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Arriva il reg Iniziativa inedita per la provin Sarà effettuato il monitoraggio neoplastiche.Zerella (Asl): «Pro di PAOLO BOCCHINO IL TOSSICOLOGO Marfella: «Anche nel Sannio sversamenti incontrollati» Salute e ambiente «Il problema principale, quello dal quale nascono tutti gli altri, è la mancanza di tra- sparenza. E se non c’è trasparenza può accadere di tutto. Anche che nelle discari- che autorizzate finiscano scarti industriali ben più pericolosi dei pezzi di pizza non mangiati». Antonio Marfella è ormai un punto di riferimento in Campania e non solo per chi vuole andare oltre la verità uffi- ciale in tema di ambiente e rifiuti. Medico tossicologo in servizio presso il più impor- tante centro di cura per tumori, il ‘Pascale’ di Napoli, Marfella è da anni in prima fila nel denunciare abusi e opacità nella gestio- ne del ciclo dei rifiuti in Campania. Professore, come fa a sostenere con certezza che scarti industriali sono stati sversati in questi anni nelle discariche per rifiuti urbani? «Sono i numeri e la logica a dirlo. La Campania non ha discariche per rifiuti indu- striali ma ne produce in grandi quantità. Dove vengono smaltiti i resti delle lavorazio- ni? I solventi, le vernici, le colle: vi risulta vi siano impianti destinati a smaltire tali rifiuti in modo controllato? Io non ne conosco. In Lombardia, Veneto e in altre regioni del nord ci sono decine di impianti specializzati. Le discariche che vengono realizzate in Campania sono enormi eppure non risulta- no mai sufficienti. La produzione dei rifiuti urbani è in calo mentre quella industriale cresce. In sintesi, a mio avviso nelle discari- che per rifiuti tradizionali sono finite e fini- ranno ancora, se non ci saranno controlli, migliaia di tonnellate di rifiuti industriali». Ritiene che ciò sia avvenuto o possa avvenire anche in provincia di Benevento? «La provincia di Benevento è meno esposta da altre realtà della regione a questo tipo di problematica ma non immune. Napoli e Caserta hanno ricevuto in questi anni enor- mi quantitativi di rifiuti d’ogni genere perchè dispongono di arterie stradali a scorrimento veloce senza pedaggio e dunque meno soggette a controlli. Le aree interne come Benevento sono ideali per i conferimenti di «qualità», vale a dire limitati quantitativi di materiale molto pericoloso». Come valuta i dati emersi dal conve- gno di Paduli sulla discarica di Sant’Arcangelo Trimonte? «Sono dati che si commentano da soli. Quando nelle acque dei pozzi spia vengo- no ritrovati elementi inquinanti come il benzene che non è possibile trovare tra i rifiuti urbani, è evidente che lì dentro sono finiti materiali che non avrebbero dovuto esserci. Che cosa? Dovrebbero essere le autorità preposte a dircelo, se controllas- sero come dovrebbero i flussi di rifiuti che quotidianamente circolano sulle nostre strade. Basti pensare a ciò che è stato del Sistri, un sistema costato milioni di euro e mai entrato in funzione, per capire come non si fanno i controlli. Comunque un’idea me la sono fatta». Prego. «Da anni in Campania arrivano migliaia di tonnellate di pneumatici pur non essendo- ci centri destinati allo smaltimento. Vengono bruciati nel basso casertano e i residui portati via. La presenza di benzene e altri idrocarburi mi sembra perfettamen- te compatibile con questo ciclo». IL COMITATO Colangelo: «Denunce inascoltate Ma la verità sta emergendo» Sono le cassandre di Sant’Arcangelo Trimonte. Gli attivisti del Codisam, il comi- tato civico presieduto da Nicola Colangelo, da tempo denunciano tutte le irregolarità connesse alla gestione della discarica regionale aperta nel 2008. «E’ fin troppo facile dire «L’avevamo detto» - rileva Colangelo - Purtroppo diciamo da anni di stare attenti a quello che viene sversato a Sant’Arcangelo. Ora che leggia- mo i dati comparati degli ultimi anni ci accorgiamo