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Pag. 1 - Christian Salerno's Live Love (2 parte... · compiacendo il mio coraggio.” Così procedo verso la sua direzione fino a ... Valentina Lisitsa che suona il primo scherzo

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CHRISTIAN SALERNO

CONSERVATORIO LOVE

NON SOLO MUSICA

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Parte II

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Conservatorio Love (Parte I)

Christian Salerno

Impaginazione di Christian Salerno

Copertina: Christian Salerno

Fotomanipolazione: Christian Salerno

Prima edizione Agosto 2013

Sito web: ChristianSalerno.com

La presente opera è rilasciata secondo la licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 2.5 Italia License

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Il Racconto è verosimile.

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2. Doppietta

[…] Sono un tipo solitamente timido ma molto determinato, e quando mi

metto in testa una cosa, per quanto assurda o difficile possa sembrare,

faccio sempre di tutto per riuscire ad ottenerla. La vedo appoggiata su di

un muretto mentre guarda in alto, chissà a cosa starà pensando. Forse se

mi avvicino adesso la interrompo dai suoi pensieri, però se non mi

avvicino ora, non credo che avrò altre occasioni. Tentenno ancora

qualche istante, poi mi ripeto dentro di me la classica frase che utilizzo

per darmi coraggio in momenti come questi. “Tra il fare e non fare c’è una

sottilissima differenza che dura mezzo secondo. Quindi posso stare a

lamentarmi per il resto della giornata per quel mezzo secondo perso,

oppure posso camminare a testa alta per una settimana intera

compiacendo il mio coraggio.” Così procedo verso la sua direzione fino a

trovarmi davanti a lei.

«Ѐ stato divertente vero?», domando sorridendo.

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«Sì! Non me lo sarei mai aspettata! Che cosa si fa per un credito, eh?», mi

sorride come solo lei sa fare.

«Già, e anche questa è andata!» e poi aggiungo: «Ma tu hai mangiato per

caso? Io no, ho una fame..».

“Ma l’ho detto sul serio? Io ho già pranzato! Sarà che avendo pranzato

alle 11.30 mi sia già ritornata la fame! E poi non le ho nemmeno fatto i

complimenti per la sua improvvisazione!”

«No nemmeno io.» Risponde.

«Beh, allora possiamo andare a mangiare fuori qualcosa. Ci sarà ancora

qualche ristorante o piadineria aperta.»

«Ti ringrazio ma mi sono portata un tramezzino da casa.»

“Ecco, ed ora come te la cavi Christian? Le dici che tutt’un tratto ti è

passata la fame e che resti a farle compagnia? Sei sempre il solito!” La

mia voce interiore esagera a volte ma, forse ha ragione!

«Ah va bene, io allora vado a prendere qualcosa, a dopo allora se sei

ancora qui.»

«A dopo.» mi risponde.

Così mi dirigo sconsolato verso la piadineria di Corso Vittorio, ripensando

a quel misero dialogo che sono riuscito ad instaurare. Non sapevo nulla di

lei prima e non so nulla di lei adesso. Il pensiero di aver potuto bruciare la

mia prima ed unica occasione con lei mi divora dall’interno come una

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fiamma ardente. Non sono mai stato più sicuro di desiderare qualcosa o

meglio, qualcuna.

Esco dalla piadineria con un Hot Dog gustosissimo e vedo entrare Jang

con la mora. Il primo pensiero è quello di chiedergli dove sia la ragazza coi

capelli rossi.

«Hey Jang!» grido cercandolo con la mano alzata.

«We Cri! Passati gli esami?» mi domanda.

«A dir la verità ne avevo uno solo che è stato anche rinviato. Perché

pensavi ne avessi più di uno?»

«Un esame era sicuramente musicale, l’altro no!» e scoppia a ridere

assieme alla ragazza mora.

«Che stupido. A proposito, dov’è la tua amica?» domando alla mora.

«Natalie è dovuta scappare che il pomeriggio fa da Baby Sitter ad un

bambino qui vicino, ma dovrebbe finire per le 17.00.»

«Ok, ti lascio il mio numero così glielo consegni, ok?».

