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Parco Archeologico Greco Romano di Catania

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La carta delle aree archeologiche di Catania

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AnfiteatroL’anfiteatro, costruito nei primi secoli

dell’Impero probabilmente travolgendoun quartiere di abitazioni a nord dellacittà, è uno dei monumenti piùsignificativi della città romana di Catania.

I suoi possenti ruderi, ben visibilidalla centrale piazza Stesicoro sin dagliinizi del XX secolo, si estendono, insenso nord sud, dalla zona meridionaledi via Penninello all’incrocio della stessapiazza con via Sant’Euplio ed in sensoest ovest dal vico Neve all’areasottostante la chiesa di San Biagio dove èa vista una parte di quel corridoio cheseparava l’anfiteatro dalla collinaretrostante. A seguito dei lavori di scavo,diretti nei primi anni del Novecento daF. Fichera, è stata riportata alla luce, elasciata a vista, una porzione del settorenord della cavea separata dall’arena daun alto podio, originariamente rivestitoin marmo. Si liberò del tutto il corridoiointerno dell’ordine inferiore che èpercorribile interamente.

Del monumento, ridotto ad unimmenso ammasso di rovine, tanto daessere utilizzato quale cava di blocchiper la costruzione di edifici cittadini sindall’età bizantina, e coperto dalle Muradella città in epoca medievale emoderna, sopravvive solo la parteinferiore che rimaneva del tutto interrataancora alla fine del XVIII secolo allorchéil Principe di Biscari promosse i primiscavi per la sua liberazione. Definitodallo stesso Biscari “... il testimonio piùgrande dell’antica catanese grandezza...”, dovette essere abbellito darivestimenti in marmo e da colonnaticome indicano alcune lastre ancora in

posto nel muro del podio, il belbassorilievo, raffigurante un cavallo diprofilo verso destra, incorniciato da unpiccolo fregio a motivi floreali, collocatodal Fichera sul muro che recinge l’areaarcheologica a sud, ed i numerosiframmenti di colonne rinvenuti. IlFichera ipotizzò un prospetto articolatoin due ordini sovrapposti di arcate ecoronato da un alto loggiato, una caveadivisa in tre ordini di gradinate collegatitra loro da scale interne che si aprivanolungo i corridoi. Certamente il piùgrande anfiteatro di Sicilia, ed uno deimaggiori della penisola italiana,l’anfiteatro catanese poteva contenerecirca 15.000 spettatori seduti, numero

raddoppiabile per l’uso frequente diaggiungere impalcature lignee per postiin piedi.

Per la sua costruzione fu adottata lastessa tecnica impiegata nei maggioriedifici di età imperiale: unresistentissimo opus coementiciumcostituisce il nucleo centrale dellamuratura contenuto, quasi in unacassaforma perenne, all’interno deiparamenti in blocchi squadrati di pietralavica. I mattoni sono impiegati nellearcate e per delineare correttamente ilivelli orizzontali su cui si impostano lecoperture a botte costruite con l’impiegodi materiali leggeri, quali la pietrapomice.

La datazione della sua costruzione,che, in assenza di dati di scavostratigrafico, deriva solo dall’analisi dellatecnica costruttiva, va posta intorno allametà del II secolo d.C. Ingresso da piazza Stesicoro

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Il Teatro romano

Insigne monumento d’età romana ilTeatro romano sorge sul fianco meridio-nale dell’altura occupata sin dall’etàgreca da edifici pubblici e privati.

Nel XVIII secolo il Principe diBiscari eseguì scavi per liberare le strut-ture antiche che, col trascorrere deltempo, erano state coperte da case, erecuperò elementi della decorazionedella scena che portò nel suo Museo.Dopo un lungo periodo di abbandono edi disinteresse, in cui nuove fabbricheandavano a sovrapporsi al monumento,iniziarono poderose operazioni di espro-priazione, impegnativi lavori di demoli-zione delle strutture moderne e direstauro di quelle antiche. La parte piùconsistente di tali lavori è stata eseguitatra il 1950 ed il 1970 ed ha portato alrecupero della cavea e di gran parte degliambulacri.

Le espropriazioni sono riprese nel1991 ed hanno determinato l’acquisizio-ne di tutti gli edifici posti sul lato orien-tale del monumento nel cui interno sonostate individuate, e parzialmente restau-rate, nuove porzioni degli ambulacri,dell’edificio scenico e degli ambienti adesso connessi.

La cavea del Teatro é costituita danove cunei delimitati da otto scalette.Divisa orizzontalmente da praecinctiones,è definita, nella parte superiore da unambulacro che si apre verso l’esterno congrandi porte alternate a finestre, al quale,in antico, si addossava probabilmente unloggiato (porticus in summa gradatione).Mentre la parte inferiore (ima cavea),caratterizzata dalla presenza di gradoni in

calcare, è direttamente poggiata sul pen-dio naturale, la media e la summa caveasono sostenute da poderosi muri radialiattraversati da due ambulacri collegati traloro da scale. Dagli ambulacri si accede aidiversi settori delle gradinate. La cavea èstrutturalmente connessa all’edificio sce-nico e comunica con esso mediante uncomplesso sistema di corridoi, rinvenutinel corso degli ultimi lavori e a seguitodelle recenti espropriazioni. Essi consen-tivano il passaggio, oltre che agli ambientiretrostanti il palcoscenico (postscae-nium), anche alle torri scalari. L’edificioscenico in antico dovette essere imponen-te. La sua fronte era lussuosamente orna-ta da statue collocate dentro esedre fian-

cheggiate da colonne di ordine corinzioposte su piedistalli con delfini in rilievo.Alla sua base, tra alte zoccolature decora-te da bassorilievi, si aprivano tre porteattraverso cui gli attori giungevano sulpalcoscenico.

Dopo le ultime campagne di scavo,eseguite dalla Sezione Archeologica dellaSoprintendenza di Catania, è ben visibilela porta orientale con due grandi colonneai lati, delle quali oggi si vedono in situ lebasi in pietra lavica e, solo per quellaposta sul lato sinistro dell’ingresso, ilpiedistallo marmoreo decorato conbucrani e teste taurine del tutto simile aquello recuperato dal Principe di Biscari.La porta hospitalis e gli ambienti

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Antiquarium Regionale del Teatro Romano

Nel corso degli ultimi lavori di scavo edi restauro è stata sistemata unanuova area di accesso ed allestito unantiquarium in spazi pertinenti ad unedificio settecentesco che, costruitodopo il terremoto del 1693 sui resti dipovere abitazioni sovrapposte allepoderose strutture romane, fumodificato in parte intorno alla metàdel XIX ed in parte agli inizi del XXsecolo.

Ingresso da via Vittorio Emanuele 260

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retrostanti, intorno al XVI secolo, furonooccultati per la costruzione di una casache si sovrappose anche alla porta regia,della quale è visibile finora solo il fiancoorientale in opus latericium, privo deirivestimenti marmorei. Davanti allafronte della scena si estendeva un largopalcoscenico la cui fronte, movimentatada piccole nicchie rivestite in marmo edecorate da statue, come quellaraffigurante Leda col cigno, copiaromana di un originale greco di Timoteo(IV secolo a.C.), era coronata da unacornice in marmo con motivi vegetalistilizzati.

L’orchestra conserva il pavimentomarmoreo in opus sectile il cui disegno èdato da grandi cerchi inscritti dentroquadrati. Esso fu restaurato già in anticoallorché, essendosi rovinato anche per lafragilità dei marmi che lo componevano,fu integrato, con lastre di marmo bianco,senza rispettare il disegno originario.Invasa da numerosi piccoli recinti peranimali nella prima metà del V sec. d.C.,l’orchestra, tra il 600 e il 650 d.C., furicolmata da un poderoso crollo delleparti alte della scena e della cavea comeindica la presenza di grandi blocchi incalcare, relativi alle gradinate, di capitelli,di parti di colonne e di sculture relativealle decorazione del palcoscenico e dellafronte della scena.

Nel medioevo, distruggendo partedell’orchestra già coperta da macerie, fucostruita una struttura quadrangolare agrandi blocchi squadrati di calcare, deltutto simili a quelli di un poderoso muroscoperto nel 1919 al di sotto dell’edificiomoderno che grava sul lato occidentaledel monumento. Tale muro è stato inteso

come elemento strutturale di un piùantico Teatro greco a strutturatrapezoidale.

Il prospetto esterno del Teatro, inluce solo per un breve tratto su viaTeatro greco, é movimentato da scale eda grandi esedre che erano, probabil-mente, decorate da statue.

Dall’analisi delle strutture, delladecorazione architettonica e dei dati discavo si ricavano le diverse fasi delmonumento. Costruito nell’area giàoccupata probabilmente da un teatroellenistico, ebbe in età augustea la suaprima sistemazione come teatro romano:sulle parodoi furono costruite le aliestreme della cavea che venne cosìsaldata all’edificio scenico davanti alquale si sviluppava un palcoscenicomeno ampio di quello ora a vista. Ilteatro raggiunse il suo assetto definitivonel II secolo d.C., epoca a cui risalgonoanche la decorazione della fronte scena emolti dei frammenti di sculture ebassorilievi rinvenuti. Tra la fine del III ela prima metà del IV secolo d.C. furestaurato e fu realizzato un palcoscenicopiù ampio utilizzando come materiale dacostruzione anche frammenti di statue edi colonne. In questa fase sugli ultimigradoni dei cunei orientali fusovrapposto un alto podio collegatoall’orchestra mediante scale. Fumodificato pure il passaggio dallaparodos orientale agli ambientiretrostanti la fronte scena, con larealizzazione di un ampio corridoio,dotato ad est di aperture ad arco, oravisibili nell’area di ingresso almonumento. Ingresso da via Vittorio Emanuele 260

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Il Teatro nella città antica

Dei ritrovamenti presso la sommitàdella collina, acropoli della coloniacalcidese, si è detto molto e, nellediverse epoche, in modo diverso;ricomponendo in un ideale mosaicotutte le informazioni viene fuori chetutta l’area ad ovest del Teatro e dellaRotonda doveva essere fittamenteoccupata da edifici pubblici; già IgnazioPaternò Castello principe di Biscariaffermava di aver avuto modo diimbattersi, nel corso delle sue ricerchearcheologiche, nelle Grandi Terme chefu necessario ricoprire per nondeformare la nobile piazza che adorna ilprospetto del gran monastero deiBenedettini.

