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ALLEGATI FOTOGRAFICI E TESTI DIDASCALICI Il Parco del Mago Un importante patrimonio del Salento da salvare !!! Matteo Tafuri il “Macaro” Matteo Tafuri, mago alchimista, filosofo, medico e conoscitore dei segreti della natura, la sua figura di fama europea vive un contesto a metà tra il mito e la storia; una delle leggende più famose vuole lui quale artefice e demiurgo della mirabile “Guglia di Soleto”, monumento nazionale, che a detta della tradizione popolare, il mago (“macaru” in vernacolo locale) grazie alle sue arti magiche e con l'aiuto di creature degli inferi da lui evocate poste ai suoi comandi, riuscì ad edificare in una sola notte! Matteo Tafuri è tra i personaggi di maggiore spicco del panorama dotto della cultura rinascimentale di Soleto, della Grecìa Salentina e del Salento. Matteo Tafuri, sebbene più noto per l'alone di mistero che circonda la sua figura, è in realtà un esponente di un gruppo più vasto e quasi uniformemente distribuito tra i paesi dell'area del parco naturale qui focalizzato e quindi di tutta la Grecìa Salentina, di dotti umanisti che tra XIV – XVI sec. d.C., tra loro in stretta relazione culturale che connotarono il fervore scientifico e umanistico che impreziosì queste lande poste tra Grecia bizantina e la Roma papale in quelle epoche storiche note più genericamente come Umanesimo e Rinascimento.

Parco de Lu Levitu Soleto

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Documentazione didascalico-fotografica sull'importante area rurale de "Lu Levitu" nell'area della Grecìa Salentina tra i comuni di Corigliano d'Otranto, Zollino, Soleto, Sternatia, San Donato di Lecce - Galugnano.

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Page 1: Parco de Lu Levitu Soleto

ALLEGATI FOTOGRAFICI E TESTI DIDASCALICI

Il Parco del Mago Un importante patrimonio del Salento

da salvare !!!

Matteo Tafuri il “Macaro”

Matteo Tafuri, mago alchimista, filosofo, medico e conoscitore dei segreti della natura, la sua figura di fama europea vive un contesto a metà tra il mito e la storia; una delle leggende più famose vuole lui quale artefice e demiurgo della mirabile “Guglia di Soleto”, monumento nazionale, che a detta della tradizione popolare, il mago (“macaru” in vernacolo locale) grazie alle sue arti magiche e con l'aiuto di creature degli inferi da lui evocate poste ai suoi comandi, riuscì ad edificare in una sola notte! Matteo Tafuri è tra i personaggi di maggiore spicco del panorama dotto della cultura rinascimentale di Soleto, della Grecìa Salentina e del Salento.

Matteo Tafuri, sebbene più noto per l'alone di mistero che circonda la sua figura, è in realtà un esponente di un gruppo più vasto e quasi uniformemente distribuito tra i paesi dell'area del parco naturale qui focalizzato e quindi di tutta la Grecìa Salentina, di dotti umanisti che tra XIV – XVI sec. d.C., tra loro in stretta relazione culturale che connotarono il fervore scientifico e umanistico che impreziosì queste lande poste tra Grecia bizantina e la Roma papale in quelle epoche storiche note più genericamente come Umanesimo e Rinascimento.

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Mappa dl nucleo centrale della vasta area nel cuore della Grecìa Salentina meritevole della massima tutela e dalla quale provengono le foto di solo alcune delle principali emergenze