che sono stati superati ripetu- tamente i valori limite di alcuni pericolosi inquinanti come il benzene che di certo non può essere il prodotto del decadimen- to di foglie di insalata o pizze non consu- mate. Si tratta peraltro di superamenti ripetuti e altalenanti. Come è possibile che le acque del sottosuolo circostante la discarica presentino tali valori di contami- nazione? E perchè finora nessuna delle autorità competenti ha ritenuto di dover informare la cittadinanza? Se finalmente si è riusciti ad avere un primo quadro della situazione, dopo quasi quattro anni dall’a- pertura della discarica - prosegue Colangelo - è solo grazie alla pervicacia di un gruppo di cittadini che non resta a guar- dare ciò che accade ma cerca di capire cosa sta succedendo sul proprio territorio. Dovrebbero essere le autorità competenti e gli enti istituzionali ad informare la collet- tività e mettere a disposizione tutti gli stru- menti per formarsi un convincimento. E invece noi per poter elaborare lo studio presentato nei giorni scorsi abbiamo dovu- to chiedere i documenti in via bonaria alla società che gestisce l’impianto». Colangelo lancia inoltre un interrogativo sulla nuova campagna di scavi per la ricer- ca di idrocarburi nel Sannio: «Mi chiedo che senso ha cercare il petrolio laddove lo si è già cercato e non trovato. Bisogna tenere alta la guardia su tutto perchè la disatten- zione ha già fatto troppi danni al nostro territorio». Anche Benevento avrà il Registro pro- vinciale dei tumori. L’Azienda sanita- ria locale sta per individuare il refe- rente del progetto e rispondere così alla sollecitazione giunta nei giorni scorsi dalla Regione. «Sarà una delle funzionarie del nostro Servizio Epidemiologia e Prevenzione - rivela il direttore del Dipartimento, Tommaso Zerella - Dalla Regione ci è pervenuta la richiesta di fornire un nominativo per mettere a punto il progetto che credo sarà pronto entro l’autunno». Si tratta del primissimo passo verso la istituzione dell’importante organi- smo, mai costituito in provincia di Benevento. La Regione punta a strut- turare i presidi territoriali laddove non ancora attivati (solo Salerno e Napoli dispongono del Registro pro- vinciale) e creare così una rete di informazioni centralizzata che con- senta di incrociare i dati di tutta la Campania. Un bel passo avanti da salutare con entusiasmo benchè l’iniziativa giunga notevolmente in ritardo rispetto a molte altre regioni italiane. E ciò mal- grado la Campania sia notoriamente una delle regioni con il più elevato tasso di mortalità per malattie neo- plastiche. Non manca comunque qualche diffi- coltà statistica, come spiega il dottor Gianni Pietro Ianniello, primario di Oncologia all’ospedale Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta: «La istitu- zione del Registro tumori - commenta il medico originario di Airola - rappre- senta un ottimo risultato da raggiun- gere quanto prima. Bisogna però con- siderare con attenzione la modalità di catalogazione dei dati raccolti. In altri termini, occorrono disciplinari ben definiti per la individuazione delle varie tipologie di morte. Spesso le strutture sanitarie attribuiscono al paziente deceduto una causa di mor- talità che ha valore ai fini strettamen- te ospedalieri ma non ne avrebbe pra- ticamente alcuno per lo studio delle ragioni collegate all’evento luttuoso. Fino a quando molti dei decessi che si verificano in ospedale saranno rubricati alla voce «arresto cardiocir- colatorio» - rileva Ianniello - non potrà esserci un’analisi dettagliata delle cause di morte». In attesa dell’attivazione del Registro, secondo Ianniello c’è un metodo sem- plice per stimare fin da subito con ragionevole approssimazione i casi di tumori conclamati nel Sannio: «Basta SPECIALE MARTEDÌ 15 MAGGIO 2012 4 Otto pagine PRESIDENTE Nicola Colangelo guida il comitato civico Codisam di Sant’Arcangelo Trimonte

