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Papa Francesco MISERICORDIA giubileo20170104... · particolare, perché il Giubileo della Misericordia possa diventare un’esperienza condivisa da ogni persona. L’Anno Santo, in

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PapaFrancesco

MISERICORDIA

UdienzediPapaFrancesco

sullaMisericordia

©UfficioComunicazioneOpusDeiItalia,2016Roma,22Dicembre2016

©Copyright-LibreriaEditriceVaticana-

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PapaFrancescohaconvocatounannoGiubilarededicatoallaMisericordiainiziatol'8dicembre2015efinitoil20novembre2016.

DurantetuttoilperiododelGiubileo,PapaFrancesconelleUdienzeGenerali,haparlatodiMisericordia.

InquestoebookgratuitovengonoraccoltetutteleudienzeincuiPapaFrancescoparladioperediMisericordia.

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1.PerchéunGiubileodellaMisericordia?

Carifratelliesorelle,buongiorno!Ieri ho aperto qui, nella Basilica di San Pietro, la Porta Santa delGiubileo

della Misericordia , dopo averla aperta già nella Cattedrale di Bangui , inCentrafrica.Oggivorrei riflettere insiemeavoi sul significatodi questoAnnoSanto,rispondendoalladomanda:perchéunGiubileodellaMisericordia?Cosasignificaquesto?LaChiesahabisognodiquestomomentostraordinario.Nondico:èbuonoper

laChiesa questomomento straordinario.Dico: laChiesa ha bisognodi questomomentostraordinario.Nellanostraepocadiprofondicambiamenti,laChiesaèchiamata ad offrire il suo contributo peculiare, rendendo visibili i segni dellapresenzaedellavicinanzadiDio.EilGiubileoèuntempofavorevolepertuttinoi,perchécontemplandolaDivinaMisericordia,chesuperaognilimiteumanoerisplendesull’oscuritàdelpeccato,possiamodiventare testimonipiùconvintiedefficaci.Volgere lo sguardo a Dio, Padre misericordioso, e ai fratelli bisognosi di

misericordia,significapuntarel’attenzionesulcontenutoessenzialedelVangelo:Gesù, laMisericordia fatta carne, che rendevisibile ai nostri occhi il grandemistero dell’Amore trinitario diDio.Celebrare unGiubileo dellaMisericordiaequivaleametteredinuovoalcentrodellanostravitapersonaleedellenostrecomunità lo specifico della fede cristiana, cioè Gesù Cristo, il Diomisericordioso.UnAnnoSanto,dunque,perviverelamisericordia.Sì,carifratelliesorelle,

questoAnnoSantocièoffertopersperimentarenellanostravitailtoccodolceesoave del perdono di Dio, la sua presenza accanto a noi e la sua vicinanzasoprattuttoneimomentidimaggiorebisogno.Questo Giubileo, insomma, è un momento privilegiato perché la Chiesa

impariascegliereunicamente“ciòcheaDiopiacedipiù”.E,checosaèche“aDio piace di più ”? Perdonare i suoi figli, aver misericordia di loro, affinchéanch’essi possano a loro volta perdonare i fratelli, risplendendo come fiaccoledellamisericordia diDio nelmondo.Questo è quello che aDio piace di più.Sant’Ambrogio in un libro di teologia che aveva scritto suAdamo, prende la

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storiadellacreazionedelmondoedicecheDioognigiorno,dopoaverfattounacosa-laluna,ilsoleoglianimali–dice:“EDiovidechequestoerabuono”.Maquandohafatto l’uomoe ladonna, laBibbiadice:“Videchequestoeramoltobuono”. Sant’Ambrogio si domanda: “Maperché dice “molto buono”?PerchéDioè tantocontentodopo lacreazionedell’uomoedelladonna?”.Perchéallafineavevaqualcunodaperdonare.Èbelloquesto: lagioiadiDioèperdonare,l’esserediDioèmisericordia.Perquestoinquest’annodobbiamoaprireicuori,perchéquestoamore,questagioiadiDiociriempiatuttidiquestamisericordia.IlGiubileosaràun“tempofavorevole”perlaChiesaseimpareremoascegliere“ciòcheaDiopiacedipiù”,senzacedereallatentazionedipensarechecisiaqualcos’altro che è più importante o prioritario. Niente è più importante discegliere“ciòcheaDiopiacedipiù”,cioèlasuamisericordia,ilsuoamore,lasuatenerezza,ilsuoabbraccio,lesuecarezze!Anche la necessaria opera di rinnovamento delle istituzioni e delle strutture

dellaChiesaèunmezzochedevecondurciafarel’esperienzavivaevivificantedellamisericordia di Dio che, sola, può garantire alla Chiesa di essere quellacittà posta sopra un monte che non può rimanere nascosta (cfr Mt 5,14).RisplendesoltantounaChiesamisericordiosa!Sedovessimo,anchesoloperunmomento, dimenticare che lamisericordia è “quello che aDio piace di più ”,ogni nostro sforzo sarebbe vano, perché diventeremmo schiavi delle nostreistituzioni e delle nostre strutture, per quanto rinnovate possano essere. Masaremmosempreschiavi.«SentireforteinnoilagioiadiesserestatiritrovatidaGesù,checomeBuon

Pastoreèvenutoacercarciperchécieravamosmarriti»(OmelianeiPrimiVespridellaDomenicadellaDivinaMisericordia,11aprile2015):questoèl’obiettivochelaChiesasiponeinquestoAnnoSanto.Cosìrafforzeremoinnoilacertezzache lamisericordiapuòcontribuire realmenteall’edificazionediunmondopiùumano.Specialmente in questi nostri tempi, in cui il perdono è unospite raronegliambitidellavitaumana, il richiamoallamisericordia si fapiùurgente,equesto in ogni luogo: nella società, nelle istituzioni, nel lavoro e anche nellafamiglia.Certo, qualcuno potrebbe obiettare: “Ma, Padre, laChiesa, in questoAnno,

nondovrebbefarequalcosadipiù?ÈgiustocontemplarelamisericordiadiDio,macisonomoltibisogniurgenti!”.Èvero,c’èmoltodafare,eioperprimononmi stanco di ricordarlo. Però bisogna tenere conto che, alla radice dell’obliodella misericordia, c’è sempre l’amor proprio . Nel mondo, questo prende laformadellaricercaesclusivadeipropriinteressi,dipiacerieonoriunitialvoleraccumulare ricchezze, mentre nella vita dei cristiani si traveste spesso di

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ipocrisia e dimondanità. Tutte queste cose sono contrarie allamisericordia. Imotidell’amorproprio,che rendonostraniera lamisericordianelmondo, sonotalmente tanti e numerosi che spesso non siamo più neppure in grado diriconoscerlicomelimitiecomepeccato.Eccoperchéènecessarioriconoscerediessere peccatori, per rafforzare in noi la certezza della misericordia divina.“Signore,iosonounpeccatore;Signore,iosonounapeccatrice:vieniconlatuamisericordia”.Questaèunapreghierabellissima.Èunapreghierafaciledadiretutti i giorni: “Signore, io sonoun peccatore; Signore, io sonouna peccatrice:vieniconlatuamisericordia”.Cari fratelli e sorelle,mi auguro che, in questoAnno Santo, ognuno di noi

facciaesperienzadellamisericordiadiDio,peresseretestimonidi“ciòcheaLuipiacedi più ”. È da ingenui credere che questo possa cambiare ilmondo?Sì,umanamenteparlandoèda folli,ma«ciòcheè stoltezzadiDioèpiù sapientedegli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini» (1Cor1,25).©Copyright-LibreriaEditriceVaticana

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2.ISegnidelGiubileo

Carifratelliesorelle,buongiorno!Domenica scorsa è stata aperta laPortaSanta nellaCattedrale diRoma , la

BasilicadiSanGiovanniinLaterano,esièapertaunaPortadellaMisericordianella Cattedrale di ogni diocesi del mondo, anche nei santuari e nelle chieseindicatedaivescovi. IlGiubileoè in tutto ilmondo,non soltantoaRoma.Hodesiderato che questo segno della Porta Santa fosse presente in ogni Chiesaparticolare,perchéilGiubileodellaMisericordiapossadiventareun’esperienzacondivisadaognipersona.L’AnnoSanto,inquestomodo,hapresoilviaintuttalaChiesaevienecelebratoinognidiocesicomeaRoma.Anche,laprimaPortaSanta è stata aperta proprio nel cuore dell’Africa . E Roma, ecco, è il segnovisibile della comunione universale. Possa questa comunione ecclesialediventare sempre più intensa, perché la Chiesa sia nel mondo il segno vivodell’amoreedellamisericordiadelPadre.Anche la data dell’8 dicembre ha voluto sottolineare questa esigenza,

collegando, a 50 anni di distanza, l’inizio delGiubileo con la conclusione delConcilio Ecumenico Vaticano II. In effetti, il Concilio ha contemplato epresentato la Chiesa alla luce del mistero della comunione. Sparsa in tutto ilmondo e articolata in tante Chiese particolari, è però sempre e solo l’unicaChiesa di Gesù Cristo, quella che Lui ha voluto e per la quale ha offerto Séstesso.LaChiesa“una”chevivedellacomunionestessadiDio.Questo mistero di comunione, che rende la Chiesa segno dell’amore del

Padre,cresceematuranelnostrocuore,quandol’amore,chericonosciamonellaCrocediCristoeincuiciimmergiamo,cifaamarecomenoistessisiamoamatida Lui. Si tratta di un Amore senza fine, che ha il volto del perdono e dellamisericordia.Però la misericordia e il perdono non devono rimanere belle parole, ma

realizzarsi nella vita quotidiana.Amare e perdonare sono il segno concreto evisibilechelafedehatrasformatoinostricuorieciconsentediesprimereinnoilavitastessadiDio.AmareeperdonarecomeDioamaeperdona.Questoèunprogrammadivitachenonpuòconoscereinterruzionioeccezioni,macispingeadandare sempreoltre senzamai stancarci, con la certezzadi essere sostenutidallapresenzapaternadiDio.Questograndesegnodellavitacristianasitrasformapoiintantialtrisegniche

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sonocaratteristici delGiubileo.Pensoaquanti attraverserannounadellePorteSante, che inquestoAnno sonoverePortedellaMisericordia.LaPorta indicaGesùstessochehadetto:«Iosonolaporta:seunoentraattraversodime,saràsalvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo» (Gv 10,9). Attraversare la PortaSanta è il segno della nostra fiducia nel Signore Gesù che non è venuto pergiudicare,mapersalvare(cfrGv12,47).Stateattentichenoncisiaqualcunounpo’sveltootroppofurbochevidicachesidevepagare:no!Lasalvezzanonsipaga.Lasalvezzanonsicompra.LaPortaèGesù,eGesùègratis!Luistessoparla di quelli che fanno entrare non come si deve, e semplicemente dice chesono ladri ebriganti.Ancora, state attenti: la salvezza ègratis.Attraversare laPorta Santa è segno di una vera conversione del nostro cuore. Quandoattraversiamo quella Porta è bene ricordare che dobbiamo tenere spalancataanche la porta del nostro cuore. Io sto davanti alla Porta Santa e chiedo:“Signore, aiutami a spalancare la porta del mio cuore!”. Non avrebbe moltaefficacial’AnnoSantoselaportadelnostrocuorenonlasciassepassareCristochecispingeadandareversoglialtri,perportareLuieilsuoamore.Dunque,come laPortaSanta rimaneaperta,perchéè il segnodell’accoglienzacheDiostesso ci riserva, così anche la nostra porta, quella del cuore, sia semprespalancata per non escludere nessuno. Neppure quello o quella che mi dàfastidio:nessuno.Un segno importante del Giubileo è anche la Confessione . Accostarsi al

SacramentoconilqualeveniamoriconciliaticonDioequivaleafareesperienzadirettadellasuamisericordia.E’trovareilPadrecheperdona:Dioperdonatutto.Dio ci comprende anche nei nostri limiti, ci comprende anche nelle nostrecontraddizioni. Non solo, Egli con il suo amore ci dice che proprio quandoriconosciamoinostripeccaticièancorapiùvicinoecispronaaguardareavanti.Dicedipiù:chequandoriconosciamoinostripeccatiechiediamoperdono,c’èfestanelCielo.Gesùfafesta:questaèlaSuamisericordia:nonscoraggiamoci.Avanti,avanticonquesto!Quantevoltemisonosentitodire:“Padre,nonriescoaperdonareilvicino,il

compagno di lavoro, la vicina, la suocera, la cognata”. Tutti abbiamo sentitoquesto:“Nonriescoaperdonare”.MacomesipuòchiedereaDiodiperdonarenoi, se poi noi non siamo capaci di perdono?E perdonare è una cosa grande,eppurenonèfacile,perdonare,perchéilnostrocuoreèpoveroeconlesuesoleforzenoncelapuòfare.SeperòciapriamoadaccoglierelamisericordiadiDiopernoi, anostravoltadiventiamocapacidiperdono.Tantevolte ioho sentitodire:“Ma,quellapersonaiononlapotevovedere:laodiavo.Maungiorno,misonoavvicinatoalSignoreeGlihochiestoperdonodeimieipeccati,eancheho

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perdonatoquellapersona”.Questesonocosedituttiigiorni.Eabbiamovicinoanoiquestapossibilità.Pertanto, coraggio! Viviamo il Giubileo iniziando con questi segni che

comportanounagrandeforzadiamore.IlSignoreciaccompagneràpercondurciafareesperienzadialtrisegniimportantiperlanostravita.Coraggioeavanti!©Copyright-LibreriaEditriceVaticana

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3.IlNataledelGiubileodellaMisericordia

Fratelliesorelle,buongiorno!InquestigiorninatalizicivienepostodinanziilBambinoGesù.Sonosicuro

che nelle nostre case ancora tante famiglie hanno fatto il presepe, portandoavantiquestabellatradizionecherisaleasanFrancescod’AssisiechemantienevivoneinostricuoriilmisterodiDiochesifauomo.La devozione a Gesù Bambino èmolto diffusa. Tanti santi e sante l’hanno

coltivata nella loro preghiera quotidiana, e hanno desideratomodellare la lorovitasuquelladiGesùBambino.Penso,inparticolareasantaTeresadiLisieux,checomemonacacarmelitanahaportatoilnomediTeresadiGesùBambinoedelVolto Santo. Lei – che è ancheDottore dellaChiesa – ha saputo vivere etestimoniare quell’“infanzia spirituale” che si assimila propriomeditando, allascuola della Vergine Maria, l’umiltà di Dio che per noi si è fatto piccolo. Equesto è un mistero grande, Dio è umile! Noi che siamo orgogliosi, pieni divanitàeci crediamograndecosa, siamoniente!Lui, ilgrande, èumilee si fabambino.Questoèunveromistero!Dioèumile.Questoèbello!C’èstatountempoincui,nellaPersonadivino-umanadiCristo,Dioèstato

unbambino,equestodeveavereunsuosignificatopeculiareperlanostrafede.E’ vero che la sua morte in croce e la sua risurrezione sono la massimaespressione del suo amore redentore, però non dimentichiamo che tutta la suavita terrena è rivelazione e insegnamento. Nel periodo natalizio ricordiamo lasuainfanzia.PercrescerenellafedeavremmobisognodicontemplarepiùspessoGesù Bambino. Certo, non conosciamo nulla di questo suo periodo. Le rareindicazioni che possediamo fanno riferimento all’imposizione del nome dopoottogiornidalla suanascita e allapresentazionealTempio (cfrLc2,21-28);einoltreallavisitadeiMagiconlaconseguentefugainEgitto(cfrMt2,1-23).Poi,c’è un grande salto fino ai dodici anni, quando con Maria e Giuseppe va inpellegrinaggio a Gerusalemme per la Pasqua, e invece di ritornare con i suoigenitorisifermanelTempioaparlareconidottoridellalegge.Comesivede,sappiamopocodiGesùBambino,mapossiamoimpararemolto

daLuiseguardiamoallavitadeibambini.Èunabellaabitudinecheigenitori,inonnihanno,quelladiguardareaibambini,cosafanno.Scopriamo, anzitutto, che i bambini vogliono la nostra attenzione. Loro

devono stare al centro perché? Perché sono orgogliosi? No! Perché hanno

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bisogno di sentirsi protetti. E’ necessario anche per noi porre al centro dellanostravitaGesù e sapere, anche sepuò sembrareparadossale, che abbiamo laresponsabilità di proteggerlo.Vuole stare tra le nostre braccia, desidera essereaccudito e poter fissare il suo sguardo nel nostro. Inoltre, far sorridere GesùBambinoperdimostrargliilnostroamoreelanostragioiaperchéLuièinmezzoa noi. Il suo sorriso è segno dell’amore che ci dà certezza di essere amati. Ibambini, infine, amano giocare. Far giocare un bambino, però, significaabbandonarelanostralogicaperentrarenellasua.Sevogliamochesidivertaènecessariocapirecosapiacealui,enonessereegoistiefarfarelorolecosechepiaccionoanoi.E’uninsegnamentopernoi.DavantiaGesùsiamochiamatiadabbandonare la nostra pretesa di autonomia – e questo è il nocciolo delproblema:lanostrapretesadiautonomia-,peraccogliereinvecelaveraformadilibertà,checonsistenelconoscerechiabbiamodinanzieservirlo.Lui,bambino,èilFigliodiDiochevieneasalvarci.E’venutotradinoipermostrarciilvoltodel Padre ricco di amore e di misericordia. Stringiamo, dunque, tra le nostrebracciailBambinoGesù,mettiamocialsuoservizio:Luièfontediamoreediserenità.Esaràunabellacosa,oggi,quando torniamoacasa,andarevicinoalpresepeebaciareilBambinoGesùedire:“Gesù,iovoglioessereumilecomete,umilecomeDio”,echiedergliquestagrazia.©Copyright-LibreriaEditriceVaticana

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4.IlNomediDioèilMisericordioso

Carifratelliesorelle,buongiorno!Oggiiniziamolecatechesisullamisericordiasecondolaprospettivabiblica,

cosìdaimpararelamisericordiaascoltandoquellocheDiostessociinsegnaconlasuaParola.Iniziamodall’AnticoTestamento,checipreparaeciconduceallarivelazione piena di Gesù Cristo, nel quale in modo compiuto si rivela lamisericordiadelPadre.NellaSacraScrittura, ilSignoreèpresentatocome“Diomisericordioso”.È

questoilsuonome,attraversocuiEglicirivela,percosìdire,ilsuovoltoeilsuocuore. Egli stesso, come narra il Libro dell’Esodo, rivelandosi a Mosè siautodefiniscecosì:«IlSignore,Diomisericordiosoepietoso,lentoall’iraericcodiamoreedifedeltà»(34,6).Ancheinaltritestiritroviamoquestaformula,conqualchevariante,masemprel’insistenzaèpostasullamisericordiaesull’amorediDiochenonsistancamaidiperdonare(cfrGn4,2;Gl2,13;Sal86,15;103,8;145,8; Ne 9,17). Vediamo insieme, una per una, queste parole della SacraScritturacheciparlanodiDio.Il Signore è “misericordioso ”: questa parola evoca un atteggiamento di

tenerezza comequello di unamadrenei confronti del figlio. Infatti, il termineebraico usato dallaBibbia fa pensare alle viscere o anche al grembomaterno.Perciò, l’immagine che suggerisce è quella di un Dio che si commuove e siinteneriscepernoi comeunamadrequandoprende inbraccio il suobambino,desiderosa solo di amare, proteggere, aiutare, pronta a donare tutto, anche séstessa.Questaè l’immaginechesuggeriscequestotermine.Unamore,dunque,chesipuòdefinireinsensobuono“viscerale”.Poi è scritto che il Signore è “pietoso ”, nel senso che fa grazia, ha

compassionee,nella suagrandezza, sichinasuchièdeboleepovero,semprepronto ad accogliere, a comprendere, a perdonare . È come il padre dellaparabola riportata dal Vangelo di Luca (cfrLc 15,11-32): un padre che non sichiude nel risentimento per l’abbandono del figlio minore, ma al contrariocontinuaadaspettarlo-lohagenerato-,epoiglicorreincontroeloabbraccia,nonglilascianeppurefinirelasuaconfessione-comeseglicoprisselabocca-,tantoègrandel’amoreelagioiaperaverloritrovato;epoivaancheachiamare

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il figliomaggiore,cheè sdegnatoenonvuole far festa, il figliocheè rimastosempreacasamavivendocomeunservopiùchecomeunfiglio,epuresudiluiil padre si china, lo invita ad entrare, cerca di aprire il suo cuore all’amore,perchénessunorimangaesclusodallafestadellamisericordia.Lamisericordiaèunafesta!Di questo Dio misericordioso è detto anche che è “lento all’ira ”,

letteralmente,“lungodirespiro”,cioèconilrespiroampiodella longanimitàedella capacità di sopportare . Dio sa attendere, i suoi tempi non sono quelliimpazientidegliuomini;Egliècomeilsaggioagricoltorechesaaspettare,lasciatempoalbuonsemedicrescere,malgradolazizzania(cfrMt13,24-30).Einfine,ilSignoresiproclama“grandenell’amoreenellafedeltà”.Com’è

bellaquestadefinizionediDio!Quic’ètutto.PerchéDioègrandeepotente,maquesta grandezza e potenza si dispiegano nell’amarci, noi così piccoli, cosìincapaci.Laparola“amore”,quiutilizzata,indical’affetto,lagrazia,labontà.Nonèl’amoredatelenovela...Èl’amorechefailprimopasso,chenondipendedaimeritiumanimadaun’immensagratuità.Èlasollecitudinedivinachenientepuòfermare,neppureilpeccato,perchésaandarealdilàdelpeccato,vincereilmaleeperdonarlo.Una “fedeltà ” senza limiti: ecco l’ultima parola della rivelazione di Dio a

Mosè.LafedeltàdiDiononvienemaimeno,perchéilSignoreèilCustodeche,comedice ilSalmo,non si addormentamavigila continuamente sudinoiperportarciallavita:«Nonlasceràvacillareiltuopiede,

nonsiaddormenteràiltuocustode.Nonsiaddormenterà,nonprenderàsonnoilcustoded’Israele.[...]IlSignoreticustodiràdaognimale:eglicustodiràlatuavita.IlSignoreticustodiràquandoesciequandoentri,daoraepersempre»(121,3-4.7-8).EquestoDiomisericordiosoèfedelenellasuamisericordiaeSanPaolodice

una cosa bella: se tu non Gli sei fedele, Lui rimarrà fedele perché non puòrinnegaresestesso.Lafedeltànellamisericordiaèpropriol’esserediDio.EperquestoDio è totalmente e sempre affidabile. Una presenza solida e stabile. Èquesta la certezza della nostra fede. E allora, in questo Giubileo dellaMisericordia, affidiamoci totalmente a Lui, e sperimentiamo la gioia di essere

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amatidaquesto“Diomisericordiosoepietoso,lentoall’iraegrandenell’amoreenellafedeltà”.©Copyright-LibreriaEditriceVaticana

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5.Dioascoltailgridoefaalleanza

Carifratelliesorelle,buongiorno!NellaSacraScrittura,lamisericordiadiDioèpresentelungotuttalastoriadel

popolod’Israele.Con la sua misericordia, il Signore accompagna il cammino dei Patriarchi,

donalorodeifiglimalgradolacondizionedisterilità,liconducepersentieridigraziaediriconciliazione,comedimostralastoriadiGiuseppeedeisuoifratelli(cfrGen37-50).Epensoai tanti fratellichesonoallontanati inunafamigliaenon si parlano.Ma quest’Anno dellaMisericordia è una buona occasione perritrovarsi, abbracciarsi e perdonarsi e dimenticare le cose brutte. Ma, comesappiamo, in Egitto la vita per il popolo si fa dura. Ed è proprio quando gliIsraelitistannopersoccombere,cheilSignoreintervieneeoperalasalvezza.Si legge nel Libro dell’Esodo: «Dopomolto tempo il re d’Egittomorì. Gli

Israelitigemetteroperlaloroschiavitù,alzaronogridadilamentoeillorogridodalla schiavitù salì aDio.Dioascoltò il loro lamento,Diosi ricordòdella suaalleanza con Abramo, Isacco e Giacobbe. Dio guardò la condizione degliIsraeliti, Dio se ne prese cura» (2,23-25). La misericordia non può rimanereindifferentedavantiallasofferenzadeglioppressi,algridodichièsottopostoaviolenza, ridotto in schiavitù, condannato amorte. E’ una dolorosa realtà cheaffliggeogniepoca,compresalanostra,echefasentirespessoimpotenti,tentatidi indurire il cuore e pensare ad altro. Dio invece «non è indifferente»(MessaggioperlaGiornataMondialedellaPace2016,1),nondistogliemailosguardodaldoloreumano.IlDiodimisericordiarispondeesiprendecuradeipoveri,dicolorochegridano la lorodisperazione.Dioascoltae intervienepersalvare, suscitando uomini capaci di sentire il gemito della sofferenza e dioperareinfavoredeglioppressi.È così che comincia la storia diMosè comemediatore di liberazione per il

popolo.Egliaffronta ilFaraoneperconvincerloa lasciarepartireIsraele;epoiguideràilpopolo,attraversoilMarRossoeildeserto,versolalibertà.Mosè,chelamisericordiadivinahasalvatoappenanatodallamortenelleacquedelNilo,sifamediatorediquellastessamisericordia,permettendoalpopolodinascereallalibertà salvato dalle acque del Mar Rosso. E anche noi in quest’Anno della

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Misericordiapossiamofarequestolavorodiesseremediatoridimisericordiaconleoperedimisericordiaper avvicinare,perdare sollievo,per fareunità.Tantecosebuonesipossonofare.La misericordia di Dio agisce sempre per salvare. È tutto il contrario

dell’opera di quelli che agiscono sempre per uccidere: ad esempio quelli chefannoleguerre.IlSignore,medianteilsuoservoMosè,guidaIsraeleneldesertocomefosseunfiglio,loeducaallafedeefaalleanzaconlui,creandounlegamed’amore fortissimo, come quello del padre con il figlio e dello sposo con lasposa.A tanto giunge la misericordia divina. Dio propone un rapporto d’amore

particolare, esclusivo, privilegiato. Quando dà istruzioni a Mosè riguardoall’alleanza,dice:«Sedareteascoltoallamiavoceecustodiretelamiaalleanza,voisaretepermeunaproprietàparticolaretratuttiipopoli;miainfattiètuttalaterra!Voisaretepermeunregnodisacerdotieunanazionesanta»(Es19,5-6).Certo,Diopossiedegiàtuttalaterraperchél’hacreata;mailpopolodiventa

perLuiunpossessodiverso,speciale:lasuapersonale“riservadioroeargento”come quella che il reDavide affermava di aver donato per la costruzione delTempio.Ebbene,talinoidiventiamoperDioaccogliendolasuaalleanzaelasciandoci

salvare da Lui. Lamisericordia del Signore rende l’uomo prezioso, come unaricchezzapersonalecheGliappartiene,cheEglicustodisceeincuisicompiace.Sono queste le meraviglie della misericordia divina, che giunge a pieno

compimentonelSignoreGesù,inquella“nuovaedeternaalleanza”consumatanel suo sangue, che con il perdono distrugge il nostro peccato e ci rendedefinitivamentefiglidiDio(cfr1Gv3,1),gioiellipreziosinellemanidelPadrebuonoemisericordioso.EsenoisiamofiglidiDioeabbiamolapossibilitàdiaverquestaeredità-quelladellabontàedellamisericordia-inconfrontoconglialtri, chiediamo al Signore che in quest’Anno della Misericordia anche noifacciamocosedimisericordia;apriamoilnostrocuoreperarrivareatutticonleoperedimisericordia,l’ereditàmisericordiosacheDioPadrehaavutoconnoi.©Copyright-LibreriaEditriceVaticana

