Regolamento (CE) 479/2008.

Le nuove politiche che sono state perseguite vanno ricondotte alla comunicazione della Commissione 22 giugno 2006, «Verso un settore vitivinicolo europeo sostenibile».

5 D’altra parte, la ristrutturazione dei vigneti è una misura irrinunciabile in quanto persegue un più generale principio della politica agricola comune, presente anche in altri strumenti di governo del settore, consistente nel miglioramento delle modalità di coltivazione.

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Organizzazione Comune dei Mercati nel settore vitivinicolo

6

numero di domande di estirpazione e realizzando una maggiore riduzione delle

superfici vitate, dando luogo ad un “punto di equilibrio” ottimale.6

1.2.2 La liberalizzazione

Per il perseguimento dell’equilibrio del mercato del vino in Europa, oltre allo

strumento dell’estirpazione dei vigneti (prevista soltanto nella prima fase, da ritenersi

conclusa alla fine del 2012), la riforma OCM vino del 2008, ha introdotto anche azioni

temporanee restrittive all’impianto di nuovi vigneti.

L’art. 85 septies,del regolamento (CE) 1234/2007 del Consiglio del 22 ottobre

2007, relativo al regime transitorio dei diritti di impianto prevede la cessazione delle

suddette restrizioni alla fine del 2015 (con la possibilità da parte dei singoli Stati

membri di decidere di mantenere il divieto in tutto o parte del territorio nazionale fino al

31 dicembre 2018). La cessazione dei vincoli posti con il regime dei diritti di impianto è

stata calendarizzata, nel progetto di governance del settore, in modo da intervenire

quando ormai la produzione si fosse orientata verso un livello alto di qualità. Infatti la

libertà di impiantare nuovi vigneti avrebbe dovuto essere, a quel punto, destinata a

potenziare l’export e comunque ad incrementare il reddito dei produttori, senza

ricadere nell’antieconomica sovrapproduzione di vino di bassa qualità, non più

competitivo in un quadro di concorrenza dei Paesi terzi che si presenta con prezzi

bassissimi.

La prospettiva di incrementare una produzione di vino sfuso a basso costo è in

ogni caso vista con estremo sfavore da alcuni Stati membri (fra i quali l’Italia e Francia)

anche per il possibile detrimento della garanzia del reddito per i vitivinicoltori.

Il tema della liberalizzazione è stato pertanto ulteriormente esaminato in un

apposito Gruppo di Alto Livello (GAL)7, istituito con lo scopo di valutare la praticabilità

di un sistema di gestione delle superfici coltivate a vigneto (c.d. “vitate”) rispettoso sia

dell’evoluzione dei mercati sia della qualità del vino, sia, in definitiva, del reddito dei

viticoltori.

Nell’ambito del suddetto GAL è stato acquisito un documento presentato alla

Commissione nel settembre del 2012 da 11 Stati (tra i quali l’Italia), con il quale si

avanzava una proposta per conservare il sistema dei diritti di impianto, corretto con

elementi di flessibilità, che consentisse incrementi controllati delle superfici.

6 Il fallimento del costoso progetto di far diminuire la produzione è compiutamente esposto nella

relazione speciale della Corte dei conti UE n. 7 2012 “La riforma dell’organizzazione comune del mercato vitivinicolo: i progressi sinora compiuti.”

7 Costituito in data 19 gennaio 2012.

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Organizzazione Comune dei Mercati nel settore vitivinicolo

7

La conclusione dei lavori del GAL, ha visto la presentazione di una relazione

alla Commissione acquisita nel marzo del 2013. In essa, è presente una proposta di

compromesso tra le posizioni contrastanti dei Paesi membri nella quale si prevede di

affiancare la conclusione del regime dei “diritti di impianto”, posta per tutti gli Stati

membri alla fine del 2018, con una gestione ed un controllo del potenziale vitivinicolo

mediante un meccanismo di autorizzazione. La proposta prevede altresì, una clausola

di salvaguardia nazionale che consenta l’introduzione di ulteriori limitazioni.

Il Consiglio (comitato agricoltura e pesca) nella riunione del 25 marzo 2013 ha

recepito le conclusioni del GAL specificando che il regime autorizzatorio decorrente dal

2019 ed in vigore per un periodo di 6 anni, sarà sottoposto ad una revisione di medio

termine.

Nella seduta del 30 settembre 2013 il competente Comitato del Parlamento

europeo in materia di politica agricola, ha approvato l’accordo raggiunto in sede di

trilogo8. Si attende ora l’approvazione definitiva da parte della sessione plenaria del

Parlamento prevista entro il prossimo mese di novembre.

1.3 Strumenti attuali per gli interventi nel settore

1.3.1 Strumenti OCM

Lo strumento proprio per la gestione del mercato vitivinicolo dell’UE è l’insieme

di misure individuate con il termine OCM vino. La riforma dell’OCM vino, divenuta

operativa con la pubblicazione del regolamento (CE) n. 479/2008 del Consiglio del 29

aprile 2008, rappresenta l’ultimo tassello del pacchetto di modifiche alle varie OCM,

varate all’interno del processo di revisione della Politica agricola comune (PAC), noto

come riforma Fischler, che dal 2003, in più tappe progressive, ha determinato il

rinnovamento della quasi totalità delle misure settoriali a sostegno dei mercati.

Sul piano generale la Commissione è stata spinta dall’esigenza di allineare

anche il settore del vino, ai nuovi indirizzi della politica europea, tendente ad una

maggiore semplificazione e una migliore regolamentazione per la PAC.

Pur nel perseguimento dell’obiettivo primario di riportare in equilibrio l’offerta e

la domanda nel settore, si è voluto mantenere una forte specificità settoriale all’OCM

vino, in quanto rispetto alle altre OCM, presenta una particolare configurazione dovuta

in parte all’estrema complessità del mercato dei prodotti vitivinicoli e in parte al fatto

che, al suo interno, sono tradizionalmente incluse anche disposizioni di tipo tecnico e

8 Sede di consultazione tra Parlamento, Commissione e Consiglio introdotta dal trattato di Lisbona per

l’adozione delle principali normative comunitarie.

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Organizzazione Comune dei Mercati nel settore vitivinicolo

8

regolamentare. Nello specifico si fa riferimento alle norme sulle modalità di produzione

(c.d. disciplinari), alle disposizioni relative ai prodotti di particolare pregio9 ed alle regole

per l’etichettatura; queste hanno dotato il settore del vino di una sorta di normativa di

riferimento “speciale”, in parte differenziata da quella di carattere generale, valida per

la gran parte degli altri prodotti alimentari.

Il regolamento n. 479/2008 del Consiglio, è stato successivamente completato

da numerosi regolamenti applicativi; in primo luogo dal regolamento (CE) n. 555/2008

della Commissione del 27 giugno 2008, contenente le modalità di applicazione delle

disposizioni previste nei Titoli II, IV e V (programmi di sostegno, scambi con i paesi

terzi, potenziale produttivo e controlli), pubblicato a poche settimane dall’entrata in

vigore della nuova OCM, prevista con l’inizio della campagna 2008-2009. Ad essi

hanno fatto seguito altri tre regolamenti attuativi: il regolamento (CE) n. 436/2009 della

Commissione del 26 maggio 2009, relativo allo schedario viticolo, dichiarazioni

obbligatorie, informazioni per il controllo del mercato, documenti di trasporto e tenuta

dei registri; il regolamento (CE) n. 606/2009 della Commissione del 10 luglio 2009,

recante il codice enologico; il regolamento (CE) n. 607/2009 della Commissione del 14

luglio 2009, relativo alle denominazioni di origine e alle indicazioni geografiche protette,

alle menzioni tradizionali, all’etichettatura e alla presentazione di determinati prodotti

vitivinicoli.

L’attuale OCM vino, quindi, sebbene sia stata pensata anche con l’obiettivo di

realizzare, laddove possibile, una ricomposizione sui canoni delle regole generali della

PAC, si configura ancora come una normativa settoriale specifica, dotata, come detto,

di numerose particolarità.

L’opportunità di accogliere pienamente anche il settore vitivinicolo nel

regolamento unico OCM ha visto quindi la nascita del regolamento (CE) n. 491/2009

del Consiglio del 25 maggio 2009, con il quale, nell’abrogare il regolamento quadro

dell’OCM vino 479/2008, sono stati trasposti i suoi contenuti all’interno dei diversi Titoli

del regolamento (CE) n. 1234/2007,concernente l’OCM unica, a decorrere dal 1°

agosto 2009.

Sul piano normativo, l’art. 103 duodecies del novellato regolamento

1234/200710 stabilisce che ogni Paese membro predispone e sottopone alla

Commissione un unico Programma Nazionale di Sostegno (PNS) quinquennale,

rispondente alle peculiarità regionali. Il Programma nazionale, viene approvato,

9 Individuati con l’acronimo VQPRD (Vino di qualità prodotto in regione determinata) nella normativa del 1987 e successivamente aggiornata nel 1999.

10 Ex art. 5 regolamento 479/2008.

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9

mediante il meccanismo del silenzio assenso, trascorsi tre mesi dalla sua

presentazione, salvo specifiche obiezioni sollevate da parte della Commissione.

Il suddetto programma, si compone di un preciso elenco di elementi individuati

dall’art. 103 terdecies. Il successivo art. 103 quaterdecies11 suddivide gli interventi

attuabili, mediante il Programma Nazionale di Sostegno in 11 Misure la cui

applicazione è lasciata alla scelta discrezionale dei singoli Paesi membri.

Nell’ambito della OCM vino, l’Unione europea ha assegnato ai Paesi membri

nel quadriennio 2009 – 2012 poco più di 4 miliardi di euro. Per l’assegnazione ai singoli

Stati della relativa quota, è stato seguito un criterio misto, così come esposto nel

decimo “considerando” del reg. CE n. 479/2008: infatti, il 50% della quota tiene conto

della quota storica del bilancio vino assorbita da ciascun partner; il 25% dalla superficie

vitata nazionale; il restante 25% dalla produzione storica complessiva dell’UE.

Nella tabella che segue è riportata la dotazione dei programmi di sostegno di

cui all’art. 103 quindecies, par. 1 del reg. 1234/2007.

11 Ex art 7 regolamento 479/2008.

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10

Tabella n. 1 – Dotazioni dei Programmi di sostegno

(importi in migliaia di euro)

Fonte: Tabella estratta dall’allegato X ter al Reg. (CE) 1234/2007

Dalla suddetta tabella, si evince chiaramente come la gran parte dei

finanziamenti disponibili, per i criteri che sono stati sopra esposti, vengono assegnati

principalmente a Francia, Italia e Spagna, che assorbono da sole, più del 78% dei

fondi.

