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Venerdì 5 Novembre 2010 Anno 2, n. 32 • Quindicinale gratuito di fatti e di opinioni • Reg. Trib. di Siracusa n°1509 del 25/08/2009 • E-mail: [email protected] • Direttore: Franco Oddo • Vicedirettore: Marina De Michele edizione online: www.lacivettapress.it Sembra ministro alle Attività Produttive PAG.3 (De Michele) PRESTIGIACOMO “Rilanciamo le opportunità per le donne” PAG.11 (La Leggia) TRANCHINA Dovremmo rinunciare a 37 milioni PAG. 7 FEDERALISMO “L’Università si può rilanciare raggruppando i tre consorzi” Caporale: “Il Presidente Bono mantenga le promesse finanziarie a CUMI e CUMO” Penultimi in differenziata Prima o poi come a Napoli Durante l’estate il sindaco Ro- berto Visentin e l’assessore all’ambiente Salvatore Mangia- fico avevano annunciato un test di raccolta differenziata porta a porta a Cassibile, specificando, però, che finché non si risolve- rà il problema relativo all’esi- stenza dell’Igm (la società che attualmente gestisce il servizio di nettezza urbana, ma che, a marzo del 2011 dovrebbe es- sere sostituita da un Ato rifiuti provinciale con natura consorti- le fra i comuni), ossia finché la regione non renderà applicabi- le la riforma degli Ato (il che, come detto, dovrebbe presumi- bilmente avvenire entro la pros- sima primavera), l’esperimento non potrà acquisire natura siste- matica ed essere esteso a tutti i quartieri della città. PAG. 6 (Lanaia) Celle troppo affollate “Si sta per bande e ci sono pestaggi” A PAGINA 16 (Di Mauro) CARCERE DI AUGUSTA Successo della campagna prevenzione della LILT sul tumore al seno. A PAG. 14 Lega Tumori 240 ecografie Oggi pulizia del sito a ope- ra di volontari, visite gui- date e uno spettacolo. A PAG. 13 (Intagliata) Eloro Spettacolo Guadagna più del deputato che assiste e gode anche della 15^ mensilità. PAG. 11 190 mila euro Dipendente Ars “Sono convinto che sia pos- sibile una collaborazione, un raggruppamento, tra i tre consorzi della provincia e di questo continuo a discutere con Roberto Meloni e Egidio Ortisi, ottime persone. Ma è evidente che occorra partire da posizioni paritetiche tra tutti, altrimenti si de- terminerebbe una situazione ingestibile. Ovvia- mente è necessario valutare le risorse”. PAG. 6 (De Michele) La storia che vi raccontiamo è di quelle ipotetiche del se- condo grado, della possibilità, della plausibilità, della verosi- miglianza. Si svolge nella città dei figli di Re bunga-bunga, purtroppo la mia terra. Diver- tissement ma poi mica tanto. A PAG. 2 (Malcontento) Il sogno infranto di Re bunga bunga Petrolieri di nuovo all’attacco “Perforiamo a Donnalucata” pagina 15 (Pantano) Giardini di via Malta in stato pietoso pagina 10 (Giallongo) Alla resa dei conti pagg. 8-9 (Rossitto) Alla resa dei conti pagg. 8-9 (Rossitto) Petrolieri di nuovo all’attacco “Perforiamo a Donnalucata” pagina 15 (Pantano) Giardini di via Malta in stato pietoso pagina 10 (Giallongo)

PAG.3 (De Michele) PAG.11 (La Leggia) PAG. 7 “L’Università si … · 2020. 5. 17. · rà il problema relativo all’esi-stenza dell’Igm (la società che attualmente gestisce

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Page 1: PAG.3 (De Michele) PAG.11 (La Leggia) PAG. 7 “L’Università si … · 2020. 5. 17. · rà il problema relativo all’esi-stenza dell’Igm (la società che attualmente gestisce

Venerdì 5 Novembre 2010Anno 2, n. 32• Quindicinale gratuito di fatti e di opinioni • Reg. Trib. di Siracusa n°1509 del 25/08/2009

• E-mail: [email protected] • Direttore: Franco Oddo • Vicedirettore: Marina De Michele

edizione online: www.lacivettapress.it

Sembra ministroalle AttivitàProduttive

PAG.3 (De Michele)

PRESTIGIACOMO“Rilanciamo

le opportunitàper le donne”

PAG.11 (La Leggia)

TRANCHINADovremmorinunciare

a 37 milioniPAG. 7

FEDERALISMO

“L’Università si può rilanciareraggruppando i tre consorzi”

Caporale: “Il Presidente Bono mantenga le promesse finanziarie a CUMI e CUMO”

Penultimi in differenziataPrima o poi come a Napoli

Durante l’estate il sindaco Ro-berto Visentin e l’assessore all’ambiente Salvatore Mangia-fico avevano annunciato un test di raccolta differenziata porta a porta a Cassibile, specificando, però, che finché non si risolve-rà il problema relativo all’esi-stenza dell’Igm (la società che attualmente gestisce il servizio di nettezza urbana, ma che, a marzo del 2011 dovrebbe es-sere sostituita da un Ato rifiuti provinciale con natura consorti-le fra i comuni), ossia finché la regione non renderà applicabi-le la riforma degli Ato (il che, come detto, dovrebbe presumi-bilmente avvenire entro la pros-sima primavera), l’esperimento non potrà acquisire natura siste-matica ed essere esteso a tutti i quartieri della città.

PAG. 6 (Lanaia)

Celle troppo affollate“Si sta per bande e ci sono pestaggi”

A PAGINA 16 (Di Mauro)

CARCERE DI AUGUSTA

Successo della campagna prevenzione della LILT sul tumore al seno.

A PAG. 14

Lega Tumori240 ecografie

Oggi pulizia del sito a ope-ra di volontari, visite gui-date e uno spettacolo.

A PAG. 13 (Intagliata)

EloroSpettacolo

Guadagna più del deputato che assiste e gode anche della 15^ mensilità.

PAG. 11

190 mila euroDipendente Ars

“Sono convinto che sia pos-sibile una collaborazione, un raggruppamento, tra i tre consorzi della provincia e di questo continuo a discutere con Roberto Meloni e Egidio Ortisi, ottime persone. Ma è evidente che occorra partire

da posizioni paritetiche tra tutti, altrimenti si de-terminerebbe una situazione ingestibile. Ovvia-mente è necessario valutare le risorse”.

PAG. 6 (De Michele)

La storia che vi raccontiamo è di quelle ipotetiche del se-condo grado, della possibilità, della plausibilità, della verosi-miglianza. Si svolge nella città dei figli di Re bunga-bunga, purtroppo la mia terra. Diver-tissement ma poi mica tanto.

A PAG. 2 (Malcontento)

Il sogno infrantodi Re bunga bunga

Petrolieri di nuovo all’attacco“Perforiamo a Donnalucata”

pagina 15 (Pantano)

Giardini di via Maltain stato pietoso

pagina 10 (Giallongo)

Alla resadei conti

pagg. 8-9 (Rossitto)

Alla resadei conti

pagg. 8-9 (Rossitto)

Petrolieri di nuovo all’attacco“Perforiamo a Donnalucata”

pagina 15 (Pantano)

Giardini di via Maltain stato pietoso

pagina 10 (Giallongo)

Page 2: PAG.3 (De Michele) PAG.11 (La Leggia) PAG. 7 “L’Università si … · 2020. 5. 17. · rà il problema relativo all’esi-stenza dell’Igm (la società che attualmente gestisce

2 5 Novembre 2010

La ditta Panzerotti e la costruzione del nuovo ospedale di quella città, purtroppo la mia terra

Divertissement (ma mica tanto). Nella terra dei figli di Re bunga-bunga il project arraffament non si può fare

di CARLO MALCONTENTO

La storia che vi raccontiamo è di quelle ipote-tiche del secondo grado, della possibilità, della plausibilità, della verosimiglianza. Si svolge nella città dei figli di Re bunga-bunga, purtrop-po la mia terra. Di tutte le centinaia di intercettazioni telefoni-che pubblicate nei giorni in cui imperversava il caso della “cricca”, mentre infuriava l’ennesima tempesta fatta di corruzione, prostituzione, fa-voritismi che interessavano il mondo degli im-prenditori, costruttori, dirigenti, politici e ammi-nistratori, una su tutte mi colpì perché in qualche modo mi sembrava molto più vicina di quanto potessi mai immaginare.Riguardava un altissimo burocrate dello stato, diciamo subito non coinvolto in alcun fatto di rilevanza penale, ma interessato in una vicenda emblematica e forse più scandalosa di qualun-que altra ruberia perché considerata “normale”. Naturalmente il mio interesse nasceva soprattut-to dal fatto che il nome del colletto bianco mi frullava in testa per una di quelle strane vie che segue la memoria.Chi era quest’uomo influente e prestigioso, al-tissimo papavero dal curriculum impressionante, proveniente dalla gestione cattolica e filo opus Dei della banca d’Italia di Fazio, passato inden-ne all’alternarsi di vari governi rimanendo salda-mente inserito nelle stanze del potere, di quello vero della grande burocrazia di stato e dei grandi affari? E perché il suo nome era legato alla mia città? Niente da fare, la connessione non veniva fuori. Cercavo di mettere insieme i pezzi, in fondo si trattava “semplicemente” dell’omaggio di alcu-ni week-end in un noto albergo dell’Argentario che il capo della cricca, tale ingegnere A.B., signore dei lavori pubblici in Italia, con i soldi del principale imprenditore su cui ruotava tutta la vicenda, tale D.A., offriva al nostro potente. Niente a che vedere quindi con la mia terra tanto

lontana dall’amena località toscana. Altrettanto lontana mi sembrava anche la telefonata che il protagonista della storia faceva effettuare a un suo amico, alto funzionario della presidenza del consiglio, al capo della cricca, fervente cattoli-co appartenente ai legionari di Cristo, per essere riconfermato nell’incarico ricoperto: “sono qui un attimo con C. che aveva piacere di salutarti, ma ci chiedevamo se…diciamo un po’ da Oltre-Tevere ci fosse un piccolo segnale…”.Nulla, non può esserci nulla che colleghi que-sto mondo al mio, personaggi che non vedremo mai a fare gli esperti in televisione, che non sono interessati a essere votati o a riempire le piazze perché molto più fruttuosamente, per loro, impe-gnati a mantenere inalterato il nocciolo duro del potere. Ma allora perché questo pensiero ricor-rente, questa strana sensazione di aver dimenti-cato qualcosa, di aver lasciato aperto il gas dopo la partenza per le vacanze.Poi casualmente, un’occhiata a un giornale, un vecchio articolo che parlava di arbitrati nei lavo-ri pubblici, un mare di controversie chiuse quasi sempre con la sconfitta delle amministrazioni, una cupola milionaria, un club ristretto di non più di 20-30 esperti che valutano ragioni e torti nei contratti pubblici, e quel nome.L’affidamento degli incarichi legali e tecnici nei contenziosi amministrativi in materia di appalti pubblici, un articolo che riportava un’inchiesta dei carabinieri del ROS che analizzava 35 inca-richi assegnati tra il 2005 e il 2007; incarichi nei collegi arbitrali che ogni anno decidono contro-versie da centinaia di milioni di euro, arbitrati che quasi costantemente danno torto alle stazio-ni appaltanti, dall’ANAS al comune di Roma, dalla regione Veneto ad alcune ASL. Tutte soc-combenti, tutte condannate a risarcire le imprese private e a versare importi rilevantissimi, fino a decine di milioni di euro. Liberi professionisti, giudici amministrativi, magistrati contabili, av-

vocati dello Stato, e alcuni nomi che ricorrono nell’inchiesta sugli appalti del G8 e dei Grandi eventi, e il nome del nostro.Arbitrato è dunque la parola di collegamento. Quale contenzioso potrebbe essere sottoposto ad arbitrato? Quale appalto è rimasto bloccato per controversie sorte tra amministrazioni pubbliche della mia terra e soggetti privati? Ci sono! Si tratta certamente della costruzione del nuovo ospedale della città dei figli di Re bunga-bunga, purtroppo la mia terra.La ditta Panzerotti sembrava aver vinto la gara con la formula del project arraffament, ma poi in un momento di resipiscenza l’amministra-

zione pubblica non aveva assegnato i lavori. Affare sfumato. Panzerotti ricorre al TAR con richiesta di risarcimento milionario. Cambia la direzione dell’amministrazione. A questo punto si potrebbe provare a recuperare la situazione e continuare il project arraffament. I figli di Re bunga-bunga tentano la carta del grande specia-lista, l’esperto di arbitrati a perdere, nonché con-sulente di ministeri e di Ambienti ministeriali. Incontri, riunioni, brain-storming. Nulla da fare, la sentenza che il TAR nel frattempo ha emesso non è aggirabile. Scampato pericolo. Nella ter-ra dei figli di Re bunga-bunga, purtroppo la mia terra, il project arraffament non si può fare.

Tutto lascia pensare che il pericoloso impianto sarà il jolly per le trattative con Forza del Sud

Vedrete, prima o poi Lombardo il rigassificatore lo autorizzeràL’ipotesi di interramento dei serbatoi prima crepa fra i niet

Bisognerebbe lasciarsi andare a un momento di sano incosciente ottimismo per credere che il quar-to governo Lombardo riesca veramente a segnare un nuovo corso nella politica regionale: risana-mento dei conti a partire dal buco nero della sanità, lotta al malaffare e alle cricche dei poteri forti che dall’unità d’Italia dominano la Trinacria (anche lui inneggia alla secessione anche se poi si affretta a correggere, alla Berlusconi, come boutade, rispo-sta a una provocazione), tutela dei beni culturali e delle unicità paesaggistiche, valori cari agli am-bientalisti.Novello Cicerone si scaglia, in un’intervista all’Espresso, contro i suoi Verre: “dediti alla siste-matica spoliazione della Sicilia, in proprio e per conto terzi”, e pone, tra questi, il ministro dell’am-biente Stefania Prestigiacomo. Soprattutto con lei, “ministra per la devastazione ambientale”, è la partita, oggi sui termovalorizzatori – “quintessenza dell’affarismo illecito, della bassa politica e della mafia” - e sui rigassificatori, domani, ne siamo cer-ti, sul nucleare.Ma non tutti i rigassificatori sono eguali: una cosa è quello di Priolo, al momento non autorizzato, un’altra quello di Porto Empedocle, che già ha avuto il benestare del governatore, senza troppi problemi si ritiene. La differenza, secondo Lom-bardo, che paragona la costa priolese al delta del Niger, un campo petrolifero caratterizzato dalle malattie oncologiche, sarebbe tutta nel sito, ma è una motivazione che secondo molti non regge. Le associazioni ambientaliste agrigentine non hanno dubbi nel ritenere che il governatore - “non con-sentirò mai che si realizzi una polveriera pronta ad esplodere sotto la Valle dei templi” – abbia fatto

presto a cedere alle lusinghe dell’Enel e che, prima o poi, lo stesso accadrà per l’impianto di Priolo. Convinzione che condividiamo, ed esito che rite-niamo prossimo, non solo per l’appoggio dell’al-leato di oggi - un partito democratico che, in nome dello sviluppo del territorio, considera, insieme ai sindacati, quella del rigassificatore un’occasione da non lasciarsi sfuggire per assicurare lavoro e ricchezza (!) -, ma soprattutto perché, nella pre-visione che cambi il gioco delle alleanze dietro le pressioni della neonata Forza del Sud (molto più vicina al governatore di quanto sia fatto credere), è a nostro avviso proprio l’affare Erg Shell uno dei jolly da mettere in campo per alzare la posta.Nel baillame delle autorizzazioni appare quanto meno paradossale, se non gli si dà una spiegazione, il fatto che l’indagine UE, iniziata per Porto Em-pedocle per la violazione del divieto degli aiuti di Stato (art.107 del Trattato UE), sia efficace a bloc-care la realizzazione dell’impianto di Priolo, come l’assessore Pier Carmelo Russo ha detto, e non in-vece a revocare la concessione per quello di Porto Empedocle. È lecito ipotizzare che gli ostacoli di-chiarati siano null’altro che un pretesto da dare in pasto all’opinione pubblica mentre, a determinare le scelte, ci siano precisi calcoli strategici sulle op-portunità e convenienze politiche. Sintomo di come tutto debba leggersi nella trama dei giochi politici è la stessa incoerenza nel distin-guere quale affare sia o non sia inficiato da presen-za mafiosa. Da una parte Lombardo tuona contro la mafia dei termovalorizzatori - “In Sicilia il settore dei rifiu-ti è organizzato per delinquere” condivide con la Commissione Pecorella – e dell’eolico – “Pure i

sassi sanno che mafia e eolico vanno a braccetto. È stato Tremonti a dire che l’eolico è il più grande malaffare degli ultimi cinquant’anni. La tangente corrente per una quarantina di pale era un milio-ne di euro e i politici da strapazzo si sbracciavano per promuoverne ovunque” -, dall’altra fa finta di non sapere che i pizzini trovati nel covo di un boss mafioso di Porto Empedocle hanno confermato le preoccupazioni espresse dal questore di Agrigento e dal colonnello dei carabinieri di zona sugli inte-ressi della mafia anche in questo settore.Troppi pesi e troppe misure perché i siracusani possano dormire sonni tranquilli e pensare che si sia detta l’ultima parola sul progetto della Ionio gas. Come si sono bypassate le tante valutazioni ostative alla realizzazione dell’impianto espresse dai dirigenti dell’assessorato regionale un anno fa,

come si è arrivati a pareri meno drastici e catego-rici grazie alla sempre valida arte del promovea-tur ut amoveatur (tre i dirigenti sostituiti da altri in posti chiave nel processo autorizzativo), così, con un qualche escamotage, si supereranno le 10 prescrizioni dettate nell’ultima conferenza dei servizi nonostante oggi appaiano inapplicabili, se non in tempi giurassici – 10 anni la previsione - e con una spesa tale – una volta e mezza l’investi-mento complessivo per l’opera - da rendere folle il progetto. Una prima crepa nel muro dei niet è per noi quell’ipotesi di interramento dei serbatoi che sembra essere l’asso di picche nonostante non si possa non sapere che un progetto del genere non modificherebbe di nulla il grado di pericolosità di un rigassificatore in piena area petrolchimica.

Marina De Michele

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35 Novembre 2010

Un risultato idilliaco ma in tutte le classifiche nazionali siamo sempre agli ultimi posti

Gibellino e Carmelo Baio (IdV): “Miracolo a Siracusa“Il sondaggio Demopolis degno di un Truman show”

Miracolo a Siracusa! Una di queste mattine, noi cittadini siracusani ci siamo svegliati scopren-do, con una certa incredulità ma certamente con malcelata gioia, di vivere in una delle migliori città italiane. E tutto questo grazie alle rassicu-ranti e poco convincenti affermazioni del no-stro Primo Cittadino supportate da una “Ricer-ca? Indagine? Sondaggio?” che evidenzia come la nostra città goda di splendida salute grazie alle solerti cure del nostro Sindaco e della sua Giunta.Al di là del giustificato disquisire sul costo ab-norme di questa “operazione immagine” voluta e commissionata dalla stessa Amministrazione, noi, comuni cittadini, rimaniamo sinceramente perplessi dalle risultanze addotte, che, di fatto, confliggono con una realtà che è sotto gli occhi di tutti e cioè, lo ribadiamo ancora una volta, di dimorare in una città sempre più sporca, caotica e disordinata!Ci viene da chiedere con quali parametri è sta-

to effettuato il rilevamento dei dati, visto che in tutte le classifiche stilate a livello nazionale, non ultima quella sull’Ecosistema urbano che vede Siracusa al 90° posto su 103 Comuni Ca-poluogo, la nostra città, purtroppo, si colloca sempre agli ultimi posti.Probabilmente il nostro Sindaco è talmente ansioso di ben figurare che ha fatto confezio-nare dei risultati degni di un “Truman show” nel quale lui è protagonista in una città dove si respira aria salubre di montagna, la pulizia e l’ordine sono tangibili, le strade sono lisce e scorrevoli, il verde primeggia, i luoghi simbolo più importanti e pregiati sono splendidamente conservati e valorizzati, la costa ed il mare cir-costante godono di straordinaria bellezza. Ci dispiace doverlo risvegliare da questa esal-tazione onirica ma la realtà e decisamente più cruda e drammatica con implicazioni che van-no dal degrado ambientale alla sconsiderata cementificazione, dall’incuria dei beni architet-

tonici alla deturpazione delle coste per finire in un evidente disagio sociale che non promette nulla di buono per il futuro di questa città.Siamo sempre più convinti che solo attraver-so adeguati piani di risanamento economici ed ambientali, solo attraverso un progetto per la città che coinvolga tutti i soggetti politici e so-ciali che si riconoscono in una prospettiva di città “vivibile”, possiamo ridare a Siracusa la sua vera anima e cioè di una città che valoriz-za sempre più le sue origini e le sue bellezze culturali, architettoniche e paesaggistiche, una città che fa del proprio decoro un elemento di-stintivo, una città intimamente compenetrata alla sua natura marinara, una città che non tra-scura le realtà sociali più disagiate, una città, insomma, che riscopra i dettami di un convi-vere civile in un contesto ambientale dignitoso ed equilibrato.