ambientali e culturali nonché paesaggistiche di seguito riportate

La mappa dell'area di eccezionale pregio storico, rurale, botanico e paesaggistico. L'area è letteralmente attraversata da una lunghissima superstrada a 4 corsie (S.P. 367), tracciata in arancione, per troppi lunghi anni un tronco ampiamente sovradimensionato e inutile relitto industriale, ed ancora oggi abusivamente usato talvolta quale pericolosissima pista da corsa non autorizzata per moto. Tale ferita può essere virtuosamente lenita con la doverosa costituzione di un parco di massima tutela dove una infrastruttura così enormemente sovradimensionata sia riportata ad una necessaria mitigazione trasformando questa infrastruttura dell'enorme consumo di territorio in un percorso virtuoso consono al bel paesaggio di pregio che l'eccezionale territorio percorso connotato da un mosaico di uliveti secolari, ampie lande di macchia mediterranea, pseudo steppa e gariga incastonate in eccezionali e suggestive distese di prati rocciosi con caratteristiche rocce affioranti modellate dal carsismo in forme talvolta uniche e irripetibili. Il territorio è così distribuito: in basso nell'estremo lembo di mappa in giallo a sud-est vi è il bel borgo fortificato di Corigliano d'Otranto, nella parte centrale vi sono i centri abitati di Soleto e Zollino, con a seguire più a nord il borgo di Sternatia, nell'estremo lembo nord-ovest vi è il comune di San Donato di Lecce – Galugnano.

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S.P. 367

Il nero e vuoto nastro di asfalto frutto di invirtuosi calcoli dettati da disattenzione per il territorio e suggeriti da un'indole di amministrazione del Bene Pubblico rivolto allo spreco.Nel fondo, sulle dolci alture delle serre del tavoliere delle Murge salentine, si può notare l'imponente struttura in cemento armato del serbatoio AQP con annessa torre che irrompe avulsa così come questa enorme ferita rappresentata dalla S.P. 367 dal contesto, in questo paesaggio così suggestivo. Un contesto favoloso in passato, ma oggi ancora tale in potenza, che deve essere oggetto di massima e puntuale attenzione e tutela da parte di ogni buon amministratore operante per il Bene della Cosa Pubblica e di tutti i cittadini, ad impedimento di eventuali e possibili ulteriori guasti dettati da invirtuosi progetti di consumo di suolo vergine con suo deterioramento imposto da improprio utilizzo di cemento e asfalto, e/o di sfregio paesaggistico da ridondante ormai compromissione industriale commerciale, ludica, o di altra abominevole natura.In primo piano si osserva la gradevolezza paesaggistica di stradine in terra battuta e non asfaltate come nel caso in questione addirittura in progetto della stessa S.P. 367, trattandosi di un tratto di strada complanare mai ultimato per il venir meno dei finanziamenti pubblici, a dimostrazione del fatto che non sempre le opere pubbliche sono progettate a monte con la parallela finalità di valorizzazione dei luoghi.

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Elementi rurali e di pregio paesaggistico che arricchiscono la vasta area del parco

Antichissima e graziosa casina della masseria “Avaristo”, contrada “Murica”, realizzata in muratura a pietra a secco con blocchi grezzi, e copertura a doppio spiovente con cannicciata, travi lignee e

tegole fittili. Il territorio in oggetto è ricchissimo di preziosi e importanti manufatti in pietra locale vestigia di epoche lontane che inserite perfettamente nell'ambiente rurale ne danno una

caratterizzazione unica e di rilevante pregio.

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Specchia Murica

Notevole importanza rivestono in quest'area la presenza di vestigia magalitiche di epoca protostorica. Questa in foto, nascosta da una rigogliosa vegetazione di opunzie (fichi d'india), è una specchia megalitica, ovvero un tumulo di rocce informi, in contrada “Murica”, già individuata dallo studioso e scienziato positivista ottocentesco leccese, Cosimo De Giorgi, durante i suoi sopralluoghi di studio per il territorio del Salento. Le specchie, vere e proprie piramidi arcaiche erette dai nostri progenitori, sono la vivissima testimonianza dell'importanza che questi luoghi rivestirono già in un antichissimo e ancora nebuloso passato. Le Specchie, tra le varie ipotesi, si presume avessero funzione di luoghi di culto e sepoltura, elevate quasi a metà strada tra terra e cielo, a fortificazione spirituale delle comunità che le erigevano, o anche quali luoghi sopraelevati con funzione di vigilanza strategica del territorio a sua difesa, impiego favorito anche dalla loro collocazione sulla sommità di serre (colline) e altipiani; non a caso il loro nome deriverebbe dal latino “speculare” guardare osservare.

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L'imponente massicciata di Specchia in contrada Murica, lato est.