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6.MisericordiaeGiustizia

Carifratelliesorelle,buongiorno!LaSacraScritturacipresentaDiocomemisericordiainfinita,maanchecome

giustiziaperfetta.Comeconciliare leduecose?Comesiarticola larealtàdellamisericordia con le esigenze della giustizia? Potrebbe sembrare che siano duerealtàchesicontraddicono;inrealtànonècosì,perchéèpropriolamisericordiadiDiocheportaacompimentolaveragiustizia.Madiqualegiustiziasitratta?Se pensiamo all’amministrazione legale della giustizia, vediamo che chi si

ritienevittimadiunsoprusosirivolgealgiudiceintribunaleechiedechevengafatta giustizia. Si tratta di una giustizia retributiva, che infligge una pena alcolpevole, secondo il principio che a ciascuno deve essere dato ciò che gli èdovuto.Come recita il libro dei Proverbi: «Chi pratica la giustizia è destinatoallavita,machipersegueilmaleèdestinatoallamorte»(11,19).AncheGesùneparla nella parabola della vedova che andava ripetutamente dal giudice e glichiedeva:«Fammigiustiziacontroilmioavversario»(Lc18,3).Questa strada però non porta ancora alla vera giustizia perché in realtà non

vince ilmale,masemplicemente loargina.È invece solo rispondendoadessoconilbenecheilmalepuòessereveramentevinto.Ecco allora un altromodo di fare giustizia che la Bibbia ci presenta come

stradamaestradapercorrere.Sitrattadiunprocedimentocheevitailricorsoaltribunale e prevede che la vittima si rivolga direttamente al colpevole perinvitarlo alla conversione, aiutandolo a capire che sta facendo il male,appellandosi alla sua coscienza. In questo modo, finalmente ravveduto ericonoscendoilpropriotorto,eglipuòaprirsialperdonochelapartelesaglistaoffrendo.Equestoèbello:aseguitodellapersuasionediciòcheèmale,ilcuoresiaprealperdono,cheglivieneofferto.Èquestoilmododirisolvereicontrastiall’interno delle famiglie, nelle relazioni tra sposi o tra genitori e figli, dovel’offesoamailcolpevoleedesiderasalvarelarelazionechelolegaall’altro.Nontagliarequellarelazione,quelrapporto.Certo,questoèuncamminodifficile.Richiedechechiha subìto il torto sia

prontoaperdonareedesideri lasalvezzaeilbenedichi lohaoffeso.Masolocosì lagiustiziapuò trionfare, perché, se il colpevole riconosce ilmale fatto esmette di farlo, ecco che ilmale non c’è più, e colui che era ingiusto diventagiusto, perché perdonato e aiutato a ritrovare la via del bene. E qui c’entra

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proprioilperdono,lamisericordia.ÈcosìcheDioagisceneiconfrontidinoipeccatori.IlSignorecontinuamente

cioffreilsuoperdonoeciaiutaadaccoglierloeaprenderecoscienzadelnostromale per potercene liberare. Perché Dio non vuole la nostra condanna, ma lanostra salvezza.Diononvuole lacondannadinessuno!Qualcunodivoipotràfarmi la domanda: “Ma Padre, la condanna di Pilato se la meritava? Dio lavoleva?” –No!Dio voleva salvare Pilato e ancheGiuda, tutti! Lui il Signoredellamisericordia vuole salvare tutti!. Il problema è lasciare cheLui entri nelcuore.Tutteleparoledeiprofetisonounappelloappassionatoepienodiamorechericercalanostraconversione.EccocosailSignorediceattraversoilprofetaEzechiele: «Forse che io ho piacere della morte del malvagio […] o nonpiuttostochedesistadalla suacondotta eviva?» (18,23; cfr33,11),quello chepiaceaDio!EquestoèilcuorediDio,uncuorediPadrecheamaevuolecheisuoifigli

vivanonelbeneenellagiustizia,eperciòvivanoinpienezzaesianofelici.UncuorediPadrechevaaldilàdelnostropiccoloconcettodigiustiziaperaprirciagli orizzonti sconfinati della suamisericordia. Un cuore di Padre che non citrattasecondoinostripeccatienonciripagasecondolenostrecolpe,comediceil Salmo (103,9-10). E precisamente è un cuore di padre che noi vogliamoincontrare quando andiamo nel confessionale. Forse ci dirà qualcosa per farcicapiremeglioilmale,manelconfessionaletuttiandiamoatrovareunpadrecheciaiutiacambiarevita;unpadrechecidialaforzadiandareavanti;unpadreche ci perdoni in nome di Dio. E per questo essere confessori è unaresponsabilitàtantogrande,perchéquelfiglio,quellafigliachevienedatecercasoltantoditrovareunpadre.Etu,prete,cheseilìnelconfessionale,tustailìalpostodelPadrechefagiustiziaconlasuamisericordia.©Copyright-LibreriaEditriceVaticana

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7.IlGiubileonellaBibbia.Giustiziaecondivisione

Carifratelliesorelle,buongiornoebuoncamminodiQuaresima!ÈbelloeanchesignificativoaverequestaudienzaproprioinquestoMercoledì

delleCeneri.IncominciamoilcamminodellaQuaresima,eoggicisoffermiamosull’antica istituzione del “giubileo”; è una cosa antica, attestata nella SacraScrittura.LatroviamoinparticolarenelLibrodelLevitico,chelapresentacomeunmomentoculminantedellavitareligiosaesocialedelpopolod’Israele.Ogni50anni,«nelgiornodell’espiazione»(Lv25,9),quandolamisericordia

delSignorevenivainvocatasututtoilpopolo,ilsuonodelcornoannunciavaungrande evento di liberazione. Leggiamo infatti nel libro del Levitico:«Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nellaterrapertuttiisuoiabitanti.Saràpervoiungiubileo;ognunodivoitornerànellasua proprietà e nella sua famiglia […] In quest’anno del giubileo ciascunotornerànellasuaproprietà»(25,10.13).Secondoquestedisposizioni,sequalcunoera stato costretto a vendere la sua terra o la sua casa, nel giubileo potevarientrarne inpossesso;esequalcunoavevacontrattodebitie, impossibilitatoapagarli, fosse stato costretto a mettersi al servizio del creditore, potevatornarseneliberoallasuafamigliaeriaveretutteleproprietà.Eraunaspeciedi“condonogenerale”,concuisipermettevaatuttiditornare

nella situazione originaria, con la cancellazione di ogni debito, la restituzionedella terra, e lapossibilitàdigoderedinuovodella libertàpropriadeimembridel popolo di Dio. Un popolo “santo”, dove prescrizioni come quella delgiubileoservivanoacombatterelapovertàe ladisuguaglianza,garantendounavitadignitosapertuttieun’equadistribuzionedellaterrasucuiabitareedacuitrarresostentamento.L’ideacentraleèchelaterraappartieneoriginariamenteaDio ed è stata affidata agli uomini (cfrGen 1,28-29), e perciò nessuno puòarrogarseneilpossessoesclusivo,creandosituazionididisuguaglianza.Questo,oggi,possiamopensarloe ripensarlo;ognunonel suocuorepensi seha troppecose.Maperchénonlasciareaquellichenonhannoniente?Ildiecipercento,ilcinquantapercento…Iodico:cheloSpiritoSantoispiriognunodivoi.Conilgiubileo,chieradiventatopoveroritornavaadavereilnecessarioper

vivere,echieradiventatoriccorestituivaalpoverociòchegliavevapreso. Ilfine era una società basata sull’uguaglianza e la solidarietà, dove la libertà, laterra e il denaro ridiventassero un bene per tutti e non solo per alcuni, come

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accade adesso, se non sbaglio… Più o meno, le cifre non sono sicure, mal’ottanta per cento delle ricchezze dell’umanità sono nelle mani di meno delventipercentodellapopolazione.Èungiubileo–equestolodicoricordandolanostra storia di salvezza – per convertirsi, perché il nostro cuore diventi piùgrande, più generoso, più figlio di Dio, con più amore. Vi dico una cosa: sequesto desiderio, se il giubileo non arriva alle tasche, non è un vero giubileo.Avete capito? E questo è nella Bibbia! Non lo inventa questo Papa: è nellaBibbia. Il fine – come ho detto – era una società basata sull’uguaglianza e lasolidarietà,dove la libertà, la terrae ildenarodiventasserounbeneper tutti enonperalcuni.Infattiilgiubileoavevalafunzionediaiutareilpopoloavivereuna fraternità concreta, fatta di aiuto reciproco. Possiamo dire che il giubileobiblicoeraun“giubileodimisericordia”,perchévissutonellaricercasinceradelbenedelfratellobisognoso.Nellastessalinea,anchealtreistituzioniealtreleggigovernavanolavitadel

popolo di Dio, perché si potesse sperimentare la misericordia del Signoreattraverso quella degli uomini. In quelle norme troviamo indicazioni valideanche oggi, che fanno riflettere. Ad esempio, la legge biblica prescriveva ilversamentodelle“decime”chevenivanodestinateaiLeviti,incaricatidelculto,iqualieranosenzaterra,eaipoveri,agliorfani,allevedove(cfrDt14,22-29).Siprevedevacioècheladecimapartedelraccolto,odeiproventidialtreattività,venissedataacolorocheeranosenzaprotezioneeinstatodinecessità,cosìdafavorire condizioni di relativa uguaglianza all’internodi unpopolo in cui tuttidovevanocomportarsidafratelli.C’eraanche la leggeconcernente le“primizie”.Checos’èquesto?Laprima

partedel raccolto, lapartepiùpreziosa,dovevaesserecondivisacon iLevitieglistranieri(cfrDt18,4-5;26,1-11),chenonpossedevanocampi,cosìcheancheper loro la terrafossefontedinutrimentoedivita.«La terraèmiaevoisietepresso dime come forestieri e ospiti», dice il Signore (Lv 25,23). Siamo tuttiospiti del Signore, in attesa della patria celeste (cfr Eb 11,13-16; 1Pt 2,11),chiamati a rendere abitabile e umano il mondo che ci accoglie. E quante“primizie” chi è più fortunato potrebbe donare a chi è in difficoltà! Quanteprimizie!Primizie non solo dei frutti dei campi,madi ogni altro prodotto dellavoro,deglistipendi,deirisparmi,ditantecosechesipossiedonoecheavoltesi sprecano.Questo succedeancheoggi.Nell’Elemosineria apostolica arrivanotante lettere con un po’ di denaro: “Questa è una parte delmio stipendio peraiutarealtri”.Equestoèbello;aiutareglialtri,leistituzionidibeneficenza,gliospedali,lecasediriposo…;dareancheaiforestieri,quellichesonostranieriesonodipassaggio.GesùèstatodipassaggioinEgitto.

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E proprio pensando a questo, la Sacra Scrittura esorta con insistenza arisponderegenerosamenteallerichiestediprestiti,senzafarecalcolimeschiniesenzapretendereinteressiimpossibili:«Seiltuofratellocheèpressoditecadeinmiseriaedèprivodimezzi,aiutalo,comeunforestieroeospite,perchépossaviverepressodite.Nonprenderedaluiinteressi,néutili;matemiiltuoDioefa’vivere il tuo fratellopressodi te.Nonglipresterai ildenaroa interesse,néglidarai il vitto ad usura» (Lv 25,35-37).Questo insegnamento è sempre attuale.Quante famiglie sono sulla strada, vittime dell’usura! Per favore preghiamo,perchéinquestogiubileoilSignoretolgadalcuoredituttinoiquestavogliadiaveredipiù,l’usura.Chesiritorniadesseregenerosi,grandi.Quantesituazionidi usura siamo costretti a vedere e quanta sofferenza e angoscia portano allefamiglie!Etantevolte,nelladisperazione,quantiuominifiniscononelsuicidioperchénoncelafannoenonhannolasperanza,nonhannolamanotesacheliaiuti;soltantolamanochevieneafarglipagaregliinteressi.Èungravepeccatol’usura,èunpeccatochegridaalcospettodiDio.IlSignoreinvecehapromessolasuabenedizioneachiaprelamanoperdareconlarghezza(cfrDt15,10).Luitidaràildoppio,forsenoninsoldimainaltrecose,mailSignoretidaràsempreildoppio.Carifratelliesorelle,ilmessaggiobiblicoèmoltochiaro:aprirsiconcoraggio

alla condivisione, e questo èmisericordia! E se noi vogliamomisericordia daDio incominciamo a farla noi. È questo: incominciamo a farla noi traconcittadini, trafamiglie, trapopoli, tracontinenti.Contribuirearealizzareunaterrasenzapoverivuoldirecostruiresocietàsenzadiscriminazioni,basatesullasolidarietàcheportaacondividerequantosipossiede, inunaripartizionedellerisorsefondatasullafratellanzaesullagiustizia.Grazie.©Copyright-LibreriaEditriceVaticana

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8.MisericordiaePotere

Carifratelliesorelle,buongiorno!Proseguiamo le catechesi sullamisericordia nella Sacra Scrittura. In diversi

passisiparladeipotenti,deire,degliuominichestanno“inalto”,eanchedellaloro arroganza e dei loro soprusi. La ricchezza e il potere sono realtà chepossonoesserebuoneeutilialbenecomune,semessealserviziodeipoverieditutti, congiustizia e carità.Maquando, come troppo spesso avviene, vengonovissutecomeprivilegio,conegoismoeprepotenza,si trasformanoinstrumentidi corruzione e morte. È quanto accade nell’episodio della vigna di Nabot,descrittonelPrimoLibrodeiRe,alcapitolo21,sucuioggicisoffermiamo.Inquestotestosiraccontacheilred’Israele,Acab,vuolecomprarelavignadi

unuomodinomeNabot,perchéquestavignaconfinacon ilpalazzo reale.Laproposta sembra legittima,persinogenerosa,ma in Israele leproprietà terriereerano considerate quasi inalienabili. Infatti il libro del Levitico prescrive: «Leterrenonsipotrannovenderepersempre,perchélaterraèmiaevoisietepressodimecomeforestierieospiti»(Lv25,23).Laterraèsacra,perchéèundonodelSignore, che come tale va custodito e conservato, in quanto segno dellabenedizionedivinachepassadigenerazioneingenerazioneegaranziadidignitàper tutti.Sicomprendeallora larispostanegativadiNabotalre:«Miguardi ilSignoredalcedertil’ereditàdeimieipadri»(1Re21,3).IlreAcabreagisceaquestorifiutoconamarezzaesdegno.Sisenteoffeso-

lui è il re, il potente -, sminuitonella sua autoritàdi sovrano, e frustratonellapossibilitàdisoddisfare il suodesideriodipossesso.Vedendolocosìabbattuto,suamoglieGezabele,unareginapaganacheavevaincrementatoicultiidolatricie faceva uccidere i profeti del Signore (cfr 1 Re 18,4), - non era brutta, eracattiva! - decide di intervenire. Le parole con cui si rivolge al re sonomoltosignificative.Sentitelacattiveriacheèdietroquestadonna:«TueserciticosìlapotestàregalesuIsraele?Alzati,mangiaeiltuocuoregioisca.TelafaròavereiolavignadiNabotdiIzreel»(v.7).Ellaponel’accentosulprestigioesulpoteredelre,che,secondoilsuomododivedere,vienemessoindiscussionedalrifiutodi Nabot. Un potere che lei invece considera assoluto, e per il quale ognidesideriodelrepotentediventaunordine.IlgrandeSant’Ambrogiohascrittounpiccolo libro su questo episodio. Si chiama “Nabot”. Ci farà bene leggerlo inquestotempodiQuaresima.Èmoltobello,èmoltoconcreto.

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Gesù, ricordando queste cose, ci dice: «Voi sapete che i governanti dellenazionidominanosudiesseeicapileopprimono.Travoinonsaràcosì;machivuolediventaregrandetravoi,saràvostroservitoreechivuoleessereilprimotra voi, sarà vostro schiavo» (Mt 20,25-27). Se si perde la dimensione delservizio,ilpoteresitrasformainarroganzaediventadominioesopraffazione.E’propriociòcheaccadenell’episodiodellavignadiNabot.Gezabele,laregina,inmodospregiudicato,decidedieliminareNabotemetteinoperailsuopiano.Siservedelleapparenzemenzognerediunalegalitàperversa:spedisce,anomedelre, delle lettere agli anziani e ai notabili della città ordinando che dei falsitestimoni accusino pubblicamente Nabot di avere maledetto Dio e il re, uncriminedapunireconlamorte.Così,mortoNabot,ilrepuòimpadronirsidellasua vigna. E questa non è una storia di altri tempi, è anche storia d’oggi, deipotenticheperaverepiùsoldisfruttanoipoveri,sfruttanolagente.Èlastoriadella tratta delle persone, del lavoro schiavo, della povera gente che lavora innero e con il salario minimo per arricchire i potenti. È la storia dei politicicorrottichevoglionopiùepiùepiù!PerquestodicevochecifaràbeneleggerequellibrodiSant’AmbrogiosuNabot,perchéèunlibrodiattualità.Ecco dove porta l’esercizio di un’autorità senza rispetto per la vita, senza

giustizia, senza misericordia. Ed ecco a cosa porta la sete di potere: diventacupidigiachevuolepossederetutto.UntestodelprofetaIsaiaèparticolarmenteilluminante al riguardo. In esso, il Signoremette in guardia contro l’avidità iricchi latifondisti che vogliono possedere sempre più case e terreni. E dice ilprofetaIsaia:«Guaiavoi,cheaggiungetecasaacasa

eunitecampoacampo,finchénonvisiapiùspazio,ecosìrestatesoliadabitarenelpaese»(Is5,8).EilprofetaIsaianoneracomunista!Dio,però,èpiùgrandedellamalvagitàe

deigiochisporchifattidagliesseriumani.NellasuamisericordiainviailprofetaElia per aiutareAcab a convertirsi. Adesso voltiamo pagina, e come segue lastoria?DiovedequestocrimineebussaanchealcuorediAcabe il re,messodavantialsuopeccato,capisce,siumiliaechiedeperdono.Chebellosarebbesei potenti sfruttatori di oggi facessero lo stesso! Il Signore accetta il suopentimento; tuttavia, un innocente è stato ucciso, e la colpa commessa avràinevitabiliconseguenze.Ilmalecompiutoinfattilascialesuetraccedolorose,elastoriadegliuominineportaleferite.Lamisericordiamostra anche inquesto caso laviamaestra chedeve essere

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perseguita.Lamisericordiapuòguarireleferiteepuòcambiarelastoria.Apriiltuocuoreallamisericordia!Lamisericordiadivinaèpiùfortedelpeccatodegliuomini.Èpiù forte,questoè l’esempiodiAcab!Noineconosciamo ilpotere,quandoricordiamolavenutadell’InnocenteFigliodiDiochesièfattouomoperdistruggereilmaleconilsuoperdono.GesùCristoèilverore,mailsuopotereècompletamentediverso.Ilsuotronoèlacroce.Luinonèunrecheuccide,maalcontrariodàlavita.Ilsuoandareversotutti,soprattuttoipiùdeboli,sconfiggelasolitudinee ildestinodimorteacuiconduce ilpeccato.GesùCristocon lasua vicinanza e tenerezza porta i peccatori nello spazio della grazia e delperdono.EquestaèlamisericordiadiDio.©Copyright-LibreriaEditriceVaticana

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9.Misericordiaecorrezione

Carifratelliesorelle,buongiorno!Parlando dellamisericordia divina, abbiamo più volte evocato la figura del

padredifamiglia,cheamaisuoifigli,liaiuta,seneprendecura,liperdona.Ecomepadre,lieducaelicorreggequandosbagliano,favorendolalorocrescitanelbene.ÈcosìchevienepresentatoDionelprimocapitolodelprofetaIsaia,incuiil

Signore,comepadreaffettuosomaancheattentoesevero,sirivolgeadIsraeleaccusandolo di infedeltà e corruzione, per riportarlo sulla via della giustizia.Iniziacosìilnostrotesto:«Udite,ocieli,ascolta,oterra,

cosìparlailSignore:“Hoallevatoefattocrescerefigli,maessisisonoribellaticontrodime.Ilbueconosceilsuoproprietarioel’asinolagreppiadelsuopadrone,maIsraelenonconosce,ilmiopopolononcomprende”»(1,2-3).Dio,medianteilprofeta,parlaalpopoloconl’amarezzadiunpadredeluso:ha

fattocrescereisuoifigli,edoralorosisonoribellaticontrodiLui.Persinoglianimalisonofedelialloropadroneericonosconolamanochelinutre;ilpopoloinvece non riconosce piùDio, si rifiuta di comprendere. Pur ferito,Dio lasciaparlare l’amore, e si appella alla coscienza di questi figli degeneri perché siravvedano e si lascino di nuovo amare.Questo è quello che faDio!Ci vieneincontroperchénoicilasciamoamaredaLuidalnostroDio.Larelazionepadre-figlio,acuispessoiprofetifannoriferimentoperparlare

del rapporto di alleanza tra Dio e il suo popolo, si è snaturata. La missioneeducativadeigenitorimiraafarlicrescerenella libertà,arenderliresponsabili,capaci di compiere opere di bene per sé e per gli altri. Invece, a causa delpeccato,lalibertàdiventapretesadiautonomia,pretesadiorgoglio,el’orgoglioportaallacontrapposizioneeall’illusionediautosufficienza.Ecco allora che Dio richiama il suo popolo: “Avete sbagliato strada”.

Affettuosamenteeamaramentedice il “mio”popolo.Diomai rinneganoi;noi

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siamoilsuopopolo,ilpiùcattivodegliuomini,lapiùcattivadelledonne,ipiùcattivi dei popoli sono suoi figli. E questo èDio:mai,mai rinnega noi!Dicesempre: “Figlio, vieni”. E questo è l’amore di nostro Padre; questa lamisericordia diDio.Avere unpadre così ci dà speranza, ci dà fiducia.Questaappartenenza dovrebbe essere vissuta nella fiducia e nell’obbedienza, con laconsapevolezzachetuttoèdonochevienedall’amoredelPadre.Einvece,eccolavanità,lastoltezzael’idolatria.Perciòorailprofetasirivolgedirettamenteaquestopopoloconparolesevere

peraiutarloacapirelagravitàdellasuacolpa:«Guai,gentepeccatrice,[…]figlicorrotti!

HannoabbandonatoilSignore,hannodisprezzatoilSantod’Israele,sisonovoltatiindietro»(v.4).La conseguenza del peccato è uno stato di sofferenza, di cui subisce le

conseguenzeancheilpaese,devastatoeresocomeundeserto,alpuntocheSion– cioè Gerusalemme - diventa inabitabile. Dove c’è rifiuto di Dio, della suapaternità,nonc’èpiùvitapossibile,l’esistenzaperdelesueradici,tuttoapparepervertitoeannientato.Tuttavia,anchequestomomentodolorosoèinvistadellasalvezza.Laprovaèdataperchéilpopolopossasperimentarel’amarezzadichiabbandona Dio, e quindi confrontarsi con il vuoto desolante di una scelta dimorte. La sofferenza, conseguenza inevitabile di una decisione autodistruttiva,devefarriflettereilpeccatoreperaprirloallaconversioneealperdono.Equestoèilcamminodellamisericordiadivina:Diononcitrattasecondole

nostrecolpe(cfrSal103,10).Lapunizionediventalostrumentoperprovocareariflettere. Si comprende così che Dio perdona il suo popolo, fa grazia e nondistrugge tutto, ma lascia aperta sempre la porta alla speranza. La salvezzaimplicaladecisionediascoltaree lasciarsiconvertire,marimanesempredonogratuito. IlSignore,quindi,nellasuamisericordia, indicaunastradachenonèquelladeisacrificirituali,mapiuttostodellagiustizia.Ilcultovienecriticatononperché inutile in sé stesso, ma perché, invece di esprimere la conversione,pretende di sostituirla; e diventa così ricerca della propria giustizia, creandol’ingannevole convinzione che siano i sacrifici a salvare, non la misericordiadivinacheperdonailpeccato.Percapirlabene:quandounoèammalatovadalmedico;quandounosisentepeccatorevadalSignore.Mase invecediandaredal medico, va dallo stregone non guarisce. Tante volte non andiamo dalSignore,mapreferiamoandareperstradesbagliate,cercandoaldi fuoridiLuiuna giustificazione, una giustizia, una pace. Dio, dice il profeta Isaia, nongradisceilsanguedi toriediagnelli(v.11),soprattuttosel’offertaèfattacon

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manisporchedelsanguedeifratelli(v.15).MaiopensoalcunibenefattoridellaChiesachevengonoconl’offerta-“PrendaperlaChiesaquestaofferta”-èfruttodel sangue di tanta gente sfruttata, maltrattata, schiavizzata con il lavoromalpagato! Io dirò a questa gente: “Per favore, portati indietro il tuo assegno,brucialo”.IlpopolodiDio,cioèlaChiesa,nonhabisognodisoldisporchi,habisognodicuoriapertiallamisericordiadiDio.ÈnecessarioavvicinarsiaDioconmanipurificate,evitandoilmaleepraticandoilbeneelagiustizia.Chebellocomefinisceilprofeta:«Cessatedifareilmale

imparateafareilbene,cercatelagiustizia,soccorretel’oppresso,rendetegiustiziaall’orfano,difendetelacausadellavedova»(vv.16-17).Pensate ai tanti profughi che sbarcano in Europa e non sanno dove andare.

