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PAGINA 8 ‘U MANDAGGHIU
ARIETE:L'anno non è iniziato nel migliore dei modi, specialmente per chi ha rotto l'auto nella buca in via Placa. Si consiglia una pausa di rifles-
sione dal lavoro.
BILANCIA: Importanti decisioni in vista, parla-tene con le persone fidate. Non lasciatevi andare alle cotte amorose. La salute fisica e mentale vi sostengono egregiamente. Consiglio: Cu n'oc-chiu friji i pisci e cu l'autru varda a jatta.
TORO: I nati sotto il segno del toro, specialmen-te nel rione di Mangarà, vedranno realizzarsi molti dei progetti fatti. Va peggio nel rione Sella
S.Giovanni dove si prevedono pettegolezzi in vista.
GEMELLI: ‗Nzarioti gioite! Nuove proposte di lavoro in arrivo. Organizzate l'agenda, e prepara-tevi ad una chiamata. Curate le amicizie e diffida-
te degli sconosciuti. Consiglio: Macellati prima da chiamata e ‗nvitati assai cristiani.
CANCRO:I conflitti contro gli abitanti di Scalea e le cooperazioni con i vicini di Strapunti, vi terra-no le giornate impegnate. In amore non sacciu chi
mi dicu, in salute è sempre a solita. Consiglio: Assati stari u cafè e passati a camomilla.
VERGINE: La luna in Calvario porta ricchezza e soddisfazioni personali, gli altri paesani vi elogia-no e le critiche non vi turbano. Festeggiate in
famiglia e con gli amici. Consiglio:Controllati a lista ‗mvitati non mi faciti malucori.
LEONE: Come dice il detto: a sira liuni, a mati-na.. Approfittare di un periodo di riposo vi farà bene. Non petteguliati troppu. Consiglio: Atinci
na controllata a machina e scooter.
L‘OROSCOPO MOSORROFANO
SCORPIONE: Perdite economiche in vista bilanciate dall'amore ritrovato. Risparmiate per un breve periodo e tutto andrà per il verso giusto. Gli acciacchi fisici non vi fermano, per il momento. Consiglio: Assati stari a pizza ca zzita, capirà..
SAGITTARIO: Tutti chiedono il vostro aiuto. Da Sella S.Giovanni a Cannavò. Stress mentali e fisici in arrivo, tutto sommato crescerà il porta-foglio. Consiglio: Passati cchiu tempu a casa e parcheggiati comu i cristiani.
CAPRICORNO: U malutempo bloccau i lavuri o giardinu. Malumori e imcompresioni caratte-rizzeranno un breve periodo. Il dialogo è la via giusta, non teniti u mussu e parrati. Consiglio: Ccattati na motozzappa pi recuperare u tempo
ACQUARIO: Pulizie in vista nelle zzimbe dopo la macellazione. Non lasciatevi intimorire da puzza, specialmente se siete residenti a Bufano (siti bbituati). Consiglio: Delegate qualcuno per le pulizie e jiti mi iocati i carti u bar.
PESCI: I pesci devono la loro sfortuna in amore all'influenza negativa degli ‗nzarioti. Evitate di prendere l'acqua nelle fontane del rione Anzario. Lasciate stare il riposo e partite per un'avventu-ra. Consiglio: Non parratinci i ‗nzarioti, pi l'acqua jite a Crupanè, e si voliti l'avventura, jiti i notti.
RICORDATE TUTTI CHE SIETE MAGNIFICI PERCHE‘ SIETE MOSORROFANI!
Libri ricevuti Arconte Oreste, ―Servo inutile‖, Commedia in due atti. Tratta da Aurelio Sorrentino - Confidenze di un vescovo, Nuovo Giangurgolo, 2014 (euro 6,00);
Mosino Franco, Glossario supple-mentare del dialetto calabrese, Meligrana, Gorgonzola(MI) 2012 (euro 15,00);
Mosino Franco, La storia dei Reg-gini, Famiglia Ventura, Sala di Mosorrofa, 2015; (euro 8,00)
Nucara Francesco, Il futuro di Reggio. Reggio città metropolita-na. 5 Anni di Battaglie, Suraci, Morlupo (Roma) 2014 (euro 10,00).