Nel 1885, nel costruire palazzoIngrassia, sede per l’Istituto diAnatomia umana dell’Università diCatania, si trovarono resti di Terme;potrebbero essere messe in relazione ocon le Grandi Terme o con un altroedificio di cui parla Biscari, il Ninfeo,così identificato per il ritrovamento diuna iscrizione con dedica alle Ninfe,che segnava l’arrivo, a Catania,dell’acquedotto che traeva origine nelterritorio di Santa Maria di Licodia e,dopo aver percorso varie contrade,giungeva in città. Le Terme pressopalazzo Ingrassia insieme a quelle dellaretrostante piazzetta Santa Mariadell’Idria, al Ninfeo ed alle GrandiTerme dovevano essere in relazione conaltre strutture rinvenute negli anni 1851e 1856 presso l’angolo nord est delReclusorio delle Verginelle (ambienti dipianta ottagonale, varie architetture

mistilinee con scale e pavimenti); tra imateriali rinvenuti è il frammento discultura, definito da A. Holm parte diun leone e da G. Libertini parte di unariete, oggi al Museo Civico. Airitrovamenti ottocenteschi nella piazzasi aggiungono le strutture termalirinvenute nel giardino del Reclusoriodelle Verginelle nel 1918 e nel 1923 apochi metri di distanza dello stessoedificio con i pavimenti in mosaicopolicromo o in bianco e nero in disegnogeometrico. Dal 1978 una sistematicaricerca archeologica viene condottaall’interno dell’ex monastero deiBenedettini dove sono stati ottenutieccezionali risultati che hanno dato unimportante contributo per laconoscenza dell’impianto urbanisticodella città antica. Al di sopra di livellistratigrafici che hanno confermatoun’imponente frequentazione dell’areain età eneolitica, sono stati rinvenutistati pertinenti alla fase più antica dellacolonia calcidese, strutture di edifici diVI e di IV sec. a.C., abitazioni di etàtardo repubblicana, con pavimenti inopus signinum ed in marmo policromoe pareti decorate ad affresco, un grandeedificio a corte centrale di probabiledestinazione pubblica e nuclei abitatividi età medievale.

L’impianto repubblicano ed ilgrande edificio prospettano su unastrada basolata che incrociaortogonalmente un’altra, anch’essabasolata, rinvenuta all’interno dellecosiddette “scuderie” prospicienti suvia Teatro Greco. Nell’area occidentaledell’ex monastero, nell’angolo di nordovest del secondo chiostro, all’interno

dei cantinati cinquecenteschi, è statamessa in luce una domus di etàimperiale, con impianto a peristilio, checonserva in situ la pavimentazionemusiva. La preziosità dei marmiutilizzati, l’eleganza degli elementidecorativi e delle soluzioniarchitettoniche adottate, fanno ascriverequesta domus di Catania tra gli esempipiù significativi dell’attività ediliziaromana in Sicilia nel corso del II secolodell’Impero, antecedente allacostruzione delle celebri ville di PiazzaArmerina, di Patti e del Tellaro tuttedatabili ad epoca più tarda.

Dalla sommità della collina siraggiunge la parte più bassa della cittàmediante arterie parallele tra di loro(via Vittorio Emanuele, via TeatroGreco, via Gesuiti, via Antonino diSangiuliano) e parallele e ortogonali aidue assi viari di età romana rinvenutiall’interno dell’ex monastero deiBenedettini e ad un terzo, anch’esso dietà romana, individuato in via Crociferi,a nord est del Teatro, che, correndo insenso nord sud, conduceva in antico dalTeatro all’Anfiteatro.

Nel corso dei recenti scavi condottiin via Crociferi, nota per le suesplendide chiese e conventisettecenteschi, ricostruiti dopo ilterremoto del 1693, è stato possibileaccertare come l’attuale strada sia laconservazione di un segno urbanisticoantico e che le strutture monastiche,esistenti lungo la via prima e dopo ilterremoto del 1693, indichino unacontinuità d’uso (area sacra) di questaparte della città.

La via di età romana imperiale,

impostata su una serie di battuti stradalidatabili dal IV sec. al I sec. a.C., correvaprobabilmente tra edifici sacri le cuiaree furono utilizzate dall’età bizantinain poi, per la costruzione di edifici diculto; essa conduceva ad un area, oggipiazza San Francesco d’Assisi, nellaquale, alla fine degli anni cinquanta, èstata rinvenuta parte della grande stipevotiva del santuario di Demetra.

Lo scavo eseguito anche nei trattiantistanti palazzo Zappalà, disponendodi un’area leggermente più estesa, hamesso in evidenza il limite est dellastrada antica ed un criptoportico posto,secondo le tendenze urbanisticheadottate per sistemazioni di tipo“scenografico” in città collinari, su unodei terrazzamenti che degradandodolcemente, collegano la quota di viaCrociferi con quella di via Manzoni e divia Etnea.

All’interno di uno degli ambienti,nel 1989 fu rinvenuta una statuamarmorea acefala, priva di braccia,raffigurante una figura maschile stantenuda, probabile copia di un originalegreco della seconda metà del V secoloa.C.

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Il Teatro nella città moderna

Catania antica, fondazione colonialegreca della fine dell’ VIII sec. a.C.,passata sotto il dominio romano nellaprima metà del III secolo a.C., giace aldi sotto della città moderna. Emergonosolo alcuni importanti monumenti cheinsieme a numerosi altri elementiarcheologici esistenti nel sottosuolopermettono di ipotizzare l’impiantodella città soprattutto relativamente allasua fase romana.

Il Teatro fu costruito in età romanasul fianco meridionale dell’acropolidella città greca ubicata nella collinaavente il punto più eminente nell’areain cui oggi sorge la chiesa deiMinoritelli su via di San Giuliano e ilcui punto più basso è da porreall’angolo di via Vittorio Emanuele convia San Giuseppe al Duomo.

La linea di massima pendenza haquindi orientamento nord est - sudovest.

Tale andamento altimetrico dovetteinfluire in maniera determinante sullescelte costruttive e sulla progettazionearchitettonica del Teatro e dell’annessoOdeon che sono a quote notevolmentedifferenti: nell’area di massimadepressione si trova l’orchestra delteatro, più in basso dell’attuale viaVittorio Emanuele; in alto, alla quotadell’ambulacro superiore, l’Odeon.

L’ambulacro superiore, medianteimponenti aperture con arco a tuttosesto, alternate a finestroni, mette incollegamento il teatro con lo spaziourbano interessato dalla presenza diedifici pubblici di età romana; di essi è

ben visibile il calidarium di un grandecomplesso termale ubicato sul pianorosettentrionale, riutilizzato dalmedioevo in poi quale edificio di cultocol titolo di Santa Maria della Rotondae oggi noto come Terme della Rotonda.

Tale area urbana, attualmentesegmentata in isolati di variedimensioni, tutti riferibili allarealizzazione del piano urbanistico delCamastra con rare preesistenzed’impianto vario medievale (via delleorfane, vicolo Maura), è caratterizzatadalla presenza di vari isolati monastici:ad ovest del Teatro, e da questoseparato dalla via omonima e dapalazzo Gravina Valdisavoia, ilconvento di Sant’Agostino; a nord delteatro e da questi separati dalla viaTeatro greco, il complesso monastico diSan Benedetto, ed il convento deiFilippini, con la chiesa di San FilippoNeri, su via Teatro greco, della cuioriginaria struttura si mantiene solo laparte di prospetto essendo statosconvolto l’interno da ristrutturazionied ampliamenti nel corso di questosecolo.

Accanto a queste imponentipresenze monastiche, tutt’intorno alcomplesso Teatro-Odeon si trovanoanche alcune residenze di famigliearistocratiche quali palazzo Gravina diValdisavoia su via Vittorio Emanuele,nell’isolato ad ovest del Teatro, palazzoArdizzone in via Teatro greco, tra ilTeatro e la Rotonda; palazzo AsmundoFrancica Nava, il cui prospettoprincipale è stato attribuito alVaccarini, si svolge in un corpoprincipale attorno a corte centrale e in

un’ala prospiciente su un alto giardinopensile, che guarda anch’esso verso ilprospetto settentrionale del Teatro;Palazzo Gravina Cruyllas, chesoprattutto relativamente ai corpi difabbrica aggiunti nel corso di questosecolo, si sovrappone al lato orientaledel Teatro.

Si osserva inoltre la presenza diresidenze della grande borghesia checompetevano per dimensione edassetto morfologico con le residenzenobiliari del Settecento e cheparzialmente modificarono, nel corsodel XIX, palazzi nobiliari preesistentiquali palazzo Platania su piazza SanFrancesco, che occlude ad est la vistadel prospetto esterno del Teatro epalazzo Fragalà Fasanaro su viaVittorio Emanuele, che grava su tutto ilsettore occidentale della scena e delpulpitum del Teatro; quest’ultimopalazzo, che ricompone in un assettounitario dell’ultimo ventennio del XIXsecolo parti di fabbricati più antichi, èdistribuito su un corpo principalelungo la via Vittorio Emanuele e sucorpi secondari posti ai margini dei duecortili che affiancano la scala centrale.

Le parti più interne di questocontesto urbano sono strutturate da untessuto minore non privo di pregimorfologici, quali una casa terranaposta all’angolo tra la via Sant’Agostinoe la via Teatro greco, un palazzetto trala via della Rotonda e via casaNutrizione per citare solo alcuniesempi prossimi al Teatro.