PAESE 2009 2010 2011 2012 2013 2014

Belgio 15.608 21.234 22.022 27.077 26.742 26.762

Repubblica Ceca 2.979 4.076 4.217 5.217 5.151 5.155

Germania 22.891 30.963 32.190 39.341 38.867 38.895

Grecia 14.286 19.167 19.840 24.237 23.945 23.963

Spagna 213.820 284.219 279.038 358.000 352.774 353.081

Francia 171.909 226.814 224.055 284.299 280.311 280.545

Italia 238.223 298.263 294.135 341.174 336.736 336.997

Cipro 2.749 3.704 3.801 4.689 4.643 4.646

Lituania 30 37 45 45 45 45

Lussemburgo 344 467 485 595 587 588

Ungheria 16.816 23.014 23.809 29.455 29.081 29.103

Malta 232 318 329 407 401 402

Austria 8.038 10.888 11.313 13.846 13.678 13.688

Portogallo 37.802 51.627 53.457 65.989 65.160 65.208

Romania 42.100 42.100 42.100 42.100 42.100 42.100

Slovenia 3.522 3.770 3.937 5.119 5.041 5.045

Slovacchia 2.938 4.022 4.160 5.147 5.082 5.085

Regno Unito 0 61 67 124 120 120

UE TOTALE 794.287 1.024.744 1.019.000 1.246.861 1.230.464 1.231.428

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11

Nel suo complesso, i 18 Stati membri assegnatari dei fondi hanno speso il 97%

della dotazione di bilancio complessiva a disposizione.

1.3.2 Le singole Misure dell’OCM vino

Le 11 Misure previste e disciplinate dagli artt. da 103 sexdecies a 103

sexvicies del regolamento n. 1234/2007, possono essere classificate in Misure

permanenti, la cui applicabilità è prevista per tutto il periodo di funzionamento della

nuova OCM, ed in Misure transitorie, che, se attivate, possono restare operative solo

per un periodo limitato di tempo.

Le Misure permanenti sono:

• Regime di pagamento unico e sostegno a favore dei viticoltori;

• Promozione sui mercati dei paesi terzi;

• Ristrutturazione e riconversione dei vigneti;

• Vendemmia verde;

• Fondi di mutualizzazione;

• Assicurazione del raccolto;

• Investimenti;

• Distillazione dei sottoprodotti.

Le Misure transitorie sono:

• Distillazione di alcole per usi commestibili;

• Distillazione di crisi;

• Uso di mosto di uve concentrato .

Con il “Regime di pagamento unico e sostegno a favore dei viticoltori ” si

prevede la concessione di un aiuto diretto disaccoppiato ai viticoltori, nella stessa

modalità con cui esso è concesso agli altri operatori agricoli. In tal caso lo Stato

membro che sceglie questa opzione, non potrà più attivare le altre Misure dell’OCM

vino e le risorse assegnate, vengono trasferite allo strumento di cui al reg. CE

n.1782/03, successivamente modificato dal reg. CE n. 73/2009.

Con la “Promozione sui mercati dei Paesi terzi” è possibile attivare Misure di

informazione e promozione finalizzate ad aumentare la competitività dei vini comunitari

nei paesi extra-UE, limitatamente ai prodotti con denominazione di origine o

indicazione geografica protette e ai vini varietali12. Il contributo attribuito per tale attività

non può superare il 50% della spesa ammissibile. Il comma terzo dell’art. 103

12 I vini "varietali" o "vini da tavola" sono quei vini per i quali è possibile indicare in etichetta il vitigno e l'annata di produzione, senza alcun riferimento al territorio di produzione.

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12

septdecies, stabilisce espressamente quali attività possono essere ammesse per tale

Misura.

Il sostegno alla “ristrutturazione e alla riconversione dei vigneti” ha l’obiettivo di

aumentare la competitività dei produttori di vino, attraverso l’adeguamento delle

strutture viticole ai nuovi orientamenti dei consumi e tutelare il valore paesaggistico e le

tradizioni culturali connesse alle produzione vitivinicola. Il contributo comunitario ai

costi effettivi della ristrutturazione e della riconversione dei vigneti non supera il 50%,

estendibile al 75% per le regioni rientranti nell’Obiettivo Convergenza a norma del

regolamento (CE) n. 1083/2006.

La misura “Vendemmia verde”, consiste nell’eliminazione dei grappoli non

ancora giunti a maturazione, riducendo a zero la resa della relativa superficie vitata.

Il sostegno, che ha lo scopo di contribuire a ripristinare l’equilibrio tra offerta e

domanda sul mercato del vino in ambito Comunitario, è attribuito sotto forma di aiuto

forfettario per ettaro e non può, comunque, superare il 50% della somma dei costi

sostenuti e della conseguente perdita di reddito.

Il sostegno a favore della costituzione di “Fondi di mutualizzazione”, ha lo scopo

di fornire assistenza ai produttori che desiderano assicurarsi contro i rischi derivanti

dalle fluttuazioni del mercato. Il sostegno che assume la forma di un aiuto temporaneo

e decrescente, è finalizzato a coprire i costi amministrativi dei fondi.

A salvaguardia dei redditi dei produttori colpiti da calamità naturali, eventi

climatici sfavorevoli, fitopatie o infestazioni parassitarie, è prevista la Misura

“Assicurazione del raccolto”. La Misura assume la forma di un contributo finanziario a

compensazione, con i limiti stabiliti, dei premi assicurativi versati dai produttori.

L’eventuale pagamento assicurativo non deve compensare i produttori al di là

del 100% delle perdite di reddito subite e non deve creare distorsioni nella concorrenza

sul mercato delle assicurazioni.

La Misura “Investimenti” prevede la concessione di un sostegno alle aziende

per investimenti materiali o immateriali in impianti di trattamento, in infrastrutture

vinicole e nella commercializzazione del vino, finalizzati a migliorare il rendimento

dell’impresa in relazione alla produzione e alla commercializzazione o allo sviluppo di

nuovi prodotti, trattamenti e tecnologie. Tale Misura, che non è ammessa a sostegno

delle imprese in difficoltà ai sensi degli orientamenti comunitari sugli aiuti di Stato, è

prevista in relazione ai costi d’investimento ammissibili per la quota massima del 50%

nelle regioni classificate in convergenza e del 40% per tutte le altre.

L’art. 103 tervicies prevede la concessione di un contributo per la “Distillazione

dei sottoprodotti” della vinificazione. Il livello dell’aiuto, stabilito dal paese membro

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13

entro parametri massimali fissati a livello comunitario, va a beneficio delle distillerie,

che avranno l’obbligo di produrre con i sottoprodotti ritirati dal produttore,

esclusivamente alcol da utilizzare per fini industriali o energetici, con un titolo

alcolometrico minimo di 92%vol.

La “Distillazione di alcole per usi commestibili” è una Misura transitoria attuata

fino al 31 luglio 2012, che ha risposto all’obiettivo di accompagnare la transizione dal

vecchio al nuovo regime attenuando gli effetti sui redditi; prevede la possibilità di

concedere ai produttori di vino, un aiuto per ettaro per la trasformazione di uve di

propria produzione in distillati di vino destinato al settore alimentare (alcool, acquavite

di vino, distillato di vino, brandy e brandy italiano in conformità alle definizioni previste

dal regolamento CE del Consiglio n. 110/08).13

Altra Misura transitoria di natura regressiva e con limiti prefissati prevista fino al

31 luglio 2012 è stata la “Distillazione di crisi” concessa per la distillazione di

eccedenze di vino, decisa dagli Stati membri al fine di ridurre o eliminare l’eccedenza e

nel contempo garantire la continuità del rifornimento da un raccolto ad un altro.

Il comma terzo dell’art. 103 quinvicies del citato regolamento stabilisce che gli

alcoli derivanti dalla distillazione sono utilizzati esclusivamente per fini industriali o

energetici onde evitare distorsioni della concorrenza. Per il funzionamento della misura

sono fissati dei massimali di spesa, corrispondenti ad una quota dell’intera dotazione

assegnata per stato membro al Piano di sostegno14, pari al 20% per il 2009; al 15% per

il 2010; al 10% per il 2011 e al 5% per il 2012.

L’uso di mosto di uve concentrato, è la terza Misura transitoria prevista dal

Regolamento comunitario attuata fino al 31 luglio 2012 e utilizzata per aumentare il

titolo alcolometrico naturale dei prodotti, alle condizioni stabilite dalla normativa

comunitaria15.

1.3.3 Le altre misure FEAGA: R.P.U. e aiuti accoppiati all’estirpazione

La normativa OCM vino del 2008 consente l’introduzione del pagamento unico

per azienda anche ai produttori di uve da vino. Gli Stati membri che decidono di

applicare questa misura, rinunciano all’attivazione delle altre misure OCM. Non

13 Cfr Decreto MIPAAF n.1 del 7 gennaio 2009 , art. 2 comma 6, lett. c). 14 Confronta Tabella n. 1 di pag. 9. 15 Tale pratica si contrappone a quella dello “zuccheraggio”, analizzata nel successivo par. 2.1.

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14

sorgono dunque problemi di demarcazione, stante l’alternatività degli strumenti

finanziari prescelti per il sostegno dei vitivinicoltori a livello di Stato membro16.

Qualche profilo di problematica demarcazione presenta la previsione di aiuti alle

Assicurazione del raccolto sia nell’OCM vino che nell’art. 68 del Reg. 73/2009 relativo

ai pagamenti diretti17.

Nel periodo preso a riferimento dalla presente relazione, ossia quello di vigenza

dell’attuale OCM vino, è stato anche operante il regime di estirpazione volontaria con

premio, previsto per un periodo di tre anni, con premi decrescenti (annate 2008-09,

2009-10, 2010-11).

Trattasi di Misura operante con la formula degli “aiuti accoppiati” ed è dunque

commisurata alla quantità di superficie eradicata.

Gli Stati membri possono rinunciare a tale Misura quando la superficie estirpata

rischia di superare l'8% della superficie viticola nazionale o il 10% della superficie

totale di una determinata regione o comunque vietare l'estirpazione in zone di

montagna o a forte pendenza, in zone particolari e paesaggistiche, nonché per motivi

ambientali18.

1.3.4. Il ruolo del Fondo europeo agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR) nel

settore vitivinicolo

Assai più complessa è invece la determinazione e la gestione delle alternative

e delle demarcazioni fra gli strumenti OCM vino e le Misure proprie del Fondo per lo

Sviluppo Rurale (FEASR)19 che possono essere assegnate a beneficiari rientranti fra

gli operatori del medesimo settore.

Il problema si pone puntualmente per alcune misure nell’ambito dei tre Assi

propri dello sviluppo rurale, che perseguono rispettivamente:

I - il miglioramento della competitività del settore agricolo e forestale;

II - il miglioramento dell’ambiente e del paesaggio;

III - il miglioramento della qualità della vita nelle zone rurali e la diversificazione

dell’economia rurale.

16 In tutti gli Stati, come il nostro, che non hanno optato per la suddetta soluzione, è ammissibile la

possibilità di accedere allo strumento RPU da parte del viticultore, a condizione che abbia eradicato tutte le viti.

17 Cfr successivo parag. 2.2.1. 18 Cfr Art. 85 duovicies del Regolamento (CE) n. 1234/2007 del Consiglio e Art. 68 del Regolamento

(CE) n. 555/2008 della Commissione. 19 Norma di riferimento è il Reg. (CE) del Consiglio n. 1698/2005 del 20 Settembre 2005 che detta le

regole generali valide per la politica di sviluppo rurale per il periodo 2007-2013.

