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Romano Abate, Elisabetta Bacci, Ariela Böhm, Alessandro Cardinale, Wanda Casaril, Anna Caser – Adriano Cecco, Franco Cimitan, Franco Corrocher, Alberto Di Fabio, Stefania Fabrizi, Amedeo Fontana, Roberto Fontanella, Renata Galiazzo & Silvio De Campo, Antonio Giancaterino, Good & Co. (Stephen Levinson - Joel Moss Levinson), Cristina Gori, Bobo Ivancich de la Torriente, Abdallah Khaled, Bruno Lucchi, Sirio Luginbühl, Micol Nacamulli, Barbara Nahmad, Pain Azyme, Aldo Pallaro, Barbara Pelizzon, Giampiero Poggiali Berlinghieri, Tobia Ravà, Sevn, Hana Silberstein, Alberto Sordi, Francesco Stefanini, Marialuisa Tadei, Annamaria Targher, Silvano Tessarollo, Lolita Timofeeva, Federico Vianello e Jacopo Richard, Cesare Vignato, Luigi Viola, Carla Viparelli, Grazia Zattarin PaRDeS Laboratorio di Ricerca d’Arte Contemporanea Via Miranese 42 - Mirano (VE) 26 maggio - 15 luglio 15 settembre-10 novembre 2013 a cura di Maria Luisa Trevisan in collaborazione con Francesca Giubilei Anna Maria Corradini Antonio Costanzo Erika Ferretto Marco Stoppa allestimenti di Tobia Ravà COMUNE DI MIRANO Assessorato alla Cultura Con il patrocinio di

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Romano Abate, Elisabetta Bacci, Ariela Böhm, Alessandro Cardinale, Wanda Casaril, Anna Caser – Adriano Cecco, Franco Cimitan, Franco Corrocher, Alberto Di Fabio, Stefania Fabrizi, Amedeo Fontana, Roberto Fontanella, Renata Galiazzo & Silvio De Campo, Antonio Giancaterino, Good & Co. (Stephen Levinson - Joel Moss Levinson), Cristina Gori, Bobo Ivancich de la Torriente, Abdallah Khaled, Bruno Lucchi, Sirio Luginbühl, Micol Nacamulli, Barbara Nahmad, Pain Azyme, Aldo Pallaro, Barbara Pelizzon, Giampiero Poggiali Berlinghieri, Tobia Ravà, Sevn, Hana Silberstein, Alberto Sordi, Francesco Stefanini, Marialuisa Tadei, Annamaria Targher, Silvano Tessarollo, Lolita Timofeeva, Federico Vianello e Jacopo Richard, Cesare Vignato, Luigi Viola, Carla Viparelli, Grazia Zattarin

PaRDeS Laboratorio di Ricerca d’Arte ContemporaneaVia Miranese 42 - Mirano (VE)26 maggio - 15 luglio15 settembre-10 novembre 2013

a cura di Maria Luisa Trevisan

in collaborazione con Francesca GiubileiAnna Maria CorradiniAntonio CostanzoErika FerrettoMarco Stoppa

allestimenti di Tobia Ravà

COMUNE DI MIRANOAssessorato alla Cultura

Con il patrocinio di

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Il tema di questa nuova esposizione riguarda l’arca come contenitore reale e metaforico di conoscenza e risul-ta quanto mai appropriato al momento storico, nonché accostabile a quello della 55ª Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia dal titolo Il Palazzo Enciclopedico, ideato da Massimiliano Gioni. Gli artisti invitati partecipano all’ini-ziativa in vari modi e con diversi generi artistici, quali dipin-ti, sculture, fotografie, installazioni ambientali, dislocate nel parco e nella barchessa.

Ipotizzando un cambiamento epocale, cosa vorremmo portare su una probabile l’arca per una possibile nuova fase storica? Cosa desideriamo salvare di questo mondo? Quali sono le priorità?

Consapevoli che stiamo vivendo un momento assai dif-ficile, di crisi sociale e politica, di riassestamento dei valo-ri, discontinuità e cambiamento, ma certi che non può che essere di transizione, a patto che tutti siano costruttivi, col-laborativi e soprattutto creativi, chiediamo agli artisti – che hanno sempre saputo interpretare lo spirito dei tempi, tal-volta anticipandoli e dando indicazioni per il futuro - cosa metterebbero sull’arca da traghettare nella nuova era.

Lo hanno già fatto in molti, scienziati e non, lanciando – ad esempio – nello spazio l’Inno alla gioia di Beethoven o seppellendo dentro a capsule oggetti, testi, immagini, mes-saggi lanciati per il futuro, testimonianze di quanto di meglio raggiunto dalle menti più illuminate di questa nostra vecchia terra per futuri abitatori del pianeta.

Per evitare il baratro tutti dovrebbero dare il meglio di sé, innescando un circolo virtuoso per attivare la ripresa che deve essere crescita ed innovazione, che non può prescinde-re dalla cultura e dall’arte. Da più parti s’invoca la necessi-tà di una “stella polare”, di un “terzo occhio” e di un “nuovo paradigma”, per trovare una “nuova dimensione”. Abbiamo pensato di cercarlo tra gli artisti, perché tutto quel che potrà costruire il futuro pare sia fuori dal perimetro in cui gli occhi della politica (e anche dei tecnocrati) sembrano cercarlo. La mostra si prefigge di ridare all’artista quel ruolo profe-tico che ha avuto nel passato, e che alcuni si sono attribu-iti (artista sciamano, Nabis, ecc), ed in altri casi invece gli è stato riconosciuto, come nel rinascimento quando artisti come Leonardo erano considerati alla stregua dei consiglie-ri di corte, invitati a sedere accanto al Principe.

Abdallah Khaled due anni prima ha previsto lo sbar-co degli immigrati nel nostro paese, dipingendo Popolo in fuga (1981). Nell’arca si portano speranze e paure, essa sal-va l’umanità, la ricerca di se stessi. Il diluvio è l’attraversa-mento, è un rito di passaggio. Salva la storia di questa gen-te ed insieme l’umanità intera.

Nell’opera a quattro mani con Tobia Ravà Sulla stes-sa barca (nella tempesta) alludono alla critica situazione in cui ci troviamo tutti. La profumata scultura in legno di cedro Quella terra promessa! di Aldo Pallaro è un’arca che sta per-dendo parte del suo prezioso carico. L’artista si chiede for-se dovevo stipare meno cose. Decrescita, superfluo, la crisi nasce da questo o ne è la conseguenza?

Quella di Romano Abate, Avant nous le déluge, potente e pungente, invita a muoversi e ad entrare velocemente poi-ché il diluvio è già cominciato.