Siti suggestivi arcaici che non mancarono certamente incuriosire i dotti umanisti locali quali il saggio messer Matteo Tafuri, noto astrologo vaticinatore di fama europea o anche il suo predecessore e mentore Sergio Stiso di Zollino, che, forse, anche in questi luoghi si recarono per scrutare il cielo e tentar di cogliere le segrete leggi della natura e dello spirito.

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Torre Cumirri – Contrada Scomunica

L'antica torre “Cumirri” in contrada “Scomunica”. Torre fortificata inserita in un contesto pressocché incontaminato e miracolosamente mantenuto integro, ma progetti di gigantesche pale eoliche di oltre 130 m. e una sconcertante discarica a Corigliano d'Otranto sulla preziosa falda ne minacciano follemente questo splendido e unico contesto, scempi inammissibili e paradossali da fermare a monte immediatamente. Pare anche da studi di storia patria che nell'ottocento in questa Torre si svolgessero gli incontri segreti della locale carboneria. Un monumento quindi che si arricchisce anche di ulteriore importanza per le vicende che portarono al raggiungimento dell'Unità d'Italia.Tutta la zona circostante alla Torre è anche luogo di elezione per l'osservazione astronomica del firmamento motivo per cui si invita i comuni del costituendo Parco alla massima cura scrupolosa del problema di inquinamento luminoso con scelte sagge e parche in tema di illuminotecnica urbanistica e progettazione.

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Contrada “Scomunica” – Un suggestivo paesaggio di pascoli a pseudo steppa mediterranea, fortemente caratterizzante queste contrade. In fondo sulla sommità della serra da secoli “Torre

Cumirri” osserva e custodisce tanto meraviglioso paesaggio.

Nonostante tanto splendore la Torre elemento caratterizzante e preziosità storica presenta delle preoccupantissime lesioni che necessitano urgentemente di un intervento immediato per salvare

questo importantissimo Bene Culturale.

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Il megalitismo

Mehenir “Stazione” posizionato in un paesaggio rurale e incontaminato. Al confronto con la figura umana si può notare tutta l'imponenza di questi enormi blocchi monolitici cavati nella pietra leccese eretti e infissi profondamente al suolo in epoche antiche e da civiltà tutte ancora da studiare a da approfondire archeologicamente.

Menhir Stazione a Zollino – Monumento protostorico. Le eccezionali pietrefitte neolitiche che dimostrano l'importanza storica e culturale del territorio, frequentatissimo già in epoche remote.

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Complesso dolmenico di fondo Plàuin feudo di Corigliano d'Otranto

Interessantissimo sito megalitico ubicato sulla serra di Corigliano d'Otranto a sud del centro abitato lungo la vecchia strada Corigliano d'O. - Maglie.Includiamo qui questo sito data la necessità e urgenza di procedere, nel contempo della valorizzazione del vasto Parco della Grecìa Salentina che guarda con occhi nuovi alle aree rurali quali connettivi centri storici diffusi tra i vari paesi, alla massima valorizzazione e restauro di questo complesso, con ripristino e ricostruzione delle strutture megalitiche di corollario ai dolmen eventualmente negli ultimi anni semi-asportate (e il caso di alcune piccole specchie di pietra nel sito con materiale pietroso minuto e anche grossi blocchi), coperte da suolo di apporto (come le tracce su roccia affiorante delle antiche cavature dei blocchi lastriformi monolitici, buche nella roccia, accessi a grotte), o distrutte, rubate (come i grandi massi di muretti megalitici poi sostituiti da brutti muretti cementati e con blocchi squadrati da rimuovere e sostituire con muretti a secco con grossi blocchi informi, tutto come in origine per lo meno quando il sito nel 1993 è stato attenzionato dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici dopo la sua recente scoperta e segnalazione.

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Un sito fortemente suggestivo dove gli elementi di maggiore spicco sono il grande dolmen che si vede nella foto superiore a sinistra costituito da ben 4 lastre di copertura alcune di dimensioni ciclopiche, disposte le une accanto alle altre e rette da pilastri in blocchi litici sovrapposti e informi a formare una struttura complessiva di forma sub-ellittica, ed una struttura adiacente trilitica. Una struttura sempre dolmenica con una lastra retta ai margini principalmente da due solidi pilastri monolitici (vedi foto in basso, e la struttura nella foto in alto a destra).