Lei prende appunto e li saluto mentre mi dirigo verso il portone del

conservatorio.

Finalmente riesco a scoprire il nome della “ragazza dai capelli rossi”.

Natalie, come il nome della mia attrice preferite: Natalie Portman. Se solo

fosse come lei, ci metterei la firma all’istante! Ma non è da escludere a

priori, anzi, è molto carina ma il problema è che io non sappia nulla di lei

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e poi mi ricordo quella sua frase che mi disse prima che io scappassi

all’esame in cui mi diceva che doveva parlarmi. Parlami di cosa? Spero

che non sia nulla di grave. Entro nella gabbiola del conservatorio e trovo

la bidella Anna, una delle bidelle più simpatiche e con la quale ho stretto

in questi due anni un grande rapporto d’amicizia, e non vorrei

sbilanciarmi ma credo di essere il suo alunno preferito.

«Salerno, che cerchi?», mi chiede.

«Anna hai per caso visto una ragazza biondo-platino coi capelli lunghi..?

insomma, un tipo vistoso.» cercando di descriverla anche con i gesti.

«Di qui non è passato nessuno.» Risponde.

«Ah ok, grazie lo stesso!»

Dò una piccola sbirciata nel chiosco per vedere se era ancora al posto in

cui l’avevo lasciata ma ovviamente non c’è più. Inizio ad immaginare che

quella ragazza sia stata frutto della mia immaginazione. Mah..

Esco dal conservatorio, saluto velocemente tutti e mi dirigo con la mia 24

ore in direzione dell’auto. Ogni volta mi pento sempre di averla

parcheggiata così lontano ma non mi va di pagare dagli otto ai quindici

euro per avere la macchina qui vicino.

Entro in macchina, accendo lo stereo con dentro il Cd della pianista

Valentina Lisitsa che suona il primo scherzo di Chopin, quello che sto

studiando io per conto mio a casa, nei piccolissimi ritagli di tempo.

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Nel tragitto per tornare a casa, che sono 50 minuti abbondanti, ripenso

ancora a lei, Ela. “Ma il mio cervello non ha spazio per pensare ad altre

cose?” Mentre sono assolto in questi pensieri mi squilla il cellulare, con

rigorosamente la nona sinfonia di Beethoven come suoneria.

«Pronto?»

«Ciao Christian sono Natalie.»

«Ah ciao! Scusami ancora per oggi, in genere non sono uno da toccata e

fuga, sono un pianista, non un organista.» Solo dopo aver fatto questa

battuta mi rendo conto di non star parlando con un musicista del

conservatorio e che non avrebbe mai capito a che cosa alludessi.

«Non ti preoccupare! Piuttosto, devo parlarti di una cosa abbastanza

importante.»

«Mi devo preoccupare, Natalie?» domando.

«No no, davvero, però voglio solo parlarti di questa cosa a quattro occhi.

Quando possiamo rivederci?»

«Io domani sarò nuovamente in conservatorio per fare delle prove con

una cantante, tu sarai in zona?»

«No però vedrò di farmi trovare lo stesso.»

«10.30 va bene?»

«Perfetto, a domani!»

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«Ciao.»

“Ma per che cavolo non me l’ha detto subito? Di che si tratta?!” Tutta

questa sospensione mi tiene più agitato di una sincope propagata per

quattro battute. La sera cerco di tenermi occupato studiando e parlando

con amici e finalmente arriva il giorno seguente.

Alle 10.00 sono già in Conservatorio, non voglio di certo mancare a

quest’appuntamento.

Vedo arrivare Natalie, vestita con una camicetta bianca e dei pantaloni

aderenti neri, “Wow!”

«Come siamo belle oggi!» esclamo.

«Ho messo le prime cose che ho trovato nell’armadio.» Risponde con un

sorriso.

«Fai allora i complimenti all’armadio per averti allungato l’abbinamento

corretto.» rispondo provocandola, poi aggiungo: «Allora, di cosa mi devi

parlare?»

Diventa seria d’un tratto, abbassa lo sguardo sfregandosi le mani

innervosita.

«Ok, non so da dove partire e in realtà mi sento un po’ buffa nel dirti

tutto questo ma se non te lo dico mi sento male.»

