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OTTOBRE 2017 #07 #gratuito #COLORI La vita è un’enorme tela: rovescia su di essa tutti i colori che puoi Danny Kaye MESCOLA LE PASSIONI, SHAKERA LA MENTE Post Spritzum www.postspritzum.it

Ottobre 2017 Colori - Post Spritzum · Ognuno di noi ha un proprio colore, quello con cui si rispecchia maggiormente e con il quale si sente a proprio agio. Questo è legato al carattere

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OTTOBRE 2017 #07 #gratuito

#COLORILa vita è un’enorme tela:

rovescia su di essa tutti i colori che puoiDanny Kaye

M E S C O L A L E P A S S I O N I , S H A K E R A L A M E N T EPost Spritzum

www.postspritzum.it

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Post Spritzum è una redazione online nata in seguito ad un corso di scrittura sul web organizzato dall’Informagiovani di Rivoli nel maggio del 2015.

Il corso ha coinvolto giovani appartenenti al territorio che hanno poi deciso di portare avanti questo progetto con la voglia di trasmettere ai coetanei (e non solo!) notizie di vario genere con la freschezza che contraddistingue il gruppo.

Il nome deriva dal gioco di parole tra i termini ”post”, tipico del lasciare commenti e note sui social network, e “spritz”, un cocktail che trasmette vivacità ed energia, con la dicitura “post scriptum”, normalmente utilizzata alla fine di una lettera o e-mail con l’abbreviazione “p.s.”.

Gli argomenti trattati sono molti: sport, mondo, cinema e teatro, scienza, fumetto, danza, arte e cultura, moda, architettura, vita naturale, letteratura, filosofia e astrologia. Ognuno rispecchia gli interessi principali dello scrittore e appassiona ogni sorta di lettore. Gli articoli per ogni argomento escono in un determinato giorno della settimana che noi distinguiamo con la scala cromatica: sette colori per sette giorni.

Nel corso del tempo siamo migliorati come scrittori amatoriali, abbiamo creato un nostro sito web, abbiamo dato vita alla settimana tematica e indetto un concorso con mostra finale. La voglia di iniziare nuovi progetti non ci manca di certo, le nostre menti continuano ad elaborare!

Attualmente i canali utilizzati per comunicare sono il sito web, Facebook, Twitter e Instagram per soddisfare tutte le preferenze.

Infine ricordate sempre e solo una cosa:

Cos’è Post Spritzum?E’ amicizia, gruppo,

passione, hobby, divertimento, entusiasmo.

shake your mind!

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#sommario

L’elemento “colore” è un fattore molto importante nella nostra vita: ogni mattina ci svegliamo e pensiamo quali colori vogliamo indossare sui vestiti, ci fermiamo quando vediamo un semaforo rosso, ci rallegriamo quando il cielo è azzurro. Il colore influisce, quindi, su tantissimi fattori quali il nostro umore, i nostri comportamenti e la nostra personalità. È un aspetto decisamente complesso in tutti i campi e che continua ad essere studiato per perfezionare il modo in cui è possibile usarlo.

Il colore è vita. Siamo nati in un mondo fatto a colori: gli alberi con le foglie verdi che mutano con le stagioni facendosi arancioni, gialle e rosse, il mare blu grazie al riflesso del cielo, le montagne di un grigio-marrone e poi bianche nel momento in cui cade la neve d’inverno. Ognuno di noi ha un proprio colore, quello con cui si rispecchia maggiormente e con il quale si sente a proprio agio. Questo è legato al carattere di ogni persona: il più tranquillo potrebbe amare l’azzurro, quello estroverso l’arancione e quello coraggioso il rosso.

I colori sono anche venuti a far parte dei modi di dire di tutti i giorni: “Sono incavolato nero!” “Ho il conto in rosso!” “Ho passato la notte in bianco” “Ho il pollice verde!” “Ho una fifa blu!” “Oggi è una giornata grigia”. Non so esattamente l’origine di questi modi di dire, ma in questo caso i colori vengono definiti idiomatici. Non so dire come la “fifa” possa essere “blu” o la “rabbia” “nera”, però questo ci fa capire come qualsiasi cosa che pensiamo o diciamo è possibile ricondurla ad un colore. Magari non sappiamo l’esatto motivo, è un’associazione inconscia che facciamo automaticamente. Per esempio se io penso alla matematica mi viene in mente il colore verde. Perchè? Non ne ho la più pallida idea! Eppure è quello il colore che mi fa pensare a questa materia scolastica.

Insomma, i colori ci circondano in ogni modo e influenzano tutto ciò che facciamo, diciamo o pensiamo. Pare quasi inquitante a pensarci bene, ma in realtà è una delle cose più belle con cui abbiamo a che fare e se non ci fossero i colori il mondo parrebbe molto più triste e insignificante.

Shake Your Mind! Color your life!

Elena Massa

anno 2 - Ottobre 2017 #07 #colori

#MondoCina, il Ginkgo Bilboa dalle foglie d’oro

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#SCIENZA

#fumetto

Occhi per tutti i “colori” dell’universo

Colori, emozioni, vignette

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#DANZALa danza di Matisse

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#ArteculturaLa teoria del colore

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#ModaArmocromia

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#Architettura

#Musica

#Letteratura

#Filosofia

#Astrologia

Cromatismi architettonici

Le luci del rock psichedelico

I colori secondo Empedocle

I colori dei pianeti

Avvolti da un bianco stupore

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Autore: Jessica VirzìTitolo: nessun titoloAnno: luglio 2017Tecnica: acrilico su compensatoDimensioni originali: 20x30 cm

“Colori”

editoriale indice

CONTATTICOpertina

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“L’autunno è una seconda primavera, quando ogni foglia è un fiore” (Albert Camus)

Ogni anno in Cina, all’interno delle mura del tempio buddista di Gu Guanyin, nella regione delle Montagne Zhongnan, un albero millenario di Ginkgo Biloba regala un meraviglioso spettacolo. Si dice che sia stato piantato, 1400 anni fa, nel VII se-colo d.C., dall’imperatore Li Shimin, uno dei più im-portanti sovrani cinesi, fondatore della dinastia Tang (618-907 d.C.).

Il tempio buddista è un luogo di culto immerso nel ver-de, lontano dalla città, considerato fin dall’antichità un punto di riferimento spirituale grazie anche a quest’al-bero che, verso metà novembre, con le sue foglie rico-pre il prato circostante di un bellissimo colore dorato. In autunno le foglie verde chiaro si tingono di un bel giallo acceso, portando bellezza e armonia nel giardino del tempio. Un fenomeno che attira centinaia di turisti da ogni par-te del Paese, desiderosi di ammirare questo panorama particolare. Ma il colore di queste foglie non è affatto un caso isolato: gli alberi di Ginkgo Biloba, originari della Cina, sono rinomati per la colorazione giallo vivo che il fogliame assume in autunno. Per la particolarità delle sue foglie, simili a piccoli ven-tagli, il Ginkgo viene anche chiamato “capelvenere”, cioè “dalle foglie delicate come i capelli di una dea”.

Nel corso degli anni si sono sviluppate varie teorie e credenze attorno a quest’albero. La popolazione locale è convinta che le foglie cadute abbiano effetti benefici sull’uomo. Anche la scienza ha confermato che il Gin-kgo Biloba ha molteplici proprietà curative. Infatti è coltivato industrialmente in Europa, Corea, Giappone e Stati Unitici per l’utilizzo medicinale delle sue foglie.