CONFERENZE (A cura del CROSS)
12 febbraio 2015 ore 17 Sala DIGEC-Palazzo Sarlo via T. Campanella, n.39:
Francesca Martorano Università Mediterranea Reggio C.
Fondare e fortificare città. Progetti e realizzazio-ni
12 marzo 2015 ore 17 come sopra
Francesca Passalacqua, Università Mediterranea Reggio C.
Quale Rinascimento! Artisti, Architetture in Ca-labria e Sicilia tra XVI e XVII secolo
30 aprile 2015 ore 17,30 Sala Conferenze Amministrazio-ne Provinciale, Piazza Italia
Francesco Caglioti Università di Napoli ―Federico II‖
Le due Calabrie nel Rinascimento della scultura
Franco Mosino
LA LINGUA ITALIANA AFFLITTA DA ESTEROFILIA
PERIODICO MOSORROFANO DI CULTURA, SPORT E ATTUALITA’
ANNO 2, NUMERO 1 GENNAIO 2015
Leggete e diffondete „U MANDAGGHIU: pisa poco e non custa. Il giornale è aperto alla collaborazione gratuita. I lavori verranno
pubblicati in ordine progressivo, esclusi quelli di attualità
SOMMARIO:
Pag 2 - Personaggio
Pag 3 - Georgiche
Pag 4 - Analisi del voto a Sala e Mosorrofa
Pag 5 - Situazione Idrica
Pag 6 - A come Agricoltura..
Pag 7 - Merlino e Pirandello - ―GMR‖
La lingua italiana, ricca e melodiosa subisce continue e spiccate… simpatie per le straniere. Non da ora. Spesso questa sofferenza dipende dal potere economico o artistico-letterario. Quello che può essere sopportato è l‘uso dei termini inglesi nelle scienze, per la diffusione che tale lingua ha ormai nei convegni e nelle pubblicazioni interna-zionali. Si può sopportare nel gioco del calcio, essendo stato praticato prima nella Gran Bretagna, anche se un calcio particolare si giocò a Firenze al tempo dei Medici. Ricordo che dopo la guerra venne il rock and roll (ballo) e lo schewing-gum (gomma da masticare). Ma fummo invasi da termini come ba-sket, che sembra uno schiop-po di lupara, al posto di palla a cesto o pallacanestro, volley invece che palla a volo, o pallavolo, match invece di
incontro, di boxe invece di pugilato, e k.o. ovvero knock-out, per fuori combattimen-to prima del limite, da non confondere con o.k., okay, invece del nostro brevissimo e dolce sì. Avevamo subìto nel calcio anche termini come football, corner, per dire calcio e calcio d‘angolo, ma nessuno può ricordare termi-ni come centro for-ward=centravanti, e alf tack= centrocampista (?) del 1915, che scomparvero con l‘avvento del fascismo (1922), ed oggi abbiamo il futsal, calcio a cinque. Non disdegniamo qualche france-sismo, come boutique d‘alimentation. Non era me-glio chiamarla putiga? Meno male che la guerra portò via il nazismo: oggi anziché pane diremmo brot, auf widerse-hen invece di arrivederci, e canteremmo ―Lilì Marlen‖. Si farà largo il ―cinese‖? Pasquale Nucara
Fu il reggino Giuseppe Manti-ca, barone, proprietario del palazzo di Piazza Duomo, a salvare una preziosa antologia dell‘umorista ottocentesco Vanni Merlino in prosa dialet-tale: sicchè ne posso parlare con una certa sicurezza met-tendo in luce la straordinaria qualità della sua lingua reggina …e infatti il Merlino narra con straordinaria vivacità e con un profondo sentimento umano le sue memorie, come quando si recava a Messina al fine di ammirare le flotte militari ivi ancorate, che certamente a Reggio non potevano attracca-r e . (continua in settima pagina..)