Gaetano Gibellino e Carmelo Baiocoord. provinciale e cittadino IdV

Industrialista, attenta a profitti e utili, parla come fosse alle Attività produttive anziché all’Ambiente

In che modo il ministro Prestigiacomo supera la difficoltàdi inserire il rigassificatore in una zona divenuta una polveriera?Si dice convinta che si tratti di un impianto “che ha superato tutte le verifiche di compatibilità ambientale e sicurezza” e che non sia possibile perdere un investimento da 800 milioni di euro, “di cui 100 in compensazioni, cioè opere pubbliche sul territorio, con un saldo occupazionale ovviamente positivo, con introito in Ici per il Comune e circa 40 milioni di euro l’anno in tasse per la Regione”. Parla più da ministro delle attività produttive che da ministro per l’ambiente qual è, più da imprenditrice attenta a profitti e a utili, come d’altra parte le suggerisce l’humus in cui si è formata, che da interprete sensibile di problematiche ambientali che fanno del nostro triangolo industriale una delle aree a rischio più pericolosa in assoluto, soprattutto per il suo insistere in una zona densamente popolata.Troppo coinvolta dalla quantificazione monetaria dell’affare e poco interessata ai possibili effetti negativi di una tale infrastrut-tura. Ma perché stupirsi se è fautrice del nucleare (quello svenduto dalla Francia); se è stata proprio lei, per salvare l’Ilva di Taranto, a rendere inefficace un decreto del 94, che fissava il limite massimo di emissione del benzopirene, rinviando al 2012 obblighi previsti da direttive europee; se fa parte di un governo, quello del bunga bunga, che ha trasformato per decreto il pet coke, scarto della lavorazione del petrolio, da rifiuto speciale altamente inquinante in combustibile per produrre energia?E nonostante ciò riteniamo che, per la funzione che riveste, il mi-nistro Prestigiacomo non può limitarsi ad esprimere valutazioni meramente politiche, o di gradimento sulle scelte del governatore Lombardo che, al momento, continua a negare l’autorizzazione al rigassificatore di Priolo. Da lei si attendono non battute generiche, non estemporanee osservazioni del tutto prive di oggettività, ben-sì, se lo ritiene possibile, una confutazione seria e responsabile, scientificamente sostenibile, delle motivazioni con le quali i diri-genti del dipartimento regionale dell’ambiente e territorio hanno, un anno fa, espresso il proprio diniego e, ad aprile 2010, dettato prescrizioni severe per un impianto ritenuto non in sé pericolo-so, se realizzato con le dovute cautele, ma tuttavia incompatibile con il sito prescelto. “Dato il sito prescelto, anche un incidente non immediatamente catastrofico, avrebbe grandi probabilità di innescare un effetto “domino” che concretizzerebbe un rischio imprevedibile per gli insediamenti umani limitrofi” è stato scritto. Un’opera, tra l’altro, in piena distonia rispetto al piano di risana-mento ambientale voluto per l’area che prevede, prioritariamen-te, proprio il contenimento e la riduzione dei rischi. Esattamente l’opposto quindi di ciò che accadrebbe se l’impianto di rigassifi-cazione venisse lì realizzato, sopra o parzialmente sottoterra poco importa.Il ministro Prestigiacomo dovrebbe spiegare qual è la sua va-lutazione in merito agli effetti, accertati, che il rigassificatore avrebbe sull’ambiente marino con le acque “di processo”. Si sa infatti, ed è un dato assolutamente inconfutabile, che “nella rada chiusa di Augusta oltre 30 mila metri cubi di litri all’ora di acque marine raffreddate e sterilizzate e l’immissione di agenti antivegetativi e disincrostanti scaricati dall’impianto determine-rebbero una decisa alterazione delle acque”. Si andrebbe infatti ad incidere, per via diretta e indiretta, “sulle popolazioni batteri-che, modificando il regolatore di uno dei cicli biogeochimici più

delicati, ancora poco noto” e che - proprio nella rada di Augusta data l’assenza di un adeguato ricambio idrico - ha già dato più volte indicazione di stato di stress. Allarmi registrati sin dalla fine degli anni 70 – il 79 l’anno alla ribalta della cronaca - con ripetute morie di pesci, inizialmente messe in relazione all’au-mento delle microalghe nell’area portuale, poi collegate all’at-tività industriale. Il problema maggiore infatti, contrariamente a quanto comune-mente ritenuto, non consiste solo nel quantitativo di sostanze aggiunte in uscita dall’impianto che, pur sempre dannose, po-trebbero essere mantenute a livelli minimi, “se non addirittura neutralizzate per via chimica”, prima di restituire l’acqua di mare al suo bacino, ma proprio dallo stesso transitare dell’acqua di mare attraverso l’impianto. È la combinazione di sostanze chimi-che, lo choc termico (il cambiamento repentino della temperatura dal caldo al freddo) e lo stress meccanico (il passaggio attraverso le pompe) a comportare la sterilizzazione di tutto quanto in essa contenuto. Si farebbe quindi più rilevante, rispetto a quanto già non lo sia, l’aggressione alla biodiversità, nella rada di Augusta già compromessa come attesta la presenza di popolamenti costitu-iti da numerosissimi esemplari appartenenti a poche specie, “tutte indicatrici di ambienti disturbati o inquinati”.Se anche si volessero considerare come marginali ostacoli qua-li il rischio sismico, quello di un maremoto, o ancora quello di eventuali attentati in un’area da questo punto di vista estrema-mente vulnerabile, in quale modo il ministro pensa di superare la difficoltà di inserire un impianto di rigassificazione in una zona divenuta nel tempo una vera polveriera? L’elenco delle attività considerate a rischio di incidente rilevante – che hanno richiesto la predisposizione sia di piani di emergenza interni che uno gene-rale d’area a cura della Prefettura – è davvero sterminato e com-prende la produzione, trasformazione e lo stoccaggio di sostanze,

tossiche e non, a vario titolo pericolose e a rischio di incendio e/o esplosione. Per ciascuna di esse il Dipartimento Regionale del-la Protezione Civile, Servizio Rischi Ambientali ed Industriali, ha dovuto individuare probabili scenari incidentali simulandone le conseguenze di danno con appositi modelli matematici perché fonti di rischio significativo “in termini di estensioni areali e gra-vità delle conseguenze per la popolazione e le strutture esterne agli stabilimenti, quali rilasci tossici ed esplosioni”.È evidente che, in presenza di un rigassificatore, le previsioni diventerebbero apocalittiche e sarebbe impossibile per chiunque elaborare un piano di protezione in grado di ridurne gli effetti. A sconsigliare la realizzazione di un tale impianto lì dove è stato previsto - solo per ridurne sensibilmente i costi di realizzazione, lo vogliano ricordare -, vale anche la considerazione relativa al trasporto di sostanze pericolose. Decine di migliaia di auto botti e ferrocisterne si spostano lungo la statale che costeggia le zone industriali e la rete ferrovia che nella tratta Augusta-Targia passa a ridosso dei depositi, in mezzo a una rete di condotte che, sopra-elevate o sottoterra, attraversano l’area e collegano fra loro alcuni stabilimenti, “con pericolo di esplosione nel caso in cui ci fosse un deragliamento, un incidente o una fuga di gas”. Se poi ci spostiamo dalla terra al mare la situazione diventa ancora più complessa. Nonostante già il Piano di risanamento ambientale del 1995 invitasse a prendere le dovute e opportune precauzioni per ridurre il pericoloso elevato traffico di navi che trasportano greggio, raffinati, esplosivi, e altro ancora, nulla si è fatto, anzi si è registrato un notevole incremento dello stesso.Nella rada di Augusta sono presenti più di 15 pontili, alcuni di lunghezza superiore a 1100 m, grazie ai quali si effettua il trasfe-rimento da e sulle navi dei prodotti lavorati e delle materie prime: una movimentazione di oltre 50 milioni di tonnellate annue di merci che riguardano principalmente prodotti petroliferi (il 50% del traffico totale regionale).Il ministro dovrebbe chiarire come riuscirebbe, in un tale conte-sto ad adottare, per il porto di Augusta, le norme dell’Internatio-nal Maritime Organization che in una circolare dell’11 dicembre 2006, prescrivendo specifiche misure di regolamentazione del traffico relative alla gasiere, impone una zona di sicurezza di 2 chilometri di raggio attorno all’impianto, “zona nella quale sono permanentemente vietati il transito, l’ancoraggio, lo staziona-mento di navi in attesa ... e qualsiasi altra attività”. I dirigenti dell’assessorato regionale correttamente hanno evidenziato che “Se norme analoghe venissero adottate anche ad Augusta, sareb-be evidente l’incompatibilità del rigassificatore non soltanto con i programmi di sviluppo dei traffici commerciali ma anche con l’operatività attuale del Porto”. Con tutto questo si dovrebbe confrontare il ministro Prestigia-como tenendo presente che la maggior parte di questi fattori di rischio e degli effetti nocivi sull’ambiente, nella fattispecie con quello marino costiero, non sarebbero annullati neanche se si pen-sasse ad interrare i serbatoi. Il resto è dialettica pseudopolitica che non può interessare una popolazione che oggi sta pagando il prezzo di uno sviluppo industriale fondato su una mera logica produttiva incapace di elaborare gli scenari futuri. Lo stesso di sempre che oggi il ministro ripropone.

di MARINA DE MICHELE

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4 5 Novembre 2010

Durante (Rifiuti Zero): “Il percolato dovrebbe essere trasportato nei centri di raccolta specializzati”

Attorno al lezzo di immondizia fruscìo di mazzi di banconoteMille orientamenti discordanti, mille interessi in gioco

di CONCETTO ROSSITTO

Non c’è requie da quando le organizzazioni ma-lavitose (ed ambienti politici collusi) si sono resi conto dell’affare rifiuti. Leggi, ordinanze, direttive contraddittorie, disattese, destinate a durare bre-ve tempo, ad essere sostituite da altre più recenti, più consone agli interessi dei potenti di turno o dei loro amici temporaneamente più influenti. Un esempio per tutti: la legge 123/2008, che impone la realizzazione in Sicilia di ben undici discariche (poi diventate addirittura dodici). Quasi tutte in aree naturalistiche protette, in cui la legge italiana e la normativa europea vietano di insediarle. Classico e clamoroso esempio di una legge che ne contraddice un’altra, senza abrogarla! Ci sono abituati i signori decisionisti che hanno spesso occupato la scena po-litica dell’ultimo penoso ventennio. Talvolta qual-che semplice circolare ministeriale ha preteso di imporre scelte “in deroga” a disposizioni normative di rango più elevato, come leggi dello Stato. Ma cosa pretendiamo che valgano le leggi dello Stato per coloro che sono abituati a calpestarle, deriderle, farle e disfarle in base al loro personale tornaconto del momento. E anche a negare spudo-ratamente d’aver mai preteso alcuna legge-reato di favoreggiamento, definita eufemisticamente “lodo”, salvo poi tornare, il giorno dopo, a tormen-tare gli alleati per ottenerne l’approvazione. Siamo arrivati a varare leggi truffa, leggi criminali e crimi-nogene (come quelle che impongono la privatizza-zione dei servizi idrici), leggi-reato che depenaliz-zano un reato; leggi che dicono che “la legge non è uguale per tutti”, o leggi addirittura retroattive, concepite per assolvere o scudare il solito notissimo intoccabile. Nella nostra regione le cose non vanno certo meglio che altrove: gli orientamenti cambiano dall’oggi al domani. Inceneritori sì, inceneritori no. A leggere la prima pagina del quotidiano “La Sicilia” di sabato scorso (e quella dell’inserto relativo alla provincia di Siracusa) c’era da rimanere di stucco: due notizie

opposte nella stessa edizione del giornale! Quale delle due era la vera? A ben vedere, la contraddi-zione non stava nella funzione informativa del quo-tidiano, ma in re. Il quotidiano avrebbe solo dovuto analizzare le due informazioni opposte e vagliarle, compararle, non schiaffarle in faccia al lettore, di-sorientandolo e divertendolo contemporaneamente. E invece…Ma veniamo al dunque. La discarica di Bellolampo nel Palermitano (anche per effetto delle abbondanti piogge) produce laghetti di percolato, che vengono aspirati e smaltiti, con irresponsabile disinvoltura, a breve distanza. «Ma a che serve spostare il percola-to di un metro, al di là della recinzione? - si chiede l’ingegnere Salvatore Durante, di Rifiuti Zero - Pa-lermo. Il problema non si risolve di certo con tali interventi risibili. Il percolato, una volta aspirato, dovrebbe essere trasportato nei centri di raccolta specializzati». Già. Ma per qualcuno basta o è pre-feribile sversarli in qualche zona in cui il terreno li assorba e li faccia sparire. Insomma, si preferisce fare sparire la spazzatura di casa nascondendola sotto il tappeto!Gli inceneritori? Sì! No! Forse! Tre grandi! Anzi, tre piccoli! No! Meglio i termovalorizzatori… Anzi, la torcia al plasma: è più moderna o più avveniristica!Contrordine! Ripiegare su megadiscariche: una al Dittaimo, presso Assoro, in provincia di Enna, e un’altra nell’agrigentino (a Siculiana) come am-pliamento di quella esistente. No! Altro ripensa-mento: meglio smaltire “provvisoriamente” i rifiuti nelle cementerie, per produrre il calore occorrente. Poi si vedrà!Ma, in un comunicato stampa congiunto, Decon-taminazione Sicilia, AugustAmbiente, Isola Pulita, Rifiuti Zero Palermo e Rete Rifiuti Zero Messina si oppongono all’uso del CDR (combustibile da ri-fiuti) nei cementifici e citano la legislazione USA, che obbliga ad indicare su ciascun contenitore se il cemento in esso contenuto derivi dallo smalti-

mento di rifiuti. Infatti il cemento, ottenuto con il co-incenerimento di CDR e combustibile fossile, diventerebbe pericoloso per la salute a causa dei rilasci di inquinanti nei manufatti con esso realiz-zati. Fanno inoltre notare che i cementifici hanno limiti di concentrazioni di inquinanti, autorizzati allo scarico in atmosfera, superiori rispetto agli in-ceneritori. Per tali ragioni le suddette associazioni si dichiarano assolutamente contrarie a ogni forma di co-incenerimento, anche temporaneo. Al posto del-la combustione del CDR propongono i trattamenti a freddo, come TMB o la produzione di sabbia sin-tetica, come avviene a Vedelago (in Veneto), al fine di realizzare, senza inquinare e senza effetto serra, recupero di materia e non di energia. I responsabili dei cementifici di Isola delle Fem-mine, Porto Empedocle, Ragusa, Catania e di Priolo, che aspettano l’autorizzazione del co-ince-nerimento del CDR, sono avvisati. Le associazioni ecologiste si opporranno con ogni mezzo demo-cratico ad ogni tentativo di bruciare CDR nei loro stabilimenti.Mille indicazioni diverse. Mille orientamen-ti discordanti. Mille interessi in gioco. Perché la spazzatura fa gola alle organizzazioni malavitose, che possono lucrarci sopra in vario modo. Le di-scariche possono servire a colmare cave da cui sia stato estratto (magari abusivamente!) materiale da

costruzione. Doppio vantaggio: quello di colmare e coprire una voragine e l’altro di far sparire rifiu-ti tossici, per il cui smaltimento le ditte produttrici sono disposte a spendere somme non trascurabili. Nelle discariche della Campania è finito di tutto. E ora i cittadini di Napoli e dintorni non vorrebbero più saperne di ospitare altre discariche, ma tra di loro ci sono anche persone vicine ai clan, che attiz-zano il fuoco delle proteste per delegittimare ulte-riormente i politici e gli amministratori. Vogliono semplicemente dimostrare che senza venire a patti con la camorra il problema dei rifiuti non si risolve. Non vogliono mollare l’osso, insomma. Pretendo-no di continuare a lucrare sui rifiuti. E provano ad assediare le città. Coi rifiuti, appunto! Oggi le tecniche poliorcetiche si sono arricchite, evolute! La malavita può assediare le città, sem-plicemente ostacolando la rimozione dei rifiuti: saranno questi a rappresentare le forze d’assedio. La protezione civile, le forze dell’ordine posso-no ottenere qualche successo transitorio; ma poi, dopo l’emergenza, la situazione ordinaria rimane pesante e la camorra anche indirettamente continua a reclamare i suoi spazi. Questo nel napoletano! E altrove? Altrove (anche nella stessa Campania, a Salerno e in altri 5 comuni) le cose funzionano bene. Segno che è possibile organizzare il servizio come si deve. E da noi?

