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«Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie. Vagliate ogni cosa, tenete ciò che è buono» (1Tes 4,19-21) ORIZZONTE PASTORALE 2021 e oltre Edizioni Cid Gente Veneta PATRIARCATO DI VENEZIA

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«Non spegnete lo Spirito,non disprezzate le profezie. Vagliate ogni cosa, tenete ciò che è buono» (1Tes 4,19-21)

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Edizioni CidGente Veneta

PATRIARCATO DI VENEZIA

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Le parti del testo evidenziate da un fondo grigio rappresentanodei suggerimenti per elaborare proposte concrete.

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«Non spegnete lo Spirito,non disprezzate le profezie.

Vagliate ogni cosa, tenete ciò che è buono»

(1Tes 4,19-21)

Venezia 2021

ORIZZONTE PASTORALE 2021

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PREFAZIONE

La prima lettera ai Tessalonicesi - lo scritto più anticodel Nuovo Testamento - si conclude con alcune racco-mandazioni ed esortazioni spirituali che l’Apostolo ri-volge a quella vivace comunità: è, per noi, una paginapreziosa in riferimento all’attuale situazione pande-mica da Covid 19, infatti, si aprono dinanzi a noi mesidecisivi per la nostra vita personale e comunitaria. San Paolo - nella parte finale della lettera - invita a vi-vere in pace, nella letizia e accrescendo i legami diunità e comunione fraterna, a cercare sempre il benee ad astenersi da ogni male. Poi aggiunge la frase -“Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie.Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono” (1Tes5,19-21) - posta in cima al materiale che vi è affidatocome riferimento diocesano.Il lavoro raccolto in queste brevi ma dense pagine,nella sua semplicità ed immediatezza, rappresenta unprimo frutto dello Spirito Santo e un piccolo “cam-mino” portato avanti con stile sinodale; infatti è via viascaturito dalla continua consultazione e dal confrontoche in questi mesi hanno coinvolto i vari uffici ed or-ganismi di partecipazione, come pure coloro che sonoresponsabili ed operano in diversi ambiti pastorali. Nello stesso tempo tale “orizzonte pastorale” dioce-sano è stato elaborato e viene presentato in ascoltoe in sintonia col cammino della Chiesa universale edelle Chiese che sono in Italia con l’intento - per usare

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le parole di Papa Francesco - di riuscire meglio a“camminare insieme dietro al Signore e verso lagente, sotto la guida dello Spirito Santo” (Papa Fran-cesco, Discorso ai membri del Consiglio nazionaledell’Azione Cattolica Italiana, 30 aprile 2021).Il percorso proposto a livello di Chiesa particolare èsecondo la prospettiva ecclesiale indicata nell’esorta-zione apostolica Evangelii gaudium in cui leggiamo:“Il Vescovo deve sempre favorire la comunione mis-sionaria nella sua Chiesa diocesana perseguendol’ideale delle prime comunità cristiane, nelle quali icredenti avevano un cuore solo e un’anima sola. Per-ciò, a volte si porrà davanti per indicare la strada e so-stenere la speranza del popolo, altre volte staràsemplicemente in mezzo a tutti con la sua vicinanza…perché il gregge stesso possiede un suo olfatto perindividuare nuove strade. Nella sua missione di favo-rire una comunione dinamica, aperta e missionariadovrà stimolare e ricercare la maturazione degli orga-nismi di partecipazione proposti dal Codice di dirittocanonico  e di altre forme di dialogo pastorale…l’obiettivo di questi processi partecipativi non saràprincipalmente l’organizzazione ecclesiale, bensì ilsogno missionario di arrivare a tutti” (Papa Francesco,Esortazione apostolica Evangelii gaudium n. 31).John Henry Newman, il grande convertito dall’angli-canesimo, venerato dalla Chiesa come santo, dopoaver studiato con passione e intelligenza i primi secolidell’era cristiana, ha affermato che la Chiesa del IV se-

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colo si caratterizzava come comunione organica (vi-vente e strutturata) tra fedeli (cristiani battezzati) e pa-stori (vescovi) in comunione col vescovo di Roma; èciò che un secolo più tardi insegnerà il Concilio Ecu-menico Vaticano II nella Costituzione dogmatica sullaChiesa (cfr. Lumen gentium n.12)In queste pagine non è proposto un programma pa-storale, con tappe e modalità definite e allineate, mapiuttosto, viene suggerito l’avvio di un “processo” e,appunto, l’apertura di un “orizzonte” comune che,sempre con l’aiuto di Dio e a Lui piacendo, potràavere i suoi sviluppi non solo nel prossimo anno pa-storale, ma anche negli anni a seguire. A tal proposito è parso opportuno sottolineare il par-ticolare carattere di questo percorso e il suo “dinami-smo”, privilegiando il metodo dell’ascolto - che locaratterizza - e il richiamo all’esercizio di un reale di-scernimento ecclesiale. Nell’avviare un “cammino sinodale” è essenziale laconsapevolezza che esso riguarda tutti - pastori e fe-deli - e tutti impegna a guardare insieme alla personadi Gesù Cristo - “lo stesso ieri, oggi e sempre!”(Eb13,9) -, l’uomo per gli altri, il vero Maestro, la verameta a cui deve pervenire ogni cammino ed ognistare insieme ecclesiale, sostenuto dalla fede in Lui.Ogni battezzato è, dunque, chiamato a vivere la di-mensione sinodale in fedeltà alla sua vocazione spe-cifica. Tutti - fedeli laici, persone consacrate e pastori- siamo attori a pieno titolo di tale cammino, nella co-