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Arriva il reg Iniziativa inedita per la provin Sarà effettuato il monitoraggio neoplastiche. Zerella (Asl): «Pro

di PAOLO BOCCHINO

IL TOSSICOLOGO

Marfella: «Anche nel Sanniosversamenti incontrollati»

Salute e ambiente

«Il problema principale, quello dal qualenascono tutti gli altri, è la mancanza di tra-sparenza. E se non c’è trasparenza puòaccadere di tutto. Anche che nelle discari-che autorizzate finiscano scarti industrialiben più pericolosi dei pezzi di pizza nonmangiati». Antonio Marfella è ormai unpunto di riferimento in Campania e nonsolo per chi vuole andare oltre la verità uffi-ciale in tema di ambiente e rifiuti. Medicotossicologo in servizio presso il più impor-tante centro di cura per tumori, il ‘Pascale’di Napoli, Marfella è da anni in prima filanel denunciare abusi e opacità nella gestio-ne del ciclo dei rifiuti in Campania. Professore, come fa a sostenere concertezza che scarti industriali sono statisversati in questi anni nelle discaricheper rifiuti urbani?«Sono i numeri e la logica a dirlo. LaCampania non ha discariche per rifiuti indu-striali ma ne produce in grandi quantità.Dove vengono smaltiti i resti delle lavorazio-ni? I solventi, le vernici, le colle: vi risulta visiano impianti destinati a smaltire tali rifiutiin modo controllato? Io non ne conosco. InLombardia, Veneto e in altre regioni delnord ci sono decine di impianti specializzati.Le discariche che vengono realizzate inCampania sono enormi eppure non risulta-no mai sufficienti. La produzione dei rifiutiurbani è in calo mentre quella industrialecresce. In sintesi, a mio avviso nelle discari-che per rifiuti tradizionali sono finite e fini-ranno ancora, se non ci saranno controlli,migliaia di tonnellate di rifiuti industriali».Ritiene che ciò sia avvenuto o possaavvenire anche in provincia diBenevento?«La provincia di Benevento è meno espostada altre realtà della regione a questo tipo diproblematica ma non immune. Napoli eCaserta hanno ricevuto in questi anni enor-mi quantitativi di rifiuti d’ogni genere perchèdispongono di arterie stradali a scorrimentoveloce senza pedaggio e dunque menosoggette a controlli. Le aree interne comeBenevento sono ideali per i conferimenti di«qualità», vale a dire limitati quantitativi dimateriale molto pericoloso».

Come valuta i dati emersi dal conve-gno di Paduli sulla discarica diSant’Arcangelo Trimonte?«Sono dati che si commentano da soli.Quando nelle acque dei pozzi spia vengo-no ritrovati elementi inquinanti come ilbenzene che non è possibile trovare tra irifiuti urbani, è evidente che lì dentro sonofiniti materiali che non avrebbero dovutoesserci. Che cosa? Dovrebbero essere leautorità preposte a dircelo, se controllas-sero come dovrebbero i flussi di rifiuti chequotidianamente circolano sulle nostrestrade. Basti pensare a ciò che è stato delSistri, un sistema costato milioni di euro emai entrato in funzione, per capire comenon si fanno i controlli. Comunque un’ideame la sono fatta».Prego.«Da anni in Campania arrivano migliaia ditonnellate di pneumatici pur non essendo-ci centri destinati allo smaltimento.Vengono bruciati nel basso casertano e iresidui portati via. La presenza di benzenee altri idrocarburi mi sembra perfettamen-te compatibile con questo ciclo».