La guardo con aria compassionevole, facendole cenno di continuare.

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«Vedi Cri, io sto uscendo da una storia di 3 anni con il mio ex, ci siamo

lasciati settimana scorsa e già ieri guarda che cosa è successo. Io non

vorrei che tu facessi strani pensieri sul mio conto, sono una ragazza molto

seria ma è un momento delicato questo per me, perciò vorrei avvisarti,

che se non intendi fare sul serio con me allora lasciami perdere, perché

non voglio soffrire ancora.»

Tutto questo è stato detto da lei d’un fiato e con la voce leggermente

tremante. Mi ha dato l’impressione di non aver dormito la notte per

essersi imparata il discorso a memoria. Si vede che ci teneva proprio a

dirmi queste precise parole. Povera, chissà cos’ha passato. Ma adesso che

le rispondo? Mi ha messo davanti ad un bivio: o con lei o senza di lei. Se le

dico di voler stare con lei sono costretto ad impegnarmi, ma come faccio

se c’è Ela che tormenta i miei pensieri ogni istante? E se invece le dico che

non voglio impegnarmi probabilmente non la rivedrò più, e lei starebbe

ancora peggio. “Oddio!”

«Capisco perfettamente quello che mi stai chiedendo e la mia risposta è

sì. Voglio impegnarmi con te.»

«Sul serio??» Mentre le brillano gli occhi.

«Ma certo!» esclamo.

Mi da un forte abbraccio e scappa via per seguire le lezioni all’università.

Appena andata via mi rendo conto di quello che le ho appena detto: “Sì,

voglio impegnarmi con te.” Sarà stato il suo look così sexy di oggi, saranno

stati quei suoi occhi verdi pieni di speranza, sarà perché quando vedo una

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ragazza stare male farei qualsiasi cosa per farla stare meglio, ma le ho

detto proprio di sì!

“Bravo, complimenti. Sei contento ora?” Ed ora inizia anche la mia

coscienza ad assillarmi. Ho detto ad una che ho conosciuto ieri che da

oggi voglio impegnarmi con lei. Ancora fatico a crederci ma è così.

Finisco le prove con Tony il tenore, e mi reco intanto in aula 44, al

secondo piano dove c’è il Maestro Verdi che deve ritirare i questionari

che lui stesso ci ha dato per migliorare la qualità dei servizi offerti dal

Conservatorio. Non appena arrivato al secondo piano incontro Jang,

anche lui qui per la medesima motivazione. Mi vede in lontananza mentre

mi avvicino camminando pensieroso.

«Wow, wow, wow! Si sta avvicinando un ragazzo fidanzato!» mi dice.

«E tu che ne sai?» gli chiedo.

«Me l’ha detto poco fa Miriam perché l’ha chiamata Natalie.»

«Ah…» mormoro.

«E tu?» aggiungo.

«Nah, io e Miriam siamo amici di letto, niente impegno da parte di

nessuno dei due.»

«Tu sì che ci sai fare.» rispondo scuotendo la testa e sorridendogli.

«Dai Cri ma di cosa ti preoccupi? Ѐ uno schianto? Ѐ innamorata di te? Ѐ

sveglia? E allora di che ti lamenti!»

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In effetti le parole di Jang mi fanno riflettere e mi mettono in tutt’altra

condizione psicologica. Sempre detto che quel ragazzo ci sa fare!

«Grazie. Sto già meglio, amico!» Esclamo.

Consegno così il mio questionario e scendo dalle scale di corsa per andare

a studiare nell’aula 10 dove c’è all’interno uno Yamaha gran coda

favoloso. Mentre chiedo le chiavi ad Anna, la bidella, mi sento chiamare

da una voce angelica.

«Ѐ ancora valido l’invito a pranzo?»

E’ Ela!! E si è già fatto mezzogiorno? “Oh cavoli!”

«Certo!» rispondo con entusiasmo.

«Dove mi porti di bello?» domanda.

«In un posto speciale.» In realtà non ho la più pallida idea di dove

portarla, ma di certo in un posto lontano dal conservatorio e

dall’università di Natalie. Se dovesse vedermi pranzare con un’altra, e che

altra, chissà come ci rimarrebbe!