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munione dell’unica fede e nella fedeltà alla nostra vo-cazione.Così, in modo provvidenziale, potremo vivere con leChiese che sono in Italia il cammino sinodale intrec-ciato col percorso della Chiesa universale, ossia ilprossimo Sinodo dei Vescovi convocato sul tema “Peruna Chiesa sinodale: comunione, partecipazione emissione”. Con la grazia di Dio potremo, quindi, co-gliere le opportunità di un cammino che, accogliendole sollecitazioni del Santo Padre, si dipanerà comemovimento coinvolgente e benefico “dal basso versol’alto”, “dalla periferia al centro” e ancora “dall’altoverso il basso”. Saremo chiamati a dare sostanza,nella Chiesa diocesana, alle tre direttrici e parole-chiave indicate nella Carta d’intenti per il cammino si-nodale della Chiesa italiana: “ascolto”, “ricerca” e“proposta”.Ci affidiamo al Santissimo Redentore, attraverso l’in-tercessione della Madonna della Salute e del protopatriarca Lorenzo Giustiniani, per essere custoditi eguidati nella nostra conversione quotidiana e rigene-razione personale e comunitaria. La nostra Chiesa as-suma uno stile sempre più evangelico e missionariopercorrendo, in ascolto dello Spirito Santo, un umilee coraggioso cammino sinodale.

Venezia, 18 luglio 2021 Solennità del SS. Redentore

@ Francesco Moraglia, patriarca

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INTRODUZIONE

Un processo da avviare, un orizzonte per camminare insieme “Peggio di questa crisi, c’è solo il dramma disprecarla”. Quest’espressione di Papa Francesco,tratta dall’omelia di Pentecoste 2020, offre un’in-dicazione condivisa sul tempo che stiamo vi-vendo: un’opportunità preziosa di rinascita e,perciò, un “tempo dello Spirito”. La pandemia hadi fatto costretto tutti a rivedere il proprio modoquotidiano di vivere e, in particolare i credenti, aripensare la vita di fede sul piano personale, nellecomunità e nella testimonianza data al mondo. È questo un tempo che non apre quindi ad im-mediate soluzioni, risposte o proposte opera-tive, ma si presenta a noi come una“gestazione” in cui il vissuto chiede di essereletto e compreso nell’ascolto credente della Pa-rola di Dio, per scorgere e prendersi cura deigermogli che lo Spirito Santo continuamente se-mina in esso. Questo testo nasce dal lavoro condiviso e dalconfronto avvenuto negli organismi diocesani etra chi è, a vario titolo, responsabile ed impe-gnato nella vita pastorale della Chiesa veneziana.Quello che ci sta innanzi non è un semplice“nuovo anno pastorale”, caratterizzato da untema, ma piuttosto l’avvio di un “processo”, per

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usare un termine caro al Santo Padre. Da questascelta di fondo diramano le altre coordinate,tutte in forte collegamento tra loro: l’orizzonte,il dinamismo, il metodo (dell’ascolto), il discer-nimento ecclesiale.In questo contesto si sono inseriti, in corsod’opera, l’annuncio e l’apertura di un camminosinodale a livello di Chiesa italiana ed universale.Si è così manifestato ancora una volta, se fossenecessario, come a soffiare sulle vele della barcache è la Chiesa e ad imprimere forza e direzionesia sempre Uno e Uno solo: lo Spirito del Risorto. In attesa di conoscere le linee dettagliate di que-sto cammino sinodale facciamo nostra l’indica-zione di fondo suggerita dai Vescovi italiani dipuntare decisamente su tre fasi o momenti -ascolto, ricerca e proposta - sempre in un con-testo di comunione ecclesiale e di auspicabileconcretezza (cfr. Carta d’intenti per un camminosinodale, 74ª Assemblea Generale della CEI, 24-27 maggio 2021). E con le parole del Papa valela pena ricordare e sottolineare una cosa: “Faresinodo non è guardarsi allo specchio, neppureguardare la diocesi o la Conferenza episcopale,no, non è questo. È camminare insieme dietroal Signore e verso la gente, sotto la guidadello Spirito Santo” (Papa Francesco, Discorsoai membri del Consiglio nazionale dell’AzioneCattolica Italiana, 30 aprile 2021).