Delicata, e femminile è l’opera di Wanda Casaril, dove Un seme di Empatia è adagiato al centro della barca di ace-tato trasparente cucito con filo di cotone rosso, per riflette-re su questa crisi mondiale, soprattutto crisi di valori cau-sata da comportamenti umani avidi ed egoisti, corrotti e pri-vi di lungimiranza. “La nostra esistenza futura sulla ter-ra – afferma l’artista - sarà possibile e felice solo se sapre-mo stabilire una relazione empatica verso la natura e tra gli uomini, UTOPIA? Si, certamente utopia ma anche pensie-ro e azione attiva e perseverante che vede molte persone impegnate a dare un responsabile contributo per interrom-pere la nostra lenta ed implacabile autodistruzione. Il con-cetto è espresso nel mio lavoro con una modalità minima-le, una rappresentazione semplice ed essenziale: BARCA ARCA SEME”.

L’Arca nella mia mente di Stefania Fabrizi è una porta dalle accezioni chiaramente simboliche, come passaggio, un mettersi in salvo, un parapetto, è l’uomo e la sua ani-ma. “La tela è giocata su un unico registro di tonalità deri-vate dal blu cobalto chiaro che per me richiama la dimen-sione del sogno. La pittura sarà molto diluita e la figu-ra scontornata. Sull’immagine stessa apporrò in maniera disordinata delle timbrature con il colore oro con la frase ‘beato chi ha occhi per vedere’, naturalmente come sug-gerimento e monito in aderenza con la nostra contempo-raneità non del tutto rosea...”.

L’arca è un simbolo universale corrispondente a svaria-te cose, riunite dal significato di contenitore: Arca dal lat. «arca, ae» dal tema di «arcēre», «contenere, serrare, rin-chiudere, ritenere, trattenere», ma anche «impedire l’adi-to, tenere lontano, allontanare, impedire, stornare, tener lontano proteggendo, proteggere contro, difendere» e quin-di «armadio, cassa, scrigno, forziere, cassa di denaro, cas-sa imperiale e rendite dello stato, ma anche «nave (Arca di Noè), cella per carcerati, serbatoio, cisterna e segno termi-nale quadrangolare» (Ferruccio Calonghi, Dizionario Latino-italiano). In Nicola Zingarelli (Vocabolario della lingua italia-na) «-arca» quale secondo elemento, appare in parole com-poste dotte col significato di “capo”: monarca, patriarca. Quindi, non solo arca del diluvio, ma anche cesta in cui ven-ne posto sulle acque del fiume il piccolo Mosè, o specie di cassa pubblica dell’età imperiale romana, o sepoltura a sar-cofago di grandi dimensioni di pietra o di marmo, o, ancora, mobile usato in età antica e nel medioevo, mentre in Dante il termine significa scrigno o forziere.

Continuità Spazio temporale di Grazia Zattarin è uno scrigno di metallo portagioie che contiene della luce ed un’ampolla al cui interno c’è dell’oro. La parte ribaltabi-le dello scrigno, il coperchio, ha uno specchio. “Quello che io salverei – afferma l’artista - è la parte nobile dell’uma-no, lo Spirito, rappresentato dal volto riflesso del fruitore, esso stesso simbolo di contenitore della luce e dell’oro che

PROGETTO ARCA. Una scelta per un mondo futuro A cura di Maria Luisa Trevisan

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è contenuto nello scrigno”. Nella storia ebraica, arca dell’al-leanza è la cassa portatile di legno d’acacia, che conteneva le tavole della Legge, ricoperta da lamine d’oro puro, con quat-tro anelli d’oro per le stanghe di trasporto. Il termine ebrai-co tevà significa arca, ma anche parola, che è forza vitale, con cui Dio ha creato l’universo. Essa collega mondo (casa della creazione) al suo creatore. I saggi compongono paro-le dai suoni armoniosi, che sono rimedi per il corpo e per l’anima. I malvagi al contrario uniscono parole che distrug-gono l’armonia come nel diluvio (in ebraico mabùl, confusio-ne). L’arca in questo caso è da intendersi come parola per salvare la lingua sacra della creazione. Con la frase “L’arca navigava sulla superficie delle acque” (Genesi 7, 18) s’intende la parola pulita, adamantina, refrattaria alle contaminazio-ni, multidimensionale e ben riparata.

Tebah d’oro di Elisabetta Bacci rappresenta un casso-ne, realizzato in oro per il suo valore simbolico. “Lo spa-zio interno – afferma l’artista - è riempito da qualcosa di essenziale per tutti gli esseri: l’aria, aria pulita che (assie-me all’acqua) sarà una delle emergenze del nostro futuro. Ma quando l’aria c’è ma viene da noi percepita come assen-te, ‘manca l’aria’, ecco che parliamo di sopravvivenza spiri-tuale, parliamo di libertà, parliamo di convivenza di singo-li ma anche di popoli, parliamo di pace, parliamo di silen-zio, di meditazione, di preghiera. Questa tebah d’oro galleg-gia su un mare rosso dove si adagia un cielo, vastità traspa-rente e luogo della mente”.

Recentemente vi sono state persone che hanno speso una fortuna per costruirsi un’arca dove attendere la fine del mondo. Lu Zhenghai ha speso 100mila euro per la costru-zione di una casa galleggiante, che gli avrebbe garantito la sopravvivenza. Disse, prima del 21 dicembre 2012, giorno in cui secondo i Maya tutto doveva scomparire: “Quando arri-verà l’uragano e la mia abitazione sarà travolta, io mi salve-rò e chi vuole può venire con me” (Claudia Nardi). Secondo quanto riportato dal “Daily Mail”, le proporzioni di quest’ar-ca non sono proprio quelle “bibliche”, infatti «la barca misura 21,2 metri in lunghezza, 15,5 metri di larghezza e 5,6 metri di altezza e può resistere a 140 tonnellate d’ac-qua», però non è stata portata a termine entro la fatidica data perché troppo onerosa. In Cina come da altre parti del mondo, l’approssimarsi del giorno funesto ha creato una vera è propria psicosi. Un imprenditore, Yang Zongfu della provincia dello Zhejiang si è costruito una capsula d’acciaio di 4 metri di diametro, dotata di 75 airbag in grado di soste-nere urti derivati da terremoti e inondazioni. Il progetto, che è costato al cinese più di 150mila euro, ha riscosso succes-so tra i ricchi industriali che hanno voluto ordinare la parti-colare Arca di Noè. Ma le alternative artistiche, per soprav-vivere alla fine del mondo, sono ovviamente altre.

L’arca ha raccolto esseri viventi uomini ed animali per salvarli dalla distruzione e poter così proseguire la vita sulla terra dopo il Diluvio. Nella storia vi sono state molte arche che hanno salvato la conoscenza. Anche dopo la distruzio-ne della Biblioteca di Alessandria d’Egitto vi sono state men-ti, persone che hanno cercato di conservare quanto si era osservato, studiato e raccolto. Così non è andato cancellato per sempre il pensiero di Ipazia. Un allievo ha messo in sal-vo i suoi rotoli più importanti, facendoli arrivare ad Otranto e lì dopo alcuni secoli un monaco, Pantaleone, ha esposto questo antico sapere nel meraviglioso mosaico della catte-

drale, aggiungendovi anche delle fresche novità (leggenda di Re Artù).

