28
1 PAGINE «DIFFICILI» DELLA STORIA DELLA CHIESA LETTE INSIEME AGLI ALUNNI Prof. Sergio Bocchini, insegnante IRC scuola secondaria di secondo grado - docente all’ISSR (Istituto Superiore di Scienze Religiose) di Ivrea Sommario «L’itinerario spirituale deve passare anche attraverso una approfondita e sincera riflessione sugli errori, infedeltà, incoerenze, ritardi dei quali nel corso dei secoli i credenti si sono potuti rendere responsabili. Solo così si giungerà a una autentica purificazione della memoria e del pentimento» (Giovanni Paolo II) 1. Premessa 2. Obiettivi generali e metodologia 3. Le crociate Le crociate e l’islam Un fenomeno complesso 4. La «santa» inquisizione Inquisizione medioevale Inquisizione spagnola Inquisizione portoghese Inquisizione romana I vari processi inquisitori Inquisizione, Chiesa e intolleranza 5. Il caso Galilei Vita e opere di Galileo Autonomia tra scienza e fede La rivalutazione di Galileo 6. Chiese cristiane e nazismo «L’antisemitismo è inammissibile» 7. Chiesa cattolica e fascismo 8. Per la documentazione e l’approfondimento 9. Suggerimenti per un utilizzo didattico 10. Sussidi e bibliografia 1. PREMESSA 1. Questo lavoro nasce da alcune lezioni interdisciplinari, svolte nelle classi quarte di liceo scientifico, in anni scolastici e contesti differenti. La finalità é quindi didattica ed è in quest’ottica che devono essere lette e comprese le pagine che seguono. Non si tratta quindi di una ricerca nata in campo accademico, o di un approfondimento critico destinato ad un pubblico di esperti, ma un intervento fatto nelle classi, finalizzato a dare una prima risposta alle domande degli alunni sulle «pagine difficili» della storia della Chiesa. D’altronde, insegnando IRC (Insegnamento della Religione Cattolica) – soprattutto se nella secondaria di secondo grado – sarà capitato a tutti di imbattersi in qualcuno di questi argomenti. Le ho chiamate «pagine difficili» perchè non sono proprio pagine edificanti e coerenti al messaggio evangelico; perchè sono argomenti complessi, con tanti elementi che si intrecciano tra di loro, non sempre facilmente districabili; perchè sono temi che risentono spesso di pesanti pregiudizi ideologici, condizionati da una visione della Chiesa quasi sempre solo negativa; infine, sono «pagine difficili» perchè sono spesso minimizzate, trascurate o volutamente ignorate dalle chiese cristiane o dallo stesso insegnamento della religione. Ma un IRC che vuol essere, prima di tutto, una proposta culturalmente valida in una scuola laica, non può non affrontare queste pagine in modo professionalmente corretto e serio, anche in un confronto a più voci.

PAGINE “DIFFICILI” DELLA STORIA DELLA CHIESApuntoeduri.indire.it/neoassunti2008/offerta_lo/lo/23374/allegati/... · Solo così si giungerà a una autentica purificazione della

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: PAGINE “DIFFICILI” DELLA STORIA DELLA CHIESApuntoeduri.indire.it/neoassunti2008/offerta_lo/lo/23374/allegati/... · Solo così si giungerà a una autentica purificazione della

1

PAGINE «DIFFICILI» DELLA STORIA DELLA CHIESA LETTE INSIEME AGLI ALUNNI

Prof. Sergio Bocchini, insegnante IRC scuola secondaria di secondo grado - docente all’ISSR (Istituto Superiore di Scienze Religiose) di Ivrea Sommario «L’itinerario spirituale deve

passare anche attraverso una approfondita e sincera riflessione sugli errori, infedeltà, incoerenze, ritardi dei quali nel corso dei secoli i credenti si sono potuti rendere responsabili. Solo così si giungerà a una autentica purificazione della memoria e del pentimento» (Giovanni Paolo II)

1. Premessa 2. Obiettivi generali e metodologia 3. Le crociate

Le crociate e l’islam Un fenomeno complesso

4. La «santa» inquisizione Inquisizione medioevale Inquisizione spagnola Inquisizione portoghese Inquisizione romana I vari processi inquisitori Inquisizione, Chiesa e intolleranza

5. Il caso Galilei Vita e opere di Galileo Autonomia tra scienza e fede La rivalutazione di Galileo

6. Chiese cristiane e nazismo «L’antisemitismo è inammissibile»

7. Chiesa cattolica e fascismo 8. Per la documentazione e l’approfondimento 9. Suggerimenti per un utilizzo didattico 10. Sussidi e bibliografia 1. PREMESSA

1. Questo lavoro nasce da alcune lezioni interdisciplinari, svolte nelle classi quarte di liceo scientifico, in anni scolastici e contesti differenti. La finalità é quindi didattica ed è in quest’ottica che devono essere lette e comprese le pagine che seguono. Non si tratta quindi di una ricerca nata in campo accademico, o di un approfondimento critico destinato ad un pubblico di esperti, ma un intervento fatto nelle classi, finalizzato a dare una prima risposta alle domande degli alunni sulle «pagine difficili» della storia della Chiesa. D’altronde, insegnando IRC (Insegnamento della Religione Cattolica) – soprattutto se nella secondaria di secondo grado – sarà capitato a tutti di imbattersi in qualcuno di questi argomenti. Le ho chiamate «pagine difficili» perchè non sono proprio pagine edificanti e coerenti al messaggio evangelico; perchè sono argomenti complessi, con tanti elementi che si intrecciano tra di loro, non sempre facilmente districabili; perchè sono temi che risentono spesso di pesanti pregiudizi ideologici, condizionati da una visione della Chiesa quasi sempre solo negativa; infine, sono «pagine difficili» perchè sono spesso minimizzate, trascurate o volutamente ignorate dalle chiese cristiane o dallo stesso insegnamento della religione. Ma un IRC che vuol essere, prima di tutto, una proposta culturalmente valida in una scuola laica, non può non affrontare queste pagine in modo professionalmente corretto e serio, anche in un confronto a più voci.

Page 2: PAGINE “DIFFICILI” DELLA STORIA DELLA CHIESApuntoeduri.indire.it/neoassunti2008/offerta_lo/lo/23374/allegati/... · Solo così si giungerà a una autentica purificazione della

2

2. Le pagine proposte – come accennavo – sono frutto di un lavoro interdisciplinare, che hanno coinvolto gli insegnanti di filosofia, storia e religione e, per le lezioni sul caso Galileo Galilei, anche di matematica e di fisica. Qui presento, in modo particolare, l’apporto dato dalla religione, ma si possono facilmente notare anche i contributi delle altre discipline, si veda Per la documentazione e l’approfondimento.

Nella valutazione generale di questo lavoro, l’aspetto interdisciplinare deve essere tenuto particolarmente presente. Lo scopo, infatti, non era quello di fare una trattazione, completa e esauriente della pagine prese in esame, ma di far cogliere agli alunni la complessità dei fenomeni e i vari modi possibili di avvicinarsi ad essi, superando luoghi comuni e pregiudizi, che a volte si ripetono solo per ignoranza. 3. Altra premessa importante è che le «pagine difficili» presentate – che poi ovviamente non

sono soltanto queste – non hanno affatto la pretesa di essere esaustive; molte delle questioni affrontate rimangono aperte, sottoposte a continui studi e ricerche. Diciamo che il lavoro vuol essere un primo approccio – con un taglio volutamente didattico – ma portato avanti all’interno di una disciplina (quella dell’IRC) che su queste pagine problematiche e dolorose della storia della Chiesa vuole avere quella «parresìa», o coraggio della verità, che ci ha testimoniato Giovanni Paolo II, chiedendo perdono degli errori commessi e delle offese arrecate dalla Chiesa, in nome di Cristo e del vangelo.

2. OBIETTIVI GENERALI E METODOLOGIA A livello di informazione (conoscenze/competenze) con questo lavoro si vuole:

Aiutare gli alunni a comprendere che i pregiudizi e le forme di integralismo nascono sempre dalla non conoscenza. Anche nella storia della Chiesa ci sono delle pagine che bisogna saper leggere senza strumentalizzazioni.

Ricercare le cause i meccanismi che stanno alla base di alcune scelte storiche della Chiesa, non con la mentalità di oggi (il «senno del poi»), ma all’interno della cultura e dei comportamenti della società del tempo.

A livello formativo (capacità/ vita individuale e sociale) si farà in modo di: Interpretare criticamente le pagine prese in esame, anche alla luce delle nuove ricerche

storiche Distinguere tra il messaggio dottrinale della Chiesa e i vari messaggeri che, come tutti

gli esseri umani, sono soggetti ad errore. Scelte metodologiche

Le pagine storiche che si presentano in questo lavoro non sono state svolte tutte all’interno di una stessa classe, ma in classi e anni scolastici differenti. La scelta degli argomenti trattati è stata in parte condizionata da precedenti discussioni fatte durante l’ora di IRC, in cui gli alunni dimostravano di avere delle idee molto confuse sui fatti, e anche le accuse lanciate contro la Chiesa, erano spesso fatte in modo pregiudiziale e superficiale. Da qui l’esigenza di approfondire – in modo serio e documentato – alcune delle pagine fatte oggetto di critica. Per dare più credibilità all’iniziativa ho proposto di farlo in modo interdisciplinare, coinvolgendo anche altri docenti interessati.

Nella seconda parte del lavoro (nn. 8-9-10) si potrà trovare la documentazione offerta agli alunni sui vari argomenti trattati; delle indicazioni e dei suggerimenti didattici per lavorare con gli alunni, sia durante l’ora di IRC o anche a livello interdisciplinare, come auspicabile.

Page 3: PAGINE “DIFFICILI” DELLA STORIA DELLA CHIESApuntoeduri.indire.it/neoassunti2008/offerta_lo/lo/23374/allegati/... · Solo così si giungerà a una autentica purificazione della

3

3. LE CROCIATE

A) LE CROCIATE E L’ISLAM Le crociate sono ancora oggetto di polemica e di equivoci. Le spedizioni militari in Terra Santa vengono giudicate spesso come un periodo di «intolleranza» e di «fanatismo» papale, un cedimento alla violenza e un allontanamento dagli insegnamenti di Cristo che ammoniva: «chi di spada ferisce, di spada perisce» (Mt 26,52), a «porgere l’altra guancia» e «amare anche il menico». Senza dubbio le crociate contro l’islam non avevano soltanto scopi religiosi o ideali, ma anche interessi economici e politici; così come molti furono i saccheggi, le uccisioni di massa e lo sfruttamento da parte cristiana. Ma sulle crociate si sono accumulati anche troppi pregiudizi e forzature storiche che occorre ricollocare nel loro giusto contesto. Scrive l’enciclopedia Utet della religione: «Le crociate devono essere analizzate in funzione di una serie di fattori politici, economici, demografici e spirituali, ai quali si aggiungono reazioni di psicologia collettiva»1. Rispondono al bisogno di una maggiore espansione della fede cattolica (dopo lo scisma con la Chiesa d’Oriente) e anche ad una forma di riconciliazione con la Chiesa stessa, tramite l’indulgenza guadagnata con il pellegrinaggio a Gerusalemme e con la sua riconquista. «Paradossalmente – scrive sempre l’enci-clopedia Utet – la crociata è anche il tentativo per incanalare la violenza dei guerrieri medioevali in una serie di «movimenti per la pace», tanto più che la crescita demografica obbligava a dare un posto e un ruolo alle masse senza occupazione. Anche i rapporti con l’imperatore di Bisanzio e con la Chiesa greca ebbero un ruolo nella decisione del papato di promuovere queste spedizioni pericolose e dispendiose. Il saccheggio di Gerusalemme da parte dei musulmani nel 1009, accompagnato dalla distruzione del Santo Sepolcro, fu sentito come un enorme sacrilegio dai cristiani latini, che avevano una relazione quasi carnale con quella “terra della promessa” che era per loro la Gerusalemme terrena»2.

PAROLE CHIAVE CROCIATE: furono spedizioni militari

combattute dall’Europa occidentale per liberare i luoghi santi, in particolare il Santo Sepolcro, dal dominio musulmano e riprendere così il possesso della Terra Santa. L’epopea delle crociate copre quasi due secoli (1096-1291), e mobilitò - si pensa – circa 200mila persone, di cui 50 mila giunsero effettivamente in Oriente. Il nome deriva dal fatto che coloro che partecipavano alla crociata portavano cucita o ricamata sulle vesti una croce (cruce signati) che li identificava come pellegrini e combattenti per la Terra Santa.

CROCIATA: dall’XI al XXI secolo la parola «crociata» è risuonata molte volte nella storia; e quasi sempre a sproposito. Oggigiorno però, difenderla o condannarla, non ha senso; dovrebbe però insegnarci che combattere l’altro non serve poi un granché. È meglio imparare a conoscere chi è differente da noi, piuttosto che odiarlo.

TREGUA DI DIO: nel Medioevo erano proibiti gli atti di guerra nei giorni particolarmente sacri: la domenica, il giorno di Pasqua, giovedì, venerdì e sabato santo, durante il periodo quaresimale. La Pax Dei, la Pace di Dio, tutelava i pellegrini e i mercanti, proibendo gli atti di guerra nelle località di culto e di mercato.

Il papa Urbano II fu l’artefice di questo pellegrinaggio di riconquista, rispondendo alla richiesta di aiuto militare dell’imperatore di Bisanzio Alessio Comneno. Al concilio di Clermont (Francia –1095), Urbano II lanciò l’appello a prendere la croce per farla trionfare sugli infedeli, quei turchi selgiuchidi3 che avevano scovolto la situazione religiosa e territoriale dell’islam: «Dai 1 Guy Bedouelle, Il medioevo dal 1054 alla Riforma, in La religione, Utet, Torino 2001, pp. 276-280. 2 Op.cit., pp.276-277. 3 I selgiuchidi furono una dinastia turca che deve il suo nome a Seljük morto intorno all'anno 1000. In lotta contro le altre fazioni islamiche, i selgiuchidi iniziarono un’ascesa militare che sconvolse tutto l’assetto territoriale e l’equilibrio geografico del tempo. In questo senso bisogna interpretare le dure parole di Urbano II.

Page 4: PAGINE “DIFFICILI” DELLA STORIA DELLA CHIESApuntoeduri.indire.it/neoassunti2008/offerta_lo/lo/23374/allegati/... · Solo così si giungerà a una autentica purificazione della

4

confini di Gerusalemme e dalla citta di Costantinopoli un’ orribile notizia si è diffusa... Una razza maledetta, una razza radicalmente alienata da Dio... ha invaso le terre dei cristiani del luogo e le ha decimate con la spada, col saccheggio e col fuoco». Il papa proseguiva elencando le atrocità perpretate dai turchi e menzionando la dissacrazione di chiese, lo stupro di donne cristiane la tortura e 1'assassinio di uomini. Egli fece anche appello all'onore francese con queste parole: «Ricordate la grandezza di Carlo Magno (…) Mettetevi in cammino verso il Santo Sepolcro e strappate quella terra dalle mani di una razza malvagia e assoggettatevela». Alla fine un grido si levò dalla folla: «Dio lo vuole! Dio lo vuole! » (Deus vult, Deus vult!), che diventò il grido di battaglia delle crociate4. In molti, nobili e poveracci, partirono per questa impresa, animati da grandi ideali, ma anche attratti dalla esenzione delle tasse, dal pagamento dei debiti, dalle speciali indulgenze, dallo spirito d’avventura e dall’aspettativa di facili guadagni. Dopo varie peripezie, i crociati arrivarono in Terra Santa e conquistarono il Santo Sepolcro (1099), fondando il Regno di Gerusalemme. Ma il regno ebbe vita difficile, nonostante le varie spedizioni organizzate fra il XII e XIII secolo dall’Europa per sostenerlo militarmente5. Le ultime raccaforti crociate furono conquisate dai musulmani alla fine del XII secolo, e non furono più riconquistate.