Allora,diceilSignore,ipeccati,anchesefosseroscarlatti,diventerannobianchicome la neve, e candidi come la lana, e il popolopotrà nutrirsi dei beni dellaterraeviverenellapace(v.19).È questo ilmiracolo del perdono cheDio; il perdono cheDio come Padre,

vuole donare al suo popolo. Lamisericordia di Dio è offerta a tutti, e questeparoledelprofetavalgonoancheoggipertuttinoi,chiamatiaviverecomefiglidiDio.©Copyright-LibreriaEditriceVaticana

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10.Misericordiaeconsolazione

Carifratelliesorelle,buongiorno.Nel libro del profeta Geremia, i capitoli 30 e 31 sono detti “libro della

consolazione”,perchéinessilamisericordiadiDiosipresentacontuttalasuacapacitàdiconfortareeaprireilcuoredegliafflittiallasperanza.Oggivogliamoanchenoiascoltarequestomessaggiodiconsolazione.Geremia si rivolge agli israeliti che sono stati deportati in terra straniera e

preannunciailritornoinpatria.Questorientroèsegnodell’amoreinfinitodiDioPadrechenonabbandonaisuoifigli,maseneprendecuraelisalva.L’esilioerastataun’esperienzadevastanteperIsraele.Lafedeavevavacillatoperchéinterrastraniera, senza il tempio, senza il culto,dopoavervisto ilpaesedistrutto, eradifficilecontinuareacredereallabontàdelSignore.Miviene ilpensierodellavicinaAlbaniaecomedopotantapersecuzioneedistruzioneèriuscitaadalzarsinelladignitàenellafede.Cosìavevanosoffertogliisraelitinell’esilio.Anchenoipossiamovivereavolteunasortadiesilio,quandolasolitudine,la

sofferenza,lamortecifannopensarediesserestatiabbandonatidaDio.Quantevolteabbiamosentitoquestaparola:“Diosièdimenticatodime”:sonopersoneche soffrono e si sentono abbandonate. E quanti nostri fratelli invece stannovivendo in questo tempo una reale e drammatica situazione di esilio, lontanidallaloropatria,connegliocchiancoralemaceriedellelorocase,nelcuorelapauraespesso,purtroppo,ildoloreperlaperditadipersonecare!Inquesticasiuno può chiedersi: dov’è Dio? Come è possibile che tanta sofferenza possaabbattersisuuomini,donneebambiniinnocenti?Equandocercanodientrareinqualchealtraparteglichiudonolaporta.Esonolì,alconfineperchétanteporteetanticuorisonochiusi.Imigrantidioggichesoffronoilfreddo,senzaciboenonpossonoentrare,nonsentonol’accoglienza.Amepiacetantosentirequandovedolenazioni,igovernanticheapronoilcuoreeapronoleporte!IlprofetaGeremiacidàunaprimarisposta.Ilpopoloesiliatopotràtornarea

vedere la sua terra e a sperimentare la misericordia del Signore. È il grandeannuncio di consolazione: Dio non è assente neppure oggi in questedrammatiche situazioni, Dio è vicino, e fa opere grandi di salvezza per chiconfida inLui.Non si deve cedere alla disperazione,ma continuare ad essere

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sicuri che il bene vince ilmale e che il Signore asciugherà ogni lacrima e cilibereràdaognipaura.PerciòGeremiaprestalasuavocealleparoled’amorediDioperilsuopopolo:«Tihoamatodiamoreeterno,

perquestocontinuoaessertifedele.Tiedificheròdinuovoetusarairiedificata,vergined’Israele.Dinuovoprenderaiituoitamburellieavanzeraidanzandotragenteinfesta»(31,3-4).Il Signore è fedele, non abbandona alla desolazione. Dio ama di un amore

senzafine,cheneppureilpeccatopuòfrenare,egrazieaLuiilcuoredell’uomosiriempiedigioiaediconsolazione.Ilsognoconsolantedelritornoinpatriacontinuanelleparoledelprofeta,che

rivolgendosiaquantiritornerannoaGerusalemmedice:«Verrannoecanterannoinnisull’alturadiSion,

andrannoinsiemeversoibenidelSignore,versoilgrano,ilvinoel’olio,ipiccolidelgreggeedelbestiame.Sarannocomeungiardinoirrigato,nonlanguirannopiù»(31,12).Nella gioia e nella riconoscenza, gli esuli torneranno a Sion, salendo sul

monte santo verso la casa di Dio, e così potranno di nuovo innalzare inni epreghierealSignorechelihaliberati.QuestoritornareaGerusalemmeeaisuoibenièdescrittoconunverbocheletteralmentevuoldire“affluire,scorrere”.Ilpopoloèvisto,inunmovimentoparadossale,comeunfiumeinpienachescorreversol’alturadiSion,risalendoversolacimadelmonte.Un’immaginearditaperdirequantoègrandelamisericordiadelSignore!La terra, che il popolo aveva dovuto abbandonare, era divenuta preda di

nemici e desolata. Adesso, invece, riprende vita e rifiorisce. E gli esuli stessisaranno come un giardino irrigato, come una terra fertile. Israele, riportato inpatria dal suo Signore, assiste alla vittoria della vita sulla morte e dellabenedizionesullamaledizione.È così che il popolo viene fortificato e consolato da Dio. Questa parola è

importante:consolato!Irimpatriatiricevonovitadaunafontechegratuitamenteliirriga.Aquestopunto,ilprofetaannuncialapienezzadellagioia,esempreanomedi

Dioproclama:

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«Cambieròilloroluttoingioia,liconsoleròelirenderòfelici,senzaafflizioni»(31,13).Il salmo ci dice che quando tornarono in patria la bocca gli si riempie di

sorriso; èunagioia tantogrande!E’ il donoche ilSignorevuole fare ancheaciascunodinoi,conilsuoperdonocheconverteericoncilia.IlprofetaGeremiacihadato l’annuncio,presentando il ritornodegliesiliati

come un grande simbolo della consolazione data al cuore che si converte. IlSignore Gesù, da parte sua, ha portato a compimento questo messaggio delprofeta. Il vero e radicale ritorno dall’esilio e la confortante luce dopo il buiodella crisi di fede, si realizza a Pasqua, nell’esperienza piena e definitivadell’amorediDio,amoremisericordiosochedonagioia,paceevitaeterna.©Copyright-LibreriaEditriceVaticana

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11.IlTriduoPasqualenelGiubileodellaMisericordia

Carifratelliesorelle,buongiorno!La nostra riflessione sulla misericordia di Dio ci introduce oggi al Triduo

Pasquale.VivremoilGiovedì, ilVenerdìe ilSabatosantocomemomenti fortichecipermettonodientraresemprepiùnelgrandemisterodellanostrafede:laRisurrezionedelnostroSignoreGesùCristo.Tutto,inquestitregiorni,parladimisericordia, perché rende visibile fino a dove può giungere l’amore di Dio.Ascolteremo il racconto degli ultimi giorni di vita di Gesù. L’evangelistaGiovannicioffrelachiavepercomprenderneilsensoprofondo:«Avendoamatoisuoicheeranonelmondo,liamòfinoallafine»(Gv13,1).L’amorediDiononhalimiti.Comeripetevaspessosant’Agostino,èunamorecheva“finoallafinesenzafine”.Diosioffreveramentetuttoperciascunodinoienonsirisparmiainnulla. IlMistero che adoriamo in questa Settimana Santa è una grande storiad’amorechenonconosceostacoli.LaPassionediGesùdura finoalla finedelmondo,perchéèunastoriadicondivisioneconlesofferenzedituttal’umanitàeuna permanente presenza nelle vicende della vita personale di ognuno di noi.Insomma,ilTriduoPasqualeèmemorialediundrammad’amorechecidonalacertezzachenonsaremomaiabbandonatinelleprovedellavita.Il Giovedì santo Gesù istituisce l’Eucaristia, anticipando nel banchetto

pasqualeilsuosacrificiosulGolgota.Perfarcomprendereaidiscepolil’amoreche lo anima, lava loro i piedi, offrendo ancora una volta l’esempio in primapersona di come loro stessi dovranno agire. L’Eucaristia è l’amore che si faservizio. È la presenza sublime di Cristo che desidera sfamare ogni uomo,soprattuttoipiùdeboli,perrenderlicapacidiuncamminoditestimonianzatraledifficoltà del mondo. Non solo. Nel darsi a noi come cibo, Gesù attesta chedobbiamo imparare a spezzare con altri questo nutrimento perché diventi unaveracomunionedivitaconquantisononelbisogno.LuisidonaanoiecichiededirimanereinLuiperfarealtrettanto.IlVenerdìsantoè ilmomentoculminantedell’amore.LamortediGesù,che

sullacrocesiabbandonaalPadreperoffrirelasalvezzaalmondointero,esprimel’amoredonatosinoallafine,senzafine.Unamorecheintendeabbracciaretutti,nessunoescluso.Unamorechesiestendeadogni tempoeadogni luogo:unasorgenteinesauribiledisalvezzaacuiognunodinoi,peccatori,puòattingere.Se

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DiocihadimostratoilsuoamoresupremonellamortediGesù,alloraanchenoi,rigeneratidalloSpiritoSanto,possiamoedobbiamoamarcigliuniglialtri.E,infine,ilSabatosantoèilgiornodelsilenziodiDio.Deveessereungiorno

disilenzio,enoidobbiamofaredituttoperchépernoisiapropriounagiornatadi silenzio, come è stato in quel tempo: il giorno del silenzio di Dio. Gesùdepostonelsepolcrocondividecontuttal’umanitàildrammadellamorte.Èunsilenzio cheparla ed esprime l’amore come solidarietà congli abbandonati dasempre, che il Figlio di Dio raggiunge colmando il vuoto che solo lamisericordia infinita del Padre Dio può riempire. Dio tace, ma per amore. Inquestogiornol’amore–quell’amoresilenzioso–diventaattesadellavitanellarisurrezione. Pensiamo, il Sabato Santo: ci farà bene pensare al silenzio dellaMadonna, “la Credente”, che in silenzio era in attesa della Resurrezione. LaMadonnadovràesserel’icona,pernoi,diquelSabatoSanto.PensaretantocomelaMadonnahavissutoquelSabatoSanto; inattesa.È l’amorechenondubita,machesperanellaparoladelSignore,perchédiventimanifestaesplendente ilgiornodiPasqua.È tutto un grandemistero d’amore e dimisericordia. Le nostre parole sono

povere e insufficienti per esprimerlo in pienezza. Ci può venire in aiutol’esperienzadiunaragazza,nonmoltoconosciuta,chehascrittopaginesublimisull’amorediCristo.Si chiamavatrattadiGiulianadiNorwich; eraanalfabeta,questaragazzacheebbedellevisionidellapassionediGesùechepoi,divenutauna reclusa, ha descritto, con linguaggio semplice,ma profondo ed intenso, ilsensodell’amoremisericordioso.Dicevacosì:«AllorailnostrobuonSignoremidomandò:“Seicontentacheioabbiasoffertoperte?”Iodissi:“Sì,buonSignore,etiringraziomoltissimo;sì,buonSignore,cheTusiabenedetto”.AlloraGesù,ilnostrobuonSignore,disse:“Setuseicontenta,anch’iolosono.L’aversoffertolapassioneperteèpermeunagioia,unafelicità,ungaudioeterno;esepotessisoffriredipiùlofarei”».QuestoèilnostroGesù,cheaognunodinoidice:“Sepotessisoffriredipiùperte,lofarei”.Come sono belle queste parole! Ci permettono di capire davvero l’amore

immenso e senza confini che il Signore ha per ognuno di noi. Lasciamociavvolgeredaquestamisericordiachecivieneincontro;einquestigiorni,mentreteniamofisso losguardosullapassionee lamortedelSignore,accogliamonelnostro cuore la grandezza del suo amore e, come la Madonna il Sabato, insilenzio,nell’attesadellaRisurrezione.©Copyright-LibreriaEditriceVaticana

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12.LaMisericordiacancellailpeccato

Carifratelliesorelle,buongiorno!Terminiamooggilecatechesisullamisericordianell’AnticoTestamento,elo

facciamomeditando sul Salmo 51, dettoMiserere . Si tratta di una preghierapenitenziale in cui la richiesta di perdono è preceduta dalla confessione dellacolpaeincuil’orante,lasciandosipurificaredall’amoredelSignore,diventaunanuovacreatura,capacediobbedienza,difermezzadispirito,edilodesincera.Il “titolo” che l’antica tradizione ebraica ha posto a questo Salmo fa

riferimento al re Davide e al suo peccato con Betsabea, la moglie di Urial’Hittita.Conosciamobenelavicenda.IlreDavide,chiamatodaDioapascereilpopoloeaguidarlosuicamminidell’obbedienzaallaLeggedivina, tradisce lapropriamissionee,dopoavercommessoadulterioconBetsabea,nefauccidereil marito. Brutto peccato! Il profeta Natan gli svela la sua colpa e lo aiuta ariconoscerla.È ilmomentodellariconciliazioneconDio,nellaconfessionedelpropriopeccato.EquiDavideèstatoumile,èstatogrande!Chi prega con questo Salmo è invitato ad avere gli stessi sentimenti di

pentimentoedifiduciainDiochehaavutoDavidequandosièravvedutoe,puressendore,sièumiliatosenzaaveretimorediconfessarelacolpaemostrarelapropriamiseriaalSignore,convintoperòdellacertezzadellasuamisericordia.Enon era un peccato da poco, una piccola bugia, quello che aveva fatto: avevafattounadulterioeunassassinio!IlSalmoiniziaconquesteparoledisupplica:

«Pietàdime,oDio,neltuoamore;nellatuagrandemisericordiacancellalamiainiquità.Lavamituttodallamiacolpa,dalmiopeccatorendimipuro»(vv.3-4).L’invocazione è rivolta al Dio di misericordia perché, mosso da un amore

grandecomequellodiunpadreodiunamadre,abbiapietà,cioèfacciagrazia,mostri ilsuofavoreconbenevolenzaecomprensione.E’unappelloaccoratoaDio, l’unico che può liberare dal peccato. Vengono usate immagini moltoplastiche: cancella, lavami, rendimi puro. Simanifesta, in questa preghiera, ilvero bisogno dell’uomo: l’unica cosa di cui abbiamo davvero bisogno nellanostravitaèquelladiessereperdonati,liberatidalmaleedallesueconseguenze

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dimorte. Purtroppo, la vita ci fa sperimentare tante volte queste situazioni; eanzitutto in esse dobbiamo confidare nellamisericordia.Dio è più grande delnostropeccato.Nondimentichiamoquesto:Dioèpiùgrandedelnostropeccato!“Padre,iononlosodire,nehofattetante,grosse!”.Dioèpiùgrandedituttiipeccatichenoipossiamofare.Dioèpiùgrandedelnostropeccato.Lodiciamoinsieme?Tutti insieme:“Dioèpiùgrandedelnostropeccato!”.Un’altravolta:“Dio è più grande del nostro peccato!”.Un’altra volta: “Dio è più grande delnostropeccato!”.Eilsuoamoreèunoceanoincuipossiamoimmergercisenzapauradiesseresopraffatti:perdonareperDiosignificadarcilacertezzacheLuinonciabbandonamai.Qualunquecosapossiamorimproverarci,Luièancoraesemprepiùgrandedi tutto(cfr1Gv3,20),perchéDioèpiùgrandedelnostropeccato.In questo senso, chi prega conquestoSalmo ricerca il perdono, confessa la

propriacolpa,ma riconoscendolacelebra lagiustiziae la santitàdiDio.Epoiancorachiedegraziaemisericordia.IlsalmistasiaffidaallabontàdiDio,sacheil perdono divino è sommamente efficace, perché crea ciò che dice. Nonnascondeilpeccato,malodistruggeelocancella;malocancellapropriodallaradice, non come fanno in tintoria quando portiamo un abito e cancellano lamacchia.No!Diocancellailnostropeccatopropriodallaradice,tutto!Perciòilpenitenteridiventapuro,ognimacchiaèeliminataedeglioraèpiùbiancodellaneveincontaminata.Tuttinoisiamopeccatori.Èveroquesto?Sequalcunodivoinonsisentepeccatorechealzilamano...Nessuno!Tuttilosiamo.Noi peccatori, con il perdono, diventiamo creature nuove, ricolmate dallo

spiritoepienedigioia.Oraunanuovarealtàcominciapernoi:unnuovocuore,unnuovospirito,unanuovavita.Noi,peccatoriperdonati,cheabbiamoaccoltola grazia divina, possiamopersino insegnare agli altri a non peccare più. “MaPadre,iosonodebole,iocado,cado”.“Masecadi,alzati!Alzati!”.Quandounbambinocade,cosa fa?Solleva lamanoallamamma,alpapàperché lo facciaalzare. Facciamo lo stesso! Se tu cadi per debolezza nel peccato, alza la tuamano:ilSignorelaprendeetiaiuteràadalzarti.QuestaèladignitàdelperdonodiDio!LadignitàchecidàilperdonodiDioèquelladialzarci,mettercisempreinpiedi,perchéLuihacreatol’uomoeladonnaperchéstianoinpiedi.DiceilSalmista:

«Creainme,oDio,uncuorepuro,rinnovainmeunospiritosaldo.[…]Insegneròairibelliletuevieeipeccatoriateritorneranno»(vv.12.15).

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Carifratelliesorelle,ilperdonodiDioèciòdicuituttiabbiamobisogno,edèil segno più grande della sua misericordia. Un dono che ogni peccatoreperdonatoèchiamatoacondividereconognifratelloesorellacheincontra.Tutticoloro che il Signore ci ha posto accanto, i familiari, gli amici, i colleghi, iparrocchiani…tuttisono,comenoi,bisognosidellamisericordiadiDio.Èbelloessere perdonato,ma anche tu, se vuoi essere perdonato, perdona a tua volta.Perdona! Ci conceda il Signore, per intercessione di Maria, Madre dimisericordia, di essere testimoni del suo perdono, che purifica il cuore etrasformalavita.Grazie.©Copyright-LibreriaEditriceVaticana

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13.IlVangelodellaMisericordia

Carifratelliesorelle,buongiorno!Dopo aver riflettuto sullamisericordia di Dio nell’Antico Testamento, oggi

iniziamoameditaresucomeGesùstessol’haportataalsuopienocompimento.UnamisericordiacheEglihaespresso,realizzatoecomunicatosempre,inognimomento della sua vita terrena. Incontrando le folle, annunciando il Vangelo,guarendogliammalati,avvicinandosiagliultimi,perdonandoipeccatori,Gesùrende visibile un amore aperto a tutti: nessuno escluso! Aperto a tutti senzaconfini. Un amore puro, gratuito, assoluto. Un amore che raggiunge il suoculmine nel Sacrificio della croce. Sì, il Vangelo è davvero il “Vangelo dellaMisericordia”,perchéGesùèlaMisericordia!Tutti e quattro i Vangeli attestano che Gesù, prima di intraprendere il suo

ministero,vollericevereilbattesimodaGiovanniBattista(Mt3,13-17;Mc1,9-11; Lc 3,21-22; Gv 1,29-34). Questo avvenimento imprime un orientamentodecisivoatuttalamissionediCristo.Infatti,Eglinonsièpresentatoalmondonellosplendoredeltempio:potevafarlo.Nonsièfattoannunciaredasquilliditrombe:potevafarlo.Eneppureèvenutonellevestidiungiudice:potevafarlo.Invece, dopo trent’anni di vita nascosta a Nazaret, Gesù si è recato al fiumeGiordano, insieme a tanta gente del suo popolo, e si è messo in fila con ipeccatori. Non ha avuto vergogna: era lì con tutti, con i peccatori, per farsibattezzare.Dunque,findall’iniziodelsuoministero,EglisièmanifestatocomeMessiachesifacaricodellacondizioneumana,mossodallasolidarietàedallacompassione.ComeLuistessoaffermanellasinagogadiNazaretidentificandosiconlaprofeziadiIsaia:«LoSpiritodelSignoreèsopradime,perquestomihaconsacratoconl’unzioneemihamandatoaportareaipoveriillietoannuncio,aproclamareaiprigionierilaliberazioneeaiciechilavista;arimettereinlibertàgli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore» (Lc 4,18-19). Tuttoquanto Gesù ha compiuto dopo il battesimo è stato la realizzazione delprogrammainiziale:portareatuttil’amorediDiochesalva.Gesùnonhaportatol’odio,nonhaportatol’inimicizia:cihaportatol’amore!Unamoregrande,uncuoreapertopertutti,pertuttinoi!Unamorechesalva!Lui si è fattoprossimoagliultimi, comunicando loro lamisericordiadiDio

cheèperdono,gioiaevitanuova.Gesù,ilFiglioinviatodalPadre,èrealmente

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l’iniziodel tempodellamisericordiaper tutta l’umanità!Quanti eranopresentisulla riva del Giordano non capirono subito la portata del gesto di Gesù. LostessoGiovanniBattista si stupìdellasuadecisione (cfrMt3,14).Ma ilPadrecelesteno!Eglifeceudirelasuavocedall’alto:«TuseiilFigliomio,l’amato,intemisonocompiaciuto»(Mc1,11).IntalmodoilPadreconfermalaviacheilFigliohaintrapresocomeMessia,mentrescendesudiLuicomeunacolombaloSpiritoSanto.CosìilcuorediGesùbatte,percosìdire,all’unisonoconilcuoredelPadre e delloSpirito,mostrando a tutti gli uomini che la salvezza è fruttodellamisericordiadiDio.Possiamo contemplare ancora più chiaramente il grande mistero di questo

amorevolgendolosguardoaGesùcrocifisso.Mentrestapermorireinnocenteper noi peccatori, Egli supplica il Padre: «Padre, perdonali, perché non sannoquellochefanno»(Lc23,34).E’sullacrocecheGesùpresentaallamisericordiadelPadreilpeccatodelmondo:ilpeccatoditutti,imieipeccati,ituoipeccati,ivostri peccati. E lì, sulla croce, Lui li presenta al Padre. E con il peccato delmondotuttiinostripeccativengonocancellati.NullaenessunorimaneesclusodaquestapreghierasacrificalediGesù.Ciòsignificachenondobbiamotemerediriconoscercieconfessarcipeccatori.Quantevoltenoidiciamo:“Ma,questoèunpeccatore,hafattoquelloequello...”,egiudichiamoglialtri.Etu?Ognunodinoi dovrebbe domandarsi: “Sì, quello è un peccatore. E io?”. Tutti siamopeccatori,matuttisiamoperdonati:tuttiabbiamolapossibilitàdiriceverequestoperdono che è la misericordia di Dio. Non dobbiamo temere, dunque, diriconoscercipeccatori,confessarcipeccatori,perchéognipeccatoèstatoportatodalFiglio sullaCroce.E quandonoi lo confessiamopentiti affidandoci aLui,siamocertidiessereperdonati.IlsacramentodellaRiconciliazionerendeattualeperognunolaforzadelperdonochescaturiscedallaCroceerinnovanellanostravita la grazia della misericordia che Gesù ci ha acquistato! Non dobbiamotemere lenostremiserie: ognunodinoiha leproprie.Lapotenzad’amoredelCrocifisso non conosce ostacoli e non si esauriscemai. E questamisericordiacancellalenostremiserie.Carissimi, in questo Anno Giubilare chiediamo a Dio la grazia di fare

esperienzadellapotenzadelVangelo:Vangelodellamisericordiachetrasforma,che faentrarenelcuorediDio,checi rendecapacidiperdonareeguardare ilmondoconpiùbontà.SeaccogliamoilVangelodelCrocifissoRisorto, tuttalanostravitaèplasmatadallaforzadelsuoamorecherinnova.©Copyright-LibreriaEditriceVaticana

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14.Misericordiaiovoglioenonsacrifici(Mt9,13)

Carifratelliesorelle,buongiorno!Abbiamo ascoltato il Vangelo della chiamata di Matteo. Matteo era un

“pubblicano”,cioèunesattoredelleimpostepercontodell’imperoromano,eperquesto considerato pubblico peccatore. Ma Gesù lo chiama a seguirlo e adiventaresuodiscepolo.Matteoaccetta,eloinvitaacenaacasasuainsiemeconidiscepoli.AllorasorgeunadiscussionetraifariseieidiscepolidiGesùperilfattochequesticondividonolamensaconipubblicanieipeccatori.“Matunonpuoi andare a casa di questa gente!”, dicevano loro. Gesù, infatti, non liallontana,anzifrequentalelorocaseesiedeaccantoaloro;questosignificacheanche loro possono diventare suoi discepoli. Ed è altrettanto vero che esserecristianinoncirendeimpeccabili.ComeilpubblicanoMatteo,ognunodinoisiaffidaallagraziadelSignorenonostanteipropripeccati.Tuttisiamopeccatori,tutti abbiamo peccati. Chiamando Matteo, Gesù mostra ai peccatori che nonguarda al loro passato, alla condizione sociale, alle convenzioni esteriori, mapiuttostoapre loroun futuronuovo.Unavoltahosentitoundettobello: “Nonc’èsantosenzapassatoenonc’èpeccatoresenzafuturo”.QuestoèquellochefaGesù.Nonc’èsantosenzapassatonépeccatoresenzafuturo.Basta rispondereall’invitoconilcuoreumileesincero.LaChiesanonèunacomunitàdiperfetti,ma di discepoli in cammino, che seguono il Signore perché si riconosconopeccatoriebisognosidelsuoperdono.Lavitacristianaquindièscuoladiumiltàcheciapreallagrazia.Untalecomportamentononècompresodachihalapresunzionedicredersi

“giusto”edicredersimiglioredeglialtri.Superbiaeorgogliononpermettonodiriconoscersi bisognosi di salvezza, anzi, impediscono di vedere il voltomisericordioso di Dio e di agire con misericordia. Esse sono un muro. Lasuperbia e l’orgoglio sono un muro che impediscono il rapporto con Dio.Eppure,lamissionediGesùèproprioquesta:venireincercadiciascunodinoi,per sanare le nostre ferite e chiamarci a seguirlo con amore. Lo dicechiaramente:«Nonsonoisanichehannobisognodelmedico,maimalati»(v.12).Gesùsipresentacomeunbuonmedico!EgliannunciailRegnodiDio,eisegni della sua venuta sono evidenti: Egli risana dalle malattie, libera dallapaura,dallamorteedaldemonio.InnanziaGesùnessunpeccatorevaescluso–nessun peccatore va escluso! - perché il potere risanante di Dio non conosce

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infermitàchenonpossanoesserecurate;equestocidevedarefiduciaeaprireilnostrocuorealSignoreperchévengaecirisani.Chiamandoipeccatoriallasuamensa, Egli li risana ristabilendoli in quella vocazione che essi credevanoperdutaecheifariseihannodimenticato:quelladiinvitatialbanchettodiDio.SecondolaprofeziadiIsaia:«PrepareràilSignoredegliesercitipertuttiipopoli,suquestomonte,unbanchettodigrassevivande,unbanchettodivinieccellenti,dicibisucculenti,diviniraffinati.Esidiràinquelgiorno:EccoilnostroDio;inlui abbiamo sperato perché ci salvasse. Questi è il Signore in cui abbiamosperato;rallegriamoci,esultiamoperlasuasalvezza»(25,6-9).Se i fariseivedononegli invitatisolodeipeccatorierifiutanodisedersicon

loro,Gesù al contrario ricorda loro che anch’essi sono commensali diDio. Inquesto modo, sedere a tavola con Gesù significa essere da Lui trasformati esalvati.NellacomunitàcristianalamensadiGesùèduplice:c’èlamensadellaParolaec’èlamensadell’Eucaristia(cfrDeiVerbum,21).SonoquestiifarmaciconcuiilMedicoDivinocirisanaecinutre.Conilprimo–laParola–Eglisirivelaeciinvitaaundialogofraamici.Gesùnonavevapauradidialogareconipeccatori,ipubblicani,leprostitute…No,luinonavevapaura:amavatutti!LasuaParolapenetrainnoie,comeunbisturi,operainprofonditàperliberarcidalmale che si annida nella nostra vita. A volte questa Parola è dolorosa perchéincide sulle ipocrisie, smaschera le false scusanti, mette a nudo le veritànascoste;manello stesso tempo illumina e purifica, dà forza e speranza, è unricostituentepreziosonelnostrocamminodifede.L’Eucaristia,dapartesua,cinutre della stessa vita di Gesù e, come un potentissimo rimedio, in modomisteriosorinnovacontinuamente lagraziadelnostroBattesimo.Accostandociall’EucaristianoicinutriamodelCorpoeSanguediGesù,eppure,venendo innoi,èGesùcheciuniscealsuoCorpo!Concludendoqueldialogocoifarisei,Gesùricordalorounaparoladelprofeta

Osea(6,6):«Andateeimparatechecosavuoldire:misericordiaiovoglioenonsacrificio » (Mt 9,13). Rivolgendosi al popolo di Israele il profeta lorimproveravaperchélepreghierecheinnalzavaeranoparolevuoteeincoerenti.Nonostantel’alleanzadiDioelamisericordia,ilpopolovivevaspessoconunareligiosità“difacciata”,senzavivereinprofonditàilcomandodelSignore.Eccoperchéilprofetainsiste:“Misericordiaiovoglio”,cioèlalealtàdiuncuorechericonosceipropripeccati,chesiravvedeetornaadesserefedeleall’alleanzaconDio.“Enonsacrificio”:senzauncuorepentitoogniazionereligiosaèinefficace!Gesùapplicaquestafraseprofeticaancheallerelazioniumane:queifariseieranomoltoreligiosinellaforma,manoneranodispostiacondividerelatavolaconipubblicanie ipeccatori;nonriconoscevanolapossibilitàdiunravvedimentoe

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perciò di una guarigione; non mettevano al primo posto la misericordia: puressendo fedeli custodi dellaLegge, dimostravano di non conoscere il cuore diDio!Ècomeseateregalasserounpacchettocondentroundonoetu,invecediandareacercareildono,guardisoltantolacartanelqualeèincartato:soltantoleapparenze,laforma,enonilnocciolodellagrazia,deldonochevienedato!Carifratelliesorelle,tuttinoisiamoinvitatiallamensadelSignore.Facciamo

nostro l’invito a sederci accanto a Lui insieme ai suoi discepoli. Impariamo aguardare con misericordia e a riconoscere in ognuno di loro un nostrocommensale.SiamotuttidiscepolichehannobisognodisperimentareeviverelaparolaconsolatricediGesù.AbbiamotuttibisognodinutrircidellamisericordiadiDio,perchéèdaquestafontechescaturiscelanostrasalvezza.Grazie!©Copyright-LibreriaEditriceVaticana

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15.Lelacrimedellapeccatriceottengonoilperdono(Lc7,36-50)

Carifratelliesorelle,buongiorno!Oggivogliamosoffermarcisuunaspettodellamisericordiabenrappresentato

dal brano del Vangelo di Luca che abbiamo ascoltato. Si tratta di un fattoaccadutoaGesùmentreeraospitediunfariseodinomeSimone.QuestiavevavolutoinvitareGesùacasasuaperchéavevasentitoparlarebenediLuicomediun grande profeta. E mentre si trovano seduti a pranzo, entra una donnaconosciutadatuttiincittàcomeunapeccatrice.Questa,senzadireunaparola,simetteaipiedidiGesùescoppiainpianto;lesuelacrimebagnanoipiedidiGesùeleiliasciugaconisuoicapelli,poilibaciaeliungeconunolioprofumatochehaportatoconsé.Risalta il confronto tra le due figure: quella di Simone, lo zelante servitore

dellalegge,equelladell’anonimadonnapeccatrice.Mentreilprimogiudicaglialtri inbasealleapparenze, lasecondaconisuoigestiesprimeconsincerità ilsuo cuore. Simone, pur avendo invitato Gesù, non vuole compromettersi nécoinvolgere la sua vita con il Maestro; la donna, al contrario, si affidapienamenteaLuiconamoreeconvenerazione.IlfariseononconcepiscecheGesùsi lasci“contaminare”daipeccatori.Egli

pensachese fosse realmenteunprofetadovrebbe riconoscerli e tenerli lontaniper non essernemacchiato, come se fossero lebbrosi. Questo atteggiamento ètipicodiuncertomododiintenderelareligione,edèmotivatodalfattocheDioe il peccato si oppongono radicalmente. Ma la Parola di Dio ci insegna adistinguere tra ilpeccatoe ilpeccatore:con ilpeccatononbisognascendereacompromessi,mentreipeccatori–cioètuttinoi!–siamocomedeimalati,chevannocurati,epercurarlibisognacheilmedicoliavvicini,livisiti,litocchi.Enaturalmenteilmalato,peressereguarito,devericonoscerediaverebisognodelmedico!Tra il fariseoe ladonnapeccatrice,Gesù si schiera conquest’ultima.Gesù,

libero da pregiudizi che impediscono allamisericordia di esprimersi, la lasciafare. Lui, il Santo di Dio, si lascia toccare da lei senza temere di essernecontaminato.Gesùè libero,perchévicinoaDiocheèPadremisericordioso.Equesta vicinanza a Dio, Padre misericordioso, dà a Gesù la libertà. Anzi,