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Tutto un sito meritevole non soltanto della protezione dei singoli monumenti dolmenici, ma anche di tutto il contesto paesaggistico circostante offeso negli ultimi anni anche dalla costruzione di adiacenti edifici abitativi in piena campagna, importante anche un'opera in collaborazione con i privati per la sostituzione di recinzioni non idonee con muretti a secco, copertura dei muri degli edifici con pietra viva, e pietra leccese, piantumazione di piante autoctone e cultivar locali. Recentemente vi è stata addirittura trafugata la bella lastra litica circolare che faceva da sedile ai margini di un trullo vicino ai dolmen.

Nella parte retrostante il grande dolmen a lastre composite si osservano enormi blocchi monolitici qualcuno vi ha ipotizzato possano essere resti di altre strutture megalitiche un tempo lì presenti o di grandi menhir, idem per gli altri grandi massi che fino a pochi anni fa erano suggestivamente sparsi in tutto il contesto.

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Bosco-foresta ulivetata monumentale

La gran parte dell'area in oggetto è fortemente caratterizzata da una folta foresta-bosco di ulivi la gran parte dedicati alla produzione di olio di pregio. Le qualità di olive tipiche salentine quali l'ojalora, la cellina di Nardò, la leccina e la cornulara sono frutto di una sapiente selezione attenta che sin dalla notte dei tempi si è succeduta orientando virtuosamente anche le economie locali vocandole alla produzione di varie qualità di olio.

Se la Puglia è tipizzata dalla presenza dell'ulivo fino a rendere omaggio a questa eccezionale e antichissima pianta ponendola quale simbolo financo nello stemma e gonfalone della Regione Puglia, il Salento presenta la più alta concentrazione di esemplari arborei di questa specie di cui una considerevole parte di esemplari secolari, plurisecolari e monumentali che si può a dovere dire unica al mondo e per tanto da considerarsi di pregio e salvaguardia per l'intera comunità civica regionale, nonché nazionale e patrimonio dell'intera umanità!

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L'area presenta, come la documentazione fotografica mostra, una importante presenza di esemplari arborei monumentali e plurisecolari unici nella loro morfologia.Le forme scolpite dal tempo e accudite con amore dalle popolazioni che ne furono custodi dimostrano la loro eccezionale longevità, segreto di lunga vita dettato da un evoluzione genetica di altissimo profilo botanico e biologico che ne fanno degli unici custodi verdi plurisecolari testimoni viventi di tutte le vicende umane che nel tempo si son succedute in questi luoghi da favola.

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Il cammino dei nostri patriarchi verdi.

Una silenziosa foresta vivente e in eterno movimento. Forme plastiche avvolgenti che il tempo, la forza vegetativo-vitale e il rispetto che ha portato l'uomo saggio ad esserene amorevole custode, hanno fatto sì che questi eccezionali esser esprimessero tutta la loro potenzialità monumentale di forme e volumi senza tempo.

Passo dopo passo questi giganti buoni son giunti sino a noi.

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La “foresta degli opliti”

Nell'antica Grecia l'ulivo, simbolo di forza e saggezza, è stato indicato dalle arcaiche popolazioni elleniche quale albero dai frutti d'oro caro alla dea Athena, e per la sua incontestabile sacralità ne fu disposta la massima tutela fisica e spirituale affinché nessuna sacrilega mano di uomo al mondo ne producesse verso questa meravigliosa pianta nessun atto molesto o peggio ancora si permettessi di infliggere alcun mortale colpo d'ascia.

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Millenarie suggestioni di olivi pluriscolari

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Olivi scrigni dell'anima della civiltà mediterranea e d'Europa

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Suggestioni fiabesche del pittoresco paesaggio olivetato

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Olivi spiraleggianti nelle contorte forme monumentali nelle quali la fantasia quasi come in grigi cirri solidificati vi può riconoscere forme d'uomini imprigionati nel legno o d'animali reali e

leggendari.