B) UN FENOMENO COMPLESSO Le crociate non devono essere lette solo come la risposta all’appello del papa contro gli «infedeli» che occupavano i «luoghi santi», o come un aiuto militare dato all’imperatore di Costantinopoli, minacciato dall’avanzata dei Turchi. Secondo la storiografia moderna,6 le cause delle crociate devono essere trovate all’interno di un quadro più ampio che riguarda gli aspetti sociali, economici e anche:

1. La posizione della Chiesa medioevale di fronte alla guerra, alla cavalleria e al potere temporale

2. Il valore del pellegrinaggio 3. Il rinnovamento monastico 4. Il ruolo del papato

Senza approfondire i singoli punti (che richiederebbero uno spazio e una disponibilità di tempo che non abbiamo), accenniamo ad alcuni di questi fattori per collocare e comprendere le crociate in un quadro storico più ampio.

Prima di tutto il diverso atteggiamento della Chiesa nei confronti della guerra. Il messaggio di Gesù, diffuso dagli apostoli, proclama l’amore e la non violenza. Infatti i primi cristiani rifiutavano l’uso delle armi e – in gran parte – anche il servizio militare, subendo per questo il martirio. Ma gli avvenimenti storici nei secoli successivi (le invasioni barbariche, l’alleanza tra il papato e il regno dei Franchi contro i Longobardi, la costituzione di un dominio territoriale, le invasioni dei Saraceni, degli Ungari e di tanti altri, accompagnate da saccheggi e violenze) portarono la Chiesa a modificare l’atteggiamento nei confronti della non violenza. La guerra non è più considerata un male assoluto, ma un male necessario per difendere i cristiani e i luoghi di culto da un male maggiore. Intorno all’anno mille avviene una forma di sacralizzazione della guerra, soprattutto nei confronti dei popoli considerai pagani. La conquista di Gerusalemme da parte degli Arabi, la distruzione nel 1009 della basilica costantiniana del sacro sepolcro, i racconti dei pellegrini sulle umiliazioni subite dai cristiani, tutto questo favorisce in Occidente uno spirito di rivalsa della cristianità contro gli «infedeli» e di lotta con la spada. Si applica così al combattente il concetto di miles christi, che nei primi tempi della

4 AA.VV., Storia del cristianesimo, Elledici, Leumann (TO) 1992, p. 277. 5 Per le varie crociate effettuate si veda la breve sintesi in Per la documentazione e l’approfondimento, p. 17-18 6 J. Flori, Le crociate, Il Mulino, Bologna 2003; F. Cardini, Le crociate tra il mito e la storia, Istituto di cultura Nova Civitas, Roma 1984. Si veda anche la sintesi proposta da G. Ferrarotti, Le crociate, in «L’ora di religione», maggio 2006, p.19-30.

Page 5: PAGINE “DIFFICILI” DELLA STORIA DELLA CHIESApuntoeduri.indire.it/neoassunti2008/offerta_lo/lo/23374/allegati/... · Solo così si giungerà a una autentica purificazione della

5

Chiesa era colui che combatteva con la preghiera contro le forze del male e del peccato, a colui che combatte con la spada contro i nemici della cristianità.

Nasce così il nuovo ruolo che la Chiesa affida alla cavalleria, l’istituzione che raccoglieva i figli minori delle famiglie feudali esclusi dal feudo. A questi giovani desiderosi di avventura, la Chiesa indica un nuovo campo a cui dedicarsi: combattere per la difesa dei deboli, degli orfani e delle vedove, e contro gli infedeli per il trionfo della fede.

Un altro elemento sociale da tener presente per comprendere le crociate sono i pauperes, le masse di poveri che – in un periodo di grandi cambiamenti sociali – si riversano nelle città, per liberarsi dalla schiavitù feudale. I pauperes non rientravano in nessuna delle classi sociali esistenti: oratores (quelli che pregano); bellatores (quelli che combattono) e laboratores (quelli che lavorano). La classe dei «poveri» sarà la più vulnerabile, la destinataria di tutti quei visionari e predicatori che annunciavano nuove realtà sociali. Le crociate saranno per i pauperes un’occasione imprevista: un nuovo Esodo, verso un futuro di giustizia e di uguaglianza.

In questo senso il tradizionale pellegrinaggio ai «Luoghi Santi» – presente fin dall’inizio della cristianità – acquista nuovi significati: non solo una forma di riscatto sociale per una massa di diseredati e avventurieri; ma anche una risposta a tutto quel mondo simbolico, di forte tensione escatologica7, che accompagna il cristiano medioevale e permea lo spirito della crociata. La spedizione militare acquista così il significato di pellegrinaggio armato, che offre gli stessi vantaggi spirituali di cui godono i pellegrini che si recano al Santo Sepolcro, ma vissuto come strumento di salvezza. La crociata diventa così una spedizione riparatrice, per la remissione dei peccati e una «guerra santa», poiché comporta un premio spirituale.

Questa connessione profonda tra aspetti materiali e sacrali è certamente lontana dalla nostra mentalità moderna, ma non bisogna dimenticare che la società medioevale fonde insieme vita civile, culturale e religiosa in un’unica realtà. È all’intermo di questa concezione unitaria che occorre saper leggere il fenomeno delle crociate e analizzarlo con i parametri di allora, piuttosto che con quelli di oggi.

Un altro aspetto, certamente importante da tener presente, è quello economico. I mercanti, all’inizio furono piuttosto diffidenti nei confronti delle crociate, per paura di compromettere i loro rapporti commerciali con l’Oriente. Ma ben presto intuirono che potevano invece incrementare i loro guadagni, prima di tutto lucrando sui crociati, a cui fornivano prestiti in denaro, navi, vettovaglie; e poi con attività spesso illecite, come il traffico di schiavi, il commercio

ORDINI RELIGIOSO-MILITARI Gli ordini religioso-militari, di tipo monastico (hanno i voti di povertà, castità e obbedienza), nascono per difendere i Luoghi Santi e assistere i pellegrini. Gli ordini gestirono per vari secoli un grande potere politico e economico. Ospedalieri di San Giovanni (o

Ordine di Malta) nacquero a Gerusalemme nel 1099 con lo scopo dell’ assistenza ospedaliera. Nel 1529 si stabilirono definitivamente a Malta, con il titolo Sovrano Ordine Militare di Malta. L’Ordine è ancora esistente e si occupa di assistenza ai malati.

L’ Ordine dei Templari o Cavalieri del Tempio fu fondato a Gerusalemme tra il 1118 e il 1120. Tra gli scopi aveva quello di difendere il Santo Sepolcro e i pellegrini. Ricco di privilegi e donazioni, aveva beni in tutta Europa. Fu soppresso nel 1312.

L’Ordine Teutonico nacque in Germania come confraternita ospedaliera e nel 1198 diventò Ordine Cavalleresco. Attualmente segue la Regola Francescana come Ordine mendicante.

7 Dal greco éschaton, con cui si indica la dottrina delle «cose ultime», cioè l’insieme delle rappresentazioni sul destino dell’uomo e del cosmo (l’aldilà).

Page 6: PAGINE “DIFFICILI” DELLA STORIA DELLA CHIESApuntoeduri.indire.it/neoassunti2008/offerta_lo/lo/23374/allegati/... · Solo così si giungerà a una autentica purificazione della

6

di reliquie, autentiche e false. Comunque la critica storiografica ha ridimensionato la convinzione che l’Occidente mercantile si sia arricchito con le crociate.

4. LA «SANTA» INQUISIZIONE Tra le pagine della storia della Chiesa, quelle riguardanti l’inquisizione, sono forse tra le più difficili e distanti dallo spirito che anima il vangelo. Ma ci sono e bisogna avere il coraggio di leggerle con obiettività e chiarezza, sfatando luoghi comuni e pregiudizi accumulati lungo i secoli. Il coraggio della verità. Negli Atti degli Apostoli si

parla di parresìa, una parola greca che significa «franchezza» nella verità e nell’amore. Giovanni Paolo II, in occasione del Giubileo del 2000, ha parlato di capitoli dolorosi della Chiesa, «specie in alcuni secoli», in cui c’è stata l’accettazione di «metodi di intolleranza e persino di violenza nel servizio della verità». Questa affermazione coraggiosa, che riconosce gli errori storici commessi dalla Chiesa e chiede perdono, aiuta il teologo e il singolo credente a percorrere il cammino della verità, nella certezza che quest’ultima – anche quando è scomoda – è sempre liberante. Noi comunque guarderemo all’ inquisizione più con l’occhio dello storico che del teologo, preoccupandoci di conoscere e interpretare i fatti, anche alla luce delle nuove ricerche storiche8, più che dare un giudizio etico.

Una ricerca critica e obiettiva. La polemica anticlericale, che ha caratterizzato fortemente la storia di molte nazioni europee, ha contribuito a creare un’immagine dell’inquisizione come un potere inflessibile, crudele, arbitrario, dominato da giudici fanatici e ottusi, se non addirittura sadici e dissoluti9. Nessuno vuol negare le aberrazioni o le crudeltà commesse: i roghi, la tortura e il numero consistente di giustiziati/e in nome di Dio. Ma «studi seri e approfonditi hanno anche messo in evidenza il comportamento scrupoloso dei giudici, una giustizia parca nell’uso della tortura rispetto ai tribunali del tempo, maggiormente preoccupata di educare che di reprimere e che emanò sentenze capitali in una percentuale bassa rispetto al totale delle cause esaminate»10. Per quanto riguarda l’inquisizione spagnola, la più studiata, è possibile, infatti, avanzare con prudenza qualche cifra: dal 1478 al 1820 le sfilarono davanti circa 200.000 persone, e furono 10.000 le sentenze capitali eseguite (il

PAROLE CHIAVE INQUISIZIONE: con questo

termine s’intende l’organizzazione giudiziaria ecclesiastica per la lotta o la prevenzione dell’eresia, presente dal XII al XVIII secolo. Il nome deriva dall’adozione della procedura inquisitoria (dal latino inquisitio, che vuol dire «ricerca») che autorizzava il giudice a cercare eventuali eretici, anche in mancanza di un accusatore. L’inquisizione prevedeva l’interrogatorio alla presenza di testimoni, l’accertamento della consapevolezza, anche con tortura, l’invito a ritrattare; nel caso di rifiuto, l’abbandono al braccio secolare, che infliggeva le pene fisiche (nei casi più gravi la morte per rogo).

LE VARIE INQUISIZIONI: Nel 1184 fu creata in ogni diocesi una inquisizione episcopale che venne centralizzata dopo il concilio Lateranense IV (1215) . Gregorio IX, nel 1231, istituì in tutta la cristianità tribunali per crimini d’eresia, presieduti da domenicani o francescani. Si usa suddividere l’inquisizione in medioevale e in tre istituzioni centralizzate nell’età moderna: spagnola, portoghese e romana.

AUTODAFÉ: solenne cerimonia pubblica con cui in Spagna l’inquisitore emanava le sentenze, riceveva le abiure o consegnava i condannati al braccio secolare per far eseguire la condanna.

8 Per l’approfondimento di questo tema si veda il bel lavoro di Andrea del Col sull’inquisizione romana in Religione e Scuola del maggio/giugno 1999, 9-35, a cui questo lavoro si ispira. 9 Dal 1990, nuovi percorsi storiografici hanno caratterizzato gli studi sull’Inquisizione, non più soggiogati dal filone di matrice protestante e illuminista, più interessato a casi di particolare intensità, come Galileo Galilei, Giordano Bruno, Tommaso Campanella; l’interesse è ora quello di far luce sulla struttura, la procedura, la cultura dell’inquisizione, ricollegandola al contesto storico oggettivo in cui essa operava. Fondamentale al riguardo il saggio di Adriano Prosperi L’inquisizione:verso una nuova immagine?, apparso in «Critica storica» 25/1888. 10 Goffredo Zanchi, L’inquisizione in Alternativa, triennio, Queriniana, Brescia 1997, pp. 330-334.

Page 7: PAGINE “DIFFICILI” DELLA STORIA DELLA CHIESApuntoeduri.indire.it/neoassunti2008/offerta_lo/lo/23374/allegati/... · Solo così si giungerà a una autentica purificazione della

7

5%). Cifre che ridimensionano la fama di crudeltà che circonda ancora l’inquisizione. Per esempio solo tra la fine del XVI secolo e la prima metà del XVII furono 60.000 le condanne per stregoneria dei tribunali secolari, in paesi come Germania, Svizzera, Austria, dove non era presente l’inquisizione. In tre secoli di inquisizione i morti furono circa 60.000. In assoluto la cifra non è alta se paragonata a quella di altre repressioni o deportazioni violente. Per esempio la tratta degli schiavi dall’Africa in America (50-60 milioni strappati dai loro villaggi, 15 milioni arrivati vivi in America, 10 milioni sopravvissuti); i sacrifici umani degli Aztechi (15.000 all’anno, un milione e mezzo al secolo); la notte di San Bartolomeo (3-4.000 ugonotti uccisi nella sola Parigi; l’olocausto degli ebrei (6 milioni). Ovviamente si tratta di situazioni storiche diverse, non paragonabili tra di loro e, soprattutto, con questo non si vogliono giustificare gli eccessi di violenza e l’intolleranza dell’inquisizione. A) INQUISIZIONE MEDIOEVALE Il sorgere dell’inquisizione è da collegarsi al diffondersi dell’eresie nel Medioevo che minacciavano di distruggere l’unità religiosa formatasi in quei secoli. L’eresia catara, di ispirazione manichea, e il movimento di contestazione ecclesiale di Pietro Valdo11, posero l’autorità ecclesiastiche di fronte alla necessità di contrastare il diffondersi di questi movimenti, che acquistavano sempre più peso in Europa. Si cercò di fermare i movimenti eretici con un’azione pastorale più incisiva e mediante l’adozione di sistemi repressivi come la crociata e l’inquisizione. Quest’ultimo mezzo, però, impiegò quasi un secolo per diventare pienamente operativo. Gli interventi per debellare l’eresia, come la crociata dei baroni di Francia contro gli albigesi (1208-1226) e le misure prese dai vescovi, si rivelarono però non adeguate (o erano troppo blande o troppe pesanti), e così il papato si preoccupò di inasprire la repressione, rafforzando i tribunali locali e nominando gruppi di inquisitori, a seconda delle necessità. Assumendo un atteggiamento più duro e intollerante, la gerarchia inasprì anche le pene contro gli eretici, confiscando i beni dell’eretico ed escludendolo in pratica dalla vita civile. Ma queste norme divennero realmente efficaci solo nel 1220, quando furono promulgate dall’imperatore Federico II di Svezia e vennero applicate dalle autorità civili. Dal 1232 l’eresia fu punibile con la pena di morte.

PAROLE CHIAVE CATARI: eretici diffusisi in

Europa nei sec. XI-XII: si richiamavano a un particolare stato di purezza dottrinaria e morale (dal greco katharós, puro), professando un rigido dualismo teologico ed etico (contrasto tra il principio del bene e quello del male).

ALBIGESI: è il ramo provenzale dei catari, chiamati così dalla città di Albi, nel Sud della Francia. Furono sterminati nel corso della crociata (1208-29), indetta dal papa Innocenzo III e guidata da Simone di Monfort.