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entrando in relazione con lapeccatrice,Gesùpone fine aquella condizionediisolamentoacuiilgiudizioimpietosodelfariseoedeisuoiconcittadini-iqualilasfruttavano-lacondannava:«Ituoipeccatisonoperdonati»(v.48).Ladonnaorapuòdunqueandare“inpace”.IlSignorehavistolasinceritàdellasuafedeedellasuaconversione;perciòdavantiatuttiproclama:«Latuafedetihasalvata»(v. 50).Da una parte quell’ipocrisia del dottore della legge, dall’altra parte lasincerità,l’umiltàelafededelladonna.Tuttinoisiamopeccatori,matantevoltecadiamonellatentazionedell’ipocrisia,dicredercimigliorideglialtriediciamo:“Guardailtuopeccato…”.Tuttinoidobbiamoinveceguardareilnostropeccato,le nostre cadute, i nostri sbagli e guardare al Signore. Questa è la linea disalvezza:ilrapportotra“io”peccatoreeilSignore.Seiomisentogiusto,questorapportodisalvezzanonsidà.Aquestopunto,unostuporeancorapiùgrandeassaletuttiicommensali:«Chi

è costui che perdona anche i peccati?» (v. 49). Gesù non dà una esplicitarisposta, ma la conversione della peccatrice è davanti agli occhi di tutti edimostra che in Lui risplende la potenza dellamisericordia di Dio, capace ditrasformareicuori.Ladonnapeccatriceci insegna il legame tra fede,amoree riconoscenza.Le

sono stati perdonati «molti peccati» e per questo amamolto; «invece colui alquale si perdona poco, ama poco» (v. 47). Anche lo stesso Simone deveammettere che ama di più colui al quale è stato condonato di più. Dio haracchiuso tutti nello stesso mistero di misericordia; e da questo amore, chesempreciprecede, tuttinoi impariamoadamare.ComericordasanPaolo:«InCristo,mediante il suo sangue, abbiamo la redenzione, il perdonodelle colpe,secondo la ricchezza della sua grazia. Egli l’ha riversata in abbondanza su dinoi»(Ef1,7-8). Inquesto testo, il termine“grazia”èpraticamentesinonimodimisericordia, e viene detta “abbondante”, cioè oltre ogni nostra attesa, perchéattuailprogettosalvificodiDioperognunodinoi.Cari fratelli, siamo riconoscenti del dono della fede, ringraziamo il Signore

per il suo amore così grande e immeritato!Lasciamo che l’amore diCristo siriversiinnoi:aquestoamoreildiscepoloattingeesudiessosifonda;diquestoamore ognuno si può nutrire e alimentare. Così, nell’amore riconoscente cheriversiamoanostravolta suinostri fratelli,nellenostrecase, in famiglia,nellasocietàsicomunicaatuttilamisericordiadelSignore.©Copyright-LibreriaEditriceVaticana

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16.Vaeanchetufacosì

Carifratelliesorelle,buongiorno!Oggi riflettiamo sulla parabola del buon samaritano (cfr Lc 10,25-37). Un

dottoredellaLeggemetteallaprovaGesùconquestadomanda:«Maestro,checosadevofareperereditarelavitaeterna?»(v.25).Gesùglichiededidareluistessolarisposta,equelloladàperfettamente:«AmeraiilSignoretuoDiocontuttoiltuocuore,contuttalatuaanima,contuttalatuaforzaecontuttalatuamente, e il tuo prossimo come te stesso» (v. 27). Gesù allora conclude: «Fa’questoevivrai»(v.28).Alloraquell’uomoponeun’altradomanda,chediventamoltopreziosapernoi:

«Chi è mio prossimo?» (v. 29), e sottintende: “i miei parenti? I mieiconnazionali?Quellidellamiareligione?...”.Insomma,vuoleunaregolachiaracheglipermettadiclassificareglialtriin“prossimo”e“non-prossimo”,inquellichepossonodiventareprossimieinquellichenonpossonodiventareprossimi.EGesùrispondeconunaparabola,chemetteinscenaunsacerdote,unlevitae

unsamaritano. Iprimiduesonofigure legatealcultodel tempio; il terzoèunebreo scismatico, considerato come uno straniero, pagano e impuro, cioè ilsamaritano. Sulla strada da Gerusalemme a Gerico il sacerdote e il levita siimbattono in un uomo moribondo, che i briganti hanno assalito, derubato eabbandonato.LaLeggedelSignore in situazioni simili prevedeva l’obbligodisoccorrerlo, ma entrambi passano oltre senza fermarsi. Erano di fretta… Ilsacerdote, forse, ha guardato l’orologio e ha detto: “Ma, arrivo tardi allaMessa…DevodireMessa”.E l’altrohadetto:“Ma,nonsose laLeggemelopermette,perchéc’èilsanguelìeiosaròimpuro…”.Vannoperun’altrastradaenon si avvicinano. E qui la parabola ci offre un primo insegnamento: non èautomaticochechifrequentalacasadiDioeconoscelasuamisericordiasappiaamareilprossimo.Nonèautomatico!TupuoiconosceretuttalaBibbia,tupuoiconosceretuttelerubricheliturgiche,tupuoiconosceretuttalateologia,madalconoscere non è automatico l’amare: l’amare ha un’altra strada, occorre l’intelligenza, ma anche qualcosa di più… Il sacerdote e il levita vedono, maignorano;guardano,manonprovvedono.Eppurenonesisteveroculto seessononsitraduceinservizioalprossimo.Nondimentichiamolomai:difronteallasofferenzadicosìtantagentesfinitadallafame,dallaviolenzaedalleingiustizie,non possiamo rimanere spettatori. Ignorare la sofferenza dell’uomo, cosa

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significa?SignificaignorareDio!Seiononmiavvicinoaquell’uomo,aquelladonna, a quel bambino, a quell’anziano o a quell’anziana che soffre, non miavvicinoaDio.Ma veniamo al centro della parabola: il samaritano, cioè proprio quello

disprezzato,quellosulqualenessunoavrebbescommessonulla,echecomunqueavevaancheluiisuoiimpegnielesuecosedafare,quandovidel’uomoferito,non passò oltre come gli altri due, che erano legati al Tempio, ma «ne ebbecompassione» (v. 33). Così dice il Vangelo: “Ne ebbe compassione”, cioè ilcuore, leviscere,sisonocommosse!Eccoladifferenza.Glialtridue“videro”,ma i loro cuori rimasero chiusi, freddi. Invece il cuore del samaritano erasintonizzato con il cuore stesso di Dio. Infatti, la “compassione” è unacaratteristica essenziale dellamisericordia diDio.Dio ha compassione di noi.Cosavuoldire?Patisceconnoi,lenostresofferenzeLuilesente.Compassionesignifica“compartirecon”.Ilverboindicachelevisceresimuovonoefremonoalla vista del male dell’uomo. E nei gesti e nelle azioni del buon samaritanoriconosciamol’agiremisericordiosodiDiointuttalastoriadellasalvezza.E’lastessacompassioneconcuiilSignorevieneincontroaciascunodinoi:Luinonci ignora, conosce i nostri dolori, sa quanto abbiamo bisogno di aiuto e diconsolazione.Civienevicinoenonciabbandonamai.Ognunodinoi, farsi ladomanda e rispondere nel cuore: “Io ci credo? Io credo che il Signore hacompassionedime,cosìcomesono,peccatore,contantiproblemietanticose?”.Pensareaquelloelarispostaè:“Sì!”.MaognunodeveguardarenelcuoresehalafedeinquestacompassionediDio,diDiobuonochesiavvicina,ciguarisce,ciaccarezza.Esenoilorifiutiamo,Luiaspetta:èpazienteedèsempreaccantoanoi.Ilsamaritanosicomportaconveramisericordia:fascialeferitediquell’uomo,

lotrasportainunalbergo,seneprendecurapersonalmenteeprovvedeallasuaassistenza. Tutto questo ci insegna che la compassione, l’amore, non è unsentimentovago,masignificaprendersicuradell’altrofinoapagaredipersona.Significa compromettersi compiendo tutti i passi necessari per “avvicinarsi”all’altrofinoaimmedesimarsiconlui:«ameraiiltuoprossimocometestesso».EccoilComandamentodelSignore.Conclusa laparabola,Gesù ribalta ladomandadeldottoredellaLeggeegli

chiede:«Chidiquestitretisembrasiastatoprossimodicoluicheècadutonellemani dei briganti?» (v. 36). La risposta è finalmente inequivocabile: «Chi haavutocompassionedilui»(v.27).All’iniziodellaparabolaperilsacerdoteeillevitailprossimoerailmoribondo;altermineilprossimoèilsamaritanochesiè fatto vicino.Gesù ribalta la prospettiva: non stare a classificare gli altri per

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vederechièprossimoechino.Tupuoidiventareprossimodichiunqueincontrinel bisogno, e lo sarai se nel tuo cuore hai compassione, cioè se hai quellacapacitàdipatireconl’altro.Questaparabolaèunostupendoregaloper tuttinoi,eancheunimpegno!A

ciascunodinoiGesùripeteciòchedissealdottoredellaLegge:«Va’eanchetufa’così»(v.37).Siamotuttichiamatiapercorrere lostessocamminodelbuonsamaritano,cheèfiguradiCristo:Gesùsièchinatosudinoi,sièfattonostroservo, e così ci ha salvati, perché anche noi possiamo amarci comeLui ci haamato,allostessomodo.©Copyright-LibreriaEditriceVaticana

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17.Lapecorellasmarrita

Carifratelliesorelle,buongiorno!Conosciamo tutti l’immagine del Buon Pastore che si carica sulle spalle la

pecorellasmarrita.DasemprequestaiconarappresentalasollecitudinediGesùversoipeccatorielamisericordiadiDiochenonsirassegnaaperderealcuno.LaparabolavieneraccontatadaGesùperfarcomprenderechelasuavicinanzaaipeccatorinondevescandalizzare,maalcontrarioprovocareintuttiunaseriariflessione su come viviamo la nostra fede. Il racconto vede da una parte ipeccatorichesiavvicinanoaGesùperascoltarloedall’altraparteidottoridellalegge, gli scribi sospettosi che si discostano da Lui per questo suocomportamento. Si discostano perchè Gesù si avvicinava ai peccatori. Questieranoorgogliosi,eranosuperbi,sicredevanogiusti.La nostra parabola si snoda intorno a tre personaggi: il pastore, la pecora

smarritaeilrestodelgregge.Chiagisceperòèsoloilpastore,nonlepecore.Ilpastorequindièl’unicoveroprotagonistaetuttodipendedalui.Unadomandaintroducelaparabola:«Chidivoi,sehacentopecoreeneperdeuna,nonlascialenovantanoveneldesertoevaincercadiquellaperduta,finchénonlatrova?»(v. 4). Si tratta di un paradosso che induce a dubitare dell’agire del pastore: èsaggio abbandonare le novantanove per una pecora sola? E per di più non alsicuro di un ovile ma nel deserto? Secondo la tradizione biblica il deserto èluogodimortedoveèdifficiletrovareciboeacqua,senzariparoeinbaliadellefiere e dei ladri.Cosapossono farenovantanovepecore indifese? Il paradossocomunquecontinuadicendocheilpastore,ritrovatalapecora,«selacaricasullespalle,vaacasa,chiamagliamicieiviciniediceloro:Rallegrateviconme»(v.6). Sembra quindi che il pastore non torni nel deserto a recuperare tutto ilgregge! Proteso verso quell’unica pecora sembra dimenticare le altrenovantanove.Ma in realtà non è così.L’insegnamento cheGesùvuole darci èpiuttostochenessunapecorapuòandareperduta.IlSignorenonpuòrassegnarsialfattocheancheunasolapersonapossaperdersi.L’agirediDioèquellodichiva in cerca dei figli perduti per poi fare festa e gioire con tutti per il lororitrovamento.Sitrattadiundesiderioirrefrenabile:neppurenovantanovepecorepossono fermare il pastore e tenerlo chiuso nell’ovile. Lui potrebbe ragionarecosì: “Faccio il bilancio: ne ho novantanove, ne ho persa una,ma non è unagrande perdita”. Lui invece va a cercare quella, perchè ognuna è molto

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importanteperluiequellaèlapiùbisognosa,lapiùabbandonata,lapiùscartata;eluivaacercarla.Siamotuttiavvisati:lamisericordiaversoipeccatorièlostilecon cui agisce Dio e a tale misericordia Egli è assolutamente fedele: nulla enessuno potrà distoglierlo dalla sua volontà di salvezza. Dio non conosce lanostra attuale cultura dello scarto, in Dio questo non c’entra. Dio non scartanessunapersona;Dioamatutti,cercatutti:unoperuno!Luinonconoscequestaparola“scartarelagente”,perchèètuttoamoreetuttamisericordia.IlgreggedelSignoreèsempreincammino:nonpossiedeilSignore,nonpuò

illudersidiimprigionarloneinostrischemienellenostrestrategie.Ilpastoresaràtrovato là dove è la pecora perduta. Il Signore quindi va cercato là dove Luivuoleincontrarci,nondovenoipretendiamoditrovarlo!Innessunaltromodosipotràricomporreilgreggesenonseguendolaviatracciatadallamisericordiadelpastore.Mentre ricerca la pecora perduta, egli provoca le novantanove perchépartecipinoallariunificazionedelgregge.Alloranonsololapecoraportatasullespalle,ma tutto ilgreggeseguirà ilpastore finoalla suacasaper far festacon“amicievicini”.Dovremmo riflettere spesso su questa parabola, perché nella comunità

cristiana c’è sempre qualcuno che manca e se ne è andato lasciando il postovuoto. A volte questo è scoraggiante e ci porta a credere che sia una perditainevitabile, una malattia senza rimedio. E’ allora che corriamo il pericolo dirinchiudercidentrounovile,dovenoncisaràl’odoredellepecore,mapuzzadichiuso!Eicristiani?Nondobbiamoesserechiusi,perchèavremolapuzzadellecose chiuse. Mai! Bisogna uscire e non chiudersi in sè stessi, nelle piccolecomunità,nellaparrocchia,ritenendosi“igiusti”.Questosuccedequandomancaloslanciomissionariocheciportaadincontrareglialtri.NellavisionediGesùnoncisonopecoredefinitivamenteperdute,masolopecorechevannoritrovate.Questodobbiamocapirlobene:perDionessunoèdefinitivamenteperduto.Mai!Finoall’ultimomomento,Diocicerca.Pensatealbuon ladrone;masolonellavisione di Gesù nessuno è definitivamente perduto. La prospettiva pertanto ètuttadinamica, aperta, stimolante e creativa.Ci spingeaduscire in ricercaperintraprendereuncamminodi fraternità.Nessunadistanzapuò tenere lontano ilpastore;enessungreggepuòrinunciareaunfratello.TrovarechisièperdutoèlagioiadelpastoreediDio,maèanchelagioiadituttoilgregge!Siamotuttinoi pecore ritrovate e raccolte dalla misericordia del Signore, chiamati araccogliereinsiemeaLuituttoilgregge!©Copyright-LibreriaEditriceVaticana

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18.IlPadreMisericordioso

Carifratelliesorelle,buongiorno!Oggi questa udienza di sviluppa in due posti: siccome c’era pericolo di

pioggia, gli ammalati sono nell’Aula Paolo VI e collegati con noi con ilmaxischermo;duepostimaunasolaudienza.Salutiamogliammalatichesononell’Aula Paolo VI. Vogliamo riflettere oggi sulla parabola del Padremisericordioso.Essaparladiunpadreedeisuoiduefigli,ecifaconoscerelamisericordiainfinitadiDio.Partiamodallafine,cioèdallagioiadelcuoredelPadre,chedice:«Facciamo

festa,perchéquestomio figlioeramortoedè tornato invita,eraperdutoedèstato ritrovato» (vv. 23-24). Con queste parole il padre ha interrotto il figliominorenelmomentoincuistavaconfessandolasuacolpa:«Nonsonopiùdegnodiesserechiamatotuofiglio…»(v.19).Maquestaespressioneèinsopportabileperilcuoredelpadre,cheinvecesiaffrettaarestituirealfiglioisegnidellasuadignità: ilvestitobello, l’anello, icalzari.Gesùnondescriveunpadreoffesoerisentito,unpadreche,adesempio,dicealfiglio:“Melapagherai”:no,ilpadreloabbraccia, loaspettaconamore.Alcontrario, l’unicacosache ilpadrehaacuoreèchequestofigliosiadavantialuisanoesalvoequestolofafeliceefafesta. L’accoglienza del figlio che ritorna è descritta in modo commovente:«Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corseincontro, gli si gettò al collo e lobaciò» (v. 20).Quanta tenerezza; lo videdalontano: cosa significa questo?Che il padre saliva sul terrazzo continuamenteper guardare la strada e vedere se il figlio tornava; quel figlio che avevacombinato di tutto, ma il padre lo aspettava. Che cosa bella la tenerezza delpadre! Lamisericordia del padre è traboccante, incondizionata, e simanifestaancorprimacheilfiglioparli.Certo,ilfigliosadiaveresbagliatoeloriconosce:«Hopeccato…trattamicomeunodeituoisalariati»(v.19).Maquesteparolesidissolvonodavantialperdonodelpadre.L’abbraccioe ilbaciodisuopapàglifanno capire che è stato sempre considerato figlio, nonostante tutto. E’importantequesto insegnamentodiGesù: lanostracondizionedi figlidiDioèfruttodell’amoredelcuoredelPadre;nondipendedainostrimeritiodallenostreazioni, e quindi nessuno può togliercela, neppure il diavolo! Nessuno puòtoglierciquestadignità.QuestaparoladiGesùciincoraggiaanondisperaremai.Pensoallemammee

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ai papà in apprensione quando vedono i figli allontanarsi imboccando stradepericolose. Penso ai parroci e catechisti che a volte si domandano se il lorolavoroèstatovano.Mapensoancheachisitrovaincarcere,eglisembrachelasua vita sia finita; a quanti hanno compiuto scelte sbagliate e non riescono aguardarealfuturo;atutticolorochehannofamedimisericordiaediperdonoecredono di non meritarlo… In qualunque situazione della vita, non devodimenticare che non smetterò mai di essere figlio di Dio, essere figlio di unPadrechemiamaeattendeilmioritorno.Anchenellasituazionepiùbruttadellavita,Diomiattende,Diovuoleabbracciarmi,Diomiaspetta.Nellaparabolac’èunaltrofiglio,ilmaggiore;ancheluihabisognodiscoprire

lamisericordia del padre. Lui è sempre rimasto a casa,ma è così diverso dalpadre!Lesueparolemancanoditenerezza:«Eccoiotiservodatantiannienonho mai disobbedito a un tuo comando… ma ora che è tornato questo tuofiglio…»(vv.29-30).Vediamoildisprezzo:nondicemai“padre”,nondicemai“fratello”,pensasoltantoaséstesso,sivantadiessererimastosempreaccantoalpadreediaverloservito;eppurenonhamaivissutocongioiaquestavicinanza.E adesso accusa il padre di non avergli mai dato un capretto per fare festa.Povero padre!Un figlio se n’era andato, e l’altro non gli èmai stato davverovicino! La sofferenza del padre è come la sofferenza di Dio, la sofferenza diGesù quando noi ci allontaniamo o perché andiamo lontano o perché siamovicinimasenzaesserevicini.Ilfigliomaggiore,ancheluihabisognodimisericordia.Igiusti,quellichesi

credono giusti, hanno anche loro bisogno di misericordia. Questo figliorappresentanoiquandocidomandiamosevalgalapenafaticaretantosepoinonriceviamo nulla in cambio. Gesù ci ricorda che nella casa del Padre non sirimane per avere un compenso, ma perché si ha la dignità di figlicorresponsabili.Nonsitrattadi“barattare”conDio,madistareallasequeladiGesùchehadonatoséstessosullacrocesenzamisura.«Figlio, tusei sempreconmee tuttociòcheèmioè tuo,mabisognavafar

festaerallegrarsi»(v.31).CosìdiceilPadrealfigliomaggiore.Lasualogicaèquelladellamisericordia!Ilfigliominorepensavadimeritareuncastigoacausadei propri peccati, il figlio maggiore si aspettava una ricompensa per i suoiservizi. I due fratelli non parlano fra di loro, vivono storie differenti, maragionano entrambi secondo una logica estranea aGesù: se fai bene ricevi unpremio, se faimale vieni punito; e questa non è la logica di Gesù, non lo è!Questa logica viene sovvertita dalle parole del padre: «Bisognava far festa erallegrarsiperchéquestotuofratelloeramortoedètornatoinvita,eraperdutoedè stato ritrovato» (v.31). Ilpadreha recuperato il figlioperduto,eorapuò

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ancherestituirloasuofratello!Senzailminore,ancheilfigliomaggioresmettediessereun“fratello”.Lagioiapiùgrandeperilpadreèvederecheisuoifiglisiriconoscanofratelli.I figli possono decidere se unirsi alla gioia del padre o rifiutare. Devono

interrogarsisuipropridesideriesullavisionechehannodellavita.Laparabolatermina lasciando il finale sospeso: non sappiamo cosa abbia deciso di fare ilfigliomaggiore.Equestoèunostimolopernoi.QuestoVangelociinsegnachetuttiabbiamobisognodientrarenellacasadelPadreepartecipareallasuagioia,alla sua festa dellamisericordia e della fraternità.Fratelli e sorelle, apriamo ilnostrocuore,peressere“misericordiosicomeilPadre”!©Copyright-LibreriaEditriceVaticana

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19.PovertàeMisericordia

Carifratelliesorelle,buongiorno!Desidero soffermarmi con voi oggi sulla parabola dell’uomo ricco e del

povero Lazzaro. La vita di queste due persone sembra scorrere su binariparalleli:lelorocondizionidivitasonoopposteedeltuttononcomunicanti.Ilportonedicasadelriccoèsemprechiusoalpovero,chegiacelìfuori,cercandodimangiarequalcheavanzodellamensadelricco.Questiindossavestidilusso,mentreLazzaroècopertodipiaghe; il riccoognigiornobanchetta lautamente,mentreLazzaromuoredifame.Soloicanisiprendonocuradilui,evengonoaleccare le sue piaghe. Questa scena ricorda il duro rimprovero del Figliodell’uomonelgiudiziofinale:«Hoavutofameenonmiavetedatodamangiare,hoavutoseteenonmiavetedatodabere,ero[…]nudoenonmiavetevestito»(Mt25,42-43).Lazzarorappresentabeneilgridosilenziosodeipoveriditutti itempielacontraddizionediunmondoincuiimmensericchezzeerisorsesononellemanidipochi.Gesùdicecheungiornoquell’uomoriccomorì: ipoverieiricchimuoiono,

hannolostessodestino,cometuttinoi,noncisonoeccezioniaquesto.Ealloraquell’uomosirivolseadAbramosupplicandoloconl’appellativodi“padre”(vv.24.27). Rivendica perciò di essere suo figlio, appartenente al popolo di Dio.EppureinvitanonhamostratoalcunaconsiderazioneversoDio,anzihafattodiséstessoilcentroditutto,chiusonelsuomondodilussoedispreco.EscludendoLazzaro,nonhatenutoinalcuncontonéilSignore,nélasualegge.IgnorareilpoveroèdisprezzareDio!Questodobbiamoimpararlobene:ignorareilpoveroèdisprezzareDio.C’èunparticolarenellaparabolachevanotato:ilriccononhaunnome,masoltantol’aggettivo:“ilricco”;mentrequellodelpoveroèripetutocinquevolte,e“Lazzaro”significa“Dioaiuta”.Lazzaro,chegiacedavantiallaporta, è un richiamo vivente al ricco per ricordarsi di Dio, ma il ricco nonaccoglie tale richiamo.Sarà condannato pertanto nonper le sue ricchezze,maperesserestatoincapacedisentirecompassioneperLazzaroedisoccorrerlo.Nellasecondapartedellaparabola,ritroviamoLazzaroeilriccodopolaloro

morte(vv.22-31).Nell’aldilàlasituazionesièrovesciata:ilpoveroLazzaroèportato dagli angeli in cielo presso Abramo, il ricco invece precipita tra itormenti. Allora il ricco «alzò gli occhi e vide di lontanoAbramo, e Lazzaroaccantoalui».EglisembravedereLazzaroperlaprimavolta,malesueparole

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lo tradiscono: «Padre Abramo – dice – abbi pietà di me e manda Lazzaro aintingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffroterribilmenteinquestafiamma».AdessoilriccoriconosceLazzaroeglichiedeaiuto,mentre invita faceva fintadinonvederlo. -Quantevolte tantagente fafintadinonvedere ipoveri!Per loro ipoverinonesistono -Primaglinegavapuregliavanzidellasuatavola,eoravorrebbechegliportassedabere!Credeancora di poter accampare diritti per la sua precedente condizione sociale.Dichiarando impossibile esaudire la sua richiesta, Abramo in persona offre lachiave di tutto il racconto: egli spiega che beni emali sono stati distribuiti inmododacompensarel’ingiustiziaterrena,elaportacheseparavainvitailriccodalpovero, si è trasformata in«ungrandeabisso».FinchéLazzaro stava sottocasasua,perilriccoc’eralapossibilitàdisalvezza,spalancarelaporta,aiutareLazzaro,maoracheentrambisonomorti,lasituazioneèdiventatairreparabile.Diononèmaichiamatodirettamenteincausa,malaparabolamettechiaramenteinguardia: lamisericordiadiDioversodinoiè legataallanostramisericordiaverso il prossimo; quando manca questa, anche quella non trova spazio nelnostrocuorechiuso,nonpuòentrare.Seiononspalancolaportadelmiocuorealpovero,quellaportarimanechiusa.AncheperDio.Equestoèterribile.Aquestopunto, il riccopensaai suoi fratelli, che rischianodi fare la stessa

fine,echiedecheLazzaropossatornarenelmondoadammonirli.MaAbramoreplica:«HannoMosèeiprofeti,ascoltinoloro».Perconvertirci,nondobbiamoaspettareeventiprodigiosi,maaprireilcuoreallaParoladiDio,checichiamaadamareDioeilprossimo.LaParoladiDiopuòfarrivivereuncuoreinariditoeguarirlodallasuacecità.IlriccoconoscevalaParoladiDio,manonl’halasciataentrarenelcuore,nonl’haascoltata,perciòèstatoincapacediapriregliocchiedi avere compassione del povero. Nessun messaggero e nessun messaggiopotrannosostituireipovericheincontriamonelcammino,perchéinessicivieneincontro Gesù stesso: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi mieifratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40), dice Gesù. Così nelrovesciamento delle sorti che la parabola descrive è nascosto il mistero dellanostrasalvezza, incuiCristounisce lapovertàallamisericordia.Cari fratelliesorelle, ascoltando questo Vangelo, tutti noi, insieme ai poveri della terra,possiamocantareconMaria:«Harovesciatoipotentidaitroni,hainnalzatogliumili;haricolmatodibenigliaffamati,harimandatoiricchiamanivuote»(Lc1,52-53).©Copyright-LibreriaEditriceVaticana

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20.LapreghierafontediMisericordia

Carifratelliesorelle,buongiorno!Laparabolaevangelicacheabbiamoappenaascoltato(cfrLc18,1-8)contiene

un insegnamento importante: «La necessità di pregare sempre, senza stancarsimai»(v.1).Dunque,nonsitrattadipregarequalchevolta,quandomisento.No,Gesù dice che bisogna «pregare sempre, senza stancarsi». E porta l’esempiodellavedovaedelgiudice.Ilgiudiceèunpersonaggiopotente,chiamatoademetteresentenzesullabase

dellaLeggediMosè.PerquestolatradizionebiblicaraccomandavacheigiudicifosseropersonetimoratediDio,degnedifede,imparzialieincorruttibili(cfrEs18,21). Al contrario, questo giudice «non temeva Dio né aveva riguardo peralcuno»(v.2).Eraungiudiceiniquo,senzascrupoli,chenontenevacontodellaLeggemafacevaquellochevoleva,secondoilsuointeresse.Aluisirivolgeunavedovaperaveregiustizia.Levedove,insiemeagliorfanieaglistranieri,eranolecategoriepiùdebolidellasocietà.IdirittiassicuratilorodallaLeggepotevanoessere calpestati con facilità perché, essendo persone sole e senza difese,difficilmente potevano farsi valere: una povera vedova, lì, sola, nessuno ladifendeva, potevano ignorarla, anche non darle giustizia. Così anche l’orfano,cosìlostraniero,ilmigrante:aqueltempoeramoltofortequestaproblematica.Di fronte all’indifferenza del giudice, la vedova ricorre alla sua unica arma:continuare insistentemente a importunarlo, presentandogli la sua richiesta digiustizia. E proprio con questa perseveranza raggiunge lo scopo. Il giudice,infatti, a un certo punto la esaudisce, non perché èmosso damisericordia, néperché la coscienza glielo impone; semplicemente ammette: «Dato che questavedova mi dà fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente aimportunarmi»(v.5).DaquestaparabolaGesùtraeunadupliceconclusione:selavedovaèriuscita

apiegareilgiudicedisonestoconlesuerichiesteinsistenti,quantopiùDio,cheèPadre buono e giusto, «farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notteversodilui»;einoltrenon«lifaràaspettarealungo»,maagirà«prontamente»(vv.7-8).PerquestoGesùesortaapregare“senzastancarsi”.Tuttiproviamomomentidi