Viene usato in erboristeria come integratore alimentare e rimedio per problemi di memoria e vertigini, utile an-che per migliorare la circolazione sanguigna. Infine la pianta è utilizzata in cucina: la parte interna legnosa dei semi è considerata un cibo prelibato in Asia e fa parte della tradizione culinaria cinese; in Giappone i semi vengono aggiunti a molti piatti e utilizzati come contorno.È molto ricercato come ornamento pregiato sotto forma di bonsai.

Per i suoi colori accesi il Ginkgo è spesso utilizzato come pianta decorativa, soprattutto in città: è stata di-mostrata la sua notevole resistenza all’inquinamento e agli attacchi di funghi e insetti, ed è un efficace “man-gia smog”.

Quest’albero è considerato un “fossile vivente” per-ché si pensa sia rimasto praticamente inalterato per oltre 250 milioni di anni, sopravvivendo indenne a im-portanti cambiamenti climatici.Una storia millenaria, che continua a stupire: il Ginkgo è il più antico degli alberi, è sulla terra dall’era dei di-nosauri!Per chi volesse ammirarlo da vicino, senza prendere un volo intercontinentale, nell’Orto Botanico di Padova è custodito il primo Ginkgo Biloba importato in Italia, nel 1750, patrimonio dell’umanità dell’UNESCO!

#MondoCINA, IL GINKGO BILOBA DALLE FOGLIE D’ORO

Uno sguardo a nuove re-altà, alla ricerca di idee e innovazioni per prenderci

cura del nostro Pianeta!

IRENE CONTE

Fonti immagini:1) Monaco sotto il Ginkgo Bilboa (http://altrimondi-news.it)2) Tempio buddista di Gu Guanyin (https://www.focus.it)3) Vista aerea del Ginkgo Bilboa (https://www.focus.it)4) Ginkgo Bilboa (https://www.focus.it)

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federico mo

Fisico, rocker, forse poeta, sognatore...Voglio rendere più poetica la scienza e più scientifica la poesia.

Fonti testo:- www.jpl.nasa.gov

Fonti immagini:1) Rappresentazione dello spettro elettromagnetico (www.jpl.nasa.gov)2) Spitzer Space Telesco-pe (www.jpl.nasa.gov)3) Large Binocular Telescope Interferometer (www.jpl.nasa.gov)

Stelle. Miliardi di miliardi di stelle. Raggruppate in galas-sie e ammassi di galassie. E poi polveri, nubi, asteroidi, pianeti e...buchi neri. Ma non è finita: radiazione cosmi-ca di fondo, materia ed energia oscura.

Tutti questi e altri ancora sono gli oggetti dello studio di chi indaga l’Universo, la sua natura e la sua evoluzio-ne. Appare immediatamente evidente quanto numerosi siano questi oggetti e quanto abbiano caratteristiche fisiche differenti tra loro.Come si fa a studiarli?Ciò che permette la quasi totalità degli studi degli og-getti che compongono l’Universo è la radiazione elet-tromagnetica. Tali sono le distanze tra i vari oggetti che, ad esempio, non è possibile prelevare campioni di materiale da qual-che esopianeta -pianeti al di fuori del sistema solare- per studiarli e analizzarli comodamente in laboratorio. Ci vorrebbero migliaia di anni per il viaggio necessario, un viaggio che al momento non siamo in grado di ef-fettuare.Il punto allora è: “Come sappiamo ciò che sappiamo riguardo l’Universo?” Grazie alla radiazione elettroma-gnetica, e a qualche particella. E poi l’estensione e la generalizzazione di scoperte fatte e fenomeni verificati qua sulla nostra Terra.

La radiazione elettromagnetica (abbreviamola con Radiaz. E.M.) è la cosa che si muove più veloce al mondo: la sua velocità è quella della luce. E non è un caso: la luce stessa è Radiaz. E.M! La velocità insupe-rabile della luce nel vuoto è di circa 0,3 miliardi di metri al secondo! La Radiaz. E.M. si propaga come un’onda, e come tale ha alcune caratteristiche fondamentali quali la lunghezza d’onda e la frequenza.

Gli scienziati sono soliti classificare le onde elettroma-gnetiche (onde E.M.) in funzione dei parametri che le caratterizzano, quindi lunghezza d’onda o frequenza; oppure in base alle sorgenti che producono onde E.M. in un certo range - intervallo - di lunghezze d’onda e frequenze. C’è poi una formula che ci dice che la lun-ghezza d’onda e la frequenza sono inversamente proporzionali: più una è elevata, più l’altra è bassa.

Le onde E.M. trasportano anche energia che è invece direttamente proporzionale alla frequenza: tanto più la frequenza è elevata tanto più lo è l’energia ad essa as-sociata.

Tenendo conto di ciò si parte dalla radiazione a più bas-sa energia, quella delle onde radio, per passare alle micro onde, all’infrarosso, alla luce visibile (dal rosso al violetto), ai raggi U.V. , ai raggi X e infine i potentissimi raggi gamma.

Quando noi guardiamo il cielo stellato nella buia notte, vediamo solo la luce visibile di alcune stelle perché i nostri occhi lavorano bene e vedono soltanto le onde E.M. che hanno lunghezza d’onda che cade nell’inter-vallo di lunghezze del visibile. Ma anche altre onde E.M. arrivano qua sulla Terra. Solo che i nostri occhi non sono strumenti fatti per vederle: in un certo senso i no-stri occhi vedono, discriminano solo i colori del visibile, ma non gli altri “colori” delle onde E.M. che sono al di fuori del visibile. Ma adeguati “occhi artificiali” possono captare questi altri segnali, questi altri “colori” e tradurli in modo tale che anche noi possiamo analizzarli, con i nostri occhi o con altri sensi - ad esempio con l’udito, tramite la tecnica della sonificazione dei dati.

Ecco alcuni famosi telescopi:

• “Hubble Space Telescope visto dallo Space Shuttle Atlantis - HST Servicing Mission 4.” Studia il visibile e il vicino infrarosso.

• Rappresentazione artistica dello Spitzer Space Tele-scope che opera nell’infrarosso studia l’Universo pri-mordiali, le galassie giovani e la formazione stellare ed è usato per rilevare dischi di polveri attorno le stelle, considerate un importante indizio della formazione pla-netaria.

• Il Large Binocular Telescope Interferometer è uno strumento a terra che è formato da due telescopi sul Monte Graham in Arizona che sfruttano l’interferome-tria. E’ progettato per studiare stelle e pianeti al di fuori del nostro sistema solare.

Prima di chiudere questa piccola riflessione sull’im-portanza della Radiaz. E.M. per lo studio dell’U-niverso, ci sono ancora almeno due cose da pun-tualizzare.Prima di tutto noi siamo, nonostante tutto, propen-si a considerare la luce e la materia come due essenze distinte e com-pletamente separate. Non è così! La materia può inte-ragire con la Radiaz. E.M.! La materia può assorbire ed emettere radiazione elettromagnetica: si pensi al cibo scaldato in un forno microonde, o alla luce emessa da una lampadina a incandescenza. Noi stessi emettiamo calore sotto forma di radiazione infrarossa! E la radia-zione elettromagnetica può interagire con la materia anche spezzando legami molecolari, tipo ciò che può accadere quando i raggi U.V. e ancora peggio quelli X, colpiscono la nostra pelle o corpo.

C’è infine da osservare che l’atmosfera terrestre stes-sa funge da filtro interagendo e assorbendo buona par-te dello spettro elettromagnetico. Quindi, per studiare ad esempio i raggi U.V., X e buona parte dell’infrarosso bisognerà costruire “occhi” adeguati e porli in alta quota o addirittura in orbita attorno alla Terra; ed è quello che si fa con appositi rivelatori e telescopi posti su sonde e satelliti.