In un tessuto così carico distratificazione storica nell’impiantourbano e di così tante emergenze

architettoniche che, unite allearmoniche testimonianze minori,costituiscono un quadro ambientalemorfologicamente unitario, molti dannisono stati provocati daibombardamenti alleati del 1943 chehanno determinato il crollo di edificiche insistevano sull’attuale largoOdeon, via della Cava e degli spaziscoperti antistanti alla Rotonda, che fuparzialmente danneggiata in questaoccasione.

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OdeonAd ovest del Teatro romano,

all’interno dell’area demaniale, si trova ilpiccolo teatro o Odeon, delimitato anord dalla via Teatro Greco e a ovestdalla via Sant’Agostino. Lorenzo Bolanone dà una descrizione sintetica ma moltointeressante che permette di conoscere lostato di conservazione del monumentoalla metà del XVI secolo, in un’epocaprecedente alla spoliazione che si fecedei monumenti antichi per la costruzionedelle Mura della città e precedente,ovviamente, al terremoto del 1693.

Al suo tempo l’edificio, subite ledevastazioni di Ruggero, già in possessonel XV secolo della famiglia Carrera chelo utilizzò per il recupero di materialiutili alla costruzione della vicina chiesadi Sant’Agostino, si conservava tuttaviain maniera da essere ben riconoscibile.Holm, che lo vide già parzialmenteliberato, lo descrisse con esattezzaconfermando quanto già detto un secoloprima dal Biscari: la cavea, semicircolaree rivolta verso sud est, è costituita da unaprima serie di gradini dei quali il primosi posa direttamente sull’orchestra; unastretta praencinctio separa questo primoordine dal resto delle gradinate divise incunei da scalette e poggiate su diciottomuri a raggiera. Essi delimitano vaninon comunicanti tra di loro, aperti versol’esterno e in antico utilizzati, si dice,come botteghe. La presenza di soglie econtrosoglie con i fori per l’incasso deicardini attesta la presenza di porte dichiusura.

L’esterno è caratterizzato da unasuccessione continua di aperture ad arcocon un raro elemento architettonico

caratterizzante l’intera struttura; si trattadi un architrave retto in blocchisquadrati in pietra lavica posti più inbasso dell’imposta dell’arco; privo di unafunzione portante, esso è un elementodecorativo di straordinaria originalità.

Biscari, che bene colse il carattere diunicità o comunque di rarità dell’Odeon,identificò quale elemento dicomunicazione tra esso ed il Teatro unagrande scala posta tra i due monumentiritenuta di epoca medievale.

Holm riferisce il noto tentativo delBarone Sigona di Villermosa didemolirne una parte facendo saltarenottetempo la volta di un fornice, inquanto esso era di impedimento alprogetto di ampliamento alla sua casa.

La gravità del fatto indusse PaoloOrsi, Soprintendente alle Antichità, aprocedere all’espropriazione dell’area ealla liberazione del monumento.Ingresso da via Vittorio Emanuele 260

La stipe votiva di piazza San Francesco d’Assisi

L’ipotesi della presenza di un’areasacra sul fianco sud orientale dell’alturadi Montevergine fu avanzata già allametà degli anni trenta allorché, in un ter-razzamento posto ad una quota inferioread est di via Crociferi, nel costruire laBanca d’Italia oggi sede della Questura,si rinvennero un rilievo votivo, riferibileal culto di Demetra e Kore, datato tra ilV ed il IV secolo a.C., colonne e capitelliionici in pietra lavica.

La testimonianza più significativa èdata dalla grande stipe votiva, rinvenutanel 1959 nella attuale piazza SanFrancesco d’Assisi, pertinenza di un san-tuario, probabilmente dedicato aDemetra già prima della dominazionedei Dinomenidi, che per la ricchezza el’importanza dei suoi ex voto, provenien-ti dalle principali fabbriche della Greciae del mondo insulare egeo, testimonia lavivacità culturale e lo sviluppo economi-co della città sin dall’età arcaica.

Il deposito venne intercettato duran-te i lavori di scavo per la realizzazionedella rete fognaria cittadina allorché sinoalla profondità di m. 4,40 furono recupe-rati in grande quantità vasi e statuette fit-tili databili dagli inizi del VI secolo fino atutto il IV secolo a.C. Si trattò di un veroe proprio recupero e, considerata la tipo-logia dei lavori e la natura dei luoghi,non si potè identificare il perimetro dellafossa forse parzialmente manomessa inetà romana per l’insediarsi di un quartie-re abitativo nell’area ad oriente delTeatro. Tra le migliaia di oggetti recupe-rati sono di grande interesse i prodotti difabbrica laconica, attica, corinzia edeuboica oltre ai vasi, eccezionalmente

numerosi, di fabbrica chiota e rodia. Maè soprattutto la coroplastica che dà leinformazioni più significative per l’iden-tificazione del culto celebrato tra la finedel V e la prima metà del IV secolo a.C.Mentre le migliaia di statuette e masche-re di età arcaica, riconducibili a numero-si tipi, rimandano ad una divinità femmi-nile di tipo “generico”, nella prima metàdel IV, il culto “si specializza” come atte-sta il rinvenimento di un grande numerodi statuette, in numerose varianti, raffi-guranti una figura femminile con fiaccolae porcellino. In due tipi la fiaccola ètenuta in verticale lungo il lato destrodella figurina ed il porcellino è appoggia-to al fianco sinistro. In altri due tipi ilporcellino è tenuto con la mano destra inbasso e la fiaccola è appoggiata lungo illato sinistro in posizione verticale.

I tipi hanno un evidente riferimentoal culto di Demetra e Kore.

Va sottolineato che, data l’impossibi-lità di esaminare la stipe nella sua inte-rezza, permane il dubbio che in altri set-tori della stessa fossa possano conservarsinuclei di materiali che potrebbero dareindicazioni diverse ed aggiungere nuovidati per una più completa conoscenzadel santuario stesso.

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Via CrociferiLe recenti indagini condotte nella via

dei Crociferi, che costituisce uno deiluoghi di maggiore interesse culturaledella moderna Catania, hanno portatoalla individuazione di strutture dieccezionale interesse per la conoscenzadella città antica.

Tra il 1987 ed il 1993 fuoccasionalmente scoperto un edificio dietà romana, dotato di peristilio interno,costruito agli inizi del I secolo d.C. aridosso del muro di terrazzamento diuna strada, pure lastricata in etàaugustea, che da nord (Anfiteatro)conduceva verso lo spazio esterno ad estdel Teatro romano, spazio peraltrooccupato in età greca dal santuario diDemetra come ha dimostratol’eccezionale ritrovamento alla fine deglianni cinquanta di una stipe votiva inpiazza San Francesco d’Assisi. Al disotto della strada correva un condottoidentificabile in uno dei braccidell’acquedotto che in età romanadistribuiva l’acqua in città; per la suacostruzione era stata scavata una trinceache aveva intercettato una preesistentestrada di età greca.

E’ stato possibile mettere in lucecompletamente solo il lato occidentaledell’edificio che ha le caratteristiche diun criptoportico con pavimento inmosaico policromo a motivi geometrici.Sulla parete ovest si aprono nicchie unadelle quali, con pianerottolo pavimentatoin mosaico, conserva parte della scalarivestita in marmo che conduceva allasovrastante strada.

Data la presenza degli edificimoderni che si sovrappongono a quello

antico, del lato nord è stato possibilemettere in luce solo la porzionesottostante l’attuale via e riconoscere unaserie di ambienti originariamentecomunicanti tra loro, con pavimenti inmosaico bianco e nero ed in opus sectile.All’esterno dell’edificio antico, nellospazio che lo separa dalla chiesa di

San Giuliano, sono state rinvenutepreesistenti strutture di età grecaellenistica, da porre in relazione con ilivelli coevi sottostanti la strada lastricataromana, e muri riferibili ad unaprecedente fase edilizia di etàrepubblicana. Le strutture greche erepubblicane furono danneggiate dallacostruzione di due pozzi di età

medievale che hanno restituitoceramiche di produzione locale e diimportazione.

Di grande interesse il ritrovamentodel sistema di aerazione utilizzato in etàromana per risolvere i problemi diumidità in un edificio semi-interrato,costituito da condutture incassate nelmuro di sostegno della strada.

L’edificio, nel corso del I secolo,ebbe a subire dei rifacimenti; le suepareti, dapprima rifinite con intonaciaffrescati, furono rivestite da lastremarmoree ed una grande esedrasemicircolare fu addossata alle paretirette di una preesistente nicchiaall’incrocio dei bracci nord ed ovest del

peristilio. La sua decorazione adaffresco, allo stato attuale delleconoscenze, è un unicum nel panoramasiciliano: fasce verticali a fondo gialloed ovuli rossi, motivo che imita lecrustae marmoreae, definiscono pannellia fondo bianco attraversati da bandeoblique rosa e azzurre alternate.

Al centro del peristilio dovette esisteun giardino delimitato da un colonnatodi ordine ionico come indicherebbe lacolonna con fusto monolitico e ilcapitello ionico rinvenuti nel 1989.

Agli inizi del II secolo d.C. fumodificato il lato meridionaledell’edificio a seguito della costruzione diun piccolo ninfeo, parzialmente

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danneggiato in età medievale e moderna,costituito da un ampio piano inclinato,un tempo rivestito in marmo, per loscorrimento dell’acqua che scivolandodietro piccole esedre, scendeva su unagrande vasca con pavimento in opustessellatum; il mosaico, bianco e nero,presenta serie continue di doppie peltialternate a fiori stilizzati. Il ninfeo occupaquasi interamente la parte terminale divia Alessi nel tratto in cui essa,fiancheggiando il complesso monastico diSan Benedetto incrocia via dei Crociferi.

Scavando alle spalle del ninfeo enell’esiguo spazio tra esso ed ilcriptoportico si è verificata l’eccezionalescoperta di muri di età greca arcaica e,nei depositi di terra ad essi connessi, dioggetti di culto che pongono grandiquesiti circa l’estensione dell’area delsantuario greco di Demetra.