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1. L’ORIZZONTE

Un orizzonte comune è necessario affinché ilprocesso sia mirato e attivi in modo unitariotutta la Diocesi. Più volte, nelle riflessioni svoltea vari livelli, esso è stato individuato in un “ri-torno all’essenziale”. Avendo verificato come iltempo della pandemia abbia svelato la scarsa te-nuta di tante “strutture e impostazioni pastorali”che, pur se in crisi da tempo, ancora accompa-gnavano in qualche modo la vita delle nostre co-munità, risulta urgente alleggerire l’apparato ele strutture e rinforzare il cuore dell’esperienzacristiana mirando alla conversione personale ecomunitaria.L’essenziale per una comunità cristiana checos’è? È Gesù Cristo e l’annuncio del Vangelo.Un orizzonte, per quanto ampio e distante possasembrare, costringe sempre ad alzare ed allar-gare lo sguardo per collocarsi meglio tra cielo eterra, per percepire il valore più grande nel sin-golo passo. In questo caso si tratta di aiutare lacomunità cristiana a ripensare e rivedere la pro-pria vita in relazione a Cristo, a partire dal Bat-tesimo di ciascuno, ritrovando il senso dei proprigesti, anche quelli più piccoli e consueti.“Al centro c’è Gesù, nostra luce… Possiamo par-lare di umanesimo solamente a partire dalla cen-tralità di Gesù, scoprendo in Lui i tratti del volto

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autentico dell’uomo. È la contemplazione delvolto di Gesù morto e risorto che ricompone lanostra umanità, anche di quella frammentata perle fatiche della vita, o segnata dal peccato. Nondobbiamo addomesticare la potenza del voltodi Cristo. Il volto è l’immagine della sua trascen-denza. È il misericordiae vultus. Lasciamoci guar-dare da Lui. Gesù è il nostro umanesimo” (PapaFrancesco, Discorso all’incontro con i rappresen-tanti del V convegno nazionale della Chiesa ita-liana, Firenze 10 novembre 2015).

2. IL DINAMISMO

Il dinamismo è tutt’altro che pacifico e scontato.Qui, però, si tratta di dinamismo ecclesiale, ne-cessario per mettere in circolo la forza dello Spi-rito che agisce sempre anche in questo nostrotempo. Va evitata sia l’inerzia pastorale (si è sem-pre fatto così) sia il vagabondaggio pastorale(l’autoreferenzialità) e, quindi, bisogna prenderele distanze - torna qui il tema della conversione -dall’immobilismo prodotto dal timore di lasciareciò che è comodo poiché conosciuto o dal pro-cedere per conto proprio. Se i Vescovi chiedonodi mettersi in cammino e di farlo insieme, vuoldire che, nel momento stesso in cui usciamo danoi stessi per rispondere alla chiamata, ciò deve

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avvenire in modo ecclesiale, ossia sapendo d’es-sere membri della Chiesa particolare. Il dinami-smo del Regno di Dio è già in atto e ci spinge adessere sempre più e sempre meglio discepoli-missionari, ovvero cristiani. «Chiesa è il nome delconvenire e del camminare insieme» (GiovanniCrisostomo, Ekklesía gár systématos kaí synódouestìn ónoma, Ex. in Psalm. 149,2; PG 55,493).

• L’unione piena con Cristo è possibile solonella Chiesa e questo ci invita già a chiederciquanto amiamo la Chiesa e quanto di essaci fidiamo, quanto realmente desideriamovivere nel suo grembo fecondo, secondo lafecondità che è stata di Maria, dal cui senoil Salvatore è venuto al mondo per noi. È laChiesa che ci dona continuamente Gesù Cri-sto, perché Lui - grazie allo Spirito Santo - sidona continuamente alla Chiesa sua sposa.

«Rallegriamoci, rendiamo grazie a Dio, non sol-tanto perché ci ha fatti diventare cristiani, maperché ci ha fatto diventare Cristo stesso. Vi ren-dete conto, fratelli, di quale grazia ci ha fatto Dio,donandoci Cristo come Capo? Esultate, gioite,siamo divenuti Cristo. Se egli è il Capo, noi siamole membra: siamo un uomo completo, egli e noi.[...] Pienezza di Cristo: il Capo e le membra. Qualè la Testa, e quali sono le membra? Cristo e la

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Chiesa» (Sant’Agostino, In Iohannis evangeliumtractatus, 21, 8). Queste parole del Santo d’Ip-pona richiamano quanto san Paolo scrive nellaprima lettera ai Corinti (12,13-27): «Come ilcorpo, pur essendo uno, ha molte membra etutte le membra, pur essendo molte, sono uncorpo solo, così anche Cristo. E in realtà noi tuttisiamo stati battezzati in un solo Spirito per for-mare un solo corpo… Ora voi siete corpo di Cri-sto e sue membra, ciascuno per la sua parte».Il dinamismo da attivare (o riattivare) è proprioquello del riscoprirsi parte integrante dellaChiesa, di essere in un “corpo” più grande, un“noi” che supera il nostro “io”; un “noi” che ciaccoglie e ci sorpassa, stimolando l’espressionepiena della nostra umanità e il cammino vocazio-nale di ognuno. Il dinamismo di cui abbiamo bi-sogno è quello che non ci fa dimenticare diessere “pellegrini” in cammino (in “esodo”) e diessere nello stesso tempo discepoli, testimoni eperciò missionari in tutti i contesti di vita che ciè dato di incrociare.