OCCHI PER TUTTI I “COLORI” DELL’UNIVERSO#SCIENZA

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COLORI, EMOZIONI, VIGNETTE

Si parla di colori, si parla di fumetti: che dire di un bell’articolo sulla storia del colore nel mondo delle vi-gnette? Spezziamo una lancia a suo favore, sarebbe comunque un argomento piuttosto curioso. Perché, sembrerà pur banale ma occorre dirlo, fumetti e colori si sono intrecciati nel tempo dando vita a storie e sug-gestioni alquanto interessanti. Inutile continuare però, questo pezzo tratterà di tutt’altro.

È un articolo che parla non di fumetto e colori, bensì di colori attraverso il fumetto. E, per fare ciò, siamo dovuti andare a scovare un prodotto amatoriale che non tro-verete di certo sugli scaffali dei negozi: “I colori”, scritto e disegnato da tal Brovia D. studente del liceo Parodi di Acqui Terme. Uno di quei progetti che si fanno nelle scuole e i cui risultati finiscono in un file PDF nascosto

tra gli abissi della Rete, ma che prima o poi un tizio qualsiasi, per puro caso, riporta in superficie. Il tizio in questione è il sottoscritto e se il sottoscritto si basasse sul-la poesia dei testi o sull’arte dei disegni, probabilmente “I colori” sarebbe finito nel dimenticatoio della sua memoria. Certo le figu-re sono disposte in maniera piut-tosto armonica all’interno delle vignette, ma il superamento della disposizione geometrica e regolare all’interno di un fumetto è roba vecchia, che ormai fanno tutti; grammaticalmente e sintat-ticamente parlando, poi, si pian-ge. Non dimentichiamoci del fatto che stiamo parlando di un liceale in formazione, e se il già citato sottoscritto si rimettesse a leggere le proprie composizioni di liceal memoria probabilmente

getterebbe carta, penna e tastiera in un bel falò e si dedicherebbe alla ben più redditizia coltivazione di pa-tate. Ma un po’ di severità – o imparzialità che a dir si voglia – occorre.

E dunque, perché parlare di questo fumetto? Innanzi-tutto, per la sua originalità. Niente Paperini, Topolini, supereroi italiani e americani; solo macchiette di colo-re, ognuna dotata di una personalità corrispondente al colore che rappresenta. Poi, perché nonostante tutto si sforza di dare spessore alle sue pagine. Quante letture vuote di maestri eccelsi ma privi di sostanza, quante storie tutte uguali a se stesse! Qui le vicende saran-no anche stereotipate, sarà anche la classica storia di fratelli buoni più quello cattivo (il colore nero tanto per cambiare, che snellirà pure ma è piuttosto compli-cato vederlo associato al bene) che alla fine in qual-che modo si redime, ma l’autore si sforza di creare un piccolo mito fondativo. Di vignetta in vignetta, infatti, assistiamo alla nascita delle nuove tonalità: il bianco e il nero, fratelli opposti, danno vita a tinte più chiare e tinte più scure, decorando l’universo che “non è altro che una grande tela dipinta”, giusto per citare l’ultimo ri-quadro della narrazione. Insomma ci si tuffa in un’origi-ne fantasiosa del variopinto, cercando di capire perché un mondo colorato ci soddisfi maggiormente. Varietà è

possibilità insomma, non ce lo dice del tutto l’autore ma è un concetto che traspare, volente o nolente.

Ci possiamo ri-condurre alla storia del fumetto tirata in ballo all’inizio e poi messa da parte? Ovviamente sì. È attraverso il colore che il fumetto ha sperimentato nuo-vi e ulteriori cana-li comunicativi. Poter evidenziare un unico elemento colorato tra pagine e pagine bianche e nere, scegliere di disegnare esclu-sivamente in blu e rosso come omag-gio agli omini del calciobalilla (vero, Alessio Spataro?), prediligere tinte sbiadite o colori accesi, utilizzare la colorazione per dare un tocco surreale (vero, Andrea Pazienza?), ma anche non colorare, perché oltre alla presenza è l’assenza spesso a parlare. Sono solo al-cuni esempi, che forse però rendono bene l’idea. Pos-sibilità, si diceva. E dunque fantasia. E dunque futuro, nuovi orizzonti, sfide. E questo Brovia, nel suo piccolo, ha capito che prendere una macchia gialla, ad esempio, fornirla di una bocca e di una storia, darle vita, avrebbe potuto essere qualcosa di interessante. Non dimenti-chiamocelo: i colori parlano.

Fonti immagini:1) La copertina del lavoro “I Colori” (istitutoparodi.gov.it)2) Una delle tavole del lavoro “I Colori”(istitutopa-rodi.gov.it)3) Le particolari colo-razioni di “Biliardino” di Spataro (fumettologica.it)

#fumetto

Loris Ferrero

L’immagine per stupire, le parole per riflettere: il

fumetto, un frizzante invito all’avventura!

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titolo#DANZA

valeria sorrenti

Se non muovi il corpo, fai danzare anima e mente. La danza interpreta la cadenza e l’armonia della vita.

La danza di Matisse

Uno tra i suoi quadri più famosi, “La danza” di Henri Matisse condensa in modo ammirevole il suo percor-so artistico e lo stile, lasciando ammaliato fin dal primo sguardo l’osservatore. Il senso della danza, che unisce in un cerchio cinque persone, viene realizzato con po-chi tratti e con solamente tre colori. Grazie alla tecnica adottata da Matisse, esce fuori un’immagine simbolica che può suscitare più chiavi di lettura e interpretazione.

Il verde che domina la parte inferiore del dipinto sim-boleggia la Terra e tracciando una curvatura del nostro pianeta, sembra assumere una consistenza elastica. Il piede di uno dei cinque ballerini scolpisce sulla curva-tura una deformazione dovuta al suo peso. Nella parte superiore dell’immagine domina il blu del cielo. Il pittore utilizza un blu molto denso e carico che non assomiglia alla colorazione reale dell’atmosfera terrestre, ma rap-presenta bensì una dimensione astrale così vasta da accogliere l’intero universo.

In un mondo fatto di terra e cielo, si staglia la danza compiuta dalle cinque figure. Le loro braccia sono allun-gate per mantenere chiuso il cerchio che si sta aprendo tra le due figure poste nella parte inferiore a sinistra. Uno dei danzatori si stende in avanti per prendere la mano dell’uomo, che ha il busto distorto per porgere la propria mano alla donna. La loro danza può essere interpretata come allegoria della vita umana, creata da un moto continuo in cui la tensione è sempre mantenuta dall’unione tra le parti. E tutto ciò accade ai confini del mondo tra cielo e terra, in uno spazio indefinito tra essere e non essere. Il turbine circolare in cui sono trainati sembra avere sia tratti felici della vita in movimento, sia il senso afflitto e tormentato del bisogno di dover per forza danzare senza tregua.

In questo dipinto Matisse raggiunge la sintesi perfetta tra forma e contenuto, riuscendo a trasmettere del-le profonde verità che determinano la vita dell’uomo e dell’intero universo.