Così la accompagno fuori dal conservatorio e ci dirigiamo a sinistra, verso

il centro di Milano, e mentre camminiamo sul marciapiede e parliamo del

più e del meno, do un colpo d’occhio ai ristoranti e ai loro prezzi,

cercando di non entrare in quello più costoso dato che poi pagherò per

due come il galateo insegna.

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Alla fine la porto nel “Bon appétit”, un ristorante di semi-lusso e semi-

deserto. Speriamo che il deserto non sia dovuto dai prezzi esorbitanti

delle porzioni.

Ci fanno accomodare in un tavolo per due in una sezione molto intima del

ristorante. Un cameriere intanto ci porta le liste, mentre Ela tira fuori

dalla sua borsa delle salviette imbevute e se le strofina sulle mani.

«Ѐ da tanto che studi il Pianoforte?» mi chiede.

Prima che potessi rispondere ricevo un messaggio sul cellulare, così

chiedo un attimo scusa a Ela e controllo:

«Spero davvero che tu non scherzi con me. Ho fiducia in te. Ps. Non vedo

l’ora di uscire da qui per poterti chiamare.

Natalie »

Questo messaggio mi disarma. Sono qui a pranzo con la ragazza dei miei

sogni, ma la ragazza con la quale sono impegnato sentimentalmente mi

scrive un messaggio chiedendomi di non prenderla in giro. In fin dei conti

potrebbe essere un pranzo fra due amici, no? “Christian, chi vuoi

prendere in giro! Si sa che vuoi provarci spudoratamente con lei!” Mi urla

la mia vocina interiore.

«Eccomi scusa, era un mio amico pianista che mi aveva chiesto uno

spartito. Comunque studio da 12 anni, e tu?» Con che disinvoltura ho

inventato la cavolata…

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«Non preoccuparti. Io da 14»

«14?? Scusa l’indiscrezione, ma quanti anni hai?»

«18, compiuti ad Aprile.» Risponde fiera.

Mentre ordiniamo continua il nostro dibattito.

«Quindi a 4 anni eri già con in braccio il Violino?»

Chissà se a 4 anni i suoi genitori sapessero che sarebbe sbocciata poi fuori

in questo modo!

«In pratica sì, ma non era ancora nulla di serio per me. E per te cos’altro

conta nella vita?» mi domanda sorseggiando un po’ di vino.

«L’amore. Non ci sarebbe musica senza amore. Di conseguenza noi due

non ci saremmo mai conosciuti.» Le sorrido e continuo: «Ho anche scritto

il mio promo disco totalmente dedicato ad un unico tema: l’amore».

La carta del disco pubblicato funziona sempre in genere e a quanto pare

sembra aver fatto colpo anche su di lei che subito fa un guizzo sulla sedia

e mi domanda incuriosita:

«Hai pubblicato un disco??»

«Sì sì, ce l’ho qui dietro con me in valigia, se vuoi dopo te lo faccio

ascoltare.»

«Volentieri!»

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La conversazione continua parlando del mio disco e della nostra passione

per la musica mentre i sensi di colpa in me sembrano essere svaniti.

Finiamo di mangiare e vado in bagno a darmi una rinfrescata e a lavarmi i

denti, non riesco a star tranquillo se dopo mangiato non me li lavo.

Mentre passo con foga lo spazzolino ripenso a Natalie che segue le lezioni

magari pensando a me, e io che sono qui che cerco di fare di tutto per

attirare l’attenzione di Ela, l’angelo caduto dal cielo. Non augurerei

questa situazione nemmeno al mio miglior nemico. Da una parte una

ragazza seria col cuore fragile, dall’altra la ragazza più incantevole mai

vista prima che è venuta a pranzo assieme a me.

Usciamo dal ristorante ed Ela insiste per ascoltare il mio disco.

«L’aula informatica è chiusa oggi.» Rispondo stringendomi nelle spalle.

«E che problema c’è? Io ho a casa uno stereo con impianto dolby

surround!»