Nella seconda metà del XVI secolo iruderi romani, e le strutture relative alloro riuso in età medievale, furonocoperti da edifici ed una nuova strada,da riferire all’assetto urbanistico diCatania immediatamente precedente ilterremoto del 1693, si sovrappose aquella romana. Pavimentata con ciottoli

racchiusi in riquadri segnati da file diblocchetti in pietra lavica che formanocroci di Sant’Andrea, essa ripercorreval’antico tracciato viario. Nell’areasovrastante il ninfeo incrociava un’altravia pavimentata alla stesso modo. Stradesiffatte sono state scoperte, in diversecircostanze, in altre parti della città,come in piazza Duomo ed in via SantaMaria delle Grazie.

Lo scavo di via Crociferi, nato dallanecessità di verificare la natura di alcuniritrovamenti effettuati in occasione deilavori condotti dal comune di Cataniaper la sistemazione della rete fognaria, harestituito anche oggetti di eccezionaleinteresse tra cui una statua in marmo diatleta di schema policleteo, teste eframmenti di bassorilievi in marmo dietà greca dionigiana, centinaia di monetee vasellame di età preistorica, greca,romana, medievale e rinascimentale che,determinando una sequenza stratigraficapressoché completa, concorrono allalettura delle diverse fasi storiche dellacittà dalla sua fondazione sino alterremoto del 1693.Ingresso all’area archeologica da via Alessi

Terme della RotondaUbicato a nord del Teatro romano,

l’edificio, noto come Terme dellaRotonda, ha oggi ingresso sulla strettaomonima via che sale verso la parte altadella collina, acropoli della città antica.Gli scavi, determinati subito dopo ilsecondo conflitto mondiale dalla necessi-tà di intervenire nell’edificio gravementedanneggiato dai bombardamenti aerei,furono diretti da Guido Libertini cheindividuò al di sotto dei livelli pavimenta-li strutture di età tardo ellenistica, intesecome pertinenti ad un più antico edificiotermale. Lo scavo e l’analisi delle muratu-re in elevato gli permisero di riconoscerela presenza di rimaneggiamenti di epocatardo imperiale, e di fare risalire al VIsecolo d.C. il momento in cui l’edificio,che è il calidarium, o forse il laconicum,di un grande complesso termale, fu riusa-to come chiesa. Consacrata alla MadonnaAssunta, come dice lo storico Vito MariaAmico, essa ebbe a subire diverse trasfor-mazioni: ad età medievale risale la portaogivale aperta sul fianco settentrionale ela merlatura aggiunta ai muri esterni,mentre sarebbe di epoca tardo rinasci-mentale la porta del lato sud.

Dell’antico edificio termale rimaneoggi una sala a pianta circolare inscrittain un quadrato, movimentata all’internoda esedre, coperta da una grande cupola.L’adattamento dell’edificio a chiesa cri-stiana è identificabile nei resti del pavi-mento posto alla stessa quota delle duenuove porte, nell’adattamento di unadelle esedre in altare maggiore e delledue laterali in cappelle. Sono tuttora visi-bili sulle loro pareti tracce di dipinti,mentre sulle pareti che guardano il cen-tro della sala sono ancora in posto por-zioni degli affreschi di età barocca che,in parte danneggiati dai bombardamenti,furono rimossi per mettere in luce lamuratura antica.

Nella tradizione locale la Rotonda eraconosciuta col nome di Pantheon e moltieruditi catanesi erano convinti che essa,originariamente luogo di culto pagano,fosse servita da modello per l’omonimotempio romano. Per primo il Principe diBiscari riconobbe nel monumento un edi-ficio termale ed in tale opinione fu seguitodai numerosi viaggiatori che lo descrisse-ro, come J. Houel, e dagli studiosi chesuccessivamente se ne occuparono.Ingresso da via Rotonda

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Terme AchellianeL’imponente edificio, interpretato

quasi unanimemente come parte di unaTerma pubblica, si estende al di sottodella Cattedrale di Catania, della piazzaDuomo e degli edifici che si affaccianosul lato meridionale della piazza stessa.Si accede all’area archeologica attraversouna apertura, realizzata dal Principe diBiscari nel sagrato della Cattedrale, chepermette di scendere in un lungocorridoio con volta a botte. Dalcorridoio si accede ad una grande sala apianta rettangolare con quattro pilastrisu cui si impostano le volte. Le paretierano adornate da stucchi raffigurantiputti ed animali circondati da viticci congrappoli di uva. La sala comunicava,mediante tre aperture esistenti sullaparete occidentale, con tre ambienti didimensioni minori; altri due piccoli vanirettangolari erano a nord e a sud diquesti ultimi; resti di altri ambienti sonostati riconosciuti ancora più a ovest e asud della grande sala.

La denominazione di TermeAchelliane è attestata da un’iscrizionerinvenuta in frammenti in diverse

epoche; l’iscrizione, oltre a fornire ladenominazione delle terme, la cui originerimane ancora oscura, documental’esecuzione di lavori di restauro della suafornace e dei condotti per ladistribuzione del calore. L’iscrizione, cheriferisce in lingua greca i nomi dei consoliin carica, è datata al 434 d.C.

In assenza di dati di scavoarcheologico stratigrafico non è ancorapossibile risalire all’epoca in cui fucostruito l’edificio che, dall’esame dellatecnica costruttiva impiegata, è daincludere comunque tra le maggioricostruzioni del primo periodo imperialeromano.

Terme dell’IndirizzoComplesso termale romano ubicato

in piazza Currò, nel cuore del vecchiomercato del pesce o Pescheria, trae lasua attuale denominazione dal conventocarmelitano di Santa Mariadell’Indirizzo, che ne incorporò lestrutture. Dell’edificio, che prossimo agliimpianti portuali della città era quasicertamente di uso pubblico,sopravvivono dieci vani con le copertureoriginarie, tra cui fa spicco una grandiosasala a pianta ottagonale con copertura acupola; nella parte superiore delle paretisi aprono delle finestre arcuate, mentrepiù in basso sono delle nicchie. Al disotto del piano d’uso, che dovette esserepiù alto di quello attuale, si aprivano icondotti per il passaggio dell’aria calda.In occasione delle esplorazioni condottenel XVIII secolo il Principe di Biscaririnvenne tratti di condutture in piomboancora incassate nelle pareti e le portònel suo Museo. La costruzionedell’edificio è in opera cementizia conparamenti in blocchi di pietra lavica.Come nell’Anfiteatro e nel Teatro, imattoni sono impiegati nelle arcate e per

delineare correttamente i livelliorizzontali delle pareti.

Gli unici scavi condotti negli ultimidecenni hanno interessato l’area posta asud dell’edificio dove sono staterinvenute strutture relative al monastero.Gli studiosi, in assenza di dati di scavostratigrafico e sulla scorta soltantodell’analisi delle tecniche costruttiveimpiegatate, fanno risalire l’epoca dellasua costruzione è all’età imperialeavanzata.Ingresso da piazza Currò

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Bagno di Casa Sapuppo Nel 1997 in occasione dei lavori di

sistemazione della piazzettaSant’Antonio, nel cuore del centrostorico di Catania, si è avuta la possibilitàdi rintracciare un monumento romano dicui si era persa traccia. In un piccolocortile posto tra l’ex Casa Sapuppo e lacasa natale del musicista Giovanni Pacinisono ritornati in luce i resti di unedificio, già visto alla fine del XVIIIsecolo quando fu anche rilevato da J.Houel che da S. Hittar. Il Principe diBiscari lo definì una Terma di bellaarchitettura, formata da più stanze conpareti rifinite da lastre di marmo. Siconservava ancora in posto uno deipavimenti in mosaico bianco. Una dellestanze era inoltre adornata da colonnecostruite con mattoni circolari stuccate.

Alla fine dell’Ottocento ilmonumento non era più visibile. AdolfHolm lo dichiara ormai ricoperto daedifici e si limita a riportare la pianta edil prospetto di Hittar.

I resti ritrovati di recente sonopertinenti ad un grande vano conpilastro centrale in blocchi squadrati eparte di un pavimento in opus signinum.

Sulla scorta dei materiali recuperati infase di scavo e per la tipologia deipavimenti l’edificio è databile agli inizidel I secolo d.C.Ingresso da piazza Sant’Antonio

Il Foro di CataniaAlla fine del Settecento il Principe di

Biscari descrive il Foro di Catania, in etàromana centro religioso, commerciale,amministrativo, culturale della città,luogo dove si teneva mercato, sitrattavano gli affari, si amministrava lagiustizia, si celebravano cerimonie. Apianta quadrata e pur sommerso dalfango, era ancora visibile nel cortile SanPantaleo, con gli edifici che locircondavano su tre lati. Su parte deiresti antichi erano state costruite poverecase; altre porzioni erano direttamenteriutilizzate come botteghe.Sopravvivevano le arcate dei latisettentrionale, meridionale ed orientaleprecedentemente identificate come restidi un edificio termale. Alla fine delsecolo successivo A. Holm riferisce cheerano visibili soltanto sette arcate dellato orientale e tre di quellomeridionale. Nella ristampa del libro diHolm, curata nel 1924 da G. Libertiniche traduce il testo dal tedesco edinserisce note di aggiornamento, si leggeche le grandi strutture si trovano inrealtà a m. 7,35 più in basso del livelloattuale e che a m. 2,35 di profondità siosservano gli avanzi di ambientisovrapposti ricavandosi da ciò la notiziache i ruderi del Foro si conservavano sudue livelli.

Oggi sono visibili due ambienti postisul lato settentrionale del cortile SanPantaleo, da questa parte invaso da unfabbricato che ne lascia libera una strettaporzione, ed un muro in opusreticulatum su cui si sovrappone il muroorientale di un edificio moderno.Ingresso dal cortile San Pantaleone

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Monastero di San Nicolò l’ArenaLa ricerca archeologica nell’ex

monastero di San Nicolò l’Arena diCatania è iniziata nel 1978 in occasionedei lavori condotti dall’Università degliStudi per il restauro del monumentodestinato ad essere la sede della Facoltàdi Lettere. Gli scavi, di difficile ecomplessa esecuzione come in ogniintervento di archeologia urbana, hannodato risultati di notevole interesse per laconoscenza degli insediamenti umani inquesta zona collinare che, abitata dallapreistoria al medioevo senza soluzione dicontinuità, ha subito nel corso deimillenni notevoli trasformazioni conmodificazioni anche della morfologia delterreno in origine fortementedegradante da sud ovest verso nord est.