A proposito di dinamismo ecclesiale qualchealtra domanda può, allora, essere utile ed op-portuna:

• ci possiamo chiedere quanto e se le nostreproposte pastorali favoriscano la feconditàe la capacità ri-generativa propria della

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Chiesa, quanto cioè promuovano un vivere“di” e “in” Cristo o non siano piuttosto unrichiamo leggero, impercettibile, di fatto“afono” e alla fine ininfluente per una vitacristiana limpida ed autentica;

• ci possiamo chiedere inoltre, in tutta fran-chezza, quanto e se le nostre comunità edaggregazioni vivano di quella bellezza cheè “solo” della Chiesa, sacramento di Cristo,ossia se sono capaci di infiammare il cuore,di far desiderare la comunione col Dio Tri-nità, di creare dynamis.

Sono le stesse domande che erano già presentie che davano la direzione al cammino triennale“Vivi in Cristo” che la nostra Diocesi aveva intra-preso prima della pandemia e che ora assumonouna forza del tutto particolare. Quella propostanon viene messa da parte, ma rielaborata a par-tire dalla situazione che si è creata e ci chiede diassumere un nuovo passo pastorale, docili nel ri-conoscere cosa il Signore domanda oggi alla suaChiesa.Tornano attuali e ci aiutano a fare un passo inavanti alcune riflessioni che il Patriarca Francescoaveva espresso a margine del Convegno eccle-siale della Chiesa italiana svoltosi a Firenze nel2015 e, recentemente, spesso richiamato daPapa Francesco: “Non è un cammino che fac-

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ciamo da soli. Lo condividiamo con le Chieseche sono in Italia. E talune già da tempo si sonomosse in tale direzione. Indico, perciò, alcunipunti su cui riflettere e dai quali partire:

• Un’obiettiva e coraggiosa riflessione circa lanostra azione pastorale - sia personale siacomunitaria - che non dovrà essere pregiu-dizialmente ottimista o pessimista, ma rea-lista, considerando in modo sereno eobiettivo gli ambiti pastorali che ci vedonopiù in difficoltà; è una riflessione che va con-divisa, in modo corresponsabile, da tutti isoggetti chiamati ad attuarla.

• Una Chiesa sinodale, che vuole camminareinsieme - presbiteri, diaconi, consacrati, laici- nella comunione attorno al vescovo, prin-cipio visibile d’unità della Chiesa particolare.

• Una Chiesa missionaria che, nata dagli in-contri pasquali del Risorto con i discepoli, èfedele a se stessa solo se annuncia almondo il Vangelo della gioia (Evangelii gau-dium).

• Una Chiesa «in uscita» come, appunto, ri-chiede il Papa nell’esortazione apostolicaEvangelii gaudium.

• Una Chiesa che riscopre e vive il suo fonda-mento battesimale; il battesimo è, infatti, ilsacramento comune a tutti i membri del po-

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polo di Dio, viene prima di tutti gli altri, vadeprivatizzato e vissuto come dono, voca-zione e responsabilità, abilitando anche alservizio della comunità e del territorio.

• Una Chiesa che riconosce e valorizza l’unicitàe insostituibilità del ministero ordinato che,nella sua essenza, è servizio a Gesù Cristosposo, pastore e capo della Chiesa e ad ogniuomo e donna nella Chiesa e nel mondo”

(Francesco Moraglia, Se la Chiesa non assume isentimenti di Gesù, Marcianum Press 2016,pagg. 12-13).

Ci sono certamente poi dei punti fondamentaliche potranno scandire il cammino pastoralecome attenzioni su cui continuamente ritornare,individuando di volta in volta il passo su cui farcrescere la nostra Chiesa:

- la relazione con Gesù Cristo;- le relazioni comunitarie;- la famiglia come Chiesa domestica e la tra-

smissione della fede (con particolare riferi-mento all’Amoris laetitia e alla letteraapostolica Patris corde);

- l’apertura alla realtà e la presenza testimo-niale negli ambienti.