IL COMITATOColangelo: «Denunce inascoltateMa la verità sta emergendo»Sono le cassandre di Sant’ArcangeloTrimonte. Gli attivisti del Codisam, il comi-tato civico presieduto da Nicola Colangelo,da tempo denunciano tutte le irregolaritàconnesse alla gestione della discaricaregionale aperta nel 2008.«E’ fin troppo facile dire «L’avevamo detto»- rileva Colangelo - Purtroppo diciamo daanni di stare attenti a quello che vienesversato a Sant’Arcangelo. Ora che leggia-mo i dati comparati degli ultimi anni ciaccorgiamo che sono stati superati ripetu-tamente i valori limite di alcuni pericolosiinquinanti come il benzene che di certonon può essere il prodotto del decadimen-to di foglie di insalata o pizze non consu-mate. Si tratta peraltro di superamentiripetuti e altalenanti. Come è possibileche le acque del sottosuolo circostante ladiscarica presentino tali valori di contami-nazione? E perchè finora nessuna delle

autorità competenti ha ritenuto di doverinformare la cittadinanza? Se finalmente siè riusciti ad avere un primo quadro dellasituazione, dopo quasi quattro anni dall’a-pertura della discarica - prosegueColangelo - è solo grazie alla pervicacia diun gruppo di cittadini che non resta a guar-dare ciò che accade ma cerca di capirecosa sta succedendo sul proprio territorio.Dovrebbero essere le autorità competentie gli enti istituzionali ad informare la collet-tività e mettere a disposizione tutti gli stru-menti per formarsi un convincimento. Einvece noi per poter elaborare lo studiopresentato nei giorni scorsi abbiamo dovu-to chiedere i documenti in via bonaria allasocietà che gestisce l’impianto».Colangelo lancia inoltre un interrogativosulla nuova campagna di scavi per la ricer-ca di idrocarburi nel Sannio: «Mi chiedo chesenso ha cercare il petrolio laddove lo si è

già cercato e non trovato. Bisogna tenerealta la guardia su tutto perchè la disatten-zione ha già fatto troppi danni al nostroterritorio».

Anche Benevento avrà il Registro pro-vinciale dei tumori. L’Azienda sanita-ria locale sta per individuare il refe-rente del progetto e rispondere cosìalla sollecitazione giunta nei giorniscorsi dalla Regione. «Sarà una dellefunzionarie del nostro ServizioEpidemiologia e Prevenzione - rivela ildirettore del Dipartimento, TommasoZerella - Dalla Regione ci è pervenutala richiesta di fornire un nominativoper mettere a punto il progetto checredo sarà pronto entro l’autunno».Si tratta del primissimo passo versola istituzione dell’importante organi-smo, mai costituito in provincia diBenevento. La Regione punta a strut-turare i presidi territoriali laddovenon ancora attivati (solo Salerno eNapoli dispongono del Registro pro-vinciale) e creare così una rete diinformazioni centralizzata che con-senta di incrociare i dati di tutta laCampania.Un bel passo avanti da salutare conentusiasmo benchè l’iniziativa giunganotevolmente in ritardo rispetto amolte altre regioni italiane. E ciò mal-grado la Campania sia notoriamenteuna delle regioni con il più elevatotasso di mortalità per malattie neo-plastiche. Non manca comunque qualche diffi-coltà statistica, come spiega il dottorGianni Pietro Ianniello, primario diOncologia all’ospedale Sant’Anna eSan Sebastiano di Caserta: «La istitu-zione del Registro tumori - commentail medico originario di Airola - rappre-senta un ottimo risultato da raggiun-gere quanto prima. Bisogna però con-siderare con attenzione la modalità dicatalogazione dei dati raccolti. In altritermini, occorrono disciplinari bendefiniti per la individuazione dellevarie tipologie di morte. Spesso lestrutture sanitarie attribuiscono alpaziente deceduto una causa di mor-

talità che ha valore ai fini strettamen-te ospedalieri ma non ne avrebbe pra-ticamente alcuno per lo studio delleragioni collegate all’evento luttuoso.Fino a quando molti dei decessi chesi verificano in ospedale sarannorubricati alla voce «arresto cardiocir-colatorio» - rileva Ianniello - non potràesserci un’analisi dettagliata dellecause di morte». In attesa dell’attivazione del Registro,secondo Ianniello c’è un metodo sem-plice per stimare fin da subito conragionevole approssimazione i casi ditumori conclamati nel Sannio: «Basta