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15

Nel primo Asse sono, infatti, presenti azioni in parte sovrapponibili a quelle, ad

esempio, riferite alla Misura “investimenti”; in particolare ciò avviene: per la Misura 121

(orientata al miglioramento qualitativo delle produzioni vitivinicole e dell’introduzione di

innovazioni; miglioramento delle performance ambientali); per la Misura 114

(specificamente per l’aspetto dei servizi di consulenza aziendale, per l’enologia come

per la tutela dei marchi e la promozione sui mercati); per la Misura 123 (che ha

l’obiettivo dell’accrescimento del valore aggiunto, astrattamente applicabile anche alle

produzioni vinicole, laddove particolare attenzione viene posta alle produzioni di

qualità20 e al risparmio e all’approvvigionamento energetico).

Nell’ambito dell’Asse II, presenta profili di sovrapposizione in particolare la

Misura 214, che prevede aiuti per una agricoltura senza pesticidi e che con l’Azione 3

si rivolge proprio ai viticultori. Nonostante gli aiuti agroambientali rimangano giustificati

anche qualora si effettui la vendemmia verde, poiché compensano costi aggiuntivi sui

quali la vendemmia verde e la conseguente rinuncia alla produzione risultano

ininfluenti, si crea prima facie una incompatibilità dell’aiuto per la “produzione integrata”

(Misura 214.1) con l’attuazione della vendemmia verde.

Profili di sovrapposizione emergono anche per quel che riguarda il terzo Asse,

con riferimento specifico alla Misura 313 (Incentivazione di attività turistiche): basti

pensare al finanziamento della realizzazione di percorsi eno-gastronomici o di

abbinamento di forme di agriturismo alla produzione e commercializzazione del vino.

20 A ciò è connessa la complessa questione dei marchi a tutela della precisa provenienza e della

qualità dei vini.

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Organizzazione Comune dei Mercati nel settore vitivinicolo

16

2 - IL SETTORE VITIVINICOLO IN ITALIA

2.1 La specificità degli interessi dell’Italia

Prima di sviluppare l'esposizione delle modalità di attuazione in Italia degli

strumenti finanziari dedicati dall'Unione Europea al settore vitivinicolo, è opportuno

illustrare le principali peculiarità nazionali in materia.

Concorrono nella circostanza, indicatori economici, ma anche fattori

merceologici e profili sociali e paesaggistici.

Le marcate differenze nell'ambito del territorio italiano, sia sotto il profilo

orografico che sotto il profilo climatico non variano tuttavia la costante della

inscindibilità della permanenza di vigneti e della antropizzazione minuta, caratteristica

del paesaggio rurale ma anche garanzia della conservazione del buono stato del

territorio stesso.

Questo comporta che l'Italia abbia dovuto sempre conservare un delicato

equilibrio nell'attuazione dell'estirpazione con premio, e che anche nella ristrutturazione

abbia cercato di conservare valori localistici particolarmente significativi nel settore,

anche sotto il profilo dell'immagine commerciale dell'intera filiera.

Dal punto di vista della valorizzazione della qualità, ricordiamo che già nei

primi anni '60, con il d.P.R. n. 930 del 12 luglio 1963 l'Italia ha prima di ogni altro paese

codificato la denominazione e l'abbinamento di indicazioni territoriali e regole per la

produzione di specifici prodotti vinicoli di eccellenza.

Successivamente, nell'ambito del quadro normativo comunitario del VQPRD

(Vino di qualità prodotto in regione determinata) l'Italia si è dotata di un sistema di

tutela anche della "denominazione", ossia denominazioni di origine ma anche

indicazioni geografiche tipiche (DOCG-DOC-IGT) con la Legge n. 164/1992 e poi con

le successive modifiche. Mentre la riforma dell'OCM vino del 2008 andava verso la

semplificazione, distinguendo soltanto vini DOP e IGP da quelli senza denominazione,

l'Italia ha conservato la propria specificità utilizzando i residui spazi derogatori, potendo

aggiungere le proprie categorie di denominazione a quelle comunitarie (attualmente le

denominazioni italiane, nel complesso, sono 521: 330 Doc, 73 DOCG e 118 IGT). A

maggior precisazione, dalla vendemmia 2010 è anche obbligatoria l'indicazione

dell'annata sulla bottiglia per tutti i vini DOCG e DOC con esclusione di quelli delle

tipologie spumante, frizzante e liquoroso.

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Organizzazione Comune

Grafico n.

Particolare rilevanza nel sistema italiano hanno svolto i Consorzi per la tutela,

ufficialmente riconosciuti ai sensi dell’art. 14 della Legge 21 dicembre 1999, n. 526, a

loro volta raggruppati in Federazioni n

Il ruolo dei consorzi per la tutela dei marchi di qualità ha subito un forte

ridimensionamento sul fronte della certificazione delle caratteristiche dei vini a seguito

del decreto legislativo n. 61/2010

tendenzialmente, oltre alla funzione di “gestori della denominazione”

vera e propria “agenzia di sviluppo territoriale”

base si pone l’elemento enologico.

Non si trascuri tuttavia che larga

ancora sotto le generiche indicazioni merceologiche di “

per i quali l'esclusione della adozione di elaborate tecniche di produzione o di

invecchiamento consente prezzi più ba

21 Le federazioni maggiormente rappresentative volontari per la tutela delle denominazioni di origine (relative produzioni e l'Associazione circa il 95%, delle produzioni italiane ad indicazione geografica.

22 Attuativo del Reg. (CE) 479/2008 2009, n. 88).

23 Vino privo di denominazioni cheche è sceso progressivamente sino al 26 % registrato nel 2012.

Sistema europeo

DOP

IGP

Vini varietali

Vino da tavola

Organizzazione Comune dei Mercati nel settore vitivinicolo

17

Grafico n. 2 – Sistemi di denominazione del vino

Particolare rilevanza nel sistema italiano hanno svolto i Consorzi per la tutela,

ufficialmente riconosciuti ai sensi dell’art. 14 della Legge 21 dicembre 1999, n. 526, a

loro volta raggruppati in Federazioni nazionali21.

Il ruolo dei consorzi per la tutela dei marchi di qualità ha subito un forte

ridimensionamento sul fronte della certificazione delle caratteristiche dei vini a seguito

61/201022, ma ha trovato nuovo spazio espansivo as

tendenzialmente, oltre alla funzione di “gestori della denominazione”,

vera e propria “agenzia di sviluppo territoriale” favorendo attività promozionali a

si pone l’elemento enologico.

Non si trascuri tuttavia che larga parte della produzione vinicola italiana ricade

ancora sotto le generiche indicazioni merceologiche di “vino sfuso” e “vino da tavola

per i quali l'esclusione della adozione di elaborate tecniche di produzione o di

invecchiamento consente prezzi più bassi a fronte comunque di una discreta qualità.

giormente rappresentative sono la Confederazione nazionale dei volontari per la tutela delle denominazioni di origine (Federdoc, fondata nel 1979) che esprime il 70% delle

e l'Associazione italiana consorzi indicazioni geografiche (AICIG), cui fanno riferimento circa il 95%, delle produzioni italiane ad indicazione geografica.

ttuativo del Reg. (CE) 479/2008 per il tramite dell’art 15 della legge comunitaria 2008 (legge 7 luglio

Vino privo di denominazioni che rappresentava ancora nel 2009 il 37% del volume di produzione, che è sceso progressivamente sino al 26 % registrato nel 2012.

Sistema italiano

Particolare rilevanza nel sistema italiano hanno svolto i Consorzi per la tutela,

ufficialmente riconosciuti ai sensi dell’art. 14 della Legge 21 dicembre 1999, n. 526, a

Il ruolo dei consorzi per la tutela dei marchi di qualità ha subito un forte

ridimensionamento sul fronte della certificazione delle caratteristiche dei vini a seguito

ma ha trovato nuovo spazio espansivo assumendo

anche quella di

favorendo attività promozionali alla cui

parte della produzione vinicola italiana ricade

” e “vino da tavola23”,

per i quali l'esclusione della adozione di elaborate tecniche di produzione o di

ssi a fronte comunque di una discreta qualità.

azionale dei consorzi che esprime il 70% delle

), cui fanno riferimento

per il tramite dell’art 15 della legge comunitaria 2008 (legge 7 luglio

rappresentava ancora nel 2009 il 37% del volume di produzione,

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Organizzazione Comune dei Mercati nel settore vitivinicolo

18

Sotto questo aspetto, risulta evidente l'interesse italiano a contrastare

l'importazione e l'immissione sul mercato europeo di vini che presentano qualità

inferiori e prezzi assai più bassi, circostanza che si verifica non soltanto con l'ampliarsi

della fetta di mercato di paesi extraeuropei emergenti nel settore (Australia, Cile, etc.)

ma anche, in prospettiva, di una possibile proliferazione di produttori più o meno

improvvisati all'interno del territorio dell'Unione, per effetto della futura liberalizzazione

dei diritti di impianto. Ad essi, infatti, l'Italia si è strenuamente opposta, ottenendo

alcune garanzie anche tramite il lavoro del Gruppo di Alto Livello sul quale si è riferito

nel precedente capitolo.

Le caratteristiche dei vini italiani e l'interesse a favorire metodi di rinforzo della

gradazione e del corpo dei vini solo coi metodi maggiormente compatibili con la

conservazione della qualità, hanno indotto l'Italia a spingere per la conservazione

dell’aiuto per l'arricchimento con mosti concentrati e la preclusione, o almeno la

limitazione, dello zuccheraggio, ossia l'aggiunta di zucchero durante la vinificazione.

Tale pratica, vietata da sempre in Italia, è consentita tradizionalmente da altri Stati

membri con clima meno propizio alla naturale crescita del tasso alcolico dei vini con la

fermentazione dei mosti. Tuttavia, la questione si pone attualmente all’attenzione,

suscitando preoccupazione dei produttori italiani, in quanto nel luglio del 2012 la

Francia ha permesso la pratica dello zuccheraggio in alcune sue proprie regioni

meridionali, applicando una piccola sovrattassa per i produttori commisurata alla

quantità di zucchero aggiunto. I Paesi sostenitori dell’arricchimento con mosti derivati

dall’uva, che sono oltre che l’Italia, anche Spagna, Portogallo e Grecia, spingono verso

l'obbiettivo minimo di far stabilire l'obbligo della indicazione in etichetta dei vini con

zucchero aggiunto.

2.2 Le scelte operate

2.2.1 Il Programma nazionale di sostegno (PNS)

Per quanto concerne l’OCM vino applicato in Italia sulla base di un Programma

Nazionale di Sostegno24, si rileva come la spesa impiegata nelle diverse annualità e

nell’ambito delle singole misure, abbia portato ad utilizzare la quasi totalità dei fondi

disponibili arrivando ad una media del 98,65% delle risorse comunitarie disponibili. Il

risultato è sicuramente da ritenere molto positivo anche in considerazione delle regole

che disciplinano la spesa dell’OCM, in base alle quali in ogni esercizio finanziario,

24 Programma quinquennale di sostegno al mercato vinicolo, redatto ai sensi del Reg. (CE) 479/2008 del Consiglio e del Reg. 555/2008 della Commissione, comunicato alla Commissione, per l’approvazione, con nota ministeriale 30 giugno 2008 n. 1488 e successivamente modificato.