Occorrono compostiere anaerobiche intercomunali a cielo aperto per trasformare l’umido in compost

Da moltiplicare i siti di trasformazione dell’organico Ma il “non nel mio giardino” va completamente ribaltatoDa noi, in Sicilia, oltre alla fiera opposizione con-tro l’ipotesi di bruciare i rifiuti nei cementifici, si registra tutta una serie di contestazioni e di ma-lumori.Malcontento a Misterbianco, comune del Cata-nese che dista appena poche centinaia di metri (350 per l’esattezza) dalla discarica di Tiriti, della confinante Motta Sant’Anastasia, che accoglie i rifiuti di numerosi paesi della provincia etnea. E tutto ciò nonostante la Regione abbia approvato da tempo un deliberato che impone la distanza di almeno 5 chilometri tra le discariche e i cen-tri abitati. Altro esempio di direttive disattese! E che dire dell’idea, balzata recentemente agli onori della cronaca, della megadiscarica da realizzare al Dittaino, nell’Ennese? I cittadini della zona sono giustamente sul piede di guerra e si appellano alla Direttiva CE n. 42/2001 (recepita dal D.Lgs. 4/08), la quale sancisce che il processo di Valutazione Ambientale Strategi-ca (V.A.S.) di un piano deve essere caratterizzato dalla partecipazione e dalla condivisione di tutte le parti interessate. Questa procedura dovrebbe servire a potenziare le forme di partecipazione democratica nella definizione delle “policy pubbli-che”. Inoltre la stessa Direttiva, all’art. 6, stabili-sce l’attività di consultazione in virtù della quale “il piano o il programma e il rapporto ambientale devono essere messi a disposizione dell’autorità e del pubblico”. E invece si vorrebbe fare tutto alla chetichella e decidere ogni cosa passando sopra la testa dei cittadini, considerati sudditi da costringere all’obbedienza, piuttosto che sovrani. Ma anche ai cittadini, in particolar modo a quelli più sensibili alle tematiche ambientali, non sono da risparmiare critiche legittime: è noto che trova am-pia diffusione il complesso NIMBY (dalle iniziali

dell’espressione Not In My Back Yard, lett. “Non nel mio cortile”). Che vuol dire? Che è legittima la protesta dei cittadini dell’ennese, a patto che non pretendano di esportare la loro immondizia altrove. Ed è altrettanto legittima la protesta dei cittadini di qualsiasi provincia o circondario, ma solo a condi-zione che essi non pretendano di scaricare i loro ri-fiuti nel territorio degli altri, limitrofo o distante che sia. Nei giorni scorsi ambienti vicini al Presidente Lombardo hanno segnalato che l’esportazione dei rifiuti palermitani in Germania (via compattatore sino all’imbarco, nave sino al porto di Rotterdam e treno sino a destinazione finale) sarebbe costata meno dello smaltimento nella discarica più vicina. Anche se così fosse, il progetto rimarrebbe di una mostruosità sconcertante. Non è possibile neanche pensare a un trattamento che comporti un tale folle viaggio. Occorre ribaltare il complesso NIMBY, rove-sciandolo nel suo opposto: ciascuno nel proprio giardino! Ciascun nucleo familiare che disponga di un giardinetto, anche minuscolo, o di una aiuo-la dovrà munirsi di compostiera in cui depositare l’umido per ottenerne compost. Chiunque abbia una seconda casa in campagna, dovrà realizzarvi una compostiera.La verità è che bisogna ridurre quantitativamente i rifiuti e, a tal fine, contenere gli imballaggi, come stabilisce una direttiva europea. Poi, secondo la medesima sacrosanta direttiva, occorre realizzare seriamente la raccolta differenziata, destinando al riciclo tutti i materiali riutilizzabili (plastica, ferro, alluminio, carta…) e al recupero quelli recuperabi-li mediante trasformazione in compost o (ma solo come estrema ratio) mediante recupero energetico attraverso combustione. Ma rimarrà ben poco o ad-dirittura niente da bruciare se la differenziata si farà

sul serio. E quasi nulla da mandare in discarica. Cosa si dovrebbe bruciare? La frazione umida o organica? Ma la si può trattare in impianti di digestione anaerobica (in assenza di ossigeno) o, anche più semplicemente, in stazioni di compo-staggio aerobico, al fine di ottenere il compost, un ottimo ammendante da restituire ai campi, parti-colarmente utile ad una latitudine africana come la nostra, in cui è concreto il rischio della deserti-ficazione del suolo. Va curata la tracciabilità dei percorsi dei materiali riciclabili. Altrimenti c’è il rischio che vada rimes-so insieme, alla rinfusa, ciò che i cittadini separano. E questo rischio è tanto più alto quanto più si avalla il ricorso a procedimenti di smaltimento attraverso la combustione. Per ridurlo, oltre alla tracciabilità dei percorsi, occorre creare un sistema integrato: la raccolta deve essere un servizio pubblico; le azien-de operanti in attività di riciclaggio dei materiali possono benissimo essere private; nessun incene-ritore, nessun impianto al plasma (ammesso che se ne debbano costruire) dovrà essere affidato a privati. Nessuna discarica (ammesso che ce ne sia ancora bisogno in un prossimo futuro) potrà essere gestita da privati. Il rischio che vi si seppelliscano rifiuti pericolosi è elevatissimo. E i siti di compo-staggio dell’organico sono da moltiplicare, da dilu-ire, non da concentrare. Occorre ribaltare il complesso NIMBY, rovescian-dolo nel suo opposto: ciascuno nel proprio giardi-no! Ciascun nucleo familiare che disponga di un giardinetto, anche minuscolo, o di una aiuola dovrà munirsi di compostiera in cui depositare l’umido per ottenerne compost. Chiunque abbia una secon-da casa in campagna, dovrà realizzarvi una com-postiera: basta uno spazietto di qualche metro qua-drato recintato da un muretto o anche una semplice

buca scavata per terra. E per i cittadini che vivono in condominio? Si possono realizzare, a cura di comuni limitrofi, delle compostiere intercomunali. E senza creare nuove mangiatoie come gli attuali ATO, per fortuna in via di estinzione. Come? Lo si proporrà nella prossima puntata. Intanto il lettore ci pensi e… suggerisca qualche idea. Potrebbe venir-gli in mente l’idea migliore. Nessuno ha il mono-polio delle trovate giuste. Una cosa è certa: il problema non va affrontato con soluzioni imposte dall’alto, con interventi dittato-riali, impositivi. Esso va delegato alle comunità territoriali, che dovranno solo attenersi a direttive generali, tipo quelle europee sopra citate. E la seconda cosa certa è che la gestione del ser-vizio non va delegata a privati. Potrebbero conti-nuare ad occuparsene le mafie e le organizzazioni camorriste. Il rischio sarebbe quello di lasciare spa-rire (in discariche o in torce ad altissima temperatu-ra) rifiuti pericolosi. Di cui ogni ditta dovrà curare lo smaltimento controllato, nei modi previsti dalle leggi. Dobbiamo riuscirci. Per preservare questo mondo che appartiene ai nostri figli e ai nostri di-scendenti e di cui siamo, transitoriamente, semplici usufruttuari. La terza cosa certa è che nessuna strategia sarà ef-ficace senza la collaborazione responsabile dei cit-tadini. Anche riguardo a questo problema occorre irrobustire la coscienza civica. E ora un problema affidato alla riflessione dei let-tori: è possibile nel territorio ibleo realizzare com-postiere aerobiche intercomunali a cielo aperto per la trasformazione della frazione umida (30% della massa dei rifiuti) in compost? Come? Dove esat-tamente? Sono graditi suggerimenti. E il dibattito è aperto.

Concetto Rossitto

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55 Novembre 2010

“Gli alleati naturali IdV e PD, ma non c’è dialogo se questo sposa le strategie regionali”

Limpido, neo coordinatore di SEL: “Ci stiamo ramificandoCon noi anche alcuni esponenti della Cgil siracusana”

di ALESSANDRA PRIVITERA

Il congresso fondativo di Sinistra ecologia e libertà, tenutosi a Firenze dal 22 al 24 ottobre scorso, è stato un enorme successo. Non era un dato scontato, anzi. L’accumulo di sconfitte accumu-late nel corso degli ultimi due anni e mezzo a sinistra consigliava, giustamente, di conservare il sangue freddo di chi sta ancora “at-traversando il deserto”.Eppure Nichi Vendola, leader del partito nascente e già governa-tore della Puglia, puntando sul “radicamento” come strumento al servizio delle azioni che possano restituire alla politica il proprio onore perduto e la propria funzione sociale, riesce a vincere la sua prima partita: “riaprire la partita” (lo slogan scelto per il conve-gno) attraverso le primarie e con tutte le parole d’ordine inserite nel manifesto di SEL (pace e non violenza, lavoro e giustizia sociale, sapere e riconversione ecologica dell’economia e della società) per compiere un’invasione di campo collettiva nella politica di questo paese attraverso il sogno di un Italia migliore.E “Verso un’Italia migliore” è stato il tema scelto da Sinistra Eco-logia Libertà per il suo primo congresso provinciale, tenutosi un mese fa al Park Hotel di Siracusa, durante il quale sono stati eletti i nuovi organismi provinciali e il nuovo coordinatore provinciale, Emanuele Limpido, che prende il posto di Alessandro Dierna alla guida del partito.Dott. Limpido, quando nasce Sinistra, Ecologia e Libertà a Siracusa?“Sinistra Ecologia e Libertà nasce a Siracusa circa due anni fa da un gruppo di compagni che, provenendo dai DS ma non volendo confluire nel PD, ha fondato Sinistra Democratica. Questa, però, non è mai stata un partito ma un movimento perché l’intento era quello di creare una realtà più grande che comprendesse anche le altre forze di sinistra. Successivamente, quando – con le elezioni europee – ci è stata offerta l’opportunità di dare un impulso al nostro progetto, abbiamo deciso di aderire a Sinistra Ecologia e Libertà. Da quel momento abbiamo assistito all’ingrossamento delle nostre fila con compagni provenienti da Comunisti Italiani”.Quanti tesserati conta oggi SEL nella provincia?“Siamo circa 400: non siamo molti ma siamo secondi in Sicilia, dopo la provincia di Palermo. Nel territorio siamo abbastanza pre-senti con la presenza di diversi circoli a Lentini, Avola, Priolo. Contiamo di coprire al più presto la zona sud della provincia (Ro-solini, Pachino e Portopalo) e a Palazzolo Acreide vantiamo un

circolo molto forte e attivo, che ha come obiettivo quello di diven-tare centro propulsore centro propulsore per la zona montana”.Maurizio Landini, segretario generale della FIOM, Rossana Dettori, segretaria generale della Funzione Pubblica Cgil, Mimmo e Pantaleo, segretario generale Flc Cgil, sono tra i tanti dirigenti sindacali iscritti a SEL. Quali rapporti corrono tra SEL e CGIL a Siracusa?“Anche alcuni esponenti della CGIL siracusana sono confluiti in SEL: penso, però, che l’affinità tra questo sindacato e il nostro partito stia – innanzitutto – negli obiettivi comuni in nome dei quali combattere. Sinistra Ecologia e Libertà fa della difesa dei diritti dei lavoratori, della lotta contro il precariato e della sal-vaguardia della scuola pubblica alcuni dei suoi principali punti programmatici: l’affinità si basa, perciò, sui contenuti piuttosto che su alleanze premeditate. Noi non vogliamo, però, che la CGIL diventi una cinghia di trasmissione di SEL”.L’affinità di contenuti è un concetto sempre ribadito dal vo-stro leader Nichi Vendola, quando gli viene chiesto di fare del-le anticipazioni su eventuali alleanze. Quale dialogo tra SEL e gli altri partiti di sinistra a Siracusa?

“Noi non vogliamo misuraci con i numeri e le percentuali ma con chi abbia a cuore – lo ribadisco – la difesa dei diritti dei lavorato-ri, la lotta contro il precariato, la salvaguardia della scuola pubblica, la tutela dell’ambiente. È ovvio che il nostro primo interlocutore, in tal senso, dovrebbe essere il PD con il quale vorremmo costruire il nuovo centrosinistra, che dia spazio e accoglienza, oltre ai partiti che ne fanno parte, come Italia dei Valori, anche ai comitati civici, alle associazioni, ai sindacati, ai singoli cittadini che credono in una poli-tica migliore di quella attuale e che pensano che il centrodestra abbia fallito in tutti i suoi aspetti. A Siracusa, come a livello nazionale, però, il PD non ha univocità di intenti. Al contrario: le sue diverse anime continuano a prendere, molto spesso, posizioni contrastanti. Certo è che, se le posizioni del PD provinciale dovessero allinearsi a quelle del PD regionale, non ci sarebbero punti di incontro”.Alessandro Dierna, coordinatore uscente, nella relazione di apertura del primo congresso provinciale di Sinistra Econo-mia e Libertà tenuto a Siracusa il 10 ottobre scorso, ha messo in rilievo la linea e le scelte della nuova formazione politica: quali saranno le direttrici del suo mandato di coordinatore?“Il mio intento è quello di ascoltare, innanzitutto, le esigenze del territorio: le linee programmatiche, perciò, si faranno via via che i compagni dai circoli locali si facciano portavoce dei reali proble-mi delle loro comunità. Siamo ancora in una fase congressuale: dopo quello nazionale e quello provinciale, ci aspetta il congresso regionale (il 13 e il 14 novembre a Palermo); viviamo, perciò, un momento di organizzazione in cui stiamo valutando come muo-verci a livello locale e provinciale”.“Ecologia” diventa parola chiave per un territorio, quale è quello compreso tra Augusta e Siracusa, martoriato dagli im-pianti petrolchimici: quali sono le posizioni di SEL di fronte a questioni come la costruzione del rigassificatore o la discussa bonifica? Quali le linee programmatiche?“Abbiamo aderito ufficialmente alla manifestazione indetta dalla CGIL, sabato 23 ottobre scorso, in nome del lavoro della salute e dell’ambiente. Perché crediamo che sia indubbia la necessità della bonifica e perché non siamo concettualmente contrari alla costruzione del rigassificatore, ma è ovvio che non possiamo ac-cettare che venga costruito nell’area già occupata dagli impianti petrolchimici. D’altra parte gli abitanti di Melilli e di Priolo hanno espresso il loro parere negativo con i referendum popolari”.

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6 5 Novembre 2010

“Non abbiamo avuto mai nemmeno un euro dalla Provincia, così generosa con l’Archimede”

Nello Caporale: “Aspettiamo che Bono mantenga le sue promesseaiutando CUMI e CUMO a migliorare la propria offerta formativa”

di MARINA DE MICHELE

Nello Caporale, amministratore delegato del Consorzio Univer-sitario Megara Ibleo, appare intenzionato a non consentire che il dibattito pubblico sull’università a Siracusa si spenga e scompaia dall’attenzione dei media, e parte da una provocazione, dal ricor-dare cioè al Presidente della Provincia Nicola Bono una promessa, dimenticata, di qualche tempo fa. “Bono aveva promesso, un impegno anche elettorale, sia al Cumi che al Cumo, un sostegno economico nell’ambito delle disponibi-lità liberate a seguito della riduzione dei costi relativi alla gestione del Consorzio Archimede. Un’intenzione finalmente opportuna, e corretta, non tanto nei confronti dei consorzi quanto verso gli stu-denti per ribadire con un atto concreto, tangibile, che non esistono ragazzi di serie A e di serie B, e che l’ente locale si pone, quale specifica finalità, quella di aiutare i giovani nel loro processo for-mativo, di favorire il loro ingresso nel mondo del lavoro forti di una strutturata professionalità – ricorda Caporale -. Bene, la forzata cura dimagrante del Consorzio Archimede, con la riduzione drastica dei corsi di laurea, ha consentito un risparmio di un milione 600mila euro. Non penso certo a una cifra così consistente, ma sono sicuro che dal bilancio provinciale sia possibile ricavare una somma tale da aiutare i nostri consorzi a migliorare la propria offerta formativa e darci una boccata d’ossigeno. Lo riterrei giusto per ristabilire un rapporto di equità, quello che non c’è mai stato, tra gli enti che qui a Siracusa si occupano di preparazione universitaria”.La critica implicita è ovviamente all’enorme impiego di risorse che ha contrassegnato la storia del consorzio Archimede organizzato secondo modalità evidentemente “non convenienti”.“Sia il Consorzio Universitario Megara Ibleo che il Mediterraneo Orientale hanno dimostrato nei fatti che un’altra via era possibile, meno dispendiosa certo di quella perseguita dall’Archimede. Una differenza che risiede nel tipo di convenzione sottoscritta rispettiva-mente con l’Università di Messina e con quella di Catania. Ciò che il Cumi e il Cumo non hanno voluto fare è stato accettare logiche di sottogoverno e di certo non per una svista la gestione dei nostri consorzi, che hanno pari dignità rispetto all’Archimede e gestisco-no sostanzialmente lo stesso numero di iscritti e di corsi di laurea di eguale alto livello, non rappresenta un costo. Siamo un ente pubbli-co a partecipazione privata senza scopo di lucro: ogni socio versa annualmente la propria quota, dando fondo alle proprie economie, e non è previsto alcun rimborso spese, neanche per le trasferte uffi-

ciali. I nostri soli introiti, totalmente impiegati per l’offerta formati-va, sono poi le tasse degli studenti. Altra cosa è stato l’Archimede, e non parlo per chissà quale antipatia ma solo per amore di verità e per dimostrare come sia possibile ragionare in termini diversi. La convenzione sottoscritta dall’Archimede, evidentemente sbilancia-ta, ha permesso all’università di Catania, se si guarda ai costi com-plessivi - contributi della provincia, risparmi su locazioni gratuite, tasse studentesche -, introiti pari a 45/50milioni di euro”.In che cosa soprattutto le differenze tra le convenzioni?“Ritengo che un fattore determinante sia stata la tipologia con-trattuale scelta con i docenti. Nel nostro caso si tratta di docenti dell’università di Messina, distaccati presso le nostre sedi, con costi per insegnamento pari a 4/5mila euro. Nel caso dell’Archimede si tratta di docenti a contratto, non necessariamente attivi presso l’uni-versità di Catania. Anche professionisti e, lo vorrei dire, questo si-stema è potenzialmente clientelare, è tale da sollecitare il dubbio se l’obiettivo prioritario sia sempre la qualità della proposta culturale o altro, di tutt’altro segno”. Lei ha già espresso più volte il suo scetticismo sulla realizza-zione del quarto polo: si chiude così il sogno di un’università siracusana?“Assolutamente no, anzi il contrario, ma solo mettendo insieme le forze locali, esprimendo tutta la potenzialità di cui possiamo essere capaci. Sono convinto che sia possibile una collaborazione, un rag-gruppamento, tra i tre consorzi della provincia e di questo continuo a discutere con Roberto Meloni e Egidio Ortisi, ottime persone. Ma è evidente che occorra partire da posizioni paritetiche tra tutti, altri-menti si determinerebbe una situazione ingestibile. Ovviamente è necessario valutare correttamente quali siano le risorse su cui fare affidamento. Noi non abbiamo mai avuto un sostegno pubblico, se non l’altr’anno dalla Regione 250mila euro che ci sono sembrate una cifra favolosa. Non un euro dalla Provincia, così generosa con l’Archimede”.Risorse regionali, spiega Caporale, possibili grazie a un emenda-mento presentato dall’onorevole Mario Bonomo, allora del partito democratico, e sostenuto in aula dall’onorevole Pippo Gianni, allo-ra dell’UDC, con il quale si faceva giustizia dell’“ignobile e iniqua” modifica della legge 2 del marzo 2002, voluta da Salvatore Cuffaro e Fabio Granata con la legge 20 del successivo novembre che, im-ponendo la partecipazione dell’ente provincia unicamente a un con-

sorzio, veniva di fatto ad avvantaggiare il solo consorzio Archime-de. “Paradossalmente questa clausola obbligò la Provincia anche ad includere l’area marina protetta nell’Archimede per consentire l’erogazione di finanziamenti - chiarisce Caporale -. L’emendamen-to accolto invece ha dato spazio, e possibilità di ricevere finanzia-menti, a tutte le realtà che “seriamente” operano nei territori per la formazione universitaria e che non fruiscono di appositi finan-ziamenti statali”. E proprio il giugno scorso l’Assessorato regio-nale dell’Istruzione ha comunicato lo stanziamento, ai sensi della legge 2/2002, di 5 milioni di euro per l’erogazione di contributi. I finanziamenti saranno assegnati sulla base di una programmazione degli interventi stabilita dall’assessore regionale sentito il Comitato regionale di coordinamento delle Università siciliane sulla base di un criterio di ripartizione che stanzia il 50% in base al parametro del numero di studenti universitari iscritti ai corsi di laurea con al-meno 20 iscritti (o a corsi di studi universitari gestiti da ciascun Consorzio universitario o direttamente dalle Province regionali), in ragione del 30% in base al numero dei suddetti corsi, avendo a rife-rimento l’anno accademico corrente, e infine per il 20% ai Consorzi cui afferiscono corsi di studio di area medico sanitaria.