A questo recupero della storia (lumaca), costruita con percorso di lettere e numeri si riferisce la scultura bron-zea di Tobia Ravà Il lento ricucire della storia un assem-blaggio di lumaca su una macchina da cucire Singer, in bronzo passato al nitrato di ferro, effetto ruggine da reper-to archeologico. Fondamentale è stata la presenza di Roy Doliner a PaRDeS in occasione della presentazione del suo libro Il disegno segreto, con il quale abbiamo intratte-nuto una interessante e stimolante conversazione da cui è nata l’idea della mostra (e a riguardo si veda anche il capitolo sulla Sefirà Daath, che si riferisce all’albero del-la Scienza, del bene e del male, la Scienza perduta dopo la caduta, il prodotto o unione della Sapienza, Chocmà, il Padre, per l’Intelligenza, Binà, la Madre, in unione a Kether, l’Antico dei Giorni, la Volontà divina di perfezione, la “Corona di Dio”, da cui s’irradiano tutte le Luci).

L’opera raggista di Alberto Di Fabio è dedicata alla luce, come dio assoluto, ricerca dell’antimateria quale continuo “andare oltre” dell’uomo, spinto dalla curiosità e dal deside-rio di conoscere e sapere. Scienza, sapienza e memoria sono la luce per il raggiungimento di un punto di arrivo dell’arca, con tutta la memoria come bagaglio di conoscenza.

L’Arca delle sapienza di Roberto Fontanella è una vali-gia di libri, frammenti di sapienza di pensatori e filosofi, da cui l’uomo potrebbe trarre il senso più profondo e vero del-la vita. La valigia stessa e’ una memoria di un viaggio che l’artista ha compiuto 30 anni fa in India, pertanto è carica di ricordi, di memoria e anche di illusioni e disillusioni.

Alla memoria si collegano i due libri di Cristina Gori. Il libro di seta Steering Thread è un libro bozzolo che diven-ta reperto e stratificazione dello svolgersi delle cose, della storia che si percorre come lo scorrere delle pagine di un romanzo, in cui la natura del mondo si crea e cresce. Così il libro di ferro arrugginito conserva le tracce del tempo e della memoria.

I ricordi sono il tema anche della piccola scatola di luce Frammenti di memoria di Alessandro Cardinale. Vi sono sti-pate dentro immagini di vita comune tratta dai quotidiani. Si tratta di un tentativo di salvare la memoria, non solo scritta e raccolta nei giornali ma anche quella vissuta e mai narrata. L’artista, in questo caso particolare, riporta la vita comune nei vicoli (Hutong) vicino la Città Proibita di Pechino, tramite un ritaglio di giornale che parla delle Olimpiadi del 2008, in cui la Cina era impegnata a mostrare al mondo la propria potenza.

Anche Marialuisa Tadei con Light-box porta sull’ar-ca la luce e la memoria dei riflessi dei mosaici bizantini di Ravenna.

Barbara Pelizzon nei suoi 64 esagrammi in piombo rie-voca una Cina antica, quella de I-Ching o Libro dei Mutamenti. Non parla tanto di un simbolo in sè, quanto dell’uso prati-co del concetto di polarità e dualismo, del principio origina-rio “maschile” e “femminile” in funzione di oracolo. Le linee continue, simboleggiano l’elemento maschile, le linee spez-zate, quello femminile.

In Abissus Abissum Invocat scrive della sua opera lo stes-so artista, Alberto Sordi (omonimo del noto attore) “lo sce-nario è apocalittico, da Crepuscolo degli Dei: sulla pergame-na del titolo, ispirato a un passo biblico, emerge il volto di Gioacchino da Fiore; l’abisso celeste si specchia nell’infe-

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ro, espressione figurata de “L’Ultimo Cataclisma” di Tjutčev, tra una folla che comprende Jacopone da Todi, Federico di Svevia, Kierkegaard, Pascal, cavalieri medievali e altro. Sullo sfondo la distruzione d’idoli, antiche città e moder-ni grattacieli. I televisori in basso, trasmettono immagini di Dostoevskij, Philip Dick, Bin Laden, un kamikaze giappo-nese e Il Vecchio della Montagna. La Nuova Umanità marcia impavida attraverso il Kaos e le simbologie arcane, lungo la corda tesa sull’abisso, come da Così Parlò Zarathustra”.

L’installazione T E R R A di Anna Caser e Adriano Cecco considera il pianeta terra l ‘Arca. La terra è da rispettare e in questa installazione è simbolicamente intrappolata in un sacco alla deriva nello spazio siderale. La terra è la nostra Arca, la nostra casa, con tutta la vita che essa può ospita-re. I visitatori potranno interagire con l’opera scegliendo il loro animale da salvare e portare sull’Arca Terra. “Si salve-rà – scrivono gli artisti - in questo modo anche la solidarie-tà fra gli esseri viventi e l’Arte assurgerà a simbolo salvifico da portare assolutamente con noi”.

Annamaria Targher salverebbe i folli poiché, come suc-cedeva nel passato, (per cui i folli, che erano sovente arti-sti e giullari, venivano allontananti dalla comunità, affidan-doli a gente di mare), sono portatori di una scomoda veri-tà e visione del mondo. Accosta alla sua opera La nave dei folli le parole di M. Foucault: “Perché, dalla vecchia allean-za dell’acqua con la follia, è nata un giorno, e proprio quel giorno, questa barca”. La scultura mobile a forma d’infinito The Boat by Arie, è un omaggio alla barca di A. Aroch: l’iconi-ca barca a remi che contiene il segno dell’infinito, dell’infini-to errare e, al contempo, della promessa di una terra nuova. La scultura mobile Archè si riferisce al nome mistico dello Spirito Divino di vita che soffia e si libra sul Caos e rappre-senta la superiorità dello spirito sulla materia.

La scultura Gaia di Antonio Giancaterino evoca il gran-de amore per la “madre natura”, senza questo sentire tut-te le meraviglie che l’esperienza dell’uomo ha saputo crea-re sarebbero inutili.