VANNI MERLINO E LU-IGI PIRANDELLO U-MORISTI E AMICI
Direttore: Pasquale Nucara tel: 3288471764 Redattore capo: Giuseppe Nicolò 3393437559 Email: [email protected] — [email protected]
Redazione di Reggio Calabria
A cura dell‘Ass. socio-culturale ―Messòchora‖. Redattore capo: Demetrio Giordano t:3454663695 Redattore: Demetrio Crea Email: [email protected]
Redazione di Mosorrofa
NUCARA “MIMMO” DOMENICO
PAGINA 2 ‘U MANDAGGHIU
Nasce a Mosorrofa il 10 maggio 1932. Nel 1952, dopo la maturità al Liceo Scientifico ―L. Da Vinci‖ con i proff. Domenico Scoleri (storia e filosofia) e Alfonso Frangi-pane (Disegno e Storia dell‘arte), frequenta l‘Accademia Mili-
tare di Modena- X Corso; nel 1957 è assunto al Corpo Forestale, revisore tecnico e ammini-strativo per la Legge Speciale Calabria, per cinque anni; dal 1962 è assistente delle Ferro-vie dello Stato e, dopo concorso nazionale, segretario quindi segretario superiore, fino al
1990. Il 1° agosto 1976 ha sposato Tullia Salvaterra, di Trento. Risiede a Reggio Ca-
labra.
E‘ uno dei ―marciatori‖ di Mosorrofa e, a pen-sarci bene, avrebbero potuto essere campioni di atletica gli studenti di scuola media e supe-riore che alle sei del mattino partivano in circa venti da Mosorrofa per recarsi, a piedi nelle scuole di Reggio, per ritornare a casa, a piedi da ottobre a giugno, per circa quattro anni. Qualcuno ricorderà la canzone di Nicola Ari-gliano: Venti chilometri al giorno, dieci all‟andata e dieci al ritorno.
Abitava al rione Croce, insieme al padre e a due sorelle. Dopo lo studio, proficuo: fu sem-pre promosso con eccellente votazione, tra-scorreva il tempo libero giocando di tanto in tanto con me, Pepè Chirico e Totò Morabito fantastiche partite a briscola, tressette, scala quaranta; o leggendo romanzi di cappa e spa-da: I tre moschettieri, Vent‘anni dopo, il Vi-sconte di Bragellonne di Alessandro Dumas (i quali ricordo perché me li prestò), ma la sua
passione erano e sono i giochi enigmistici. Avanti negli anni è divenuto autore, ed è così bravo da meritare prestigiosi riconoscimenti a livello nazionale, ultimo dei quali il “Premio Braga”, il premio più importante per gli autori di rebus, con la seguente motivazione: <<Pregevole rebus classico in cui spicca la chiave composta da un inconsueto inciso, una simpatica scena ed un fluido ragionamento. Ottima la frase risultante>
I giochi enigmistici favoriscono la ginnastica mentale, tengono sveglio l‘intelletto, e perciò sono consigliati a giovani e vecchi.
Mimmo Nucara, in arte “Arcanu” vi propone il seguen- te rebus
Il primo che telefonerà alla Redazione per comuni-carne la soluzione, sarà premiato.
PASQUALE NUCARA
Foto del 1954 Il rebus vincente
Rebus 5, 6
‘U MANDAGGHIU PAGINA 7
Vanni Merlino e Luigi Pirandello umo-risti e amici (continua dalla prima pagina)
E poi ricorda quando cadde e si fratturò il braccio: era costretto a giacere a letto e a ricevere le visite talvolta inopportune di amici pettegoli, che volevano sapere i particolari del suo incidente; e perciò Vanni Merlino fingeva di spazientirsi affermando: ‗A prossima vota chi mi rumpu l‘ossa chiamu u bandituri Ra-maci, chi va bandiandu a Riggiu ‗nta sta ma-nera: <<Vanni Merlinu cadiù e si rumpìu l ‘ a n c a ! > > . Di lui il grande umorista e scrittore Luigi Pirandello disse che era il maggiore umorista del suo tempo…ma di Luigi Pirandello in conclusione vi voglio narrare ciò che avvenne dopo la sua morte nel 1936. Pirandello nel suo testamento aveva chiesto di essere cremato. E venne cremato. Ma le sue ceneri nell‘urna rimasero a Roma. Negli anni Quaranta, finita la guerra, si decise di trasferi-re ad Agrigento l‘urna pirandelliana, che ven-ne affidata all‘uomo politico siciliano Ambro-sini, con il compito di consegnarla ad Agri-gento. Ambrosini con il grosso pacco della urna si imbarcò su uno di quei treni affollatis-simi da Roma ad Agrigento. Si addormentò la notte e poi si svegliò, ma il pacco pirandellia-no era scomparso. Ambrosino preoccupatissi-mo cercò tra la folla i ladri del pacco, e cosa vide? Due viaggiatori nel corridoio del vago-ne, seduti sulle loro valige, i quali giocavano a briscola sull‘urna di Pirandello: il quale certa-mente ne sarebbe stato contentissimo.