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stanchezzaedi scoraggiamento, soprattuttoquando lanostrapreghiera sembrainefficace. Ma Gesù ci assicura: a differenza del giudice disonesto, Dioesaudisceprontamente i suoi figli, anche seciònonsignificache lo faccianeitempieneimodichenoivorremmo.Lapreghieranonèunabacchettamagica!Essaaiutaaconservare la fede inDioadaffidarciaLuianchequandononnecomprendiamolavolontà.Inquesto,Gesùstesso–chepregavatanto!–cièdiesempio.LaLetteraagliEbreiricordache«neigiornidellasuavitaterrenaEglioffrìpreghiereesuppliche,confortigridaelacrime,aDiochepotevasalvarlodamorte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito» (5,7).A primavista questa affermazione sembra inverosimile, perchéGesù èmorto in croce.Eppure laLetteraagliEbreinonsi sbaglia:DiohadavverosalvatoGesùdallamortedandogli sudi essacompletavittoria,ma laviapercorsaperottenerla èpassata attraverso la morte stessa! Il riferimento alla supplica che Dio haesaudito rimanda alla preghiera diGesù nelGetsemani.Assalito dall’angosciaincombente,GesùpregailPadrecheloliberidalcaliceamarodellapassione,malasuapreghieraèpervasadallafiducianelPadreesiaffidasenzariserveallasuavolontà:«Però–diceGesù–noncomevoglioio,macomevuoitu»(Mt26,39).L’oggettodellapreghierapassainsecondopiano;ciòcheimportaprimadituttoèlarelazioneconilPadre.Eccocosafalapreghiera:trasformaildesiderioelomodellasecondolavolontàdiDio,qualunqueessasia,perchéchipregaaspiraprimadituttoall’unioneconDio,cheèAmoremisericordioso.La parabola termina con una domanda: «Ma il Figlio dell’uomo, quando

verrà,troveràlafedesullaterra?»(v.8).Econquestadomandasiamotuttimessiinguardia:nondobbiamodesisteredallapreghieraanchesenonècorrisposta.E’la preghiera che conserva la fede, senza di essa la fede vacilla! Chiediamo alSignoreunafedechesifapreghieraincessante,perseverante,comequelladellavedova della parabola, una fede che si nutre del desiderio della sua venuta.EnellapreghierasperimentiamolacompassionediDio,checomeunPadrevieneincontroaisuoifiglipienodiamoremisericordioso.©Copyright-LibreriaEditriceVaticana

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21.Lapreghieraumileottienemisericordia

Carifratelliesorelle,buongiorno!Mercoledìscorso abbiamo ascoltato la parabola del giudice e della vedova,

sulla necessità di pregare conperseveranza.Oggi, conun’altra parabola,Gesùvuole insegnarci qual è l’atteggiamento giusto per pregare e invocare lamisericordia del Padre; come si deve pregare; l’atteggiamento giusto perpregare.E’laparaboladelfariseoedelpubblicano(cfrLc18,9-14).Entrambi iprotagonisti salgonoal tempioperpregare,maagiscono inmodi

moltodifferenti,ottenendorisultatiopposti.Ilfariseoprega«standoinpiedi»(v.11), eusamolteparole.La suaè, sì,unapreghieradi ringraziamento rivoltaaDio,mainrealtàèunosfoggiodeiproprimeriti,consensodisuperioritàversogli«altriuomini»,qualificaticome«ladri,ingiusti,adulteri»,come,adesempio,-esegnalaquell’altrocheeralì–«questopubblicano»(v.11).Maproprioquièil problema: quel fariseo pregaDio,ma in verità guarda a sé stesso. Prega sestesso! Invece di avere davanti agli occhi il Signore, ha uno specchio. Purtrovandosineltempio,nonsentelanecessitàdiprostrarsidinanziallamaestàdiDio; sta in piedi, si sente sicuro, quasi fosse lui il padrone del tempio! Eglielencalebuoneoperecompiute:èirreprensibile,osservantedellaLeggeoltreildovuto,digiuna«duevolteallasettimana»epagale“decime”dituttoquellochepossiede. Insomma, più che pregare, il fariseo si compiace della propriaosservanzadeiprecetti.Eppureilsuoatteggiamentoelesueparolesonolontanidal modo di agire e di parlare di Dio, il quale ama tutti gli uomini e nondisprezza i peccatori. Al contrario, quel fariseo disprezza i peccatori, anchequandosegnalal’altrocheèlì.Insomma,ilfariseo,chesiritienegiusto,trascurailcomandamentopiùimportante:l’amoreperDioeperilprossimo.Nonbastadunquedomandarciquantopreghiamo,dobbiamoanchechiederci

comepreghiamo,omeglio,com’èilnostrocuore :èimportanteesaminarlopervalutare i pensieri, i sentimenti, ed estirpare arroganza e ipocrisia. Ma, iodomando:sipuòpregareconarroganza?No.Sipuòpregareconipocrisia?No.Soltanto, dobbiamo pregare ponendoci davanti a Dio così come siamo. Noncome il fariseo che pregava con arroganza e ipocrisia. Siamo tutti presi dallafrenesiadelritmoquotidiano,spessoinbalìadisensazioni,frastornati,confusi.Ènecessarioimpararearitrovareilcamminoversoilnostrocuore,recuperareilvalore dell’intimità e del silenzio, perché è lì che Dio ci incontra e ci parla.

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Soltantoapartiredalìpossiamoanostravoltaincontrareglialtrieparlareconloro.Ilfariseosièincamminatoversoiltempio,èsicurodisé,manonsiaccorgediaversmarritolastradadelsuocuore.Il pubblicano invece – l’altro – si presenta nel tempio con animo umile e

pentito:«fermatosiadistanza,nonosavanemmenoalzaregliocchialcielo,masibattevailpetto»(v.13).Lasuapreghieraèbrevissima,nonècosìlungacomequella del fariseo: «O Dio, abbi pietà di me peccatore». Niente di più. Bellapreghiera! Infatti, gli esattori delle tasse – detti appunto, “pubblicani” – eranoconsiderati persone impure, sottomesse ai dominatori stranieri, erano malvistidalla gente e in genere associati ai “peccatori”. La parabola insegna che si ègiusti o peccatori non per la propria appartenenza sociale,ma per il modo dirapportarsiconDioeperilmododirapportarsiconifratelli.Igestidipenitenzaelepocheesempliciparoledelpubblicanotestimonianolasuaconsapevolezzacircalasuamiseracondizione.Lasuapreghieraèessenziale.Agiscedaumile,sicurosolodiessereunpeccatorebisognosodipietà.Seilfariseononchiedevanullaperchéavevagiàtutto,ilpubblicanopuòsolomendicarelamisericordiadiDio.Equestoèbello:mendicarelamisericordiadiDio!Presentandosi“amanivuote”,conilcuorenudoericonoscendosipeccatore,ilpubblicanomostraatuttinoi la condizione necessaria per ricevere il perdono del Signore. Alla finepropriolui,cosìdisprezzato,diventaun’iconadelverocredente.Gesù conclude la parabola con una sentenza: «Io vi dico: questi – cioè il

pubblicano –, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perchéchiunque si esalta saràumiliato, chi invece si umilia sarà esaltato» (v. 14).Diquestidue, chi è il corrotto? Il fariseo. Il fariseoèproprio l’iconadel corrottoche fa finta di pregare, ma riesce soltanto a pavoneggiarsi davanti a unospecchio.E’uncorrottoefafintadipregare.Così,nellavitachisicredegiustoegiudica gli altri e li disprezza, è un corrotto e un ipocrita. La superbiacompromette ogni azione buona, svuota la preghiera, allontana daDio e daglialtri.SeDioprediligel’umiltànonèperavvilirci:l’umiltàèpiuttostocondizionenecessaria per essere rialzati da Lui, così da sperimentare lamisericordia chevieneacolmareinostrivuoti.SelapreghieradelsuperbononraggiungeilcuorediDio,l’umiltàdelmiserolospalanca.Diohaunadebolezza:ladebolezzapergliumili.Davantiauncuoreumile,Dioapretotalmenteilsuocuore.E’questaumiltàchelaVergineMariaesprimenelcanticodelMagnificat :«Haguardatol’umiltàdellasuaserva.[…]digenerazioneingenerazionelasuamisericordiaperquelliche lo temono»(Lc1,48.50).Ciaiuti lei, lanostraMadre,apregareconcuoreumile.Enoi,ripetiamopertrevolte,quellabellapreghiera:“ODio,abbipietàdimepeccatore”.

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22.IlprimosegnodellaMisericordia:Cana

Carifratelliesorelle,buongiorno!Primadi incominciare la catechesi, vorrei salutareungruppodi coppie, che

celebranoilcinquantesimodimatrimonio.Quellosicheè“ilvinobuono”dellafamiglia!Lavostraèunatestimonianzacheglisposinovelli–chesaluteròdopo– e i giovani devono imparare.È una bella tetimonianza.Grazie per la vostratestimonianza.Dopoavercommentatoalcuneparaboledellamisericordia,oggici soffermiamo sul primo dei miracoli di Gesù, che l’evangelista Giovannichiama“segni”,perchéGesùnonlifecepersuscitaremeraviglia,maperrivelarel’amore del Padre. Il primo di questi segni prodigiosi è raccontato proprio daGiovanni(2,1-11)esicompieaCanadiGalilea.Sitrattadiunasortadi“portaled’ingresso”, in cui sono scolpite parole ed espressioni che illuminano l’interomisterodiCristoeapronoilcuoredeidiscepoliallafede.Vediamonealcune.Nell’introduzionetroviamol’espressione«Gesùconisuoidiscepoli» (v.2).

ColorocheGesùhachiamatoaseguirlolihalegatiaséinunacomunitàeora,come un’unica famiglia, sono invitati tutti alle nozze. Dando avvio al suoministero pubblico nelle nozze di Cana,Gesù simanifesta come lo sposo delpopolodiDio,annunciatodaiprofeti,ecirivelalaprofonditàdellarelazionecheci unisce aLui: è una nuovaAlleanza di amore.Cosa c’è a fondamento dellanostra fede?Un atto dimisericordia con cuiGesù ci ha legati a sé. E la vitacristianaèlarispostaaquestoamore,ècomelastoriadidueinnamorati.Dioel’uomo si incontrano, si cercano, si trovano, si celebrano e si amano: propriocome l’amato e l’amata nel Cantico dei Cantici . Tutto il resto viene comeconseguenzadiquestarelazione.LaChiesaèlafamigliadiGesùincuisiriversailsuoamore;èquestoamorechelaChiesacustodisceevuoledonareatutti.Nelcontestodell’Alleanzasicomprendeanchel’osservazionedellaMadonna:

«Nonhanno vino » (v. 3).Come è possibile celebrare le nozze e fare festa semanca quello che i profeti indicavano come un elemento tipico del banchettomessianico(cfrAm9,13-14;Gl2,24; Is25,6)?L’acquaènecessariapervivere,mailvinoesprimel’abbondanzadelbanchettoelagioiadellafesta.Èunafestadinozzenellaqualemancailvino;inovellisposiprovanovergognadiquesto.Maimmaginatevoifinireunafestadinozzebevendothé;sarebbeunavergogna.Il vino è necessario per la festa. Trasformando in vino l’acqua delle anfore

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utilizzate«perlapurificazioneritualedeiGiudei»(v.6),Gesùcompieunsegnoeloquente:trasformalaLeggediMosèinVangelo,portatoredigioia.ComedicealtrovelostessoGiovanni:«LaLeggefudatapermezzodiMosè,lagraziaelaveritàvenneropermezzodiGesùCristo»(1,17).LeparolecheMariarivolgeaiservitorivengonoacoronareilquadrosponsale

diCana:«Qualsiasicosavidica, fatela» (v.5).Ècurioso: sono leultimesueparoleriportatedaiVangeli:sonolasuaereditàcheconsegnaatuttinoi.AncheoggilaMadonnadiceanoitutti:“Qualsiasicosavidica–Gesùvidica-,fatela”.Èl’ereditàchecihalasciato:èbello!Sitrattadiun’espressionecherichiamalaformuladifedeutilizzatadalpopolodiIsraelealSinaiinrispostaallepromessedell’alleanza:«QuantoilSignorehadetto,noilofaremo!»(Es19,8).EineffettiaCanaiservitoriubbidiscono.«Gesùdisseloro:Riempited’acqualeanfore.Ele riempirono fino all’orlo.Disse loro di nuovo:Ora prendetene e portatene acoluichedirigeilbanchetto.Edessiglieneportarono»(vv.7-8).Inquestenozze,davvero viene stipulata unaNuovaAlleanza e ai servitori del Signore, cioè atutta laChiesa, è affidata la nuovamissione: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela!».Servire il Signore significa ascoltare e mettere in pratica la sua Parola. E’ laraccomandazione semplice ma essenziale della Madre di Gesù ed è ilprogrammadivitadelcristiano.Perognunodinoi,attingeredall’anforaequivaleadaffidarsiallaParoladiDiopersperimentarelasuaefficacianellavita.Allora,insieme al capo del banchetto che ha assaggiato l’acqua diventata vino, anchenoipossiamoesclamare:“Tuhaitenutodaparteilvinobuonofinora”(v.10).Sì,ilSignorecontinuaariservarequelvinobuonoperlanostrasalvezza,cosìcomecontinuaasgorgaredalcostatotrafittodelSignore.La conclusione del racconto suona come una sentenza: «Questo, a Cana di

Galilea, fu l’iniziodeisegnicompiutidaGesù;eglimanifestò lasuagloriae isuoidiscepolicredetteroinlui»(v.11).LenozzediCanasonomoltopiùcheilsemplice racconto del primo miracolo di Gesù. Come uno scrigno, Eglicustodisceilsegretodellasuapersonaeloscopodellasuavenuta:l’attesoSposodàavvioallenozzechesicompiononelMisteropasquale.InquestenozzeGesùlegaaséisuoidiscepoliconunaAlleanzanuovaedefinitiva.ACanaidiscepolidiGesùdiventanolasuafamigliaeaCananascelafededellaChiesa.Aquellenozzetuttinoisiamoinvitati,perchéilvinonuovononvienepiùamancare!©Copyright-LibreriaEditriceVaticana

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23.Lamisericordiaèluce

Carifratelliesorelle,buongiorno!UngiornoGesù,avvicinandosiallacittàdiGerico,compìilmiracolodiridare

la vista a un cieco che mendicava lungo la strada (cfr Lc 18,35-43). Oggivogliamo cogliere il significato di questo segno perché tocca anche noidirettamente.L’evangelistaLucadicechequelciecoerasedutosulbordodellastrada amendicare (cfr v. 35).Un cieco a quei tempi –ma anche fino a nonmoltotempofa–nonpotevacheviveredielemosina.Lafiguradiquestociecorappresentatantepersoneche,ancheoggi,sitrovanoemarginateacausadiunosvantaggiofisicoodialtrogenere.E’separatodallafolla,stalìsedutomentrelagentepassa indaffarata,assortaneipropripensierie in tantecose...E la strada,chepuòessereun luogodi incontro,per lui inveceè il luogodella solitudine.Tantafollachepassa...Eluièsolo.E’ triste l’immaginedi un emarginato, soprattutto sullo sfondodella città di

Gerico,lasplendidaerigogliosaoasineldeserto.SappiamocheproprioaGericogiunse il popolo di Israele al termine del lungo esodo dall’Egitto: quella cittàrappresenta la porta d’ingresso nella terra promessa.Ricordiamo le parole cheMosè pronuncia in quella circostanza: «Se vi sarà in mezzo a te qualche tuofratellochesiabisognosoinunadelletuecittànellaterracheilSignore,tuoDio,tidà,noninduriraiiltuocuoreenonchiuderailamanodavantial tuofratellobisognoso.Poichéibisognosinonmancherannomainellaterra,alloraiotidoquestocomandoetidico:Aprigenerosamentelamanoaltuofratellopoveroebisognoso nella tua terra» (Dt 15,7.11). E’ stridente il contrasto tra questaraccomandazione della Legge di Dio e la situazione descritta dal Vangelo:mentre il cieco grida invocandoGesù, la gente lo rimprovera per farlo tacere,come se non avesse diritto di parlare. Non hanno compassione di lui, anzi,provanofastidioperlesuegrida.Quantevoltenoi,quandovediamotantagentenella strada–gente bisognosa, ammalata, chenonhadamangiare – sentiamofastidio.Quante volte, quando ci troviamo davanti a tanti profughi e rifugiati,sentiamofastidio.Èunatentazionechetuttinoiabbiamo.Tutti,anch’io!Èperquesto che la Parola di Dio ci ammonisce ricordandoci che l’indifferenza el’ostilità rendono ciechi e sordi, impediscono di vedere i fratelli e nonpermettono di riconoscere in essi il Signore. Indifferenza e ostilità. E a voltequesta indifferenza e ostilità diventano anche aggressione e insulto: “ma

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cacciateli via tutti questi!”, “metteteli in un’altra parte!”. Quest’aggressione èquello che faceva la gente quando il cieco gridava: “ma tu vai via, dai, nonparlare,nongridare”.Notiamo un particolare interessante. L’Evangelista dice che qualcuno della

folla spiegò al cieco il motivo di tutta quella gente dicendo: «Passa Gesù, ilNazareno!»(v.37).IlpassaggiodiGesùèindicatoconlostessoverboconcuinellibrodell’Esodosiparladelpassaggiodell’angelosterminatorechesalvagliIsraeliti in terrad’Egitto (cfrEs 12,23).È il “passaggio”dellapasqua, l’iniziodella liberazione: quando passa Gesù, sempre c’è liberazione, sempre c’èsalvezza!Alcieco,quindi,ècomesevenisseannunciatalasuapasqua .Senzalasciarsi intimorire, ilciecogridapiùvolteversoGesù riconoscendolocome ilFigliodiDavide,ilMessiaattesoche,secondoilprofetaIsaia,avrebbeapertogliocchiaiciechi (cfr Is35,5).Adifferenzadella folla,questociecovedecongliocchidellafede.Grazieadessalasuasupplicahaunapotenteefficacia.Infatti,all’udirlo, «Gesù si fermò e ordinò che lo conducessero da lui» (v. 40). Cosìfacendo Gesù toglie il cieco dal margine della strada e lo pone al centrodell’attenzione dei suoi discepoli e della folla. Pensiamo anche noi, quandosiamostatiinsituazionibrutte,anchesituazionidipeccato,com’èstatoproprioGesù a prenderci permano e a toglierci dalmargine della strada e donarci lasalvezza.Sirealizzacosìunduplicepassaggio.Primo:lagenteavevaannunciatounabuonanovellaalcieco,manonvolevaaverenienteachefareconlui;oraGesùobbliga tutti a prendere coscienza che il buon annuncio implica porre alcentrodellapropriastradacoluicheneeraescluso.Secondo:asuavolta,ilciecononvedeva,ma la sua fede gli apre la via della salvezza, ed egli si ritrova inmezzo a quanti sono scesi in strada per vedere Gesù. Fratelli e sorelle, Ilpassaggiodel Signore è un incontrodimisericordia che tutti unisce intornoaLui per permettere di riconoscere chi ha bisogno di aiuto e di consolazione .AnchenellanostravitaGesùpassa;equandopassaGesù,eiomeneaccorgo,èun invito ad avvicinarmi a Lui, a essere più buono, a essere un cristianomigliore,aseguireGesù.Gesùsirivolgealciecoeglidomanda:«Checosavuoicheiofacciaperte?»

(v. 41).Queste parole diGesù sono impressionanti: il Figlio diDio ora sta difrontealciecocomeunumileservo.Lui,Gesù,Dio,dice:“Macosavuoicheiotifaccia?Cometuvuoicheiotiserva?”Diosifaservodell’uomopeccatore.EilciecorispondeaGesùnonpiùchiamandolo“FigliodiDavide”,ma“Signore”,il titoloche laChiesa findagli iniziapplicaaGesùRisorto. Il ciecochiededipotervederedinuovoeilsuodesideriovieneesaudito:«Abbidinuovolavista!Latuafedetihasalvato»(v.42).EglihamostratolasuafedeinvocandoGesùe

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volendoassolutamente incontrarlo,equestoglihaportato indono la salvezza.Grazie alla fede ora può vedere e, soprattutto, si sente amato da Gesù . Perquesto il racconto termina riferendo che il cieco «cominciò a seguirloglorificandoDio» (v. 43): si fa discepolo . Damendicante a discepolo, anchequesta è la nostra strada: tutti noi siamo mendicanti, tutti. Abbiamo bisognosempre di salvezza. E tutti noi, tutti i giorni, dobbiamo fare questo passo: damendicantiadiscepoli.Ecosì,ilciecosiincamminadietroalSignoreentrandoafarpartedellasuacomunità.Coluichevolevanofartacere,adessotestimoniaadaltavoceilsuoincontroconGesùdiNazaret,e«tuttoilpopolo,vedendo,diedelodeaDio»(v.43).Avvieneunsecondomiracolo:ciòcheèaccadutoalciecofasì che anche la gente finalmente veda . La stessa luce illumina tuttiaccomunandolinellapreghieradilode.CosìGesùeffondelasuamisericordiasututti coloro che incontra: li chiama, li favenire a sé, li raduna, li guarisce e liillumina, creando un nuovo popolo che celebra le meraviglie del suo amoremisericordioso.LasciamocianchenoichiamaredaGesù,elasciamociguariredaGesù,perdonaredaGesù,eandiamodietroGesùlodandoDio.Cosìsia!©Copyright-LibreriaEditriceVaticana

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24.LaMisericordiapurificailcuore

Carifratelliesorelle,buongiorno!«Signore, se vuoi, puoi purificarmi!» (Lc 5,12): è la richiesta che abbiamo

sentito rivolgere aGesù da un lebbroso.Quest’uomonon chiede solamente diessereguarito,madiessere“purificato”,cioèrisanatointegralmente,nelcorpoenelcuore.Infatti, lalebbraeraconsiderataunaformadimaledizionediDio,diimpurità profonda. Il lebbroso doveva tenersi lontano da tutti; non potevaaccedereal tempioeanessunserviziodivino.LontanodaDioe lontanodagliuomini.Tristevitafacevaquestagente!Nonostante ciò, quel lebbroso non si rassegna né alla malattia né alle

disposizioniche fannodi luiunescluso.Per raggiungereGesù,non temettediinfrangerelaleggeedentraincittà–cosachenondovevafare,glieravietato-,e quando lo trovò «gli si gettò dinanzi, pregandolo: Signore, se vuoi, puoipurificarmi» (v. 12).Tutto ciò che quest’uomo considerato impuro fa e dice èl’espressionedellasuafede!RiconoscelapotenzadiGesù:èsicurocheabbiailpoteredisanarloechetuttodipendadallasuavolontà.Questafedeèlaforzacheglihapermessodirompereogniconvenzioneedicercarel’incontroconGesùe,inginocchiandosidavanti aLui, lo chiama“Signore”.La supplicadel lebbrosomostrachequandocipresentiamoaGesùnonènecessariofarelunghidiscorsi.Bastano poche parole, purché accompagnate dalla piena fiducia nella suaonnipotenza e nella sua bontà. Affidarci alla volontà di Dio significa infattirimetterci alla sua infinita misericordia. Anche io vi farò una confidenzapersonale. La sera, prima di andare a letto, io prego questa breve preghiera:“Signore, se vuoi, puoi purificarmi!”. E prego cinque “Padre nostro”, uno perognipiagadiGesù,perchéGesùcihapurificatoconlepiaghe.Masequestolofaccio io, potete farlo anchevoi, a casavostra, e dire: “Signore, se vuoi, puoipurificarmi!”epensareallepiaghediGesùedireun“Padrenostro”perognunadiesse.EGesùciascoltasempre.Gesùèprofondamentecolpitodaquest’uomo.IlVangelodiMarcosottolinea

che «ne ebbe compassione, tese lamano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, siipurificato!» (1,41). Il gesto diGesù accompagna le sue parole e ne rende piùesplicito l’insegnamento. Contro le disposizioni della Legge di Mosè, cheproibivadiavvicinarsiaunlebbroso(cfrLv13,45-46),Gesùstende lamanoepersinolotocca.Quantevoltenoiincontriamounpoverochecivieneincontro!

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Possiamoessereanchegenerosi,possiamoaverecompassione,peròdisolitononlotocchiamo.Glioffriamolamoneta, labuttiamolì,maevitiamodi toccare lamano.Edimentichiamochequelloè ilcorpodiCristo!Gesùci insegnaanonavere timore di toccare il povero e l’escluso, perché Lui è in essi. Toccare ilpovero può purificarci dall’ipocrisia e renderci inquieti per la sua condizione.Toccaregliesclusi.Oggimiaccompagnanoquiquestiragazzi.Tantipensanodiloro che sarebbe stato meglio che fossero rimasti nella loro terra, ma lìsoffrivano tanto. Sono i nostri rifugiati, ma tanti li considerano esclusi. Perfavore, sono i nostri fratelli! Il cristianononescludenessuno,dàposto a tutti,lasciaveniretutti.Dopoaverguaritoillebbroso,Gesùglicomandadinonparlarneconnessuno,

maglidice:«Va’amostrartialsacerdoteefa’l’offertaperlatuapurificazionecomeMosèhaprescritto,atestimonianzaperloro»(v.14).QuestadisposizionediGesùmostraalmenotrecose.Laprima:lagraziacheagisceinnoinonricercailsensazionalismo.Disolitoessasimuovecondiscrezioneesenzaclamore.PermedicarelenostreferiteeguidarcisullaviadellasantitàessalavoramodellandopazientementeilnostrocuoresulCuoredelSignore,cosìdaassumernesemprepiù i pensieri e i sentimenti. La seconda: facendo verificare ufficialmentel’avvenuta guarigione ai sacerdoti e celebrando un sacrificio espiatorio, illebbrosovieneriammessonellacomunitàdeicredentienellavitasociale.Ilsuoreintegro completa la guarigione. Come aveva lui stesso supplicato, ora ècompletamente purificato! Infine, presentandosi ai sacerdoti il lebbroso rendelorotestimonianzariguardoaGesùeallasuaautoritàmessianica.Laforzadellacompassione con cui Gesù ha guarito il lebbroso ha portato la fede diquest’uomoadaprirsiallamissione.Eraunescluso,adessoèunodinoi.Pensiamo a noi, alle nostremiserie…Ognuno ha le proprie. Pensiamo con

sincerità. Quante volte le copriamo con la ipocrisia delle “buonemaniere”. Eproprio allora ènecessario stareda soli,mettersi inginocchiodavanti aDio epregare:«Signore,sevuoi,puoipurificarmi!».Efatelo,fateloprimadiandarealetto,tuttelesere.Eadessodiciamoinsiemequestabellapreghiera:“Signore,sevuoi,puoipurificarmi!”.©Copyright-LibreriaEditriceVaticana

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25.Laconsolazioneperunamamma

Carifratelliesorelle,buongiorno!IlbranodelVangelodiLucacheabbiamoascoltato(7,11-17)cipresentaun

miracolodiGesùveramentegrandioso:larisurrezionediunragazzo.Eppure,ilcuore di questo racconto non è ilmiracolo,ma la tenerezza di Gesù verso lamamma di questo ragazzo. La misericordia prende qui il nome di grandecompassioneversounadonnacheavevapersoilmaritoecheoraaccompagnaalcimitero il suo unico figlio. È questo grande dolore di una mamma checommuoveGesùeloprovocaalmiracolodellarisurrezione.Nell’introdurre questo episodio, l’Evangelista indugia su molti particolari.