Ariela Böhm porterebbe nell’arca la parola ebraica rachamim, tradotta con pietà, misericordia, compassione, significati di accezione perlopiù religiosa. “Nella traduzio-ne italiana - sottolinea l’artista - non si coglie però ciò che è intrinseco del vocabolo ebraico: rahamim infatti deriva da rehem (grembo, utero) e la sua origine, conservata nel suo significato, così strettamente connesso con la funzione materna”. Ed è ciò che intende sottolineare con il suo video “Rachamim” - Le lacrime delle madri creano la compassione nel mondo. Il testo della canzone che accompagna il video “Eyl maleh rachamim” è quello di un canto funebre ebrai-co che ha diverse versioni, fra le quali è molto conosciuta quella che si canta per commemorare i caduti nei campi di sterminio. L’artista ha scelto una versione perché meravi-gliosamente eseguita da una donna, il soprano Janet Pape, che in questo contesto rappresenta la voce di tutte le madri che piangono il loro figli.

Barbara Nahmad porta nell’arca la famiglia e la fra-tellanza: At haifa port una famiglia con mamma, Brothers and sisters una famiglia con solo bambini in scala com’era negli anni ‘50. Per Bruno Lucchi fondamentale è la coppia, intesa come donna e uomo, essenziale per la continuazio-ne dell’umanità.

Anche per Amedeo Fontana il viaggio va affrontato in

coppia, uomo e donna, uniti da un gesto di affetto e tenerezza. Lolita Timofeeva porta nell’arca la donna e la sua

Metamorfosi continua, intesa quale trasformazione in pianta, come Dafne, che come inesorabile trascorrere del tempo.

Per Hana Silberstein l’innocenza e l’infanzia, sono un paradiso perduto, assolutamente da preservare.

Micol Nacamulli salverebbe il potere dell’immaginazio-ne, i sogni. “Perché – afferma - nei sogni tutto è più affa-scinante, più vasto, più magico. Nei sogni avviene il felice incontro di cosciente ed inconscio, che portano all’intuizio-ne, alla libertà esultante della creatività, al gioco disinvolto dell’immaginazione a trasformare la realtà. Salverei e por-terei con me una dolce malinconia, la nostalgia delle cose, dell’amore e dei sogni infantili. Perché secondo me, grazie a queste cose, si riuscirebbe a parlare con l’anima si riusci-rebbe a dare forza a quei mondi onirici che sono in ognuno di noi. Si riuscirebbe a tener viva la gioia, la leggerezza e la speranza che continuerà a farci credere che l’impossibile è possibile”.

Virtual Kiss di Renata Galiazzo & Silvio De Campo è la rappresentazione di un sogno: la possibilità di un bacio tra un felino e un cagnolino, che equivale al desiderio di por-ta sull’arca l’amicizia, la concordia, la pace. Sirio Luginbühl porta nell’arca la passione di un artista, Roberto Marconato, che in alcuni decenni ha costruito a Piombino Dese (Padova) una struttura originale e fantasiosa, con materiali di riciclo e chiamata “Park Arcobaleno”. Sirio Luginbühl e Francesco Mazzucato hanno dedicato un video film all’opera d’arte di tutta una vita di questo stravagante sognatore.

Bobo Ivancich presenta un’arca insolita in una Venezia surreale, cogliendo Punta della Dogana, uno dei luoghi deputati oggi all’arte contemporanea, a suo tempo dogana della Serenissima. Gli animali ospitati dall’arca sono quel-li tipici veneziani, dai piccioni, ai gabbiani, dai topi ai leo-ni simbolo della città. L’ambientazione è divisa in 2 par-ti ben distinte dai 2 colori spesso usati dall’artista, il blu e il fuxia, essi rappresentano il passato e il futuro, la decaden-za e la rinascita: si nota infatti distintamente il lato in blu dove l’arca versa in rovina e in passività, mente nella par-te fuxia l’arca è intatta e vi troviamo un leone attivo a cac-cia. Dietro il leone si intravede la Palla d’Oro, sfera in bronzo dorato sostenuta da due atlanti, a raffigurare il mondo su cui poggia la statua detta “Occasio”, simboleggiante la Fortuna, opera dello scultore Bernardo Falconi, rotante ad indicare la direzione del vento e, simbolicamente, la mutevolezza della fortuna stessa. L’artista raffigura quindi un arca dalla dop-pia lettura, il rovescio della medaglia oltre che il dritto, una speranza alla crisi imperante raffigurata da un minaccioso gorgo d’acqua che tutto ingoia. Uniche presenze umane dei gondolieri sulle loro private piccole “Arche”.

Carla Viparelli prende spunto dal tema per nuovi gio-chi di parole che generano quel witz più tipico della cul-tura mitteleuropea ed ebraico-orientale che non parte-nopea. L’artista napoletana costruisce una storia a parti-re dall’installazione S-Campo/ Il Salviagente, dove un salva-gente emerge per metà dal terreno. “La luce proietta in ter-ra la sua ombra, con la quale si compone l’immagine di un cuore, per metà materiale e per metà intangibile, disegnato dalla luce… Questa parte immateriale del cuore custodisce i semi del futuro, la salvezza, la salvia …Salviagente. Le acque del diluvio si ritirano, l’Arca ritocca terra sulla riva capovolta

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della cima del monte, dopo l’interminabile tempo (Lumarca) del galleggiamento (Arca a livello)”.

L’ironia pervade anche l’opera di Silvano Tessarollo dove due esseri sembrano abbarbicati sul bordo di un lavandino.

Cesare Vignato porta nell’arca “per primo il cuore che contiene i veri sentimenti e le risposte, anche complesse, non dettate dalla razionalità ma da una meditazione profon-da con se stessi. In fondo ognuno di noi guardando al proprio cuore riesce sempre a trovare una soluzione saggia che va al di là di ogni convenzione, credo politico o religioso o eco-nomico. Secondo il ritmo e la musica che scaturisce sem-pre dal cuore e dalla nostra umanità. Questo linguaggio uni-versale intrinseco e primordiale ha sempre unito l’essenza degli esseri umani di tutto il mondo e spesso è servito per mettersi in contatto con energie superiori o spirituali che dominano l’universo e in più rendere la vita più accettabile e felice. Il ritmo è una pulsazione che fa parte integrante del-la vita e di ogni elemento che la circonda”.

Jacopo Richard e Federico Vianello nell’Arca della bio-diversità (uno stagno a forma di arca) esprimono la loro idea di “arte come esperienza concreta di impegno per un mon-do migliore. Un’Arca non figurativa, non simbolo teorico, ma realtà, habitat animale e vegetale, ambiente dell’anima. In un mondo in cui specie animali e vegetali sono minaccia-te dalla scomparsa di ambiente (nicchia ecologica) l’Arca diventa l’ultimo rifugio. Ricovero di biodiversità, asilo dello Spirito, dove animali e vegetali, paesaggio ed arte si incon-trano in un rapporto di catoblepismo reciproco, che è riferi-mento circolare dell’arte (Loreggian, Natura e Spirito)”.