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Creature capaci di offrire persino riparo nei loro talvolta ampi incavi ad uno o più uomini. Creature generose che incutono massimo rispetto e reverenza che solo uomini sacrileghi e dall'animo

svuotato potrebbero ignorare.

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Olivi come titani giganti reggitori del cielo pilastri schiacciati dal peso del cosmo eppur mai abbattuti ma dai muscoli gonfi tesi e lignificati

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Ulivi monumentali e la loro antropomorfizzazione.

La dama di Soleto custode di cotanta meraviglia.

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Il pensatore. Sguardo antropomorfo disegnato dalle rughe di un olivo quasi come il busto di un greco filosofo conservato vivo attraverso i secoli nel legno.

Il Drago pitoniforme avvolto con le sue spire in forma elicoidale, un giardino incantato non frutto della fantasia di qualche nobile mecenate ma dono di mistero della natura a tutti gli uomini.

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Il lupo che fino a pochi decenni or sono ancora frequentava queste contrade e i boschi del basso Salento e che ancora vive sulle Murge pugliesi, qui rievocato tra le stesse forme degli olivi.

Il saggio parlante.

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Il demone.

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I laghi temporanei

Depressioni carsiche-doline dalle suggestioni quasi di crateri da impatti di antiche meteoriti in un territorio dalla geologia ricchissima nel cui sottosuolo ancora nei primi del 900 si estraeva il carbon fossile (lignite).Depressoni chiamate “laghi”, laccu in vernacolo locale, poiché pozze temporanee effimere che raccolgono sul loro fondo e trattengono le acque per diverse settimane dopo le abbondanti piogge. Da fondi a pascolo quasi aridi e siccitosi nei mesi estivi questi “lacchi” manifestano un'esplosione di vita dopo le piogge tanto che in essi sopravvive tutta uno speciale biotopo fatto di microflora e microfauna che annovera arcaici crostacei e felci rarissime, persino endemiche, queste ultime scoperte e lì censite proprio nei recenti mesi passati da giovani ricercatori dell'Università del Salento – Orto Botanico DiSTeBA (Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche e Ambientali) (dott.ssa Paola Ernandes) motivo per cui per questi laghi si sta costituendo specifico SIC, riconoscimento di Sito di Interesse Comunitario.

“Laccu Craparu”

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Viste da vari lati del Laccu Craparu nei mesi di minore piovosità quando persino appunto greggi di ovini e di capre (in dialetto “crape”)vengono fatti pascolare sul suo fondo erboso.

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Viste di arcaici tratturi in terra battuta incastonati nella pietra, e tali da mantenere come la maggior parte delle strade vicinali in tutta l'area del Parco fortunatamente non ancora sfregiate dall'asfalto e

che tali devono restare.

“To Lacchi”

Il lago temporaneo è percorso nel mezzo da una suggestiva mulattiera che nel periodo delle piogge viene completamente sommersa unendo le due concavità di impluvium delle acque che formano un

unico grande lago.

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“Laccu Féretru”

Le due viste dalla depressione, sotto, nei mesi piovosi, sopra, in quelli più secchi.

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Altre viste del “Laccu Fèretru” allagato.

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Elementi rurali di pregio

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Tratturi tra gli oliveti e seminativi, spesso bordati da muretti a secco.

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Tratturo bordato sui lati da essenze della macchia mediterranea e da cultivar domestiche, in particolare si osserva un bellissimo giuggiolo sui margini dalla chioma autunnale gialla (Zizyphus).

Bellissimo campo di pura terra rossa nel quale si rilevano abituri rurali in pietra a secco.

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Un ricchissimo interessante sistema di masserie storiche pone le basi per un ripristino e restauro mirato nel massimo rispetto dei luoghi e tecniche architettoniche adoperate in passato.

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I prati carsici formati da rocce affioranti erose dalle acque piovane rappresentano dei tipici biosistemi geo-botanici che caratterizzano l'area da tutelare massimamente da eventuali invasivi

espianti e rimozioni.

Il territorio è caratterizzato da importanti manufatti storici rurali quali i trulli a tholos, furnieddri e pajare, creazioni di eccezionale valore e tipicità che dimostrano la perizia tecnica e la eccezionale

arte degli antichi “mesci paritari” esecutori di queste architetture e dei muretti a secco.

