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PAPA FRANCESCO EVANGELII GAUDIUM. ESORTAZIONE APOSTOLICA. Introduzione. Forte impronta pastorale. S trumento utile per rilanciare l’annuncio del Vangelo . C ategorie sottolineate: missionarietà , prossimità , operatività , gioia dell’appartenenza a Cristo e alla Chiesa. - PowerPoint PPT Presentation
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PAPA FRANCESCO
EVANGELII GAUDIUMESORTAZIONE APOSTOLICA
Forte impronta pastorale. Strumento utile per rilanciare l’annuncio del Vangelo. Categorie sottolineate: missionarietà, prossimità, operatività,
gioia dell’appartenenza a Cristo e alla Chiesa. Al centro: rilancio della dimensione evangelizzatrice della Chiesa. Linguaggio molto semplice e immediato. Contenuti ancorati alla Tradizione, al Concilio Vaticano II e
all’attuale Magistero, soprattutto quello latinoamericano . Leitmotiv: bisogno che la Chiesa ha oggi di accostarsi all’uomo
con una prospettiva di attenta e premurosa accoglienza e costruttivo coinvolgimento, per un futuro da costruire insieme, nel segno della Speranza che non delude.
Introduzione
PROSPETTIVE RACCOLTE
Introduzione
principi di carattere teologico-pastorale
che dovrebbero ispirare il
nuovo percorso
delle comunità cristiane.
un insieme di indicazioni dal
carattere concreto, pratico,
necessarie per dare una
ricaduta dei contenuti
magisteriali nella vita ecclesiale.
una prospettiva di carattere parenetico
per formare l’identità cristiana nei suoi diversi aspetti.
INTRODUZIONEI. Gioia che si rinnova e si comunicaII. La dolce e confortante gioia di evangelizzareIII. La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede CAPITOLO PRIMO: LA TRASFORMAZIONE MISSIONARIA DELLA CHIESA
I. Una Chiesa in uscita II. Pastorale in conversioneIII. Dal cuore del Vangelo IV. La missione che si incarna nei limiti umani V. Una madre dal cuore aperto
CAPITOLO SECONDO: NELLA CRISI DELL’IMPEGNO COMUNITARIOIV. Alcune sfide del mondo attualeII. Tentazioni degli operatori pastorali
CAPITOLO TERZO: L’ANNUNCIO DEL VANGELOI. Tutto il Popolo di Dio annuncia il VangeloIII. L’omelia.III. La preparazione della predicazione IV. Un’evangelizzazione per l’approfondimento del kerygma CAPITOLO QUARTO: LA DIMENSIONE SOCIALEDELL’EVANGELIZZAZIONEI. Le ripercussioni comunitarie e sociali del kerygmaV. L’inclusione sociale dei poveriIII. Il bene comune e la pace sociale IV. Il dialogo sociale come contributo per la pace
CAPITOLO QUINTO: EVANGELIZZATORI CON SPIRITO I. Motivazioni per un rinnovato impulso missionarioII. Maria, la Madre dell’evangelizzazione
Evangelizzare: si tratta del primo annuncio orientato ad impiantare la
Chiesa in paesi o comunità umane dove finora non era presente (cf. n. 6).
Cosa si intende per Evangelizzazione (CAP. III)
Non vi può essere vera evangelizzazione senza esplicita proclamazione che Gesù è il Signore, e senza che vi sia un
primato della proclamazione di Gesù Cristo in ogni attività di
evangelizzazione.
Cosa si intende per Evangelizzazione (CAP. III)
L’evangelizzazione deve essere intesa come
gioiosa, paziente e progressiva
predicazione della morte salvifica e della Risurrezione
di Gesù Cristo» (n.110).
Cosa si intende per Evangelizzazione (CAP. III)
J. Gevart, catecheta belga, affermava:
Cosa si intende per Evangelizzazione (CAP. III)
Evangelizzare consiste nel realizzare l’incontro esplicito con il messaggio
cristiano in modo che sia reso possibile l’atto di fede e l’adesione al Vangelo.
«L’evangelizzazione è definita in termini di annuncio di Cristo a coloro che lo ignorano, di predicazione, di
catechesi, di Battesimo e di altri sacramenti da conferire. Nessuna
definizione parziale e frammentaria può dare ragione della realtà ricca, complessa e dinamica, qual è quella dell’evangelizzazione senza correre il
rischio di impoverirla e perfino di mutilarla. È impossibile capirla, se non si cerca di abbracciare con lo
sguardo tutti gli elementi essenziali» (cf. n. 17 ).