Via col il colore!In questo periodo del percorso artistico, già si definisce lo stile di Matisse. Le sue opere sono tutte realizzate sul piano della bidimensionalità, sacrificando al colore sia la tridimensionalità, sia la precisione dei dettagli. L’uso del colore nel pittore è uno dei più intensi e vivaci visti in pittura. Matisse stende con forza colori primari sulla tela, senza alcuna considerazione della tonalità del co-lore. Ad essi abbina colori complementari per eviden-ziare il contrasto timbrico. Ne scaturisce una totalità

molto vitale e brillante.La sua carriera pittorica dura per decenni, nel suo pic-colo e tranquillo mondo familiare, distante dai clamori della vita mondana. Svolse la sua analisi conducendo il suo stile ad un perfezionamento graduale fino ad arriva-re al principio dell’astrattismo, ma prediligendo sempre la forza intensa ed espressiva del colore.

Il fauvismoInsieme ad altri suoi contemporanei, Matisse apparte-neva al movimento dei Fauves, che in francese signifi-ca “belve”. Venivano chiamati così per il modo di abbi-nare sulla tela colori puri, forti e contrastati.Il fauvismo è l’apporto francese per la nascita dell’e-spressionismo e rappresenta una versione “mediter-ranea” e allegra dell’espressionismo. La vivacità del colore, che è il vero tratto distintivo del movimento, co-munica una reale “voglia e gioia di vivere” che resterà duratura in tutte le opere di Matisse. Pur non essendo un gruppo omogeneo, i Fauves si rico-noscevano per alcuni pensieri comuni: il più importante era la composizione del dipinto realizzata unicamente con l’utilizzo del colore. Senza dover raggiungere la re-ale somiglianza con la natura, il colore deve nascere dalle proprie sensazioni interiori. Il colore risulta quindi distorto rispetto alla realtà, trasmettendo le impressio-ni che l’artista prova nell’osservare l’oggetto da ripro-durre.

Questo movimento rappresenta la prima autentica spaccatura con l’impressionismo e si può considerare la prima esperienza moderna che scioglie il legame tra colore reale degli oggetti e colore utilizzato per la loro rappresentazione su tela. Le premesse per queste decisioni provengono dall’esperienza pittorica di Ce-zanne, Van Gogh e Gauguin. Dal primo presero l’idea della scomposizione e ricomposizione non prospettica delle forme, da Van Gogh e Gaugauin l’utilizzo del colo-re come indipendente manifestazione delle sensazioni interiori. Le “belve” raffigurano imma-gini molto distanti dalla re-altà e usano il colore in ma-niera innaturale e inconsueta perché ritengono che l’arte non debba mostrarsi come verosimiglianza con il reale, ma abbia una propria forza creatrice. Per questo sono contrari all’uso della fotogra-fia, che nel giro di poco tem-po ha sovrastato la pittura come immediata e vera rappresentazione della natura.Matisse adora mettere in gioco i colori complementari, realizzando quadri molto brillanti e vivaci che non sono vicini alla nostra realtà e visione della natura. Il volto può essere colorato di arancione o verde, i capelli e gli alberi di giallo o blu, mentre il mare e il cielo splendono grazie a colori policromi dall’effetto agitato e mutevo-le. Con questa tecnica, il quadro deve trasmettere la sensazione di ricondurre sulla superficie della tela lo spettro solare.

«Esaltate tutti i colori, senza sacrificarne nessuno». H. Matisse

Fonti testo:- Appunti lezioni univer-sitarie- G. Dorfles, A. Vettese, “Storia dell’arte per le Scuole superiori”, Atlas, Bergamo 2005- www.lagiostra.biz

Fonti immagini:1) “La danza” di H. Matisse(http://lacapannadelsi-lenzio.it)2) Lo spettro dei colori(https://favim.com)

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La teoria del colore

irene fascio

L’arte e la cultura rap-presentano un modo per conoscere me stessa e il mondo attraverso diversi

punti di vista.

Il colore nasce dalla luce. La luce che colpisce un og-getto viene parzialmente assorbita a seconda del co-lore. La parte non assorbita viene riflessa e trasmessa ai recettori cromatici all’interno dell’occhio umano. Que-sti ultimi trasformano la luce assorbita in impulsi che percorrono le vie nervose fino a raggiungere il cervello, dove vengono interpretati: nasce così un’impressione cromatica. Dal punto di vista prettamente biologico il colore si genera pertanto nell’occhio dell’osservatore e costituisce un’impressione sensoriale. A proposito di impressione sensoriale: ciascun individuo “percepisce” il colore in modo differente. Tale fenomeno non è ricon-ducibile solamente al fatto che non esistono mai due occhi uguali tra loro. Anche l’interpretazione del colore varia infatti da individuo ad individuo. Perfino la stes-sa persona può percepire differentemente il colore in momenti diversi ed in base allo stato d’animo. Il colore stesso può pertanto generare sensazioni differenti. Al-cuni individui percepiscono i colori a prescindere dalla luce. È questo ad esempio il caso di una particolare forma di sinestesia, la percezione uditiva dei colori, che consente di abbinare suoni, armonie o musica a determinati colori: solitamente i suoni più alti a tonalità chiare, quelli bassi a tonalità scure.

La qualità di ogni “colore” viene espressa da tre parametri:

• Tonalità: Tinta, Croma, Cromaticità; é un colore “puro”, cioé con una sola lunghezza d’onda all’interno dello spettro ottico della luce. In pittura il colore “puro” è senza aggiunta di pigmenti bianchi o neri.

• Luminosità: Valore, Chiarezza, Brillanza (Brightness o Valore); specifica la quantità di bianco o di nero pre-sente nel colore percepito. La quantità totale di luce che una sorgente luminosa appare emettere (o che appare riflessa da una superficie).

• Saturazione: Purezza, Pienezza, Intensità (Satura-tion); é la misura della purezza, dell’intensità di un colo-re. L’intensità di una specifica tonalità. Una tinta molto satura ha un colore vivido e squillante; al diminuire della saturazione, il colore diventa più debole e tende al gri-gio. Se la saturazione viene completamente annullata, il colore si trasforma in una tonalità di grigio.

Sintesi addittiva e sintesi sottrattiva

Le due forme basilari di mescolanza dei colori sono chiamate “additiva” e “sottrattiva”.

La sintesi additiva si riferisce ai colori primari del-la luce. Questi colori sono: il rosso, il verde e il blu presenti nel mezzo e ai due estremi dello spettro della luce visibile. Miscelati fra loro in proporzioni diverse è praticamente possibile ottenere tutti i colori della gam-ma spettrale. La somma dei tre colori produce “luce bianca”.

La sintesi sottrattiva, si riferisce invece ai colori primari dei pigmenti. Una caratteristica della materia, e quindi dei pigmenti, è quella di assorbire in maniera selettiva solo alcune lunghezze dʼonda della luce e di rifletterne le altre. Il colore del pigmento quindi è de-terminato dalle radiazioni sottratte alla luce bianca, per questo si parla di sintesi sottrattiva. I colori primari della sintesi sottrattiva sono: il ciano, il magenta, il giallo (C,M,Y). dalla somma di tutti e tre si ottiene il nero. In sintesi sottrattiva, il nero (K) è il risultato della totale sot-trazione delle radiazioni colorate riflesse dai pigmenti.

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Fonti testo e immagini:- www.urai.it- www. bazardelpittore.wordpress.com/teo-ria-del-colore/

Didascalie:1) Tonalità2) Luminosità3) Saturazione4) Sintesi addittiva5) Sintesi sottrattiva6) Gamma di colori RGB e CMYK7) Cerchio di Johannes Itten

#ARTECULTURA

I colori vengono classificati in primari, secondari, terzia-ri, complementari.