I tribunali che stabilivano chi era eretico erano sempre quelli ecclesiastici, ma siccome quelli vescovili, si dimostravano poco attivi, il papa nominò dei giudici speciali (gli inquistori) che dipendevano direttamente da lui. In genere la popolazione civile non li vedeva di buon occhio (alcuni inquisitori vennero persino uccisi), ma dal punto di vista della Chiesa ufficiale la loro opera contro i catari fu efficace. All’inizio del sec. XIV, grazie soprattutto al rinnovamento interno della Chiesa per opera dei nuovi ordini mendicanti (domenicani e francescani che comunque facevano anche da inquisitori), l’eresia non preoccupò più la Chiesa. Ma, intanto, l’apparato giuridico dell’inquisizione si stava burocratizzando sempre più. Nei secoli XIV e XV nacquero gli inquisitori fissi e furono scritti diversi manuali ad uso dell’inquisitore. La giurisdizione si estese a nuovi campi: bestemmia ereticale, bigamia e, soprattutto, stregoneria. Un uso politico dell’inquisizione fu rappresentato dai processi contro i

11 Pietro Valdo è un mercante di Lione che, dopo essersi convertito al vangelo, richiama fortemente la chiesa alla povertà evangelica. Il suo movimento, che prende il nome di valdesi o Poveri di Lione, entra in conflitto con la gerarchia quando sostenne che anche i laici potevano predicare e interpretare le Sacre Scritture senza l’autorizzazione dei vescovi. Venne condannato per scisma ed eresia (1190 ca.), disperdendosi in Francia e in Italia (Lombardia e poi Piemonte). La chiesa evangelica valdese si riconosce storicamente nel movimento capeggiato da Valdo.

Page 8: PAGINE “DIFFICILI” DELLA STORIA DELLA CHIESApuntoeduri.indire.it/neoassunti2008/offerta_lo/lo/23374/allegati/... · Solo così si giungerà a una autentica purificazione della

8

templari, condannati poi dai tribunali vescovili (1307), e da quello contro Giovanna d’Arco (1431). B) INQUISIZIONE SPAGNOLA (1478-1834) L’inquisizione spagnola fu completamente nuova rispetto a quella medioevale. Il papa Sisto IV autorizzava i re cattolici di Spagna Ferdinando e Isabella a nominare degli inquisitori nei loro regni per la salvaguardia della fede. In realtà, ai regnanti interessava l’unificazione culturale e religiosa della Spagna, e un’inquisizione posta sotto il loro controllo poteva operare scavalcando i poteri delle caste nobiliari e delle grandi municipalità. Così, in nome del cattolicesimo, i gruppi minoritari degli ebrei e dei musulmani che per secoli avevano convissuto con i cristiani, furono obbligati alla conversione o all'esilio. I tribunali del Sant'Ufficio controllarono che i «conversos», gli ebrei convertiti, seguissero il cristianesimo e non coltivassero di nascosto idee e pratiche ebraiche. Tra gli inquisitori di Spagna il più noto è Tommaso di Torquemada, priore del convento domenicano di Segovia e confessore dei sovrani. Aveva fama di incorruttibile, dalla ferrea disciplina, ma con la bocca piena di parole di pietà: come inquisitore generale mandò al rogo duemila persone in quindici anni di processi, al ritmo di seimila all’anno, secondo gli storici12. Purtroppo l’inquisizione spagnola si caratterizzò per zelo omicida e fanatismo religioso più di altre inquisizioni. Infatti fino al 1520 ca., i processi furono molto numerosi, così come le condanne a morte e la confisca dei beni, promulgate con solenni e imponenti cerimonie negli autodafé.

La struttura dell’inquisizione spagnola L'organizzazione dell'inquisizione spagnola era basata su una ventina di distretti periferici sovradiocesani, ove operavano due o tre inquisitori, coadiuvati da ufficiali dipendenti e controllati centralmente da un inquisitore generale e dal «Conseio de la Suprema y General Inquisición», uno dei cinque consigli della Corona. Una rete di «comisarios» e di «famíliares» controllava a vari livelli tutto il territorio spagnolo e le colonie del nuovo mondo.

Dopo l’esplusione degli ebrei dalla Spagna nel 1492, onde rastrellarne le ricchezze, lo stesso rigore fu applicato ai «moriscos», i discendenti cristianizzati dei musulmani. In questo modo, con la repressione delle culture minoritarie operata dall’inquisizione, i reali di Spagna unificarono il Paese, lasciando una scia di violenza e di soprusi in tutta la storia della Chiesa cattolica. Nella seconda metà del cinquecento l'azione repressiva si rivolse contro alcuni gruppi protestanti e contro l'arcivescovo di Toledo e primate di Spagna, fray Bartolomé de Miranda y Carranza, sospettato di aderire alle idee della Riforma. Non avendo più problemi con l’eresia, l'in-quisizione si dedicò nei secoli seguenti ai delitti minori dei vecchi cristiani: proposizioni eretiche, bigamia, magia e stregoneria, atti contro il Sant' Ufficio, con pochissime condanne capitali. In seguito l’inquisizione divenne un potente strumento per l'applicazione delle norme del Concilio di Trento. C) INQUISIZIONE PORTOGHESE (1536-1821) La preoccupazione principale dell’inquisizione portoghese fu dapprima il controllo degli ebrei convertiti («cristaos novos»), poi degli ebrei in generale e dei «conversos» fuggiti dalla Spagna. Gli ebrei portoghesi, che in percentuale erano più numerosi rispetto a quelli della Spagna, nel 1496 furono costretti a battezzarsi e fu loro proibito di lasciare il Paese perché il regno aveva bisogno di uomini preparati e di buoni tecnici. Nel 1507 fu abolita ogni discriminazione nei loro confronti, ma nel 1515, nel 1531 e nel 1536 il re chiese al papa di instaurare l’inquisizione per munirsi di un utile strumento di controllo. Il Sant’Ufficio portoghese fu organizzato in modo analogo a quello spagnolo, con tre centri nella penisola e uno per le Indie a Goa. Nel settecento l’inquisizione perse l’appoggio degli

12 Si veda A. Prosperi, Tribunali della coscienza. Inquisitori, confessori,missionari, Einaudi, Torino 1996.

Page 9: PAGINE “DIFFICILI” DELLA STORIA DELLA CHIESApuntoeduri.indire.it/neoassunti2008/offerta_lo/lo/23374/allegati/... · Solo così si giungerà a una autentica purificazione della

9

ambienti più qualificati e il ministro innovatore Pombal la riformò asservendola allo stato e vietando la persecuzione dei «cristaos novos». D) INQUISIZIONE ROMANA (1542-fine 1700) Contro la diffusione della Riforma protestante in Europa, nel 1542 il papa Paolo III decise di riorganizzare l’inquisizione con un nuovo organismo centrale, con potere giurisdizionale su tutta la Chiesa. In realtà per l’opposizione dei sovrani essa si limitò ad agire in Italia, conducendo però un’opera energica contro l’infiltrazione protestante. L’idea iniziale era di un organismo provvisorio, in attesa della convocazione di un concilio, ma fu proprio dopo la convocazione del Concilio di Trento (1546-1563) che l’inquisizione entrò in piena attività, in contrapposizione all’eresia protestante. L’inquisizione romana, oltre che a Roma, aveva sedi periferiche in molte città dell’Europa e del mondo cristiano, essendo direttamente in mano alla Chiesa, fu meno crudele di quella spagnola; anche il numero delle sentenze di morte fu decisamente inferiore. Le ultime ricerche storiche parlano di 131 sentenze eseguite dall’istituzione dell’inquisi-zione romana fino al 1700. Tra i processi più noti, quelli per idee filosofiche e scientifiche: contro Giordano Bruno, Tommaso Campanella, Galileo Galilei; poi quelli per idee religiose considerate eretiche: il cardinale Giovanni Morone; il vescovo di Capodistria Pier Paolo Vergerio; il vescovo di Bergamo Vittorio Soranzo; il patriarca di Aquileia Giovanni Grimani e Domenico Scanedda, detto Menocchio13.

La struttura dell’inquisizione romana A differenza delle inquisizioni della penisola iberica, la cui attività era controllata da un organismo centrale sotto la supervisione del re, la sede romana ebbe due organismi centrali per la repressione dei delitti contro la fede: 1. La Congregazione del Sant’Ufficio (1542), presieduta direttamente dal papa e costituita da sei fino a quindici cardinali inquisitori generali, da un assessore, un commissario generale, uno o due soci del commissario, vari consultori, personale notarile e custodi dei prigionieri. Fu abolita nel 1965, quando il papa Paolo VI, modificandone gli scopi e le procedure, detta vita all’attuale Congregazione per la Dottrina della Fede. 2. La Congregazione dell’Indice dei libri proibiti, fondata nel 1571, rimase attiva fino al 1917. In quell’anno con la promulgazione del Codice di Diritto canonico, la congregazione confluì in quella del Santo Ufficio. L’organismo dell’Indice era più agile rispetto al Sant’Ufficio; era infatti diretta da cinque cardinali, con l’apporto di un numero molto variabile di consultori.

L’inquisizione romana fu soppressa dai governi riformatori verso la fine del 1700, ma all’interno della Chiesa la congregazione del Sant’Ufficio14 continuò la sua azione in difesa dell’ortodossia fino a quando non fu abolita (1965). F) I VARI PROCESSI INQUISITORI La principale procedura utilizzata dai giudici di fede era il «processo inquisitorio formale». Esso consisteva in una indagine diretta e segreta dei giudici, che miravano a provocare la confessione dell’imputato. Il sistema di prove prevedeva due testimonianze dirette e

13 Sono diverse le opere pubblicate su questi processi. Fondamentali le ricerche di J. Tedeschi, Il giudice e l’eretico. Studi sull’inquisizione romana, Vita e pensiero, Milano 1997; C. Ginzburg, Il formaggio e i vermi. Il cosmo di un mugnaio del ‘500, Einaudi, Torino 1976: sulla vicenda del Menocchio. 14 La Congregazione per la Dottrina della Fede fu istituita nell’anno 1542 da papa Paolo III Farnese (Costituzione Licet ab inizio del 21 luglio) con il nome di «Sacra Congregazione della Romana e Universale Inquisizione» e con lo scopo di vigilare sulle questioni della fede e di difendere la Chiesa dalle eresie. È quindi la più antica delle Congregazioni della Curia Romana, precedente la riforma della medesima e l’istituzione delle altre 14 Congregazioni, fatta da di papa Sisto V (Costituzione Inmensa Aeterni Dei del 22 gennaio 1588).

Page 10: PAGINE “DIFFICILI” DELLA STORIA DELLA CHIESApuntoeduri.indire.it/neoassunti2008/offerta_lo/lo/23374/allegati/... · Solo così si giungerà a una autentica purificazione della

10

concordanti da parte di uomini degni di fede, oppure l’ammissione di colpa da parte dell’interessato. La tortura, poco usata nell’inquisizione romana, era un mezzo di prova, non per estorcere confessioni. Se il turturato non confessava, era ritenuta una prova di innocenza e non veniva condannato a morte. La condanna a morte veniva data soltanto agli eretici impenitenti, ai recidivi e a quelli che erano colpevoli di certi gravi crimini al primo processo. Nell’inquisizione romana era in uso anche un modo più veloce (meno pericoloso per l’imputato) di controllare l’ortodossia: il «processo sommario», soprattutto nel seicento e nel settecento. La sua funzione era quella di raccogliere la confessione volontaria dell’imputato che si presentava pentito in tribunale e di riammetterlo in forma privata nella comunità ecclesiale. Esisteva poi il «processo d’appello», che si svolgeva ad un livello superiore rispetto ai primi due, per giudicare nuovamente l’imputato o controllare il primo processo. L’appello era rivolto al papa, che lo affidava poi ai nunzi o ad altri giudici di fede. G) INQUISIZIONE, CHIESA E INTOLLERANZA Alla luce dei documenti del Concilio Vaticano II (1962–1965) e della sensibilità moderna, il ricorso alla coercizione e alla violenza che fu fatto durante il periodo dell’inquisizione è certamente in aperta contrapposizione ai principi evangelici dell’amore verso il nemico, o dell’invito a porgere l’altra guancia. È difficile però non chiederci come è stato possibile che tanti uomini di Chiesa, anche di fede certa e di preghiera, abbiano potuto mandare sul rogo, torturare e fare violenza a decine di migliaia di persone, pensando che quella era la volontà di Dio? Come si è potuti arrivare a tanto? Vediamo di dare delle risposte realistiche, tenendo soprattutto presente la mentalità del tempo15. La simbiosi profonda tra Chiesa e Stato che prevedevano le strutture sociali e le istituzioni

del Medioevo portava ad ampi poteri della Chiesa in campo politico, e viceversa chiamava lo Stato a risolvere problematiche religiose. L’eresia, poi, veniva vista non solo come un problema religioso, ma anche sociale e politico, pericolosa per la stabilità sociale ed ecclesiale. Ecco, quindi, perché si ricorreva allo Stato, visto come braccio secolare a servizio della Chiesa e a tutela della fede. Già san Tommaso d’Aquino, il più grande teologo medievale, affermava che gli eretici commettevano un peccato che meritava loro la pena di morte, perché «è molto più grave corrompere la fede che assicura la vita dell’anima che falsificare la moneta che permette di provvedere alla vita temporale. Per conseguenza se i falsi monetari o altri malfattori sono immediatamente messi a morte secondo la giustizia dai principi secolari, a maggior ragione gli eretici non appena sono stati dimostrati colpevoli di eresia, possono essere molto giustamente messi a morte». (Summa Theologiae II.II, q.11,a.3).

È chiaro da questo testo che l’eresia è equiparata ad un reato pubblico, su cui aveva pieno diritto di intervento sia la Chiesa che lo Stato, a cui si attribuiva il compito di tutelare la verità e punire l’errore. L’eresia era considerata una macchinazione diabolica, un male contagioso che destinava le anime alla dannazione eterna, se non venivano liberate dall’errore. Era ritenuto un male minore l’uso della intimidazione e della paura pur di liberare l’eretico dall’errore che lo avrebbe destinato alla dannazione eterna. Che l’eretico fosse in buona fede non era un caso che veniva preso in considerazione.

15 Si tiene presente G. Zanchi, op. cit., pp. 333-334.

Page 11: PAGINE “DIFFICILI” DELLA STORIA DELLA CHIESApuntoeduri.indire.it/neoassunti2008/offerta_lo/lo/23374/allegati/... · Solo così si giungerà a una autentica purificazione della

11

Occorre, inoltre, tener presente che fino alle soglie dell’età moderna non esisteva di fatto il concetto del pluralismo religioso, per cui la diversità era vista come una turbativa pericolosa per l’armonia e la pace dell’intera società16. E poi, almeno nel caso dell’eresia catara, il suo forte dualismo e la totale condanna del mondo mettevano fortemente in crisi quelli che erano considerati i valori della stessa civiltà. Non solo, quindi, il mondo cattolico ma anche quello protestante era di fatto profondamente intollerante nei confronti delle devianze dottrinali, come d’altronde nei confronti degli ebrei.

Fu purtroppo necessario un lungo processo, non solo verbale ma anche armato, perché alla fine si giungesse all’elaborazione di nuovi principi di convivenza, basati sui diritti dell’uomo, sul rispetto delle diversità religiose e sulla separazione tra Stato e Chiesa. Ma, come spesso accade, la storia non è affatto maestra. Il secolo appena trascorso ha infatti conosciuto altre «inquisizioni», questa volte laiche ma più atroci e violente di quella che abbiamo studiato. Si pensi alla Germania nazista o alla Russia di Stalin, con i milioni di morti che queste ideologie si sono lasciate dietro o, ancora più recentemente, alle vittime dei fondamentalismi.

IL GIUDIZIO DELLA CHIESA DI OGGI Indicendo il grande Giubileo del 2000 Giovanni Paolo II scriveva: «L’itinerario spirituale di preparazione al giubileo deve passare anche attraverso un’approfondita e sincera riflessione sugli errori, infedeltà, incoerenze, ritardi dei quali nel corso dei secoli i credenti si sono potuti rendere responsabili. Solo così si giungerà ad una autentica purificazione della memoria nel pentimento» (Tertio Millennio adveniente, n. 33). Alla luce della dimensione ecumenica che caratterizza fortemente l'intero documento, il papa specificava, fra gli altri punti, che vi è un «capitolo doloroso sul quale i figli della chiesa non possono non tornare con animo aperto al pentimento» e cioè «l’acquiescenza manifestata, specie in alcuni secoli, a metodi di intolleranza e persino di violenza nel servizio della verità” (n. 35). E il card. Etchegaray, nell’intervento introduttivo al convegno internazionale sull’inquisizione, tenuto in Vaticano nell’ottobre 1998, commentava: «Sebbene esso non venga nominato in maniera esplicita, è chiaro che in questo paragrafo Giovanni Paolo Il si riferisce principalmente, anche se non esclusivamente, al tribunale ecclesiastico, competente a giudicare i delitti in materia di eresia, conosciuto sotto il nome di inquisizione».