Insieme o all’interno di questi punti rimane, inol-tre, importante tenere alta l’attenzione circa il ri-pensamento o, meglio, la conversione pastorale

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che tocca in particolare alcuni ambiti: la cate-chesi, la ministerialità ecclesiale, le collaborazionipastorali, il servizio degli uffici diocesani ecc.Questi temi segnano, per la nostra Chiesa di Ve-nezia, il cammino che ci attende nei prossimianni e sono proposti come i “riferimenti” suiquali siamo chiamati a verificare (ossia a rendere“vera”) la nostra azione pastorale.

3. IL METODO DELL’ASCOLTO

Il metodo - che è stato unanimemente ricono-sciuto fondamentale e necessario per compierequesto cammino - è l’ascolto nelle sue molte-plici forme e sempre ai fini di un discernimentosotto l’azione dello Spirito Santo, altro aspettoimportante su cui ritorneremo.

• Ascolto del Signore.Si ribadisce qui il primato - nella vita dellenostre comunità - della Parola di Dio, dellaliturgia e della preghiera. L’ascolto è innan-zitutto mettersi ai piedi di Gesù perché èLui il criterio interpretativo (cfr. Lc 24,26-28;1Cor 3,22-23), è Lui che ha in mano la no-stra vita ed è Lui che salva, non le nostre ca-pacità, iniziative, attività. Noi e tutte le altremediazioni siamo solo strumenti per entrare

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in relazione con Lui. Il gesto di mettersi aipiedi di Gesù diventa più rivoluzionario ditante iniziative e proposte “nuove” affinchétutti i passi concreti da compiere “abbianoda Lui il loro inizio e in Lui il loro compi-mento”. Anche il cammino sinodale nonpuò farne a meno: “Non può esistere sino-dalità senza lo Spirito, e non esiste lo Spiritosenza la preghiera” (Papa Francesco, Di-scorso ai membri del Consiglio nazionaledell’Azione Cattolica Italiana, 30 aprile2021).Riscopriamo e valorizziamo, allora, i “doni”che la tradizione della nostra Chiesa localecustodisce come patrimonio di famiglia of-ferto a tutti, ma anche aperti a quanto dinuovo lo Spirito suscita nelle nostre comu-nità, per accompagnare quanti desideranoe cercano la relazione con la persona diGesù: i Gruppi di Ascolto, la Scuola Biblica,la Scuola Diocesana di Teologia San Marco,gli Esercizi Spirituali diocesani, la lectio di-vina, le scuole di preghiera, la valorizzazionedella Domenica della Parola nel mese digennaio, i percorsi di catechesi con l’arteche esaltano in chiave di annuncio evange-lico il patrimonio dei tesori artistici delle no-stre chiese, che “parlano” a tutti di Dio,della fede, della comunità cristiana ecc.

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• Ascolto della comunità cristiana, del popolo di Dio. Insieme siamo chiamati ad un tempo di di-scernimento per comprendere quali passi ilSignore chiede alla nostra Chiesa, a partiredalle questioni epocali, dagli aspetti di cri-ticità e di fatica che vivono le nostre comu-nità ed aggregazioni, ma anche dallesorprese consolanti e dai segni di novità checi sono stati offerti anche in questo periododi pandemia. Un buon esercizio è quello diimparare realmente ad ascoltarsi, a partiredalle comunità stesse.Un aiuto per rendere concreto questo eser-cizio ci verrà dall’accogliere seriamente ilcammino sinodale della Chiesa italiana chechiederà il coinvolgimento di ogni comunitàparrocchiale e collaborazione pastorale, diogni realtà ecclesiale e, nelle forme che sa-ranno definite, dell’intero Popolo di Dio, eche è “volto a intercettare, dal basso, le do-mande di senso e i bisogni emergenti ri-guardo all’accompagnamento delle famiglie,ai giovani, ai poveri, alla Casa comune, maanche all’annuncio e all’iniziazione cristiana,all’antropologia e al nuovo umanesimo, al ri-pensamento delle strutture e al rapporto conle istituzioni pubbliche…” (Comunicato finaleConsiglio permanente Cei, 9 luglio 2021)

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• Ascolto degli ambienti.Lavoro, economia, cultura, scuola, università,salute, sport, tempo libero, luoghi di aggre-gazione ecc. Qui l’ascolto diventa un’immer-sione nella realtà, anche per uscire dai luoghicomuni, comprendere le dinamiche specifi-che di ogni ambito e cogliere come tutti gliaspetti della vita umana sono “abitati” daDio. Solo un reale e umile ascolto può matu-rare in una vera e rinnovata evangelizzazionedegli ambienti in cui la gente vive, promuo-vendo la cultura del dialogo. Ogni comunità - nella forma della parroc-chia, della collaborazione pastorale o del vi-cariato, o anche delle varie aggregazioni,delle associazioni, dei movimenti - è invitataad individuare ed aprire percorsi di relazionee incontro con le realtà e gli ambienti di vitapresenti nel proprio territorio, soprattuttonel campo dell’educazione e formazione deiragazzi e dei giovani, nella cura e attenzioneverso le fragilità e il disagio, nella partecipa-zione al bene comune attraverso la forma-zione all’impegno sociale e politico ecc.