Franco Mosino, filologo
DISSENSO
Riceviamo dal prof. Domenico Minuto e vo-lentieri pubblichiamo
<<Grazie (del giornale), le informazioni sono interessanti. Dissento dalle opinioni su Ponzio Pilato e da una preghiera in versi in cui si chie-de a Gesù di fare quello che abbiamo il dovere di fare noi. Buon lavoro. Domenico Minu-to>>.
Per la preghiera in versi (poca cosa), risponde il vincenziano Pasquale Nucara: <<Molto d‘accordo>>.
Più avanti chiederemo al dotto professore Mi-nuto, studioso delle <<cose nostre>>, autore fra l‘altro di un prezioso ―Catalogo dei mona-steri e dei luoghi di culto tra Reggio e Locri‖, di illuminarci su alcuni aspetti del territorio mosorrofano.
Grazie, prof. Domenico Minuto
L‘urna con le ceneri di Luigi Pirandello, drammaturgo e narratore italiano (Agrigento 1867-Roma 1936) è sepolta presso la sua casa natale (oggi Casa Museo Luigi Pirandello), in contrada Caos, tra Agrigento e Porto Empe-docle, come egli aveva disposto: <<...sia l‘urna cineraria portata in Sicilia e murata in rozza pietra nella campagna di Girgenti dove n a c q u i > > . Così è stato, nel cippo di pietra, ritoccato dallo scultore Marino Mazzacurati
Il massimo numero di pendolari a bordo dell'auto-bus 117 sono ben 147. Contati la mattina del 13 ottobre 2014 nella corsa delle 7:00, il censimento si è concluso alla fermata a Placa.
201 kg è il peso del maiale più grosso macellato fino a questo momento a Mosorrofa. Appartiene al Sign. P.L. (via Provinciale) che commenta :‖iettau rassu”.
Appartiene invece a Sala di Mosorrofa il record per la teglia più grande di parmigiana di dimensioni 60x50x6 cm, pesava ben 11kg. L’artefice preferisce rimanere anonimo
Visti le numerose contestazioni si è deciso di fare una conta delle buche nel territorio. Il conteggio al momento si aggira attorno alle 97 buche ma è in continuo aggiornamento.
2040: a tanto ammonta il numero di sementi di fave e piselli piantante in una giornata dal Sign. D.C, del rione Strapunti, disposti in 8 solchi da 30 metri cadauno. Teniamo a precisare che i solchi e tutto il lavoro è stato fatto a mano.
PAGINA 6 ‘U MANDAGGHIU
―A‖ come AGRICOLTURA - dalla semina ai lavori..
L‘innesto è un sistema di moltiplicazione ve-getale effettuato tramite l‘unione di parti di una pianta con un altro soggetto che crescendo insieme daranno origine a un nuovo individuo. Si tratta di lavorare con due individui di cui si possono scegliere, a priori, le caratteristiche: quello che riceve l‘innesto ed è già radicato, prende il nome di portainnesto o soggetto; la parte, invece, che viene innestata si definisce marza o nesto. Queste due parti vengono chiamate simbionti: vivono cioè in simbiosi godendo ambedue di un reciproco vantaggio. Perché si innesta? Attraverso l‘innesto si può ottenere la riproduzione di varietà sterili, ossia anticipare la fruttificazione, ingentilire le piante selvatiche, ricavarne una sola pianta, diverse varietà della stessa specie a maturazio-ne scalare innestando più rami, rendendo la dove il terreno non lo consente una varietà pregiata consentendo anche in alcuni casi la resistenza ad eventuali parassiti. Altri inter-venti per innesto vengono effettuati per cerca-re di procurare maggiore o minore ramifica-zione alle branche oppure, addirittura, per tentare di riparare ferite tanto gravi da impe-dire il normale scorrimento della linfa (p.e. danni da gelo). Normalmente l‘innesto si ese-gue in vivaio su piante giovani, mentre rara-mente si interviene su piante già fruttificate. Il porta innesto è costituito da una pianta molto giovane prodotta da un seme. Vivaisti, agronomi e semplici contadini, per la produ-zione danno preferenza ai semi poiché sono già stati sottoposti per selezione naturale renden-doli particolarmente rustici. Motivo per cui il portainnesto viene chiamato selvatico. Per non avere problematiche meglio la moltiplica-zione per parti di pianta: polloni, margotte, p r o p a g g i n i e t a l e e . Per marza (o nesto) si indica la porzione di pianta che viene innesta sul portainnesto, sia che si tratti di una gemma, sia di una vera e