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(compreso tra il 16 ottobre dell’anno precedente ed il 15 ottobre di quello di

riferimento), se da un lato le spese non devono superare il massimale assegnato,

dall’altro le risorse non spese entro la fine dell’esercizio vengono definitivamente perse.

Questo ha richiesto redistribuzioni in corso d’anno, facendo largo uso della

flessibilità prevista nella regolamentazione comunitaria, come sarà approfondito più

avanti.

La tabella seguente illustra le erogazioni effettuate, a valere sulle diverse

misure attivate in Italia.

Tabella n. 2 - erogazioni effettuate (importi in euro)

MISURA 2009 2010 2011 2012

Promozione sui mercati dei paesi terzi 4.867.353,09 25.110.521,65 48.386.498,18 60.540.923,97

Ristrutturazione e riconversione vigneti 82.830.681,49 85.855.269,39 93.164.370,05 157.220.343,96

Vendemmia verde 0 16.428.335,08 23.976.130,02 7.569.305,79

Assicurazione del raccolto 0 35.327.478,13 27.777.639,60 32.022.207,37

Investimenti 0 0 6.570.640,67 23.699.086,10

Distillazione dei sottoprodotti 19.799.850,26 23.687.895,36 22.405.943,88 14.959.117,37

Distillazione alcole per usi commestibili 43.411.584,70 28.477.211,12 12.555.172,67 9.453.317,33

Distillazione di crisi 27.010.795,51 12.063.910,37 7.969.452,83 -557.619,45

Uso di mosto di uve concentrato 59.764.522,03 64.670.874,86 48.918.068,59 29.789.515,58

TOTALE 237.684.787,08 291.621.495,96 291.723.916,49 334.696.198,02

Fonte: elaborazioni Corte dei conti su dati AGEA

Si noti che la “distillazione di crisi” assume nel 2012 un valore negativo in

quanto gli importi già destinati ai pagamenti sotto tale voce, sono stati trasferiti ad altre

Misure in base al criterio della flessibilità, previsto nella normativa comunitaria di

riferimento.

Si possono ora analizzare nel dettaglio, le singole attività intraprese.

In primo luogo si segnala che le Misure attivate dall’Italia nel periodo monitorato

sono state nove rispetto alle undici previste dal regolamento, rimanendo fuori, la

Misura del “pagamento regimo unico diretto” ed i “fondi di mutualizzazione”.

La Misura “ristrutturazione e riconversione dei vigneti” si è confermata anche in

Italia come Misura che ha assorbito maggiori risorse finanziarie in maniera sempre

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progressiva, sino a raggiungere nel corso dei quattro anni, una duplicazione delle

risorse assegnate, passando da 83 milioni nel 2009 a 157 milioni nel 2012.

La Misura, disciplinata in Italia dall’art 4 del DM 8 agosto 2008 n. 255325, ha

attirato sempre l’interesse dei viticoltori, tanto che le stime evidenziano che più di un

quarto dell’attuale superficie vitata sia stata oggetto di ristrutturazione dal momento

della sua prima applicazione.

La Misura viene applicata a livello regionale con le modalità stabilite a livello

nazionale dal suddetto DM: ivi si stabilisce anche l’importo medio del sostegno

ammissibile per ettaro in ciascuna Regione o Provincia autonoma, il quale non può

superare gli 8.600 Euro ad ettaro, elevato a 9.500 Euro ad ettaro per le Regioni

dell’Obiettivo Convergenza26. Tale importo, che annualmente è stato soggetto a

variazioni27 risulta, per la campagna 2012/2013 stabilito in 17.500 Euro per ettaro

(elevato a 20.000 per le Regioni dell’Obiettivo Convergenza),28 per sostenere la

viticultura delle zone caratterizzate da forti pendenze, nonché da alta valenza

paesaggistica.

Si consideri tuttavia che il contributo effettivamente pagato in media è stato

sempre tenuto al di sotto della soglia massima consentita. In ciò anche le Regioni,

come illustrato più avanti, hanno operato una scelta strategica che, prevedendo un

contributo ridotto rispetto alla soglia fissata dal decreto nazionale, consentisse di

accogliere un maggior numero di domande di viticoltori e, conseguentemente, di ettari

ristrutturabili.

Altra Misura prevista nell’ambito del PNS destinata a migliorare la competitività

nei paesi terzi all’Unione, è la “Promozione sui mercati terzi”, che finanzia la

promozione di tutte le categorie di vini a denominazione di origine protetta e a

indicazione geografica, di vini spumanti di qualità (aromatici e non) e, dalla campagna

2009-2010, di vini senza indicazione geografica ma con l’indicazione della varietà29.

Per quanto concerne l’Italia, ad una prima applicazione che era piuttosto

stringente e prevedeva una disciplina differenziata in ragione dei diversi possibili

beneficiari (aziende private diverse dalle micro, piccole e medie imprese) e delle

tipologie di azioni che si volevano effettuare (promozioni indirizzate alle denominazioni

25 Ma già inserita nell’OCM con la riforma del 1978 e prevista dal regolamento CE n. 1493/1999. 26 Campania, Calabria , Puglia e Sicilia. (PIL pro capite inferiore al 75% della media comunitaria) 27 Con DM 29 luglio 2009 l’importo era di 9.500 Euro per ettaro elevato a 10.400 per le regioni

convergenza. Con DM 13 ottobre 2011 l’importo era di 12.350 Euro per ettaro elevato a 13.500 per le regioni convergenza.

28 Importo modificato con DM 7 novembre 2012. 29 DM 8 maggio 2009 n . 3890, e successive modifiche ed integrazioni contenute nel DM 29 luglio 2009

e nel DM 22 luglio 2010 n. 4123.

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o ai marchi commerciali), ne è succeduta un’altra con la quale si è stabilito che è

possibile aumentare l’importo dell’aiuto con fondi nazionali o regionali fino ad un

massimo del 20% delle spese sostenute30, rimanendo a carico del beneficiario una

quota che non deve essere inferiore al 30% delle spese complessive31.

Il budget della Misura viene gestito per il 30% a livello nazionale, e il restante

70% a livello delle singole regioni, che si ripartiscono la relativa quota.

Nell’ambito della quota nazionale, sono ammissibili al finanziamento i progetti

che riguardano la filiera vitivinicola di almeno tre Regioni32 .

Le disposizioni nazionali applicative del Regolamento (CE) 479/08 contenute

nel DM dell’8 maggio 2009 n. 3890 e successive modifiche, stabiliscono, tra l’altro, le

azioni ammissibili che possono essere svolte nei Paesi terzi per beneficiare dei

finanziamenti, le categorie di soggetti beneficiari ed i relativi requisiti, nonché la durata

del progetto che, comunque, non può essere superiore a tre anni per beneficiario e per

Paese terzo. Per i progetti a valere sui fondi della quota regionale, la normativa

stabilisce la cornice entro la quale le Regioni possono applicare la Misura per la parte a

loro attribuita, provvedendo in particolare all’emanazione dei bandi per la

presentazione delle domande.

La Misura ha trovato una progressiva applicazione in Italia ed ha visto di anno

in anno crescere l'interesse degli operatori, come dimostrato dall'aumento

esponenziale dei dati di spesa con un importo iniziale nell’ambito della campagna

2008-09 di poco meno di 5 milioni di euro per arrivare ad una spesa erogata di oltre

60,5 milioni di euro nella campagna 2011-12, proiettandosi nell’ultimo periodo come

Misura che in termini di spesa, è seconda solo alla Misura “ristrutturazione e

riconversione dei vigneti”. Ciò ha determinato, in particolare per quanto attiene alla

quota nazionale, che le richieste di finanziamento presentate non sono state sempre

soddisfatte integralmente. Il progressivo interesse per questa Misura ha contribuito

positivamente alla crescita dell’export vinicolo italiano33 non solo in contesti

commerciali tradizionali e consolidati, come il Nord America, ma anche nei mercati dei

paesi emergenti (in particolare Russia, Brasile ed estremo Oriente).

30 In base alla normativa comunitaria, il contributo dell’Unione per tale misura non può comunque

superare il 50% della spesa ammissibile, con possibilità, da parte dei singoli Stati membri, di integrare questa quota con aiuti nazionali, nel rispetto delle regole comunitarie in tale materia.

31 Art. 1 del DM 29 luglio 2009. 32 Art. 5 comma 1 DM n.3890/2009 e art. 2 comma 2 DM n. 4123/2010. 33 Secondo i dati ISTAT, viene registrato un aumento in termini di valore economico del 7,6% nel primo

semestre 2013 rispetto all’anno precedente, anche se i volumi esportati risultano in leggero calo (-6,5%), tranne che per gli spumanti.

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22

Il PNS dell’Italia ha previsto, a decorrere dalla campagna vitivinicola

2010/2011 anche la Misura “Investimenti” quale sostegno alle imprese per investimenti

materiali e/o immateriali in impianti di trasformazione, in infrastrutture vinicole e nella

commercializzazione del vino. Tali interventi sono diretti a migliorare il rendimento

globale dell’impresa, riguardanti la produzione e/o la commercializzazione dei prodotti

vitivinicoli, o anche lo sviluppo di nuovi prodotti, trattamenti e tecnologie connessi agli

stessi prodotti.

Il ritardo nell’attivazione della Misura, è stato in parte dovuto alla necessità di

definire compiutamente, a livello territoriale regionale, chiare linee di demarcazione che

consentissero di escludere la possibilità di doppio finanziamento con analoghe Misure

dello sviluppo rurale; in particolare per quanto riguarda le Misure 121

“Ammodernamento Aziende agricole”, e soprattutto la 123 “Accrescimento del valore

aggiunto dei prodotti agricoli o forestali”, quest’ultima largamente coincidente con la

Misura OCM vino per quanto concerne la definizione delle spese ammissibili34.

La normativa nazionale di riferimento con la quale vengono quindi definite le

disposizioni di attuazione dei regolamenti (CE) n. 1234/07 e n. 555/08, è contenuta nel

DM del 4 marzo 2011 n. 1831, dove in allegato si trova l’elenco35, distinto per Regioni,

delle operazioni finanziabili con il Programma nazionale di sostegno e che sono

automaticamente escluse dall’applicazione delle Misure 121 e 123 del piano di

sviluppo rurale (alcune regioni hanno inserito dall’esclusione anche la Misura 313

“Incentivazione di attività turistiche”).