La più significativa di tale alterazioniavvenne nel XVI secolo allorché l’area,già ridotta ad una immensa spianata aridosso delle mura della città, fu ulterior-mente livellata per la costruzione del com-plesso monastico benedettino. Furonorase al suolo tutte le costruzioni emergentie, probabilmente in questa occasione,interrate le zone originariamente depresseper la natura acclive del luogo.

L’età preistoricaL’analisi degli strati archeologici più

profondi ha confermato una frequenta-zione di età preistorica da inquadrareessenzialmente tra il neolitico tardo(facies di Diana) e l’eneolitico recente(facies di Malpasso). Nel cortile meridio-nale, nei pressi dell’angolo di sud est delmonastero, è stata rinvenuta una tombaancora intatta che, per il corredo funera-rio e per il tipo di deposizione, è statopossibile attribuire all’età eneolitica anti-ca, fase della preistoria siciliana dellaquale poco si conosce almeno per quelche riguarda il tipo di sepolture(Calaforno, Piano del Vento, Salinelle diPaternò e contrade Fildidonna e DossoTamburaro dl Militello in Val di Catania).Un lacerto di muro curvilineo nel cortile

orientale unitamente ai numerosissimiframmenti di ollette, di bicchieri e di vasisu alto piede a superficie monocromarossa (facies di Malpasso) sono gli indizidell’esistenza di un villaggio capannicolodella fase recente dell’età del rame sulversante orientale della collina che proba-bilmente si estendeva sino al più bassoterrazzamento di via Crociferi.

Le prime testimonianze grecheLa fase più antica della colonia calci-

dese di Catania è attestata da tre lacertidi muri in pietra lavica con probabilealzato in mattoni crudi riferibili a tre edi-fici diversi, distanti l’uno dall’altro, chepresentano comunque lo stesso orienta-mento nord est - sud ovest; tale orienta-mento segue l’andamento naturale delterreno e risponde ad una pianificazioneurbanistica disposta dai coloni fin dalloro arrivo. A fronte delle rare testimo-nianze architettoniche sono stati rinvenu-ti numerosi frammenti in strati databilidalla fine dell’VIlI alla fine del VII seco-lo a.C. (kotylai protocorinzie, coppe deltipo di Thapsos, coppe ad uccelli di fab-brica rodia, crateri e coppe euboiche,anfore attiche SOS e vasi a decorazionegeometrica di fabbrica locale).

Età greca arcaicaNel cortile orientale, sia pure

mutilate da interventi successivi, sonostate messe in luce almeno treabitazioni di età greca arcaica cheforniscono preziose informazionisull’insediamento della coloniacalcidese.

Si tratta di case nel complessopiccole e prive di segni di lusso i cuimuri, in opera pseudo poligonale,delimitano vani con pavimenti in terrabattuta posti direttamente sul terrenonaturale; solo della casa 2 si puòriconoscere lo sviluppo planimetrico:essa è costituita da tre vani; due di essi,di modeste dimensioni e affiancati tradi loro, hanno apertura a sud nel terzovano che ha funzione di distribuzione.Il ritrovamento di tratti compatti diargilla e di numerosi frammenti ditegole piatte con listello (solenes) e dicoppi (kalytperes) al di sopra deipavimenti indica che le case avevanouna copertura di tipo sicilianocostituito da tegole poste su un lettod’argilla (dorosis). Per il rinvenimentodi frammenti di antefisse a palmetta edi lastre di terracotta con motivo a

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treccia dipinto si suppone ladecorazione delle coperture. Lapresenza di numerosi pesi fittili datelaio unitamente al rinvenimento insitu di un pithos parzialmenteconficcato nel pavimento della casapuò indicare la destinazione di alcuniambienti alle attività domestichefemminili.

Le abitazioni, che hannol’orientamento della prima fasecoloniale, erano collocate in modo daassecondare la pendenza naturale delterreno affinché dagli stretti vicoli diseparazione (ambitus) potesserodefluire le acque piovane.

Un ben definito strato di incendiodatato, per la presenza lucerne del tipoAgorà 19B e coppette a vernice nera, alprimo quarto del V secolo a.C. puòessere riferito alla distruzione diCatania operata da Ierone nel 476 a.C.

Il rinvenimento di strati relativi allafase più antica della colonia calcidese edi edifici di VI sec. a.C. è da connetterecon i ritrovamenti negli anni ventinell’antistante piazza Dante diceramiche di importazione dalla Greciae dall’area orientale del Mediterraneo,oggi esposte nel Museo Paolo Orsi diSiracusa.

Età greca classicaAlla fase abitativa di età arcaica si

sovrappongono le strutture dariconnettere alle notizie delle fonti sullariedificazione della città per opera diDionisio I di Siracusa. La ricostruzionedovette essere fatta secondo un nuovoschema urbanistico che non tenneconto dell’orientamento precedente nè

dell’andamento naturale del terreno. Siriferisce a questa fase un edificiodatabile tra la fine del V e l’inizio delIV sec. a.C., orientato in senso nordsud e parallelo sul lato est alla stradalastricata di età romana che con ogniprobabilità costituisce la sistemazionemonumentale di età augustea di un asseviario di IV secolo su cui prospettaval’edificio medesimo. Esso è suddiviso indue ambienti. I muri sono in operaincerta costituiti da pietre laviche nonlegate da malta. Le statuette di figurafemminile con fiaccola e porcellino e lafossa votiva rinvenute sono elementi diculto ctonio e inducono a supporre ladestinazione sacra dell’edificio. Imateriali rinvenuti nello strato dicolmatura della fossa votiva sonodatabili ai primi decenni del III secoloa.C. quando l’area ebbe una nuova faseedilizia conseguente all’occupazioneromana del 263 a.C.

Età ellenistica e romanaIl muro perimetrale nord

dell’edificio del IV sec. a.C., nell’areacentrale del cortile orientale, fu riusatoper la costruzione di uno dei vani delleabitazioni di età ellenistica conpavimenti in opus signinum e paretiaffrescate, posti a quote diverse, il cuiuso è attestato fino alla fine del I sec.d.C. Le case di dispongono su trediversi terrazzamenti degradanti da sudovest verso nord est. Il primo nucleo ècostituito da almeno cinque vani conpareti affrescate; di particolare interessela decorazione di uno di essi che,all’interno della casa dovette avere lafunzione di viridarium, con la

rappresentazione di un giardino visibileal di là di una balaustra di canne legatea reticolo. In uno stretto vano, confunzione probabilmente di fauces, ladecorazione pittorica, conservatasi alivello dello zoccolo della parete è resaad ovoli gialli e rossi delineati in neroad imitazione delle crustae marmoreae.Ad una quota inferiore, nell’areaprospiciente l’ingresso dell’edificiomonastico su piazza Dante, si trova ilsecondo nucleo costituito da almenootto ambienti con pavimento in opussigninum e pareti affrescate. Le paretidel vano di sud ovest, posto a ridossodelle fondazioni dell’edificiosettecentesco, presentavano tre

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successivi strati di intonaco dipinto.Dopo il distacco degli strati più recenti(il più antico è ancora in situ) è statopossibile esaminarne con attenzione ladecorazione costituita, nello stratomediano, da fasce di colore ocra sufondo rosso delimitanti campi decoratida volatili e oggetti di arredo(candelabri, vasi ecc.); nello strato piùesterno, il più recente, al di sopra diuna zoccolatura, costituita da campiquadrati spruzzati in rosso, si sviluppauna parete divisa in riquadri da fascerosse. Nei due riquadri angolari, che siconservano per una altezza di circa m.2, è rappresentato un motivo a tenda

con frangia. Questo nucleo presentaalmeno tre diversi momenti d’usoattestati, oltre che dalle tre successiveintonacature e ridipinture delle pareti,anche dalla presenza di pilastri ecolonnine costruite con mattonicircolari inglobati in un momentosuccessivo in pareti divisorie inambienti che dovettero essere, nellafase più antica, muniti di peristili odotati di pilastri interni.

Non vi sono dati strutturali cheattestino con certezza il prospettare deidue nuclei abitativi sopra descrittisull’asse viario con orientamento nordsud messo in luce per una lunghezza

totale di 56 metri nella parte centraledel cortile orientale a cui è statoprecedentemente messo in relazionel’impianto urbanistico di età greca; ciòpuò affermarsi invece per un terzonucleo che, posto alla quota più bassadel cortile finora indagata (- m. 3,50 dalpiano attuale di calpestio), è connessoal primo impianto della strada,lastricata in età romana; dell’edificio dietà ellenistica rinvenuto nell’estremitànord ovest del cortile, è stata messa inluce una parte riferibile all’atriocolonnato con pavimento incocciopesto delimitato da un corridoiopavimentato con marmi policromi; di

questo edificio si ipotizza uno sviluppoplanimetrico verso nord (chiesa di SanNicolò l’Arena) e verso ovest (latoorientale del primo chiostro delmonastero) mentre a sud e ad est, areein cui è stato possibile scavare fino inprofondità, esso mostra unampliamento, effettuato tra il I sec. a.C.ed il I sec. d.C., fino alla strada, conl’aggiunta di ambienti disposti su piùlivelli con pavimenti in mattoni checoprono un sistema di canalizzazioneche mediante tubi di piombo portaval’acqua in punti di raccolta sulla strada.E’ forse da riferire a questa fase larealizzazione di un ambiente con

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pavimento musivo in tessellatum le cuitessere bianche e nere sono staterinvenute non più adese alla malta diallettamento.