16 In questo senso sopravvivono ancora molti luoghi comuni e pregiudizi nei riguardi della stessa chiesa cattolica. È bene tener presente che «furono bruciate molte più streghe nei secoli della «ragione» e nei Paesi non cattolici che in tutto il medioevo e le inquisizioni» (cf. B.P. Levaci, La caccia alle streghe in Europa, Laterza, Bari 1988)

Page 12: PAGINE “DIFFICILI” DELLA STORIA DELLA CHIESApuntoeduri.indire.it/neoassunti2008/offerta_lo/lo/23374/allegati/... · Solo così si giungerà a una autentica purificazione della

12

5. IL CASO GALILEI A) VITA E OPERE DI GALILEO Galileo Galilei, fu grande matematico e astronomo, ma anche un grande credente. Venuto a conoscenza degli scritti di Copernico, e dopo le prime osservazioni del cielo per mezzo di un rudimentale cannocchiale, nel 1597 scriveva a Keplero: «Ho trovato la spiegazione di molti fenomeni naturali, che certamente nell’ipotesi corrente (sistema tolemaico: la terra al centro) riescono inesplicabili». Poi, grazie al perfezionamento del cannocchiale, scoprì che le stelle di Giove non erano fisse, ma mutavano posizione da una notte all’altra. Le sue scoperte suscitarono grandi contestazioni nel mondo della scienza, ma anche consensi. Lo scienziato Cesare Cremonini si rifiutò di guardare nel cannocchiale, affermando che «si fidava più di Aristotele che dei suoi stessi occhi». Invece il consenso maggiore gli venne da padre Clavio, un autorevole matematico gesuita del Collegio Romano, che dichiarò che il sistema astronomico tolemaico cominciava a presentare grandi crepe. L’intervento del Santo Ufficio I primi problemi con la Chiesa Galileo li ebbe nel 1611 quando il Card. Roberto Bellarmino, a cui non sfuggivano le conseguenze teoriche e pratiche di quelle prime scoperte, pose una serie di quesiti agli astronomi del Collegio Romano. Il cardinale chiedeva loro di stabilire se quelle di Copernico rimanevano ipotesi o se stavano assumendo fondamento scientifico alla luce delle nuove scoperte. In questo caso, la posizione tolemaica fatta propria dalla Chiesa perché «conforme alle sacre scritture», si sarebbe capovolta, creando un grave problema (per allora) di interpretazione della Scrittura stessa17. Dopo qualche anno arrivarono le risposte del Collegio Romano che furono però dubitative. Il card. Bellarmino dichiarò allo stesso Galileo che, fino a che non fossero state trovate prove definitive, il sistema eliocentrico doveva rimanere una ipotesi da approfondire. Ma Galileo, pur non avendo trovato prove certe e definitive, ritenne giusto continuare nella sua ricerca e si arrivò così al primo processo nel 1616, con l’invito all’astronomo a non tenere né insegnare l’eliocentrismo (sistema copernicano). Dal 1616 al 1633 le idee eliocentriche si diffusero in tutta l’Europa, nonostante la Chiesa le avesse chiamate «contrarie alle Sacre Scritture» e che non si potessero «difendere né tenere». La rottura definitiva si consumò nel processo di condanna del 1633.

DATE SIGNIFICATIVE 1564: Galileo Galilei nasce Pisa, studia medicina e matematica all’università senza tuttavia laurearsi. 1609- 1610: perfeziona il cannocchiale, inventato in Olanda, e pubblica il Sidereus nuncius (Il messaggero delle stelle), con osservazioni di grande interesse sulla luna e le stelle. 1611: diviene membro della progressista Accademia dei Lincei; iniziano gli attacchi dagli ambienti universitari e dagli ordini religiosi conservatori. 1615: due denuncie a Roma mettono in moto l’esame di alcune proposizioni copernicane da parte del Sant’Ufficio e dell’Indice. 1616 (3 marzo): il Sant’Uffizio proibisce un libro di Copernico, con l’ordine – trasmesso personalmente dal card. Bellarmino a Galileo – di non professare più tali concezioni, se non a livello di ipotesi. Ma le modalità della comunicazione rimangono oscure e problematiche. 1623: viene eletto papa il card. Barberini, uomo di cultura e aperto, a cui Galileo dedicò Il Saggiatore. 1632: pubblica Il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, con la licenza del consultore del Sant’Ufficio, ma il papa vi vede una apologia del sistema copernicano e non più solo un’ipotesi 1633 (13 febbraio) arrivo di Galileo a Roma per essere processato dal Sant’Ufficio. 1633 (16 giugno) il Sant’Ufficio pronuncia il verdetto di condanna, condizionandolo all’esame dell’adesione cosciente di Galileo all’eresia. Lo scienziato, sotto minaccia della tortura, abiura. Il testo della sentenza e dell’abiura sarà diffuso in tutta Europa. 1642: muore in domicilio coatto ad Arcetri, assistito dalla figlia, suor Virginia. 1757: viene abolito il decreto del 1616 che condannava le dottrine copernicane; ma solo nel 1822 viene autorizzato l’insegnamento del sistema eliocentrico nelle università cattoliche. 1992: in occasione del 350° anniversario della morte di Galileo, Giovanni Paolo II riconosce l’errore della Chiesa del tempo che aveva processato Galileo, rivalutandolo come sincero credente e grande scienziato.

17 Sul pensiero del card. Bellarmino si legga la lettera a padre Antonio Foscarin riportata in Per la documentazione e l’approfondimento p. 18-19.

Page 13: PAGINE “DIFFICILI” DELLA STORIA DELLA CHIESApuntoeduri.indire.it/neoassunti2008/offerta_lo/lo/23374/allegati/... · Solo così si giungerà a una autentica purificazione della

13

B) AUTONOMIA TRA SCIENZA E FEDE A Galileo Galilei spetta il merito di aver applicato e difeso quel metodo scientifico della fisica moderna che altri autori del rinascimento avevano intuito e preparato. La sua grande battaglia contro i pregiudizi e le paure del tempo, inaugurò una «nuova scienza», aprendo la strada a innumerevoli scoperte nel campo dello studio della natura e della tecnica. La sua lotta si concluse – come abbiamo visto – con la dichiarazione di eresia e l’abiura; ma la sua intuizione sull’autonomia della scienza e della fede rimane tuttora valida. La scienza è autonoma perché, nell’ambito dello studio della natura che le è proprio, essa procede esclusivamente in base all’esperienza (le «sensate esperienze») e all’argomentazione razionale («le necessarie dimostrazioni»). La fede invece, basata sull’autorità della Scrittura, ha un campo d’azione diverso: s’interessa delle cose che ci conducono al cielo, non delle sue leggi. Questa soluzione di Galileo, che in parte era conforme ai principi già enunciati da Sant’Agostino e da Sant’ Tommaso, non fu a quel tempo recepita dai teologi suoi avversari, che riuscirono a far condannare la dottrina copernicana come eretica, in quanto contraria alla Bibbia. Di fatto, anche se l’intenzione del credente Galileo era quella di rendere autonomi i campi della ricerca scientifica e della interpretazione della scrittura, i suoi poco illuminati giudici ecclesiastici erano preoccupati perché lo scienziato sembrava mettere in dubbio il criterio di interpretazione della Bibbia, basato sulla tradizione e il magistero della Chiesa, introducendo anche quello della ricerca scientifica. Un criterio, questo, giudicato da alcuni ancor più pericoloso per il cattolicesimo del «libero esame» di matrice protestante.

Dopo 400 anni Galilei è ancora vivo «Galilei insegna che il Libro della Natura è a disposizione di tutti. Per decifrarlo è però necessario porre domande precise all’Autore. Le domande vanno formulate in modo rigoroso. E le risposte debbono essere legate a risultati sperimentali riproducibili. Nessuno può illudersi di saperne più di Colui che ha fatto il mondo. Ecco perché è necessario porgli domande. Ancora oggi – e nonostante i quattrocento anni trascorsi – è così. Nessuno ha saputo trovare altra via per riuscire a decifrare ciò che sta scritto nel meraviglioso libro della Natura». (Antonio Zichichi, Galilei divin uomo, Il saggiatore, Milano 2001, p.216).

L’autorità della Sacra Scrittura Nella lettera a don Castelli, suo amico, Galilei risponde alle accuse che gli venivano fatte da più parti come sostenitore di una teoria contraria alla Sacra Scrittura («infallibile» perché ispirata da Dio), accuse basate su una non corretta interpretazione di alcuni passi, come ad esempio il famoso versetto contenuto nel libro di Giosuè: «Fermati, sole» (Gs 10,13). Anche Galileo, da buon credente, è convinto dell'infallibile autorità della Bibbia, ma ritiene che nelle dispute scientifiche «essa non debba né essere fatta prevalere, né essere contrapposta ai risultati del metodo scientifico, cioè ai dati manifesti dei sensi e alle dimostrazioni stringenti dell'intelletto». Inoltre intuisce che la Scrittura usa spesso un linguaggio figurato, adattandosi alla mentalità diffusa e popolare, e che quindi non deve essere sempre interpretata letteralmente. Infatti, arguisce Galileo, non la si interpreta letteralmente quando attribuisce a Dio caratteristiche antropomorfiche, ugualmente non lo si deve fare neppure quando essa incidentalmente parla del sole e della terra. A queste considerazioni Galileo ne aggiunge un’altra. La natura –sostiene – è anch'essa infallibile perché come la Scrittura deriva da Dio, parla un linguaggio «immutabile ed inesorabile», che non si piega alle variabili capacità degli uomini. Ciò che la natura pone «di fronte agli occhi» dello scienziato ha quindi un valore assoluto. Dato che né la Scrittura né la natura possono errare, Galileo ritiene che, in caso di «contrasto tra responsi certi e sicuri» della scienza e alcune espressioni della Scrittura, queste espressioni debbano essere interpretate, alla luce dei dati della scienza, diversamente dal loro senso letterale. Un più deciso motivo per garantire l’autonomia della scienza nel proprio campo, è che «la Scrittura non ha

«L’intenzione dello Spirito Santo essere d’insegnarci come si vadia al cielo, e non come vadia il cielo». (Lettera di Galilei a Madama Cristina di Lorena –1615)

Page 14: PAGINE “DIFFICILI” DELLA STORIA DELLA CHIESApuntoeduri.indire.it/neoassunti2008/offerta_lo/lo/23374/allegati/... · Solo così si giungerà a una autentica purificazione della

14

come intento di darci degli insegnamenti circa la natura fisico-naturale del mondo», per scoprire la quale Dio ci ha dotato di sensi e di intelletto, «bensì di farci conoscere quelle verità riguardanti la salvezza che superano ogni umana comprensione e che sono quindi oggetto di fede». Scienza e fede hanno quindi campi d’indagine diversi, che non possono entrare in collisione tra di loro, purché né l’una né l’altra escano dalle loro competenze18. C) LA RIVALUTAZIONE DI GALILEO 1962-65: Il Concilio Vaticano II dichiarava l’autonomia della scienza e della fede, facendo proprie molte delle tesi di Galilei sull’interpretazione della Sacra Scrittura. 1979: In occasione del centenario della nascita di Albert Einstein, Giovanni Paolo II esaltando la grandezza di Galileo, afferma che «lo scienziato pisano ebbe, purtroppo, molto a soffrire da parte di uomini e organismi della Chiesa» e invitava i teologi, gli scienziati e gli storici ad approfondire l’esame del caso Galileo «nel leale riconoscimento dei torti, da qualunque parte provengano19, rimuovendo le diffidenze che quel caso tuttora frappone, nella mente di molti, per una fruttuosa concordia tra scienza e fede, tra Chiesa e mondo». Su espressa richiesta del papa fu nominata una commissione, divisa in quattro settori (esegetica, scientifica, epistemologica e storico-giuridica), che presenta le sue conclusioni dopo undici anni di lavoro. 1992 (31 ottobre), 350° anniversario della morte di Galilei: Giovanni Paolo II20, citando i risultati della commissione, afferma: «Una delle cause della condanna va ricercata nel fatto che a quel tempo (1616 - 1633) la maggioranza dei teologi non percepiva la distinzione formale tra la Sacra Scrittura e la sua interpretazione, il che condusse a trasporre indebitamente nel campo della dottrina della fede una questione che di fatto apparteneva alla ricerca scientifica». E continuava: «Paradossalmente, Galileo, sincero credente, si mostrò su questo punto più perspicace dei suoi avversari teologi», citando la lettera di Galilei a Castelli del 1613: «Se bene la Scrittura non può errare, potrebbe nondimeno talvolta errare alcuno dei suoi interpreti». In questa occasione Giovanni Paolo II compie un atto formale e solenne con cui si riconosce che il grave errore commesso aveva dato luogo nei secoli ad una «tragica reciproca incomprensione, come se ci fosse una opposizione costitutiva tra scienza e fede», concludendo che «le chiarificazioni apportate dai recenti studi storici ci permettono di affermare che tale doloroso malinteso appartiene ormai al passato».

Due osservazioni del card. Martini Profondo conoscitore della Bibbia, Carlo Maria Martini affermava già nel 1964: 1.« Al tempo di Galileo gli studiosi della Bibbia, non si ponevano alcun dubbio serio riguardo alla concezione geocentrica. Essa costituiva uno schema mentale di valore praticamente indiscutibile, fondato filosoficamente, strettamente connesso al modo di parlare ordinario della Bibbia. Leggendo gli esegeti del tempo si acquisisce la sensibilità dell’enorme sforzo psicologico che avrebbe richiesto un ripensamento di tale concezione». 2. «Mancava una chiara impostazione del problema letterario nell’esegesi dei testi. All’infuori di Prozio nessun esegeta prende sul serio la possibilità che in un libro di aspetto narrativo possono esistere espressioni poetiche» (Appunti dalle lezioni)

18 Sul rapporto tra la scienza e la Sacra Scrittura si vedano la lettere di Galileo a don Benedetto Castelli e a Madama Cristina di Lorena in Per la documentazione e l’approfondimento, p. 19-21. 19 Un atteggiamento coraggioso nei confronti della verità ha caratterizzato il lungo pontificato di Giovanni Paolo II. Con lui la chiesa cattolica ha avuto il coraggio di ammettere le colpe del passato per purificarne la memoria. Peccato che il suo esempio non sia stato seguito anche da altre chiese e religioni, così come dalla comunità civile. Per i vari «casi Galilei» della storia si veda Per la documentazione e l’approfondimento a p. 23. 20 Il discorso del papa è riportato in Per la documentazione e l’approfondimento a p. 22-23.

Page 15: PAGINE “DIFFICILI” DELLA STORIA DELLA CHIESApuntoeduri.indire.it/neoassunti2008/offerta_lo/lo/23374/allegati/... · Solo così si giungerà a una autentica purificazione della

15

6. CHIESE CRISTIANE E NAZISMO Quale fu l’atteggiamento della Chiesa cattolica e delle altre Chiese cristiane durante il nazismo? Perché non ci fu da parte cristiana una massiccia opposizione al nazismo, ma solo iniziative a livello personale e di piccoli gruppi (come l’organizzazione universitaria cristiana La Rosa Bianca21 e l’opposizione del teologo Bonhoeffer)? Durante la beatificazione in Germania (1996) di due sacerdoti cattolici morti nei lager nazisti, Giovanni Paolo II nell’omelia ha saltato un brano: «Questi due beati (B. Lichtenberg e K. Leisner) costituiscono una parte della resistenza che la Chiesa tutta intera ha opposto a questo sistema negatore di Dio e dell’umanità (il nazismo)».