Il DM sopra citato stabilisce, altresì, il limite massimo del sostegno ammissibile,

che risulta essere il 40% della spesa effettivamente sostenuta (50% per le “Regioni

dell’Obiettivo Convergenza”), di cui beneficiano determinate tipologie di imprese

classificabili come micro e medie imprese, così come stabilito dalla normativa

comunitaria. Tale limite massimo viene dimezzato per le imprese più grandi

classificabili come intermedie. L’aiuto è corrisposto solo dopo l’effettiva realizzazione

dell’investimento globale proposto e dell’effettuazione del controllo. I beneficiari,

tuttavia, possono chiedere un anticipo nella misura massima del 20% dell’importo

dell’aiuto stesso, previa costituzione di una fidejussione che copra il 110% del valore

dell’anticipo.

34 Cfr art 17 del Reg. CE 555/08 (modalità di applicazione dell’OCM vino – Reg. CE 479/2008) e l’art.

55 del Reg. CE 1974/06 (disposizioni di applicazione sul sostegno nello sviluppo rurale – Reg. CE 1698/2005).

35 L’allegato contenente l’elenco viene modificato con successivi provvedimenti di cui si dirà subito dopo.

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23

Nel corso del primo anno, a fronte di una disponibilità di 15 milioni di euro, sono

stati impegnati e spesi 6,6 milioni di euro, pari al 44%. Va considerato peraltro, che

l’impiego limitato della Misura, oltre a tener conto della fase rallentata di avvio per i

motivi sopra esposti, sconta anche la presenza di progetti di durata biennale che,

gravando sulla rendicontazione dell’anno successivo, spostano in avanti la rilevazione

dell’utilizzo della risorsa. Nel 2012, sono stati effettivamente liquidati 23,8 milioni di

euro, che rappresentano circa il 60% dei 40 milioni di euro stanziati.

L’incremento dell’utilizzo delle risorse di provenienza UE non segue, tuttavia, il

passo con l’incremento del volume di investimenti effettuati con fondi interni: questi

infatti, sono cresciuti dai 19,4 milioni del 2011 ai 96 milioni nel 2012; sicché gli aiuti

comunitari forniti attraverso la Misura “Investimenti” nel 2011 erano poco più di un terzo

di quelli nazionali/regionali , mentre nel 2012 rappresentavano meno di un quarto.

In ragione dell’indubbio spazio di miglioramento nell’applicazione della Misura

“investimenti”, con DM del 4 marzo 2011, n. 1831, si è prevista la possibilità per le

Regioni di adottare le determinazioni per l’applicazione della Misura, allungando

l’elenco delle operazioni finanziabili con il PNS dell’OCM vino e, dunque, spostando le

linee di demarcazione con lo Sviluppo Rurale (eventualmente con l’individuazione di

ulteriori condizioni di ammissibilità e/o di esclusione dal contributo nonché specifichi

criteri di priorità). Ciò ha consentito anche di fronteggiare il graduale esaurimento delle

risorse disponibili nei fondi del FEASR.

Analoga finalità si è perseguita con il DM del 3 aprile 2012, n. 2141 e

successivamente con il DM n. del 10 ottobre 2012, n. 294, con i quali vengono

introdotte ulteriori operazioni finanziabili nell’ambito dell’OCM vino.

Per quel che riguarda le “Misure temporanee” (ossia “distillazione di alcole per

usi commestibili”, “distillazione di crisi” e “uso di mosto di uve concentrato”), conservate

dal regime precedente e previste nella riforma OCM del 2008 per attutire eventuali

specifiche ripercussioni negative sugli operatori del mercato, si rileva che nel

quadriennio di applicazione (2009-2012) esse hanno comportato importi di

finanziamento non trascurabili.

In particolare, proprio l’ultima Misura citata, ha fatto registrare un totale di

erogazione effettuata nel periodo anzidetto che raggiunge il 17% del totale delle

erogazioni del settore, seconda solo alla Misura ristrutturazione e riconversione dei

vigneti. Le altre due Misure temporanee sono andate invece scemando in maniera più

sensibile.

Quanto alle altre Misure interessate, si segnala che la “vendemmia verde”,

attivata in Italia a partire dalla campagna 2009/2010, non ha registrato adesioni in tutte

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24

le Regioni, questo in parte perché ha trovato qualche resistenza dal mondo produttivo

ed in parte per la difficoltà di avvio di una Misura che non era mai stata sperimentata

prima. Anche all’interno della UE l’Italia risulta l’unico grande produttore di vino ad

averla attivata.

Anche la Misura “Assicurazione del raccolto” è stata attivata a decorrere dalla

campagna 2009-2010, attribuendo dei contributi ai premi versati dagli agricoltori a

carico dell’OCM vino, distinti da quelli concessi per il resto dell’agricoltura diversa dal

vino, nell’ambito dell’articolo 68 e succ. del regolamento (CE) n. 73/2009 relativo ai

pagamenti diretti. Nell’attuazione della Misura in parola si è avuta cura nel distinguere i

due diversi contributi (Misura OCM vino e art. 68) dal momento che l’art. 68 si riferisce

alla copertura dei rischi climatici, legati ad avversità atmosferiche equiparabili a

calamità naturali, delle fitopatie, degli attacchi parassitari sulle culture vegetali e delle

epizoozie negli allevamenti zootecnici, con aiuto fino al 65% del premio assicurativo36;

le polizze finanziabili con OCM vino invece, coprono i rischi derivanti da condizioni

climatiche avverse assimilabili alle calamità naturali, con un aiuto fino all’80% del

premio assicurato, mentre per gli altri rischi climatici e le fitopatie o infestazioni

parassitarie la copertura è del 50%.37 Inoltre (ed è una distinzione che maggiormente

emerge dal lato del beneficiario), nonostante le domande di aiuto debbano essere

presentate nello stesso periodo e quindi entro il 15 maggio di ogni anno, i tempi di

pagamento sono assai diversi: mentre il contributo riconosciuto ai sensi dell’art. 68

viene erogato all’agricoltore assicurato entro il 30 giugno dell’anno successivo alla

domanda, l’aiuto riservato al settore vitivinicolo viene erogato entro il 15 ottobre dello

stesso anno in cui è stata presentata la domanda (data entro la quale le risorse devono

essere impegnate).

Misura che in Italia non è stata invece attivata, alla pari degli altri 17 paesi

membri produttori di vino che dispongono del programma di sostegno, sono i “Fondi di

mutualizzazione” , nonostante la teorica appetibilità di uno strumento che finanzi fondi

atti ad ammortizzare i rischi derivanti dalle fluttuazioni di mercato. Al riguardo, però, c’è

da rilevare che, nella forma attualmente strutturata (aiuto temporaneo e decrescente

destinato a coprire le spese amministrative dei fondi),38 risulta, in concreto, poco

allettante per gli operatori. In Italia, peraltro, non è stata adottata la necessaria

normativa di dettaglio che ne disciplini l’attivazione.

36 Art. 70 comma 3 del Reg. CE n. 73/2009. 37 Art. 103 unvicies del Reg. CE 1234/2007. 38 Art. 103 vicies del Reg. CE 1234/2007.

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25

Il quadro deve essere completato con alcuni dati relativi alle campagne di

estirpazione che, con riferimento ai tre periodi interessati (2008-09, 2009-10 e

2010-11) ha dato luogo ad una diminuzione del 4% delle superfici vitate nazionali (pari

al 7% della produzione nazionale di vino), con una prevalenza di estirpazioni nelle

Regioni meridionali, che hanno invece ridotto le superfici vitate dell’8% (pari al 14%

della produzione vinicola)39.

2.2.2 Le scelte delle Regioni

A livello di Regioni, è necessario esporre sia le decisioni assunte in tema di

attivazione delle singole Misure dell’OCM vino, sia la scelta dei criteri per la

demarcazione con le Misure dello Sviluppo Rurale teoricamente sovrapponibili, sia

infine la qualità della risposta organizzativa e gestionale sul territorio.

L’applicazione della Misura “ristrutturazione e riconversione dei vigneti”

nell’ambito regionale, è stata fin dall’inizio inevitabilmente correlata ad un differente

impatto sul territorio. In tal senso quindi troviamo Regioni, come la Sicilia e l’Umbria,

che hanno una percentuale elevata di ristrutturazione dei vigneti ad uva da vino,

mentre altre, non hanno attuato la Misura, o perché l’aiuto erogabile non era adeguato

a compensare i costi di una viticultura di montagna (questo con riguardo alla Valle

d’Aosta), o perché è stato ritenuto più proficuo finanziare questo tipo di interventi solo

nell’ambito dello sviluppo rurale (è il caso della Liguria).

Significativa è anche la differente modalità di applicazione nelle Regioni della

Misura della “promozione all’esportazione nei mercati terzi”, con riferimento

principalmente all’integrazione dell’aiuto comunitario con risorse interne (risorse

nazionali o regionali nella misura massima del 20%).

Nel 2010 e 2011 l’integrazione suddetta è stata spesso concessa, solo con

fondi regionali. Umbria e Marche l’hanno applicata in entrambe le annualità; il

Piemonte invece, ha stanziato il 20% solo per un progetto, che ha posto le basi per

l’aggregazione degli operatori regionali. La Puglia l’ha concessa solo nel 2010, mentre

la Lombardia e il Veneto l’hanno concessa nel 2011: per progetti presentati da

associazioni di Consorzi di tutela delle denominazioni, dalla Lombardia; per la linea di

spesa riservata ai Consorzi di tutela delle denominazioni o loro Unioni regionali; dal

Veneto. La Regione Toscana, ha introdotto l’integrazione regionale del 20% dal 2010,

ma fino ad esaurimento della dotazione regionale disponibile, seguendo l’ordine della

graduatoria dei progetti. L’Abruzzo, che nel 2010 aveva concesso il 20%, ha

39 Dati su fonte ISTAT e AGEA.

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26

ridimensionato il contributo al 10% nell’annualità successiva. Integrazione del 20%

anche in Sicilia, mentre il Lazio, le province di Bolzano e Trento, e la Basilicata hanno

mantenuto al 50% la quota di finanziamento pubblico (solo comunitario).

Le scelte a livello locale sono state quindi diverse, condizionate ovviamente

anche dalla disponibilità di fondi da investire nella misura. Eventuali limiti alle adesioni

riscontrati a livello regionale, discendono anche dalla necessità di un cofinanziamento

dei privati che, come ricordato in precedenza, non deve essere inferiore al 30% delle

spese complessive.

Le caratteristiche locali della viticultura, infatti, consistono anche in un differente

dimensionamento delle aziende, ed è evidente che dalla maggiore frammentazione

della produzione vinicola di una Regione può dipendere una limitata capacità di

affrontare il passo della esportazione in mercati lontani e spesso ardui come quelli

extra‐comunitari.

Assai differenziata sul territorio nazionale appare anche l’attuazione della

Misura “investimenti”. Nel 2011 sono state solo otto le Regioni che hanno effettuato

pagamenti nell’ambito della Misura investimenti (più le province di Trento e Bolzano).

La Lombardia è stata la Regione che ha speso di più: 1,6 milioni di euro,

seguita da Umbria (un milione di euro), Lazio (900 mila euro) e Puglia (oltre 700 mila

euro). Il numero delle imprese beneficiarie è stato di 298 con un volume totale di

investimento di circa 19,5 milioni di euro.