La raccolta porta a porta non decolla nonostante i ripetuti annunci rassicuranti delle autorità

Sole 24 Ore: “Penultimi in Italia quanto a raccolta differenziataPrima o poi i problemi di Napoli diventeranno anche di Siracusa” Talvolta l’informazione diffusa dai mass media ha il grave difetto di non essere imparziale e di aval-lare luoghi comuni e idee standardizzate: questo è quello che succede, ad esempio, a proposito della annosa questione spazzatura. Protette dall’enorme polverone mediatico che si è sollevato, quasi due anni fa, sulla difficile situazio-ne napoletana, tutte le altre città italiane hanno po-tuto camuffare e celare i loro problemi, non meno gravi. Lo spettacolo che è apparso, durante questi ultimi giorni di ottobre, agli abitanti di Augusta che si trovavano a transitare lungo via Pio La Torre, lasciava basiti: una fila, interrotta qua e là da mac-chine parcheggiate, di sacchetti di spazzatura e di rifiuti speciali (lavatrici, divani, mobilio) accatasta-ta su un lato della strada.Chi si sia recato a Napoli, durante quest’anno, avrà potuto osservare che la situazione è, sì grave, ma non si discosta poi più di tanto dalla nostra; trala-sciando il fatto che i problemi che affliggono il ca-poluogo campano sono anche d’altra natura (basti pensare alle manifestazioni cittadine contro la di-scarica a Terzigno), il dato più rilevante è che anche a Napoli – ribattezzato “capoluogo della spazzatu-ra”, oggetto di tante critiche e osservazioni biasime-voli – è ormai prassi qualcosa che da noi è profon-damente sconosciuta: la raccolta differenziata.A fronte dei problemi causati dall’inquinamento e dal surriscaldamento globale, la differenziazione dei rifiuti non può più essere solo una nobile de-cisione lasciata alla discrezionalità dei cittadini, ma deve diventare un’imposizione del comune; si tratta di un dovere civico di livello – per così dire – “avanzato”, adottato dagli stati europei e dal nord Italia – compresa la tanto bistrattata Napoli – ma che in noi non è ancora inculcato.Pochi giorni fa, nella classifica stilata, come ogni

anno, da “Il Sole 24 Ore” sulla qualità dell’ambien-te, Siracusa – ironicamente città sede del G8-Am-biente – ha ottenuto un triste novantesimo posto su 103. Ma la situazione risulta ancora più grave se si considerano le singole voci di questa classifica, tra le quali qualità dell’aria (e le polveri sottili proprio non mancano nel siracusano, grazie alla presenza delle industrie), acqua potabile (inutile rimarcare i continui disservizi idrici) e – ahinoi – rifiuti solidi. Il dato è sconcertante: ci troviamo al 102° posto…su 103 posti totali in quanto a raccolta differenzia-ta, appena il 3,8% per la precisione.Il servizio di raccolta porta a porta – che a Napoli e comuni limitrofi è attivo da quasi dieci anni – non riesce a decollare, nonostante i ripetuti annunci rassicuranti della classe dirigente, nemmeno in via sperimentale. E da quale città proviene il ministro dell’ambiente dell’attuale governo, Stefania Presti-giacomo? Superfluo ribadirlo.

Durante l’estate il sindaco Roberto Visentin e l’as-sessore all’ambiente Salvatore Mangiafico aveva-no annunciato un test di raccolta differenziata porta a porta a Cassibile, specificando, però, che finché non si risolverà il problema relativo all’esistenza dell’Igm (la società che attualmente gestisce il ser-vizio di nettezza urbana, ma che, a marzo del 2011 dovrebbe essere sostituita da un Ato rifiuti provin-ciale con natura consortile fra i comuni), ossia fin-ché la regione non renderà applicabile la riforma degli Ato (il che, come detto, dovrebbe presumi-bilmente avvenire entro la prossima primavera), l’esperimento non potrà acquisire natura sistema-tica ed essere esteso a tutti i quartieri.Anche nei comuni del siracusano da tempo si di-scute, e si discute ancora, dell’opportunità di adot-tare la differenziata, senza che nulla di concreto avvenga. E, nel frattempo, un triste presagio per un futuro (forse non troppo lontano): finiranno anche

da noi, come in Campania, le campagne e, allora, cosa faremo? Si ripeteranno manifestazioni simil-Terzigno in occasione della proposta di creare una discarica alle pendici dell’Etna o vicino a Vendi-cari?Anche senza queste considerazioni catastrofiche, il dato di fondo è che, preoccupati di criticare la pagliuzza nell’occhio altrui, non ci accorgiamo della trave che offusca il nostro: il problema della spazzatura – come quello dell’ambiente, in genera-le – riguarda l’Italia intera, non solo la Campania; occorrerebbe prenderne atto e, soprattutto, chieder-si come mai sia così difficile far partire uniforme-mente nel territorio il progetto della differenziata. Che abbia ragione Saviano quando, nel celebre libro “Gomorra”, insinua che a qualcuno interessi che le discariche restino indifferenziate per meglio occultare i rifiuti pericolosi e tossici che proven-gono dalle industrie di mezza Europa? Perché – lo evidenziamo anche nell’articolo del prof. Concetto Rossitto in questo giornale – lo smaltimento dei ri-fiuti è, in ultima analisi, un’attività lucrativa e gli interessi economici coinvolti sono notevoli.La Sicilia ha spesso tristi “primati” nei ritardi ri-spetto alle altre regioni e, in generale, il meridione si caratterizza per l’arretratezza economica e tec-nologica, ma sarebbe davvero sconfortante, stavol-ta, far deturpare la nostra bella terra – oltre che dal-le industrie, dall’abusivismo, dalla cattiva gestione del suo patrimonio – anche dalla spazzatura. E per evitare ciò occorre lo sforzo costante di tutti: l’am-ministrazione prima, i cittadini poi.Magari, un giorno, in un mondo non perfetto, ma perfettibile, le mucche torneranno a pasco-lare nei prati e non a pochi metri da discariche improvvisate.

Monica Lanaia

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75 Novembre 2010

La ricerca CeRM sulla spesa sanitaria 2009 imporrebbe per la Sicilia una decurtazione di 535 milioni

Col federalismo fiscale (teoricamente) il budget dell’ASP di Siracusadovrebbe essere ridotto di 37 milioni, pari a 120 posti ospedalieri

L’albero storto. Come e perché l’albero della finanza pubblica italiana è diventato un albero storto. Inizia così la relazione del governo alle camere sul federalismo fiscale presentata lo scorso 30 giugno, data ultima prevista dalla leg-ge 42 del 2009 “Delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione della’art.119 della Costituzione”.Il principio è quello ormai noto del passaggio dalla finanza derivata a quella propria superan-do il concetto di spesa storica, rendendo cioè responsabili fiscalmente gli enti locali, prima di tutto le regioni, che oggi hanno il potere di spesa ma non il dovere di presa fiscale.Il problema è talmente complesso (e noioso) che non ci sembra il caso di parlarne qui, quello che ci interessa è capire cosa può accadere nella sa-nità siciliana e per caduta in quella della nostra provincia. La sanità è proprio il settore su cui si accentra il dibattito e su cui si misurerà il funzio-namento di tutto il sistema non fosse altro perché l’organizzazione sanitaria, materia di competen-za esclusiva delle regioni, assorbe mediamente tra l’80 e il 50 % dei bilanci delle stesse, rispetti-vamente per quelle a statuto ordinario e per quel-le con autonomia speciale.Sull’esistenza di “un’anomalia nella sanità” non vi è alcun dubbio, lo dimostra il fatto che oggi sono quattro le regioni commissariate e otto quelle impegnate in piani di rientro dai di-savanzi, così come non vi è dubbio sulla diso-mogeneità dei livelli di assistenza, e proprio i maggiori disavanzi si registrano dove minore è la qualità e la sicurezza delle cure rese ai cittadi-ni, come hanno recentemente dimostrato anche i dati della commissione parlamentare sugli errori in sanità. Obiettivamente inspiegabili (e inaccettabili) le differenze tra regioni nella spesa di acquisto, ad esempio, di grandi apparecchiature come una TAC o di un semplice dispositivo di uso comune

come una siringa, che possono variare dal 30 al 100 %; così come i dislivelli sul versante della qualità, dove esistono divari notevoli nelle liste d’attesa o nella mobilità sanitaria.Le parole magiche sono quindi diventate costo standard, fabbisogno standard, benchmark. Si tratta cioè, in estrema sintesi, di stabilire quali siano i fabbisogni sanitari di una data popola-zione, quale il costo degli stessi paragonato a quello di regioni prese a riferimento (regioni benchmark) perché garantiscono l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza (LEA) in con-dizioni di equilibrio economico. In astratto tutto ragionevole, ma l’applicazione concreta non può essere realizzata se non in ma-niera molto graduale, dopo un periodo di “con-vergenza”. Innanzitutto perché i dati di spesa iniziali, quelli dei bilanci delle aziende sanitarie e ospedaliere, non sono del tutto confrontabili in quanto redatti in base a principi contabili diso-mogenei e in qualche caso non sufficientemente affidabili. Secondariamente, ma non per impor-tanza, la sperequazione infrastrutturale esistente tra regioni che incide sulle funzioni di produzio-ne e sulla qualità delle prestazioni. Infrastrutture insufficienti e obsolete generano sovra costi che devono essere tenuti in conto affinché gli stan-dard possano essere considerati realistici (vedi tabella 1). Il decreto legislativo attuativo della legge 42, re-centemente approvato dal consiglio dei ministri, considera in equilibrio economico le regioni che hanno garantito i LEA in condizioni di efficien-za e di appropriatezza con le risorse ordinarie stabilite dalla vigente legislazione ivi comprese le entrate proprie. A decorrere dal 2013, il fab-bisogno di tutte le regioni sarà calcolato appli-cando i valori di costo rilevati in tre regioni di riferimento, scelte tra le prime cinque per aver garantito i risultati prima descritti. Il confronto viene effettuato utilizzando una

Tabella 1 Fonte: ISTAT

Indicatore sintetico di

dotazione strutturale in sanità

Nord Ovest 116,4

Nord Est 119,7

Centro 101,8

Sud 75,6

Italia 100  

Tabella 2

Fabbisogno standard 2009 regioni benchmark: E.Romagna, Lombardia, Toscana, Umbria, Veneto.

Nella fascia di età 0-4 si concentra il 5% del fabbisogno, nella fascia 5-64 il 5%, >65 il 90 %.

Per le regioni benchmark la spesa storica coincide con lo standard e non viene pertanto riportata.

Regioni ordinate

per spesa pro-

capite 2009 (in ordine crescente)

Popolazione

residente

2009

Risorse

dedicate

2009 (euro/mln.)

%

risorse

compl. 2009

Risorse

complessive

standardizzate (euro/mln.)

Delta

assoluto

di risorse (euro/mln.)

Delta %

di risorse

Campania 5.812.962 9.751,50 9,07 8.157,54 - 1.503,96 -16,35

Sicilia 5.037.799 8.465,88 7,89 7.950,53 -535,35 -6,31

Puglia 4.079.702 7.069,74 6,57 6.334,66 -735,08 -10,40

Calabria 2.008.709 3.506,48 3,26 3.204,83 -301,66 -8,60

Sardegna 1.671.001 2.919,41 2,71 2.657,89 -261,52 -8,96

Lazio 5.626.710 9.863,95 9,17 9.434,75 -429,20 -4,35

Basilicata 590.601 1.056,43 0,98 1.002,72 -53,70 -5,08

Abruzzo 1.334.675 2.388,91 2,22 2.380,70 -8,20 -0,34

Molise 320.795 575,19 0,53 584,90 + 9,70 + 1,69

Marche 1.569.578 2.852,42 2,65 2.947,32 + 94,90 + 3,33

Piemonte 4.432.571 8.539,97 7,94 8.397,63 -142,34 -1,67

Friuli V.G. 1.230.936 2.440,68 2,27 2.373,89 -66,79 -2,74

Liguria 1.615.064 3.230,44 3,00 3.534,18 + 303,74 + 9,40

Valle d’Aosta 127.065 267,42 0,25 223,13 -44,29 -16,56

Trentino A.A. 1.018.657 2.193,37 2,04 1.681,51 -574,86 -26,21

Fonte: rielaborazione da CeRM : I numeri del Federalismo – agosto 2010

 

serie di indicatori già definiti nell’intesa Stato-regioni siglata nel dicembre dello scorso anno, che riguardano il rispetto della programmazione nazionale, i costi medi per gruppi di prestazioni omogenee distrettuali e ospedaliere, l’appro-priatezza organizzativa, come ad esempio la degenza media pre-operatoria, e cioè quanto un paziente deve aspettare prima di essere operato, ed ancora il saldo della mobilità, la soddisfazio-ne dell’utenza, l’efficacia delle cure (outcome).Le regioni in equilibrio economico, cioè le re-gioni benchmark, saranno individuate annual-mente in relazione ai risultati conseguiti nel secondo esercizio precedente a quello di riferi-mento. Il primo anno sarà quindi il 2011, i risul-tati ottenuti l’anno prossimo saranno la base per applicare in senso federalista la suddivisione del fondo sanitario nazionale. Difficile prevedere il futuro, ma è possibile effettuare delle stime in base ai risultati economici e agli indicatori sopra citati. Molte simulazioni sono state elaborate negli ul-timi anni, i criteri adottati sono stati ovviamente differenti e altrettanto i periodi considerati. La ricerca più recente e molto vicina nei numeri a quelli che sono comparsi in vari organi di stam-pa, è stata effettuata dal CeRM sui dati di bilan-cio e di attività delle regioni nell’anno 2009. I risultati, esposti nella tabella 2, ci consegnano una situazione preoccupante con una decurtazio-ne del 6,3% del fondo sanitario siciliano equi-valente ad una riduzione di 535 milioni di euro. Non sappiamo se la metodologia sarà usata an-che dalla regione Sicilia per determinare i fab-bisogni e quindi i budget delle aziende sanitarie

e ospedaliere siciliane. Già per il 2010 l’asses-sorato alla salute ha elaborato comunque moda-lità e criteri di ripartizione del fondo sanitario regionale differenti rispetto agli anni precedenti introducendo, ad esempio, dei parametri che ten-gono conto delle migliori performance ottenute in altre regioni (best-practices) per finanziare le funzioni ospedaliere non tariffate (emergenza-urgenza, presenza di terapie intensive, UTIC, UTIN, centro ustioni ecc.).In base a queste modifiche e ad altre riguar-danti una diversa pesatura delle quote capitarie assegnate per i livelli di assistenza riferiti alla prevenzione, all’attività distrettuale e a quella ospedaliera di ricovero, l’assessorato nel mese di aprile ha assegnato le risorse finanziarie per il 2010 a tutte le aziende compresa quella siracusa-na. L’ammontare complessivo del budget 2010 della nostra ASP è stato definito in 592 milioni e 229 mila euro (comprensivo di una cifra su-periore ai 72 milioni di euro per il saldo della mobilità passiva).Se, per puro esercizio teorico, applicassimo le stime del CeRM in maniera lineare alle azien-de sanitarie siciliane senza ulteriori modifiche legate alle differenti performances, dovremmo ridurre il budget dell’ASP di Siracusa di circa 37 milioni di euro.

In questo caso, sempre teoricamente, essendo improponibile una decurtazione orizzontale del 6,3 % di ogni singolo macroaggregato di spesa (prevenzione, medicina di base, farmaceutica, ecc.), non resterebbe che tagliare complessiva-mente un’intera struttura per ottenere il risultato a cui si sarebbe obbligati.La cifra di 37 milioni di euro corrisponde a circa 110-120 posti letto ospedalieri, o meglio al costo annuo di un intero ospedale con tale dotazione. Per fortuna si tratta di un mero esercizio ipote-tico in quanto la norma approvata dal consiglio dei ministri deve ancora passare al vaglio del Parlamento e prevede comunque un fondo pere-quativo per tutto il periodo di convergenza sta-bilito in cinque anni. Infine, ogni regione potrà, a decorrere proprio dal 2013, con propria legge, istituire tributi regionali e locali. Queste norme di “salvaguardia” non possono però in alcun modo rappresentare un pretesto per continuare a non agire per un recupero di efficienza della nostra sanità, soprattutto alla luce dell’alta fuga di risorse verso altre province (mobilità passiva) che in futuro, in presenza di una riduzione di risorse, metteranno certamente sul piatto della bilancia.La strada in quel caso sarà inevitabile: chiudere un altro ospedale.

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8 5 Novembre 2010

DISDETTO IL CONTRATTO, LA GESTIONE DEGLI IMPIANTI ASSEGNATI TORNI SUBITO AI COMUNIBene ha fatto il Presidente Bono a rendere disponibili i 2 mln della Regione, ma solo per pagare le imprese

L’ATO idrico tra due fuochi: SAI8 e la Resistenza Civica dei sindaci Ineffabili pompieri soffiano, a piene gote, per spegnere gli incendi!

Le preoccupazioni recentemente espresse dal consigliere provin-ciale Angelo Spadaro e dal componente del CdA Nino Consiglio in merito ai possibili sviluppi della contesa sorta tra l’ATO e SAI8 sono state ultimamente condivise dal Presidente della ConfApi, Paolo Lentini, che ha così sentenziato: “Serve che questo clima di elevatissima conflittualità cessi subito e si torni al dialogo”. Sostiene (giustamente!) Lentini che la situazione in cui versano numerose aziende dell’indotto di SAI8 è gravissima e che si sa-rebbe aperto uno spiraglio con l’arrivo di un finanziamento prov-videnziale, in quanto SAI8 non è stata in grado di pagare le ditte che hanno effettuato lavori per il servizio idrico. Bene! E bene ha fatto (probabilmente!) il Presidente Bono a rendere immediata-mente disponibili i due milioni di euro accreditati dall’Assessora-to Regionale, per consentire di far fronte al doveroso pagamento di alcuni lavori eseguiti da ditte varie per conto di SAI8. Ma Lentini prosegue dicendo che “una volta che si è aperto questo spiraglio occorre istituire un tavolo tecnico per affrontare que-stioni non più rinviabili come investimenti, attuazione del pro-gramma e rapporti tra i diversi attori”. Calma! Se questi due milioni servono veramente a pagare lavori effettuati per il servizio idrico e a saldare i debiti che SAI8 ha contratto con ditte diverse e che non è stata in grado di onorare da sola, siano benedetti quei due milioni! Tuttu bbonu e bbinirittu! Ma questa potrebbe essere un’ulteriore prova dell’inadeguatezza del gestore. Il lavoro va re-munerato e anche in tempi ragionevoli. Ma non si vorrebbe che per questo spiraglio o per questa cruna d’ago si volesse far passare un pachiderma! Come sono bravi questi pompieri volontari ad Invocare un tavolo tecnico per tornare a parlare di investimenti e di attuazione del programma! Quali investimenti? Pubblici o privati? La questione che non si vuole capire o che si finge di non capire è proprio questa: sino ad oggi SAI8 non ha dimostrato alla Autorità d’Ambito di avere i 14 milioni di finanziamento di start up che, incondizionatamente, doveva rendere “immediata-mente disponibili” sin dal giugno 2008. Anzi, sostiene Bono che i consulenti legali della Provincia hanno rilevato che i documenti prodotti (tardivamente, troppo tardivamente!) rappresenterebbe-ro una sorta di anticipo bancario rispetto ai finanziamenti attesi dalla parte pubblica (70% dell’intero piano finanziario). In altri termini i soldi finalmente annunciati da SAI8 e che la banca met-terebbe immediatamente a disposizione non sarebbero a garanzia di una capacità di finanziamento privato di quel 30% che doveva appunto essere coperto dal gestore, ma rappresenterebbero una sorta di prestito bancario, concesso a titolo di anticipo della quota pubblica di finanziamento. Se questo è vero, la situazione è vera-mente drammatica! Altro che spiraglio per un’intesa e per un rilancio degli investi-menti! Concedere ulteriore fiducia a SAI8, consentendole di pro-cedere con lavori che non è in grado di pagare (se non arrivano finanziamenti pubblici) e consegnandole disinvoltamente il servi-zio idrico di altri Comuni sarebbe una leggerezza imperdonabile. Per non dire di peggio! Ma… eventuali ipotesi di reato potrà formularle solo la magistratura. Bono farebbe bene a sincerarsi che quei due milioni servano realmente a saldare quanto dovuto alle ditte che hanno operato e a stoppare ogni ulteriore velleità gestionale da parte di SAI8, che ha dimostrato, coi fatti, di avere il fiato corto, mentre, a parole, dichiara di avere risorse consistenti e garanzie pari addirittura al doppio rispetto a quelle previste dal contratto. Se fosse vero, perché avrebbe accumulato tanto ritardo nei pagamenti dovuti alle ditte ed ai lavoratori? Se fosse vero, perché non avrebbe dovuto produrre i documenti nei tempi dovu-ti? Se fosse vero, perché si sarebbe fatta sollecitare innumerevoli volte? Perché è arrivata al punto da farsi notificare la diffida? Queste domande si dovrebbero porre i pompieri che vorrebbero spegnere l’incendio coi loro soffi! Bene ha fatto il presidente Bono a diffidare il gestore! E bene farà a non tornare indietro! E farà anche bene ad evitare che altri Comuni consegnino gli impianti a SAI8, dal momento che egli stesso, con motivata diffida, contesta proprio a tale società la legittimità ad esercitare la gestione del servizio idrico. Trascorso inutilmente il mese di tempo concesso dalla diffida (notificata il 6 ottobre, perciò con scadenza domani 6 novembre), dovrebbe essere avviata senza tentennamenti la pro-cedura di risoluzione. Non è questione di clima di rapporti umani e non basta invocare un ritorno al dialogo, come ingenuamente pensa o vuol far credere di pensare Lentini. Spadaro e Consiglio suggeriscono prudenza e il secondo, addirittura, si spinge a chie-dere il ritiro della diffida. Che brava gente! Tarallucci, vino, una stretta di mano e… scordiamoci il contratto! Con ben altro equilibrio l’ex presidente della Regione Santi Ni-