Molto si è detto e scritto su questa «omissione» del papa che, tra l’altro, non sappiamo nemmeno se voluta o semplicemente casuale. Da questo fatto è nato però il delicato racconto sull’angelo degli ebrei22 che, in parte, conferma ciò che è già è stato ammesso pubblicamente: non furono molti i cristiani che si opposero al totalitarismo nazista. Qualche storico oggi non si accontenta di questa confessione e scrive: «La schietta denuncia che troppi pochi cristiani tedeschi si sono opposti attivamente alla dittatura non evita l’osservazione storicamente decisa che l’istituzione ecclesiale ha assunto una posizione di autodifesa, che l’ha resa passiva davanti alla dittatura e ai suoi crimini. Certo, alcuni vescovi tedeschi hanno alzato la voce contro l’eutanasia e altri crimini collettivi. Ma non c’è proporzione tra il tono di queste proteste e l’enormità di quanto stava accadendo, di cui proprio alcuni uomini di Chiesa erano al corrente più di altri. Quello che avremmo voluto sentire oggi da una Chiesa davvero matura è l’ammissione che è stata la logica della sopravvivenza istituzionale a portare la Chiesa alla rinuncia ad una testimonianza “eroica”, evangelica in senso radicale contro la dittatura»23. Parole dure, piene del «senno del poi», smentite in parte da recenti studi storici sull’argomento: erano in molti (Churchill, Croce Rossa…) a sapere cosa stava succedendo nei campi di sterminio nazisti. Perché non hanno fatto e detto niente? E poi chi ispirava e «provava» la scientificità delle deliranti teorie sulla razza? Dov’erano gli intellettuali e gli uomini di scienza? In Italia furono soltanto 12 i professori universitari che si rifiutarono di giurare fedeltà ai programmi del fascismo. E tutti gli altri…? Verrebbe da dire con Gesù: «Chi è senza peccato scagli la prima pietra». Certo le chiese cristiane hanno le loro responsabilità in tutto questo. Per esempio non si possono ignorare le vicende dei Deutsche-Christen della Chiesa luterana tedesca, che aderirono al nazismo come «Chiesa del Reich». Il loro motto era: «Una Nazione, una Razza, un Führer», e questa Chiesa, per tutto il periodo nazista, fu ampiamente maggioritaria tra i protestanti tedeschi. Ma sarebbe un grave errore storico scaricare la responsabilità dei «silenzi» del periodo nazista e fascista solo sulle Chiese cristiane, o addirittura sulla Chiesa Cattolica soltanto. È tutto un periodo storico da mettere in discussione; soprattutto una cultura che teorizzava l’obbedienza e la sottomissione totale all’autorità, senza educare alla capacità critica. 21 Si veda il primo volantino scritto da questa organizzazione in Per la documentazione e l’approfondimento, p. 24. 22 Si riporta il racconto in Per la documentazione e l’approfondimento, p. 23. 23 Gian Enrico Rusconi in La Stampa del 24.6.96 .

Page 16: PAGINE “DIFFICILI” DELLA STORIA DELLA CHIESApuntoeduri.indire.it/neoassunti2008/offerta_lo/lo/23374/allegati/... · Solo così si giungerà a una autentica purificazione della

16

A) «L’ANTISEMITISMO È INAMMISSIBILE» Nel documento vaticano Noi ricordiamo: una riflessione sulla Shoah (1998), parlando di rapporti tra cristiani e ebrei nel passato, si afferma: «Sentimenti di antigiudaismo in alcuni ambienti cristiani e la divergenza che esisteva tra la Chiesa e il popolo ebraico condussero a una discriminazione generalizzata, che sfociava a volte in espulsioni o in tentativi di conversioni forzate» (n.3: EV 17/531) e più avanti ci si chiede anche «se la persecuzione del nazismo nei confronti degli ebrei non sia stata facilitata dai pregiudizi antigiudaici presenti nelle menti e nei cuori di alcuni cristiani» (n. 4: EV 17/539). Da quando Giovanni XXIII ha fatto togliere la preghiera per «i perfidi ebrei» dal rituale del Venerdì Santo, un lungo cammino di rispetto e comprensione reciproca è stato fatto tra ebrei e cattolici. Tra le tappe più significative: la visita del papa alla sinagoga di Roma (1986), il pellegrinaggio al memoriale della Shoah e la preghiera di perdono al «muro del pianto», sempre a Gerusalemme nel 2000. Nella liturgia penitenziale per il grande Giubileo del 2000, sempre Giovanni Paolo II chiedeva perdono per «i peccati commessi nell’ambito dei rapporti con il popolo della prima Alleanza, Israele: disprezzo, atti di ostilità, silenzi». Già nella visita alla Sinagoga di Roma aveva deplorato le discriminazioni a danno degli ebrei «chiunque sia stato a compierle».

Varie forme di antisemitismo Si è soliti distinguere tra quello di «stampo razzista» e quello a sfondo religioso. Il primo, legato all’uso comune della parola «antisemitismo», è basato su una visione non cristiana della storia e dell’uomo. Nasce da una incompatibilità razziale che teorizza che nel sangue dell’ebreo c'è il gene di una razza inferiore e maledetta, finalizzata alla distruzione di tutte le altre; per cui non resta che un modo per difendersene e sottrarsi alla sua contaminazione: distruggerla. L’altro, a sfondo religioso, ha come fonte la tradizione dell’«antigiudaismo» cristiano (e non solo cattolico). Nasce dalla colpa attribuita al popolo ebreo di aver rifiutato e crocifisso Gesù Cristo (deicidio), assumendosene per sempre la responsabilità morale: «Il sangue di questo giusto ricada su noi e sui nostri figli» (Mt 27,25). Da questa visione distorta che attribuisce a tutto il popolo una colpa che non ha (dimenticando tra l’altro l’origine ebraica di Gesù e delle comunità primitive) nasce l’idea dell’ebreo che deve testimoniare con la sua sofferenza la colpa

C’è una responsabilità «cristiana» nell’antisemitismo? Il pastore Daniele Garrone, della Facoltà teologica Valdese, sostiene che «la responsabilità della chiesa è quella di aver creato e perpetrato la "categoria” dell'ebreo come incarnazione dell'errore umano e del conseguente rigetto da parte di Dio. Questa categoria, il moderno antisemitismo nazista l'ha trovata e usata, non l'ha creata, esercitando un odio nuovo su un oggetto antico.“Auschwitz” non chiama in causa solo il comportamento, ma anche la dottrina dei cristiani. In conclusione: il nazismo ha voluto eliminare fisicamente chi era già stato "liquidato" sul piano spirituale»24. Lo storico Giovanni Miccoli sottolinea invece che tra l’antisemitismo e l’antigiudaismo, pur non essendo isolabili, sono molto diversi tra loro. La teologia cristiana tradizionale prevede (secondo l'interpretazione del Salmo 59,15) che gli ebrei si convertiranno alla fine dei tempi. In modo brutale ma chiaro, si può dire che per i nazisti gli ebrei andavano uccisi; per la tradizione cristiana no, però dovevano soffrire, a perenne testimonianza del rifiuto di Gesù come Messia. La storia purtroppo non si può cancellare, ma si può, e si deve, eliminare ogni forma di discriminazione razziale o religiosa. Rimangono valide le parole del papa Pio XI, pronunciate il 6 settembre 1938 davanti a una delegazione della radio cattolica belga: «L’antisemitismo è inammissibile. Siamo spiritualmente semiti».

24 Cfr. Jesus, febbraio 2000, p. 81.

Page 17: PAGINE “DIFFICILI” DELLA STORIA DELLA CHIESApuntoeduri.indire.it/neoassunti2008/offerta_lo/lo/23374/allegati/... · Solo così si giungerà a una autentica purificazione della

17

7. CHIESA CATTOLICA E FASCISMO Una croce, ai cui piedi, da entrambi i lati, spuntano due fasci littori: è questa la copertina del libro di Evghenija Tokareva Il fascismo, la Chiesa e il movimento cattolico in Italia. 1922-1943, edito dall'Istituto di storia mondiale dell'Accademia russa delle scienze. La giovane storica si era già segnalata per vari studi, tra cui un saggio sulle chiese cristiane e il totalitarismo, edito sempre dall’Accademia russa delle scienze. La Tokareva, che ben conosce l'esperienza tragica di un'altra Chiesa cristiana, quella ortodossa russa, sotto un altro totalitarismo, quello comunista, segue con spirito critico, sulla base di un'ampia documentazione, la vicenda della Chiesa Cattolica Italiana sotto il fascismo, interrogandosi sul ruolo avuto da essa nella crisi e nel crollo della dittatura. «Va rilevato – scrive a conclusione –che in ultima analisi il fascismo non riuscì a sottomettere la Chiesa e a inserirla nel suo sistema politico» e ciò sia per il radicamento, l'indipendenza e la forza della Chiesa e delle sue organizzazioni, sia per la «limitatezza, sul piano e giuridico e ideologico, del carattere totalitario dello stato fascista». L'opposizione della Chiesa all'antisemitismo è ben analizzata dalla Tokareva, che ricorda come la propaganda fascista cercasse di mistificare le cose indicando nell'atteggiamento cristiano verso gli ebrei l'origine del razzismo. Quanto alla politica di Pio XII, al suo «silenzio, rimproveratogli da alcuni storici, l'autrice ricorda che una certa reticenza fu un atto di prudenza per evitare ritorsioni da parte nazista ai danni dei cattolici. Ma la posizione del Pontefice al proposito fu di chiara condanna. Del resto, ricorda la Tokareva, «la prudenza del Papa riguardò non soltanto le azioni dei nazisti, ma anche quelle dell' Urss», non inferiori per criminosità. E aggiunge che Goebbels, quando nel 1941 fece tacere le trasmissioni di Radio Vaticana, disse che esse erano «più pericolose per noi di quelle dei comunisti». Fu l'atteggiamento del Vaticano verso il fascismo, conclude la Tokareva, che, alla fine della guerra, permise alla Democrazia cristiana di «occupare nel sistema politico italiano un posto saldo e durevole».

I PRETI DI BORGO SAN DALMAZIO «Quella sera – annota don Viale, uno dei sacerdoti della zona di Borgo San Dalmazio – nonostante il bando del capitano Muller, eravamo in 28 in casa canonica».

Don Viale, insieme ad altri confratelli del cuneese stava nascondendo dei profughi ebrei che erano giunti dalla Francia. Dal 9-13 settembre 1943, infatti, 1200 persone, uomini, donne, anziani, giovani e bambini (alcuni di pochi mesi), erano arrivati stremati nelle cittadine di Entracque e Valdieri in provincia di Cuneo. Sono polacchi, francesi, tedeschi, rumeni, croati... «stranieri» perché provengono da 22 Nazioni. Sono ebrei. Stanno fuggendo da quattro anni dinanzi allo spettro della deportazione nei campi di sterminio nazisti. Ma anche nelle vallate italiane li attende la persecuzione: 349 di questi civili, tra i quali 52 bambini sotto i tredici anni, si consegneranno, ormai sfiniti e sfiduciati, ai tedeschi. Rimarranno imprigionati per due mesi nel campo di Borgo S. Dalmazzo. II 21 novembre verranno «piombati» su dei carri bestiame e, dopo un lungo e tormentato viaggio, assassinati il 10 dicembre 1943 nelle camere a gas di Auschwitz. Ma altre centinaia si salveranno grazie alla generosa opera di salvataggio di molti valligiani, coordinati da un gruppo di coraggiosi sacerdoti.

Page 18: PAGINE “DIFFICILI” DELLA STORIA DELLA CHIESApuntoeduri.indire.it/neoassunti2008/offerta_lo/lo/23374/allegati/... · Solo così si giungerà a una autentica purificazione della

18

8. PER LA DOCUMENTAZIONE E L’APPROFONDIMENTO 1. LE CROCIATE

Le varie crociate 1. La prima crociata (1095-1099), è predicata dal monaco Pietro l’Eremita che raccoglie intorno a sé –

prima che i signori feudali riescano ad organizzarsi su invito del Papa – una massa disordinata di gente più diversa che si mette in marcia verso Gerusalemme. Saccheggi e massacri, soprattutto a danno degli ebrei, segnano il passaggio di quella che passerà alla storia come la «crociata dei pezzenti». Sterminati dai Turchi nei pressi di Costantinopoli, i pochi sopravvissuti si uniscono alle armate dei cavalieri feudali che nel frattempo si sono mosse. I franchi (come gli Arabi chiamavano i crociati) arrivati di fronte a Gerusalemme, la cingono d'assedio. In breve tempo la città viene conquistata e i vincitori si abbandonano ad ogni tipo di violenza. Le terre conquistate vengono suddivise in piccoli stati feudali, sotto il regno di Gerusalemme, affidato a Goffredo di Buglione, «difensore del Santo Sepolcro». Vengono creati anche gli ordini monastico-cavallereschi con il compito di difendere i luoghi santi. Tutta l’organizzazione è comunque fragile e precaria; durerà meno di un secolo.

2. Alla seconda crociata (1147-1149), predicata da Bernardo di Chiaravalle, vi partecipano l'im-peratore Corrado III e il re di Francia Luigi VII. Fallisce a Damasco. Nel 1187 il sultano Saladino rioccupa Gerusalemme: tutte le chiese latine vengono chiuse, ad eccezione della basilica del Santo Sepolcro.

3. Alla terza terza crociata (1189-1197) partecipano l'imperatore Federico Barbarossa, il re di Francia Filippo II Augusto e il re d'Inghilterra, Riccardo Cuor di Leone. Barbarossa muore annegato in Asia Minore, Riccardo conclude con Saladino un accordo che consente ai pellegrini di visitare la Città Santa.

4. La quarta crociata (1202-1204) , strumentalizzata da Venezia, viene deviata su Costantinopoli che subisce il saccheggio dei crociati. L'impero bizantino è abbattuto ed è creato un impero latino. Questo fatto contribuirà ad aumentare la frattura tra la Chiesa di Roma e quella di Costantinopoli.

5. La quinta crociata ( 1217-1221 ) si propone di attaccare l'Egitto e di passare poi in Palestina, ma la spedizione fallisce dopo la perdita di Damietta. A questa spedizione partecipa, disarmato, san Francesco d'Assisi.

6. Con la sesta crociata ( 1228-1229) Federico II ottiene dai musulmani una tregua di dieci anni e la restituzione di Gerusalemme, Betlemme, Nazaret e di alcune altre località; ma il suo operato viene fortemente contestato.

7. Nella settima crociata (1248-1254) il re di Francia Luigi IX riconquista Damietta. I crociati sono però battuti a Mansurah, il re è fatto prigioniero e riesce a rientrare in Francia solo dopo il pagamento di un elevato riscatto e della restituzione di Damietta.

8. Con l'ottava crociata (1270-1271) Luigi IX tenta ancora di aiutare il fragile regno latino, ma a Tunisi muore di peste. La crociata si scioglie. Nel 1291 l'esercito musulmano, conquista Acri, difesa dai Templari; la cittadella viene distrutta e i suoi abitanti massacrati. L’Occidente rinuncia definitivamente alla conquista dei «Luoghi Santi».

Alle crociate «ufficiali» vanno poi aggiunte alcune imprese popolari, come la cosiddetta crociata dei fanciulli del 1212, composta da adolescenti e giovanissimi; la crociata dei pastorelli del 1251 e la crociata dei poveri del 1309 e del 1320: hanno in comune una grande idealità e fervore religioso, una buona dose di ingenuità e fanatismo, la speranza di un riscatto sociale. 2. «CASO GALILEO GALILEI» Lettera del card. Roberto Bellarmino (1542 - 1621) a padre Antonio Foscarin25

L'opera più celebre di Copernico, il De revolutionibus orbium coelestium (Le rivoluzioni delle sfere celesti), apparve con una prefazione anonima (era in realtà del teologo protestante Andrea Osiander) in cui si sosteneva che quelle erano solo delle ipotesti atronomiche-matematiche: “Non è necessario che

25 In G.Galilei, Opere, Nuova ristampa della edizione nazionale, Firenze 1968. vol. XII, pp. 171-172.

Page 19: PAGINE “DIFFICILI” DELLA STORIA DELLA CHIESApuntoeduri.indire.it/neoassunti2008/offerta_lo/lo/23374/allegati/... · Solo così si giungerà a una autentica purificazione della

19

queste ipotesi siano vere e neppure verosimili, ma basta questo soltanto: che esse offrano dei calcoli conformi all'osservazione”.