Alla porta della cittadina di Nain – un villaggio – si incontrano due gruppinumerosicheprovengonodadirezioniopposteechenonhannonullaincomune.Gesù, seguito dai discepoli e da una grande folla sta per entrare nell’abitato,mentredaessostauscendoilmestocorteocheaccompagnaundefunto,conlamadrevedovaemoltagente.Pressolaportaiduegruppisisfioranosolamenteandando ognuno per la propria strada, ma è allora che san Luca annota ilsentimento di Gesù: «Vedendo [la donna], il Signore fu preso da grandecompassione per lei e le disse: “Non piangere!”. Si avvicinò e toccò la bara,mentreiportatorisifermarono»(vv.13-14).Grandecompassioneguidaleazionidi Gesù: è Lui che ferma il corteo toccando la bara e, mosso dalla profondamisericordiaperquestamadre,decidediaffrontarelamorte,percosìdire,a tupertu.El’affronteràdefinitivamente,atupertu,sullaCroce.Durante questo Giubileo, sarebbe una buona cosa che, nel varcare la Porta

Santa, laPortadellaMisericordia, ipellegrini ricordasseroquestoepisodiodelVangelo, accaduto sulla porta di Nain. Quando Gesù vide questa madre inlacrime,essaentrònel suocuore!AllaPortaSantaognunogiungeportando lapropriavita,conlesuegioieelesuesofferenze,iprogettieifallimenti,idubbieitimori,perpresentarlaallamisericordiadelSignore.Stiamosicuriche,pressolaPortaSanta,ilSignoresifavicinoperincontrareognunodinoi,perportareeoffrire la suapotenteparolaconsolatrice:«Nonpiangere!» (v.13).Questaè laPortadell’incontrotraildoloredell’umanitàelacompassionediDio.Varcandola soglia noi compiamo il nostro pellegrinaggio dentro lamisericordia di Dioche,comealragazzomorto,ripeteatutti:«Dicoate,alzati!»(v.14).Aognunodinoidice:“Alzati!”.Diocivuoleinpiedi.Cihacreatiperessereinpiedi:per

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questo,lacompassionediGesùportaaquelgestodellaguarigione,aguarirci,dicuilaparolachiaveè:“Alzati!Mettitiinpiedi,cometihacreatoDio!”.Inpiedi.“Ma,Padre,noicadiamo tantevolte”–“Avanti, alzati!”.Questaè laparoladiGesù,sempre.NelvarcarelaPortaSanta,cerchiamodisentirenelnostrocuorequestaparola:“Alzati!”.LaparolapotentediGesùpuòfarci rialzareeoperareancheinnoiilpassaggiodallamorteallavita.Lasuaparolacifarivivere,donasperanza,rinfrancaicuoristanchi,apreaunavisionedelmondoedellavitacheva oltre la sofferenza e la morte. Sulla Porta Santa è inciso per ognunol’inesauribiletesorodellamisericordiadiDio!RaggiuntodallaparoladiGesù,«ilmortosimisesedutoecominciòaparlare.

Ed egli lo restituì a sua madre» (v. 15). Questa frase è tanto bella: indica latenerezza di Gesù: “Lo restituì a sua madre”. La madre ritrova il figlio.RicevendolodallemanidiGesùessadiventamadreperlasecondavolta,mailfigliocheoraleèrestituitononèdaleicheharicevutolavita.Madreefiglioricevono così la rispettiva identità grazie alla parola potente diGesù e al suogestoamorevole.Così,specialmentenelGiubileo,lamadreChiesariceveisuoifigli riconoscendo in loro lavitadonatadallagraziadiDio.E’ in forzadi talegrazia, lagraziadelBattesimo,che laChiesadiventamadreecheciascunodinoidiventasuofiglio.Difrontealragazzotornatoinvitaerestituitoallamadre,«tuttifuronopresi

da timore e glorificavanoDio dicendo: “Un grande profeta è sorto tra noi” e“Dio ha visitato il suo popolo”. Quanto Gesù ha fatto non è dunque soloun’azionedisalvezzadestinataallavedovaealsuofiglio,oungestodibontàlimitatoaquellacittadina.NelsoccorsomisericordiosodiGesù,Diovaincontroalsuopopolo,inLuiappareecontinueràadapparireall’umanitàtuttalagraziadi Dio. Celebrando questo Giubileo, che ho voluto fosse vissuto in tutte leChieseparticolari,cioèintuttelechiesedelmondo,enonsoloaRoma,ècomesetuttalaChiesasparsanelmondosiunissenell’unicocantodilodealSignore.AncheoggilaChiesariconoscediesserevisitatadaDio.Perquesto,avviandocialla Porta della Misericordia, ognuno sa di avviarsi alla porta del cuoremisericordiosodiGesù:èLuiinfattilaveraPortacheconduceallasalvezzaecirestituisce a una vita nuova. La misericordia, sia in Gesù sia in noi, è uncamminochepartedalcuoreperarrivareallemani.Cosasignifica,questo?Gesùtiguarda,tiguarisceconlasuamisericordia,tidice:“Alzati!”,eiltuocuoreènuovo.Cosasignificacompiereuncamminodalcuoreallemani?Significachecon il cuore nuovo, con il cuore guarito da Gesù posso compiere le opere dimisericordia mediante le mani, cercando di aiutare, di curare tanti che hannobisogno.Lamisericordiaèuncamminochepartedalcuoreearrivaallemani,

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cioèalleoperedimisericordia.Hodettoche lamisericordiaèuncamminochevadal cuoreallemani.Nel

cuore,noiriceviamolamisericordiadiGesù,checidàilperdonoditutto,perchéDio perdona tutto e ci solleva, ci dà la vita nuova e ci contagia con la suacompassione. Da quel cuore perdonato e con la compassione di Gesù,incomincia il cammino verso lemani, cioè verso le opere dimisericordia.Midiceva unVescovo, l’altro giorno, che nella sua cattedrale e in altre chiese hafattoportedimisericordiadientrataediuscita.Iohochiesto:“Perchéhaifattoquesto?” – “Perché una porta è per entrare, chiedere il perdono e avere lamisericordiadiGesù;l’altraèlaportadellamisericordiainuscita,perportarelamisericordia agli altri, con le nostre opere di misericordia”.Ma è intelligentequestovescovo!Anchenoifacciamolostessoconilcamminochevadalcuorealla mani: entriamo in chiesa per la porta della misericordia, per ricevere ilperdonodiGesù,checidice“Alzati!Vai,Vai!”;econquesto“vai!”–inpiedi–usciamo per la porta di uscita. E’ la Chiesa in uscita: il cammino dellamisericordiachevadalcuoreallemani.Fatequestocammino!©Copyright-LibreriaEditriceVaticana

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26.LaMisericordiastrumentodiComunione

Carifratelliesorelle,buongiorno!Oggivogliamorifletteresulmiracolodellamoltiplicazionedeipani.All’inizio

delraccontochenefaMatteo(cfr14,13-21),GesùhaappenaricevutolanotiziadellamortediGiovanniBattista,econunabarcaattraversaillagoallaricercadi«unluogodeserto,indisparte»(v.13).Lagenteperòcapisceeloprecedeapiedicosìche«scesodallabarca,eglivideunagrandefolla,esentìcompassioneperloroeguarì i loromalati» (v.14).CosìeraGesù: semprecon lacompassione,semprepensandoaglialtri.Impressionaladeterminazionedellagente,chetemedi essere lasciata sola, come abbandonata. Morto Giovanni Battista, profetacarismatico, siaffidaaGesù,delquale lo stessoGiovanniavevadetto:«Coluiche viene dopo di me è più forte di me» (Mt 3,11). Così la folla lo seguedappertutto, per ascoltarlo e per portargli i malati. E vedendo questo Gesù sicommuove. Gesù non è freddo, non ha un cuore freddo. Gesù è capace dicommuoversi.Daunaparte,Eglisisentelegatoaquestafollaenonvuolechevada via; dall’altra, ha bisogno di momenti di solitudine, di preghiera, con ilPadre.TantevoltetrascorrelanottepregandoconsuoPadre.Anche quel giorno, dunque, il Maestro si dedicò alla gente. La sua

compassione non è un vago sentimento;mostra invece tutta la forza della suavolontà di stare vicino a noi e di salvarci. Ci ama tantoGesù, e vuole esserevicinoanoi.Sulfardellasera,Gesùsipreoccupadidardamangiareatuttequellepersone,

stancheeaffamateesiprendecuradiquantiloseguono.Evuolecoinvolgereinquestoisuoidiscepoli.Infattidiceloro:«Voistessidatelorodamangiare»(v.16).Edimostròadessicheipochipaniepescicheavevano,conlaforzadellafedeedellapreghiera,potevanoesserecondivisipertuttaquellagente.Gesùfaun miracolo, ma è il miracolo della fede, della preghiera, suscitato dallacompassioneedall’amore.CosìGesù«spezzò ipanie lidiedeaidiscepolie idiscepoliallafolla»(v.19).IlSignorevaincontroallenecessitàdegliuomini,mavuolerendereognunodinoiconcretamentepartecipedellasuacompassione.OrasoffermiamocisulgestodibenedizionediGesù:Egli«preseicinquepani

eiduepesci,alzògliocchialcielo,recitòlabenedizione,spezzòipanielidiede»(v.19).Comesivede,sonoglistessisegnicheGesùhacompiutonell’UltimaCena;esonoancheglistessicheognisacerdotecompiequandocelebralaSanta

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Eucaristia. La comunità cristiana nasce e rinasce continuamente da questacomunione eucaristica.Vivere la comunione conCristo è perciò tutt’altro cherimanerepassiviedestraniarsidallavitaquotidiana,alcontrario,semprepiùciinseriscenellarelazionecongliuominieledonnedelnostrotempo,peroffrireloro il segno concreto dellamisericordia e dell’attenzionediCristo.Mentre cinutrediCristo,l’EucaristiachecelebriamotrasformapocoapocoanchenoiincorpodiCristoecibospiritualeper i fratelli.Gesùvuoleraggiungere tutti,perportare a tutti l’amore di Dio. Per questo rende ogni credente servitore dellamisericordia. Gesù ha visto la folla, ha sentito compassione per essa ed hamoltiplicaipani;cosìfalostessoconl’Eucaristia.EnoicredentichericeviamoquestopaneeucaristicosiamospintidaGesùaportarequestoservizioaglialtri,conlastessasuacompassione.Questoèilpercorso.Il racconto della moltiplicazione dei pani e dei pesci si conclude con la

constatazionechetuttisisonosaziatieconlaraccoltadeipezziavanzati(cfrv.20).QuandoGesù con la sua compassione e il suo amore ci dàunagrazia, ciperdonaipeccati,ciabbraccia,ciama,nonfalecoseametà,macompletamente.Come è accaduto qui: tutti si sono saziati. Gesù riempie il nostro cuore e lanostravitadelsuoamore,delsuoperdono,dellasuacompassione.Gesùdunqueha permesso ai suoi discepoli di eseguire il suo ordine. In questo modo essiconosconolastradadapercorrere:sfamareilpopoloetenerlounito;esserecioèalserviziodellavitaedellacomunione.InvochiamodunqueilSignore,perchérendasemprelasuaChiesacapacediquestosantoservizio,eperchéognunodinoipossaesserestrumentodicomunionenellapropriafamiglia,nellavoro,nellaparrocchiaeneigruppidiappartenenza,unsegnovisibiledellamisericordiadiDio che non vuole lasciare nessuno nella solitudine e nel bisogno, affinchédiscendanolacomunionee lapacetragliuominie lacomunionedegliuominiconDio,perchéquestacomunioneèvitapertutti.©Copyright-LibreriaEditriceVaticana

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27.Lamisericordiaoffredignità

Carifratelliesorelle,buongiorno!IlVangelocheabbiamoascoltatocipresentaunafigurachespiccaperlasua

fedeeilsuocoraggio.SitrattadelladonnacheGesùhaguaritodallesueperditedisangue(cfrMt9,20-22).Passandoinmezzoallafolla,siavvicinaallespallediGesùpertoccareillembodelsuomantello.«Dicevainfattitrasé:Seriusciròanchesoloatoccareilsuomantellosaròsalvata»(v.21).Quantafede!Quantafede avevaquesta donna!Ragiona così perché è animata da tanta fede e tantasperanzae,conuntoccodifurbizia,realizzaquantohanelcuore.IldesideriodiesseresalvatadaGesùè taledafarlaandareoltre leprescrizionistabilitedallaleggediMosè.Questapoveradonnainfattidamoltianninonèsemplicementemalata,maè ritenuta impuraperchéaffettadaemorragie (cfrLv15,19-30).E’perciò esclusa dalle liturgie, dalla vita coniugale, dai normali rapporti con ilprossimo. L’evangelista Marco aggiunge che aveva consultato molti medici,dandofondoaisuoimezziperpagarliesopportandocuredolorose,maerasolopeggiorata. Era una donna scartata dalla società. E’ importante considerarequestacondizione–di scartata–per capire il suo statod’animo: lei sentecheGesùpuòliberarladallamalattiaedallostatodiemarginazioneediindegnitàincuidaannisitrova.Inunaparola:sa,sentecheGesùpuòsalvarla.Questocasofarifletteresucomeladonnasiaspessopercepitaerappresentata.

Tutti siamo messi in guardia, anche le comunità cristiane, da visioni dellafemminilitàinficiatedapregiudiziesospettilesividellasuaintangibiledignità.In tal senso sonoproprio iVangeli a ripristinare laveritàea ricondurreadunpunto di vista liberatorio.Gesù ha ammirato la fede di questa donna che tuttievitavano e ha trasformato la sua speranza in salvezza. Non sappiamo il suonome,malepocherigheconcuiiVangelidescrivonoilsuoincontroconGesùdelineanounitinerariodifedecapacediristabilirelaveritàelagrandezzadelladignitàdiognipersona.Nell’incontroconCristosiaprepertutti,uominiedonnediogniluogoediognitempo,laviadellaliberazioneedellasalvezza.IlVangelodiMatteodicechequandoladonnatoccòilmantellodiGesù,Egli

«sivoltò»e«lavide» (v.22), equindi le rivolse laparola.Comedicevamo,acausa del suo stato di esclusione, la donna ha agito di nascosto, alle spalle diGesù, era unpo’ timorosa, per non essere vista, perché era una scartata.Gesù

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invecelavedeeilsuosguardononèdirimprovero,nondice:“Vattenevia,tuseiuna scartata!”, come se dicesse: “Tu sei una lebbrosa, vattene via!”. No, nonrimprovera,ma lo sguardo diGesù è dimisericordia e tenerezza. Egli sa checosa è avvenuto e cerca l’incontro personale con lei, quello che in fondo ladonnastessadesiderava.QuestosignificacheGesùnonsololaaccoglie,malaritienedegnaditaleincontroalpuntodifarledonodellasuaparolaedellasuaattenzione.Nellapartecentraledelraccontoilterminesalvezzaèripetuto trevolte .«Se

riusciròanchesoloatoccareilsuomantello,saròsalvata.Gesùsivoltò,lavideedisse:“Coraggio,figlia,latuafedetihasalvata!”.Edaquell’istanteladonnafusalvata»(vv.21-22).Questo«coraggio,figlia»esprimetuttalamisericordiadiDioperquellapersona.Eperognipersonascartata.Quantevoltecisentiamointeriormente scartati per i nostri peccati, ne abbiamo fatte tante, ne abbiamofatte tante… E il Signore ci dice: “Coraggio! Vieni! Per me tu non sei unoscartato,unascartata.Coraggio,figlia.Tuseiunfiglio,unafiglia”.Equestoèilmomentodellagrazia,è ilmomentodelperdono,è ilmomentodell’inclusionenella vita di Gesù, nella vita della Chiesa. E' il momento della misericordia.Oggi, a tutti noi,peccatori, che siamograndipeccatoriopiccolipeccatori,matuttilosiamo,atuttinoiilSignoredice:“Coraggio,vieni!Noiseipiùscartato,nonseipiùscartata:iotiperdono,iotiabbraccio”.CosìèlamisericordiadiDio.DobbiamoaverecoraggioeandaredaLui,chiedereperdonoperinostripeccatie andare avanti.Con coraggio, comeha fatto questa donna.Poi, la “salvezza”assume molteplici connotati: anzitutto restituisce alla donna la salute; poi laliberadallediscriminazioni sociali e religiose; inoltre, realizza la speranza chelei portava nel cuore annullando le sue paure e il suo sconforto; infine, larestituisce alla comunità liberandola dalla necessità di agire di nascosto. Equest’ultimacosaèimportante:unapersonascartataagiscesempredinascosto,qualchevoltaotuttalavita:pensiamoailebbrosidiqueitempi,aisenzatettodioggi…; pensiamo ai peccatori, a noi peccatori: facciamo sempre qualcosa dinascosto, abbiamo la necessità di fare qualcosa di nascosto, perché civergogniamodiquellochesiamo...Eluiciliberadaquesto,Gesùciliberaecifamettere inpiedi:“Alzati,vieni, inpiedi!”.ComeDiocihacreati:Diocihacreatiinpiedi,nonumiliati.Inpiedi.QuellacheGesùdonaèunasalvezzatotale,chereintegralavitadelladonnanellasferadell’amorediDioe,altempostesso,laristabiliscenellasuapienadignità.Insomma,nonèilmantellocheladonnahatoccatoadarlelasalvezza,mala

paroladiGesù,accoltanella fede , capacedi consolarla, guarirla e ristabilirlanellarelazioneconDioeconilsuopopolo.Gesùèl’unicafontedibenedizione

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da cui scaturisce la salvezza per tutti gli uomini, e la fede è la disposizionefondamentaleperaccoglierla.Gesù,ancoraunavolta,conilsuocomportamentopieno di misericordia, indica alla Chiesa il percorso da compiere per andareincontroadognipersona,perchéognunopossaessereguaritonelcorpoenellospiritoerecuperareladignitàdifiglidiDio.Grazie.©Copyright-LibreriaEditriceVaticana

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28.Èlamisericordiachesalva

Carifratelliesorelle,buongiorno!Abbiamo ascoltato un brano del Vangelo di Matteo (11,2-6). L’intento

dell’evangelistaèquellodifarcientrarepiùprofondamentenelmisterodiGesù,percoglierelasuabontàelasuamisericordia.L’episodioèilseguente:GiovanniBattistamandaisuoidiscepolidaGesù–Giovannieraincarcere-perfargliunadomandamoltochiara:«Sei tu colui chedevevenireodobbiamoaspettareunaltro?» (v. 3). Era proprio nelmomento del buio… Il Battista attendeva conansiailMessiaenellasuapredicazioneloavevadescrittoatinteforti,comeungiudice che finalmente avrebbe instaurato il regno di Dio e purificato il suopopolo, premiando i buoni e castigando i cattivi. Egli predicava così: «Già lascureèpostaallaradicedeglialberi;perciòognialberochenondàbuonfruttoviene tagliato e gettato nel fuoco» (Mt 3,10).Ora cheGesù ha iniziato la suamissionepubblica conuno stilediverso;Giovanni soffreperché si trova inundoppio buio: nel buio del carcere e di una cella, e nel buio del cuore. NoncapiscequestostilediGesùevuolesapereseèproprioLuiilMessia,oppuresesideveaspettareunaltro.ElarispostadiGesùsembraaprimavistanoncorrispondereallarichiestadel

Battista.Gesù,infatti,dice:«AndateeriferiteaGiovanniciòcheuditeevedete:iciechi riacquistano lavista,gli zoppicamminano, i lebbrosi sonopurificati, isordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato ècolui che non trova inmemotivo di scandalo!» (vv. 4-6).Qui diventa chiarol’intentodelSignoreGesù:Egli rispondediessere lo strumentoconcretodellamisericordia del Padre, che a tutti va incontro portando la consolazione e lasalvezza, e in questomodomanifesta il giudizio di Dio. I ciechi, gli zoppi, ilebbrosi, i sordi, recuperano la loro dignità e non sono più esclusi per la loromalattia, i morti ritornano a vivere, mentre ai poveri è annunciata la BuonaNotizia.Equestadiventalasintesidell’agirediGesù,cheinquestomodorendevisibileetangibilel’agirestessodiDio.Ilmessaggio che la Chiesa riceve da questo racconto della vita di Cristo è

moltochiaro.DiononhamandatoilsuoFiglionelmondoperpunireipeccatoriné per annientare i malvagi. A loro è invece rivolto l’invito alla conversioneaffinché, vedendo i segni della bontà divina, possano ritrovare la strada delritorno.ComediceilSalmo:«Seconsiderilecolpe,Signore,/Signore,chitipuò

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resistere?/Maconteèilperdono:/cosìavremoiltuotimore»(130,3-4).LagiustiziacheilBattistaponevaalcentrodellasuapredicazione,inGesùsi

manifestainprimoluogocomemisericordia.EidubbidelPrecursorenonfannocheanticiparelosconcertocheGesùsusciteràinseguitoconlesueazionieconlesueparole.Sicomprende,allora,laconclusionedellarispostadiGesù.Dice:«Beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!» (v. 6). Scandalosignifica “ostacolo”. Gesù perciò ammonisce su un particolare pericolo: sel’ostacoloacrederesonosoprattutto lesueazionidimisericordia,ciòsignificachesihauna falsa immaginedelMessia.Beati invececoloroche,di fronteaigestiealleparolediGesù,rendonogloriaalPadrecheèneicieli.L’ammonimento di Gesù è sempre attuale: anche oggi l’uomo costruisce

immaginidiDiochegliimpedisconodigustarelasuarealepresenza.Alcunisiritagliano una fede “fai di te” che riduce Dio nello spazio limitato dei propridesideri e delle proprie convinzioni. Ma questa fede non è conversione alSignorechesirivela,anzi,gli impediscediprovocarelanostravitaelanostracoscienza. Altri riducono Dio a un falso idolo; usano il suo santo nome pergiustificare i propri interessi o addirittura l’odio e laviolenza.Per altri ancoraDioèsolounrifugiopsicologicoincuiessererassicuratineimomentidifficili:sitratta di una fede ripiegata su sé stessa, impermeabile alla forza dell’amoremisericordioso di Gesù che spinge verso i fratelli. Altri ancora consideranoCristo solo un buonmaestro di insegnamenti etici, uno fra i tanti della storia.Infine, c’è chi soffoca la fede in un rapporto puramente intimistico conGesù,annullandolasuaspintamissionariacapaceditrasformareilmondoelastoria.NoicristianicrediamonelDiodiGesùCristo,e ilnostrodesiderioèquellodicrescerenell’esperienzavivadelsuomisterodiamore.Impegniamocidunqueanonfrapporrealcunostacoloall’agiremisericordioso

delPadre,madomandiamoildonodiunafedegrandeperdiventareanchenoisegniestrumentidimisericordia.©Copyright-LibreriaEditriceVaticana

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29.Imparatedame

Carifratelliesorelle,buongiorno!Durante questo Giubileo abbiamo riflettuto più volte sul fatto che Gesù si

esprimeconunatenerezzaunica,segnodellapresenzaedellabontàdiDio.Oggici soffermiamo su un passo commovente del Vangelo (cfrMt 11,28-30), nelqualeGesùdice:«Veniteame,voituttichesietestanchieoppressi,eiovidaròristoro.[…]Imparatedame,chesonomiteeumiledicuore,etrovereteristoroper la vostra vita» (vv. 28-29). L’invito del Signore è sorprendente: chiama aseguirlo persone semplici e gravate da una vita difficile, chiama a seguirlopersonechehannotantibisogniepromettelorocheinLuitroverannoriposoesollievo.L’invitoèrivoltoinformaimperativa:«veniteame»,«prendeteilmiogiogo», «imparate da me». Magari tutti i leaders del mondo potessero direquesto!Cerchiamodicogliereilsignificatodiquesteespressioni.Ilprimoimperativoè«Veniteame».Rivolgendosiacolorochesonostanchi

e oppressi, Gesù si presenta come il Servo del Signore descritto nel libro delprofeta Isaia.Cosìdice ilpassodi Isaia:«IlSignoremihadatouna linguadadiscepolo, perché io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato» (50,4). Aquestisfiduciatidellavita,ilVangeloaffiancaspessoancheipoveri(cfrMt11,5)eipiccoli(cfrMt18,6).Sitrattadiquantinonpossonocontaresumezzipropri,nésuamicizieimportanti.EssipossonosoloconfidareinDio.Consapevolidellapropria umile e misera condizione, sanno di dipendere dalla misericordia delSignore,attendendodaLui l’unicoaiutopossibile.Nell’invitodiGesù trovanofinalmente risposta alla loro attesa: diventando suoi discepoli ricevono lapromessa di trovare ristoro per tutta la vita.Una promessa che al termine delVangelovieneestesaatuttelegenti:«Andatedunque–diceGesùagliApostoli– e fate discepoli tutti i popoli» (Mt 28,19). Accogliendo l’invito a celebrarequestoannodigraziadelGiubileo,intuttoilmondoipellegrinivarcanolaPortadellaMisericordiaapertanellecattedrali,neisantuari,intantechiesedelmondo,negliospedali,nellecarceri.PerchévarcanoquestaPortadellaMisericordia?PertrovareGesù,per trovare l’amiciziadiGesù,per trovare il ristoroche soltantoGesùdà.Questocamminoesprimelaconversionediognidiscepolochesiponealla sequela di Gesù. E la conversione consiste sempre nello scoprire lamisericordiadelSignore.Essaèinfinitaeinesauribile:ègrandelamisericordiadelSignore!Attraversando laPortaSanta, quindi, professiamo«che l’amore è

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presentenelmondoechequestoamoreèpiùpotentediognigeneredimale,incuil’uomo,l’umanità,ilmondosonocoinvolti»(GiovanniPaoloII,Enc.Divesinmisericordia,7).Il secondo imperativo dice: “Prendete il mio giogo ”. Nel contesto

dell’Alleanza,latradizionebiblicautilizzal’immaginedelgiogoperindicarelostrettovincolochelegailpopoloaDioe,diconseguenza,lasottomissioneallasua volontà espressa nella Legge. In polemica con gli scribi e i dottori dellalegge,Gesùponesuisuoidiscepoliilsuogiogo,nelqualelaLeggetrovailsuocompimento.VuoleinsegnarelorochescoprirannolavolontàdiDiomediantelasua persona: mediante Gesù, non mediante leggi e prescrizioni fredde che lostessoGesùcondanna.Bastaleggereilcapitolo23diMatteo!LuistaalcentrodellalororelazioneconDio,ènelcuoredellerelazionifraidiscepoliesiponecomefulcrodellavitadiciascuno.Ricevendoil“giogodiGesù”ognidiscepoloentracosìincomunioneconLuiedèresopartecipedelmisterodellasuacroceedelsuodestinodisalvezza.Neconsegueil terzoimperativo:“Imparatedame”.AisuoidiscepoliGesù

prospettauncamminodiconoscenzaediimitazione.Gesùnonèunmaestrocheconseverità imponeadaltrideipesiche luinonporta:questaera l’accusachefacevaaidottoridella legge.Egli si rivolgeagli umili, ai piccoli, ai poveri, aibisognosiperchéLui stesso si è fattopiccoloeumile.Comprende i poveri e isofferentiperchéLuistessoèpoveroeprovatodaidolori.Persalvarel’umanitàGesù non ha percorso una strada facile; al contrario, il suo cammino è statodoloroso e difficile. Come ricorda la Lettera ai Filippesi: «Umiliò sé stessofacendosiobbedientefinoallamorteeaunamortedicroce»(2,8).IlgiogocheipoverieglioppressiportanoèlostessogiogocheLuihaportatoprimadiloro:perquestoèungiogoleggero.Eglisiècaricatosullespalleidolorieipeccatidell’interaumanità.Perildiscepolo,dunque,ricevereilgiogodiGesùsignificariceverelasuarivelazioneeaccoglierla:inLuilamisericordiadiDiosièfattacarico delle povertà degli uomini, donando così a tutti la possibilità dellasalvezza.Ma perchéGesù è capace di dire queste cose? PerchéLui si è fattotuttoatutti,vicinoatutti,aipiùpoveri!Eraunpastoretralagente,traipoveri:lavorava tutto il giorno con loro. Gesù non era un principe. E’ brutto per laChiesaquando i pastori diventanoprincipi, lontani dalla gente, lontani dai piùpoveri:quellononè lospiritodiGesù.QuestipastoriGesùrimproverava,ediloroGesù diceva alla gente: “fate quello che loro dicono,ma non quello chefanno”.Cari fratelli e sorelle, anche per noi ci sono momenti di stanchezza e di

delusione. Allora ricordiamoci queste parole del Signore, che ci danno tanta

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consolazioneecifannocapiresestiamomettendolenostreforzealserviziodelbene.Infatti,avoltelanostrastanchezzaècausatadall’averpostofiduciaincosechenonsonol’essenziale,perchécisiamoallontanatidaciòchevalerealmentenellavita.IlSignoreciinsegnaanonaverepauradiseguirlo,perchélasperanzacheponiamo inLuinonsaràdelusa.Siamochiamatiquindia impararedaLuicosasignificaviveredimisericordiaperesserestrumentidimisericordia.Viveredi misericordia per essere strumenti di misericordia: vivere di misericordia èsentirsi bisognoso della misericordia di Gesù, e quando noi ci sentiamobisognosidiperdono,diconsolazione,impariamoaesseremisericordiosiconglialtri. Tenere fisso lo sguardo sul Figlio di Dio ci fa capire quanta stradadobbiamo ancora fare; ma al tempo stesso ci infonde la gioia di sapere chestiamocamminandoconLuienonsiamomaisoli.Coraggio,dunque,coraggio!NonlasciamocitoglierelagioiadiesserediscepolidelSignore.“Ma,Padre,iosonopeccatore,comepossofare?”–“LasciatiguardaredalSignore,apri il tuocuore, senti su di te il suo sguardo, la sua misericordia, e il tuo cuore saràriempitodigioia,dellagioiadelperdono,setutiavviciniachiedereilperdono”.NonlasciamocirubarelasperanzadiviverequestavitainsiemeconLuieconlaforzadellasuaconsolazione.Grazie.©Copyright-LibreriaEditriceVaticana