Cosa si intende per Evangelizzazione (CAP. III)
LA CHIESA (NN. 111-113)
La Chiesa tutta è responsabile di questo fondamentale compito, «poiché è un popolo in
cammino verso Dio. Si tratta di un mistero che affonda le sue radici nella SS. Trinità,
ma che ha la sua concretezza storica in un popolo
pellegrino ed evangelizzatore, che
trascende sempre ogni pur necessaria espressione
istituzionale.
Nessuno si salva da solo e la Chiesa deve essere nel
mondo presenza di speranza, capace di dare risposte incoraggianti alle tante
domande rivolte dalla gente comune.
Cosa si intende per Evangelizzazione (CAP. III)
Evangelizzazione in Mons. Luigi Pignatiello:
qualsiasi attività orientata a conformare il mondo alla volontà
di Dio creatore e redentore
l’attività sacerdotale, regale e profetica con cui la Chiesa viene edificata secondo l’intenzione di
Cristol’attività per mezzo della quale è proclamato e spiegato il Vangelo
per alimentare la fede nei cristiani
il primo annuncio del Vangelo (predicazione missionaria:
Kerygma) ai non cristiani per suscitare la fede e, quindi, la
conversione.
Cosa si intende per Evangelizzazione (CAP. III)
L’inculturazione della fede (CAP. III)
Le nuove Chiese, che hanno messo radici in Cristo e sono costruite sopra il
fondamento degli Apostoli, hanno la capacità meravigliosa di assorbire tutte le
ricchezze delle nazioni, …esse dalle consuetudini e dalle tradizioni, dal sapere e dalla cultura, dalle arti e dalle scienze dei loro popoli sanno ricavare tutti gli
elementi che valgono a rendere gloria al Creatore, a mettere in luce la grazia del Salvatore, ed a ben organizzare la vita
cristiana» (n. 22).
CULTURA
La nozione cultura è uno strumento prezioso per comprendere le diverse espressioni della vita
cristiana presenti nel Popolo di Dio. Ogni popolo nel suo divenire storico sviluppa la
propria cultura con legittima autonomia. L’essere umano è
sempre culturalmente situato: natura e cultura
sono quanto mai strettamente connesse. La
grazia suppone la cultura, e il dono di Dio s’incarna nella cultura di chi lo riceve» (n.
115).
Non farebbe giustizia alla logica dell’Incarnazione
pensare ad un cristianesimo monoculturale e monocorde
(n. 117).
L’inculturazione della fede (CAP. III)
Nei diversi popoli che sperimentano il dono di Dio secondo la propria cultura, la Chiesa esprime la sua autentica
cattolicità e mostra la bellezza di questo volto pluriforme. Se ben intesa, la diversità culturale non minaccia l’unità della Chiesa. È lo Spirito Santo, inviato dal Padre e dal Figlio, che trasforma i nostri cuori e ci rende capaci di
entrare nella comunione perfetta della SS. Trinità, dove ogni cosa trova la sua unità. Lo stesso Spirito suscita una
molteplice e varia ricchezza di doni e al tempo stesso costruisce un’unità che non è mai uniformità ma
multiforme armonia che attrae.
NN. 117-118
L’inculturazione della fede (CAP. III)
L’inculturazione deve essere intesa come il tentativo di ricercare forme di cristianesimo meno occidentali e più congeniali alle diverse culture non europee. «Servirsi di ogni cultura
locale per l’espressione e lo sviluppo del Vangelo in quella cultura: oggi, infatti, inculturare la fede significa
trasformare dal di dentro le culture per mezzo dei principi evangelici» (Padre
Arrupe s.j.)
L’inculturazione della fede (CAP. III)
Le Chiese particolari devono promuovere attivamente forme, almeno iniziali, d’inculturazione.
Ciò cui si deve tendere, in definitiva, è che la predicazione del Vangelo, espressa con categorie proprie della cultura in cui è annunciato, provochi una nuova sintesi con tale cultura. Benché questi
processi siano sempre lenti, a volte la paura ci paralizza troppo. Se consentiamo ai dubbi e ai
timori di soffocare qualsiasi audacia, può accadere… semplicemente di restare comodi senza provocare
alcun avanzamento e, in tal caso, non saremo partecipi di processi storici con la nostra cooperazione ma spettatori di una sterile
stagnazione della Chiesa (n. 129).