Questa celebre lettera del card. Bellarmino era stata sollecitata dall'invio da parte del carmelitano Antonio Foscarini di una sua opera in cui sosteneva la tesi di un possibile accordo fra la verità della Bibbia e il sistema copernicano. Bellarmino, facendo proprie le tesi di Osiander, afferma che le tesi astronomiche difese da Copernico e da Galileo erano solo un semplice strumento di calcolo, e che pertanto gli astronomi dovevano parlare «ex supposizione (per ipotesi) e non assolutamente». Infatti, mentre è del tutto legittimo affermare che, «supposto che la terra si muova e il sole stia fermo, si salvano tutte l'apparenze meglio che» con il sistema tradizionale, al contrario il volere affermare che «realmente il sole sia nel centro del mondo e che la terra , gira con somma velocità intorno» è cosa molto pericolosa non solo perché fa irritare tutti i filosofi e teologi del tempo, ma «anche nuocere alla Santa Fede con rendere false le Scritture Sante».

Molto Reverendo Padre mio, Ho letto volentieri l'epistola italiana e la scrittura latina che la P. V.26 m'ha mandato: la ringrazio dell'una e dell'altra, e confesso che sono tutte piene d'ingegno e di dottrina. Ma perché lei dimanda il mio parere, lo farò con molta brevità, perché lei hora ha poco tempo di leggere ci io ho poco tempo di scrivere. 1° Dico che mi pare che P. V. et il Signor Galileo facciano prudentemente a contentarsi di parlare ex supposizione 27e non assolutamente, come io ho sempre creduto che habbia parlato il Copernico. Perché il dire, che supposto che la terra si muova et il sole stia fermo si salvano tutte l'apparenze meglio che con porre gli eccentrici et epicicli, è benissimo detto, e non ha pericolo nessuno; e questo basta al mathematico: ma volere affermare che realmente il sole sia nel centro del mondo, e solo si rivolti in sé stesso senza correre dall'oriente all'occidente, e che la terra stia nel terzo cielo e giri con somma velocità intorno al sole, è cosa molto pericolosa non solo d'irritare tutti i filosofi e theologi scholastici, ma anco di nuocere alla Santa Fede con rendere false le Scritture Sante; (…) 2° Dico che, come lei sa, il Concilio proibisce esporre le Scritture contra il commune consenso de' Santi Padri; e se la P. V. vorrà leggere non dico solo li Santi Padri, ma li commentarii moderni sopra il Genesi, sopra li Salmi, sopra l'Ecclesiaste, sopra Giosué, trovarà che tutti convengono in esporre ad literam ch'il sole è nel cielo e gira intorno alla terra con somma velocità, e che la terra è lontanissima dal cielo e sta nel centro del mondo, immobile. Consideri hora lei, con la sua prudenza, se la Chiesa possa sopportare che si dia alle Scritture un senso contrario alli Santi Padri et a tutti li espositori greci e latini. Né si può rispondere che questa non sia materia di fede, perché se non è materia di fede ex parte obiecti, è materia di fede ex parte dicentis: e così sarebbe heretico chi dicesse che Abramo non habbia havuti due figliuoli e Iacob dodici, come chi dicesse che Christo non è nato di vergine, perché l'uno e l'altro lo dice lo Spirito Santo per bocca de' Profeti et Apostoli.

IO GALILEO «Dichiaro la terra immota proprio lì al centro dell’universo e il sole ruotarle intorno inseguendola per il suo verso se vi va bene, va bene così… Abiuro la mia teoria Maledico il mio grande errore Mi hanno salvato in tempo Quelli della Santa Inquisizione Se vi va bene, va bene così… A dire la verità ci sono due verità Quella che ci fa stare bene Oppure quella che nessuno dirà La verità che non conviene!.. Se è una bugia Che riesce a renderci felici Se sai la verità Forse è meglio che tu non la dici Se vi va bene, va bene così! E dopo aver sognato ed afferrato le stelle E questa legge che le fa viaggiare Io Galileo davanti al mondo intero Sono costretto ad abiurare… Due verità, ci sono due verità Quella che ci fa stare bene Oppure quella che nessuno dirà La verità che non conviene!… ……Io Galileo, per potermi salvare sono costretto ad abiurare ma quanto è vero che son professore io non mi pento di quel mio errore ma quanto è vero che son Galileo voi non mi avrete nel vostro corteo!… (Edoardo Bennato, Galileo, in Sbandato, Nuova Fonit Cetra 1998

3° Dico che quando ci fusse vera demostratione che il sole stia nel centro del mondo e la terra nel terzo cielo, e che il sole non circonda la terra, ma la terra circonda il sole allhora bisogneria andar con molta consideratione in esplicare le Scritture che paiono contrarie, e più tosto dire che non l'intendiamo che dire che sia falso quello che si dimostra. Ma io non crederò che ci sia tal dimostratione, fin che non mi sia mostrata: né è l'istesso dimostrare che supposto ch'il sole stia nel centro e la terra nel cielo, si salvino le apparenze, e dimostrare che in verità il sole stia nel centro e la terra nel cielo; perché la prima

26 P.V.= Paternità Vostra 27 Ex suppositione: per ipotesi

Page 20: PAGINE “DIFFICILI” DELLA STORIA DELLA CHIESApuntoeduri.indire.it/neoassunti2008/offerta_lo/lo/23374/allegati/... · Solo così si giungerà a una autentica purificazione della

20

dimostratione credo che ci possa essere, ma della seconda ho grandissimo dubbio, et in caso di dubbio non si dee lasciare la Scrittura Santa esposta da' Santi Padri (…). Con che saluto chiaramente P. V., e gli prego da Dio ogni contento. Di casa (Rorna) li 12 Aprile 1615 Di P. V. molto R. Come fratello Il Card. Bellarmino.

La lettera di Galileo Galilei a don Benedetto Castelli28 «Quanto alla prima domanda parmi (…) non poter mai la Scrittura Sacra mentire o errare, ma essere i suoi decreti d'assoluta ed inviolabile verità. Solo avrei aggiunto, che, se bene la Scrittura non può errare, potrebbe nondimeno talvolta errare alcuno de' suoi interpreti ed esposítori, in varíi modi: tra i quali uno sarebbe gravissimo e frequentissimo, quando volessero fermarsi sempre nel puro significato delle parole, perché così vi apparirebbono non solo diverse contradizioni ma gravi eresie e bestemmie ancora; poi che sarebbe necessario dare a Iddio e piedi e mani e occhi, e non meno affetti corporali e umani, come d'ira, di pentimento, d'odio, e anco talvolta l'obblivione delle cose passate e l'ignoranza delle future. (…)Stante, dunque, che la Scrittura in molti luoghi è non solamente capace, ma necessariamente bisognosa d’esposizioni diverse dall’apparente significato delle parole, mi pare che nelle dispute naturali ella dovrebbe essere riserbata nell’ultimo luogo; perché, procedendo di pari dal Verbo divino la Scrittura Sacra e la natura, quella come dettatura dello Spirito Santo, e questa come osservantissima esecutrice de gli ordini di Dio; ed essendo, di più, convenuto nelle Scritture, per accomodarsi all’intendimento dell’universale, dir molte cose diverse, in aspetto e quanto al significato delle parole, dal vero assoluto; ma, all’incontro, essendo la natura inesorabile e immutabile e nulla curante che le sue recondite ragioni e modi d’operare sieno o non sieno esposti alla capacità de gli uomini, per lo che ella non trasgredisce mai i termini delle leggi imposteli; pare che quello de li affetti naturali che o la sensata esperienza ci pone innanzi a gli occhi o le necessarie dimostrazioni ci concludono, non debba in conto alcuno essere revocato in dubbio per luoghi della Scrittura ch’avesser nelle parole diverso sembiante, poi che non ogni detto della Scrittura è legato a obblighi così severi com’ogni effetto di natura(…).

Stante questo, ed essendo di più manifesto che due verità non posson mai contrariarsi, è ofizio de' saggi espositori affiticarsi per trovare i veri sensi de' luoghi sacri, concordanti con quelle conclusioni naturali delle quali prima il senso manifesto o le dimostrazioni necessarie ci avesser resi certi e sicuri.

Io crederei che l’autorità delle Sacre Lettere avesse avuto solamente la mira a persuader a gli uomini quegli articoli e proposizioni, che, sendo necessarie per la salute loro e superando ogni umano discorso, non potevano per altra scienza né per altro mezzo farcisi credibili, che per la bocca dell'istesso Spírito Santo. Ma che quel medesimo Dio che ci ha dotati di sensi, di discorso e d'intelletto, abbia voluto, posponendo l'uso di questi, darci con altro mezzo le notizie che per quelli possiamo conseguire, non penso che sia necessario il crederlo, e massime in quelle scienze delle quali una minima particella e in conclusioni divise se ne legge nella Scrittura; qual appunto

è l'astronomia, di cui ve n'è così piccola parte, che non vi si trovano né pur nominati i pianeti. Però se i primi scrittori sacri avessero auto pensiero di persuader al popolo le disposizioni e movimenti de' corpi celesti, non ne avrebbon trattato così poco, che è come niente in comparazione dell'infinite conclusioni altissime e ammirande che in tale scienza si contengono.

Veda dunque la Paternità Vostra quanto, s'io non erro, disordinatamente procedino quelli che nelle dispute naturali, e che direttamente non sono de Fide, nella prima fronte costituiscono luoghi della Scrittura, e bene spesso malamente da loro intesi.

Lettera di Galileo Galilei a Madama Cristina di Lorena

Nella lettera a Cristina di Lorena, granduchessa di Toscana, del 1615, Galileo spiega (punto A) come tra verità religiosa e verità scientifica non ci sia conflitto, in quanto la Bibbia non si propone di spiegare la struttura del mondo fisico, ma di insegnare la via per salvarsi l'anima. Poi Galileo (punto B) mette in rilievo il fatto che le Scritture necessitano di una corretta interpretazione: le affermazioni in esse contenute, infatti, non possono essere prese alla lettera, perché in tal modo si attribuirebbero loro molte ingenuità, infatti, gli scrittori sacri, per farsi capire dal volgo incolto a cui volevano insegnare verità religiose, rivestirono il loro messaggio con esempi ed espressioni semplici e banali. Infine (punto C),

28 G. Galilei, Lettera a don Benedetto Castelli, in Opere, v. I, Utet, Torino 1964, cit. 988-990.

Page 21: PAGINE “DIFFICILI” DELLA STORIA DELLA CHIESApuntoeduri.indire.it/neoassunti2008/offerta_lo/lo/23374/allegati/... · Solo così si giungerà a una autentica purificazione della

21

spiega che le Sacre Scritture, a cui sta a cuore unicamente la salvezza spirituale delle anime, anche quando hanno incidentalmente parlato del mondo fisico l'hanno fatto secondo le forme e i modi tipici di un'epoca incolta e primitiva, in ciò non hanno tradito Dio e la sua perfetta conoscenza, ma hanno semplicemente adoperato le conoscenze (imperfette e rozze) della propria epoca. II motivo, dunque, che loro producono per condennar l'opinione della mobilità della Terra e stabilità del Sole, è, che leggendosi nelle Sacre Lettere, in molti luoghi, che il Sole si muove e che la Terra sta ferma, né potendo la Scrittura mai mentire o errare, ne seguita per necessaria conseguenza che erronea e dannanda sia la sentenza di chi volesse asserire, il Sole esser per se stesso immobile, e mobile la Terra. A. Sopra questa ragione parmi primieramente da considerare, essere e santissimamente detto e

prudentissimamente stabilito, non poter mai la Sacra Scrittura mentire, tutta volta che si sia penetrato il suo vero sentimento, il qual non credo che si possa negare esser molte volte recondito e molto diverso da quello che suona il puro significato delle parole. Dal che ne seguita, che qualunque volta alcuno, nell'esporla, volesse fermarsi sempre nel nudo suono literale, potrebbe, errando esso, far apparir nelle Scritture non solo contraddizioni e proposizioni remote dal vero, ma gravi eresie e bestemmie ancora: poi che sarebbe necessario dare a Iddio e piedi e mani ed occhi, e non meno affetti corporali ed umani, come d'ira, di pentimento, d'odio, ed anco tal volta la dimenticanza delle cose passate e l'ignoranza delle future; le quali proposizioni, sì come, dettante lo Spinto Santo, furono in tal guisa profferite da gli scrittori sacri per accomodarsi alla capacità del vulgo assai rozo e in-disciplinato, così per quelli che mentano d'esser separati dalla plebe è necessario che i saggi espositori ne produchino i veri sensi, e n'additino le ragioni particolari per che e' siano sotto cotali parole profferiti: ed è questa dottrina così trita e specificata appresso tutti i teologi, che superfluo sarebbe il produrne attestazione alcuna.

B. Di qui mi par di poter assai ragionevolmente dedurre, che la medesima Sacra Scrittura, qualunque volta gli è occorso di pronunziare alcuna conclusione naturale, e massime delle più recondite e difficili ad esser capite, ella non abbia pretermesso questo medesimo avviso, per non aggiungere confusione nelle menti di quel medesimo popolo e renderlo più contumace contro a i dogmi di più alto misterio. Perché se, come si è detto e chiaramente si scorge, per il solo rispetto d'accomodarsi alla capacità popolare non si è la Scrittura astenuta di adombrare principalissimi pronunziati, attribuendo sino all'ìstesso Iddio condizioni lontanissime e contrarie alla sua essenza, chi vorrà asseverantemente sostenere che l'istessa Scrittura, posto da banda cotal rispetto, nel parlare anco incidentalmente di Terra, d'acqua, di Sole o d'altra creatura, abbia eletto di contenersi con tutto rigore dentro a i puri e ristretti significati delle parole? e massime nel pronunziar di esse creature cose non punto concernenti al primario instituto delle medesime Sacre lettere, ciò è al culto divino ed alla salute dell'anime, e cose grandemente remote dalla apprensione del vulgo.

C. Stante, dunque, ciò, mi par che nelle dispute di problemi naturali non si dovrebbe cominciare dalle autorità dì luoghi delle Scritture, ma dalle sensate esperienze e dalle dimostrazioni necessarie: perché, procedendo di pari dal Verbo divino la Scrittura Sacra e la natura, quella come dettatura dello Spirito Santo, e questa come osservantissima essecutrice de gli ordini di Dio; ed essendo, di più, convenuto nelle Scritture, per accommodarsi ali intendimento dell'univesale, dir molte cose diverse, in aspetto e quanto al nudo significato delle parole, dal vero assoluto; ma, all'incontro, essendo la natura inesorabile ed immutabile, e mai non trascendente i termini delle leggi impostegli, come quella che nulla cura che le sue recondite ragioni e modi d'operare sieno o non sieno esposti alla capacita degli uomini; pare che quello degli effetti naturali che o la sensata esperienza ci pone dinanzi a gli occhi o le necessarie dimostrazioni ci concludono, non debba in conto alcuno esser revocato in dubbio, non che condennato, per luoghi della Scrittura che avessero nelle parole diverso sembiante; poi che non ogni detto della Scrittura e legato a oblighi così severi come ogni effetto di natura, ne meno eccellentemente ci si scuopre Iddio negli effetti di natura che ne' sacri detti delle Scritture».