La situazione ha una diversa lettura se si considera l’anno 2012, nel quale le

Regioni interessate sono state 13 (più le province di Trento e Bolzano). La spesa

impegnata, che è stata di oltre 23,5 milioni, ha visto la Sicilia quale Regione che ha

speso di più con circa 5 milioni di euro seguita dal Piemonte (3 milioni) Umbria (2,8

milioni) Lombardia (2,6 milioni) ed il Veneto (1,7 milioni). Le imprese beneficiarie sono

state 945 ed hanno mosso un volume totale di investimento di oltre 96 milioni di euro.

Mentre nelle due prime annualità le Regioni che non hanno attivato la Misura

investimenti nell’ambito dell’OCM vino erano sei (Valle d’Aosta, Liguria, Toscana,

Molise, Basilicata e Calabria), con la decretazione ministeriale del 2011 e del 2012,

esaminata nel paragrafo precedente, il novero delle Regioni che aderiscono a tale

Misura, si è esteso anche a Basilicata, Toscana, Calabria e Liguria, che in precedenza

avevano finanziato gli investimenti vitivinicoli esclusivamente all’interno del PSR dei

fondi FEASR.

Rimangono quindi ancora fuori soltanto la Valle d’Aosta ed il Molise.

Quanto alla Misura “vendemmia verde”, la regione che l’ha più ampiamente

attivata risulta essere la Sicilia, la quale ha utilizzato oltre l’80% dei Fondi comunitari a

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Organizzazione Comune dei Mercati nel settore vitivinicolo

27

disposizione, talché risulterebbe aver azzerato la resa di 13 mila ettari di vigneti40, con

un taglio produttivo che si aggirerebbe intorno ai 900 mila ettolitri di vino. La parte

residuale della Misura è risultato essere stata attivata soprattutto nelle regioni del

centro-Sud. Alla limitazione dell’entità dei fondi spesi, ha contribuito anche la scelta, da

parte di alcune Regioni, di limitarne l’applicazione a particolari categorie di uva, in

particolare escludendo i vitigni DOC e IGT.

Uniforme a livello regionale è stata invece la scelta di escludere dai metodi di

distruzione o eliminazione dei grappoli il metodo chimico, preferendo anche se più

costoso, quello manuale, sicuramente privilegiato per lo scarso impatto ambientale.

Alcune Regioni hanno invece consentito la libertà degli operatori di poter scegliere tra il

metodo manuale e quello meccanico, differenziando però l’importo dell’aiuto

concedibile. Unica eccezione a questo orientamento generale è stata la Regione

Veneto, la quale ha ammesso la possibilità di utilizzare liberamente uno dei tre metodi

sopracitati, assegnando un importo di aiuto unico.

Per quanto concerne la misura relativa all’assicurazione del raccolto viticolo,

la Regione maggiormente beneficiaria risulta essere stata il Veneto, con oltre il 35%

del totale delle risorse attribuite a livello nazionale.

Quanto agli effetti delle politiche di riduzione e riconversione delle produzioni,

sono di seguito evidenziati per alcune Regioni rappresentative, gli andamenti degli

ultimi sei anni, espressi in migliaia di ettolitri e accompagnati dal sintetico relativo

segno grafico:

40 Con riferimento ai dati della campagna 2010/2011

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Organizzazione Comune

Grafico n. 3 - Andamento degli effetti della mis

Regioni 2007

Piemonte 2724

Emilia Romagna 6253

Lombardia 1099

Campania 1652

Abruzzo 2205

Lazio 1840

Umbria 998

Puglia 5668

Sicilia 4574

Impregiudicata la valutazione della composizione della produzione stessa in

termini di tipologia e di valore, i dati mostrano l’effettività della riduzione ma anche la

limitata Misura della stessa.

Organizzazione Comune dei Mercati nel settore vitivinicolo

28

ndamento degli effetti della misura riconversione e ristrutturazione sulla produzione

(migliaia di hl)

2008 2009 2010 2011

2480 2858 3006 2683

6340 6952 6601 6455

1250 1277 1349 1313

1768 1830 1869 1726

3054 2652 3028 2283

1797 1527 1259 1205

843 987 875 860

6949 5920 7169 5777

6180 6175 5676 4823

Fonte: Elaborazione Corte dei conti su d

la valutazione della composizione della produzione stessa in

termini di tipologia e di valore, i dati mostrano l’effettività della riduzione ma anche la

della stessa.

ura riconversione e ristrutturazione sulla produzione

(migliaia di hl)

2012

2366

6273

1222

1542

2443

1365

637

5338

5169

su dati MIPAAF

la valutazione della composizione della produzione stessa in

termini di tipologia e di valore, i dati mostrano l’effettività della riduzione ma anche la

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Organizzazione Comune dei Mercati nel settore vitivinicolo

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3 – ESITI DELLA SPECIFICA ATTIVITÀ DI AUDIT

3.1 Le recenti valutazioni in ambito europeo

Con Relazione speciale n. 7, presentata nel giugno 2012, la Corte dei conti

europea ha affrontato il compito di valutare i progressi compiuti, ad opera della riforma

del 2008, riguardo al miglioramento dell’equilibrio tra l’offerta e la domanda nel settore

vinicolo. Gli aspetti centrali di tale valutazione sono specificamente gli effetti, e i costi

delle Misure “estirpazione” e “ristrutturazione e riconversione dei vigneti”.

L’istituzione di controllo europeo, per quanto concerne il sostegno

all’estirpazione dei vigneti, ha concluso che nei tre anni del regime, i tassi di aiuto sono

stati fissati a livelli troppo elevati. Ciò si ricava dal fatto che la domanda per la Misura

ha superato per ogni anno il livello previsto; in tali circostanze, rileva La Corte dei conti

UE, il regime avrebbe potuto essere più efficiente, attribuendo importi meno elevati che

avrebbero permesso di conseguire gli stessi risultati con risorse minori.

Inoltre, nella suddetta Relazione speciale si rileva che non è stata conseguita la

riduzione dei volumi della produzione e delle superfici vitate. Pur essendo positivo il

giudizio sugli effetti della ristrutturazione e riconversione, con riferimento

all’adeguamento qualitativo dell’offerta andando incontro alla richiesta del mercato,

all’ammodernamento e alla razionalizzazione dei vigneti, viene evidenziato che si è

così avuto, collateralmente, l’incremento della resa che è andato ad annullare in parte

gli effetti dell’estirpazione. Sul fronte dei diritti d’impianto, viene segnalata la

inadeguatezza degli studi che dovevano approfondire la materia degli effetti della

liberalizzazione.

Da tutto ciò la Corte dei conti UE fa discendere le raccomandazioni alla

Commissione, fra le quali le più significative sono indirizzate a: stabilire una stima

dell’equilibrio tra l’offerta e la domanda per il settore vitivinicolo in base a dati aggiornati

(contemplando anche l’ipotesi della liberalizzazione) e considerare specifiche Misure

per far fronte ad eventuali squilibri; adottare una definizione più precisa delle

operazioni di ristrutturazione ammissibili; considerare più attentamente le interferenze

fra gli effetti della estirpazione e il contrario effetto di maggior resa determinato dalle

Misure di ristrutturazione e riconversione; definire degli indicatori chiave di

performance, attinenti agli obiettivi della riforma, che possano fornire una Misura

tempestiva dei risultati della stessa.

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Organizzazione Comune

Il 10 dicembre 2012 la Commissione ha presentato al Parlamento europeo e al

Consiglio41 una specifica relazione sull’esperienza maturata con l’attuazione della

riforma del settore vitivinicolo del 2008, fornendo innanzitutto la comparazione dei dati

quantitativi relativi alla campagna 2011

ultima campagna pre-riforma, ossia quella 2006

evidenziando la significatività della riduzione della produzione.

La Commissione si è anche sofferma

stessa, rilevando una soddisfacente quota di vini DOP e IGP.

Grafico n. 4

Fonte:

Fra le considerazioni della Commissione che meritano attenzione in questa

sede, vi è l’auspicio ad un incremento nella produzione dei vini “varietali”, che

sarebbero ben graditi nei Paesi non produttori e in quelli terzi, per quel che riguarda

vini di media e bassa qualità.

A livello di valutazione globale degli effetti della riforma del 2008, l’opinione

della Commissione è di segno positivo, sia per gli e

di intervento sul mercato proprie della vecchia OCM

viticole e della produzione che, nonostante la continua diminuzione del consumo

interno, non pare dar luogo ad eccedenze strutturali nel settore vitivinicolo.

41 Redatta a norma dell’articolo 184 (Relazioni settoriali), punto 8, del regolamento (CE) n. 1234/2007

del Consiglio secondo cui “La Commissione presenta merito al settore vitivinicolo, in particolareriforma”.

42 Come già chiarito in precedenza, l’interesse dell’Italia è piuttosto quello di porre coml’indicazione geografica.

Vini

“varietali”

3%

Altri vini

senza

indicazione

geogr.

31%

Organizzazione Comune dei Mercati nel settore vitivinicolo

30

embre 2012 la Commissione ha presentato al Parlamento europeo e al

una specifica relazione sull’esperienza maturata con l’attuazione della

riforma del settore vitivinicolo del 2008, fornendo innanzitutto la comparazione dei dati

lativi alla campagna 2011-2012 (166 milioni di ettolitri) con quelli della

riforma, ossia quella 2006-2007 (186 milioni di ettolitri),

evidenziando la significatività della riduzione della produzione.

La Commissione si è anche soffermata sulla composizione della produzione

stessa, rilevando una soddisfacente quota di vini DOP e IGP.

4 - Ripartizione della Produzione di vino per qualità

Fonte: Elaborazione Corte dei conti su dati della Commissione

derazioni della Commissione che meritano attenzione in questa

l’auspicio ad un incremento nella produzione dei vini “varietali”, che

sarebbero ben graditi nei Paesi non produttori e in quelli terzi, per quel che riguarda

alità.42

A livello di valutazione globale degli effetti della riforma del 2008, l’opinione

della Commissione è di segno positivo, sia per gli effetti dell’eliminazione delle

proprie della vecchia OCM, sia per la riduzione d

viticole e della produzione che, nonostante la continua diminuzione del consumo

interno, non pare dar luogo ad eccedenze strutturali nel settore vitivinicolo.

Redatta a norma dell’articolo 184 (Relazioni settoriali), punto 8, del regolamento (CE) n. 1234/2007 del Consiglio secondo cui “La Commissione presenta una relazione (…) entro il 31 dicembre 2012 in merito al settore vitivinicolo, in particolare tenendo conto dell’esperienza maturata con l’attuazione della

chiarito in precedenza, l’interesse dell’Italia è piuttosto quello di porre com

Vini

DOP/IGP

62%

“varietali”

Altri vini

senza

indicazione

Succo d’uva

4%

embre 2012 la Commissione ha presentato al Parlamento europeo e al

una specifica relazione sull’esperienza maturata con l’attuazione della

riforma del settore vitivinicolo del 2008, fornendo innanzitutto la comparazione dei dati

2012 (166 milioni di ettolitri) con quelli della

2007 (186 milioni di ettolitri),

ta sulla composizione della produzione

Commissione Europea

derazioni della Commissione che meritano attenzione in questa

l’auspicio ad un incremento nella produzione dei vini “varietali”, che

sarebbero ben graditi nei Paesi non produttori e in quelli terzi, per quel che riguarda

A livello di valutazione globale degli effetti della riforma del 2008, l’opinione

ffetti dell’eliminazione delle Misure

, sia per la riduzione delle superfici

viticole e della produzione che, nonostante la continua diminuzione del consumo

interno, non pare dar luogo ad eccedenze strutturali nel settore vitivinicolo.