Francesco Stefanini espone quattro piccoli lavori, “minimali nelle dimensioni, ma cosmici nel tema, la rap-presentazione dei quattro elementi: fuoco, acqua, aria e terra. Elementi che appartengono al patrimonio cultura-le di tutte le religioni, con interpretazioni che spaziano dal-la medicina, alla chimica e all’astrologia ecc. Interpreterò questo tema mettendo in relazione i quattro elementi con la relativa corrispondenza dei quattro metalli: oro, rame, argento e ferro. Un’altra corrispondenza è quella dei quat-tro punti cardinali: nord, sud, est e ovest, per cui i miei lavo-ri saranno disposti seguendo un preciso ordine di orienta-mento”. Tra cielo e terra di Franco Cimitan descrive l’am-biente nel quale si muove l’Arca, un paesaggio, carico di pioggia in cui appaiono i 4 elementi.

L’installazione Le cose eterne di Franco Corrocher fat-ta di sassi ha la forma di un’arca. Nei sassi è scritta da destra a sinistra in venetico la parola amore, che è comu-nicazione tra persone e popoli, relazione e condivisione di conoscenze, pensieri esperienze spazi comuni. “Questa è la base – afferma l’artista. È ciò che non può, non deve mai perdersi, ETERNO, da qui il titolo. Inoltre dentro l’AR-CA ho messo una STELE incisa con le lettere dell’alfabe-to Venetico, dove c’è scritto ancora amore. Vuol essere da parte mia, mettere dentro l’Arca, salvare la Conoscenza, e vuol dire (essendo la scrittura Paleoveneta di derivazio-ne Etrusca, e questa a sua volta derivazione greca, e cosi avanti), simboleggiare il desiderio di mettere dentro tutto ciò che di buono può esserci nelle varie culture che abbia-mo dentro di noi, visto che in qualche modo ci sono delle connessioni (da padre in figlio), il filo comune che c’è, lega tutti i POPOLI”.

L’installazione ambientale di Luigi Viola, Arche dell’alef

bet, è costituita da due vasi: uno bianco contenente sassi incisi con lettere dell’alfabeto ebraico, uno nero con l’alfa-beto greco incisi su pietre chiare e scure, di diverse tonali-tà. I vasi, chiusi con un coperchio, saranno in seguito sigil-lati e conservati in un rifugio di sicurezza nelle Alpi svizzere. “Ho scelto quindi – afferma l’artista – di salvare da un futu-ro disastro che può generarsi dalla mano stessa dell’uomo, quelli che ritengo essere i simboli fondamentali dell’uma-nità occidentale, i simboli della scrittura attraverso i quali si esprime anzitutto il dualismo originario tra logos razio-nale e mistica divina, che ha percorso la nostra civiltà in una vasta catena di opposizioni ed antagonismi, ma anche di incontri ed intrecci fecondi, in cui la storia di singoli indi-vidui (l’eroe greco) o quella di un intero popolo (am Israel) si misurano nella creazione dei miti fondativi, dall’afferma-zione del riscatto collettivo dalla schiavitù egiziana verso la conquista della libertà allo slancio individuale di Prometeo che conquista il fuoco. Valori per sempre irrinunciabili gli uni e gli altri”.

Giampiero Poggiali Berlinghieri: “con una nave spazia-le destinata a un altro pianeta (magari non ancora abitato) salverei un uovo, come simbolo di vita, di evoluzione, di per-fezione, di bellezza, e di mistero”.

Navigazione Cosmoteandrica di Pain Azyme rappresenta tre teste che stanno a significare tre dimensioni della real-tà: kosmos, theos, antrophos, tre poli della realtà trinitaria in costante comunione l’un l’altro. L’antropologia tripartita tra-dizionale considera l’essere umano formato da corpo, ani-ma e spirito. L’opera contiene un’ipotesi mistica come espe-rienza integrale che include la terza dimensione della real-tà, quella che si vede con il terzo occhio.

L’opera sonora di Sevn Illuminazione dei Kelim, rappre-sentata dal suono dello strumento di sua creazione con tutti materiali di scarto, si rifà alla cosmogonia del caba-lista di Safed Rabbi Isaac Luria e ruota attorno al signifi-cato della Creazione partendo dal concetto del vuoto, pre-sente metaforicamente anche nella morte come momento volto a generare nuova vita, come per un singolo oggetto. “Se l’arte è vita – afferma l’artista - essa può anche mori-re per creare un nuovo ciclo. Solo dall’accettazione del vuoto come elemento indispensabile alla creazione e del-la morte come esito necessario di ogni vita è possibile pro-seguire verso il futuro. L’artista andrà dunque, tra silenzio e rumore, alla ricerca della perfezione dell’universo rac-chiusa nel Chaos. Egli diventa una sorta di guerriero spi-rituale teso a ripristinare la coscienza del mondo. L’arte che sa anche sfruttare ciò che apparentemente è inutile o inutilizzabile e sa riscoprire il vuoto come essenziale nel-la creazione e nell’acquisizione della conoscenza dell’es-sere. Ne potrebbe scaturire una rinascita spirituale? Art, in the Virtue of its Void...”.

Ad alleggerire il percorso espositivo vi è l’ironico e diver-tente video realizzato da Good & Co. (scritto da Stephen Levinson - Joel Moss Levinson, animazione di Ed Mundy) Neanche fossi l’ultimo panda sulla terra che mette in scena un Dio contemporaneo, pieno di dubbi e insoddisfatto del mondo che ha creato. Così chiede a Noè di rifare tutto e di mettere in salvo sull’arca una coppia di ogni animale per un nuovo diluvio universale. Nell’arca non tutti gli animali sono contenti del proprio partner e così Noè si trova con un bel po’ di casi di incompatibilità di coppia da risolvere.

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Romano AbateAvant nous le déluge, 2012pino di montagna, resina poliuretanica,paletti in vetrocm 60 x 40 x 40 h ca. Coll. Priv.

Elisabetta BacciTebah d’oro, 2013acrilico su telacm 100 x 100

Ariela BöhmRachamim – le lacrime delle madri creano la compassione nel mondo, 2013durata 04.00’video non digitale di Ariela Böhm“Eyl maleh rachamim” è cantata da Janet Pape

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Alessandro CardinaleFrammenti di memoria, 2013scatola di ferro, ritagli di giornale cinese, luce, ombracm 30 x 30 x 30

Anna Caser e Adriano CeccoArca terra, 2013installazione, materiali vari

Wanda CasarilUn seme di Empatia, 2013acetato trasparente, filo di cotone rosso, filo di alluminio anodizzato per realizzare un seme astratto come il pensierocm 16 x 60 x 22

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Franco CimitanTra cielo e mare, 2012olio e cera su tavolacm 100 x 140

Alberto Di FabioLuce + antimateria, 2010acrilico lacche su telacm 100x100

Franco CorrocherLe cose eterne, 2013

installazione ambientale con stele in pietra

e sassi dipinti

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Amedeo FontanaViaggio, 2013stampa fotograficacm 70 x 50

Roberto FontanellaArca delle sapienza, 2013acrilici e materico su valigia, libricm 87 x 132 x 34

Stefania FabriziL’Arca nella mia mente, 2013tecnica mista su telacm 80 x 60

Amedeo FontanaViaggiostampa fotograficacm 70 x 50

Roberto FontanellaArca delle sapienzaacrilici e materico su valigia, libricm 87 x 132 x 34

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Silvio De Campo e Renata GaliazzoVirtual Kiss. Ideale assente>fatti presente, 2013acrilico su feltro, cm 90 x 120

Antonio GiancaterinoGaia, 2012

resine acriliche e vegetalecm 190 h.