Page 22: PAGINE “DIFFICILI” DELLA STORIA DELLA CHIESApuntoeduri.indire.it/neoassunti2008/offerta_lo/lo/23374/allegati/... · Solo così si giungerà a una autentica purificazione della

22

Documenti del Concilio Vaticano II. Paradossalmente molte delle argomentazioni di G. Galilei, per cui è stato condannato, sono entrate a far parte dei documenti conciliari. Dei Verbum - Costituzione dogmatica sulla divina rivelazione 12. Come deve essere interpretata la s. scrittura «Poiché Dio nella Sacra Scrittura ha parlato per mezzo di uomini alla maniera umana, l'interprete della Sacra Scrittura, per vedere bene ciò che egli ha voluto comunicarci, deve ricercare con attenzione, che cosa gli agiografi in realtà hanno inteso significare e che cosa a Dio è piaciuto manifestare con le loro parole. Per ricavare l'intenzione degli agiografi, si deve tener conto tra l'altro anche dei generi letterari. La verità infatti viene diversamente proposta ed espressa nei testi in varia maniera storici, o profetici, o poetici, o con altri generi di espressione.

Il Concilio ecumenico Vaticano II (1962-65) è stato l’evento più significativo del cattolicesimo contemporaneo. Vi hanno partecipato 2300 vescovi cattolici di tutto il mondo (per questo è detto «ecumenico»), insieme a numerosi osservatori delle altre chiese cristiane. Suddiviso in 4 sessioni, con oltre 140 congregazioni generali, ha segnato un profondo rinnovamento, non solo per la chiesa cattolica.

E’ necessario dunque che l'interprete ricerchi il senso che l'agiografo intese esprimere ed espresse in determinate circostanze, secondo la condizione del suo tempo e della sua cultura, per mezzo dei generi letterari allora in uso. Infatti per comprendere esattamente ciò che l'autore sacro ha voluto asserire nello scrivere, si deve far debita attenzione sia agli abituali e originari modi di intendere, di esprimersi e di raccontare vigenti ai tempi dell'agiografo, sia a quelli che allora erano in uso qua e là nei rapporti umani Però, dovendo la Sacra Scrittura essere letta e interpretata con l'aiuto dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta, per ricavare con esattezza il senso dei sacri testi, si deve badare con non minore diligenza al contenuto e alla unità di tutta la scrittura, tenuto debito conto della viva tradizione di tutta la chiesa e dell'analogia della fede. E compito degli esegeti contribuire, secondo queste regole, alla più profonda intelligenza ed esposizione del senso della Sacra Scrittura, affinché, con studi in qualche modo preparatori, si maturi il giudizio della chiesa». Gaudium et spes – Costituzione sulla Chiesa nel mondo contemporaneo 36. La legittima autonomia delle realtà terrene «La ricerca metodica di ogni disciplina, se procede in maniera veramente scientifica e secondo le norme morali non sarà mai in reale contrasto con la fede, perché le realtà profane e le realtà della fede che hanno origine dal medesimo Dio. Anzi, chi si sforza con umiltà e con perseveranza di scandagliare i segreti della realtà, anche senza che egli se ne avverta viene come condotto dalla mano di Dio, il quale, mantenendo in esistenza tutte le cose, fa che siano quello che sono. A questo punto, ci sia concesso di deplorare certi atteggiamenti mentali, che talvolta non mancano nemmeno tra i cristiani, derivati dal non avere sufficientemente percepito la legittima autonomia della scienza, e che, suscitando contese e controversie, trascinarono molti spiriti a tal punto da ritenere che scienza e fede si oppongano tra loro Se invece con l'espressione “autonomia delle realtà temporali” si intende che le cose create non dipendono da Dio, che l'uomo può adoperarle senza riferirle al Creatore, allora tutti quelli che credono in Dio avvertono quanto false siano tali opinioni. La creatura, infatti, senza il Creatore svanisce. Del resto tutti coloro che credono, a qualunque religione appartengano, hanno sempre inteso la voce e la manifestazione di lui nel linguaggio delle creature. Anzi, l'oblio di Dio priva di luce la creatura stessa».

Discorso di Giovanni Paolo II alla Pontifica Accademia delle Scienze - 1992 Particolarmente importante sul «caso Galileo» è il discorso di papa Giovanni Paolo II, fatto nel 1992 alla Pontificia Accademia delle Scienze. La tesi centrale del pontefice è che i teologi dell'epoca abbiano sbagliato sia nel sostenere la centralità della terra che nel perseguitare lo scienziato, poiché ritenevano che "la conoscenza della struttura del mondo fisico fosse, in certo qual modo, imposta dal senso letterale della S. Scrittura ". «Una doppia questione sta al cuore del dibattito di cui Galileo fu al centro. La prima è di ordine epistemologico e concerne l'ermeneutica biblica. A tal proposito, sono da rilevare due punti. Anzitutto, come la maggior parte dei suoi avversali. Galileo non fa distinzione tra quello che è l'approccio scientifico ai fenomeni naturali e la riflessione sulla natura, di ordine filosofico, che esso generalmente richiama. È

Page 23: PAGINE “DIFFICILI” DELLA STORIA DELLA CHIESApuntoeduri.indire.it/neoassunti2008/offerta_lo/lo/23374/allegati/... · Solo così si giungerà a una autentica purificazione della

23

per questo che egli rifiutò il suggerimento che gli era stato dato di presentare come un'ipotesi il sistema di Copernico, fin tanto che esso non fosse confermato da prove irrefutabili. Era quella, peraltro, un'esigenza del metodo sperimentale di cui egli fu il geniale iniziatore. Inoltre, la rappresentazione geocentrica del mondo era comunemente accettata nella cultura del tempo come pienamente concorde con l'insegnamento della Bibbia, nella quale alcune espressioni, prese alla lettera, sembravano costituire delle affermazioni di geocentrismo. Il problema che si posero dunque i teologi dell'epoca era quello della compatibilità dell'eliocentrismo e della Scrittura. Così la scienza nuova, con i suoi metodi e la libertà di ricerca che essi suppongono, obbligava i teologi ad interrogarsi sui loro criteri di interpretazione della Scrittura. La maggior parte non seppe farlo. Paradossalmente, Galileo, sincero credente, si mostrò su questo punto più perspicace dei suoi avversari. "Se bene la Scrittura non può errare", scrive a Benedetto Castelli, "potrebbe nondimeno talvolta errare alcuno dei suoi interpreti ed espositori, in vari modi" (Lettera del 21 dicembre 1613). Si conosce anche la sua lettera a Cristina di Lorena (1615) che è come un piccolo trattato di ermeneutica biblica. [,..] L'orizzonte culturale dell'epoca di Galileo era unitario e recava l'impronta di una formazione filosofica particolare. Questo carattere unitario della cultura, che è in sé positivo ed auspicabile ancor oggi, fu una delle cause della condanna di Galileo. La maggioranza dei teologi non percepiva la distinzione formale tra la Sacra Scultura e la sua interpretazione. Il che li condusse a trasporre indebitamente nel campo della dottrina della fede una questione di fatto appartenente alla ricerca scientifica. [...] Al tempo di Galileo, era inconcepibile rappresentarsi un mondo che fosse sprovvisto di un punto di riferimento fisico assoluto. E siccome il cosmo allora conosciuto, era per così dire, contenuto nel solo sistema solare, non si poteva situare questo punto di riferimento che sulla Terra o sul Sole. Oggi, dopo Einstein e nella prospettiva della cosmologia contemporanea, nessuno di questi due punti di riferimento riveste l'importanza che aveva allora. Questa osservazione, e ovvio, non concerne la validità della posizione di Galileo nel dibattito: intende piuttosto indicare che spesso, ai di là di due visioni parziali e contrastanti, esiste una visione più larga che entrambe le include e le supera. Un altro insegnamento che si trae è il fatto che le diverse discipline del sapere richiedono una diversità dì metodi. Galileo, che ha praticamente inventato il metodo sperimentale, aveva compreso, grazie alla sua intuizione di fisico geniale e appoggiandosi a diversi argomenti, perché mai soltanto il Sole potesse avere funzione al centro del mondo, cosi come allora era conosciuto, cioè come sistema planetario. L'errore dei teologi del tempo, nel sostenere la centralità della Terra, fu quello dì pensare che la nostra conoscenza della struttura del mondo fisico fosse, in certo qual modo, imposta dal senso letterale della S. Scrittura [...] (Giovanni Paolo II, Alla Pontificia Accademia delle Scienze, 31 ottobre 1992)

I vari casi Galilei

Purtroppo la storia ha conosciuto molti casi di discriminazioni e persecuzioni che hanno soffocato la libertà dell’individuo e della ricerca. E non certo solo per colpa di una Chiesa «oscurantista e miope» come certi accaniti oppositori sostengono. Di caste ottuse e intransigenti, chiuse alla novità, attaccate al loro potere – non importa se culturale, politico, economico o televisivo – ce ne sono ancora oggi e non meno pericolose del tempo di Galileo. Per quanto riguarda poi le persecuzioni agli scienziati o agli intellettuali, ce ne sono state anche di recente: si pensi ai russi Pasternak, Solgenitsin, Sacharov, o anche all’americano Oppenheiner… tutti ugualmente accomunati dal sospetto e dalla paura delle loro idee. 3. CHIESE CRISTIANE E NAZISMO Il discorso tagliato

«L’angelo protettore degli ebrei entrò alla corte di Dio con la solita familiarità: «Ho avuto modo di vedere i discorsi del papa in Germania e non sono d’accordo» disse d’un fiato, senza chiedere scusa per il disturbo o per non aver salutato. Un cenno degli occhi e capì che l’importante era spiegarsi: «C’è scritto che la Chiesa ha «resistito» al nazismo...»; «Ci sono stati dei santi...», intervenne Gesù Cristo. «La Chiesa tutta intera ha opposto resistenza al nazismo, dirà il Papa; non dirà qualche santo». Dio disse due parole sottovoce e fu introdotto l’angelo dei cristiani: «Ciascuno di voi mi porti i dati dei suoi protetti», spiegò, e rimise la testa sulle carte. I volumi con i nomi delle vittime, uccise per l’appartenenza al popolo ebraico erano tanti e tanti: l’angelo li accatastò sul tavolo come fossero fuscelli. L’angelo protettore dei cristiani portò un volume che sembrò gli pesasse come un macigno: «C’erano milioni e milioni di cristiani nell’Europa cristiana di quegli anni;

Page 24: PAGINE “DIFFICILI” DELLA STORIA DELLA CHIESApuntoeduri.indire.it/neoassunti2008/offerta_lo/lo/23374/allegati/... · Solo così si giungerà a una autentica purificazione della

24

migliaia di preti, di religiosi, tanti vescovi, tante chiese, la Chiesa. Questo libro contiene il nome di chi ha opposto resistenza al nazismo». Dio girò lentamente il capo verso suo Figlio: grosse lacrime gli correvano sul viso chiuso da un muto dolore. Come segni di lacrime vide il Papa sui fogli che stava leggendo durante la sua visita in Germania, l’invase come un senso di pudore, di un rispetto dovuto al Dolore di milioni di innocenti uccisi: per rispetto alla verità, saltò tre righe». (Riportato in La Stampa, 24 giugno 1996 con la sigla IB) Il primo volantino de La Rosa Bianca29

«Non c’è nulla di più indegno per una nazione civilizzata che lasciarsi “governare” senza alcuna opposizione da una cricca di irresponsabili dominati dai propri istinti. Certamente ogni onesto tedesco oggi si vergogna del suo governo. Chi tra di noi riesce a concepire le dimensioni dell’infamia che un giorno cadrà su di noi e sui nostri figli quando dai nostri occhi cadrà il velo e il più orribile dei crimini - crimini che infinitamente hanno superato ogni umana misura - sarà dinanzi a tutti alla luce del sole? Se il popolo tedesco è già così corrotto e così spiritualmente distrutto da non saper alzare una mano, se avventatamente si trova immerso nella fede sconsiderata che nutre verso la storia come ordine legittimante, se ha rinunciato alla propria libera volontà che è principio supremo dell’uomo e che lo eleva al disopra delle altre creature di Dio, se ha abbandonato la volontà di compiere l’azione decisiva e di girare la ruota della storia assoggettandola alla propria razionale volontà, se ha rinunciato alla propria individualità e ha percorso la strada che lo conduce ad essere ormai una massa vile e priva di spirito, allora sì il popolo tedesco merita la propria rovina. Goethe parla dei tedeschi come di un popolo tragico, come gli ebrei ed i greci, ma oggi questo sembra piuttosto un popolo privo di spina dorsale, gregge ubbidiente di parassiti, che ora succhiato sino al midollo, privato del suo centro di stabilità sta attendendo di essere condotto alla sua distruzione. Così sembra ma così non è. Attraverso un graduale, ingannatore e sistematico abuso il sistema ha rinchiuso ogni uomo in una prigione spirituale. Soltanto ora ha scoperto di essere stato ridotto in catene ed è diventato cosciente del suo destino. Soltanto pochi hanno riconosciuto l’incombente minaccia della rovina ed il premio per il loro eroico allarme è stata la morte. Avremmo molto da dire sul destino di queste persone. Se ognuno aspetterà che sia l’altro uomo ad iniziare la lotta i messaggeri della Nemesi vendicatrice si avvicineranno e allora l’ultima vittima sarà stata gettata inutilmente nelle fauci del demone insaziabile. Per questo ogni singolo individuo cosciente della propria responsabilità come membro della civiltà cristiana e occidentale, deve difendersi con tutte le sue forze sino all’ultimo, deve lottare contro il flagello dell’umanità, contro il fascismo e contro ogni simile sistema totalitario. Resistete, opponete la resistenza passiva ovunque voi siate, impedite il funzionamento di questa ateistica macchina da guerra prima che sia troppo tardi, prima che le altre città come Colonia siano ridotte ad un cumulo di macerie, prima l’ultimo giovane della nazione versi il proprio sangue su qualche campo di battaglia per l’orgoglio folle di un subumano30. Non dimenticate che ciascun popolo merita il regime che

UN FILM SU LA ROSA BIANCA La Germania salvata da un gruppo di giovani. Sono i ragazzi della Rosa bianca, il piccolo gruppo cristiano di resistenza antinazista che per pochi mesi, a partire dal 1942, tentò di risvegliare la coscienza di un popolo inebetito dalla dittatura. A loro, e in particolare alla ventunenne Sophie Scholl, finita sulla ghigliottina per aver distribuito alcuni volantini «sovversivi», è dedicato il toccante film di Mare Rothemund. Passione e morte consumate nel giro di pochi giorni. La stampa del materiale proibito, nel febbraio del '43, con la denuncia dei massacri sul fronte orientale, la decisione temeraria di non limitarsi alle spedizioni via posta, ma di passare alla diffusione diretta, insieme al fratello Hans, nei corridoi dell'Università. Una piccola indecisione, un gesto di troppo e arriva subito l'arresto. I due vengono immediatamente portati nella sede della polizia, interrogati a lungo, intimiditi con forti pressioni psicologiche. Al centro del film è sempre la sorte di Sophie: si sforza di tener testa all'inquisire, arriva a fare appello alla sua coscienza, difende la giustezza di quanto ha compiuto». Ed è proprio durante queste lunghissime ore di scontro verbale che la giovane si convince ancora di più di aver seguito l'unica via possibile, per se stessa e per la Germania. Una convinzione che non viene meno neppure durante il processo-farsa, che si conclude con la condanna a morte per lei, per Hans e per l'amico Christoph. Assistiamo a questa salita al Calvario con profonda, crescente angoscia: Rothemund è stato attento a recuperare i verbali d'epoca, ricostruendo un'atmosfera di plumbea, irreparabile pesantezza. Un popolo, una nazione precipitati nell'Inferno: Sophie e suoi amici, con il loro sangue, hanno iniziato a lavarne i peccati. (Luigi Paini in Sole 24 ore 6.12.2005)

29 All'inizio dell'estate del 1942, Alex Schmorell e Hans Scholl scrissero quattro volantini, con una macchina da scrivere ne fecero il maggior numero possibile di copie - probabilmente non più di 100 - e le distribuirono in tutta la Germania. Questi volantini venivano lasciati negli elenchi telefonici all'interno delle cabine pubbliche, spediti per posta a professori e studenti o portati da corrieri ad altre università per essere distribuiti. Poi ne fecero altri due, che decisero di distribuire direttamente all’università. 30 In tedesco "Untermensch". E' l'attribuzione del termine spregiativo a Hitler. Infatti la propaganda nazista definiva le persone di "razza inferiore" e i disabili con questo termine.