propria marza ossia di un rametto portante una o più gemme. Dalla marza avrà origine la f i o r i tu r a c h i om a de l l a p i a n t a . Per una buona saldatura tra marza e portain-nesto bisogna seguire: Polarità,ossia ogni pianta ha bisogno di essere sempre orientata nel proprio senso naturale di crescita e del flusso dei liquidi vitali, ovvero quello in cui si trovava prima di essere staccata.; Sovrappo-sizione delle zone cambiali– il cambio all‘interno delle parti legnose è una corona circolare che contiene cellule vegetali in co-stante attività. Per avare un innesto ben saldo è necessario che le zone cambiali si tocchino e restino a contatto fra loro in almeno un punto. Le zone generatrici producono cellule capaci di attecchire marza e soggetto, più sarà vasta l‘area cambiale di contatto, maggiori saranno le possibilità che avvenga l‘innesto. Per andar incontro alla saldatura c‘è bisogno di strumen-ti ben affilati che non lascino increspature sulle aree di contatto. Epoca d’innesto– a secon-da del tipo di innesto da fare, l‘epoca di esecu-zione varia, anche se di poco. Può corrispon-dere alla fase di riposo vegetativo della pianta ( tra la fine dell’estate e l’autunno) oppure alla fase di ripresa dell‘attività vegetativa ( inizio primavera). La maggior parte degli innesti viene eseguita da maggio a ottobre, anche se per alcuni ( in particolari per quelli di gema) è meglio attendere che l‘albero abbia superato il periodo di succhio. Quest‘ultimo viene anche definito periodo in cui la pianta piange, ossia dove i succhi nutritivi della stessa circolino più abbondantemente e dove, per la gemma inne-stata, il rischio di essere annegata è maggiore. Tali innesti allora, dovranno essere praticati entro la metà di agosto ( al Nord) ed entro l‘autunno ( al Sud).
ANDREA NICOLO‘
ARGOMENTO DEL GIORNO: L‘INNESTO di Demetrio ―Mimì‖ Sorgonà
‘U MANDAGGHIU PAGINA 3
Vita di contadini. Mimì Sorgonà ci riporta indietro nel tempo, a più di mezzo secolo fa. E correda le sue esperienze con immagini fotografiche inedite.
Ho trascorso la mia infanzia al rione Calvario di Mosorrofa stando accanto a mio padre, che a i u t av o nei l a v or i de i c am pi . Mio padre, Agostino Sorgonà, più conosciuto come l‘―ambrosiano‖, possedeva dei campi e alcuni animali, che utilizzava anche per lavori c h e i n t e r e s s a v a n o a l t r i c o n t a d i n i , a p a g a m e n t o . La semina, la mietitura, la trebbiatura del grano. Nei nostri campi, a 1.200 metri sul livello del mare (s.l.m.), il grano si seminava a settem-bre, così all‘inizio del freddo (gennaio) era già grandicello e la neve ed il freddo non lo dan-neggiavano, ma in contrada Limma (600 metri s.l.m.) la semina era fatta a novembre. Si mieteva il grano, non a fior di terra, ma lasciando ‗a restuccia (le stoppie), ideali per la n i d i f i c a z i o n e d e l l e q u a g l i e . Le donne mietevano il grano con le falci; il contadino lo raccoglieva in piccoli mazzetti, d e t t i m a s c a l a r i ( c o v o n i ) . Non potendo trebbiarlo tutto in un giorno, si faceva ‟a timogna (bica). Essa consisteva nel costruire con i covoni una piccola torre. Si mettevano i covoni in circolo, con le spighe verso il centro ed il fusto verso l‘esterno, così gli animali non potevano mangiare le spighe, si dovevano… accontentare di qualche pezzetto di fusto. La sommità delle biche era coperta dagli stessi covoni a forma di tetto spiovente per evitare infiltrazioni dell‘acqua in caso di pioggia. Sul tetto delle biche era collocata, come lode se il raccolto era stato abbondante, una composizione, fatta da un insieme di maz-zetti di spighe, legate tra loro sino al collo, a f o r m a d i v e n t a g l i o . La successiva operazione era „a pistatura du ranu (trebbiatura o sgranatura), operazione con la quale si separavano le cariossidi del grano dalle spighe, dalla paglia, dagli steli e
dalla pula. Prima si provvedeva a pulire e „mbunare l’aia: si impastava del maddhu (creta di colore rosso) e si plasmava sull‘aia. Dopo qualche giorno il maddhu, diventava duro, il grano si poteva trebbiare. Si portavano i covo-ni sull‘aia, sulla quale si slegavano i fusti e si s p a l m a v a n o . Mio padre, anche se non era un frequentatore assiduo della Chiesa, prima di aggiogare i buoi si faceva sempre il segno della croce.