• Ascolto che coinvolga anche chi nonpartecipa alla vita della comunità ecclesiale. C’è poi un ambito che continua ad interpel-larci in modo forte e particolare: è quelloche abbraccia chi ha vissuto e vive il limite,

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la fragilità, la malattia, il lutto, la solitudine,l’angoscia, l’insicurezza, la precarietà eco-nomica e lavorativa, il disagio nelle sue mol-teplici forme. Con tutte queste persone erealtà la comunità ecclesiale è chiamata aentrare in relazione ponendosi in ascoltodella domanda che emerge (anche sespesso non esplicitamente) di una parola di-versa e di un annuncio che passano attra-verso la prossimità, la vicinanza,l’accoglienza al di là di ogni giudizio o pre-giudizio. In tale contesto va sottolineatal’importanza della testimonianza della ca-rità come luogo di incontro concreto con laChiesa e la Parola del Vangelo.Qui si apre lo spazio per formare, soprat-tutto le giovani generazioni, alla dimen-sione della gratuità e del servizio, percrescere nel coordinamento delle realtà ca-ritative e dei loro operatori, per i percorsiformativi alle differenti ministerialità, spe-cialmente nella pastorale della malattia edel lutto.

A proposito di ascolto e di dialogo, è bene richia-mare un passaggio del discorso rivolto da PapaFrancesco ai rappresentanti della Chiesa italianariuniti nel 2015 a Firenze e che rimane, in ognicaso, un testo fondamentale per il cammino si-

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nodale che si sta aprendo: “Dialogare non è ne-goziare. Negoziare è cercare di ricavare la pro-pria “fetta” della torta comune. Non è questoche intendo. Ma è cercare il bene comune pertutti (…) Ma dobbiamo sempre ricordare che nonesiste umanesimo autentico che non contemplil’amore come vincolo tra gli esseri umani, siaesso di natura interpersonale, intima, sociale, po-litica o intellettuale. Su questo si fonda la neces-sità del dialogo e dell’incontro per costruireinsieme con gli altri la società civile (…) La societàitaliana si costruisce quando le sue diverse ric-chezze culturali possono dialogare in modo co-struttivo: quella popolare, quella accademica,quella giovanile, quella artistica, quella tecnolo-gica, quella economica, quella politica, quella deimedia... La Chiesa sia fermento di dialogo, di in-contro, di unità. Del resto, le nostre stesse for-mulazioni di fede sono frutto di un dialogo e diun incontro tra culture, comunità e istanze diffe-renti. Non dobbiamo aver paura del dialogo: anziè proprio il confronto e la critica che ci aiuta apreservare la teologia dal trasformarsi in ideolo-gia. Ricordatevi inoltre che il modo migliore perdialogare non è quello di parlare e discutere, maquello di fare qualcosa insieme, di costruire in-sieme, di fare progetti: non da soli, tra cattolici,ma insieme a tutti coloro che hanno buona vo-lontà. E senza paura di compiere l’esodo neces-

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sario ad ogni autentico dialogo. Altrimenti non èpossibile comprendere le ragioni dell’altro, nécapire fino in fondo che il fratello conta più delleposizioni che giudichiamo lontane dalle nostrepur autentiche certezze. È fratello. Ma la Chiesasappia anche dare una risposta chiara davanti alleminacce che emergono all’interno del dibattitopubblico: è questa una delle forme del contri-buto specifico dei credenti alla costruzione dellasocietà comune. I credenti sono cittadini. E lodico qui a Firenze, dove arte, fede e cittadinanzasi sono sempre composte in un equilibrio dina-mico tra denuncia e proposta” (Papa Francesco,Discorso all’incontro con i rappresentanti del Vconvegno nazionale della Chiesa italiana, Firenze10 novembre 2015).Ascoltare, quindi, e dialogare con tutti abitandocon fede il proprio tempo, consapevoli che il di-scepolo del Signore è colui che inscrive nellapropria umanità quel Gesù che la Chiesa donaad ogni uomo al fonte battesimale. In tal modola persona di Gesù salva l’uomo, portando a pie-nezza l’umano, dovunque esso si trovi. Nellaconsapevolezza - scrive l’apostolo Paolo - chetutto appartiene al discepolo del Signore ilquale, tuttavia, non si appartiene poiché tutto èdi Cristo ma Cristo è di Dio (cfr. 1Cor 3,22-23).

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4. IL DISCERNIMENTO ECCLESIALE

«Non spegnete lo Spirito, non disprezzate leprofezie. Vagliate ogni cosa, tenete ciò che èbuono»: in queste parole di san Paolo (1Tes5,19-21) abbiamo la regola d’oro del discerni-mento ecclesiale. Il discernimento è fondamentale per non spe-gnere lo Spirito che guida la Chiesa nella storiae per non disprezzare le profezie. Il discerni-mento è autentico nella misura in cui siamo chia-mati a «cercare prima di tutto il regno di Dio ela sua giustizia» (Mt 6,33; Lc 12,31). E in questotempo di purificazione, imposta dalla pandemia,probabilmente ci è chiesto di “vendere tutto” infunzione della perla preziosa, di grande valore(cfr. Mt 13,45).