Il Papa conferma…
L’inculturazione della fede (CAP. III)
«In virtù del Battesimo ricevuto, ogni membro del Popolo di Dio è diventato discepolo missionario» (n. 120). L’identità dei
battezzati si esprime in qualche modo nel compito di evangelizzare: «Dio dota la totalità dei fedeli di un istinto della
fede (sensus fidei) che li aiuta a discernere ciò che viene realmente da Lui. La presenza dello Spirito concede ai cristiani una certa connaturalità con le realtà divine e una saggezza che
permette loro di coglierle intuitivamente, benché non dispongano degli strumenti adeguati per esprimerle con
precisione» (n. 119). Per il Papa è «inadeguato pensare ad uno schema di evangelizzazione portato avanti da attori qualificati in cui il resto del popolo fedele fosse solamente recettivo delle
loro azioni» (n. 120). Pertanto, la «nuova evangelizzazione deve implicare un “nuovo protagonismo” di ciascuno dei battezzati. Questa convinzione si trasforma in un appello
diretto ad ogni cristiano, perché nessuno rinunci al proprio impegno di evangelizzazione» (n. 120).
I discepoli missionari (CAP. III)
Nel desiderio di un rinnovamento missionario della Chiesa, infatti, c’è
una forma di predicazione che compete a tutti noi come impegno quotidiano: «Si tratta di portare il
Vangelo alle persone con cui ciascuno di noi ha a che fare, tanto ai più vicini
quanto agli sconosciuti. È la predicazione informale che si può
realizzare durante una conversazione ed è anche quella di un missionario
quando visita una casa. Essere discepolo significa avere la
disposizione permanente di portare agli altri l’amore di Gesù e questo
avviene spontaneamente in qualsiasi luogo, nella via, nella piazza, al
lavoro, in una strada» (n. 127). «In questa predicazione, sempre rispettosa e gentile, il primo
momento consiste in un dialogo personale, in cui l’altra persona si esprime e condivide le sue gioie, le
sue speranze, le preoccupazioni per i suoi cari e tante cose che riempiono il
suo cuore (n. 128).
I discepoli missionari (CAP. III)
Papa Francesco ritiene molto utile che la conversione alla vita di fede possa avvenire
attraverso un accompagnamento che si fa dialogo tra una persona e l’altra, per mezzo di una
predicazione spontanea ed essenziale, capace di aprire al Mistero. Traspare, quindi, una concreta
ricaduta di quei principi propri dell’evangelizzazione nelle semplici e accessibili
indicazioni che il Papa offre a qualsiasi battezzato.
I discepoli missionari (CAP. III)
In questo senso, tutti dobbiamo lasciare che gli
altri ci evangelizzino costantemente; questo
non significa che dobbiamo rinunciare alla
missione evangelizzatrice, ma piuttosto comunicare
Gesù in modo corrispondente alla situazione in cui ci troviamo» (n.121).
I discepoli missionari (CAP. III)
La prima e insostituibile forma di annuncio, per Papa Francesco, è la propria testimonianza di vita: bisogna in modo esplicito raccontare il
proprio incontro con l’amore salvifico del Signore: «al di là delle nostre imperfezioni ci offre la sua vicinanza, la sua Parola, la sua forza, e dà senso
alla nostra vita. Il tuo cuore sa che la tua vita non è la stessa senza di Lui, dunque quello che hai
scoperto, quello che ti aiuta a vivere e che ti dà speranza, quello è ciò che tu devi comunicare agli
altri.» (n.121).
La catechesi kerigmatica e mistagogica
Il kerygma è trinitario: «è il fuoco dello Spirito che si dona… e ci fa credere in Gesù Cristo, che
con la sua morte e risurrezione ci rivela e ci comunica l’infinita misericordia del Padre […]. Il kerigma è il primo in senso qualitativo, perché è l’annuncio principale, quello che si deve sempre tornare ad ascoltare in modi diversi e che si deve
sempre tornare ad annunciare durante la catechesi in una forma o nell’altra, in tutte le sue
tappe e i suoi momenti. Per questo anche il sacerdote, come la Chiesa, deve crescere nella
coscienza del suo permanente bisogno di essere evangelizzato» (n. 164).
La catechesi kerigmatica e mistagogica
«Un’altra caratteristica della catechesi, che si è sviluppa negli ultimi decenni, è quella
dell’iniziazione mistagogica, che significa essenzialmente due cose: la necessaria
progressività dell’esperienza formativa in cui interviene tutta la comunità ed una rinnovata
valorizzazione dei segni liturgici dell’iniziazione cristiana… Molti manuali e molte pianificazioni non si sono ancora lasciati interpellare dalla necessità
di un rinnovamento mistagogico» (n.166). A mio parere, Papa Francesco attraverso queste sollecitazioni
rimanda indirettamente al recupero del catecumenato per un’iniziazione alla fede cristiana più sistematica e completa nei suoi diversi approcci
(lode, servizio, annuncio).