A me toccava far girare i buoi che trainavano la pietra (vedi foto sotto) per circa quattro ore. La grossa pietra, legata al giogo trainato dai buoi, strisciando sopra le spighe le sgrana-va. Mio padre con un tridente di legno rivolta-va i regni (gli steli del grano), cioè portava su il grano intero e mandava giù la paglia ed i c h i c c h i .
Note: La creta o argilla può avere diverso colore: giallo se contiene rame, bianco se contiene silicio, quella di colore rosso contie-ne un‘alta percentuale di ferro. L‘aia era un ampio spazio di circa dieci metri di diametro, delimitato da un cordolo di pie-tra. (continua nel prossimo numero del giornale).
Agostino Sorgonà con ‘a paricchiata
GEORGICHE
PAGINA 4 ‘U MANDAGGHIU
ALLE URNE PER IL COMUNE, UN‘ ANALISI DEL VOTO DI SALA E MOSORROFA
Le ultimi elezioni comunali che hanno portato
al varo l‘amministrazione Falcomatà non han-
no alcun rappresentante del nostro territorio
in Consiglio Comunale, cosa che non accadeva
da diverse legislature, nonostante la mobilita-
zione di ben diciannove candidati. In que-
sta pubblicazione si vuole offrire un approfon-
dimento riguardante le dinamiche delle elezio-
ni, attraverso i responsi delle sezioni 98, 99 e
196, quali seggi dei saloti e dei mosorrofani.
I candidati di Mosorrofa e Sala sono riusciti a
portare a casa ben 1.202 preferenze, risultato
lusinghiero, specie innanzi ad una frammenta-
zione elettorale senza precedenti. Questo dato
ci rivela poi che questa grande conferma di
fiducia agli aspiranti consiglieri proviene per
metà dai loro territori di riferimento, sono
infatti 602 i voti che le nostre sezioni hanno
accordato ai propri candidati, mentre per
l‘altra metà si guarda all‘intera città, di cui un
quarto, è bene precisarlo, dagli abitanti limi-
trofi ai nostri, come Cannavò, San Salvatore,
Cataforio e Modena. Ciò dimostra quanto
Mosorrofa e Sala siano viste dai nostri vicini
come una rappresentanza qualificata per la
politica cittadina. Bisogna sottolineare poi
come mosorrofani e saloti, a differenza di
molti altri reggini, siano cittadini virtuosi,
poiché più comprendono e fanno proprio quel
diritto/dovere di partecipazione alla vita de-
mocratica della propria città. Le nostre sezio-
ni, infatti, hanno toccato picchi di affluenza
del 85,68%, tra i più alti dell‘intero comune,
contro una media totale del 65,06%.
Il voto e l‘opinione di Sala e Mosorrofa hanno
dunque un proprio e determinante peso in
tutto lo scenario politico reggino, eppure,
nonostante questa potenza e diligenze, oggi ci
si ritrova senza un rappresentante in Consi-
glio. Il perché è presto detto: mentre i candi-
dati saloti e mosorrofani raccoglievano la metà
delle loro preferenze in tutta Reggio, la man-
canza di coe-
sione in casa,
dovuta alla
f r am m e nta -
zione del vo-
to, ha portato
1.396 dei
nostri compa-
esani ad opta-
re per gente
esterna alla nostra comunità. Questo è stato lo
squilibrio che ha definitivamente allontanato
ogni possibile rappresentanza di Mosorrofa e
S a l a d a P a l a z zo S an G i org i o .