Page 25: PAGINE “DIFFICILI” DELLA STORIA DELLA CHIESApuntoeduri.indire.it/neoassunti2008/offerta_lo/lo/23374/allegati/... · Solo così si giungerà a una autentica purificazione della

25

accetta di sopportare. "Libertà! Libertà!". Per favore fai più copie che puoi di questo volantino e distribuiscilo». Pio XII e il nazismo

Le accuse a papa Pacelli di essere stato complice del nazismo per omissione di parole di condanna e di azioni a favore degli ebrei o – nei casi più benevoli – di aver sottovalutato Hitler perché eccessivamente preoccupato del pericolo comunista, perseguita la figura di questo papa e parte della Chiesa cattolica di quel periodo. Che uomini di Chiesa abbiano dato, direttamente o indirettamente, il loro appoggio ai sistemi totalitari del tempo non scandalizza certo il credente; ma che un papa abbia in qualche modo appoggiato la sistematica distruzione degli ebrei messa in atto dal nazismo, questa è un’accusa grave e ingiustificata. Tra l’altro queste polemiche non nacquero, come ci si sarebbe dovuto aspettare, immediatamente dopo la fine della guerra (nel 1945, al contrario, gli ebrei ringraziarono ufficialmente la Santa Sede per quanto aveva fatto per loro), ma circa 10 anni dopo: quando apparve il Vicario, l’opera teatrale di Hochhuth.

Pierre Blet, un gesuita francese ha raccolto in 12 volumi gli Atti e documenti della Santa Sede relativi alla seconda guerra mondiale, e ha messo in luce particolari inediti dell’azione di questo pontefice31. Ecco una breve intervista allo studioso. Pio XII fu un Papa antisemita? Nel 1943 i nazisti chiesero agli ebrei di Roma cinquanta chili d'oro per non deportarli dal Ghetto, e la comunità israelita ne aveva raccolto trentacinque. Gli ebrei, allora, si rivolsero a Pio XII, che mise a disposizione l'oro mancante. Lei crede che se Pacelli fosse stato antisemita, gli ebrei si sarebbero rivolti a lui? Un'altra accusa che viene rivolta a Pacelli è il Concordato con la Germania nazista, che avrebbe aiutato Hitler a consolidare il suo potere. Il Concordato viene firmato nel 1933, quando Hitler era già ben saldo al potere. Il governo tedesco offrì alla Santa Sede delle condizioni molto favorevoli, ma non le rispettò. Quell'accordo doveva garantire soltanto la libertà di culto per i cattolici, che però non ebbero vita facile: migliaia di preti e di suore furono arrestati, il capo dell'Azione Cattolica fu assassinato. Se il Vaticano non avesse firmato il Concordato quando sono iniziate le persecuzioni contro i cattolici, questi ultimi avrebbero potuto accusare la Santa Sede di aver sbagliato a non sottoscriverlo. Come si spiegano i «silenzi» del Papa sullo sterminio degli ebrei? I cosiddetti «silenzi» non ci furono. Anzi, la voce del Papa fu l'unica a levarsi in difesa di quanti erano perseguitati. Nel messaggio natalizio del 1942, quando tutti i capi di Stato tacevano, Pio XII denunciò la persecuzione contro “centinaia di migliaia di individui che, senza colpa, qualche volta solamente per ragioni della loro nazionalità o razza, sono stati designati per la morte o per l'estinzione progressiva”. Il “New York Times” dovette ammettere: "In questo Natale più che mai, il Papa è una voce solitaria che grida nel silenzio di un continente". Il 2 giugno 1943, Pio XII pronunciò un altro discorso, che i suoi accusatori si guardano bene dal citare, e parlò di quanti si rivolgevano a lui "perché a causa della loro nazionalità o della loro stirpe erano destinati a costrizioni sterminatrici". Alcuni dicono che il Papa avrebbe potuto osare di più nei suoi messaggi pubblici. Proprio qui sta il punto. Pio XII sapeva che le sue denunce pubbliche avrebbero avuto un effetto devastante: non avrebbero fermato i nazisti, ma anzi avrebbero reso ancora più crudele la persecuzione contro gli ebrei e contro i cattolici. Nello stesso discorso del giugno 1943, il Papa spiegò: "Ogni nostra parola da noi rivolta alle pubbliche autorità, e ogni nostro pubblico accenno, dovevano essere da noi seriamente ponderati e misurati nell'interesse dei sofferenti stessi per non rendere, pur senza volerlo, più grave e insopportabile la loro situazione". Dagli archivi vaticani che lei ha potuto esaminare emerge il numero degli ebrei salvati dall'azione della Santa Sede? No, questo dato non emerge. Il Papa fece aprire case religiose e conventi di clausura per accogliere gli ebrei e sottrarli alle deportazioni. Ma non tenne una contabilità delle vite salvate. Un calcolo, però, esiste e l'ha fatto uno storico israelita, il diplomatico ebraico Emilio Pinchas Lapide, che nel 1967 scrisse: “Pio XII, la Santa Sede, i nunzi e tutta la Chiesa Cattolica hanno salvato da morte certa tra i 700mila e gli 850mila ebrei". (L’intervista è stata pubblicata su Tracce e riproposta nel NG ([email protected]) da Andrea Tornielli (29.11.00)

9. SUGGERIMENTI PER UN UTILIZZO DIDATTICO Sui vari argomenti trattati si propongono tracce di lavoro e proposte didattiche: 31 Su questo tema si veda: P. Blet, Pio XII e la seconda guerra mondiale negli archivi Vaticani, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2000; A. Tornielli, Pio XII, Ed. per Famiglia Cristiana 2002.

Page 26: PAGINE “DIFFICILI” DELLA STORIA DELLA CHIESApuntoeduri.indire.it/neoassunti2008/offerta_lo/lo/23374/allegati/... · Solo così si giungerà a una autentica purificazione della

26

1. Crociate Sulle crociate si consiglia di vedere il film, o almeno dei brani scelti, Le crociate. Kingdom

of heaven (v. Sussidi e bibliografia), che mostra le varie anime presenti all’interno dei crociati.

Per un discorso critico sulle crociate e le possibile alternative non armate si veda l’articolo di F. Gardini riportato nel sito: http://www.storia.unive.it/_RM/didattica/strumenti/cardini/saggi/sez2/cap05.htm

Sulla scelta non violenta di san Francesco di Assisi che decise di incontrare direttamente il sultano (1219): http://www.centro-peirone.it/Alhiwar/2000/2_00/200_04.htm. Per il racconto del dialogo con il sultano: http://www.tracce.it/febb02/francesco.html

2. Inquisizione

Elencare alla lavagna i principali luoghi comuni sull’inquisizione.

Approfondire il perdono chiesto da Giovanni Paolo II sugli errori dell’inquisizione.

Un ragazzo credente, studiando l’inquisizione, se ne esce con questa battuta: «Vorrei tanto strappare queste pagine di storia». Che ne pensate?

3. Varie inquisizioni

Verificare come si parla dell’inquisizione sul proprio libro di testo o in altri manuali in uso nella scuola.

Le motivazioni proposte in «Inquisizione, Chiesa e intolleranza» vi sembrano credibili oppure sono una forma di camuffamento della verità?

IL MALE TESTIMONIA LA DEBOLEZZA DELL’UOMO E LA BONTÁ DI DIO «C’è chi critica il cristianesimo a partire dalla storia argomentando in questo modo: «La Chiesa nei secoli ha fatto molto male (inquisizione, crociate, il caso Galileo, persecuzioni, ecc). Quindi Dio non esiste». Il passaggio logico è invalido. Al limite dalla storia può risultare che la Chiesa è stata infedele al Vangelo, e può esserlo ancora oggi. All'opposto si può richiamare le volte in cui gli è stata fedele. E ci si perde così in una sterile lotta di nomi e di date e di eventi. La Chiesa, nella sua dimensione visibile e storica, umana, evidentemente può sbagliare. È sempre bisognosa di conversione. Questo, per i credenti, è monito a non credere che la Chiesa sia il Regno; e a mantenersi attenti e vigili, sotto il giudizio della Parola. Paradossalmente, chi crede in Dio può vedere nei peccati della Chiesa, oltre lo scandalo, una conferma della Sua bontà. L'Onnipotente potrebbe impedire agli uomini di fare il male. Ma se lo facesse ridurrebbe l'umanità a un burattino tanto buono quanto schiavo. La libertà, possibilità drammatica di bene e di male, è condizione pre-morale, sta a monte dell'azione». (don Marco Fracon, Il Nostro Tempo 18.023.07)

4. Galileo Galilei

Mettere in risalto la figura del credente Galileo, che rimarrà tale fino alla fine, nonostante la miopia di molti suoi colleghi scienziati e uomini di Chiesa del suo tempo.

Per la discussione: Il contrasto tra scienza e fede è oggi superato o persiste tuttora? Per un approfondimento dei rapporti tra scienza e fede si veda l’enciclica di Giovanni

Paolo II Fides et Ratio (1998) e il discorso di Benedetto XVI a Ratisbona il 12 settembre 2006.

5. Chiesa e nazismo

Approfondire la figura e le opere di Dietrich Bonhoeffer , pastore protestante, teologo e filosofo, condannato a morte dai nazisti. Far conoscere La Rosa bianca, un gruppo di giovani universitari di ispirazione cristiana. Se è possibile far vedere il bel film del 2005 (v. Sussidi e bibliografia).

Page 27: PAGINE “DIFFICILI” DELLA STORIA DELLA CHIESApuntoeduri.indire.it/neoassunti2008/offerta_lo/lo/23374/allegati/... · Solo così si giungerà a una autentica purificazione della

27

6. Antisemitismo e antigiudaismo Ricostruire le tappe principali del dialogo ebraico-cristiano dal Concilio Vaticano ad oggi. Fare una sorta di percorso storico sulle principali incomprensioni tra ebrei e cristiani,

rivedendo alcune «parole chiave»: Messia, deicidio, martirio di Stefano, conversione di Saulo (San Paolo), conversioni forzate, pogrom, ghetto, shoah…

7. Chiesa Cattolica e fascismo

Favorire delle brevi ricerche storiche, possibilmente circoscritte alla propria zona, sull’atteggiamento della Chiesa Cattolica nei loro riguardi degli ebrei e di altre minoranze, durante il periodo fascista.

Ricercare e portare in classe testimonianze di opposizione al fascismo da parte di sacerdoti e comunità cristiane, come quella di don Giovanni Minzoni, assassinato nel 1923 da squadre fasciste, per essersi opposto al nuovo movimento fascista.

10. BIBLIOGRAFIA E SUSSIDI 1. Sulle crociate

Bibliografia: J. Flori, Le crociate, Il Mulino, Bologna 2003; F. Cardini, Le crociate tra il mito e la storia, Istituto di cultura Nova Civitas, Roma 1984; R. Grousset, La storia delle crociate, Casale Monferrato (AL) 2000.

Film: Le crociate. Kingdom of heaven, di Ridley Scott, Medusa film 2005, 140’: un monumentale affresco storico ambientato nella Terra Santa del XII secolo. Il film, aiuta a vedere le crociate con occhi diversi e a superare pregiudizi secolari nei confronti dell’islam.

2. Sull’inquisizione in generale

Siti: http://it.wikipedia.org/wiki/Inquisizione http://www.storialibera.it/epoca_medioevale/inquisizione/ Sulla leggenda nera dell’inquisizione, spesso creata ad arte si veda http://members.tripod.com/~davidbotti/inquisizione.htm

Bibliografia: Il saggio più importante è A. Prosperi, Tribunali della coscienza. Inquisitori, confessori, missionari, Einaudi, Torino 1996. Si veda: Hove S.J., Oltre il mito dell'Inquisizione, in «La Civiltà Cattolica», anno 143, n. 3419, pp. 458-467; e n. 3420, pp. 578-588; AA. VV., Processi alla Chiesa. Mistificazione e apologia, a cura di Franco Cardini, 3a ed., Piemme, Casale Monferrato (Alessandria) 1995, pp. 353-371.

Film: Il nome della rosa, J.J. Annaud, Italia/francia/Germania 1986, 125’ : sul medioevo e l’ inquisizione. Un film che riusente dell’impostazione ideologica del libro di U. Eco da cui è tratto, ma almeno contribuisce ad eliminare alcuni luoghi comuni sul Medioevo come periodo oscurantista e irrazionale. La passione di Giovanna d’Arco, C.T. Dreyer, Francia 1928, B/N 97’: un film considerato tra i capolavori della storia del cinema; sullo stesso personaggio c’è anche quello di J. Rivette, 219’.

3. Sull’inquisizione romana

Bibliografia: C. Ginzburg, Il formaggio e i vermi. Il cosmo di un mugnaio del ‘500, Einaudi, Torino 1976 sulla vicenda del Menocchio. Interessante anche la storia del vescovo Vergerio cf. A.J.Schutte, Pier Paolo Vergerio e la Riforma a Venezia, 1498-1549, Il Veltro, Roma 1988.

4. Su Galileo Galilei

Page 28: PAGINE “DIFFICILI” DELLA STORIA DELLA CHIESApuntoeduri.indire.it/neoassunti2008/offerta_lo/lo/23374/allegati/... · Solo così si giungerà a una autentica purificazione della

28

Film: Galileo della Cavani, Italia 1968, 92’: può aiutare a comprendere la figura di Galileo e anche la posizione della Chiesa e della cultura del tempo. Il film è ben fatto e documentato, anche se condizionato dal periodo storico in cui è stato girato (durante il movimento studentesco del ’68), centrato sulla figura del «potere» che sacrifica la libertà e il rinnovamento delle idee. Ma Galileo, anche nel film, è un cristiano che crede e si preoccupa che la Chiesa non commetta errori.

5. Su chiese e nazismo

Bibliografia: su Dietrich Bonhoeffer , pastore protestante, si veda la sua opera principale Resistenza e resa, Bompiani.

Film: Bonhoeffer, di Eric Till VHS, 2001, 90’: piuttosto impegnativo (non adatto a qualsiasi classe), che presenta il coraggio e la fede di un cristiano, responsabile e maturo, pienamente cosciente della pericolosità del nazismo, che infatti decide di combattere.

La rosa bianca (Sophie - Die letzlen Tage), Germania, 2005, 117': racconta gli ultimi 6 giorni della vita di Sophie e Hans Scholl, a partire dalla sera del 17 febbraio, quando i due (che sono sorella e fratello) decidono di portare un volantino fin dentro l'università. Per il testo del loro primo volantino si veda Per la documentazione e l’approfondimento.

6. Antisemitismo e antigiudaismo

Film: Arrivederci ragazzi, L. Malle, Francia 1987, 103’: un bel film, ambientato in un collegio cattolico dove i padri carmelitani nascondono dei ragazzi ebrei per sottrarli ai nazisti. È la storia autobiografica del regista.

Contrariamente a quanto - a volte – si pensa o si scrive, l’antigiudaismo attraversa tutta la tradizione cristiana e non solo cattolica. Si veda il feroce scritto di M. Lutero, Degli ebrei e delle loro menzogne, Einaudi, Torino 2000.

7. Su Chiesa Cattolica e fascismo

Bibliografia: Guido Zaqheni, La croce e il fascio. I cattolici italiani e la dittatura, San Paolo, Milano 2006. Il volume ripercorre minuziosamente la storia del fascismo dalle origini alla guerra di liberazione e rivendica la forza e la dignità dell'azione della Chiesa, in particolare negli ultimi anni della dittatura.

Film: Roma città aperta, R. Rossellini, Italia 1945, B/N 103’: universalmente riconosciuto come un capolavoro del Neorealismo, il film si ispira alla figura reale di don Luigi Morosini, un sacerdote romano, torturato e ucciso dai nazisti per aver aiutato uomini della resistenza.