Colori primariSono i colori di base, dai quali si ottengono, mescolan-doli, tutti gli altri. Sono la base di tutti i colori e sono considerati “assoluti” perché non si possono ottenere con nessuna mescolanza.L’RGB è un modello additivo: unendo i tre colori con la loro intensità massima si ottiene il bianco (tutta la luce viene riflessa).• rosso• giallo• blu.La combinazione delle coppie di colori dà il ciano (C), il magenta (M) e il giallo (Y).

Questi colori non possono essere ottenuti componen-doli con altri, ma è mescolandoli che possiamo avere tutti gli altri, come possiamo notare dal cerchio del fa-moso pittore svizzero Johannes Itten. I colori primari sono posti in un triangolo equilatero a sua volta all’interno di un esagono in cui i vertici opposti non sono altro che colori secondari, ottenuti, cioè, me-scolando in parti uguali i pigmenti di due colori primari.

Colori secondariOgni coppia di colori primari genera un colore seconda-rio. A questo punto il nostro pittore ha ottenuto, mesco-lando le coppie di primari, i 6 colori fondamentali della nostra ruota dei colori che, uniti al bianco e nero, sono gli unici colori disponibili in natura.Tutti gli altri colori non sono altro che una versione più o meno accesa e più o meno chiara di questi colori.• Giallo + Rosso = Arancione• Giallo + Blu = Verde• Rosso + Blu = Viola.

Colori terziariMischiando un colore secondario con il primario ottenia-mo un colore terziario.Il cerchio esterno mostra come si possano ottenere i co-lori terziari e come tutti siano in opposizione polare con il proprio complementare (cioè la tinta opposta).Se in una qualsiasi combinazione di uno o più colori, il rosso, giallo e blu sono presenti in giusta misura (come nel caso di due colori tra di loro complementari), la loro risultante sarà il grigio neutro, che è anche il metro di giudizio per stabilire se due o più colori sono armonici o meno.

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Armocromia#MODA

marta fogli

Come Coco Chanel diceva: “Se una donna

è malvestita si nota l’abito. Se è vestita

impeccabilmente si nota la donna”.

Fonti testo:- style.com- goingnatural.com- makeupworld.com

Fonti immagini:1) Julia Roberts, donna autunno (tumblr.com)2) Lily Collins, donna inverno (pinterest.com)3) Gwyneth Paltrow don-na primavera (pinterest.com)

Cos’è l’Armocromia? Quella che comunemente chia-miamo analisi del colore.L’analisi del colore è il primo step nella consulenza di immagine e ha lo scopo di trovare la palette ideale che valorizzi la nostra combinazione pelle-occhi-capelli, facendoci apparire immediatamente più belle, più in forma, più giovani.Identificare la nostra palette personale attraverso l’a-nalisi del colore è fondamentale nella scelta di abiti e accessori, ma anche di capelli e make up, per creare un fantastico senso di armonia e di bellezza.

Quindi, come avete fatto a vestirvi fino a questo mo-mento senza sapere che esistono tonalità che vi dona-no e altre che invece vi remano contro?!Ma prima un po’ di storia per capire l’origine della di-sciplina.

Il termine Armocromia nasce dalla fusione dei termini “armonia” e “chroma” (che in greco significa colore), indubbio quindi come il suo obiettivo non possa che essere quello di aiutarci a trovare un’armonia di colori adatta a noi.È una disciplina nata agli inizi del secolo scorso: la prima ad elaborarne le teorie fu Johannes Itten, artista e docente presso la Bauhaus School of Art in Germania successivamente ripresa negli anni ’70 da Carole Jack-son. Secondo l’Armocromia il tono e il sottotono della nostra carnagione determinano la nostra appartenen-za ad una determinata stagione (inverno, autunno,

primavera ed estate) dove ciascuna ha una palette di colori di riferimento.

Ma entriamo subito nel vivo della spiegazio-ne e cominciamo con la tipologia di donna Autunno.

Si sta parlando di una donna con gli stessi caratteri di Julia Roberts. Capelli castano dorato o castano ramato, occhi marroni o verdi e infine la pelle beige o ambrata.

I colori adatti a questa fisionomia sono: beige, nero (caffè), marrone (castagna, cioccolato, cannella), grigio (fumé) rosa (ciliegia, lampone, corallo, ciclamino),giallo (becco d’oca, cammello, oro, bronzo), ver-de (bottiglia), arancio, blu (navy), turchese, rosso (lacca).

Make up consigliato: rossetto rosso.

Proseguiamo con la donna inverno, distin-guibile in più forme.

La prima è donna inverno puro, detta anche versione Biancaneve, poichè presenta i seguenti tratti: capelli neri corvini o castano scuro, occhi neri o castano scu-ro e infine pelle beige rosata o beige chiaro. Tra gli esempi più adatti la bellissima Lily Collins, che proprio per le sue caratteristiche da donna inverno ha interpre-tato Biancaneve nell’omonimo film!

La seconda versione, Inverno Profondo, si distingue da questa per la carnagione olivastra o mediterra-

nea, come nel caso di Beyoncè, Penelope Cruz o Maria Grazia Cu-cinotta e tutte le donne di colore.

La terza versione è in-vece detta Inverno gio-iello, ed è tipica di tutte quelle donne che presen-tano pelle chiara o oli-vastra, capelli castano scuro o neri e infine occhi azzurri come diamanti. In questa categoria trovia-mo donne come Angelina Jolie o Megan Fox.

Tutte e tre le tipologie sono accumunate dal-le stesse tonalità di colore: bianco (ghiaccio, sale, gesso, grigiastro), nero (inchiostro), marrone (caffé, pepe), grigio (antracite), rosa (fragola), giallo (lime), verde (petrolio), blu (oceano) e rosso fuoco.

Make up consigliato: rossetto fucsia.

Arriviamo poi alla donna Primavera.

Come Gwyneth Paltrow abbiamo capelli biondo chia-ro dorato, occhi nocciola o verde chiaro e pelle avorio o pesca.I colori adatti sono: bianco (panna, avorio), marrone chiaro, rosa (pesca, cipria), giallo (mimosa), verde (menta),arancio (albicocca) e azzurro.

In generale per la donna primavera conviene indos-sare colori chiari, risaltano al massimo la sua carna-gione. Make up consigliato: ombretto shimmer color Champagne e mascara.

Concludiamo le nostre stagioni con la donna Estate.

Chi è?Intanto è molto simile a quella primavera, avrà i capelli biondo chiarissimo cenere o biondo scuro cenere, platino o sale e pepe (briz-zolati). La carnagione è beige e rosata. Ciò che davvero differisce da quella primavera sono gli occhi che in questo caso sono azzurri.

Su questo genere di donna risal-tano questi colori: bianco (gesso, perlato, neve, latte, ghiaccio), tor-tora, azzurro e rosso (lampone, fragola).Questo genere di donna è molto sofisticato, infatti porta molto bene oro bianco e argento.

A conclusione spero che anche tu sia riuscita ad inserirti nella stagione giusta e che d’ora in poi sia più facile scegliere di quale nuance comprare il vestito che ti pia-ce tanto!

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#ARCHITETTURA

elena massa

È colei che ti permette di piantare un mattone, far nascere un edificio e vedere crescere un pezzo di storia.

Fonti testo:- Detail (rivista), n. 12, 2003- Tesi “L’utilizzo del colore in architettura, come può influenzare la fruizione della stessa e gli aspetti emozionali che può trasmettere”, relatore G. Ferrarini- laterizio.it- dailystorm.it

Fonti immagini:1) Casa Barragan di Luis Barragan (archdaily.com)2) Uffici Sarphatistraat di Steven Holl (stevenholl.com)3) Brandhorst Museum di Sauerbruch Hutton (sty-lepark.com)

Il tema del colore, architettonicamente parlando, è sta-to, ed è tutt’ora, oggetto di discussioni e filoni di pensie-ro e non qualcosa di scontato e indubbio, ma allo stes-so tempo è un elemento indispensabile per una buona progettazione.