Non tutto è però perduto. Anche se nessuno
dei candidati è stato eletto, sarebbe ingiusto
rassegnarsi ad una mancata influenza di Sala e
Mosorrofa nella vita pubblica di Reggio. Tale
rilevanza del pensiero e dell‘opinione mosor-
rofana e salota non potrà certo provenire dalle
consuete istituzioni, ma è ottenibile mediante
un giornalismo partecipato, quel quarto pote-
re in grado di focalizzare le energie di ognuno,
superando le singole divergenze, unendo tutti
sotto un punto di vista costruttivo ed innovati-
vo, proveniente da un osservatore esterno ai
giochi di palazzo. Questi i motivi per cui invi-
tiamo tutti a vivere con ancor più impegno
l‘informazione locale attraverso i giornali a più
stretto contatto col territorio, come
L‘Interprete Sopo, l‘Eco di Mosorrofa ed
o v v i a m e n t e ‗ U M a n d a g g h i u .
FRANCESCO VENTURA
‘U MANDAGGHIU PAGINA 5
I disservizi del sistema idrico cittadino di que-
sto periodo non fanno altro che alimentare la
disperazione dei residenti.
Gli amministratori comunali si preoccupano di
sanare i disservizi del centro di Reggio scor-
dandosi, come sempre, delle periferie i cui
cittadini tra poco dovranno andare con gli orci
a raccogliere acqua potabile nelle fiumare.
Non si vuole iniziare una guerra tra poveri
bensì rendere omogeneo il vivere nella stessa
città (?) avendo uguali diritti e doveri.
L‘acquedotto del Menta è una risorsa e sareb-
be la soluzione al problema della mancanza di
acqua su tutto il territorio reggino. Allo stato
è solo una ferita sul territorio che bisogna
sanare al più presto, così come bisogna sanare
i disservizi del sistema idrico.
Chi avesse interesse potrebbe andare sul
Sant‘Agata per constatare di persona lo stato
comatoso dei lavori in corso. La Regione si
attivi subito.
Ritornando al punto, i residenti delle periferie
non sanno più a chi rivolgersi, il degrado sem-
bra non avere fine ma un ottima continuità:
dalla giunta Scopelliti, passando per i commis-
sari, arrivando a Falcomatà.
Questa è la situazione attuale delle periferie
tutte, ma in particolare Mosorrofa, dove è
diventata ormai un abitudine distruggere i
mezzi percorrendo l'unica via diventata ormai
colabrodo, dove l'acqua scorre per le strade
ma non nei rubinetti delle case. Queste non
sono colpe sicuramente da attribuire al nuovo
Sindaco, ma non è assolutamente giustificabile
tale negligenza!
Sarebbe opportuno ripartire eliminando gli
sprechi: la nuova rete idrica e il nuovo acque-
dotto (autosufficiente per 15.000 persone)
sono in funzione ormai da anni, ma l'acqua
continua a scorrere anche nella vecchia rete
fuoriuscendo dalle tubature obsolete creando
ulteriore dissesto al manto stradale. Solo se
diminuisse il numero degli abusivi e si aumen-
tasse quello dei regolari possono diminuire i
costi per i cittadini.
Gran parte della campagna elettorale di Falco-
matà si è concentrata sulle periferie e sulla
loro importanza, noi ci abbiamo creduto, mi
auguro non si tratti solo di importanza eletto-
rale!
La cittadinanza ha bisogno di risposte, credo
che non ci voglia una bacchetta magica per
averle. Non vogliamo che la futura città me-
tropolitana diventi come la "Grande Reggio"
mussoliniana che abbandonò completamente
le zone periferiche, concentrandosi solo nel
centro cittadino. Daremo tutto il sostegno
possibile affinché questo non avvenga, ma
vogliamo finalmente sentirci anche noi cittadi-
ni periferici, cittadini di Reggio Calabria.
DEMETRIO GIORDANO
AVREMO MAI UN SERVIZIO DECENTE?