• Ci possiamo chiedere, ad esempio, se cisono modalità di azione pastorale che valela pena “vendere” per cercare la perla pre-ziosa della salvezza destinata a tutti, «senzacercare il mio interesse, ma quello di molti,perché arrivino alla salvezza» (1 Cor 10,33).

• Veniamo da una ricca tradizione di propo-ste, appuntamenti, impegno e forse anchedi “intrattenimento”, soprattutto a livelloparrocchiale. Possiamo semplicementechiederci se tutto ciò ha offerto e offre, alle

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persone con cui entriamo in relazione, l’in-contro con il Salvatore. Perché solo questogenera appartenenza e perché la Chiesa è«la Vita nuova di Dio». Deve, perciò, esseremadre: «Solo allora la posso amare» (Ro-mano Guardini).

Pensiamo, ad esempio, all’assemblea di Gerusa-lemme della prima comunità cristiana (cfr. At15,1-35): il discernimento ecclesiale avviene ri-conoscendo la presenza dello Spirito di Cristo enon può essere trascurato il fatto che il Signoreha concesso lo Spirito Santo anche ai pagani.Questo vincola ad andare oltre certe convinzionio schemi, magari più comodi ma meno efficaciin ordine all’evangelizzazione. Pensiamo, ad esempio, alla catechesi dell’inizia-zione cristiana o alla pastorale giovanile e voca-zionale. Se il punto di discrimine è l’azione delloSpirito, essa va riconosciuta nei segni e prodigiche il Signore mai fa mancare. Questa è conversione, proprio com’è avvenutoquando Paolo e Barnaba hanno raccontato ciòche hanno visto: «Tutta l’assemblea tacque estettero ad ascoltare Barnaba e Paolo che riferi-vano quali grandi segni e prodigi Dio aveva com-piuto tra le nazioni per mezzo loro» (At 15,12).Ciò che prima sembrava impensabile - ovverol’apertura ai pagani e il rifiuto della circoncisione

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- ora diventano ratifiche dell’adempimento dellepromesse. Il versetto citato offre delle coordinateimportanti per vivere autenticamente l’ascolto:esso non avviene anzitutto a partire da conside-razioni su questioni, problematiche, programmio progetti ma è - nella sua espressione più au-tentica - ascolto delle grandi opere che Dioopera in mezzo a noi. Solo dopo c’è tutto il resto.

• Ci possiamo anche chiedere se, nelle nostreriunioni pastorali, sia presente questa prio-rità costitutiva dell’ascolto e del discerni-mento, oppure se tariamo il nostro fraternodialogo su due pericolose derive - un rigo-roso ordine del giorno e l’umore variabile dichi convoca -, entrambe a rischio di sterilità.

Il criterio dell’ascolto è dare credito e risonanzaa quanto Dio compie per dare poi - ma solo inseconda istanza - spazio ai nostri ragionamentiin uno stile sempre ecclesiale e non individuale.Diciamocelo: è una questione di fede. Solo sesapremo accorgerci di quanto lo Spirito stacompiendo, potremo riflettere e decidere suquali siano i passi più opportuni da compiere,anche perché - come ricorda il Concilio VaticanoII - «il Popolo santo di Dio partecipa pure del-l’ufficio profetico di Cristo col diffondere dovun-que la viva testimonianza di lui» (Concilio

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Ecumenico Vaticano II, Costituzione dogmaticaLumen gentium n. 12). «Non spegnete lo Spi-rito» (1Tes 4,19-21): se manca la prima parte (lalettura rispettosa e onesta delle opere di Dio),c’è un serio rischio d’errore. Solo così si può chiedere di stare nella verità eindividuare le scelte più opportune. Dopo averascoltato ciò che Dio aveva operato, «si senti-rono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e aglialtri apostoli: “Che cosa dobbiamo fare, fra-telli?”» (At 2,37). Il discernimento ecclesiale deve prevederel’ascolto dell’esperienza viva della fede e il pren-dere in considerazione la direzione presa daglieventi, per non scadere in logiche di esclusivocarattere direttivo e decisionale (cfr. D. VITALI,Verso la sinodalità, Biella 2014, 110-114). La ri-lettura condivisa degli eventi avviene grazie alloSpirito Santo per arrivare a una decisione una-nime e fino a poter dire - oggi come allora - che«è parso bene, allo Spirito Santo e a noi» (At15,28): ecco il discernimento ecclesiale. Riferendosi specificatamente ai fedeli laici, il Co-dice di Diritto Canonico riconosce che possonosgorgare scelte impregnate di spirito evangelicoe di attenzione alle proposte del magistero ec-clesiastico (cfr. can. 227): queste vanno prese inseria considerazione come parte costitutiva deldiscernimento e come espressione di comu-