Già all’inizio del XX° secolo il colore venne a far par-te dei dibattiti urbanistici e di quelli politici, poiché non si trattava solo più di estetica di un edificio, ma di un simbolo a livello socio-politico. A seguito della Pri-ma Guerra Mondiale il dibattito di spostò su due fronti: da un lato i sostenitori dell’architettura bianca, dall’altro di quella colorata. I seguaci del “bianco” associavano questo colore alla purezza, al marmo e quindi al classi-co antico, nonché alla regalità e perciò diventò il colore della borghesia conservatrice. I sostenitori del colore, quali Walter Gropius e Bruno Taut, vedevano in esso il potere di esaltare la socialità, l’individualità e la gioia di vivere. Con il passare degli anni la policromia ven-ne sempre più a far parte dell’architettura anche grazie all’influenza della pittura, in particolare di Kandisky, il quale sosteneva la connessione tra forma, movimento e colore, e di Mondrian che nel 1923 dichiarò che “in ar-chitettura, dobbiamo conferire al colore il giusto ruolo e dobbiamo precisare che la pittura, separata dalla strut-tura architettonica, non ha più alcuna ragione d’essere”.

Il colore in architettura ha rispecchiato enormemente la cultura presente in ogni periodo e in ogni luogo, indi-pendentemente dai dibattiti in corso tra i critici. Le città di ogni Paese sono caratterizzate da palette di colori date soprattutto dalle condizioni naturali e dai mate-riali presenti in loco. In Italia, per esempio, uno dei colo-ri fondamentali è il rosso laterizio, poiché l’argilla (ov-vero la materia prima) è estremamente abbondante nei nostri territori. Se, però, ci si sposta lungo le Alpi allora i colori verteranno più sul grigio della pietra e sul bei-ge del legno. Per non perdere le tradizioni cromatiche, dagli anni ’80 sono state normale e codificate le tinte utilizzate in ogni città andando così a formare un Piano del Colore a livello comunale, ovvero uno strumento di pianificazione che garantisce e tutela il patrimonio esi-stente e fornisce le basi per i progetti futuri.

I colori tradizionali derivanti dai materiali locali permet-tono di sprigionare interessanti combinazioni croma-tiche che ben si sposano con le teorie sul colore: ad esempio, il rosso mattone con il verde dei campi pro-duce un forte effetto di rilassamento psicologico proprio perché queste due tonalità sono complementari tra loro. Questi principi sono sempre più tenuti in considerazio-

ne durante la progettazione architettonica. Un sapiente utilizzo di colore e materia può trasmettere forti mes-saggi o scaturire importanti effetti benefici su ogni indi-viduo. Un altro aspetto da non trascurare è come i colori sono in grado di definire gli spazi, quindi con le giu-ste contrapposizioni è possibile creare architetture che scatenano sensazioni positive a chi ne usufruisce. Ad esempio l’architetto Luis Barragan ha progettato negli anni ’20 in Messico edifici dall’identità scultorea data dai colori caldi che ben si armonizzano con il paesaggio cir-costante e ha creato spazi carichi di misticismo grazie all’uso dei colori pastello.

Con l’avvento dell’era digitale l’approccio al colore si sta sviluppando verso la ricerca di texture (ovvero trame) e materiali che, grazie anche all’uso della luce, possano creare giochi cromatici dall’aspetto cangiante, vibrante e mutevole. La luce sta diventando il nuovo supporto principale per sviluppare cromatismi legati all’architet-tura. Un mix di tutti questi elementi è stato utilizzato dall’architetto Steven Holl nel progetto per gli uffici Sarphatistraat ad Amsterdam: il rivestimento dell’edifi-cio è costituito da una griglia forata di colore verde rame che permette di intravedere i pannelli sottostanti in un continuum di trasparenze; alla sera l’illuminazione inter-na e luci colorate si riflettono all’esterno lungo il canale dove è stato insediato l’edificio.

Indipendentemente dai filoni di pensiero, l’uso del co-lore in architettura si sta sviluppando sempre di più e sono molti gli architetti che ne fanno largo uso in ma-niera consapevole, tra questi ad esempio Sauerbruch & Hutton, MVRDV, B.I.G., Jean Nouvel, Herzog & De Meuron e molti altri. E questo perché come sosteneva Bruno Taut “il colore non è caro come la decorazione di cornici di gesso e l’arte plastica; il colore conferisce gioia e dato che è realizzabile con pochi mezzi, vi dob-biamo ricorrere in tutti gli edifici […]”.

Cromatismi architettonici

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Le luci del rock psichedelico#Musica

lavinia crivellari

Vegetariana coi piedi per terra e la testa per aria: coltivo spensieratezza,

ma non ho il pollice verde.

Fonti testo:- www.rock-impressions.com

Fonti immagini:1) Giochi di luce sul palco (www.virginradio.it )2) Concerto a Venezia (www.virginradio.it )3) Locandina Taking Woodstock (www.yotobi.forumfree.it )

Molti anni sono passati dalla nascita del Rock, più di cinquanta da quando Elvis Presley con la sua chitarra ha sconvolto il panorama musicale con brani scatena-ti ambientati in prigioni e ballate strappalacrime che emozionavano anche la persona più insensibile di que-sto pianeta.

Da questo momento in poi, gli eventi si sono sussegui-ti vertiginosamente e una strepitosa gara di fantasia si è scatenata fra l’Inghilterra e l’America per diventare il dominatore mondiale del mercato discografico: da questa autostrada rock, si sono diramati numerosi per-corsi alternativi come il Beat, il Pop e il Rock Progres-sivo, genere su cui ora ci soffermiamo.

Innanzitutto, il rock psichedelico è un sottogenere mu-sicale appartenente al rock e il termine “psichedelico” si riferisce all’alterazione della percezione della realtà causata da allucinogeni e altri stupefacenti come LSD, cannabis, mescalina. L’assunzione di queste so-stanze farebbe affiorare i livelli più profondi e nascosti della nostra psiche, le emozioni più intense, portando i soggetti ad una distorsione della realtà.

In questo contesto, oltre a sezioni strumentali e passaggi rumoristici che sembrano provenire da un altro pianeta, pos-siamo capire quanto sia-no fondamentali i giochi di luce e colore, le illu-minazioni di scena e in alcuni casi ambientazio-ni inusuali per ampliare questa sensazione di alterazione. Queste com-

binazioni danno vita al light show, conosciuto anche come psychedelic light show o liquid light show.

Non possiamo che soffermarci sui capostipiti di questo tipo di spettacolo: i Pink Floyd. Mark Brickman, desi-gner statunitense, ha utilizzato per i loro live centinaia di lampade intelligenti e laser, entrambi comandati da computer, che seguivano i brani in scaletta accompa-gnandoli, battuta per battuta, con giochi di luci sempre diversi. Particolari anche i laser a vapori di rame, soli-tamente usati nella ricerca nucleare, costati $ 120.000 l’uno.

Non possono non mancare i fuochi d’artificio, utilizzati dal gruppo per sottolineare i passaggi più significativi ed incalzanti dei loro brani, come ad esempio nella parte finale di Run Like Hell, la quale si conclude, ponendo fine all’intero concerto, con una gigantesca esplosione.