La strada lastricata si incrociava,nell’attuale settore di sud est delcomplesso benedettino, con un’altralarga via (decumano), lastricata in etàaugustea, che con forte pendenzadegrada da est verso ovest. Larga m. 6 edotata di portici su entrambi i lati è statamessa in luce all’interno del corpo difabbrica prospiciente via Teatro greco(ex scuderie). Grandi case, con botteghea piano terra, si estendevano sul suo latonord all’interno di isolati disposti in unregolare impianto di tipo ippodameoche potrebbe risalire all’assettourbanistico di età dionigiana. Dove,mediante saggi di limitata estensione, èstato possibile indagare i livelli al disotto di quelli romani, sono statiintercettati strati di età greca posti al disopra di un imponente strato di etàeneolitica (ceramica dipinta dello stile diSerraferlicchio e monocroma rossa dellostile di Malpasso) individuato finora intutti gli approfondimenti eseguitinell’area nel monastero benedettino al disotto dei livelli della colonia calcidese diCatania. Nel tratto centrale del corpodelle scuderie, in corrispondenza di unaportone su via Teatro greco, ildecumano incrocia una strada (cardo)con andamento nord sud parallela aquella in vista nel cortile orientale e adun’altra individuata nell’estrema parteovest del cortile meridionale.

Tali manufatti sono di eccezionaleinteresse per la conoscenza dell’impiantourbano antico.

Età romana tardo antica e alto medievaleTutte le strutture messe in luce nel

cortile orientale, inquadrabili tra l’etàpreistorica e quella romanaprotoimperiale, furono inglobateall’interno di un edificio di notevolidimensioni - il lato est è stato messo inluce per circa 76 metri - costituito dauna successione regolare di vanidelimitati da due muri paralleli,gravitanti intorno ad un cortile centrale ilcui piano di uso, posto al di sopra ditutte le strutture prima descritte, non si èconservato. Tale edificio fu costruitodunque tenendo conto oltre che delnaturale declivio anche delle preesistenzeche non furono eliminate. Di questogrande edificio si conservano alcuni vanidi pianoterra con aperture sulla strada(botteghe): una di queste, chiusautilizzando anche alcune basole dellastrada, è affiancata da semicolonnecostruite con mattoni.

Del grande edificio, che certamentedovette avere una funzione pubblica, sidistinguono diverse fasi: di esse, quellapiù antica è riferibile al III sec. d.C. Iframmenti di ceramica altomedievale,rinvenuti nel tompagnamento delleaperture, indicano un momento di riusodell’edificio ancora prospettante sullamedesima strada ora dotata di unmarciapiede, che ne modificaleggermente l’orientamento. Lacontinuità d’uso della strada lastricata dietà romana, sovrapposta ad una di etàgreca, è attestata dai numerosi strati interra battuta ed acciottolati che via viafurono sovrapposti alle basole e che,senza soluzione di continuità,restituiscono una successione

cronologica che va dal XII al XV secoloallorché la strada fu definitivamenteabbandonata. In parte essa fu obliteratada povere case, in parte danneggiata perl’escavazione di pozzi, che siapprofondiscono al di sotto del livellodelle basole, in parte mantenuta comesede stradale ma con diversoorientamento.

L’età medievale e modernaDopo un immane crollo del grande

edificio, attestato in un poderoso stratodi riempimento, e la violenta distruzionedel suo angolo di sud est, nuove edificifurono edificati utilizzando in alcunicasi le strutture più antiche come muri difondazione. Tra le fasi tardo epostmedievali risulta più chiaramenteidentificabile quella relativa ad unpiccolo e povero quartiere che,impiantatosi intorno alla metà del 1500ed abitato probabilmente dallemaestranze impegnate per la costruzionedel monastero, fu spazzato via dalterribile terremoto del 1693. Ai lati dellastrada principale, che con andamentoleggermente diverso si sovrappone aquella romana, si affacciano edificicostruiti con pietre provenienti dallerovine antiche. Ad ovest essa si incrociacon una stradella secondaria su cuiprospettano altre case a cui si accedevascendendo piccole scale.

Nell’area occidentale dell’exmonastero, nel settore nord del secondochiostro, una grande sala, con imponentevolta a botte interrotta da arcate conintradosso a sesto acuto aggiunte nelXVIII secolo, fu costruita nella metà delCinquecento direttamente su un edificio

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di età romana che, per strutturaarchitettonica e ricchezza delledecorazioni pavimentali, rientra nel tipodella domus a peristilio e costituisce atutt’oggi l’unica testimonianza a Cataniadi una grande dimora signorile databileal II secolo d.C.

Della domus si conserva il latomeridionale del peristilio (m. 31,5 x m.3) decorato da un raffinato pavimentomusivo in bianco e nero; nel motivodella fila di quadratini neri messi perangolo che delimita quadrati, all’internovariamente ornati, attestato a partiredalla seconda metà del I sec. d.C.troviamo un terminus post quem per ladatazione del pavimento che peraltroprosegue, senza soluzione di continuità,sui lati orientale ed occidentale delportico ma con diversa composizionedecorativa.

Alla stessa epoca si può datare ancheun lacerto di affresco sopravvissuto sullaparete di un ambiente posto sul latoorientale del peristilio; è stato rinvenuto,insieme ad una fontana, pure essariferibile alla seconda fase della domus,posta all’esterno della grande salacinquecentesca, nel cortile retrostante lachiesa di San Nicolò l’Arena, al di sottodi un spesso interro su cui grava laimponente massa della colata lavica del1669.

Sul lato meridionale del peristilio siaprono almeno cinque ambienti mentresull’asse centrale prospetta il tabliniumcon pavimento in opus sectile, delimitatoa ovest da un mosaico bianco e nero conil motivo della stella a quattro punte chepotrebbe costituire il pavimento delvano di passaggio all’atrio.

Tale motivo è attestato a Catania inun pavimento, datato al II sec. d.C.,che, rinvenuto alla fine del secoloscorso nella parte bassa della cittàdavanti la chiesa di San Sebastiano neipressi del castello Ursino, fu dapprimaconservato nel Museo dei PP.Benedettini e successivamentetrasportato nel Museo Civico.

La domus risulta impostata su unnucleo abitativo di età tardo ellenistica,attestato da un vano con pavimento insigninum e pareti affrescate, purtroppoampiamente danneggiato nel secoloscorso per la creazione di un pozzo nero.

Nel settore occidentale della grandesala cinquecentesca sono statirinvenuti, oltre ad impianti artigianali ead un ambiente ipogeico del XVIsecolo, un muro di età greca arcaicaconnesso ad una strada in terra battuta,orientata in senso nord sud, e fossevotive attestanti la presenza di edifici didestinazione sacra che dovetteroesistere nell’area prima dellacostruzione in età ellenistica diabitazioni e, naturalmente, prima delladomus di età imperiale.

Altre dimore di un certo lusso

dovettero occupare gli isolati delimitatidalle strade rinvenute, come attesta ilritrovamento, al di sotto del latomeridionale del primo chiostro, di partedi una grande sala il cui pavimento ècostituito da un mosaico policromofigurato sul quale sono pesantementescese le fondazioni dell’edificiosettecentesco. Del pavimento musivo,realizzato con tessere bianche, rosse,nere, marroni e azzurre, rimangono dueampi quadrati campiti da losanghe etriangoli, con cornici lineari e dentellatealternate che incorniciano quadrati conteste femminili inscritte in cerchi. I duequadrati sopravvissuti, contengono duebusti femminili, interpretati come laPrimavera e l’Autunno. In un terzogrande riquadro si conserva il capovelato di una figura femminile che puòessere intesa come la personificazionedell’Inverno.

Attraverso un analisi limitataesclusivamente allo schema compositivoed il confronto con altri mosaicitipologicamente simili questo pavimentosi può dadare tra la fine del II sec. d.C. ela metà del III secolo d.C.Ingresso da piazza Dante

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Monte PoPer il periodo compreso tra la tarda

antichità e l’alto medioevo i resti degliedifici pubblici e privati, riportati allaluce nelle più recenti indaginiarcheologiche condotte a Catania enell’area etnea testimoniano che labellezza e la magnificenza raggiunta dallagreca Katana in età romana ebbero aconservarsi fino ad età bizantina.

Sono di particolare interesse irisultati degli scavi condotti in quartieriperiferici dove, in età tardo antica,proliferavano piccoli stanziamentiagricoli come quello rinvenuto sullacollinetta di Monte Po.

Posta a nord ovest della cittàmoderna, l’area ha subito in tempirecenti violente trasformazioni cherendono pressoché irriconoscibilel’originaria morfologia dei luoghi.

In questo sito negli anni venti fuindividuata una basilichetta a tre navateche dovette essere decorata utilizzandoelementi recuperati da edifici di etàclassica.

Nel corso delle campagne di scavocondotte dalla Sezione Archeologicadella Soprintendenza di Catania sonostati recuperati numerosi elementiarchitettonici in marmo, tra questi unframmento di capitello di finissimafattura e parte di una cornice con motivofloreale a rilievo di età tardo imperiale.Le recenti indagini oltre a confermare latesi di Biagio Pace dell’esistenza di unborgo bizantino alle falde della collina diMonte Po con allusione al mons pagusdi età classica a cui fa riferimento loSciuto Patti, hanno dimostrato come suun preesistente insediamento di età

bizantina si sia impostato in etàmedievale un complesso architettonico, acui apparterrebbe la poderosa strutturaabsidale con paramento in conci dipietra lavica, riportata alla luce.

Persistente nei secoli fu, dunque, lafrequentazione di questo sito facenteparte di un articolato sistema collinareche si erge quasi a naturale baluardo diun territorio che Federico di Sveviariterrà necessario controllare con castellae motta, e che in età tardo antica, avevavisto la diffusione di casali e fattoriesparse nella verdeggiante distesa dellaPiana di Catania, ricca di vigneti ecampi, resi fertili dalla cenere sprigionatadal vulcano durante le eruzioni.