SPECIALEMARTEDÌ 15 MAGGIO 20124 Ottopagine

PRESIDENTENicola Colangelo guidail comitato civico Codisamdi Sant’Arcangelo Trimonte

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Arriva il registro tumoriIniziativa inedita per la provincia di Benevento Sarà effettuato il monitoraggio puntuale delle malattie neoplastiche. Zerella (Asl): «Pronti per l’autunno»

vedere - spiega - quanto sono i codicidi esenzione dal ticket emessi dall’Aslin relazione a patologie neoplasti-che». I Registri tumori sono strutture impe-gnate nella raccolta di informazionisui malati di cancro residenti in undeterminato territorio. Rac colgono,valutano, organizzano e archiviano inmodo continuativo e sistematico leinformazioni più importanti su tutti icasi di neoplasia che insorgono nellapopolazione interessata, rendendoledisponibili per studi e ricerche. La prima funzione dei Registri Tumori

consiste nel descrivere il fenome-no neoplastico e le sue variazioniterritoriali e temporali attraversomisure di incidenza e mortalità. IRegistri Tumori producono dati disopravvivenza per le diversepatologie neoplastiche, fornendocosì un indicatore fondamentaledella qualità dei servizi diagnosti-ci e terapeutici nei diversi territo-ri e del suo evolversi nel tempo.Inoltre, producono dati di preva-lenza a livello locale e stime diprevalenza a livello nazionale. Laprevalenza è l’indicatore più diret-to del carico sanitario dovuto aitumori in una popolazione ed èparticolarmente utile per valutarei bisogni sanitari. Attualmente in Italia sono attivi 31registri di popolazione o specializ-zati che seguono complessiva-mente un quarto della popolazio-ne italiana. Le informazioni rac-colte includono dati anagrafici esanitari essenziali per lo studiodei percorsi diagnostico-terapeu-tici, la ricerca sulle cause del can-cro, per la valutazione dei tratta-menti più efficaci, per la progetta-zione di interventi di prevenzionee per la programmazione dellespese sanitarie. Tutti i Registritumori italiani aderiscono all’As -sociazione Italiana RegistriTumori (AIRTUM). La distribuzione sul territorionazionale vede una diffusione net-tamente maggiore al Nord dovetutte le Regioni e le Province auto-nome (eccetto la Valle d’Aosta)hanno un Re gistro.Complessivamente, è sotto osser-vazione il 48 per cento della popo-lazione con indice più basso inPiemonte (24,5%). Nel CentroItalia è sotto osservazione com-plessivamente il 25% della popo-lazione, mentre per Sud e Isole lamedia scende al 16% della popola-zione.

SPECIALE MARTEDI 15 MAGGIO 2012 5Ottopagine

L’ONCOLOGOIanniello: «A Napoli e Caserta

il nesso è già provato»contaminate della Campania». Ma un tumore al polmone o al fega-to non potrebbe essere frutto di uncattivo stile di vita?«Medici ed esponenti della comunitàscientifica concordano nel consideraregli stili di vita come un importante fat-tore di rischio. Ma non è l’unico e nonpuò giustificare i numeri che si rilevanonelle province di Napoli e Caserta negliultimi anni. Non credo che i cittadininapoletani e casertani abbiano comin-ciato a fumare solo adesso o a berementre prima erano astemi.Evidentemente c’è dell’altro».A cosa fa riferimento esattamente?«Chiaramente mi riferisco alla devasta-zione ambientale che è stata operatada diversi anni a questa parte in vastearee del Napoletano e del Casertano.Non parlo solo delle discariche ufficialiche rappresentano solo una parte delproblema e non la più grave, ma a tuttiquei siti abusivi che nascono ogni gior-no. Rifiuti tossici pericolosissimi posso-no liberamente terminare in un campodestinato all’agricoltura. E’ già accadu-to molte volte, purtroppo, in passato.Se la matrice ambientale è sempre piùcontaminata, come possiamo pensareche questo non abbia ricadute sullepopolazioni e sulla salute?».Cosa si può fare per arginare que-sto progressivo deterioramento del-l’ambiente e della salute pubblica?«Innanzitutto la conoscenza dei feno-meni. Oltre agli interventi di risana-mento ambientale e ai controlli del ter-ritorio, dal punto di vista medico riten-go che si debba quanto prima istituireun Registro dei tumori regionale che ciconsenta di leggere con certezza i datifinora raccolti e studiati su base volon-taria da qualche medico più sensibilealla tematica. Sono sicuro che il raf-fronto dei dati tra province costiere earee interne farebbe emergere imme-diatamente la maggiore contaminazio-ne delle prime e farebbe scattare inevi-tabilmente azioni di risanamentoimmediate».