Gli effetti speciali sono dunque un must nei concerti dei Pink Floyd: giusto per farvi un esempio, nell’assolo di Comfortably Numb, una sfera ricoperta di spec-chi, calata al centro dell’arena, si apre a forma di fiore venendo illuminata da potenti fari da 12 kilowatt l’uno, cosicché il riflesso illumini tutta la platea. Tale sfera ha un diametro di 4.9 metri e, una volta aperta, misura 21.3 metri, con i petali dal diametro di 7.3 metri.

Da queste considerazioni possiamo evincere quanto la musica sia a stretto contatto con il colore e l’arte, tantoché molti artisti psichedelici si cimentano nel dise-gnare copertine, locandine e marchi per facilitare la messa in scena di vere e proprie opere che integrino le più svariate forme d’arte, donando una sensazione di freschezza e ricchezza espressiva.

L’arte psichedelica, attraverso tecniche raffinate e ri-cercate di grande abilità grafica, in cui la linea contorta introduce effetti di voluta distorsione dell’immagine o della scritta, produce una visione allucinatoria in stato di alterata percezione sensoriale, maggiormente poten-ziata dal consumo di LSD ed altre droghe allucinoge-ne. Quindi, va a pari passo con le intenzioni della musi-ca di questo sottogenere, volta alla sperimentazione e che in passato ha cercato l’insolito e lo “stupefacen-te”. In questo senso, questo genere viene generalmen-te concepito come una forma di art rock.

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Avvolti da un bianco stupore#LETTERATURA

Fonti immagini:1) Nagano, Giappone (tumblr.com)2) Scena dal film “Bian-co”, trilogia “Les Tres Couleurs”, regia di Kr-zysztof Kieślowski, 1994 (www.phippsfilm.com)3) Il modello Victor Norlander bacia la statua (katherineisawesome.com)

“Un leggero picchiare sui vetri lo fece girare verso la finestra. Aveva ricominciato a nevicare. Osservò as-sonnato i fiocchi, argentei e scuri, cadere obliquamente contro il lampione. Era tempo per lui di mettersi in viag-gio verso occidente. Sì, i giornali avevano ragione: ne-vicava in tutta l’Irlanda. La neve cadeva su ogni punto dell’oscura pianura centrale, sulle colline senza alberi, cadeva lenta sulla palude di Allen e, più a ovest, sul-le onde scure e tumultuose dello Shannon. […] La sua anima si dissolse lentamente nel sonno, mentre ascol-tava la neve cadere lieve su tutto l’universo, come la discesa della loro ultima fine, su tutti i vivi e su tutti i morti.”

Così James Joyce conclude il suo più noto romanzo, Gente di Dublino (1914). Ultimo della raccolta, nonché il più lungo, I morti racchiude in sé le mete artistiche del Joyce non ancora maturo. Difatti, in questa breve storia vediamo la figura di Gabriel Conroy incarnare l’emble-ma dei racconti ambientati a Dublino, ossia l’uomo mo-derno, inaridito e alienato dalla stessa realtà statica in cui vive. È proprio questa stasi che caratterizza Dubli-no, la città simbolo della paralisi che ha attecchito qual-siasi personaggio dei numerosi romanzi novecenteschi.

Gabriel Conroy è un uomo mediocre, incolore, passi-vo, specialmente nel suo rapporto con la moglie Gretta, che stravolgerà la sua vita proprio in un giorno di neve. La donna gli rivelerà infatti di aver amato un altro uomo, in un lontano passato, molto più di quanto abbia mai amato lui.

Questa rivelazione porterà nel cuore di Gabriel una pro-fonda desolazione, fino al crollo di tutte le sue certez-ze in un’epifania totalizzante. Tutto nel riflesso nevoso della nebulosa Irlanda.

Non è un caso che sia proprio il colore bianco ad av-volgere la sacralità di questo momento, il momento della scoperta della propria vera identità da parte del personaggio principale. Il dissidio tra la morte e la vita,

e la lenta constatazione di essere sposato a una donna che ama ancora un uomo ormai morto, che nei ricordi tuttavia è più vivo di quanto lo sia Gabriel.

Ogni cosa è ricoperta di bianco in un candore magi-co capace di placare in un istante tutte le forze intime del nostro protagonista. Il suo desiderio di riscatto va lentamente spegnendosi, in una presa di coscienza to-talizzante.

Diverso sarà il destino di un personaggio molto simile a Gabriel – ossia Karol Karol, protagonista del secondo capitolo della trilogia Les Trois Coleurs (1994), opera del regista polacco Krzysztof Kieślowski.

Il film in questione, Bianco, narra le vicende di un uomo dello stesso stampo dei personaggi di Gente di Dubli-no – paralizzato in una vita mediocre, incapace di con-sumare un matrimonio con la bella Dominique, a tal punto da farle chiedere il divorzio.

Sconfitto e umiliato, Karol intraprenderà un’av-ventura allo stremo delle sue forze che rappre-senterà una vera e propria metamorfosi inte-riore. Il bianco, che adorna le riprese del film e il busto in ceramica che quest’ultimo si porterà appresso una volta lasciato da Dominique, è il simbolo della rivalsa che lui va cercando e che, alla fine, riuscirà a raggiungere.

Tuttavia, facendo un ulteriore balzo indietro ritroveremo lo stesso colore per indicare uno stato d’animo completamente contrastante.

Il bianco è infatti una delle tinte che più ritrovia-mo nel poema di Samuel Taylor Coleridge, La ballata del vecchio marinaio (1798).

“Picchi, di là dal turbine nevosoMandavano un baglioreTriste - non ombra d’uomo o d’animaleGhiaccio, soltanto ghiaccio e il suo nitore

Il ghiaccio era dovunque, era qua, làEra tutto all’intorno;Crepitava, gemeva e ululavaCome, svenuti, s’ode un vano rombo”

Colore magnetico, che racchiude in sé lo spettro com-pleto dei colori, può arrivare ad assumere significati diversi relegandosi a qualsiasi tipo di sentimento. In questo caso, il bianco gelido del ghiaccio polare che i personaggi di questa poesia attraversano a bordo di una nave rappresenta una condizione esistenziale indefinita, a metà strada tra la vita e la morte, come indefinite saranno le stesse vicende narrate da questo vecchio marinaio scampato alla morte. Il bianco qui è simbolo delle terribili allucinazioni visive che Coleridge descrive minuziosamente.

Seppure associato a una così variegata sfera di sen-sazioni e sentimenti, il bianco non sembra appropriarsi di nessuno di essi. Multiforme e camaleontico, questo colore lascia in noi stupore e confusione, per quante sfere della realtà riesce a sfiorare.

Alice Bertolini

Leggere ci fornisce la chiave per aprire tutte le porte del nostro mondo interiore.

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Nell’ambito della dottrina astrologica si considerano come pianeti, oltre al Sole e alla Luna, anche: Mercu-rio, Venere, Marte, Giove, Urano, Saturno, Nettuno e Plutone. Ci sono dei colori che possiedono un legame con le energie astrali dei pianeti che ne incarnano le specifiche qualità.

Il Sole è legato all’elemento fuoco, rappresenta la par-te maschile di ognuno di noi, il suo colore è il giallo. Il colore della terra, del grano, dell’oro è giallo ed è quindi simbolo di felicità, energia e vigore.

La Luna in astrologia è legata all’elemento acqua e al mondo dell’inconscio, rappresenta la nostra parte fem-minile. Il suo colore è il bianco o l’argento, simbolo di mistero e profondità.