Good & Co. (Stephen Levinson - Joel Moss Levinson)Not if You were the Last Panda on Earth (Neanche fossi l’ultimo panda sulla terra)Good & Co. Written by Stephen Levinson - Joel Moss Levinson. Animation by Ed Mundy. Music by Craig Hillelson. Starring Bob Balaban, Aaron Bleyaert, Jonathan Katz, Jess Lane, Jesse Novak. Audio Engineering by Jesse Novak. Planed in association with next book www.nextbox.orgVideo, cartone animato

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Cristina GoriRust, 2013scultura, ferro cortencm 156 x 40 x 100

Bobo Ivancich de la TorrienteArca nostrana, 2013stampa lambda su dibondcm 50 x 80

Abdallah Khaled Popolo in fuga, 1981

acrilico su cartacm 48 x 64

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Sirio LuginbühlNotre Dame des animaux, 2013

scultura, manichino, piume e assemblaggio

Bruno LucchiRi-nascita, 2000bronzocm 118,8 h

Micol NacamulliPower of imagination, 2012

acrilici e pastelli ad olio su telacm 100 x 120

Cinema&Video Indipendente, Padovapresenta

L’ARCA DELLA PASSIONEdi Sirio Luginbühl e Francesco Mazzuccato

con la collaborazione tecnico-artistica di Marco Speranzacon Elisa De Marchi Lisa Parolo

Video-fi lm girato nella struttura originale e stravagante, chiamata Park Arcobaleno,

costruita con materiali di riciclo dall’artista Roberto Marconato a Piombino Dese (PD).

Giugno 2013

PaRDeS - Laboratorio di ricerca d’Arte Contemporanea, Mirano (VE)

Cristina GoriRust, 2013scultura, ferro cortencm 156 x 40 x 100

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Barbara NahmadAt Haifa port, 2012; Brothers and sisters, 2012cu. olio su tela, cm 60 x 70

Pain Azyme Navigazione Cosmoteandrica, 2013

terra e olio su telacm 162 x 104

Giampiero Poggiali BerlinghieriArca spaziale, 2013legno dipintocm 170 x 20 x 38

Giampiero Poggiali BerlinghieriArca spazialelegno dipintocm 170 x 20 x 38

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Aldo PallaroQuella terra promessa!, 2008-2010cedro del Libanocm 25 x 70 x 70

Barbara PelizzonUntitled, 2012-2013

lastre di piombo

Tobia Ravà

Visione dorata, 2012catalizzazione UV su alluminio specchiante, cm 87 x 122

Il lento ricucire della storia, 2013bronzo da fusione a cera persa tirato al nitrato di ferro base in legno 46 x 35 x 20

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SEVN Kelim Enlightenment, 2013Audio-Visual Sound Design for Cymbals (Score+Video), 3’14”

Alberto SordiAbissus Abissum Invocat, 2005collage polimaterico su legnocm 46 x 43

Hana SilbersteinGiardino dell’innocenza, 2007

Acrilico e collage su tela, cm 100 x 70 Giardino d’infanzia-Il paradiso perduto, 2012

acrilico su tela, cm 100 x 90

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Annamaria TargherLa nave dei folli, 2013Pastello grasso, acrilico, ritagli di giornale e stoffa su cartacm 58,5 x 73,5

Marialuisa TaddeiLightbox, 2005

Led light, printing on duraclear, plexiglass, aluminium

cm 42 x 56

Francesco StefaniniI quattro elementi: fuoco, acqua, aria e terra, 2013

cm 20 x 20, spessore cm 3,5Fuoco, olio e oro su tavola

Aria, olio su tavola e argentoAcqua, olio su tavola e rame

Terra, olio su tavola e ferro

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Lolita TimofeevaMetamorfosi, 2009tecnica mista su telacm 120 x 60

Silvano TessarolloDies, 2009resina, ferro, cera e cartonecm 116 x 77 x 80

Federico Vianello e Jacopo RichardL’arca della biodiversità, 2013

Installazione ambientale con elementi naturali: acqua, terra, telo plastico, vegetazione erbacea,

specie vegetali rare o poco comuni, presenti nelle Liste Rosse delle specie protette a livello

nazionale e regionale, come Typha laxmannii, Plantago altissima, Kosteletzkya pentacarpos,

juncus spp, Potamogeton natans, Nymphaea alb, Utricularia spp. Tutte le piante utilizzate

provengono dagli stagni di Bosco Nordio (Chioggia), riserva naturale.

Stagno 200 x 150 cm ca., profondo 50 cm

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Cesare VignatoHeart in Time, 2013

video 16:9durata 1’, 42”

Luigi ViolaArche dell’alef bet, 2013

due vasi in terracotta dipinta e incisioni su pietra (pz. 56),

h. cm 65

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euro

5,0

0

Carla ViparelliS-Campo-Il salviagente, 2013Bozzetto dell’installazione ambientale con scultura in polistirolo e resina, piante di salvia cm 100 x 85 x 20

Arca a livello, 2009olio su tavola, cm 50 x 70

Lumarca, 2009olio su tavola, cm 50 x 70

Grazia ZattarinContinuum spazio temporale, 2013

specchi, plexiglass, ampolla con oro zecchino, led, cristalli da tessitura, cuscino, scrigno in peltro laminato