cita, in una intervista rilasciata alla Civetta, ha dichiarato di rite-nere “che una revoca in autotutela della diffida oggi non sia più praticabile” per il danno di immagine che ne deriverebbe per Bono e per i legali dell’amministrazione, il cui parere (se l’am-ministrazione rinunciasse a proseguire sulla strada intrapresa) ri-schierebbe di sembrare sbagliato. Bravo! Sin qui tutto condivisi-bile! Tuttavia Nicita aggiunge che “la via d’uscita la deve cercare il gestore, provvedendo a rispettare l’art. 7 della concessione”. Come? Producendo adesso quelle garanzie che avrebbe dovuto improrogabilmente produrre a distanza di 4 mesi dalla stipula del contratto? L’esistenza dei finanziamenti di start up entro il giugno 2008 era condizione di validità e di efficacia del contratto stesso. Perché mai si dovrebbe consentire a SAI8 di sanare adesso una situazione di irregolarità perdurata tanto a lungo? Con tutto il ri-spetto per l’acuto Nicita, che opportunamente si riserva il ruolo di vecchio saggio pronto ad offrire gratuitamente, attraverso la stam-pa, le sue riflessioni di cittadino ai politici in attività, riteniamo che rien ne va plus e che abbia ragione il sindaco di Canicattini, Paolo Amenta, nel giudicare “accomodante” e tardivo il suggeri-mento di Consiglio: “Avrei potuto capire e condividere una così autorevole proposta, se questa fosse stata formulata due anni ad-dietro” (…) ma gli inviti e le sollecitazioni dei sindaci, affinché si attuassero gli impegni contrattuali in questi anni, sono caduti nel vuoto; né autorevoli esponenti politici di questa provincia o componenti del CdA del Consorzio ATO mi risulta che abbiano esternato a favore delle richieste dei Comuni (…); le risposte del concessionario non ci sono state e noi sindaci, a differenza dell’on Consiglio, abbiamo il dovere e l’obbligo di garantire e salvaguar-dare gli interessi dei nostri cittadini (..) e di occuparci del futuro dei servizi nelle nostre città”. La diffida per Amenta non è incauta, perché è sacrosanto “rivendi-

care il rispetto di quanto sottoscritto tra le parti, avere la garanzia che la quota di finanziamento a carico dell’impresa privata, sino-ra mai dimostrata se non con impegni fittizi, sia reale. (…) Noi siamo, lo voglio ripetere con forza, a fianco delle imprese e dei lavoratori che operano con SAI8, e lo saremo anche dopo; ma ciò, mi scuserà l’on. Consiglio, non potrà avvalorare una illegalità. Si chiuda questo contratto”. Parole chiare! E pesanti, ma solo perché esprimono la consapevolezza della responsabilità di un sindaco. Per nulla offensive!Questo lo stato della questione, come risulta dal dibattito a più voci riportato, in parte, anche nell’ultimo numero della Civetta, da cui sono state estrapolate alcune affermazioni sopra riferite tra virgolette. Vogliamo adesso allargare il dibattito ed invita-re altri sindaci ad intervenire, inviando le loro osservazioni e le loro dichiarazioni alla Civetta ([email protected]). Le questioni ineludibili sono le seguenti: a) Ci sono motivi validi per chiedere che il contratto non venga risolto “per responsabi-lità esclusiva del concessionario”? b) Perché consegnare il ser-vizio idrico di altri Comuni a un concessionario inadempiente, nei confronti del quale sta per essere avviata, per giusta causa, la procedura di risoluzione del contratto di affidamento? Perché non decidere (da parte dell’ATO) una moratoria sino a conclusione della vertenza? Lasciare o addirittura pretendere che i sindaci consegnino al gestore privato gli impianti dei Comuni ancora non presi in carico da SAI8 non costituisce un comportamento contraddittorio rispetto alle motivazioni che spingono a diffidare SAI8 e, successivamente, a risolvere il contratto con essa? Non si dà l’impressione, da parte di Bono, di presentare la diffida solo per non rischiare di essere criticati per omissione di fronte alle inadempienze di SAI8, ma in realtà senza nutrire speranza nel buon esito dell’iniziativa?

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95 Novembre 2010

DISDETTO IL CONTRATTO, LA GESTIONE DEGLI IMPIANTI ASSEGNATI TORNI SUBITO AI COMUNIdi CONCETTO ROSSITTO

Sono disposti i sindaci a opporre resistenza a eventuali pretese di un Commissario ad acta? Attendiamo risposte

Non è vero che nel contenzioso la P.A. sia sempre soccombenteIl Comune di Aprilia è riuscito a ottenere la riconsegna dell’acquedottoSanti Nicita nel suo articolo ha scrit-to: “La presa di posizione dell’on Consiglio si ispira al principio di cautela e di prudenza rispetto all’ipotesi negativa di un conten-zioso, tenendo presente che la pub-blica amministrazione quasi sempre risulta soccombente rispetto agli in-teressi dei privati. Tuttavia ritengo che una revoca in autotutela della diffida oggi non sia più praticabi-le…”. Pienamente condivisibile la conclusione! Ma perché la pubblica amministrazione dovrebbe risultare soccombente? L’osservazione di Nicita non è contestabile, perché si limita ad affermare la frequenza ap-prossimativa di un fatto. Sarà pure come dice Nicita! Ma c’è quel qua-si, che toglie ogni valore di regola all’assunto. Non è detto che la pub-blica amministrazione debba rima-nere soccombente! E se ci sono delle ottime ragioni da difendere, vanno difese! Anche per sfatare quello che potrebbe diventare un pregiudizio. Una pubblica amministrazione deve far valere le sue ragioni, special-mente quando agisce a tutela di un interesse pubblico e non certo per angariare una irreprensibile socie-tà privata. Che tanto irreprensibile non dovrebbe poi essere, a giudica-re dalla lunga requisitoria di fatti e circostanze elencate da Bono nella sua relazione al Consiglio Provin-ciale. La Pubblica Amministrazione Comunale non è stata soccombente ad Aprilia. Il ricorso (numero di re-gistro generale 4063 del 2007) pro-posto da Acqualatina S.p.A. contro il Comune di Aprilia, costituitosi in giudizio in persona del sindaco, ingegner Calogero Santangelo, ha clamorosamente assegnato la vitto-ria proprio al Comune. E così quel Comune è riuscito ad avere indietro le chiavi dell’acquedotto, toglien-dole al gestore, Acqualatina S.P.A., partecipata addirittura dalla multi-nazionale francese Veolia. Quella sentenza probabilmente è destinata a fare scuola. Ricorra pure SAI8 con-tro la rescissione del contratto “per responsabilità esclusiva del conces-

sionario”! E ricorra pure contro la mancata consegna delle reti di alcu-ni Comuni, stante la situazione che rende illogico continuare ad affidare ulteriori impianti idrici ad un gesto-re che costringe la Pubblica Ammi-nistrazione a risolvere il contratto di affidamento. Potrà anche vincere un ricorso al TAR, ma ci sono gra-di successivi di giudizio e alla fine la spunterà chi ha ragione. E, prima che la contesa giunga al termine, qualcosa probabilmente cambierà nel quadro normativo, grazie al re-ferendum o grazie a una legge regio-nale di iniziativa popolare. La legislazione segue gli orienta-menti politici e la giurisprudenza applica, con giudizio e ponderazio-ne, le leggi. Sino a qualche anno fa prevaleva un’opinione politica favorevole alle privatizzazioni. Ora si è già capito, da parte di tutti, che certe privatizzazioni sono manovre predatorie di cricche e furbastri in-teressati a spolpare beni pubblici e risorse statali. Particolarmente osce-na è la privatizzazione del servizio idrico: assicura (al di fuori di ogni logica di mercato, che comportereb-be il rischio) la remunerazione del capitale investito, cioè stabilisce la garanzia di un guadagno per legge; comporta il cofinanziamento pub-blico (addirittura nella misura del 70%) dei progetti ; consente di sca-ricare nelle bollette tutti i costi più il guadagno assicurato del gestore pri-vato. Una vera privatizzazione non può applicarsi a un bene pubblico come l’acqua (rendendolo di fatto monopolio del gestore privato), non deve consentire commistioni tra co-finanziamenti pubblici e privati (con il rischio che questi ultimi puntino solo sui primi, facendoci solo cre-dere che mettano in gioco anche ri-sorse provate), deve lasciare che il privato possa anche andare incontro a perdite (come è giusto che sia in una logica di mercato) e non garan-tirgli la remunerazione. Tutto questo è esattamente l’opposto di quanto è accaduto: si sono offerte ai privati delle mangiatoie, fornendo loro la

garanzia di poter lucrare sulla ge-stione di una risorsa pubblica, non-ché la possibilità di scaricare tutti i costi e i guadagni sulle tariffe da far pagare ai cittadini e, per giunta, di poter attingere a finanziamenti pub-blici per le opere da realizzare. Così il cittadino paga a monte (attraverso i finanziamenti pubblici, che sono denaro di tutti) e paga a valle del servizio, attraverso le bollette, che, guarda caso, diventano più pesanti. Ma l’indignazione dei cittadini è generale e la casta politica ha accu-sato il colpo: si profila già un diver-so quadro normativo, perché quello esistente è intollerabile. E strani personaggi nostrani, fingendo di non rendersi conto di tutto ciò e di veni-re da Marte, si atteggiano a pacieri, sbuffano, soffiano, invitano al dialo-go e vogliono tenere in sella il ge-store privato, anche se si è beccato una diffida per inadempimento agli obblighi contrattuali. Farà bene Ni-cola Bono a mandare al diavolo que-sti finti marziani! Fanno bene i Sin-daci che si oppongono con fermezza a questo sistema intollerabile. Sono da apprezzare. Tutti, indipendente-mente dal loro orientamento politico generale, perché se fanno gli interes-si della loro cittadinanza vuol dire che non sono asserviti a una logica di schieramento. Tra questi sindaci vanno segnalati quello di Palazzo-lo (Carlo Scibetta), di Canicattini (Paolo Amenta), di Noto (Corrado Valvo) e quello di Melilli (Giusep-pe Sorbello), da sempre avverso alla privatizzazione. Ma ci sono altri sin-daci virtuosi, dai quali aspettiamo dichiarazioni. Uno dei punti nodali del dibattito, che vogliamo avviare con loro, è contenuto nel seguente quesito. E’ disposto ad opporre resi-stenza (in modo non violento e con la collaborazione dei cittadini e dei comitati) ad eventuali pretese di un Commissario ad acta che la Regione dovesse inviare per imporre la con-segna degli impianti a SAI8? Su questo argomento il sindaco di Melilli, Giuseppe Sorbello, non ha esitazione: ha già avviato un’azione

giudiziaria in sede civile, ha già fatto ricorso al CGA di Palermo e confida questa volta, dopo il responso negati-vo da parte del TAR, in un esito favo-revole. Ha inoltre inviato all’ATO una nota di diffida finalizzata alla risolu-zione del contratto di concessione del Servizio Idrico e dichiarato che “non sussistono le condizioni per procede-re alla consegna degli impianti”. Ha invitato inoltre, perentoriamente, la controparte “a desistere da ulteriori il-legittime richieste”. Fa notare ancora che “il Consiglio di Stato ha affermato che l’Ente Locale è il titolare del ser-vizio; per questo può stabilirne la na-tura di rilevanza economica o meno. Quindi anche la battaglia intrapresa in favore della ripubblicizzazione del servizio si conferma legittima e ciò sgombera il campo dalla ventilata violazione della Legge Rochi”. “Non permetterò – conclude – almeno fino a quando sarò sindaco di Melilli, che i miei concittadini, specie in un mo-mento di acclarata crisi economica, siano destinatari di cartelle pazze con importi esorbitanti”. Altra questione di non secondaria importanza è la seguente: in seguito alla risoluzione, i Comuni dovrebbe-ro essere messi in grado di riprendere il controllo e la gestione del servizio da subito o man mano che tornino ad attrezzarsi per tale compito. Perché lasciare a SAI8 la gestione per tutto il tempo di una lunga fase di conten-zioso? Non è da escludere che alcune risorse umane presenti in SAI8, cer-

tamente in possesso di valide compe-tenze tecniche, possano essere messe in grado di operare da subito nelle nuove municipalizzate. Gli ammini-stratori troveranno il sistema giusto per risolvere questo aspetto. Ma certo torneranno a valorizzare, prioritaria-mente, le risorse umane di cui già dispongono. Nel prossimo numero daremo spa-zio alle dichiarazioni di altri primi cittadini. E ci auguriamo che nella prossima riunione dell’Assemblea dei Sindaci in seno all’ATO si re-gistri una convinta maggioranza a sostegno dell’azione intrapresa con-tro SAI8 e della resistenza alla con-segna di ulteriori impianti, in tutto coerente coi pesanti rilievi contenuti nella diffida. La Civetta contribuirà a dar voce a questa giusta solleva-zione dell’orgoglio civico. Discu-tendo civilmente, certo! Ma senza risparmiare le giuste critiche ai mar-ziani pacificatori, che forse vorreb-bero solo salvaguardare gli affari del gestore privato. Purtroppo al momento in cui chiu-diamo questa edizione del giornale non siamo riusciti ad ottenere le di-chiarazioni di alcuni di loro in me-rito agli ultimi sviluppi di questa vicenda. Li preghiamo comunque di fissarci un appuntamento o di tra-smetterci per e-mail il loro parere su qualcuno degli argomenti segnati nella scaletta loro inviata. Ne terre-mo conto nel prossimo numero (che uscirà tra quindici giorni).

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10 5 Novembre 2010

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Necessaria la ripresa della concertazione con partiti e forze sociali per rilanciare l’economia provinciale

Il ruolo del PD nel governo regionale impone iniziative unitarieper costruire a Siracusa nuovi rapporti con MPA, i finiani e l’API

di SANTI NICITA

Ancora oggi il PD stenta a trasmettere all’opinione pubblica il suo messaggio innovativo e strategico quale sintesi della migliore tradizione politica, che trova la sua ragion d’essere nel principio costitutivo della nostra carta costituzionale impregnata dell’in-terclassismo metabolizzato dai cattolici democratici e dalla tra-dizione delle forze politiche della sinistra in difesa del mondo del lavoro.Una sintesi difficile da realizzare per la quale vale la pena impe-gnarsi allo scopo di dare una prospettiva al nostro sistema demo-cratico, impoverito da una politica qualunquista e populista che mette in discussione la giustizia e la sicurezza sociale. I principi di solidarietà e quelli di una equa distribuzione della ricchezza o i meccanismi delle garanzie istituzionali e costituzionali oggi pur-troppo sono oscurati mentre, al contrario, si alimentano gli egoismi delle persone con la conseguenza di un incremento delle differenze tra il ceto medio e il mondo del lavoro da una parte e, dall’altra, i ceti medio-alti, detentori di capitali impegnati nelle attività finan-ziarie. Occorre perciò valorizzare i ceti produttivi delle piccole e medie imprese e il mondo del lavoro e delle professioni superando gli egoismi delle varie corporazioni e affrontando i problemi dello sviluppo e della crescita per risolvere i problemi del precariato e della disoccupazione giovanile, che si aggira attorno al 25%.La politica del governo, impegnata solo nella difesa della stabili-tà dei conti pubblici (peraltro non raggiunta per l’aumento delle spese correnti, che hanno subito un incremento di 8 miliardi negli ultimi due anni) tralasciando incentivazioni per lo sviluppo e per la crescita della produttività, ci dice che per ripristinare le condi-zioni del 2007 ci vogliono sei anni ove il prodotto interno lordo rimanga agli attuali livelli.Purtroppo la politica del bipolarismo e della personalizzazio-ne manda un messaggio deviante all’opinione pubblica: essa si chiede quale potrà essere il leader del centrosinistra in contrap-posizione a Berlusconi, sempre meno amato dagli italiani. Una risposta definitiva a questa domanda non è ancora possibile dal momento che non sono finora chiari i limiti e i contorni della nuo-va coalizione che, per essere credibile, non può essere costituita dalla vecchia Unione, che riuniva nell’alleanza tutti quelli che sono contro il premier. Nel 2008 l’alleanza Pdl-Lega ha ottenuto il 48,5% dei voti. Oggi quest’alleanza, secondo i sondaggi, è del 39% (Pdl 27,5% e Lega l’11,5). Le forze di opposizione parla-mentari e sociali, rappresentate dal PD, dall’UDC e da Sinistra Ecologia e Libertà assommano al 38%, mentre Fututo e Libertà di Fini si attesta intorno al 7-8%. E’ necessaria quindi un’alleanza politico-programmatica difficile da costrfuire e ancora più diffi-cile, in questa situazione, è parlare di un leader che possa essere accettato da tutti. Sul piano degli obiettivi, a breve, è possibile trovare un punto di convergenza nel portare avanti la battaglia

per la modifica dell’attuale legge elettorale o quella di formare un governo tecnico di transizione per affrontare il problema del-la legge elettorale equello della crisi economica per poi andare a nuove elezioni.In questo contesto e di fronte alla personalizzazione della poli-tica, obiettivamente Berlusconi, anche se fortemente indebolito, continua ad essere un punto fermo per l’elettorato di centrodestra, sostanzialmente sostenuto e fortemente condizionato dalla Lega.L’esperienza politica della Sicilia, con tutti i limiti e le contraddi-zioni, può rappresentare un esempio di contaminazione per creare condizioni provvisorie di cambiamento. Per questi obiettivi, la po-litica di Bersani, sostanzialmente condivisa dalle varie sensibilità esistenti all’interno del PD, comincia ad essere credibile anche se non si trasforma ancora in una condividione degli elettori. Perciò è necessario in periferia operare col maggior grado possibile di unità e promuovere incontri con le altre forze politiche disponibili e con tutte le forze sociali e culturali.Le iniziative assunte dal Partito e dal Segretario Giovanni Ca-feo sulle problematiche dell’Università, sui problemi del Comune di Siracusa d’intesa con la Segreteria Comunale e con il gruppo consiliare del Comune e della Provincia, o il convegno sui pro-blemi della Provincia e dello Stato sociale con la presenza dell’ex Ministro del Lavoro on. Damiano o le iniziative a sostegno delle rivendicazioni del mondo della scuola, tetimoniano la volontà di rilanciare la politica provinciale. Certamente, il convegno con la presenza dell’on. Cesare Damiano è stato il più significativo per la presenza e per gli interventi dell’Presidente dell’Assindustria dot-

tor Aldo Garozzo, del presidente della Confederazione Agricol-tori di Siracusa dottor Fabio Moschella, dei segretari provinciali della Cgil Paolo Zappulla, della Cisl Paolo Sanzaro e della Uil Stefano Munafò, oltre agli interventi di Marika Cirone Di Marco, del segretario Cafeo e dello stesso ex ministro del Lavoro. Ne è venuto fuori un approfondito dibattito sui problemi reali dello sviluppo economico ed occupazionale della provincia di Siracusa e un’accorata richiesta al mondo politico e istituzionale di volersi impegnare e mobilitare sui gravi aspetti della situazione provin-ciale. Da tutti gli intervenuti si è richiesto alle forze politiche e istituzionali un maggiore impegno e il rilancio della concertazio-ne, che è venuta meno in tutti questi anni per la scelta fatta dal centrodestra di ritenersi autosufficiente e di limitarsi a dare notizie sulle singole iniziative e sui vari problemi.A questa domanda di concertazione e di rilancio delle iniziative necessarie all’economia provinciale, il Partito Democratico ha dato assicurazione di impegnarsi sulle varie problematiche, anche per le mutate situazioni politiche alla Regione Siciliana. A pre-scindere dal persistere di tante giustificate riserve, non c’è dubbio che oggi il governo regionale può andare avanti con progetti in-novativi e di rinnovamento anche perché c’è il sostegno del PD, che rappresenta il 50% dei deputati della nuova maggioranza. E’ evidente che essa, che vede all’opposizione i due gruppi del Pdl e di Forza del Sud e di una significativa parte dell’ex Udc, apre nuo-ve inevitabili ricadute politiche nella provincia di Siracusa. Per questo il PD di Siracusa deve impegnarsi unitariamente a creare le condizioni necessarie per favorire il dialogo e la collaborazio-ne con l’MPA, con i finiani di Granata, con l’API di Rutelli, per costruire una nuova fase e una nuova strategia che metta alla sua base la politica di concertazione.In questi anni il centrodestra, forte della sua maggioranza e della convergente politica dei livelli nazionale, regionale e provinciale, ha preferito la politica dell’autosufficienza e della comunicazione paternalistica, secondo il principio berlusconiano: ora ci penso io! Questa politica ha però evidenziato un clamoroso fallimento, por-tando la situazione economica, sociale e istituzionale ai livelli più bassi mai toccati dalla nostra provincia, ormai superata dalle altre province della Regione.Rilanciare la politica della concertazione nella nuova situazione è possibile ed è quello che si aspettano le forze sociali, culturali e istituzionali, specie in un momento di grave crisi nei vari settori produttivi e per dare risposte coordinate a favore dell’occupazio-ne giovanile. In questa nuova condizione, anche il centrodestra, proprio perché attraversato da una profonda crisi, sarà disponibile al confronto e alle decisioni condivise. In questo appuntamento inevitabile il PD potrà svolgere un ruolo di comprimario a favore del rilancio dell’economia provinciale.