Sannita di nascita, casertano d’adozio-ne. Giovanni Pietro Ianniello dirige oggil’Unità operativa ‘Oncologia’ dell’ospe-dale ‘Sant’Anna e San Sebastiano’ diCaserta dopo aver ricoperto il medesi-mo incarico al ‘Rummo’ e all’Aziendasanitaria locale di Benevento. Un medico tra i più sensibili alle pro-blematiche legate al connubio traambiente e salute. Presto, in collabo-razione con l’Ordine dei medici diBenevento, darà vita anche nel capo-luogo sannita a una sezione dell’Isde,associazione medici per l’ambiente.Dottor Ianniello, come si fa a soste-nere che l’inquinamento ambientaledetermina l’incremento dei tumorise non ci sono ancora dati ufficiali

che lo provino?«Relativamente alle province di

Napoli e Caserta i dati ci sono già edimostrano con palmare evidenza cheda qualche anno a questa parte è inatto un aumento esponenziale dellemalattie neoplastiche. In particolare, inumeri relativi ai tumori al polmone, alfegato e al colon mettono i brividi:tassi di aumento nettamente superiorialla media regionale e nazionale.Guarda caso si tratta delle realtà più

IL CASOInquinamento da pozzi, i sindaci: «Certi che saranno bonificati»I siti interessati negli anni scorsi da perfora-zioni petrolifere non presentano particolariproblemi per la salute pubblica. Le rassicura-zioni arrivano dall’Arpac e dai sindaci di alcunidei centri nei quali si scavò anni fa alla ricer-ca di idrocarburi. Località che la Regione hainserito in un elenco di siti contaminati dabonificare.«Gli inquinanti riscontrati - spiega il responsa-bile del Dipartimento provinciale dell’Arpac,Pietro Mainolfi - sono addebitabili perlopiùalle ricadute sulla matrice suolo delle attivitàestrattive. Si tratta soprattutto di scisti bitu-minosi, vale a dire blocchi di terreno impre-gnati di idrocarburi, che al contatto con il ter-reno ne provocano la contaminazione e per-tanto vanno sottoposti a bonifica. Va inoltreconsiderato che le aziende impegnate nellatrivellazione utilizzavano grandi quantità dilubrificanti per agevolare la perforazione inquanto le macchine dovevano arrivare a gran-

di profondità, anche migliaia di chilometri». Parole tranquillizzanti arrivano anche dai primicittadini di alcune delle località teatro negli anniscorsi delle trivellazioni: «Già da tempo - spiega ilsindaco di San Marco dei Cavoti, Franco Cocca -sono state effettuate rilevazioni presso i siti citatie non sono emerse situazioni di criticità. L’Arpacha monitorato le aree e ci ha assicurato che ètutto in regola». Sulla stessa frequenza le dichiarazioni di GiorgioNista, sindaco di Colle Sannita: «Per quanto neso, l’area del pozzo petrolifero è stata oggetto diun intervento di bonifica che dovrebbe essereprossimo alla conclusione». Rassicurazioni che dunque fanno testo fino adeventuale prova contraria. Resta da capire per-chè le società di settore continuino a scavare allaricerca del petrolio in zone già indagate in passa-to. E perchè tra tutti i pozzi realizzati negli scorsianni, solo per quelli beneventani sia necessariauna bonifica.