d’argento, cm 12,50 x 9 x 9

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Il progetto “Arca. Una scelta per un mondo futuro” spinge a ripensare in modo criti-co, analitico ma soprattutto “creativo” la delicata fase storica che stiamo vivendo. Il quesito: “cosa metteresti nell’arca per una possibile nuova fase storica?” è aperto a varie interpretazioni.Molti sono stati gli artisti che hanno aderito all’iniziativa dando la loro chiave di lettu-ra. In questi lavori colgo alcuni spunti per riflettere: credo di individuare un filo con-duttore, quello della “memoria”, o forse, è il primo concetto al quale ci aggrappiamo naufraghi e orfani del presente e di un futuro assai incerto. Eppure la memoria è un concetto ampio: a quale memoria facciamo riferimento? La memoria storica, culturale, individuale o più semplicemente, per complicare ancor di più le cose, quella umana? Il percorso si fa complesso e insidioso poiché per ciascu-na voce dovremmo tirare in ballo ambiti diversi, dalla filosofia alla sociologia, dalla storia alla letteratura all’arte e ancora non sarebbe sufficiente. Certo, in un mondo dove tutto cambia troppo velocemente, ci ritroviamo ingabbiati in un vortice fatto di eventi, persone, informazioni che non riusciamo a cogliere e decodificare, perché non entrano a far parte della nostra “memoria pura”1 in quanto distinta dalla sensazione e dalla percezione. Se si strappa il rapporto tra l’uomo e la vita – fatta anche di tempo e di luoghi - perdiamo la nostra prerogativa di esseri pensanti: essa richiede troppo tempo, troppa fatica, in un mondo dove non c’è più tempo e non c’è più spazio. Così lo sguardo al passato ha senso solo se sappiamo aggiungerci la vita, in modo che quelle tracce possano essere vivificate e giustificate anche nel presente. Se l’arte è il frutto del periodo storico e culturale nel quale si forma, essa può essere la chiave di lettura dalla quale partire alla riscoperta di alcuni elementi essenziali per la proliferazione del pensiero: la creatività e il dubbio. La prima è da intendersi come l’alternativa, come la possibilità di trovare nuove prospettive di azione. Arthur J. Cropley afferma che la creatività consiste soprattutto nell’essere in possesso di ciò che egli definisce “pensiero divergente”. La creatività è dunque la capacità di divergere in maniera costruttiva dalla norma. Essa consiste nel leggere, interpretare ed entrare in rapporto con l’altro, mondo o persone che siano, secondo modi e attra-verso codici non totalmente istituzionalizzati. Il dubbio, d’altro canto, è la capacità di mettere e mettersi in discussione, indispensabile dunque per vedere oltre il proprio naso. Pensando all’arte occidentale e concentrandosi in un arco di tempo a noi più vicino, si scopre che essa ha creato l’Avanguardia per poi sentire l’esigenza di rimeditare sulle sue stesse conquiste. “Dubbi sui traguardi che si intendono raggiungere. Dubbi sulla corsa vertiginosa e irrefrenabile della propria civiltà, non si sa se verso la felicità o verso l’abisso. Dubbi sul senso stesso della parola “modernità”. Dubbi sulla strada dell’Occidente, una strada che, per forza d’intelligenza, deve comunque – socratica-mente – essere sottoposta di continuo a discussione.”2

Dubbio e creatività dunque sono le basi per generare un pensiero costruttivo che dalle ceneri, come l’Araba Fenice, possa far nascere una nuova società capace di aprire lo sguardo sul mondo.

Progetto Arca. Spunti di riflessionedi Erika Ferretto

1. Henri Bergson, Materia e memoria, 1892. Flavio Caroli, Il volto dell’Occidente, ed. Mondadori, 2012eu

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Abdallah Khaled - Tobia RavàSulla stessa barca (Nella tempesta), 2013acrilici e tecnica mista su tavolacm 100 x 120

Stiamo vivendo una profonda, lunga crisi economico – sociale - culturale; voluta? Organizzata? Casuale?Il caso, secondo la fisica quantistica ma soprattutto per una mia provata convinzione, è dato dalla sincronizzazio-ne dei nostri pensieri passati e presenti che casualmen-te determinano il verificarsi degli eventi. Siamo forse in piena Terza Guerra Mondiale le cui armi sono: lo spread, la borsa, le quotazioni, le azioni, le obbligazioni, i tito-li, il valore dell’oro e del petrolio, la paura psicologica della miseria, i media tradotti in IMU, ICI, IVA, ISTAT, BOT, CCT,...ecc...; e bombe quali: la caduta dei governi, il crollo di Wall Street, le perdite di borsa, il fallimento delle banche, il default degli Stati, il rialzo-ribasso dello spread: “euro o non euro” questo è il nuovo dilemma scespiriano… Come se non bastasse, chissà per quale casualità anche la natura dà una mano con terremoti, alluvioni, tsunami, siccità, trombe d’aria.Albert Einstein diceva: “non pretendiamo che le cose cambino se agiamo sempre allo stesso modo”. Parola di Albert Einstein: La crisi è la migliore benedizione che possa capitare alle persone e ai Paesi, perché la crisi porta con sé il progresso. La creatività nasce dall’ango-scia, come il sole nasce dalla notte scura.Nei periodi di crisi si sviluppano l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie.Chi supera la crisi, supera se stesso senza essere supe-rato.Chi attribuisce alle crisi i suoi insuccessi e la sua povertà

disprezza il suo talento e rispetta di più i problemi che le soluzioni. La crisi vera è l’incompetenza.Il problema delle persone e dei Paesi è la pigrizia nel trovare via d’uscita e soluzioni.Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita diventa routine, una lenta agonia.Sono le crisi che fanno affiorare il meglio da ognuno di noi, perché senza crisi “il vento è una carezza”.Parlare della crisi significa promuoverla, non parlar-ne durante una crisi significa esaltare il conformismo. Invece di far questo, lavoriamo veramente!Mettiamo fine all’unica crisi che è davvero una minaccia per tutti: la tragedia di non voler lottare per superarla.Quindi le nostre difese sono la speranza, la forza del nostro pensiero, la voglia e la gioia di ricostruire di cam-biare di salvare: L’ARCA.Nel nostro archetipo l’Arca è la nave della salvezza, il rifugio dei buoni, la ricostruzione di un mondo migliore.Per questo motivo quest’anno l’Associazione Culturale Concerto d’Arte Contemporanea ha voluto dare agli artisti la possibilità di esprimere la loro sensibilità pro-fetica… “Compito dell’arte non è riprodurre il visibile ma rendere visibile l’invisibile”.Nell’Arca stiverei il seme della vita per la speranza, ampolle di gioia e di sorrisi, scrigni di cultura, manuali con spiegazioni dettagliate di tutti i lavori manuali per la ricostruzione e come nuovi Noè nominerei Luisa e Tobia quali custodi e promotori dell’Arte nel mondo che verrà.