Fatti i lavori di abbellimento e spesi 2,5 milioni di euro, non c’è stata alcuna manutenzione

I giardinetti tra corso Umberto e via Malta in stato pietosoPanche divelte e spazzatura dappertutto, anche dentro gli scavi

Se c’è un difetto tipicamente siracusano che sal-ta subito aghi occhi di qualsiasi visitatore è quello della trascuratezza E’ purtroppo il caso di tanti luo-ghi stupendi di questa nostra città. Un esempio di questo sono i giardinetti o villini situati tra la chiesa di San Tommaso al Pantheon e via Malta.Un’area di verde ma anche di testimonianze del passato che rappresenta, per la sua posizione, il biglietto da visita per i turisti e i visitatori che si apprestano ad accedere alla nostra città. All’interno dei villini di Corso Umberto, infatti, si trovano i resti del foro siracusano. Nelle “Verrine” Cicero-ne descrive il sito elencando la grandiosità delle costruzioni: il pritaneo, il bouleuterion e il tempio dedicato a Zeus da Ierone.Oggi di tutto ciò rimangono tratti dell’antica pa-vimentazione e alcuni delle imponenti colonne dell’agorà. Per molti anni sono stati lasciati lì, in stato di totale abbandono e degrado; poi finalmente si è deciso da parte dell’amministrazione comunale

di intraprendere la progettazione e la realizzazione di una più decorosa sistemazione dell’area, cosa che non avveniva dal lontano 1931, da quando cioè l’area fu per la prima volta sistemata a giardi-no pubblico. I lavori costati poco più di 2.500.000 euro sono stati completati ed inaugurati alla pre-senza del sindaco Roberto Visentin, dell’assessore ai lavori pubblici Concetto La Bianca e del soprin-tendente dell’epoca Mariella Muti.Ebbene, qual è lo stato attuale dei villini di Corso Umberto? La parte prospiciente la chiesa del Pan-theon. I cosiddetti giardinetti principessa Mafalda di Savoia sono ben tenuti dalla ditta IGM che ne cura la pulizia e il verde. Solo un appunto si può fare a tal proposito dicendo che l’erba degli sca-vi che hanno messo in luce le colonne greche non sembrava fosse stata tagliata di recente, aggiun-giamo inoltre che sarebbe opportuno apporvi una tabella esplicativa dei ritrovamenti.Ben altra invece la situazione dei giardinetti della

parte opposta di Corso Umberto, cioè quelli com-presi tra lo stesso Corso e via Malta. Lì abbiamo trovato panche divelte, spazzatura dappertutto, nelle aiuole, vicino ai giochi per bambini e persino dentro gli scavi archeologici.Pensiamo che l’amministrazione dovrebbe avere più cura di questi luoghi; sia perchè potrebbero andarci i bambini, che giustamente in queste con-dizioni non li frequentano (forse i cartelli “io non posso entrare”, più che per i cani sono per loro) sia perche abbiamo la fortuna di avere un polmone verde che è utile per tutti; e perchè quel lato dei villini è il più esposto a chi passa per andare a visi-tare Ortigia e non è certo bello presentare in queste condizioni un parco pubblico.In ultimo perchè è bene fare le cose, ma se poi non ci si organizza per la manutenzione allora si stanno spendendo vanamente i soldi della co-munità.

Simone Giallongo

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115 Novembre 2010

Si acuisce il gap tra i generi. “Solo per le donne la famiglia diventa amnmortizzatore sociale”

Valeria Tranchina, pari opportunità della Provincia:“Ogni genio che nasce donna non è perso per l’umanità”Mentre scriviamo è appena stata eletta, neo se-gretaria della Cgil, Susanna Camusso, la prima donna che guiderà il più grande sindacato italia-no. “Come donna e come democratica sono con-tenta e orgogliosa per la scelta coraggiosa e lun-gimirante della Cgil” ha dichiarato Rosy Bindi. Noi aggiungiamo che la Camusso ha una marcia in più: quella di poter osservare con altra sensi-bilità, da donna, quanto accade nel nostro Paese in un momento tanto difficile per la Cgil e per il lavoro in Italia. Mentre la Cgil rompe gli indugi e si mostra sindacato innovatore, la valutazione delle donne in Italia non gode infatti di buona salute, sia per il riemergere dell’immagine del-la donna-oggetto al centro di tanti beceri pro-grammi televisivi e vergogne politiche, sia per le mille difficoltà che esse incontrano sul fronte lavorativo e sociale, quando cioè l’altra parte del cielo è brava tanto quanto l’uomo ma, essendo donna, alcune cariche o obiettivi le sono preclu-si. Del ruolo che ricopre, e delle funzioni che adempie, la Consigliera di Parità, cui il governo attribuisce funzioni di promozione e di controllo dell’attuazione dei principi di uguaglianza e di non discriminazione nel lavoro, parliamo con Valeria Tranchina, consigliera della provincia di Siracusa, che si è già fatta sentire in altre occa-sioni quali l’esclusione delle donne dalla giunta provinciale e comunale di Siracusa. Consigliera Tranchina quali forme di comu-nicazione ha messo in campo il ministero per valorizzare il vostro ruolo e rendervi punto di riferimento per le donne lavoratrici o in cerca di lavoro? O di quelle che nel mondo dell’oc-cupazione trovano difficoltà di genere?“A maggio, con la Campagna di Comunicazio-ne “Sicuramente Noi”, avviata dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, si è voluto in-formare i cittadini, in particolare le lavoratrici, su diritti, sicurezza e ruolo delle Consigliere di Parità che, sul territorio provinciale e regiona-le, promuovono l’occupazione femminile in-tervenendo a sostegno delle pari opportunità, dell’uguaglianza e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Lo slogan ha una doppia lettura: da una parte la voce delle donne che dichiarano di aver bisogno di maggiori tutele, dall’altra la voce del-

le Consigliere di Parità, che si propongono come tramite e strumento per la difesa dei diritti di ge-nere. L’idea creativa ha preso spunto dalle situa-zioni di rischio che le donne si trovano a dover affrontare durante il loro percorso lavorativo: l’inserimento nel mondo del lavoro, l’avanza-mento di carriera, lo stress correlato alla conci-liazione lavoro-famiglia, la garanzia di adeguate condizioni di sicurezza”. Cosa ci mostrano i dati relativi all’occupazio-ne e alla mancata occupazione femminile? La crisi economica sta acuendo le distanze tra uomo e donna nel lavoro, non crede?“I dati del 2009 danno un tasso di occupazio-ne femminile al 46,8% con una riduzione dello 0,8% rispetto all’anno precedente, un allarga-mento della forbice tra Nord e Sud, il riscontro di maggiori perdite per l’occupazione femmi-nile nell’industria e nell’agricoltura, un certo contenimento nel commercio e una “ tenuta” in quei settori in cui le donne corrispondono alla metà della manodopera (commercio, turismo e servizi alla persona), tipologia predominante di lavoro il part-time con i suoi pro e contro. La crisi economica ha quindi senz’altro appe-santito un contesto lavorativo già segnato dalla minore partecipazione e dalla debolezza delle donne, acuendone le criticità e le disuguaglianze esistenti e rallentando quei pochi cambiamenti avviati nei decenni precedenti. Difficile la con-dizione in cui le donne vivono: minori oppor-tunità di occupazione, posizioni lavorative di basso livello, basse retribuzioni, ostacoli alla carriera e pregiudizi, maggiore esposizione ai licenziamenti, alla cassa integrazione e alla ge-nerale precarietà delle condizioni di vita, a cui si somma un carico di cura familiare sempre più accentuato”.Una pesante condizione di disparità rispetto all’ uomo: donne che devono anche rinuncia-re alle proprie ambizioni perchè sostengono il carico maggiore della famiglia.“Assolutamente si! E’ un arretramento rispet-to alle precednti conquiste, a cui si dovrebbe-ro offrire risposte mirate che accompagnino i provvedimenti legislativi introdotti. Invece le misure di welfare adottate si caratterizzano per

di CONCETTA LA LEGGIA

il ruolo sussidiario assunto dallo Stato e per la forte responsabilità demandata alla famiglia nel sostegno economico sui generis, rifacendosi ad una visione stereotipa e e ormai anacronistica dei rapporti di genere e della famiglia, che rende le donne ancora più sole e penalizzate. Si guar-da alla famiglia come ammortizzatore sociale, capace di coprire molta parte della cura della persona, dall’infanzia agli anziani ai non auto-sufficienti, ma caricando sulla donna la maggio-re responsabilità a prezzo della sua autonomia economica e della libertà/ possibilità di realiz-zare i propri progetti di vita. L’impossibilità per le donne di conciliare tali impegni e la propria attività lavorativa approda alla ricerca di solu-zioni in cui formule risolutive sembrano solo l’accettazione dei diritti sociali minimi, l’orario flessibile, l’inevitabile accesso al part-time che produce un reddito debole, ma anche una pen-sione più bassa ed un’esposizione al rischio di maggiore povertà”.In questo quadro vale la pena di capire anche di quali lavori parliamo. Qualificati? Mana-geriali? E poi il rischio che emerge nell’ulti-mo periodo è che sia meglio avvantaggiare gli uomini? “Non si parla nè di impieghi di alto profilo, né di attività ad elevata remunerazione, ma di lavori subordinati, collaborazioni in ambito pubblico e privato, settore del terziario, dove emerge una forte denuncia di discriminazione e di penaliz-zazione per le donne obbligate ad orari impos-sibili e a retribuzioni fittizie, pena la perdita di quella, seppur irrisoria, entrata economica. E se a questo aggiungiamo che siamo nel meridione dove non esistono asili nido, scuole a tempo pie-no e servizio di assistenza agli anziani e ai non autosufficienti, e dove si sta acuendo la selezione nella già poca offerta di lavoro per il pregiudizio a monte sulla inaffidabilità delle donne (materni-tà, cura dei familiari e impossibilità di tempi di straordinario), vi è il rischio di relegare le lavo-ratrici in una condizione di marginalità sociale”. È qui che gioca un ruolo la consigliera? In pratica, consigliera Tranchina, lei come si muove sul territorio provinciale della nostra realtà e con quali difficoltà si scontra? “Sì, la CdP è la figura istituzionale voluta, da almeno un decennio, dal legislatore italiano per rendere attuabili quei principi fondamentali che dovrebbero essere percepiti dalla coscienza comune e dal sentire collettivo, ma che invece paradossalmente oggi più di ieri non sono intesi come tali. L’obiettivo è rendere evidenti i princi-pi di uguaglianza, di pari opportunità, di rispetto della dignità di ogni persona indipendentemen-te dalla sua diversità nella sua accezione totale, considerando la diversità stessa mai un disvalore

ma un arricchimento. La CdP, pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni, è figura auto-noma e indipendente rispetto agli enti territoriali di riferimento, ha sede presso l’Uff. Provincia-le del Lavoro a cui compete l’onere di fornire strutture, mezzi e persone qualificate che, nel mio caso, riguardano la collaborazione con gli sportelli multifunzionali dello stesso ufficio. Il mio programma prevede iniziative che promuo-vano informazioni di genere specie nelle scuole e politiche mirate all’occupazione, senza trala-sciare le fasce più deboli e vulnerabili che inter-cetto trasversalmente nella mia attività: i diver-samente abili, gli anziani, gli immigrati. Nella quotidianità di questi mesi di incarico, oltre alla consapevolezza di dover rompere con lo status esistente di inaccettabile squilibrio, ho avuto chiara una priorità: affrontare il problema della discriminazione equivale a rendere evidente a tutti una verità che nessuno vuole ascoltare”. Sulle quote rosa, la necessità di una maggiore presenza femminile in politica e nelle sedi isti-tuzionali ha avvertito la presenza e l’appoggio degli enti pubblici, dei partiti, della società?“Non quanto sarebbe stato auspicabile, serve un’inversione di marcia un cambiamento cultu-rale. Spesso la CdP non è sostenuta - e a volte è osteggiata anche - dalla base sociale di rife-rimento, derivandone distacco e “disattenzione” che senza tema di smentita ho riscontrato anche in molte altre realtà territoriali, salvo casi di for-te appartenenza politica dove i sistemi sono “di cordata” o “di copertura” e chiaramente non sono da me condivisi! Tutti sappiamo quanto sia duro spezzare una consuetudine nell’inver-tire comportamenti connaturati di mancanza di rispetto, difficile è accettare una cultura che ha reso anonima ed inesistente metà della specie”.E’ pur vero che numerosi enti ed associazio-ni trattano il tema, dunque dovrebbe esistere una concertazione tra tutti per affrontare al meglio il concetto di parità e uguaglianza di genere.“La proliferazione di organismi che si occupano di pari opportunità anzichè creare chiara pro-grammazione, coordinazione e collaborazione, ha costruito sospetto rispetto alla loro ragione di essere, ma soprattutto ha alimentato confusione nell’individuazione di chi è veramente il refe-rente nella necessità. Spesso anzichè riscontrare la volontà di risolvere problemi, si evince un de-siderio di prevaricazione di compiti e funzioni o addirittura di protagonismo che non fa da collan-te nella costruzione dei rapporti. È auspicabile invece una reale collaborazione. Bisogna spen-dersi tutti insieme a rendere falsa l’affermazione di Stendhal “Ogni genio che nasca donna è perso per l’umanità”.

Può un dipendente di un gruppo parlamenta-re guadagnare più del deputato che assiste? All’Assemblea regionale sì. La mega busta paga da 190.306,60 euro lordi all’anno di una segretaria presto sarà sul tavolo del pre-sidente Francesco Cascio che, dopo il buco da oltre 500 mila euro che si è registrato all’Udc per gli stipendi dei dipendenti e la ri-chiesta da parte di quasi tutti gruppi di ripia-nare perdite per oltre un milione di euro, ha avviato un monitoraggio per conoscere nel dettaglio la spesa per i collaboratori. E le sorprese non mancheranno perché tra i 78 assunti a tempo determinato (ai quali oc-corre aggiungere una quarantina di altri con-tratti a tempo) ci sono almeno sei buste paga che superano i 100 mila euro lordi all’anno. “Si tratta di privilegi che riguardano situazio-ni passate, vecchi contratti di persone vicine alla pensione, posso assicurare che queste cifre nei gruppi all’Ars non ci saranno più”, dice il presidente dell’Ars che, dopo l’assun-zione dei 78 avvenuta nel 2006 (e tra questi ci sono deputati stessi, figli di ex deputati, ex sindaci o assistenti attuali di ministri), esclu-de nuove assunzioni.

Di certo c’è che tra i dipendenti dei gruppi, personale che lavora al seguito di questo o quel deputato, c’è chi guadagna più di un onorevole. È il caso di una dipendente del Pdl, che costa al gruppo 190.306 euro all’an-no. Ma come si arriva a questa cifra così elevata, visto che il contratto collettivo dei lavoratori dei gruppi prevede sì 15 mensili-tà, l’incremento del 10 per cento della busta paga ogni due anni e diverse indennità, ma non prevede certo queste cifre, dal momento che la paga media non supera i 50 mila euro lordi? Semplice: il rapporto tra dipendenti e gruppo è di natura privata e il capogrup-po può, anche con elevata discrezionalità, riconoscere scatti, incrementi e premi. E il capogruppo che gli succede, per prassi, ri-conferma lo status quo. Così la dipendente in questione arriva a questa cifra grazie a una retribuzione ordinaria di 103 mila euro, alla quale occorre aggiungere tredicesima, quat-tordicesima e quindicesima (che sommate fanno 25.845 euro), 5 mila euro per festivi-tà, un altro scatto da 10 mila euro e poi con-tributi Inps, Inail e Tfr. Risultato? 190 mila euro, appunto.

Una dipendente ARS guadagnapiù del deputato che assiste

190 mila euro l’anno, fino alla 15^ mensilità5 mila euro per le festività, 10 ml di scatto...