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nione ecclesiale. La comunione ha a che fare, evidentemente, conl’unità della Chiesa, che non va intesa in terminidi uniformità: «La riduzione dell’unità in unifor-mità è esclusa sia dalla parte di Dio, causa effi-ciente suprema della Chiesa, sia da quella degliuomini, soggetto recettore o causa materiale diquesta stessa Chiesa. […] Dio è trascendente enon può essere rappresentato e riflesso, sia purenella sua unità, se non da una pluralità di parte-cipazioni, in una diversità che concorre a unaunità più ricca» (Y.M. CONGAR, Proprietà essen-ziali della Chiesa, in J. FEINER – M. LÖHRER [a curadi], Mysterium salutis, vol. VII, 439-714, 483).In questo tempo di purificazione anche pasto-rale - non si può tralasciare di considerarlo - il Si-gnore Gesù ha ancora molte cose da dirci, purcon l’umile consapevolezza che per il momentonon siamo capaci di portarne il peso (cfr. Gv 16,12-13). Ed è qui che la presenza dello Spirito di-venta ancor più decisiva per evitare di scenderenell’abisso della paura, dello smarrimento, dellaparalisi e della confusione: «Quando verrà lui, loSpirito della verità, vi guiderà a tutta la verità,perché non parlerà da se stesso, ma dirà tuttociò che ha udito e vi annuncerà le cose future»(Gv 16,13).Dalle prime indicazioni giunte dai Vescovi italianipossiamo già cogliere le linee lungo le quali svi-

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luppare tale processo e cammino: “Lo stile ec-clesiale rappresenta la sfida decisiva: esso dovràessere attento al primato delle persone sullestrutture, alla promozione dell’incontro e delconfronto tra le generazioni, alla corresponsabi-lità di tutti i soggetti, alla valorizzazione delle re-altà esistenti, al coraggio di “osare con libertà”,alla capacità di tagliare i rami secchi, incidendosu ciò che serve realmente o va integrato/ accor-pato. Tutti saremo chiamati a risvegliare quelsensus ecclesiae, che lo stile sinodale è chiamatoa far crescere. Il metodo sinodale dovrà favorirealcune azioni pastorali, che si potranno scandirenei tre momenti di “ascolto”, “ricerca”, propo-sta” e che dovranno attuarsi in una logica di col-laborazione e condivisione. I momenti sono traloro circolari e indicano un metodo che si impe-gna ad “ascoltare” la situazione, attraversoun’attenta verifica del presente, vuole “cercare”quali linee di impegno evangelico sono immagi-nabili e praticabili, intende “proporre” scelteconcrete che ciascuna Chiesa locale può rece-pire per il suo cammino ecclesiale. Ascolto econcretezza sono le due istanze a cui ci ha richia-mato insistentemente Papa Francesco”. Il per-corso qui delineato comporta e sollecita,insomma, il passaggio “da un modo di proce-dere deduttivo e applicativo a un metodo di ri-cerca e di sperimentazione che costruisce l’agire

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pastorale a partire dal basso e in ascolto dei ter-ritori” (Carta d’intenti per un cammino sinodale,74ª Assemblea Generale della CEI, 24-27 mag-gio 2021).

Questo orizzonte pastorale si propone di accompagnare “iltempo di rinascita” che ci attende per riconoscere le stradelungo le quali lo Spirito ci invia ad annunciare il Vangelo, rit-mandolo sul passo della Chiesa universale e italiana nei pros-simi anni e oltretutto caratterizzato dallo specifico camminosinodale delle Chiese che sono in Italia fino alla prospettivadell’appuntamento giubilare del 2025.

Strumenti e indicazioni utili per compiere concretamente il no-stro cammino sinodale verranno indicati in fasi successive,anche in attesa di veder meglio definiti i passi che sarannochiesti ad ogni Chiesa particolare per vivere tale percorso e chesaranno poi via via attuati attraverso le proposte diocesane edegli uffici pastorali.

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Edizioni CID Srl - Gente VenetaCentro di Informazione e Documentazione del Patriarcato di Venezia

Palazzo del Seminario, Dorsoduro 1 - Venezia

Stampa: Arti Grafiche Ruberti - Mestre (Ve)

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“In queste pagine

non è proposto un programma pastorale,

con tappe e modalità definite e allineate,

ma piuttosto viene suggerito

l’avvio di un “processo” e, appunto,

l’apertura di un “orizzonte” comune che,

sempre con l’aiuto di Dio e a Lui piacendo,

potrà avere i suoi sviluppi

non solo nel prossimo anno pastorale,

ma anche negli anni a seguire”.

(dalla prefazione del Patriarca Francesco)