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Un enorme trullo che ricorda per forma e dimensione un antico “nuraghe” sardo.

Un imponente e meraviglioso esemplare di Quercia spinosa (Quercus Coccifera varietà calliprinos).

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Masserie e paesaggio recuperato con cura e amore. Splendidi muretti a secco ingresso monumentale al podere bordato da tipici stipiti in pietra leccese e pittoreschi Pini domestici (Pinus pinea).

Recuperi possibili grazie ai contributi messi a disposizione dalla Regione Puglia per il restauro e la valorizzazione paesaggistica e territoriale con il recupero di muretti a secco, vedasi anche sempre

dello stesso podere il muretto a secco della foto precedente e seguente.

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Ma tutto questo investimento fatto dal pubblico per il bene di privati e della comunità tutta lo si vorrebbe vanificare costruendovi lì un'assurda e anacronistica mega stazione di servizio per il

rifornimento di benzina e gas.

Assurdo progetto per una grossa stazione di servizio stradale lungo la S.P. 367, in feudo di Soleto, con stoccaggio e distribuzione di idrocarburi (gas, gasolio e benzine); una follia che si comprende dal fatto che pur in presenza lungo la suddetta strada di due ampie zone per parcheggio e stazione di servizio, mai edificate, a completamento dell'arteria stradale, su ambo i lati delle due carreggiate nei due sensi di marcia, (parcheggio “Lago Rosso” e parcheggio “Capoccia”), ora si vorrebbe sventrare un'area rurale nei pressi di una masseria dove insistono lembi preziosi di macchia mediterranea a Quercia spinosa (Quercus coccifera varietà calliprinos), e dove i muretti a secco sono stati recentemente addirittura ripristinati con finanziamento statale per la massima valorizzazione paesaggistica dei luoghi, il tutto in feudo di Soleto e a poche centinaia di metri dagli spazi invece già appositamente cementificati e asfaltati e predisposti a tal fine nel progetto originario della S.P. 367, impiegando importanti risorse pubbliche che in tal modo verrebbero assolutamente vanificate; uno sperpero di denaro pubblico inaccettabile ed aggravato da un ulteriore e ridondante consumo di suolo vergine sinceramente intollerabile!

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Stazione di servizionel bel mezzo dell'oliveto secolare

Si vuole realizzare una grossa stazione di servizio proprio nel bel mezzo di un territorio di pregio storico-naturale con delle preziosità uniche tanto da essere interessato da siti di importanza

comunitaria (SIC).

Da notare e denunciare il seguente aspetto.

Si aggiunga e sottolinei che i Parcheggi di Lagorosso e Capoccia, sono stati previsti e realizzati lungo la SP 367, proprio per accogliere delle stazioni di servizio mai realizzate; e non per divenire ricettacolo di depravazione, spaccio e degrado, 24 ore su 24, quali son oggi! Riutilizzare quei parcheggi per la stazione di servizio vuol dire anche risanarli da tanto inutile stupido squallore! Tale la S.P. 367 “strada di scorrimento veloce” detta, da Maglie e Lequile, versa ad oggi inoltre in un vergognoso stato di degrado e abbandono, seppur gestita dalla provincia di Lecce, tanto da apparire quasi come un “nastro discarica abusiva a a cielo aperto”! Una strada dunque da risanare e bonificare, con rimozione dei rifiuti presenti ai suoi margini e nelle piazzole di sosta e non certo offendendo le campagne circostante in aree non preposte ad accogliere stazione di servizio, con ulteriori escavazioni, colate di cemento e perdite di idrocarburi dai serbatoi per il loro contenimento e distribuzione.

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Parcheggio Lago Rosso

Mentre già nel progetto iniziale sono previste ampie aree già di suolo consumato destinate a ospitare servizi a supporto degli automobilisti, come l'ampia area inutilizzata di Lago Rosso.

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Area con circuito loc. Capoccia

E l'amplissima area di località Capoccia entrambe le aree vicinissime al sito che si vorrebbe destinare a nuova impropria e fortemente impattante area di servizio distribuzione e stoccaggio di

benzine e gas.

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