Va bene, mi sembra un dejavu. Io che pranzo per la prima volta con una

che nemmeno conosco, lei che mi invita a casa sua e… poi non voglio

immaginare come andrà a finire.

«Magnifico!» esclamo.

Mi porta a piedi in questa via limitrofa al conservatorio che non avevo

mai visto. Deve essere una casa per studenti. Percorriamo un lungo

ballatoio ed entriamo da una porta-finestra. Appena entrati Ela si libera di

tutti gli accessori, accende l’aria condizionata e lo stereo.

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«Mi dai il Cd?» chiede.

Lo tiro fuori dalla valigetta a tempi Record e glielo consegno.

«Quale brano mi consigli d’ascoltare per primo?» mentre apre il cassetto

Cd dello stereo.

«La traccia n.6, “Notte d’Amore”». Deglutendo per l’audacia delle mie

parole. Stranamente mi sento molto ardito, sarà perché sono troppo

convinto di volerla.

Inserisce il disco e fa partire la traccia numero 6. Si distende sul letto ad

occhi chiusi e mi fa cenno con la mano di stendermi accanto a lei. Mi

metto alla sua sinistra. Ho il cuore che batte più veloce di un “presto” del

Metronomo e non sembra rallentare. Ad un certo punto allunga la sua

mano sinistra toccando la mia mano destra. Così apro la mia mano e

stringo la sua nella mia. Col pollice accarezzo dolcemente il dorso della

sua mano. “La sua pelle è così velluta”, mentre arriva il ritornello

incalzante del mio brano.

Ѐ tutto così perfetto, la musica è così perfetta e fa da atmosfera ad una

situazione surreale. A partire dal secondo Do all’ottava del ritornello

decido di farmi coraggio e baciarla.

Sollevo il mio busto e lo ruoto per arrivare alle sue labbra, e mentre mi

avvicino lei apre gli occhi. Quegli occhi azzurro cielo mi inibiscono per un

attimo, ma dopo esserci guardati fissi negli occhi, capisco che è quello che

vuole anche lei.

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Così poso le mie labbra sulle sue ed un vuoto allo stomaco inizia a farsi

sentire. Le sue labbra così piene e carnose sono un terreno fertile per i

miei baci. Affondo la mia lingua poi nella sua bocca ed emette un piccolo

gemito. So di volere di più ma non voglio rovinare questa magica

situazione, il ritornello si placa, e la mia mano che stringeva il suo bacino

ora ritorna lungo il mio fianco.

Riapre ancora gli occhi e mi fa un sorriso di quelli che ti fanno perdere il

fiato per un attimo e mi dice:

«Mr. Pianosolo, ho percepito un tocco netto e deciso…» Guardandomi

maliziosamente.

Mi guardo in basso e rispondo:

«No ti sbagli, è in crescendo!» E scoppiamo entrambi in un’enorme risata.

Questa viene interrotta una trentina di secondi dopo da una telefonata.

Questa volta è il suo di telefono che squilla, e risponde andando nell’altra

camera. Penso a chi possa essere, penso a Natalie che è in università

inconsapevole di tutto e penso a come dire a Natalie che ci ho ripensato.

Come faccio? Mi sento così in colpa! “Prima fai le cose e poi ti senti in

colpa? Pensa prima di fare!!” Esclama la mia coscienza.

Ela torna, perdendo però quel suo dolce sorriso. Forse al telefono era il

suo ragazzo? È fidanzata?

«Ora devo chiederti di andartene.» Con tono serioso.

«Ela, è successo qualcosa?» chiedo smarrito.

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«Christian non rendere più difficile le cose, esci fuori da qui per cortesia.»

Aggiunge.

«Senti, io non so cos’è successo al telefono e non so che cosa mi stai

nascondendo. Ti dico solo che quando vuoi parlare sai dove trovarmi.»

«Va bene. Addio Christian.»

Esco fuori dalla porta incredulo di quello che è successo. Ci siamo baciati

e scherzavamo spensieratamente e dopo una telefonata mi ha cacciato

via come se fossi un ladro colto in fragrante a casa sua. “Chi era al

telefono e cosa gli avrà mai detto?”