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12 5 Novembre 2010

a cura di Giuseppe Baldini

06/11/2010Dalle 8,00 alle 13,00 – LentiniPiazza Oberdan (Santa Mara Vecchia)“Mercato contadino di Lentini”Ore 17,00 – Canicattini BagniSala Riunioni del Gal Val d’Anapo, via Principessa Jolanda n. 51Incontro: “A 100 passi dal premio Fava;Cinque appuntamenti a Canicattini Bagni. La storia di: Peppino Impastato Proiezione del film “Fortapasc” su Giancarlo Siani”Dalle 17,00 alle 20,00 – SiracusaMonastero del Ritiro, via Mirabella n. 31Mostra collettiva di arti visive: “Il Grande Blu”Ore 18,00 – Siracusa“Galleria Quadrifoglio”, via SS. Coronati n. 13Vernissage: “Mostra personale di Antonio SarnariOre 18,30 – SiracusaMuseo Aretuseo dei Pupi, OrtigiaSpettacolo: “L’opera dei pupi”Dalle 18,30 – SolarinoPiazza Aldo MoroSagra della zeppolaDalle 19,00 alle 22,00 – NotoCentro NOTOrietà (ex Collegio dei Gesuiti), via Vittorio Emanuele 91 - Mostra di pittura: “CATERINA AIDALA Project - personale di pittura”Ore 22,00 – Siracusa“Sherlock Holmes Pub”, CassibileMusica live: “Male Zoo”Ore 22,30 – Siracusa“FACTORY, Circolo Arci”, c/da S. Teresa Longarini km 101Musica live: GLAUDIO GOLINELLI BANDPrezzo: 7 € prevendita – 10 € botteghinoOre 22,30 – Cassaro“Il ritrovo”, via Regina Margherita n. 21Musica live: “Manufatti”

07/11/2010Dalle 8,00 alle 13,00 – SiracusaAntico Mercato di Ortigia“Il mercato degli agricoltori”Dalle 8,00 – RosoliniPasseggiata Comunale Corso Savoia“Mercatino delle pulci”Dalle 17,00 alle 20,00 – SiracusaMonastero del Ritiro, via Mirabella n. 31Mostra collettiva di arti visive: “Il Grande Blu”Ore 10,00 – SiracusaCatacombe di San GiovanniEvento culturale per bambini:“Scopricatacomba”Ore 18,00 – Siracusa“Galleria Quadrifoglio”, via SS. Coronati n. 13Vernissage: “Mostra personale di Antonio Sarnari”

Ore 18,00 – SiracusaSalone Carabelli, via Torres n. 10Concerto ASAM: “Pierre Hommage al violino e Michel Bourdoncle al pianoforte”Dalle 19,00 alle 22,00 – NotoCentro NOTOrietà (ex Collegio dei Gesuiti), via Vittorio Emanuele 91 - Mostra di pittura: “CATERINA AIDALA Project - personale di pittura”Ore 22,00 – Canicattini Bagni“J’Live Wine Bar”, viale XX Settembre n. 185Musica live: “Solevento”

09/11/2010Ore 16,00 – NotoTeatro Vittorio Emanuele“Merenda a Teatro”Narratrice Pamela Toscano

12/11/2010Dalla mattina – NotoLuoghi variEvento culturale: “Volalibro 2010”Dalle 9,00 – NotoEx Convento dei Gesuiti, corso Vittorio EmanueleInaugurazione mostra: “Libro per ragazzi”Dalle 10,00 – NotoEx Convento dei Gesuiti, corso Vittorio EmanueleLaboratorio per ragazzi 8-13 anni: “Riciclare è civiltà”Dalle 10,00 – Noto“Museo Pirrone”, corso Vittorio EmanueleInaugurazione mostra: “Libro Antico”Dalle 10,30 – NotoPalazzo Trigona, via Camillo Benso Conte di Cavour n. 95Inaugurazione mostra: “Piccoli Illustratori”Dalle 12,00 – NotoPalazzo Impellizzeri, via Impellizzeri n. 2Inaugurazione mostra documentaria: “Contributo della città di Noto all’Unità d’Italia”Ore 16,00 – NotoPalazzo Trigona, via Camillo Benso Conte di Cavour n. 95Incontro: “Vivere liberi dalle mafie + Schiaffo alla mafia”Ore 22,00 – Siracusa“FACTORY, Circolo Arci”, c/da S. Teresa Longarini km 101Musica live: “Out of Blue”22,00 – LentiniIrish Pub “I sofisti”, piazza UmbertoMusica live: “Vince Licciardo e Rock’n’Roll Band”

“Volalibro 2010”: a Noto la festa del libro

dedicata ai ragazziInaugurazione il 12 novembre con mostre

e un dibattito con politici e giornalisti

Prende il via venerdì 12 novembre a Noto l’edizione 2010 di “Volalibro”, evento culturale organizzato dal Comune di Noto e dall’associazione turistica “Pro Noto” e destinato ai ragazzi delle scuole elementari, medie e superiori. Si tratta di una vera e propria rassegna culturale che si svolgerà nella rinomata città barocca dal 12 al 21 novembre, con l’obiettivo principale di educare alla lettura e rivalutare la funzione fondamentale dei libri nella crescita culturale e critica di ogni individuo. In so-stanza, si tratta di far capire ai giovani, tutti ormai presi dalle nuove tecnologie e dai new media, ma sempre più lontani dalle pagine dei libri, che la lettura nutre la nostra mente, fa riposare il nostro corpo, stimola le nostre capacità analitiche, riflessive e critiche e ci rende ogni volta un po’ diversi da come eravamo prima. Con “Volalibro” si cercherà di far amare i lettura e di far capire alle nuove generazioni che un libro non è un peso, qual-cosa da guardare con ostilità, ma un “amico” con cui passare momenti gioiosi e scoprire nuove cose e idee.Questa vera e propria “festa del libro” si svolgerà all’interno dei principali ed incantevoli luoghi della città netina e si svi-lupperà in una serie di diverse iniziative, tutte gratuite, rivolte, ovviamente in maniera separata e particolareggiata, a ragazzi di scuole elementari, medie e superiori. Gli eventi previsti per tutto il periodo comprendono mostre, laboratori, incontri con personaggi noti del mondo della cultura (tra gli altri il gior-nalista Oliviero Beha, lo scrittore Luigi Dal Cin, il cantautore Roberto Vecchioni e gli attori Sebastiano Lo Monaco e Piera Degli Esposti), letture e spettacoli di vario genere.Anche se la maggior parte dei laboratori e degli eventi si svol-geranno a partire da giorno 13 novembre c.a., “Volalibro 2010” comincerà ufficialmente la mattina del 12 c.m. con l’inaugu-razione delle seguenti mostre: Libro Antico presso il Museo Pirrone; Piccoli Illustratori presso Palazzo Trigona; Contributo della città di Noto all’Unità d’Italia a Palazzo Impellizzeri; Li-bro per ragazzi nell’ex Convento dei Gesuiti. Sempre giorno 12 c.m. si terrà presso Palazzo Trigona alle 16,00 il primo de-gli incontri previsti dalla rassegna: Vivere liberi dalle mafie. Si tratta di un vero e proprio talk show condotto da Ilenia Pe-tracalvina, giornalista di Raidue, con ospiti Floriana Di Leo-naro, Fabio Granata, Peppino Lo Bianco e Gaetano Savatteri. Durante l’incontro verrà proiettato il documentario di Stefania Casini Schiaffo alla mafia.

DOVE ANDIAMO OGGI dal 6 al 12 novembre 2010

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135 Novembre 2010

“Gli spettatori si stupivano e ridevano come fanno i bambini. Questo è stato il vero successo”

Primo posto per Impro/Puck al festival Fantasio Piccoli a RomaLa regista Barresi: “Ho sentito il pubblico rapito e partecipe”

di ALESSANDRA PRIVITERA

Sul palco una impeccabile e raffinata Rita Salo-nia, unica interprete dello spettacolo nel ruolo del pasticcione Puck, ha confermato le aspetta-tive della regista siracusana Erika Barresi che si è aggiudicata il primo posto (sezione profes-sionisti) nella selezione territoriale della XIII edizione del Festival Internazionale di Regia Teatrale Fantasio Piccoli, svoltosi a Roma dal 28 al 31 ottobre 2010.L’appuntamento per la Barresi, direttore artisti-co della Compagnia Gruppo Teatro Onda, è il 5 dicembre a Genova per la finale nazionale: la sua versione di “Sogno di una notte di mez-za estate” dal titolo Impro|Puck ha convinto la giuria di esperti esaminatori, riunita a Roma al teatro dell’Orologio, per la sua capacità dram-maturgica di condensare nei 18 minuti di tem-po consentiti il complesso testo del racconto shakespeariano. «Un lavoro fatto con garbo ed intelligenza» è stato definito Impro/Puck, di cui abbiamo parlato nel numero del 30 ottobre, intuendo – prima del responso della giuria – la grandezza sottesa a questo spettacolo.E la Barresi, che aveva dichiarato di aver co-struito il testo intorno alle caratteristiche tecni-che e fisiche dell’attrice, dando spazio al dina-mismo e attenzione per il gesto e il movimento del corpo in scena, ci dà ora le sue impressioni sulla tre giorni che a Roma l’hanno vista con-frontarsi con colleghi di tutta Italia: «Nel mo-mento in cui è cominciata l’esibizione mi sono sentita stranamente sicura, ho sentito il pubbli-co rapito e partecipe: l’energia, la freschezza, la gioia, che avevamo messo nello spettacolo,

investivano la sala come avevamo sperato che avvenisse. Il pubblico si stupiva e rideva come fanno i bambini. Questo è stato il vero succes-so: essere stati in grado di comunicare e di fare il nostro mestiere al meglio delle nostre possi-bilità. Che questo meglio abbia prima incontra-to il consenso del pubblico e, poi, anche quello della giuria è un dono». Rita Salonia ha soddisfatto le tue aspettati-ve, allora.«Mentre stavo in regia e Rita Salonia si esibi-va sul palco nel suo magico aspetto di un Puck vivo, divertito e divertente, briccone come la sua natura richiede, provavo una forte sensa-zione di orgoglio per l’opportunità che con questo Festival abbiamo avuto. Ho lavorato con un’attrice di cui sono ammiratrice, con la quale collaboro in sintonia d’arte e intenti: la forza di questo lavoro è stata soprattutto questa intensa voglia di fare ciò che abbiamo scelto e dimostrare la nostra passione, la nostra profes-sionalità e la nostra dedizione. La vedevo sul palco ed ero fiera di avere scritto per lei e di aver cucito lo spettacolo intorno a lei, di avere avuto collaboratori che, con la loro arte (mi riferisco a Stefania Garro, la scenografa, e a Li-dia Agricola che ha realizzato il costume; al la-voro incredibile di sensibilità e qualità artistica del nostro musicista Alex Uccello che è appena entrato nel gruppo ma che ha condiviso total-mente lo spirito con il quale affrontiamo sem-pre il teatro, ha creato delle musiche avvolgenti e divertenti, leggere e piene di gusto e suoni evocativi), hanno dedicato energia al progetto

rendendo l’alchimia inebriante in questo assag-gio di ciò che sarà lo spettacolo completo».Il Festival, però, si incentra su di te, esamina le capacità del regista…«Un regista dovrebbe sapere sempre, a mio parere, che la sua capacità è direttamente proporzionale alla capacità di comunicare e ascoltare: comunicare il proprio progetto a chi deve realizzarlo insieme a lui e ascoltare cosa gli altri possono offrire al progetto stesso, per-ché possa crescere e maturare. Per questo non è possibile che oggi una giuria giudichi valido il mio lavoro, se non fosse per gli anni in cui

ho imparato e studiato i miei strumenti di re-gista: cioè lo spazio teatrale (o qualsiasi altro luogo in cui svolgerò il mio lavoro) e l’animo dei musicisti, degli scenografi, dei costumisti, dei tecnici luci e audio e degli attori. Oggi posso permettermi di lavorare al meglio del mio pensiero e del mio sogno artistico perché per anni ho imparato ed imparo: lavoro con professionisti che, nonostante l’esperienza, continuano a nutrire un amore profondo per l’arte e per il pubblico. Spero solo che la stra-da che mi attende sia molto più lunga di quella già percorsa».

Termina martedì l’iniziativa di “Salvalarte Sicilia” per il recupero dei siti in degrado ambientale

Ritorna a vivere il Teatro antico (IV sec. a.C.) di EloroOggi pulizia dei volontari, visite guidate e uno spettacolo

di *SERENA INTAGLIATA

Eloro, sito archeologico ubicato nei pressi della cittadina di Noto poco a nord della foce del fiume Tellaro, ospiterà oggi una serie di eventi di grande interesse culturale che consacreranno la ria-pertura dell’antico teatro ellenistico.Grazie all’intervento dei volontari di Legambiente, della So-printendenza ai beni culturali e ambientali di Siracusa e di varie associazioni culturali che operano nel territorio siracusano, si svolgeranno una serie di attività volte alla valorizzazione della piccola città antica tra cui la pulizia straordinaria del sito, visite guidate fino al tramonto e lo spettacolo teatrale “I lirici greci” dell’attore-regista Agostino De Angelis, che avrà luogo nel pri-mo pomeriggio. Eloro, situata su un incantevole tratto della costa ionica e fondata da Siracusa nell’ambito della politica espansionistica avvenuta nel VII sec. a.C., conserva ancora oggi resti di notevole interesse

dal punto di vista archeologico, venuti alla luce nelle varie cam-pagne di scavo effettuate fin dal 1899 da Paolo Orsi. L’illustre archeologo scoprì, già alle soglie del XX secolo, una parte delle mura urbiche, complessi di tombe databili fra il VI e il III sec. a.C., un tempietto, abitazioni di epoca ellenistica e un teatro. Le esplorazioni degli anni successivi hanno poi consentito di portare alla luce il settore meridionale della città, l’asse stradale princi-pale urbano, che presenta un andamento non rettilineo, e di sta-bilire che Eloro fu il primo documentato avamposto di Siracusa verso sud.Tra le scoperte maggiormente rilevanti per la storia della città ri-guardano la vita religiosa: sono visibili infatti tracce di un proba-bile Asklepieion e di un Koreion di età greca, ovvero un santua-rio extraurbano dedicato a Demetra e Kore, costituito da alcuni ambienti entro i quali sono stati ritrovati numerosissimi ex voto.

A sud-ovest del tempio, fuori della cinta urbana, è il teatro, pro-babilmente del IV sec. a.C., finalmente riconsegnato ai visitatori, agli esperti, agli studiosi e agli appassionati di archeologia. Un altro importante obiettivo verrà raggiunto da “Salvalarte Sicilia”, un’iniziativa ormai giunta alla nona edizione e in pro-gramma dal 21 ottobre al 9 novembre 2010: porre l’accento sul valore dei nostri tesori e continuare a lottare per salvare la nostra memoria scoprendo e valorizzando i siti che versano in uno stato di precarietà.La rinascita del teatro rappresenta sicuramente un punto di par-tenza importante per la valorizzazione del sito di Eloro e consen-tirà di accrescere nei visitatori una maggiore sensibilizzazione verso il recupero, la promozione e la conoscenza di siti comple-tamente abbandonati in preda al degrado ambientale.

*Esperta in valorizzazione dei beni archeologici

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14 5 Novembre 2010

salute e benesserea cura del dott. Michele Collura

“Controlli preventivi periodicamente necessari per sconfiggere definitivamente il tumore al seno”

240 visite ed ecografie gratuite nella cinquegiorni della LILTCastobello: “Abbiamo messo in campo tutte le nostre risorse”E’ stato un vero successo l’aver constatato l’effettua-zione di 240 visite e 240 eco-grafie gratuite per le donne under 35 nella settimana pro-grammata dal 25 ottobre fino al 30 mattina, che sono state registrate presso gli ambula-tori del Centro di Prevenzione LILT di Siracusa. La conclusione positiva di un progetto di valenza sociale e di sensibilizzazione legata alla prevenzione del tumore al seno non poteva che rende-re felici sia il presidente LILT dott. Claudio Castobello, sia gli operatori del settore che le stesse donne di questa fascia d’età, che nel corso degli anni

hanno evidenziato significati-vi allarmi di inizio tumore al seno. Sono stati predisposti due ambulatori, attivi ininterrotta-mente dalle ore 9,00 alle ore 13,00 di ogni giorno. I controlli preventivi, che danno la certezza di una dia-gnosi precoce hanno costitui-to il fiore all’occhiello di tutta la campagna di prevenzione del mese di Ottobre denomi-nata “Nastro rosa 2010”. “Un bilancio straordinario - ha detto il presidente Ca-stobello - attraverso tutto il mese di ottobre, dove abbia-mo messo in campo tutte le nostre risorse in termini di

divulgazione e di illustrazio-ne, in termini di interventi strutturali ed organizzativi, nonché anche in iniziative di carattere sociale e culturale e in eventi sportivi, artistici, musicali e di spettacolo”. Tutto ciò per veicolare in modo fondamentale la con-vinzione che si può abbatte-re il tumore con la diagnosi precoce, cardine importante di un anello inscindibile per la lotta al tumore. La donna come persona informata do-vrà periodicamente sottopor-si ai controlli preventivi per sconfiggere definitivamente questo male pericoloso ed a volte invisibile”.

Riservato agli studenti delle primarie e secondarie di I° e II° grado nella provincia

Terzo concorso grafico e letterario dell’Avddsui temi della comunicazione sulla disabilità

di SALVATORE CIMINO

Proseguendo nella realizzazione dell’intenso programma di attività rivolto alla tutela dei diritti dei disabili e alla riaffermazione del valore del-la comunicazione sulla disabilità, l’associazione volontari per i diritti dei disabili, presieduta dal giornalista Salvatore Cimino, organizza, con il patrocinio della direzione generale dell’ufficio Scolastico regionale e dell’ufficio scolastico pro-vinciale, della provincia regionale, del comune di siracusa, del comitato provinciale dell’Unicef, dell’Acai e delle associazioni dei disabili Ens, Anmic, Unms, Anvcg, Vdasa e con la collabora-zione delle redazioni di siracusa dei quotidiani, dei settimanali e delle emittenti televisive, la “3a settimana della comunicazione sulla disabilità”. Nel corso della “settimana”, oltre a varie mani-festazioni, verrà realizzato il “3°concorso grafi-co e letterario” riservato agli studenti delle scuo-le primarie e secondarie di 1° grado e secondarie di 2° grado di siracusa e provincia sui temi della disabilità e della comunicazione sulla disabilità, che ha già preso il via.Le tracce proposte per la partecipazione al con-corso sono le seguenti: per le scuole primarie e secondarie di i° grado: a) “immagina di essere tu un ragazzo sordo… immagina di vivere in un mondo silenzioso dove la musica è solo vibra-zione… dove la voce non esiste… immagina quali barriere comunicative potresti incontrare nella tua vita di tutti i giorni e pensa a come si potrebbero superare”; b) “le barriere architetto-niche e le barriere mentali costituiscono ostacoli spesso insormontabili lungo il cammino quoti-diano dei diversamente abili. Pertanto occorre abbatterle subito entrambe se desideriamo, come è giusto che sia, la completa integrazione dei di-sabili sensoriali, fisici e intellettivi nella socie-tà”; c) “un incidente sul lavoro, oltre ad oscurare la serenità del lavoratore stesso e della sua fa-miglia, costituisce una grave ed imperdonabile colpa, oltre che per i diretti responsabili, anche per tutta la società che ha il dovere di vigilare e proteggere i lavoratori che operano per essa e per il suo progresso”.

Per le scuole secondarie di 1˚ grado e di 2° gra-do: “il mancato rispetto delle norme del codice della strada può provocare incidenti gravi che talvolta possono avere come conseguenza la di-sabilità. Riflettiamo insieme sulle modalità per evitare incidenti traumatici ed irreversibili”.Per le scuole secondarie di 2˚grado – (articoli): “la comunicazione sulla disabilità (giornali – te-levisioni – radio - internet) costituisce un mezzo indispensabile per la conoscenza e la compren-sione del mondo dei disabili. Aiuta a capire i loro problemi ed il loro desiderio di integrarsi nella scuola, nel lavoro e nella società. Contribuisce infine a far superare tutte le barriere che essi incontrano nella vita di ogni giorno per vivere come gli altri.”

Una speciale commissione presieduta dal dr. Giuseppe Cappello, delegato dal dr. Giusep-pe Italia dirigente dell’ufficio scolastico pro-vinciale e composta dal presidente dell’Avdd, dalla dirigente scolastica e presidente del co-mitato provinciale unicef dr.ssa Carmela Pace, dalla dirigente scolastica dr.ssa Lilli Fronte, dai docenti prof.ssa Maria Azzaro e prof.ssa Paola Simonetti, dal dr. Salvatore Rubino presidente dell’Acai, dal presidente del “club degli ami-ci” Enzo Troia, dalla prof.ssa Marina Ligama, da giornalisti e da dirigenti delle associazioni provinciali di disabili che hanno offerto il loro patrocinio all’iniziativa dell’Avdd, selezionerà le composizioni letterarie, grafiche o gli “arti-coli” da premiare.