Mercurio nei suoi significati generali, è associato alla comunicazione, al parlare e allo scrivere, alla lettura, agli studi e agli interessi culturali. Esso è collegato all’e-lemento aria ed il suo colore è blu, simbolo della con-centrazione e dell’apertura mentale.

Venere rappresenta il mondo dei sentimenti e della cre-atività. Conosciuto come il pianeta dell’amore, errone-amente si tende ad associarlo al colore rosso, invece il suo colore è il verde, simbolo di creatività, amore, ferti-lità e protezione da invidie e gelosie.

Marte è il pianeta della guerra, della lotta e dell’aggres-sività. Come il Sole è legato all’elemento del fuoco. Il suo colore è il rosso, simbolo di forza, coraggio e com-battività.

Giove, il grande benefico, è conosciuto come il piane-ta dell’abbondanza e della fortuna. I suoi colori sono il bianco, il blu e la porpora.L’insieme di questi colori esprimono pazienza, tranquil-lità, serenità e armonia.

Saturno, considerato il pianeta delle prove e da qui de-rivano i suoi soprannomi ovvero il grande malefico o il signore del karma, è collegato all’elemento terra ed il suo colore è il grigio, con le sue mille tonalità senza colori. Da sempre questo colore è associato all’indipen-denza e all’auto controllo in quanto agisce in difesa dal-le influenze e dalle prove esterne.

Urano, è il pianeta dell’energia del presente, la libera-zione dal passato, la separazione dai vecchi schemi, gli atti di volontà, la spinta all’azione, la scelta di distrug-gere o di creare, l’eliminazione dell’inutile, le scelte e i cambiamenti improvvisi. Il suo colore è l’azzurro simbo-lo di equilibrio e stabilità.

Nettuno è il pianeta legato ai sogni e alla fantasia, ai viaggi, alle dipendenze, a lui appartengono le nostre utopie. I suoi colori sono il rosa e il viola, simboli di leggerezza, delicatezza, tenerezza e di sensibilità.

Plutone è il pianeta della distruzione, della trasforma-zione e della rinascita del nostro Io, governa tutto ciò che è nascosto. Il suo colore è il nero, simbolo di oscu-rità e profondità.

La vita è vibrazione ed energia e i colori ne costitui-scono un’espressione sensibile ed elevata. Conoscere il senso e il significato di un colore, ci permette di uti-lizzarlo a nostro piacimento nei momenti in cui lo rite-niamo più utile e opportuno. La simbologia dei colori è tra le più diffuse in ogni campo, dalla cosmologia alla mistica, dalla liturgia all’alchimia, dall’arte alla letteratu-ra e dalla cristalloterapia allo yoga. Essi sono un dono perché ci permettono di esprimerci, di comprendere noi stessi e gli altri, di approfondire e di esplorare ed infine perché no, anche di sognare.

#AstrologiaI colori dei pianeti

giada putiri

Con la filosofia mi pongo le domande, grazie

all’astrologia trovo le risposte.

Fonti di testo:- Nicola Sementovsky (a cura di), Astrologia trattato completo teorico, Hoepli editore, Milano 2015

Fonti di immagini:1-2) www.naturasalus.it

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I COLORI SECONDO EMPEDOCLE di Giada Putiri

#Filosofia

Il filosofo greco, poeta e fisico Empedocle fu il primo pensatore che utilizzò il colore nelle sue opere come aggettivo per dare più intensità agli oggetti, alle perso-ne o alle situazioni che descriveva (per esempio “latte bianco” o “rabbia nera”).

Della vita di questo filosofo nato e vissuto in Sicilia, si conosce ben poco, probabilmente le opere di Empedo-cle sono numerose, ma a noi sono giunti solo frammen-ti di due di esse: Dell’origine e Purificazioni, poemi scritti in dialetto ionico. Del primo ne è pervenuto circa un quinto in forma di citazioni fatte da altri autori tra i quali Aristotele.

Tra i pochi frammenti delle opere di Empedocle che ci sono pervenuti, alcuni riguardano il colore. In alcune suoi scritti afferma che tutte le persone, le situazioni e gli oggetti di questo mondo sono caratterizzate oltre che dalla forma anche dal colore. E poiché le cose sono costituite dai quattro elementi fondamentali ovvero ac-qua, terra, fuoco e aria, ci deve essere una relazione tra gli elementi che formano le cose e i colori delle cose stesse.

La relazione è la seguente: due dei quattro elementi fondamentali, il fuoco e l’acqua, sono colorati. Nella dot-trina filosofica, il colore del fuoco non è rosso, come tutti sono soliti pensare. Esattamente come il colore dell’ac-qua non è il blu. Il Sole, per esempio, è fuoco e produ-ce la luce che è chiara, dunque per questo motivo al fuoco è assegnato il colore bianco. La pioggia, invece, è acqua, ed è presentata come scura, dunque all’ac-qua è assegnato il colore nero. Bianco e nero, come sempre nell’antica Grecia, significano rispettivamente chiaro e scuro, rappresentano quindi gli opposti.

Gli altri due elementi, l’aria e la terra, rimangono sen-za colore. Empedocle associa giallo e rosso, senza esplicitare l’associazione, e questa idea verrà ripresa da altri studiosi, ma è molto probabile che si tratti di una tradizione che attribuisce ad Empedocle un’idea non sua.

Empedocle, afferma che dall’accostamento di bianco e nero vengono generati tutti gli altri colori.

Questa affermazione, che a noi pare priva di senso o almeno poco intuitiva, verrà sostenuta da gran parte dei filosofi antichi, a cominciare dal più influente, Aristo-tele, ed è stata considerata valida per tutto il Medioevo.

Per cercare di avvicinarci al pensiero di Empedocle possiamo pensare all’arcobaleno, che è formato dalla luce del sole e dall’acqua della pioggia, e dunque i suoi colori sono il risultato della combinazione di particelle di fuoco e di acqua e in fin dei conti di bianco e di nero.

Si può anche partire dal colore del sole, che è fuoco, e che Empedocle dice che è di colore bianco, ma che non rimane sempre bianco. A mezzogiorno lo è, ma all’alba e durante l’aurora può apparire di colore pesca o aran-cio; mentre al tramonto può apparire giallo, arancio, rosa, rosso. Oppure si può partire dall’altro estremo, cioè dal colore dell’acqua, che Empedocle dice che è nera, ma non rimane sempre nera perché il colore cam-bia in funzione dell’illuminazione. Nel profondo del mare appare blu scura e nera, ma se è illuminata dal sole può apparire azzurra o anche verde.

Dunque per Empedocle tutti i colori sono generati dal bianco e dal nero, o meglio sono prodotti dalla combi-nazione di chiaro e di scuro.

Dall’origine dei colori si passò all’utilizzo di essi per descrivere pensieri, sentimenti, situazioni, persone e cose. Fino a quel momento i filosofi cercavano di esprimere i loro pensieri con metafore e concetti ricchi di elementi che non comprendevano l’utilizzo dei colori. Fu così che invece si scoprì l’importanza del dedicarsi al loro studio e al loro utilizzo anche nelle opere come importanti strumenti per dare più intensità a ciò che si voleva descrivere ed argomentare.

Fonti di testo:- F. Adorno, T. Gregory, V. Verra (a cura di), Empedo-cle, Editore Laterza

Fonti di immagini:1-2) www.aforisticamente.com3) www.viagginews.com

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VI ASPETTIAMO NEL PROSSIMO NUMERO CON UN NUOVO TEMA!!!SHAKE YOUR MIND!!!16