Redatta a norma dell’articolo 184 (Relazioni settoriali), punto 8, del regolamento (CE) n. 1234/2007 una relazione (…) entro il 31 dicembre 2012 in

tenendo conto dell’esperienza maturata con l’attuazione della

chiarito in precedenza, l’interesse dell’Italia è piuttosto quello di porre come prioritaria

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31

Ad avviso della Commissione, il regime di estirpazione e i programmi nazionali

di sostegno sono stati pienamente attuati, con l’estirpazione di oltre 161 mila ettari e la

ristrutturazione di circa 305 mila ettari grazie ai fondi dell’UE. Viene sottolineato anche

l’ampio uso di altre importanti Misure, quali le azioni di promozione e gli investimenti.

Viene però rilevata dalla Commissione come nonostante un aumento dei volumi

e dei valori dell’esportazione, si riscontri invece in alcuni mercati, una diminuzione della

quota di vini di produzione comunitaria (a causa dei bassi costi di vini dei Paesi terzi) e

ciò persino in alcuni Stati membri.

3.2 Questioni sollevate dalla Corte dei conti europea.

A seguito dell’attività di audit, la Corte dei conti europea ha rappresentato le

proprie constatazioni preliminari che sono state oggetto di replica e confronto con le

Amministrazioni controllate, con la successiva definitiva chiusura dell’audit in data 3

luglio 2013. Si evidenziano di seguito le questioni di maggior rilievo che sono emerse.

Nell’ambito della misura “promozione nei paesi terzi” la Corte ha rilevato che il

“Comitato per la strategia e il coordinamento”, previsto dall’art. 8 del DM 3890/2009,

non ha espletato alcuna delle funzioni ad esso demandate. Alcune di esse erano

necessarie per la regolarità delle successive fasi dell’applicazione della Misura. In

particolare, ci si riferisce alla mancata adozione di “prospetti indicativi dei costi

standard” utili per la valutazione da parte dei Comitati di valutazione nazionale e

regionali, in termini di congruità, dei progetti e la conseguente definizione delle

graduatorie di accesso alla Misura. Quanto all’operato del Comitato di valutazione, ne

viene rilevata in più di una circostanza una scarsa trasparenza nell’ammissione o

nell’esclusione di progetti o di singole voci degli stessi, per eccesso di sinteticità dei

verbali e per carenza nella redazione di specifiche graduatorie e nell’attribuzione di

punteggi. Al riguardo l’Amministrazione interessata ha replicato che ogni progetto di

richiesta finanziamento, deve contenere una relazione delle attività e dei costi con

allegata una tabella finanziaria contenente le singole voci di costo dei beni o servizi da

utilizzare, la quantità ed il prezzo unitario. Tali dati consentirebbero, quindi, anche in

assenza dei suddetti prospetti, di poter valutare in maniera congrua i progetti

presentati. Sulla questione la Corte mantiene alcune parziali perplessità.

Viene, altresì, sollevata la questione riguardante l’attività del Comitato di

valutazione nazionale, che ha la competenza a valutare i progetti presentati al

Ministero per accedere ai fondi di quota nazionale. La Corte (oltre alla questione della

valutazione appena evidenziata), richiede aggiornamenti sulle conseguenze

dell’inchiesta giudiziaria di natura penale a cui sono stati sottoposti alcuni componenti

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Organizzazione Comune dei Mercati nel settore vitivinicolo

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dello stesso Comitato. Al riguardo, l’Amministrazione, nell’evidenziare che l’indagine

riguarda questioni estranee all’OCM vitivinicola, fa presente che le persone interessate

all’inchiesta sono state precauzionalmente sostituite.

L’attenzione dei controllori europei si è anche appuntata sulla percentuale di

spese attribuita ai “costi accessori” e sulla inammissibilità del costo della

remunerazione del “soggetto attuatore” quando si tratti di associazioni cui partecipa il

soggetto beneficiario. Le risposte fornite dall’Amministrazione sulla questione hanno

sodisfatto i controllori della Corte, anche se sulla prima questione hanno sottolineato la

necessità che i costi dovrebbero essere il più possibile ridotti.

La preferenza di dare il sostegno della Misura promozione a piccole e medie

imprese, prevista dalla normativa comunitaria, mal si concilierebbe, sostiene la Corte

dei conti UE, con la soglia di valore dei progetti, stabilita dalla normativa nazionale, che

esclude quelli inferiori a 100.000 Euro. Né l’inconveniente è ovviato dalla preferenza

data alle Associazioni Temporanee di Imprese che includano tali tipologie di imprese,

tenuto conto che questa è prevista solo per i progetti in “quota nazionale” e non,

invece, per quelli di dimensione regionale. Sulla questione l’Amministrazione ha

risposto che la strategia è stata dettata dalla necessità di evitare una frammentazione

eccessiva degli interventi. È stato infatti ritenuto opportuno evitare che ci si recasse nei

Paesi terzi con tante piccole realtà che non avrebbero potuto da sole reggere il peso

della burocrazia prima e della concorrenza poi, favorendo, invece, l’aggregazione con

altre imprese con maggiore esperienza e mezzi.

Altra preoccupazione dei controllori europei riguarda l’effetto inerziale che

scaturirebbe dalla mera sostituzione della risorsa comunitaria, rispetto alla quota di

spesa che il beneficiario avrebbe comunque impegnato in attività promozionali

ricorrenti. Oltretutto l’osservazione sottolinea che le attività promozionali favoriscono,

per lo più, la conservazione di quote di mercato già sostanzialmente acquisite, rispetto

a mercati nuovi da “conquistare”. Su tali aspetti l’amministrazione controllata, ha

controbattuto che, premessa l’assenza di specifiche disposizione che richiedano il

carattere di novità rispetto ad “attività promozionali ricorrenti”, l’effetto aggiuntivo si

evidenzia dal fatto che l’attività di promozione finanziata ha prodotto comunque un

notevole aumento del volume e del valore delle esportazioni di vini DOP, IGP e

spumanti italiani e ciò anche in controtendenza con gli altri competitor.

Anche la mancata correlazione fra importi erogati in termini di promozione e

incremento del fatturato da esportazione è stata materia di attenzione in occasione

dell’audit in questione. Il saldo negativo di tali operazioni è in alcuni casi evidente.

L’arretramento e la crisi di alcuni mercati esteri è, tuttavia, un dato di comune

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conoscenza e, fra i risultati positivi dell’attuazione della Misura, potrebbe essere presa

in considerazione anche una conservazione delle quote di mercato e un argine al

ripiegamento. L’Amministrazione sottolinea come l’obbiettivo di consolidare le posizioni

di mercato è prodromico a quello di costruire successivamente lo sviluppo quantitativo.

In sostanza, la più marcata carenza rilevata è quella relativa all’inadeguato

monitoraggio dell’andamento e dei risultati concreti dell’attuazione della Misura. Ciò

discende principalmente dal fatto che gli obiettivi da raggiungere e gli indicatori per

rilevarli, non sono stati elaborati ex ante dalle autorità nazionali.

La valutazione della Corte dei conti europea in termini di incompleta

soddisfazione per i controlli nazionali si sofferma sia sulla limitazione degli stessi alle

associazioni di produttori (beneficiari formali) e non alle singole imprese associate

(beneficiari sostanziali), sia sulla incompletezza della pista di controllo.

Nell’ambito invece della Misura “investimenti”, la Corte Europea ha

principalmente posto l’attenzione sulle attività di monitoraggio e valutazione dei risultati

ottenuti con la suddetta Misura e ciò secondo quanto previsto dal dettato dell’art. 103

terdecies del reg. (CE) n. 1234/2007 che stabilisce, tra l’altro, che “I programmi di

sostegno contengono i seguenti elementi: a) una descrizione dettagliata delle misure

proposte con la quantificazione dei loro obiettivi; (…) f) i criteri e gli indicatori

quantitativi da utilizzare a fini di monitoraggio e valutazione e le misure adottate per

garantire l’adeguata ed effettiva attuazione dei programmi di sostegno”. In particolare,

la Corte obietta che dall’attività di monitoraggio fatta dall’Amministrazione interessata

per conto dello Stato membro, non è possibile accertare se i beneficiari della Misura

investimenti abbiano introdotto nuovi prodotti, trattamenti o tecnologie o se abbiano

effettivamente migliorato la loro competitività e incrementato le vendite, così come

previsto anche dall’art. 4 comma 2 del DM 4 marzo 2011 n. 1831, normativa nazionale

di attuazione della misura degli investimenti. Al riguardo l’Amministrazione risponde

che gli obiettivi e gli indicatori definiti ed utilizzati, sono sia quelli previsti dal

regolamento comunitario, sia quelli che erano impiegati nell’ambito del Piano di

sviluppo rurale, che portati a conoscenza della Commissione, non hanno dato luogo a

osservazioni.

Per quanto concerne gli effetti degli investimenti sul rendimento globale

dell’impresa, si osserva che, poiché la Misura è stata prevista solo a partire dal 2011,

la valutazione dei risultati ottenuti può essere realisticamente effettuata solo prendendo

in esame un periodo di tempo maggiore. Si fa comunque presente che, sulla scorta

delle linee guida messe a punto dalla Commissione europea per la disciplina della

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Misura, l’Italia ha inserito nella nuova programmazione specifici indicatori per valutarne

gli effetti. Su questo punto, la Corte europea, mantiene le proprie constatazioni.

Altro punto posto all’attenzione dai revisori europei, riguarda la disciplina della

durata delle operazioni di investimento, che dovrebbe essere di almeno cinque anni43.

Nel corso delle visite presso le Regioni oggetto dell’audit, è stato però riscontrato che è

stato ammesso a finanziamento l’acquisto di barrique44, il cui utilizzo ottimale però è

limitato a circa tre anni, dopodiché debbono essere sostituite. Sulla questione

l’Amministrazione fa presente che nella Regione Lazio la normativa di applicazione

della misura prevede correttamente il periodo dei cinque anni, entro i quali il

beneficiario ha l’obbligo di non modificare l’uso delle attrezzature e di non alienare le

attrezzature acquistate. Per la Regione Veneto si segnala invece l’impegno ad

adeguare le disposizioni, coerentemente con quanto previsto dalla normativa

comunitaria. Anche su questo punto la Corte europea mantiene le proprie

constatazioni.