La catechesi kerigmatica e mistagogica
A tal proposito, L. Meddi, in un suo recente articolo, afferma che il compito
prioritario della catechesi è quello di favorire l’accoglienza della proposta
cristiana a partire dai dinamismi culturali propri delle persone e dei
gruppi umani. L’autore parla, infatti, di educazione alla receptio fidei, ovvero di
quel processo intrapsichico e intraculturale attraverso cui la persona
costituisce se stessa, con una libera appropriazione dell’esperienza religiosa.
Il compito della catechesi oggi, soprattutto nei contesti di Nuova
Evangelizzazione, è quello di educare alla risposta di fede; in questo modo, si delinea la sua identità nella missione della Chiesa, considerando l’uomo la
prima e fondamentale via della Chiesa (Redemptor Hominis, n.14).
La catechesi kerigmatica e mistagogica
…un annuncio della Parola ed è centrato su di essa, ma ha sempre bisogno di un’adeguata
ambientazione e di una motivazione attraente, dell’uso dei simboli eloquenti, dell’inserimento in un
ampio processo di crescita e dell’integrazione di tutte le dimensioni della persona, in un cammino
comunitario di ascolto e di risposta» (n. 166).
L’incontro catechistico è …
La catechesi kerigmatica e mistagogica
La catechesi kerigmatica e mistagogica
«Annunciare Cristo significa mostrare che credere in Lui e seguirlo non è solamente una cosa vera e
giusta, ma anche bella, capace di colmare la vita di un nuovo splendore e di una gioia profonda, anche in mezzo alle prove… Non si tratta di fomentare un relativismo estetico, che possa oscurare il legame
inseparabile tra verità, bontà e bellezza, ma di recuperare la stima della bellezza per poter
giungere al cuore umano e far risplendere in esso la verità e la bontà del Risorto… (n. 167).
Via pulchritudinis
La catechesi kerigmatica e mistagogica
Crescere nella fedeltà allo stile di vita evangelico…
«è opportuno indicare sempre il bene desiderabile, la proposta di vita, di maturità, di realizzazione, di
fecondità, alla cui luce si può comprendere la nostra denuncia dei mali che possono oscurarla. Più che come esperti in diagnosi apocalittiche o giudici
oscuri…è bene che possano vederci come gioiosi messaggeri di proposte alte, custodi del bene e
della bellezza che risplendono in una vita fedele al Vangelo» (n.168).
La Chiesa ha bisogno di uno sguardo di vicinanza per contemplare, commuoversi e fermarsi davanti all’altro
tutte le volte che sia necessario… La Chiesa dovrà iniziare i suoi membri – sacerdoti, religiosi e laici – a
quest’arte dell’accompagnamento, perché tutti imparino sempre a togliersi i sandali davanti alla terra sacra dell’altro (cf. Es 3,5). Dobbiamo dare al
nostro cammino il ritmo salutare della prossimità… L’accompagnamento spirituale deve condurre sempre
più verso Dio, in cui possiamo raggiungere la vera libertà… sarebbe controproducente se diventasse una specie di terapia che rafforzi la chiusura delle persone
nella loro immanenza e cessi di essere un pellegrinaggio con Cristo verso il Padre» (n. 170).
La catechesi kerigmatica e mistagogica
«Abbiamo bisogno di esercitarci nell’arte di ascoltare, che è più che sentire!»
Alcune modalità per realizzare
l’accompagnamento…
la prudenza
la capacità di comprensione
l’arte di aspettare
la docilità allo Spirito
Per giungere ad un punto di maturità, che consiste nel rendere capaci le
persone di decisioni veramente libere e responsabili, è indispensabile dare tempo
con un’immensa pazienza (cf. n. 171).
La catechesi kerigmatica e mistagogica
Tutta l’evangelizzazione è fondata sulla Parola di Dio: quest’ultima deve essere ascoltata, meditata,
vissuta, celebrata e testimoniata. La Chiesa non evangelizza se non si lascia continuamente
evangelizzare. È indispensabile che la Parola di Dio diventi sempre più il cuore di ogni attività ecclesiale
La catechesi kerigmatica e mistagogica
La catechesi kerigmatica e mistagogica
Le scelte di campo…
l’attenzione alla persona in situazione
un annuncio essenziale ed esistenziale capace di risposte
alle domande fondamentali della vita
una catechesi ricca di riferimenti biblici e incidente nel vissuto
degli ascoltatoriun metodo ed un linguaggio immediato ed esplicito che
disponga ad accogliere il Mistero di salvezza prima ancora di una
sintesi dottrinale