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Monastero di San Nicolò l’Arenavai a pag. 13

Necropoli grecheL’ubicazione delle vaste necropoli di

età romana nella parte nord occidentaledella città deriverebbe, secondo ilSerradifalco, dalla volontà dei Romanidi conservare il luogo già scelto daigreci perché era utilmente ubicatorispetto al centro abitato e perché eraposto sulla strada che da Cataniaportava all’interno dell’isola.

Come bene osservato da PaoloOrsi, sarebbe stato necessario condurrein questi luoghi un’indaginearcheologica esaustiva, che avrebbeportato a grandi risultati, ma ciò non fupossibile in quel trentennio, compresotra la fine dell’Ottocento e l’inizio delNovecento, in cui la città ebbe unprodigioso sviluppo edilizio chedeterminò la distruzione di molticontesti archeologici. Tuttavia alcunielementi emersero, tali da confermarel’ipotesi avanzata dal Serradifalco.

Alla fine del 1915, in occasionedella realizzazione dell’ IstitutoBotanico in via Etnea, si rinvennerosarcofaghi in calcare di età greca, chefurono distrutti. Tra i corredi funerariche andarono dispersi alcuni furonomostrati a Orsi; si trattava di aryballoidi fabbrica corinzia, lekythoi a figurenere e a figure rosse e di altri oggettidel VI ed al V secolo a.C., epoca allaquale doveva risalire la necropoli.

Un’altra necropoli greca dovevaesistere a sud se è vera la notizia delrinvenimento della grande anfora atticaa fondo nero della collezione ZappalàAsmundo, oggi esposta nel MuseoPaolo Orsi di Siracusa, nel quartiereIndirizzo, prossimo al porto.

Necropoli ellenistica in via Androne

Nelle costruire l’ Istituto di Fisiologiain via Androne, nel 1915, furonorinvenuti un’imponente struttura agrandi blocchi squadrati e i resti di unacassa di piombo interpretati dall’Orsicome resti di una edicola funebre, datataal III secolo a.C., o di un heroondecorato da colonne doriche, pertinentead una famiglia o ad un personaggioragguardevole di Catania.

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Le necropoli di via EtneaRecenti scavi all’interno di palazzo

Tezzano hanno dati risultati diparticolare importanza per la storiadell’impianto urbano di Catania le cuitrasformazioni sono riconoscibili ancheattraverso lo studio delle necropoli. Inalcuni ambienti della porzione nordorientale del piano seminterrato é statoscoperto un edificio funerario relativo aduna vasta area cimiteriale esistente nel VIsecolo d.C. immediatamente a norddell’Anfiteatro. All’interno di unacappella a pianta rettangolare sonostate messe in luce dieci tombe a formacostruite con mattoni. La copertura, agrandi blocchi di pietra lavica appenasbozzati, era sigillata da una sottilemassicciata di piccole pietre legate conmalta. Delle undici tombe individuate(una esterna alla cappella) tre eranointatte e di queste una sola presentava unpiccolo corredo funerario.

Di questa area cimiteriale, nota ancheper il ritrovamento di numerose epigrafifunerarie in piazza Stesicoro, erano stateindividuate altre consistenti porzioni neiprimi decenni del secolo scorso, nelgettare le fondamenta del Palazzo dellePoste, e nel 1959 in occasione dellacostruzione dei vicini grandi magazziniLa Rinascente allorché furono scoperticinque edifici funerari accostati l’unoall’altro. Il seppellimento avveniva inloculi e in tombe "a forma" disposti al disotto del pavimento, in alcuni casi inpiccole nicchie disposte sulle pareti (inquesto caso il rito funebre praticato eraquello della incinerazione).

La necropoli sotto La Rinascente,datata tra il IV ed il VI secolo d.C., fu

usata a lungo come attesta la presenza diun edificio, accuratamente costruito inconci lavici, a cui si sovrappose ungruppo di tombe "a forma". Importanteil rinvenimento di una strada lastricatasul cui lato orientale si allineavano gliedifici, strada che dall’Anfiteatroconduceva verso nord.

Altri sepolcri dovettero distribuirsisul lato occidentale della stessa stradacome si ricava dalle notizie di studiosilocali che riferiscono di ritrovamenti disepolture in occasione della costruzione,agli inizi del secolo scorso, del Monte diPietà Sant’Agata sul lato norddell’attuale via Sant’Euplio cheripercorrerebbe il tracciato antico. Lastrada antica risulta perpendicolare adun’altra, est ovest, che corre lungo il latomeridionale dell’edificio funerariorinvenuto a palazzo Tezzano. Sievidenzia così un importante elementotopografico dato dai due assi viari, unoprincipale, orientato in senso nord sud,ed uno secondario est ovest, chepotevano definire un isolato destinato amonumenti ed edifici funerari. Traquesti, le camere sepolcrali, ritenuteluogo del seppellimento di Sant’Euplio,sulle quali fu edificata la chiesa dedicataal Santo, patrono, con Agata e Berillo,della città di Catania.

I resti archeologici individuati sonodunque pertinenti ad un’area cimiterialeche in età tardo antica, per il contrarsidell’abitato della prima e della media etàimperiale, si portò a ridossodell’Anfiteatro occupando una vasta areadestinata nei secoli precedenti anche aquartieri residenziali. Ciò può ricavarsida altre scoperte a palazzo Tezzano dove

l’indagine archeologica ha ancheevidenziato la presenza di un nucleoabitativo, travolto per la costruzionedell’Anfiteatro, e dai ritrovamenti, di cuidà notizia P. Orsi, che si ebbero tra lafine dell’Ottocento e l’inizio delNovecento a seguito dell’intesa attivitàedilizia che mutò radicalmente le aree anord del circuito delle muracinquecentesche della città, dalla viaPlebiscito a Santa Maria di Gesù, edancora oltre verso Cibali. Tutti i lottiedificati in quegli anni restituirono oltrea consistenti brani delle necropoli di etàimperiale e tardo antica, anche strutturedi carattere non funerario preesistenti lenecropoli stesse.

Nella ex contrada Orto del Re sirinvenne pure una larga via, lastricatacon grandi blocchi poligonali lavici, checorreva da nord a sud con forte declive.Lungo la strada, del tutto simile a quellerinvenute nell’ex monastero deiBenedettini ed in via Crociferi, in etàtardo antica e bizantina si distribuironoaree cimiteriali.

La zona, destinata ad orti sino agliinizi del Novecento e prima ancorapertinenza del convento di Santa Mariadi Gesù, é nota già da secoli per i dueipogei di età imperiale romana, uno, apianta rettangolare, oggi visibile in unapiccola area demaniale con ingresso davia Sanfilippo, l’altro a pianta circolare,sito nel giardino del villino Modica alviale regina Margherita, e per ilcolombario di San Gerolamo alla Meccainglobato nell’area dell’ospedaleGaribaldi.

Le scoperte della fine dell’Ottocentoe degli inizi del Novecento

confermarono la presenza di sepolcretiche si estendevano ad arco da nordovest verso sud est come confermarono iritrovamenti nella parte orientale di viaAntonino di Sangiuliano ed in viaVittorio Emanuele presso la Cattedrale.Nulla può dirsi per l’area occidentaletravolta dalla colata lavica del 1669.

E mentre le necropoli dei primisecoli dell’impero romano eranoabbastanza distanti dalla città, a partiredal V secolo d.C. i cimiteri invasero areeun tempo abitate.

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Necropoli di via Antonino di Sangiuliano

Nel 1896 Paolo Orsi ebbe modo diaccertare l’esistenza di un’area cimiteria-le che si era conservata nel giardino dellaproprietà del signor Mario Sangiorgi, inoccasione dei lavori effettuati per la rea-lizzazione della nota Birreria. Il piano delgiardino era di circa 4 metri più alto diquello della strada che pure era stataabbassata di quota tanto da rendersinecessario sottomurare alcune case e laattigua chiesa di Santa Teresa. I sepolcrierano disposti a più ordini come quellirinvenuti nella contrada Cibali, a formadi cassette o loculi, con le pareti interneintonacate e muretti divisori costruiti riu-tilizzando anche frammenti marmorei dietà classica.

Altri sepolcri si trovarono nel 1702 enel 1853 nella stessa zona, a sud della expiazza di Santa Maria di Novaluce, oggipiazza Teatro Massimo, e nei pressi diSant’Orsola e sotto il chiostro deiTeatini, che corrisponde all’odierna chie-sa di San Gaetano nella omonima via.

Necropoli di via Vittorio EmanueleNella primavera del 1916 il comune

di Catania effettuò dei grandiosi lavoriper la costruzione della pubblicafognatura nel tratto orientale di viaVittorio Emanuele, fra la piazza delDuomo ed il mare. In quella occasione siebbero importanti scopertearcheologiche che tuttavia non fupossibile portare avanti in manieraesaustiva per le opposizionidell’amministrazione comunale e degliimprenditori a cui era affidatal’esecuzione dell’opera. Tanti elementiallora individuati restano senza unaprecisa identificazione e di ciò se nerammaricò fortemente Paolo Orsi, alloraSoprintendente alle Antichità,consapevole del fatto che la conoscenzadell’impianto urbano di Catania e dellesue trasformazioni avrebbe ricevuto ungrande impulso se solo fosse statopossibile indagare bene l’area.

Davanti al giardinetto, chefiancheggia a settentrione la Cattedrale,fu rinvenuta parte di una grande absidein opera cementizia alternata a tripliciricorsi di mattoni. Non fu chiaro setrattatasi di una basilica paleocristiana odi qualche grande ambiente pertinentealle Terme Achelliane. Altre poderosestrutture si rinvennero davanti alla chiesadi Sant’Agata alla Badia e davanti ilportone dell’arcivescovado, alcunedell’età imperiale romana; tra di esse, iresti di una tomba a cappuccina che,attraverso l’esame del corredo funerario,Orsi datò tra il finire della repubblica edi primi dell’impero. Allo sbocco di viaSant’Agata, tutta la sede stradale apparveinvasa da un reticolo di muri. Apparve

evidente come in mezzo a ruderi difabbriche più antiche, a partire dal Vsecolo d.C. si fosse innestato un sistemadi cellule sepolcrali a formae, che già nel1853 avevano subito una primamanomissione, in occasione di altrilavori.