Arca, or not to Arca. That is the questiondi Antonio Costanzo

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Guardare una partitura musicale, per noi, è come guarda-re un paesaggio o una figura attraverso la pittura di Tobia Ravà: le note sul pentagramma sono come le lettere ebrai-che e i corrispondenti numeri presenti nei suoi dipinti, dove, componendo l’immagine per gli occhi, esse aprono nella mente visioni che muovono verso l’infinito svolgimen-to dell’interpretazione.Per questo, tra febbraio e aprile di quest’anno, io e la mia compagna Emanuela Vozza abbiamo voluto incidere la nostra musica a due violoncelli classici proprio fra le ope-re di Tobia, nella sala in cui ogni anno sono esposti i lavo-ri artistici creati a seguito delle proposte e degli stimoli di PaRDeS.Abbiamo inciso 26 Sonate di diversi compositori violoncel-listi dell’epoca di Mozart, che saranno riunite in sei CD dal titolo: “Lo Sguardo della Musica”, quasi fossero il “ritratto” di una melodia ineffabile, al di là del tempo e della Storia; come se quella musica ci spiasse attraverso lo spiraglio di una porta semichiusa, oltre la quale è un mondo non anco-ra nato, ma immaginato in un’epoca che ha potuto soltan-to lasciarci in eredità il suo sogno: quello della ricerca di Bellezza nelle arti come ritrovamento di un Paradiso per-duto, o di una perduta, perfetta innocenza, nel quale imma-ginare a nostra volta una nuova e diversa armonia del vive-re e guardare verso altri mondi possibili.Ciò che abbiamo a cuore, oggi, è di restituire alle arti e alle loro particolari discipline la loro originale capacità di inte-ragire, cancellando così le distanze e differenze dei loro prodotti, mostrando come l’opera d’arte, in ultima anali-si, sia sempre qualcosa di superiore al mero oggetto che la veicola. Convinti che il nostro lavoro sia un contributo onesto e autentico a questa ambizione, ringraziamo di tut-to cuore Tobia Ravà e Maria Luisa Trevisan per averci accol-ti e aver appoggiato questa impresa con amore e rispetto. A loro la dedichiamo con riconoscenza.

Claudio Ronco e Emanuela Vozza, violoncellisti

Emanuela Vozza, Claudio Ronco e Tobia Ravà. Foto al PaRDeS di Amedeo Fontana, 2013.

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Nell’Ambito della mostra sono previsti incontri, performances, conferenze, workshop, concerti, ecc. (in fase di programmazione).

Inaugurazione Domenica 26 maggio, ore 17 Presentazione della mostra e intrattenimento musicale con il “Trio italo-inglese UnAnima”. Claire Julia Wilson (voce), Maurizio Gobbin (chitarra e voce) e Gianni Longo (contrabbasso) con un repertorio che spazia dal blues al jazz, dal reggae al folk, dal country al classico.

Domenica 9 giugno 17.30 “Guido Cingano Ensemble” Classic Sound diretto dal maestro Guido Cingano. Il coro e l’orchestra, composta da fi sarmoniche, tastiere, percussioni e sassofono, eseguiranno brani che abbracciano un periodo che spazia dal Seicento ai giorni nostri. Il coro tutto al femminile che completa l’originalità dell’Ensemble, costituendosi come ulteriore duttile strumento, si inserisce nella linea melodica con la novità del timbro e la peculiarità del colore.

Mercoledì 12 giugno, ore 20.45 Ricerca interiore e vulnerabilità. Conversazione di Kristin Flood con vocalist Fulvia Pin.

Giovedì 20 giugno, ore 21 L’arca della poesia: Shakespeare alla veneziana. 33 sonetti tradotti in veneziano da Isabella Panfi do (Casa Editrice Santi Quaranta, Treviso 2012). L’arte e la poesia salveranno il mondo. Lettura da parte di Isabella Panfi do di alcuni sonetti tradotti in veneziano antico accostati all’originale in inglese letti da Claire Julia Wilson.

Venerdì 28 giugno, ore 17.30 Le radici dell’entusiasmo e del coraggio. Le parole generano parole. Elisabetta Gesmundo e Maurizio Manzardo. Accademia La Parola.

Giovedì 4 luglio, ore 18.30-22.30 L’Arca della passionePresentazione del video-fi lm di Sirio Luginbühl e Francesco Mazzucato con la collaborazione tecnico-artistica di Marco Speranza con Elisa De Marchi e Lisa Parolo, girato nella struttura originale e stravagante: Park Arcobaleno di Roberto Marconato.

Domenica 7 luglio, ore 20.30 L’Altro nell’ArcaPresentazione del libro di F. Nodari “Storia di Dolores. Lettera al padre che non ho mai avuto” (Pagine Editore, Roma, 2013) Dialogo fra Francesca Nodari ed Enrico Gusella.

Giovedì 11 luglio, ore 18.30 Arte, salvezza e rivoluzione. Il caso delle “Primavere arabe”. Incontro con Khaled Fouad Allam, Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Trieste.

Venerdì 20 settembre, ore 18.00 Letture da Irène Némirovsky a cura della Compagnia delle Smirne. Marilè Angelini, Renata Cibin, Ilaria Morelli, Anna Volpato, Claire Julia Wilson. Realizzazione di Renata Cibin.

Domenica 22 settembre, ore 21 Eros, musica e fi losofi aIncontro-evento con Claudio Ambrosini e Anna Maria Corradini.

Domenica 29 settembre, ore 17.30 e giovedì 3 ottobre, ore 21 Lo sguardo della musica, Claudio Ronco ed Emanuela Vozza (violoncelli).

10 e 17 ottobre, ore 20.30Parole in Arca. Racconti e poesie da un’idea di Giuseppe Bovo.

Incontri autunnali con data da defi nirsi:Alessandra Celletti (pianoforte); presentazione libro di Daniela Abravanel sugli animali nella Bibbia. Performance musicale di Miriam Meghnagi; presentazione del nuovo libro di Roy Doliner su Caravaggio; Mirko Salvadori Reading con musica e immagini (pianoforte); Davide Casali (musica Klezmer, band con clarinetto); Ilary Barnes (pianoforte); Barbara Magnoni (pianoforte); Gianluigi Cavaliere, omaggio ad Herbert Pagani.

mostra a cura di Maria Luisa Trevisan

organizzazioneConcerto d’Arte contemporaneaAssociazione culturale

in collaborazione con Dario BertocchiFrancesca GiubileiAntonio CostanzoAnna Maria CorradiniErika Ferretto Giorgia FortunatiValentina MazzonettoSara Raquel MasonMarco Stoppa

patrociniComune di MiranoFondazione Bevilacqua La Masa - Comune di Venezia

allestimenti e grafi caTobia Ravà

pubblicazione con testi di Erika Ferretto Antonio CostanzoMaria Luisa Trevisan

grafi ca e stampa Grafi che Turato, Rubano (PD) www.grafi cheturato.it

Inaugurazione domenica 26 maggio 2013, ore 17Orario da mercoledì a domenica 15-19 su appuntamento. Ingresso gratuito. Visite, incontri e Workshop su prenotazione da mercoledì a domenica dalle ore 15 alle 19Concerto d’Arte Contemporanea e PaRDeSLaboratorio di Ricerca d’Arte Contemporaneavia Miranese 42, 30035 Mirano (VE) tel./fax 041/5728366 cell. 349 1240891www.concertodartecotemporanea.orgwww.artrepardes.org www.tobiarava.com(anche su Facebook, My space e Twitter: ArtePaRDeS); e-mail: [email protected]; [email protected]