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30.MisericordiosicomeilPadre

Carifratelliesorelle,buongiorno!Abbiamo ascoltato il brano delVangelo di Luca (6,36-38) da cui è tratto il

motto di questo Anno Santo straordinario: Misericordiosi come il Padre .L’espressione completa è: «Siate misericordiosi come il Padre vostro èmisericordioso»(v.36).Nonsitrattadiunosloganadeffetto,madiunimpegnodi vita. Per comprendere bene questa espressione, possiamo confrontarla conquella parallela del Vangelo di Matteo, dove Gesù dice: «Voi dunque siateperfetticomeèperfetto ilPadrevostroceleste»(5,48).Nelcosiddettodiscorsodella montagna, che si apre con le Beatitudini, il Signore insegna che laperfezione consiste nell’amore, compimento di tutti i precetti della Legge. Inquesta stessa prospettiva, san Luca esplicita che la perfezione è l’amoremisericordioso:essereperfettisignificaesseremisericordiosi .Unapersonachenon èmisericordiosa è perfetta?No!Una persona che non èmisericordiosa èbuona?No!Labontàelaperfezionesiradicanonellamisericordia.Certo,Dioèperfetto. Tuttavia, se lo consideriamo così, diventa impossibile per gli uominitendere a quella assoluta perfezione. Invece, averlo dinanzi agli occhi comemisericordioso, ci permettedi comprenderemeglio in che cosa consiste la suaperfezione e ci sprona ad essere comeLui pieni di amore, di compassione, dimisericordia.Ma mi domando: le parole di Gesù sono realistiche? È davvero possibile

amarecomeamaDioedesseremisericordiosicomeLui?Seguardiamolastoriadellasalvezza,vediamochetuttalarivelazionediDio

èunincessanteeinstancabileamorepergliuomini:Dioècomeunpadreocomeunamadrecheamadi insondabile amoree lo riversaconabbondanza suognicreatura.LamortediGesùincroceèilculminedellastoriad’amorediDioconl’uomo.Un amore talmente grande che soloDio lo può realizzare.È evidenteche,rapportatoaquestoamorechenonhamisura,ilnostroamoresempresaràindifetto.MaquandoGesùci chiedediesseremisericordiosicome ilPadre,nonpensa alla quantità! Egli chiede ai suoi discepoli di diventare segno, canali,testimonidellasuamisericordia.E la Chiesa non può che essere sacramento della misericordia di Dio nel

mondo, in ogni tempo e verso tutta l’umanità. Ogni cristiano, pertanto, èchiamatoadesseretestimonedellamisericordia,equestoavvieneincamminodi

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santità. Pensiamo a quanti santi sono diventati misericordiosi perché si sonolasciatiriempireilcuoredalladivinamisericordia.Hannodatocorpoall’amoredel Signore riversandolo nelle molteplici necessità dell’umanità sofferente. Inquesto fiorire di tante forme di carità è possibile scorgere i riflessi del voltomisericordiosodiCristo.Ci domandiamo: Che cosa significa per i discepoli essere misericordiosi?

VienespiegatodaGesùcondueverbi:«perdonare»(v.37)e«donare»(v.38).La misericordia si esprime, anzitutto, nel perdono : «Non giudicate e non

sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sareteperdonati» (v. 37).Gesùnon intende sovvertire il corso della giustizia umana,tuttaviaricordaaidiscepolicheperavererapportifraternibisognasospendereigiudizi e le condanne. È il perdono infatti il pilastro che regge la vita dellacomunitàcristiana,perchéinessosimostralagratuitàdell’amoreconcuiDiociha amati per primo. Il cristiano deve perdonare! Ma perché? Perché è statoperdonato. Tutti noi che stiamo qui, oggi, in piazza, siamo stati perdonati.Nessunodinoi,nellapropriavita,nonhaavutobisognodelperdonodiDio.Eperchénoisiamostatiperdonati,dobbiamoperdonare.LorecitiamotuttiigiorninelPadreNostro:“Perdonainostripeccati;perdonainostridebiticomenoiliperdoniamoainostridebitori”.Cioèperdonare leoffese,perdonare tantecose,perchénoisiamostatiperdonatidatanteoffese,datantipeccati.Ecosìèfacileperdonare:seDihaperdonatome,perchénondevoperdonareglialtri?SonopiùgrandediDio?Questopilastrodelperdonocimostra lagratuitàdell’amorediDio,checihaamatoperprimi.Giudicareecondannare il fratellochepeccaèsbagliato. Non perché non si voglia riconoscere il peccato, ma perchécondannare il peccatore spezza il legame di fraternità con lui e disprezza lamisericordia diDio, che invece non vuole rinunciare a nessuno dei suoi figli.Nonabbiamoilpoteredicondannareilnostrofratellochesbaglia,nonsiamoaldisopradilui:abbiamopiuttostoildoveredirecuperarloalladignitàdifigliodelPadreediaccompagnarlonelsuocamminodiconversione.Alla sua Chiesa, a noi, Gesù indica anche un secondo pilastro: “donare ”.

Perdonareèilprimopilastro;donareèilsecondopilastro.«Dateevisaràdato[…]conlamisuraconlaqualemisurate,saràmisuratoavoiincambio»(v.38).Diodonabenaldilàdeinostrimeriti,masaràancorapiùgenerosoconquantiquiinterrasarannostatigenerosi.Gesùnondicecosaavverràacolorochenondonano, ma l’immagine della “misura” costituisce un ammonimento: con lamisuradell’amorechediamo,siamonoistessiadeciderecomesaremogiudicati,comesaremoamati.Seguardiamobene,c’èunalogicacoerente:nellamisuraincuisiricevedaDio,sidonaalfratello,enellamisuraincuisidonaalfratello,si

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ricevedaDio!L’amore misericordioso è perciò l’unica via da percorrere. Quanto bisogno

abbiamo tuttidiessereunpo’piùmisericordiosi,dinonsparlaredeglialtri,dinongiudicare,dinon“spiumare”glialtriconlecritiche,conle invidie,conlegelosie. Dobbiamo perdonare, essere misericordiosi, vivere la nostra vitanell’amore.QuestoamorepermetteaidiscepolidiGesùdinonperderel’identitàricevutadaLui,ediriconoscersicomefiglidellostessoPadre.Nell’amorecheessipraticanonellavita si riverberacosìquellaMisericordiachenonavràmaifine(cfr1Cor13,1-12).Manondimenticatevidiquesto:misericordiaedono;perdonoedono.Cosìilcuoresiallarga,siallarganell’amore.Invecel’egoismo,larabbia,fannoilcuorepiccolo,chesiinduriscecomeunapietra.Cosapreferitevoi?Uncuoredipietraouncuorepienodiamore?Sepreferiteuncuorepienodiamore,siatemisericordiosi!©Copyright-LibreriaEditriceVaticana

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31.IlPerdonosullacroce

Carifratelliesorelle,buongiorno!LeparolecheGesùpronunciadurantelasuaPassionetrovanoilloroculmine

nelperdono.Gesùperdona:«Padre,perdonaloroperchénonsannoquellochefanno»(Lc23,34).Nonsonosoltantoparole,perchédiventanounattoconcretonelperdonooffertoal“buonladrone”,cheeraaccantoaLui.SanLucaraccontadiduemalfattoricrocifissiconGesù,iqualisirivolgonoaLuiconatteggiamentiopposti.Il primo lo insulta, come lo insultava tutta la gente, come fanno i capi del

popolo,maquestopoverouomo,spintodalladisperazionedice:«Nonsei tu ilCristo? Salva te stesso e noi!» (Lc 23,39).Questo grido testimonia l’angosciadell’uomodifrontealmisterodellamorteelatragicaconsapevolezzachesoloDio può essere la risposta liberatrice: perciò è impensabile che il Messia,l’inviato di Dio, possa stare sulla croce senza far nulla per salvarsi. E noncapivano,questo.NoncapivanoilmisterodelsacrificiodiGesù.EinveceGesùci ha salvati rimanendo sulla croce. Tutti noi sappiamo che non è facile“rimaneresullacroce”,sullenostrepiccolecrocidiognigiorno.Lui, inquestagrandecroce,inquestagrandesofferenza,èrimastocosìelìcihasalvati;lìcihamostratolasuaonnipotenzaelìcihaperdonati.Lìsicompielasuadonazioned’amoreescaturiscepersemprelanostrasalvezza.Morendoincroce,innocentetraduecriminali,EgliattestachelasalvezzadiDiopuòraggiungerequalunqueuomoinqualunquecondizione,anchelapiùnegativaedolorosa.LasalvezzadiDioèpertutti,nessunoescluso.E’offertaatutti.PerquestoilGiubileoètempodigraziaedimisericordiaper tutti,buoniecattivi,quellichesono insaluteequelli che soffrono. Ricordatevi quella parabola che raccontaGesù sulla festadello sposalizio di un figlio di un potente della terra: quando gli invitati nonhannovolutoandare,diceaisuoiservitori:«Andateoraaicrocicchidellestradee tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze» (Mt 22,9). Tutti siamochiamati:buoniecattivi .LaChiesanonèsoltantoperibuonioperquellichesembranobuoniosicredonobuoni;laChiesaèpertutti,eanchepreferibilmenteper i cattivi, perché la Chiesa è misericordia. E questo tempo di grazia e dimisericordiacifaricordarechenullacipuòsepararedall’amorediCristo!(cfrRm 8,39).Achi è inchiodato suun lettodiospedale, a chivivechiuso inunaprigione,aquantisonointrappolatidalleguerre,iodico:guardateilCrocifisso;

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Dioèconvoi,rimaneconvoisullacroceeatuttisioffrecomeSalvatoreatuttinoi.Avoi che soffrite tanto dico,Gesù è crocifisso per voi, per noi, per tutti.Lasciate che la forza delVangelo penetri nel vostro cuore e vi consoli, vi diasperanza e l’intima certezza che nessuno è escluso dal suo perdono. Ma voipotetedomandarmi:“Mamidica,Padre,quellocheha fatto lecosepiùbruttenellavita,hapossibilitàdiessereperdonato?”–“Sì!Sì:nessunoèesclusodalperdono di Dio. Soltanto deve avvicinarsi pentito a Gesù e con la voglia diesseredaLuiabbracciato”.Questoerailprimomalfattore.L’altroèilcosiddetto“buonladrone”.Lesue

parole sonounmeravigliosomodellodi pentimento, una catechesi concentrataperimparareachiedereperdonoaGesù.Prima,eglisirivolgealsuocompagno:«Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena?» (Lc23,40).Cosìponeinrisaltoilpuntodipartenzadelpentimento:iltimorediDio.Manon lapaura diDio, no: il timore filiale diDio.Non è la paura,maquelrispettochesideveaDioperchéLuièDio.E’un rispetto filialeperchéLuièPadre. Il buon ladrone richiama l’atteggiamento fondamentale che apre allafiducia in Dio: la consapevolezza della sua onnipotenza e della sua infinitabontà.E’questorispettofiduciosocheaiutaafarespazioaDioeadaffidarsiallasuamisericordia.Poi, il buon ladronedichiara l’innocenzadiGesù e confessa apertamente la

propriacolpa:«Noi,giustamente,perchériceviamoquellocheabbiamomeritatoperlenostreazioni;egliinvecenonhafattonulladimale»(Lc23,41).DunqueGesùèlìsullacroceperstareconicolpevoli:attraversoquestavicinanza,Eglioffrelorolasalvezza.Ciòcheèscandalopericapieperilprimoladrone,perquellicheeranolìesifacevanobeffadiGesù,questoinveceèfondamentodellasuafede.EcosìilbuonladronediventatestimonedellaGrazia;l’impensabileèaccaduto:Diomihaamatoatalpuntocheèmortosullacroceperme.Lafedestessadiquest’uomoèfruttodellagraziadiCristo:isuoiocchicontemplanonelCrocifissol’amorediDioperlui,poveropeccatore.Èvero,eraladrone,eraunladro,avevarubatotuttalavita.Maallafine,pentitodiquellocheavevafatto,guardandoGesùcosìbuonoemisericordiosoè riuscitoarubarsi il cielo: èunbravoladro,questo!IlbuonladronesirivolgeinfinedirettamenteaGesù,invocandoilsuoaiuto:

«Gesù,ricordatidimequandoentreraineltuoregno»(Lc23,42).Lochiamapernome, “Gesù”, con confidenza, e così confessa ciò che quel nome indica: “ilSignoresalva”:questosignifica ilnome“Gesù”.Quell’uomochiedeaGesùdiricordarsidi lui.Quanta tenerezza inquesta espressione,quantaumanità!E’ ilbisogno dell’essere umano di non essere abbandonato, cheDio gli sia sempre

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vicino.InquestomodouncondannatoamortediventamodellodelcristianochesiaffidaaGesù.Uncondannatoamorteèunmodellopernoi,unmodelloperunuomo,peruncristianochesiaffidaaGesù;eanchemodellodellaChiesachenellaliturgiatantevolteinvocailSignoredicendo:“Ricordati...Ricordatideltuoamore…”.Mentre il buon ladrone parla al futuro: «quando entrerai nel tuo regno», la

risposta diGesù non si fa aspettare; parla al presente: «oggi sarai conme nelparadiso» (v. 43). Nell’ora della croce, la salvezza di Cristo raggiunge il suoculmine; e la sua promessa al buon ladrone rivela il compimento della suamissione:cioèsalvareipeccatori.All’iniziodelsuoministero,nellasinagogadiNazaret, Gesù aveva proclamato «la liberazione ai prigionieri» (Lc 4,18); aGerico, nella casa del pubblico peccatore Zaccheo, aveva dichiarato che «ilFigliodell’uomo–cioèLui–èvenutoacercareeasalvareciòcheeraperduto»(Lc 19,9). Sulla croce, l’ultimo atto conferma il realizzarsi di questo disegnosalvifico. Dall’inizio alla fine Egli si è rivelato Misericordia, si è rivelatoincarnazione definitiva e irripetibile dell’amore del Padre. Gesù è davvero ilvoltodellamisericordiadelPadre.Eilbuonladronelohachiamatopernome:“Gesù”.Èunainvocazionebreve,etuttinoipossiamofarladurantelagiornatatante volte: “Gesù”. “Gesù”, semplicemente. E così fatela durante tutta lagiornata.©Copyright-LibreriaEditriceVaticana

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32.LeOperediMisericordiacorporaliespirituali

Carifratelliesorelle,buongiorno!Nelle catechesi precedenti ci siamo addentrati poco alla volta nel grande

mistero della misericordia di Dio. Abbiamo meditato sull’agire del Padrenell’Antico Testamento e poi, attraverso i racconti evangelici, abbiamo vistocome Gesù, nelle sue parole e nei suoi gesti, sia l’incarnazione dellaMisericordia. Egli, a sua volta, ha insegnato ai suoi discepoli: «Siatemisericordiosi come il Padre» (Lc 6,36). È un impegno che interpella lacoscienza e l’azione di ogni cristiano. Infatti, non basta fare esperienza dellamisericordiadiDionellapropriavita;bisognachechiunquelaricevenediventianche segno e strumento per gli altri. Lamisericordia, inoltre, non è riservatasoloadeimomentiparticolari,maabbracciatuttalanostraesistenzaquotidiana.Come,dunque,possiamoesseretestimonidimisericordia?Nonpensiamoche

sitrattidicompieregrandisforziogestisovraumani.No,nonècosì.IlSignoreciindicaunastradamoltopiùsemplice,fattadipiccoligestichehannoperòaisuoi occhi un grande valore, a tal punto che ci ha detto che su questi saremogiudicati. Infatti, una pagina tra le più belle del Vangelo diMatteo ci riportal’insegnamentochepotremmoritenereinqualchemodocomeil“testamentodiGesù” da parte dell’evangelista, che sperimentò direttamente su di sé l’azionedellaMisericordia.Gesù dice che ogni volta che diamo damangiare a chi hafameedabereachiha sete, chevestiamounapersonanudaeaccogliamounforestiero,chevisitiamounammalatoouncarcerato, lofacciamoaLui(cfrMt25,31-46).LaChiesahachiamatoquestigesti“operedimisericordiacorporale”,perchésoccorronolepersonenelleloronecessitàmateriali.Ci sonoperò anche altre setteoperedimisericordiadette“spirituali” , che

riguardano altre esigenze ugualmente importanti, soprattutto oggi, perchétoccanol’intimodellepersoneespessofannosoffriredipiù.Tutticertamentenericordiamounacheèentratanellinguaggiocomune:“Sopportarepazientementele persone moleste”. E ci sono; ce ne sono di persone moleste! Potrebbesembrare una cosa poco importante, che ci fa sorridere, invece contiene unsentimento di profonda carità; e così è anche per le altre sei, che è benericordare:consigliareidubbiosi,insegnareagliignoranti,ammonireipeccatori,consolare gli afflitti, perdonare le offese, pregareDio per i vivi e per imorti.Sonocosedi tutti igiorni!“Maiosonoafflitto…”-“MaDiotiaiuterà,nonho

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tempo…”.No!Mi fermo, loascolto,perdo il tempoeconsolo lui,quelloèungestodimisericordiaequelloèfattononsoloalui,èfattoaGesù!NelleprossimeCatechesi ci soffermeremosuquesteopere, che laChiesa ci

presentacomeilmodoconcretodiviverelamisericordia.Nelcorsodeisecoli,tante persone semplici le hanno messe in pratica, dando così genuinatestimonianzadella fede.LaChiesad’altronde, fedeleal suoSignore,nutreunamorepreferenzialeperipiùdeboli.Spessosonolepersonepiùvicineanoichehannobisognodelnostroaiuto.Nondobbiamoandareallaricercadichissàqualiimpresedarealizzare.Èmeglioiniziaredaquellepiùsemplici,cheilSignoreciindica come le più urgenti. In un mondo purtroppo colpito dal virusdell’indifferenza, leoperedimisericordiasonoilmigliorantidoto.Cieducano,infatti, all’attenzione verso le esigenze più elementari dei nostri «fratelli piùpiccoli»(Mt25,40),neiqualièpresenteGesù.SempreGesùèpresentelì.Dovec’èunbisogno,unapersonachehaunbisogno,siamaterialechespirituale,Gesùè lì. Riconoscere il suo volto in quello di chi è nel bisogno è una vera sfidacontrol’indifferenza.Cipermettediesseresemprevigilanti,evitandocheCristoci passi accanto senza che lo riconosciamo. Torna alla mente la frase diSant’Agostino:«TimeoIesumtranseuntem»(Serm.,88,14,13),“HopauracheilSignorepassi”enonloriconosca,cheilSignorepassidavantiameinunadiquestepersonepiccole,bisognoseeiononmeneaccorgacheèGesù.Hopaurache il Signore passi e non lo riconosca! Mi sono domandato perchéSant’AgostinohadettoditemereilpassaggiodiGesù.Larisposta,purtroppo,èneinostricomportamenti:perchéspessosiamodistratti,indifferenti,equandoilSignorecipassavicinonoiperdiamol’occasionedell’incontroconLui.Leoperedimisericordiarisveglianoinnoil’esigenzaelacapacitàdirendere

vivaeoperosalafedeconlacarità.Sonoconvintocheattraversoquestisemplicigestiquotidianipossiamocompiereunaverarivoluzioneculturale,comeèstatoinpassato.Seognunodinoi,ognigiorno,nefaunadiqueste,questasaràunarivoluzionenelmondo!Matutti,ognunodinoi.QuantiSantisonoancoraoggiricordatinonperlegrandioperechehannorealizzatomaperlacaritàchehannosaputo trasmettere! Pensiamo a Madre Teresa, da poco canonizzata: non laricordiamoper le tantecasechehaapertonelmondo,maperchésichinavasuognipersonache trovava inmezzoalla stradaper restituirle ladignità.Quantibambini abbandonati ha stretto tra le sue braccia; quanti moribondi haaccompagnato sulla soglia dell’eternità tenendoli per mano! Queste opere dimisericordia sono i tratti delVolto diGesùCristo che si prende cura dei suoifratellipiùpiccoliperportareaciascunolatenerezzaelavicinanzadiDio.CheloSpiritoSantociaiuti,cheloSpiritoSantoaccendainnoiildesideriodivivere

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con questo stile di vita: almeno farne una ogni giorno, almeno! Impariamo dinuovoamemorialeoperedimisericordiacorporaleespiritualeechiediamoalSignore di aiutarci ametterle in pratica ogni giorno e nelmomento nel qualevediamoGesùinunapersonacheènelbisogno.©Copyright-LibreriaEditriceVaticana

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33.DardaMangiareagliaffamati.Dardabereagliassetati

Carifratelliesorelle,buongiorno!Una delle conseguenze del cosiddetto “benessere” è quella di condurre le

personeachiudersi inséstesse, rendendole insensibilialleesigenzedeglialtri.Sifadituttoperilluderlepresentandomodellidivitaeffimeri,chescompaionodopo qualche anno, come se la nostra vita fosse una moda da seguire e dacambiare ad ogni stagione. Non è così. La realtà va accolta e affrontata perquellocheè,espessocifaincontraresituazionidibisognourgente.Èperquestoche,traleoperedimisericordia,sitrovailrichiamoallafameeallasete:daredamangiareagliaffamati–cenesonotantioggi-edabereagliassetati.Quantevolteimediaciinformanodipopolazionichesoffronolamancanzadiciboediacqua,congraviconseguenzespecialmenteperibambini.Difronteacertenotizieespecialmenteacerteimmagini,l’opinionepubblica

si sente toccata e partono di volta in volta campagne di aiuto per stimolare lasolidarietà.Ledonazionisifannogeneroseeinquestomodosipuòcontribuireadalleviarelasofferenzaditanti.Questaformadicaritàèimportante,maforsenoncicoinvolgedirettamente.Invecequando,andandoperlastrada,incrociamouna persona in necessità, oppure un povero viene a bussare alla porta di casanostra, è molto diverso, perché non sono più davanti a un’immagine, maveniamocoinvoltiinprimapersona.Nonc’èpiùalcunadistanzatrameeluiolei, e mi sento interpellato. La povertà in astratto non ci interpella, ma ci fapensare,cifalamentare;maquandovediamolapovertànellacarnediunuomo,diunadonna,diunbambino,questociinterpella!Eperciò,quell’abitudinechenoiabbiamodisfuggireaibisognosi,dinonavvicinarcialoro,truccandounpo’la realtàdeibisognosicon leabitudiniallamodaperallontanarcidaessa.Nonc’èpiùalcunadistanzatrameeilpoveroquandoloincrocio.Inquesticasi,qualèlamiareazione?Girolosguardoepassooltre?Oppuremifermoaparlareemiinteresso del suo stato? E se fai questo non mancherà qualcuno che dice:“Questo è pazzo perché parla con un povero!”. Vedo se posso accogliere inqualchemodoquellapersonaocercodiliberarmenealpiùpresto?Maforseessachiede solo il necessario: qualcosa da mangiare e da bere. Pensiamo unmomento: quante volte recitiamo il “Padre nostro”, eppure non facciamoveramenteattenzioneaquelleparole:“Daccioggiilnostropanequotidiano”.