Il ritrovamento più significativo fu unambiente a pianta rettangolare,coincidente coll’asse preciso del grandecollettore, con ingresso a levante,coperto da una volta a botte e per metàgià distrutto da un poderoso muraglionedi cui fu tolta una piccola porzione perpotere meglio indagare il manufatto. Sividero allora bene gli affreschi chedecoravano le pareti interne e le guancedell’ingresso ove si intravedeva ancorauna figura di Mercurio, coperta dipetaso giallo colle alette rosse. Sullaguancia opposta, festoni di foglietrilobate scure. La parete meridionaledel vano presentava su fondo biancofasce rosse che delimitavano riquadrianch’essi decorati da festoni. In unriquadro angolare si intravedeva la figuradi un uccello trampoliere a lungo becco(grù?), incombente sopra un nido.

Ma più che la decorazione, riferibileal I secolo d.C., si rivelarono interessantile numerose iscrizioni graffite sulle paretieseguite certamente quando l’ambienteera in stato di abbandono o per lo menopiù non serviva alla sua originariadestinazione.

L’Orsi giunse infine alla conclusioneche il piccolo misterioso ambiente di viaVittorio Emanuele era la pertinenza diuna casa di buona età romana (finerepubblica o primi impero) che dovevasorgere in quelle adiacenze ... una cella

od una crypta, che nelle abitazionisignorili servivano come luogo dirinfresco e di refrigerio così per derrate,come per le persone ... divenuto inseguito ... sede di convegni amorosi.

Più ad oriente di questo ambiente trai resti di altre poderose murature sirinvenne un cimitero a formae, di etàtardo antica.

Orsi giunse alla conclusione chenell’area sorgeva, in età repubblicanaromana e nei primi secoli dell’impero, unquartiere residenziale di cui faceva parteanche l’edificio termale sottostante laCattedrale. Nel corso dei secolisuccessivi fu invaso dai cimiteri cheadottarono il tipo di sepolcro a formanon potendosi facilmente scavare le durerocce laviche e realizzare catacombe.

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Necropoli a Santa Maria di GesùLa zona, destinata ad orti sino agli

inizi del Novecento e prima ancorapertinenza del convento di Santa Mariadi Gesù, é nota già da secoli per i dueipogei di età imperiale romana, uno, apianta rettangolare, oggi visibile in unapiccola area demaniale con ingresso davia Sanfilippo, l’altro a pianta circolare,sito nel giardino del villino Modica alviale regina Margherita, e per ilcolombario di San Gerolamo alla Meccainglobato nell’area dell'ospedaleGaribaldi.

Nel 1893, nelle vicinanze di SantaMaria di Gesù, in proprietà Carrara sirinvennero una serie di sepolture a piùordini sovrapposti del V sec. d.C. enumerose sepolture terragne. Unaparticolarità offrirono due sepolcri neiquali gli scheletri erano deposti sutegoloni traforati e dotati di peducci. Lapresenza di frammenti di transenne e dipilastrini dell’alto medioevo e di robustimuri indicarono anche in questo casol’esistenza di edifici, che dovevanoergersi tra le tombe a terra circondate dapiccoli recinti, relativi ad un cimiteroutilizzato sino all’VIII secolo d.C.

Necropoli in contrada Orto del ReNella contrada, sita qualche centinaio

di metri ad ovest dell’Anfiteatro, untempo denominata Orto del Re, giàproprietà del marchese Toscano,suddivisa in lotti per erigervi un nuovoquartiere urbano con strade e villini, nel1913 si trovarono altri consistenti branidella necropoli tardo romana di Cataniaoltre a resti di età ellenistica e dei primisecoli dell’impero non sempre a caratterefunerario.

Nella proprietà Guglielmino, Orsiriconobbe una camera ipogeica costruitain opera cementizia con loculi nellepareti, destinati a ricevere urne cinerarie.Si conservava anche la porta formata dauna lastra monolitica in lava che giravasu cardini di ferro con un foro fatto perintrodurvi la mano e per maneggiare confacilità il battente. Le pareti, tutteintonacate, presentavano scarse tracce dipittura monocroma in rosso ed in giallo.Poco distante fu ritrovata un’urnacineraria, costituita da una cassettamarmorea con iscrizione in greco. Nelleimmediate vicinanze dell’ipogeoGuglielmino vennero riconosciuti altri15 sepolcri, sei casse e sarcofaghi inmuratura coperti di tegoloni o lastroni dilava; uno era internamente rivestito dilastrine marmoree. All’intorno furonoraccolti numerosi frammenti di epigrafifunerarie in gran parte in lingua greca.

I sepolcri si erano inseriti in unastratigrafia archeologica più antica cherestituì ampolle vitree, vasi aretini, vasi diuso comune e rifiuti di cucina, segnidella frequentazione del sito nel I secolod.C. L’area dovette essere occupataanche da una necropoli più antica,

probabilmente di età ellenistica, visto ilritrovamento, nella limitrofa proprietàCaniglia Giudice, di tombe acappuccina. In una di queste furinvenuta una bella pisside a figure rossesiceliota. Nei pressi di un’altra sepolturaa cremazione si rinvennero due statuettedi figure femminili sedute, oggi esposteal Museo Paolo Orsi di Siracusa,interpretate come giocattoli della defuntadall’Orsi che annotò la singolarità delritrovamento, trattandosi di manufattiinsoliti per la Sicilia e ben confrontabiliinvece con le produzioni dell’Italiameridionale del V secolo a.C. (necropolidi Locri e di Medma).

Ma la scoperta più saliente avvennenel 1913 quando, all’estremitàsettentrionale della proprietà Manola, futrovato un grande sarcofago marmoreodel IV secolo d.C., decorato da Eroti chereggono una ghirlanda con l’epitaffioDVLCITI HABE. Nel predio Manola siconservava la continuazione della estesanecropoli individuata nelle terrelimitrofe. Anche qui si accertò lasovrapposizione di diverse fasi storiche.

A seguito del ritrovamento di un cratereattico a figure rosse degli inizi del sec.IV, Orsi ipotizzò l’uso dell’area sindall’età greca.

Nel 1915 un altro cimitero contombe a forma fu individuato nellevicinanze della distrutta chiesa di SanClemente dove furono recuperate ancheepigrafi marmoree con titoli cristiani.

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Necropoli di via Dottor ConsoliIn via Dottor Consoli, in occasione di

lavori edili per la realizzazione di unnuovo quartiere residenziale, negli annicinquanta del secolo scorso vennero allaluce numerose tombe a terra, i ruderi diuna trichora, gli avanzi di mausolei didimensioni notevoli e talvolta di tipi nonmolto frequenti ed i resti di unabasilichetta bizantina con pregevolepavimento in mosaico.

Ritrovamenti sulla collina della “Leucatia”

La collina di Leucatia si erge a metri220 di altitudine s.l.m., circa duechilometri a nord est dal centro abitatodi Catania; fa parte di una serie di rilievicostituiti da terreno alluvionale delperiodo terziario, che si estendono asemicerchio da Acitrezza a MottaSant’Anastasia, lungo un asse nord est -sud ovest. Nella parte sommitale, inun’area nota come monte San Paolillo,circondato da alberi di ulivo e fittemacchie di fichidindia, si apre un piccolopianoro il cui limite meridionale éoccupato da un ipogeo di età imperialeromana a pianta quadrata. Si conserva laparte bassa della struttura conparamento a grandi blocchi baltici checoprono la muratura in operacementizia. In epoca moderna il rudere èstato riutilizzato realizzando sulla suasommità una terrazza-belvedere da cui sidomina il golfo di Catania e le collinedella zona pedemontana etnea.

La tipologia dell’edificio richiamaquella dei monumenti sepolcrali romani

conosciuti nella città di Catania e inalcune zone della fascia costiera ionica.Esso doveva far parte di una vastanecropoli situata lungo la direttrice dellastrada che da Catania conduceva aMessina come conferma anche ilritrovamento, a nord dell’edificioquadrato, di una tomba a cassa di epocaromana con copertura a tegole.

Che in questa zona vi fossero ruderiantichi era già noto dal XVII secolo: nel1639 P. Carrera ricorda gli avanzi diun’antica fabbrica che interpreta comeun tempio dedicato alla dea Leucotea.La fabbrica, di forma quadrata,articolata all’interno con tre nicchie ecoperta a volta, verrà più correttamenteidentificata come una tombamonumentale di età romana.

A monte San Paolillo, nelle ricerchecondotte nell’area circostante l’edificioquadrato, sono state individuatesequenze stratigrafiche che dimostrano lafrequentazione dell’area dalla preistoriaall’età greca arcaica come indica ilritrovamento di un muro costruito asecco con l’uso di conci regolari.

Grotta Petralia (Catania)L’ultima tra le grotte abitate in età

preistorica, individuata nella zonacollinare a nord di Catania, con il suosviluppo planimetrico di circa 300 metri,è la più lunga galleria di scorrimentolavico dell’area catanese. Nella partecentrale della grotta sono state scopertealcune sepolture risalenti alla fine dell’etàdel rame ed all’inizio di quella delbronzo con gli scheletri disposti sulsuolo della grotta o raccolti in mezzo aimassi di crollo. Vicino alle sepolture sitrovavano i resti di offerte funebri,soprattutto brocche di ceramica inframmenti, ma anche carbone e sostanzeresinose bruciate. Tutta la parte ovestdella grotta fu occupata durante l’anticaetà del bronzo forse per uso abitativo eper riti che ancora sfuggono alla nostracomprensione, ma collegati quasicertamente alle sepolture più anticheesistenti in fondo alla grotta. A questi ritisono da connettere alcuni bassi recinti diciottoli e scheggioni lavici addossati allepareti della galleria e un grande ciottololasciato in mezzo a un passaggio.

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