3.3 Questioni specificamente rilevanti per la Corte dei conti italiana

Dal punto di vista del disegno italiano delle modalità applicative della Misura

“promozione della commercializzazione nei Paesi terzi”, vanno premesse alcune

osservazioni. In primo luogo, la promozione ha avuto la funzione di assicurare non solo

l’espansione delle quote di mercato in quelli meno penetrati, ma anche la

conservazione delle quote in un contesto reso più complicato da una contrazione della

domanda e da una maggiore concorrenza dei produttori anche di provenienza

extraeuropea.

Nonostante la notorietà del marchio Made in Italy, è infatti presente sui mercati

esteri una focalizzazione su pochi brand e tipologie, che rende ardua l’affermazione di

gran parte degli altri prodotti vitivinicoli italiani meno noti.

Sotto il profilo dell’attuazione e dell’esecuzione, le criticità sono evidenti anche

nella prospettiva interna propria della Corte dei conti italiana. I ritardi nell’attivazione

delle norme di dettaglio per la Misura “promozione nei paesi esteri” rilevati dalla Corte

dei conti europea, rappresentano una tipologia di carenze più volte emerse nell’esame

degli adempimenti nazionali collegati all’attuazione di programmi comunitari. Nel caso

43 Cfr art. 103 duovicies comma 5, del reg. (CE) 1234/2007, che richiama l’art. 72 del reg. (CE) n.

1698/2005. 44 Piccola botte di legno utilizzata per la stagionatura del vino.

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35

specifico, la compressione delle successive scadenze ha comportato una riduzione dei

tempi per la presentazione dei progetti di promozione45.

Per quel che riguarda il monitoraggio e l’accertamento della positiva ricaduta

della promozione, si rileva che la dimensione temporale degli effetti mal si concilia con

la verifica nel breve termine di eventuali incrementi (in termini di volumi o di valore)

della commercializzazione del vino italiano nei vari mercati esteri.

Più in generale, sono emerse disfunzionalità nella tutela della dimensione

associata dell’attività vitivinicola. Il ruolo svolto dai Consorzi di tutela, che appare

marginalizzato a seguito dell’intervento legislativo del 201046, ad eccezione della

Misura Promozione, non è stato adeguatamente rivitalizzato in occasione

dell’attuazione delle altre Misure, come è stato rimarcato dai rappresentanti dei

consorzi che sono stati oggetto delle visite di audit.

Passando a quanto emerso in ordine alla misura “investimenti”, si conferma la

problematica della difficile gestione della demarcazione rispetto alle consimili Misure

FEASR.

Il differente meccanismo di attribuzione degli aiuti nei due ambiti finanziari,

OCM e sviluppo rurale, ha indotto i produttori ad avvalersi “a mosaico” delle possibilità

offerte dalle diverse Misure. Presso alcuni beneficiari, visitati nel corso dell’audit, si è

evidenziato come una medesima complessa installazione innovativa o migliorativa sia

composta da segmenti realizzati con risorse di diversa provenienza. In tale quadro, il

monitoraggio e la valutazione dei puntuali risultati concreti degli aiuti derivanti da una

singola Misura, quale quella in esame, appaiono ardui e poco significativi.

45 Il PNS è stato predisposto tempestivamente, ma le disposizioni applicative hanno tardato ad essere

poste in essere, sicché per la presentazione dei progetti sono stati assegnati soltanto 20 giorni. 46 Cfr nota n.21.

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36

4 - CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

4.1 Osservazioni

Le considerazioni che emergono in ordine alla valutazione dell’operato delle

Amministrazioni italiane rispetto al livello europeo del settore vitivinicolo, sono

raggruppabili in tre profili:

• la qualità del gestione del settore, intesa come raggiungimento degli

obiettivi di efficienza ed efficacia nel sostegno al settore nel suo

complesso e agli operatori dello stesso;

• la capacità di utilizzare le risorse dell’Unione, attivando le Misure e gli

aiuti disponibili e procedendo al loro pagamento, con ottimizzazione del

ricorso ai diversi strumenti finanziari offerti dalla normativa comunitaria;

• la capacità di inserire gli specifici interessi dell’Italia nelle politiche

dell’Unione nel settore.

Il primo ordine di considerazioni concerne innanzitutto lo svolgimento della

funzione di coordinamento centrale, sul quale sono emerse riserve e valutazioni

dubitative nell’ambito dell’audit della Corte dei conti UE. In particolare, i Comitati istituiti

per la programmazione presso il Ministero, hanno operato con discontinuità, senza

completare il compito a loro affidato (anche per vicende penali estranee alla specifica

area del vitivinicolo). Infatti, come più diffusamente illustrato al paragrafo 3.3, sono

mancate le attività di elaborazione dei criteri utili alla individuazione e valutazione dei

progetti e quelle di valutazione ex post delle scelte effettuate.

Più che evidenziare i profili di irregolarità di siffatte omissioni, è opportuno

esprimere preoccupazione per gli effetti di indebolimento che la mancata fissazione di

una serie di indicazioni strategiche e di parametri, potrebbe produrre in danno della

credibilità della gestione delle Misure da parte dell’Italia. Non occorre indugiare

sull’importanza del valore della “credibilità” nell’ambito dell’Unione, giacché è evidente

come essa si ripercuota sia nel vaglio dell’ammissibilità di quanto realizzato, sia nella

capacità futura di negoziare e ottenere nuove risorse.

Venendo al secondo ordine di considerazioni, dalle attività di audit in loco, sono

emerse alcune criticità, delle quali si è dato conto in particolare nel precedente capitolo

3.

Da quanto rilevato, può affermarsi che appare diffusa tra gli operatori l’esigenza

di una semplificazione amministrativa. Nello specifico, e a titolo esemplificativo, viene

percepita come eccessivamente onerosa e in alcuni casi dissuasiva dalla

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Organizzazione Comune dei Mercati nel settore vitivinicolo

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partecipazione di singoli produttori, la procedura, prevista in conformità alla normativa

comunitaria, per accedere alla misura “promozione nei paesi terzi” ed in particolar

modo per quanto concerne le formalità relative alla fase di rendicontazione dei progetti.

E’ stata anche segnalata l’esiguità dell’importo che può essere anticipato ai

beneficiari della misura “investimenti”; infatti, trattandosi del 20% della quota

finanziabile del 40% dell’investimento totale, esso costituisce di fatto l’8% dello stesso,

ed è per questo percepito da diversi operatori come inadeguato a dare impulso alle

iniziative. Premesso che la quota anticipabile è determinata dalla normativa europea, si

prende atto dell’impegno dell’Amministrazione italiana, assieme a quelle di altri Paesi

produttori, che ha portato ad elevare, nella nuova programmazione 2014-2018, tale

quota.

Altra indicazione che proviene direttamente dal mondo produttivo, è la

percezione, in termini di eccessiva restrizione, della condizione che il sostegno sia

circoscritto unicamente ai mercati dei paesi terzi escludendo, quindi, la possibilità di

ampliare l’attività di promozione anche sul mercato comunitario, dove i vini italiani

trovano una importante collocazione. Oltretutto, una previsione in tal senso,

attenuerebbe le conseguenze dovute alla progressiva riduzione, nell’ambito dello

sviluppo rurale, della Misura 133 di “sostegno alle associazioni di produttori per attività

di informazione e promozione riguardo ai prodotti che rientrano nei sistemi di qualità

alimentare”, misura che finanzia appunto la promozione sul mercato interno.

L’Italia, inoltre, al fine di evitare eventuali problemi di demarcazione con Misure

similari concernente l’informazione e la promozione sia nei paesi terzi che nel mercato

comunitario, previste dal Regolamento (CE) n. 3/2008 del Consiglio, ha

sostanzialmente escluso la possibilità di applicare il suddetto regolamento al prodotto

vino che quindi beneficia della sola misura prevista all’interno del PNS.

Da questa e dalle altre annotate difficoltà nella realizzazione delle demarcazioni

a livello nazionale, emergono limiti nella strategia complessiva del comparto. Anche se

l’Amministrazione, in sede di contraddittorio, ha sostenuto l’efficienza e l’efficacia del

proprio operato, nel complesso quadro di suddivisione dei livelli decisionali, e ha

rivendicato la validità del metodo di concertazione con le Regioni e con le Associazioni

di categoria, è auspicabile una più attenta regia in termini di equilibrio fra prevedibilità

delle risorse a disposizione e flessibilità programmata nell’attivazione degli strumenti.

Sotto il terzo profilo (sul quale necessariamente vanno a ricadere alcune delle

conseguenze delle carenze riscontrate con riferimento agli altri due), si deve precisare

che, pur non entrando nella determinazione delle scelte politiche e nelle strategie, la

Corte dei conti ritiene di poter esprimere valutazioni sulla qualità dell’attività di

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negoziazione svolta dai nostri rappresentanti nell’ambito dell’unione europea. A questo

proposito, la costituzione del Gruppo di Alto Livello sui diritti di impianto, ancorché gli

esiti siano stati sostanzialmente interlocutori e di natura consultiva per la definizione

delle successive decisioni, può essere segnalata come valida attività di valorizzazione

degli interessi del vitivinicolo italiano in ambito comunitario.

4.2 Raccomandazioni

Dalle osservazioni che precedono, discendono con evidenza le

raccomandazioni che qui si sunteggiano:

a) si raccomanda l’utilizzo più corretto ed integrale degli organi collegiali di

indirizzo strategico, di definizione dei parametri e di valutazione dei risultati, implicati

dalla normativa comunitaria ed espressamente previsti nella normativa nazionale di

quadro e di dettaglio;

b) si invita a perseguire la massima semplificazione possibile delle procedure,

nei limiti consentiti dalla normativa comunitaria;

c) si auspica una più continua interazione fra i livelli decisionali centralizzati e gli

spazi di competenza regionale, per ottimizzare e razionalizzare la funzione di guida

strategica e di coordinamento dell’attivazione delle varie Misure a disposizione degli

operatori del settore, in tutti gli snodi della filiera;

d) correlativamente, si chiede di perseguire una gestione delle demarcazioni fra

gli strumenti finanziari disponibili nel settore anche al fine di consentire un più efficace

utilizzo dei controlli ex post (che possano cioè effettivamente misurare l’efficacia delle

singole azioni a livello di singolo operatore e di aggregato), per migliorare il feed-back

destinato a rimodulazioni e “fine tuning”;

e) si invita in ogni caso a mantenere alto il livello di attenzione sia in sede di

negoziazione sia in sede di assunzione di iniziative per la tutela dell’immagine del vino

italiano; occorre infatti segnalare le ripetute attività riguardanti l’uso ingannevole dei

marchi italiani nonché la contraffazione a danno del vino italiano, sia sotto l’aspetto

delle false etichettature, ma anche sotto quello recentemente emerso del c.d. “wine kit”

o “vino in polvere”.

La presente relazione è stata sottoposta alle Amministrazioni interessate per

acquisire le risposte e i commenti delle stesse, per iscritto e mediante audizione in

occasione di apposita adunanza pubblica della Sezione, che ha luogo in data 29

novembre 2013. Le risposte dell’Amministrazione sono state attentamente considerate

dal Collegio e se ne da atto nella presente relazione.