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NellaBibbia,unSalmodicecheDioècoluiche«dàilciboadognivivente»(136,25).L’esperienzadellafameèdura.Nesaqualcosachihavissutoperiodidiguerra o di carestia. Eppure questa esperienza si ripete ogni giorno e conviveaccantoall’abbondanzaeallospreco.Sonosempreattualileparoledell’apostoloGiacomo: «Ache serve, fratellimiei, se unodice di avere fede,manonha leopere?Quella fedepuò forse salvarlo?Seun fratelloouna sorella sonosenzavestiti e sprovvisti del ciboquotidiano e unodi voi dice loro: “Andatevene inpace,riscaldateviesaziatevi”,manondateloroilnecessarioperilcorpo,achecosaserve?Cosìanchelafede:senonèseguitadalleopere,inséstessaèmorta»(2,14-17)perchéè incapacedi fareopere,di farecarità,di amare.C’è semprequalcuno che ha fame e sete e ha bisogno dime.Non posso delegare nessunaltro.Questopoverohabisognodime,delmioaiuto,dellamiaparola,delmioimpegno.Siamotutticoinvoltiinquesto.È anche l’insegnamento di quella pagina delVangelo in cuiGesù, vedendo

tanta gente che da ore lo seguiva, chiede ai suoi discepoli: «Dove possiamocomprare il pane perché costoro possano mangiare?» (Gv 6,5). E i discepolirispondono: “È impossibile, è meglio che tu li congedi…”. Invece Gesù diceloro:“No.Date lorovoistessidamangiare”(cfrMc14,16).Si fadare ipochipaniepescicheavevanoconsé,libenedice,lispezzaelifadistribuireatutti.Èuna lezionemolto importante per noi. Ci dice che il poco che abbiamo, se loaffidiamoallemanidiGesùelocondividiamoconfede,diventaunaricchezzasovrabbondante.Papa Benedetto XVI, nell’EnciclicaCaritas in veritate , afferma: «Dar da

mangiare agli affamati è un imperativo etico per la Chiesa universale. […] Ildiritto all’alimentazione, così come quello all’acqua, rivestono un ruoloimportante per il conseguimento di altri diritti. […]È necessario pertanto chematuriunacoscienzasolidalecheconservil’alimentazioneel’accessoall’acquacome diritti universali di tutti gli esseri umani, senza distinzioni nédiscriminazioni»(n.27).NondimentichiamoleparolediGesù:«Iosonoilpanedellavita»(Gv6,35)e«Chihasetevengaame»(Gv7,37).Sonoper tuttinoicredenti una provocazione queste parole, una provocazione a riconoscere che,attraversoildaredamangiareagliaffamatieildaredabereagliassetati,passailnostro rapporto con Dio, un Dio che ha rivelato in Gesù il suo volto dimisericordia.©Copyright-LibreriaEditriceVaticana

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34.AccoglierelostranieroeVestirechiènudo

Carifratelliesorelle,buongiorno!Proseguiamo nella riflessione sulle opere di misericordia corporale, che il

SignoreGesùcihaconsegnatopermanteneresemprevivaedinamicalanostrafede.Questeopere, infatti, rendonoevidente che i cristianinon sono stanchi epigri nell’attesa dell’incontro finale con il Signore, ma ogni giorno gli vannoincontro,riconoscendoilsuovoltoinquelloditantepersonechechiedonoaiuto.OggicisoffermiamosuquestaparoladiGesù:«Erostranieroemiaveteaccolto,nudoemiavetevestito» (Mt 25,35-36).Neinostri tempi èquantomai attualel’opera che riguarda i forestieri. La crisi economica, i conflitti armati e icambiamenticlimaticispingonotantepersoneaemigrare.Tuttavia,lemigrazioninon sono un fenomeno nuovo, ma appartengono alla storia dell’umanità. Èmancanzadimemoriastoricapensarecheessesianopropriesolodeinostrianni.La Bibbia ci offre tanti esempi concreti di migrazione. Basti pensare ad

Abramo.LachiamatadiDio lospingea lasciare ilsuoPaeseperandare inunaltro:«Vattenedallatuaterra,dallatuaparentelaedallacasadituopadre,versola terra che io ti indicherò» (Gen 12,1). E così è stato anche per il popolo diIsraele,chedall’Egitto,doveeraschiavo,andòmarciandoperquarant’annineldeserto fino a quando giunse alla terra promessa da Dio. La stessa SantaFamiglia –Maria, Giuseppe e il piccolo Gesù – fu costretta ad emigrare persfuggireallaminacciadiErode:«Giuseppesialzò,nellanotte,preseilbambinoe suamadre e si rifugiò inEgitto, dove rimase fino allamorte di Erode» (Mt2,14-15).La storia dell’umanità è storia dimigrazioni: ad ogni latitudine, nonc’èpopolochenonabbiaconosciutoilfenomenomigratorio.Nel corso dei secoli abbiamo assistito in proposito a grandi espressioni di

solidarietà,anchesenonsonomancatetensionisociali.Oggi,ilcontestodicrisieconomicafavoriscepurtroppol’emergerediatteggiamentidichiusuraedinonaccoglienza.Inalcunepartidelmondosorgonomuriebarriere.Sembraavoltechel’operasilenziosadimoltiuominiedonneche,indiversimodi,siprodiganoperaiutareeassistereiprofughieimigrantisiaoscuratadalrumoredialtrichedannovoce a un istintivo egoismo.Ma la chiusura non è una soluzione, anzi,finisce per favorire i traffici criminali. L’unica via di soluzione è quella dellasolidarietà.Solidarietàconilmigrante,solidarietàconilforestiero…L’impegnodeicristianiinquestocampoèurgenteoggicomeinpassato.Per

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guardaresoloalsecoloscorso,ricordiamolastupendafiguradisantaFrancescaCabrini,chededicòlasuavitainsiemeallesuecompagneaimigrantiversogliStati Uniti d’America. Anche oggi abbiamo bisogno di queste testimonianzeperché la misericordia possa raggiungere tanti che sono nel bisogno. È unimpegno che coinvolge tutti, nessuno escluso. Le diocesi, le parrocchie, gliistitutidivitaconsacrata,leassociazionieimovimenti,comeisingolicristiani,tuttisiamochiamatiadaccogliereifratellielesorellechefuggonodallaguerra,dallafame,dallaviolenzaedacondizionidivitadisumane.Tuttiinsiemesiamounagrande forzadi sostegnoper quanti hannopersopatria, famiglia, lavoro edignità. Alcuni giorni fa, è successa una storia piccolina, di città. C’era unrifugiatochecercavaunastradaeunasignoraglisiavvicinòeglidisse:“Ma,leicerca qualcosa?”. Era senza scarpe, quel rifugiato. E lui ha detto: “Io vorreiandareaSanPietroperentrarenellaPortaSanta”.Elasignorapensò:“Ma,nonha le scarpe, come farà a camminare?”. E chiama un taxi.Ma quelmigrante,quelrifugiatopuzzavae l’autistadel taxiquasinonvolevachesalisse,maallafinel’halasciatosaliresultaxi.Elasignora,accantoalui,glidomandòunpo’dellasuastoriadirifugiatoedimigrante,nelpercorsodelviaggio:dieciminutiperarrivarefinoaqui.Quest’uomoraccontòlasuastoriadidolore,diguerra,difameeperchéerafuggitodallasuaPatriapermigrarequi.Quandosonoarrivati,la signora apre la borsa per pagare il tassista e il tassista, che all’inizio nonvolevachequestomigrante salisseperchépuzzava,hadettoalla signora:“No,signora,sonoiochedevopagareleiperchéleimihafattosentireunastoriachemi ha cambiato il cuore”. Questa signora sapeva cosa era il dolore di unmigrante, perché aveva il sangue armeno e conosceva la sofferenza del suopopolo.Quandonoifacciamounacosadelgenere,all’iniziocirifiutiamoperchécidàunpo’diincomodità,“ma…puzza…”.Maallafine,lastoriaciprofumal’animaecifacambiare.Pensateaquestastoriaepensiamochecosapossiamofareperirifugiati.El’altracosaèvestirechiènudo:checosavuoldiresenonrestituiredignitàa

chi l’ha perduta?Certamente dando dei vestiti a chi ne è privo;ma pensiamoanchealledonnevittimedellatrattagettatesullestrade,oaglialtri,troppimodidiusareilcorpoumanocomemerce,persinodeiminori.Ecosìpurenonavereunlavoro,unacasa,unsalariogiustoèunaformadinudità,oesserediscriminatiperlarazza,operlafede,sonotutteformedi“nudità”,difronteallequalicomecristianisiamochiamatiadessereattenti,vigilantieprontiadagire.Carifratelliesorelle,noncadiamonellatrappoladirinchiuderciinnoistessi,

indifferenti alle necessità dei fratelli e preoccupati solo dei nostri interessi. Èproprionellamisura incui ci apriamoagli altri che lavitadiventa feconda, le

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societàriacquistanolapaceelepersonerecuperanolaloropienadignità.Enondimenticatevi di quella signora, non dimenticate quelmigrante che puzzava enondimenticatel’autistaalqualeilmigranteavevacambiatol’anima.©Copyright-LibreriaEditriceVaticana

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35.Visitareimalatieicarcerati

Carifratelliesorelle,buongiorno!LavitadiGesù,soprattuttoneitreannidelsuoministeropubblico,èstataun

incessanteincontroconlepersone.Traqueste,unpostospecialehannoavutogliammalati. Quante pagine dei Vangeli narrano questi incontri! Il paralitico, ilcieco, il lebbroso, l’indemoniato, l’epilettico, e innumerevoli malati di ognitipo…Gesùsièfattovicinoaognunodiloroelihaguariticonlasuapresenzaelapotenzadellasuaforzarisanatrice.Pertanto,nonpuòmancare,traleoperedimisericordia,quelladivisitareeassisterelepersonemalate.Insiemeaquestapossiamoinserireanchequelladiesserevicinoallepersone

che si trovano in prigione. Infatti, sia i malati che i carcerati vivono unacondizione che limita la loro libertà. E proprio quando cimanca, ci rendiamocontodiquantoessasiapreziosa!Gesùcihadonatolapossibilitàdiessereliberinonostante i limiti dellamalattia e delle restrizioni.Egli ci offre la libertà cheprovienedall’incontroconLuiedalsensonuovochequestoincontroportaallanostracondizionepersonale.Con queste opere di misericordia il Signore ci invita a un gesto di grande

umanità: la condivisione . Ricordiamo questa parola: la condivisione. Chi èmalato,spessosisentesolo.Nonpossiamonascondereche,soprattuttoainostrigiorni,proprionellamalattiasi faesperienzapiùprofondadellasolitudinecheattraversagranpartedellavita.Unavisitapuòfarsentirelapersonamalatamenosolaeunpo’dicompagniaèun’ottimamedicina!Unsorriso,unacarezza,unastrettadimanosonogestisemplici,matantoimportantiperchisentediessereabbandonatoasestesso.Quantepersonesidedicanoavisitaregliammalatinegliospedalionellelorocase!Èun’operadivolontariatoimpagabile.Quandovienefatta nel nome del Signore, allora diventa anche espressione eloquente edefficacedimisericordia.Nonlasciamosolelepersonemalate!Nonimpediamoloroditrovaresollievo,eanoidiesserearricchitiperlavicinanzaachisoffre.Gliospedalisonovere“cattedralideldolore”,doveperòsirendeevidenteanchelaforzadellacaritàchesostieneeprovacompassione.Alla stessa stregua, penso a quanti sono rinchiusi in carcere. Gesù non ha

dimenticato neppure loro. Ponendo la visita ai carcerati tra le opere dimisericordia,havolutoinvitarci,anzitutto,anonfarcigiudicidinessuno.Certo,se uno è in carcere è perché ha sbagliato, non ha rispettato la legge e la

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convivenzacivile.Perciòinprigione,stascontandolasuapena.Maqualunquecosa un carcerato possa aver fatto, egli rimane pur sempre amato daDio.Chipuòentrarenell’intimodellasuacoscienzapercapirechecosaprova?Chipuòcomprenderneildoloreeilrimorso?Ètroppofacilelavarsilemaniaffermandochehasbagliato.Uncristianoèchiamatopiuttostoafarsenecarico,perchéchihasbagliatocomprendailmalecompiutoeritorniinséstesso.Lamancanzadilibertàèsenzadubbiounadelleprivazionipiùgrandiper l’essereumano.Seaquesta si aggiunge il degrado per le condizioni spesso prive di umanità in cuiquestepersonesitrovanoavivere,alloraèdavveroilcasoincuiuncristianosisenteprovocatoafaredituttoperrestituirelorodignità.Visitarelepersoneincarcereèun’operadimisericordiachesoprattuttooggi

assumeunvaloreparticolareperlediverseformedigiustizialismoacuisiamosottoposti. Nessuno dunque punti il dito contro qualcuno. Tutti invecerendiamoci strumenti di misericordia, con atteggiamenti di condivisione e dirispetto. Penso spesso ai carcerati … penso spesso, li porto nel cuore. Midomandochecosalihaportatiadelinquereecomeabbianopotutocedereallediverse formedimale.Eppure, insiemeaquesti pensieri sento chehanno tuttibisogno di vicinanza e di tenerezza, perché la misericordia di Dio compieprodigi.Quante lacrimehovistoscenderesulleguancediprigionieriche forsemai in vita loro avevano pianto; e questo solo perché si sono sentiti accolti eamati.E non dimentichiamo che ancheGesù e gli apostoli hanno fatto esperienza

della prigione. Nei racconti della Passione conosciamo le sofferenze a cui ilSignore è stato sottoposto: catturato, trascinato come un malfattore, deriso,flagellato,incoronatodispine…Lui,ilsoloInnocente!EanchesanPietroesanPaolosonostati incarcere(cfrAt12,5;Fil1,12-17).Domenicascorsa–cheèstata la domenica del Giubileo dei Carcerati – nel pomeriggio è venuto atrovarmi un gruppo di carcerati padovani. Ho domandato loro che cosaavrebbero fatto il giorno dopo, prima di tornare a Padova. Mi hanno detto:“Andremoal carcereMamertinoper condividere l’esperienzadi sanPaolo”.Èbello, sentire questomi ha fatto bene.Questi carcerati volevano trovarePaoloprigioniero.Èunacosabella,amehafattobene.Eanchelì,inprigione,hannopregatoedevangelizzato.Ècommovente lapaginadegliAttidegliApostoli incui viene raccontata la prigionia di Paolo: si sentiva solo e desiderava chequalcunodegliamiciglifacessevisita(cfr2Tm4,9-15).Sisentivasoloperchélagrandemaggioranzaloavevalasciatosolo…ilgrandePaolo.Queste opere di misericordia, come si vede, sono antiche, eppure sempre

attuali.Gesùhalasciatoquellochestavafacendoperandareavisitarelasuocera

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di Pietro; un’opera antica di carità. Gesù l’ha fatta. Non cadiamonell’indifferenza,ma diventiamo strumenti dellamisericordia diDio.Tutti noipossiamoesserestrumentidellamisericordiadiDioequestofaràpiùbeneanoiche agli altri perché lamisericordia passa attraversoungesto, unaparola, unavisita e questa misericordia è un atto per restituire gioia e dignità a chi l’haperduta.©Copyright-LibreriaEditriceVaticana

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36.Sopportarepazientementelepersonemoleste

Carifratelliesorelle,buongiorno!Dedichiamo la catechesi di oggi a un’opera di misericordia che tutti

conosciamomoltobene,macheforsenonmettiamoinpraticacomedovremmo:sopportare pazientemente le persone moleste . Siamo tutti molto bravinell’identificareunapresenzachepuòdarefastidio:succedequandoincontriamoqualcuno per la strada, o quando riceviamo una telefonata... Subito pensiamo:“Per quanto tempo dovrò sentire le lamentele, le chiacchiere, le richieste o levanteriediquestapersona?”.Succedeanche, avolte, che lepersone fastidiosesono quelle più vicine a noi: tra i parenti c’è sempre qualcuno; sul posto dilavoro non mancano; e neppure nel tempo libero ne siamo esenti. Che cosadobbiamofareconlepersonemoleste?Maanchenoitantevoltesiamomolestiagli altri. Perché tra le opere di misericordia è stata inserita anche questa?Sopportarepazientementelepersonemoleste?NellaBibbiavediamocheDiostessodeveusaremisericordiapersopportare

le lamenteledel suopopolo.Adesempionel librodell’Esodo il popolo risultadavveroinsopportabile:primapiangeperchéèschiavoinEgitto,eDiololibera;poi,neldeserto,silamentaperchénonc’èdamangiare(cfr16,3),eDiomandale quaglie e la manna (cfr 16,13-16), ma nonostante questo le lamentele noncessano.MosèfacevadamediatoretraDioeilpopolo,eancheluiqualchevoltasarà risultato molesto per il Signore. Ma Dio ha avuto pazienza e così hainsegnatoaMosèealpopoloanchequestadimensioneessenzialedellafede.Viene quindi spontanea una prima domanda: facciamo mai l’esame di

coscienzapervedereseanchenoi,avolte,possiamorisultaremolestiaglialtri?È facile puntare il dito contro i difetti e le mancanze altrui, ma dobbiamoimparareamettercineipannideglialtri.GuardiamosoprattuttoaGesù:quantapazienzahadovutoaverenei treanni

della sua vita pubblica!Una volta,mentre era in cammino con i discepoli, fufermatodallamadrediGiacomoeGiovanni,laqualeglidisse:«Di’chequestimieiduefiglisiedanounoalla tuadestraeunoalla tuasinistranel tuoregno»(Mt 20,21). Lamamma faceva la lobby per i suoi figli,ma era lamamma…Anche da quella situazione Gesù prende spunto per dare un insegnamentofondamentale: il suonon èun regnodi potere, non èun regnodi gloria comequelli terreni, ma di servizio e donazione agli altri. Gesù insegna ad andare

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sempreall’essenzialeeaguardarepiùlontanoperassumereconresponsabilitàlapropria missione. Potremmo vedere qui il richiamo ad altre due opere dimisericordiaspirituale:quelladiammonireipeccatoriequelladiinsegnareagliignoranti .Pensiamoalgrandeimpegnochesipuòmetterequandoaiutiamolepersoneacrescerenellafedeenellavita.Penso,adesempio,aicatechisti–traiqualicisonotantemammeetantereligiose–chededicanotempoperinsegnareai ragazzi gli elementi basilari della fede. Quanta fatica, soprattutto quando iragazzipreferirebberogiocarepiuttostocheascoltareilcatechismo!Accompagnarenellaricercadell’essenzialeèbelloeimportante,perchécifa

condividerelagioiadigustareilsensodellavita.Spessocicapitadiincontrarepersonechesisoffermanosucosesuperficiali,effimereebanali;avolteperchénon hanno incontrato qualcuno che le stimolasse a cercare qualcos’altro, adapprezzare i veri tesori. Insegnare a guardare all’essenziale è un aiutodeterminante, specialmente in un tempo come il nostro che sembra aver persol’orientamento e inseguire soddisfazioni di corto respiro. Insegnare a scoprireche cosa il Signore vuole da noi e come possiamo corrispondervi significamettere sulla strada per crescere nella propria vocazione, la strada della veragioia.CosìleparolediGesùallamadrediGiacomoeGiovanni,epoiatuttoilgruppo dei discepoli, indicano la via per evitare di cadere nell’invidia,nell’ambizione,nell’adulazione,tentazionichesonosempreinagguatoanchetranoi cristiani. L’esigenza di consigliare, ammonire e insegnare non ci deve farsentire superiori agli altri,ma ci obbliga anzitutto a rientrare in noi stessi perverificaresesiamocoerenticonquantochiediamoaglialtri.NondimentichiamoleparolediGesù:«Perchéguardilapagliuzzacheènell’occhiodeltuofratelloenontiaccorgidella travecheènel tuoocchio?»(Lc6,41).LoSpiritoSantociaiutiadesserepazientinelsopportareeumiliesemplicinelconsigliare.©Copyright-LibreriaEditriceVaticana

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37.ConsigliareeInsegnare

Carifratelliesorelle,buongiorno!FinitoilGiubileo,oggitorniamoallanormalità,marimangonoancoraalcune

riflessionisulleoperedimisericordia,ecosìcontinuiamosuquesto.La riflessione sulleoperedimisericordia spirituale riguardaoggidueazioni

fortementelegatetraloro:consigliareidubbiosieinsegnareagliignoranti,cioèacolorochenonsanno.Laparolaignoranteètroppoforte,mavuoldirequelliche non sanno qualcosa e a cui si deve insegnare. Sono opere che si possonovivere sia in una dimensione semplice, familiare, alla portata di tutti, sia –specialmente la seconda, quella dell’insegnare – su un piano più istituzionale,organizzato. Pensiamo ad esempio a quanti bambini soffrono ancora dianalfabetismo.Questononsipuòcapire:inunmondodoveilprogressotecnico-scientificosiaarrivatocosìinalto,cisonobambinianalfabeti!Èun’ingiustizia.Quantibambinisoffronodimancanzadiistruzione.Èunacondizionedigrandeingiustizia che intacca la dignità stessa della persona. Senza istruzione poi sidiventafacilmentepredadellosfruttamentoedivarieformedidisagiosociale.LaChiesa,nelcorsodeisecoli,hasentitol’esigenzadiimpegnarsinell’ambito

dell’istruzioneperché la suamissionedi evangelizzazionecomporta l’impegnodi restituire dignità ai più poveri.Dal primo esempio di una “scuola” fondataproprio qui a Roma da san Giustino, nel secondo secolo, perché i cristianiconoscesseromegliolasacraScrittura,finoasanGiuseppeCalasanzio,cheaprìleprimescuolepopolarigratuited’Europa,abbiamounlungoelencodisantiesanteche invarieepochehannoportato istruzioneaipiùsvantaggiati, sapendoche attraverso questa strada avrebbero potuto superare la miseria e lediscriminazioni. Quanti cristiani, laici, fratelli e sorelle consacrate, sacerdotihanno dato la propria vita nell’istruzione, nell’educazione dei bambini e deigiovani. Questo è grande: io vi invito a fare un omaggio a loro con unbell’applauso! [applauso dei fedeli] Questi pionieri dell’istruzione avevanocompresoafondol’operadimisericordiaeneavevanofattounostiledivitataledatrasformarelastessasocietà.Attraversounlavorosempliceepochestrutturehanno saputo restituire dignità a tante persone! E l’istruzione che davano eraspesso orientata anche al lavoro. Ma pensiamo a san Giovanni Bosco chepreparavaal lavorodeiragazzidistrada,conl’oratorioepoiconlescuole,gliuffici.Ècosìchesonosortemolteediversescuoleprofessionali,cheabilitavano

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allavoromentreeducavanoaivaloriumaniecristiani.L’istruzione,pertanto,èdavverounapeculiareformadievangelizzazione.Piùcrescel’istruzioneepiùlepersoneacquistanocertezzeeconsapevolezza,

di cui tutti abbiamo bisogno nella vita. Una buona istruzione ci insegna ilmetodo critico, che comprende anche un certo tipo di dubbio, utile a porredomandeeverificare i risultati raggiunti, invistadiunaconoscenzamaggiore.Mal’operadimisericordiadiconsigliareidubbiosinonriguardaquestotipodidubbio.Esprimerelamisericordiaversoidubbiosiequivale,invece,alenirequeldolore e quella sofferenza che proviene dalla paura e dall’angoscia che sonoconseguenzedeldubbio.Èpertantounattodiveroamoreconilqualesiintendesostenereunapersonanelladebolezzaprovocatadall’incertezza.Penso che qualcuno potrebbe chiedermi: “Padre,ma io ho tanti dubbi sulla

fede,cosadevofare?Leinonhamaideidubbi?”.Neho tanti…Certoche inalcunimomenti a tutti vengono i dubbi! I dubbi che toccano la fede, in sensopositivo,sonounsegnochevogliamoconosceremeglioepiùafondoDio,Gesù,eilmisterodelsuoamoreversodinoi.“Ma,iohoquestodubbio:cerco,studio,vedoochiedoconsigliosucomefare”.Questisonodubbichefannocrescere!Èunbenequindicheciponiamodelledomandesullanostrafede,perchéinquestomodosiamospintiadapprofondirla.Idubbi,comunque,vannoanchesuperati.Ènecessario per questo ascoltare la Parola di Dio, e comprendere quanto ciinsegna.Unaviaimportantecheaiutamoltoinquestoèquelladellacatechesi,con la quale l’annuncio della fede viene a incontrarci nel concreto della vitapersonale e comunitaria. E c’è, al tempo stesso, un’altra strada ugualmenteimportante,quelladivivereilpiùpossibilelafede.Nonfacciamodellafedeunateoria astratta dove i dubbi si moltiplicano. Facciamo piuttosto della fede lanostravita.Cerchiamodipraticarlanelservizioaifratelli,specialmentedeipiùbisognosi.Ealloratantidubbisvaniscono,perchésentiamolapresenzadiDioela verità del Vangelo nell’amore che, senza nostro merito, abita in noi econdividiamoconglialtri.Come si può vedere, cari fratelli e sorelle, anche queste due opere di

misericordianonsonolontanedallanostravita.OgnunodinoipuòimpegnarsinelviverlepermettereinpraticalaparoladelSignorequandodicecheilmisterodell’amorediDiononèstatorivelatoaisapientieagliintelligenti,maaipiccoli(cfrLc 10,21;Mt 11,25-26). Pertanto, l’insegnamento più profondo che siamochiamatiatrasmettereelacertezzapiùsicuraperusciredaldubbio,èl’amorediDioconilqualesiamostatiamati(cfr1Gv4,10).Unamoregrande,gratuitoedatopersempre.Diomai fa retromarciacon il suoamore!Vasempreavantieaspetta; dona per sempre il suo amore, di cui dobbiamo sentire forte la

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responsabilità, per esserne testimoni offrendo misericordia ai nostri fratelli.Grazie.©Copyright-LibreriaEditriceVaticana

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38.PregareDioperivivieperimorti

Carifratelliesorelle,buongiorno!Conlacatechesidioggiconcludiamoilciclodedicatoallamisericordia.Male

catechesifiniscono,lamisericordiadevecontinuare!RingraziamoilSignorepertuttoquestoeconserviamolonelcuorecomeconsolazioneeconforto.L’ultimaoperadimisericordia spirituale chiededi pregareper i vivi e per i

defunti. Ad essa possiamo affiancare anche l’ultima opera di misericordiacorporale che invita a seppellire i morti. Può sembrare una richiesta stranaquest’ultima; e invece, in alcune zone delmondo che vivono sotto il flagellodella guerra, con bombardamenti che giorno e notte seminano paura e vittimeinnocenti, questa opera è tristemente attuale. LaBibbia ha un bell’esempio inproposito: quello del vecchio Tobi, il quale, a rischio della propria vita,seppellivaimortinonostanteildivietodelre(cfrTb1,17-19;2,2-4).Ancheoggic’èchirischialavitaperdaresepolturaallepoverevittimedelleguerre.Dunque,questa opera di misericordia corporale non è lontana dalla nostra esistenzaquotidiana.EcifapensareaciòcheaccaddeilVenerdìSanto,quandolaVergineMaria,conGiovanniealcunedonnestavanopresso lacrocediGesù.Dopo lasuamorte, venneGiuseppe diArimatea, un uomo ricco,membro del Sinedrioma diventato discepolo diGesù, e offrì per lui il suo sepolcro nuovo, scavatonellaroccia.AndòpersonalmentedaPilatoechiese ilcorpodiGesù:unaveraoperadimisericordiafattacongrandecoraggio(cfrMt27,57-60)!Pericristiani,lasepolturaèunattodipietà,maancheunattodigrandefede.Deponiamonellatombailcorpodeinostricari,conlasperanzadellalororisurrezione(cfr1Cor15,1-34).Èquestounritochepermanemoltoforteesentitonelnostropopolo,echetrovarisonanzespecialiinquestomesedinovembrededicatoinparticolarealricordoeallapreghieraperidefunti.Pregare per i defunti è, anzitutto, un segno di riconoscenza per la

testimonianza che ci hanno lasciato e il bene che hanno fatto. È unringraziamento al Signore per averceli donati e per il loro amore e la loroamicizia. La Chiesa prega per i defunti in modo particolare durante la SantaMessa. Dice il sacerdote: «Ricordati, Signore, dei tuoi fedeli, che ci hannopreceduto con il segno della fede e dormono il sonno della pace. Donaloro,Signore, e a tutti quelli che riposano inCristo, la beatitudine, la luce e lapace» (Canone romano). Un ricordo semplice, efficace, carico di significato,

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perché affida i nostri cari alla misericordia di Dio. Preghiamo con speranzacristianachesianoconLui inparadiso,nell’attesadi ritrovarci insiemeinquelmisterodiamorechenoncomprendiamo,machesappiamoessereveroperchéèunapromessacheGesùhafatto.TuttirisusciteremoetuttirimarremopersempreconGesù,conLui.Ilricordodeifedelidefuntinondevefarcidimenticareanchedipregareperi

vivi,cheinsiemeconnoiognigiornoaffrontanoleprovedellavita.Lanecessitàdi questa preghiera è ancora più evidente se la poniamo alla luce dellaprofessionedi fedechedice:«Credolacomunionedeisanti».È ilmisterocheesprimelabellezzadellamisericordiacheGesùciharivelato.Lacomunionedeisanti,infatti,indicachesiamotuttiimmersinellavitadiDioeviviamonelsuoamore.Tutti,viviedefunti,siamonellacomunione,cioècomeun’unione;unitinella comunità di quanti hanno ricevuto il Battesimo, e di quelli che si sononutritidelCorpodiCristoefannopartedellagrandefamigliadiDio.Tuttisiamolastessafamiglia,uniti.Eperquestopreghiamogliuniperglialtri.Quanti modi diversi ci sono per pregare per il nostro prossimo! Sono tutti

validieaccettiaDiosefatticonilcuore.Pensoinmodoparticolareallemammee ai papà chebenedicono i loro figli almattino e alla sera.Ancora c’è questaabitudine in alcune famiglie: benedire il figlio è una preghiera; penso allapreghieraperlepersonemalate,quandoandiamoatrovarliepreghiamoperloro;all’intercessionesilenziosa,avolteconlelacrime,intantesituazionidifficilipercui pregare. Ieri è venuto a messa a Santa Marta un bravo uomo, unimprenditore.Quell’uomogiovanedevechiuderelasuafabbricaperchénoncelafaepiangevadicendo:“Iononmelasentodilasciaresenzalavoropiùdi50famiglie.Iopotreidichiarareilfallimentodell’impresa:menevadoacasaconimieisoldi,mailmiocuorepiangeràtuttalavitaperqueste50famiglie”.Eccounbravocristianochepregaconleopere:èvenutoamessaapregareperchéilSignoreglidiaunaviadiuscita,nonsoloperlui,maperle50famiglie.Questoèunuomochesapregare,colcuoreeconifatti,sapregareperilprossimo.E’inunasituazionedifficile.Enoncercalaviadiuscitapiùfacile:“Chesiarranginoloro”.Questoèuncristiano.Mihafattotantobenesentirlo!Emagaricenesonotanticosì,oggi,inquestomomentoincuitantagentesoffreperlamancanzadilavoro; penso anche al ringraziamento per una bella notizia che riguarda unamico,unparente,uncollega…:“Grazie,Signore,perquestacosabella!”,anchequelloèpregareperglialtri!.RingraziareilSignorequandolecosevannobene.A volte, come dice San Paolo, «non sappiamo come pregare in modoconveniente,maloSpiritostessointercedecongemitiinesprimibili»(Rm8,26).E’loSpiritochepregadentrodinoi.Apriamo,dunque,ilnostrocuore,inmodo

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che lo Spirito Santo, scrutando i desideri che sono nel più profondo, li possapurificareeportareacompimento.Comunque,pernoieperglialtri,chiediamosempre che si faccia la volontà diDio, come nel PadreNostro, perché la suavolontà è sicuramente il bene più grande, il bene di un Padre che non ciabbandonamai:pregareelasciarecheloSpiritoSantopreghiinnoi.Equestoèbellonellavita:pregaringraziando,lodandoDio,chiedendoqualcosa,piangendoquandoc’èqualchedifficoltà,comequell’uomo.MailcuoresiasempreapertoalloSpiritoperchépreghiinnoi,connoiepernoi.Concludendoquestecatechesisullamisericordia,impegniamociapregaregli

uniperglialtriperché leoperedimisericordiacorporaleespiritualediventinosempre più lo stile della nostra vita. Le catechesi, come ho detto all’inizio,finiscono qui.Abbiamo fatto il percorso delle 14 opere dimisericordiama lamisericordiacontinuaedobbiamoesercitarlainquesti14modi.Grazie.©Copyright-LibreriaEditriceVaticana