Eleganti coppe, artistiche targhe e medaglie, ver-ranno assegnate in premio agli studenti vincitori del concorso. Inoltre i cinque migliori “articoli” realizzati dagli studenti degli istituti secondari di 2° grado sul tema della comunicazione sulla disabilità verranno pubblicati su un quotidiano e su alcuni settimanali di siracusa.Premi speciali verranno consegnati ai dirigenti scolastici degli istituti che avranno presentato il maggior numero di studenti partecipanti al con-corso.La solenne e suggestiva “cerimonia delle pre-miazioni” si svolgerà, come per le edizioni pre-cedenti dell’importante concorso dell’avdd, nel salone “borsellino” di palazzo vermexio sede del comune di siracusa in piazza duomo.

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155 Novembre 2010

I Comitati riuniti a Vittoria chiedono la revoca delle concessioni e i Piani paesaggistici

Dopo la sentenza Tar sulla Panther i petrolieri tornano all’attaccoVogliono scavare anche nei pressi del borgo di Donnalucata

di *PAOLO PANTANO

Dopo la sentenza del C.G.A. che dà ragione, anche se solo sul piano formale, alla Panther a sfavore quindi del Comune di Vittoria, vi è il pericolo di trivellazioni nel restante territorio del Val di Noto.La società americana Mediterranean Re-sources, attraverso la controllata Irminio s.r.l. (come tutte le società “colonizzatrici” storica-mente sono sempre a responsabilità limitata), ha richiesto di poter effettuare ricerche petro-lifere in territorio di Scicli, nei pressi del bor-go marinaro di Donnalucata, in un territorio limitrofo alla riserva naturale di Mangiagesso e a una zona tutelata per valenza di archeo-logia industriale e cioè quella prospiciente la “Fornace Penna”. La richiesta è al vaglio del-la Regione Sicilia per la Valutazione d’Impat-to Ambientale (V.I.A.) ma. essendo nei pressi di zona tutelata, dovrebbe essere soggetta an-che a Valutazione d’Incidenza e a Valutazione Integrata Ambientale.Ricordiamo che la V.I.A. riguarda progetti la cui natura, entità ed ubicazione, non compor-tano conseguenze significative per l’ambiente. Secondo la normativa comunitaria le caratteri-stiche di un progetto devono contenere o essere accompagnate da tutti gli elementi che consen-tano di controllare che esso è fondato su una previa verifica adeguata, effettuata secondo i requisiti posti dalla direttiva. Si tratta di un procedimento amministrativo volto a prevede-re gli effetti diretti e indiretti sull’ambiente di progetti pubblici e privati in modo da preveni-re, evitare o ridurre quelli dannosi. Comporta una valutazione unitaria del “bene giuridico ambiente” accogliendo una visione dello stesso non settoriale, ma integrata, perché la procedu-

ra esige che, accanto ai giudizi analitici riguar-danti i diversi aspetti dell’opera, si aggiunga un giudizio di insieme che consideri l’entità com-plessiva delle alterazioni ambientali.Vi è pericolo di trivellazioni anche in segui-to alla disposizione qui di seguito pubblicata nella Gurs n. 56 dell’11 dicembre 2009: As-sessorato dell’Industria. Riduzione parziale dell’area del permesso di ricerca per idrocar-buri liquidi e gassosi denominato Fiume Tel-laro. “Con decreto dell’Assessore per l’indu-stria n. 78 del 26 maggio 2009, registrato alla ragioneria centrale dell’Assessorato regionale dell’industria al n.353 - 186 del 15 giugno 2009, è stata accordata alla Panther Eureka s.r.l., con sede in Ragusa, via G. Deledda n. 50, codice fiscale 05290230829, la riduzione parziale dell’area del permesso per idrocar-

buri liquidi e gassosi, denominato Fiume Tel-laro, da kmq. 746,37 a kmq. 660,30, secon-do i nuovi vertici individuabili sugli allegati piani topografici IGM alle scale 1:100.000 e 1:25.000. Contestualmente alla riduzione parziale dell’area del permesso è accordata la variazione al programma dei lavori, come dettagliato nella modifica presentata, alle con-dizioni del disciplinare allegato che fa parte integrante del decreto”.In tutta la Sicilia sta avvenendo un assalto alla diligenza. Vi è in atto una formidabile aggres-sione speculativa sul territorio, mentre cresco-no i pericoli di inquinamento per la presenza di piattaforme petrolifere obsolete sul mare e per nuovi permessi di ricerca per trivellazioni off-shore e per esercire idrocarburi. Il dogma della crescita ad ogni costo, la pa-

ranoia del consumo come sistema appagan-te, il mito e l’illusione della corsa sfrenata al presunto progresso, la mistica e la frenesia di uno sviluppo incontrollato, indeterminato ed indiscriminato, sottopongono le nostre coste e il paesaggio a un martellante tentativo di sfruttamento del suolo (insediamenti di me-ga-strutture residenziali e/o commerciali). Si cerca di rilanciare in Sicilia il modello indu-strialista degli anni ‘50, anzichè perseguire un modello economico più adatto alle vocazioni del territorio e del mare (agricoltura biologi-ca e di eccellenza, turismo sostenibile) già in parte avviato in alcune aree, la riconversione industriale e la bonifica dei siti inquinati. A Vittoria le associazioni, i comitati e le orga-nizzazioni politiche hanno preso atto tutti in-sieme, a prescindere dal colore politico, della gravità del fenomeno e hanno invitato la de-putazione presente alla manifestazione e i rap-presentanti delle istituzioni a chiedere la revo-ca delle autorizzazioni a suo tempo concesse per la coltivazione degli idrocarburi (decr. as-sess. industria n° 16 del 22 marzo 2004). Vie-ne richiesta la revoca anche per le concessioni off-shore per combustibili fossili. Vi è stata, inoltre, l’esplicita richiesta alle istituzioni comunali, provinciali e regionali, della piena attuazione dei Piani Paesaggistici là dove già approvati (Ragusa) e sollecitare quelli in via di approvazione (Siracusa e Catania).Sarebbe necessario, infine, che siano redat-ti e resi operativi i Piani di gestione Unesco per i territori riconosciuti come Patrimonio dell’Umanità inclusi nell’Heritage List e la definizione del Parco Nazionale degli Iblei.

*Rete dei Comitati Siciliani

Dopo lo sversamento nel Netino il greggio arriva a Gela con autobotti, 5 mila euro al giorno

Piva: “Se EniMed Sicilia vuole abbandonare il sito di Priolodovrà procedere alle bonifiche come vuole la legge”

di MARINA DE MICHELE

La domanda è: cosa ne sarà del serbatoio di con-trada Mostringiano, a Priolo, dell’oleodotto Eni-med Ragusa-Priolo che si snoda a una profondità di circa 3 metri con un tragitto di un centinaio di chilometri lungo la valle del Tellaro in territorio di Noto, attraversando anche la zona archeologi-ca di Thapsos, del pontile della penisola Magnisi proteso nel mare a cui non attraccano più navi?Un dato sembra certo: le già esigue attività dell’Enimed a Priolo si sono concluse.L’azienda ha fatto una scelta, quella di dismette-re impianti considerati ormai inutili, che andreb-bero ammodernati ma che non valgono la spesa.Tutto ha origine dall’incidente del gennaio 2010 sulla linea dell’oleodotto in contrada Tagameli, nel cuore del Val di Noto, una delle aree patri-monio dell’Unesco: uno sversamento di idro-carburi provocato forse da uno smottamento del terreno per piogge torrenziali che aveva molto preoccupato per i possibili danni ambientali e del quale si è poi saputo poco. Non si sa infatti quanto greggio si sia riversato nelle campagne, quanto ne sia fluito direttamente nel fiume Tel-laro attraverso un suo piccolo affluente. Non c’è stata alcuna attenzione nei confronti dell’inda-gine avviata dalla Procura di Siracusa, né della “dettagliata denuncia per i danni materiali e di immagine” che il sindaco di Noto avrebbe pre-sentato dopo l’accertamento delle cause. Ciò che si sa è che da quel momento il greggio viaggia per 5 giorni la settimana, dal lunedì al venerdì, su autobotti, con costi decisamente eso-si, 400 euro a viaggio sembra, 4mila 5mila euro al giorno contro un costo complessivo annuale per oleodotto (da 24 pollici) di 600mila euro. E tuttavia ripristinare l’oleodotto costerebbe alme-

no 40milioni di euro, quindi…Il petrolio non viene quindi più pompato dai pozzi di Ragusa e dall’area est dell’isola verso il deposito di Mostringiano per poi essere tra-sportato via mare alla raffineria di Gela o, in al-ternativa, per essere venduto così come estratto al migliore offerente, ma arriva direttamente, su strada, agli impianti gelesi. Soddisfatti gli am-bientalisti, che vedono allontanarsi un pericolo assai temuto, ma critici i sindacati che hanno contestato la scelta del gommato data “la poca affidabilità e la provata incertezza” di un tale sistema di trasporto. Considerazioni che forse non hanno lasciato del tutto indifferente l’azien-da perché si dice abbia intenzione di passare al trasporto con ferrocisterne una volta che sia sta-ta adeguata, chissà quando, la tratta ferroviaria iblea che, tra l’altro, arriva fin dentro al cuore del polo chimico di Priolo.Tutto da decidere comunque, dal momento che anche i progetti di messa in esercizio dei pozzi di contrada Tresauro sono al momento bloccati dal piano paesistico. Sono fermi, in attesa che il quadro si chiarisca, gli investimenti che dovreb-bero fare di Ragusa, con i suoi seimila barili di “pregiatissimo greggio” al giorno, dal 2012, il «cuore» di EniMed Sicilia.E Priolo? Non si sa. Se l’azienda ha deciso di dismettere sia il deposito che il pontile, da cui un tempo partivano ogni mese almeno due navi da 22mila tonnellate, e sul quale dovrà dire la sua anche la Capitaneria di Porto, occorrerà provve-dere alla bonifica del sito, altrimenti ne vedremo una sua rifunzionalizzazione, ma non sembra.“Il personale addetto agli impianti, alcune unità, – spiega il segretario provinciale della Filctem

Cgil di Caltanissetta, Alessandro Piva - è stato tu-telato e assegnato ad altre mansioni, per lo più alla Syndial. Come sindacato è questo il nostro mandato. Non possiamo intervenire su scelte di tal fatta anche perché, nel caso specifico, si tratta di una presenza marginale, di un presidio più che altro. È certo comunque che se l’azienda

intende abbandonare il sito dovrà procedere alle bonifiche come vuole la legge”. Un altro pezzo di attività produttive che abbandona l’area indu-striale di Priolo, dunque.Ma quanti sono i posti di lavoro che in ogni caso si perderanno? Quanto personale sarà costretto alla mobilità o “accompagnati” al pensionamen-to? Tutti soddisfatti?

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16 5 Novembre 2010

“Il problema è la penuria d’acqua, soprattutto in estate. Per lavoro e reddito bisogna fare a turno”

Fra’ Maurizio: “La capienza del carcere di Augusta è di 450 detenutiCe ne sono 660. Si formano bande e c’è qualche pestaggio”

Il dramma delle carceri italiane non può essere rac-contato con semplici rilevazioni statistiche. È una storia di donne e di uomini, spesso malati o afflitti da tossicodipendenze, privati della loro libertà, che devono scontare la pena cui sono sta-ti condannati, ma meritano anche di scontarla in condizioni di piena umanità. I numeri, però, sono spesso utili per guidare i nostri ragionamenti.La popolazione carceraria è costituita da oltre 70.000 detenuti e vive in strutture che possono ospitarne meno di 50.000. La stessa cresce, inol-tre, a un ritmo molto elevato e tale da generare, malgrado un recente indulto, un sovraffollamento storico nelle carceri italiane, mai così tanti detenuti, infatti, vi sono stati nel nostro Paese.Una situazione che ha anche causato un episodio al limite del paradosso quando un carcerato di nazio-nalità bosniaca ha ottenuto la condanna dello Stato Italiano, da parte della Corte di Giustizia Europea, con tanto di risarcimento per i danni morali causati dai “trattamenti inumani e degradanti” subiti nel carcere di Rebibbia.La situazione in Sicilia non è delle migliori, con un tasso di sovraffollamento del 55,1 %, con 8.055 detenuti a fronte di una capienza massima di 5.193 unità, come si apprende da una statistica pubblica-ta dal sindacato “UILPA Penitenziari” lo scorso 20 settembre. E dal sovraffollamento nascono anche altri problemi di vivibilità, di sicurezza, di qualità del lavoro del personale addetto alle carceri. Tra questi, il problema che genera le maggiori appren-sioni è indubbiamente quello legato ai numerosi suicidi, ben 57 dall’inizio del 2010, ed ai tentati-vi di suicidio, circa 1000 l’anno, come dichiarato da Eugenio Sarno, segretario generale dello stesso sindacato, ai microfoni di Radio RAI, appena lo scorso 29 ottobre.Per capire meglio la dimensione della drammati-ca situazione che vivono le carceri italiane, attra-verso l’analisi di una realtà a noi vicina, abbiamo incontrato Frate Maurizio Sierna, che dal 1997 è cappellano del carcere di Augusta, ma che vive il mondo del carcere sin dai primi anni del suo sacerdozio.Quali sono le condizioni del carcere di Augusta in termini di vivibilità?“La vivibilità nelle carceri è sempre complicata, le

celle sono sovraffollate, i detenuti non sempre han-no servizi a sufficienza e questo vale anche per il carcere di Augusta.”Quanti sono i detenuti rispetto la capienza teo-rica delle struttura? “In teoria la capienza massima del carcere è di cir-ca 450 detenuti, oggi invece ne ospita circa 660, siamo in linea con i dati di altri istituti.”Che genere di problemi fa nascere il sovraffol-lamento della struttura in merito alle condizio-ni di igiene e di salute dei detenuti?“Nel complesso le condizioni igieniche sono suf-ficienti, malgrado vi sia una quantità così rilevante di detenuti in sovrannumero; il vero problema è legato alla penuria di acqua soprattutto nel periodo estivo, quando la domanda aumenta nelle campa-gne circostanti e nella cittadina di Brucoli. “Il comune di Augusta è intervenuto collegando il carcere a un pozzo, ma questo nei mesi estivi non è sufficiente, tanto è vero che la direzione dell’istitu-to spesso deve ricorrere al rifornimento tramite au-tobotti, chiedendo aiuto anche ai Vigili del Fuoco e alla Marina Militare. Sotto il profilo sanitario, c’è da dire che le cure a chi è malato gravemente non mancano, ma in generale la penuria di fondi non permette di coprire sempre a sufficienza i turni in infermeria e la burocrazia fa si che vi siano tempi troppo lunghi per gli esami specialistici e i ricoveri ospedalieri.”Uno dei problemi di maggiore rilevanza, mes-so spesso in evidenza dalle associazioni di cate-goria, è l’insufficienza del numero di agenti di polizia penitenziaria; questo deficit di organico è presente anche ad Augusta?“Purtroppo sì ed è uno dei problemi di cui si sof-fre di più. La legge prevede che ci siano 3 guardie ogni 2 detenuti, oggi purtroppo vi sono in servizio ben 100 agenti in meno di quelli che dovrebbero esservi. Ovviamente questo genera conseguenze negative per quanto riguarda l’attività di vigilanza e la sicurezza all’interno della struttura e sottopone gli agenti in servizio a turni massacranti. Il gover-no nazionale, anziché stanziare risorse sufficienti per effettuare nuovi concorsi di arruolamento, ha deciso di affrontare l’emergenza esternalizzando la gestione degli spacci interni alle carceri, oggi affi-data ad agenti della polizia penitenziaria. Questo

metterebbe a disposizione dell’attività di vigilanza nel carcere di Augusta appena quattro agenti in più, sarebbe una misura assolutamente insufficiente.”Il sovraffollamento e un’attività di sorveglian-za, per forza di cose, non sempre adeguata alle necessità possono generare anche problemi di sicurezza all’interno della struttura. Come sono i rapporti tra i detenuti all’interno del carcere? Vi sono stati atti di violenza o di prevaricazione?“Certamente è capitato che vi fossero problemi di questo genere. I litigi tra i detenuti nascono dalla presenza all’interno del carcere di vari gruppi di nazionalità diversa, quasi delle bande, tra i quali intercorre un equilibrio molto fragile, spezzato il quale si verificano risse improvvise, episodi di ri-levante violenza ed anche pestaggi, ma raramente ferimenti particolarmente gravi. Le occasioni di contatto del resto non mancano e non sempre le guardie possono controllarli a vista, come accade sulle scale che portano ai reparti. La convivenza è sempre difficile e la presenza di tante etnie diverse la rende ancore più complicata, tra queste i gruppi più pericolosi sono i rumeni e gli albanesi.”Una delle emergenze di maggior rilievo è quel-la legata ai suicidi e ai tentativi di suicidio. Quali sono a suo parere le cause che scatenano questo fenomeno?“E’ un fenomeno complesso che può dipendere da diverse motivazioni. Possono verificarsi suici-di di protesta contro provvedimenti giudiziari o per le condizioni di vita in carcere, oppure suici-di causati dallo squilibrio mentale sofferto da chi non sopporta lo stress della reclusione o le piccole ingiustizie di ogni giorno, ma possono anche es-sere originati dalla solitudine o dall’abbandono da parte delle proprie famiglie, come accade a chi si macchia di reati molto gravi ed infamanti, quali la pedofilia. Tutto questo genera stati di autentica depressione che possono anche sfociare nell’idea di togliersi la vita.”Lo scopo della detenzione, come previsto dall’articolo 27 della Costituzione, dovrebbe anche essere quello di recuperare i detenuti, per dare loro una nuova opportunità di vita. Ritiene sufficienti le attività che vengono svolte in tal senso?“Non c’è dubbio che l’amministrazione peniten-

ziaria dia una opportunità di pieno recupero ai detenuti, finalizzata alla rieducazione e al reinse-rimento nella società; questa attività parte neces-sariamente dall’acquisizione di una piena consa-pevolezza della gravità del reato commesso, ma può pienamente concretizzarsi soltanto se il dete-nuto voglia recuperare se stesso. Il lavoro di recu-pero è un percorso proprio del detenuto, il carcere fornisce solo una serie di input ed alcune oppor-tunità. Il vero banco di prova di tale operazione di recupero sono i permessi, lo stato di semilibertà o l’affidamento ai servizi sociali. Il rispetto delle prescrizioni del giudice è determinante per capire la capacità del detenuto di stare dentro le regole.”E per quanto riguarda le occasioni di lavoro?“Ci sono, ma non sono sufficienti per tutti i dete-nuti. Nel carcere di Augusta vi sono solo 60, o al massimo 70 posti di lavoro remunerati e questo non permette che i detenuti siano occupati con continuità, ma solo per periodi di tre mesi al mas-simo. Tutto ciò genera anche tempi di attesa molto lunghi, così chi non riceve abitualmente aiuto dalla famiglia spesso si trova in difficoltà. “Mi è anche capitato che fossero gli stessi detenu-ti a segnalarmi situazioni di particolare indigenza. Ma va detto che all’interno del carcere vi sono an-che episodi di grande solidarietà.“Alcuni mesi fa, poi, nell’ambito di quanto pre-visto dall’articolo 20 della normativa che regola l’ordinamento penitenziario, il comune di Augu-sta ha varato un progetto per lo svolgimento di lavori socialmente utili che ha impiegato, a titolo oneroso, 14 detenuti. Vi è poi l’iniziativa di alcu-ne parrocchie e della Caritas volta a dare occupa-zione ad alcuni detenuti e a dar loro una mano per cercare un lavoro all’esterno del carcere.”L’impressione che si trae dalle parole di Frate Maurizio è che il sistema carcerario nazionale pur soffrendo, come tutti gli altri apparati dello Sta-to, di una forte penuria di risorse e mezzi, possa ancora offrire, grazie al lavoro di operatori e vo-lontari, importanti opportunità di riscatto che dia-no pieno senso all’articolo 27 della costituzione repubblicana, permettendo a chi abbia commesso un reato di trovare una nuova dimensione di vita, pur sempre nel rispetto dei diritti delle vittime.

Carmelo Di Mauro