Appena fuori dal cortile mi dirigo verso il conservatorio mentre ricevo una

chiamata, è Natalie!

«Pronto, Natalie!» Esclamo con voce grossa per mascherare le mie colpe

di poco fa.

«Hey!! L’hai ricevuto il messaggio di prima? Non ho avuto risposta!»

“Oh merda, mi sono dimenticato di risponderle! D’altronde ero con Ela, e

rispondere ad un messaggio era l’ultimo dei miei pensieri!”

«Ah sì, l’ho letto ma non ho avuto tempo per risponderti. Le prove erano

davvero intense.» Grattandomi la testa.

“Bravo Christian, se continui a dire tutte queste menzogne potrai vincere

il premio di miglior Bugiardo d’Italia!”.

«Non fa niente. Usciamo questa sera?» Con tono di speranza.

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«Sì, per me va bene! 20.30 davanti al Conservatorio?»

«Ok, a più tardi.»

A casa mi chiedo ripetutamente se essere sincero in toto con lei, oppure

nascondere quello che è successo oggi con Ela. Inoltre, se questa sera

sarò fisicamente presente con Natalie, i miei pensieri staranno viaggiando

altrove, da Ela.

Arrivo come sempre in anticipo. Mio padre è macchinista e guida i treni

da 35 anni, e mi ha insegnato che la puntualità è uno dei valori più

importanti, perciò mi presento agli appuntamenti sempre con un bel

quarto d’ora di anticipo.

L’attesa si fa snervante fin quando sento un rumore di tacchi che si

avvicina. Mi volto ed è proprio lei, in grande eleganza per una grande

serata.

Decolleté nere col tacco, vestito lungo rosso, capelli mossi, laccati e tirati

all’indietro con molte ciocche che le cadono sul viso, lucidalabbra color

rosa, orecchini grandi a cerchio d’argento e anelli della stessa forma e

sostanza sul polso destro.

“Quella sarebbe la mia ragazza??” Sono veramente senza parole. È un

incanto e a stento riesco a mascherare la mia espressione così sorpresa.

«Mbeh? Non hai mai visto una ragazza?» sorride facendomi l’occhiolino.

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«Mm… sono senza parole Natalie, sul serio. Stai benissimo!» esclamo

stringendomi un bottone della manica già abbottonato.

«Grazie! Allora, dove mi porta questa sera di bello, Signore?» Mi

domanda facendo un giro su sé stessa.

«Questa sera ti porto nel mio mondo. C’è un concerto di musica classica

al “Teatro del Popolo” che inizia fra poco. Non sarà noioso, ho già dato

un’occhiata la programma.» Con tono rassicurante.

Intanto ci dirigiamo al teatro tenendoci sotto braccio, con passo molto

lento e con uno una camminata a “z” per evitare tutte le grate per via dei

suoi tacchi.

«Bene, e cosa suonano?» domanda.

«Musiche di Mozart, Beethoven e Chopin».

«Ah! Io amo Chopin!» esclama evitando una grata.

«Sul serio? Non immaginavo che ascoltassi la classica» rispondo sorpreso.

«Non sai molte cose di me…» sospirando.

Questa frase per un senso mi inquieta e per l’altro mi intriga. Ho ancora

tutto il suo mondo da scoprire ed ho intenzione di farlo al più presto.

Entriamo nel teatro e intanto sento gli strumenti ad arco che iniziano ad

accordarsi. “Siamo in ritardo!” La biglietteria fa pagare un solo biglietto

perché io mostro la tessera che certifica che sono uno studente del

conservatorio e che quindi ho diritto ad un ingresso gratuito. Posti 17A e

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18A. Entriamo nella fila con grande fatica perché le luci sono già state

spente e fortunatamente riconosco i nostri posti perché sono gli unici due

liberi che sono rimasti.

Così ci sediamo, pronti a goderci la prima sinfonia di Mozart del

programma la famosissima n.40 quando mi sento toccare la mia mano

sinistra. Natalie sta alla mia destra, chi sarà mai? Ora che ci penso

riconosco quel tocco, c’è una sola ragazza al mondo che può sfiorarmi la

mano in quel modo. Mi volto e […]

***

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